OSSOLA.it n4 gusto

100

description

La rivista turistica delle valli dell' Ossola

Transcript of OSSOLA.it n4 gusto

Page 1: OSSOLA.it n4 gusto

GUSTO

anno II - numero 4 - 2009

OSSO

LA .it

Page 2: OSSOLA.it n4 gusto

Wedding Book "Graphistudio" leader mondiale nella produzionedei fotolibri con garanzia "a vita".

Fotoreportage per ba esimi,cresime, comunioni.

Book fotografi ci aspiran modelle/i.S ll Life per aziende.

Specializzato nella fotografi a per bambini con book e calendari di

al ssimo pregio.Restauro digitale specializzato

vecchie fotografi e.

Servizio professionale stampa digitale immediata da qualsiasi supporto,

telefonino compreso.

The

The“W

eddi

ngP

hoto

grap

her

Wed

ding

Pho

togr

aphe

r”Il

"ver

o" fo

tore

port

age

mat

rim

onia

le!

Piazza della Chiesa n.228845 Domodossola

Tel. 0324.570224Cell. 340.7607559www.studiords.it

rdsfotografi [email protected]

Progettazione e realizzazione stufe in maiolica.

LA CAMOLALA CAMOLAdi Bosisio Omar

Via Marconi, n. 29 - 28861 Baceno (VB) - Tel. 347.4336107 - [email protected]: Via Roma, n.46 - Baceno

Page 3: OSSOLA.it n4 gusto

Studio e realizzazione di complementi tessili su misura, creati ad hoc per ogni gusto ed ambientazione.

Il nostro architetto d'interni è a vostra disposizione per consigliarvi al meglio.

... le emozioni ritrovate... le emozioni ritrovate

Negozio e Laboratorio: Via A. Bagnolini, 7 Domodossola (VB) Tel. +39.0324.482543Negozio: P.zza Risorgimento, 3 - S. Maria Maggiore (VB) Tel. +39.0324.905470

[email protected]

Page 4: OSSOLA.it n4 gusto

Parco Nat. Veglia Devero

Valle Formazza

Passo delSempione

Gomba

Montescheno

Varzo

Baceno

Devero

DOMODOSSOLA

Ornavasso

Crodo

Trontano

CroveoOsso

Esigo

Crego

Chioso

Fondovalle

Sottofrua

Cheggio

Mergozzo

Calasca

Baveno

Stresa

Druogno

Coimo

Candoglia

Verbania

Lago Maggiore

Briga

Locarno Re

Viceno

Foppiano

Page 5: OSSOLA.it n4 gusto

3

Anno II - N. 4 - 2009

Sede e redazioneVia Madonna di Loreto, 728805 Vogogna (VB)Tel. 329 2259589 Fax 0324 [email protected]

Direttore ResponsabileMassimo Parma

Direttore EditorialeRiccardo Faggiana

RedattoriClaudio Zella Geddo, Riccardo Faggiana, Marilena Panziera, Massimo Parma,Michela Zucca

Coordinamento grafi coe impaginazioneEleonora [email protected]

CollaboratoriRosella Favino, Alice Matli, Fabio Pizzicoli, Anna Proletti, Carlo Solfrini.

Hanno collaborato in questo numeroComunità Montana Antigorio-Divedro-Formazza, Comune di Domodossola, Comune di Vogogna, Sergio Bartolucci, Massimo Fiumanò, Roberto Negrini, Gian Mauro Mottini, Giorgio Rava, Massimo Sartoretti, Matteo Sormani, Gianluca Tanzarella.

Fotografi aArchivio © Faggiana Riccardo.Comunità Montana Antigorio-Divedro-Formazza

TraduzioniChiara Cane, Federico Manera “Easy English”

EditoreFaggiana RiccardoVogogna (VB) - Tel. 329 2259589

StampaPRESS GRAFICA S.r.l. - Gravellona Toce (VB)

Ossola.it è un periodico registrato presso il Tribunale di Verbania in data10/04/08con il n. 3/08.

AnnAnnAnnAnnnno Io IIo Io IIo II -I -I -I NNNNNNNN N.NNN. 44444444 4 4 4 4 22- 222222- 2- 2- 2- 20090090090090090090090099009009009009

Sedede ee e redazionioneeViaVia MaMadondonnana didi LorLoretoeto, 77

© 2

009:

É v

ieta

ta la

ripr

oduz

ione

anc

he p

arzi

ale

di fo

to, t

esti

e ca

rtin

e se

nza

il co

nsen

so d

ell’e

dito

re. T

utti

i diri

tti s

ono

riser

vati.

Sommario

4 A proposito di... Quattro passi nella storia

22 Valle Bognanco Antica Gastronomia

10 Il Bettelmatt

8 Formazza I dolci tipici

29 La Castagna Un tempo pane dei poveri

52 Domodossola Il borgo della cultura

57 Viceno La Casa Museo della montagna

60 La polenta nella cultura alpina

82 Pagine fragili

70 Le pentole di pietra

84 Mirtilli Il piccolo frutto blu

34 Trontano La latteria turnaria

44 La rinascita del Prünent Una storia ossolana

Page 6: OSSOLA.it n4 gusto

4

a proposito di...

Quattro passi nella storia

di Marilena Panziera - Comunità Montana Antigorio - Divedro - Formazza

Page 7: OSSOLA.it n4 gusto

Anche se l’interpretazione moderna della parola gastronomia è legata

alla relazione tra cibo e cultura, fonda-ta su una lettura di matrice fortemente sociologica, in realtà la parola composta deriva dal greco gastèr cioè ventre e no-mìa, ossia legge. Legge dello stomaco, appunto. Ed è questa la traduzione del termine che più piace a chi vuole dare un signifi cato più primitivo al termine e solo successivamente avvicinarsi alle componenti cerebrali della gastrono-mia, cioè storia, cultura, fi losofi a ecc...La gastronomia, nasce con la cucina, che è nata inizialmente come esigenza di frammentazione delle particelle di cibo, attuata sin dall’antichità più profonda, per renderlo maggiormente digeribile.Superata questa fase di semplice tra-sformazione fi sica delle particelle, con la padronanza del fuoco è subentrata la cottura, che ha presentato subito innu-merevoli vantaggi, infatti cibi dapprima indigesti sono diventati commestibili, digeribili e dulcis in fundo anche buoni. È qui in questa fase che con ogni proba-bilità è nata la gastronomia, proviamo a fantasticare su come può essere succes-so. Immaginiamo una classica famiglia del paleolitico, madre, padre, zii, cugini, nonni e qualche bambino. Ad alcuni di loro ben prima dei quarant’anni sono ca-duti tutti i denti. In famiglia si mangiano le prede catturate in estenuanti battute

di caccia, cercando di cuocerle

per renderle più masticabili, inoltre l’eventuale eccedenza può essere con-servata meno problematicamente se cotta. Siamo nel sud della Francia, il ro-smarino sta invadendo la fascia costiera selvatico e rigoglioso, dalle pendici delle calanques fi no alle pianure dell’Aquita-nia. Gli uomini tornano all’accampamen-to con la cacciagione, dove le donne sono riuscite a raccogliere legna suffi -ciente per creare la brace necessaria alla cottura. Purtroppo oggi hanno raccolto unicamente ceppi di rosmarino, poiché sul loro cammino non hanno trovato piante scheletriche uccise da fulmini o da altre avversità. Inizialmente la vista dei piccoli tronchi di rosmarino, ancora ricoperti dagli aghi, innervosisce gli uo-mini che vorrebbero un bel falò di ceppi poderosi, ma una volta bruciato da quel legno esala un odore assai inebriante, che si unisce magistralmente con l’odo-re delle carni alla brace, stuzzicando il loro già robusto appetito. La successiva ricerca di rosmarino da aggiungere alla brace coincide con la nascita della ga-stronomia.Come già accennato la cucina invece è l’arte della trasformazione fi sica del cibo, che ne facilita il consumo. La cucina è paragonabile ad una scienza applicata, poiché si basa su pesi, misure e regole che vengono man mano arricchite dalla continua evoluzione, anche tecnologica, della disciplina culinaria.La cottura delle carni, praticata appunto sin dal paleolitico, è stata perfezionata spostando la carne dalla fi amma viva, che ne rovinava una buona parte, alla prossimità della brace, che non ne in-

tacca la struttura e non ne riduce ecces-sivamente il volume. Da qui si è poi passati ad avvolgere i cibi in foglie robuste poste in braci ove il calore

5

ddidid c cccacacacaca ciciciia,a,a,aa c cccererereerer acacacacaandndndndndooo ooo o ddidididdddddid cucucuuuuuococococco erererererrlelelele

dededededddd lllllla aa a didididiscssccs ipipipipliliil nananananana c c cc ccccululullluluLaLaLaLaa cc c ccccototototottttutututututuuuuurarararararaaaa ddd dd dd delelelelelelelle lelelelelelee c c cc ccccccccaaaassisisisiin nn n nn dadadadadadad l l l l l papapapapapappapppp leleleleeleeololololooooloo ititititicicicicoooooooooospspspspppspspsppososososossoo tatatatataatt ndndndndnddoo o o o lallalalaa c c ccccararararara nnnnnnchchchchchhcche e e eee e nenenenenenn r r rr roovovovooovinininnininnnavavavavava a a a aaaaaa uuuuuuuprprprprprosososoosossisisisis mimimimmiim tàtàtàtààtàà d dd dddddelelelelele lalalalaaaa b b bb

Page 8: OSSOLA.it n4 gusto

era fortemente attenuato e si è ottenu-ta così la cottura “al cartoccio” adatta e consigliata ancora oggi per molte tipo-logie di cibo. La cottura in paleo pentole è stata invece un’invenzione più recen-te, risale infatti a circa 5000/5500 anni fa. Si è altamente evoluta durante tutta l’antichità ed ha contribuito anche alla nascita di manufatti artistici ideati per tale utilizzo, ma dall’innegabile pregio decorativo.Contemporanea alla cottura è la nascita del formaggio, realizzato casualmente durante il trasporto di latte caprino in otri ottenuti da stomaci di bestie uccise nelle battute di caccia e recanti tracce di enzimi gastrici, che sono ancor’oggi tra i principali reagenti nella moderna caseifi cazione. Il formaggio però non fu adeguatamente apprezzato sino al medioevo, periodo in cui le tecniche si affi narono e si diff erenziarono, in quest’epoca nacquero anche il Bettel-matt, che conserva ancora la lavorazione ancestrale dei casari del ‘300, e le altre varietà di formaggio ossolano.Dal paleolitico in avanti, la cucina si è evoluta chimicamente anche gra-zie all’osservazione da parte dei nostri progenitori delle fermentazioni e dei

prodotti che queste generavano. Tali osserva-zioni hanno consent i to per esempio

l’applicazione della lievitazio-ne delle farine, quindi la fab-bricazione di pane lievitato e di bevande alcoliche come la birra o il si-dro.Gli antichi gre-

ci hanno fritto i pesci per primi, anche grazie alla produzione dell’olio impian-tata dai Fenici ben 8000 anni fa, ed è stato grazie alla necessità di conserva-zione delle olive che è nata la salamoia, che tanto comodo ha fatto anche a carni e formaggi, conservati grazie all’assorbi-mento del sale marino che ne prolunga la freschezza e ne esalta il sapore.Dall’antica Grecia in avanti si defi nisce anche la fi gura del cuoco, vero e proprio alchimista del sapore, che incanta con le sue magie e per la prima volta diventa “personaggio”, sono giunti fi no a noi i nomi di Nereo di Clio ed Egi di Rodi, specializzati in fritture di pesce e piatti a base di legumi. Dell’epoca romana è invece la prima vera raccolta di ricette, attribuita ad Apicio, cuoco e gastro-nomo vissuto nel I secolo a.c., ripresa e pubblicata da Celio vissuto tra il 200 ed il 250 d.c.Nel rinascimento invece con l’opera de honesta voluptate et valetudine, del fi -losofo e gastronomo, Bartolomeo Sacchi detto Platina si fa per la prima volta rife-rimento al compiacimento del mangiare sano, nonché all’importanza del colle-gamento attualmente molto in voga, tra cibo e territorio, come espressione e valore locale, da esaltazione della fre-schezza dei cibi ad espressione culturale e sociale. Vi sono state epoche in cui i cuochi e le ricette, erano concentrati nella contraf-fazione degli alimenti, per cancellarne i segni del deperimento, ma ad un certo punto questa necessità divenne moda e la frollatura eterna delle carni largamen-te praticata dal rinascimento sino alla rivoluzione francese, ne è una testimo-nianza. Dalla fi ne del 700 in poi però, la cucina si è evoluta positivamente, pro-prio come il periodo storico culturale successivo all’illuminismo, in un’arte più equilibrata e sobria di cui ancora oggi siamo fautori.

6

Page 9: OSSOLA.it n4 gusto

7

Anche in Ossola si sono succedute epo-che culinarie e gastronomiche diverse, dalle quali abbiamo ereditato alcune ricette, spesso inventate non per gusto e fantasia, ma più concretamente dalla necessità di fabbricare sapori con le po-che cose disponibili. A questo proposito nel libro La cucina d’alpe di Enrico Rizzi edito da Fondazione Monti, è ben rac-contata la relazione tra il lavoro dei cam-pi e la trasformazione dei prodotti, in particolare nelle aree soggette alla colo-nizzazione Walser. Ma i meccanismi so-ciali e tecnici ai quali arriva l’autore sono facilmente esportabili alle basse valli ossolane e spiegano con competenza e citazioni documentali il cammino della nostra cucina.

Page 10: OSSOLA.it n4 gusto

888

Dolci tipici di FormazzaBROTJÊ KRUSCHLIDOSI PER 4 / 6 PERSONE250 grammi di farina bianca250 grammi di fecola4 uova intere 2 tuorli 1 cucchiaino di lievito 1 bustina di vanillinabuccia grattugiata del limone6 cucchiai di olio 6 cucchiai di zucchero

DOSI PER 4 PERSONE¼ di l di latte25 grammi di burro1 uovo intero 2 cucchiai di grappail succo di ½ limone1 pizzico di salefarina bianca quanto basta

In un recipiente, sbattere le uova con la scorza del limone, zucchero, olio e la vanillina. Unire, la farina, il lievito e la fe-cola. Versare sulla spianatoia e lavorare l’impasto.Formare delle palline e friggere in ab-bondante strutto bollente o in olio. Quando le palline risultano dorate, sco-larle e spolverarle di zucchero a velo.

In un recipiente, sbattere l’uovo con la forchetta, aggiungere il sale, il latte tie-pido, nel quale si sarà sciolto il burro, la grappa, il succo di limone e per ultima, la farina a piccole dosi.L’operazione dovrà essere eff ettuata sempre mescolando, fi no ad aver un im-pasto morbido.Portare l’impasto sulla spianatoia e lavo-rarlo per altri 10 minuti.Ridurre in una sfoglia sottile e tagliar-lo con la rotella a pezzetti nella misura voluta. Friggere i pezzetti ottenuti in abbondante strutto, o olio, fi no a che di-verranno dorati. Spolverali di zucchero.

a cura di Alice Matli e Silvana Valci

Page 11: OSSOLA.it n4 gusto

9

L'Azienda Agricola Val Toppa di Pieve Vergonte produce

tutto l'anno formaggi di capra freschi e stagionati.I nostri formaggi, sani e na-turali, sono ottenuti da puro latte caprino e da capi sele-zionati per ottenere formaggi unici come il Cremino di capra, il Capreggio (un particolare formaggio simile al Taleggio), la Tometta vergontina stagio-nata, fresca e stravecchia e il Rosalbino "piccola toma", il Maccagnotto di capra e il for-maggio a pasta cotta e ancora Ricotta fresca e stagionata.Inoltre produciamo le Delizie vergontine, formaggio fresco e tenero, (come primo sale) anche aromatizzato alla rucola e al peperoncino. Vendiamo animali da allevamen-to e riproduzione, sia vivi che macellati. Azienda con bollo cee IT01/907.NOVITÀ Mozzarella di capra su prenotazione, ottima anche sulla pizza!

Formaggi caprini

dell’AziendaAgricola

Produzione e Vendita: Via Giulio Pastore, 9 - Pieve Vergonte (VB)Tel. 0324.86783 - Cell. 347.9848398 - [email protected]

Page 12: OSSOLA.it n4 gusto

Bettelmatt®di Marilena Panziera - Comunità Montana Antigorio - Divedro - Formazza

Page 13: OSSOLA.it n4 gusto

Tecnologia e caratteristicheIl Bettelmatt® è un formaggio ottenuto dal latte crudo intero di un’unica mungi-tura, prodotto esclusivamente tra la fi ne di giugno ed i primi di settembre. La sta-gionatura minima è di 60 giorni. Le forme sono cilindriche di circa 5 kg di peso, un’altezza 6/7 cm., e un diametro di 30/35 cm. La pasta è compatta e mor-bida, di colore giallo oro o paglierino con occhiatura media e la crosta è liscia.

Localizzazione e denominazioneIl Bettelmatt® si produce esclusivamente in sette alpeggi della Valle Antigorio-Formazza nei Comuni di Formazza, Ba-ceno e Premia denominati: Morasco, Ka-stel, Val Toggia, Vannino, Poiala, Forno, Sangiatto, l’altitudine rispetto al livello del mare va da 1800 a 2400 mt. circa.Il Bettelmatt® originale porta sulla crosta la data di produzione, il bollo CEE del produttore ed è marchiato a fuoco. Bettelmatt® è un marchio registrato.

L,origineCon il nome “Bettelmatt” si identifi ca fi n dal XIII° secolo, epoca della coloniz-zazione walser della fascia subalpina, un formaggio di eccellenza che veniva utilizzato come merce di scambio, per il pagamento di canoni d’affi tto o conces-sioni d’alpeggio oppure tasse, ma non solo. Il nome Bettelmatt, infatti, pare derivi da “Battel” che signifi ca questua, quindi era senz’altro utilizzato per forme di benefi cenza e l’unione con il termine “Matt”, che in tedesco signifi ca pascolo, rende chiaro il signifi cato del nome in: “pascolo della questua”.

Page 14: OSSOLA.it n4 gusto

Technology and CharacteristicsBettelmatt® is a cheese obtained from raw whole milk from one single milking. It is produced exclusively between the end of June and the beginning of Sep-tember with the milk of cows grazing the mountain pasture. It is ripened for a minimum of 60 days. Forms are cylinder-shaped, 30/35 cms in diameter, and 6/7 centimeters high. Each form weighs ap-prox. 5 kilos. The texture is soft and com-pact, of a golden-yellow or straw-yellow colour, with average size holes. The rind is smooth.

Origin and DenominationBettelmatt® is made exclusively by seven producers - Morasco, Kastel, Val Toggia, Vannino, Poiala, Forno, Sangiatto - lo-cated in the mountain villages of For-mazza, Baceno and Premia in the Alpine Antigorio - Formazza Valley in Piedmont. The producers' farms and pastures are at an altitude ranging between 1,800 and 2,400 meters a.s.l. Original Bettelmatt® cheese is fi re branded, and production date and EEC certifi cation mark are visi-ble on the rind.Bettelmatt® is a registered trademark

HistoryThe word “Bettelmatt” has been used since the 13th century - the time of the Walser colonization of the Southern area of the Alps - to identify a very special cheese, often bartered for other goods or used for paying taxes and rents for homes or pastures. Moreover, it seems that the name 'Bettelmatt' derives from 'Battel' that means 'begging', to indicate that the cheese was used in some form of charity. The combination with the term 'Matt' that means 'pasture' further clarifi es the meaning of the name: 'the pasture of begging'.

