MY LIFESTYLE n° 3
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LUXURY MAGAZINEPeriodico Trimestrale
N° 3 - Autumn 2009 EURO 6,50
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pos
tale
VIENNACapitale dal Fascino Imperiale
CANYONINGImmersione Totale nella Natura
CHIANTI ClassicoI Segreti dello Storico Vino
Nuova JAGUAR XJLusso e Sportività in Evoluzione
Galleria FERRARICustode del Mito
L I F E S T Y L E
WWW.MYLIFESTYLE.IT
Vita da Piloti:
FRECCE TRICOLORIINTERVISTA AL COMANDANTE
Phot
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Un panorama spettacolare verso la campagna salentina è il luogo scelto dai coniugi ROMANO - PASSIANTE per realizzare la loro dimora per le vacanze.Tutto l’intervento è stato scandito da un imperativo, far divenire il panorama esterno elemento di arredo e interpretare con rispetto ed amore lo spirito originale dei luoghi della campagna circostante, luoghi della memoria per gli abitanti della casa.L’uso di materiali naturali quali conci in pietra grezza per l’esterno, travi in legno sbiancato per le coperture interne, tavelloni di pietra leccese come pavimento interno e pavimento in pietra ostunese per l’esterno,
convivono armonicamente con i pezzi di design utilizzati per gli arredi interni (DRIADE by Interior Home Collection) e con gli elementi in acciaio incassato utilizzati nel progetto illuminante del perimetro esterno.Il tutto senza sforzi titanici ed in pochissimo tempo è stato realizzato dalla I.& M.M. S.r.l. Servizi per l’Edilizia insieme ad Interior Home Collection sotto la guida dell’Architetto Lucia BIANCO.L’armonia di intenti tra committenti ed esecutrice ha portato ad equiparare questa realizzazione ad un viaggio di conoscenza ed introspezione dei luoghi e degli attori che vi hanno partecipato.
L’emozione di abitare
I.&M.M. s.r.l. - LECCE Via Conte Gaufrido, 4tel. 0832.247922 | fax 0832.244747
InteriorHOME COLLECTION
LECCE Via Arditi, 13/b | tel/fax 0832.246369
i&m mservizi per l’edilizia
ManicurePedicure estetico e curativo
Ricostruzione unghiePulizia del viso con Dermoskin
Trattamenti viso e corpoMassaggi rilassanti, dimagranti,
anticellulite, ayurvediciElettrostimolazione e Pressoterapia
UltrasuoniRadiofrequenzaLinfodrenaggio
Riflessologia plantareTrucco da sposa
Trucco da seraSolarium
Fotodepilazione a luce pulsataDepilazione definitiva con
elettrocoagulazione e sondaCerette
sommarioAUTO DA SOGNO
PENNE
LUXURY
CAPITALI EUROPEE
SPORT
L’INTERVISTA
FASHION
VINI
STORIA DELL’AUTO
PASSIONI
OROLOGI
IMMAGINI
BUSINESS
MOTO
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JAGUAR XJseducente e sportiva
MONTBLANC
VILLA D’ESTE137 anni di grande accoglienzail lusso interpretato come luogo dello spirito
VIENNA...WIENcittà antica...città giovane
BASEBALLnon solo per americani
CUORE TRICOLOREpattuglia acrobatica nazionale
CANDIDO 1859lo stile e il fascino della modain un secolo e mezzo
CHIANTI CLASSICOil vino del gallo nero
GALLERIA FERRARIcustode delle automobilipiù belle del mondo
CANYONINGa stretto contatto con la natura
OFFICINE PANERAIdesign italiano, perfezione svizzera
MASSIMO COSTOLIphotographer
IL SEGRETO? COMUNICAREpubblicità & marketing:parenti serpenti?
DUCATI HYPERMOTARD 796in anteprima il model year 2010.quando il gioco si fa duro...
FIGHT MALARIA
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a u t o d a s o g n o
La nuova Jaguar XJ introduce un nuovo, audace
spirito nel mercato del lusso automobilistico.
Sportiva e sofisticata offre una seducente
combinazione di lusso rilassante, prestazioni
mozzafiato, design affascinante e un’ingegneria
senza compromessi.
Sulla scia del successo dei nuovi modelli XK e XF, la
nuova berlina inglese si posiziona come l’ammiraglia
quattro porte del marchio.
La nuova XJ può essere già ordinata ma le prime
consegne inizieranno all’inizio del 2010.
MOTORIZZAZIONI AL LANCIO5.0 V8 ASPIRATO DA 385 CV (283 KW)5.0 V8 SOVRALIMENTATO DA 510 CV (375 KW)3.0 V6 DIESEL BITURBO DA 275 CV (202 KW)
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SEDUCENTE & SPORTIVA
NUOVA
JAGUAR
XJ
La nuova XJ abbandona la linea classica della
precedente versione in favore di uno stile più
fluido e contemporaneo.
La muscolare metà inferiore della vettura
contrasta con la snella ed aggraziata linea del
tetto, la quale si ispira all’originale berlina
XJ del 1968. L’ampia carreggiata anteriore e
le corte sporgenze contribuiscono a definire
proporzioni eleganti.
Il muso della vettura, con la poderosa griglia a
nido d’ape ed i sottili fari allo xeno, creano una
forte presenza sulla strada.
I gruppi delle luci a led avvolgono con stile i
parafanghi posteriori, con tre spettacolari
strisce rosse verticali.
La nuova XJ è (insieme alla XF) la vettura
Jaguar più aerodinamica di sempre, grazie ad un
coefficiente di 0.29 ed un’eccezionale stabilità
alle alte velocità.
LA LINEA
L’abitacolo della nuova XJ combina un design
elegante e contemporaneo con il comfort, il
lusso e lo stile sportivo.
Sin dall’inizio, il tetto panoramico in vetro è
stato parte integrante dell’idea del design
della nuova XJ ed ha permesso di realizzare
una linea del tetto più bassa ed aerodinamica,
enfatizzando una maggiore sensazione di
luce e spazio all’interno della vettura.
Tale sensazione è accresciuta dalla forma
semplice e pulita del pannello strumenti
avvolto dalla pelle e, ai lati dell’abitacolo, da
un’architettonica impiallacciatura di legno che
contribuisce a creare un ambiente accogliente.
Il pannello strumenti virtuale ad alta
definizione da 12.3 pollici (vedi box) completa
un innovativo Touch-screen da 8 pollici che può
proiettare contemporaneamente film in DVD o i
programmi della televisione per il passeggero,
mentre il guidatore può gestire altre funzioni,
incluse il climatizzatore, l’impianto audio, il
navigatore ed il telefono.
L’opzione dell’impianto audio premium include
un sistema Bowers & Wilkins da 1.200 Watt.
Avanzate funzioni di infotainment includono
anche i sistemi audio e di navigazione su disco
rigido (i CD possono essere caricati nello HDD
ed essere ascoltati in un secondo momento),
oltre alla connettività per apparecchi audio o
video portatili attraverso un Media Hub.
Il guidatore ha inoltre la possibilità di
utilizzare l’ultima generazione del sistema di
controllo vocale interattivo, il quale utilizza
lo schermo per presentare una lista di
suggerimenti di parole chiave da pronunciare
per controllare una particolare funzione.
Al momento del lancio sarà disponibile sia la
versione a passo normale che quella a passo
lungo, con un ambiente ancora più comodo e
raffinato per i passeggeri dei sedili posteriori
grazie ad un ulteriore spazio per le gambe
di 125 mm.
L’ampio bagagliaio da 520 litri può alloggiare
due grandi valigie disposte fianco a fianco.
GLI INTERNI
La nuova XJ beneficia delle tecnologie
introdotte per la prima volta sulle nuove XFR e
XKR, portate a nuovi livelli.
Funzioni quali le sospensioni ad aria,
l’ammortizzazione variabile continua (Adaptive
Dynamics), l’Active Differential Control ed il
veloce rapporto della scatola guida offrono
una miscela di maneggevolezza pronta e
dinamica ed una guida raffinata e flessibile.
Il guidatore dalla XJ può selezionare due
differenti modalità di guida: Dynamic, per un
carattere più sportivo e pronto, e Winter,
per una maggiore sicurezza in condizioni di
scarsa aderenza. Ogni modalità modifica le
caratteristiche di risposta della vettura,
(motore, sterzo, sospensioni, elettronica, ecc).
La carrozzeria in alluminio derivata dall’indu-
stria aerospaziale, ma anche l’utilizzo di
magnesio e leghe composite, la rende più leggera
di 150 kg rispetto alle concorrenti.
TECNICA E PRESTAZIONI
Tre i motori previsti. Al top della gamma c’è il
nuovo 5.0 litri V8 sovralimentato da 510 Cv ad
iniezione diretta di benzina (da 0 a100 km/h in 4.9
secondi), disponibile soltanto nella versione
Supersport. L’altra opzione a benzina è il 5.0
litri V8 aspirato da 385 Cv ad iniezione diretta
di benzina, (da 0 a100 km/h in 5.7 secondi).
Completa la gamma il 3.0 litri V6 Diesel da 275 Cv
con una coppia di turbocompressori sequenziali
(da 0 a 100 km/h in 6.4 secondi, velocità massima
limitata elettronicamente di 250 km/h).
Tutte le motorizzazioni sono accoppiate ad un
cambio automatico a sei marce, controllato
attraverso il classico selettore o tramite i
comandi al volante.
La nuova XJ ha anche costi di gestione
estremamente vantaggiosi, grazie ad un
impressionante risparmio nei consumi di
carburante per tutta la gamma (la 3.0 litri
turbodiesel ha il miglior consumo di carburante
del segmento), ed intervalli di manutenzione
ogni 24.000 km.
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Nella XJ non c’è un quadro strumenti “fisico”. C’è,
invece, uno schermo da 12.3 pollici ad alta definizione,
che provvede a tutte le funzioni utilizzando strumenti
“virtuali”. Non appena la XJ parte, tre quadranti
virtuali compaiono davanti agli occhi: tachimetro,
contagiri e finestra informativa, oltre agli indicatori
del carburante e della temperatura.
Lo schermo usa un effetto “riflettore” per evidenziare
le informazioni più importanti. Per esempio, se il
carburante sta scendendo di livello, il contagiri si
spegne per essere temporaneamente sostituito dal
messaggio di allerta.
Questa priorità sale di livello quando il guidatore
seleziona la modalità Dynamic: i quadranti assumono
una colorazione sportiva rossa e mostrano l’indicatore
della posizione delle marce ben evidenziato che
s’illumina di un rosso più acceso quando si raggiunge il
limitatore di giri.
LA SOFISTICATASTRUMENTAZIONE DIGITALE
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MONTBLANCNon semplici penne ma veri e propri strumenti di scrittura. Lusso, tradizione e continua ricerca della perfezione per rimanere uniche nel tempo.
MONTBLANC MEISTERSTÜCK 149
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p e n n e
Nel 2006 Montblanc ha festeggiato il suo primo centenario: 100 anni di storia, passione
e talento.
Oggi Montblanc è sinonimo di valori autentici: tradizione e innovazione, qualità e perfezione
uniti all’uso dei materiali più pregiati e ad un design senza tempo.
La stella, che simboleggia la cima innevata del Monte Bianco, accompagna da sempre non
solo gli strumenti da scrittura ma anche orologi, pelletteria e gioielleria.
Prodotti realizzati secondo la eccellente maestria artigianale europea. Più di 2000
artigiani lavorano per Montblanc trasmettendo la propria anima, passione ed esperienza
creando prodotti eterni, da tramandare di generazione in generazione.
E’ proprio questo il vero lusso per Montblanc: prodotti che, in un mondo che si muove
tanto velocemente, rimangono nel tempo.
Montblanc fu fondata nel 1906 quando un imprenditore di Amburgo, Alfred Nehemias, un
ingegnere, August Eberstein, e un agente di commercio, Claus Johannes Voß, decisero di
investire sulla rivoluzionaria invenzione della stilografica con serbatoio di inchiostro
incorporato. La loro intenzione era quella di realizzare strumenti da scrittura fatti a
mano, dal design innovativo, nel rispetto di rigorosi standard tecnologici.
Oggi, le creazioni della stella bianca sono diventate dei veri e propri oggetti di culto,
ricercati pezzi da collezione, simbolo di fascino e lusso che rimane nel tempo.
Con il suo quartier generale ad Amburgo, Montblanc conta più di 28 filiali nel mondo,
2400 dipendenti in 70 paesi e 9000 punti vendita, di cui 360 boutique monomarca. Dal 1995
sta espandendosi fortemente anche nel mercato asiatico.
La chiave del successo che ha permesso a Montblanc di arrivare al suo centesimo
compleanno è una attenta diversificazione della produzione. Infatti oggi Montblanc firma
non solo strumenti da scrittura, ma anche pelletteria, orologi, occhiali da sole, profumi,
accessori di gioielleria maschile e femminile.
Oggi Montblanc fa parte di Richemont, uno dei più importanti gruppi nel mondo lusso.
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MONTBLANC MEISTERSTÜCK 149: un mito senza tempo
Era il 1924 quando Montblanc creò la stilografica Meisterstück
149. Un oggetto che da subito creò scalpore tanto da diventare negli
anni icona di eccellenza nell’atto della scrittura e simbolo universale di prestigio.
Dopo 85 anni Montblanc festeggia il successo della sua stilografica simbolo. Materiali pregiati, tecniche di produzione
artigianale e un design intramontabile sono gli ingredienti con i quali Montblanc ha creato la Meisterstück 149.
Il successo di questo strumento da scrittura non è mai stato intaccato tanto che il suo design non ha mai avuto bisogno
di restyling da parte della Maison, a dimostrazione che passione ed eccellenza sono qualità che non invecchiano mai.
Il corpo (perfettamente bilanciato, ergonomico e morbido) realizzato in lucida resina nera, impreziosita da fini verette
d’oro, è un esempio del perfetto connubio tra finissimo artigianato e industrial design.
La Meisterstück 149 è ancora la stilografica più famosa al mondo, un oggetto simbolico che sancisce momenti
importanti.
Trattati internazionali, accordi economici, certificati, registri, assegni importanti, certificati di matrimonio vengono
molto spesso siglati con una 149. L’elenco dei personaggi di spicco che sono soliti utilizzare una “Meisterstück 149” è
tanto lungo quanto ricco di personalità internazionali: John F. Kennedy, il Papa Giovanni Paolo II, la Regina Elisabetta II
d’Inghilterra, la principessa Maxima dei Paesi Bassi, Robbie Williams e molti altri ancora possiedono e hanno posseduto
una “Meisterstück 149”.
Sempre la Meisterstück 149, è stata protagonista negli ultimi anni di alcuni progetti speciali come ad esempio “The Power
to Write”, un’iniziativa benefica organizzata da Montblanc per raccogliere fondi a favore di Unicef, e il “4° Convegno dei
Nobel per la Pace”, dove alcuni dei più grandi della terra hanno sancito questo momento storico con la 149.
MONTBLANC MEISTERSTÜCK 149
p e n n e
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MONTBLANC LIMITED EDITION PATRON OF ART MAX VON OPPENHEIM
E’ dal 1992 che Montblanc rende omaggio ad alcuni dei più importanti mecenati della storia, che si sono distinti per la
loro passione per l’arte e la cultura, con la collezione di strumenti da scrittura Patron of Art.
Quest’anno la Maison celebra Max von Oppenheim il grande archeologo e diplomatico tedesco che scoprì, sulla collina
di Tell Halaf in Siria, numerosi reperti del periodo preistorico e degli Assiri (esposti nel Museo Tell Halaf di Berlino),
contribuendo a creare un ponte tra la cultura occidentale e quella orientale.
Proprio a questa figura carismatica Montblanc ha voluto dedicare la sua nuova edizione limitata.
La Patron of Art Max von Oppenheim è realizzata in due varianti con differenti tirature: 4810 e 888 esemplari. Il design è
un tributo alla vita e all’opera dell’archeologo.
Il profilo affusolato ricorda le cupole delle moschee; il corpo è realizzato in argento sterling 925 ed è impreziosito da
intarsi traslucidi in lacca grigia che richiamano i motivi ornamentali tipici degli affreschi orientali. Piccoli anelli rifiniti
in oro sono decorati con disegni e rilievi che ricalcano quelli di Tell Halaf. Il pennino in oro 18 carati è finemente inciso
con un motivo beduino.
Nella versione da 888 esemplari invece il corpo è in oro massiccio e lacca bianca finemente incisa a rilievo.
Questo strumento da scrittura non è solo un appuntamento imperdibile per i collezionisti di tutto il mondo. Infatti è
dal 1992 che la Fondazione Culturale Montblanc ha istituito il Montblanc de la Culture Arts Patronage Award, il
riconoscimento internazionale destinato ai mecenati contemporanei, ovvero personalità che dedicano tempo ed energie
a favore di progetti artistici e culturali.
Il vincitore dell’edizione 2009 è il celebre fotografo di moda Bob Krieger per la passione e l’impegno profusi a sostegno
dell’arte della fotografia e della sua diffusione.
MONTBLANC LIMITED EDITIONPATRON OF ART
MAX VON OPPENHEIM
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MONTBLANC BOHÈME PASO DOBLE
Il temperamento e la passione che caratterizzano il “Passo a Due” nella danza hanno ispirato Montblanc per la
realizzazione di un nuovo strumento da scrittura della linea Bohème.
Bohème Paso Doble è infatti la nuova creazione della Maison per rendere ancora più femminile l’atto della scrittura.
Questa danza nasce in Spagna per evocare la sfida tra torero e toro ed è sempre stata caratterizzata dalla liaison tra
l’atteggiamento passionale di sfida dei due ballerini e la grazia dei loro movimenti.
Bohème Paso Doble di Montblanc cattura i tratti di questa danza per creare un design aggraziato ed affascinante.
L’armonia dei movimenti è rievocata dalle lavorazioni curvilinee a guillochè sul corpo dello strumento da scrittura,
mentre la sensualità e l’eleganza dei ballerini è catturata dalla scelta dei colori: rosso, icona di passione, e blu, colore
aulico e nobile.
Il corpo è in acciaio e la clip, come per tutti gli strumenti da scrittura della linea Bohème, è impreziosita da una pietra
rossa nel caso di Bohème Paso Doble Rouge e blu per il modello Bohème Paso Doble Bleu.
Bohème Paso Doble è disponibile nelle versioni: stilografica con pennino in oro 18 kt lavorato a mano con finiture
rodio, penna a sfera e roller.
