Necessità di vincoli per l’archeologia industriale La via fluviale … · 2019-02-25 ·...

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Anno XVII – N. 66 – Aprile - Giugno 2006 – Sped. in A.P. – 45% – Filiale di Terni PERIODICO DI INFORMAZIONE DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DITERNI www.ordingtr.it Necessità di vincoli per l’archeologia industriale La via fluviale Terni-Roma

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Necessità di vincoli per l’archeologia industriale

La via fluviale Terni-Roma

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Anno XVII - n. 66aprile - giugno 2006

[email protected]

Direttore responsabile:CARLO NIRI

[email protected]

Segreteria di redazione:GIORGIO BANDINISIMONE MONOTTI

MARCO RATINIRedazione:

ALBERTO FRANCESCHINI(Presidente Ordine)

MARIO BIANCIFIORI(Urbanistica)

CLAUDIO CAPORALI(Lavori Pubblici)

GIORGIO CAPUTO(Ambiente)

BRUNO CAVALIERI(Sicurezza)

MARCO CORRADI(Università)

FRANCESCO MARTINELLI(Strutture)

ATTILIO LUCCIOLI(Impiantistica Industriale)

EMILIO MASSARINI(Impiantistica Civile)

Consulente per la divulgazione scientifica:GINO PAPULI

Sommario5 Internet ci cambia

5 Necessità di tutela e vincoli di Gino Papuli

7 Un ingegnere-architetto europeo di Prof. Antonio Borri

8 Verifichiamo la miniera di Colle dell’Oro di Walter Mazzilli

8 Continua la mostra di Ridolfi all’ex-Siri

9 Energia elettrica con il fotovoltaico di Ferruccio Fasoli

10 Vità e civiltà di Giorgio Capito

11 Il congresso mondiale di archeologia industriale di G. P.

11 Cos’è il T.I.C.C.i.H

12 I giornalisti scientifici a Terni

12 Annali di storia dell’impresa Fondazione Assi-ICSIM

12 Palazzo de Sig.ri Spada di Lidia Secci

12 Il liceo classico di Terni di C. N.

14 I crediti di emissione di ALbus 25

17 La via fluviale “Terni-Roma” di Carlo Niri

20 La “nuova atlantide” nell’edizione alterocca del 1937 di Vincenzo Pirro Glauco Provan

22 Calcestruzzi eco sostenibili di Simone Monotti

24 Criteri per la valutazione dei costi della sicurezza di Glauco Provani

27 Qui Young Engineers a cura di Simone Monotti

31 Vita dell’Ordine a cura di Giorgio Bandini

EditoreOrdine degli Ingegneri della Provincia di Terni

05100 Terni - C.so del Popolo, 54

Responsabile editorialePresidente pro-tempore

Dott. Ing. ALBERTO FRANCESCHINI

Direzione, redazione ed amministrazioneOrdine degli Ingegneri della Provincia di Terni

C.so del Popolo, 54 - 05100 TerniTel. 0744/403284 - Fax 0744/431043

Autorizzazione del Tribunaledi Terni n. 3 del 15/5/1990

Composizione elettronica: MacAugStampa: Tipolitografia ViscontiViale Campofregoso, 27 - Terni

Tel. 0744/59749

In copertina:L’ingegnere-architetto in una raffigurazione settecentesca(vedasi a pag. 7 le informazioni sul nuovo corso di Laurea inIngegneria Edile-Architettura)

Il contenuto degli articoli firmatirappresenta l’opinione dei singoli Autori.

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INTERNET CI CAMBIA Vi ricordate quella palla girevole -

con i continenti disegnati sopra - che cifacevano vedere a scuola? Si chiamavamappamondo. Ormai è diventato quasiun pezzo da museo perchè, per conosce-re il mondo, oggi si può cliccare sui co-siddetti siti "maps" con i quali si può ad-dirittura entrare in orbita virtuale attornoalla terra. Con un colpo di mouse ci sipuò fermare in qualsiasi posto, scenden-do a posare lo sguardo sui tetti di qual-siasi città del mondo. Si può planare involo sopra l'Umbria o librarsi sulle Ca-scate del Niagara. Il paesaggio che ve-diamo è quello della realtà effettiva, per-chè le immagini sono aggiornate dal sa-tellite.

E le enciclopedie? Chi le consultapiù? Se vuoi conoscere veramente un ar-gomento, oggi, devi fare una ricerca suinternet dove, invece di qualche riga en-ciclopedica, puoi cosultare innumerevo-li siti contenenti quasi tutto lo scibileumano sull'argomento.

E se vuoi conoscere le ultime noti-zie? On-line puoi leggere tutti i giornaliche desideri, con gli articoli e le foto del-l'ultim'ora. Se invece vuoi sapere che fan-no al cinema? Basta consultare internet.E se devi andare fuori Terni e vuoi pre-notare un albergo? Ancora internet. In-somma giorno per giorno, senza che cene accorgiamo, internet ci cambia la vitae ci rende diversi.

Eppure non ci sentiamo cambiati.Continuiamo ad avere le paure di sem-pre. Coltiviamo i medesimi sentimenti enutriamo le stesse aspirazioni. Conti-nuiamo perfino a consultare l'oroscopo.Magari lo cerchiamo personalizzato, ot-tenendolo appunto via internet e pagan-dolo on-line con la carta di credito. Macontinuiamo a consultarlo, né più né me-no di come facevano i nostri antenati al-l'epoca della Sibilla Cumana.

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Mi sia concesso di tornare a parlare diarcheologia industriale per esprimere ilmio pensiero su alcuni problemi urgenti edi grande interesse per la Città. Le noteche seguono sono, nel mio intendimento,dei semplici memoranda per gli Enti Isti-tuzionali competenti; in particolare per laSoprintendenza per i Beni Architettonicidell’Umbria.

1 – Edifici storici delle AcciaierieCome è noto, nella zona più antica

dello Stabilimento Siderurgico (quella vi-cina e parallela a viale Brin) vi sono alcu-ni immobili di rilevante valore storico chemeritano di essere tutelati con un decretodi “vincolo”. Mi riferisco, in particolare,alla palazzina con la torre dell’orologioche si erge in asse con l’ingresso princi-pale, ed al fabbricato nel quale sono si-tuati il laboratorio per le prove meccani-che (al pianterreno) ed il salone della bi-blioteca (al primo piano) a cui si accedemediante uno “scalone nobile”. La valen-za testimoniale di questi edifici è troppo

nota per doverne ripetere – qui – le ragio-ni. E’ sufficiente, dunque, riflettere sulrapporto basilare che lega tali beni ai va-lori culturali ed umani della Città. D’altreparte, sono certo che l’eventuale “vinco-lo” non verrebbe considerato dall’attualeProprietaria – la “ThyssenKrupp-AST” –come un atto di invadenza e di sfiducia,ma anzi come una dovuta e giusta valo-rizzazione di quella preziosa parte del suopatrimonio.

2 – Arma di Urbano VIIIDella famosa lapide del 1732 che ce-

lebrava l’apertura della “via del ferro” trale miniere di Monteleone di Spoleto e laFerriera Pontificia di Terni ho già scrittosu questa rivista (n. 55/2003) e su “IlMessaggero” (13/10/2005). Al momento,le parti recuperate dopo la rovina del mo-numento a causa di un autocarro finitofuori strada il 13/6/1993 sono state re-staurate dal Comune di Spoleto – compe-tente per territorio – e restano in attesa didestinazione. Ricollocarle ubi ante – ossia

Urgenze di Archeologia Industriale

NECESSITÀ DI TUTELA E VINCOLI

Acciaierie di Terni. La fotografia ritrae un gruppo di visitatori provenienti da Roa, nei primi anni del 1900. Sullo sfondo, la palazzina turrita. (Archivio storico TK-AST)

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sul ciglio della via Flaminia, in piena cur-va, senza alcuna possibilità di fruizione –appare una ipotesi priva di senso.

Confermo il mio auspicio per il loroinserimento nella zona museale dell’exSIRI, possibilmente in prossimità dell’al-tra lapide ivi esistente e riguardante laFerriera (Pio VI, 1794).

Sarebbe anche auspicabile che La So-printendenza rinnovasse allo speciale Nu-cleo dei Carabinieri di Roma la richiestadi nuove indagini tendenti al ritrovamen-to del grande e ricco fregio superiore del-la lapide in parola, rubato anni fa.

3 – Palazzina ex Foresteria Soc.TERNI

La stampa quotidiana ha dato notizia,recentemente, della inaspettata costruzio-ne di un “prefabbricato” nel giardino del-la ex Foresteria, in piazza Tacito. Si trattadi un’appendice posticcia destinata ad au-mentare la cubatura del piccolo edificioadibito, un tempo, ad abitazione del cu-stode, ed oggi occupato dall’Ufficio delTurismo. In aggiunta al danno arrecato algiardino, il nuovo manufatto costituisceuna palese ed innegabile menomazionedell’integrità storica, architettonica edestetica di un edificio che è nato assiemealle Acciaierie e che, di queste ultime, co-stituisce la presenza cittadina e di imma-gine.

Quando, opportunamente, il Comuneacquisì la proprietà dell’immobile, moltefurono le dichiarazioni di intenti riguar-danti la sua nuova destinazione: si parlòin primis di residenza centrale del PoloUniversitario ternano, e di sede di rap-presentanza del Comune stesso. Ma ne-cessità contingenti vanificarono le buoneintenzioni e diedero posto a meno presti-giose realtà. Ora, per giunta, si altera lafisionomia architettonica del bene, igno-rando uno dei principii disciplinari del-l’archeologia industriale (e non solo diquesta).

E’ un caso che non si addice – secon-do il mio modesto punto di vista – ad unaCittà che, per i suoi riconosciuti meriti, siappresta ad ospitare il 13° Congressomondiale di archeologia dell’industria (v.quanto riferito in altra parte di questa ri-vista).

Gino Papuli

Acciaierie di Terni. La sala della biblioteca tecnica aziendale. (Archivio storico TK-AST)

La lapide della “via del Ferro” a terra dopo l’incidente del 23 giugno 1993 (archivio Papuli)

Il cantiere del manufatto in costruzione presso l’edificio pertinenziale dell’ex foresteria

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• nella progettazione, produzione e ge-

stione del bene edilizio;

• nella programmazione e gestione dei

processi di trasformazione nell’ambien-

te costruito;

• nella progettazione e gestione urbani-

stica.

Di seguito sono elencate le principali

prestazioni che oggi vengono richieste a

questa nuova figura.

• Nel campo della progettazione e co-

struzione dell’architettura: il progetto di

architettura, il recupero ed il rinnovo

edilizio ed urbano, le opere di consoli-

damento e quelle antisismiche, la dire-

zione dei lavori, l’elaborazione di peri-

zie di stima, l’esecuzione di collaudi e

la gestione economica delle opere, i ca-

ratteri fisico-tecnici degli edifici, l’ergo-

tecnica e la produzione edilizia;

• Nel campo dell’urbanistica: le ricerche

ed i rilievi territoriali, topografici, cata-

stali, le mappe tematiche per la lettura

dell’ambiente e l’uso del suolo, i piani

regolatori urbani e particolareggiati, i

piani territoriali paesistici.

Per l’anno AA 2006-2007 verrà attivato

il primo anno. E’ prevista una prova di

selezione, con un numero massimo di

idonei pari ad 80.

