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GRUPPO NATURALISTICO DELLA BRIANZA Associazione per la difesa della Natura in Lombardia 22035 Canzo Periodico trimestrale Anno XLIII N. 2 aprile - maggio - giugno 2006 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/04 - N. 46) Art. 1 Comma 2 - DCB COMO

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GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZAAssociazione per la difesadella Natura in Lombardia22035 Canzo

Periodico trimestraleAnno XLIII N. 2

aprile - maggio - giugno 2006

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ogliamo chiarire ai nostri lettoriperché, con tanto impegno, stiamo

proponendo e illustrando il significatodei sistemi di gestione, in particolare delSistema di Gestione Ambientale.Forse non tutti si sono accorti che l’at-teggiamento degli esseri umani nei con-fronti della Natura che ci ospita, negliultimi anni, è profondamente cambiato:non più una sfrenata corsa all’utilizzodelle risorse naturali, ma una nuovaconsapevolezza che tali risorse non sonoeterne; occorre gestirle con accortezzain modo “sostenibile”.Questa è la svolta decisiva: non più pro-teste di pochi, per inquinamento, deva-stazioni, danni naturali, ma la collabora-zione di tutti o quasi, per ottenere ilmeglio per l’uomo, salvaguardando laNatura. E questo sta alla base dell’impie-go e della certificazione di un Sistema diGestione Ambientale da parte di un’or-ganizzazione di qualsiasi tipo. Le “rego-

le” se le è date l’uomo; ma quanti cerca-no di adeguarvisi lo fanno spontanea-mente, dunque perché ci credono. Certoottenere la certificazione comporta deimutamenti nel comportamento, deilimiti che non si devono oltrepassare,dei costi: ma il “ritorno di immagine” vaben oltre.Mai come adesso sentiamo nostro ilmotto del Gruppo Naturalistico dellaBrianza:

difendiamo oggiil mondo di domani

perché in quel “difendiamo” non c’è solola nostra voce, ma anche quella di tutticoloro che credono nella collaborazione,nel coinvolgimento della società tutta alrispetto della Natura.

M.S.

Una svolta decisiva

V

EDITORIALENATURAE CIVILTÀ

ANNO XLIII - N. 2APRILE MAGGIO

GIUGNO 2006

Periodico del GruppoNaturalistico della Brianza,inviato gratuitamente ai soci

REDAZIONESilvia Fasana (Direttore Responsabile)

[email protected] Pozzi

[email protected]

CONSIGLIO DI REDAZIONEIole Celani Agrati

Maria Luisa Righi BaliniSegreteria rivista 031 26 26 01

Spediz. in abbonamento postaleRegistrazione del Tribunale

di Como n. 170 del 3 marzo 1967Progettazione grafica,

fotocomposizione e stampa:GRAFICA MARELLI snc

Via L. Da Vinci, 28-22100 Como

Gli autori sono direttamenteresponsabili delle opinioniespresse nei loro articoli

Il presente periodico è stampatosu carta tipo ECF (senza cloro)

GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZA ONLUS

Associazione per la difesa dellaNatura in Lombardia

Iscritta al Registro RegionaleLombardo del Volontariato

22035 CANZO (Co)Casella Postale n. 28

Tel. e Fax 031 68 18 21e-mail: [email protected]

www.grupponaturalisticobrianza.it

PRESIDENTECesare E. Del Corno

PRESIDENTE ONORARIOStefano Fedeli

VICE PRESIDENTIMiranda Salinelli

Alberto PozziGiorgio Ferrero

TESORIEREEle Ronzoni

Segreteria Soci 039 20 29 839Aderente alla Federazione

Italiana Pro Natura

QUOTE DI ISCRIZIONEda versare sul C/C Postalen. 18854224 intestato al

Gruppo Naturalistico della Brianza

Socio Euro

Ordinario 25,00

Giovani (fino a 20 anni) 15,00

Familiare (senza rivista) 10,00

Sostenitore 40,00

Benemerito 80,00

Adesione speciale GEV 10,00

In copertina: Panorama del lagodi Como (Foto A. Pozzi)

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a certificazione dei Sistemi di GestioneAmbientale in conformità alla norma

UNI EN ISO 14001:2004 o al RegolamentoCE 19 marzo 2001, n. 761 (il cosiddetto“Regolamento EMAS”) è, tra le certificazio-ni di sistema, quella che ha presentato lamaggior crescita in questi ultimi anni (vedibox).

LE NORME DI RIFERIMENTO

La UNI EN ISO 14001:2004 è una normavolontaria preparata dall’organismo inter-nazionale di standandardizzazione, l’ISO, epoi recepita a livello europeo ed italiano,mentre il Regolamento CEE 1836/1993,modificato successivamente dal Regola-mento 761/2001, ha istituito – a livelloeuropeo - un sistema volontario di gestio-

ne ambientale (EcoManagement and AuditScheme - EMAS).Entrambi si pongono come obiettivo quel-lo di promuovere costanti miglioramentidell’efficienza ambientale delle aziende edegli Enti Pubblici, obbligandole a identifi-care e valutare i propri impatti ambientali,a migliorare le proprie prestazioni ambien-tali ed a fornire informazioni in merito alleparti interessate (Enti e Autorità pubblichedi controllo, Clienti, cittadini, Associazioni,mass-media, realtà produttive ed econo-miche, fornitori). Le due norme intendonopertanto favorire la razionalizzazione dellagestione ambientale premiando quei sog-getti che, oltre a rispettare le norme vigen-ti, si impegnano a migliorare i propri stan-dard ambientali ed a monitorare le criticitàesistenti.

Sistemi di Gestione Ambientale

L

ATTUALITÀ

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LO SVILUPPO E LA CERTIFICAZIONEDI UN SISTEMA

DI GESTIONE AMBIENTALE

Il primo passo per sviluppare un Sistema diGestione Ambientale è quello di effettuareuna “Analisi Ambientale Iniziale”, che con-siste nell’individuazione degli “aspettiambientali”, cioè di tutte le attività effet-tuate e tutti i prodotti e servizi impiegatiche possono avere un’interazione conl’ambiente, ed i conseguenti impatti sulledifferenti componenti ambientali. Adesempio la presenza di una centrale termi-ca per il riscaldamento di uno stabilimentoodi un ufficio determina il consumo dicombustibile (metano, gasolio o altro), maanche la produzione ed il rilascio in atmo-sfera dei prodotti di combustione (es. NOx,CO2, CO, polveri).L’organizzazione deve quindi valutare gliimpatti ambientali individuati, sulla base dicriteri da lei scelti, ma che devono essere ilpiù possibile oggettivi, in modo da identi-ficare quelli maggiormente significativi.Come si può ben immaginare, la “AnalisiAmbientale”, dovrà essere periodicamenteaggiornata, a seguito di modifiche impian-

tistiche, di nuove attività svolte dall’azien-da o dall’Ente pubblico o di nuove normeambientali.Per lo sviluppo del Sistema di GestioneAmbientale si rende quindi necessario:a) definire e mettere in atto la propria Poli-

tica Ambientale, in cui la Direzione sta-bilisce i propri impegni ed obiettivi dicarattere generale (come ad esempio laprevenzione dell’inquinamento o lariduzione dei propri impatti ambientali);

b) stabilire gli obiettivi ed i programmi dimiglioramento delle proprie prestazioniambientali, relativi in particolar modoagli aspetti ambientali significativi;

c) definire ed effettuare tutte le attività edi controlli - richiesti dalla normativaambientali o stabiliti dall’organizzazione– che consentono di minimizzare i pro-pri impatti ambientali;

d) predisporre la documentazione richie-sta dalla ISO 14001 (Manuale, Procedu-re del Sistema di Gestione Ambientale),oltre alle procedure, istruzioni, moduliche si rendono necessari per gestire leattività;

e) effettuare opportuni interventi formati-vi volti a sensibilizzare tutto il personale

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interessato e ad informarlo delle scelte /obiettivi dell’organizzazione;

f) effettuare delle verifiche ispettive, voltea valutare l’adeguatezza e l’efficienza delSistema di Gestione Ambientale.

In aggiunta a queste attività, nel caso delRegolamento EMAS, l’organizzazione devepredisporre una “Dichiarazione Ambienta-le”, da aggiornare annualmente, per forni-re alle parti interessate informazioni circala propria Politica Ambientale, gli aspettiambientali significativi, gli obiettivi e leproprie prestazioni ambientali. La certificazione ISO 14001 o l’adesione alRegolamento EMAS non costituisconocerto un “punto di arrivo”, bensì un “puntodi partenza”, visto che lo scopo di un Siste-ma di Gestione Ambientale è il migliora-mento nel tempo delle proprie prestazioniambientali: a tal proposito l’Ente di Certifi-cazione o il verificatore accreditato effet-tuano delle periodiche verifiche di sorve-glianza.

I VANTAGGI

I principali vantaggi connessi allo sviluppoe alla certificazione di un Sistema diGestione Ambientale sono sicuramente lacertezza della conformità alle normativeambientali (eventuali inadempienzepotrebbero determinare sanzioni ammini-strative o penali molto salate) e la riduzio-ne dei rischi di inquinamento connessi alleattività svolte o a eventuali incidenti. Altrivantaggi non trascurabili sono:• il miglioramento delle relazione con le

Autorità Pubbliche (si sta inoltre affer-mando la tendenza ad una semplifica-zione dei controlli e delle procedureautorizzative a favore delle aziendedotate di un Sistema di GestioneAmbientale);

• la riduzione dei costi “ambientali”;• il miglioramento ed il rafforzamento del-

l’immagine aziendale;• la possibilità di ottenere “agevolazioni”

nell’ambito di una gara d’appalto, comead esempio l’ottenimento di punteggiaggiuntivi o la riduzione delle garanziefideiussori;

• la riduzione dei premi assicurativi controil rischio di danni nei confronti dell’am-biente.

M.C.