MONTBLANC BOHÈME PASO DOBLE
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VILLA D’ESTE
Ha una stor ia lunga ed interessante nel la quale vi sono pagine così or iginal i da giust i f icare i l fatto che intorno ad essa si siano favoleggiat i romanzi e leggende. La sua stor ia in iz ia più di 500 anni fa quando Cernobbio era un piccolo vi l laggio abitato solo da tagl ia legna e pescator i .
137 ANNI DI GRANDE ACCOGLIENZA
l u x u r y
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VILLA D’ESTE
È l ’albergo migl iore del mondo. L’ha stabi l i to la riv ista americana Forbes, che ogni anno pubbl ica la graduatoria dei 400 migl iori hotel di lusso. A Cernobbio, in questo luogo favoloso affacciato sul lago di Como, una cl ientela internazionale rinnova una tradizione di vita romantica e agiata.
IL LUSSO INTERPRETATO COME LUOGO DELLE SPIRITO
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Costruita nel 1568 come residenza estiva per il Cardinale Tolomeo Gallio,
rimase della famiglia Gallio per circa 200 anni. Per molti anni a seguire Villa
d’Este fu dimora dell’aristocrazia europea. Nel 1815 divenne proprietà
di Carolina di Brunswick, Principessa di Galles e moglie del Re Giorgio IV
d’Inghilterra. Nel 1873 una Società fondata da un gruppo di uomini d’affari
milanesi trasformò la proprietà in un albergo di lusso.
Durante gli ultimi anni Villa d’Este ha subito una completa trasformazione
al fine di offrire alla clientela il comfort maggiore e le attrezzature più
all’avanguardia. Tutte queste innovazioni hanno lasciato inalterata la
struttura esterna e non ne hanno deturpato l’antico fascino. In particolare:
• Le sale hanno conservato l’aura imponente del nobile passato con i mobili di
gusto elegante ed in sintonia con le tradizioni.
• Le camere si differenziano l’una dall’altra per ampiezza e stile ma tutte sono
arredate in modo da conservare l’intimità di una casa privata.
• Il servizio eccellente è garantito da un personale qualificato.
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• Il cibo è preparato per soddisfare i palati più sofisticati e le esigenze più
disparate:
il ristorante formale, VERANDA, affacciato sul lago, con le vetrate apribili
controllate elettricamente;
la TERRAZZA a lago dove, tempo permettendo vengono serviti i pasti sotto il
nuovo tendone;
il GRILL con la sua atmosfera informale - tempo permettendo la cena viene
servita sotto le piante centenarie;
il SUNDECK BAR della piscina serve colazioni leggere nel periodo estivo.
Uno dei passatempi preferiti dagli ospiti è sedere all’ora dell’aperitivo sulla
terrazza affacciata sul più romantico lago del mondo in attesa che il sole
tramonti.
Ed alla sera? Il NIGHT CLUB, aperto il venerdì e il sabato, con disco music e
musica dal vivo ed il BAR CANOVA dove il pianista intrattiene gli ospiti suonando
i loro motivi preferiti.
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Le altre attrattive che l‘albergo offre sono:
• una piscina riscaldata galleggiante sul lago, unica nel suo genere;
• la piscina per i bambini e la spiaggia a loro riservata con la sabbia;
• tutti gli sport acquatici quali canoa, vela e sci d’acqua;
• la piscina coperta con palestra, sauna, bagno turco, campo squash e il golf
elettronico;
• il centro benessere, dotato di sei cabine con le più moderne attrezzature
idroterapeutiche, offre una selezione di massaggi da riflessologia a shiatsu,
trattamenti per viso e corpo;
• 8 campi da tennis ed un percorso vita che si snoda nel parco secolare;
• un putting green situato all’ingresso del viale d’accesso all’albergo;
• un passaggio sotterraneo che unisce la casa principale alla piscina coperta
ed allo Sporting Club;
• le diverse sale riunioni con le attrezzature di base e le apparecchiature più
moderne e sofisticate.
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I Giardini di Villa d’Este: Il parco, classificato Monumento Nazionale nel 1913, nacque per volontà del Cardinale
Tolomeo Gallio il quale lo fece costruire dall’Architetto Pellegrino Pellegrini nel 1568. Il primo nome di Villa d’Este
fu Villa Garovo (per il torrente che tutt’oggi ne attraversa i Giardini).
Villa Garrovo divenne Villa d’Este nel 1815 quando Carolina di Brunswick, Principessa del Galles e futura Regina di
Inghilterra, la comprò.
La futura Regina, aggiunse al parco elementi tipici dei giardini all’inglese: i piccoli sentieri, i vialetti, i ponticelli e il
monumento neoclassico (Tempietto di Telemaco) che creano un disordine simulato tipico dello stile pittoresco. Altri
abbellimenti apportati furono la misteriosa costruzione del Ceranico, Villa Malakoff, Villa Cima, la Villa dell’Ercole
e l’edificio Regina d’Inghilterra.
Tuttora, nei Giardini coesistono vari stili: lo stile rinascimentale, barocco, pittoresco e romantico.
Esempio del giardino italiano è il Viale d’Ercole, una meravigliosa prospettiva che parte dal Ninfeo e termina con la
scultura di Ercole e Lica. Il Viale risale alla fine del XVIII secolo ed é definito da una doppia catena di vasche di pietra,
delimitate da magnolie e cipressi, nelle quali scorre l’acqua del torrente.
E’ invece del XVII secolo e rappresenta una straordinaria scenografia barocca, il Ninfeo, o Mosaico, dove gli infiniti
ciottoli colorati creano movimenti curvilinei e decorazioni sontuose di rara bellezza.
Attraverso piccoli passaggi e ponticelli, circondati da una vegetazione “accuratamente” selvaggia, si arriva ai fortilizi
voluti nel 1808 dalla Marchesa Calderara per festeggiare le imprese belliche del marito, Generale di Napoleone.
Così Villa d’Este dopo essere stata nei secoli residenza privata di prestigiose personalità, (ultima in ordine cronologico
l’Imperatrice russa Ferodowna) fu trasformata in Hotel di lusso nel 1873.
Nel parco vennero costruiti campi da tennis, incrementati a 8 nel 1966 quando vennero inaugurati la piscina galleggiante,
lo Sporting Club e il Ristorante Grill.
Nel 1973 fu aggiunta la piscina coperta e nel 1999 il Beauty Centre e il complesso degli sport indoor,.
Nel 2004 fu inaugurato il “Giardino dello Chef”, l’orto botanico regno dell’Executive Chef, Luciano Parolari, che
sceglie ogni giorno le erbe aromatiche e le verdure fresche per le sue ricette.
Il testimone storico dei Giardini di Villa d’Este è il grande platano (platanus occidentalis) che ha più di 500 anni. Questa
pianta, misura circa 8 m. di circonferenza e circa 35 m. di altezza.
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VIENNACITTÀ ANTICA...
Oltre ad essere la capitale federale dell’Austria, Vienna è allo stesso tempo una delle sue nove regioni [Bundesland].
Molti affermano che Vienna altro non è che una cipolla: strati urbani che si dispongono a cerchi concentrici attorno
all’antico centro storico. Il duomo gotico di Santo Stefano è considerato dagli abitanti il centro geografico della
città. Vienna è suddivisa in 23 distretti di cui quasi la metà sono zone verdi (ha la maggiore percentuale di verde fra tutte
le metropoli europee).
Oltre al “verde cittadino” come lo Stadtpark (in cui si trova il motivo più fotografato della città: la statua dorata
dedicata a Johann-Strauss), si trovano anche i prati e i boschi del Prater, l’ampio parco del castello di Schönbrunn, il
Wienerwald, vigne e coltivazioni di verdura nonché le valli fluviali tutto attorno al decantato Danubio.
A Vienna la temperatura d’estate non oltrepassa quasi mai i 30° C e d’inverno è raramente al di sotto dei - 5° C.
WIEN...CITTÀ GIOVANE
LA CAPITALE DELL’AUSTRIA HA CONQUISTATO UNA GRANDE QUANTITÀ DI VISITATORI GRAZIE AD UN MISCUGLIO DI TRADIZIONE IMPERIALE E TREND CREATIVI. CONSIDERANDO IL NUMERO DEI PERNOTTAMENTI DEI TURISTI STRANIERI, VIENNA DETIENE UNO DEI PRIMI POSTI NELLA CLASSIFICA EUROPEA DEL TURISMO DELLE CITTÀ.
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Da accampamento dei romani a capitale della repubblica
La storia di Vienna risale al primo secolo dopo Cristo,
allorché i romani fondarono l’accampamento militare di
Vindobona. Il nome “Vienna” in quanto città fu usato per
la prima volta in un documento del 1137.
Nel 1155 gli arciduchi della famiglia Babenberger
fecero della città la loro residenza; a partire dal 1282
vi regnarono per oltre sei secoli gli Asburgo.
L’immagine con la quale la città si presenta oggi ha la sua
origine soprattutto nel periodo barocco, in particolare
il periodo in cui regnarono l’imperatrice Maria Teresa e
l’imperatore Francesco Giuseppe I. Nel 1857 quest’ultimo
fece radere al suolo le mura della città, facendovi
sorgere al loro posto la Ringstrasse, intesa come
prestigioso boulevard di rappresentanza. Francesco
Giuseppe I governò l’Austria per 68 anni, prima di morire
nel mezzo della Prima Guerra Mondiale.
Nel 1918 Vienna diventò capitale della Repubblica
Austriaca.
Nel 1938 si ebbe l’„Anschluss“ in virtù del quale l’Austria
fu annessa alla Germania di Hitler e Vienna diventò un
cosiddetto Gau [circoscrizione] del Terzo Reich.
Nel 1945 Vienna ritornò ad essere capitale della
Repubblica Austriaca.
Dal 1967 essa è una delle tre sedi delle Nazioni Unite,
insieme a New York e Ginevra; nel 1995 entrò nella
cerchia delle 15 capitali dell’EU.
LA STORIA DI VIENNA:
da accampamento a capitale.
Ne i muse i p iù important i d i V ienna s i possono ammirare i l famoso “Bac io” d i K l imt e la “Lepre” d i Dürer oppure la co l lez ione d i Bruege l p iù grande de l mondo.
MUSEO DI BELLE ARTI: vedi HOFBURG.
ALBERTINA: vedi HOFBURG.
BELVEDERE: Il principe Eugenio di Savoia (1663-1736),
grande condottiero e amante dell’arte, fece costruire una
residenza estiva. Fu così che sorse il palazzo di Belvedere con
giardino annesso, a quei tempi ancora fuori le porte della
città. Quest’opera d’arte totale in stile barocco è composta
da due castelli: il Belvedere Superiore e l’Inferiore.
BELVEDERE SUPERIORE, la raccolta di dipinti di Klimt più
grande del mondo: tra cui i suoi quadri dorati “Il bacio”
e “Giuditta”. Oltre a pregevoli capolavori di Schiele e
di Kokoschka, a opere dell’ Impressionismo francese e a
capolavori del Biedermeier viennese (Waldmüller, Amerling
e Fendi) sono qui esposti dipinti di grandi maestri come
Makart, Boeckl, Wotruba, Hausner e Hundertwasser.
Insieme a splendide opere del Barocco sono qui presenti vari
capolavori del tardo gotico come l’altare di Znaim, opere di
Michael Pacher, Rueland Frueauf il Vecchio e Conrad Laib.
Capolavori di Johann Michael Rottmayr, Daniel Gran e Paul
Troger consentono di comprendere il fascino e la ricchezza
di quest’epoca. Molto interessanti anche i busti fisiognomici
dello scultore Franz Xaver Messerschmidt .
BELVEDERE INFERIORE, camere private e sale di
rappresentanza del principe Eugenio: lo sfarzo feudale
dell’aristocratico committente si rispecchia nella Sala
delle Grottesche , nella Galleria dei Marmi e nella Sala
degli Ori . Nel Belvedere Inferiore e nell’Orangerie si
tengono imponenti mostre speciali.
SCUDERIE DI RAPPRESENTANZA, Tesoro d’Arte Medioevo:
Dove un tempo erano tenuti i 12 cavalli più belli del principe
oggi si espone al pubblico l’intero patrimonio d’arte
medioevale del Belvedere.
HIT
MU
SEI
BELVEDERE
PANORAMA DI VIENNA CON LA CATTEDRALE DI SANTO STEFANO
c a p i t a l i e u r o p e e
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LA KUNST HAUS WIEN: superfici vivaci dalle forme
irregolari, molte delle quali ricoperte di un verde
lussureggiante: il modo scelto dal pittore Friedensreich
Hundertwasser (1928 - 2000), al quale si deve anche un
centro iconografico con rassegna permanente delle sue
opere e mostre a soggetto dedicate a interessanti temi
d’arte contemporanea.
MUSEO DI STORIA NATURALE DI VIENNA: vedi HOFBURG.
BANK AUSTRIA KUNSTFORUM: i visitatori che accedono al
Bank Austria Kunstforum lo fanno attraverso un portale
accogliente e attraente, una vera e propria scultura
che conferisce alla piazza della Freyung un carattere
suggestivo. Qui ci si è votati al moderno classico e ai suoi
antesignani, con sensazionali mostre di nomi altisonanti
come Schiele, Kokoschka, Cézanne, Picasso, Van Gogh.
MAK – MUSEO ARTE APPLICATA: il MAK è il regno del design.
Nel museo sono esposti mobili, oggetti in vetro, porcellana
o argento e tessuti dal Medioevo a oggi. Notevoli i preziosi
oggetti d’artigianato della Wiener Werkstätte, i mobili in
legno curvo della Thonet e i capolavori dello stile Liberty
come il modello rivestito di lamine in oro realizzato da
Klimt per il fregio del palazzo Stoclet a Bruxelles.
LIECHTENSTEIN MUSEUM: una delle raccolte di Rubens
più grandi del mondo, opere di rilievo di van Dyck, Lucas
Cranach e Raffaello, così come di Rembrandt, van Ruysdael
e Hamilton. A ciò si aggiungono armi, porcellane, una vasta
collezione di bronzi .
WIEN MUSEUM KARLSPLATZ: in questo museo è documentata
la storia di Vienna, con i primi insediamenti lungo il Danubio
e Vindobona, l’accampamento dei legionari romani al
confine nord dell’impero romano, per poi proseguire con la
residenza dei duchi della casa Babenberger e i 640 anni di
dominio della famiglia degli Asburgo, fino ad oggi.
Inoltre vi sono opere d’arte di alto livello, fra cui il dipinto
di Gustav Klimt “Pallade Atena” e il suo ritratto di Emilie
Flöge, i reperti archeologici, le armature, il cosiddetto
bottino dei turchi del 1683, testimonianze del periodo
durante il quale fu costruito il duomo di Santo Stefano
nonché due modelli della città realizzati nel 19° secolo.
IL MUSEO DEL TERZO UOMO: Locandine storiche,
manifesti cinematografici, cartelloni di cinema, circa 500
audioregistrazioni che comprendono dischi a 78 giri, dischi
in vinile e altro materiale multimediale, nonché pellicole
vi faranno conoscere il mondo del cinema nel quale si
inserisce il film interpretato da Orson Welles. Il pezzo più
pregiato è il salterio originale con il quale Anton Karas
compose a Londra la colonna sonora del film.
MUSEO DELLA TECNICA: da poco rimodernato, presenta
interessanti oggetti che documentano la storia della
tecnica e dell’industria. Ad esempio la colomba di Ettrich,
ancora in grado di volare, varie macchine a vapore, la
Porsche Lohner color rosso bordeaux, la miniera da
esposizione nel sotterraneo, il tomografo computerizzato,
il posto di regia televisiva, ecc.
HIT MUSEI
Il contatto stretto fra tradizioni radicate come quella
del caffè (che rappresenta: un’attrazione per chi visita
Vienna, un salotto di riserva per i vicini e un’istituzione
per gli artisti e i letterati) e dell’heuriger (dove gustare
vino), i quali emanano la tranquillità godereccia tipica di
Vienna, ed il continuo adattamento alle novità culturali
(come il Life Ball e il Festival di Musica Elettronica)
è all’origine di quel senso della vita che consente di
scegliere fra tranquillità e contemplazione, da un lato,
e movimento e stimolo, dall’altro.
Ne sono un esempio il Naschmarkt, il mercato
multiculturale di frutta e verdura di Vienna nelle cui
vicinanze, ogni sabato, si svolge il mercato delle pulci:
lungo il quale ed intorno ad esso ha preso forma un
ambiente gastronomico estremamente vario; oppure la
Mariahilfer Strasse, che fa da collegamento diretto
fra il centro storico e il castello di Schönbrunn
(l’attrazione viennese più visitata dai turisti): da quando
i lavori per la costruzione della metropolitana (U3) si
sono conclusi essa è diventata la strada di negozi più
attraente della città. D’estate molta gente va al Prater
(Ruota Panoramica) e in Copa Cagrana, la zona intorno
all’Isola del Danubio, dove tutti gli anni si svolge il
maggior party all’aperto di tutta l’Europa. Senza contare
le località degli heuriger, arrampicate sulle colline
del Wienerwald e meta perenne di visitatori amanti del
buon vino. Atmosfera mediterranea offrono le diverse
spiaggette urbane lungo il Canale del Danubio, dove ci si
può godere l’estate rilassandosi con freschi drinks.
LIFESTYLE:
la nostalgia del l ’epoca imperialregia e i trend attual i .
HEURIGER
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L’attrattività di Vienna dal punto di vista turistico è
dovuta al legame estremamente dinamico fra l’atmosfera
nostalgica che emana dal passato imperiale e la scena
culturale sempre al passo con i trend più attuali.
L’immagine della città è dovuta soprattutto agli stili
architettonici della monarchia austro-ungarica, con
edifici maestosi, soprattutto del periodo Barocco,
Storicista (stile della Ringstrasse) e Liberty.
Se si considera anche l’ampia e generosa concezione
complessiva, quando si guarda la città la mente va sempre
alla romantica città imperiale e si dimentica facilmente
che si tratta della capitale di uno stato, la Repubblica
Austriaca, che ha solo 8 milioni di abitanti.
Ma non sono soltanto i numerosi edifici dell’epoca
imperiale a fare di Vienna una città piena di arte e di
bellezze: sono anche i musei, le collezioni e le opere
artistiche di rango mondiale. Come il Museo di Belle
Arti, in cui è contenuta la più grande collezione di dipinti
di Bruegel del mondo, oppure il Belvedere e il Leopold
Museum nel MuseumsQuartier, in cui sono esposte
numerose opere di Gustav Klimt e di Egon Schiele.