Prof. Antonio Borri

sto Corso di laurea specialistica riguar-dano la progettazione edilizia e quellaurbanistica, la produzione edilizia ed ilcontrollo della qualità, il recupero edili-zio, attraverso discipline dell’area dellaprogettazione architettonica, della pro-gettazione urbana, della rappresentazio-ne, della scienza e della tecnica dellecostruzioni, della tecnologia dei mate-riali per l’edilizia, del restauro, dellaprogettazione e costruzione di infra-strutture, delle tecniche del controlloambientale e delle tecnologie impianti-stiche per l’edilizia.Nel curriculum degli studi, in aggiuntaalle discipline fisico matematiche di ba-se per la formazione dell’ingegnere, so-no obbligatorie discipline quali la Storiadell’Architettura, la Composizione Ar-chitettonica, il Restauro, che, unitamen-te alla conoscenza delle tecnologie, del-le tecniche delle costruzioni, degli im-pianti tecnici per l’edilizia, tendono adefinire una figura di tecnico per l’edi-lizia in linea con la direttiva del Consi-glio della CEE.Tre sono i possibili percorsi per le ma-terie a scelta di completamento deglistudi: a) nel settore dei materiali per l’e-dilizia; b) nella progettazione integrata;c) nel restauro e consolidamento del co-struito storico.Il Corso di studio si rivolge a coloro cheoperano professionalmente:• nella progettazione architettonica edurbanistica;

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Il corso di laurea specialistica in Inge-gneria Edile-Architettura è una struttu-ra didattica della Facoltà di Ingegneriadell’Università di Perugia.Il corso di studi ha durata quinquennale(ciclo unico) ed i laureati hanno la pos-sibilità di iscriversi sia all’Ordine degliArchitetti che a quello degli Ingegneri(settore civile e ambientale). Inoltre, unalaurea di questo tipo, essendo conformealle disposizioni della direttiva architet-tura 85/384/CEE, consente di operare apieno titolo in tutti i paesi dell’UnioneEuropea nel settore dell’edilizia, cosasin qui non possibile, in genere, per unlaureato in ingegneria civile.I contenuti didattici caratterizzanti que-

Il Prof. Borri della Facoltà di In-gegneria dell’Università degli Studi diPerugia ci ha fatto pervenire una notadi presentazione del corso di Laureain Ingegneria Edile-Architettura, re-centemente istituito.

Abbiamo ritenuto chiederGli uncontributo di informazione considera-te le notizie imprecise che circolanonegli ambienti della nostra categoria enella città.

La lettura della nota del Professo-re penso susciti l’interesse dei giova-ni ad un tale corso di Laurea quin-quennale con un ciclo del tipo anteriforma universitaria e per gli sbocchiprofessionali che può aprire.

Ing. Alberto Franceschini

La nuova laurea specialistica in ingegneria

UN INGEGNERE-ARCHITETTOEUROPEO

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Il sindaco Bernardino Faustini, il 3giugno 1889, invia una lettera a Casalini,direttore della Società Altiforni e Ac-ciaierie di Terni, per segnalare che “du-rante il tempo in cui la miniera è stata inesercizio, nessun inconveniente si è se-gnalato a danno della Strada del Gio-glio, ma ora per deperimento delle sba-dacciature, la galleria che ha l’imboccosulla destra della casa di guardia è fra-nata in corrispondenza della strada, de-terminando un avvallamento e delle cre-paccie le quali lasciano prevedere un ul-teriore cedimento ed un continuo perico-lo per il transito”.

Al fine di porre rimedio, il Sindacopropone di rivestire la galleria con mura-tura e di porre in opera robuste puntella-ture.

L’amministrazione comunale prescri-ve che la Società effettui i lavori di con-solidamento entro il termine di quindici

giorni, trascorsi i quali si sarebbe prov-veduto d’ufficio accollando l’onere allaSocietà stessa. Nonostante l’ultimazione,il Sindaco invia a Casalini una nuova let-tera, datata 29 giugno, segnalando che laStrada del Gioglio si è nuovamente av-vallata in corrispondenza della cava ab-bandonata di legnite. A sua volta il diret-tore Casalini dà assicurazioni sulla ese-cuzione di lavori per eliminare l’incon-veniente.

Indipendentemente dal ruolo svoltodalla miniera, il territorio collinare eraesposto a fenomeni di frana.

Il 3 aprile 1879 il Sindaco aveva in-viato una lettera alla possidente CaterinaSetacci, vedova Silvestri, per segnalareche “le piogge e l’avvicinamento sover-chio della coltivazione agricola alla stra-da hanno cagionato una frana a dannodella medesima”. Nello stesso giorno, al-tre due ingiunzioni di rimozione delle

frane, sono inviate ad Attilio Cerafogli,affittuario di un terreno della Congrega-zione di Carità, situato a lato della Stra-da di Palma ed a Tommaso Troiani , pro-prietario di un terreno lungo la Strada diCerqueto.

Con questa nota si vuole richiamarel’attenzione sull’importanza dello studiodel territorio e del sottosuolo per edifica-re in condizioni di sicurezza e di tutelaambientale.

Frattanto la galleria della miniera oquanto ne resta si trova sempre sotto laStrada del Gioglio. Perché non fare un’i-spezione per verificarne le condizioni distabilità?

Forse potrebbe nascere una qualcheproposta di recupero in vista dell’inseri-mento nel circuito ternano di archeologiaindustriale.

Walter Mazzilli

Ricordando i dissesti di fine ottocento

VERIFICHIAMO LA MINIERADI COLLE DELL'ORO

CONTINUA LA MOSTRA DI RIDOLFI ALL'EX-SIRI

Prosegue con successo la mostra de-dicata al centenario della nascita dell'ar-chitetto Mario Ridolfi (all'organizzazioneha preso parte anche il nostro Ordine).

La mostra - di notevole interesse e digrande vastità documentaria - non è limi-tata al solo “percorso ridolfiano”, ma ri-gurda gran parte dell'itinere architettoni-co ed urbanistico di Terni dai primi annidel novecento fino ai giorni nostri.

In questo ambito risulta particolar-mente ricca e interessante la mostra col-laterale sull'attività e le opere di CesareBazzani.

Chiunque voglia conoscere a fondo lastoria urbana della nostra città in quest'ul-timo secolo, non può esimersi da una vi-sita approfondita.

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Il Decreto Ministeriale del 28 luglio2005 ha attirato l’attenzione di imprese edoperatori economici sulla produzione dienergia elettrica con i pannelli fotovoltai-ci. Ne è scaturita quasi sempre la convin-zione che l’investimento in questo settoresia sicuro e redditizio.

Con questa nota ci poniamo l’obietti-vo di una riflessione su tutte le grandezzeeconomiche in gioco per verificare la cor-rettezza delle conclusioni a cui molti sem-brano essere giunti.

Vogliamo inoltre verificare se, nel cor-so dei lavori per la realizzazione di campifotovoltaici, si è tenuta una corretta ripar-tizione dei ruoli tra progettista,direttoredei lavori ed impresa.

Per rispondere a queste domande ab-biamo analizzato alcuni progetti di massi-ma realizzati in diverse parti d’Italia e chesono stati presentati al Gestore Nazionale(GNRT) per ottenere l’autorizzazione.Abbiamo rilevato quanto segue:

quasi sempre il preventivo è consisti-to in un collage di parti di cataloghi delleditte costruttrici di pannelli, senza alcunaanalisi dello stato dei luoghi e senza alcu-na verifica delle strutture sulle quali i pan-nelli dovevano essere installati.

Dal punto di vista elettrico abbiamoverificato che raramente si è previsto eportato in conto il costo dell’impianto diconnessione dei pannelli alla rete elettricadi distribuzione.

In molti preventivi non si sono consi-derate le tasse da pagare ed il costo delleassicurazioni.

Quasi mai la carpenteria di sostegnoe/o le eventuali opere di recinzione sonostate verificate e portate in conto. Ma so-prattutto raramente ci si è posti il proble-ma della durata di queste opere, anche inrelazione ad eventi eccezionali che in ven-ti anni hanno un elevato grado di possibi-lità di verificarsi.

Tenendo conto che il 75% delle do-mande presentate rientra nella fascia 50-1000 kWp e prendendo perciò in consi-derazione un impianto da 50 kWp, che ha

un costo di circa € 300.000,00, si vedecome un errore nel preventivo di tremilaeuro introduca un errore nel calcolo dellaredditività pari all’uno per cento.

Se si ipotizza che il preventivo possacontenere una delle omissioni elencate, sivede che la variazione della redditivitàdell’investimento può oscillare tra valorimolto ampi e tali da rendere la previsioneinaffidabile.

Dalle tabelle che alleghiamo, e nellequali abbiamo cercato di fare riferimentoad un impianto meno teorico, ricaviamocome la redditività ottenibile da un im-pianto realizzato collocando dei pannellia terra su una struttura metallica e connet-tendolo alla rete, è pari al 3,1 per cento.

• potenza installata 50 kWp / ore difunzionamento efficace annue 1400 h /incentivo statale per kWh prodotto €

0,46 / prezzo di acquisto del KWh €0,10 / introito annuo per incentivazionee vendita € 39.200,00 / introito in ventianni € 784.000,00. • pannelli € 220.000,00 / carpenteria€ 10.000,00 / parte elettrica €

30.000,00 / montaggio € 30.000,00 /acquisto del terreno esclusosistemazione € 10.000,00 / contributodi allacciamento alla rete elettrica €

10.000,00.• manutenzione € 10.000,00 / tasse €42.000,00 / totale costo € 362.000,00 /rata mensile del mutuo € 2.700,00 / rataannua del mutuo € 32.400,00 /

rimborso totale a 15 anni €

486.000,00. • utile lordo in venti anni €

298.000,00 / utile lordo medio annuo %3,1.

Una corretta preventivazione lasciaperciò pensare ad una bassa redditività enon perché la legge sia fatta male ma per-ché l’applicazione sin qui ipotizzata nonè conforme al pensiero del legislatore.

A nostro avviso la legge non è stataemanata per far nascere in Italia20.000/30.000 produttori dilettanti dienergia elettrica ma per due precise fun-zioni:

per favorire l’impiego dei pannelli nel-l’edilizia, non come oggetti posati sullecase, ma come elementi strutturali checon la loro messa in opera possano con-sentire la sostituzione di altre strutture(tetti, rivestimenti, impianti di riscalda-mento ecc.).

per spingere le aziende grandi utiliz-zatrici di energia ad installare pannelli fo-tovoltaici per “spianare” la loro curva diprelievo e ridurre la potenza impegnatadel macchinario elettrico.

E se si rivedono i conteggi fatti sottoquesta luce si capisce come la redditivitàdell’investimento cambi completamente.

Vorremmo a questo punto considerareche, per motivi sui quali non si è riflettu-to a sufficienza, in questo settore le dittefornitrici si sono incaricate anche di pre-disporre le domande di autorizzazione edi progetti. Vengono spontanee le doman-de: per fare l’interesse di chi?

Non è pensabile che la presenza di uningegnere progettista, nominato dal com-mittente, avrebbe evitato le ‘sviste’elen-cate?

Però quanto spesso i progettisti hannocercato di introdurre nei loro progetti si-stemi di razionalizzazione nell’impiegodell’energia, proponendosi come soggettiattivi anche in questo settore?

Ferruccio Fasoli

Esperienze

ENERGIA ELETTRICA CON IL FOTOVOLTAICO

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Con le case aggrappate quasi tutte alpendio del monte e con poche altre spar-se più a valle della strada provinciale checonduce a Polino, Rosicano è forse la piùpiccola frazione del comune di Arrone.

