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Editoriale

Cari Lettori,

“Il Generale che va per la sua strada senza cercare successi personali, che si ritira senzatemere il disonore, che agisce sempre per il bene del popolo e del Sovrano, rappresenta iltesoro più prezioso dello Stato”.In questa massima, 2.500 anni fa, Sun Tzu evidenziava quanto la fortezza d’animo dei Capimilitari debba essere tenuta in grande conto da parte del popolo e del suo governo.La calda partecipazione della cittadinanza e delle autorità alla cerimonia per la Festa dellaRepubblica a ogni ricorrenza del 2 giugno dimostra che le parole del grande filosofo-guer-riero cinese sono oggi, ancor più di ieri, di assoluta attualità.Questa certezza è uno dei motivi per cui l’Esercito, le altre Forze Armate e i Corpi Armatidello Stato ricoprono un ruolo centrale nella celebrazione.La sicurezza nazionale ed europea, motivo elettivo dell’esistenza degli uomini in uniforme,è una intrinseca necessità della democrazia, perseguita in armonia con le esigenze dellaNazione e in aderenza agli impegni presi in campo internazionale.In questo numero troverete, però, il dietro le quinte della manifestazione, ciò che la televi-sione non riprende ma che costituisce il cuore pulsante della macchina organizzativa.A testimonianza della centralità dell’uomo parleremo di antropologia e quindi dell’importan-za del mettere sotto la lente del ricercatore l’io e l’altro. Porremo poi in luce gli uomini del 5°reggimento Aves “Rigel”, con i quali abbiamo condiviso la quotidianità operativa.Focus dell’approfondimento di geopolitica sono l’Afghanistan del dopo Karzai, alla luce delritiro dei contingenti ISAF, con il suo invisibile confine a est, e il Continente africano conNigeria e Congo in primo piano.Ancora in relazione all’Africa, troverete l’impegno dell’Esercito di ieri e di oggi per l’addestra-mento delle truppe libiche.Nella sezione storica dedicata alla commemorazione della Grande Guerra facciamo un po’di chiarezza sul mancato intervento dell’Italia a fianco degli Imperi centrali, azione spessocreduta a torto una sorta di voltafaccia nei confronti degli alleati, ma in realtà, come potreteleggere, perfettamente in linea con il trattato sottoscritto.Per la parte tecnica, da appassionato di armi corte, vi segnalo l’interessante articolo sullamunizione per pistola per eccellenza: il 9x19 mm. Tratteremo della sua storia e di alcunianeddoti che ne hanno caratterizzato lo sviluppo.L’obiettivo che ci siamo prefissi è di fornirvi pagine interessanti e utili spunti di riflessione.Spero riusciremo in questo. Aiutateci comunque scrivendo e segnalando cosa vi piacerebbetrovare sui prossimi numeri.

Buona lettura!

Il Direttore

Col. Felice De Leo

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Maggio-Giugnon. 3/2014

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Numero SpecialeMOZAMBICO 1993 - 94Codice 29Prezzo Euro 5,00

Numero SpecialeLIBANO 1982 - 2012

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Flavio Russo - Ferruccio RussoTECHNE

Il ruolo trainante della culturamilitare nell’evoluzione

tecnologica.L’età moderna

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Le Novità

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RIVISTA MILITARESommario

L’educazione occidentale in Nigeriadi Daniele Cellamare

Editoriale

Afghanistan, un futuro senza NATOdi Pietro Batacchi

Linea Durand,il confine che esistesolo per i GPSdi Franco Del Favero

Il sangue del Congodi Filippo Maria Bonci

Il Premier Erdoğan e l’attualesituazione politica turcadi Arduino Paniccia

NORME DI COLLABORAZIONELa co l la b o ra z ione è aper ta a tu t t i . G l i au to r i possono inv ia re i p rop r iscritti corredati da immagini nel rispetto della normativa vigente sul copyr ight .Rivista Militare, al momento della stampa e con l’elargizione del compenso perl’autore, acquisisce automaticamente la proprietà degli articoli e conseguen-temente ne può disporre secondo quanto s tabi l i to dal le leggi sull’editoria.I l mater ia le forn i to, pubbl icato o meno, non v iene comunque r e s t i t u i t o .Ogni collaboratore, all ’atto dell’ invio del proprio elaborato, dovrà forn i re :un breve curr iculum , i l propr io codice f i scale, un recapi to te lefonico el’eventuale indirizzo e-mail. Tutti i dati personali forniti sono trattati secondole v igent i norme sul la tutela del la pr ivacy .

SPEC IALE DRON I

Droni: pro e controdi Michele Pierri

I droni dell’Esercito Italianodi Fabrizio Argiolas

Vincenzo SpanòAlessandro Di Rella

UMORISMO MILITARE

L’Italia tra Triplice Alleanza e Intesa di Antonello Folco Biagini,

Roberto SciarroneAntonello Battaglia

Truppe libiche (1922-1931)L’addestramento durante la riconquista

di Federica Saini Fasanotti

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12RECENSIONI

RUBRICHERUBRICHE

193941

GEOPOLITICA

DOTTRINA

TECNICA

STORIA

L’Esercito Croatodi Giuliano Da Frè

Successi e fallimentidell’Armata Rossa in Afghanistan

di Massimo Iacopi

APPROFONDIMENTI

IN COPERTINA

Una coppia di elicotteri da combattimento A-129 “Mangusta” del 5° rgt. Aves “Rigel” in volodi addestramento (foto di Valentina Cosco).

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Si vis pacem... 9 parabellumdi Andrea Beltramo

Security Force AssistanceL’Operazione “Coorte”di Cesare Marinelli

La Cooperazione Civile-Militarecome spazio antropologicodi Giovanni Ercolani

E-Learning, un progetto per l’Esercitodi Marco Poddi

Il mercato elettronicodella Pubblica Amministrazionedi Armando Sullo

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Geopolitica

L’Occidente è intenzionato a porre fine alla missione NATO ISAF in Afhanistan entro il 2014. Il Pae-

se sta affrontando questo lungo processo di transizione tra tanti problemi ancora irrisolti, dalla si-

curezza alla corruzione, con qualche timida speranza dopo il successo della partecipazione alle re-

centi elezioni presidenziali. Proprio l’appuntamento elettorale ha caratterizzato per intero il dibatti-

to politico del Paese nell’ultimo anno, con i pesanti interrogativi legati alla successione di Karzai,

che ha governato l’Afghanistan sin dalla caduta del regime dei talebani nel 2001. Al nuovo Presi-

dente spetterà il delicato compito di decidere la natura del rapporto tra Afghanistan e comunità in-

ternazionale e di quello con gli ingombranti vicini, dal Pakistan all’Iran.

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AFGHANISTAN, A FUTURE WITHOUT NATOAt the end of 2014 NATO ISAF mission will also come to an end. Afghanistan is fa-cing this long process of transition with many problems still unsolved and sometimid hope due to the successful participation in the recent presidential elections.In the past year, the election date characterized political debate in the Country andthere are many doubts about the succession of Karzai. The new President will haveto determine the nature of the relationship Afghanistan must have with boh the in-ternational community and its cumbersome neighbours, from Pakistan to Iran.

AFGHANISTAN, UNFUTURO SENZA NATO

di Pietro batacchi

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Geopolitica

La Nigeria è una Repubblica federale con oltre 170 milioni di abitanti. Indipendente dal 1960 è fondata

su un sistema democratico con il Nord a maggioranza musulmana e il Sud a prevalenza cristiana. Con

oltre 250 gruppi etnici e linguistici, nel Paese sono presenti consistenti minoranze cristiane, anche nei

governatorati del Nord, e ingenti risorse energetiche nelle regioni meridionali, in particolare negli Stati

del Delta, di River e di Bayelsa.

Guerriglieri Boko Haram.La componente estremi-sta del movimento considera il governo,le Forze Armate e la po-polazione cristiana col-pevoli di miscredenza odi apostasia

Boko Haram guerrillas. The extremist componentof the movementconsiders the Government,the Armed Forces and Christian population to be guilty either of un-belief or apostasy

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L’EDUCAZIONEL’EDUCAZIONEOCCIDENTALEOCCIDENTALE

IN NIGERIAIN NIGERIAdi Daniele Cellamare

WESTERN EDUCATION IN NIGERIAThe Boko Haram Islamist group’s atrocities against the Christian community are going on in the Country.Although the government removed all military leaders in charge of combating the phenomenon andlaunched a new offensive against it, the terrorist group was able to consolidate its alliances and to accentu-ate religious violence throughout the region.

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IL SANGUE DEL CONGO

di Filippo Maria Bonci

Geopolitica

Il 12 settembre 1876,

Leopoldo II Re del

Belgio riunì a Bruxel-

les una Conferenza

geografica internazio-

nale per decidere la

fondazione di una As-

sociazione Internazio-

nale Africana destina-

ta a studiare e valoriz-

zare l’Africa centrale,

compresa la lotta

contro la diffusa pia-

ga della tratta dei ne-

gri. Il Sovrano ottenne

il riconoscimento di

uno Stato Libero del

Congo durante la

Conferenza di Berlino

nel 1885, posto sotto

la sua diretta sovrani-

tà, e il Paese venne

ufficialmente annesso

al Belgio il 5 novem-

bre 1908.

With an estimatedpopulation of about66 million people,the Democratic Re-public of the Congois one of the poorestCountr ies in theworld and it is heavi-ly dependent on in-ternational aid de-spite its enormousnatural wealth.The violent andbloody inter-ethniccivil wars have beenadded those again-stregular armies ofneighbouring Coun-tries and gangs offierce criminals.

T H E B LO O D O F T H E C O N G O

T H E B LO O D O F T H E C O N G O

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Geopolitica

La “linea Durand” segna il confine internazionale tra Afghanistan e Pa-

kistan. Prende il nome dal Ministro degli Esteri dell’India britannica, Sir

Henry Mortimer Durand, che nel 1893 fu inviato a Kabul per negoziare

con il sovrano afgano Abdur Rahman Khan un accordo finalizzato alla

creazione della frontiera anglo-afgana, fino ad allora inesistente. Per

l’amministrazione britannica questo accordo era d’interesse strategico,

dal momento che la demarcazione del confine con l’Afghanistan era la

conditio sine qua non per poter realizzare il disegno della “triplice fron-

tiera” in prospettiva anti-russa.

Le Aree Tribali,la regione a ridosso del confinetra Afghanistan e Pakistan

The Tribal Areas, the region nearthe border between Afghanistanand Pakistan

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LINEA DURAND, IL CONFINE CHE ESISTE

SOLO PER I GPSdi Franco Del Favero

Established in 1893 to put an end to decades of con-flict that, in many circumstances, saw Her Majesty’sforces succumb, this controversial border betweenAfghanistan and Pakistan seems to become moreand more evanescent. From the outset, it was ig-nored by indigenous people who had seen theirlands suddenly and artificially divided. Today the attitude of the United States towards theborder has changed. The strategic plan of PresidentObama, known as "Af-Pak", regards this internationaldivisions as superseded and sees Afghanistan andPakistan as part of the same problem.

The Durand Line, a Borderexisting only for the GPS

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Geopolitica

Nell’ultimo decennio la politica estera della Turchia ha subito una

radicale trasformazione, assumendo toni più attivi, con un notevo-

le spostamento del proprio baricentro. Se fino alla fine del secolo,

infatti, essa era prevalentemente focalizzata nel rinsaldare i

rapporti con l’Occidente e con l’Europa in particolare, negli ul-

timi anni si è rivolta soprattutto al Medio Oriente.