Le certificazioni dei Sistemi di Gestione Ambientale in conformità alla norma ISO 14001hanno conosciuto uno sviluppo significativo in Italia a partire dal 1999, fino ad arrivare acirca 7.700 siti certificati nel mese di marzo 2006, dato che colloca l’Italia ai primi postiin Europa e nel mondo.Tra le Regioni quelle con un maggior numero di siti certificati al 31 dicembre 2005 sono laLombardia (oltre 1.000 certificati), la Campania ed il Piemonte (oltre 700), nonché il Vene-to e l’Emilia Romagna (oltre 500).Le organizzazioni che hanno aderito al Regolamento EMAS in Europa sono circa 5.000, dicui quasi 500 in Italia, concentrate particolarmente in Emilia Romagna (circa 120), Lom-bardia (circa 60) e Toscana (circa 40).Tra le organizzazioni certificate sono in rapido aumento gli Enti Pubblici, come ad esempionella nostra zona i Comuni di Alzate Brianza, Limbiate, Limido Comasco, Mozzate.I grafici riportanti la suddivisione delle organizzazioni certificate ai sensi della norma ISO14001 o che hanno aderito al Regolamento EMAS (al 31 dicembre 2005) sono ricavati dapubblicazioni del Comitato Ecoaudit-Ecolabel.

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arese Ligure è un Comune dell’entro-terra Ligure, situato sull’Appennino a

cavallo tra le province di Genova, La Speziae Parma. Come la stragrande maggioranzadei Comuni interni, dal dopoguerra ha vis-suto uno spopolamento che sembrava ine-sorabile. Le politiche messe in atto dal ’90ad oggi sembra abbiano invertito questatendenza (il saldo migratorio è in attivo daalcuni anni), permettendoci di guardareavanti con una serenità basata su dati con-creti.Le nostre scelte sono state determinate damotivazioni politiche, ambientali e, comeho detto prima, da uno stato di necessità;a nostro modo di vedere non esisteva enon esiste un’alternativa in grado di dare aquesti luoghi un futuro. Varese Ligure haun Centro Storico medioevale di pregio,che fino a qualche anno fa era in fortestato di degrado.

GLI INTERVENTI EFFETTUATI

L’utilizzo di fondi comunitari, con una feli-ce formula di applicazione del concetto del“do ut des” ha permesso il recupero totaledi tutto il Centro Storico, secondo unmodello insediativi che si è formato stori-camente. Più nello specifico, il Comune si èimpegnato a realizzare interventi infra-strutturali (sistemazione acquedotti efognatura, pavimentazione, illuminazionepubblica, parcheggi) e i privati hannogarantito da parte loro interventi sulle loroabitazioni, secondo i criteri stabiliti dalPiano Organico di intervento. Questo hapermesso di recuperare 250 alloggi e diavere un Centro Storico completamenteristrutturato sia per quel che riguarda laparte pubblica che quella privata. Gli inter-venti attuati hanno previsto investimentiper un totale di 35 milioni di euro, di cui il

Varese Ligure, primo Ente pubblicocertificato in Europa

V

L’ESPERIENZA DI UN COMUNE

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25% pubblici e 75% privati. Una voltaristrutturato il Centro Storico, la nostraattenzione si è rivolta all’intero territoriocomunale. Il nostro Comune ha un’esten-sione di 136 Km2, da sempre è presentel’attività agricola di carattere soprattuttozootecnico. Da questi dati sono partiti inostri primi interventi: i prodotti del nostroterritorio devono essere caratterizzati perqualità certificata, da qui la scelta dell’a-gricoltura biologica: attualmente nelComune di Varese Ligure le aziende agrico-le certificate biologiche sono il 95%; le duecooperative, una casearia e una di macel-lazione, sorte in seguito allo sviluppo datoa questo settore, permettono la lavorazio-ne e la commercializzazione dei prodotti.Ma il passo più significativo fatto dal nostroComune è stata la scelta delle certificazioniambientali: nel settembre 1999 la certifica-zione ISO 14001, nel dicembre dello stessoanno la registrazione EMAS: in tutti e due icasi siamo stati la prima realtà pubblica alivello europeo. È da questo momento cheintorno al nome di Varese Ligure si sono svi-luppati un interesse ed un’attenzione inspera-ti. Crediamo che la risposta stia nel grandebisogno di certezze che caratterizzano lanostra società: i Sistemi di Gestione Ambien-tale obbligano certamente ad un impegnocostante ma, nello stesso tempo, se benimplementati, conducono a prestazione certeed obiettivi precisi.

PERCHÉ LA CERTIFICAZIONE

È chiaro che le difficoltà per arrivare adottenere delle certificazioni variano aseconda delle realtà: noi partivamo, comegià accennato prima, da condizioni van-taggiose, ovvero le criticità del nostro ter-ritorio non erano tali da prevedere inter-venti massicci o inversioni di rotta dellapolitica dell’Amministrazione. Anzi, senzasapere che ci avrebbe portato a questo aquesto anche all’inizio della nostra avven-tura amministrativa, la nostra attenzioneprincipale è sempre stata rivolta alla con-servazione dell’ambiente, inteso non insenso museale (non è possibile immagina-re un territorio non antropizzato!) macome unica risorsa sulla quale basare ilriscatto di zone da sempre consideratemarginali e poco importanti.Il costo delle certificazioni è stato ampia-mente ripagato anche solo considerando lapubblicità che ha avuto Varese Ligure:quanto sarebbero costati spot sulle princi-pali reti nazionali e sui giornali a maggioretiratura?I primi risultati tangibili di tutto questo sicominciano a vedere, anche se è chiaro chequelli meno visibili sono altrettanto impor-tanti: è poco sapere che gli acquedottisono controllati in maniera maniacale emai c’è stato il minimo problema, che laraccolta differenziata in una realtà rurale ègià sopra il 30% e via elencando? Ma sidiceva di altri risultati: le case ristrutturatedel Centro Storico sono tornate ad essereabitate, gli agricoltori hanno avuto unnuovo impulso alle loro attività, sono sortenuove strutture di accoglienza, ma l’aspet-to più rilevante è che si sono attuate quel-le economie di immagine e di reputazioneche tanta importanza rivestono e rivesti-ranno. I prodotti di un territorio di eccel-lenza ambientale godono di un valoreaggiunto proprio in ragione della loro pro-venienza, ed è per questo che un’azienda diprodotti alimentari ha deciso di investirequi ed ha aperto il suo stabilimento. Spe-riamo che altri seguano ancora questastrada. E ancora: la continua riflessione sutemi ambientali ci ha indirizzato verso lacertificazione energetica, in modo daaffiancare all’uso delle energie rinnovabili

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(impianti eolici e idroelettrici, pannellisolari e fotovoltaici che ci hanno fruttatonel 2004 il premio Europeo come comunitàrurale più sostenibile) un corretto utilizzodelle stesse con la massima attenzione alrisparmio.

ESPERIENZA ESPORTABILE

Sicuramente quanto da noi fatto è espor-tabile, con le dovute correzioni, in altrerealtà. Infatti, per quel che riguarda la cer-tificazione ambientale, una quarantina diEnti Pubblici hanno seguito il nostro esem-pio e sono riuniti in una Associazione,“Qualitambiente”, il cui presidente è Mau-rizio Caranza (*), attuale Vicesindaco emente di tutto il progetto “Varese Ligure”.Senza esitazione possiamo testimoniareche i fondamenti delle certificazioni,soprattutto EMAS, ovvero il rispetto delleleggi, il miglioramento continuo, la comu-nicazione ambientale che obbliga ad aprirela “scatola nera” e a rendere noto ciò cheentra ed esce in una Pubblica Ammi-nistrazione, il risparmio delle risorse e l’u-tilizzo delle energie rinnovabili, il bilancioambientale, hanno radicalmente cambiato

gli Amministratori di Varese Ligure, impe-gnandoli in uno sforzo non solo politico,ma soprattutto culturale, trasformandoliin politici accorti e preparati almeno sultema ambientale.

Michela MarconeSindaco Comune di Varese Ligure

Da “Alberi e territorio” marzo 2005

(*) Abbiamo avuto il piacere di conoscere Maurizio

Caranza nel corso dell’apprezzato intervento che ha

tenuto per noi al Museo di Storia Naturale di Milano

sabato 14 gennaio di quest’anno, dal titolo “Primo

caso in Europa di certificazione ambientale: Varese

Ligure”, nell’ambito del ciclo di conferenze “L’uomo

e... la sua vita in armonia con la Natura”.

VALLE DEL BIOLOGICO

Varese Ligure ha ottenuto la certificazione ambientaleISO 14001, rilasciata dal RINA (Registro Navale Ita-liano) e la registrazione EMAS da parte del ComitatoEcolabel Ecoaudit.Durante le visite ispettive, gli Auditor hanno accertatosignificativi processi di efficienza ambientale, hannoverificato l’assenza di agenti inquinanti (ossido di car-bonio, inquinamento acustico ed elettromagnetico),hanno garantito la qualità dei servizi urbani (gestionedei rifiuti, trattamento delle acque, servizi alle impre-

se, trasporti, tutela del paesaggio) ed hanno riconosciuto la valenza turistica del territorio.L’adozione di politiche ambientali “all’avanguardia” ha contribuito a proporre Varese Ligure come unanuova e valida alternativa turistica che offre al visitatore la possibilità di scoprire il fascino e la sug-gestione di testimonianze storiche ed artistiche uniche nel loro genere e di addentrarsi nell’impor-tante patrimonio naturalistico della “Valle del biologico”, così ribattezzato grazie all’abilità delleimprese varesine del settore agricolo e zoologico di saper coniugare un’attività imprenditoriale conil rispetto della natura del luogo, che gli ha permesso di ottenere il marchio di qualità ambientale edi mettere in moto un commercio di carni e formaggi non trattati, rivolti al mercato biologico, checostituisce una forma di ricchezza e distinzione.

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PERCHÉ CERTIFICARSI

Nel luglio 2004 il Parco Nord Milano haottenuto la certificazione di qualitàambientale, in base alle modalità e ai crite-ri prescritti dalla normativa ISO14001/2004.La certificazione di qualità ambientale perun parco può apparire una cosa normale,se non addirittura tautologica o ridondan-te per un parco regionale. Tuttavia pro-muovere e proteggere l’ambiente naturalenon è di per se stesso garanzia che i pro-cessi messi quotidianamente in atto perrealizzare tale scopo siano effettuati conmodalità a basso impatto. Il Parco Nord Milano, quarto Parco d’Italiaa certificarsi, ritiene di fondamentaleimportanza innanzitutto raggiungere egarantire la qualità ambientale delle pro-prie scelte e modalità di lavoro, e quindicertificare il loro pieno rispetto della nor-mativa e il loro miglioramento per quantoriguarda l’efficienza ambientale.Ma c’è un altro obiettivo strategico chesottende alla scelta di ottenere la certifica-zione, seppure in una prospettiva di medioe lungo periodo.L’Ente Parco è infatti proprietario e gestorediretto di oltre il 70% delle aree interne aisuoi confini e quindi è il principale sogget-to responsabile dell’impatto ambientale nelterritorio protetto. In ragione di tale ruoloe responsabilità, grazie alla scelta dellacertificazione ambientale, il Parco può oraessere più efficacemente promotore dipolitiche di sviluppo sostenibile nei con-fronti delle diverse realtà produttive eorganizzazioni di servizi presenti all’inter-no del suo perimetro, proponendo loro adesempio l’adozione dello stesso strumento

di certificazione.Un primo passo in questa direzione è statofatto: attraverso una specifica convenzio-ne il Parco affianca l’Ospedale Bassini nelraggiungimento della stessa certificazioneambientale. In questo modo il Bassinipotrà dichiararsi a pieno titolo “ospedaleverde”, coerentemente alla sua particolarecondizione all’interno di un’area protetta.