Da giugno 2001 Vienna, città dell’arte, puo vantare di
fronte al mondo un’ulteriore attrazione: nel centro
della città, nelle immediate vicinanze di rinomati musei,
é stato infatti inaugurato su un’area di 45.000 m² il
MuseumsQuartier (Quartiere Museo). Si tratta di un
affascinante punto d’incontro fra lo stile barocco
delle ex-scuderie della casa imperiale e l’architettura
futuristica degli architetti Ortner & Ortner. Il
MuseumsQuartier, con i suoi 60.000 m² di superficie utile
ripartita su fino a otto piani, viene quindi ad essere uno
dei dieci centri culturali più grandi del mondo.
COSA VISITARE:
romantici tà imperiale ed arte.
SCHÖNBRUNN
SCHÖNBRUNN: fu quasi sempre la residenza estiva della
casa imperiale e dell’imperatrice Sissi. Un capolavoro di
arte barocca nel mezzo di parchi stupendi e in più: Casa delle
Palme, Gloriette e il Giardino Zoologico di Vienna.
Passate una giornata a Schönbrunn, visitando le sale aperte
al pubblico, ammirando le prestigiose Berglzimmer e facendo
un giro nel “Labirinto”.
Una delle attrazioni principali di Vienna per valore storico,
posizione e allestimento architettonico.
La Hofburg di Vienna:Fino al 1918 la Hofburg fu la centrale dell’immenso impero
dominato dagli Asburgo ai quali si deve la creazione di questo
prestigioso areale, detto il “Foro degli Imperatori”, che si
estendeva dalla parte detta “Antico Castello”, risalente
al 13° secolo, alla parte più recente (1900) del complesso.
Oggi, ad attendere il visitatore ci sono più di una ventina di
musei di altissimo livello, oltre a caffè, ristoranti, piazze e
parchi.
GLI APPARTAMENTI IMPERIALI: Le ex-camere private della
famiglia imperiale. Osservate la vita di tutti i giorni dei
monarchi. Le sale sono in stile Rococò con esuberanti
stuccature e preziosi arazzi di Bruxelles, lampadari di
cristallo di Boemia e stufe in maiolica. I mobili del 19° secolo
sono in stile Luigi XV e in stile Impero.
Elisabetta è diventata da tempo un personaggio mitico: la
bella imperatrice acclamata ovunque. Il Museo Sissi offre
un confronto fra mito e realtà. Fra le perle del museo
merita ricordare i numerosi effetti personali di Elisabetta e
i ritratti più famosi della bella imperatrice.
SCUOLA DI EQUITAZIONE SPAGNOLA: Attorniati dall’am-
biente barocco della Hofburg si può assistere a una
LA
VIE
NN
AIM
PER
IALE
HOFBURG, HELDENPLATZ
Seguite le orme dell’antica monarchia asburgica, visitate gli splendidi castell i in stile barocco di Schönbrunn e Belvedere, gettate uno sguardo nella Hofburg, su quella che fu la centrale dei bottoni di questo grande e passato impero, passeggiate lungo la splendida Ringstrasse. I l duomo di Santo Stefano, così come i sarcofagi custoditi nella Cripta degli Imperatori, vi daranno un’idea dello splendore e della gloria degli antichi regnanti.
c a p i t a l i e u r o p e e
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Fra gli highlight vanno citati: il Museo Leopold con la
collezione di dipinti di Schiele più grande al mondo ed
opere di celebri pittori austriaci del periodo moderno,
come Klimt, Kokoschka e Gerstl, il Museo d’Arte
Moderna, il Centro Architettura Vienna e la Kunsthalle
Wien.
Due padiglioni da festival (rispettivamente per 1.000
e 300 ospiti) vengono utilizzati anche da importanti
operatori come il Festival di Vienna, le Settimane di Danza
Internazionali e il festival cinematografico Viennale. Il
Museo dei Bambini ed una serie di attraenti ristoranti,
caffè e negozi completano l’offerta.
Il museo dell’Albertina contiene la più vasta collezione
grafica del mondo (60.000 disegni e un milione di stampe)
mentre, dal marzo 2004, Con l’inaugurazione del
Museo Liechtenstein nel barocco palazzo con parco
perfettamente restaurato, oltre 200 dipinti, sculture ed
oggetti provenienti dal Tesoro dei principi sono ritornati
nella loro sede originaria. Oltre ad una delle maggiori
raccolte mondiali di Rubens si possono ammirare qui
opere di van Dyck, Lucas Cranach, Raffaello, Rembrandt,
van Ruysdael ed Hamilton. È aperta al pubblico per
la prima volta la sontuosa biblioteca del palazzo,
all’interno della quale si trovano altre splendide opere
artistiche come gli incomparabili affreschi di Johann
Michael Rottmayr.
Il 24 aprile 2004, 150 anni dopo il matrimonio
dell’imperatrice Elisabetta (1837–1898) con l’impera-
tore Francesco Giuseppe I, è stato inaugurato nel
Palazzo Imperiale di Vienna il Museo di Sissi. Tra i vari
ed interessanti pezzi esposti troviamo tutta una serie
di oggetti personali che appartennero all’imperatrice,
come la ricostruzione dell’abito che la giovane sposa
indossò la sera precedente il matrimonio, la sua
vestaglia, nonché un parasole, ventaglio e guanti. Si può
anche salire a bordo della lussuosa carrozza che la
sovrana usava per i suoi frequenti viaggi.
MUSEUMSQUARTIER
dimostrazione dal vivo della Scuola di Equitazione
Spagnola con il celebre balletto dei Lipizzani. Ammirate
l’arte dell’equitazione nella sua forma più completa, dalla
piroetta alla capriola.
MUSEO DI BELLE ARTI: fu costruito nel 1891 per ospitare
le vaste collezioni della casa imperiale ed è oggi una delle
collezioni d’arte più importanti del mondo.
La Pinacoteca comprende numerosi capolavori della storia
dell’arte occidentale, fra cui la “Madonna del Prato”
di Raffaello, l’“Arte del Dipingere” di Vermeer, i quadri
delle Infanti di Velazquez e vari capolavori di Rubens, di
Rembrandt, di Dürer, del Tiziano e del Tintoretto.
Nella Kunstkammer si trovano rari oggetti un tempo
conservati nelle antiche “camere dell’arte” e “camere
delle meraviglie” degli Asburgo, mentre nella collezione di
antichità e nella collezione egizio-orientale sono esposti i
tesori di importanti culture del passato.
CAPPELLA DEL PALAZZO IMPERIALE - HOFMUSIKKAPELLE:
i Piccoli Cantori Viennesi ed alcuni membri del coro e
dell’Orchestra dell’Opera di Stato, noti con il nome di
Hofmusikkapelle, cantano e suonano la messa tutte le
domeniche e tutti i festivi nella cappella della Hofburg. In
questa cappella, che è la parte più antica del castello, la
Hofmusikkapelle esegue opere di maestri antichi e nuovi.
CAMERA DEL TESORO PROFANO E SACRO: la più importante
del mondo, nella parte più antica della Hofburg (XIII secolo),
si trovano oltre alla corona del Sacro Romano Impero (962
circa) e alla corona degli imperatori austriaci (1602), anche
il tesoro dei Burgundi, del 15° secolo, e il tesoro dell’Ordine
del Vello d’Oro. Fra i vari oggetti preziosi e singolari di
proprietà degli Asburgo qui esposti si trovano un “unicorno”
lungo quasi due metri e mezzo e la corona dell’imperatore
Rodolfo II (1552 - 1612). Il globo imperiale e lo scettro,
insegne dell’impero ereditario dell’Austria, furono per
secoli simbolo di potere e dignità.
ALBERTINA: possiede una delle collezioni di grafica più
estese e preziose del mondo, con opere come “La giovane
lepre” di Dürer e gli studi di donna di Klimt. Inoltre,
presenta capolavori moderni, da Monet a Picasso a Baselitz.
. . .LA VIENNA IMPERIALE.. .
ALBERTINA
36
La grande importanza che Vienna ha sempre attribuito
all’arte ha contribuito moltissimo a promuovere
continuamente la creatività degli artisti, sia austriaci
che stranieri. Vienna è in grado di offrire ben 50 teatri
fra cui 4 teatri dell’opera e diversi teatri di musical,
oltre a 100 musei e vari festival del teatro, della musica
e della danza rinomati in tutto il mondo.
Questo insieme di fattori porta ad avere per tutta la
durata dell’anno un programma culturale estremamente
fitto che fa di Vienna una delle maggiori metropoli
europee in campo sia ricreativo che culturale.
In particolare, Vienna gode di grande fama a livello
internazionale in quanto città della musica; in
nessun’altra città del mondo, infatti, sono vissuti così
tanti compositori di rango mondiale: basti ricordare,
oltre ai musicisti nati qui come Berg, Schubert, Strauss
e Schönberg, anche quelli che fecero di Vienna la
loro seconda patria, come Mozart, Beethoven, Haydn,
Brahms, Mahler e molti altri. Ci sono poi i Wiener
Philharmoniker, considerati la crema mondiale della
musica, strettamente tallonati dai Wiener Symphoniker
e da una serie di altre orchestre viennesi.
Oltre all’Opera di Stato, che è uno dei più importanti
teatri dell’opera del mondo, Vienna ha altri tre
teatri dell’opera (Theater an der Wien, Volksoper,
Kammeroper).
EVENTI:
cit tà del la musica e del la scena culturale.
L’Albertina è il più grande palazzo residenziale asburgico
e troneggia sulle mura di uno degli ultimi bastioni di Vienna
all’estemità sud della Hofburg. La collezione, fondata
nel 1776 dal duca Alberto di Sassonia Teschen, genero
dell’imperatrice Maria Teresa, comprende più di un milione
di stampe e 60.000 disegni, ma espone anche opere degli
ultimi 130 anni, appartenenti all’Impressionismo francese,
all’Espressionismo tedesco, all’Avanguardia russa e dei
giorni nostri. Si possono ammirare lo “Stagno delle ninfee”
di Monet, le “Ballerine” di Degas e il “Ritratto di fanciulla”
di Renoir, ma anche dipinti di Beckmann, Macke, Chagall,
Malewitsch, Rothko, Rainer e Katz. Inoltre l’Albertina
possiede anche una collezione di architettura e una
collezione fotografica (Helmut Newton, Lisette Model ecc.),
le cui opere sono esposte in occasione di mostre speciali.
LE SALE FASTOSE: all’interno abitò un tempo la figlia
prediletta dell’imperatrice Maria Teresa, l’arciduchessa
Maria Cristina. Per i visitatori, entrare in queste sale fastose,
arredate in parte con mobili originali, con predominanza dei
colori giallo, verde e turchese brillante, è come fare un
tuffo in piena epoca asburgica.
BIBLIOTECA NAZIONALE AUSTRIACA: l’ex biblioteca di corte
è un capolavoro dell’architetto viennese ed esponente
dello stile barocco Johann Bernhard Fischer von Erlach,
che la realizzò insieme a suo figlio Johann Emanuel nella
prima metà del 18° secolo. È la biblioteca barocca più grande
di tutta l’Europa e contiene più di 200.000 volumi fra cui la
biblioteca appartenuta al principe Eugenio di Savoia nonché
una della collezioni di manoscritti della Riforma di Martin
Lutero più grandi al mondo. Fra gli oggetti esposti sono
degni di menzione due splendidi globi (uno terrestre, L’altro
celeste) barocchi di fattura veneziana.
MUSEO DI STORIA NATURALE DI VIENNA: 20 milioni di oggetti
che consentono di toccare con mano la storia del nostro
pianeta e l’incredibile varietà della natura: dagli insetti
alle pietre preziose e ai minerali. Vi si trovano perfino
degli scheletri di dinosauro volante, numerosi esemplari
imbalsamati di specie animali estinte o a rischio di estinzione.
L’immagine speculare del Museo di Storia Naturale, dal
punto di vista architettonico, è il Museo di Belle Arti , situato
proprio di fronte.
LA SERRA DELLE FARFALLE: la Serra delle Palme
all’interno del Burggarten è considerata una delle serre
in stile Liberty più belle del mondo. L’edificio sovrastante il
giardino della Hofburg ospita centinaia di farfalle esotiche
in libertà. All’interno della serra è stato riprodotto
l’ambiente di una foresta vergine in miniatura in condizioni
pressoché naturali con 26°C e un’umidità dell’aria dell’80%.
Troverete qui anche la gigantesca farfalla cobra (Attacus
atlas), la cui apertura può raggiungere i 30 cm.
COLLEZIONE DI STRUMENTI MUSICALI: gli strumenti con i
quali musicisti come Beethoven e Chopin intrattennero un
tempo la casa imperiale.
MUSEO DI EFESO: nella parte più recente della Hofburg
. . .LA VIENNA IMPERIALE.. .
BALLO ALL’OPERA
L’OPERA DI STATO
c a p i t a l i e u r o p e e
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ci si può rendere conto della grandezza e dello splendore
dell’antica Efeso (nell’odierna Turchia).
CAMERA DELLA CACCIA E DELLE ARMATURE: le corazze,
selle, armi da fuoco e da rappresentanza narrano molti
secoli di storia europea. Sono qui conservate la spada d’oro
di Massimiliano II (1527-1576), e lo splendido pettorale del re
Ferdinando di Aragona (1452-1516).
MUSEO ETNOLOGICO: laddove gli imperatori della casa
Asburgo guidavano lo stato plurietnico si trovano oggi nel
Museo Etnologico rari oggetti di culture sconosciute e
interessanti nozioni sui popoli esotici...
MUSEO DEI PAPIRI: dove si trova la collezione di papiri
(risalenti persino a tre millenni fa) più grande del mondo.
CHIESA DEGLI AGOSTINIANI: nell’antica chiesa parrocchiale-
imperiale, si celebrarono nel 1854 le nozze fra l’imperatore
Francesco Giuseppe e la sua Sissi. Oggi, si possono ascoltare
in occasione delle messe principali le composizioni di musica
sacra di Mozart, Haydn e Schubert.
MUSEI DEI GLOBI E DELL’ESPERANTO: al Palazzo Mollard vi
attende l’unico museo dei globi del mondo, nonché il Museo
dell’esperanto. Si dà al visitatore una spiegazione di come
le nozioni cartografiche e cosmografiche sono cambiate
con l’andare del tempo. Il Museo dell’Esperanto informa
dettagliatamente sulla lingua artificiale dell’Esperanto ed
altre “lingue pianificate”, per di più a ingresso libero.
MUSEO DEL FILM AUSTRIACO: il Museo del Film Austriaco
nell’Albertina, organizza nella sua sala cinematografica
retrospettive e presentazioni a soggetto.
MUSEO DEL TEATRO AUSTRIACO: nel palazzo Lobkowitz,
edificio in stile barocco vicino alla Hofburg, sono
immortalati i momenti fatidici della grande arte teatrale.
C’è anche una sezione in cui si illustra ai bambini, in chiave
giocosa, il mondo del palcoscenico.
. . .LA VIENNA IMPERIALE
JOSEPH HAYDN:
2009, l ’anno del bicentenario.
Il 31 maggio 2009 si è celebrato il duecentesimo
anniversario della nascita di Joseph Haydn (1732),
un’occasione per dedicare al grande compositore
austriaco diversi eventi musicali ed espositivi che hanno
avuto luogo soprattutto nelle regioni del Burgenland
e della Bassa Austria, a Vienna, ma anche nella città
ungherese di Sopron.
Sono state allestite svariate manifestazioni rivolte
soprattutto agli appassionati di musica classica, a
coloro che sono interessati al Barocco e al Rococò,
nonché a tutti coloro che desiderano conoscere le
regioni coinvolte nell’iniziativa. I Paesi europei che più si
sono impegnati per rendere onore al musicista sono la
Germania (Haydn è l’autore dell’attuale inno tedesco),
la Gran Bretagna (Oxford conferì ad Haydn il titolo
di Dottore Honoris Causa), la Svizzera, l’Austria e
l’Ungheria.
Joseph Haydn, che nacque in Bassa Austria, per
trent’anni fu al servizio dei principi ungheresi Esterházy
nell’omonimo castello della città di Eisenstadt come
Maestro di cappella, ed era anche ospite fisso della
residenza Esterházy nella città di Sopron (in tedesco:
Ödenburg),
fu inoltre membro del coro del Duomo di Santo Stefano
a Vienna e, ormai celebre e stimato, trascorse i suoi
ultimi diciannove anni di vita a Vienna. Si sono tenuti in
questi diversi centri, un ricco programma di concerti,
spettacoli operistici e mostre.
Nello scorso settembre 2009 è uscita la seconda
edizione della rivista di 32 pagine “2009: Ein Jahr für
Joseph Haydn“ (Un anno per Joseph Haydn), pubblicata in
versione tedesca, inglese e ungherese.
RESIDENZA DI HAYDN DAL 1797 AL 1809SERRA DELLE PALME
38
MUSEO LEOPOLD: perle assolute del Leopold Museum sono
le 3 sale con l’importante collezione di opere di Egon Schiele
(circa 200 lavori dell’importante espressionista austriaco).
È dedicata una sala a parte anche all’artista e collega più
importante di Schiele, Gustav Klimt .
Il patrimonio del museo, consistente in oltre 5.000 opere
(comprende anche importanti opere Oskar Kokoschka,
Richard Gerstl, Herbert Boeckl, Alfred Kubin, Ferdinand
Georg Waldmüller e Friedrich Gauermann) e mobili e oggetti
d’arte del periodo intorno al 1900, recanti la firma di Otto
Wagner, Adolf Loos, Josef Hoffmann e Kolo Moser.
MUMOK - Museo di arte moderna: espone al pubblico la
mostra permanente “Fokus 01. Ribellione e rinascita degli
anni Sessanta” con 300 esempi di pop art, fluxus, nouveau
réalisme e azionismo viennese, emblematici della collezione
curata dal museo.
La pop art è rappresentata da opere di artisti come
Andy Warhol, Claes Oldenburg, Robert Rauschenberg e
Jasper Johns. Fluxus e nouveau réalisme da creazioni di
Daniel Spoerri, Nam June Paik, Yoko Ono, George Brecht
e Marcel Duchamp. L’azionismo viennese, il contributo più
importante dato dall’Austria allo sviluppo internazionale
dell’avanguardia, è ottimamente documentato da lavori
di Günter Brus, Otto Muehl, Hermann Nitsch e Rudolf
Schwarzkogler. Questa parte della mostra è completata
dalla “20esima azione di pittura” di Hermann Nitsch, nell’ex-
scuderia barocca del MuseumsQuartier.
Nella sua sala con cupola, il MUMOK inscena la storia
dell’arte, dall’arte moderna all’arte classica.