Lo scorso 28 maggio è qui rivissuta laconsueta tradizione dei festeggiamenti inonore di San Filippo con le caratteristichee con i limiti suggeriti da una inevitabileconvivenza del presente con il passato sto-rico. Le iniziative religiose, i manifesti af-fissi sui muri degli edifici, la presentazio-ne di prodotti tipici locali ed infine il con-sueto traffico automobilistico si inserivanonella cornice dell’ambiente naturale anco-ra apparentemente incontaminato. E que-sto perché, in assenza di trasformazioniviolente, l’uomo è parte viva della naturala cui difesa significa appunto, in ogni par-te del nostro mondo, difesa della vita e del-l'umanità intera.

Non siamo soli sulla terra: sono innu-merevoli piccoli centri abitati come Rosi-cano, sparsi nel nostro paese. In realtà, perfare un semplice esempio, non abbiamosoltanto da studiare come tutelare il lagoTrasimeno, ma dovremmo seguire anchele vicende del lago di Bolsena o di quellodi Como. Lo sviluppo sostenibile dell'am-biente naturale, e in primo luogo l’adegua-

ta utilizzazione delle acque, è intimamen-te legato alla vita dell’uomo. Soprattuttonei piccoli centri abitati che da tale utiliz-zazione sostenibile traggono principale ri-sorsa di vita. I grandi disastri ecologici, av-venuti in anni recenti sulle sponde di alcu-ni laghi, indicano come lo sfruttamentodissennato di grandi riserve di acqua ab-bia portato a trasformazioni profonde nel-la natura e nella vita dell’uomo.

Il lago Ciad, situato nel cuore dell'A-frica equatoriale, aveva una superficie dipiù di ventimila chilometri quadrati cheora è ridotta ad appena un decimo del suovalore iniziale. E questo perché popolazio-ni e governi geograficamente competentine hanno utilizzato le acque per fini diver-si, dall'alimentazione all’irrigazione, tra-sformando così una grande ricchezza inuna povertà definitiva.

Questo è il principale motivo per cuiintere popolazioni dei paesi confinanti ab-bandonano quei luoghi e si dirigono versoil Mar Mediterraneo.

Le risorse naturali sono sempre legatealla sopravvivenza dell’umanità, delle suetradizioni, della sua storia e della sua evo-luzione tecnologica, in questo senso lapiccola frazione di Rosciano offre spazioadatto ad una riflessione più approfondita.

Troviamo in questo territorio le caseantiche e le palazzine più recenti, il sen-tiero campestre e la strada asfaltata, la fon-te dell’acqua e il ponte canale che porta leacque del fiume Nera fino al lago di Pie-diluco, le condutture del gas e il caminettoclassico delle abitazioni di montagna. Pic-colo lembo di terra in cui la natura, le tra-dizioni, le necessità antiche e moderne del-la vita dell'uomo si mescolano intima-mente tra loro e ci aiutano a comprende-re come, per fare un altro esempio, la te-le-lettura dei contatori dell’energia elet-trica rappresenti una grande innovazionetecnologica che non altera l’ambiente na-turale.

La terra su cui viviamo ci appare mol-to grande ma, in realtà, con gli attualimezzi di comunicazione non lo è affatto. Illago Ciad ci è più vicino di quanto possia-mo immaginare, specialmente se pensiamoalle imbarcazioni cariche di uomini dispe-rati che approdano a Lampedusa. E' asso-lutamente necessario per la salvezza del-l'umanità che i giovani comprendano conpiena coscienza quale profonda verità sinasconda nelle parole: l’acqua è vita – laluce è civiltà.

Giorgio Caputo

Un monito per i giovani

VITA E CIVILTÀ

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Nel numero scorso abbiamo datonotizia del Congresso mondiale diArcheologia Industriale che si svol-gerà a Terni nel prossimo mese disettembre. Oggi possiamo riferireche le iscrizioni sinora pervenutehanno già superato le 330 unità, ap-partenenti a ben 34 Paesi. Le richie-ste di intervento sono oltre 50 nelledue sessioni plenarie (i cui temi ri-guardano “Patrimonio industriale etrasformazioni urbane” e “Territoriproduttivi e paesaggi industriali”) ecirca 225 distribuite nei workshopsche trattano di temi specifici.

Lingue ufficiali saranno l’italianoe l’inglese.

I lavori inizieranno giovedì 14settembre e si concluderanno il lu-nedì 18. L’apertura ufficiale – con isaluti delle Autorità e la relazione in-troduttiva – si svolgerà in uno deiteatri di produzione cinematograficaallestiti nell’ex stabilimento elettro-chimico di Papigno.

Le sedute di lavoro verranno svol-te, invece, nei locali restaurati dell’exSIRI. Oltre che visitare alcuni benidel patrimonio archeo-industriale eturistico di Terni, domenica 17 i con-vegnisti si recheranno a Roma per

una ricognizione guidata dei recupe-ri riguardanti il quartiere Ostiense.

Ricordiamo che gli Enti italiani aiquali è affidato il gravoso còmpito diorganizzare e portare a termine ilCongresso nonché i due susseguentiitinerari di studio in varie zone d’Ita-lia, sono l’AIPAI (“Associazione Ita-liana per il Patrimonio ArcheologicoIndustriale” - con sede a Padova - dicui è Presidente il Prof. GiovanniLuigi Fontana) e l’ICSIM di Ternipresieduto dal Prof. Franco Giusti-nelli. In particolare, l’ICSIM gestiscela Segreteria del Congresso.

Per chi fosse interessato ad avereulteriori dettagli sull’argomento, ri-portiamo a lato gli estremi della Se-greteria stessa ed una sintetica sche-da del TICCIH.

G. P.

Segreteria del Congresso TICCIH 2006:Via Primo Maggio 23 - 05100 Terni TR

Tel.: 0744-471528 - 0744-407187Fax: 0744-407468

e-mail: [email protected]: www.ticcihcongress2006.net

Ulteriori notizie

IL CONGRESSO MONDIALE DIARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

Cos’è il T.I.C.C.I.H.TICCIH (“The International

Committee for the Conservation of

the Industrial Heritage”) è la massima

organizzazione, su scala mondiale,

che si occupa della tutela dei beni ar-

cheologici dell’industria. Fondata nel

1978 a Stoccolma, TICCIH ha coin-

volto studiosi, organismi scientifici e

disciplinari, enti pubblici e privati,

istituzioni ed aziende nello sviluppo

dei concetti e dei metodi finalizzati al-

la salvaguardia ed alla valorizzazione

del patrimonio culturale legato alla

storia tecnica e sociale del mondo

dell’industria.

Grazie all’adesione di 60 Paesi,

TICCIH è anche un efficace strumen-

to di comunicazione e di scambio di

esperienze. Dalla fine degli anni Ot-

tanta, esso è riconosciuto dall’ICO-

MOS (“International Council for Mo-

numents and Sites”); e dal 2000 figu-

ra come consulente dell’UNESCO

per la selezione dei monumenti, siti e

paesaggi dell’industria da includere

nella lista del “Patrimonio Mondiale

dell’Umanità”.

TICCIH pubblica trimestralmente

una Newsletter e collabora alla rivista

semestrale “Patrimoine de l’Industrie

/ Industrial Patrimony”

L’attuale Presidente di TICCIH è

il Sig. Eusebi Casanelles (Spagna).

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I GIORNALISTI SCIENTIFICI A TERNI

Nei giorni scorsi la nostra città ha avuto il privilegio di ospitareuna delegazione dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (UGIS),guidata dalla Presidente Dott/ssa Paola De Paoli.

L'UGIS celebra, quest’anno, il proprio quarantennale, essendostata fondata nel 1966 con lo scopo di diffondere la cultura scientifi-ca. Questa finalità viene perseguita anzitutto attraverso l’aggiorna-mento professionale dei propri Soci mediante visite e convegni in Ita-lia e all’Estero. Il programma di Terni ha avuto inizio nella mattina-ta del 23 giugno, quando i partecipanti sono stati ricevuti dall'ammi-nistratore delegato della Tyssenkrupp-AST Dr. Harald Espenhahn,dal Direttore Generale della Società delle Fucine Ing. Massimo Cal-derini, e dall’Ing: Fabio Guglielmi della Titania. Dopo i colloqui e lavisita agli impianti, gli ospiti sono stati invitati a pranzo presso la Vil-la Centurini, foresteria della TK-AST.

Nel pomeriggio la visita dell'UGIS è proseguita presso la sededell'Ansaldo fuel-cells di Maratta, dove è stato preso atto delle ulti-me realizzazioni energetiche nel campo delle celle a combustibile.Successivamente i lavori si sono spostati presso i laboratori della No-vamont per un aggiornamento dei nuovi sviluppi tecnologici in te-ma di utilizzazioni bioplastiche (Mater-Bi). A questo incontro han-no partecipato l’Ing. Leonardo Fasanino e il Dr. Paolo Olivieri. In se-rata, dopo il ricevimento a Palazzo Spada da parte dell'assessore Al-berto Pileri in rappresentanza del Sindaco, i Giornalisti si sono reca-ti alla Cascata delle Marmore ed hanno successivamente goduto del-la cena offerta dal Comune di Terni a Villa Graziani.

Il giorno successivo, 24 Giugno, guidati dal Prof. Roberto Bat-tiston del Polo Universitario di Terni, e dall’Ing. Andrea MoriconiAmm/re Delegato dell’ISRIM, gli ospiti hanno visitato il gruppo dilaboratori concentrati a Pentima, ed hanno preso atto degli interes-santi programmi di ricerca ivi in atto.

L'UGIS è tra i soci promotori dell' “European Union of Scien-ce Journalists Association” (EUSJA) che ha sede a Strasburgo ed èformata da oltre tremila giornalisti di ben ventidue Paesi.

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ANNALI DI STORIA DELL'IMPRESA

Fondazione Assi - ICSIM

Nel dopoguerra, dalla forte ascesa dei primi an-ni cinquanta fino alla crisi della fine dei settanta, l'in-dustria siderurgica dell'Europa occidentale ha svol-to la sua parabola evolutiva. È stato un trentennioricco di processi di modernizzazione e di conflittisociali, di strategie competitive e di trasformazioniindustriali, di politiche innovative e crisi di deloca-lizzazione. Il processo viene studiato in modo par-ticolare da questo interessante volume edito a curadell'Istituto per la Cultura e la Storia d'Impresa Fran-co Momigliano (ICSIM). Si tratta della raccolta diun insieme di saggi presentati da studiosi italiani estranieri durante il Convegno Internazionale tenu-tosi nella nostra città nel dicembre del 2003. Ne ri-sulta un prezioso panorama di studio delle varieproblematiche della siderurgia italiana nel panora-ma europeo del secondo dopoguerra.

PALAZZO DE SIG.RI SPADA di Lidia Secci

Dopo quella di Michelangelo e quella diCarolo ecco una "terza famiglia Spada" scoper-ta dalla curiosità e dalla perizia di Lidia Seccinella vita della Terni cinquecentesca. Questavol-ta non si tratta di gente nobile e famosa ma diuna famiglia di ricchi commercianti che si di-stingue per un alto senso dell'amicizia e della so-lidarietà umana.

Attraverso la lettura di questa piccola madeliziosa pubblicazione - ricca di illustrazioni egrafici - impariamo a conoscere PierbenedettoSpada e i suoi amici, le sue cariche pubbliche, isuoi palazzi di città e le sue dimore di campa-gna. Abbiamo anche notizie di sua moglie Lau-donia, dei suoi figli e di vari discendenti che, nelcorso dei secoli, hanno abitato nel palazzo desig.ri spada (chiamato Pressio-Colonnese etutt'ora esistente lungo Corso Tacito).

IL LICEO CLASSICO DI TERNI

di Walter Mazzilli

Dopo il recente volume del professor Vin-cenzo Pirro ("Una scuola una città-Il liceo ginna-sio di Terni) ecco un'altra interessante pubblica-zione sul nostro liceo classico.

