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ISSN 1724-7594 POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE INABB.POSTALE DL 35372003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 - N.46)ART. 1, COMMA 2 - DCB - ROMAANNO XXX NUOVA SERIE - N.6 NOVEMBRE - DICEMBRE 2010 povertà nascoste uniti per i bambini il MONDODOMANI Bimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF - Onlus il MONDODOMANI Bimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF - Onlus

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In questo numero viene affrontato il tema della povertà minorile nel contesto della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Nelle pagine della rivista si cerca di indicare soluzioni, in collaborazione con il mondo dell'associazionismo e con organizzazioni partner, soprattutto di tutela nei confronti dei bambini e dei ragazzi sui quali ricade il fardello più pesante della recessione economica.

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ISSN 1724-7594

POSTEITALIANESPA

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COMMA2-DCB-ROMAANNOXXXNUOVASERIE

-N.6

NOVEMBRE-DICEMBRE2010

povertà nascosteuniti peri bambini

il MONDODOMANIBimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF - Onlus

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il MONDODOMANIBimestrale del Comitato Italiano perl'UNICEF - Onlus

Anno XXX nuova serien°6 novembre-dicembre 2010Registrazione Tribunale di Roman. 304 del 25.5.89

DirettoreVincenzo Spadafora

Direttore responsabileSusanna Bucci

RedazioneSilvia Antonini, Patrizia PaternòRaffaella Zannetti

Si ringraziano tutti coloroche hanno collaboratoa questo numero:

Peter Adamson, Giovanni Calamari,Raffaella Milano, Leonardo Menchini,Luca Meola, Franco Occhiogrosso,Serenella Pesarin, Gabriella G. Piscitelli

Redazione e amministrazione

Via Palestro, 68 00185 Romatel 06478091 - fax [email protected]/mondodomani

Progetto grafico Silvia PersiImpaginazione KaomaStampa PrimeGrafVia Ugo Niutta, 2 00176 Romatel 062428352 - fax 062411356

Finito di stampare il 30/12/2010su carta ecologica e riciclata Symbol Freelife Satin

Le opinioni espresse dagli autori non riflettononecessariamente il pensiero dell’UNICEF e delComitato Italiano per l’UNICEF - Onlus

Contributo annuale per spese di stampa espedizione 20,00 euro da versare sul ccp745000 intestato a Comitato Italiano perl'UNICEF - Onlus, con causale: “ilmondodomani”

INFORMATIVA SULLA PRIVACYAi sensi dell’art. 13, d. lgs 196/2003I dati saranno trattati da Comitato Italiano per l’UNICEFOnlus – titolare del trattamento –Via Palestro 68, 00185Roma, per le operazioni connesse alla donazione, perinformare su iniziative e progetti realizzati anche grazie alcontributo erogato e per inviare il catalogo prodotti, la rivistaed il materiale informativo riservati ai sostenitori, percampagne di raccolta fondi e sondaggi. Previo consenso, leinformazioni potranno essere inviate anche via fax e e-mail. Idati saranno trattati, manualmente ed elettronicamente conmetodologie di analisi statistica, esclusivamente dalla nostraorganizzazione e dai responsabili preposti a servizi connessia quanto sopra; non saranno comunicati né diffusi nétrasferiti all’estero e saranno sottoposti a idonee proceduredi sicurezza. Gli incaricati del trattamento per i predetti finipossono essere preposti ai rapporti con i sostenitori, al callcenter, ai sistemi informativi, all’organizzazione di campagnedi raccolta fondi, alla preparazione e all’invio di materialeinformativo. Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003, si possonoesercitare i relativi diritti fra cui consultare, modificare,cancellare i dati od opporsi al loro trattamento per l’inviodimateriale informativo rivolgendosi al titolare al suddettoindirizzo, presso cui è disponibile, a richiesta, l’elenco deiresponsabili del trattamento.

editoriale

Un'avventura culturaledi Vincenzo Spadafora, Presidente Comitato Italiano per l’UNICEF

03 Bambini tra povertàe benesseredi Leonardo Menchini

05 Se gli ultimi rimangonotroppo indietrodi Peter Adamson

08 L’asso di cuoridi Luca Meola

10 Il malessere del benesseredi Serenella Pesarin

12 L’impegno dei Comunidi Raffaela Milano

14 Piano nazionale d'azionee povertà minoriledi Franco Occhiogrosso

15 Figli della precarietàa Giovanni Calamari

16 Libria cura di Patrizia Paternò

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il MONDODOMANIBimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF - Onlus

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È con estremo dispiacere che devo comunicarvil’interruzione della pubblicazione della nostrarivista “il mondodomani”. È nostra intenzione,infatti, prenderci un periodo di riflessione perlavorare a un rilancio de “il mondodomani”attraverso formule innovative e più sostenibili dalpunto di vista economico. Vorremmo inoltrelavorare a un progetto che porti “il mondodomani”a essere anche un canale di comunicazioneimportante per la diffusione dei progetti e delleattività che promuoviamo in Italia. La crisieconomica, e più nello specifico la crisi del mondoeditoriale, con l’aumento dei costi delle tariffepostali, della carta e della distribuzione, ci hacostretto a compiere questa scelta.Questa rivista ha accompagnato la vita

dell’UNICEF Italia dall’indomani della sua nascita,nel 1974, presentando e partecipando attivamenteal dibattito sul concetto di interdipendenza, di pacee giustizia sociale, cardini essenzialidell’educazione allo sviluppo.Come ogni esperienza significativa ma

circoscritta, la pubblicazione non ha avutol’ambizione di essere esaustiva di tutte lemolteplici attività realizzate dalla nostraorganizzazione in oltre trent’anni di vita e chehanno visto, anche a livello locale, numerose einteressanti iniziative, ma si è fatta testimone diimportanti istanze culturali contribuendo, conserietà, al dibattito sull’importanza dei dirittidell’infanzia in Italia e nel mondo.Negli anni Ottanta, la rivista è diventata uno

