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LUCA ROVINI Figure Senza Età (Il nuovo disco) Luca Rovini: chitarra acustica, voce e armonica Stefano Cudia: chitarra acustica, chitarra slide Stefano Costagli: batteria Paolo Ercoli: dobro su "Figure senza età" e pedal steel su "Companeros" Mike Perillo: tromba su "Companeros" Eugenio Corsaro: fisarmonica su "Disperati in cerca di una via" Stefano Corsini: cori su "Corri uomo corri", "Boogie finché mi va" e "Figure senza età" Giorgio Biancalana: cori su "Fermando la notte" e "Disperati in cerca di una via" Registrazione, mix e mastering presso Big Green, Pisa Prodotto da Stefano Cudia e Luca Rovini Marino Severini dei Gang ha detto: “...m'hai fatto tanta Buona Compagnia con le tue canzoni lungo le strade italiane in questo periodo, ho trovato molta autenticità, poesia, qualcosa di inedito e commovente ..BELLO , proprio un bel disco” Paolo Vites ha scritto: "Rovini raggiunge l'eccellenza di uno stile compositivo sviluppatosi in un lungo arco di tempo. Fra le cose migliori Companeros, appena sussurrato, che regala atmosfere cinematografiche così vicine al Dylan inquietante di Oh Mercy. Rovini è un balladeer nella miglior tradizione" (Il Sussidiario)

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�LUCA ROVINI

Figure Senza Età(Il nuovo disco)

Luca Rovini: chitarra acustica, voce e armonica Stefano Cudia: chitarra acustica, chitarra slide

Stefano Costagli: batteria Paolo Ercoli: dobro su "Figure senza età" e pedal steel su "Companeros"

Mike Perillo: tromba su "Companeros" Eugenio Corsaro: fisarmonica su "Disperati in cerca di una via" Stefano Corsini: cori su "Corri uomo corri", "Boogie

finché mi va" e "Figure senza età" Giorgio Biancalana: cori su "Fermando la notte" e "Disperati in cerca di una via"

Registrazione, mix e mastering

presso Big Green, Pisa Prodotto da Stefano Cudia e Luca Rovini

Marino Severini dei Gang ha detto: “...m'hai fatto tanta Buona Compagnia con le tue canzoni lungo le strade italiane in questo periodo, ho trovato molta autenticità, poesia, qualcosa di inedito e commovente ..BELLO , proprio un bel disco” Paolo Vites ha scritto: "Rovini raggiunge l'eccellenza di uno stile compositivo sviluppatosi in un lungo arco di tempo. Fra le cose migliori Companeros, appena sussurrato, che regala atmosfere cinematografiche così vicine al Dylan inquietante di Oh Mercy. Rovini è un balladeer nella miglior tradizione" (Il Sussidiario)

 

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ContattiLuca Rovini

Via Cisanello n° 112 56124, Pisa

Tel. 349-5752593

E-Mail [email protected]

Sito Ufficiale www.lucarovini.com

(clicca per visualizzare)

BUSCADERO - GIUGNO 2017

BUSCADERO - GIUGNO 2017

Luca Rovini

LUCA ROVINI/ "Figure senza età":

ballate tra il tramonto e il silenzio

Terzo disco del cantautore pisano Luca Rovini, prova di maturità nel

linguaggio musicale e lirico, un disco dai sapori americani ma fortemente

italiano. PAOLO VITES

31 MARZO 2017 - AGG. 31 MARZO 2017, 10.22 PAOLO VITES

Luca Rovini è un "balladeer" nella

miglior tradizione. Scrive e canta

ballate. E' un termine ormai in

disuso, sostituito da decenni dal

più accattivante "songwriter".

Accattivante e semplice da usare

perché dentro ci puoi mettere di

tutto: canzoni folk, rock, pop,

magari anche blues.

Probabilmente anche il vincitore

di Sanremo si definisce un

cantautore. Scrivere ballate è invece un'arte antica, quella che

discende dai trovatori medievali e giunse attraverso secoli di musica

popolare fino ai giorni nostre: sono i cantastorie.

Il più grande autore di ballate dell'epoca moderna è senz'altro Eric

Andersen (di cui Bob Dylan una volta dal palcoscenico disse essere

appunto il più grande "ballad writer") e Luca Rovini non manca di

mostrarne l'influenza, già sullo scorso disco che su questo nuovo

"Figure senza età".

Questa volta le ballate, declinate in chiave leggermente bluesy, la fanno

da padrone. Non è facile scriverle, perché bisogna avere una

musicalità profonda, introspettiva e allo stesso tempo saper cantare di

fatti, bisogni, esperienze comuni un po' a tutti. Nei testi di Luca Rovini

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infatti è facile - e divertente - ritrovarcisi, in quella malinconia, in quel

desiderio di bellezza, in quei momenti di paura e sconforto nel

profondo della notte per le strade deserte di Pisa o della città che

volete, e poi risvegliarsi davanti al sole e al mare su una spiaggia

deserta. Ma soprattutto non darsi mai per vinti nonostante tutto.

Con l'eccezione di alcuni brani più briosi e rockeggianti, Corri uomo

corri, Vite di contrabbando e la divertente Boogie finché mi va,

Rovini raggiunge l'eccellenza di uno stile compositivo sviluppatosi in

un lungo arco di tempo, in modo artigianale.

Fra le cose migliori Companeros un brano minimale, appena

sussurrato, impreziosito dalla tromba di Mike Perillo che regala

atmosfere cinematografiche così vicine al Dylan inquietante di Oh

Mercy.