Il periodo questa volta riguarda prevalente-mente gli anni cinquanta e sessanta. E l'indagineviene fatta, sia analizzando i verbali dei consigliscolastici, che intervistando direttamente i prota-gonisti - professori e studenti – che in quegli an-ni frequentavano l'istituto.

Non mancano numerose fotografie delle vec-chie scolaresche assistite dai relativi insegnanti.

Ne risulta un volume di piacevole lettura, ca-pace di ricondurre i lettori alle problematiche di-dattiche ed alle passioni giovanili dell'epoca (chepoi, più o meno, sono le medesime di oggi).

Il gruppo dei giornalisti UGIS difronte alla foresteria delle acciaierie Tyssenkrupp (foto G.Bricchi)

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L'anno scolastico è finalmente finito.Congrande sollievo di docenti e discenti.

I festeggiamenti, quest'anno, sono statiparticolarmente calorosi. Nel giorno fatidicodella "liberazione" - il 10 giugno scorso - lapopolazione studentesca cittadina ha celebra-to l'avvenimento con un grande bagno collet-tivo nella fontana di Piazza Tacito. Sul tardidella mattinata, tra bagni e gavettoni, ragazzie ragazze hanno dato sfogo alla loro conten-tezza. Forse un pò meno contenti saranno sta-ti i mosaici dello zodiaco che hanno soppor-tato la baldoria. Ma nell'età della scuola la vi-ta è bella. E va goduta come si deve.

Di interrogazioni, voti e note disciplinarise ne riparlerà dopo le vacanze.

Per chi avesse qualche nostalgia e voles-se ancora vivere l'atmosfera studentesca c'èsempre internet con i suoi siti dedicati all'ar-gomento.

Vi volete divertire? Basta cliccare su“www.notadisciplinare.it”.

È un sito dove i colleghi ingegneri che in-segnano possono allegramente ritrovare il lo-ro mondo scolastico e tutti noi abbiamo di cherinverdire i nostri vecchi ricordi di liceo.

Nel sito vengono raccolte (ed allegra-mente commentate) le note disciplinari piùcuriose ed originali subite dagli studenti di tut-ta Italia. Sono le stesse vittime delle note che(con ostentato orgoglio) inviano i testi origi-

nali. Per garantirne l'autenticità allegano lastessa foto del provvedimento disciplinare su-bito, fatta direttamente con il videofonino dalregistro di classe durante l'intervallo delle le-zioni.

Qualche esempio?“L'alunno F....... trascorre l'intera lezione

di latino con una maschera di Shrek, obbli-gando il suo compare E.......... a fare Ciukino.”(segue foto dell'originale firmato dall'inse-gnante con 56 commenti inviati da tutta Ita-lia)

Oppure:“La classe all'inizio della quarta ora è as-

sente perchè arbitrariamente impegnata arifornirsi alle macchinette distributrici di me-rende”(segue regolare foto con 14 commen-ti)

O anche:“è stato ritrovato alle ore 9,55 l'allievo

M..........sul terrazzo dell'ultimo piano mentreprendeva il sole. Essendo segnalato sul regi-stro come assente viene allontanato dall'isti-tuto”(seguono 34 commenti)

“L'alunno G......G...... continua a striscia-re in classe dicendo che la guerra con ivietkong non è mai finita”(seguono 35 com-menti).

Cliccare per credere.

C.N.

Per non dimenticare l’anno scolastico

NOTE DISCIPLINARI CONGARANZIA FOTOGRAFICA

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dell’ordine di molti miliardi di euro al-l’anno.

L’ETS e l’andamento delle valuta-zioni negli scambi dei crediti di emis-sione di GHG.

Il protocollo di Kyoto prevede unmeccanismo di scambio dei permessi diemissione tra paesi sviluppati (ETS), co-me anche la possibilità di cooperazionedi questi con gli altri paesi per la realiz-zazione di interventi che portino alla ri-duzione delle emissioni, con la forma-zione di crediti che verrebbero acquista-ti dai primi per fare fronte agli impegniassunti (meccanismi JI e CDM). Questistrumenti potrebbero dare un aiuto nontrascurabile ai paesi in via di sviluppo eal tempo stesso fornire a quelli sviluppa-ti un mezzo per assicurare il rispetto de-gli impegni presi a Kyoto.

Con la direttiva sopra ricordata è sta-to dato un concreto impulso alla com-mercializzazione dei permessi di emis-sione all’interno dell’U.E. In realtà unmercato in materia era sorto già primadell’entrata in vigore della direttiva – periniziative di “buona volontà” da parte diqualche paese (ad es. Danimarca e GranBretagna nel 2002) o di industrie di base(ad es. la Shell in Olanda) – ma nel cor-so dell’anno 2005 si è rivelata una ri-chiesta di acquisizione in certa misurainaspettata da parte degli operatori in pa-recchi stati dell’Unione . In corrispon-denza di tale vivacità della domanda si èavuto da un lato un affermarsi di orga-nizzazioni che hanno istituito meccani-smi di borsa e dall’altro un incremento

Come noto, con l’anno 2005 è entra-to in attuazione il meccanismo di scam-bio dei permessi di emissione dei gas adeffetto serra (Emissions Trading), in ba-se all’apposita direttiva dell’U.E.

Le regole fissate dalla suddetta diret-tiva prevedono che in ciascuno dei paesimembri venga definito dalle competentiautorità un piano di allocazione dei per-messi di emissione dei gas ad effetto ser-ra (nel seguito per brevità: GHG = greenhouse gases) in base agli impegni assun-ti nei confronti del Protocollo di Kyoto,in questa prima fase limitati alla sola ani-dride carbonica. La ripartizione dellequantità di GHG oggetto del piano di al-locazione tra i soggetti obbligati al ri-spetto della direttiva resta di competenzadel singolo paese, mentre alla Commis-sione europea è demandato il potere diverificare che nel totale le previste quan-tità delle emissioni anno per anno risul-tino coerenti con il raggiungimento degliobiettivi di Kyoto in quel paese e nel-l’insieme dell’U.E.

E’ opportuno ricordare che l’Unionesi è impegnata a ridurre nel suo insiemele emissioni di GHG entro il 2008-2012dell’8% rispetto al 1990; per l’Italia, cheha esposto le proprie difficoltà a conse-guire tale obiettivo, il parametro di ridu-zione riconosciuto nel quadro degli ac-cordi di Kyoto è del 6,5%. Si rileva cheal momento gli esperti di settore e lestesse autorità governative ritengonomolto arduo il raggiungimento di questorisultato per il nostro paese: si constataad oggi un livello di emissioni di GHGsuperiore del 12% circa rispetto al 1990ed un +15% tendenziale al 2010 (in luo-go dell’impegno di riduzione del 6,5%),squilibrio tra l’altro destinato ad accre-scersi di un ulteriore 10% nel decennioseguente. Ciò rende praticamente certoche – se intenderà rispettare gli impegnidi Kyoto – l’Italia dovrà provvedere adacquistare all’estero crediti di emissioneper importi ingenti, al momento non pre-cisabili con certezza, ma sicuramente

sensibile dei prezzi di scambio. Nell’am-bito di un semestre, tra la fine del 2004 eil luglio 2005, il valore di un credito diGHG (euro per tonnellata di CO2 equi-valente) è passato da circa 6-7 ad unapunta che per diverse settimane ha sfio-rato i 30 euro/t. Successivamente il cor-so per alcuni mesi dello stesso 2005 si èstabilizzato poco sopra ai 20 euro/t. Da-gli ultimi giorni del 2005, però, la mediadelle valutazioni nelle borse europee hainiziato a salire gradualmente, fino a rag-giungere un nuovo livello di stabilizza-zione intorno ai 26-27 euro/t. Con l’av-vicinarsi della data stabilita dalla Diretti-va Emissions Trading per la verifica delrispetto dei limiti di emissione assegnatiper il 2005 dai singoli paesi membri aglioperatori soggetti agli obblighi della Di-rettiva (fine marzo 2006), il corso medioha manifestato una nuova impennata, su-perando per un paio di settimane i 30 eu-ro/t. Nel seguito, però, a partire dal 22aprile, la quotazione media ha subito inpochi giorni un brusco tracollo, fino atoccare un minimo di circa 9 euro/t, dalquale nell’ultima decade di maggio si èandata gradualmente, ma solo parzial-mente riprendendo. Alla data del 31maggio, in cui viene redatta questa nota,il corso dei titoli di credito GHG si aggi-ra intorno ai 17 euro/t. La causa dellasuddetta volatilità sembra sia da ricerca-re essenzialmente nell’improvvisa offer-ta sulle borse europee di una forte quan-tità di titoli di credito di emissione deri-vanti da iniziative di collaborazione idioperatori europei in progetti da attuarsiin paesi in via di sviluppo.

Prima dell’improvvisa perturbazionedello scorso aprile gli scambi ETS sullevarie piattaforme borsistiche europeeerano stimati dell’ordine di 12-15 milio-ni di tonnellate di CO2 alla settimana; equindi, ad un corso medio di 27 euro/t,ciò equivaleva ad un importo settimana-le degli scambi di 325-400 M?. A questavalutazione andava aggiunto il controva-

L’andamento del mercato europeo delle “emissions trading”

I CREDITI DI EMISSIONE

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lore degli scambi bilaterali al di fuoridelle borse, sui quali non si hanno peròinformazioni attendibili. Da recenti noti-zie risulta che nel mese di maggio gliscambi hanno manifestato un forte incre-mento, raggiungendo, nel mese, un tota-le di non meno di 90 milioni di tonnella-te di CO2

Le prospettive a medio termine.Per un’impresa industriale, soggetta

agli obblighi della direttiva, le informa-zioni sull’andamento del mercato deicrediti di emissione hanno un importan-te valore nell’ipotesi che l’assegnazionedei diritti di emissione effettuata secon-do le regole della direttiva non sia suffi-ciente a coprire l’effettivo quantitativo diemissioni GHG che le sue attività produ-cono.

Altrettanto preziose possono risulta-re tali informazioni per giudicare la vali-dità di eventuali possibili interventi chepossono apportare una riduzione delleemissioni attuali, sia per evitare di do-versi provvedere a titolo oneroso dei per-messi di emissione eventualmente neces-sari, sia – nel caso migliore – per rende-re possibile la valutazione dei possibilicrediti suscettibili di essere venduti almercato e quindi la redditività degli in-vestimenti per tali interventi.

Le previsioni a medio termine delreale andamento del mercato dei creditidi emissione a scala sia europea chemondiale (pensando anche agli interven-ti in paesi in via di sviluppo secondo imeccanismi JI e CDM) presentano ungrosso margine di incertezza, da attribui-re al fatto che mancano ormai solo alcu-ni pochi anni alla scadenza del protocol-lo di Kyoto (in pratica il 2010); per mol-ti interventi che potrebbero generare cre-diti di emissioni i tempi di effettuazioneed i tempi di ritorno sono dello stesso or-dine di grandezza di tale intervallo ditempo, il che potrebbe costituire per glioperatori interessati un forte fattore didissuasione ad intraprenderli. Questa si-tuazione potrebbe da un lato incrementa-re anormalmente la richiesta dei creditidi emissione da parte del mercato, conpossibili forti punte di valutazione, dal-l’altro il rischio per gli eventuali investi-tori di una brusca e definitiva caduta azero delle quotazioni al 2012 per la satu-razione delle domanda. L’episodio delloscorso aprile- pur se transitorio - puòrappresentare un campanello d’allarme.

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Si deve anche ricordare che – almenosul piano ipotetico – per le imprese esi-ste anche una diversa soluzione, che nonsarebbe certo consona agli interessi na-zionali: quella della delocalizzazione,con il trasferimento delle attività nei pae-si in possesso di importanti crediti diemissione

Qualche buona notizia da Mon-treal.