strumento per diffondere la cultura dellacooperazione, della solidarietà e del concetto disviluppo presentando proposte e strumenti diapprofondimento nelle scuole e tra gli educatori.Tutto questo lavoro è poi confluito in

quell’opera insostituibile e preziosa che hapermesso di diffondere nel nostro Paese lasensibilità culturale necessaria a far comprendere

e apprezzare la Convenzione Internazionale suiDiritti dell’infanzia e dell’Adolescenza, approvataall’unanimità dall’Assemblea Generale delleNazioni Unite nel 1989 e ratificata dall’Italia conLegge del 27 maggio 1991.Ringrazio tutti i lettori che in questi anni ci

hanno seguito con attenzione e affetto: dagliinsegnanti ai dirigenti scolastici, ai volontari deiComitati Regionali e Provinciali per l’UNICEF eanche ai tanti giornalisti, medici, rappresentanti diassociazioni non profit, organizzazioni laiche ereligiose, centri studi, comunità di accoglienza,centri di ascolto. Il mio ringraziamento personaleva a tutte le persone che hanno lavorato inquesti anni per la rivista – in particolare alDirettore responsabile Susanna Bucci e allaredazione; inoltre va soprattutto alle tante firmeimportanti che hanno reso “il mondodomani” unperiodico intellettualmente vivace e ricco dispunti e riflessioni.Per questo motivo desidero menzionarne

almeno alcuni tra coloro i quali, nel corso diquesti ultimi anni, hanno contribuito a titologratuito, con articoli e interviste. Intellettuali eartisti di chiara fama: Serge Latouche, VandanaShiva, i premi Nobel Shirin Ebadi, Joseph E.Stiglitz e Wangari Maathai, Vittorino Andreoli,Margaret Mazzantini, Bjan Zarmandili, WalterVeltroni, Tullio De Mauro, Domenico Starnone,Francesco Martone, Edoardo Bea, Renzo Piano,Piero Angela, Mario Lodi, Pino Scaccia, VittorioZucconi, Ermete Realacci, Giuliana Sgrena, PinoCaruso, Julio Velasco, Oliviero Beha, Mario Tozzi,Giulio Golia, Giovanni Bollea, Fabrizio Rondolino,Bianca Pitzorno, Antonio Pascale. Moltissimidunque sono stati i protagonisti del nostroprogetto culturale. A tutti loro e ai tanti altri chehanno contribuito alla promozione e alla tuteladei diritti dei bambini e degli adolescenti va il piùgrande riconoscimento.

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Figura 1. Un quadro comparativo sulladisuguaglianza nel benessere dei bambiniLa tabella riassume i risultati dello studio InnocentiReport Card n. 9 raggruppando i 24 paesi OCSEanalizzati nello studio a seconda dei risultati daessi conseguiti nella disuguaglianza in tredimensioni di benessere infantile (benesseremateriale, istruzione e salute). A ogni paese, perogni dimensione di benessere, sono statiassegnati tre punti per un risultato migliore allamedia OCSE, due punti per un risultatocorrispondente o vicino alla media OCSE e unpunto per un risultato peggiore alla media.All’interno di ciascun gruppo i paesi sono riportatiin ordine alfabetico. Il primo gruppo di paesi èquello che ha in media i risultati migliori nellimitare la diseguaglianza nella parte inferiore delladistruzione del benessere infantile. L’ultimogruppo è quello che in media risulta avere i livellidi disuguaglianza più elevati.

Figura 2. Mercato, governi e povertà infantile (2007 circa).La Fig. 2 confronta i tassi di povertà infantile di 21 paesi OCSE,prima e dopo il prelievo fiscale e i trasferimenti monetari pubblici.Le barre più chiare indicano il valore nazionale del tasso di povertàinfantile se i redditi delle famiglie fossero determinati dalle soleforze di mercato. Le barre più scure indicano i tassi effettivi dipovertà infantile dopo che i governi sono intervenuti con il prelievofiscale e i trasferimenti a individui e famiglie. La linea di povertàper ogni paese è fissata al 50% della mediana del redditodisponibile.

Fonte: Innocenti Report Card 9, Bambini e adolescenti ai margini,UNICEF, 2010, pp. 2, 22.

Paesi OCSE a confrontoFig. 1 Fig. 2

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La disoccupazione che permane a livelli elevati e itagli in corso alla spesa sociale in molti paesiOCSE rischiano di produrre le conseguenze piùdurature della crisi finanziaria, colpendo gli stratipiù vulnerabili della società, in particolare ibambini e gli adolescenti. Bambini e adolescentihanno un’unica opportunità di crescere esviluppare i propri talenti al massimo delle loropotenzialità; la generazione in crescita vive questaopportunità in un periodo caratterizzato dalla crisieconomica e dall’incertezza e per questo haancora più bisogno di attenzione e protezione. Ètuttavia evidente che nel dibattito sulla crisi, laconsapevolezza sulle conseguenze che questasta avendo sull’infanzia è limitata, con pocheinformazioni sull’impatto reale che le dinamicheeconomiche e sociali stanno avendo sulbenessere materiale dei bambini, sulla loroistruzione, sulla salute, sulle loro relazioni infamiglia, con i compagni di scuola e con gli amici,sui loro comportamenti, sul loro benesseresoggettivo.Il problema della visibilità delle condizioni di vita

dei bambini nel dibattito pubblico non è, tuttavia,limitato alle situazioni di crisi economica (dovel’attenzione rischia purtroppo di concentrarsi sullevariabili economiche e meno su quelle sociali),ma è un problema più generale in tempi dicrescita come in tempi di crisi. Nei paesi piùricchi del pianeta, i bambini (di età compresa tra 0e 17 anni) rappresentano tra il 16 e il 25% dellapopolazione totale (in Italia il 17%): la generazioneattuale è quella che dovrà farsi ancor più caricodelle profonde trasformazioni demografiche edell’invecchiamento delle nostre società. Ilbenessere e la formazione del capitale umano, inquesta generazione, è di fondamentaleimportanza per il futuro dei paesieconomicamente avanzati.