L’islamismo in Turchia, dopo la fallimentare esperienza del

governo Erbakan (1996-1997) e del “Partito del Benes-

sere”, ha abbandonato il radicalismo e ha dichiarato

la propria fedeltà alla democrazia, cercando di

posizionarsi come un partito conservatore di

moderata ispirazione religiosa. Nonostante ciò,

la linea politica di Erdoğan e del suo “Partito per

la Giustizia e lo Sviluppo” (AKP) – saliti al potere

nel 2002 – è sembrata fin dall’inizio legata a consi-

derazioni di carattere nazionalistico e religioso, nono-

stante il riconoscimento degli stretti legami eco-

nomici con l’Unione Europea, con la

quale nel 2005 il governo turco ha

iniziato le trattative di adesione.

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IL PREMIER ERDOĞANE L’ATTUALE

SITUAZIONE POLITICA TURCAdi Arduino Paniccia

During the last decade, Turkey's foreign policy has seen a radical transformation, more active tones and asignificant shift of its centre of gravity. Up to the end of the century, it was mainly focused on strengthen-ing relations with the West and especially Europe. In the last years its policy has been directed mainly tothe Middle East. Consequently, a great political split occurred in the Country between those who are faithful to the idea ofthe "Kemalist" secular Republic and the advocates of the neo-Ottoman Islam.The eastward displacement of the Turkish centre of gravity remains an indisputable fact, as well as thedesire to make Turkey a reference point for the Middle Eastern Muslim world. Nonetheless, Turkish lead-ership is well aware that it cannot afford moving apart from NATO and EU.

PRIME MINISTERERDOĞAN ANDTHE CURRENTPOLIT ICALS I TUAT IONIN TURKEY

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Dottrina

Nel luglio del 2011 non appena il

Generale dei Marines John Allen

prese il comando di ISAF in Af-

ghanistan decise di imprimere

una svolta decisiva alla campa-

gna e in particolare si occupò

dell'aggiornamento (revision 6)

dell’OPLAN 38302. Due fattori fu-

rono il tema principale dei suoi

incontri con lo staff: variare l'ac-

cento delle operazioni sino ad al-

lora sostenute (più “sostegno”

che combattimento) priorizzando

quello che definiva “battle of thenarrative” ma soprattutto decise

di rivedere la campagna stabi-

lendo un chiaro limite temporale

per concludere l’Operazione

ISAF cioè la fine del 2014. Sino

ad allora le operazioni non ave-

vano un obiettivo temporale e di

certo non ci si chiedeva quando

sarebbe finita l’attività della NA-

TO in Afghanistan.

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L’Operazione “Coorte” per l’addestramento delle unità libiche

SECURITY FORCE ASSISTANCESECURITY FORCE ASSISTANCE

Security ForceAssistance “Coorte” Operation for theTraining of Libyan Units

The "Security Force Assistance", mission has the aim to conduct a series of activities that improve or di-rectly support the development of local military forces of a Country by increasing its capacity of sustaina-ble defence against internal and external threats to stability and security. In June 2013, on the sidelines of the G-8 summit in Lough Erne, Northern Ireland, the project "G8 compact"was launched, in which the UK, USA and ITA committed to provide, among other things, training aid to theLibyan government. The project involves training of about 15,000 people outside Libya. Italy has committedto train 2,000 as well as England, the U.S. 8,000. In late August 2013 Turkey also joined with the proposal totrain 3,000 men. The mission assigned to the Italian Army is "To provide support in basic infantry trainingfor the Libyan security forces in order to contribute to the stabilization of the Country."

di Cesare Marinelli

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L’antropologo e il militare hanno una cosa in comune: non esercitano semplici professioni, ma vocazioni.

Entrambi i percorsi portano a vivere esperienze totalizzanti in cui è tipico il confronto con l’altro (una co-

munità diversa, una lingua e cultura sconosciute, un nemico incomprensibile, una minaccia nascosta).

È ciò che avviene con la Cooperazione Civile-Militare (CIMIC), che è «un’etichetta militare per descrivere

quelle occasioni che vedono elementi delle Forze Armate impegnati a collaborare con entità civili (come

autorità locali o altri enti governativi, organizzazioni non governative od organizzazioni internazionali/in-

tergovernamentali). Di solito ciò avviene durante una situazione di crisi, sia che si tratti di un disastro na-

turale, di guerra, o, sempre più spesso, nel corso di operazioni di supporto alla pace, in situazioni co-

munque complesse. Questa cooperazione può prendere la forma di un’astratta pianificazione di emer-

genza oppure di coordinamento ad alto livello di risorse e obiettivi, ma può anche manifestarsi come la

distribuzione di aiuti o attività di ricostruzione da parte delle Forze Armate» (Ankersen, 2008).

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Dottrina

di Giovanni Ercolani

LA COOPERAZIONELA COOPERAZIONECIVILE-MILITARE CIVILE-MILITARE

COMECOMESPAZIO ANTROPOLOGICOSPAZIO ANTROPOLOGICO

The Civil Military Cooperation as Anthropological Space

Through intellectual contribution to anthropological work, this article provides a new cultural approach toCIMIC Operations in the new operational contexts. It gives a definition of CIMIC operations and of anthro-pological place. Moreover, it shows how the New NATO Strategic Concept (2010) includes the use of CIMICOperations, that are ruled by NATO CIMIC doctrine, and how possible future scenarios appear as “MultipleStress Zones”. These are framed as CIMIC operations, in their totality, and seen as an AnthropologicalSpace. The article highlights, therefore, the need to have anthropologists working within the AnthropologicalSpace, represented by CIMIC operations in their totality.

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This article is a follow up to "Learning on-line with e-learning" published on “Rivista Militare” no. 2/2014,in which historical development of distance education and e-learning are outlined.The training/technology combination is a tool that reinforces traditional teaching, which today is stronglyoriented to the quality of educational processes. It integrates them and allows us to pursue the educatio-nal objective in an innovative, modern, and, at the same time, practical and effective manner. The propo-sed project, in the light of these considerations, fits into an advanced information and technological con-text, with the ambition to exploit its potential for training purposes. The proposed solution provides a further response to the growing need to make Advanced Training of Ar-my personnel increasingly flexible, in step with the times and financially viable.

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2a parte

E-LEARNING, UN PROGETTOPER L’ESERCITO

Dottrina

Sul numero 2/2014 di Rivista Militare è stata pubbli-

cata la prima parte di questo articolo: “Imparare on-

line con l’e-learning”, in cui si è delineata l’evoluzio-

ne storica della Formazione a Distanza e quindi

dell’e-learning e sono stati sviluppati i linea-

menti teorici e i concetti che risiedono alla ba-

se di tale nuova metodologia di apprendimen-

to. È stato evidenziato come gli attuali siste-

mi di terza generazione consentano lo svi-

luppo del processo formativo all’interno

della rete attraverso l’interazione dei parte-

cipanti, favorendo la valorizzazione dei

rapporti singolo-gruppo. In tale quadro,

non è più l’utente a dirigersi verso la for-

mazione, ma è quest’ultima a plasmarsi

in base alle sue esigenze. Sono stati

inoltre evidenziati i principi fondamen-

tali che ispirano la progettazione della

formazione in rete: l’interattività, come

forte componente comunicativa; la

modularità, cioè la possibilità di rea-

lizzare “moduli didattici” interscam-

biabili; la flessibilità, in termini di

tempo, spazio e materiali proposti.

Infine è stato analizzato il concetto

di “apprendimento esperienziale”,

e in tale quadro è stato evidenzia-

to anche l’Organic Process, che

sta man mano erodendo terreno

all’apprendimento classico in-

teso come mero trasferimento

di nozioni e concetti.

E-Learning Training A Project for the Army (part II)

di Marco Poddi

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Dottrina

Il mercato elettronico è

uno degli strumenti del

programma di razionaliz-

zazione degli acquisti

nella Pubblica Ammini-

strazione. In sintesi è

un’area virtuale di incon-

tro della domanda con

l’offerta, un’aggregazio-

ne di servizi applicativi

per accelerare lo scam-

bio di informazioni e

concludere transazioni.

Realizzato da Consip per

conto del Ministero del-

l’Economia e delle Finan-

ze, è disciplinato dal

“Regolamento di esecu-

zione e attuazione del

Codice degli Appalti”.

Dal luglio 2007 la legge

finanziaria obbliga le

Amministrazioni centrali

e periferiche dello Stato

a utilizzarlo.

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IL MERCATO ELETTRONICONELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

di Armando Sullo

The ElectronicMarketplace

Digital marketing is one of thebuying tools included in the pro-gram of rationalization of purcha-ses in the Public Administration(PA) in which the PA can makepurchases below the EU thre-shold value. It is an area of virtual meetingbetween the PA demand and themarket offer through transactio-nal purchasing instruments by acatalogue and trading, an aggre-gation of application services toaccelerate the information ex-change and conclude transac-tions.

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Tecnica

DRONI: PRO E CONTROdi Michele Pierri

Nonostante l’appello del Presidente ameri-

cano Barack Obama per ridurre la dipendenza

statunitense dagli aeromobili a pilotaggio re-

moto, la tendenza a un loro uso intensivo

pare inarrestabile.

La richiesta del Capo di Stato USA può sem-

brare controcorrente se si guarda ai numeri,

ma dice molto sul ruolo sempre più strategico

che i droni militari avranno in futuro.

Il loro impiego massiccio però divide gli ana-

listi e sta creando un intenso dibattito.

SPECIALE D

RONI

SPECIALE D

RONI

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I DRONI DELL’ESERCITO ITALIANOdi Fabrizio Argiolas

Vincenzo Spanò

Alessandro Di Rella

Di fronte ad avversari in

grado di operare in piccoli

nuclei, ma controllare va-

ste porzioni di territorio

(grazie anche a una radica-

ta rete di protezione tra la

popolazione civile), l’im-

piego dei droni è stato uti-

lissimo nel contrastare le

minacce. Gli Aerei a Pilo-

taggio Remoto (APR), co-

me vengono chiamati più

precisamente, sono risul-

tati fondamentali nelle fasi

di pianificazione e condot-

ta delle operazioni militari

per l’ottimale rapporto co-

sti/benefici.

Drones • Pros and Cons• Drones of the Italian Army

This study on drones is composed of two articles. The first examines the pros and cons of using them in thelight of international experiences and analyses made by major Military and Strategic Studies Institutes. The second article, by 41° "Cordenons" Rgt., makes the point about the situation of drones within the Armyand their employment in Operating Theatres.

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Tecnica

È passato un lustro

dall’adesione della

Croazia alla NATO,

nel 2009. Un atto i

cui vantaggi sono

andati, come spes-

so accade nell’Alle-

anza Atlantica sin

dalla sua nascita,

nei due sensi. Da

un lato infatti Zaga-

bria ne ha tratto un

potente stimolo ri-

volto ad ammoder-

nare le sue Forze

Armate allineandole

agli standard occi-

dentali, acquisendo

nuovo materiale o

aggiornando quello

ancora valido in do-

tazione.