Insieme a notizie non molto incorag-gianti che nello scorso dicembre 2005sono venute all’apertura e nel corso del-la Conferenza delle Parti tenuta a Mon-treal riguardante l’attuazione del proto-collo di Kyoto, qualche notizia un po’più positiva è venuta all’ultimo momen-to, alla chiusura della conferenza.

Le notizie non buone sono, da un la-to, il fatto che il mondo scientifico staconstatando indubbi sintomi di un acce-leramento dello squilibrio climatico e,dall’altro, il persistere della posizionenegativa del governo degli USA nei con-fronti del protocollo di Kyoto.

Le ultime contrattazioni a Montrealhanno però almeno consentito il rag-giungimento di un’intesa sul programmadi aprire un immediato negoziato per ri-vedere l’articolo 3.9 del protocollo, conil significato implicito che, come richie-sto da molti paesi, sarà stabilito un se-condo periodo impegnativo per il rispet-to degli accordi di Kyoto dopo la sca-denza di quelli attuali che in base al sud-detto articolo arrivano solo fino al 2012.

Il nuovo periodo inizierebbe con il 2013e non è fissata una nuova scadenza. Que-sto può essere il segnale indispensabileper dare quella certezza che sinora èmancata agli operatori che gestiscono loscambio delle quote di emissione e perstabilizzare al meglio il relativo merca-to.Una seconda notizia relativamente po-sitiva è che, pur se all’ultimo minuto, an-che gli USA hanno concordato sull’av-vio di un dialogo generale tra tutte leparti per “rinforzare l’attuazione dellaConvenzione”. Secondo i rappresentantidegli USA, comunque, il suddetto dialo-go “consisterà in un aperto ma non vin-colante scambio di punti di vista” e nonpotrà costituire “negoziati rivolti all’ado-zione di nuovi impegni”. Questa posizio-ne, anche se assai cautelativa, è però di-versa rispetto all’atteggiamento tenuto fi-nora dell’amministrazione Bush e forseè frutto di molteplici pressioni esercitatedall’opinione pubblica interna e da varisettori produttivi statunitensi.

Tornando agli argomenti trattati inquesta nota, il probabile prolungamentodegli impegni di Kyoto potrà favorire tral’altro in particolare i progetti di coope-razione tra paesi sviluppati e quelli in viadi sviluppo che rispondono ai meccani-smi JI e CDM e che, come detto, in ge-nerale sono caratterizzati da tempi di rea-lizzazione e di ritorno finanziario a me-dia e lunga scadenza.

Albus 25

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Partire dal "Porto di Terni", navigan-do lungo il corso del fiume Nera, fino al"Porto di Orte" e poi continuare, lungo ilTevere, fino a raggiungere Roma e infineil mare aperto. Non è un sogno. È un an-tico progetto di ingegneria idraulica a cuisono state dedicate, nel corso dei secoli,le fatiche di tanti studiosi. Un progettomai abbandonato del tutto, che ogni tan-to riaffiora nelle discussioni dei tecnici edegli amministratori.

È di questi tempi, ad esempio, la ri-scoperta a fini turistici degli antichi portifluviali di Narni e di Otricoli (vedasi, inproposito, l'iniziativa "Ocriculum e ilporto dell'olio" illustrata nel numeroscorso di questa rivista). È ancora di que-sti tempi la notizia di una "DonazioneSecci" alla biblioteca comunale di Terni.Un avvenimento che, seppure in manieraindiretta, riporta alla ribalta cittadina iltema della grande idrovia Terni-Roma.

Si tratta di questo. La “FondazioneSecci” - nella persona della nota studio-sa Lidia Secci - ha effettuato alla nostrabiblioteca comunale una donazione diben cinquecento pregevoli volumi. Il co-spicuo lascito contiene, tra l'altro, una va-sta serie di interessanti pubblicazioni suitemi della navigazione fluviale. E nel-l'ambito di questa, risulta particolarmen-te ricca la documentazione sul tema spe-cifico della navigabilità Tevere-Nera traRoma e Terni.

Si parte dal lontano 1685 con il trat-tato dell'ingegnero Cornelio Meyer inti-tolato “L'arte di restituire a Roma la tra-lasciata nauigatione del suo Teuere..” cheriguarda, appunto, lo studio dei problemiidraulici del fiume con l'ausilio di bellis-simi disegni d'epoca (vi si prospetta adesempio il rifacimento del ponte di Orte).

Si prosegue, nel secolo successivo,con il volume di Lione Pascoli - edito nel1740 e dedicato al papa Benedetto XIV -che tratta del "Tevere navigato e naviga-bile" con particolare riferimento al "alChiagio, la Paglia, la Nera ed il Tevero-ne".

E così si va avanti, con più di ses-santa volumi (tutti dedicati ai problemidi navigabilità fluviale e quasi sempreriferiti al Tevere ed ai suoi affluenti) chearrivano sino alla Rassegna Economicadella Camera di Commercio di Terni del1981. E' in questa data che, a Terni,presso la sede del CESTRES, si svolsel'ultima riunione dei vari enti interessatiallo sviluppo della navigazione fluviale.Assieme all'allora assessore regionaleGiustinelli, all'onorevole Bartolini ed aivari ingegneri presenti c'era anche ilcompianto Torquato secci, alla cui pas-sione per il tema si deve la raccolta deinumerosi trattati in merito che oggi fi-gurano nella "donazione".

Da allora non ci risulta che il temasia stato più trattato. Anche se il traspor-to delle merci e le istanze di risparmioenergetico sono sempre all'ordine delgiorno. Ed in questo senso la convenien-za economica della via acquea, rispettoa qualsiasi altro tipo di trasporto, è stataaffermata spesso. Una via navigabileconsentirebbe di far viaggiare grandi vo-

lumi consumando pochissima energia etogliendo molto traffico pesante dallestrade. Permetterebbe la regolazione del-le piene e delle esondazioni, la raziona-lizzazione delle reti di irrigazione agri-cola, lo sviluppo turistico fluviale, e co-sì via.

Il tema è talmente interessante che,già all'inizio degli anni venti, il "Comi-tato per la navigazione interna a montedi Roma" aveva commissionato in pro-posito studi approfonditi. Essi venneroraccolti nel volume “La via navigabileRoma-Orte-Terni”pubblicato dalla Ca-mera di Commercio romana nel 1923. Iltesto (naturalmente presente tra i volumidella "Donazione Secci") descrive i pro-getti di fattibilità tecnica ed economicadi due ipotesi realizzative. Quella di uti-lizzazione degli alvei esistenti, affidataagli ingegneri Setacci e Bruner, e quelladi creazione di canali laterali agli alvei,affidata agli ingegneri Nestore e LuigiRiccioni.

Gli studi elaborati - con dovizia dicomputi economici e di tabelle di spese- contengono tutte le progettazioni. Cisono le planimetrie dei singoli porti diattracco e degli scali intermedi. Le de-scrizioni quotate delle sezioni d'alveo,dei ponti-canale e delle gallerie. Assie-me al tracciato dei percorsi sono ancherappresentati i vari sbarramenti mobili,le paratoie, le chiuse e le testate di pro-tezione dalle piene. Sono interamentetracciati i profili navigabili (con le ri-spettive opere di guardia e le connesseconche di regolazione) a partire dalloscalo industriale dell'acciaieria di Ternifino al porto romano di San Paolo. Cisono persino i diagrammi dell'energiautilizzata dai natanti nelle singole tappedi percorso, tutti opportunamente divisiin consumo di "discesa"(verso Roma) econsumo di "ascesa"(verso Terni).

Carlo Niri

Trattati ingegneristici dal 1500 ad oggi nella “donazione Secci”

LA VIA FLUVIALE “TERNI - ROMA”

La sala Farini della bct dove sono in catalo-gazione i volumi della donazione Secci.

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I PROGETTI DELLA VIA FLUVIALE “TERNI-ROMA”

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1. In basso la planimetria del "Porto di Terni" riportata nel vo-lume “La via navigabile Roma-Orte-Terni” pubblicato dalla Ca-mera di Commercio di Roma nel 1923. In alto la sua posizione– tra il cimitero e la ferrovia - rappresentata nella planimetria cit-tadina di oggi. 2. 3. 4. Uno "schizzo progettuale", uno "sbarramento mobile aparatoia" e la "planimetria dello scalo di Narni" tutti riportati nelpredetto volume “La via navigabile Roma-Orte-Terni”del 19235. Planimetria dello studio effettuato dall'ingegnere ternano Cu-rio Fornaci su "Una possibile connessione..." e riportato sullarassegna economica della CCIAA di Terni nel 1969.

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Lo Stabilimento Alterocca esercitònon solo l’arte tipografica, ma anchel’editoria. Della sua produzione edito-riale non esiste ancora un catalogo, maè possibile calcolare oltre cinquanta ti-toli, di cui quattro o cinque usciti primadell’ultima guerra. Un libro spicca tratutti e vale la pena segnalare in questasede, La Nuova Atlantide di FrancescoBacone, tradotta liberamente dal prof.Domenico Marotta, che vi premette an-che un breve saggio introduttivo. Cosaancora più rilevante, l’opera porta laprefazione di Giovanni Gentile. Pubbli-cata per i tipi Alterocca nel 1937, essa èquasi irreperibile, se non in alcune pub-bliche biblioteche, tra cui quella dell’U-niversità italiana per stranieri di Perugiache l’ha messa a disposizione della Bi-blioteca comunale di Terni su nostra ri-chiesta.

Come è noto, la Nova Atlantis fuscritta (e lasciata incompiuta) dal filo-sofo inglese nel 1622 sul modello dellaRepubblica di Platone, alla quale si so-no ispirati anche l’Utopia di TommasoMoro e la Città del Sole di Campanella,con cui condivide il proposito di realiz-zare un programma pratico in veste difavola filosofica. Bacone non sentivacome Moro i problemi sociali, né comeCampanella i problemi politici, ma eratutto preso dall’idea che il dominio del-la scienza moderna sulla natura avrebbegrandemente giovato alla vita umana.Egli aveva appunto un concezione do-minativa della scienza, quale si trova il-lustrata entusiasticamente nella “Casa diSalomone” o “Collegio dell’Opera deisei giorni”, e in questo sta la differenzafondamentale rispetto agli scienziatisuoi contemporanei, come Galilei eCartesio, che conservarono una conce-zione contemplativa o teoretica del sa-pere.

Traendo spunto dalle invenzioni edalle scoperte scientifiche del suo tem-

po, Bacone immagina un futuro tecno-logico armonioso e gioioso, contri-buendo con la fantasia e con la ragionea creare il clima ideologico in cui nascela rivoluzione industriale. Non lo fa peril gusto ozioso di vagheggiare un idealeutopico, ma con l’intento di promuove-re il progresso scientifico attraverso l’e-ducazione e le istituzioni. Tanto è veroche, come filosofo, attende alla divulga-zione scientifica e come uomo di go-verno procura di elaborare un progettodi legge per la fondazione di un Istitutosul tipo della “Casa di Salomone” de-scritta nella Nuova Atlantide, progettoche avrebbe presentato al Parlamentoinglese se non fosse stato travolto dagliscandali politici.