Nei paesi ricchiIl tema della povertà infantile nei paesi ricchi èuno dei temi ricorrenti nella serie delle InnocentiReport Card, fin dalla pubblicazione d'esordio nel2000. Il primo ostacolo che il rapporto haaffrontato è stato quello di dare visibilità al

problema: cosa significa povertà infantile nelcontesto dei paesi economicamente avanzati. Lemisure di povertà relativa, comunemente adottatenei paesi ricchi, mostrano la quota di bambini infamiglie con redditi molto al di sotto dellostandard di vita comune nella società diappartenenza, lontane dai livelli di reddito dellamaggioranza delle famiglie. Si tratta in effetti dimisure che ci parlano di rischio di esclusione e dimarginalità, oltre che di trasmissione dellosvantaggio tra generazioni.I dati statistici sulla povertà infantile mostrano

innanzitutto una realtà tutt’altro che omogeneanel mondo sviluppato. I dati tratti da Eurostat peril 2008-09, basati su una linea di povertà tracciataal 60% del reddito mediano, confermano i paesinordici (Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia)quali realtà con i tassi di povertà infantile piùbassi (compresi tra il 10 e il 15%) sebbene conuna tendenza alla crescita negli ultimi anni.Germania, Paesi Bassi, Belgio e Francia sicollocano su una fascia intermedia, con tassi dipovertà di poco al di sopra del 15%, mentre Italia,Spagna, Grecia e Regno Unito sono tra i paesicon i tassi di povertà più elevati, prossimi al 25%della popolazione infantile.In aggiunta, i paesi con i tassi più elevati sono

anche quelli in cui il divario tra la povertà deibambini e quella degli adulti è più marcato. InItalia, ad esempio, il tasso di povertà per gli adultidi età compresa tra 18 e 64 anni era nel 2008 del16,3%, in confronto al 24,7% dei bambini,indicando un chiaro svantaggio e unaconcentrazione della povertà nelle famiglie conprole, specialmente quelle numerose.Riconoscere la specifica vulnerabilità dei

bambini, rispetto alla povertà economica, èfondamentale per predisporre la risposta dellepolitiche economiche e sociali. La povertàinfantile si genera nel mercato del lavoro(partecipazione al mercato del lavoro, livellisalariali ecc.); le politiche fiscali, la tassazione e itrasferimenti monetari alle famiglie possonocostituire una risposta - seppur parziale - allapovertà. E anche in questo caso le differenze trapaesi, nell’efficacia delle politiche per ridurre la

Bambini tra povertà e benessereMentre i governi dei paesi industrializzati e le istituzioni sovra-nazionali si confrontano suglieffetti più profondi della crisi economica, sul debito pubblico e sulla stabilità finanziaria e siinterrogano sui tempi della ripresa economica, gli effetti sociali della crisi continuano afarsi sentire e si acutizzano, con il rischio di lasciare nelle nostre società segni profondi edi lungo periodo.

di Leonardo MenchiniRicercatore nell'unità di ricerca socio-economica del Centro di Ricerca Innocenti dell'UNICEF a Firenze.

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povertà infantile, sono molto marcate. Alcunenazioni, come la Francia, l’Irlanda o il RegnoUnito, riescono a ridurre notevolmente i livelli dipovertà prodotti dai semplici esiti del mercato dellavoro; altri come l’Italia, la Grecia, la Spagna o ilPortogallo hanno risultati poco efficienti, cheriflettono uno scarso investimento di risorse nellepolitiche per la famiglia e, probabilmente, di unaloro distribuzione che non si indirizza con prioritàalle fasce di popolazione più svantaggiate.

I temi dei rapportiLa ricerca socio-economica e lo sviluppo degliindicatori sull’infanzia hanno un forte potenziale diincidenza sul dibattito politico e sociale, per poterdare alle condizioni di vita dei bambini e degliadolescenti il rilievo necessario nella sferapubblica. La serie Innocenti Report Cardsviluppata dal Centro di Ricerca Innocentidell’UNICEF, ha contribuito negli ultimi dieci anniad accrescere la consapevolezza e la sensibilitàintorno alle condizioni di vita dei bambini nei paesisviluppati e alla loro rilevanza nel dibattito socio-economico. In particolare, questa serie dipubblicazioni ha portato avanti l’idea che povertà,esclusione e vulnerabilità non sono confinati allerealtà dei paesi in via di sviluppo, ma simanifestano anche - in altre forme e con altreimplicazioni - nei paesi economicamente avanzati.D’altro canto, è necessario guardare non

soltanto agli aspetti negativi del benessere (comela povertà o la malattia), ma anche alle potenzialitàe agli aspetti positivi, all’investimento che lesocietà devono fare per garantire a tutti i bambiniun buon inizio nella loro esistenza. E in effetti, larealizzazione dei diritti sanciti dalla Convenzionesui diritti dell’infanzia e dell'adolescenza riguardatutti i paesi del mondo, pur essendo diverse lesfide prioritarie che ognuno di essi si trova di

fronte.La Report Card 6 sostiene l’importanza del

monitoraggio costante della povertà infantile edella definizione di obiettivi di riduzione da parte deigoverni, per poter valutare la concretezzadell’impegno di questi nella lotta alla povertà econferma, nelle sue conclusioni, che un approcciolimitato alla dimensione monetaria è troppolimitativo rispetto alla complessità delle condizionidi vita dei bambini che sono immersi in realtà in cuila dimensione monetaria è soltanto una delledimensioni rilevanti per il loro benessere.La Report Card 7 va oltre l’approccio uni-