Page 15: OSSOLA.it n4 gusto

13

Fonduta di BettelmattIngredienti per 4-6 persone:500 g di Bettelmatt; 3 dl di latte; 5 tuorli d'uovo; 50 g di burro; 1 spicchio d'aglio; sale; pepe.Tagliare il formaggio a dadolini. In una terracotta scio-gliere il burro ed unirvi lo spicchio d'aglio intero, da togliersi a fi ne cottura. Unire il formaggio e, a mano a mano che esso si scioglie, aggiungere ogni volta un poco di latte ed un tuorlo, amalgamando il composto con estrema cura tra un'aggiunta e l'altra. Salare e pe-pare a piacere. Quando il composto sarà cremoso ed omogeneo, servirlo caldissimo con bocconcini di pane.

Risotto al Bettelmatt irrorato di PrünentIngredienti per 4 persone:400 g di riso; 200 g di Bettelmatt; 60 g di burro; 2 bic-chieri di vino Prünent (è un vino ossolano); brodo di carne; cipolla; sale e pepe.Tritate fi nemente la cipolla e metterla a rosolare in una casseruola con il burro; appena preso colore aggiunge-re il riso e lasciate tostare; bagnate poi con il vino, ed appena evapora continuare la cottura col brodo, insa-porendo con sale. Aggiungete quindi il formaggio Bet-telmatt, amalgamando bene ed infi ne servire ben caldo.

Albergo Ristorante

RotenthalPonte di Formazza (VB)

Tel. +39.0324.63060www.rotenthal.it

[email protected]

La ricetta...

Page 16: OSSOLA.it n4 gusto

14

Località Riale - 28863 Formazza (VB) Tel. +39.0324.634352 Cell. +39.339.3663330

www.locandawalser.it - [email protected]

gestione famiglia Sormani

BAR - RISTORANTE TIPICO - CAMERE

Ai 1700 metri della Piana di Riale in alta Val Formaz-

za, a corona della cascata della Toce, porta per escursioni in Val Toggia al Passo San Giacomo, a Bett elmatt , al Passo del Gries e nel vallone di Nefelgiu, si trova l’Hotel-Ristorante Walser Schtu-ba. Una strutt ura accogliente e recentemente ampliata nell’of-ferta dal soggiorno in camere tradizionali, alla degustazione di piatti ti pici della cultura walser come: Crostoni di pane di segale al nostrano di Viceno con cipolle rosse in agrodolce, Carnaroli al Cà d'Matè e ossolano, Nocett e di Cervo glassate al Prünent e ginepro con mele caramellate.

Page 17: OSSOLA.it n4 gusto

15

A questo punto ingolositi, ci soff er-miamo su tre piatti, di diverse por-tate, di sicuro successo nella cucina del locale ovvero: Zuppa di pane nero tostato composta da cipolle bianche, formaggio ossolano e brodo di carne, aromi e colori della più genuina tradi-zione; Guanciale di vitello brasato con Ca d'Matè e porzioni di polenta croc-cante; un piatto profumatissimo, dalla lunga lavorazione, impreziosito dalla

ZUPPA WALSERPreparare un brodo di carne con verdure (seda-no, carota, cipolla), tostare il pane nero in forno, a parte far brasare la cipolla bionda in forno con un noce di burro e mezzo bicchiere di vino bian-co per circa due ore a fi amma bassa. prendere una pirofi la adagiarvi il pane tostato, la cipolla brasata e fi nire con del formaggio ossolano cu-bettato, passare in forno a 200° fi no a completa gratinatura.

Le ricette del

15

fragranza di polenta d’antan e da ultimo le spettacolari Pere al Cà d'Matè con ge-lato alla vaniglia, un’isola di sapore e na-tura, una delicata perla incastonata tra lembi di pera e bocconi di gelato.Gli chef del Walser Schtuba, Matteo e Gianluca, propongono qui tre ricette di sicuro successo, per dare la giusta im-portanza al piacere legato al cibo, e per godere della diversità dei sapori delle nostre valli.

GUANCIALE DI VITELLOLasciare marinare nel Cà d’Mate una notte intera due guanciali di vitello con tritata di sedano, ci-polle ed aglio e due bacche di ginepro, asciugare il tutto e passarlo in padella da entrambi i lati su noce di burro chiarifi cato. A parte far soff riggere le verdure e aggiungere al guanciale che va co-perto con Cà d’Mate e un pizzico di sale. Cuocere 4 ore il piatto a fuoco bassissimo. Ora far adden-sare sugo a piacimento, servire insieme a formi-ne di polenta.

PERE AL CÀ D’MATEPulire i frutti e metterli in padella con due bic-chieri di Cà d’Mate e zucchero, una stecca di can-nella e lasciare a fuoco bassissimo fi no a quando le pere risultino morbide, accompagnare con ge-lato alla vaniglia.

Page 18: OSSOLA.it n4 gusto

HOTEL RISTORANTE

Piazza Stazione, n. 36 - 28845 DOMODOSSOLA (VB)Tel. +39.0324.481326 - Fax +39.0324.248748

www.eurossola.com - [email protected]

EUROSSOLA

Il piacere di sentirsi in famiglia

Un albe rgo di class e, dotato di mode rne attre zzature e di un ristorantedalla cucina raffi nata, in grado di sodd isfare tutt e le esigenze.

Page 19: OSSOLA.it n4 gusto

17

Farmacia di Maseratre generazioni di farmacisti

Tel. 0324.232837

Via P. Ferraris, 15 28855 Masera (VB)T. /F. +39.0324.35433M. +39.377.3098599 [email protected]

Preparati in Farmacia:Kit dell’inverno:

Gel per i dolori articolariCrema contro i geloniSciroppo per la tosse

trasporti con elicottero

• Test di Autodiagnostica • Test dei fi ori di Bach • Omeopatia • Corsi di medicina Cinese • Punto di informazione sui farmaci

Percolatore di erbe medicinali

Page 20: OSSOLA.it n4 gusto

18

[email protected]

Tel. 0324.618791 - Fax 0324.600001

Viceno di Crodo

Page 21: OSSOLA.it n4 gusto

L’Albergo Edelweiss è a Viceno, un grazioso paesino ai piedi del

Cistella a quota 900 metri. Lasciata la superstrada si raggiunge Crodo e si sale per 5 km sul versante sinistro del-la valle Antigorio.

Aperto nel 1960 dalla famiglia Faccio-la l’Albergo è il più completo di tutta l’Ossola; negli anni è stato continua-mente ampliato e rinnovato con cura ed ora è arricchito di ogni comfort: dal centro benessere con piscina coperta, sauna, bagno turco e massaggi alla nuova sala multimediale per riunioni e proiezioni.Le camere godono di un ottima vista

Gnocchetti di ricotta vicenese400 g di ricotta Vicenese1 uovo intero 150 g di spinaci (o brucoi) lessati 6 cucchiai di farina biancaSale, pepe e noce moscatoBurro e salvia

Versare la ricotta in una ciotola, unire gli spinaci ben strizzati e tritati fi ne-mente e l’uovo; condire e impastare con un cucchiaio di legno aggiungen-do uno alla volta i cucchiai di farina. Formare degli gnocchi con l’aiuto di un cucchiaino, lessarli in acqua salata, condirli con abbondante burro e salvia e servire ben caldi.

sulla vallata e verso il monte Cistella, hanno servizi igienici privati, cassafor-te, telefono e accesso internet Wi-Fi gratuito.

Il ristorante è curato direttamente dai proprietari, i piatti semplici ma succu-lenti sono ricchi di prodotti del terri-torio ed ampia è la proposta di carni e selvaggina rigorosamente selezio-nate.

L’Albergo Edelweiss è il posto ideale per un soggiorno rigenerante lontano dalle città, per festeggiare una ricor-renza, per un banchetto nuziale o per una semplice serata in compagnia.

19

La ricetta ...

Page 22: OSSOLA.it n4 gusto

20

La ricetta...

Stazione di ServizioStazione di Servizio

zona industriale - S.S. per Macugnaga - PIEDIMULERAzona industriale - S.S. per Macugnaga - PIEDIMULERA

UNICO DISTRIBUTORE DI METANO IN TUTTA LA PROVINCIAAUTOLAVAGGIOAPERTO 24 ORE

PULIZIA INTERNAAUTOVETTURA

Servizio PagobancomatCarte di credito

Multicard-Routex

AGIP CAFÈcon servizio bar&ristoranteMenù a prezzo fi ssoCucina casalingaApertura 6-22

ristoranteristorante

Dolce di castagne e noccioleDolce di castagne e noccioleIngredienti : 450 gr. di castagne; 100 gr. di burro; 100 gr. di nocciole; 200 gr. di zucchero;

4 uova; 1 limone non tratt ato; un pizzico di sale; 30 gr. di zucchero a velo vanigliato.

Sbucciare le castagne e cuocerle coper-te d’acqua per circa 1 ora. Spellarle

ancora calde e ridurle a consistenza cre-mosa uti lizzando il passaverdura. Fondere il burro e lasciarlo raff reddare. Tritare le nocciole e incorporarle alle ca-stagne. Separare i tuorli e unirli allo zuc-chero, al burro freddo e alla scorza del limone gratt uggiata.Montare gli albumi con una punta di sale e incorporarli al composto. Versare tutt o il contenuto in una torti era a bordi alti .Infornare a 180°C per circa 45 minuti . Lasciare raff reddare e coprire con lo zuc-chero a velo.

Page 23: OSSOLA.it n4 gusto

21

Giorgio Rava - Bognanco

Page 24: OSSOLA.it n4 gusto

22

DDai ricordi della signora Teresa Gior-dana, classe 1888, nei racconti fat-

tomi negli anni ‘70.Ogni tanto la signora Teresa veniva a far-mi visita all'albergo Edelweiss, visto che abitava a sei metri di distanza e faceva-mo quattro chiacchiere da buoni vicini parlando del più e del meno. Era molto colpita dal menù in vista in sala ristoran-te; quella lettura era per lei meravigliosa perché la riportava al passato, quando era povera. Cercherò di illustrare il suo racconto in questa memoria: “Quando eravamo ragazzini, non potevamo avere tutto questo ben di Dìo: antipasto, primo, secondo, verdure, dolci. Mangiavamo tanta polenta, patate, porri, castagne, tutti prodotti della nostra terra. La carne era un lusso, avevamo dei polli, conigli, qualcuno addirittura un maiale. Si vive-va di pastorizia allevando pecore, capre e mucche, e non si buttava via niente. Con la lana si facevano calze, maglie, materassi, cuscini, coperte, con il latte i formaggi ed il burro. Per questo non si dovevano macellare, altrimenti come potevamo sopravvivere? Qualche volta una mucca moriva e, non essendoci il macellaio e neppure i frigo-riferi, tutti gli abitanti di Bognanco com-peravano dei pezzi della bestia in modo che non andasse sprecato nulla. Mio pa-dre sapeva come trattare queste carni, i pezzi più belli venivano messi sotto sale con erbe aromatiche, pepe, cannella, chiodi di garofano ed altre spezie. Dopo una ventina dì giorni si mettevano ad asciugare al fresco in cantina e dopo un paio di mesi si potevano mangiare, con parsimonia. I pezzi più nervosi subivano lo stesso procedimento ma la durata della salagione era solo di cinque gior-ni, dopodiché si potevano cuocere. Noi

Antica Antica GastronomiaGastronomia di Bognancodi Bognanco

Page 25: OSSOLA.it n4 gusto

23

Piatto della DomenicaIngredienti: carne di manzo, cannella, bacche di ginepro, chiodi di Garofano, foglie di alloro, coriandolo, cipolla, patate, verza, castagne, sale e pepe q.b.

Tagliare la carne di manzo a bocconcini, come per uno spezzatino. Metterla in una terrina ed aggiungere tutte le spezie, l'alloro, il sale ed il pepe. Lasciare macerare in frigorifero coperta per 12/24 ore.Passato questo tempo, scolare la carne che avrà rilasciato dei liquidi, fare un fondo di cipolla ed aggiungere i bocconcini. Coprire la carne con un coperchio e lasciare cuocere a fuoco lento per qualche ora. La cottura a fuoco lento permette alle fi bre di "sciogliersi", ci vorranno almeno tre ore.A metà cottura aggiungere le verze tagliate a striscioline. A parte preparare le casta-gne bollendole in abbondante acqua leggermente salata. A cottura ultimata pelarle e metterle nello spezzatino. Servire accompagnato da patate bollite.

Hotel Edelweiss***Hotel Edelweiss***Ristorante - Bar - Centro benessereLa ricetta ...

eravamo in tanti, la carne era poca cosi per nutrirci mia mamma aggiungeva castagne, patate, porri, verza e qualche cipolla." A questo punto del racconto le promisi che avrei sperimentato quello che aveva detto. Dopo una settimana le feci assag-giare questo piatto. Le sue parole furono che il piatto della domenica (decidem-mo di chiamarlo in questo modo) era ancora più buono di quello che faceva la sua mamma! Un'altra volta mi illustrò un'altra ricetta: "Qualche coniglio lo ave-vamo perché l'erba non mancava, dove-vamo andare a raccoglierla noi ragazzi, a mangiare sempre coniglio in umido ci stancavamo. Allora papà aveva compe-rato un coltellino speciale e, dopo aver macellato il conìglio e tirato vìa la pelle

lo lasciava sotto la neve per una not-te per far andar via l'odore di selvatico. Con il cuore, il fegato, le animelle ed il cervello sì facevano dei piccoli pezzi, si aggiungevano delle uova, del pane avanzato e del parmigiano grattugiato. Con il temperino papà disossava il co-niglio, lo riempiva con le frattaglie e lo coceva arrosto. Naturalmente non ave-vamo il forno ma mio papà, che aveva fantasia, lo metteva in una casseruola di rame bassa e la copriva di carbone. Cosi il coniglio diventava un piatto gustoso ed eccezionale."Naturalmente, visto che sono curioso, mi misi a sperimentare questo procedi-mento e tuttora questa è una ricetta che prepariamo ai nostri clienti dell'albergo Edelweiss di Bognanco.

Dai ricordi della gente di Bognanco si rileva che dal macello della vacca

si ricavavano i pezzi più belli per con-servarli seccati. I pezzi meno pregiati si conservavano sotto sale con droghe (noce moscata, coriandolo, cannella, bacche di ginepro, ecc). La domenica e solo allora, perchè negli altri giorni la fame doveva essere controllata si cucinava questa

Lino Tanzarella

carne in umido con i poveri prodotti loca-li e se ne facevano delle vere scorpacciate in quanto si era consci che fi no alla do-menica successiva non vi era possibilità di mangiare altra carne. E così, sulla scorta di questi ricordi pre-pariamo ancora questo piatto, riveduto e corretto secondo una cucina più leggera e moderna.

Page 26: OSSOLA.it n4 gusto

24

Page 27: OSSOLA.it n4 gusto

25

Il ristorante tipico ossolanoIl riistorante tipico ossolano

28855 MASERA (VB) - Fraz. Cresta, 11 - Tel. 0324.35035 - Cell. 348.2202612 - lunedì chiuso

[email protected] - www.divinporcello.it

Page 28: OSSOLA.it n4 gusto

Uno degli appuntamenti indi-menticabili di un Grand Tour

in terra ossolana è certamente quel-lo con la tradizione e la raffi natezza della gastronomia ossolana, gastro-nomia che si può letteralmente sco-prire nei rinnovati e ampliati locali dell’Osteria del Divin Porcello.Posto tra le dolci ondulazioni del ver-sante a ridosso di Masera, in frazione Cresta, il locale non deluderà l’ap-passionato del buon cibo e del buon bere nonché chi apprezza le valoriz-zazioni architettoniche di antichi edi-fi ci rurali.L’Osteria nata nel ’90 come luogo ove poter gustare merende di salumi all’insegna della più genuina tradi-zione familiare. Nel corso degli anni ha saputo conquistare, proponendo la cucina tipica ossolana, palato e cuore di un sempre maggior numero di frequentatori. Da ultimo, nell’apri-le del 2009, sono stati inaugurati la nuova cucina, ora ad induzione e senza gas, che garantisce una cottu-ra più morbida e veloce nonchè tre camere doppie allestite secondo il gusto e la tradizione di questa terra.In tema d’insaccati al Divin Porcello la ricca proposta comprende, nel pro-babile imbarazzo del commensale, prosciutto crudo, mortadella ossola-na, pancetta, lardo, bresaola, nonché salumi di selvaggina di cervo, camo-scio, cinghiale, capriolo, salame di te-sta e mocetta di capra. Tutti prodotti creati sulla base di antiche ricette dei Norcini ossolani e ormai diventati segno della tradizione gastronomica che si respira ed ammira all’interno di questo locale.Ecco allora sontuosi menu che an-

Page 29: OSSOLA.it n4 gusto

27

noverano vere e proprie tenta-zioni: per quanto riguarda i primi troviamo i cele-berrimi gnocchi all’antica ossola-na, i maccheron-cini caserecci al radicchio, trippa, minestroni, ecc. Ancora più stra-ordinaria la pro-posta per i se-condi in cui - tra le specialità di carne - non si può non citare la “Lausciera” del Divin Porcello. Si tratta proprio di una pre-libatezza da veri intenditori, un piatto composto da una pietra ollare calda sulla quale il cliente può cuocere fi letto e lonza di maiale direttamen-te sul tavolo mantenendo nella cottura una morbidezza e gustosità d’eccellenza.Non mancano comunque piatti dedi-cati alla selvaggina, al felice connu-bio tra Bettelmatt e fi letto di manzo o costate di manzo razza Chianina o Piemontese.Altra scoperta che riserva il Divin Porcello risulta certamente la canti-na che annovera oltre 800 etichette tra vini nazionali, ossolani e felici in-cursioni nella tradizione enologica d’oltralpe. Certo defi nirla cantina è improprio poiché si tratta di un am-biente di gran classe adatto ad inter-minabili degustazioni tra luci soff use, arredamento di pregio ed una sensa-zione di grande abitabilità.

Osteria del Divin Porcello una realtà di rilievo in Ossola in grado d’attrarre gourmand da tutto il bacino del nord ovest e della vicina Svizzera, un’occa-sione di festa per il palato, i sensi e tutto quanto fa ricerca e passione per il bon vivre!

Page 30: OSSOLA.it n4 gusto

28

la ricetta del

GNOCCHI ALL’ANTICA OSSOLANA

Dosi per 6/8 personeFarina di Frumento 300 gr., Farina di Castagne 150 gr., Patate 1 Kg., Zucca Gialla 60 gr., un ciuff etto di Salvia, Tuorli d’uovo n. 2, Pane Grattugiato 150 gr., Formag-gio di Malga, Burro, Sale, Pepe, Noce Moscata

Lessate, separatemente, le patate e la zucca; sbucciatele e passatele al setaccio.Disponete la farina bianca e di castagne a fontana, aggiungete le patate, la zuc-ca, i tuorli d’uovo, sale, pepe e una spolverata di noce moscata. Impastate il tutto, aggiungendo un poco alla volta il pane grattugiato. Ricavate ora dei classici gnocchi e immergeteli in abbondante acqua salata.Non appena riaffi orano, scolateli e fateli saltare in una padella dove precedente-mente avrete fatto soff riggere la salvia nel burro, aggiungendo alla fi ne dadini di formaggio nostrano.

la ricetta del

Page 31: OSSOLA.it n4 gusto

La Castagna... un tempo pane dei poveri

di Carlo Solfrini

29

Page 32: OSSOLA.it n4 gusto

Credo che il castagno sia la pianta più nota ed amata che si conosca.