LA POLITICA AMBIENTALE

Il percorso di lavoro per ottenere la certifi-cazione ambientale è iniziato nel 2003, conun’articolata fase di analisi ambientale econ la definizione di una specifica politicaambientale.E’ stato così dichiarato che la principalefinalità del Parco è quella di costruire,mantenere, tutelare e incrementare lerisorse naturali e ambientali, investimentoessenziale per migliorare la qualità dellavita dei cittadini.Tenuto conto che il territorio su cui il Parcoagisce è fortemente antropizzato e lacomunità che risiede attorno al parco è dioltre un milione e mezzo di abitanti, lafinalità connessa e susseguente a questa èquella di erogare servizi compatibili al cit-tadino connotandosi come centro di cultu-ra ambientale.L’obiettivo di conseguire la certificazione siinserisce in questo percorso, nell’ottica direndere evidente alla collettività l’attenzio-ne che il Parco pone al controllo dell’im-patto ambientale delle proprie attività e inparticolare:• al coinvolgimento degli utenti, dei forni-

tori, delle altre realtà produttive e di ser-vizio che esistono sul territorio, riguardo

Certificazione ambientale:una scelta responsabilevissuta come opportunità

L’ESPERIENZA DI UN PARCO

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la tutela dell'ambiente e lo sviluppo delParco;

• alla periodica analisi complessiva deiflussi di materie ed energia come baseper un miglioramento continuo;

• al risparmio delle risorse naturali e alladiminuzione degli sprechi;

• all’aumento delle aree a verde attrezzatofruibili dai cittadini;

• all’aumento della biodiversità negli eco-sistemi del Parco;

• allo sviluppo di iniziative di educazioneambientale per creare e rafforzare unlegame e un corretto rapporto tra Parcoe cittadini.

IL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE

A questo proposito, il Sistema di GestioneAmbientale prevede la definizione dimodalità e procedure per la gestione e ilmonitoraggio dell’attività quotidiana, conl’intento di migliorare l’efficienza ambien-tale e di verificare che gli obiettivi indivi-duati come prioritari vengano raggiunti.A partire da tali assunti, il Parco ha quindiprogressivamente realizzato un Sistema diGestione Ambientale, focalizzato in parti-colare su tre macro aree di lavoro (rappre-sentate nelle immagini a fianco).

LE AZIONI INTRAPRESE

• Riguardo alla manutenzione delle areeverdi, il Parco ha scelto di acquistare benie servizi presso fornitori che garantisconoil rispetto di criteri di gestione dell’impattoambientale delle proprie attività (ad es.ditte certificate ISO 14001); di utilizzarediserbanti e fertilizzanti su base organica enaturale e di procedere alla progressivasostituzione di specie forestali esotichecon specie autoctone.Inoltre, ha deciso di monitorare e misurarei propri processi attraverso un sistemainformatizzato GIS e tramite mappe tema-tiche georeferenziate.

• Nell’attività di progettazione del terri-torio, il Parco ha previsto che il progettopreliminare di qualunque opera sia corre-dato da una relazione di analisi del rappor-

to tra componente biotica e abiotica einoltre che, per i progetti di grossa entità,con un impatto ambientale rilevante perquanto riguarda l’aspetto paesistico, sianoattivate consulenze specialistiche (paesag-gistica, naturalistica, geologica). Per il pro-getto esecutivo devono poi essere preferitimateriali ecologici, naturali, riciclabili e/oriciclati.

La manutenzione delle aree verdi

La progettazione del territorio

L’educazione ambientale

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• Nello svolgimento del servizio di educa-zione ambientale, il Parco ha individuatoalcune linee di lavoro comuni a tutti i pro-getti: i progetti vengono proposti dopouna fase di analisi delle esigenze espressedalle strutture scolastiche presenti neicomuni consorziati; in fase di promozionedel progetto il materiale illustrativo èstampato su carta riciclata; tutte le propo-ste vengono inserite nel contesto formati-vo della didattica scolastica, attraversoincontri specifici con i singoli insegnanti. A tutti gli alunni viene poi chiesto un ela-borato didattico di “ritorno”, quale valuta-zione del grado di coinvolgimento nel pro-getto proposto e di apprendimento rispet-to alla tematica ambientale. In ultimo è stato predisposto un sito adhoc costruito insieme alle classi dove“scambiare educazione” a distanza tra tuttii partecipanti.

I VANTAGGI

Al termine del processo di adeguamentoalla normativa ISO 14001, l’Ente Certifica-tore ha garantito la qualità ambientale ditutti i processi sottoposti a controllo: ilParco è pertanto riuscito a soddisfare apieno gli obiettivi che si era preposto nel-l’azione di miglioramento della strutturaorganizzativa.Ma quali sono stati i vantaggi concretiderivati al Parco dalla scelta di intrapren-dere il percorso della CertificazioneAmbientale?Due vantaggi correlati e importanti riguar-dano la standardizzazione di talune proce-dure di lavoro, in particolare quelle cheriguardano uffici diversi, e l’identificazionechiara di obiettivi di miglioramento chevengono condivisi tra gli ufficiAd esempio vengono identificati ogni annogli interventi di forestazione dell’anno suc-cessivo, con un progressivo ampliamentodella superficie interessata dai boschi o,con termine tecnico, dai soprassuoli fore-stali.Non tutte le aree di nuova acquisizionesono destinate completamente ai boschianche se nel 2004, a fronte di un acquistodi aree di 7.000 mq, la superficie destinata

a bosco è stata di oltre 3.000 mq (2 lotti dirimboschimento). Quando le aree che siacquistano sono di dimensioni maggiori ilrinverdimento avviene soprattutto attra-verso prati e filari riservando al bosco circail 10% della superficie.Chiaramente questa non è una “ricetta” daeseguire alla lettera, ma da interpretaresecondo le esigenze paesaggistiche, anchese, l’averla identificata all’interno del Siste-ma di gestione Ambientale ne sottolinea lanecessità di lavorare insieme verso questoobiettivo comune.Questo esempio mostra come il personaleha potuto acquisire una mentalità di lavo-ro “per processo” e non per “mansione”,spesso uno dei limiti del lavoro nelle Pub-bliche Amministrazioni quale è il ParcoNord Milano.Analoghi vantaggi si possono identificarein altri processi importanti, quale quellodei comportamenti che arrecano danno alparco (che nel nostro caso sono spessoposte in essere dai cittadini, da gruppiesterni o dalle imprese appaltatrici cheoperano), quello della gestione dei rifiuti,quello dei risparmi energetici e delle risor-se naturali impiegate, o almeno del loromonitoraggio.

Tomaso ColomboResponsabile Sistema di Gestione

Ambientale del Parco Nord Milano

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urante un sopralluogonella zona del Monte

Megna, nel febbraio di que-st’anno le GEV della Comu-nità Montana Triangolo Laria-

no Costantino Muzio e Marino Marienihanno trovato e fotografato un bell’esem-plare di Civetta capogrosso (Aegolius fune-reus).La Civetta capogrosso (appartenente all’Or-dine degli Strigiformi e alla Famiglia degliStrigidi) è un piccolo rapace notturno dellacaratterizzato da un’apertura alare compresatra 54 e 62 cm e da un peso variabile tra 90a 210 g. I sessi sono simili, anche se la fem-mina è leggermente più grande del maschio.Somiglia superficialmente alla civetta, ma sene distingue per il portamento più eretto, perle dimensioni maggiori, per il capo più arro-tondato con dischi facciali più profondi (nonappiattiti sopra gli occhi come nella Civettacomune), chiari e ben evidenti, esternamenteorlati da una stria marrone I sopraccigli sonobianchi, piuttosto larghi. Le parti superioridegli adulti sono bruno-marroni finementemacchiate di bianco; quelle inferiori sono dicolore biancastro, striate di bruno castano emarrone; zampe e piedi sono bianchi e piu-mati. I giovani invece sono bruno-rossiccicon larghi sopraccigli bianchi. Di abitudinistrettamente notturne, la Civetta capogrossoè una specie selettiva che preferisce i boschidi conifere estesi, maturi, compatti prediligei boschi di conifere (soprattutto abete rosso)per vivere, cacciare e riprodursi. Non è unaspecie migratrice, tuttavia denota un certocomportamento nomade collegabile in qual-che modo alle disponibilità alimentari.Si nutre prevalentemente di micromammife-ri, in particolare arvicole e toporagni, e diuccelli di piccola e media dimensione; a voltesi può cibare anche di insetti o anfibi. Abi-tualmente caccia tendendo agguati alle pro-

prie prede, ma sovente gli uccelli sono cattu-rati in volo; nel corso della stagione inverna-le e in primavera può anche costituire delledispense dove conservare il cibo.Il periodo degli amori è il mese di marzo; daaprile a maggio vengono deposte 4-6 uova,in genere all’interno di cavità scavate daPiciformi (in particolare il Picchio nero Dryo-copus martius, tanto che la distribuzione diquest’ultima specie sembra influenzare quel-la della Civetta capogrosso). L’incubazione,svolta dalla sola femmina, dura tra i 25 e 32giorni. Solitamente dopo la schiusa la fem-mina viene aiutata dal maschio nell’accudiree nutrire i piccoli, per circa 3 settimane; dopocirca un mese dalla nascita questi sono ingrado di volare ma continuano a esserenutriti dai genitori per altre 5-6 settimane.La Civetta capogrosso possiede un arealeriproduttivo disgiunto che ricopre le latitudi-ni più settentrionali della Regione Oloartica,le principali catene montuose e le forestedell’Europa centrale. Le popolazioni dellecatene montuose dell’Europa meridionalepossono essere considerate appartenenti alla“fauna relitta” delle glaciazioni del Quaterna-rio. In Italia è presente solo sulle Alpi, e la suadistribuzione interessa maggiormente il set-tore centro-orientale. In Lombardia è statasegnalata nell’area alpina e prealpina nellafascia altimetrica compresa tra 1000 e i 1900m. La specie rientra nell’allegato I della direttiva“Uccelli” (CEE/79/409), che comprende lespecie per le quali si prevedono misure spe-ciali di conservazione sugli habitat, al fine digarantirne la sopravvivenza e la riproduzionenella loro area di distribuzione.