dimensionale della povertà monetaria e proponeuna struttura multi-dimensionale per valutare lecondizioni di vita dell’infanzia e dell’adolescenza neipaesi ricchi. Nel limite di dati disponibili utilizzabiliper un’analisi comparata per i paesi OCSE, ilrapporto in questione analizza e standardizza 40indicatori di benessere raggruppati in seidimensioni: il benessere materiale, la salute,l’istruzione, i comportamenti di salute e i rischi, lerelazioni in famiglia e con gli amici e il benesseresoggettivo. La classifica comparata della ReportCard 7 è guidata dai paesi nordici e dai Paesi Bassi,un gruppo con i livelli medi di benessere infantilepiù elevati. In fondo alla graduatoria vi sono inveceUngheria, Stati Uniti e Regno Unito, paesi che conpiù costanza hanno risultati inferiori agli altri paesiOCSE nelle diverse dimensioni di benessere.L’Italia, nella classifica dei paesi economicamenteavanzati, si trova in una fascia intermedia, con livellidi benessere nettamente inferiori alla media OCSEper l’istruzione, e con prestazioni superiori allamedia nella dimensione del relazioni con la famigliae i coetanei e nella salute.Gli studi sulla povertà e il benessere infantile

realizzati per la Commissione Europea nel 2008 enel 2010, così come il rapporto Doing Better forChildren dell’OCSE (2009) o i nuovi indicatori sulbenessere infantile raccolti nelle inchieste EU-SILCsono importanti segnali della vivacità del dibattio acui hanno dato un’importante contributo i lavori delCentro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF. Le nuovearee di indagine (i servizi di cura e educazione perla prima infanzia, affrontati nella Report Card 8 e ledisuaglianze nella parte più svantaggiata delladistribuzione del benessere infantile, analizzatenella Report Card 9 appena pubblicata) esploranosoggetti ancora poco analizzati e compresi, maprofondamente rilevanti per il futuro delle nostresocietà.Il passaggio dall’evidenza empirica dei problemi

e delle sfide alla pratica del cambiamento richiedeuno sforzo di sensibilizzazione della classe politicae della società nel suo insieme.

nota: I rapporti della serie Innocenti Report Card sulle condizioni di vita dei bambini nei paesi economicamente avanzati si trovano nel sito del

Centro di Ricerca Innocenti dell'UNICEF a questa pagina: http://www.unicef-irc.org/publications/series/16/

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Non esiste una risposta teorica univoca alladomanda “quando lo svantaggio è troppo?”. Ilrapporto appena pubblicato dall’UNICEF ha unapproccio pratico per rispondere: sulla base didati statistici per 24 paesi tra i più ricchi delmondo, misura e mette a confronto fino a chepunto i bambini più svantaggiati rimangonoindietro rispetto ai loro coetanei in tre ambiti: ilbenessere materiale, i risultati educativi e lasalute fisica.Le misure di disuguaglianza proposte,

standardizzate per 24 paesi, sono inevitabilmentecomplesse. In sostanza, l'approccio utilizzato nelrapporto dell’UNICEF è quello di misurare ildivario tra il bambino mediano (quello al centrodella distribuzione) e il bambino più vicino allaparte inferiore della distribuzione. Quando nonsono disponibili dati sufficienti per confrontare ilcinquantesimo percentile (cioè la mediana, ilbambino al centro della distribuzione) e il decimopercentile (con una performance inferiore al 90%della popolazione infantile), il rapporto misurainvece la differenza tra il bambino mediano e lamedia di tutti coloro che hanno performanceinferiori al bambino mediano (in altre parole lametà con performance più povera).Tuttavia, questa complessità ha prodotto dei

risultati. E adesso siamo in grado di misurare econfrontare, per la prima volta, le differenze diperformance tra paesi nella disuguaglianza nelbenessere infantile. E viene suggerita unarisposta concreta alla domanda “quando il divariodei più svantaggiati è troppo?” confrontando ilivelli di disuglianza di ciascun paese con i paesicon la disuguaglianza più contenuta.I risultati mostrati nel rapporto sembrano

suggerire che Spagna, Regno Unito, Grecia, Italiae Stati Uniti, per esempio, tollerino il fatto che iloro bambini più svantaggiati rimangano piùindietro rispetto ai loro coetanei di paesi comeDanimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svizzera,dove la disuguaglianza è più contenuta.“La differenza tra i paesi con minoredisuguaglianza e il resto dei paesi OCSE”sostiene il rapporto “può essere letta come una

misura minima del grado in cui il divario non èinevitabile, ma ingiusto - e una misura realisticadelle possibilità di miglioramento”.La classifica comparata (cfr. Figura 1, p.2)

riassume le principali conclusioni del rapporto emostra che un piccolo gruppo di stati -Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svizzera -sono all'avanguardia nel promuovere l’uguaglianzanel benessere nei bambini, mentre Grecia, Italia eStati Uniti permettono che i bambini piùsvantaggiati rimangano ancora più indietro.

In tempi difficiliLa maggior parte dei dati statistici utilizzati nelrapporto dell'UNICEF sono vecchi di due o treanni. Questo perchè le principali indaginiinternazionali vengono svolte a distanza di alcunianni, oltre al fatto che esiste un ritardo di temponaturale tra la raccolta dei dati grezzi e ladisponibilità dei risultati in forma comparabile alivello internazionale.Purtroppo, molte cose sono cambiate nel

mondo negli ultimi tre anni. Con la crisieconomica, la disoccupazione è aumentata e laspesa pubblica sociale è stata tagliata nellamaggior parte dei paesi dell'OCSE.In considerazione di ciò, il rapporto descrive i

propri risultati come una “foto istantanea fatta inuna stagione favorevole” e avverte che leconseguenze più pesanti della crisi economicatendono a ricadere sulle famiglie più vulnerabili esui loro figli. In tempi difficili, sostiene l'UNICEF, ibambini più poveri dovrebbero essere i primi aessere protetti, non gli ultimi a essere presi inconsiderazione. Un bambino ha un’unica solapossibilità di sviluppo fisico ed è unaresponsabilità primaria del governo quella diproteggere questa possibilità, in tempi di crisicome in tempi di prosperità.In pratica, la crisi economica comporta il rischio

che alcuni bambini rimangano ancora più indietronel benessere materiale. E questo si ripercuotesu quasi tutti gli altri aspetti della loro vita.Citando la nota sociologa americana SusanMayer, il rapporto afferma che «il reddito dei