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L’Hrvatska Vojska del XXI secolo,una “giovane recluta” preziosa per la NATO

L’ESERCITO CROATO

TTHEHE YYOUNGOUNG CCROATIANROATIAN AARMYRMY

The Hrvatska Vojska of the XXI Century, a "young Recruit" valuable for the NATO

Croatia joined NATO in 2009. This led its Army (Hrvatska Vojska) to transition to professionalisation, andemployment in multinational missions, also high risky ones as in Afghanistan. The transition was handledby young but experienced Cadres. Today the Croatian Army has 15,000 effectives (including 2,000 of whomare volunteers on short term service) and more than 8,000 reservists ready for employment, which are re-called on duty for 30 days a year. They are all incorporated in military units characterized by high mobility,versatility, and technological capacity, according to the NATO doctrine. Major operating pieces are threeBrigade Headquarters, created in 2007 and dependent on the General Headquarters in Karlovac.

di Giuliano Da Frè

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Tecnica

Il papà della munizione più famosa al mondo parlava italiano come se-

conda lingua. Georg Luger (1849-1923) visse in Italia e dopo il ginna-

sio e la maturità tornò con la famiglia in Austria e studiò alla Wiener

Handelsakademie. Il padre Bartholomeus von Luger, importante chi-

rurgo austriaco, si trasferì infatti per insegnare all’università di Pado-

va subito dopo la nascita del figlio Georg.

Georg Luger, inventore della munizione 9x19 mm

Georg Luger, inventor of the 9x19 mm ammunition

Storia e curiosità della munizione più diffusa al mondo

SI VIS PACEM...9 PARABELLUM

di Andrea Beltramo

The father of the world's most famous ammunition spoke Italian as se-cond language. Georg Luger (1849-1923) spent his childhood in Italy, then returned withhis family to Austria and studied at the Wiener Handelsakademie. From1867 to the end of 1871 he served in the Army and left it with the rank ofLieutenant of the Reserve. Then he began his job as bank clerk in Vienna.The term Parabellum is derived from the Latin "Si vis pacem, para bellum"("If you want peace, prepare for war"), but in this case the word Parabel-lum comes from the fact that the telegraphic address of the Deutsche Waf-fen und Munitionsfabriken was "Parabellum Str. Berlin."

History and Curiosities of the World's most popular Ammunition

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Storia

Il 25 dicembre 1979, mentre gli Occi-

dentali, da Washington a Berlino, fe-

steggiano il Natale, Mosca scatena la

fase principale dell’Operazione

“Chtorm 333” – tempesta in russo.

Cinque Divisioni blindate invadono

l’Afghanistan con il compito di impa-

dronirsi delle leve di comando del regi-

me e, successivamente, di appoggiare

la “sovietizzazione” del Paese. Nel loro

ambito, i responsabili militari hanno

battezzato questo colpo di forza “Ope-

razione Praga”, facendo, evidentemen-

te, un chiaro riferimento all’incursione

dell’Armata Rossa sulla capitale ceco-

slovacca nell’agosto 1968.

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La storia si ripete. Dal 1979 al 1989,l’Armata Rossa èintervenuta in forzein Afghanistan. Con quali risultati?Bilancio di un pesanteprecedente

SUCCESSI E FALLIMENTIDELL’ARMATA ROSSAIN AFGHANISTANdi Massimo Iacopi

Russian’s Success and Failure in Afghanistan

On December 25, 1979, Moscow unleashed the mainphase of Operation "Chtorm 333" - Operation (“storm”in Russian). Five armoured Divisions invaded Afghani-stan with the task to seize the regime’s control leversand then to support the "Sovietization" of the Country.Ten years later, the Red Army was forced to retreat, butit had not been really beaten, as evidenced by its suc-cessful retreat, certainly a very complex military opera-tion. The Soviets deliberately used their weapons in a dispro-portionate manner, mocking and despising Afghan’s tra-ditions. In so doing they have contributed to increaseAfghan’s capacity to resist and fight for freedom.

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Quando il Regio Eserci-

to Italiano sbarcò in Li-

bia nel 1911, pronto a

combattere una guerra

contro l'Impero ottoma-

no per il possesso di

quelle terre, a mala pe-

na aveva qualche map-

pa di ciò che si appre-

stava a conquistare.

Quando poi la guerra

fu vinta, si aprì una

nuova fase in Euro-

pa, ben più impor-

tante e decisiva: la

Prima Guerra Mon-

diale che portò l'atten-

zione dell'opinione pub-

blica globale su altri

scacchieri, decisamen-

te più importanti e vita-

li per ogni Paese

coinvolto.

Durante la Confe-renza di Pace di Pa-rigi, tra il 1919 e il1920, ben poco deiterritori libici era ri-masto nelle mani delRegio Esercito: i piùlontani avamposti pri-ma e le città dopo,erano stati persi sottola spinta travolgentedei mujahiddddin e eiloro duar.

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REGIO CORPO TRUPPE COLONIALI

TRUPPE LIBICHE (1922-1931)L’ADDESTRAMENTO DURANTE LA RICONQUISTA

Storia

di Federica Saini Fasanotti

The Libyan Troops,Training during

the Reconquest(1922-1931)

At the end of the Peace Conference of Paris, between 1919 and 1920, very little of the Libyan territories,conquered in the war of 1911-12 against the Ottoman Empire, was left in the hands of the Italian Royal Army.The most distant outposts and the cities had been lost under the overwhelming thrust of the mujaheddinand their duar.With the rise of fascism, at the end of 1922, the Italian foreign policy took on even more resolute features andthe colonization of Libya became one of the cornerstones of Mussolini's expansionist policy.

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L’ ITALIATRA TRIPLICE

ALLEANZAE INTESA

di Antonello Folco Biagini

Roberto Sciarrone

Antonello Battaglia

Storia

Il Congresso di Berlino del 1878 e le

successive alleanze tra le maggiori

potenze europee diedero vita a un

lungo periodo di pace che terminò

con le guerre balcaniche e la Prima

Guerra Mondiale. L’Impero tedesco,

dapprima promotore e fulcro del-

l’equilibrio continentale, si trovò du-

rante i primi anni del Novecento

schiacciato sotto il peso della sua

stessa crescita economica. Deside-

roso di rivaleggiare con le maggiori

potenze uscì dall’isolamento bi-

smarckiano per intraprendere una

politica di potenza che trascinò l’Eu-

ropa in guerra. Così tra il 1914 e il

1918 l’Europa divenne il principale

teatro della Prima Guerra Mondiale.

ITALY BETWEEN THE TRIPLE ALLIANCE

AND THE ENTENTE

With the Congress of Berlin in 1878and the alliances among the majorEuropean powers, there was a longperiod of peace in Europe.It ended with the Balkan wars andthe First World War.The German Empire, former promo-ter of continental balance, becameeager to compete with the major po-wers and left its Bismarckian isola-tion in order to embark on a powerpolicy that dragged Europe into war.Thus, between 1914 and 1918, Eu-rope was theatre of the First WorldWar. The clash saw as protagonistsall the great continental powers,while Risorgimental claims and na-tionalism constituted friction ele-ments on the fringe of it.

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Fervono nella notte i preparativi per la parata del 2 giugno. Fanfare e ban-de musicali che suonano, reparti che si preparano a sfilare, tecnici cheprovano altoparlanti e microfoni. La voce dello speaker che si riscalda eimposta per essere pronta a scandire i ritmi della cerimonia. A mezzanottein via dei Fori Imperiali è tutto un via vai di gente e mezzi. C’è chi sistemale sedie sulle tribune, chi da cerimoniale organizza la disposizione dei po-sti a sedere. Le prove generali cominciano attorno alle due. È suggestivae coinvolgente la sfilata di notte.I reparti arrivano da tutta Italia. L’Inno d’Italia, l’Alzabandiera sull’Altaredella Patria. E poi la tromba che suona quel “silenzio” che echeggia nelcielo romano notturno. Emozioni che si susseguono una dopo l’altra. No-nostante l’ora tarda non c’è stanchezza sui volti, ma fierezza e orgoglio.

APPROFONDIMENTI

Dietro le quintedel 2 giugno di Erin Saba*

Giulietta Cappo**

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LE RUBRICHE

Lo schieramento davanti all’Altaredella Patria durante le prove notturne

MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, GIORGIO NAPOLITANOAL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA, AMMIRAGLIO BINELLI MANTELLI,

IN OCCASIONE DEL 68° ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA

"Stamane, all'Altare della Patria, ho rivolto un deferente pensiero a tutti i militari ita-liani che hanno sacrificato la vita al servizio del Paese. Nel 68° anniversario della Re-pubblica e a cent'anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale, ho rinnovato conparticolare commozione il mio omaggio al Sacello dell'ignoto soldato caduto, contantissimi altri, in quell'immane tragedia che ha segnato indelebilmente la storia delnostro Paese e dell'Europa.Gli Stati europei, che un secolo fa si combattevano con feroce accanimento, oggi so-no uniti sotto la stessa Bandiera. Nel nome di comuni valori di libertà, giustizia edeguaglianza, perseguono insieme la prosperità, lungo un irrinunciabile percorso diintegrazione economica, politica e istituzionale.Ma anche per l'Europa la pace non è un bene definitivamente acquisito. Lo dimostra-no l'acuirsi di gravi focolai di tensione a ridosso dei confini dell'Unione e il necessa-rio, costante impegno della Comunità internazionale nella gestione delle crisi e nelcontrasto del terrorismo e della criminalità organizzata. Nel mondo della competizio-ne economica e della globalizzazione, gli strumenti militari dei Paesi democratici so-no chiamati ad assolvere compiti vitali di dissuasione, prevenzione e protezione perla sicurezza dei cittadini e a tutela della legalità.Di questa complessa e delicata realtà sono da tempo consapevoli protagoniste leForze Armate italiane che, attraverso il processo di profonda riorganizzazione intra-preso, vogliono decisamente rafforzare le capacità umane e tecnologiche e la pron-tezza di impiego per assolvere con efficacia i propri compiti, ricercando nella dimen-sione europea la principale direttrice di integrazione e di sviluppo. Le Forze Armatemeritano il profondo apprezzamento del Paese per la professionalità, la dedizione alservizio e il valore dimostrati in tutti i teatri operativi, anche nelle situazioni più diffi-cili.Nel giorno della Festa della Repubblica, giungano a tutti voi, Soldati, Marinai, Avieri,Carabinieri e Finanzieri, di ogni ordine e grado, la considerazione e la gratitudine de-gli italiani e un fervidissimo augurio.Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l'Italia!".

Roma, 2 giugno 2014.

LE RUBRICHE

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Sebbene siano “solo” le prove, si respira un’aria di solennità.I Comandanti danno gli ultimi suggerimenti, controllano gli allineamenti.È una macchina perfetta, senza sbavature. Nel tremolio delle luci all’om-bra del Colosseo e dell’Altare della Patria, i reparti sfilano uno dietro l’al-tro. La temperatura è mite e per strada si riversano gli uomini e le donneche hanno giurato fedeltà alla Patria, che salvaguardano la democrazia eil popolo. La voce fuori campo presenta i vari reparti, preceduti dallaBandiera di Guerra. Le Scuole, che forgiano e formano i soldati del do-mani; i reparti storici e quelli speciali. Ad attenderli sul palco d’onore (ri-servato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e alle massi-me cariche dello Stato) per la prova notturna, il Capo di Stato Maggioredella Difesa, l’Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. “Forze Armate, valori etradizioni dalla Prima guerra mondiale alla Difesa Europea”, questo è iltema della sessantottesima festa della Repubblica. La cerimonia di quest’anno ha offerto, infatti, l’occasione per riflettere sudue importanti avvenimenti che caratterizzeranno il 2014: l’avvio dellecommemorazioni del centenario della Grande Guerra e il semestre dipresidenza italiana dell’Unione Europea. Da ieri a oggi. Uniformi storichee le bandiere delle missioni internazionali raccontano al loro passaggio lastoria della nostra Repubblica.L’Italia contribuisce alle attuali missioni, in contesti interforze e multina-zionali, con circa cinquemila militari che operano all’estero, dall’Africa al-l’Afghanistan, attraverso il Mediterraneo, i Balcani e fino alle acque del-l’Oceano Indiano. Si tratta di operazioni svolte sotto l’egida delle NazioniUnite, della NATO e dell’Unione Europea, in cui le Forze Armate hannoraggiunto alti livelli di interoperabilità, confermandosi una componenteaffidabile e fondamentale del “sistema Paese”. In Patria la compaginemilitare concorre alla sicurezza generale del territorio. Le Forze Armatesono una risorsa al servizio del Paese, una risposta alle crescenti esi-genze di stabilità, una grande “squadra” che vive del contributo di ciascu-no. Nei volti degli uomini e delle donne che hanno sfilato nella magnificacornice dei Fori Imperiali, sia nella notte delle prove sia nella Rivista del2 giugno, gli Italiani di ogni età, estrazione e provenienza geograficahanno potuto rivedere idealmente genitori, figli, fratelli, sorelle e amici. Ilsenso dello Stato, l’orgoglio dell’identità nazionale, l’idea di Patria: la pa-rata del 2 giugno racchiude, in una sola giornata, il nostro passato, pre-sente e futuro. La nostra storia, quella scritta e quella che ancora si devescrivere.