Per saperne di più, si può vedere l’interessante DVD“La fauna dei Parchi Lombardi”, 2001 RegioneLombardia, D.G. Qualità dell’Ambiente, da cui sonostate tratte una parte di queste informazioni.

La Civetta capogrossonel Triangolo Lariano

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ANIMALI

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inverno “normale” di quest’anno haportato con se almeno due sorprese

per il Lago di Pusiano: un inaspettatomiglioramento dei valori di qualità delleacque nel periodo di massimo rimescola-mento a fine inverno e il ritorno di unperiodo di alcune settimane di completacopertura ghiacciata dello specchio lacu-stre.L’Istituto di Ricerca Sulle Acque (IRSA-CNR), organo del Consiglio Nazionale delleRicerche-Dipartimento Terra e Ambiente,segue i laghi Briantei ed in modo partico-lare il Lago di Pusiano da oltre 35 anni.Negli ultimi 20 effettua inoltre un regolarecampionamento nel periodo più significa-tivo (tardo inverno) per valutare l’evoluzio-ne dell’eutrofizzazione lacustre, misurandoa centro lago e su tutta la colonna le con-centrazioni dei nutrienti algali (fosforo,azoto, silice), la cui entità è direttamenteresponsabili delle fioriture algali e quindidella trasparenza e del colore delle acque.Il Pusiano dalla fine degli anni sessantaalla metà degli anni ottanta è andatoincontro, come tutti i laghi prealpini, ad unprocesso di intenso peggioramento (eutro-fizzazione) legato all’eccessivo apporto disostanze nutritive derivanti dal recapitonel lago di effluenti non trattati. Cometutti gli altri laghi, però, con l’avvio di unintensa azione di collettamento dei refluiurbani ed industriali e la conseguentecostruzione degli impianti di trattamento,realizzati in base al Piano di RisanamentoRegionale, la situazione è migliorata netta-mente, e già alla fine degli anni novanta leconcentrazioni di fosforo, il principalenutriente algale, erano più che dimezzate. Come messo in evidenza da un lungo stu-

dio effettuato negli ultimi anni dall’IRSA-CNR per conto del Consorzio Parco Regio-nale Valle del Lambro, la situazione appari-va però stabilizzata su valori di qualitàcomunque non ancora accettabili (70mg/m3 di fosforo totale), il doppio di quel-li ragionevolmente attesi per questo lago,come indicato anche dal recente Piano diTutela ed Uso delle Acque della RegioneLombardia. Il recente studio, condotto instretta collaborazione con l’ASIL di Merone,che gestisce il principale impianto di trat-tamento delle acque reflue del bacino delLago di Pusiano, aveva infatti indicato econdiviso con l’ASIL che era necessariointensificare le azioni di prevenzione deglisversamenti dei reflui urbani nelle acquesuperficiali e nel lago attraverso gli scol-matori e completare i collettamenti.I sorprendenti risultati delle misure suinutrienti ed in particolare i valori di fosfo-ro inferiori a 50 mg/m3 misurati dall’IRSA-CNR a fine Gennaio 2006 e confermatimetà Febbraio indicano, quindi, che è inatto una ripresa del processo di migliora-mento delle acque, che passano da unostato di eutrofia ad uno di mesotrofia,caratteristico degli anni sessanta. Ciò con-ferma che continuare a ridurre gli apportidi inquinanti è la principale strada da per-seguire nella strategia di recupero dellaqualità delle acque lacustri, a cui si potran-no affiancare, solo più avanti, azioni tec-nologiche dirette in grado di ridurre itempi per una ripresa della fruibilità dellago a scopi ricreativi (balneazione) ed eco-nomici (pesca, turismo).Ora occorre attendere la conferma di que-sto miglioramento da parte dell’ARPADipartimento di Lecco, l’organo di control-

Da 30 anni mai così benelo stato di qualitàdelle acque del Lago di Pusiano

UNA BELLA NOTIZIA

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lo ufficiale della qualità delle acque delPusiano e dei laghi limitrofi, ma ancora piùoccorrerà verificare se il miglioramento siriflette sulla dinamica delle fioriture algalinel corso dell’anno ed in un miglioreaspetto qualitativo del lago.Un ultimo cenno merita anche il congela-mento completo della superficie del lago,un fenomeno che ormai accade raramenteper l’incremento della temperatura dell’at-mosfera, puntualmente registrato anchenelle acque lacustri con circa 0,5 °C perogni decennio. Il rigido inverno di que-st’anno ha però riportato le temperaturedelle acque a valori tipici degli anni settan-ta, interrompendo un processo le cui con-seguenze sulle biocenosi lacustri non sono

ancora ben note. Le acque ghiacciate a metà Febbraio, chedavano un fascino particolare allo specchiolacustre, invitano quindi a riflettere sul fattoche la ridotta ricorrenza è un segnale diret-to che il clima e l’ambiente stanno cambian-do, un fenomeno che, al contrario delle pos-sibili strategie di riduzione degli apporti dinutrienti al Lago di Pusiano, agisce a scalaglobale e per il quale solo strategie a gran-de scala possono determinare una inversio-ne di tendenza.

Dott. Gianni TartariDirigente di Ricerca

Istituto di Ricerca sulle AcqueConsiglio Nazionale delle Ricerche

Una romanticaimmagine del Lagodi Pusiano.

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a periodica occorrenza di eventi sismi-ci in Italia, uno dei Paesi europei a

maggior rischio, desta temporaneamentel’attenzione della pubblica opinione sulproblema della sicurezza delle costruzioninei riguardi degli effetti del terremoto. Leperdite provocate dagli eventi tellurici nelXX secolo pongono l’Italia al terzo posto(dopo Cina e Giappone) per numero di vit-time; l’impatto economico, diretto ed indi-retto, degli eventi più gravi (Belice, Friuli,Irpinia, Umbria-Marche) caratterizza levoci di spesa delle leggi finanziarie deglianni successivi.Il rischio sismico, ovvero le perdite di viteumane ed economiche attese a seguito dieventi sismici, coinvolge in modo diversol’intero pianeta. I contatti ed i movimentirelativi tra le placche tettoniche provocanofratture nella crosta terrestre che dannoorigine, con il rilascio di enormi quantità dienergia, ai terremoti. Gli eventi sismici, che vengono classificatiproprio in base all’energia rilasciata(magnitudo), si manifestano tramite lapropagazione di onde che scuotono il ter-reno. Si tratta di fenomeni naturali che,salvo casi veramente eccezionali (come lotsunami del 2004), da soli non generanoconseguenze gravi.Il vero problema è che, sulla terra chetrema, si trovano costruzioni, edifici,manufatti in cui vivono e lavorano milionidi persone: il rischio dipende dunque nonsolo da quanto “trema” il terreno (pericolo-sità), ma anche dal fatto che sul terreno

che oscilla si trovino costruzioni più omeno vulnerabili e che queste siano occu-pate al momento dell’evento sismico(esposizione). L’analisi di rischio sismico richiede quindiuno studio accurato dei seguenti aspetti:

• la pericolosità sismica, cioè lo scuoti-mento atteso a un sito in seguito all’oc-correnza di un terremoto, generalmenteriferito a condizioni di sito rigido (rocciao comunque suolo consistente);

• l’amplificazione sismica locale, ossia lapossibilità che le caratteristiche litostra-tigrafiche e geomorfologiche del sitomodifichino lo scuotimento del suolo,definito dallo studio di pericolositàsismica;

• la vulnerabilità sismica del costruito,cioè la propensione di edifici e altrestrutture ad essere danneggiati in casodi terremoto;

• l’esposizione, cioè l’insieme delle conse-guenze derivanti dal danneggiamento odal crollo delle costruzioni, da valutare inbase alla presenza di edifici in zonecaratterizzate da diversa pericolosità,alla destinazione d’uso, al grado di affol-lamento di tali strutture, al valore stori-co, architettonico, artistico ed archeolo-gico degli edifici e di eventuali opere inessi contenute.

Il rischio sismico:conoscerlo per ridurloAbbiamo avuto il piacere di conoscere il Dott. Claudio Strobbia e il Dott. Andrea Penna,al Museo di Storia Naturale di Milano: essi hanno tenuto, per noi, il 3 dicembre 2005, unadelle conferenze che il nostro Gruppo propone ogni anno. Il titolo era “Convivere con iterremoti: strategie per la mitigazione del rischio sismico”. Per meglio comprende-re il loro lavoro, siamo lieti di pubblicare il loro intervento.