Se gli ultimi rimangono troppo indietroAnche nelle nazioni più ricche, ci saranno sempre alcuni bambini con livelli di vita al disotto della media nazionale, sia in salute, benessere materiale o istruzione. Ma c'è unpunto oltre il quale il ritardo dei più svantaggiati non è inevitabile, ma inaccettabile? Perchènon è semplicemente una disuguaglianza, ma anche un’iniquità?Il ruolo e le scelte dei governi sono cruciali per mettere in atto interventi efficaci contro lapovertà.di Peter AdamsonConsulente del Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF a Firenze e autore dello studio Bambini e ado-lescenti ai margini - Report Card 9.

approfondimenti

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genitori è senza dubbio correlato con tutte ledimensioni del benessere dei bambini che gliscienziati sociali misurano, e questo è vero ognipaese per il quale disponiamo di dati. Alcunefamiglie povere possono riuscire a garantire aipropri figli il miglior inizio possibile.Ma c'è la probabilità che i figli di genitori ricchisiano più sani, si comportino meglio, siano piùfelici e più istruiti durante la loro infanzia e piùricchi da adulti rispetto ai figli delle famigliepovere».

Mercato e intervento pubblicoPerché, allora, i bambini svantaggiati rimangomolto più indietro rispetto ai loro coetanei in alcunipaesi piuttosto che in altri? In fondo, le 24 nazioniconfrontate sono tutte altamente sviluppate conuna capacità analoga di limitare la povertà infantileattraverso una vasta gamma di interventi.Per rispondere a tale domanda, il rapporto

mostra quale sarebbe il tasso di povertà infantilenei diversi paesi, se i rispettivi governi nonintervenissero attraverso le tasse e i trasferimenti.In altre parole, si mostra cosa succederebbe senon fosse attuata alcuna misura e fossero soltantoi mercati a dettare il corso degli eventi. Il grafico abarre (cfr. Figura 2, p. 2) ne offre unarappresentazione (fissando la linea di povertà al50% del reddito mediano disponibile in ciascunpaese). Senza un intervento del governo i tassi dipovertà infantile sarebbero molto elevati in tutti ipaesi OCSE. La maggior parte avrebbe un tassodi povertà infantile tra il 10% e il 15%. Tre paesi- Ungheria, Irlanda e Regno Unito - avrebbero un

tasso di oltre il 25% (non sono disponibili daticomparabili per gli Stati Uniti).La figura confronta quindi questi tassi di

povertà infantile determinati dal “mercato” con itassi effettivi - ossia dopo gli interventi attuatidai governi con tasse e agevolazioni per provarea bloccare la discesa del tenore di vita.I risultati sono ancora una volta sorprendenti.

Sebbene tutti i paesi dell'OCSE riescano aridurre la povertà infantile, alcuni hanno moltopiù successo di altri. I paesi nordici e i PaesiBassi, ad esempio, riducono del 50% e oltre itassi di povertà infantile di “mercato”. Altri paesihanno risultati molto inferiori. Gli interventi deigoverni di Italia, Spagna e Portogallo ottengonosolo piccole riduzioni. Nel caso dell’Italia, questidati e dinamiche si spiegano con la mancanza diuna politica di reddito minimo e un basso tassodi occupazione femminile (il monoreddito spessonon è sufficiente a sollevare le famiglie dallapovertà) oltre ad un impatto molto basso deitrasferimenti alle famiglie.Nel confronto tra i quattro paesi più popolosi

dell'Unione europea, per esempio, il rapportodimostra che l'azione del governo per ridurre lapovertà infantile è di 13 punti percentuali nelRegno Unito, di sette punti percentuali inGermania, di dieci punti percentuali in Francia edi un solo punto percentuale in Italia. Questosignifica che se l'Italia attuasse le stesse misuredei Paesi Bassi per evitare che i bambini piùpoveri rimangano indietro, otterrebbe circa700.000 bambini italiani poveri in meno.

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I costiC'è qualche speranza, in tempi economicamentedifficili, che i governi si impegnino maggiormenteper proteggere i loro bambini più vulnerabili?Pochi possono negare che vi sia una forte

motivazione, in linea di principio, a fare tutto ilpossibile per proteggere i più deboli. Ma l'UNICEFsostiene che vi è anche una potente motivazioneconcreta. Basandosi su studi condotti in tutti ipaesi OCSE, il rapporto descrive le probabiliconseguenze di tollerare che i bambini “rimanganotroppo indietro”.L'elenco include un maggior rischio di cattiva

salute e nutrizione, visite più frequenti ai servizisanitari e ospedali, compromissione dello sviluppocognitivo, educativo e scarso rendimentoscolastico, ridotta capacità linguistica, competenzee aspirazioni più basse, minore produttività eguadagni nella vita adulta, più alti tassi didisoccupazione e dipendenza dallo stato sociale,aumento dell’incidenza di difficoltàcomportamentali, maggiore criminalità ecomportamenti anti-sociali, maggiore probabilità digravidanze tra gli adolescenti e di abuso econsumo di alcol e droghe.Vi è anche un costo rilevante a carico delle

imprese e dell'economia nel suo insieme risultanteda: più bassi tassi di rendimento degli investimentinell’istruzione, minori competenze e aspirazioni,spese per i servizi sociali e il sistema giudiziario,minore produttività ed entrate fiscali.