Prove della resa degli Onoriin Piazza Venezia

Nelle due immagini alcunimomenti delle prove notturne

su via dei Fori Imperiali

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Italiani decisero liberamente, conquel voto, di voltare pagina, manife-stando la volontà di basare la convi-venza della Nazione sui principi di li-bertà, giustizia, democrazia, ugua-glianza dei cittadini e rispetto dei dirit-ti di tutti i popoli. La data diventò festanazionale dal 1948, quando via deiFori Imperiali a Roma ospitò la primaparata militare della Repubblica. Do-po varie vicissitudini, nel 2001 grazieall’iniziativa dell’allora Presidente del-la Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi,venne ripristinato lo storico tragittodel 1948.

*Giornalista**Fotoreporter

E REPUBBLICA FU…

Il 2 giugno è una delle date più importanti e significative per l’Italia. Uno deimomenti più alti della nostra vita civile. Una domenica di sessantotto anni fa, il2 giugno del 1946, si svolsero le elezioni a suffragio universale. Alle urne furo-no chiamati tutti gli Italiani (per la prima volta anche le donne) con almeno 21anni di età per scegliere con un referendum istituzionale tra Monarchia e Re-pubblica ed eleggere i 556 membri dell'Assemblea Costituente. Quel giorno, incui cadeva l’anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi, c’era bel tempo sututta l’Italia e il Paese intero si era risvegliato con la sensazione di dover vivereuna grande giornata. A Milano, Palermo, Torino, Bari, Venezia, Firenze, Roma,Napoli, Cagliari... da Nord a Sud spirava forte il vento del cambiamento. Entu-siasmo, impazienza e soprattutto tanta calma, nonostante le “previsioni” e lostato di allerta caratterizzassero quella giornata. A seguito dei risultati del refe-rendum, l’Italia cambiava la propria forma di governo. Infatti la Repubblica pre-valse con il 54,3% dei consensi contro il 45,7% dei voti per la Monarchia. Il 2giugno dunque ricorda e sottolinea la scelta compiuta dal popolo italiano nel1946 di darsi una nuova forma istituzionale dopo la tragica vicenda della guer-ra. A poco più di un anno dalla conclusione del Secondo conflitto mondiale, gli

Le Frecce Tricolori solcano l’azzurro cielo romano

A destra: la storica banda dell’Esercito Italiano, che festeggia quest’annoi suoi 50 anni di storia, fa il suo ingresso sul luogo della cerimonia

In basso a sinistra: una compagnia del 151° reggimento fanteria “Sassari”con le uniformi storiche della Prima guerra mondiale

In basso a destra: una compagnia del 9° reggimento alpini

LE RUBRICHE

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Nel settimo anniversario della sua formazione, il Tehrik-e-Taliban-Pakistan (TTP) rappresenta ancora la principale minaccia per lastabilità interna al Paese.

Fondato nel 2007 dal leader pashtun Baitullah Mehsud, il TTP è un grup-po ombrello che raccoglie al suo interno diversi gruppi militanti talebani,(accomunati dall’opposizione al governo di Islamabad), e ha la propriaroccaforte nelle regioni nordoccidentali delle Federally Administered Tri-bal Areas (FATA), al confine con l’Afghanistan. L’assoluta porosità dellaLinea Durand, nonché la comunanza etnica e religiosa con la popolazio-ne oltre confine (entrambe pashtun e afferenti alla dottrina deobandistadell’Islam sunnita) hanno favorito, in seguito alla guerra del 2001 nel vici-no Afghanistan, la penetrazione all’interno di questi territori di quei com-

battenti che cercavano nelle Agenzie Tribali un rifugio contro le operazio-ni militari delle Forze internazionali. Si trattava sia di combattenti talebaniin fuga dopo la caduta del governo sia di militanti affiliati a gruppi qaedistiche avevano affiancato i talebani afgani durante la guerra. In un territorioprevalentemente rurale, in cui le Forze Armate pachistane non riescono

ad avere il controllo e in cui il codi-ce tribale è l’unica legge ricono-sciuta, queste realtà sono riuscitea penetrare nel tessuto sociale e aesacerbare l’estraneità della popo-lazione rispetto alle autorità di Isla-mabad.Una soluzione diplomatica al con-flitto è stata tentata dal Primo Mini-stro Nawaz Sharif che, fin dallacampagna elettorale del l ’annoscorso, ha creduto nel dialogo coni talebani per cercare di ristabilirela sicurezza nel Paese. Già neimesi passati, il Governo aveva isti-tuito un tavolo di trattativa con al-cuni rappresentati del TTP per cer-care di trovare una soluzione all’in-stabilità interna. Dopo un primotentativo, organizzato a febbraio,ma ben presto approdato a un nul-la di fatto a causa del perduraredegli attacchi da parte del gruppo,una delegazione governativa e irappresentanti designati dal TTP(leader religiosi vicini alle istanzetalebane) avevano dato inizio uffi-cialmente ai colloqui. La drasticitàdelle richieste della leadership ta-lebana, tra cui l’imposizione dellasharia nello Stato, e la conseguen-te inconciliabilità delle posizionidelle due delegazioni hanno peròportato il progetto di dialogo a uninevitabile stallo.Il difficile rapporto tra Governo eTTP, inoltre, è complicato dall’ete-rogeneità del panorama insurrezio-nale pachistano e dal progressivodeterioramento dei rapporti tra lediverse fazioni interne seguito alla

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APPROFONDIMENTIa cura del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.)

“TEHRIK-E-TALIBAN”LA MINACCIA TALEBANA

IN PAKISTAN di Francesca Manenti

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APPROFONDIMENTI

inevitabilmente incrinato quell’equilibrio di potere che negli anni passatiaveva garantito una sostanziale convergenza degli interessi interni algruppo. Membro della tribù Yusufzai e originario del distretto di Swat(nella provincia settentrionale di Khyber Pakhtunkhwa), Fazlullah, dun-que, non appartiene alla tradizionale cerchia di potere e per questo nonè riconosciuto in modo trasversale al gruppo come leader cari-smatico e rappresentativo dell’insorgenza. Inoltre, lamancata assegnazione di un ruolo chiave al-l’interno del movimento a un espo-nente della tribù Mehsud hafavorito l’acuirsi del-le lotte in-

morte dell’ex leader HakimmulahMehsud, succeduto a Baitullah nel2009 e vittima di un raid aereocompiuto dagli Stati Uniti nelleAree Tribali lo scorso novembre.Un’oculata scelta, su base tribale,dei vertici del movimento, infatti, èsempre stata l’elemento fonda-mentale per ricomporre le inevita-bili aspirazioni concorrenti esistentiall’interno di una realtà tanto varie-gata come il TTP. La scelta di no-minare come nuovo Emiro MullahFazlullah, estraneo sia alla tribùMehsud sia alle Agen-zie Tribali, ha

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LE RUBRICHE

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terne alla tribù stessa per contendersi il primato nella propria enclave, ilSud Waziristan (SW). Le due principali fazioni rivali fanno capo, da unaparte, a Sheheraryar Khan (alias Shehbaz), appoggiato dagli uomini fe-deli all’ex leader Hakimmullah e, dall’altra, a Said Khan Sanjna (aliasKhalid Mehsud), vicino all’ex numero due del TTP, Wailur Rehiman, e at-tuale comandante dell’insorgenza in SW. Le tensioni tra i due gruppi han-no portato a veri e propri scontri che, nel solo mese di maggio, hannoprovocato la morte di oltre cento militanti. Per arginare i possibili effettiche questa rivalità avrebbe potuto avere sulla già precaria coesione inter-na, Fazlullah ha cercato di sostituire Khalid Mehsud e di nominare allaguida della militanza in Sud Waziristan il suo vice, Khalid Haqqani. La de-cisione di Fazlullah, tuttavia, non è stata accolta con favore dalla cerchiafedele a Khalid che, lo scorso 18 maggio, ha annunciato la separazionedel proprio gruppo dal TTP.Tale scissione, di fatto, sancisce una spaccatura non tanto tra diverseanime quanto tra due generazioni di militanti all’interno del movimento ta-lebano. Con la morte di Hakimullah, ultimo leader della tribù Mehsud, econ la marginalizzazione della stessa tribù nelle gerarchie del TTP, infatti,il comando del gruppo è stato assunto da nuovi leader, più giovani, la cuiformazione jihadista è avvenuta in un contesto caratterizzato dalla pre-senza di esponenti cresciuti nelle fila di al-Qaeda. La divi-sione interna al TTP, dunque, più che a unindebolimento della capacitàoperativa, potreb-

be portare a un cambiamento nellastrategia del gruppo. Indebolitasi alproprio interno la leadership, infat-ti, il TTP potrebbe essere spinto arafforzare i legami con realtà qae-diste e organizzazioni esterne almovimento talebano e ad avvalersidi questo network per cercare dicapitalizzare queste relazioni eportare avanti così la propria agen-da contro il governo di Islamabad.A tale proposito, il recente attenta-to al Jinna International Airport diKarachi, durante il quale lo scorso8 giugno sono rimaste uccise 36persone, ha messo in evidenzacon chiarezza quale possa esserela reale portata di questo cambia-mento. Compiuto con la collabora-zione dell’Islamic Movement of Uz-bekistan, gruppo di affi l iazione

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minali, con evidenti ripercussioni sulla stabilità interna del Paese. Inoltre,la volontà di ribadire il proprio primato nella lotta contro il governo centra-le potrebbe portare a nuove dimostrazioni di forza che favorirebbero ine-vitabilmente la degenerazione delle già precarie condizioni di sicurezza ealimenterebbero una spirale di violenza a cui le autorità, civili e militari,non riescono tuttora a dare una risposta efficace.A fronte della rinnovata minaccia da parte dei talebani pachistani sembraormai improbabile che l’establishment militare lasci grande spazio al Go-verno Sharif per cercare di riprendere qualsiasi tentativo di dialogo coneventuali interlocutori all’interno delle diverse anime della militanza. Giànei mesi scorsi, le Forze Armate hanno preso le distanze in più occasionidalla politica riconciliatrice di Islamabad, ma, a eccezione di sporadicheoccasioni, sono rimaste in attesa di assistere al pronosticato fallimentodelle trattive. Ora, la ripresa dei raid aerei nelle FATA a seguito dell’atten-tato di Karachi, sia da parte dell’Aeronautica pachistana che degli StatiUniti, lascia presupporre che i militari siano pronti ad assumere nuova-mente il proprio ruolo nella gestione del dossier talebano e, conseguen-temente, che la soluzione diplomatica sia stata, al momento, messa daparte.