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NATURA E SCIENZA

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A livello nazionale, in seguito all’emanazio-ne dell’Ordinanza P.C.M. n. 3274 del 20marzo 2003 e dopo le tragiche conseguen-ze del terremoto che ha colpito il Molise il31 ottobre 2002, si è sviluppata una mag-giore sensibilità alle tematiche connesse alrischio sismico. Le riforme approvatehanno finalmente prodotto una descrizio-ne quantitativa e scientificamente avanza-ta della pericolosità sismica dell’intero ter-ritorio italiano, attraverso una macrozona-zione sismica (Commissione Grandi Rischi,6 aprile 2004). Caratteristico del nostro Paese è poi, inparticolare, il suo costruito esistente, ingran parte costituito da edifici storici inmuratura, spesso raccolti in agglomeratiurbani di inestimabile pregio architettoni-co, artistico e culturale. Questo patrimonio,

fatto di dimore storiche, palazzi nobiliari,chiese, torri ed altri monumenti, ospitatuttora residenze, uffici pubblici, attivitàimprenditoriali e culturali. Peculiarità cheaccomuna il costruito storico di molteparti d’Italia è però, purtroppo, anche l’ele-vata vulnerabilità sismica. Come testimo-niano gli eventi sismici recenti, alcuni deiquali non particolarmente severi, (Umbria-Marche 1997, Forlivese 2000, Reggio Emi-lia 2000, Monferrato 2000-2001, Molise2002, Piemonte 2003, Appennino Bolo-gnese 2003, Salò 2004), molti danni sisono concentrati proprio in questa tipolo-gia edilizia provocando vittime e graviconseguenze economico-sociali. L’unicitàdel patrimonio edilizio italiano e il suo pre-gio artistico ed economico, accanto allaconsapevolezza di una elevata vulnerabi-lità sismica, richiedono pertanto attentevalutazioni del rischio sismico alla luce deipiù recenti progressi scientifici e tecnolo-gici dell’ingegneria sismica.Il problema della valutazione del rischiosismico nei centri urbani, ed in particolarenei centri storici, è divenuto, negli ultimianni, oggetto di sempre maggiore atten-zione da parte delle istituzioni pubbliche,della comunità scientifica e di quei sogget-ti, come banche ed assicurazioni, che, dallosviluppo di procedure di previsione equantificazione economica dei rischi, pos-sono trarre indicazioni e strategie finan-ziarie.Per questo occorre affrontare i diversi fat-tori da cui dipende il rischio sismico: laprobabilità di occorrenza di un terremotodi data severità in un determinato sito, glieffetti locali in grado di produrre amplifi-cazioni locali e concentrazioni di energia,la vulnerabilità del costruito e l’esposizioneper la determinazione di scenari di danno operdita. Il percorso consente di definireinterventi di miglioramento tecniche dirinforzo e consolidamento, e valutare allo-ra scenari di riduzione del rischio.Le conseguenze subite dalla popolazione(morti, feriti e senzatetto) e l’impattosociale del terremoto (edifici inagibili, per-dite economiche) possono essere stimati apartire dagli scenari di danno fisico. Esisto-no, e possono essere stabilite, correlazionistatistiche tra il danno subito dagli edifici e

L’interno del labo-ratorio EUCENTRE,uno dei più moderniper la sperimenta-zione degli effettidei terremoti sustrutture di grandidimensioni.

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le perdite in termini di vite umane e tra ildanno degli edifici e l’inagibilità degli stes-si. Dobbiamo, tuttavia, necessariamenteimparare a convivere con il terremoto,operando responsabilmente con strategiedi medio e lungo periodo che siano orien-tate alla riduzione del rischio sismico. Glieventi sismici hanno tempi di ritorno chepossono essere anche di centinaia di anni,ma non per questo possiamo riteneremeno urgente imparare a difenderci daessi.Per poterci difendere è necessario cono-scere meglio il pericolo che ci minaccia: inquesto senso lo studio di pericolositànazionale effettuato dall’Istituto Nazionaledi Geofisica e Vulcanologia è stato giudi-cato da un team di esperti internazionalicome il più completo ed tecnicamenteavanzato mai condotto in Europa. Ma se non possiamo “ridurre” i terremoti,possiamo progettare costruzioni in gradodi “resistere” alle scosse sismiche e rende-re più sicuri gli edifici esistenti, in modo dasalvare la vita a chi si trovi all’interno. Dallestrutture pubbliche (ospedali, caserme,scuole, municipi) pretendiamo di più: nondevono solamente sopravvivere al sisma,ma devono rimanere pienamente efficientinel momento dell’emergenza sismica.Per questo esistono le normative per laprogettazione antisismica che, partendodall’azione sismica, guidano gli ingegneri arealizzare edifici in grado di deformarsi,eventualmente danneggiandosi in posizio-ni prestabilite, preservando l’incolumitàdegli occupanti.Le regole contenute nelle normative deri-vano da ricerche teoriche e sperimentalicondotte nel settore dell’ingegneria sismi-ca, quel ramo dell’ingegneria civile eambientale che studia la meccanica delfenomeno sismico, gli aspetti legati allarisposta del terreno, il comportamentosismico delle costruzioni, i modi di dan-neggiamento degli edifici e le tecniche perprevenirli. La capacità dei progettisti dimettere in pratica correttamente lo spiritodella normativa dipende principalmentedalla loro preparazione culturale in inge-gneria sismica, dove la statica non esistepiù perché diventa dinamica, e in partico-

lare dalla loro formazione e aggiornamen-to.Per questo, nel settembre 2003, il Diparti-mento della Protezione Civile, l’Universitàdegli Studi di Pavia, l’Istituto Nazionale diGeofisica e Vulcanologia e l’Istituto Uni-versitario di Studi Superiori di Pavia hannoistituito l’EUCENTRE, il Centro Europeo diFormazione e Ricerca in Ingegneria Sismi-ca.Accanto agli aspetti legati alla formazionepost laurea, nei quali Pavia è ormai unaffermato punto di riferimento mondiale,EUCENTRE si è dotato di uno dei piùmoderni laboratori per la sperimentazionedegli effetti dei terremoti su strutture digrandi dimensioni: una coppia di pareti dicontrasto ad “L”, realizzate mediante l’as-semblaggio di speciali blocchi prefabbrica-ti, consente l’esecuzione di prove tridimen-sionali statiche o pseudodinamiche su edi-fici alti fino a 12 m (cioè fino a 4 pianisenza la necessità di ridurre la scala deimodelli), con l’applicazione di forze oriz-zontali ai vari livelli della struttura grazie apotenti attuatori oleodinamici. Inoltre, èdotato di un simulatore dinamico di terre-moti, una tavola vibrante di circa 40 mq disuperficie, su cui è possibile posizionaremodelli di strutture fino a 60 tonnellate dipeso ed ai quali può essere imposto ognitipo di scossa sismica. La tavola vibrante,raddoppiando le potenzialità di tutte lealtre tavole esistenti, rende unico in Euro-pa, per capacità di simulazione, il laborato-rio di EUCENTRE, che può quindi supporta-re la ricerca italiana ed europea, contri-buendo concretamente alla riduzione delrischio sismico.

Andrea PennaClaudio Strobbia

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Mappe di pericolosità sismica a livellomondiale, nazionale e regionale.

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on sempre si tiene in considerazioneche la costruzione delle montagne

avviene attraverso processi di deformazio-ne tettonica che implicano, ineluttabil-mente, rilascio di energia sismica, come ciha ricordato il forte terremoto del 12 luglio2004 nelle Alpi Giulie, avvertito in tutta l’I-talia nord-orientale. Lo splendido paesag-gio che caratterizza i rilievi delle Alpi Meri-dionali, e la stessa genesi dei grandi laghialpini, sono certamente connessi alla dina-mica dei processi geologici profondi, inatto in una così imponente catena mon-tuosa.Nell’area delle Alpi Meridionali, il cosiddet-to “Sudalpino”, la sismicità diminuisce daEst verso Ovest, dal Friuli verso la Lombar-dia. I maggiori eventi storici, quelli del1776 e del 1976 in Friuli, e quelli del 1117e del 1222 nell’area del Garda, hannoavuto magnitudo comprese fra 6 e 6.5gradi della Scala Richter; la frequenza diquesti forti terremoti diminuisce sistema-ticamente da Est (Friuli) verso Ovest(Garda).Esiste però una chiara contraddizione fra idati geologici, geomorfologici e tettonici,disponibili per l’area compresa fra Lombar-dia, Ticino e Piemonte, e la valutazionedella pericolosità sismica così come abi-tualmente accettata nella comunità scien-tifica nazionale, e quindi tradotta nellazonazione per la normativa edilizia. Nell’area pedemontana fra i laghi di Comoe Maggiore, al fronte della catena delleAlpi Meridionali, la pericolosità sismica,anche nelle ultime valutazioni effettuateper conto del Dipartimento della Protezio-ne Civile viene considerata praticamenteinsignificante. E’ da sottolineare che talevalutazione si basa esclusivamente sull’as-senza, nel catalogo sismico, di terremoti

storici con Intensità maggiore del VI gradodella Scala Mercalli-Cancani-Sieberg(MCS). L’esigenza di una caratterizzazione sismicapiù accurata appare cruciale se si conside-ra che l’Insubria è un’area tra le più svilup-pate economicamente ed industrializzated’Europa; un centro di riferimento politicoe culturale, oltre che economico, a livellonazionale e non solo. Per raggiungere taleobiettivo il gruppo di Geologia Ambientaledell’Università dell’Insubria, in collabora-zione con APAT (Leonello Serva e TizianoVittori) e Università La Sapienza di Roma(Carlo Doglioni), e con il supporto finanzia-rio di IMONT, che cofinanzia il progetto diricerca sull’evoluzione ambientale del set-tore lariano, ha in corso una campagna diindagini che prevede, fra l’altro la caratte-rizzazione geologica e geomorfologica del-l’area tramite l’interpretazione della coper-tura aereofotogrammetrica ed il rileva-mento di campagna; l’elaborazione e l’ana-lisi di modelli digitali del terreno (DEM),nonché l’elaborazione di modelli sullarisposta elastica delle rocce sottoposte asforzi tettonici, per la caratterizzazionedella quantità di energia sismica potenzial-mente rilasciabile.La collaborazione fra i geologi dell’Univer-sità dell’Insubria e l’Istituto Nazionale della

Un Progetto di Ricerca per comprendereil Potenziale Sismico dell’Insubria

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NATURA E SCIENZA

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Montagna, è volta ad un’investigazione piùaccurata che in passato, degli indizi geolo-gici che rivelino l’esistenza di un’attivitàtettonica recente del territorio “insubrico”.Le indagini si sono concentrate sulle fagliepresenti nell’area insubrica, ovvero sullediscontinuità presenti nella rocce, la cuiattivazione causa gli eventi sismici: uno deiprimi risultati delle ricerche già effettuatedal Gruppo di Ricerca coordinato dall’Uni-versità dell’Insubria, indica che una dellefaglie ad attività recente nell’area di studio,risulta ubicata nel settore di Albese conCassano (a pochi km da Como). La crescitadel rilievo di Albese con Cassano sembrainfatti essere controllato da una faglialunga circa 20 Km, che attraversa la fasciapedemontana tra Como e Lecco. Ciò vieneconfermato dalla presenza di depositi flu-vio-glaciali del Medio-Pleistocene (< 1milione di anni) che risultano sollevati innumerose zone nei pressi di Erba, Pusianoe Lecco.Dalle indagini risulta inoltre che nel terri-torio lombardo compreso fra Brescia e ilLago di Garda (già colpito da un forte ter-remoto nel 1222, con intensità epicentraledel IX grado della Scala Mercalli-Cancani-