Infine, vi è anche un prezzo da pagare per lacoesione sociale e la qualità complessiva della vita,Secondo il rapporto 2010 redatto dal NationtalEquality Panel del Regno Unito, per esempio, " livellielevati di disuguaglianza stanno erodendo i vincoli dicittadinanza e il riconoscimento della dignità umanaattraverso i diversi gruppi socio-economici".

Un modello praticoQuesto primo tentativo di misurare e confrontarefino a che punto i bambini svantaggiati rimangonoindietro in diversi paesi è, o dovrebbe essere, unfattore di preoccupazione per le nazioni che sicollocano in fondo alla nuova tabella comparativadall’UNICEF. Il fatto che nazioni come Grecia, Italia eStati Uniti siano molto meno efficaci nell’impedirel’allargarsi del divario tra i bambini più svantaggiati ei loro coetanei è una chiara sfida a fare meglio.Il modello su cui si basa la Report Card 9 non è

un ideale teorico per una di maggiore uguaglianza,ma su ciò che alcuni paesi OCSE hanno giàraggiunto nella pratica.Il rapporto delinea quindi una sfida per i paesi

OCSE con i più elevati livelli di disuguaglianza nellaparte inferiore della distribuzione di benesseremateriale, nella salute fisica e nel rendimentoscolastico. Se questa sfida non viene raccolta,afferma l'UNICEF, allora «un’ ingiustizia di fondocontinuerà a vanificare le nostre pretese diuguaglianza nelle opportunità, e le nostre societàcontinueranno a pagarne il prezzo».

I BAMBINI SI RACCONTANO...Il Comitato Italiano per l’UNICEF è capofila di un progettoche vuole contribuire alla formulazione di una strategiaitaliana di contrasto alla povertà minorile. Si tratta di unprogetto pensato e portato avanti con organizzazionipartner - Coordinamento Nazionale Comunità diAccoglienza (CNCA), On the Road Ass. Onlus, Ass. Naz.Comuni Italiani (ANCI) e Consiglio Nazionale OrdineAssistenti Sociali - che ha visto anche il coinvolgimentodiretto di bambini e ragazzi allo scopo di coglieredirettamente dai protagonisti, il loro vissuto in merito allapercezione e al significato che essi danno alla povertà,oltre all’analisi di buone pratiche nazionali e internazionali di politiche di contrasto alla povertàminorile. Ciò è stato possibile attraverso interviste realizzate in gruppo o singolarmente, alloscopo di coinvolgere direttamente i ragazzi e di farli partecipi, attraverso i loro suggerimenti,all’elaborazione di proposte. Le interviste, raccolte in un dvd, sono state realizzate in tre provinceitaliane e hanno coinvolto ragazzi sotto i diciotto anni, in contesti territoriali caratterizzati da fortemarginalità socio economica. La loro voce narra le varie interpretazioni della povertà - in terminieconomici, relazionali, affettivi ma anche povertà come insufficienza di spazi, di servizi - e traracconti di dolore e di disagio trapelano parole di speranza, le parole di chi desidera e ha diritto diavere, dal futuro, nuove opportunità.Il dvd, realizzato grazie al contributo del ministero del Lavoro e delle politiche sociali nell’ambitodelle attività finanziate per il “2010 Anno Europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale”.con contenuti di testo e audio video, può essere richiesto gratuitamente inviando una mail a:[email protected]

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Magda abita con la sua famiglia in uno stanzone,all’interno di una cascina diroccata e occupata datante famiglie arrivate dalla Romania in Italia conla speranza di una vita migliore. Hanno trovatomolta miseria a costi alti, perché anche al camposi paga tutto: l’affitto, l’elettricità, la spazzatura, ilpotere, l’amicizia. Ma non c’è nulla che vale isoldi: c’è sporcizia, ci sono i topi, c’è casino enon c’è intimità. Ci sono vicini che rubano,amiche che si prostituiscono, ma anche cugineche vanno a scuola. Tra poco non ci saranno più:vicini, amici, il letto costruito con assi di legno ematerassi di fortuna, le sedie riciclate da chi lebuttava. Non ci sarà più nemmeno la cascina,rovinata com’è, perché si annuncia lo sgombero.Magda cerca di non ci pensarci più di tanto,perché le si stringe il cuore, ma saranno i grandia prendere in mano la situazione. Spera chetroveranno una bella casa con il cortile, ma comepagare l’affitto, se nessuno trova lavoro?La cascina si trova oltre la periferia di Milano,

ma non ha importanza, potrebbe essereovunque: a Roma, Bologna, a Parigi o a Madrid.Ogni giorno, a parte il lunedì, tutti e quattro i

giovani della famiglia si svegliano presto perandare in giro a fare soldi: lei, sua sorellamaggiore Ancuta, suo fratello Sorin e suacognata Diana. Al campo rimane il padre, unomone scuro coi denti d’oro, accentratore epremuroso, che fuma tutto il giorno e aspettacon ansia il ritorno dei figli usciti a mendicare. Civogliono ben 20 minuti di strada fino alla stazionedella metropolitana più vicina.Ancuta distribuisce i bigliettini, stampati e

ricopiati decine di volte su carta gialla di scarsaqualità, che recitano la stessa richiesta di aiuto:«Sono povera con tre fratelli, senza casa e senzalavoro, aiutatemi per favore con un po’ di soldi,per mangiare, Dio aiuti la tua famiglia». Magdasale sul treno, li appoggia vicino alle persone epoi li ritira sperando che qualcuno sia generoso ela aiuti. È minorenne ma ormai sono quattro anniche è a Milano a chiedere l'elemosina. Hafrequentato un po’ la scuola ma poi ha seguito inItalia la sua famiglia che non riusciva più a

mantenersi con la raccolta e la rivendita del ferrovecchio col carretto, nella campagna del Suddella Romania.Durante la giornata i giovani si separano. Sorin