Prima dell’introduzione della patata la castagna era infatti una risorsa alimen-tare essenziale per i popoli delle nostre vallate, o addirittura unico cibo nei pe-riodi di carestia.Oggi viviamo in un periodo di abbon-danza e le caldarroste sono diventate uno spuntino che si acquista nelle feste per ingannare l’attesa del prossimo pa-sto o per riscaldarsi le mani.Sino a non molto tempo fa invece, il ca-stagno ed i suoi frutti erano associati ad attività economiche ed artigianali, tradi-zioni paesane e domestiche al punto che si può parlare, presso alcune comunità, di una vera e propria civiltà del castagno. Oltre alle piante coltivate per la raccolta dei frutti, i così detti “arbul”, i castagneti lasciati a bosco ceduo fornivano legna-me utile all’economia locale: legna da ardere, travi per tetti e falegnameria varia, pali per la coltivazione della vite, fogliame (stram) per le stalle e per co-prire i campi coltivati a patata al fi ne di impedire la crescita di erbe infestanti e mantenere l’umidità del terreno nei pe-riodi siccitosi.Utilizzi secondari furono: produzione di carbone di legna, tintura della lana e dei tessuti con la buccia delle castagne, la concia di pelli con il tannino estratto dalla pianta intera, intreccio dei getti giovani per la produzione di gerli, cesti...Attualmente in Ossola piante di marro-ni o altre varietà di castagne innestate sono diventate una rarità. Rimangono quelle piantate ancora dai nostri avi almeno un secolo fa. Inoltre malattie, imboschimento naturale e abbandono delle attività rurali hanno falcidiato que-sti alberi maestosi e i pochi rimasti si eri-gono tra la boscaglia come monumenti di un passato senza ritorno.La raccolta delle castagne avveniva bacchiando i ricci con lunghe pertiche prima delle completa maturazione; si ammucchiavano poi sotto l’arbul coper-ti con foglie e felci e si attendeva che la “riscera” macerasse all’umido per tre o

quattro settimane.Quindi, scovate le castagne con il “picc” e la “crocia” e riposte in cantina in vec-chie botti, si consumavano fresche sino ad inverno inoltrato. Quelle che invece venivano raccolte direttamente mature sotto le piante, i “cruer”, si seccavano al sole, nei solai o su graticci in legno collo-cati sopra ai focolari.La castagna è un alimento di primor-dine, molto nutriente e digeribile. A tal proposito riporto l’azzeccata defi nizione di un certo Leclerc il quale ha scritto in merito al castagno: “il suo seme può es-sere paragonato ad un piccolo pane o ad un dolce che la natura off re già im-pastato all’uomo, non lasciandogli altra pena che di assicurarsi la cottura”.La cucina casalinga non prevede ricette elaborate per consumare questo frutto se non sistemi di cottura semplici: ca-stagne in brascariola, bollite, cotte nel forno, o direttamente sulla piastra della stufa, raramente dolci.Tuttavia in alcuni ristoranti locali la ca-stagna viene valorizzata nella prepara-zione di piatti più ricercati come i tipici gnocchi all’Ossolana.Ricordo volentieri un’usanza dei miei cari che, come altre famiglie di Villados-sola, si cuocevano delle castagne per la sera dei morti; portato un lumino ad olio sulla tomba del nonno al cimitero della Noga, al ritorno le mangiavano in com-pagnia lasciandone alcune sul tavolo per la notte, in dono ai defunti.Desidero concludere con una simpati-ca ricetta di una zuppa scovata sul libro degli alberi e degli arbusti del botanico Pierre Lieutaghi.Si fa così: una libbra di castagne sane e gustose, doppiamente sbucciate secon-do tutte le regole; si cuociono in due litri di acqua con un pizzico di sedano e il sale necessario. Si passa nello schiaccia-patate, si allunga con qualche cucchiaio di latte bollente, si versa nella zuppiera su fette di panenero, si annaffi a il tutto con un buon burro fuso e si fa gratinare.

30

Buon appetito.

Page 33: OSSOLA.it n4 gusto

31

Ogni anno a Coimo, la se-conda domenica di Otto-

bre, si organizza una grande festa; la castagnata coimense.La festa ha inizio il venerdi e si conclude la domenica, tre giorni di festa, con tanta mu-sica, castagne in brascàrio-la e le tradizionali “amiasc” (crèpes a base di farina di grano saraceno).Lungo le strade vengono alle-stiti vari punti di ristoro dove è possibile gustare i prodotti locali, (polenta, trippa, sa-lamini e costine alla griglia, salumi e formaggi).La grande castagnata negli anni è diventata una vera tradizione autunnale, d’obbli-go esserci!

Via Bonardi, 24Coimo di DruognoTel. 0324.93027

Abitaz. Tel./Fax 0324.93383

CoimoCoimoLa castagnataLa castagnata

Page 34: OSSOLA.it n4 gusto

32

Ca' del vinoCa' del vinoristorante

Specialità pesce, piatti tipici,

enoteca con ampia scelta di vini

Via Domodossola, 2 - 28868 VARZO (VB) - Tel. 03247007 - [email protected] Chiuso il martedì

Nato nell'ormai lontano 1991, grazie alla capar-bietà di Valerio, la Ca' del Vino è diventata in

pochissimo tempo un ri-trovo per le persone della valle e tappa obbligata per i turisti che adorano

passeggiare per lo splen-dido parco naturalistico

dell'Alpe Veglia.

Page 35: OSSOLA.it n4 gusto

to, mi ha condott o alla preparazione di un dolce più soffi ce e accatti vante sosti tuendo la farina di castagne presente nella ricett a originale con le patate bollite, rispett ando la tradizionale umiltà dei suoi ingredienti , tutti presenti sul territorio locale: noci, nocciole, castagne, patate e mele che vanno ad unirsi allo zucchero ed al cioccolato, per poi essere guarniti con uva spina (“gruseglia” nel dialet-to locale), ribes e panna fresca.L’ulti ma divertente questi one da risolvere è stata quella di dare un nome al dolce. L’anti -co manoscritt o, infatti , non riportava l’origi-nario nome col quale le genti di Varzo nomi-navano il dolce, nei secoli passati . La soluzione è stata a tutti immediatamente chiara, se non scontata: “dolce dell’asino”! Quello di “asini”, infatti , è il tradizionale ap-pellati vo col quale gli ossolani, da sempre, soprannominano scherzosamente gli abitan-ti di Varzo.Ed è così che il “dolce dell’asino”, ripescato dal passato e modernizzato, è stato presen-tato nel corso del consueto “aprile varzese”, ossia i giorni che il paese dedica ai festeggia-menti del Santo Patrono: San Giorgio.Non poteva esservi momento migliore per un dolce che porta il nome del palio citt adi-no: il “palio degli asini”.Ma non fatevi trarre in inganno dal nome... nessun animale prende parte a questa com-peti zione: sono gli “asini” varzesi, suddivisi per frazione, a sfi darsi in una esilarante corsa per le vie del paese! Gli abitanti delle diver-se trazioni del paese, muniti di portanti na, corrono portando il loro “asino” per aggiudi-carsi la vitt oria del palio. E agli abitanti delle frazioni sconfi tt e? Non resta che consolarsi con il dolce dell’asino!

Nel corso di ricerche, Antonio e Fabri-zio due miei amici varzesi appassio-

nati di anti chi documenti locali, si sono im-batt uti in un att o notarile redatt o nel 1375 dal notaio Paratti di Varzo, avente per ogget-to la compravendita di un bosco di castagni appartenente alla parrocchia. Imperante la peste che in quegli anni periodicamente faceva la sua comparsa in Italia e in Europa, l’Arcipretura di Varzo (la parrocchia), a causa della morte pressoché consecuti va di ben tre arcipreti , si trovava a corto di quatt rini per assoldare un nuovo arciprete.Tali avvenimenti costrinsero la parrocchia a mett ere in vendita alcune proprietà e, tra queste, anche i boschi di castagno. Ciò che è curioso osservare è che, l’amministrazione parrocchiale, pur vendendo i boschi si ga-rantì l’usufrutt o “de diricto e de facto” degli stessi castagneti al fi ne di poter preparare un dolce che veniva descritt o nello stesso att o notarile. Nel manoscritt o si legge, infatti , che la farina di castagne “con l’aggiunta di mele, noci, nocciole e castagne della Valle, per an-ti ca tradizione è desti nata alla produzione, a favore e in nome della parrocchia, in piccola parte durante l’anno e in dosi massicce nella festa del santo patrono S. Giorgio, del San-to Natale e della Santa Pasqua, di un dolce desti nato a fi nire i pasti riservati ai canonici e ai preti offi cianti le sacre funzioni. L’entu-siasmante scoperta dell’anti ca ricett a non poteva che portare con sé la voglia di cimen-tarsi nella preparazione del dolce in modo da riscoprirne il sapore perduto. Da qui il mio intervento, dopo alcuni tentati vi poco riu-sciti , dato che il dolce originale era troppo “pesante”, per i fi ni palati odierni, c’era da “modernizzare” l’anti ca ricett a nel pieno ri-spett o della tradizione.La soluzione è giunta dai racconti dello zio Benito che, ricordando i giorni passati nell’anti co abitato della Casa grande nar-rava di una crema preparata con le casta-gne bollite, le mele cott e, noci, nocciole zucchero e le patate bollite e schiacciate che, a quel tempo, venivano conservate in una grossa buca scavata nel terreno: la “bòsa”.Il connubio tra la ricett a dell’anti co mano-scritt o e i ricordi di gioventù dello zio Beni-

Page 36: OSSOLA.it n4 gusto

La latteria turnaria di Trontano

di Claudio Zella Geddo

Page 37: OSSOLA.it n4 gusto

35

Nel descrivere, il mondo del primo settore dell’economia ovvero il

comparto agricolo ed in particolare Latteria Turnaria di Trontano non si può prescindere - in Ossola - d’incontrare Roberto Negrini titolare dell’omonima azienda sita in regione Badulerio alle porte di Domodossola.

Che cosa è una latteria turnaria e parti-colarmente come opera quella di Tron-tano?

Si tratta di una struttura alla quale il socio conferisce quote di latte a rota-zione. In certi casi, raggiunta una quota suffi ciente, lo stesso socio dovrà svol-gere la vera e propria funzione di ca-saro ovvero cagliare il latte e produrre formaggio. Per quanto concerne invece la Latteria Turnaria di Trontano è opera-tiva a partire dagli anni ’50 ed ha sem-pre coinvolto un numero amplissimo di soci, a tutt’oggi 51.Lì si produce il “nostrano ossolano”, un formaggio semigrasso, mezza pa-sta, con stagionatura di 70-90 gg. per

una media complessiva di circa 1000 forme. Un prodotto di nicchia, un for-maggio a latte crudo con una defi nita peculiarità di sapore e aroma. Recente-mente è stata ristrutturata ed ampliata grazie ai fondi elargiti dal Parco Na-zionale Val Grande che in questo caso svolge un ruolo essenziale e prezioso di valorizzazione delle risorse agricole che il territorio presenta.In Ossola oltre alla latteria di Tronta-no sono presenti quella di Premosello Chiovenda e Pieve Vergante autorizza-te ed idonee. Strutture ancora in fase di sviluppo ed incremento. Da ciò si desume quanto la Latteria Turnaria di Trontano valga in termini di rilievo economico.

Come risulta composto l’allevamento Negrini?

Abbiamo delle vacche pezzate rosse italiane da latte circa venti (ceppo Sim-menthal) le più rustiche e meglio adat-te all’ambiente. Le facciamo pascolare nella corta stagione (da luglio a set-

Page 38: OSSOLA.it n4 gusto

tembre) a Formazza all’Alpe Morasco ed a Bognanco. La loro alimentazione è costituita da tutta quella preziosa amalgama di erbe e fi ori che identifi -cano in termini anche botanici la Valle dell’Ossola.L’azienda esiste dal 1923, una tradizio-ne ininterrotta che dalla valle Antigo-rio (Cravegna) ha portato la tradizione dell’alpeggio a Domodossola.

Quale la sua opinione in merito al futu-ro delle attività agricole?

Oggi sono poche le possibilità d’ot-tenere fi nanziamenti per il comparto agricolo stante anche il diradamento della stessa imprenditoria agricola. Esi-stono tuttavia linee di credito a favore dell’imprenditoria giovanile i PSR (Piani Sviluppo Rurale) regionali. Opportu-nità che ho colto a favore di mia fi glia Francesca e che permette d’ottenere contributi ad esempio per l’acquisto di macchinari. Insomma crediamo nel futuro del set-tore. La nostra è nata come attività a conduzione familiare e così rimane magari con aggiustamenti come un piccolo punto vendita qui in sede. Il lavoro agricolo comporta molta fatica ma arreca anche grandi soddisfazioni nello svolgere un’attività importante per l’economia e la tradizione del no-stro territorio.

infoAzienda agricola Negrini Roberto

Via Girola, 16 - 28845DOMODOSSOLA (VB)Tel. +39.339.4405924Fax +39.0324 44381

[email protected]

Page 39: OSSOLA.it n4 gusto

Come si fa...

Page 40: OSSOLA.it n4 gusto

38

Il formaggio Il latte munto, a mano o a macchina, viene portato nelle latterie per essere trasformato. Nel grande paiolo il latte scremato viene unito ad una percen-tuale di latte intero. Il tutto si scalda con fuoco a legna fi no a raggiungere una temperatura di circa 32 gradi. A questo punto si aggiunge il caglio (un estratto di pellette di vitello), un cucchiaio ogni cento litri di latte, è necessaria un’ora e mezza affi nché si solidifi chi e si formi la cagliata. Quest’ultima si può rompere e riportare il tutto sul fuoco mescolando comunque velocemente al fi ne di non creare depositi sul fondo. Il fuoco sarà spento alla temperatura di 40 gradi continuando comunque a me-scolare per almeno altri dieci minuti. In questa fase si può estrarre il liquido di scarto dalla separazione della cagliata ovvero il siero. Al composto depositato verrà poi data una forma tondeggiante poi suddivisa in base alle forme previste. Ogni taglio va posto in uno stampo a mano schiac-ciando il formaggio per far fuoriuscire tutto il siero. Dopo aver fatto scolare le forme le si porta in cantina per essere pressate, per una notte, dal torchio. La salatura dura 24 ore nella salamoia (vasca con acqua e sale in percentuale). La stagionatura minima raggiunge i due mesi.

la ricotta Prodotto che viene fatto con il siero, scal-dato in fuoco a legna a 90 gradi. Quando è pronto si versano tre cucchiai d’aceto mescolato con acqua tiepida e si atten-de che la ricotta giunga in superfi cie. In quel momento va presa con un mestolo e poi messa in uno stampo perché scoli al meglio. Affi ne alla ricotta e la mascar-pa ovvero una ricotta stagionata.

Page 41: OSSOLA.it n4 gusto

39

Il burroIl burro si ottiene dalla lavorazione della panna nella zangola: panna che può es-sere di affi oramento del latte della sera o panna ottenuta dal processo di crema-zione del latte del mattino. Dopo circa 1 ora e 45 si ottiene la forma-zione del burro, da cui si estrae il latte di burro, prodotto di scarto, a cui seguono fi no a tre processi di lavaggio con acqua. Il burro, ora solidifi cato, viene estratto e poi lavorato manualmente per permet-tere la fuoriuscita di acqua in eccesso, di seguito posto, è in stampi ed incartato.

Page 42: OSSOLA.it n4 gusto

40

Page 43: OSSOLA.it n4 gusto

41

Page 44: OSSOLA.it n4 gusto

42

Tel. 0324.61233 www.pizzodelfrate.it

Chiuso il martedì tranne il periodo estivo.È gradita la prenotazione.

Immerso nella verde tranquillità di

Foppiano - CRODO

L’albergo ristorante “Pizzo del Frate” è in posizione panoramica e gode di un’im-mensa quiete nel verde dei boschi e dei pascoli alpini. Le 13 camere con vista sono provviste di servizi igienici, riscaldamento, tv color satellitare e connessione internet di tipo wireless. La struttura tipicamente montana è prov-vista di una piccola sala fi tness e sauna fi nlandese; l’ambiente è famigliare con un’ottima cucina del territorio per un as-sicurato relax totale. Costruito nel 1977 ai piedi del monte Ci-stella da Alfonso Facciola, l’Albergo Pizzo del Frate è una piccola struttura a gestio-ne famigliare.Numerose sono le attività a cui ci si può avvicinare durante un soggiorno a Fop-piano: escursionismo, trekking e mountain bike per tutti i livelli di diffi coltà; raccolta di funghi in autunno; scialpinismo, ciaspo-late e slittate sulla neve in inverno. Nel caso di nevicate abbondanti viene inoltre battuto un piccolo anello per lo sci di fondo.Da alcuni anni viene praticata sempre più frequentemente l’attività di bouldering sui massi dell’abetaia nei pressi della chiesetta.Siamo a breve distanza dal parco Veglia Devero, dalla cascata del Toce, dagli orri-di di Uriezzo e dal piccolo villaggio walser di Salecchio.A pochi minuti d’auto è possibile visitare il museo della montagna di Viceno e delle acque minerali di Crodo oppure ammirare le bellezze naturalistiche della nostra valle ed architettoniche delle nostre chiese.

Pizzo del Fratealbergo ristorantealbergo ristorante

Page 45: OSSOLA.it n4 gusto

I boschi di Foppiano di Crodo (1217 mt.) sono da sempre ricchissimi di funghi

e per questo frequentati ogni anno da cercatori appassionati che si addentra-no alla ricerca di buoni e profumatissimi porcini.Partendo dal “Pizzo del Frate” ci si può sbizzarrire esplorando il sottobosco nei pressi del sentiero che porta al passo della Colmine (1605 mt.) oppure lungo il sentiero per il monte Cistella che sale attraversando il torrente Alfenza e pro-segue nei pascoli di Voma, Prepiana e Gaiola.I cercatori più esperti che frequentano Foppiano, fi n dal mese di luglio con-trollano minuziosamente l’andamento climatico stagionale, le precipitazioni e le fasi lunari che pare infl uiscano sulla crescita dei funghi innescando le tanto attese “Buttate” ovvero quei brevi perio-di di qualche giorno in cui i porcini na-scono in gran quantità.Il bosco di Foppiano è l’ideale per il “fun-giatt” in quanto off re una vegetazione molto varia che si adatta perfettamente alla crescita delle più svariate specie fun-gine: abbiamo una vasta zona che scen-de verso l’alpe Flecchio ricca di noccioli con sottobosco erboso; salendo invece verso la Colmine troviamo dei bei fagge-ti che oltre l’alpe Camplero si trasforma-no in abetaie spezzate da brevi pascoli e ricche di mirtilli. Nei pressi della chiesetta di S. Bernardo a Foppiano vi è un’ampia pineta che con-tinua verso l’alpe Scengo con un buon bosco di faggi.