KUNSTHALLE WIEN: ha come obiettivo principale la
presentazione dell‘arte internazionale contemporanea ad
un vasto pubblico.
KUNSTHALLE WIEN, project space: si trova nella Karlsplatz
ed è una succursale della Kunsthalle improntata sulla
flessibilità e sulla sperimentazione. In questo “cubo” di
vetro l’arte viene presentata come in vetrina.
CENTRO ARCHITETTURA VIENNA (Architekturzentrum Wien):
rispetto alla sua inaugurazione avvenuta nel 1993 il Centro
Architettura Vienna non solo si è affermato con successo,
diventando il primo punto di riferimento per quanto riguarda
l’architettura in Austria, ma si è sviluppato fino a diventare
l’unico museo di architettura dell’Austria.
IL MUSEO PER BAMBINI ZOOM: offre tutto l’anno un
programma di mostre e workshop oltre ad un laboratorio
multimediale, unico nel suo genere. Inoltre, si possono fare
domande, toccare, sperimentare, sentire e giocare quanto e
come si vuole. Possono partecipare attivamente ai programmi
anche gli adulti che li accompagnano.
MU
SEU
MS
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La sensazionale area d’arte vicino alla Hofburg merita di essere visitata non solo per i suoi importanti musei, come il Leopold Museum con le sue numerose opere di Schiele, il Museo d’Arte Moderna e la Kunsthalle.Vari locali originali frequentati da un pubblico originale fanno del complesso museale una meta ancora più attraente, all ’ insegna del “Guardare ed essere guardati“ e del piacere.
www.wien.info
La Vienna Card, in vendita al prezzo di € 18,50, è un
biglietto valido 72 ore che consente di viaggiare su
tutti i mezzi di trasporto pubblici di Vienna ottenendo,
allo stesso tempo, diversi sconti e agevolazioni per
tre giorni. La Vienna Card può essere richiesta negli
alberghi viennesi, presso le agenzie di viaggi, alla Tourist-
Info (Albertinaplatz) e presso i punti di prevendita del
trasporto pubblico Wiener Linien.
I titolari della Vienna Card possono usufruire di piú di
210 agevolazioni, dall’ingresso ridotto nei musei allo
sconto nei templi dello shopping.
La sede centrale della Tourist-Information della
WienTourismus, si trova in Albertinaplatz, dietro l’Opera,
(angolo Maysedergasse, 1010 Wien); l’orario di apertura
è dalle 9 alle 19 tutti i giorni ed oltre alle informazioni
e al servizio di prenotazione camere si possono ottenere
anche biglietti d’ingresso, prenotare giri turistici in
città e cambiare valuta.
VIENNA Card
DANUBIO - HUNDERTWASSER - CAFFÉ DIGLAS
c a p i t a l i e u r o p e e
MareMare
Grandi viaggiGrandi viaggi
...all around the world
V���� J������ 16 - 73100 L���� • T��. 0832.231679 - F�� 0832.216833 • �����������@���.��
Città del MondoCittà del Mondo
MontagnaMontagna
“Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina”
40
BASEBALL: NON SOLOPER AMERICANI
Il Baseball sconta il luogo comune di essere uno sport “difficile”. In verità, è un gioco piuttosto semplice nelle regole basilari, tanto che è capito benissimo da bambini anche molto piccoli.
INFO: WWW.FIBS.IT
s p o r t
41
42
REGOLE DI BASE: Il baseball è uno sport giocato tra squadre di 9 giocatori e diviso in fasi di attacco e difesa. Quando
ognuna delle 2 squadre ha completato un attacco e una difesa si è concluso un ‘inning’ o ‘ripresa’. Una partita dura 9
inning e non può terminare in parità. Il baseball prevede quindi tanti inning supplementari quanti ne servono per ottenere
una squadra vincente.
Si gioca su un ‘diamante’ (geometricamente un ‘settore circolare’) che misura circa 120 metri al centro e 100 ai lati. Il
campo interno è delimitato da 4 basi. ‘Casa base’ è il centro del gioco ed è rappresentata da un pentagono detto ‘piatto’.
Le altre 3 basi sono rappresentate da cuscini.
Scopo del gioco è segnare punti. Un punto si segna quando un attaccante (battitore) riesce a completare il giro delle
basi e tornare a casa base.
La difesa deve cercare di eliminare 3 battitori per consentire alla squadra di passare in attacco. In linea di massima,
la eliminazione si ottiene rilanciando la palla verso il cuscino che il battitore (divenuto corridore) sta cercando di
raggiungere prima che questo arrivi o prendendo la palla prima che tocchi terra (al volo).
Un altro modo per eliminare il battitore è ‘al piatto’. Succede quando il lanciatore ottiene 3 ‘strike’, ovvero lancia la
palla in una determinata zona (un solido immaginario che ha le dimensioni del ‘piatto’ e un’altezza che va dalle ascelle
alle ginocchia del battitore) o costringe il battitore a girare la mazza senza colpire la palla.Se il battitore lascia
passare 4 palline fuori dalla zona dello strike guadagna la prima base. Se il battitore non gira la mazza, è l’arbitro a
decidere se il lancio è strike o ball.
Tutti i giocatori di una squadra sono battitori. I difensori sono invece il lanciatore (il ruolo più importante); il ricevitore
(che è accucciato dietro il piatto ed è il vero regista della squadra); 3 uomini che difensono i cuscini (prima, seconda e
terza base); un uomo tra seconda e terza base (si chiama interbase); e 3 esterni.
44
LA STORIA DEL BASEBALL: È ormai assodato che il
gioco del baseball ha un’origine incerta. Addirittura
dall’epoca degli Antichi Egizi esistono testimonianze di
giochi effettuati con l’uso di mazze e palle.
Comunque è proprio l’Inghilterra il paese dove il
gioco si sviluppa. Nei primi anni del 1700 appaiono in
Inghilterra tracce inequivocabili dell’esistenza di un
gioco chiamato ‘Baseball’. Thomas Wilson, in un suo
scritto, lo disapprova completamente. Nel 1744 John
Newbry pubblica una poesia che inneggia a questo gioco.
Il volume arriva nelle colonie d’America nel 1762. Nel
1748 anche il Principe di Galles Frederick accorda la
propria preferenza al gioco.
Il baseball sbarca sul Continente nel 1810: in Francia
viene pubblicato Les yeux des jeunes garçons, che
contiene le regole per un gioco da praticarsi con mazze
e palline e che prevede la corsa sulle basi.
La prima partita disputata nel Continente Americano si
sarebbe svolta in Canada nel 1838, ipotesi ovviamente
non particolarmente sostenuta dagli statunitensi.
Chiunque negli Stati Uniti è convinto che il baseball
sia stato inventato da Abner Doubleday nel 1839 a
Cooperstown (New York), città non a caso sede della
‘Hall of Fame’ del baseball americano. A Doubleday
sono riconosciute la primogenitura del ‘diamante’,
l’invenzione dei ruoli e delle regole. L’ipotesi è accettata
fin dai primi anni del ‘900 sulla base di una ricerca di Al
Spalding (leggendario produttore di articoli sportivi
e giocatore professionista). Il dubbio è che quella di
Spalding sia una “storia perfetta” (un eroe di guerra
che inventa il gioco in una città abitata solo da persone
nate negli Stati Uniti) per dimostrare che il baseball è
“figlio dell’America”. Doubleday, morto nel 1893, non
ha purtroppo mai potuto confermare né smentire il
proprio ruolo nella storia del baseball.
Le regole del gioco vengono pubblicate solo nel
1845 a Manhattan dal padre riconosciuto del baseball
moderno, Alexander Cartwright, e corrette negli anni
successivi.
Durante la Guerra Civile (1861-1865) il baseball si
diffonde enormemente. Nel 1869 nascono i Cincinnati
Red Stockings, la prima squadra professionistica di
baseball. Sono anni nei quali il potere dei giocatori è
enorme: gestiscono i campionati e a dettano le regole.
Nel 1875 si impone però il concetto di ‘Club’. Nasce la
National League, che come primo atto decide di proibire
il baseball professionistico a chi non è bianco.
La neonata lega trova dei concorrenti. Nel 1881 nasce
l’American Association (chiuderà 10 anni dopo), i cui
campioni affrontano a fine stagione i vincitori della
National League.
Sulle ceneri della Western League, una lega minore
s p o r t
45
nata nel 1893, vede la luce nel 1900 l’American League, che nel 1901 assume lo status di Lega Maggiore e nel 1903
raggiunge un accordo con la National League per disputare le prime World Series.
I primi anni del nuovo secolo sono conosciuti come “Dead Ball Era”, per il dominio dei lanciatori sui battitori. È l’epoca
di Cy Young, tra i lanciatori e Ty Cobb tra i battitori (il quale introdusse la scivolata nel baseball).
Nel 1904 il baseball fa la sua prima apparizione in un’Olimpiade a St. Louis.
Un’epoca finisce improvvisamente nel 1919, per una drammatica serie di eventi. Il primo è il celebre scandalo di Chicago.
A causa delle scommesse, 8 giocatori dei White Sox, vengono squalificati a vita. Le leghe decidono d’urgenza di impedire
che i lanciatori possano ‘lavorare’ con saliva o grasso la pallina, in seguito al dramma di Ray Chapman, che muore 2
giorni dopo essere stato colpito alla tempia da un lancio di Carl Mays.
È l’epoca di Babe Ruth, l’uomo che crea il mito del battitore di potenza. ‘The Babe’ si rivela come grande lanciatore a
Boston ma allo stesso tempo è anche il detentore del record di fuoricampo (11). Dopo il cambio delle regole realizza
un’impressionante escalation: 29 fuoricampo nel suo ultimo anno a Boston (1919), 54 l’anno dopo a New York, 59 nel
1921 fino ad arrivare ai 60 del 1927, record che resisterà per oltre 30 anni.
Nel 1920 nascono le cosiddette Negro Leagues, una prima risposta al divieto per chi non è bianco di giocare baseball
professionistico. Nel 1947 l’epoca delle Negro Leagues termina quando Jackie Robinson approda alla National League
e Larry Doby gioca nell’American League. Il baseball organizzato è ormai diffuso in 4 dei 5 continenti.
Nel 1938 nasce l’International Baseball Federation (IBF), la Federazione Mondiale. Fin da subito il nuovo organismo si
propone di organizzare un Mondiale. La prima versione è di fatto una sfida tra Inghilterra e Stati Uniti, che i britannici
sorprendentemente vincono. Il primo vero Mondiale, con la partecipazione di 9 squadre, si gioca comunque nel 1939.
Negli Stati Uniti le leghe professionistiche passano anni difficili durante la Seconda Guerra Mondiale: parecchi dei
migliori giocatori sono costretti a lasciare le squadre per servire la Patria. Di quegli anni è però un primato che resiste
ancora oggi: nel 1941 Ted Williams, dei Boston Red Sox, chiude la stagione con una media battuta superiore a .400.
Dopo la Guerra (1948) si inizia a giocare in Italia. 5 squadre disputano il primo campionato, vinto dalla Libertas Bologna.
Dopo essersi organizzato a livello Mondiale, nel 1953 nasce a Parigi un’organizzazione europea: la Confederation
Europeenne de Baseball (CEB).
Gli anni ‘50 segnano una svolta epocale anche in America. Nel 1958 2 delle storiche squadre dell’area di New
46
York (i Giants e i Dodgers) si spostano in California,
rispettivamente a San Francisco e Los Angeles.
Nel 1961 inizia la celebre vicenda di Roger Maris che
infrange il record dei 60 fuoricampo di Babe Ruth
battendone 61. La stagione prevede più partite di quella
del 1927 e il primato di Maris viene osteggiato da una
nazione intera. Il record verrà riconosciuto solo dopo la
morte del giocatore.
Il 1966 nasce la ‘Player Association’, il Sindacato dei
giocatori di baseball.
Sono anni particolari. Il dominio dei lanciatori rende poco
interessanti le partite. Le Leghe decidono di abbassare il
monte di lancio e di ridurre l’area dello strike e, nel 1973,
l’American League fa un passo fondamentale introducendo
la regola del ‘Battitore Designato’.
Nel 1974 crolla un primato storico. Hank Aaron batte il
fuoricampo numero 715 della sua carriera, superando il
record di Babe Ruth.
Il 1975 segna un’altra svolta epocale: Andy Messersmith
e Dave Mc Nally giocano un intero campionato senza
contratto e a fine stagione si dichiarano ‘Free Agents’. E’ il
primo passo verso l’abolizione del vincolo e l’introduzione
dell’arbitrato sui salari. Non sarà una svolta indolore. I
rapporti tesi tra società e atleti portano a ben 2 scioperi
(1981 e 1994) il secondo dei quali provoca addirittura la
cancellazione delle World Series dopo 90 anni.
Per risollevare la popolarità del ‘Vecchio Gioco’ servono
i muscoli, precisamente quelli di Mark Mc Gwire, che nel
1998 batte il record di Roger Maris con 70 fuoricampo.
Sembra un limite invalicabile, invece dura solo 3 anni
perché nel 2001 viene portato a 73 Barry Bonds.
Il baseball è tornato il passatempo preferito degli
Americani, tanto che sia le Grandi Leghe che le Minor
Leagues polverizzano i record di presenze allo stadio.
CREDITS
Articolo e Intervista LUCIA ACCOTOPhoto © 2009 FRECCE TRICOLORI
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
48
C U O R E T R I C O L O R EPattuglia Acrobatica NazionaleNei c ie l i de l mondo traccia le v ie de l l ’orgogl io nazionale
a u t o d a s o g n o
Ci sono storie che si scrivono col cuore. Niente fogli e
filo nero. Solo ali di ferro per pensieri fluttuanti.
I racconti si snodano lenti sulla distesa azzurro-cielo
perché è in alto che librano le parole migratorie scritte
dalle Frecce Tricolori. Nei cieli per raccontare passione,
valori, tradizione. E le storie scolpite da mani esperte,
dalla pattuglia acrobatica nazionale dell’Aeronautica
Militare Italiana, operano in ognuno di noi una magia.
Le parole fumo del libro aperto stagliate contro
l’azzurro sono la via d’accesso ad un altro mondo. Quello
della storia delle Frecce Tricolori che ci proietta con
orgoglio nel seno della terra madre.
È il 1961 quando l’Aeronautica Militare decide di
creare un gruppo permanente per l’addestramento
all’acrobazia aerea collettiva dei suoi piloti. Nascono
così le Frecce Tricolori. Con i 10 aerei, di cui 9 in
formazione e 1 solista, sono la pattuglia acrobatica
più numerosa del mondo. Il 313° Gruppo Addestramento
Acrobatico con sede all’aeroporto di Rivolto svolge
compiti di rappresentanza e, in caso di necessità,
supporto aereo.
La livrea dei suoi aeroplani è data dalla caratteristica
banda tricolore che attraversa la fiancata dell’aereo
su sfondo blu. L’addome dell’aeroplano è grigio chiaro
mentre i numeri di formazione sono degli adesivi gialli.
Il fumo tricolore viene generato per dispersione, ed
è composto da olio di vaselina a cui vengono aggiunti
pigmenti non inquinanti. La fuoriuscita del composto
avviene attraverso un tubicino posto nello scarico
posteriore dell’aeroplano.
Dapprima e sino al 1963 i migliori piloti selezionati vola-
vano a bordo di F-86, poi passarono sui cacciabombardieri
Fiat G.91, modificati per le manifestazioni nei cieli del
mondo, per pilotare infine gli Aermacchi MB-339A P.A.N.
Le Frecce Tricolori nel corso degli anni hanno
conseguito diversi ed importanti riconoscimenti tra cui
quelli del Principe Faysal ibn al-Husayn di Giordania che
ha consegnato il prestigioso premio “The King Hussein
Memorial Sword”, la spada simbolo del proprio paese
assegnata alla migliore dimostrazione aerea.
LA STORIA
Comandante Tammaro, con ali di ferro solcate il cielo dividendolo con i colori del valore. Le Frecce Tricolori spiccano il volo per regale acrobatiche esibizioni, ricami di precisione che agli spettatori lasciano forti emozioni e grande orgoglio. Voi vi librate con quale peso?“Con il peso della consapevolezza che il nostro lavoro ha un ruolo ben più importante del semplice ricamare l’aria. Rappresentiamo infatti i valori umani, professionali e tecnologici non solo dell’Aeronautica Militare, ma dell’ intero Paese. Il Tricolore che stendiamo alla fine di ogni nostra esibizione, accompagnato dalla voce del maestro Luciano Pavarotti, sottolinea proprio la capacità di essere testimoni di un sistema che funziona. Un sistema che si chiama Italia e di cui noi ne facciamo parte”.
Sempre suggestivo lo spettacolo che offrite e, come arcieri d’altri tempi, le Frecce Tricolori portano in alto i valori della Patria valorizzando, anche a distanza, la vicinanza con la gente. Pilotate anche questo segmento?“Si, proprio per evitare di rimanere a distanza. Il contatto con la gente è la nostra migliore fonte d’ispirazione e di appagamento. Non a caso i centoventi Club Frecce Tricolori sparsi per il mondo sono nati nel momento in cui degli appassionati sono entrati in contatto con noi o sono venuti a visitare la nostra base che grazie anche alla Regione Friuli Venezia Giulia è sempre più una meta turistica importante”.
Quanto impegno, sacrificio e ore di volo ci sono dietro ad ogni passaggio acrobatico?“I passaggi acrobatici, più propriamente le manovre che eseguiamo con dieci velivoli nei venticinque minuti di volo del nostro programma, richiedono ovviamente un forte e costante addestramento. Ogni giorno in inverno ogni pilota effettua due o tre voli, mentre nel periodo estivo, quello delle manifestazioni, ci esibiamo ogni week-end con due eventi preceduti da altri due giorni di prove. L’addestramento non è solo in volo, ma anche a terra grazie allo sport che ognuno di noi pratica e ad un altrettanto importante allenamento non fisico che ci consente di mantenere il Gruppo sempre coeso ed affiatato”.
Le Frecce Tricolori di quali tipi d’aereo dispongono?
“L’aereo della Pattuglia Acrobatica Nazionale è l’MB339, l’italianissimo ed agilissimo jet scelto fin dal 1982 per le sue eccezionali doti acrobatiche. Inoltre durante le manifestazioni, essendo noi un Gruppo dell’Aeronautica Militare, siamo accompagnati da un C130, un grosso aereo cargo, della 46^ Brigata di Pisa che trasporta tutto il materiale necessario per la nostra trasferta”.