Il Marotta (1886-1963), traduttore ecuratore dell’opera, non era uno studio-so, ma un medico che dirigeva l’Istitutodi Sanità Pubblica, e probabilmente ilsuo interesse per Bacone fu motivatodalla quantità di notizie sull’igiene pub-blica contenute nella Nuova Atlantide,che sin dalle prime pagine si dilunga

sulle misure per evitare l’importazionedi malattie e il loro propagarsi: misureadottate dal “Conservatore della salute”,figura di grande modernità, da cui di-scendono anche i consigli per la salu-brità dell’aria, la purezza dell’acqua, ilregime alimentare ecc., nonché i rimediper le malattie e le epidemie: cose tut-te che risalgono al XIII e XV secolo eche Bacone ha ripreso e razionalizza-to per la sua Isola di Bensalem (dall’a-rabo Figlia della salvezza o della salu-te).

Ma ciò che ha attirato maggiormen-te l’attenzione del Marotta, come diogni lettore, è ovviamente l’immagina-ta “Casa di Salomone”, con i suoi im-mensi osservatori e laboratori scientifi-ci, che danno il senso della grande “ma-gia” di cui è capace la scienza moderna.Egli non ha riserve al riguardo, presocom’è dall’entusiasmo per le sorti ma-gnifiche e progressive dell’umanità: nonavverte i limiti e i pericoli della scien-za baconiana, che spesso non è “imita-zione” ma manipolazione della natura,non è un procedimento “naturale” maartificiale. Eppure nella “Casa di Salo-mone” la violenza sulla natura è benleggibile negli interventi manipolatoridegli scienziati che non si limitano asfruttare le risorse naturali per il benes-sere umano o a prevedere i fenomenimeteorologici per cautelarsi dai disastri,ma impiegano altresì l’ingegneria gene-tica per “creare” nuove specie di piantee di animali, imitando il Padreterno. Al-lora si capisce perché la “Casa di Salo-mone” si chiami anche “Collegio dei seigiorni”, quanti sono i giorni della crea-zione, perché lo scienziato ha preso ilposto di Dio, la scienza si è sostituita al-la teologia.

Il Marotta vuole fare qualcosa di piùche un semplice commento alla NuovaAtlantide: vuole presentarsi come pro-motore del progresso scientifico nazio-

Bacone e il dominio della scienza moderna sulla natura

LA “NUOVA ATLANTIDE”NELL'EDIZIONE ALTEROCCA DEL 1937

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nale, in cui vede culminare il travagliodi tre secoli di ricerche pensate da Fran-cesco Bacone. E chiude il suo saggio in-tonando l’inno al primato scientificoche l’Italia avrebbe ritrovato grazie alfascismo. Ascoltiamolo:

Nei nostri grandi istituti di ricercal’incompiuta favola di Bacone è diven-tata realtà operante; nelle scuole, nelleofficine, nei campi lo studio ed il lavoronon sono più l’iniziativa di singoli a be-neficio di pochi, ma l’applicazione col-lettiva dei metodi elaborati per il benepubblico al fine della potenza dell’inte-ra Nazione.

“La vittoria del grano, le grandistrade di comunicazione, il risanamen-to delle paludi, l’Impero d’Etiopia, so-no fatti che testimoniano con evidenzasolare l’altissimo livello al quale il Du-ce ha innalzato l’Italia Fascista, questaItalia che ha proiettato e proietta nelmondo la luce del genio dei suoi figli”.

A noi non basta dire che si trattadella solita retorica fascista, cosa che sa-rebbe troppo facile e sbrigativa. La re-torica c’è sicuramente in questo branodel Marotta, ma c’è anche una menta-

dubbio sul valore del scienza, in cui pu-re c’è qualcosa di “diabolico”, nel sen-so che nasconde l’eterna tentazione del-l’uomo di dare la scalata al cielo e di es-sere sicut Dei. Per l’uno come per l’al-tro filosofo la “superbia umanistica” sipuò esprimere con i versi di Orazio:“Nil mortalibus ardui est, coelum ipsumpetimus…”.

Vincenzo PirroGlauco Provan

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lità, una cultura, che potremmo definiredi tipo positivistico, non estranea all’i-deologia fascista, che tra le sue variecomponenti contiene anche elementisensimoniani e comtiani, quali emergo-no in alcune tendenze tecnocratiche delregime, come quelle interpretate da UgoSpirito.

Non è un caso che il discorso di Do-menico Marotta trovi corrispondenzanell’animo di Giovanni Gentile, il filo-sofo dell’idealismo come umanismo as-soluto. Gentile negli anni Trenta è ap-prodato all’identificazione del “regnodello spirito” con il “regno dell’uomo”ovvero con la potenza che la civiltàumana esercita sul mondo della naturaattraverso la scienza e la tecnica. Ed ora,nelle poche pagine di prefazione all’e-dizione italiana della Nuova Atlantide,insieme ad alcune puntuali notazionistoriche, inserisce il motivo che gli stapiù a cuore, e cioè che “il regnum ho-minis baconiano è potenza conferita al-l’uomo dal sapere: tantum possumusquantum scimus”.

L’ottimismo di Gentile è lo stessoottimismo di Bacone, immune da ogni

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In tutti i settori dell’attività umana,in particolare nel settore industriale, èdivenuta di parossistica attualità la va-lutazione di quale sia l’impatto di taliprocessi sull’ambiente.

E’ chiaro quindi che attività quali ilriciclaggio sono e saranno nel futurosempre più strettamente legate ad altrisettori scientifici e tecnologici tra cuiquello delle costruzioni.

In particolare da diversi anni si è af-fermato il concetto di sviluppo sosteni-bile. La sua prima definizione fu datanel 1987 a Rio de Janeiro da Bruntland,alla conferenza “Nostro Futuro Comu-ne”, il quale così la enunciò:” … èquello sviluppo che consente di soddi-sfare le esigenze del Mondo attualesenza compromettere quelle delle gene-razioni future”.

Altri ricercatori nel tempo hanno af-frontato questo delicato problema, po-nendo in evidenza come sia necessariofar sì che ogni processo produttivo siaconciliabile con la capacità dell’am-biente di sostenerlo. Tra essi ad esem-pio Mario Collepardi ha indicato i car-dini di uno sviluppo sostenibile comesegue:

massimo risparmio delle risorseenergetiche e delle materie prime nonrinnovabili;

minimo inquinamento dell’ambien-te, riutilizzando scorie provenienti an-che da altri processi, quali nuove risor-se per una produzione eco-compatibile.

L’industria delle costruzioni non facerto eccezione a tali considerazioni, ineffetti essa risulta avere un impatto nontrascurabile sull’ambiente per differen-ti motivi e sotto vari aspetti.

In primo luogo va considerato chemediamente il calcestruzzo ordinario ècostituito da circa il 12% di cementoPortland, l’8% di acqua e l’80% di ag-

gregato. Ciò significa che ogni annol’industria delle costruzioni nel mondoimpiega circa 1.5x1012 Kg di cemento,1x1012 Kg di acqua, 1x1013 Kg di sab-bia e roccia. A questo si sommano cir-ca 3x1012 Kg di materiale grezzo ne-cessario alla produzione del cemento.

Proprio la produzione industrialedel cemento Portland comporta inoltreuna non trascurabile emissione in at-mosfera di CO2. Si stima che tale atti-vità sia responsabile dell’emissione del5-7% dell’anidride carbonica totaleemessa in un anno nel Pianeta. In pra-tica per produrre 103 Kg di Clinker dicemento Portland si emettono in atmo-sfera 103 Kg di CO2 (dati provenientida varie pubblicazioni del Prof. Ing.Giacomo Moriconi su Enco Journal n°31).

Un ulteriore aspetto che non è pos-sibile trascurare è il problema dellosmaltimento in discarica, e quindi nel-l’ambiente, di tutte le macerie prove-nienti dalla demolizione di edifici esi-stenti, nonché di tutti i detriti di scartodel settore della prefabbricazione.

Una possibile e parziale soluzioneper limitare l’impatto ambientale diquesto settore, è di riciclare e quindiutilizzare i detriti da costruzione e de-molizione come inerti aggregati nelcalcestruzzo.

Utilizzando appositi mulini di fran-tumazione è possibile infatti ottenere,dai detriti, gli aggregati necessari allarealizzazione del calcestruzzo. Gene-ralmente si possono ottenere con taleprocesso sia inerti a frazione fine (0-5mm) sia a frazione grossa (5-15 mm).

Così facendo si ottengono due evi-denti risultati:

riduzione delle macerie e dei detritida costruzione e demolizione smaltiti edepositati in discarica;

riduzione del quantitativo di inertinaturali utilizzati e conseguente dimi-nuzione delle attività estrattive in cava.

Le proprietà meccaniche del mate-riale ottenuto utilizzando gli inerti rici-clati in sostituzione di quelli naturali, sa-ranno funzione di diversi fattori tra cui:

Il settore delle costruzioni può contribuire alla tutela ambientale

CALCESTRUZZI ECO SOSTENIBILI

Gli inerti usati per il confezionamento dei calcestruzzi: naturali (sopra) e riciclati (sotto)

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materiale di base da cui gli inerti ri-ciclati sono stati ottenuti (composizio-ne, condizioni ambientali in cui si èsvolta la vita di servizio della struttura,etc.);

percentuale di inerti riciclati utiliz-zati rispetto agli inerti naturali;

dimensione degli inerti riciclati (afrazione grossa e/o fine)

rapporto acqua/cemento;presenza di agenti fluidificanti.Un altro aspetto di particolare inte-

resse è rappresentato dalla possibilità diutilizzare le ceneri residue dei processidi combustione nella realizzazione delcalcestruzzo.

È ben noto che nell’industria esisto-no molteplici processi basati sulla com-bustione. Uno di essi, tra l’altro pre-sente a Terni in tre impianti, è quellodella combustione di rifiuti per ottene-re energia elettrica utilizzando il calorecosì prodotto.

E’ evidente al riguardo la assai deli-cata e complessa questione dell’esigen-za di controllare in modo ottimale i fu-mi di scarico ed i prodotti combusti,onde evitare danni gravissimi alla salu-te.

Ad ogni modo le ceneri residue diquesti processi di combustione posso-no essere utilizzate in parziale sostitu-zione del cemento Portland nei calce-struzzi.

Questo processo comporta i se-guenti vantaggi:

• diminuzione del quantitativo diceneri da smaltire in discarica dopo lacombustione;• diminuzione del quantitativo dicemento utilizzato e conseguentediminuzione della sua produzione edell’impatto ambientale della stessa.

Anche in questo caso, le reali pro-prietà meccaniche del calcestruzzo rea-lizzato con tali tecniche, dipenderannoda diversi fattori, come:

• materiale di base combusto;• dimensione e composizione delleceneri;• percentuale di cenere insostituzione del cemento.

Per un corretto utilizzo di questomateriale, al fine di garantire la sicu-rezza strutturale e l’efficienza funzio-nale, soprattutto in zona sismica, è ne-cessario effettuare studi e sperimenta-zioni al fine di verificarne le reali pro-prietà e caratteristiche meccaniche alvariare dei parametri sopra citati.

Diverse Norme Tecniche nazionalied internazionali cominciano ad inte-ressarsi della questione, consentendo omeno l’uso di tali materiali o limitan-done la possibilità di impiego in basealle richieste di prestazione. Nelle nuo-ve “Norme Tecniche per le Costruzio-ni” supplemento alla G.U. 23/09/2005,si affronta la questione dell’impiego di

aggregati riciclati al paragrafo 11.1.9.2– tabella 11.1.III.

Nel settore della ricerca scientificasono state compiute e si stanno com-piendo interessanti sperimentazioni intal senso.

In particolare risulta assai attival’attività del Prof. Ing. G. Moriconi (ecollaboratori) dell’Università Politecni-ca delle Marche (Ancona) su entrambii temi citati. Anche nell’Università de-gli Studi di Perugia è molto attivo ilgruppo di ricerca guidato dal Prof. Ing.A.L. Materazzi nell’ambito dei calce-struzzi con aggregati riciclati.