43

FFoppianooppianoANDAR PER FUNGHIANDAR PER FUNGHI

Seguendo invece le rive del torrente Al-fenza troviamo un bosco ombreggiato umido ricco di felci e muschio.Oltre alla scelta della zona è importante individuare con attenzione il periodo migliore: a luglio solitamente si trovano i classici “fi oroni” ottimi da essiccare e conservare per insaporire e profumare risotti, sughi o secondi piatti di carne; nel mese di agosto è facile trovare dei bei porcini nell’erba o sotto i noccioli mentre a settembre fra i mirtilli e sotto i pini nascono funghi ottimi cucinati con le tagliatelle fatte in casa o per le classi-che trifolate.A fi ne settembre, ottobre di solito trovia-mo sotto i faggi i porcini migliori: scuri, sanissimi ed ottimi conservati sottolio pronti da gustare fra gli antipasti del banchetto natalizio.Il porcino è il re del bosco ma non pos-siamo dimenticare che esistono centi-naia di altre gustose varietà fra le quali i classici fi nferli o “giallini” buoni saltati in padella, le ottime mazze di tamburo impanate o ancora i noti chiodini con-servati sottolio.E’ importante ricordare che il cercatore di funghi deve attrezzarsi con un col-tellino per pulire i funghi sul posto, un cestino di vimini o una borsetta di rete per far si che le spore possano cadere a terra ed un bel bastone che aiuta nella ricerca. Inoltre la raccolta funghi è re-golamentata dalla regione e consentita soltanto dopo aver eff ettuato apposito versamento. Per informazioni contattare la Comunità Montana.

Page 46: OSSOLA.it n4 gusto

44

La rinascita del La rinascita del Prünent, Prünent, una storia una storia ossolanaossolana

www.garronevini.itTel. 0324.242990

Page 47: OSSOLA.it n4 gusto

45454545454545454545454554544544545455544554455444454545455

La storia del Prünent è una storia ossolana. Una storia che, per certi

versi, è esemplare delle nostre terre montane e - in generale - di tutte quelle che, esaurito il periodo d’oro della civiltà montanara, hanno smar-rito la propria identità.Ciò accadeva, nel nostro territorio, poco meno d’una ventina d’anni fa. Gli anni ’80 avevano portato alla ri-balta il famigerato caso di cronaca del vino al metanolo. Gli eff etti, de-leteri sulla salute quanto sulla credi-bilità dell’intero comparto vitivini-colo italiano, si fecero avvertire sul mercato. Ma, come spesso accade quando un simile sisma squassa il si-stema, arrivarono anche risvolti po-sitivi. “Depurato” da chi, fraudolen-temente, aveva abusato del Made in Italy enologico, il mercato lasciava spazio a chi, osando, avrebbe eleva-to la qualità del vino in commercio. È in questa nicchia apertasi all’im-provviso, alimentata da altri fattori esterni quali l’evoluzione delle abitu-dini del consumatore (complice an-che un benessere più diff uso, unito alla cultura del prodotto di qualità), che si inserisce la storia del Prünent ossolano. Da tempo immemore le uve di Prü-nent venivano coltivate e selezio-nate sulle solatie colline di Tronta-no. I terrazzamenti, che un tempo occupavano gran parte del terreno digradante della montagna, negli anni s’erano già diradati, e non tan-to e non solo per il proliferare delle abitazioni, quanto per la migrazione della manodopera agricola, attratta a valle dalle vicine fabbriche di Do-modossola e Villadossola. Un posto da operaio valeva più che quello da viticoltore e, così, nel corso di tutto

il ‘900, s’è assistito allo spopolamento dei ter-reni, con la conseguen-te riduzione delle pregiate viti di Prü-nent. È in questo contesto che, una quindici-na d’anni fa, un commerciante e produttore di vini domese, e un viticoltore di Tron-tano, s’incontrano per dar vita a un progetto di rilancio, che evitasse l’abbandono della vite - con tutto ciò che ne sarebbe de-rivato, a livello storico e sociale - e che valorizzasse anche quel vitigno, che qualcuno considerava acidulo e sgradevole, al punto da venir eti-chettato come utile solo per la pro-duzione dell’aceto.Grazie agli incentivi della Comunità Montana Valle Ossola e seguendo i consigli dell’agronoma Maria Rosa Negri, alcuni piccoli agricoltori, di-mostrando intuito e lungimiranza, costituirono l’“Associazione Produt-tori Agricoli Ossolani”, il cui scopo era l’assistenza tecnica utile agli agricoltori per migliorare la produ-zione dal punto di vista viticolo ed enologico.L’approccio di coloro che si adopera-rono per lanciare - ma sarebbe me-glio dire rilanciare - il Prünent fu, sì scientifi co, ma anche sociale. Ogni appuntamento “mondano”, dalla bevuta all’osteria alla festa campe-stre di cui ricco è il calendario estivo

Page 48: OSSOLA.it n4 gusto

46

ossolano, era l’occasione per contat-tare viticoltori o proprietari di terreni e - spesso in chiacchierate farcite di dialetto e condite da merende rusti-che annaffi ate da vino (Prünentin, possibilmente) - per alimentare quel processo che oggi è sotto gli occhi di tutti. Il famoso e antico Prünent di cui oggi si parla, nel decennio scorso s’era imbastardito con altri vitigni. Il com-

pito primario fu, dunque, quello di selezionare la varietà che gli storici riconducono già al XIV secolo. Il do-cumento storico che la cita è datato 1309 ed è il lascito alla chiesa di San Francesco di Domodossola voluto da un certo Dumino Fu Vicino di Pello di Trontano. Il lascito erano nove staia di vino, cir-ca 219 litri, da usare per la celebrazio-ne delle funzioni religiose in chiesa. Il fatto che fosse scelto per la messa,

ne attestava la qualità, che è indicata anche attraverso la località di prove-nienza di quel vino: le viti di Forgna-go di Masera.Gli sforzi dell’Associazione Produttori Agricoli Ossolani portarono alla sele-zione delle barbatelle di Prünent dal quale nacquero nuovi vigneti. L’allo-ra presidente Oreste Margaroli eff et-tuò le prime micro-vinifi cazioni e con poche decine di chilogrammi di uva,

unite a quelle fornite da Pino Negri e Elio Giudici in primis, e di Pierino De Gregori in seconda battuta, arri-vò a etichettare - nella vendemmia dell’anno 1997 - trecento bottiglie. Una lenta e inesorabile - ma non sempre in discesa - crescita ha por-tato la quindicina di viticoltori a ot-tenere l’attribuzione della Denomi-nazione d’origine controllata (D.O.C.) da parte del ministero delle politiche agricole.

Page 49: OSSOLA.it n4 gusto

47

Il Prünent è un vino tipico osso-lano. Ma no, non é vero! È un vino tipi-co di Masera. Campanilismo ossolano a parte, la pa-ternità maserese non è idea peregri-na. Ci sono documenti, ritrovati dallo storico don Tullio Bertamini e risalenti al 1309, che riportano il lascito di un nostro avo di Masera alla chiesa di Do-modossola. Un lascito che, a suff ragio della propria anima, donò circa 220 litri di questo “nettare” di nebbiolo, ricavato da un vigneto situato in fra-zione Forgnago.Chiedendo nuovamente scusa per questo moto d’orgoglio - ma noi di Masera ci teniamo (scià che nuii) - il recupero di questo antico vigneto è sicuramente una delle iniziative me-glio gestite dalla Comunità montana. E spiego perché.Una valle come la nostra, la cui esisten-za si basava su pastorizia e agricoltura, con la diff usione della fi llosera (malat-tia della vite e delle piante da frutta) e col blocco imposto dai vescovi svizze-ri al commercio del vino, aveva subito un duro colpo. La coltivazione, che era stata conseguentemente abbando-nata, se non per uso personale della famiglia, fu messa in ginocchio una seconda volta nel dopoguerra, con l’avvento delle fabbriche e la “discesa” dagli alpeggi per il posto da operaio.Per fortuna, con l’avvio del progetto della Comunità montana Valle Osso-la e la nascita dell’associazione Pro-duttori agricoli ossolani, s’è verifi cata un’inversione di tendenza, coincisa col rifi orire delle “topie” ossolane sui terrazzamenti assolati di Masera, Trontano, Montecrestese, Calice e Vil-ladossola.Ma ora parliamo un po’ di questo Prü-nent. Il nome potrebbe derivare da prunum (prugno), legato al sapore del vino o alla tradizione di piantare un prugno a margine del vigneto. Op-

di Massimo Sartoretti

Torchio restaurato di Masera

Page 50: OSSOLA.it n4 gusto

48

pure da pruina (brina), in riferimento al periodo della vendemmia, essendo un vigneto tardivo, che matura verso la metà di ottobre, e oltre. Il vitigno del prünent è il nebbiolo. I nuovi vigneti sono barbatelle innestate, anche se esistono ancora gambe di vigna fran-che di piede - e ultracentenarie - che danno una produzione limitata, ma di altissima qualità.È opinione comune che la varietà più “scontrosa”, ma al contempo mera-vigliosa, è il nebbiolo. Sicuramente pochi al di fuori dei confi ni ossolani, non più di dieci anni fa conoscevano il prünent. Anzi, chi lo conosceva lo snobbava, chiamandolo bruschétt per la sua acidità. Ma ora, dopo le cure del caso e con l’aiuto del produttore Garrone, che si è prodigato per il recupero di quest’uva con una selezione, sia dei conferitori, sia della qualità in vigna, s’è compiuto un passo fondamentale per avere un prodotto fi nale di qualità. E il risultato parla chiaro: è stata raggiunta la Doc!La qualità dell’uva ora viene control-lata prima e durante la vendemmia: solo le banje (grappoli) migliori diver-ranno prünent, con le altre destinate all’ossolanum e al ca’ d’Matè (sempre

di qualità, ma meno longevo). Il prü-nent viene prodotto in ridotte quanti-tà, con 50 quintali per ettaro, si vinifi ca mediante la fermentazione in vasche d’acciaio delle bucce per circa otto giorni. Il tutto viene quindi travasato in recipienti d’acciaio, dove riposa e “lavora” per altri cinque mesi, per poi passare in piccole (da 220 litri) botti di rovere, dove avviene anche la secon-da fermentazione malolattica.La pratica e l’esperienza permettono all’enologo di variare i tempi, del tut-to o in parte, della maturazione nelle barrique. Questo per dare la giusta “rotondità” al vino, senza però che questo sappia di legno. Il vino si presenta di colore rosso ru-bino brillante con rifl essi granati, ha un profumo intenso e complesso, che spazia dal fl oreale al vanigliato. Il sapore è tipico del nebbiolo: asciutto, sapido, potente, con una buona strut-tura e persistenza e tannini presenti in maniera adeguata. È un vino che ben si abbina a secondi piatti di carne (an-che con salse di cotture importanti), da forno e brasati. È ottimo pure con la selvaggina e, perché no, con polenta e funghi. Ma va a nozze anche con for-maggi bovini di lunga stagionatura.

Page 51: OSSOLA.it n4 gusto

49

Frazione Pontetto, 102 - 28864 Montecrestese (VB) Valle Ossola - Tel/Fax. 0324.232870 - Chiuso il lunedìFrazione Pontetto, 102 - 28864 Montecrestese (VB) Valle Ossola - Tel/Fax. 0324.232870 - Chiuso il lunedìwww.osteriagallonero.it - [email protected] - [email protected]

il locale, ricco di atmosfera ed improntato sulla ricerca della cucina tradizionale, offre all'at-

tento gourmet una competente selezione di vini Italiani, abbinabili alle caratteristiche delle spe-cialità della nostra cucina: salumi nostrani, for-maggi d'alpe, paste della tradizione ossolana, carni selezionate e selvaggina.

Ost

eri

a G

all

o N

ero

Page 52: OSSOLA.it n4 gusto

50

la ricettaLumache alla Borgogna (Escargots à la Bourguignonne)Montare a crema il burro dell'alpe Veglia, ag-giungere il prezzemolo, l’aglio e lo scalogno tritati fi nissimi, sale e pepe. Mescolare bene fi no ad ottenere un composto omogeneo. Introdurre un poco del composto preparato nei gusci, mettere in ciascuno una lumaca e riempire con altro composto. Cospargere l’imboccatura delle conchiglie di pangrattato e infornare per 10 minuti ca.

Tagliolini al ragù di LumacheFare soff riggere nell’olio la cipolla e l’aglio tritati, tagliare le chiocciole e farle insaporire per qualche minuto, aggiungere il vino e farlo evaporare a fuoco vivace, tagliate i pomodori e ver-sateli sulle chiocciole aggiungendo il prezzemolo tritato, il peperoncino e il sale. Tempo di cottura 30 minuti circa.

Lumache all'OssolanaSaltare in padella le lumache con acciu-ghe e aglio a parte stufate le carote, il sedano e i funghi a cottura dello stufato aggiungere le lumache saltate in prece-denza e del pomodoro. Ultimate la cottura e servite con polenta.

La LümagaELICICOLTURA OSSOLANA

Lumache extra al naturale28865 Crevoladossola (VB)

Via Valle Vigezzo - Tel. 348.3507916 / 0324.238891

Page 53: OSSOLA.it n4 gusto

51

www . r i s t o r a n t emon c a l v e s e . i t

di Zanoni Franco Lopardo Maria e fi gli

Corso Dissegna, 32 - Domodossola (VB)Tel. +39.0324.243691

Da Lunedì a Venerdi menù a mezzogiornoE 10,00 tutto compreso

[email protected]

Specialità di pesce, Specialità Piemontesi, Serate a tema

Banchetti

Concessionario per il VCO - Montecrestese (VB)Fraz. Pontetto 104/A - Tel. 0324.35225

PAPA NICOLINI

Page 54: OSSOLA.it n4 gusto

525252

Il borgo della culturaIl borgo della cultura

CITTA’ di DOMODOSSOLAProvincia del Verbano Cusio Ossola

La nuova Piazza Rovereto:

“a misura di cittadino”

Il Comune di Domodossola ha otte-nuto un consistente fi nanziamento

dalla Fondazione CARIPLO (1.400.000€) nell’ambito del “Bando per le Opere Em-blematiche” per la realizzazione del pro-getto denominato “il Borgo della Cultu-ra”. Il progetto ha la sostanziale fi nalità di cambiare volto al centro storico di Do-modossola: non un semplice interven-to di restauro o recupero funzionale di un’opera o di una struttura, non la realiz-zazione di un nuovo edifi cio più o meno utile, ma il disegno di una nuova imma-gine dell’intero centro storico attraverso la riqualifi cazione dei suoi più importan-ti Palazzi e delle vie di accesso, la defi -nizione di un percorso turistico inno-vativo, l’elaborazione di una immagine coordinata degli interventi, la creazione di un ”Borgo della Cultura” attraverso la valorizzazione e la caratterizzazione dell’esistente.“Un intervento che contribuisca ad ac-crescere il senso di appartenenza alla comunità - aff erma il Sindaco Marinello

- e che stimoli l’attaccamento alla pro-pria terra”. Un intervento che, possibilmente, di-venti modello esportabile.La sfi da è quella di cambiare il volto al cuore della città di Domodossola facen-do diventare il suo centro storico un bor-go da “vendere” nel mercato del turismo culturale nazionale ed internazionale.“Domodossola al centro di un “Distretto culturale” in cui programmare attività di respiro sovra-comunale - conferma-no dall’Amministrazione: il borgo inteso come una sorta di palcoscenico dell’in-tera valle”.Si vuole pertanto dare la sensazione a chi giungerà a Domodossola ed accede-rà al suo centro storico di entrare in una realtà diversa, dalla forte valenza storico-culturale.Ma perché puntare sul “Borgo della Cul-tura”?“Domodossola, naturale capoluogo della Valle Ossola, vive la diffi cile fase di riconversione della sua economia - risponde il Sindaco Marinello: da capo-

Page 55: OSSOLA.it n4 gusto

53

luogo di un’area fortemente industria-lizzata, in seguito alla crisi del settore, sta infatti cercando, da anni, di indivi-duare nuovi elementi cardine sui quali rilanciare nuove forme di sviluppo.In un contesto assai complesso il com-mercio ed il turismo divengono elemen-ti fondamentali sui quali lavorare”.Sfruttando la posizione baricentrica e la sua storia, nonché la struttura marcata di città, Domodossola sta quindi cercando da anni di sviluppare e dare gambe ad una vocazione turistica che necessita, per poter divenire trainante, di interven-ti “strutturali” importanti.“In quest’ottica -sostengono l’Assessore al Turismo Pizzicoli e quello alla Cultu-ra Albini - lo sviluppo della nicchia del turismo culturale può essere la carta vincente con evidenti ricadute positive sulla qualità della vita e sulla promozio-ne dello sviluppo culturale, economico e sociale della città e del territorio ad essa circostante”.Uno dei tasselli fondamentali all’interno del nascendo Borgo della Cultura sarà rappresentato da Palazzo San France-sco: il suo piano terra ospiterà un Museo di Arte Vigezzina e uno spazio destinato all’allestimento di mostre di arte con-temporanea.“E’ un progetto sul quale si sta lavoran-do da tempo che vede coinvolta l’asso-ciazione Ingremiomatris di Domodos-sola - dicono dall’Amministrazione: il

La futurariqualifi cazione di Palazzo San Francesco e delle aree adiacenti

Spazio Museo all’apertoP.zza Convenzione eP.zza Volontari dellaLibertà

PALAZZO SAN FRANSCESCO

cuore del Borgo sarà un tesoro colmo dei gioielli rappresentati dalle opere vigezzine di una importante collezione privata, dalle collezioni museali comu-nali e dai quadri della pinacoteca civica che verrà intitolata al compianto prof. Gnemmi”.Il più importante museo di arte vigezzina del Mondo, lo amano defi nire così i pro-motori, sarà curato dallo Studio Rancati di Milano ed i ponteggi apparsi attorno allo stabile danno fi nalmente l’idea della partenza di lavori che la città attendeva da anni.“Il progetto complessivo prevede uno stanziamento importante di circa 2 mi-lioni di euro - aff erma il Sindaco - utile non solo all’allestimento del museo, ma anche al recupero di tutti gli aff reschi tuttora coperti al piano terra e la siste-mazione defi nitiva dei piani superiori: ancora un po’ di attesa e fi nalmente Domodossola riavrà il suo palazzo e di questo ne andiamo orgogliosi”.

Il museo che verrà

Page 56: OSSOLA.it n4 gusto

54

Nella Stazione Ferroviaria Vigezzina di Domodossola, che collega due cul-

ture, due confi ni, tra la Svizzera e l’Italia, passano ogni anno due milioni di per-sone. L’associazione Ingremiomatris ha scelto una postazione nel cuore di questa sta-zione, per aprire una galleria fuori dal co-mune. Una storica carrozza degli inizi del '900, dagli elegantissimi e spartani inter-ni in ciliegio, recentemente restaurata e tenuta come un'opera d'arte in sé, ferma sul Binario 1, diventa spazio d’arte dove per 17 mesi sfi leranno artisti e opere. Osserveranno la gente e proveranno a dialogare, a far fermare qualcuno, a raccontare comunque le loro storie. Useranno il linguaggio visivo, quello del colore, delle emozioni, delle forme, del movimento.Se le gallerie di tutto il mondo lamenta-no che ormai, dopo la serata dell’inau-gurazione, nessuno passa più, quale migliore possibilità di avere un pubblico continuo, ricco, quotidiano, aff ezionato? La carrozza, ferma sul suo binario, diven-terà una galleria a statuto speciale, un esemplare unico. Dai sei grandi fi nestrini illuminati e orientati verso il marciapie-de, le opere saranno visibili dall'esterno, osservabili solo da fuori, da chi passa lì vicino.