Le Frecce Tricolori sono sinonimo di professionalità, abilità, precisione. È una scuola di vita, ma pochi vi accedono, quali altre qualità occorrono per farne parte?“Principalmente direi l’umiltà. Una qualità difficile da trovare, ma indispensabile per svolgere il nostro lavoro e garantire sempre il raggiungimento dell’obiettivo. Spesso mi ritrovo a pensare che sono un ragazzo fortunato perché comando degli uomini dotati sì di notevoli doti professionali, ma anche e principalmente caratteriali. Per questo la selezione attitudinale che svolgiamo ogni anno per stabilire il o i due nuovi piloti va a verificare più che la professionalità, il carattere dell’ individuo e il suo equilibrio”.
Le Frecce Tricolori colpiscono il cuore degli italiani, ma vi esibite anche all’estero, quindi centrate i cuori di tutti. Sempre in alto nella distesa di azzurro il valore della nostra terra è rappresentato dalle Frecce Tricolori. In volo unite valori, ideali e gente? “Sicuramente si. Il nostro volo è studiato per lanciare un messaggio e far si che l’emozione, il desiderio di emulazione e le sensazioni che esso provoca alla gente aiutino a fissare questo messaggio nei cuori in modo indelebile. Con la manovra del “Cuore Tricolore” ad esempio vogliamo far capire alla gente, ed è per questo lo disegniamo nel cielo, che per poter far bene qualunque attività ci vuole un ingrediente importantissimo: la passione che noi rappresentiamo in aria con un gigantesco cuore. Ma nella manovra c’è anche il solista che con la sua rotazione sottolinea il cuore e dimostra che noi italiani, grazie all’estro ed alla fantasia che ci sono propri, possiamo aggiungere degli ingredienti in più. Infine il cuore viene avvolto in un manto tricolore, uno spettacolare incrocio di nove aerei che chiudono la manovra indicando inequivocabilmente che quello è un messaggio tutto italiano”.
L’INTERVISTA AL COMANDANTE P.A.N.: MAGGIORE PILOTA MASSIMO TAMMARO a cura di Lucia Accoto
Ognuno di noi plana desiderando un tempo senza fine sul manto azzurro seguendo le ali di ferro finchè non scompaiono oltre all’orizzonte. A quel punto soddisfatti di loro, di noi e del nostro Paese, abbassiamo lo sguardo grati delle piume di orgoglio che si elevano al cielo.
f a s h i o n
57
LA FILOSOFIA DI UN MARCHIO LEGATO
AL TERRITORIO. LA STORIA SUL FILO
DELLA CREATIVITÀ, NON PERDENDO
MAI DI VISTA L’INNOVAZIONE.
Sembra una traversata. 150 anni
di cammino per un marchio stretto
alle viscere della storia da cinque
generazioni, che percorre il sentiero
dell’ innovazione sino ai giorni nostri.
Un viaggio nella moda per non
interromperlo.
A Maglie in piazza Aldo Moro la
trama della storia è inscritta nelle
insegne del negozio di abbigliamento,
CANDIDO 1859.
Del resto i rocchetti del racconto si
leggono già guardando il palazzo
storico. Dentro tutto è tessuto, per
chi sa scrivere solo con l’ago. E i
tessuti hanno anche il profumo e i
ricordi di un viaggio, per conoscere
ancora e di più.
I l nome è intatto, UNICO come
una volta, BRILLANTE perché di
tendenza, coltivato su un terreno
CONTEMPORANEO per affermare
un PURO STILE.
Un secolo e mezzo di racconti
indossati. Tre piani per la moda
Uomo, Donna e Bambino che
attraverso il fi lo dell’esclusività si
srotola sino al 2009.
LO STILE E IL FASCINO DELLA MODA IN UN SECOLO E MEZZO
58
Arredamento minimalista per una raff inata eleganza
tutta da vivere. Spazi ed idee di ultima generazione,
luce ovunque e una perfetta semplicità nel design
puro e nel la scelta dei material i per rendere i l
negozio Candido 1859 accogliente e spalancato sul
futuro attraverso i l grande occhio.
Un tavolo a specchio posto al centro dello spazio
al secondo piano riservato al la moda Uomo da cui
si vede bri l lantemente i l piano sottostante destinato
al la moda Donna. Una sorta di galassia sul mondo
del look, di ciò che è tendenza, sti le. Dove si guarda
per essere poi, una volta fuori, guardati.
I locali di Candido 1859 sono spazi in evoluzione e
senza sovrastrutture, pratici ed innovativi.
L’ambiente oltre a cascate di luci che spiovono da
pareti e soff it to a specchio ben si sposa come
laboratorio di eventi, feste ogni 6 mesi, e mostre
fotograf iche. Un contenitore, quindi, di cultura e
raff inata accoglienza per cl ienti che rinnovano la
f iducia al marchio Candido 1859 e per quell i che si
apprestano a conoscerlo.
Non solo moda, dunque, ma anche esposizioni
di artisti magliesi come quella del pittore Antonio
Montefusco, che hanno fatto la storia del Salento
e non solo, o che dal Salento sono partit i per
approdare in tutto i l mondo, riconosciuti come veri
talenti, come l’architetto Antonio Romano, l ’artista
del logo. L’artigiano delle idee che ha curato i l
logo, la comunicazione per i l centocinquantesimo
anniversario di Candido 1859, strepitosa la festa
organizzata al l ’ interno di Candido 1859 per un
secolo e mezzo di storia.
Al l ’arte creativa di Romano sono legati inoltre più
grandi nomi, i l logo della Rai, Edison, G8, Trenital ia,
solo per citarne alcuni.
Moda, arte, qualità e attenzione al territorio per
Marco Candido, tutto nel gomitolo dello sti le per chi
ama una vita in sti le.
CANDIDO 1859: NON SOLO MODA
f a s h i o n
59
Vuoi conoscere i must per la prossima
stagione? Eleganza in primo piano, ma
il vero asso nella manica si gioca con le
giacche. Sobrie, dalla l inea pulita, dal taglio
rigoroso, ma molto chic firmati Mauro
Grifoni, tanto per l’uomo quanto per la
donna. Sono semplicemente fashion.
Per una donna sofisticata pantaloni
stretti e giacche affiancate che ne fanno
una intramontabile donna di classe,
perfettamente in l inea con l’essere ricercata,
distinta.
Bianco e nero sono le nuance con cui
divertirsi a creare un look fatto di completi
maschil i, dai dettagli sartoriali.
Le camicie con rose e fiocchi annodati al
collo segnano la differenza.
Per l’uomo Grifoni sti le e linearità lo
proiettano nel lavoro e nel tempo libero
nella sfera del trend, senza perdere di vista
la sobrietà.
Occhio di riguardo agli accessori. Tutti pazzi
per le borse, quelle Etro e See by Chloè ti
accompagnano anche fuori dall’ufficio per
una serata elegante. Non possono mancare
nel tuo guardaroba. Da non perdere,
semplicemente fantastiche.
Fattura artigianale per le calzature da uomo
Santoni, rigorosamente realizzate a mano.
Per l’uomo che non vuol perdere la propria
classe, si adegua ai tempi, anticipandone le
tendenze Aquarama propone delle giacche
très chic, i l vero must della stagione.
Affiancate in nilon.
Per la pelletteria ideale per l’uomo che non
tira la cinghia sono le cinture Orciani.
Per la maglieria raffinati i capi per lei di
Fabiana Fil ippi.
Per lei e per lui nel settore giovani spiccano
i marchi Diesel, Bikkembergs.
Per i più piccoli, sempre più esigenti, c’è
solo l’ imbarazzo della scelta. I jeans fashion
di Dondup rappresentano un vero cult.
Per le bimbe più vanitose il marchio Liu-Jo
non può mancare nel loro armadio.
Ai giacconi non si deve rinunciare, quell i di
Peuterey, di Burberrys e D&G sono alcuni
tra i più ricercati.
Per i capi sportivi e confortevoli da non
perdere la griffe Diesel.
Quando la tendenza parte in erba.
UNICO, BRILLANTE,CONTEMPORANEO.PURO STILE.
1-2 MAURO GRIFONI • 3-4 FABIANA FILIPPI • 5-6 ETRO • 7-8 LIU-JO
1. 2.
3. 4.
5. 6.
7. 8.
60
CHI
AN
TI C
LASS
ICO
La Toscana è conosciuta ovunque come terra votata alla
produzione di grandi vini tra cui primeggia per tradizione,
notorietà e consistenza il Chianti Classico. Questa
denominazione è legata esclusivamente all’area da sempre
chiamata Chianti, ovvero quella zona che si estende fra
Firenze e Siena.
LA STORIA: Il nome Chianti, riferito al vino prodotto
nella zona Chianti, compare per la prima volta in
documenti notarili del 1404, sebbene la coltivazione di
vite all’interno di quel territorio di produzione sia nota
sin dall’epoca etrusca.
In seguito, il vino prodotto su queste colline acquistò un
tale prestigio da indurre, nel 1716, il Granduca di Toscana
Cosimo III a tutelarne il nome, fissando in un bando i confini
della zona di produzione, che ancora corrispondono
approssimativamente agli attuali 70.000 ettari.
Il bando del 1716 rappresenta il primo documento legale
nella storia che istituisce la delimitazione di un’area
viticola di produzione.
In epoca moderna, proprio per la notorietà che aveva
acquistato il Chianti, si trovò conveniente produrlo
anche negli altri territori toscani dotati di una certa
vocazione viticola, adottando le stesse pratiche e gli
stessi uvaggi del territorio d’origine. Questo vino venne
commercializzato con il nome di Chianti, sottolineandone
la caratteristica di essere fatto “all’uso” del Chianti, e
da quel momento l’indicazione geografica si trasformò in
denominazione enologica. Accanto all’originario Chianti
(definito poi Classico a riconoscimento e tutela della sua
primogenitura), nacquero così altre sei tipologie di vino.
Un decreto ministeriale del 1932 sancì questo stato di
v i n i
61
cose distinguendo il Chianti prodotto nell’area storica,
che venne definita “zona di origine più antica”, da quello
prodotto nel resto della Toscana.
Dal 1996 il Chianti Classico è DOCG autonoma. Con il
decreto ministeriale del 5 agosto 1996, è stato infatti
approvato il disciplinare separato per la denominazione
Chianti Classico, un riconoscimento che restituisce al
Chianti Classico la sua dignità di zona più antica nonché la
peculiarità e la tipicità di un vino unico.
IL TERRITORIO: Il territorio del Chianti comprende nelle
sue terre i comuni di Castellina, Gaiole, Greve e Radda in
Chianti per intero ed, in parte, quelli di Barberino Val d’Elsa,
Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di
Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. In tutto 70.000 ettari.
I confini del territorio di produzione del vino Chianti
Classico sono rimasti invariati rispetto a quanto definito
nel decreto ministeriale del luglio 1932.
Per lo più coperto da boschi, dove prevalgono querce,
castagni e pini, punteggiato da cipressi, il Chianti è una
zona con altitudini che oscillano tra i 200 e gli 800 metri.
Il clima è continentale ma senza eccessive escursioni
termiche. I terreni, sassosi e poco profondi, presentano
pendenze anche notevoli.
Le caratteristiche del clima, del terreno e dell’altitudine
rendono il Chianti una regione particolarmente votata
alla produzione di vini di qualità, primo fra tutti il Chianti
Classico, e di olio extra vergine di oliva.
Elemento distintivo del paesaggio agrario chiantigiano
sono infatti i filari dei vigneti specializzati ed i recenti
oliveti, colture che interessano rispettivamente 10.000
e 8.000 ettari. Dei 10.000 ettari coltivati a vite, circa
7.000 sono destinati al vino Chianti Classico DOCG, la
cui produzione si aggira mediamente ogni anno attorno ai
260.000 ettolitri.
A tutela della produzione del Chianti Classico, il 14
maggio 1924 un gruppo di 33 produttori proprietari di
vigneti si riunì a Radda in Chianti per dar vita al Consorzio
per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine.
Il marchio che da sempre ha accompagnato le bottiglie di
Chianti Classico prodotte dagli associati è il Gallo Nero,
storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti,
riprodotto dal pittore Giorgio Vasari sul soffitto del
Salone dei Cinquecento, nel fiorentino Palazzo Vecchio.
Con il trascorrere degli anni, il ristretto gruppo di
produttori della fondazione si è ampliato e il Consorzio
conta oggi oltre 600 produttori associati, di cui circa 350
confezionano il vino con la propria etichetta.
Dal 2005 il Gallo Nero è diventato l’emblema di tutta la
denominazione Chianti Classico.
IL V
INO
DE
L G
ALL
O N
ER
O
62
I CRITERI DI DEFINIZIONE DEL CHIANTI CLASSICO E LE
DIFFERENZE CON IL CHIANTI COMUNE:
Per poter acquisire la denominazione di Chianti Classico,
non è sufficiente che il vino sia prodotto nella regione
del Chianti.
Deve anche rispettare tutta una serie di regole previste dal
disciplinare di produzione, prima fra tutte la particolare
base ampelografica.
L’uva più importante, sia per percentuale (dal 80% al 100%)
che per tipicità, è il Sangiovese, vitigno a bacca rossa
originario dell’Italia centrale, che dà vita a vini dal colore
rosso rubino che con l’invecchiamento tende al granato,
dal profumo di spezie e piccoli frutti di bosco, dalla buona
struttura, eleganti, rotondi, vellutati.
Oltre al Sangiovese possono essere presenti fino a un
massimo del 20% altre uve a bacca rossa autorizzate e/o
raccomandate, autoctone come il Canaiolo e il Colorino
o internazionali (Cabernet Sauvignon, Merlot etc.).
A partire dalla vendemmia 2006 non possono più essere
utilizzate le due uve a bacca bianca, il Trebbiano e la
Malvasia, il cui impiego era precedentemente consentito
fino a un massimo del 6%.
Altri aspetti peculiari del Chianti Classico sono: l’entrata
in produzione dei vigneti a partire dal quarto anno
dall’impianto, la bassa resa per pianta (max. 3 chilogrammi
di uva a ceppo) e per ettaro (max. 52,50 ettolitri di vino), la
gradazione alcolica minima di 12° per il vino normale e di
12,5° per la Riserva.
L’immissione al consumo del vino non può inoltre avvenire
prima del 1° ottobre dell’anno successivo alla vendemmia,
per dare modo alle varie componenti di raggiungere un
perfetto equilibrio.
LA L
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GA
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Il Gallo Nero in campo oro è lo storico simbolo del vino Chianti Classico. La scelta del simbolo è soprattutto dovuta a ciò che esso rappresenta dal punto di vista storico e della tradizione popolare. La leggenda narra che nel periodo medievale, quando le repubbliche di Firenze e Siena si combattevano per prevalere l’una sull’altra, il territorio del Chianti, proprio perché intermedio alle due città, fosse oggetto di continue dispute. Per porre fine alle contese e stabilire un confine definitivo, si convenne di far partire dai rispettivi capoluoghi due cavalieri e di fissare il confine nel loro punto d’incontro. La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato dato dal canto del gallo. Nei preparativi dell’evento doveva pertanto essere decisiva la scelta del gallo, più che quella del destriero e del cavaliere. I senesi ne scelsero uno bianco, mentre i fiorentini optarono per uno nero, che tennero chiuso e pressoché digiuno per molti giorni in una piccola e buia stia, tanto da indurlo in un forte stato di esasperazione. Il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo nero cominciò a cantare fortemente anche se l’alba era ancora lontana. Il suo canto consentì quindi al cavaliere di Firenze di partire immediatamente e con grande vantaggio su quello senese, che dovette attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, cantando regolarmente, gli permise di partire. Ma dato il notevole ritardo che aveva accumulato nei confronti dell’antagonista, il cavaliere senese percorse solo dodici chilometri in solitudine, poiché a Fonterutoli incontrò l’altro cavaliere. Fu così che quasi tutto il Chianti passò sotto il controllo della repubblica fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena. Dopo questa vicenda, il Gallo Nero divenne anche il simbolo delle Lega del Chianti che, all’interno dello stato fiorentino, aveva compiti amministrativi e di difesa militare del territorio. Dato il suo significato politico, fu anche raffigurato nel Salone del Cinquecento, in un celebre affresco del Vasari, quando nella metà del sedicesimo secolo l’illustre pittore e architetto fu chiamato a ristrutturare il Palazzo Vecchio a Firenze.
v i n i
63
I VINI DEL GALLO NERO SONO PRESENTI SUL MERCATO
IN DUE VERSIONI: NORMALE E RISERVA.
Il Chianti Classico Annata:
Vino relativamente giovane e ricco di frutto, viene messo
in commercio a partire dal 1° ottobre successivo alla
vendemmia.
Nel corso della trasformazione da uva in vino si possono
ottenere prodotti giovani e di piacevole consumo,
caratterizzati dalla grande bevibilità, perfetti in
abbinamento a primi piatti e a piatti a base di carni bianche
e rosse.
Il Chianti Classico Riserva:
Si tratta di un vino “importante” al quale sono destinate
fin dalla vendemmia le uve migliori, che contengono le
sostanze che poi garantiranno al prodotto grande
spessore, bouquet ampio e complesso, equilibrio tra
eleganza e potenza.
Vino ricco di struttura e capace di affrontare un lungo
periodo di maturazione, può essere definito riserva
solo se raggiunge una maggiore gradazione alcolica
(12,5°) e dopo aver subito un invecchiamento minimo di
ventiquattro mesi, di cui almeno tre di affinamento in
bottiglia.
Solo le annate migliori, quando la maturazione delle
uve è perfetta ed omogenea, possono dare vini così
strutturati da essere destinati all’invecchiamento.
La riserva, vino in cui prevale la possente struttura del
Sangiovese, è il compagno ideale per carni importanti,
grigliate, arrosti, brasati, selvaggina o formaggi
stagionati.
Il Chianti Classico abbraccia quindi tipologie di vino
anche molto diverse tra loro. Una diversità determinata
dalle condizioni micropedoclimatiche in cui cresce il
vigneto, dalle caratteristiche dei cloni di vitigni utilizzati
(le proprietà genetiche che distinguono una pianta
dall’altra), dai sistemi di coltivazione e di vinificazione.