e sua moglie salgono sul treno diretto a Torino,mentre Magda e Ancuta hanno un appuntamentocon me. Sono uno degli operatori del progetto“Cash Cash” e le ho conosciute un anno fa, inunità di strada. I mesi sono passati in fretta, eabbiamo fatto molte cose insieme: pranzi dilavoro in strada, sessioni fotografiche per vedersibelli, visite mediche per tutta la famiglia, ricercacasa, ricerca lavoro e lunghe sessioni perraccontare il passato e progettare il futuro.Il nostro ufficio è attaccato alla stazione e oggi

ci appoggeremo ai computer per aiutare la sorellamaggiore a compilare un curriculum. Nelfrattempo Magda usa indisturbata un altrocomputer, dove digita sulla tastiera “youtube” eda lì clicca sui tanti nuovi video da guardare, contitoli in romeno. Mi salutano e mi abbraccianoinvitandomi al campo per la festa di Diana, lamoglie di Sorin, che compirà 17 anni questosabato. Si mangeranno le sarmale come neigiorni di festa, e ci saranno musica e balli fino atardi.Prendono il treno in tempo, ma oggi c’è uno

dei controllori meno tolleranti che le fa semprescendere dal treno oppure chiama la polizia.Speriamo che oggi sia di buon umore.A Rovato le due ragazze si dividono. Saliranno

su treni separati a chiedere l’elemosina. E quiiniziano le otto ore di ogni giorno nelle qualiMagda chiede l’elemosina, lasciando i bigliettini.È difficile quantificare i guadagni giornalieri,

ma più ci si sente indesiderato o giudicato, piùsembreranno sempre in diminuzione. Magda,quando chiede, evita di guardare i passeggerinegli occhi, perché gli sguardi le sembranocattivi, immagina che pensino male. Secondo lei,solo il cinque per cento della gente in Italia vuoleminimamente bene agli zingari. Crede anche chetempo fa si guadagnavano più soldi, ma anche gliatteggiamenti nei loro confronti erano più caldi.Durante la giornata, cerca di pensare ad altro,

voci di strada

L’asso di cuoriUna storia di sacrificio, fatica e speranza raccontata da un educatore di strada e fotografoche ha conosciuto da vicino e lavorato con ragazzi in situazione di grave marginalitàsociale. La bellezza dei giovani e l’amore segreto che li unisce restituiscono luce anche aicontesti più desolati.

di Luca Meola

Operatore nel progetto di inclusione sociale di minori rom romeni coinvolti in attività illegali e/o vittime

di sfruttamento, denominato “Cash Cash”; un progetto di ricerca-intervento realizzato dall’Associazione

Comunità Nuova Onlus di Milano, insieme ad altri partner, finanziato dalla Fondazione Cariplo.

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sussurrando sempre un ritmo di manele. Lesarebbe piaciuto fare la ballerina nei video,perché quando balla si sente felice e spensierata.«Ciao Magda, come stai?» le chiede Sonia e lariporta alla realtà. Sonia è una di quelli che levuole bene, donna italiana di una quarantinad’anni, pendolare per il lavoro tra Bergamo eMilano. Incontra Magda ogni giorno, da circa dueanni, e quando può la aiuta con un po’ di soldi ovestiti per lei e le sue sorelle. Magda riconosceSonia e le regala un sorriso luminoso. Uncontributo sul quale può contare ogni giorno.Oggi sono 10 euro, per un panino al bar dellastazione. Anche se per pranzo Magda ha altriprogetti.Tenterà di incontrare Florin, un ragazzo del

campo che passa le sue giornate a rubareportafogli, sotto la metropolitana. Sono ormaiquattro mesi che le fa una corte pazzesca. A leipiace molto e nonostante non abbia più di 16 annilo trova smecher (in romeno significa “figo”) esicuro di sé, ma anche dolce e premuroso neisuoi confronti. E ogni volta che si incontrano, luile fa un regalo.I genitori di Magda non sarebbero mai

d’accordo e lo troverebbero un ragazzoinaffidabile, quindi deve vederlo in segreto. Lamamma dice che è per colpa di quelli come luiche tutti “loro” sono visti male. Nella sua famiglianessuno ha mai rubato e le cose dovrebberorimanere così.Pensieri e paure volano via quando arriva lui, a

ritmo di manele, sul binario della stazione, concamminata lenta e faccia seria, “da bastardo”.Nuovi occhiali, nuovo telefonino che suona

non stop, nuova giacca Dolce e Gabbana, nuovescarpe Nike, taglio fresco e profumo da uomo. Èsu di giri, si vanta di aver rubato con destrezza aun turista americano un portafoglio zeppo diquattrini. Oggi si va al Mc Donald's.«Magda bellezza», le dice con un’aria furba,

«se a me ci tieni, vieni via con me?».Partire per dormire in alberghi e andare Roma,

perché lì i portafogli dei turisti sono pieni, sognaFlorin. Con l’aria calma, da vincitore, le fa uninvito all’avventura e alla libertà e promette chenon le farebbe mai mancare nulla, perché lei è lasua principessa.Il cuore batte e Magda vorrebbe pronunciare

un «sì!» convinto. Ma ha paura, non se la senteora di abbandonare la sua famiglia, e non vuole disicuro passare per una ragazza facile! Rispondeche non c’è tempo per parlare di sciocchezze,deve incontrare sua sorella, sono già le 16. Florinha giusto il tempo di far scivolare nella manodella ragazza un telefono cellulare con unascheda che i suoi genitori non potrannocontrollare, se lo tiene nascosto. Lei lo infilasubito nel reggiseno, saluta con un bacio sulla

guancia, un’occhiata complice e via!Si ricongiunge con Ancuta in Centrale, con

Sorin e Diana davanti al supermercato, pertornare tutti verso casa. A casa conteranno,insieme al padre, i guadagni della giornata, chenon supereranno i 30 euro, spicciolo più,spicciolo meno. Una parte saranno spediti allamadre, che è rimasta in Romania a occuparsidella casa e delle figlie più piccole, che vannoancora a scuola.Ora inizia il secondo turno di lavoro: Magda e