qaedista presente nel Paese dal2002, l’attacco è stato indirizzatocontro un obiettivo di importanzastrategica per lo Stato, quale unaeroporto internazionale. Inoltre,compiuto a oltre mille chilometri didistanza rispetto alle Agenzie Tri-bali, l’attentato è stato una chiaradimostrazione di forza da partedella nuova leadership del TTPche, nonostante gli attriti interni almovimento talebano, è riuscita adare dimostrazione della capillaritàe della portata della propria capa-cità d’azione.La dialettica all’interno del panora-ma dell’insorgenza, dunque, sem-brerebbe spingere Fazlullah a cer-care di incrementare questa rete dicontatti e a sviluppare una sinergiatra le diverse realtà, qaediste e cri-

APPROFONDIMENTI

LE RUBRICHE

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Si aggrava a un ritmosempre più incal-zante la situazione

politica ed economica del-la Libia, Paese schiavodei propri fallimenti nel ri-costruire istituzioni forti enel riportare la sicurezzasul territorio nazionale.Lunedì 9 giugno, la CorteSuprema libica ha decre-tato l’ incostituzionalitàdell’elezione al ruolo di Primo Ministro del politico indipendente Ahmed Mai-teeq, avvenuta lo scorso 5 maggio durante una caotica riunione del Con-gresso Nazionale, caratterizzata da imprecisioni nel conteggio dei voti. Ab-dallah Al-Thinni, già Ministro della Difesa del Governo di Ali Zeidan, conti-nua quindi a rivestire l’incarico di Premier ad interim in un Parlamento se-gnato da profonde divisioni, nell’attesa che la votazione prevista per il 25giugno definisca gli equilibri del nuovo Parlamento incaricato di scegliere ilsuo successore. Sarà ora importante comprendere quali contromosse verranno adottatedai membri del Congresso Nazionale che hanno sostenuto sin dall’inizioil nome di Maiteeq: Nuri Abu Sahmain, Presidente del Congresso e tra iprincipali esponenti dell’ala islamista parlamentare, si è speso con forza

LE DIFFICOLTÀDEL GOVERNOLIBICO di Andrea Ranelletti

APPROFONDIMENTIa cura del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.)

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per l’approvazione di una nuovasessione di voto che aveva vistoMaiteeq superare il quorum di 120voti necessario all’elezione. In se-guito al fallimento dei suoi tentativi,Abu Sahmain ha pubblicamente ri-chiesto il congelamento degli assetbancari appartenenti ad al-Thinni,non riscuotendo però grandi con-sensi all’interno di un Parlamentointimorito della possibilità di un’ul-teriore esplosione delle tensioniche vedono gli schieramenti con-trapposti dentro e fuori dall’aula.Nonostante il forte rilievo dato daisostenitori di al-Thinni alla senten-za che di fatto esautora Maiteeq, èbene tener conto di quanto oggil’effettiva lotta per il potere nelPaese non si giochi tanto nel pa-lazzo del Congresso, quanto piut-tosto al di fuori: i Capi delle Brigatee mil izie f i lo-governative e deigruppi ribelli attivi nelle città e nelleprovince tengono di fatto sotto as-sedio i parlamentari libici, ponen-dosi come ultimi referenti di ognidecisione governativa e riservan-dosi la libertà di porre il proprio ve-to tramite l’utilizzo della minaccia odella forza. In un tale quadro, ilmantenimento di solidi legami con iCapi delle più influenti Brigate emilizie attive nel Paese rappresen-ta la priorità dei principali attori po-litici della Libia, che cercano trami-te il loro appoggio di consolidare ilproprio sterile potere.Sarà ora fondamentale per al-Thin-ni cercare di aprire una linea didialogo con il Generale ribelle Kha-lifa Haftar, Capo del sedicente“Esercito Nazionale Libico”, un’Ar-mata formata da combattenti, mili-ziani e membri delle frammentateForze Armate libiche. Qualora Haf-tar decidesse di porre il crescentesostegno politico e militare di cuidispone a Tripoli al servizio delPremier ad interim è possibile ipo-tizzare una momentanea stabiliz-zazione degli equilibri politici e undeciso indebolimento del fronteparlamentare islamista.

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APPROFONDIMENTI

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AB-205 and A-129 “Mangusta”Combat, the two aircraft of theItalian Army Aviation, are twohearts beating in one body in-side the military airport"Francesco Baracca" inCasarsa della Delizia, home tothe 5th Aves "Rigel" Rgt.. Forfour days Francesca Can-nataro, reporter, and ValentinaCosco, fotojournalist, havelived with pilots and militarypersonnel constituting thedouble soul of the Regimentthat works and "flies" in theFriulan skies. Now they aretelling us their experience.

5th AVES "RIGEL" Two Souls

that coexist

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Un reparto unico e speciale, efficiente in ogni condizione di tempo e in ogniparte del mondo. In Italia e all’estero gli uomini e le donne del 5° “Rigel” por-tano in alto il nostro Tricolore. Nei cieli del Friuli e dei diversi Teatri Operativivolano le “aquile” del “Rigel”. Arriviamo a Casarsa della Delizia e ad acco-glierci è il Comandante del reggimento, Colonnello pilota Giuliano Innecco.Per quattro giorni abbiamo vissuto la loro quotidianità fatta di molteplici attivitàche dalla mattina portano alla sera. Dopo l’Alzabandiera, ognuno ai propri po-sti. Un insieme variegato e multiforme di esperienze e di vite che si intreccia-no, di briefing, confronti, lezioni, attività ginniche, addestrative e di volo, di co-municazioni, organizzazioni logistiche, corsi CFE (Centro Formazione Equi-paggi) e manutenzione degli aeromobili. Storie di professionalità e dedizioneal lavoro. Ognuno per proprio conto, per far camminare una macchina effi-ciente e ben rodata. Ufficiali, Sottufficiali e graduati, ognuno rappresenta untassello importante di un complesso mosaico di operatività e fattività. I segnidell’esperienza e delle tante missioni vissute si leggono negli occhi dei pilotiche incrociamo, ma anche dei meccanici, degli specialisti e della truppa.Il 5° Aves “Rigel” ha due gruppi squadroni (27° “Mercurio” e 49° “Capricorno”)e un gruppo di sostegno per la manutenzione (“Lupo”). Dalla storia alle attivitàoperative fino alle realtà interne al reggimento (asilo nido, corsi CFE, simula-tore di volo, infermeria, torre di controllo, corsi key leaders etc...). Da una par-te all’altra ci muoviamo nella base, l’aeroporto militare “Francesco Baracca”sede del reggimento (un grande complesso composto da diversificate struttu-

re e dotato di molti servizi per il per-sonale) venendo a contatto con lepiù disparate realtà.Dopo la visita all’asilo, giungiamonelle strutture che ospitano il CentroFormazione Equipaggi. È qui che siforgiano piloti e tecnici. In aule multi-mediali gli istruttori con attività didat-tiche anche pratiche consentono difar conseguire diverse abilitazioni.Tra le altre attività del CFE: l’operati-vità del personale neo assegnato,l’impiego in ISAF con mansioni ope-rative e di controllo, gli stage per gliallievi dell’Istituto scolastico Maligna-ni. Perla della sezione è il nuovo si-mulatore OTSWS PTT (ObservationTargeting and Spike Weapon Sy-stem - Part Task Trainer). Un simula-tore statico che consente l’addestra-mento completo sul sistema OTS-

5° AVES “RIGEL”DUE ANIME CHE COESISTONO

di Francesca Cannataro*Valentina Cosco**

LE RUBRICHE

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lometri, per un’altezza di 1.500 piedi. Tra le molteplici sfaccettature di questarealtà dell’Esercito, si apre anche davanti a noi una finestra sul mondo dellosport. Era il 2002 quando la società ciclistica “Rigel” vide i suoi albori. Inquell’anno, per volontà di Ufficiali e Sottufficiali appassionati delle due ruote,fu costituita una sezione autonoma del gruppo sportivo Esercito, con l’inten-to di dare l’opportunità a chi lo desiderava di praticare il ciclismo durante lenormali ore di addestramento ginnico-sportive. Una felice intuizione che haportato in questi anni anche al conseguimento di numerosi successi sportivi.Giorno dopo giorno i mille volti dei militari del “Rigel” hanno iniziato a pren-dere forma, diventando anche per noi familiari. La mensa, un caffè, una si-garetta dopo pranzo, gli “sfottò”, una battuta scambiata tra colleghi che di-ventano amici e fratelli. Una seconda famiglia. Attimi di pausa in giornatepiene e intense. Il senso dell’umano lo cogli appieno in questo e in molto al-tro. Negli occhi che raccontano mille storie, quelle delle tante persone mes-se in salvo grazie all’attività di pronto intervento e di cooperazione con ilsoccorso alpino. Come i volti dei turisti austriaci salvati nel 2008 dal Taglia-mento in piena. È il Primo Maresciallo Carlo Cecilia a raccontarci la storia diuna famiglia (padre, madre e una bimba di appena sei anni) issata a bordodi un AB-205 e messa in salvo. Le storie, anche, di amici strappati troppopresto alla vita, ma che restano vivi nei cuori di chi ha avuto la fortuna di in-contrarli sul proprio cammino. E lì quel senso dell’umano lo cogli appieno.Senza saperlo ciascuno dei baschi azzurri del “Rigel”, a modo suo e in mo-menti differenti, ha ricordato il Maresciallo Capo Ketriss Palazzani. Un sorri-so dolce, un passaggio di memoria anche con una sola parola, flashback dimissioni fatte insieme. Chi, più rude, ma solo nell’apparenza di un statusquo tipicamente da soldato, anche con un semplice sospiro e un glissare si-lente. È così che ci hanno trasmesso il ricordo di uno di loro. Sorride Ketriss

WS. È anche lì che i piloti dell’A-129 si addestrano. Uno strumentodi fondamentale importanza per laformazione dei militari. Una cabinapermette una diretta e immediataimmissione nel task assegnato.Sullo schermo gli scenari tipici deiTeatri Operativi; il cockpit riprodottoalla perfezione, la missione affidataal militare esattamente come nellarealtà. Precisione, tecnologia e si-curezza per una forma addestrativanuova e all’avanguardia.Accompagnati sempre dal Coman-dante e dagli Ufficiali addetti allapubblica informazione, TenenteColonnello Alessandro Metalli eCapitano Francesco Colucci, giun-giamo in infermeria. Il servizio sa-nitario della base si occupa siadell’idoneità al servizio militare in-condizionato del personale, sia,per piloti e specialisti, dell’inviopresso l’Istituto di Medicina Legaledell’Aeronautica (IML). Visite car-diologiche, audiometria, spirome-tria, esami del sangue, in un con-testo legato alla medicina del lavo-ro, anche per tutto il personale del5° “Rigel”. La base di Casarsa èanche polo di addestramento concorsi di primo soccorso e un corsoBFR (Basic First Responder) connozioni di primo soccorso al perso-nale militare non navigante e corsiper la formazione di istruttori BFR.Dall’infermeria alla torre di control-lo. Come reparto Aves, il 5° “Rigel”è l’unico ad avere una torre di con-trollo con uno spazio aereo dedica-to. Dalla torre si predispongono tut-te le missioni operative e addestra-tive del reparto, con gestione delcircuito di traffico. Il personale mili-tare che vi si alterna in servizio su-pervisiona una porzione di spazioaereo con tre miglia di raggio dalcentro della pista, circa cinque chi-