Per il resto il corpo del vagone sarà chiu-so, un luogo a sé un po’ magico. Una gal-leria come una vetrina, che si protende per cercare il contatto. Un susseguirsi di mostre che dureranno circa un mese e mezzo, con personali e collettive, spa-ziando dalla pittura alla fotografi a, dalla scultura alla videoinstallazione, etc. Tutta la rassegna è idealmente ispirata alll’idea stessa di volo, di partenza, di nomadismo concettuale. Il volo è una perfetta metafora dell’esperienza artisti-ca. Voli che si compiono in ogni opera, sperimentazioni che partono da terreni conosciuti per esplorare altri mondi e al-tri cieli. Ogni tensione artistica è così, un volo, che porta l’artista stesso ma anche il pubblico, nel momento del contatto. L’arte è un insieme di tentativi, esperien-ze, approcci a tentare il salto, comun-que, verso qualcosa.Nelle mostre che si susseguiranno la fi -gura di Geo Chavez è un’eco, una textu-re che tiene insieme e su cui si sviluppa, come un orizzonte, la struttura del pro-getto. Chavez sarà una sorta di compa-gno di volo.Geo Chàvez, aviatore di origini peru-viane che per primo trasvolò le Alpi nel 1910 perdendo la vita, a soli 27 anni, morì in un tragico incidente proprio a Domodossola.

Arte contemporanea in voloArte contemporanea in volo

Page 57: OSSOLA.it n4 gusto

55

Il 27 settembre 2010, la città celebrerà infatti il centenario della morte di questo personaggio che incantò e commosse il mondo sacrifi candosi per il suo sogno. I sei lavori presentati declinano ai visita-tori-viaggiatori un'idea della creatività multiforme che abiterà la stazione di Domodossola fi no a settembre 2010. Al centro l’incontro tra opera e spetta-tore, lo scambio e il contatto tra arte e pubblico..Nelle opere in mostra il tono evocativo e poetico segna una comune armonia, in un passaggio da fi nestrino in fi nestrino che amplia fi no a spezzare il signifi cato della parola “volo”. La carrozza sarà in-somma un piccolo laboratorio in ebolli-zione, che andrà a cercarsi il suo pubbli-co sottoterra, partendo dal sottopasso di una stazione per uscire nel mondo.

Un’operazione dal sapore avanguardisti-co e situazionista che connota da sem-pre lo spirito dell’Ingremiomatris.Alla fi ne tutta l’operazione sarà docu-mentata da un catalogo Allemandi edi-tore, una sorta di diario di bordo di un lungo viaggio d’arte compiuto a bordo di un treno.

infoTitolo: Sottopasso. Arte in voloa cura di Olga Gambari e Massimo FiumanòSede: Binario 1 Stazione Ferroviaria Vigezzina, piazza Matteotti, DomodossolaDate: maggio 2009 - settembre 2010Orari: tutti i giorni dalle 5:00 alle 21:[email protected]. 335.7357840

Bontà d’Autunno“Bontà d’autunno” è la mostra mercato di prodott i tipici organizzata in No-vembre dall’Assessorato al Commercio del Comune di Domodossola con il contributo della Regione Piemonte.Nella centralissima piazza Mercato, una trentina di produtt ori locali propon-gono il meglio dell’enogastronomia ossolana: protagonisti indiscussi sono: pane nero, miele, formaggi di tutt i i tipi, ortaggi, erbe offi cinali, mele, conserve, noci e vino. “Bontà d’autunno” è animata con canti e balli dei gruppi folklori-stici locali, con i laboratori creativi per i bambini, con il laboratorio del casaro e improvvisazioni musicali con strumenti della tradizione celtica. Sarà possibile anche degustare l’“amiasc” della Val Vigezzo, un’antica focaccia la cui ricett a rimane rigorosamente segreta, cott a sulla griglia e aromatizzata con il burro fuso. Per tutt i poi cioccolata calda, vin brulé e le immancabili caldarroste.

Page 58: OSSOLA.it n4 gusto

56

Comunità MontanaAntigorio Divedro FormazzaLocalità Bagni, n. 20

Tel. 0324.618431

Antigorio Divedro Formazza

Ospi ta l i tàOspi ta l i tàEstate 2009/Inverno 2009/2010

100 strutture

www.andifor.itconsulta il catalogo 2009/2010

delle strutture turistiche

clicca ospitalità troverai descrizioni e prezzi aggiornaticompresi i recapiti di ristoranti e pizzerie.

se invece ti interessa l’agriturismo vai al sito

www.agriturismoinalpeggio.orgtroverai una scheda dettagliata per ogni agriturismo

ed interessanti percorsi escursionistici collegati

VUOI SOGGIORNARE INVALLE ANTIGORIO - DIVEDRO

FORMAZZA?

Page 59: OSSOLA.it n4 gusto

57

Viceno e la Casa Museo

della Montagna

La Comunità Montana Antigorio Divedro Formazza, negli anni ‘70

acquistò una casa rurale nel centro di Viceno, bella frazione panoramica del Comune di Crodo, avendo ricevuto da parte di numerosi cittadini segnala-zione del possesso di suppellettili ed attrezzi d’epoca dei quali erano dispo-sti a privarsi se fossero stati fatti con-fl uire in un apposito spazio espositivo. Nacque così uno dei tanti musei et-nografi ci, che proprio in quegli anni fecero qua e là la loro apparizione. Apparizione signifi cativa, perché av-venuta dopo la rapida industrializza-zione e lo sviluppo socio-economico del dopoguerra e nata dall’esigenza di salvare dall’inevitabile oblio tutta quella serie di attrezzi ed oggetti il cui uso era partito nella notte dei tempi e, specie nelle aree rurali, si era trascina-to sino a pochi anni prima.La produzione industriale ed un benessere diff uso avevano com-pletamente trasformato il concetto dell’abitazione e delle sue dotazioni, non solo il frigorifero prese il posto della ghiacciaia, prima nelle case si-gnorili per poi diff ondersi anche tra i ceti meno abbienti, ma anche nella realizzazione di attrezzi banali quali

di Marilena Panziera - Comunità Montana Antigorio - Divedro - Formazza

Page 60: OSSOLA.it n4 gusto

58

mestolame, stoviglie e contenitori per usi vari, sino ad allora rigorosamente in legno, rimasti uguali per forma ed utilizzo, ma realizzati nell’innovativo materiale, che specie negli anni 60 in-sidiò il primato del legno persino nel-la realizzazione dei mobili: la plastica.La casa Museo della Montagna di Vice-no, nacque quindi come sacrario della manifattura contadina, affi nché si conservasse memoria del modo di vi-vere semplice e rigoroso dei nostri padri. Non si spaventano né stupiscono gli anziani della valle di fronte alle fredde scale in grani-to che salgono verso i piani superiori dove in una scarna cucina ma-die e panche in legno grezzo fanno da co-rollario alla stufa ed al camino in pietra, che all’epoca erano le uniche fonti di riscaldamento della casa nei freddissimi inverni alpini. Né il ruvido contatto con la biancheria in lino o canapa è loro sconosciuto, né la funzione dei vari attrezzi dal tagliapa-nesecco alla zangola per il burro, sen-za dimenticare i telai per tessitura e le commoventi culle scolpite nel legno o intrecciate con le fronde dei salici, dove alcuni di loro hanno emesso i loro primi vagiti.Per il visitatore tutto ciò è irresistibil-mente bello ed istruttivo, esotico e toccante, perciò la Comunità Monta-na Antigorio Divedro Formazza, pro-segue anno dopo anno nella ristruttu-razione e tutela di questo bene, parte fondamentale del patrimonio cultura-le del territorio che rappresenta.

infoCasa Museo della MontagnaFraz.Viceno - 28862 CRODO

Comunità Montana Tel. 0324 618431; Alb. Edelweiss Tel. 0324 618791; [email protected]

Orari: Martedì e Sabato 10.00-12.00Giovedì e Domenica 16.00-19.00

Page 61: OSSOLA.it n4 gusto

59

Il ristorante pizzeria Gambrinus vi aspetta per cene e bachetti classici del-la cucina italiana, carni e pesce selezio-nati, accompagnati da vini di qualità. Curato nei minimi particolari e nella bella stagione, potrai cenare all'aper-to, nel nostro dehore coperto. Abbia-mo un sala per cerimonie e banchetti tra amici. potrai gustare anche fanta-stiche pizze cotte nel forno a legna.

GambrinusRistorante - Pizzeria

Ristorante Pizzeria Gambrinus Via Mazzorini, 6

28865 Crevoladossola (VB) Tel. +39 032445192Chiuso il martedi

Aperto la sera dalle h 18 alle h 24

PIZZA FUNGHI PORCINI E BETTELMATTAlla Pizzeria Gambrinus è possibile gustare la pizza ai funghi porcini e Bettelmatt. I funghi trifolati vengono messi a fi ne cottura. Appena sfornata viene aggiunto il Bettelmatt e servita.Un’altra ottima proposta è la pizza al Bettel-matt con prosciutto crudo della Val Vigezzo. Una pizza unica, la pizza della Val d’Ossola.

Page 62: OSSOLA.it n4 gusto

60

La polenta nella cultura alpina (e nei miei ricordi...)

di Michela Zucca

Page 63: OSSOLA.it n4 gusto

Sarà capitato a tutti di notare, incas-sata nel muro di qualche antica casa

di pietra, un sasso strano, con un buco in mezzo, e di chiedersi a che cosa diavolo poteva servire una cosa tanto curiosa... La risposta è facile: si tratta di una ma-cina a mano, simile a quelle che, ancora oggi, usano le donne africane per fran-tumare i semi dei cereali per farne farina. Farina che servirà poi per farci il pane ma che, in arco alpino, serviva a confezio-nare il piatto più famoso del Nord Italia, associato agli abitanti delle montagne: la polenta. Polentoni chi la mangiava, sinonimo di poco furbo, ingenuo, rozzo: soprannome che hanno conservato (as-sieme ai pregiudizi) fi no ad oggi. La polenta è forse uno dei cibi più antichi del-la storia dell’umanità. Il pane venne molto, mol-to tempo dopo: non tut-ti potevano cuocere il pane. Perché c’era biso-gno di un forno, che do-veva essere scaldato a dovere prima che si po-tesse usare, e la legna è sempre stata dura da raccogliere, risorsa preziosa da non sprecare, specialmente in montagna dove gli inverni erano lun-ghissimi e gelidi (non si parlava ancora di eff etto serra). C’era bisogno di metter-si d’accordo fra vicini, perché il forno era della frazione e si accendeva soltanto quando tutti erano d’accordo e avevano qualcosa da cuocere: quindi poche volte all’anno, nelle grandi occasioni (mia ma-dre, originaria della provincia di Sondrio, mi raccontava che per loro mangiare pane bianco era come “mangiar biscot-to”...). Il forno doveva essere sorvegliato perché non si spegnesse, quindi biso-gnava fi ssare dei turni e non era facile

organizzarsi quando c’era qualcos’altro da fare... Al contrario la polenta cucinava senza sprecare un grammo di legna: mentre si scaldava casa, si metteva su acqua e fa-rina e dopo un po’ era pronta. Era calda, molle, riempiva la pancia in fretta, intie-pidiva le mani gelate dopo ore trascorse fuori al freddo (la polenta si teneva in mano, non nel piatto), potevano maneg-giarla anche i vecchi senza denti e i bam-bini piccoli, non doveva essere spezzata o morsicata come il pane. Poteva essere

accompagnata a qualsiasi cibo, dolce o salato, e se avanzava si scaldava o si frig-geva nel burro ed era ancora più buona. Queste le ragioni della sua straordinaria persistenza sulle nostre tavole.Ma, come si diceva prima, lo polenta è antichissima. I nostri antenati scopriro-no subito che semi e cereali si poteva-no macinare, e poi mescolare all’acqua calda fi no a farne una pasta che poteva essere consumata immediatamente o conservata. Malgrado si pensi che i prei-storici fossero coraggiosi cacciatori e grandi mangiatori di carne, l’esame chi-mico dei resti delle loro feci fossilizzate (!) dimostra che l'uomo delle caverne si

61

in monthissimi

di eff ettosi d’accordo fra della frazione e

oqall’adre, mi rpa

ocererandll

eranoa cuoce

o d acre: qui

e e tti eran

si acced’

pre stateziosa da

che la

ta du

vere prie usare

e statatan

eer

cord

pagno

quann

rigonncrosaonaa

rnon ssa

p

’anorcb

.). erc

à capitamuro

strsi

a csta è facile

a, un sass, e di chieda servire u

e, intica cbu

otare ncasS tatro di

anoch

aa

anfn

e cane

midon

dei cddo

de

traa atr

a q

sa

cinaoggi, u

mareFarina h

la stopane to t

cibi piùoria del

m

La pdei c

haemogoc

a o a ola polentla m

eva serispos

turrur

Page 64: OSSOLA.it n4 gusto

62

alimentava con cereali che usava maci-nare grossolanamente tra due pietre e cuocere in acqua bollente. Così fecero i babilonesi, gli assiri e gli egizi. Nell'epo-ca romana la polenta era chiamata con un nome molto simile al termine odier-no: "pultem". Era fatta di farro, un cere-ale simile al grano, soltanto più duro. Si può dire, però, che la polenta si faceva con quello che si aveva: segale, grano saraceno, miglio, sorgo, panico... Perché non era un piatto gastronomico, ma un modo di cucinare i cerali. Quando arrivò il mais, dopo la conquista dell’America, le pannocchie soppiantarono le spighe e da un paio di secoli si fa di granoturco: sempre nello stesso modo, però.Nel giro di relativamente poco tem-po (qualche secolo, qualche millennio, chissà...!), gli alpini scoprirono anche uno degli abbinamenti tipici della storia dell’alimentazione nostrana: l’accoppia-ta polenta-latticini, in tutte le salse e in tutte le stagioni. Perché la polenta non la si mangiava mai “liscia”: la polenta senza niente, senza neanche un poco di burro (un “poco” di burro rasentava quasi sempre i due etti, e talvolta li superava...) era il mangiare dei veri miserabili, ed era chiamata “po-lenta santa”: forse in ricordo dei tempi di penitenza e di quaresima. In cui era ob-bligatorio digiunare e mangiar di magro, oltre che astenersi dai rapporti sessuali: secondo i preti, bisognava star così quasi un terzo dell’anno. Bisogna dire che latte, burro e formaggio costituiscono la base dell’alimentazione montanara. A diff erenza che in pianura, dove la grande proprietà terriera era la regola, e i contadini senza terra erano talmente poveri che i braccianti spesso vivevano in accampamenti o in barac-che spostandosi a seconda degli ingaggi e conducendo un’esistenza nomade e raminga (“Ci credo che erano comu-nisti! Per come li trattavano male!!!!!”),

condier-cere-o. Si

eva: segale, grano , panico... Perch

omico, ma un do arrivòAmerica,

spighe

Psi avesorg

va: segche la polen

ta dsoltala p

erò.poco tmillenn

do, pente ua

granoturcò

.. Pmicouad

oi

ncoria a-

iamnun

ro. Sa

uuedueCosu e

ieroellat co

pamenti o ineces

cheavano

nda degli intenza nom

eranco

ngi! Pe ),

oaos u

do ttava

canc

ani coo

an rietà seetà

incaano c

one ianura, era laeran

e-

nzao” di

mangiiente, sn “poc

va mai senzacoegipo

i

,essuali:

così quasi

in barin b ac

eali eal

Page 65: OSSOLA.it n4 gusto

63

sulle Alpi raramente c’era chi non ave-va “niente”. Una mucca, qualche capra, un paio di pecore, il maiale e le galline ce le avevano quasi tutti; oltre natural-mente, ai cappi di granoturco per farci la polenta. Ognuno portava al mulino il suo grano, e la farina macinata di fresco “saltava”, era leggerissima, come farina bianca, chia-ra e profumata. Mia nonna non voleva saperne della farina troppo gialla che si vendeva nelle confezioni del super-mercato: “Gli macinano dentro soltanto lo scarto del chicco, per questo è così gialla, sembra arancione!”. Si comin-ciava a mangiarla da neonati: perché la pappetta da svezzamento dei bambi-ni, la “polentina” appunto, era fatta col latte, liquida, morbida morbida, a cui si aggiungeva, con l’età, il formaggio. For-maggio che era un alimento ubiquitario: per farsi i denti ai bambini veniva dato, al posto del ciuccio, la crosta del formag-gio stagionato: anch’io mi sono sentita dire, dalla pediatra di mia fi glia, che la bambina “sapeva di formaggio”...Ed era assolutamente vero, visto che l’at-trezzo di gomma lo sputava con gusto e la crosta del grana le piaceva tanto...E poi si continuava fi no alla fi ne del-la vita. I popoli venivano catalogati a seconda della maniera di far polenta. C’erano quelli “come noi”, ovvero mon-tanari duri e crudi, che la facevano dura e la mangiavano tenendosela in mano così scaldava anche. E c’erano quelli che la mangiavano molle (orrore!), che cadeva da tutte le parti e che non stava sull’asse, e che poi non si poteva portare dietro fredda. Ma si sa, “quelli” la faceva-no anche con la farina bianca, e la man-giavano anche col pesce... Per non dire di quando la facevano di patate... Si nota nelle tradizioni gastronomiche l’antichissima divisione culturale dell’ar-co alpino, che non passa per lo spartiac-que, versante sud meridionale mediter-

raneo e versante nord mitteleuropeo (“I grigionesi fanno la polenta come noi, ma sai, parlano anche lo stesso dialetto, i ti-cinesi poi non parliamone, sono la stessa gente, e anche i piemontesi e francesi la fanno dura... Ma i tedeschi no, mangiano solo patate e cavoli, e ai veneti gli piace molla!”). L’arcaica cesura dell’arco alpino attraversa la catena in senso trasversale, da nord a sud, verticalmente, e divide i popoli di retaggio franco-romancio-la-tino da quelli tedeschi-slavi-veneti, che hanno usanze alimentari totalmente di-verse, accostano polenta e pesce e usa-no anche l’olio. La polenta variava a seconda della stagione e della tipologia di cibo da accompagnare; ma una cosa era asso-lutamente certa: si faceva tutti i giorni, con qualunque condizione metrologica e dovunque ci si trovasse: nella casa di valle, sul maggengo o in alpeggio. Anzi: la polenta, mentre donne e bambini mungevano le vacche prima di andare a scuola, era la prima cosa che si faceva dopo aver acceso il fuoco. Di solito era la nonna, esentata per via dell’età dal la-voro esterno, che “metteva su polenta”. Dopo aver munto e preparato per fare burro e formaggio, prima di andare a scuola, si faceva colazione: con polenta, carne e vino per gli adulti. Alle otto del mattino, dopo un paio di ore di lavoro buone. Problemi di digestione, nessu-no, a parte una fame che spesso non si saziava. Si faceva a gara a grattare il paiolo del-la crosta croccante e abbrustolita che veniva anche messa nel latte: adesso li chiamano corn fl akes e si comprano in scatola al supermercato. La polenta della mattina veniva “fatta su” in uno strofi naccio pulito per essere portata dietro al lavoro, con un po’ di salame e di formaggio. La sera, o si ri-faceva, o, se ce n’era ancora (cosa poco probabile perché le bocche da sfamare