Sieberg) sono presenti faglie e piegamentinelle rocce, al di sotto della coperturarecente, che si sono certamente attivatefino a 450.000 anni fa, e che potrebberoessere state attive anche in tempi storici.Quest’ultima possibilità sarà vagliata nelcorso della ricerca del Gruppo di Lavoro.Altri studi effettuati in passato hannoperaltro mostrato che questo stile dideformazione rocciosa non ha un caratte-re locale, ma è proprio di tutto il settorepedemontano sudalpino fra il Lago diGarda e il Lago Maggiore e genera rilievitopografici quali ad esempio il Sasso diCavallasca ed il Monte Campo dei Fiori,quest’ultimo caratterizzato dalla presenzadi un sistema carsico ben sviluppato, all’in-terno del quale si trovano forme di proba-bile origine paleosismica che indicherebbe-ro deformazioni con un’età più recente di350.000 anni.L’area pedemontana dell’Insubria è dunqueinteressata da numerose faglie che sonostate certamente attive durante il Pleisto-cene Medio: le indagini preliminari sem-brano indicare che queste faglie sianoancora attive e che potrebbero esserecapaci di produrre significativa deforma-zione e fagliazione superficiale durantefuturi forti terremoti.Se il prosieguo della ricerca confermerà lepreliminari intuizioni del Gruppo di Ricer-ca, l’assenza di significativi terremoti stori-ci implicherebbe che l’Insubria rappresentiun’importante gap sismico all’interno delquadro sismologico regionale. Ciò potreb-be avere un significativo impatto sociale inun’area industrializzata e densamentepopolata come l’Insubria, tuttora conside-rata virtualmente non soggetta a terremo-ti nell’attuale Zonazione Sismica del terri-torio nazionale.

a cura dell’Università dell’Insubria

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L’ INNALZAMENTODEL LIVELLO DEI MARI

È sufficiente considerare le relazioni fraeffetto serra e innalzamento del livello deimari. Il ghiaccio di banchisa artica, ice-bergs, inlandsis della Groenlandia e del-l’Antartide, sciogliendosi per effetto dellatemperatura più mite, passa dallo statosolido a quello liquido liberando enormivolumi di acqua che, riversandosi in marie oceani, vanno ad ingrossare la massad’acqua terrestre determinandone unaumento di livello stimato in 5 o 6 metrinei prossimi 100 anni.L’ipotesi è oggetto di studi e, in attesa dimaggiori certezze sui meccanismi dirisposta delle coltri glaciali Groenlandesie dell’Antartide al riscaldamento dell’at-mosfera, l’IPCC (Intergovernmental Panelon Climate Change), nelle proprie valuta-zioni, ne considera stabile il volume. È,invece, certo l’aumento di volume delleattuali masse d’acqua per espansione ter-mica, a causa del quale il livello dei maripotrebbe innalzarsi di circa 30 cm in 100anni. Infine, anche la deglaciazione deighiacciai alpini nelle catene montuose diEurasia, Americhe e Africa, oltre alle con-seguenze più dirette sulle zone circostan-ti, con l’apporto delle acque di fusione aimari, nel corso degli ultimi 100 annipotrebbe averne già determinato unaumento di livello di 5 cm e il fenomenopotrebbe accelerarsi.Agli effetti del riscaldamento atmosferico,nell’azione di modifica del rapporto fraterre emerse e superfici marine e oceani-che, potrebbero sommarsi anche azionigeologico-tettoniche e geomorfologiche.Su scala planetaria non è possibile valuta-re in maniera generica se il loro contribu-to potrebbe essere di segno positivo onegativo, una tale valutazione va operatacaso per caso anche tenendo conto di

altre complesse variabili come correnti,direzione e forza dei venti, maree, carat-teristiche dei bacini, ecc.Qualunque ne sia la causa già oggi leacque stanno invadendo le pianurecostiere piú piatte e depresse. Se il riscal-damento terrestre non verrà arrestato,saranno esposti a inondazioni frequenticentinaia di milioni di abitanti dei deltadel Mekong e delle coste di India, Bangla-desh, Giappone e Filippine. Oltre alle pic-cole isole oceaniche che rischiano, nelmedio termine, di scomparire sommersedall’oceano. E già oggi sono sottoposte asempre più frequenti inondazioni e allariduzione della disponibilità idrica perl’ingressione di acqua salata nelle faldesotterranee. Non è per caso che l’AOSIS(Alliance of Small Island States) sia fra leorganizzazioni più agguerrite nel soste-nere l’applicazione del Protocollo diKyoto.Ma le stime dell’IPCC che prevedono uninnalzamento del livello del mare tra 0,1 e0,9 metri entro il 2090, mettono a rischioanche realtà a noi molto più vicine come,nel Mediterraneo, Alessandria d’Egitto,con i suoi sei milioni di abitanti, e Venezia,con i suoi beni architettonici di valoreinestimabile. Le conseguenze politiche edeconomiche di eventi di questa portatasarebbero drammaticamente rilevanti.Anche più gravi di quelle determinate delterrorismo internazionale. Dove andrannogli abitanti del delta del Nilo quando verràsommerso o quando l’ingressione salinane ridurrà la fertilità dei suoli? Quantospenderà l’Olanda per difendersi dal marese già oggi spende il 6% del proprio PIL?Alla Gran Bretagna, secondo recenti cal-coli, la difesa delle proprie coste potrebbearrivare a costare il 3% del PIL.

Il Protocollo di Kyoto (2)

UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

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ITALIA E AUMENTODEL LIVELLO DEL MARE

Sul territorio italiano, dal punto di vistageologico ancora giovane, l’innalzamentodel livello del mare dovrebbe produrreeffetti polarizzati: al Sud sarebbero mitiga-ti dal sollevamento della crosta terrestreper le spinte tettoniche dovute al movi-mento delle placche, al Centro-Nord, dovela tendenza è opposta, i rischi di inonda-zioni sarebbero più consistenti. Ne risenti-rebbero principalmente la Pianura Padano-Veneta, la Versilia e le pianure di Fondi ePontina.Tra le altre aree della nostra penisola chepotrebbero venire sommerse sono unafetta del litorale adriatico tra Monfalcone eRimini, i laghi di Lesina e Varano, il Tavolie-re delle Puglie, tratti di Costa Tirrenica inprossimità delle foci dei fiumi Magra, Arno,Ombrone, Tevere, Volturno e Sele ed, infine,il Golfo di Taranto e lo Stagno di Cagliari.Ma resta soprattutto Venezia il simbolo diciò che potremmo perdere. Ecco perché findal 2001 proprio il sindaco di Venezia,come Comune capofila di altre 73 cittàcostiere (da San Francisco a Barcellona, daCittà del Capo a Brisbane, ecc.), si è appel-lato al Presidente degli USA affinché ade-risca al Protocollo di Kyoto anche miglio-randolo, ove necessario. Altrimenti, saran-

no vani gli aiuti anche internazionali, perparte cospicua di origine statunitense, cheVenezia riceve per la sua manutenzioneordinaria.Nel corso del Novecento, per diverse ragio-ni (subsidenza, emungimento d’acquadolce dal sottosuolo, ecc.), Venezia haperso 22 cm sul livello del mare. Le previ-sioni più pessimistiche dell’IPCC per il2100, in relazione all’innalzamento dellivello dei mari, prevedono che potrà per-dere altri 92 cm, le più ottimistiche 16.Studi del CNR valutano più probabile unaperdita da 22 a 30 cm.Simulazioni condotte sulle maree di unmetro, considerando il livello cautelativo,mostrano che passeranno dalle attuali 9all’anno (in media), con un allagamento delselciato del 3%, a 58 all’anno che allaghe-rebbero il 4% del selciato. Considerando,invece, il livello ritenuto piú probabile del-l’IPCC (perdita di 52 cm) l’allagamento delselciato corrisponderebbe al 96%, oltrequalsiasi possibilità di difesa del discusso“Progetto Mose”.L’allagamento non riguarderebbe, infatti,soltanto Venezia ma l’invaso del bacino delPiave e tutto il Delta del Po. Le difese pun-tuali della Laguna a Malamocco e Lidorisulterebbero inutili, le acque marine risa-lirebbero il Brenta, il Po e il Bacchiglione earriverebbero a Venezia dal lato di terra.L’aspetto positivo del problema, se ve ne èuno, è la dimostrazione che il successo, inquesta sfida planetaria, potrà essere rag-giunto solo con il concorso di tutti. È sin-golare che si fatichi a trovare i 500 milionidi euro necessari per attivare il Protocollodi Kyoto in Italia, mentre il “Mose”, chepotrebbe rivelarsi inutile, è stato finanziatocon oltre 4 miliardi di euro. (continua)

Giovanni Guzzi

Dalla rivista “Etica per le professioniQuestioni di etica applicata”,

Fondazione Lanza, Padova, dicembre 2004

Davanti al PalazzoDucale di Venezia:cantieri per la pro-tezione del sagratodi San Marco dal-l’acqua alta.