Simone Monotti

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L’obiettivo iniziale dell’originarioD.Lgs. n. 494/96, relativamente all’ob-bligo di stima dei costi della sicurezza,era quello di voler calmierare i ribassinelle gare d’appalto, aggiudicate con for-tissimi ribassi d’asta. In sostanza il legi-slatore auspicava che l’evidenzazione diquella parte del corrispettivo destinata al-la spesa della sicurezza determinasse, nelconcorrente, il convincimento di offrireun ribasso di gara tale da non compro-mettere il corretto apprestamento di tut-te le cautele di prevenzione infortuni.

Con il passare del tempo si è com-presa la validità della determinazione deicosti della sicurezza. Si è sempre piuconsolidata la tesi di base dell’attualeobiettivo della stima degli oneri della si-curezza. Questo oggi si traduce nella vo-lontà di scongiurare, tramite il giusto ri-conoscimento alle imprese dei costi del-la sicurezza, qualsiasi premessa per l’e-lusione delle norme di prevenzione infor-tuni nei cantieri che possa coinvolgere inresponsabilita la committenza. In altreparole, richiedere all’appaltatore l’attua-zione delle cautele previste da un pianodi sicurezza e coordinamento senza va-lutarne il profilo economico di tali adem-pimenti in relazione all’importo di con-tratto .

Il primo aspetto del problema è lacorretta individuazione dei costi della si-curezza.

E’ il decreto legislativo n. 494/96 afornire la definizione dei costi della sicu-rezza nei cantieri. Alla luce dell’art. 12,primo comma, i costi della sicurezza so-no rappresentati dalle procedure, dagliapprestamenti e dalle attrezzature atti adeliminare i rischi individuati con la ste-sura del “Piano di Sicurezza e coordina-mento”. Questa rimane la definizionefondamentale di costo della sicurezza incantiere.

Una definizione analoga nei risultatisi trova nella legge quadro dei lavori

pubblici, che definisce come “oneri del-la sicurezza” i costi relativi all’attuazio-ne dei piani di sicurezza (piano di sicu-rezza e coordinamento e piano operativodi sicurezza, ovvero piano sostitutivo disicurezza e piano operativo di sicurezza).Questo in quanto le prescrizioni conte-nute nei piani altro non sono se non lemenzionate procedure, apprestamenti aattrezzature che consentono, per tutta ladurate dei lavori, il rispetto delle normein materia di prevenzione infortuni e tu-tela della salute dei lavoratori.

Il Regolamento sui contenuti minimidei piani di sicurezza indica le seguentidefinizioni:

I-procedure: le modalità e le se-quenze stabilite per eseguire un determi-nato lavoro od operazione;

II-apprestamenti: le opere provvi-sionali necessarie ai fini della tutela del-la salute e della sicurezza dei lavoratoriin cantiere;

III-attrezzature: le attrezzature dilavoro come definite all’articolo 34,comma 1, lettera a), del decreto legisla-tivo 19 settembre 1994, n. 626 e succes-sive modificazioni.

E’ del tutto evidente che non tutte leprocedure, gli apprestamenti e le attrez-zature, cosi come lascia intendere il Re-golamento, possono costituire costi del-la sicurezza, ma soltanto le cautele voltea risolvere situazioni di rischio, ancorchèad eseguire i lavori. Sotto tale profilo,non tutti gli elementi elencati nell’alle-gato I del Regolamento sono considera-bili oneri della sicurezza. Invece, tra leattrezzature di sicurezza possiamo senz’altro annoverare i dispositivi o mezzi, co-me alcune normative preferiscono defi-nire, di protezione individuale.

In altri termini, solo tutto ciò il cuiutilizzo in cantiere è motivato da esigen-ze di garanzia e di sicurezza della salutedei lavoratori appartiene al capitolo dispesa dei costi della sicurezza.

E d’obbligo, dunque, considerareesclusivamente come costi gestionali nondi sicurezza le procedure, gli appresta-menti a le attrezzature asservite alla pro-duzione.

Sotto tale logica, è possibile stabiliredue categorie di “elementi” in cantiere:• quelli necessari all’esecuzione dei lavori (per esempio, le attrezzature, lemacchine, gli impianti a gli utensili);• quelli necessari all’esecuzione deilavori in sicurezza (per esempio, leprotezioni collettive ed individuali).

Il fine giustifica l’appartenenza aduna o all’altra categoria di costo.

Il ponteggio, a riguardo, rappresentaun caso singolare. Comunque, non sfug-ge alla regola summenzionata. Qualora,difatti, il ponteggio è utilizzato per ga-rantire idonea protezione contro la cadu-ta dall’alto (per esempio, quando a uti-lizzato come protezione collettiva controla caduta dall’alto nei lavori sulle coper-ture) rappresenta, a mio parere, sicura-mente un costo della sicurezza. Quandoesso, invece, è utilizzato come mezzo ne-cessario ai lavori (per esempio, luogo dilavoro per eseguire la manutenzione del-

Il nuovo preziario della regione Umbria

CRITERI PER LA VALUTAZIONEDEI COSTI DELLA SICUREZZA

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le facciate di un edificio) esso rappresen-ta un costo tipicamente gestionale.

In taluni casi il ponteggio apparterràper un certo periodo ad una categoria aper un altro periodo all’altra categoria. Peresempio, nei lavori di costruzione di unedificio, nel periodo di costruzione dellestrutture il ponteggio assolve prevalente-mente alla funzione di opera provvisiona-le di sicurezza e nel periodo di completa-mento dell’edificio a un’opera provvisio-nale di servizio. In tali circostanze si ad-debiterà al capitolo dei costi della sicu-rezza il solo periodo strettamente neces-sario a fini prevenzionistici.

In realtà le procedure, gli appresta-menti a le attrezzature di sicurezza altrinon sono che i contenuti del “Piano di si-curezza e Coordinamento”. Conseguente-mente, i costi della sicurezza possono es-sere definiti gli oneri derivanti dall’appli-cazione delle prescrizioni contenute nelpiano di sicurezza a coordinamento.

In questi termini si esprime il legisla-tore in materia dei lavori pubblici, affer-mando che gli oneri relativi ai piani di si-curezza sono, al sensi dell’articolo 41, delDPR n. 554/99, “i costi per dare attua-zione alle prescrizioni in essi (nei piani disicurezza) contenuti”.

Dunque, qualsiasi prescrizione di pia-no, che comporta un esborso economicoda parte del soggetto esecutore dei lavori,costituisce un costo della sicurezza. E’possibile, cosi, ottenere la stima dei costidella sicurezza contabilizzando tutti glioneri prescrittivi del PSC (piano di sicu-rezza e coordinamento).

Tuttavia, mentre è evidente l’intentodi fornire con il Regolamento ulterioridettagli rispetto alla nozione di costi del-la sicurezza deducibili dall’art. 12 delDLgs. n. 494/96, il tentativo di classifica-zione dei costi della sicurezza risulta es-sere, a mio avviso, appena abbozzato.Addirittura controproducente, poiche piùrestrittivo rispetto alla legge, che, comedetto in precedenza, vuole come costi del-la sicurezza tutte le prescrizioni del pianodi sicurezza e coordinamento. Inoltre, l’a-ver introdotto tra le terminologie le misu-re preventive e protettive, differenziando-le dagli apprestamenti, dalle attrezzature edalle procedure, finisce per generare an-cora piu confusione.

Attualmente la Regione dell’Umbria,

con il nuovo prezzario 2006, è in lineacon i principi della legge e quindi ha pro-posto la redazione di una la stima congruae analitica per singole voci. I costi dellasicurezza così individuati sono compresinell’importo totale dei lavori, ed indivi-duano la parte del costo dell’opera da nonassoggettare a ribasso nelle offerte delleimprese esecutrici.

Eseguire una esegesi completa di tuttii problemi suscitati da una tale prezzariocomporterebbe lunghe considerazioni edigressioni. Qui è opportuno limitarsi aiprincipali problemi che credo irrisolti.

La stima dei costi dei DPI (Dispositi-vi di Protezione Individuale) implica l’ob-bligo di prevedere i DPI nel “Piano di Si-curezza e Coordinamento”, per giunta inmaniera analitica (sia riguardo al tipo diDPI che alla durata del suo utilizzo e alnumero di lavoratori che lo devono utiliz-zare). A questo punto ci si chiede a checosa serva il Piano Operativo, al quale,peraltro, viene ugualmente affidato - tragli altri - il compito di individuazione del-le misure di protezione, e quindi dei DPI.

POS e PSC devono quindi entrambiindividuare i DPI, con quale limitazionel’uno rispetto all’altro non si sa.

Si rileva poca chiarezza nell’indicaregli “specifici motivi di sicurezza” che fa-rebbero scattare la stima dei costi delle“procedure” ad essi attinenti. Sembra chetali “specifici motivi di sicurezza” sianoda individuare in quelle necessità di sicu-rezza scaturite dalla valutazione dei rischie non espressamente contemplati dallanormativa vigente.

Ad esempio la stima dei costi dell’im-pianto di terra e dell’impianto di protezio-ne dalle scariche atmosferiche non puòprescindere dalla preventiva progettazio-ne degli stessi. E’ quindi fortemente dub-bia la veridicità di una qualsivoglia stimaeseguita in base al prezzario che si com-menta.

Inoltre il costo dei coordinatori nonviene considerato come costo della sicu-rezza.

In definitiva è opinione di chi scriveche l’attuale prezzario della Regione del-l’Umbria, per ciò che riguarda i costi del-la sicurezza, riporta i contenuti del PSCad una complessità addirittura superiore aquella prevista dal dlgs 494/96 nella suaprima versione.

In conclusione in tema di sicurezza, equindi nei i criteri delineati dal nuovoprezzario regionale, si ritiene che per-mangano ancora i seguenti inconvenientie cioè: • Eccessiva complessità delladocumentazione, difficile (oimpossibile) da gestire per coordinatorie per le imprese. • Impiego di energie e di risorse deicoordinatori nella gestione didocumenti burocratici, piuttosto chenella gestione pratica dei cantieri. • Farraginosa puntualità e precisionerichiesta per la redazione del PSC e deirelativi costi della sicurezza stessa• Valutazione incerta per computarequelle categorie della sicurezzaindicate nel prezzario ad ore.• In fase esecutiva una certa difficoltàed incertezze nella redazione dellacontabilità dei costi della sicurezza conuna possibile conseguenza di riserve edi contenziosi da parte delle imprese .• Interferenze tra il Direttore dei lavorie il responsabile in cantiere dellasicurezza in merito agli aspetti tecnicied economici del contratto .Ricordo cheper norma il Direttore dei Lavori è ilsolo deputato alla tenuta degli atticontabili ed interloquisce in viaesclusiva con l’appaltatore (ex art.124Reg,to) • Responsabilità del collaudatore nelcertificare o controdedurre alle riserveper la contabilità di apprestamenti ale attrezzature di sicurezza non piùvisibili

Glauco Provani

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E’ lapalissiano che la tecnologia e le innovazioni stiano in-vadendo, nel bene e nel male, la vita di ciascuno di noi, modi-ficandone radicalmente abitudini, divertimenti e così via.

Ecco allora che si offrono a tutti, ed in particolare ai giova-ni, nuovi possibili sbocchi ed opportunità un tempo impensabi-li. Nonostante ciò è bello ed importante constatare come, pro-prio i giovani, mantengano un forte legame con le tradizioni del-la propria terra. Si pensi ad esempio alla foga con cui a Narni oa Sangemini si partecipa alle tradizionali manifestazioni di rie-vocazione medioevale. Per non parlare di Gubbio, dove la Cor-sa dei Ceri è un fondamento della vita della città.