LE CIFRE DEL CHIANTI CLASSICO
Estensione dell’intero territorio 70.000 ha
Estensione complessiva vigneti 10.000 ha
Vigneti iscritti all’albo 7.200 ha
Produzione Chianti Classico 2008 268.100 hl
Numero soci Chianti Classico 597
Numero di imbottigliatori 350
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LA LUNGA BATTAGLIA LEGISLATIVA DEL CONSORZIO:
Nel periodo che va dal 1924 al 1967, il Consorzio dovette
sostenere lunghe e difficili battaglie per ottenere il
riconoscimento esclusivo. Il cammino legislativo durato
oltre 40 anni si concluse infatti nel 1967 con l’entrata
in vigore del decreto che riconosceva la denominazione
di origine controllata del Chianti e riconosceva il Chianti
Classico come un vino dalle caratteristiche più selettive
di quelle previste per la denominazione.
In seguito, nel 1984, il Chianti Classico ottenne la DOCG
(denominazione d’origine controllata e garantita), il
riconoscimento più alto per i vini italiani di qualità.
Tre anni dopo, nel 1987, in prospettiva dell’ormai imminente
legge che avrebbe imposto ai consorzi di tutela l’obbligo
di cessione del marchio a tutti gli utilizzatori della
denominazione, il Consorzio suddivise la sua attività in due
organismi: il Consorzio Vino Chianti Classico, cui venne
affidato l’incarico di vigilanza ed i controlli previsti da
precise norme di legge, ed il Consorzio del Gallo Nero
(poi Consorzio del Marchio Storico – Chianti Classico),
dedito invece alla promozione dei vini contraddistinti dal
marchio Gallo Nero, sottoposti a norme più restrittive e
controlli più severi sulla qualità del prodotto.
Con il decreto ministeriale del 5 agosto 1996, il Chianti
Classico divenne finalmente una DOCG autonoma, con
un disciplinare di produzione distinto da quello del vino
Chianti.
Nel novembre 2003, il Consorzio del vino Chianti Classico
ha ottenuto un altro importante riconoscimento da
parte del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali:
con la cosiddetta erga omnes, infatti, il Consorzio si
è assicurato le responsabilità relative al controllo
sulla denominazione Chianti Classico, un controllo
che riguarda tutta la filiera produttiva e che viene
indistintamente esercitato su tutte le aziende, socie e non
socie.
Nel 2005 il Gallo Nero è divenuto il segno distintivo
di tutto il vino Chianti Classico, e, quale marchio della
denominazione, è stato inserito nella fascetta di stato che
viene apposta su ogni bottiglia.
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66
UN ECCEZIONALE VIAGGIO TRA I MODELLI CHE COMPONGONO LA
COLLEZIONE DELLA “GALLERIA FERRARI”, LUOGO IMPERDIBILE PER
AMMIRARE E CONOSCERE LE AUTOMOBILI CHE HANNO PERMESSO ALLO
STORICO MARCHIO ITALIANO DI DIVENTARE UN MITO.
Vero e proprio custode del mito, la Galleria Ferrari di Maranello
raccoglie al suo interno le auto, le immagini ed i trofei che hanno
scritto la storia della Marca.
Cuore dell’offerta della Galleria è naturalmente l’esposizione
delle vetture Ferrari, tra le più prestigiose della sua storia e della
sua produzione: circa 40 modelli a rotazione sono a disposizione dei
visitatori, grazie al patrimonio dell’Azienda ed alla collaborazione con
i più importanti musei d’auto italiani e internazionali ed i collezionisti
di tutto il mondo. La Galleria è idealmente strutturata in 5 aree,
ognuna in grado di soddisfare le aspettative sia dell’appassionato
di competizione sia del competente conoscitore di auto storiche: la
Formula 1, dedicata appunto alle Monoposto di Formula 1 di ieri e di
oggi, l’area Granturismo e innovazione tecnologica, che comprende
anche le vetture stradali speciali, le vetture Sport tra le più gloriose,
le mostre temporanee e quelle fotografiche.
166 MM
La vettura 166 MM del 1948, spider/barchetta Touring, condotta da Luigi
Chinetti e lord Peter Selsdon (proprietario della vettura), vinse la 24 Ore di
Le Mans del 1949 (prima 24 Ore di Le Mans disputata dopo la fine della seconda
guerra mondiale e prima vittoria in assoluto a Le Mans di una vettura con
motore a 12 cilindri e prima vittoria per la Ferrari in questa gara). Una vettura
di questo modello è stata la prima vettura Ferrari posseduta da Gianni Agnelli.
GALLERIA FERRARICUSTODE DELLE AUTOMOBILI PIÙ BELLE DEL MONDO
s t o r i a d e l l ’ a u t o
67
FERRARI 166 MM (1948)
INFORMAZIONI UTILI:
DOVE SI TROVA:Via Dino Ferrari 43 - Maranello (MO)
ORARI DI VISITA:Tutti i giorni (anche festivi) dalle 9.30 alle 18 con orario continuato.Dal 1° maggio al 30 settembre orario prolungato fino alle 19.Chiuso solo il 25 dicembre ed 1 gennaio.
BIGLIETTI:13 euro intero;11 euro ridotto studenti, over 65 ed enti convenzionati; 9 euro famiglie e bambini 6-10 anni.
SITO WEB:www.galleria.ferrari.com
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375 Plus (1954)
La 375 Plus è realizzata con il preciso obbiettivo di
conquistare il mondiale Sport, infatti viene dotata del
motore V12 di Lampredi, in grado di erogare 330 cavalli.
Il pilota Farina porta questa monoposto alla vittoria ad
Agadir, mentre Gonzales trionfa a Silverstone e nella
classica Endurance di Les Mans. Il successo fondamentale
è però quello di Umberto Maglioli alla Carrera
Panamericana, che permette alla Ferrari di conquistare il
titolo mondiale.
Questo Spider Pininfarina, in lega leggera, ha un motore
anteriore longitudinale e può raggiungere la potenza
Massima di 330CV a 6000 giri/minuto. La distribuzione
è a 2 valvole per cilindro, 1 albero a camme in testa, la
FERRARI 250 TESTA ROSSA (1957)
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69
frizione è a dischi multipli, con un cambio a 4 velocità più
retromarcia.
La sospensione anteriore è a ruote indipendenti, quadri-
lateri deformabili, balestra trasversale inferiore.
La sospensione posteriore è a ponte De Dion a balestra
trasversale. I freni sono a tamburo a comando idraulico e
lo sterzo è a vite senza fine e ruota elicoidale.
250 Testa Rossa
Questa vettura del 1957 è stata venduta alla cifra record
di € 9.020.000 lo scorso 17 maggio all’asta ‘Ferrari
Leggenda e Passione’ organizzata a Maranello da RM
Auction in collaborazione con Sotheby’s.
Prodotta in 34 unità, di cui solo 22 “Pontoon Fender” come
quella in Galleria, ha partecipato a numerose competizioni
internazionali (Sud America, Stati Uniti, Europa).
250 GT California
Nel 1957, appare una nuova versione della 250 GT: la
spider California. Prodotta in 110 esemplari, è una delle
vetture più belle della produzione Ferrari, protagonista
di numerosi film di successo hollywoodiani. Il disegno è
opera di Pininfarina, ma la carrozzeria è realizzata dalla
Scaglietti di Modena.
Come si può capire dal nome, la vettura era stata
concepita prevalentemente per il mercato americano
presso il quale cominciava a diffondersi il mito Ferrari.
Al successo commerciale, si aggiunge un discreto
successo sportivo: la California ottiene diverse vittorie
in competizioni prestigiose, come la 24 Ore di Le Mans o la
12 Ore di Sebring, con piloti famosi come Moss, Ginther e
Grossman.
400 Superamerica
Prodotta in due serie tra il 1960 ed il 1964, fa parte di
quei modelli d’alta gamma che erano costruiti in base ai
desideri del cliente. Questa vettura in particolare è stata
realizzata per Gianni Agnelli (che prediligeva il tettuccio
apribile), ed è ora di proprietà di un cliente americano che
l’ha portata a Villa d’Este per il Concorso d’Eleganza
di quest’anno e ha voluto poi metterla a disposizione dei
visitatori della Galleria Ferrari.
Un grande V12 da quattro litri, con tanta potenza ma
anche molta coppia, interni sobriamente lussuosi, assetto
rigido ma in grado di garantire un discreto comfort,
cambio di velocità con “overdrive”. Le carrozzerie,
tutte di Pininfarina, comprendevano le tipologie spider,
cabriolet e coupé aerodinamico, oltre ai famosi modelli
unici Superfast II, III e IV.
275 GTB Competizione
Su questo modello, costruito in almeno due esemplari in
forma di prototipo nel 1965, esiste una leggenda secondo
la quale la carrozzeria, realizzata come sempre dalla
Pininfarina, avrebbe dovuto essere quella della nuova
berlinetta. Enzo Ferrari bocciò la proposta e le macchine
pronte furono in un primo momento accantonate. In
seguito le vetture furono rielaborate nella meccanica
ed alleggerite per renderle più adatte alle corse.
Queste automobili parteciparono alla Targa Florio, alla
70
1000 Km del Nürburgring ed alla 24 ore di Le Mans nel
1965: in questa gara massacrante la vettura dell’Ecurie
Francorchamps, guidata da Willy Mairesse e “Beurlys”
(pseudonimo del miliardario Jean Blaton), arrivò terza
assoluta dietro a due 250 LM e prima nella categoria GT.
Nel 1966 fu allestita una piccola serie di vetture per
clienti: queste proponevano la forma della carrozzeria
dell’auto in normale produzione.
365 GTB/4 “Daytona”
Evoluzione della 275 GTB4, è una pietra miliare nella storia
dei coupè con motore anteriore ad altissime prestazioni. La
linea pulita ed elegante disegnata da Pininfarina, il motore
V12 alimentato dai sei Weber doppio corpo da 40mm, la
distribuzione dei pesi ottimale anche grazie al cambio
posteriore con sistema transaxle, formano un insieme di
raro equilibrio che garantisce sensazioni di guida uniche.
E’ nota a molti appassionati con il nome non ufficiale
di “Daytona” a ricordo della storica affermazione dei
prototipi Ferrari P4 nella 24 Ore di Daytona dell’anno
precedente.
512 M
La 512 M (dove “M” sta per modificata) è una diretta
evoluzione della 512 S. Sulla base delle esperienze
effettuate in gara, furono potenziati i dischi dei freni
posteriori e studiate nuove sospensioni. Il motore, più
leggero e potente, ricevette nuove testate sempre a 4
valvole per cilindro, che ne migliorarono il rendimento
mentre la carrozzeria, in poliestere, fu resa più affusolata
ed aerodinamica. Dopo l’esordio, nel 1970 sul circuito di
Zeltweg, prese parte al Mondiale Marche 1971.
312 T5 (1980)
Ultima monoposto della gloriosa famiglia delle T, nacque
sulle basi del progetto della T4 che l’aveva preceduta ma
non ebbe grandi prestazioni. Né Scheckter né Villeneuve
riuscirono mai a salire sul podio. I risultati migliori furono
tre quinti posti, uno di Scheckter a Long Beach e due di
Villeneuve a Montecarlo e a Montreal.
F1 126 CK
Dopo 31 anni, nel 1981, sulla 126 C di Gilles Villeneuve,
FERRARI 250 GT CALIFORNIA (1957)
s t o r i a d e l l ’ a u t o
71
Ferrari torna ad utilizzare in Formula 1 un motore
turbocompresso e monta su un 6 cilindri a V di 120° due
turbo KKK.
Il motore turbo era già apparso in Formula 1 nel 1977 al
Gran Premio d’Inghilterra a Silverstone sulla Renault, ma
aveva fatto fatica ad imporsi presso gli altri costruttori.
Attorno al nuovo propulsore Ferrari, venne realizzata
una vettura completamente nuova, soprattutto dal
punto di vista della configurazione aerodinamica, pur
mantenendo alcune soluzioni della precedente 312 T, come
il cambio trasversale. Vengono aggiunti gli scambiatori
di calore per l’aria compressa e il gruppo centrale dei
turbocompressori ad alimentazione incrociata.
Dopo una messa a punto piuttosto lunga e delicata,
Villeneuve conquistò con la nuova monoposto due
storiche vittorie: Montecarlo e Jarama in Spagna.
F40
Per festeggiare i 40 anni di produzione automobilistica,
Enzo Ferrari presenta nel 1987 a Maranello la F40,
equipaggiata con motore a 8 cilindri di 3000 cc con due
turbocompressori. Con una velocità massima di 324
Km/h e una potenza di 478 CV a 7000 giri/min, la F40 è
una vettura sensazionale, con prestazioni e contenuti
tecnologici estremi, e si colloca perfettamente tra un
modello da strada e un’auto da corsa, diventando un vero
e proprio oggetto di culto per gli appassionati Ferrari.
Il successo commerciale è straordinario: era stata
pianificata una produzione di 400 esemplari ma, viste le
numerose richieste, fino al 1992 ne sono state prodotte
nel complesso ben 1.311.
F50
Erede della F40, fu presentata al Salone di Ginevra
nel 1995. Si tratta di una vera monoposto travestita
da Granturismo che prevede una serie di innovazioni
tecnologiche mutuate direttamente dall’esperienza in
pista con un design unico in puro stile Pininfarina. Viene
prodotta fino al 1997 in 349 esemplari.
360 Barchetta
Modello unico del 2000, unica versione Barchetta della
FERRARI F50 (1995)
72
FERRARI 599 GTB FIORANO (2006)
FERRARI CALIFORNIA (2008)
360 Modena disegnata da Pininfarina, regalata a Luca di
Montezemolo dall’Avvocato Gianni Agnelli in occasione
delle sue nozze il 7 luglio di quello stesso anno, per
i successi in Formula 1 e per la rinascita dell’intera
Ferrari. Da notare la forma singolare del parabrezza, dei
poggiatesta, gli interni in canvass.
599 GTB Fiorano
Una delle due vetture che ha partecipato nel 2006 al
Panamerican Tour 20,000, il tour della Ferrari attraverso
il continente americano.
F2008
E’ la 54ª monoposto costruita dalla Ferrari per
partecipare al campionato del Mondo di Formula Uno.
Il progetto, contraddistinto dalla sigla interna 659,
rappresenta l’interpretazione da parte della Scuderia del
regolamento tecnico in vigore nel 2008, la cui principale
novità è costituita dall’introduzione di un nuovo sistema
elettronico, uguale per tutte le squadre, denominato
SECU (Standard Electronic Systems). Questa soluzione,
insieme ad altre novità regolamentari che riguardano il
cambio, la sicurezza e i materiali, hanno determinato un
aumento del peso della vettura e l’eliminazione di una
serie di aiuti nella guida come il controllo della trazione
e del motore in frenata e il sistema di partenza assistito
elettronicamente, nonché una gestione del differenziale,
del motore e della cambiata molto più semplificata.
Ferrari California
Esposta in Galleria nell’ambito della mostra di Enrico
Ghinato alla fine dello scorso anno. E’ la prima Ferrari
Granturismo con motore 8 cilindri anteriore-centrale,
una vettura estremamente innovativa ma che nella sua
filosofia ripropone lo spirito e le emozioni di una grande
Ferrari del passato: la 250 California del ‘57.
per informazioni sul canyoning:
AIC - Associazione Italiana CanyoningSegreteria:Bruno G. MessaViale Monza 255 - 20126 MilanoT. (+39) 333 [email protected]
CANYONINGA STRETTO CONTATTO CON LA NATURA
Photo: CRISTIANO MASSOLI - AIC
p a s s i o n i
COS’È IL CANYONING: Il Canyoning (o torrentismo) consiste nella
discesa a piedi di corsi d’acqua che scorrono all’interno di strette
gole profondamente scavate nella roccia e caratterizzati da portata
ridotta (in genere inferiore ai 200 litri al secondo) e forte pendenza.
Proprio per queste caratteristiche le rive dei torrenti adatti alla
pratica del canyoning risultano inaccessibili in quanto i versanti del
torrente sono verticali e rocciosi e una volta intrapresa la discesa
non è assolutamente possibile ritornare indietro, ma solo proseguire
fino all’uscita o uscire per dei sentieri laterali quasi sempre di difficile
percorribilità. Il termine normalmente utilizzato dai praticanti per
indicare tutto questo è “forra” che perciò è equivalente all’espressione
“torrente incassato”. In alcuni le forre sono strette al punto che la
luce del sole non riesce a penetrare a sufficienza per poter permettere
di vedere alcunchè.
La discesa viene quindi effettuata direttamente lungo il greto, che può
essere “asciutto”, cioè in secca, o “bagnato”. In entrambi i casi è possibile
incontrare delle pozze piene d´acqua. Quando l´aggiramento delle
75
Photo: PAOLO TESTA - AIC
76
pozze è impossibile e quando la profondità ci costringe
a bagnarci molto, se non addirittura a nuotare per poter
proseguire oltre, allora si parla di “vasche”, oppure di
“canali” se queste sono lunghe e strette.
Quasi sempre il greto delle gole è interrotto da cascate
che vengono superate con l’ausilio di corde utilizzando
tecniche mutuate dall’alpinismo o dalla speleologia o,
dove possibile, effettuando tuffi, scivolate o passaggi di
arrampicata in discesa.
Qualora si usino le corde è necessario che sia presente
un sistema di ancoraggio (cioe’ qualcosa a cui assicurare
la corda di calata) predisposto utilizzando tasselli ad
espansione o fissati mediante resine speciali. Alcune
volte le corde possono essere fissate ad un ancoraggio
naturale o “armo” quali alberi, o i sassi incastrati.
Al termine di una calata le corde vengono recuperate e
riutilizzate per le calate successive e questo è il secondo
motivo che di fatto preclude la possibilità di ritornare
indietro.
I percorsi hanno mediamente una durata variabile fra le 2
e le 8 ore, ma sono presenti anche percorsi piu’ lunghi che
richiedono bivacchi notturni. Normalmente una marcia di
avvicinamento in salita precede la discesa vera e propria.
Il canyoning non è uno sport individuale, ma di gruppo. La
quantità di materiale necessario alla discesa e questioni
di sicurezza consigliano di evitare la formazione di gruppi
inferiori a 4 persone.
Dovrebbe essere chiaro a questo punto che l’accesso ad
una gola non è possibile senza le tecniche e l’attrezzatura
torrentistiche.
Dato che entrambe le cose sono un prodotto dei nostri
tempi si comprenderà come quasi tutte le gole d’Italia non
abbiano mai visto l’uomo fino ad una trentina d’anni fa.
L’esplorazione delle gole sta conoscendo il suo periodo
aureo da una decina d’anni ad oggi.
La discesa dei torrenti è un’attività che consente di godere
Photo: ERWIN KOB - AIC
Photo: PIETRO TORELLINI - AIC
p a s s i o n i
di scorci insoliti e spettacolari, ma l´ambiente delle gole è difficile e può essere
pericoloso. Dalle pareti possono venire giù sassi o massi, senza preavviso e senza
una ragione chiara. Chi percorre le gole porta sempre sul capo un casco da roccia.