Due A-129 “Mangusta” Combat involo sul fiume Tagliamento

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dalle foto appese ovunque. Un angelo volato via troppo presto per un fataleincidente, a quarant’anni, su quelle montagne che erano tutto per lui e sullequali ha salvato la vita a tante persone. Un ragazzo di cuore e sorridente.Ed eccoci finalmente sulla linea di volo, in prossimità della quale incontria-mo anche i giovani dell’Accademia Militare di Modena in attività addestrati-va per gli elisbarchi. Li vedi spesso allineati, uno dietro l’altro: gli AB-205 egli A-129 “Mangusta” Combat. Due cuori che battono in un solo corpo. C’èchi atterra, chi decolla, chi attende. È un via vai continuo e incessante. Digiorno e di notte. Del resto il “Rigel” mantiene la capacità addestrativa eoperativa dei propri equipaggi di volo con esercitazioni continue anche perl’impiego in Teatro Operativo. Sono le due anime del “Rigel” che coesisto-no, talora anche fisicamente nel corpo dei cosiddetti “piloti bivalenti”, quellicioè che volano su entrambi gli aeromobili. Elitrasporto tattico, elitrasportologistico, elisgombero sanitario: queste le principali missioni operative del-l’AB-205, spesso anche in concorso con la protezione civile e con il soccor-so alpino. L’elicottero monomotore che ha segnato la storia dell’EsercitoItaliano. I “vecchi” multiruolo vengono mantenuti in condizione di allerta,sempre in pronto intervento, per operazioni di soccorso sia civili che milita-ri. Scorta, supporto di fuoco, ricognizione armata, esplorazione, sono inve-ce le missioni operative dell’A-129 “Mangusta” Combat, l’elicottero bimoto-re il cui equipaggio è composto da un pilota e da un copilota cannoniere.Doppi comandi per “l’elicottero a due piani” in cui il pilota che siede nelcockpit posteriore porta in volo la macchina, mentre il copilota alloggiatonel cockpit anteriore ha compiti di navigazione, comunicazioni e fuoco suibersagli, avendo a disposizione una strumentazione tecnologica e all’avan-guardia. Un monocolo montato sul casco e posizionato sull’occhio destroproietta su un HDU (Helmet Display Unit) le informazioni balistiche, di tiro,di emergenza e di volo. Ed è proprio sulla linea di volo che il “vecchio” si in-contra con il “nuovo” e insieme esprimono l’anima e la stessa essenza ulti-ma dell’intero reggimento. Entrambe realtà sostanziali e fondamentali, cia-scuna con il proprio ruolo, nell’Aviazione dell’Esercito, che poi si fondononelle attività operative soprattutto in Teatri internazionali. Ed è lì che coglia-mo anche la trasmissione dell’esperienza dai piloti anziani a quelli più gio-vani. Un know-how che viene trasferito quasi come di padre in figlio. Indu-giamo a parlare con il Tenente Colonnello David Della Rossa, “decano” de-gli A-129 a Casarsa. Quei velivoli nel 1992 li ha visti arrivare nell’aeroportoBaracca. Con i Mangusta ha volato nei cieli del mondo, impiegato in diver-se missioni. Passione e professionalità. È sorridente e serafico il TenenteColonnello Della Rossa. Solo a parlarci ci trasmette quella serenità e quelsangue freddo fondamentali per essere pilota di un A-129. E poi ci sono i“piloti bivalenti” come il Tenente Colonnello Stefano Salvadori, che ci spie-ga la differenza nel pilotare due macchine così diverse tra loro. Emozioniforti in entrambi i casi, predisposizione d’animo diversa. Con l’AB-205 seisempre in compagnia, l’equipaggio è composito, il copilota lo hai di fianco.Puoi trasportare altri soldati, prestare soccorso in caso di emergenza. Conl’A-129 sei solo nel tuo posto di volo per la conformazione stessa del veli-volo. Un elicottero che è anche un forte deterrente quando compie servizioscorta per altri mezzi impiegati per portare materiali di prima necessità in

zone difficili. Il Tenente ColonnelloStefano Salvadori è Medaglia diBronzo al Valore dell’Esercito. Nel2009 in Afghanistan, benché il suoaeromobile fosse stato colpito, riuscìa “proseguire con efficacia l’azionedi contrasto fino alla neutralizzazio-ne delle sorgenti di fuoco ostili”, co-me si legge nella motivazione delconferimento della medaglia. Contanta umiltà e semplicità ci raccontaquell’episodio. “Non ho fatto nulla disensazionale – spiega – mi sonotrovato al posto giusto nel momentogiusto e ho semplicemente operatocome sono stato addestrato a fare”.Raccontare per parole e immagini lastoria, la vita e l’operatività di un reg-gimento come il “Rigel” è impresaardua. Ci abbiamo provato, anchecon i “focus” che seguono, per farviimmergere nella variegata realtà,nelle forti emozioni e nelle tanteesperienze dei baschi azzurri del 5°“Rigel”.

Addestramento al simulatore

A destraUn momento degli elisbarchi con l’AccademiaMilitare di Modena

In bassoUno specialista durante la ricognizione

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le indicazioni per la costruzione di una base dirigibili. Da lì ha inizio la storia del“Rigel”, unità posta alle dirette dipendenze d’impiego del Comando Brigata Ae-romobile “Friuli”. L’aeroporto sede del reggimento viene istituito con decretodel Ministero della Guerra il 22 marzo 1915. Da qui operavano i dirigibili cheerano all’epoca utilizzati dal Regio Esercito per scopi di osservazione e bom-bardamento. La base di Casarsa vide arrivare nel 1956 i primi elicotteri, gliAgusta Bell 47G2. Esili macchine dalla struttura a traliccio metallico con la ca-bina rivestita da una bolla di plexiglass che erano impiegate dal reparto speri-mentale elicotteri, primo nell’Esercito Italiano. Fu nel 1958 che si decise dicreare a Casarsa la prima unità operativa dell’allora Aviazione Leggera delloEsercito: il 1° Reparto Elicotteri equipaggiato con velivoli AB-47G2 e AB-47J.Nel 1963 acquisendo i modernissimi AB-204B, il reparto cambia la sua deno-minazione in V REUG (Reparto Elicotteri Uso Generale). Nel 1976 dopo averacquisito gli storici AB-205, si fonde con il V reparto Aviazione Leggera equi-paggiato con elicotteri AB-206 e aerei Cessna L-19 Bird Dog, dando vita al 5°Raggruppamento Aviazione Leggera dell’Esercito “Rigel”. Il 5 ottobre 1993 ilreparto cambia la denominazione in 5° Reggimento Aviazione dell’Esercito“Rigel”, trasferito dapprima sull’aeroporto di Udine-Campoformido e successi-vamente sull’aeroporto “Vassura” di Rimini. Il 23 ottobre 1998 il reggimento e ilsuo Comandante ritornano a Casarsa. I muri delle sale raccontano tutto ciò emolto altro attraverso foto storiche, documenti e ritagli di giornale. E poi ancorale prime uniformi, i primi caschi con l’impiego di laringofoni (sistemi che sfrutta-vano la vibrazione delle corde vocali per la comunicazione); i caschi di foggiaun po’ più moderna con microfoni a carbone. Varcando la soglia della secondasala, dal passato giungiamo al presente. Qui veniamo a conoscenza del sup-porto prezioso che il reparto fornì, nel maggio del 1976, in occasione del terre-moto del Friuli. Il reparto, anch’esso “terremotato”, intervenne subito “comeelemento principale di coordinamento delle operazioni aeree di soccorso a fa-vore delle popolazioni disastrate” il che gli valse una Medaglia d’Argento e unadi Bronzo al Valore dell’Esercito (lo Stendardo di Guerra del reggimento è in-fatti decorato con 2 Medaglie d’Argento al Valore dell’Esercito; 1 Medagliad’Argento al Valore Civile; 1 Medaglia di Bronzo al Valore dell’Esercito). E poiancora uniformi di volo con caschi e calzari, documenti, fotografie e cimeli checomprovano l’inizio dell’impiego del reggimento all’estero: Somalia, Kosovo,Bosnia, Albania, FYROM (prima missione all’estero con l’impiego del Mangu-sta ancora nella versione controcarro), Libano, Iraq. Tra i tanti ricordi una fotocon l’equipaggio vestito di bianco che racconta l’eccidio di Podrute. Era il 7gennaio del 1992 quando un elicottero AB-205 dell’Aviazione Leggera del-l’Esercito, in missione di monitoraggio per la Comunità Europea, venne abbat-tuto da un missile aria-aria lanciato da una coppia di MIG-21 dell’AeronauticaMilitare jugoslava nei pressi del villaggio di Podrute, all’estremo nord dellaCroazia. A perdere la vita furono il Tenente Colonnello Enzo Venturini, il Ser-gente Maggiore Marco Matta, il Maresciallo Capo Fiorenzo Ramacci, il Mare-sciallo Capo Silvano Natale e il Maggiore francese Jean Loup Eychenne.

IN VOLO SULLA STORIA

“Il mio spirit ator ti svole”, (“Il miospirito aleggia intorno a te”). Sul-l’onda delle emozioni suscitate dalmotto del 5° “Rigel” (tratto da unabella canzone friulana “Stelutis Al-pinis” ovvero “Stelle alpine”, delpoeta Arturo Zardini) ci tuffiamonella storia del reggimento.Nostra guida d’eccezione il PrimoMaresciallo Luogotenente RobertoBassi, novello Virgilio di noi giovaniDante assetati di sapere. Il senso diappartenenza all’Aviazione del-l’Esercito, la passione per il volo e illegame con la terra friulana, racchiu-si nel motto, li cogli appieno nelle sa-le museali allestite nell’aeroporto Ba-racca. Ogni cimelio, ogni foto, ogniteca, ogni documento conservato inquelle stanze spartane, così voluteper dare spazio a un racconto chefluisca da esse, è una luce che illu-mina il viaggio alla conoscenza. Glioggetti prendono vita dalle paroledel Luogotenente Bassi e i cimeli di-ventano il punto di partenza per apri-re le finestre su un intero mondo.“Tutto ha inizio allo scoppio della Pri-ma Guerra Mondiale”, spiega il Ma-resciallo Bassi, indicandoci due do-cumenti appesi alla parete. Uno tro-vato all’Archivio Storico dello StatoMaggiore dell’Esercito, l’altro al Co-mune di Casarsa. Il primo attestache il Ministero della Guerra ritieneidoneo il terreno posto a Ovest diCasarsa per potervi insediare la ba-se per i dirigibili; l’altro è la copia del-la seduta di Giunta del Comune diCasarsa, datata 10 marzo 1915, con

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LE RUBRICHE

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A MISURA DI BAMBINO

C’è un luogo al 5 “Rigel” dove piùche in altri si respira una particolaredimensione di umanità. Dove il ver-de delle mimetiche e delle tute divolo si ravviva e mescola con i va-riopinti colori pastello di ambienti ac-coglienti e confortevoli. Dove il calo-re dell’essere umano è capace, piùche altrove, di far vibrare le più re-condite corde dell’anima. Gesti,sguardi, sorrisi che, snocciolandosiin una normale quotidianità, ti entra-no dentro e ti restano impressi nelcuore. Un luogo che è una vera epropria eccellenza a livello naziona-le: l’asilo nido “Domenico Agusta”,inaugurato nel 2008, ubicato all’in-terno dell’aeroporto “Francesco Ba-racca”. Intitolato al pionere dell’indu-stria elicotteristica italiana, oggi nelmondo Agusta Westland, è la primarealtà “aziendale” di questa natura,in una struttura militare italiana.Rappresenta un servizio educativoe sociale di grande eccellenza espessore umano, aperto al perso-nale dipendente del 5° Reggimento