Il climax lo si raggiunge alla fine con due brani straordinari. Il primo

la versione in italiano (Rovini è bravissimo non solo a tradurre, ma a

rendere con immagini personali e allo stesso tempo fedeli all'originale

brani scritti da cantautori americani) della leggendaria Desperados

Waitin' for a Train dello scomparso Guy Clark, che diventa Disperati

in cerca di una via. Il secondo, nonostante il debito che tantissimi

cantautori di casa nostra hanno verso di lui, è il primo tributo allo

scomparso organizzatore di concerti Carlo Carlini, che portò in Italia il

meglio della musica d'autore americana, L'ultimo hobo. Rovini

commuove per l'intensità della dedica e per la bellezza della melodia e

discreto, lontano da ogni circo mediatico. Sarà per questo che le sue

canzoni trasmettono una intimità che oggi è merce rara-

E' la cifra del disco, dal valzer malinconico di Fermando la notte, tra

De Gregori e John Prine, all'arpeggio country di Porto per mano,

brano che è anche difficile inquadrare in uno spettro di influenze tanto

Rovini ha sviluppato un proprio linguaggio autonomo. In Figure senza

età in primo piano l'ottimo dobro di Paolo Ercoli, una country song

che si srotola piacevolmente.

Fino al mattino, con le acustiche ancora dalle parti dello swamp della

Louisiana, incantevole ballata notturna ricca di mestizia, con la voce

quasi dialogante, brano onirico e visionario.

Tra i musicisti già citati, da segnalare il bravissimo Stefano Cudia alla

chitarra acustica e slide, nonché co-produttore e arrangiatore del

disco; Stefano Costagli, batterista raffinato e discreto; Eugenio

Corsaro fisarmonica, Stefano Corsini e Giorgio Biancalana ai cori.

Sarà la presenza della base militare americana nei dintorni, ma a Pisa

si respira un'aria densa di profumi tra il Texas, New Orleans e

Nashville. Ma la forza di questo e dei precedenti dischi di Rovini è che,

fin dall'uso dell'italiano, le nostre radici non vanno perdute, anzi sono

esaltate.© Riproduzione Riserv ata.

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Little Italy: il rock made in Italy

m a r t e d ì 2 5 a p r i l e 2 0 1 7

Luca Rovini e Francesco D'Acri

Gli anni settanta sono stati gli anni d’oro della musica italiana. Avevamo Banco e PFM,

Finardi e Bennato, Guccini e De Gregori, Perigeo e Napoli Centrale e ancora tanti altri.

Di cantautori oggi c’è più che penuria, le canzoni sono ormai tutta fuffa leggera per un

Blue Bottazzi

Di cantautori oggi c’è più che penuria, le canzoni sono ormai tutta fuffa leggera per un

pubblico ignorante. Specie protetta, mi viene da citare solo Massimo Bubola, fra i nomi

noti, e Ruben, fra i carbonari.

Luca Rovini e Francesco D’Acri sono per l’appunto due cantautori italiani, toscano di Pisa il

primo, milanese il secondo, veterani della scena musicale dei nostri giorni. Musicisti

militanti che giorno dopo giorno, notte dopo notte, battono locali, si conquistano il

pubblico, traducono in canzoni quello che vedono e quello che vivono.

Luca Rovini (Figure senza età) è un figlio di De Gregori, quello più americano, dylaniano,

quello ispirato agli hobo. Arrivato al quarto disco, Figure senza età, ha trovato l’equilibrio

del proprio stile. È più profondo e intimo, la voce morbida e armoniosa, i brani sono

ballate lente e delicate, i testi sfumati ed evocativi. Fra le righe Rovini canta con il cuore

della strada che ha percorso, gli incidenti che gli hanno teso agguati lungo la via, le

esperienze che lo hanno atterrato e quelle che l’hanno aiutato a sollevarsi, e nelle parole

delle sue canzoni l’ascoltatore può specchiarsi e riconoscersi.

«E pensare che cadevo e di certo non credevo ma è sicuro che cantavo». Alla fine della

sua strada ci sono sempre l’amore, la speranza, la voglia di vivere.

«Me lo disse un mendicante, tutto è solo di passaggio, e io scelgo i miei compagni e le

strade del mio viaggio».

Francesco D’Acri (Il principio di Archimede) ha una gran voce. L’ha messo in chiaro nel

suo recente Over The Covers, dove si confrontava con le canzoni dei suoi eroi, da Johnny

Cash a Bob Seger e Bruce Springsteen, uscendone a testa alta. Tutto diverso Il principio di

Archimede, un album di canzoni italiane dalle parti di Guccini (ma anche di Bubola, De

André e De Gregori). Non c’è America questa volta; gli arrangiamenti, asciutti e

sofisticati, girano attorno alla chitarra acustica o al pianoforte ed a una sezione d’archi,

violino, viola e violoncello, che conferiscono al lavoro un’atmosfera da musica da camera

- che più che l’America può portare alla mente certi Beatles. I suoi testi sono più nascosti,

si coglie la gioia di giocare con le parole, ma alla fine è sempre l’anima ferita ad

affiorare: «Questa brezza di mare non sa niente di me».

Nessuno dei due dischi ha troppo potenziale commerciale, non ci sono singoli radiofonici.

O quasi: Il Principio di Archimede gira nelle orecchie ed ha una confezione sontuosa,

Corri uomo corri scorre leggero come un’auto lungo la strada.

Ma sono belli. Se l’ascoltatore, invece che di consumare canzoni orecchiabili, ha voglia di

un album da leggere, da scavare, penetrare e da lasciar suonare, questi sono due dischi di

canzoni a cui prestare ascolto.

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