Durante i frequenti temporali estivi il rischio di caduta di sassi aumenta fortemente,
e si può concretizzare anche un altro tipo di pericolo: le piene! Repentinamente
un placido ruscelletto può trasformarsi in un´agghiacciante furia travolgente.
Tuttavia un pizzico di prudenza ci terrà lontano dai luoghi rischiosi nei giorni dal
tempo incerto.
Il torrentismo è un´attività che richiede esperienza e tecnica. Chi non ne possiede
può avvicinarsi al torrentismo soltanto se guidato da esperti, pena il correre
seri pericoli. I greti dei torrenti sono assai differenti dai “comodi” sentieri di
montagna, così tanto diversi che nei torrenti non si cammina ma si “progredisce”.
La “progressione” nei torrenti consiste in frequenti arrampicate tra i massi
intervallate da brevi camminate su sassi spesso viscidi e instabili, e da guadi, per
non parlare poi delle cascate o dei tratti a nuoto! Percorrere un solo chilometro
di gola può richiedere un´intera giornata, e questo può rendere l´idea delle
difficoltà che si incontrano. Tuttavia le soddisfazioni sono tante!, e la bellezza dei
luoghi attraversati ripaga abbondantemente degli sforzi compiuti.
77
Photo: PIETRO TORELLINI - AIC
L’ATTREZZATURA
Muta in neoprene (spessore 5 mm) completa di cappuccio, calzari e guanti: serve per proteggersi dal freddo. È fondamentale infatti mantenere calde le estremità, poiché gran parte del calore corporeo viene disperso proprio da mani, piedi e soprattutto testa. In alcune situazioni può essere sostituita da una tuta da speleologia accoppiata con una muta del tipo utilizzato per la pratica del windsurf.
Scarpe: esistono calzature specifiche per il torrentismo, in gomma mista a neoprene. In alternativa scarponcini leggeri da trekking.
Imbragatura, moschettone e discensore: consentono di effettuare le manovre di corda per scendere lungo le cascate. Altri attrezzi che devono essere sempre presenti sull’imbragatura sono moschettoni supplementari, cordini di sicurezza (detti longes), autobloccanti meccanici per la risalita della corda.
Coltello o trancia: in alcuni casi può essere necessario il taglio della corda.
Casco: protegge dai sassi che possono cadere dai bordi della forra. Al casco si lega un fischietto, per comunicare a distanza in mezzo al fragore delle cascate.
Corde: statiche da canyoning o da speleologia (diametro tra 9 e 10,5 mm).
Borsino d’armo: contiene martello, il perforatore ed i tasselli da piantare in caso di discesa di esplorazione o di sostituzione di ancoraggi deteriorati.
Contenitori stagni: contengono le provviste ed il materiale di pronto soccorso ed emergenza.
PERCHÉ PRATICARE IL TORRENTISMO: Il torrentismo offre all’appassionato
una “fusione” pressoché totale con l’ambiente che si attraversa.
Ci si muove immersi nella vegetazione lussureggiante (non esageriamo affatto!
Rimarreste sbalorditi scoprendo un ambiente così a due passi dalla “civiltà”).
Poi eccoci nella gola, dove ad avvolgerci è la roccia. Tutto è più buio, ma
autentiche gemme di sole sono incastonate nelle pareti, mentre la loro
immagine si riflette nell’acqua.
E poi l’acqua! Azzurra, verde, limpida, fangosa, nera sul fondo di bui laghi
che dobbiamo attraversare a nuoto, bianca alla base delle cascate, placida
o violenta è sempre il migliore simbolo vitale del nostro mondo. L’acqua che
scava la roccia creando paesaggi fiabeschi, unici.
Chi effettua una discesa torrentistica trova questa “immersione totale” in una
realtà naturale che non fa parte del vivere quotidiano dell’uomo, e forse non
ne ha mai fatto parte. Le “diavolerie moderne” come la muta da sub, l’imbragatura,
il casco, la corda, il discensore, il contenitore stagno, consentono infatti
un fortissimo grado di confidenza con una realtà anticamente ritenuta ostile.
Cascate, rapide, laghi di acqua fredda, con la giusta attrezzatura ed esperienza
diventano compagni indimenticabili di una avventura che, se vissuta nel rispetto
delle buone regole tecniche, è senza rischi (o meglio è rischiosa meno di tante
nostre attività quotidiane).
Le gole offrono al torrentista uno svago totale, fisico e spirituale allo stesso
tempo. Un taglio netto con la quotidianità, o forse piuttosto un ampliamento,
un arricchimento della nostra quotidianità.
DOVE SI PRATICA: In Italia il canyoning sta vivendo dalla metà degli anni ‘90
una fase di grande espansione, nuovi percorsi vengono esplorati ed attrezzati
ogni anno.
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TECNICHE
Le tecniche di progressione attualmente in uso sono tecniche specifiche per l’attività, ma sono comunque derivate dall’alpinismo, dalla speleologia, dagli sport di acqua viva (Kayak, Hydrospeed).
Le principali tecniche di progressione sono:• la discesa su corda con l’ausilio del discensore• il tuffo o la scivolata• l’arrampicata in discesa• la marcia sul greto del torrente• il nuoto in acqua bianca (o in corrente)
È inoltre necessario conoscere, per situazioni specifiche, una serie di manovre che prevedono l’utilizzo della corda.
TECNICHE
Le tecniche di progressione attualmente in uso sono tecniche specifiche per l’attività, ma sono comunque derivate dall’alpinismo, dalla speleologia, dagli sport di acqua viva (Kayak, Hydrospeed).
Le principali tecniche di progressione sono:• la discesa su corda con l’ausilio del discensore• il tuffo o la scivolata• l’arrampicata in discesa• la marcia sul greto del torrente• il nuoto in acqua bianca (o in corrente)
È inoltre necessario conoscere, per situazioni specifiche, una serie di manovre che prevedono l’utilizzo della corda.
Photo: ANDREA DALLA VITTORIA - AIC
L’attività si svolge nelle forre di tutto l’arco alpino, nelle
prealpi e sull’appennino centrale. Le zone più interessanti
si trovano nel Triveneto, in Piemonte, in Lombardia, in
Sardegna ed in Abruzzo.
Nel resto d’Europa il torrentismo è particolarmente
diffuso, fin dagli anni ‘80, in Francia e Spagna mentre si sta
progressivamente diffondendo soprattutto in Svizzera,
Austria, Germania e Grecia.
PREPARAZIONE ATLETICA: Non è necessario possedere
particolari doti atletiche e neanche praticare un
allenamento specifico.
Doti preferenziali sono comunque una buona resistenza
a sforzi prolungati e buone capacità natatorie ed
arrampicatorie.
Comunque, esclusi i sedentari totali, si può cominciare da
zero senza problemi, ovviamente affrontando percorsi
semplici ed accompagnati da esperti.
I PERICOLI: I principali pericoli del canyoning sono legati
all’ambiente inospitale in cui si svolge tale attività.
I due fattori di pericolo più evidenti sono acqua e freddo.
La principale causa di incidente mortale in canyon è
rappresentata dalle piene improvvise. E’ evidente che
un’onda di piena, anche di ridotte dimensioni, all’interno
di una forra di uno o due metri di larghezza può risultare
fatale. Un’altra causa di incidente legata all’acqua
riguarda le manovre di corda che avvengono sotto il getto
di una cascata, poichè il blocco della discesa sotto una
cascata rappresenta una situazione di potenziale pericolo
di annegamento.
I pericoli collegati al freddo, o più specificamente
all’ipotermia, sono pericoli indiretti, nel senso che si
presentano in caso di prolungate soste in forra dovute
ad altre cause quali piccoli incidenti, ritardi nella
progressione, perdita o danneggiamento del materiale di
progressione.
80
o r o l o g i
83
La storia comincia nella culla del Rinascimento, Firenze, dove Giuseppe Panerai,
imprenditore, artigiano e innovatore, apre nel 1860 la prima bottega di orologeria
della città. Una storia che lega ogni singolo dettaglio di un orologio Panerai alla
funzione per cui è stato concepito e realizzato. Una storia che ha sempre guardato
avanti, alla continua ricerca di quell’ eccellenza tecnica che contraddistingue
ogni nuova collezione Officine Panerai. Coniugando design italiano e perfezione
manifatturiera svizzera, Officine Panerai reinterpreta anno dopo anno la sua passione,
che da 150 anni è quella di creare strumenti di misurazione del tempo di alta precisione
con una forte identità distintiva, estetica e funzionale.
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84
LA STORIA DI PANERAI
1860Giovanni Panerai apre a Firenze una bottega di
orologeria: negozio e laboratorio ma anche prima
scuola di orologeria della città.
Inizialmente collocata sul Ponte delle Grazie,
l’“Orologeria Svizzera” si trasferisce in seguito nella
sede attuale, all’interno del Palazzo Arcivescovile in
Piazza San Giovanni.
1916Guido Panerai registra il primo dei brevetti che
contraddistinguono la storia di innovazione Panerai.
Per soddisfare le necessità militari della Regia Marina
di cui è già da alcuni anni fornitore, Panerai crea il
Radiomir, una polvere a base di radio che consente di
rendere autoluminosi quadranti di strumenti e congegni
di mira.
1936Alla vigilia della seconda guerra mondiale, gli strumenti
sviluppati da Panerai per la Regia Marina assumono un
ruolo sempre più strategico.
Nasce il prototipo dell’orologio Radiomir, per le
incursioni subacquee del Comando del 1° Gruppo
Sommergibili, e possiede già molte delle caratteristiche
che ancora oggi lo contraddistinguono: cassa di grandi
dimensioni (47 mm) a forma di cuscino in acciaio, numeri
e indici autoluminosi, anse a filo saldate alla cassa,
movimento meccanico manuale Rolex, largo cinturino
resistente all’acqua e sufficientemente lungo per
essere allacciato sopra la tuta.
1938-1949L’orologio Radiomir è oggetto di una serie di innovazioni
mirate ad accrescerne la funzionalità: il nuovo
quadrante a sandwich è più leggibile e luminescente; le
anse, più resistenti, sono ricavate dalla cassa; nasce il
caratteristico sistema a ponte con leva, fissato con viti
a protezione della corona.
Grazie a queste innovazioni che lo rendono più resistente
ed ermetico, il nuovo orologio Panerai diventa di fatto il
primo modello subacqueo della storia dell’orologeria
(fino a 200 mt).
Contemporaneamente, il Radiomir, radioattivo, viene
sostituito dal Luminor, isotopo dell’idrogeno a base di
trizio, brevettato da Panerai per la prima volta in Italia
nel 1949.
I NUOVI MOVIMENTI P.9000
L’edizione 2009 del Salone Internazionale dell’Alta Orologeria
di Ginevra segna per Officine Panerai un importante punto
di svolta, grazie alla presentazione di una nuova famiglia di
movimenti di “Manifattura” progettati e realizzati internamente.
Si tratta della famiglia di movimenti P.9000, che viene
impiegata in una serie di modelli Luminor 1950 dotati di funzioni
diverse ma accomunati dalla carica automatica con 3 giorni
di autonomia di marcia e da un disegno tecnico particolare
che rende questi movimenti immediatamente distinguibili.
I nuovi calibri hanno identica dimensione di 13 ¾ linee e
numerose caratteristiche in comune: i due bariletti che
assicurano 72 ore di riserva di marcia; il rotore, in un pezzo
unico, che carica ruotando in entrambe le direzioni grazie a
un ingegnoso dispositivo a cricchetto; il bilanciere, con viti di
regolazione, che oscilla a una frequenza di 4 Hz; il datario e
il dispositivo di stop secondi che permette la sincronizzazione
esatta della relativa lancetta con un segnale orario.
Per racchiudere i nuovi movimenti, è stata progettata una
versione ad hoc della cassa Luminor 1950 della Collezione
Manifattura, che mantiene le proporzioni dell’originale ma
abbraccia un vetro zaffiro leggermente meno bombato,
sporgente di poco dalla lunetta.
LUMINOR 1950 SUBMERSIBLE3 DAYS AUTOMATIC 47mmTITANIUM
Referenza: PAM00305
o r o l o g i
85
1956Panerai realizza per la Marina Militare Egiziana l’”Egiziano”,
un orologio caratterizzato da dimensioni e robustezza
eccezionali, subacqueo e dotato di lunetta indicizzata per
calcolare il tempo di immersione.
Nello stesso anno viene registrato il brevetto del ponte
proteggi corona che diviene il segno distintivo dei modelli
Luminor.
1972
Muore Giuseppe Panerai, figlio di Guido, e l’azienda
familiare, con il proprio patrimonio di forniture alla
Marina ancora coperte da segreto militare, passa sotto
la direzione dell’ingegner Dino Zei che crea il marchio
“Officine Panerai”.
1993Prima collezione civile di Officine Panerai: tre modelli a
tiratura limitata ispirati ai modelli creati per gli incursori
della Seconda Guerra Mondiale ma realizzati seguendo i
più elevati standard tecnici moderni.
1997Acquisizione di Officine Panerai da parte del Richemont
Group (all’epoca Vendome), che l’anno successivo lancia
il marchio sul mercato internazionale.
OFFICINE PANERAI OGGIL’identità Panerai è una sintesi tra storia del marchio,
design italiano e perfezione manifatturiera svizzera.
Ogni orologio Panerai è millesimato e rientra in una delle
tre collezioni:
• gli “Storici”, a carica manuale;
• i “Contemporanei”, orologi automatici ispirati ai modelli
storici ma dotati di complicazioni più sofisticate;
• i “Manifattura”, orologi che montano solo movimenti
concepiti, prodotti e assemblati internamente e che
esprimono quindi al più elevato livello la maestra
artigianale di Officine Panerai.
Ogni anno Officine Panerai rende inoltre uno speciale
tributo ad un momento della propria storia o a iniziative
capaci di incarnare i valori del marchio, creando modelli
in edizione speciale, a tiratura limitata.
P.9001
I l calibro P.9001 (227 componenti) è dotato anche della
funzione GMT con indicazione in 12 h, del dispositivo
seconds-reset (nato storicamente per la sincronizzazione
degli orologi) e della visualizzazione della riserva di
carica e viene util izzato per equipaggiare altri due
nuovi modelli di Luminor 1950.
Entrambi i modelli sono realizzati in acciaio, hanno la
cassa del diametro di 44 mm, il classico quadrante
a sandwich e presentano una terza lancetta
centrale che è quella relativa al secondo fuso orario.
L’indicazione della riserva di carica è visualizzata da
un disco rotante sul movimento, visibile attraverso
il fondello in vetro zaffiro, e l’impermeabilità è fino a
300 metri.
Uguali per dimensioni, design e caratteristiche, i due
modelli si differenziano solo per il cinturino: in alligatore e
del nuovo tipo, per il PAM00320; con il bracciale metallico
per il PAM00329.
LUMINOR 19503 DAYS GMT 44 mm
POWER RESERVE - STEEL
Referanza: PAM00329
86
P.9002
I l calibro P.9002 (236 componenti) si differenzia dal P.9001
per la modalità dell’indicazione della riserva di marcia ed
è impiegato per l’ultimo modello Luminor 1950 della nuova
Collezione Manifattura. In questo caso, l’autonomia di carica
residua è visualizzata tramite una piccola lancetta che si
muove in un arco di cerchio collocato sul quadrante,
d’impostazione classica a sandwich, come negli altri modelli.
Impermeabile fino a 300 metri, l’orologio è disponibile
unicamente con la nuova versione del cinturino in alligatore. LUMINOR 19503 DAYS GMT 44 mm
POWER RESERVE
Referenza: PAM 00321
LUMINOR MARINAAUTOMATIC 40 mmSTEEL BRACELET
LUMINOR MARINAAUTOMATIC 44 mmTITANIUM BRACELET
LUMINOR 19503 DAYS GMT 44 mm
AUTOMATIC
LUMINOR 1950REGATTA RATTRAPANTE
44 mm DLC
i m m a g i n i
MASSIMO COSTOLI
Photographer87
b u s i n e s s
PUBBLICITÀ & MARKETING: PARENTI SERPENTI?
Il marketing e la pubblicità sono stati, a torto, accomunati per decenni e collocati
spesso all’interno delle aziende in strutture organizzative correlate anche in
chiave gerarchica.
Il marketing ha una funzione fondamentale nelle aziende per fornire strumenti
utili alle scelte strategiche di fondo e di approccio ai mercati.
La comunicazione pubblicitaria è a sua volta un asset strategico a disposizione
delle aziende e può diventare un formidabile strumento di affermazione in scenari
competitivi. Marketing e pubblicità devono parlarsi, devono essere in sintonia e
contribuire entrambi al perseguimento delle strategie aziendali. Ma il marketing
non può stare “sopra” alla pubblicità che deve invece essere in presa diretta con
il top management dell’azienda o direttamente con l’imprenditore.
Facciamo un esempio: IKEA ha un modello di business che all’inizio era originale e
distintivo e che oggi è copiatissimo da moltissimi, in tutto il mondo. Il vero fattore
di successo di IKEA, ormai da decenni è la sua immagine che è un prodotto diretto
della comunicazione: chi va da IKEA ne va fiero, lo racconta agli amici, cosa che
non succede con nessuno dei suoi competitor, salvo rarissime eccezioni locali.
Da IKEA ci vanno gli architetti, i pubblicitari, le avanguardie della società che non
sono per nulla attratte dagli imitatori del modello.
Un altro esempio è Benetton: nei congressi internazionali ai quali ho assistito,
le campagne di Benetton erano citate, ammirate, anche se dal punto di vista degli
investimenti non raggiungevano lo spending di investitori televisivi. Da quando è
cambiata la strategia di comunicazione, di Benetton non parla più nessuno, anche
se il marketing e il modello di business si sono evoluti ma non sono sostanzialmente
cambiati.
Oggi questo bivio ideologico è diventato ancora più evidente, permettendo a una
azienda moderna che guarda al nuovo, di cogliere opportunità estremamente
interessanti. Anche qui una esemplificazione aiuta: i mezzi di comunicazione sono
sempre più mezzi di relazione, nei quali la produzione di simboli, messaggi, offerte…
e la spalmabilità su tutti i media e in tutti i contesti, è la vera chiave di successo.