“Rigel”, delle altre Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato e del per-sonale civile segnalato dal Comune di Casarsa della Delizia, a seguitodi una convenzione stipulata. Spazi, oggetti, ritmi che si mescolano conil professionale agire di persone che ogni giorno si adoperano per favo-rire lo sviluppo armonico di ogni singolo bambino. È tra quelle mura chel’apparente freddezza delle uniformi indossate con orgoglio e fierezza siscioglie celando il lato umano di uomini e donne che sono genitori primaancora che soldati. Tre le sezioni in cui i bambini vengono suddivisi ingruppi di età omogenea: lattanti dai 3 ai 12 mesi, semi-divezzi dai 12 ai24 mesi, divezzi dai 24 ai 36 mesi. I bambini sono seguiti passo dopopasso nelle loro giornate da personale esperto e qualificato in moltepliciattività che vanno dalla giocomotricità alla musica, dalla manipolazioneall'ascolto di racconti e fiabe. Tre sono infatti le macro aeree di sviluppo:senso-motoria, cognitivo-linguistica, socio-affettiva-relazionale attraver-so le quali le educatrici stimolano e favoriscono la crescita di ogni singo-lo bambino. Bella e attrezzata anche l’area esterna che offre la possibili-tà ai piccoli ospiti di passare allegri momenti di gioco all'aperto. Una pic-cola e caleidoscopica città della fantasia, fatta di alberi, fiori, arcobaleni,castelli, case, nuvole in un cielo azzurrissimo illuminato da un giallo so-le, che si apre in diversi angoli per ospitare le attività giornaliere. Portadietro porta si apre un mondo fatto di scoperte, curiosità, sorrisi e inse-gnamenti. Sovente è facile imbattersi, visitando quei luoghi, nei piccoliche modellano la “plastilina”, ascoltano fiabe, giocano tra di loro, impa-rano canti, riposano. Socializzano tra loro e con gli adulti, alla scopertadella vita. Scene di “ordinaria quotidianità” che raccontano una realtàunica, intesa nella sua accezione di “specialità”, dell’Esercito Italiano.Un mondo a misura di bambino. Bambini protagonisti assoluti della lorocrescita. In questa speciale realtà dell’Esercito Italiano targata 5° Aves“Rigel”.

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CORSO KEY LEADERS

Nella piena operatività vissuta al 5°“Rigel”, assistiamo anche a uno deicorsi volti all’addestramento per l’im-piego operativo avanzato e integratoper i Comandanti delle unità aeromo-bili dell’Aviazione dell’Esercito. Unicitàdi comando di componente terrestre ecomponente aerea. Un corso checonsente un mutuo scambio di infor-mazioni per creare un linguaggio co-mune allo scopo di conseguire l’inte-roperabilità fra equipaggi di volo ecomponente terrestre delle unità ae-romobili, associata alla capacità dipianificazione congiunta e di esecu-zione tattica di missioni aeromobili.Prendiamo parte alla fase finale del-l’esercitazione e siamo pronte per le-varci in aria con un AB-205. 8.10 delmattino, il Comandante ci aspetta sul-la linea di volo per la ricognizione sul-l’area dell’esercitazione. Briefing pre-volo per acquisire tutte le nozioni di si-curezza e comportamentali necessa-rie da tenere in volo e in caso di atter-raggi di emergenza. Poi gli specialistici assicurano ai nostri posti. Una voltaavviato il motore indossiamo le cuffie.Il flappeggio del rotore bipala del no-stro “Huey” resta chiaramente perce-pibile. Schiaffeggiando l’aria accom-pagna tutto il nostro viaggio. I pattini sialzano, sorvoliamo l’abitato di Casar-sa e arriviamo sul letto del Tagliamen-to. Lo percorriamo verso nord e men-tre il Comandante Giuliano Inneccosupervisiona l’area dell’esercitazione,il sole si riflette sul cockpit del nostroAB. Finita la ricognizione, il rientro inbase. Sulla linea di volo sono giàpronti tutti gli assetti che prenderannoparte all’esercitazione: quattro AB-205

Alcune fasi dell’esercitazioneIn alto gli A-129 in volo sulTagliamento, il recupero delpersonale ferito con l’AB-205predisposto in configurazioneMEDEVAC e il briefing pre-volo

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di specialisti si alternano al lavoro.Parlano, si consigliano, “operano”.Come maghi che con un tocco dellemani riescono a “far andare a postoogni pezzo”. In realtà dietro c’è tantolavoro: professionalità, competenzae preparazione, manualità, cura,passione e meticolosità. I manualidelle ditte costruttrici degli aeromobi-li sempre a portata di mano. La ma-nutenzione aeronautica in genere èdi tipo preventivo. Una serie di ope-razioni di mantenimento sono effet-tuate dagli specialisti del gruppo disostegno prima e dopo ogni impiegodell’elicottero. Periodi di fermo pre-ventivo sono pianificati ogni venticin-que, cinquanta e cento ore di volo,quando il velivolo viene preso in ca-rico dal gruppo di sostegno per lamanutenzione di primo livello. In ca-so di necessità manutentiva afferen-te ad altri livelli, ci si rivolge prima aireggimenti di sostegno di riferimentodell’Aviazione dell’Esercito poi alladitta costruttrice. E poi c’è tutta ladocumentazione. Interi faldoni cheracchiudono la storia e la vita di ognisingola macchina. Dalle ore di voloagli interventi messi in atto fino aicambi e alle sostituzioni di eventualipezzi. Come la stella che dà nomeal reggimento (la settima più brillan-te del cielo notturno) è il piede del-l’intera costellazione di Orione, cosìil “Lupo” è la solida “zampa” su cuipoggia l’intero reparto.

*Giornalista**Fotoreporter

LE RUBRICHE

Il Comandate del reggimento,Colonnello Giuliano Innecco, prima

di decollare per la ricognizionesull’area addestrativa

“Wizard” all’opera in unodegli hangar

e due A-129 “Mangusta” Combat. Gli equipaggi discutono ciascuno davanti alproprio velivolo. Tutto è pronto. La pianificazione ora diventa azione. Questavolta saliamo sull’AB-205 predisposto per la MEDEVAC prevista dall’esercita-zione stessa. Il task: un assalto aeromobile su un obbiettivo con l’utilizzo con-temporaneo di assetti di supporto al combattimento, elicotteri multiruolo AB-205, di esplorazione e scorta, A-129 “Mangusta” Combat, ed elementi di fante-ria aeromobile per la conduzione dell’azione al suolo. Alla fine dell’esercitazio-ne, il rientro sulla linea di volo. Equipaggi a terra, tra sorrisi, strette di mano econfronti per fare tesoro dell’attività condotta.

I “WIZARD” DEL “RIGEL”

In sottofondo la musica in filodiffusione, ad accompagnare il lavoro. Sul mu-ro, la grande immagine di un mago Merlino che con la sua bacchetta sembraquasi dirigere i lavori e anche la musica. Siamo nel regno dei wizards del“Rigel”, i maghi del gruppo di sostegno “Lupo”, composto da meccanici etecnici elettronici di entrambe le linee di volo. Sono loro che supportano iservizi essenziali del reparto e provvedeno alla manutenzione, di primo e inparte di secondo livello tecnico, per mantenere, sugli standard richiesti, l’effi-cienza degli aeromobili. Nell’hangar ancora una volta troviamo allineati, gliuni accanto agli altri, gli A-129 “Mangusta” Combat e gli AB-205. Vari gruppi

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Si è svolto, presso il Centro di Preparazione Olimpica “Giulio Onesti” al-l’Acqua Acetosa, il primo raduno a carattere tecnico/sportivo per il perso-nale disabile della Difesa per verificare la propensione alla pratica delle

discipline sportive paralimpiche.L’iniziativa, denominata “Paralympic Open Day”, è stata presentata dal Sotto-capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale di Corpo d’Armata Danilo Erri-co, e dal Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), Avvocato LucaPancalli, e fa seguito alla lettera d’intenti firmata lo scorso 3 dicembre per pro-muovere, diffondere e coordinare le attività sportive per il personale della Dife-sa affetto da disabilità a seguito di incidenti in servizio sia in Patria sia nellemissioni internazionali di supporto alla pace.È una grande opportunità per i militari che portano i segni del servizio prestatoper il Paese - ha sottolineato il Generale Errico - e una sfida importante per ri-mettersi in gioco e condurre un nuovo stile di vita con nuovi obiettivi. Ringrazioil Presidente Pancalli e il CIP che ci stanno fornendo una grande assistenza e

supporto in questa sfida su cui la Di-fesa si è impegnata con grande de-terminazione.L’Avvocato Pancalli nel suo inter-vento ha espresso grande soddi-sfazione per questa opportunitàche contribuisce a creare nel Pae-se la coscienza che la dimensionesportiva è uno strumento di inclu-sione, di cultura, di comunicazioneche può cambiare, ora, anche gra-zie all’impegno delle Forze Armate.Uno stimolo per tanti ragazzi disa-bili che ancora non hanno avuto ilcoraggio di uscire allo scoperto. Inconclusione, il Presidente del CIPha invitato i militari disabili a nondesistere alle prime difficoltà per-ché la dimensione sportiva potràregalargli qualcosa di straordinarioe irripetibile e potranno essere unesempio per molti altri. L’inizio diuna bella storia.Nel corso del raduno il personale mi-litare è stato affiancato da campioni esportivi paralimpici affermati che han-no illustrato varie discipline, tra cui ilcanottaggio, il ciclismo, il tiro con l’ar-co, il tiro a segno, il nuoto, la scher-ma in carrozzina e la vela.In questi giorni c’è stato un incontrotra persone dalla grinta e dal caratte-re eccezionali. Uomini e donne fortemente radicati alvalore e al servizio della Patria chenon hanno esitato a compiere fino infondo il proprio dovere, anche insprezzo della propria esistenza, chehanno saputo reagire con fermezza e

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APPROFONDIMENTI

IL «PARALYMPICOPEN DAY»

I l pr imo raduno a carattere tecnico/sport ivoper i l personale d isabi le de l la Difesa

di Carlo Calcagni*

Partecipanti al 1° raduno

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LE RUBRICHE

ed edificanti in favore del nostro principale cliente: il popolo italiano.La missione del comparto difesa è “vegliare”, garantendo la sicurezza dellacollettività, incurante dei sacrifici che ciò comporta e in linea con il proprio giu-ramento.La partecipazione a competizioni sportive può ottenere ugualmente effetti no-tevoli di impulso al movimento della disabilità sportiva e di avvicinamento digiovani e meno giovani ai colori delle nostre uniformi.Sorrido quando ascolto chiacchiere su crisi e avversità. Un soldato è chiamatoa operare come soluzione a una crisi in pieno svolgimento; quindi per noi ope-rare in situazioni avverse è la norma. E in tale quadro, la direzione va indicata

da chi è avvezzo alla complessità della situazione.Per chi gestisce i propri condizionamenti da disabile e i propri handicap, non èforse la normalità affrontare le insidie e le avversità di un confronto sportivocon propri simili, o la speranza di superare se stesso?Può essere lo sport praticato da chi soffre in silenzio la risposta a chi si lamen-ta inerte?Se qualcuno ci chiede una medaglia, sorridiamogli e mostriamo le nostrestampelle, ferite, placche e mutilazioni.Allenandoci e gareggiando potremo divenire ambasciatori di una sana lealtàsportiva, coinvolgendo anche chi ci è più vicino.Non restiamo in disparte, consapevoli dell’assunto che chi non è parte dellasoluzione e non si spende per essa, è sicuramente parte del problema.La società, da cui anche noi proveniamo, vive da qualche tempo una forte

disgregazione valoriale. È una tendenza che ormai ricono-sciamo di frequente. Tuttavia, i nostri comportamenti nondevono essere condizionati da spinte centrifughe per lequali senso del dovere, responsabilità collettiva, lealtà eamor di Patria perdono progressivamente di significato.Con i nostri sacrifici questi concetti vanno ricollocati defini-tivamente e indelebilmente all’interno dell’ambiente in cuiviviamo. Lo dobbiamo ai nostri figli, collaboratori, superiori,dipendenti e a chi ci ha preceduto e ha deciso, nella pro-pria piena consapevolezza, di sacrificare tutto se stessovestendo l’uniforme come prima pelle.Quindi, che aspettiamo? Tendiamo archi, divoriamo vaschee chilometri, consumiamo remi, gonfiamo vele, inforchia-mo pedali.