mela poOgnla f

mra e profumata. Maperne della fasi vendeva nemercatolo scartogialla

neMia nona tr

mata. Mme farinMi

, comM

al ta dime

etta da “pole

te liq

gda svetina”

o

ava a mantt d

ne eva

Gll r

ngd

giumagp

vai

ntuno

farl

e”ee”. di ”v

f

paee

nufa

do la facevazio

on pante sud

a nelle trahissima div

che nnale

parmedqu

Pat

gacu

pase sud

alcllica, Pe

lliMa sfar

Ma in

scdni

nen pa

cadesull’assdietro o an

lE

bamEd er

alla pebina “sara asso

gio sdire, dbamb

rzo

croE pl

tanari e la mang

quandouandodi q

entente

Page 66: OSSOLA.it n4 gusto

64

erano tante e non era l’appetito certo quello che mancava) si tagliava a fette e si metteva sulla stufa per farla rosolare e mangiarla con la minestra. Oppure col latte caldo appena munto: si mangiava subito dopo la mungitura della sera e poi si andava a letto, perché la mattina bisognava alzarsi prima del sorgere del sole altrimenti le mucche piangevano perché nessuno le mungeva e sentivano male...E poi, c’era la polenta dei giorni di festa: la taragna, gli sciatt, frittelle di polenta ripiene, la polenta dolce, polenta e vino, polenta e zucchero...La taragna veniva fatta col burro e col formaggio: ma non come si fa adesso, “il burro deve colare fuori, e il formaggio pure, bisogna METTERCENE!!!!”. La farina non ha importanza: ancora una volta, “taragna” è la modalità di preparazione, si fa con la farina che c’è, chi ha quella di grano saraceno, se gli piace, usa quella nera, altrimenti quella gialla va be-nissimo... l’importante è il con-dimento, che sia abbondante... Deve grondare e chi mangia deve lasciare i problemi di co-lesterolo a casa sua. Che il cole-sterolo ce l’hanno solo i milanesi, qui da noi non se ne è mai sentito parlare. La polenta “oncia” (unta) viene tagliata a pezzi, pasticciata e condita col formaggio fuso, e poi “arrangiata” d burro: ma il burro che gli si mette sopra (ovviamen-te sempre in quantità industriali) viene fatto friggere con l’aglio, e anche in questo caso si deve VEDERE. Non c’è da preoccupar-si, perché tanto si mangia solo quella, accompagnata da un bel bicchiere di rosso che ti aiuta a mandarla giù, se hai paura di in-grassare salti la cena.

Gli sciatt (rospi) sono un piatto tipico della cucina valtellinese: polpette di po-lenta ripiene di formaggio, poi fritte nel burro fumante... Adattissimo a diete di-magranti e a fi tness di vario tipo.Oggi la polenta è stata sostituita dal pane, che si mette anche in freezer (an-che la polenta si può congelare, poi si scalda alla piastra ed è buonissima). Ma il pane non ha odore, mica scalda le mani d’inverno. Certo che la polenta non si può fare se sei in due, non vale la pena, e poi sporchi il paiolo, ci metti tanto, sul gas... La mia vicina di sotto, una signora bergamasca che ogni giorno cucinava per otto (aveva a tavola fi gli e nipoti che tornavano da suola) la faceva spesso, e io già dalla tromba delle scale sentivo il profumo e pregavo mia mamma di con-servarmene un pezzetto se avanzava...

Page 67: OSSOLA.it n4 gusto

65

Page 68: OSSOLA.it n4 gusto

66

Via Pietro Iorio Ornavasso (VB)Cell. 333.982 9810Chiuso il Lunedì

[email protected]

Lago delle RoseLago delle RoseRistorante

Specialità ossolanee di pesce

Ampia sala ristoranteper cerimonie

Pesca sportiva

Page 69: OSSOLA.it n4 gusto

"La vita tra Leponti e Walser" è la gior-nata della memoria in programma il primo maggio a Ornavasso. Memoria del passato rivisitata negli antichi me-stieri e nella vita quotidiana della civiltà contadina ornavassese e rappresentata in oltre trenta cortili di antiche case di pietra. I due vocaboli che danno titolo alla manifestazione (Leponti e Walser) richiamano i due momenti di civiltà che hanno segnato la storia del paese: quello dell'età antica documentato dalle necropoli di San Bernardo e In Persona e quello della civiltà walser dal Medioevo alla fi ne dell'Ottocento.L'iniziativa è frutto della partecipazione

La vita La vita tra tra LepontiLepontie Walsere Walser

67

Page 70: OSSOLA.it n4 gusto

68

corale di tutto il paese che collabora aprendo per un giorno le "corti chiuse" tipiche dell'architettura rurale e dove per un giorno vengono riproposti anti-chi mestieri dimenticati (l'artigianato del legno, l'arrotino e lo stagnino, il picasass e i diversi momenti dei lavori agricoli); vengono proposte antiche usanze dalle donne che indossano i costumi tradizio-nali, mentre in angoli del paese vengono recitate poesie che ripropongono suoni e sentimenti della lingua dei padri. La manifestazione è organizzata dal Co-mune di Ornavasso, dal Gruppo Alpini, dal Gruppo Walser Urnafasch e dall'As-sociazione Linea Cadorna con la parte-cipazione di tutti gli enti e associazioni del paese. Un viaggio, lungo un giorno, in un passato lungo secoli.

Passeggiata nella storia:la Linea CadornaDal piazzale della Punta di Migiandone dove un cannone, posto all'inizio della strada militare, testimonia la presenza di

strutture fortifi cate.si segue la strada mi-litare, che sale con pendenza costante. Si incontreranno presto le prime trincee e le gallerie d'accesso alle trincee e alle postazioni per mitragliatrici, fi no ad arri-vare al "Forte di Bara", postazione fortifi -cata che doveva ospitare cannoni a lun-ga gittata. Dopo un giro sulla piazzola

Page 71: OSSOLA.it n4 gusto

69

dove è posizionato un cannone e nelle postazioni di mortaio si passa davanti al luogo dell'alzabandiera imboccando la strada sterrata d'accesso. Si oltrepassa il bivio della mulattiera A21 che prosegue verso il Monte Massone, si attraversano due ponti e si raggiunge quindi la strada asfaltata per il Boden.Si percorre la strada asfaltata fi no al piazzale del Santuario del Boden. Dopo la visita alla chiesa ci si può fermare alla locale trattoria per uno spuntino. Poco sotto al piazzale ha inizio la mulattiera delle Cappelle, si scende alla zona detta "La Quiete", si oltrepassano diverse cap-pelle, lasciandosi sulla sinistra il sentiero per il forte di Bara e Migiandone, indica-to come "la via delle Vie Crucis", si prose-gue fi no ad incrociare la mulattiera che scende ad Ornavasso, quindi diritti fi no alla Chiesa Parrocchiale. Poco sopra si possono vedere la Torre, la Chiesa della Guardia e alcuni resti del

Castello. Si scende un tratto di strada per raggiungere l'area del vecchio cimitero, che si lascia sulla destra, e si percorre la strada che passa sotto la chiesa. Si oltre-passa la scalinata che porta alla Chiesa e in Via Conciliazione si oltrepassa la Cap-pella della "Madonna delle Grazie", quin-di si prosegue tenendosi a monte fi no ad arrivare nell'area del "Laghetto delle Rose". Un sentiero prosegue costeg-giando le pareti rocciose della palestra di arrampicata di Ornavasso e da qui si raggiunge il piazzale di partenza.Il tema principale di questo itinerario è il sistema difensivo della "Linea Cadorna", risalente alla prima guerra mondiale, con una complessa rete di strade, trin-cee, camminamenti, gallerie, ripulite e rese fruibili grazie all'impegno del Grup-po Alpini di Ornavasso.La seconda parte del percorso è invece caratterizzato da importanti testimo-nianze di religiosità popolare.

Page 72: OSSOLA.it n4 gusto

70

Le pentole Le pentole di pietradi pietra

di Michela Zucca

Page 73: OSSOLA.it n4 gusto

71

Le pentole di pietra

"Già da molto tempo Piuro è ritenuta famosa soprattutto per la lavorazione dei recipienti torniti (laveggi) che ivi si fa quasi di continuo, ricavati da uno specia-le tipo di pietra. Infatti questa si scava in un monte sulla sinistra (del fi ume) un po' in alto, da caverne di profondità quasi incredibile, entro cui singoli uomini stri-sciano con le mani e coi piedi o piuttosto con le ginocchia, a causa delle loro stret-te aperture e degli angusti cunicoli; pe-netrano assai profondamente mediante gradini ricavati e incisi nel monte e nella roccia, perché‚ scavando continuamen-te ed estraendo quel materiale, nel cor-so ormai di tanti secoli si sono abbassate sempre più. Qui i pezzi di pietra o bloc-chi compatti, grezzi come sono o appe-na un po' sgrossati con martelli e speciali picconi, dopo essere stati staccati dalla roccia e ridotti in forma tondeggiante, come devono essere i laveggi, sono por-tati all'aperto sul dorso o meglio legati alle gambe da singoli uomini (perché‚ lì dentro un maggior numero per la ristret-tezza dello spazio, non potrebbe dare alcun aiuto), i quali allo stesso modo stri-sciando con cautela lungo quei gradini e muovendosi pian piano risalgono in su-perfi cie. Questi blocchi poi sono traspor-tati dal monte a Piuro mediante appositi congegni da quattro, sei e talvolta otto uomini secondo la mole di ciascun bloc-co, fi no alle offi cine che si trovano lungo il fi ume. Qui fi nalmente i laveggi ven-gono torniti come si deve e sono ridotti ad una incredibile sottigliezza median-te torni azionati dall'acqua del fi ume e mediante scalpelli di ferro di vario tipo, corti e via via più lunghi, diritti o ricurvi e adatti a compiere l'opera come si richie-de. Si ricavano davvero in modo stra-ordinario dallo stesso blocco recipienti in numero variabile, ora più ora meno, talvolta venti e più sino a ventotto, in proporzione appunto alla grossezza dei blocchi, di dimensioni via via decrescen-

ti e così entrano gli uni degli altri e tra loro si contengono. Questi laveggi, stret-ti presso l'orlo da fasce di ferro o di rame, sono forniti di appigli o di manici per cui si sospendono sopra il focolare. Siff atte pentole o paioli, propriamente in origi-ne chiamati "lebetes", sono detti sia dai Reti, che un tempo parlavano latino, sia dagli Italici propriamente e unicamente "lavets", sebbene Ovidio, per catacresi o abusivamente, scriva: "Venti fulvi lebeti fatti di bronzo lavorato". Quantunque queste nostre pentole o laveggi, che costano tanta fatica, siano di metallo alquanto vile e di materiale assai fragile, facile a fondersi, tuttavia nella vicina Ita-lia sono dappertutto molto apprezzati e sono esportati in gran quantità perché‚ è stato sperimentato ed è ritenuto come cosa certa che essi, quando, riempiti di qualsiasi cosa e posti sul fuoco bollono, non tollerano in sé‚ alcun veleno, ma qualunque sostanza tossiva vi si trovi immediatamente evapora e viene eli-minata. Di conseguenza per la proprietà di siff atta pietra, anche se si produce in essa qualche crepa, cosa che può facil-mente capitare, essi non vengono butta-ti via, ma la fessura viene serrata e stretta con uno o due legamenti fatti di fi lo di ferro o di rame, come altrove si sogliono cucire dai più poveri le scodelle di legno che si siano rotte."

Ulrich Campell, Raetiae alpestris topo-graphica descriptio, 1573

La cultura alpina è civiltà della pietra: coi sassi su queste montagne si fa-ceva davvero di tutto. In certi casi,

simboleggiavano anche Dio e portavano fortuna e bambini...E’ evidente che, fra le tante cose che si facevano con le pietre, ci si fabbricassero anche le pentole. Anzi: i tegami di pietra ollare dagli archeologi sono considerati un tratto distintivo degli insediamenti di

Page 74: OSSOLA.it n4 gusto

72

matrice celtica, rispetto a quelli romani. Perché per cuocere o conservare le vivan-de, i popoli mediterranei utilizzavano la ceramica e, quando si scava, si trovano i frammenti di terracotta. Gli alpini invece, usavano la pietra.Una volta, i lavaggi (termine italiano poco conosciuto che sta a signifi care, appunto, la “olle” di pietra) erano diff usi ovunque in arco alpino, ma si usavano anche in pianu-ra: alcuni pezzi preistorici stanno al Museo del Castello di Milano. In tempi di penuria di metalli, e di diffi coltà ad organizzare la fusione, ferro e bronzo venivano destinati principalmente alle armi e agli attrezzi da lavoro: per quel che si poteva, si impiega-vano i due ingredienti-base del territorio alpino: il legno e la pietra. Così piatti sco-delle e posate erano in legno; e le pentole, di pietra. Anche le piastre utilizzate al posto della griglia erano di pietra: di ardesia che si ta-gliava bene e si riusciva a ridurre su spes-sori sottilissimi, per cuocere la carne ma anche la verdura senza bisogno di condi-mento. Si pensa che la forma più arcaica di forno, fosse costituita dalla piastra di sasso su cui ancora adesso viene cotta la piadina... I lavaggi venivano usati per cucinare la car-ne in umido e, spesso, per conservarla con il suo grasso e il sugo di cottura, coperta, sottoterra: si manteneva per anni, e quan-do veniva disseppellita, si poteva scaldar-

la e mangiarla subito. Si riuscivano a fare lavaggi grandissimi, di diverse decine di centimetri di diametro, che dovevano es-sere maneggiati con grande cura, perché potevano rompersi, o creparsi. E anche allora, la manodopera specializzata costa-va cara: il laveggio non era una pentola qualsiasi; era un oggetto prezioso, spesso un regalo di nozze, che passava di genera-zione in generazione. Ogni pezzo di pietra veniva scavato varie e varie volte: da un cilindro venivano ricava-te diverse pentole. Poi rimaneva un rosolo di una decina di centimetri di diametro e di venti-trenta di altezzza, inutilizzabile: ma, dato che in montagna non si buttava via niente, veniva piantato per terra per pa-vimentare strade e piazze, in verticale: un acciottolato eterno, che resiste ai secoli e non si riesce a tirar su.Oggi in Italia la produzione dei lavaggi è principalmente localizzata in Valtellina e in Valchiavenna, località che sono riuscite a non perdere una lunghissima tradizione artigianale. In Valchiavenna, proprio a Piu-ro, sono state riaperte le miniere di pietra ollare da Roberto Lucchinetti, che, dopo più di cent’anni che nessuno la chiedeva più, si è presentato in Camera di Commer-cio per chiedere la licenza mineraria di estrazione. Caratteristica della pietra ollare è la capaci-tà di distribuire il calore in maniera unifor-me e di mantenerlo per diverso tempo an-

Page 75: OSSOLA.it n4 gusto

che una volta che viene allontanata dal fuoco. E' pos-sibile inoltre man-tenere la tempera-tura con pochissimo calore, occorre però fare molta attenzione a non scottarsi. Grazie alle proprietà della materia prima, la pentola in pietra ollare ha una naturale capa-cità antiaderente: si può cucinare anche senza condimento. E' inoltre immune a molti tipi di acidi, il che signifi ca che non assorbe e non cede odori e sapori. Il cibo mantiene perciò il suo aro-ma e la sua fragranza. E' eccezionale per le cotture lunghe a fi amma moderata, come le zuppe, i brasati, gli stracotti, la polenta, i sughi (specialmente il ragù), e può essere utilizzata anche per condirvi dentro la pa-sta, che resterà calda molto a lungo. Otti-ma anche per le verdure stufate, la carne o il pesce in umido. Insomma va bene quasi per tutto!Occorre però fare molta attenzione quan-do la si sposta: sarebbe bene tenerla in un luogo in cui è facile muoverla e metterla sul fuoco. Al di là del peso (anche i conteni-tori più piccoli sono piuttosto pesanti) che la rende diffi cile da maneggiare, gli utensili in pietra ollare sono piuttosto fragili ed è possibile che si rompano se ricevono un forte colpo. Allo stesso modo occorre stare attenti ai forti sbalzi termici. Importantissimo, infi ne, prenderla in mano con pesanti guanti da forno: la temperatura che la pietra ollare è in grado di raggiungere è piuttosto ele-vata, e ci si può scottare facilmente, anche quando non è sul fuoco, perché mantiene il calore a lungo, a diff erenza delle pentole “normali”, e noi non siamo più abituati a ricordarcene.Quando si compra un lavaggio, biso-

gna sapere che prima dell'utilizzo, è necessa-rio “trattarlo”. General-mente sono presenti apposite istruzioni nel librettino che viene dato con la pento-la. In caso contrario si può procedere in questo modo: spalmare bene la pentola all'interno e all'esterno con l'albume d'uovo.

Quando si asciuga ungerla con olio oppure con grasso di maiale e lasciare che si impregni bene per due o tre giorni. Per evitare incrinature dovute ad una irre-golare dilatazione, si consiglia di cucina-re, per la prima volta, minestroni e bolliti con fuoco di legna oppure sistemando la pentola in un forno elettrico. Questo per consentire una regolare dilatazione. Dopo di che potrete usare il laveggio anche col gas o altra fonte di calore fi ssa,usando la retina spargifi amma. Non bisogna mai ver-sare mai acqua fredda nella pentola calda.. Terminata la preparazione la pentola può essere lavata ed è pronta per essere uti-lizzata. La pulizia della pietra ollare deve sempre avvenire quando si è completa-mente raff reddata. Generalmente occor-rono 30 minuti circa, ma se il recipiente è molto grande potrebbe occorrere anche di più. Lavarla quindi con acqua e sapone e una normale spugna per piatti non troppo abrasiva.Con l'utilizzo è normale che nella pietra si formino piccole crepe, naturale conse-guenza del suo utilizzo, che non ne impe-discono il corretto uso. Diverso discorso è se la pietra si dovesse spaccare a causa di un forte shock termico. In questo caso non sarebbe infatti più utilizzabile.La pentola in pietra ollare, oltre che funzio-nale alla preparazione di piatti prelibati, è bellissima: se la porterete direttamente in tavola farete un fi gurone con chiunque!

oò e

età , la lare apa-può

senza

gna sdell'urio “tmenapplibrdatla.siins

Quando si ascli d

Page 76: OSSOLA.it n4 gusto

74

In diverse località ossolane si possono ancora ritrovare segni di antiche esca-

vazioni di un tipo di pietra grigio-verda-stra, atta ad essere lavorata per ricavarne pentole, ciotole, tubi, stufe e piastre di cottura.È la “laugera”, termine locale con cui si indicano alcune roccie serpentizzanti, a prevalente talco e steatite, adatte per es-sere lavorate al tornio e particolarmente resistenti al calore. Chi fosse interessato a visitare un’antica cava di “laveggi” può raggiungere l’Alpe Mondei, località a circa 1250 m di altitu-dine, sul versante sud-ovest del Moncuc-co, percorrendo per circa un’ora e trenta, partendo da Montescheno in Valle An-trona, e passando per la frazione di Valle-

miola e l’alpeggio di Aulamia.La roccia interessata agli scavi è una pe-ridotite ad olivina predominante e in più punti delle pareti rocciose di Mondei sono visibili le impronte di decine di boz-zi lavorati e staccati e di altri non comple-tamente lavorati.L’escursione, consiglita nella mezza sta-gione o in inverno in assenza di neve, permette inoltre di vedere sul luogo i re-sti di un villaggio minerario accanto alla vecchia cava di pegmatite, lavorata dal 1922 al 1960, per l’estrazione di feldspa-ti e mica, e attualmente ancora nota agli appassionati di mineralogia per i nume-rosi e interessanti minerali da collezione, come berilli di grosse dimensioni, granati, zirconi, apatite e uraninite.