IL SEGRETO?COMUNICARE
IL PUNTO DI VISTA DI ROBERTO CARCANO, COSIGLIERE DI ”IAA - INTERNATIONAL ADVERTISING ASSOCIATION“ E AMMINISTRATORE DELEGATO DELL’AGENZIA ”ZERO”
93
94
L’ULTIMA CAMPAGNA STAMPA DI IAA (INTERNATIONAL ADVERTISING ASSOCIATION) IDEATA DALL’AGENZIA ZERO
b u s i n e s s
Da una parte quindi il nuovo modo di
fare mercato deve essere esperienziale/
collaborativo perché il consumatore
vuole detenere il controllo, che invece
il “vecchio” marketing non era disposto a
cedere, considerando intoccabili i valori
della marca. Le aziende oggi (e in particolare
le piccole-medie aziende italiane, da Merano
a Siracusa) trovano oggi un alleato
nell’advertising (pubblicità, n.d.r.) che non
ha paura di essere interpretata e modificata, e
considera l’ambiguità un valore che permette
al consumatore di essere anche produttore.
Pensiamo alla co-generazione della Fiat 500,
e a come Wikipedia abbia decretato la fine
del modo classico di fare l’Enciclopedia,
dove il sapere, la conoscenza stavano tutti
da una parte. Marketing e pubblicità stanno
viaggiando a due velocità: il marketing che
vuole coerenza nel positioning è un forte
tappo all’evoluzione, perché la volontà di
controllo e di misurabilità sono impossibili
in rete. Meglio spendere nelle idee e nei
meccanismi per farle viaggiare, piuttosto che
per misurare: il “misurare” è un imperativo
della finanza, ma è incompatibile con il co-
protagonismo e con la co-generazione che
sono la vera nuova grande opportunità
che le aziende di domani (molti marchi-sfida
scalzeranno marchi consolidati) devono
cogliere oggi.
IAA - International Advertising Association
95
IAA è un’organizzazione internazionale costituita da
professionisti autorevoli, che si pone l’obiettivo di essere
punto di riferimento nel campo della comunicazione
e delle discipline ad essa collegate. L’Associazione
costituisce un network mondiale (presente in più di 70
Paesi) e promuove iniziative di divulgazione culturale e
di continuo aggiornamento professionale.
Cosè: nasce a New York nel 1938 per rappresentare
gli interessi e le istanze di tutti gli esponenti delle diverse
discipline operanti nell’ambito della comunicazione.
I soci (singoli professionisti e aziende) appartengono
infatti ai diversi comparti del settore (Utenti, Media,
Agenzie di Pubblicità, Istituti di Ricerca, Concessionarie,
Centri Media). Essa è pertanto un’associazione
“trasversale”.
In cosa differisce dalle altre associazioni: Unica
Associazione Internazionale, già dalla sua nascita ha
attribuito particolare enfasi alla crescente connotazione
internazionale della comunicazione. Oggi l’integrazione
delle diverse culture e competenze professionali
costituisce una condizione indispensabile per poter
comprendere e governare la complessità ed avvalersi
delle molteplici opportunità che la stessa offre.
Missione: Consiste nella promozione della comunicazione,
data la ferma convinzione che comunicare rappresenti
una forma di espressione della cultura, un veicolo di
informazione, un fondamentale sostegno all’economia
e un indicatore privilegiato dei sempre più rapidi
mutamenti sociali della nostra epoca.
L’Associazione dalla sua fondazione sostiene in modo
particolare la pubblicità come forza propulsiva per
la crescita in tutti i sistemi caratterizzati dal libero
mercato. Proprio l’advertising è garanzia di un sistema
di media indipendenti, pluralistici e in competizione fra
loro, nonché della possibilità di scelta da parte dei
singoli.
www.iaaglobal.org - www.iaaitaly.org
96
DUCATI HYPERMOTARD796
IN ANTEPRIMA IL MODEL YEAR 2010.QUANDO IL GIOCO SI FA DURO...
m o t o
97
Entra in gioco l’ Hypermotard 796. E lo fa sul serio. Verrà presentata al prossimo appuntamento fieristico
internazionale EICMA di Milano, ma già dando uno sguardo alle prime foto, è evidente l’impatto estetico forte ed
aggressivo.
Caratterizzata da uno straordinario peso a secco di soli 167Kg, la nuova Hypermotard 796 si distingue dalla versione
1100 per la sella ribassata e per il nuovissimo motore, elastico ed estremamente godibile, che fa di questa moto un
mezzo versatile e divertente pur garantendo l’esclusivo carattere che ogni bicilindrico Ducati deve avere.
Con un’altezza sella di 825mm, la 796 è più bassa di 20mm rispetto alla versione 1100 e offre un saldo appoggio
a terra che, unitamente all’erogazione fluida della potenza del nuovo motore, comunica sicurezza di guida in ogni
situazione.
Il motore è un propulsore Desmodue completamente nuovo che raggiunge una potenza di 81CV (59,6 kW) associati
Esteticamente mantiene i l forte impatto del la 1100, ma presenta una serie di novità che ne fanno un’ interessante alternativa per coloro che cercano un mezzo con forte personal ità ed, al tempo stesso, capace di affrontare con agi l i tà e sicurezza anche i l traff ico cit tadino.
98
ad una coppia di 75.5 Nm (attraverso un alesaggio di 88 mm e una corsa di 66 mm) senza tuttavia nulla togliere alla
progressiva erogazione tipica dei Bicilindrici a “L” Desmodromici. Il nuovo Desmodue 796 si rivela particolarmente
parco nei consumi, con i suoi 4,8 l/100Km e rispettoso dell’ambiente grazie ad emissioni estremamente contenute, ben
al di sotto delle norme antinquinamento Euro 3.
La moto è equipaggiata con una frizione assistita a bagno d’olio APTC che unisce ad un ridotto sforzo alla leva anche
la funzionalità ‘antisaltellamento’, garantendo facilità di utilizzo e modulabilità, di grande aiuto per gestire sia i
continui arresti e partenze del traffico urbano che i tragitti più lunghi. Inoltre, è coadiuvata da una leva regolabile
per adattarsi all’ergonomia e alla natura di qualsiasi motociclista.
Con l’arrivo del 796, Hypermotard diventa una “famiglia” di moto che si articola in funzione delle differenti tipologie
di utilizzo e di esigenze, pur mantenendo l’esclusività e le peculiarità di un prodotto che ha aperto un nuovo segmento
nel panorama motociclistico internazionale.
La nuova 796 è disponibile in tre diverse colorazioni: Dark, in stile “urban”, con serbatoio e “becco” entrambi in nero
opaco, telaio nero e cerchi neri, oppure, in alternativa, bianco opaco con becco nero opaco a contrasto, telaio nero
e cerchi neri. Infine la 796 è proposta anche nella tradizionale livrea rosso Ducati, con serbatoio e becco in rosso,
telaio rosso e cerchi neri.
L’Hypermotard 796, con i suoi 59.6kW, rientra fra le moto che fino al 31 dicembre 2009 potranno godere del
contributo statale di 500 euro a fronte della rottamazione di ciclomotori e motocicli di categoria Euro 0 o Euro 1.
Ducati ha deciso, insieme ai propri Concessionari, di raddoppiare l’ecoincentivo portando a 1.000 euro il contributo
di questo nuovo gioiello “made in Borgo Panigale”.
Grazie a questi incentivi e contributi il nuovo Hypermotard 796 dark potrà essere acquistato da fine Ottobre al
prezzo di 7.990 Euro – chiavi in mano , contro gli 8.990 Euro (colorazione dark) del listino 2010.
Per chi ha ancora voglia di giocare, è arrivato il momento di farlo sul serio.
IN EDICOLA
EVENTI SPOSI
L’ABITO PER LEI - L’ABITO PER LUI - IL RICEVIMENTOI FIORI - LA CASA - IL MAKE UP - LE FOTO - IL VIDEOIL VIAGGIO DI NOZZE - LA LISTA NOZZE - LE BOMBONIERELE PROPOSTE DELLE MIGLIORI AZIENDE DEL SETTORE
LA GUIDA COMPLETAPER ORGANIZZAREIL MATRIMONIOCON LE NUOVE COLLEZIONIUOMO E DONNA
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I NUMERI DELLA MALARIALa malaria uccide più bambini dell’AIDS, della tubercolosi o di qualsiasi altra
malattia: 3.000 bambini muoiono ogni giorno a causa della malaria (pari ad un
bambino ogni 30 secondi). Le categorie più a rischio sono rappresentate dai bambini
sotto i cinque anni e dalle donne incinte, con difese immunitarie basse o nulle nei
confronti della malattia. Nelle zone in cui la malaria è endemica, i bambini sono
spesso infettati dalla malaria più di una volta all’anno.
La malaria rappresenta una tragedia di massa mondiale: Bill Gates l’ha definita:
“la cosa peggiore sul pianeta”. L’Organizzazione Mondiale della Salute l’ha
denominata: “il nemico pubblico n° 1 per la salute”. Il 40% della popolazione del
nostro pianeta (più di 2,6 miliardi di persone) è a rischio di contrarre la malattia.
Più di un milione di persone muore ogni anno di malaria, il 90% dei quali in Africa. Più
del doppio delle morti in confronto alla precedente generazione.
La malaria affonda l’economia: Gli adulti perdono il lavoro e i bambini non
frequentano più le scuole. Nel frattempo combattono contro febbri, brividi,
emicranie, spasmi e vomiti, che sono i sintomi caratteristici della malattia. I più
fortunati sopravvivono per cercare di raccogliere i cocci.
La malaria costa all’Africa 12 miliardi di dollari in mancata produttività ogni
anno. Essa è una delle ragioni principali per cui gran parte dell’Africa rimane in
condizioni di estrema povertà: le regioni in cui la malaria è endemica crescono 1,3%
più lentamente di quelle in cui non è endemica.
1milione
di persone morte ogni
anno
3.000
bambini mortiogni giorno
350/500milionidi nuovi
ammalatiogni anno
1 ogni 4
i bambiniche muoionoper malaria
in Africa
FIGHTMALARIA
Ideato dal Rotary, questo importantissimo progetto ha l’obiettivo di coordinare gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione per combattere la malaria. Gli aiuti vengono indirizzati prevalentemente alle mamme ed ai bambini.
R O T A R Y • “ f i g h t m a l a r i a ”
101
In collaborazione con il ROTARY CLUB - District 2120 Italy nella persona del dott. Massimo Peschiulli
102
GLI ATTORI DI QUESTO DRAMMAFATTORI LEGATI A TRE CAUSE, SPIEGANO PERCHÉ LA
MALARIA È COSÌ LETALE IN AFRICA.
Il parassita: La malaria è causata da un parassita
microscopico trasmesso dalla puntura di una zanzara.
Il ceppo più comune, il Plasmodium Falciparum, è anche
il più letale. Particolarmente diffuso in Africa, il
Falciparum rappresenta il 95% del milione di morti
causati dalla malaria ogni anno.
Il Plasmodium Vivax, il secondo ceppo più comune, è
diffuso in tutto il Sud America, Asia e Africa. Sebbene
raramente letale, è tuttavia debilitante, causando gravi,
ricorrenti sofferenze in centinaia di milioni di persone
l’anno.
La zanzara: La malaria è trasmessa da una razza di
zanzara chiamata Anopheles. 100 miliardi di esse si
spostano nell’Africa sub-sahariana ogni anno.
Le zanzare Anopheles sono “schizzinose”: succhiano
solo sangue umano, ciò aumenta enormemente le
probabilità che esse trasmettano la malattia. Durante
la stagione delle piogge, scendono sul paesaggio, come
fossero nebbia. Senza una protezione adeguata è quasi
impossibile sfuggire.Solo la femmina Anopheles succhia
il sangue, perché ha bisogno di nutrire le sue uova.
Si tratta di un insetto notturno, si nutre di vittime
ignare, mentre dormono, soprattutto tra le 22 e le 4 del
mattino. Una semplice rete intorno al letto, per coprire
una madre e il suo bambino mentre dormono, costituisce
una delle misure più efficaci di prevenzione.
Il parassita della malaria non nasce con la zanzara, deve
essere raccolto da un ospite umano infetto. Ingerito
con un pasto di sangue, il parassita si sposta dallo
stomaco dell’insetto verso le sue ghiandole salivari,
dove esso può essere trasmesso alla prossima persona
punta dalla zanzara. L’insetto è così armato con un
carico letale.
Le persone: La malaria opera infiltrandosi nelle cellule
umane (inizialmente nel fegato, poi nella circolazione
sanguigna) alimentandosi col loro contenuto e
moltiplicandosi. Dai 5 anni, coloro che vivono nelle
zone in cui la malaria è endemica, hanno generalmente
acquisito una certa resistenza alla malattia.
Essi si ammalano ancora quando sono infettati (spesso
in modo grave), ma solitamente non muoiono. Per i bambini
e le donne in stato di gravidanza, è un’altra storia. Con
una bassa o nulla immunità acquisita alla malattia, un
singolo incontro può essere letale.
La povertà diffusa e le poche infrastrutture sanitarie
implicano che molti africani non hanno accesso alle
zanzariere per i letti e ai medicinali, che potrebbero
proteggerli e curarli dalla malaria.
R O T A R Y • “ f i g h t m a l a r i a ”
103
IL CICLO DELLA MALATTIA
Stasera, ore 22: Una zanzara atterra, con leggerezza, sul braccio di una ragazza. Immergendo la proboscide aghiforme nella sua pelle, inizia a bere il suo pasto di sangue. La saliva che schizza nella ferita introduce nella ragazza il potenzialmente le-tale parassita della malaria. Inos-servato, il parassita viene traspor-tato attraverso la circolazione sanguigna della ragazza fino al fe-gato, dove si insinua nelle cellule e comincia a moltiplicarsi.
Due settimane più tardi…Ore 7: La stessa ragazza si sveglia sentendosi insonnolita, con un mal di testa. Il parassita della malaria si è nutrito e moltiplicato 40.000 volte.Ore 10: Fuoriuscito spaccando le cellule del fegato, il parassita è ora dilagante nel sangue; il corpo della ragazza è sopraffatto dai brividi.Mezzogiorno: La febbre è molto alta. I genitori della ragazza la guardano preoccupati: loro hanno già visto quei sintomi sentendone parlare da altri genitori straziati.Ore 17: Il corpo minuto della ragaz-za è afflitto da spasmi muscolari con vomiti. Il parassita ha distrutto così tanti globuli rossi che ella riesce a respirare solo con estrema fatica.Ore 19: Ora ogni istante ha importan-za. Se non le viene somministrato su-bito il farmaco, la ragazza cadrà in coma, subendo danni irreparabili al cervello. Questo è lo scenario nel migliore dei casi…
ABBIAMO GLI STRUMENTI PER COMBATTERLAOGGI LA SFIDA È FARLI ARRIVARE ALLE PERSONE CHE HANNO MAGGIOR
BISOGNO.
• Zanzariere da letto $10Zanzariere per i letti, trattate con insetticidi a lunga durata, creano
barriere protettive contro le zanzare di notte, durante la quale pungono
più frequentemente. Una singola rete, in grado di coprire una madre e un
bambino fino a cinque anni, costa solo 10 $, incluso acquisto, distribuzione
ed educazione al corretto utilizzo.
Quando una determinata massa di persone (intorno al 70% in una specifica
area) dorme sotto le zanzariere da letto, interi villaggi diventano più sicuri.
• Farmaci $2Costa soli 2 dollari per ogni trattamento il più efficace farmaco anti-malaria,
una combinazione di terapie su base artemisinina (ACTs), altamente efficace
nel cancellare anche infezioni di malaria in fase avanzata.
Due dosi mensili di un farmaco chiamato sulfadoxinepyrimethamine (SP),
somministrate durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza, sono
in grado di proteggere dalla malaria le donne incinte ed i loro bambini non
ancora nati.
• Irrorazione $4Con le Indoor Residual Spraying (IRS), squadre specializzate nello spruzzare
insetticidi eco-friendly sulle pareti interne di case e capanne.
Le zanzare comunemente si appoggiano sulle superfici verticali più vicine dopo
essersi alimentate, gli insetticidi le uccidono appena vengono in contatto,
evitando il trasferimento del parassita della malaria da una persona infetta
ad un’altra.
Photos: Mike DuBose/UMNS - Stephanie Hanson/Sean Harder THE STANLEY FOUNDATION - Chien-Chi Chang/MAGNUM - Geimsa Stain
IMPORTANTI REALTÀ (QUALI LACHIFARMA E UNIONE SPORTIVA LECCE) HANNO INSERITO QUESTO PROGETTO TRA LE LORO AZIONI IN FAVORE DEL SOCIALE, ADOTTANDO ANCHE IL FIOCCHETTO AZZURRO, MARCHIO DISTINTIVO DELLA LOTTA ALLA MALARIA.
104
L I F E S T Y L E
EDITOREGiovanni [email protected]
DIRETTORE RESPONSABILEVincenzo Paticchio
IMPAGINAZIONE E GRAFICAPlus - Comunicazione & Eventi
ARTICOLI REDAZIONALISi ringraziano per lagentile collaborazione:Lucia AccotoVeronica BellinazziPiero GolisanoGerardo GiorgiElisabetta SpinelliA. ToscoWalter MarcelliBrigitte ReschRiccardo SchiroliEzio RattiElena BardinGiulia BaragiolaRoberta ViganòAndrea soroGianna StraffiJean SalvadoreAnnamaria [email protected]
Un ringraziamento particolare a:Massimo PeschiulliMarco Candido
FOTOLITO, ALLESTIMENTO E STAMPASo.gra.ro (Roma)Mediagraf S.p.A. (Noventa Padovana PD)
PUBBLICITÀPlus - Comunicazione & EventiCELL. [email protected]
MY LIFESTYLE N. 3Autumn 2009
Immagine in copertina:© 2009 Frecce TricoloriTutti i diritti riservati
Autorizzazione del Tribunale di Lecce:n. 1003 del 24/10/2008
È vietata la riproduzione parziale ototale di articoli e foto senza la preventivaautorizzazione scritta da parte dell’editore
105
E.R.Linee di arredamento ufficio
Lecce • Via Giamma�eo, 28Tel. +39 0832 387 946
E.R. Linee di arredamento ufficio è una realtà
specializzata nella vendita di arredamenti per
ufficio e di soluzioni per l'arredo ufficio in grado
di fornire un servizio ed un’assistenza tecnica
completi, che vanno dalla consulenza alla
progettazione, dal montaggio dei mobili per
ufficio prescelti all'assistenza post-vendita.
E.R. è, inoltre, specializzata in arredamenti per
auditorium, teatri, cinema, sipari, palcoscenici.
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altamente versatile, consentendo al cliente di
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La E.R. si rivolge ad aziende, enti e privati,
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