*Colonnello del Ruolo d’Onore

APPROFONDIMENTI

determinazione alle avversità dellavita e che sono riusciti, con il lorostraordinario esempio, a comunicareun forte messaggio di fede e di spe-ranza per non arrendersi anchequando la vita costringe ad accettarescelte dolorose. I benefici sono e saranno concreti nelpresente come nel futuro.Sono certo che chi decide, nono-stante i limiti fisici, di aderire a mani-festazioni come quelle vissute per-sonalmente, dimostri coraggio, sen-so del dovere, abnegazione e senti-mento di appartenenza all’istituzio-ne, costituendo esempio vivente diun immenso patrimonio sia perl’Amministrazione della Difesa e siaper la società.La grande forza morale di chi, comenoi, combatte nel quotidiano avver-sità psichiche e fisiche notevoli, puòessere assunta come modello di ri-ferimento per schiere di giovani cheoggi si perdono in comportamentiinsani e anomali, poiché privi deinecessari modelli di riferimento po-sitivi. Noi possiamo senza dubbioesserlo.Il Tenente Colonnello Marco Ian-nuzzi e i suoi collaboratori atletihanno innescato un processo checi porterà non solo in competizionisportive, ma anche soprattutto nel-le scuole, nelle aziende, al di fuoridelle nostre strutture militari, peroffrire alla società esempi positivi

Raccogli le tue forze e rialzati, fai tesoro di ogni briciola di grinta che ti resta e usala per "andare avanti". Non fermarti a metà strada. Non c’è tempo da perdere. Non c’è un secondo da sprecare. Solo chi trova il coraggio di seguire le proprie emozioni, di vivere i proprisogni, di amare, di andare avanti sempre e comunque nonostante tuttoe tutti, per quanto folle sembri, potrà sentirsi libero!

Anton Vanligt

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David Galula: “Counterinsurgency Warfare. Theory and Practice”, PraegerSecurity International (1964), Greenwood Press (2006), pp. 128.

Alla vigilia della rimodulazione dell’impegno internazionale in Afghanistan e in uncontesto regionale caratterizzato da crisi e instabilità, è lecito domandarsi se ledottrine strategiche occidentali sul tema della Counterinsurgency (COIN) sianoancora in grado di offrire chiavi di lettura attuali.Il libro “Counterinsurgency Warfare. Theory and Practice”, uno dei classici di rife-rimento della discussa dottrina COIN statunitense, non manca di offrire rinnovatispunti di riflessione e presenta ancora oggi punti di forza e originalità. A seguitodell’esperienza diretta maturata nelle guerre rivoluzionarie in Algeria, Cina, Greciae Indocina, David Galula compie una profonda analisi empirica del fenomeno del-l’insurrezione. Scrupolosa attenzione viene dedicata all’identificazione di principi"universali" e altrettanta considerazione alla meticolosa descrizione delle carat-teristiche di insurgent e counterinsurgent.L’autore identifica così leggi ed eccezioni, divenuti poi i cosiddetti COIN Parado-xes della dottrina americana, che mantengono ancora oggi un appeal intellettualeconsiderevole (si pensi, ad esempio, agli ormai celebri assiomi “a volte, più pro-teggi le tue forze, meno sicuro sei”, oppure “a volte, a una maggiore intensitàdella forza impiegata corrisponde una sua minore efficacia”, e ancora “a volte,non reagire è la miglior reazione”).Di rilievo anche la definizione di “guerra rivoluzionaria”, dove parafrasando Clau-sewitz l’autore afferma che “l’insurrezione è il perseguimento della politica di unpartito, in un Paese, con ogni mezzo”. Oggi come ieri infatti, indipendentementedalle cause scatenanti, le insurrezioni hanno sempre un’agenda politica, sia essapolitico-religiosa, reazionaria o riformista. Interessante, ancora, l’analisi dei pre-requisiti essenziali per un’insurrezione efficace. Quest’ultimo tema, in particolare,chiama in causa fattori ancora attuali quali una causa politica forte e di ampio re-spiro, la qualità della leadership politica o dell’amministrazione pubblica, la vul-nerabilità della popolazione alla propaganda insurrezionale, gli aspettigeostrategici nonché il supporto esterno di proxies.Galula offre poi una sempre importante analisi storica dei due modelli insurrezio-nali più ricorrenti: il primo, chiamato “ortodosso” o comunista, è dotato di una piùsolida base politica mentre il secondo, detto “borghese-nazionalista”, presentauna preponderante componente violenta.Benché questa classificazione in sé possa apparire datata, dall’esame dei duemodelli scaturisce una considerazione attuale: quando un’insurrezione smette diessere esclusivamente politica (cosiddetta “cold revolutionary war”) e lascia spa-zio alla violenza, essa si tramuta in “hot revolutionary war” dove, se la rivoluzionesopravvive all’innescarsi delle violenze, allora è probabile che guadagni un sem-pre maggior supporto dalla popolazione.In conclusione, la lettura di Galula porta con sé un’intuizione di “approccio multi-dimensionale” ante litteram. Egli riconosce infatti non solo che la sfera politicadebba avere la primazia rispetto a quella militare nella Counterinsurgency, maanche che gli sforzi contro-insurrezionali debbano coinvolgere, in modo coordi-nato, tutto il governo nel suo insieme. Questo tema, soprattutto per gli aspetti diricostruzione politica e militare, era rilevante ai tempi di Galula almeno quanto loè oggi. Come l’autore stesso statuisce nella sua postfazione, l’essenza dellaCounterinsurgency è semplice: tutti gli sforzi devono mirare alla costruzione – oalla ricostruzione – della macchina politica di uno Stato a partire dalla popola-zione. In questa consapevolezza risiede l’importanza di questo lavoro, che tantoha ispirato e continua a ispirare studiosi e operatori della Counterinsurgency intutto il mondo occidentale.

Francesco Suma

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LIBRI

“L’insurrezione è il perseguimentodella politica di un partito, in unPaese, con ogni mezzo” (DavidGalula).

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LE RUBRICHE

LIBRILeonida Reitano, Esplorare Internet. Manuale di investigazioni digitali eOpen Source Intelligence, Edizioni Minerva, Bologna, 2013, pp. 264, eu-ro 29,00.

L’autore, con questo studio, propone un nuovo modo di fare giornalismo, senzaandare in giro a fare file e confrontarsi con le scartoffie, spesso non esaustive edi poco facile comprensione. Sfogliando le pagine del manuale, si scopre cheattraverso l’analisi delle fonti aperte su internet è possibile ottenere informazionisignificative anche partendo dall’indirizzo di un sito web, da un’e-mail o da uncurriculum, che diventano autentiche miniere di notizie. Avere il maggior nume-ro di informazioni su potenziali interlocutori/clienti o godere di buona reputazio-ne sul web, sarà uno degli obiettivi per ogni professionista/azienda. Perché an-che chi non è a caccia di dati, è comunque interessato a non diventare predadell’altrui “fame” di informazioni. La parte più pratica invece descrive le interfac-ce di diversi programmi che mettono in atto determinate ricerche sul web. I co-mandi più importati comunque sono quelli dati da “riga di comando” sulla con-solle: chi fa da sé fa per tre. Quando si parla di Open Source si intende il lin-guaggio LINUX, che oltre ad avere il vantaggio di essere gratuito offre la condi-visione del sapere e dell’altrui esperienza non solo in campo informatico. Que-sto ci farà considerare il world wide web come un mare sconfinato in cui ad ogniprofondità corrisponde un determinato e qualificato livello di informazioni. Leoni-da Reitano è Presidente dell’Associazione di Giornalismo Investigativo e Infor-mation Security Consultant di RCS-Corriere della Sera e con l’inchiesta ToxicEurope, nel 2009, ha vinto il Premio Best International Crime Report, organizza-to dal Premio Ilaria Alpi.

Marcello Ciriminna

Antonino Zarcone: “Il Generale Roberto Segre”, Stato Maggiore dell’Eser-cito, Ufficio Storico, Roma, 2014, pp. 400, euro 20,00.

L’ultimo libro edito dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, dal tito-lo “Il Generale Roberto Segre”, delinea la vicenda umana e militare di un perso-naggio alquanto complesso. Una ricostruzione particolareggiata compiuta dalColonnello Antonino Zarcone, Capo Ufficio Storico dello SME, che ha potuto at-tingere anche al carteggio fornito dalla famiglia.Il Generale Roberto Sagre, nato da una famiglia ebrea piemontese, inizia pre-sto la sua carriera presso il Collegio Militare di Milano. Fin dall’inizio si imponeper acutezza di ingegno, con molte proposte innovative per l’Esercito. Dallaguerra in Libia alla Grande Guerra è senza dubbio un Ufficiale che sa porsi inevidenza (nel bene e nel male). Il periodo successivo alla guerra lo vede a capodella missione che deve sovrintendere al rispetto delle clausole armistiziali. An-che qui avrà la possibilità di impiegare le sue doti migliori anche se ci sarannorisvolti negativi. Se da una parte sarà l’artefice del rientro di molti prigionieri e diopere d’arte trafugate, dall’altra sarà al centro di una inchiesta al termine dellaquale dimostrerà la sua innocenza. Ma a questo punto la sua carriera, che loavrebbe potuto portare agli alti vertici, è praticamente distrutta.Ottima preparazione culturale, esperto nell’impiego delle artiglierie, buon pianifi-catore: quali sono le motivazioni di ciò? Il Colonnello Zarcone le indaga a tuttocampo. Si può parlare di invidie, pregiudizi, sfortuna che hanno portato il Gene-rale Segre a rimanere vittima del suo tempo e a non ottenere dai suoi contem-poranei la giusta considerazione.

Annarita Laurenzi

“... per avere un’idea del Deep Webcredo si possa usare la metaforadell’Iceberg. Il web di superfice èsempre una porzione molto ridottadi quanto si trova sotto il pelodell’acqua” (Leonida Reitano).

“ Un alto Ufficiale votato alla mo-dernità... una vita vissuta intensa-mente, una testimonianza fonda-mentale per l’Italia che si apprestaa commemorale il 100° anniversa-rio dell’inizio della Grande Guerra“(Prof. Antonello Folco Biagini, au-tore della prefazione al volume).

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Peggiore è il clima, più ti sarà ordinato di muoverti all’aperto

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VOLONTARI IN FERMA PREFISSATA DI UN ANNO

PIÙ FORTI OGGIPIÙ SICURI DOMANI

e s e r c i t o . d i f e s a . i t