L’estrazione di pietra ollarenell’Ossoladi Carlo Solfrini

Page 77: OSSOLA.it n4 gusto

75www.ossola.com/prini - [email protected]

lavorazione beole

graniti pietra ollare

Via Paolo Ferraris, 6 - 28855 Masera (VB) - Ph. +39 0324 35138 - Fax. +39 0324 35012

GRANITI

Page 78: OSSOLA.it n4 gusto

76

Con Gian Mauro Mottini agronomo e anima della riscoperta e valoriz-

zazione del patrimonio gastronomico ossolano parliamo appunto delle pecu-liarità di questo territorio alpino.L’Ossola è una terra di grande tradizione legata all’agricoltura in cui l’allevamento ovo-caprino ha sempre mantenuto un ruolo di primo piano unitamente alla scoperta del formaggio e del suo valore alimentare che ben si protrae nel tempo, a diff erenza del latte.La conquista dell’alpe è storia di affi nità, d’adattamento all’ambiente tra uomo e animale. Conquista che a partire dal se-colo XVII° ha permesso il mantenersi di un’economia e di una conseguente ge-stione della montagna.In quel periodo parte la produzione ca-searia, già comunque presente, ricca di aromi, profumi e sapori. Insomma il formaggio diventa perno di un’alimen-tazione naturale che ha in sé la presenza di diverse qualità d’erbe e fi eno. Il for-maggio diventa dunque cibo del popolo e segno d’opulenza per i ricchi che con-sumano carne. Il celebre Bettelmatt è appunto il risultato di questa dinamica.

Alla riscoperta Alla riscoperta e valorizzazione e valorizzazione del patrimonio del patrimonio gastronomicogastronomico ossolanoossolano

di Claudio Zella Geddo

Page 79: OSSOLA.it n4 gusto

77

Quali sono i valori della produzione ca-searia in Ossola?A tutt’oggi osserviamo una produzione -con 150-200 operatori- di circa 5000 quintali di cui solo il 10% è Bettelmatt! Evidente il ruolo giocato dal nostrano ossolano. Nulla a che vedere dunque con la produzione industriale. A tale pro-posito non si dimentichi cosa c’è dietro ad un forma di formaggio; un enorme sforzo fi sico, l’alzarsi all’alba e dalle 14 alle 16 ore di lavoro.

Quali le opportunità, i progetti per il futuro?La zootecnia vive grazie a queste pecu-liarità, il Bettelmatt è certamente un trai-no straordinario a livello di conoscenza del territorio. Abbiamo di fronte grandi opportunità ma per aff errarle dobbiamo essere riconosciuti dal pubblico poiché il consumatore vuole e cerca soprattutto qualità.Possediamo delle eccellenze: la Scuola Agraria di Crodo presidio per la tipici-tà dei prodotti, i composti fl ogistici e dobbiamo dunque cercare d’ottenere il DOP, che ben qualifi ca provenienza e pregio di un prodotto.

Parlando di prospettive non si posso-no dimenticare i giovani che sono - ad esempio - la maggior parte dei produt-tori di Bettelmatt?Certamente poiché se da un lato è necessario

valorizzare la produzione bisogna stare attenti a non perderla. Mi spiego meglio: è bene aumentare la produzione, ma va migliorata, resa omogenea (in termini di pesi, forme ecc.) con standard qualitativi anche e soprattutto grazie all’inserimen-to di forze giovani.Non tralasciamo poi l’esigenza di cu-rare la fi liera ovvero applicare da parte di produttori, ristoratori ecc. un’azione tesa a valorizzare e proporre il nostro formaggio, è un piatto a tutto tondo con mille preparazioni possibili per una cuci-na leggera e sana.

In conclusione un accenno alla ricca e variegata produzione di salumi.Si tratta di una produzione, di trasfor-mazione che raggiunge vere e proprie eccellenze con la pancetta tesa, la mor-tadella di fegato, il violino della Val Vi-gezzo ed il norcino. Salumi tradizionali che con l’aggiunta di erbe locali, una su tutte il timo, vengono ad acquisire sapo-ri prelibati.

Formaggi, salumi, vino: l’Ossola off re molto agli appassionati della buona tavola.E’ vero il gustare prodotti della nostra terra lascerà al turista il ricordo, il sapore di una trazione vitale ed ancora in grado di suscitare passioni e maestria in chi an-cora la tramanda.

Page 80: OSSOLA.it n4 gusto

78

Vogogna

MONTAGNE DI FRONTIERA, FRONTIERE DI MONTAGNA

Il Castello visconteo da molti anni ospita la rassegna Montagne e Dintorni, due settimane tra cine-matografi a, alpinismo, avventura e cultura delle Terre Alte.Ricco, come di consueto, il cartel-lone degli appuntanenti. La manifestazione prevede an-che presentazioni librarie, serate organizzate dal Parco Nazionale Val Grande, momenti dedicati ai più piccoli, la tradizionale fe-sta della frazione Genestredo e l’adrenalinica arrampicata della torre del maniero.

Comune di Vogogna Via Nazionale, 150 - 28805 (VB)Tel. +39 0324 [email protected]

Page 81: OSSOLA.it n4 gusto

79

ALBERGO RISTORA NTE

Cucina tradizionaleSpecialità pesce

Camere con servizi, Frigobar e TV

Piazza Chiesa, 7 - 28805 VOGOGNA (VB) Tel. 0324 87504 - Fax 0324 878756

Nell'antico borgo di Vogogna, l' albergo risto-rante Del Vecchio Borgo propone una cucina

tradizionale e specialità a base di pesce. Tranquille camere con servizi, frigobar e TV.

Il ristorante rimane chiuso il martedì

Del Vecchio Borgodei F.lli De Regibus

Page 82: OSSOLA.it n4 gusto

80

Qualità e

convenienza

sempre al vostro

servizio.

Via Nazionale Dresio, 3 - Vogogna Tel. 0324 878805

VIA NAZIONALE DRESIO, 3 VOGOGNA (VB)

TEL. 0324 878805

MACELLERIA DEL BORGOdi Pella Mario e Asmondo Sebastiano V.

CARNE PIEMONTESE

Page 83: OSSOLA.it n4 gusto

81Piazza Gramsci, 6 - Piedimulera (VB) Tel. 0324 83563

Page 84: OSSOLA.it n4 gusto

Sapori vig

ezzini

Sapori vig

ezzini

82

PAGINE FRAGILI

di Rosella Favino

le, formentone o grano saraceno, pomi di terra, fi eno, castagne, noci, canapa, lana, ortaglie e legumi, non che piccole quan-tità di miele, cera e vino.

IL FORMENTONE...... si semina alla fi ne di luglio, appena ta-gliata la segala, e si raccoglie al principio di ottobre. Ben seccato nel forno, si riduce in farina, e con questa si fa una polenta non meno salubre che gradita ai Vigezzini.

I POMI DI TERRA...... ossieno patate forniscono il principale alimento agli agricoltori. Essi sono di una squisita qualità, di un colore giallo citri-no, sommamente farinacei ed asciutti, cosicchè anche bolliti semplicemente nell’acqua non solo riescono un cibo gradito a tutti; ma pure grandemente nutriente e salubre.[...] Ella è cosa nota-bile, che la specie dei pomi di terra di Vigezzo trasportata fuori del suolo della Valle degenera presto in una specie infe-riore.[...] Il raccolto di questa radice tube-

Raccontare la storia di una valle può essere

un’impresa esaltante e ti-tanica allo stesso tempo; se poi la storia va decifra-ta attraverso l’oggettività dei numeri di un annuario statistico, l’impresa diventa diffi cile anche per il lettore più ambizioso. Questo ci propone Carlo Cavalli, medico chirurgo vi-gezzino e deputato al Par-lamento Subalpino nella Torino del XIX secolo, con i suoi Cenni Statistico-Sto-rici della Val Vigezzo, edito a Torino nel 1845. Non è ancora un pezzo di storia d’Italia, perché l’Italia era ancora da fare, ma un tribu-to alla terra che ci vide na-scere e che ci servì da culla, e per la quale sostenemmo un lavoro di molti anni e di paziente studio.E’ uno scienziato, Cavalli, e con pazienza certosina raccoglie dati e notizie per imbastire un ritratto della Valle, dei suoi abitanti e della storia di queste terre, e anche di cosa bolliva in pentola. Scorriamo insieme le pagi-ne e leggiamo cosa raccon-ta a proposito di, Suolo-Prodotti-Agricoltura...

I PRODOTTI DELLA VALLE...... sono tali, quali si possono avere in un paese montuo-so, ed assai elevato. Questi prodotti consistono in sega-

Page 85: OSSOLA.it n4 gusto

83

so. Eppure è in questo mondo lontano ma non tanto che hanno radici i gustosi manicaretti che troviamo nei ristoranti tipici oggi.E se ancora riusciamo a trovarla, pro-viamo almeno un dolce tanto semplice quanto sorprendente: la torta di pane e latte.

Tabella: Valle Vigezzo, produzione agricola nella prima metà dell’Ott ocento

rosa [ammonta] a gerli n° 9533 ossiano libbre 476650 da oncie trentadue.

LA FRUTTAGli altri prodotti della Valle [...] oltre alle ortaglie d’ogni genere che sono abbon-danti, e saporitissime, e oltre alla frutta, quali pera, pomi, prugna, ciriegge, ecc.Straniero però al suolo di Vigezzo è il persico, e scarsissima la vite. [...] La ricol-ta delle castagne, e delle noci non è mai rilevante, e spesso nulla, sia perché vie-ne essa distrutta per tempo dalle brine, sia perché non perviene ad una perfetta maturazione.

E LA POLENTA?La meliga, ci si dice tutto giorno, non fa bene in Valle Vigezzo, ma non si bada che gli esperimenti fatti non furono condotti come richiede la coltura di questo grano. Come può egli produrre, se si semina folto come il miglio; se s’in-gombra il suolo con altre seminagioni; se si trascura di smuovere, e raccogliere a suo tempo la terra intorno al gambo? [...] Seminate o donne questo grano in maggio, e per maggior sicurezza il così detto quarantino; fate che una pianta sia distante dall’altra, per lo meno otto on-cie; lasciate vuoto il suolo da altri legumi, affi nchè il sole possa dardeggiare sulla terra; fi nalmente smuovete questa terra ogni tanto tempo, e raccoglietela intor-no al gambo [...] e vedrete che la meliga forse farà bene anche in Vigezzo.La polenta era di grano saraceno!

A questi prodotti si aggiungevano quelli dell’allevamento di ovini, capre e bovini, e nella cucina nobile anche la selvaggina: lepri, fagiani e camozzi. Ma soprattutto erano la fantasia e l’instan-cabile lavoro delle donne vigezzine, l’in-grediente principale dei piatti che gior-no per giorno arrivavano sulle tavole dei contadini.Il tempo è passato, e oggi l’enogastro-nomia è una moda gustosa e di succes-

Page 86: OSSOLA.it n4 gusto

84

Il piccolo Il piccolo frutto frutto blu blu o mirtillo o mirtillo neronero (Vaccinium myrtillus)

La bocca, la lingua e le mani blu ac-comunano allegramente grandi e

bambini in certi periodi dell'anno sulle nostre montagne come in tutte le Alpi.Che sia forse un rituale d'estate o di fi ne estate a cui partecipano soprattutto donne e bambini e pochi uomini? Un gioco? Una malattia?Nooo, lo sappiamo tutti, da luglio a settembre, a seconda delle altitudini, le nostre montagne sono cosparse dei gustosi piccoli frutti blu, i mirtilli e quasi nessuno sa resistere al loro richiamo.E allora una gran quantità di persone si ritrova accovacciata nei Vaccinieti (così si chiamano le distese di mirtilli) a co-gliere mirtilli, chi casualmente durante un'escursione, chi volutamente, armati di "pettine" o "raspino" e contenitori di ogni tipo.Il mirtillo NERO, che si chiama così seb-bene sia blu, è da distinguere dal Mirtillo blu o Mirtillo Uliginoso (Vaccinium uligi-nosum), il falso mirtillo, che cresce nel medesimo habitat ed ha frutti insapori, tondeggianti o leggermente ovoidali, di colore bluastro all'esterno e biancastri all'interno. Le foglie di quest'ultimo han-no una tonalità più grigio-verde e opaca. Il mirtillo blu non è commestibile.Il mirtillo nero, arbusto nano di altezza dai 10 ai 50 cm, della famiglia delle Eri-cacee, è il primo piccolo arbusto ad as-sociarsi al larice in stato di abbandono dei pascoli, crescendo abbastanza velo-cemente (pochi decenni) e dando luo-go al Vaccinieto la cui presenza denota l'abbandono più recente delle zone a pascolo. In Ossola è diff usissimo, come in tutto il continente Euroasiatico, in mi-sura maggiore a partire dai 1000 m fi no al limite della vegetazione arborea, sem-pre su terreni silicei o comunque acidi, acidifi cati per esempio dagli aghi di la-rice caduti, ricchi di humus e sostanze organiche e piuttosto freschi. Ha piccoli fi ori rossi ermafroditi da cui si

di Anna Proletti

Page 87: OSSOLA.it n4 gusto

85

sviluppano i suoi frutti, le note bacche blu, di 4-5 mm di diametro quasi ton-deggianti o appena schiacciati all'apice, dove è presente una caratteristica cica-trice a forma di anello.Il mirtillo è una pianta pioniera che si propaga nei pascoli abbandonati e da pianta infestante si trasforma a suo modo in una ricchezza e piccolo tesoro dell'estate alpina.Il mirtillo nero oltre ad essere prelibato ed usato per fi ni alimentari, ha anche moltissime e varie proprietà terapeuti-che. Le foglie contengono tannini, gli-cosidi ipotensivi e principi attivi dotati di attività astringente e antidiarroica e la neomirtillina che ha invece un eff etto ipoglicemizzante.I frutti contengono numerosi principi at-tivi, fra cui le vitamine A e C, l'acido citri-co e quello malico, la mirtillina, fosforo, calcio, manganese; contengono sostan-ze che rinforzano il tessuto connettivo dei vasi sanguigni, migliorandone l'ela-sticità, con una azione antiemorragica.Proteggono inoltre dai radicali liberi e prevengono le micro emorragie spesso particolarmente dannose a livello della retina, sono utili anche nella dilatazione dei capillari degli arti inferiori e hanno proprietà rinfrescanti, astringenti, toni-che, diuretiche. Il mirtillo è conosciuto per le sue proprietà benefi che a carico della vista, migliora la circolazione san-guigna oculare, favorisce un maggior adattamento dell'occhio alla visione notturna, ha una buona azione nei di-sturbi vascolari retinici, dovuti al diabe-te o alla ipertensione. Per le couperose possono essere d'aiuto le creme a base di mirtillo. L'azione astringente si espli-ca invece attraverso l'eliminazione dei liquidi in eccesso a livello degli spazi interstiziali dei tessuti, con conseguente riduzione dell'edema. Si impiega come astringente nel caso di diarrea, entero-coliti e dissenteria, le bacche hanno una

azione antibiotica, sul bacterium coli. Per l'industria farmaceutica moderna, le bacche di mirtillo si sono rivelate utili in preparati contro le forme diarroiche e come componenti di antibiotici.In cucina gli usi sono molteplici, sia dolci che salati. Con i mirtilli si possono fare succhi di frutta, marmellate, crostate con la marmellata, crostate e torte coi frutti sia freschi che conservati.Possono guarnire le insalate o essere l'in-grediente speciale di un gustoso risotto, il risotto ai mirtilli appunto. I metodi di conservazione sono fondamentamen-te due: si possono conservare surgelati oppure in vasi di vetro a chiusura erme-tica, ben riempiti e sterilizzati. La sterilizzazione si compie facendo bollire i vasi a bagno ma-ria per 5 minuti. E' importante isolare i vasi tra loro con degli stracci durante la bollitura in modo che non si rompano batten-do tra loro. E' poi utile avere l'accortezza di far raff reddare i vasi capovolti quando si tolgono dal bagno maria. In questo modo gli ultimi eventuali batteri rimasti nella parte vuota del vaso vengono eliminati, oltre a rivelare se qualche vaso non fosse chiuso ermeticamente e non fosse ido-neo ad essere conservato. In previsione di un utilizzo "dolce" si con-siglia di zuccherare leggermente i mirtilli sia nel caso del surgelo che della steriliz-zazione. Rimarranno più gustosi.Ovviamente non vanno zuccherati per il loro utilizzo nel risotto.La marmellata di mirtilli è una delle più buone marmellate che si conosca. Profu-mata e gustosa è anche facile da prepa-rare in quanto non necessita di fi ltraggi

Page 88: OSSOLA.it n4 gusto

86

e passaverdura. Il procedimento per fare la marmellata è molto semplice. Si metto-no frutti e zucchero in una casseruola con coperchio e si fanno cuocere a fuoco lento per almeno un'ora e mezza, mescolando periodicamente e stando bene attenti a non farla attaccare sul fondo. In un primo momento il composto si presenterà molto liquido ma, mantenendo il coperchio semi aperto, il liquido in eccesso si asciugherà lentamente. Consiglio di mantenere le dosi dello zucchero piuttosto basse in propor-zione alla quantità dei frutti, nella misura di 2 etti di zucchero per 1 kg di mirtilli. In questo modo la marmellata non risulterà eccessivamente dolce e manterrà meglio il sapore e l'aroma del frutto. Si procederà mettendo la marmellata bol-lente in vasetti di vetro a chiusura ermetica che verranno sterilizzati col metodo sopra descritto.

RISOTTO AI MIRTILLI

Ingredienti per 4 persone: 2 tazze da caff elatte di riso, ½ tazza di mirtilli, 1 cipolla, ½ bicchiere di vino bianco, brodo, mezza tazza di formaggio grana grat-tuggiato, olio q.b.Scaldate l’olio in una casseruola e ag-giungetevi il riso; fatelo tostare e ag-giungete il vino, che farete evaporare a fuoco alto. Aggiungete quindi il brodo bollente, poco alla volta, mescolando frequentemente. Mentre il riso è sul fuoco lavate i mirtilli, asciugateli e frul-lateli, avendo cura di lasciarne qualcu-no da parte per la guarnizione.Controllate spesso la cottura del riso: non appena mancano pochi minuti

aggiungete la purea di mirtilli, termi-nate la cottura, poi togliete il riso dal fuoco e lasciatelo riposare per qual-che minuto. Servite guarnendo con i mirtilli rimasti.