Anche Terni, nonostante il suo volto per certi versi moder-no e dinamico, ha le sue tradizioni di antica memoria. La piùnota di esse è senza dubbio quella dei Carri di Maggio che, or-mai da qualche anno, ha superato il secolo di vita. Nata per ce-lebrare la rinascita della vita nella natura con l’avvento della pri-mavera, essa si caratterizza per il carattere fortemente folklori-stico che la contraddistingue, legandola in maniera indissolubi-le al territorio ternano.

Ormai da diversi anni partecipa a tale evento la giovane col-lega di Arrone (TR) Mariangela Aiani, che fa parte del gruppomaggiaiolo degli arronesi.

Anche quest’anno la giovane “ingegnera” ha dato il suo con-

tributo alla realizzazione del carro “Stu Maggio Che Pajacciu”che si è classificato al secondo posto.

Nell’allestire il carro, l’intento dei realizzatori era quello dimettere in luce come, col passare del tempo, si corra il rischiodi perdere tradizioni e cultura popolare. Ecco allora che Mag-gio, guidato e spinto da un gruppo di uccelli migratori, indossasimbolicamente una maschera per dissociarsi e prendere le di-stanze da queste tendenze dell’uomo,.

I tempi in cui un carro si allestiva al volo con qualche fioresono decisamente finiti. Il lavoro di allestimento è iniziato il 7Gennaio, con grande impegno e fatica dei progettisti e dei varitecnici che hanno curato i vari aspetti realizzativi.

È evidente infatti che i moderni carri presentano spesso mec-canismi e cinematismi tutt’altro che banali. L’impegno è resoancor più gravoso dalla necessità di coordinare tra loro gli im-pegni dei vari partecipanti, senza dimenticare l’esigenza di cu-rare nel dettaglio i più piccoli particolari di contorno: abiti, bal-li, canzoni e così via.

La conoscenza ed il rispetto delle proprie radici storico-cul-turali è alla base della maturità di ogni comunità, ben venganoper questo giovani desiderosi di valorizzare al massimo il folk-lore della loro terra, tramandando e conservando le antiche tra-dizioni.

QQQQUUUUIIII Young Engineersa cura di Simone Monotti

Il carrro di Arrone dell’edizione 2006

L’AMORE PER UNA TRADIZIONE

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tinuo sviluppo dal punto di vista normativo e tecnico ed ipossibili sbocchi lavorativi sono numerosi. Ne è prova il fat-to che i partecipanti al corso appartengono sia alla sfera del-la libera professione, sia a quella delle attività industriali edi fabbrica. Ciò evidentemente a fronte di un alto grado diresponsabilità e professionalità richieste, in un ambito assaidelicato e spesso problematico dove un’elevata competenzadeve essere garantita.

A curare il corso (oltre al Presidente dell’Ordine Ing.Franceschini) è l’Ing. Mario Biancifiori il quale, per l’inse-gnamento delle singole discipline trattate, si è avvalso del-l’esperienza di vari tecnici e colleghi tra cui l’ Ing. AgostinoCarotti,.

A quanto pare questa non sarà certo un’iniziativa isolata.Nel “cantiere delle idee” dell’Ordine vi è in fase di studio lapossibilità di preparare altri corsi in futuro.

E’ evidente l’importanza di simili iniziative per la for-mazione e la preparazione anche dal punto di vista normati-vo di giovani professionisti.

Venerdì 18 Aprile 2006 presso l’Istituto Tecnico per Geo-metri “A. da S.Gallo” di Terni, ha preso il via il “Corso perCoordinatore della progettazione e per l’esecuzione dei la-vori in materia di sicurezza nei cantieri temporanei e mobi-li ”, di cui al D.lgs. 494/96, organizzato dall’Ordine degli In-gegneri della Provincia di Terni.

Il corso ha riscosso un buon successo in termini di ade-sioni che sono pervenute, per la quasi totalità, da giovani in-gegneri dell’area ternana e delle zone limitrofe.Gli iscritti al-l’Ordine partecipanti sono risultati per lo più ingegneri civi-li e dei materiali oltre a qualche meccanico.

Hanno aderito al corso anche alcuni geometri ed archi-tetti, in qualche caso già avviati da anni nel mondo del lavo-ro.

Le lezioni si svolgono due volte alla settimana nei po-meriggi dei martedì e dei venerdì e termineranno il 29 set-tembre, con il rilascio del certificato abilitante.

Per consentire a tutti la possibilità di un relax estivo, si èpensato bene di effettuare una sospensione delle lezioni perla quasi totalità del mese di Luglio e per tutto Agosto.

Quello della sicurezza è senza dubbio un settore in con-

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Laboratorio UNIMASTprove su materiali e strutture(ufficiale ai sensi della legge 1086/71)Responsabile: prof. ing. Antonio Borri

Prove di caricoProve su calcestruzzo, acciaio, legnoProve sismicheProve meccanicheProve sulle malte

Loc. Pentima Bassa - 05100 TerniTel. / Fax 0744-492910 0744-492901349-5391495 [email protected]

QQQQUUUUIIII Young Engineersa cura di Simone Monotti

I GIOVANI DELLA SICUREZZA

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Il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia diTerni, nella riunione del 29.05.2006, ha confermato che per i col-laudi statici, tecnico-amministrativi e certificati di regolare ese-cuzione, debba applicarsi la tab. C della Tariffa ingegneri ed ar-chitetti (Legge 143 del 2.3.1949) con le modifiche e integrazio-ni di seguito specificate, tenendo conto che l’importo dei lavorisu cui applicare le percentuali è al lordo del ribasso e compren-sivo delle riserve indipendentemente dal loro accoglimento (art.19/b – L. 143/49) :

L’onorario per la discussione delle riserve è liquidato con ta-riffa a parte secondo le tabelle approvate dal consiglio dell’Ordi-ne nella riunione del 24.09.2004.

L’onorario per il collaudo tecnico-funzionale di impianti è li-quidato con tariffa a parte.

A) ONORARIO PER COLLAUDO STATICO1- aumento fino al 100% per opere speciali Sono considerate Opere Speciali :- volte in muratura - volte, orizzontamenti, tensostrutture, tutti di luce superiore

a 15 m- ponti, strutture sottoposte a carichi mobili e/o dinamici- manufatti di forma e dimensioni particolari (sili, tralicci,

gallerie) - opere di consolidamento statico di particolare complessità- paratie, pali, micropali- strutture in acciaio in zona sismica

Nel caso di struttura costituita in parte da opere speciali, lapercentuale dell'aumento è pari al rapporto tra l'importo delle par-ti speciali e quello dell'intera opera.

2 - aumento fino al 50% per opere di manutenzione (art. 19/e – L 143/49)

3 - aumento per collaudo in corso d’opera la prestazione deve essere richiesta dal committente30% per collaudo in corso d’opera di lavori privati (art. 19/d

– L 143/49)20% per collaudo in corso d’opera di lavori pubblici (art 210

- dpr 554 del 21.12.99 (regolamento Legge 109/94).

4 – aumento per revisione calcoli stabilità (art. 19/f ) 0.2 dell’aliquota c della tabella B relativa alla classe dell’o-

pera da collaudare (legge 143/49)5 - aumento del 15% per prestazione eseguita con particola-

re urgenza (art.2 – L. 143/49)la prestazione deve essere richiesta dal committente6 - Onorario minimo

È stabilito un onorario minimo di 1000 Euro che è ridotto a500 Euro per opere di importo inferiore a 25.000 euro.

7 – Riduzioni (solo per opere pubbliche) All’onorario a percentuale è applicata una riduzione fino al

20% (L 155/89) secondo la seguente tabella

Importi delle opere Riduzione %Nuove opere Ristrutturazione o restauro

Fino a 100.000 euro 5 2.5Fino a 500.000 euro 10 5Fino a 1.000.000 euro 15 7.5Oltre 1.000.000 euro 20 10

sugli onorari minimi la riduzione è 0%

8 – Compensi accessoriAll’onorario a percentuale si sommano i seguenti compensi

accessori:- fino al 30% (se collaudo a fine opera)- fino al 60% (se collaudo in corso d'opera)- per gli onorari minimi non sono applicabili i compensi ac-

cessori.

9 - L’importo delle opere deve essere calcolato in maniera og-gettiva:

- In presenza di computi metrici, l’importo delle opere da col-laudare è comprensivo oltre che delle strutture, degli scavi di fon-dazione e delle opere accessorie.

- In assenza di elementi certi si stabiliscono dei parametri concui calcolare il costo di costruzione dell’intero edificio e quindiquello delle opere da collaudare.

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APPLICAZIONE DELLA TARIFFA PROFESSIONALE PER I COLLAUDI

Tipo di edificio costo medio di costruzione (€/mc)

% incidenza strutture

Edifici di categoria Ia

90,0 30

Edifici di categoria Ib

155,0 30

Edifici di categoria Ic

200,0 30

Edifici di categoria Id

250,0 30

Capannoni semplici mono-piano (h fino a 6.0m)cat. Ia

140,0 70

Stabilimenti industriali con h>6 m. o multipiano

230,0 70

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Collaudo con trasduttori posizionati all’intradosso dell’impalcato per il rilievo delle deformazioni nel parcheggio interrato di p.zza Tacito (ditta SGM di Perugia - collaudatore ing. Maurini)

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Per opere non ricompresse negli elenchi precedenti, lastima dell’importo delle strutture da collaudare sarà og-getto di breve relazione illustrativa.

B) ONORARIO PER COLLAUDO TECNICOAMMINISTRATIVO

1 - aumento per collaudo in corso d’opera la prestazione deve essere richiesta dal committente30% per collaudo in corso d’opera di lavori privati

(art. 19/d – L 143/49)20% per collaudo in corso d’opera di lavori pubblici

(art 210 - dpr 554 del 21.12.99 (regolamento Legge

109/94)

8 – Compensi accessori

All’onorario a percentuale si sommano i seguenti com-

pensi accessori:

- fino al 30% (se collaudo a fine opera)

- fino al 60% (se collaudo in corso d'opera)

- per gli onorari minimi non sono applicabili i com-

pensi accessori.

9 - aumento per revisione tecnico contabile

- per i lavori a corpo con il 30% dell’onorario della

contabilità

- per i lavori a misura per numero di pagine della con-

tabilità (5.16 euro per ogni pagina del libretto delle misu-

re e 7.75 euro per ogni pagina del registro di contabilità).

- per lavori parte a corpo e parte a misura, il compen-

so per la revisione tecnico-contabile sarà dato alla somma

delle due revisioni.

Tipo di edificio costo medio di costruzione (€/mc)

% incidenza strutture

Edifici di carattere non storico

200 35

Edifici di carattere storico ocon interventi complessi

250 35

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C) ONORARIO PER CERTIFICATO DI REGOLARE ESECUZIONE1 - aumento per redazione giudizio riservato 20%2 - aumento per giudizio rapporto Stato-Ente 20%3 - aumento per opere di manutenzione (art. 19-e)fino al 50%4 - onorario minimo

È stabilito un onorario minimo di 500 Euro.5 - Riduzioni (solo per opere pubbliche)All’onorario a percentuale è applicata una riduzione fino al

20% (legge 155/89) secondo la seguente tabella:

Importi delle opere Riduzione %Nuove opere Ristrutturazione

o restauroFino a 100.000 euro 5 2.5Fino a 200.000 euro 10 5Fino a 300.000 euro 15 7.5Oltre 300.000 euro 20 10

sull’ onorario minimo la riduzione è 0%

6– non sono ammessi:- aumento per incarico in corso d’opera- aumento per urgenza- compensi accessori

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