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ontinuiamo il nostro giro per Milanoa caccia di fontane, elemento di cui,

come avevamo detto, la nostra città èavara.Nell’articolo precedente ci eravamo occu-pati di fontane storiche (quella nel cortileducale e quella di Piazza Fontana che finoagli anni ’20 poteva dirsi l’unica decorativadella città). In questa seconda parte descri-viamo le fontane costruite dopo gli anni’20 e cioè nel periodo in cui la città diven-tava capitale industriale ed economica delPaese.Anche le fontane risentono di questo spiri-to moderno ed entusiasta: tale è infatti ilmonumento–fontana che lo scultore mila-nese Werher Sevér eresse nel 1935-36 percelebrare il collega Giuseppe Grandi, espo-nente della Scapigliatura, nella piazzaomonima.È questa piazza tanto vasta da esseretagliata dal Corso XXII Marzo in due partidistinte, anch’esse molto spaziose.La fontana consta di un bacino rettangola-re colmo d’acqua sul quale si affaccia unuomo primitivo dalla foltissima chioma,raffigurato nel momento in cui si piegasulle ginocchia per guardare l’acqua chescende da una specie di torre, alta, costi-tuita da blocchi di marmo sovrapposti.L’uomo nudo, altissimo, la cui figura è dinero bronzo, doveva rappresentare, nell’in-tenzione dello scultore, lo stupore del pri-mitivo di fronte alla possanza della natura.Nella piazza non manca il verde, anzi ilmonumento sorge in un rialzo di terraerboso ed alberato e con i suoi blocchibianchi domina questo tappeto verde.Dello stesso spirito di città orgogliosa dellesue realizzazioni è testimonianza la fonta-na detta “Delle Quattro Stagioni” che fron-teggia in Piazza Giulio Cesare l’ingressoprincipale della vecchia Fiera.Fu realizzata nel 1927 da Renzo Ferla: con-sta di un vasto bacino che si attaglia per-

fettamente alla geometrica continuità deipalazzi bassi che circondano il piazza; ilbordo s’incurva a tratti e, alternativamen-te, è ornato da piramidi, sfere, statue chepoggiano su basamenti massicci i qualiinterrompono la continuità del bordo;quest’ultimo è contornato, senza soluzionedi continuità, da aiuole fiorite.La fontana è composta di tre bacini comu-nicanti; il bacino centrale è rilevato su tregradini e quattro statue femminili simbo-leggianti le quattro stagioni che lo decora-no sui margini. Un rialzo muschioso emer-ge al centro del bacino maggiore e da essos’innalza uno zampillo più alto; intornoaltri zampilli si elevano a mescolare le loroacque al getto principale.E’ sperabile che i progetti di rinnovamentodel piazzale non distruggano con gratta-cieli enormi l’armonia di questo luogo chedava una sensazione di riposante bellezzaanche quando le folle la invadevano per

Le fontane di Milano (2)

C

MILANO

Una delle duevasche-fontane diPiazzale Cadorna.

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l’apertura dell’unica (allora) Fiera di Mila-no.Altra fontana, diciamo così, celebrativa deifasti dell’industria rinata dopo la secondaguerra mondiale, è quella di largo Donega-ni realizzata da Gio Ponti, oggi senza zam-pilli.E’ collocata davanti al palazzo che fu dellaMontecatini di cui ripete lo stile sobrio edessenziale di vetro e strutture metalliche;infatti una vasca relativamente piccola,ottagonale, si erge su un grosso basamen-to non troppo alto di pietra grigio-verdeche poggia su un rialzo circolare della stes-sa pietra.Ancora di linee essenziali si può parlare aproposito della fontana dei “Bagni Miste-riosi” di Giorgio De Chirico del 1973, instal-lata nello stesso anno tra il palazzo dellaTriennale e il parco Sempione; nella vascaoblunga personaggi misteriosi immersinell’acqua ed emergenti solo col bustoguardano pensosi l’acqua. Curiosa la sortedi quest’opera; viene periodicamenterimossa, candidata ad altra destinazione,poi viene rimessa al suo posto e rivalutata! Attualmente è nel parco.Tra le fontane di ultima generazione anno-veriamo quelle di Piazza San Babila chedovrebbero rappresentare le peculiaritàlombarde. Un blocco di marmo nero, che sirastrema verso l’alto, con in cima un globo,si erge da una vasca sul lato destro dellapiazza, fronteggiando il Corso VittorioEmanuele. Dalle scanalature fuoriesce l’ac-qua: questa rappresentazione dovrebbe

simboleggiare le montagne padane. Sullato opposto una vasca orizzontale contanti zampilli minuscoli simboleggerebbela pianura e i fiumi lombardi: Mah! Un po’difficile riconoscere questi paesaggi…Le ultime creature sono le vasche-fontanerealizzate in piazza Cadorna in occasionedella trasformazione della vecchia stazioneNord e della piazza tutta per opera di GaeAulenti.Di queste fontane non parla nemmeno larecentissima guida del Touring che pureaccenna alla novità della piazza: forse per-chè né la piazza né la fontana sono piaciu-te ai milanesi.In primo luogo le fontane, l’una sulla sini-stra, l’altra sulla destra della piazza, sonoinaccessibili alla gente perchè poste sullevie del traffico automobilistico (sonograndi vasche oblunghe con zampilli rivol-ti all’interno); dovrebbero essere anchefontane i getti violenti ma, ahimè! Di colormarrone piuttosto che candidi, ricadono inaltri vasconi ai lati delle coperture in pla-stica della stazione, ma ricordano, inveceche cascate, gli sciacquoni delle nostre toi-lette…Che dire? Sono frutti dell’era del terziario.Prossimamente descriveremo le fontanenascoste nei cortili e nei giardini privati;avremo una rappresentazione più conso-lante della nostra città.

Iole Celani

Una parte delcomplesso diPiazza San Babilache dovrebberappresentare lepeculiaritàlombarde.

La fontana diPiazza Grandi.

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ia Augusto Righi è una breve e tranquilla traversa di ViaPascoli, in zona Città Studi. Comprende alcuni villini con giar-

dino, immersi tra la vegetazione in cui predominano piante sem-preverdi, Conifere e magnolie, che la rendono gradevole anche ininverno. Lo stile delle abitazioni che risalgono ai primi del secolo è tra il liberty e l’eclettico. Il gioco delle partiin cotto e dei graffiti dà una tonalità calda, mentre i balconi fioriti conferiscono una romantica eleganza.

Nei pressi c’è la zona triangolare tra le vie Vanvitelli, Juvara ePascoli, in cui le case furono costruite dallo IACP (Istituto Auto-nomo Case Popolari) nel periodo tra le due guerre. A differenza dialtre di questo Istituto e di cui purtroppo oggi si occupa la cro-naca per il loro degrado, queste sono state restaurate e conferi-scono un tono quasi signorile alla zona.Ecco alcune immagini di Via Augusto Righi.

M.R.

Via Augusto Righi

V

MILANO: ANGOLI DI VERDE

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el 1831 un giovane ventiduenne, dibelle speranze e desideroso di cono-

scenza, salpava sul brigantino Beagle daDevenport in Inghilterra. Il capitano, signorFitzroy, aveva l’incarico di esplorare lecoste dell’America Meridionale e alcuneisole del Pacifico e qualcuno gli aveva con-sigliato di prendere con sé come naturali-sta Charles Darwin, perché collaborassealle sue ricerche. Tempo prima Darwin,dopo iniziali studi in medicina e nella car-

riera ecclesiastica, avevacompreso che la sua

vera passione era lanatura sia in campogeologico, siasoprattutto in quello

biologico. Il viaggiofu la svolta decisivadella sua vita e durò

ben cinque anni,durante i quali eglilasciava la nave peraddentrarsi nel conti-nente (arrivò fino alleAnde!), facendo osserva-zioni che registrava concura su animali, piante e

fossili. Notò che ad ani-mali attuali somigliavano

scheletri assai antichi.Per esempio all’arma-dillo era simile, magigantesco, il Glipto-donte. E animali dellevarie zone attraversa-te erano di speciediversa ma somiglian-ti. Comprese allora chele specie dal passato alpresente erano variate

(non erano

“fisse” come affermava la teoria creazioni-sta) e le attuali dovevano essersi differen-ziate da antenati comuni per adattarsi adambienti diversi. Questo fenomeno era benevidente nell’arcipelago delle Galàpagos,che divenne la culla della teoria darwinia-na dell’evoluzione. Infatti nelle varie isolec’erano specie simili: l’iguana di terra èpoco differente da quello di mare e le spe-cie di fringuelli di un’isola hanno becchidiversi da quelle di un’altra isola a secondadel cibo a loro disposizione.Tornato in patria Charles riordinò i suoiappunti che confluirono in un piacevolevolume, Viaggio di un naturalista intornoal mondo, e mise a confronto le sue osser-vazioni con quanto facevano gli allevatoridi bestiame e i coltivatori di piante dome-stiche per selezionare varietà diverse concaratteri migliori rispetto a quelle degliindividui selvatici. Era la selezione artificia-le. Invece egli chiamò selezione naturalequella che dai tempi lontani si era verifica-ta in natura secondo le sue deduzioni.Vediamo ora come questa è una delle basidella sua teoria evoluzionista che enuncia-mo brevemente:

A) Tendenza nelle specie a una sovrappro-duzione di figli (i pesci depongono milionidi uova): le risorse dell’ambiente sono limi-tate e molti dei nati non sopravvivono; siha quindi una lotta per l’esistenza e pochiarrivano all’età della riproduzione.

B) Diversità di caratteri tra gli individui diuna stessa specie: se compare un nuovocarattere questo si può trasmettere allaprole. Chi è più adatto all’ambiente soprav-vive mentre quelli con caratteristichesvantaggiose vengono eliminati. Ecco laselezione naturale.

CHARLES DARWIN (1809-1882):

cosa può ispirare un viaggio

N

NATURA E SCIENZA

Charles Darwin

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Qui Darwin fu influenzato dall’economistaMalthus (1766-1834), che si era occupatodel problema delle risorse alimentari, da luistimate insufficienti rispetto all’incremen-to della popolazione umana, prevedendoche in futuro le risorse non sarebberobastate per sostenere l’incremento demo-grafico.Nel 1842 la teoria di Darwin era già chiarain forma di appunti, ma solo più tardi(1859) vide la pubblicazione. Era L’originedelle specie, opera che segnò l’inizio di unanuova scienza, la biologia evoluzionista.Nel 1871 uscì L’origine dell’uomo. Questiscritti suscitarono scalpore, grandi polemi-che e ilarità nel pubblico e l’autore ebbemolti oppositori. “Ma come! l’uomodiscende dalle scimmie?” Si diceva conorrore. Invece Darwin sosteneva che da unprogenitore comune si sono differenziatepiù linee evolutive che hanno dato origineda una parte all’uomo, dall’altra alle scim-mie oggi note.

Maria Luisa Righi

Creazionismo (o fissismo): dottrina secondo laquale tutte le specie sarebbero state create da Diofin dal principio così come sono oggi. Così pensava

Linneo (1707-1778), mentre poi il Cuvier (1769-1832) scoprì che intere faune del passatoerano scomparse (per cataclismi?) e suppose

che fossero state sostituite da altre concreazioni successive.

Un armadilloe lo scheletro di unGliptodonte.In basso a sinistra: Iguanadelle Galapagos.Qui sotto: una rara edizio-ne della più famosa operadi Darwin: “L’origine dellespecie”.