CeCeCelll ll l . . . +3+3+39 9 9 3333335 5 5 4545454 878787696969 inininfofofo@c@[email protected]

Alpe Devero...una magia per ogni stagione

residence

casa vacanze

www.casavacanzelarossa.itwww.casavacanzelarossa.it

Rifugio CAI Rifugio CAI „Capanna Castiglioni‰„Capanna Castiglioni‰

[email protected] Galmarini

Tel. +39 0324 619126 /+39 0324 62101

Page 89: OSSOLA.it n4 gusto

87

Via Centro, 24 Tel. 0324.62085

CROVEO-BACENO

r i s t o r a n t e p i z z e r i a

Da una ricetta scritta su una piccola pergamena e ritrovata fra le pagi-ne di un vecchio libro, a base di farina, uova, burro, farina di castagne e farina di segale, noci tritate, scaglie di ciocco-lato, miele e grappa.

di Sartori UmbertoVia Marconi, 1 BACENO

Tel. 0324.62023

Fiore del Devero

ww

w.v

ec

chi

osc

arp

one

.it

Page 90: OSSOLA.it n4 gusto

88

BIGNÈ AI MIRTILLIIngredienti Pasta à choux per bignè(dosi per 6-8 persone): 200 ml acqua, 120 g burro, 1 pizzico di sale 150 g farina, 8 uova

Fate bollire l’acqua con il burro e il sale. Una volta raggiunto il bollore, togliete dal fuoco ed aggiungete in una sola volta tutta la farina. Mescolate energica-mente e poi rimettete sul fuoco fi no a quando il composto comincerà a sfrigolare e si staccherà dalle pareti della casseruola.Lasciate intiepidire e poi unite le uova: utiliz-zando una frusta elettrica per impastare, unite le uova una ad una, aspettando che la prece-dente sia stata completamente assorbita prima di aggiungere la successiva. Questo passaggio è delicato e richiede un po’di pazienza, ma è fondamentale per la buona riuscita dei bignè.Quando il composto è pronto, trasferitelo in una tasca da pasticciere a bocca larga e create dei mucchietti di impasto più o meno grandi secondo i gusti e abbastanza distanziati. Tenete presente però che le quantità iù piccole si gonfi ano con più faci-lità. spennellatene l’estremità con un pennello intinto nel tuorlo sbattuto. Cuocete nel forno per 20 minuti a 190° fi no a che i bignè risultano dorati. Poi la-sciateli nel forno spento e socchiuso per 5 minuti ad asciugare. Infi ne sfornateli, farciteli con la crema ai mirtilli servendovi di una tasca da pasticcere con bocchetta lunga e sottile, in modo da praticare un foro non troppo evidente, che potrete coprire eventualmente con la glassa.

Crema ai mirtilli per i bignè1 l latte, 7 tuorli, 1 uovo intero, 150 g zucchero, 100 g farina, bustina di vanillina, 200 gr di mirtilli passati al setaccio

Unite lo zucchero ai tuorli fi no al formarsi di un composto omogeneo e morbi-do. Aggiungete la farina setacciandola con l’apposito strumento e mescolando in continuazione con un mestolo di legno per evitare grumi (nel caso si formino, tenete a portata di mano una forchetta e mescolate un poco con questa). Quando la miscela risulterà liscia e morbida, versate lentamente nel latte bollente contenente la vanillina ed i mirtilli passati al setaccio, mescolando sempre. Ripor-tate il tutto ad ebollizione, su fuoco basso e mescolando sempre. Al raggiungimento del bollore, abbassate la fi amma e lasciate cuocere: potete re-golare la densità della crema aumentando il tempo di permanenza in ebollizione da un minimo di 2 minuti ad un massimo di 4-5 minuti.

Page 91: OSSOLA.it n4 gusto

89

di GROSSI MORENA E C. SNC

Accanto alla Chiesa Parrocchiale, Morena Grossi, propietaria della

panett eria e pasticceria “Il Forno Shop” in un giorno di sett embre del 1998, in-tenta ad osservare il lento cadere delle foglie dell’Olmo trasportate dal primo vento autunnale, maturò subito in lei l’idea di creare un biscott o con quella stessa forma. Nascevano così “Le Foglie dell’Olmo”, biscott i di pasta frolla con un cuore di marmellata di albicocche, cioccolato, crema caff è, mirtillo e miele nella forma caratt eristica a foglia ricordano le foglie di quell’olmo che ormai da decenni è il simbolo di Mergozzo.Accanto alle foglie dell’olmo la caratt eri-stica “fugascia” (focaccia dolce), il “noc-ciolato di Bracchio” (piccolo amarett o), “l’amarett o di Mergozzo” e il “biscott o del nonno” e tante altre specialità, loca-li e non, completano la vasta gamma di golosità tra le quali è possibile scegliere. Novità del 2008 “Il Grappolo d’uva”: un biscott o di pasta frolla a forma di grap-polo con un ripieno di gelatina di vino Bracchett o d’Acqui e vino Bacan delle nostre valli.

ddididdddiiiidddiididddi GGGGGGGGGGGGGGGRORRRRROROROOORORORORRORORRROSSSSSSSSIII MOMOMOMMOMMOMORERERR NANANAN EEE CCCC SNSNNNNS CCCCC

Il Forno ShopIl Forno Shop

Via Sempione, 8 28802 MERGOZZO (VB)Tel./Fax [email protected]

Page 92: OSSOLA.it n4 gusto

90

BinocoliTelemetri - Telescopi

Visori Notturni

Via Galletti, 27/29 DOMODOSSOLA (VB) - ItalyTel. +39 0324 200135 - Fax +39 0324 223545

MINOX

Lucchini

di Manera Federico

per aziende, professionisti e privati

CORSI DI INGLESE PER TUTTE LE ETÀCORSI DI INGLESE PER TUTTE LE ETÀE PER TUTTI I LIVELLIE PER TUTTI I LIVELLI

RIPETIZIONI PER STUDENTIRIPETIZIONI PER STUDENTISERVIZIO DI TRADUZIONESERVIZIO DI TRADUZIONE

TRADUZIONE SIMULTANEA ED INTERPRETITRADUZIONE SIMULTANEA ED INTERPRETIITALIANO PER STRANIERIITALIANO PER STRANIERI

Via Nazionale, 190 - 28802 Vogogna (VB)Tel. +39 0324 220034 - Cell. +39 329 1932719

[email protected]

ACOSTA CAFFEE CUCINA

Via Briona, 22DOMODOSSOLA (VB)

Mobile 333.6886392 [email protected]

Page 93: OSSOLA.it n4 gusto

91

Baceno Casa Vacanze La Rossa Loc. Devero +39 335 458769

Crevoladossola La Toce Fraz. Pontemaglio,15 +39 338 2245767

Domodossola Le Camelie B.ta S. Quirico, 20 +39 0324 220926

Domodossola Residence Fiordaliso Reg. Nosere +39 349 3206783

Domodossola La Stella Vagna +39 0324 248470

Formazza Zumsteg Loc. Ponte +39 0324 63080

Formazza Eichorä Loc. Riale +39 339 5331578

Formazza Schtêbli Loc. Riale +39 328 3391368

Masera Casa Tomà Via Menogno +39 0324 232084

Masera Divin Porcello Fraz. Cresta +39 0324 35035

Premosello Cà dal Preu Loc. Colloro +39 0324 88745

Vogogna Del Viandante Via Nazionale, 270 +39 340 2775692

Vogogna Palazzo del Gabelliere Via Roma, 17/19 +39 338 1749100

Premia Casa Vacanze La Meridiana Fraz. Cadarese, 13 +39 0324 240858

Premia Premia Vacanze Via Domodossola, 154 +39 392 3331484

Bed & Breakfast - Case Vacanza - Residence

Bed & Breakfast

Una magnifi ca residenza di inizio secolo,

uno splendido parco, il calore e l’eleganza di

un ambiente pieno di fascino.

2 camere doppie e 1 matrimo-niale tv color, satellite, telefono,

internet, servizio colazione, lavanderia, parcheggio privato,

solarium

Borgata S. Quirico, 20DOMODOSSOLA (VB)Tel. e Fax 0324.220926 Mobile 349.4266476www.beblecamelie.com info@ beblecamelie.com

Le CamelieLe Camelie

I nostri servizi

Page 94: OSSOLA.it n4 gusto

92

Page 95: OSSOLA.it n4 gusto

93

SAGRE E FESTE

APRILE Aprile varzese Balli, musica e buona cucina

MAGGIO La vita tra i Leponzi 1° Maggio a Ornavasso, festa e i Walser degli antichi mestieri con passeggiata enogatronomica Mercatini Enogastronomici Nel borgo medievale di Vogogna

GIUGNO Festa delle ciliege Anzola d’Ossola Festa all’alpe Coipo Montecrestese Santa Vittoria Festa Patronale a Baceno Cravegna Festa del paese

da LUGLIO/ a SETTEMBRE Feste campestri In tutta l’Ossola LUGLIO Fiera di San Bernardo Macugnaga

AGOSTO Sagra del mirtillo Bognanco Torteria Bognanco Sagra della patata Montecrestese Festa dell’Alpe Montecrestese - Alpe Mottogno Salecchio Ferragosto nel villaggio Walser Alpe Devero Ferragosto: Festa degli Alpini

SETTEMBRE Festa dell’uva Masera Sagra del fungo Trontano, esposizione micologica e piatti tipici e carri allegorici Festa dul Scarghè Crampiolo - Alpe Devero Val Buscagna Alpe Devero As mangia ‘n piazza Ornavasso

OTTOBRE Sagra delle castagne Castagnate in tutta l’Ossola

NOVEMBRE Sagra Mele e Miele Baceno Bontà d’Autunno Domodossola San Martino Vogogna

Page 96: OSSOLA.it n4 gusto

Ristoranti ConsigliatiRistoranti ConsigliatiUna selezione di ristoranti ossolani provati per voi,

dove gustare i piatti e i prodotti locali.

Vecchio Scarpone Baceno Via Roma, 48 0324 62023

Magenta Bognanco Via Cavallini, 40 0324 46595

Da Sciolla Domodossola P.zza Convenzione, 4 0324 242633

La Meridiana Domodossola Via Rosmini,11 0324 240858

La Stella Domodossola B.ta Vagna 0324 248470

Moncalvese Domodossola Corso Dissegna, 32 0324 243691

Gambrinus Crevoladossola Via Mazzorini, 6 0324 45192

Buongusto Crodo Fraz. Mozzio 0324 61680

Del Parco Crodo Via Vegno, 3 0324 61018

Edelweiss Crodo Fraz. Viceno 0324 618791

Pizzo del Frate Crodo Fraz. Foppiano 0324 61233

Cistella Croveo Loc. Croveo 0324 62085

Walser Schtuba Formazza Loc. Riale 0324 634352

Aalts Dorf Formazza Loc. Riale 0324 634355

Rotenthal Formazza Loc. Ponte 0324 63060

z’Makanà Stubu Macugnaga Via Monte Rosa, 114 0324 65847

La Peschiera Malesco Via Peschiera, 23 0324 94458

Divin Porcello Masera Fraz. Cresta, 11 0324 35035

Gallo Nero Montecrestese Fraz. Pontetto, 102 0324 232870

C’era una volta Oira Via Valle Formazza, 15 0324 33294

Lago delle Rose Ornavasso Via Pietro Iorio 333 982 9810

Ca’ del vino Varzo Via Domodossola, 2 0324 7007

La Tavernetta Villadossola C.so Italia, 4 0324 54303

Vecchio Borgo Vogogna P.zza Chiesa, 7 0324 87504

Pizzeria Roxy Vogogna Via Nazionale, 178 0324 87095

Page 97: OSSOLA.it n4 gusto

BACENO: Comune e Uffi co Informazioni - Meublè Isotta - Albergo Vecchio Scarpone - Ristorante Pizze-ria Cistella - Albergo Ristorante Villa Gina • Alpe Devero: Rifugio CAI Capanna Castiglioni - Ristorante Casa Fontana - Bar Pensione Fattorini - Bar Pensione Funivia - Albergo Ristorante La Lanca - Casa Vacan-ze La Rossa - Agriturismo Alpe Crampiolo - Albergo Ristorante La Baita - Ristorante Bar Punta Fizzi, Alpe Crampiolo • BOGNANCO: Comune - Pro Loco - Albergo Edelweiss - Albergo Rossi - Hotel Panorama - Rifugio Alpe Laghetto - Yolki Palki Camping Village - Albergo Ristorante Da Cecilia - Rifugio San Ber-nardo • DOMODOSSOLA: Comune - Pro Loco Domodossola co. Stazione Ferroviaria - Edicola Via Binda - Bar Roma - Bar Mignon - Bar Milano - Bar Caffè Regina - Bar Moderno - Caffè del Borgo - Acosta Caffè - Caffè Vecchia Domo - Caffè Istriano - Caffè Bistrot - GVM sport - Edicola sul Corso - Edicola Ultime Notizie Via Binda - Lolli collezioni - Centro Commerciale Sempione - Ristorante La Meridiana - Bar Caffè Il Girasole - Edicola Via Galletti - Lucchini Foto Video - Residence Fiordaliso - Rifugio Lusentino - Edi-cola della Stazione - Buffet della stazione - Edicola Alagia Patrizia V. Giovanni XXIII - Simplon Caffè - Snack Bar Le Dune • DRUOGNO: Comune - Albergo Ristorante Stella Alpina - Bar Gelateria - Bar Tabacchi • CREVOLADOSSOLA: Alimentari Tomà - Ristorante Gambrinus - Ristorante C’era una volta - Circolo Oira - Bistrot S. Germain - Bar Vecchio Mulino • CRAVEGGIA: Comune - Bar Tabacchi Lo Spuntino • CRODO: Centro Visite Parco - Albergo Ristorante Buongusto - Comunità Mon-tana Valle Antigorio Divedro Formazza - Albergo Ristorante Edelweiss - Albergo Ristorante Pizzo del Frate - Ristorante Bar del Parco • FONDOTOCE: Ristorante La Gallina che fuma • FORMAZZA: Comune e uff. Turistico - Albergo Edelweiss - Albergo Ristorante Pernice Bianca - Albergo Corno Brunni - Albergo Ristorante Rotenthal - Edicola Zarini - B&B Schtêbli - Bar Barulussa - Ristorante Walser Schtuba - Agritu-rismo Ross Wald - Ristorante Cascata del Toce - Rifugio Maria Luisa - Rifugio Città di Busto - Ristorante Igli • GRAVELLONA TOCE: Sportway Megastore e Sportway Kids • MACUGNAGA: Uff. Turistico - Hotel Cima Jazzi - Centro Sportivo - Funivie Monterosa - Bar Mignon • MALESCO: Comune - Pro Loco - Bar Orso Bianco - Ristorante La Peschiera - Bar La Sosta • MASERA: Alimentari e Bed & Breakfast Tomà - Ri-storante Del Divin Porcello - Edicola tabacchi • MERGOZZO: Comune - Uffi cio Turistico - Il Forno Shop - Gelateria Bar Aurora - Bar Calumet, Candoglia • MILANO: Monti in Città, Viale Monte Nero 15 • MON-TECRESTESE: Osteria Gallo Nero - Bar Gufo’s • MONTESCHENO: Comune e Uffi cio Turistico • NOVARA: Sportway • OMEGNA: Pro Loco - ArcaStudio Via F.lli di Dio • ORNAVASSO: Comune - Bar Beba - Bar Baraonda - Angel’s Caffè - Lago delle Rose - Edicola Tabacchi PALLANZENO: Edicola PREMIA: Comune e Uff. Turistico - Albergo del Ponte - Albergo Minoli Miravalle - Ristorante Pizzeria Giglio Azzurro - Alber-go Monte Giove • PREMOSELLO: Comune - B&B Cà dal Preu - Bar Pasticceria - Supermercato Conad • PIEVE VERGONTE: Comune - Bar Hg • PIEDIMULERA: Comune - Supermercato Sisa - Bar Aurora - Bar Monterosa - Caffè Piemonte • S. MARIA MAGGIORE: Comune - Uffi cio Turistico - Immobiliare Vigezzo - Centro Fondo • STRESA: Funivia Stresa Mottarone - Bar Idrovolante - Libreria Leone • VARZO: Sede Parco Naturale Veglia Devero - Hotel Sempione - Cartolibreria Borghi Wilmo - Ca’ del vino - Ristorante Edelweiss • VERBANIA: Tecnobar co. Palazzo della Provincia - Comune - Uffi cio Turismo - Pro Loco - Bar gelateria Milano - Gelateria Isola del Gelato - Monika Incoming Service • VIGANELLA: Comu-ne e Comunità Montana Valle Antrona • VILLADOSSOLA: Edicola Rinaldi G. - Comune - Bar Plaza - Bar Gelateria Settimo Cielo - Formont, Via Boldrini - Tabaccheria Pergrossi R. Via Sempione - Ristorante La Tavernetta - Ristorante Serenella - Supermercato Coop - Erica Arioli Fotografo - Bandidas Bar - Perez’s Pub • VOGOGNA: Comune - Bar Jolly - Tabaccheria Edicola - Easy English - Pizzeria Roxy - Motel Bar Ristorante Monterosa - Centro Calzaturiero - B&B Del Viandante - Supermercato Issimo.

Per i nuovi punti di distribuzione: www.ossola.it

La rivista delle Valli dell’Ossolala puoi trovare qui...

Page 98: OSSOLA.it n4 gusto

NEW LOOKPromozioni e sconti

fino al 12%!

Entra a far parte dei nostri

Clienti privilegiati

www.centrocalzaturiero.it

a 100 mt uscita Piedimulera Tel. 0324.83438da martedì a sabato orario continuato 09.00 - 19.30

lunedì 15.00 - 19.30 domenica 10.00 - 12.30 / 15.00 - 19.30

Page 99: OSSOLA.it n4 gusto

Wedding Book "Graphistudio" leader mondiale nella produzionedei fotolibri con garanzia "a vita".

Fotoreportage per ba esimi,cresime, comunioni.

Book fotografi ci aspiran modelle/i.S ll Life per aziende.

Specializzato nella fotografi a per bambini con book e calendari di

al ssimo pregio.Restauro digitale specializzato

vecchie fotografi e.

Servizio professionale stampa digitale immediata da qualsiasi supporto,

telefonino compreso.

The

The“W

eddi

ngP

hoto

grap

her

Wed

ding

Pho

togr

aphe

r”Il

"ver

o" fo

tore

port

age

mat

rim

onia

le!

Piazza della Chiesa n.228845 Domodossola

Tel. 0324.570224Cell. 340.7607559www.studiords.it

rdsfotografi [email protected]

Progettazione e realizzazione stufe in maiolica.

LA CAMOLALA CAMOLAdi Bosisio Omar

Via Marconi, n. 29 - 28861 Baceno (VB) - Tel. 347.4336107 - [email protected]: Via Roma, n.46 - Baceno

Page 100: OSSOLA.it n4 gusto

anno II - numero 4 - 2009

periodico a distribuzione gratuita - freepress

The magazine of Ossola’s ValleysLa rivista delle Valli dell’Ossola

GUSTO

anno II - numero 4 - 2009

OSSO

LA.i

t

gusto.itOSSOLA