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Milano: “3° Darwin Day: l’evoluzione al lavoro”

Ci siamo occupati di questo scienziato perché dal 9 al 12 febbraio 2006 si èsvolto il convegno “3° Darwin Day, l’evoluzione al lavoro”, cui hanno parteci-pato con brillanti esposizioni professori e studiosi italiani e stranieri moltoqualificati; non mancava il nostro Danilo Mainardi eccellente oratore. Lamanifestazione, oltre a conferenze e proiezioni coinvolgeva anche il pubblicocon spettacoli e laboratori per bambini e adulti. Le sedi per lo svolgimentosono state quelle qui appresso indicate, ma i centri principali sono stati il Pla-netario e il Museo di Storia Naturale.Si è realizzato con un confronto internazionale un dibattito evoluzionisticoin vista del prossimo 2009, quando si celebrerà il bicentenario della nascita diDarwin.Perchè questo evento? Perchè di recente specie negli USA sono avvenutiattacchi al sapere su tale questione, tanto che qualcuno anche nel nostroPaese vorrebbe far passare in sordina la teoria dell’evoluzione nell’insegna-mento scolastico. Ciò è un sintomo di ignoranza e di demagogia.Nei giorni del convegno sono affiorate frasi importanti, quasi degli slogan,come: ”l’evoluzione non è più una teoria ma è un fatto”, “Darwin partì sulBeagle creazionista e ritornò evoluzionista”. Si è spiegato inoltre come pro-cessi evolutivi sono stati visti all’opera, cioè “al lavoro” negli studi naturalisti-ci, paleontologici, geologici, biologico-molecolari, etologici ed anche nelleneuroscienze; interessante l’evoluzione degli organi di senso.Abbiamo ormai una mole di esperienze che confermano la tesi di Darwinanche su organismi di cui egli non sospettava l’esistenza, come ad esempio ibatteri. Un caso: si sta studiando come si trasmetta per via ereditaria la lororesistenza agli antibiotici. E questo non è un piccolo passo dell’evoluzione?

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La nostra attività

Il Gruppo Naturalistico della Brianza contro la cava di ScarennaCanzo, 28 aprile 2006

Oggetto: la cava di Scarenna (Asso)

Da quasi cinquant’anni la nostra Associazione si occupa di protezione dell’ambiente e di educazione ambientale.In questo periodo molte sono state le nostre iniziative e in non poche occasioni abbiamo contribuito in modo deter-minante a concluderle positivamente. Ne segnaliamo alcune: bonifica del lago del Segrino, creazione del Parco dellaBrughiera e del Parco delle Groane, realizzazione del Sentiero Geologico a Canzo.La nostra consueta attenzione alla qualità dell’ambiente che ci circonda, non poteva quindi ignorare la notizia di uninserimento, nel Piano Cave della Vostra Amministrazione, di una Cava di pietrisco (per ora) a Scarenna.Dopo un attento esame della zona e dei possibili pericoli di deterioramento che verrebbero a crearsi con questo inse-rimento, riteniamo sconsigliabile attuarlo. Molti sono i motivi che ne sconsigliano la creazione:- primo tra tutti è che in quella piana esistono molti pozzi che danno l’acqua ai paesi circostanti (e le falde?).- è una zona di importanza paesistica, che sarebbe inevitabilmente deturpata con l’escavazione e la distruzione di

alberi con possibili frane. Da notare la presenza in zona di vecchie marci-te, che noi vorremmo ripristinare a scopo didattico.

- in quella zona è nostra intenzione realizzare un percorso pedonale, adattoanche ai diversamente abili. Naturalmente ha la necessità di svilupparsi inluogo tranquillo, con assenza di traffico veicolare, che la cava invece incre-menterebbe.

- esiste nelle vicinanze una palestra di roccia di importanza nazionale chesarebbe certamente disturbata.

- il traffico veicolare aumenterebbe notevolmente, e le attuali strade non losopporterebbero.

- la zona abitativa di Scarenna ha quasi raggiunto il luogo della previstacava, e gli abitanti ne avrebbero danni per i rumori, ma soprattutto per lepolveri che si innalzerebbero, ricadendo sulle case e sui terreni circostanti.

- Canzo e Asso hanno una forte propensione al turismo, con la partenzadalla vicina stazione delle F.N.M dei sentieri verso i monti circostanti. Fortesarebbe l’impatto visivo all’arrivo.

Sperando che questi nostri rilievi siano utili per una vostra scelta consape-vole e responsabile, restiamo a disposizione per ulteriori chiarimenti. In atte-sa di una vostra cortese risposta, con stima Vi salutiamo

Cesare E. Del Corno, Presidente

Un meritato riconoscimentoTutti gli anni l’Amministrazione Comunale di Canzo, in occasione della festa di S. Miro (7 maggio), assegna un pre-mio a un cittadino canzese che si sia distinto per operosità, impegno e assiduità nella sua vita professionale e nellasua attività per la comunità. Quest’anno il premio è stato attribuito al Dott. Tiziano Corti, nostro socio da anni. Purin presenza dei suoi gravosi impegni professionali (è medico chirurgo specializzato in chirurgia d’urgenza all’Ospe-dale di Castellanza, svolge molteplici attività a favore della gente del suo paese. Fa parte da molti anni della Ammi-nistrazione Comunale, ma il suo maggior impegno è nella ricerca delle tradizioni locali. Crede profondamente nellaloro salvaguardia e nel valore del dialetto locale, ed in quest’ottica è uno dei principali animatori della Cumpagniadi Nost. Il suo amore per la cultura e storia locale lo porta a compiere ricerche storiche di notevole valore, che sonoalla base di significative pubblicazioni, in lingua ed in dialetto, di cui è il maggior esperto locale. In dialetto pubbli-ca pregevoli e suggestive poesie. Tutto questo non gli fa dimenticare di essere un medico, la cui disponibilità e discre-zione sono sperimentata da tanti cittadini.

Ci congratuliamo vivamente con il dott. Corti.

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Campagna iscrizioni 2006al Gruppo Naturalistico della Brianza

Qui allegato trovate il modulo di Conto Corrente postale da utilizzare per iscriversi oper rinnovare l’iscrizione al nostro Gruppo per il 2006. Come vedete, nonostante gliaumentati costi di gestione dell’Associazione, la quota di socio ordinario è rimastainvariata, mentre le altre hanno subito piccole variazioni.

Socio ordinario 25 €Socio giovane (fino a 20 anni) 15 €Socio familiare (se convivente) 10 €Socio sostenitore 40 €Socio benemerito da 80 €Adesione speciale G.E.V. 10 €

e come sempre

FAI DI UN TUO AMICO UN NUOVO SOCIOTutti i soci presentatori verranno premiati

con un minerale da collezione o con un libro sulla Natura.

Ricordiamo che ai sensi della legge 196/03 le informazioni fornite sono raccolte e trattate per lesole attività del Gruppo Naturalistico della Brianza – ONLUS. In ogni momento potrete rivolgervial GNB Onlus per consultare, modificare, oppure opporvi al trattamento dei dati.

NATURAE CIVILTÀANNO XLIII - N. 2APRILE MAGGIOGIUGNO 2006

Hanno collaboratoa questo numero:

Iole Celani

Tomaso Colombo

Mauro Corradi

Silvia Fasana

Giovanni Guzzi

Andrea Penna

Alberto Pozzi

Maria Luisa Righi

Miranda Salinelli

Claudio Strobbia

Gianni Tartari

Università dell’Insubria

SommarioEditoriale 29Sistemi di Gestione Ambientale 30Varese Ligure, primo Ente pubblico certificato in Europa 33Certificazione ambientale: una scelta responsabile... 36La Civetta capogrosso nel Triangolo Lariano 39Da 30 anni mai cosi bene lo stato di qualità 40delle acque del Lago di PusianoIl rischio sismico: conoscerlo per ridurlo 42Un Progetto di Ricerca per comprendere 46il Potenziale Sismico dell’InsubriaIl Protocollo di Kyoto (2) 48Le fontane di Milano (2) 50Via Augusto Righi 52Charles Darwin: cosa può ispirare un viaggio 53La nostra attività 56Le nostre iniziative terza copertina

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o scopo delle nostre visite, come ben sanno coloro che ci seguono da anni, è quello di farconoscere aspetti poco noti ma importanti per il buon funzionamento di una città così com-

plessa come è Milano. Perché, se è pur vero che ci sono difficoltà e disguidi che tutti i cittadinilamentano, è anche certo che esistono attività che danno lustro alla città: cerchiamo dunque discoprire gli aspetti positivi che gratificano la nostra vita.È anche una occasione per incontrarci; così si tiene saldo il sottile ma robusto filo che ci unisce:il desiderio di sapere e l’amore per la Natura.

Per i dettagli si consiglia di telefonare, all'inizio del mese programmato, ai soci organizzatori:Iole Celani 02. 35.54.502, oppure Riccardo 02.64.64.912.

Un appello particolare a coloro che non sono ancora intervenuti ai nostri incontri: fatevi sentiree partecipate; sentirete di far parte di una grande famiglia!

L

LE NOSTRE INIZIATIVE

Vogliamo ricordare ai nostri soci e simpatizzanti che continuano gli incontri:

li Incontri Lariani per l’anno 2006 sono fissati, come di consueto, al primo sabato diaprile (1 aprile), di giugno (3 giugno) e di ottobre (7 ottobre), con escursioni nel

Triangolo Lariano, nella regione del Lambro e dei laghi Briantei. Per esigenze organizzativenon si può essere al momento più precisi. Tutte le informazioni saranno fornite di volta involta sul “Foglio Notizie” e per telefono a chi ne faccia richiesta. Per informazioni: Sbezzi031.28.16.88.

10 giugno 2006escursione nel Parco del Monte Barro con meta panoramica al Monte Sciresa

Per informazioni: Rossi: 031 608020 - Sbezzi 031.28.16.88

GIncontri lariani

IMPORTANTE!il tuo 5 per mille per noi

Lo Stato ha introdotto la possibilità di destinare il 5 per mille dell’imposizione fiscale anche alleAssociazioni di volontariato come la nostra. Se ci sceglierai ti ricordiamo che il nostro codice fiscale è

82005080138Per noi sarà un riconoscimento per l’ attività svolta: utilizzeremo il ricavato per finanziare la rea-lizzazione, nella zona di Canzo, di un sentiero pedonale, adatto anche ai diversamente abili.La scelta potrà essere fatta per i redditi 2005:

nel modello CUD 2006 nel modello 730-bis 2006 nel modello Unico 2006

segnalando nell’apposito spazio dedicato alle Associazioni di Volontariato, il codice fiscale delGruppo e la tua firma, non il nome dell’Associazione.

Milano: come funziona la città