Ancuta devono cucinare la polenta mentre Dianataglia e condisce il pollo comperato alsupermercato. Le donne fanno il fuoco,apparecchiano, servono, puliscono e lavano ipiatti. Un rito coordinato nel quale si esercitanoogni giorno, così discrete da far sembrare tuttosempre magicamente pronto. La fatica non sisente, perché lavorare significa mostrare ilrispetto ai grandi, dire “noi” prima di pensare“io”, seguire la volontà dei genitori e più tardi,quella del marito, che non dovrà essere Florin.Al solo pensiero si sente più debole dei muri

di questa cascina, che un domani imminente siscioglieranno come il burro.È stata una giornata intensa e faticosa e alla

fine, esausta, Magda si butta a letto. Tra sonnoe veglia sente la vibrazione del cellularesilenzioso, vicino al cuore, per colpa di unmessaggino:«Tu sei l’asso di cuori.Principessa dei borseggiatori.Senza di te non sarei.Fortunato mai».Si addormenta abbracciata ad Ancuta e sogna

di prendere un treno, un treno senzaelemosinati, per Roma.

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Così come in altri paesi, anche in Italia la devianzaminorile assume connotazioni e caratteristichediverse a seconda degli ambiti territoriali diriferimento e della componente qualitativa.I dati confermano come la componente straniera

sia più presente nei servizi del Centro Nord, mentrequella italiana al Sud e nelle isole.Le regioni del Sud hanno chiaramente una storia

diversa, che può spiegare tale dato, legata allamalavita, specie a quella organizzata, che utilizza esfrutta i minorenni, anche per reati di estremagravità. Il nostro Sud è caratterizzato da una grandericchezza di umanità che nasce da una sofferenzapassata, non in tempi lontani, da una emigrazioneche ha visto i propri cari andare all’estero eabbandonare la propria terra per la disperazione dinon poterci sopravvivere.Noi, attraverso i nostri educatori e le nostre

strutture, ci battiamo per restituire a questi ragazzi“difficili”, che entrano nel circuito della malavita, illavoro, anche se spesso ci siamo sentiti rispondere:«Dottoressa, che me ne faccio di 800 euro al mese,quando posso guadagnarne 800 al giorno,

spacciando?». Prendere in caricominori deviati, che entrano nelcircuito penale, diventa una sfida eci dà la responsabilità e il compitodi far capire ai nostri ragazzi che èil valore della vita, la dignità e laforza dell’onestà che devonoprevalere.Nel 2009 sono stati 22.139 i

minori autori di reato segnalati agliuffici di servizio sociale per iminorenni, il 25% dei qualirisultava già conosciutodall’autorità giudiziaria. L’utenzadegli uffici di servizio sociale per iminorenni è costituitaprevalentemente da italiani (74%dei minori segnalati e 82% deiminori per i quali sono stateattivate azioni di servizio sociale) eda maschi (87% dei segnalati,90% dei presi in carico).

Un disagio nell’animaL’utenza italiana ha varie caratteristiche chepossiamo provare a raggruppare in macro-tipologie.I ragazzi “senza problemi”, espressione delcosiddetto “malessere del benessere”, minori cheappartengono al ceto medio, più o meno scolarizzatie che vivono un benessere quasi esclusivamentemateriale, legato al possesso di beni voluttuari.Gli adolescenti sono portatori di disagi multipli,

spesso legati all’assunzione di sostanzestupefacenti, all’abuso di alcool, che si manifestanoanche con comportamenti adolescenziali adultizzati.Nessuno parla dei suicidi, in aumento tra i giovani,delle nuove patologie, non più identificabili nellecornici cliniche tradizionali, dei ragazzi delle nuovemafie, dei ragazzi delle bande latino americane, deifenomeni di nuova emarginazione, di bullismo, dimicrocriminalità, dei ragazzi della cosiddettanormalità, anche loro portatori non solo di quellacrisi tipica dell’adolescenza, ma sopraffattitrasversalmente dal “male dell’anima”.Quest’analisi è confermata da una sempre

maggiore problematicità dei ragazzi, a prescinderedall’etnia di appartenenza, sia pure con lenecessarie differenze culturali. I dati relativi ai reaticommessi da tutti i minorenni denunciati fannoemergere che si tratta prevalentemente di reaticontro il patrimonio, soprattutto furto e rapina, mamolto frequenti, in prevalenza tra i minori italiani,sono le violazioni delle disposizioni in materia disostanze stupefacenti e i reati contro la persona(rispettivamente 31% e 7%).C’è poi una fascia di ragazzi con “problemi

economici e sociali” che presentano forme didevianza collegate a condizioni di svantaggioeconomico e sociale; un’altra macro-tipologia èquella che riguarda nuove problematiche,espressione di una “devianza-sintomo”. Il disagiodegli adolescenti riflette una società che è incontinuo evolversi, che esprime una conflittualitàinteriore strettamente connessa al cambiamentonel tempo, anche dei ruoli familiari e sociali. Lafamiglia, negli ultimi anni al centro delletrasformazioni economiche, sociali e culturali, dauna parte sembra sovraccaricata di compiti e

giustizia minorile

Il malessere del benessereLa devianza minorile è un disagio in continua e lenta trasformazione, espressione dellecontraddizioni dei processi di cambiamento in essere nella nostra società. L’analisi dei datirelativi ai flussi dei minori, che sono stati presi in carico nel 2009 dai Servizi della GiustiziaMinorile, mostra un decremento dei transiti degli stranieri in tutte le strutture ed unincremento della componente italiana.

di Serenella PesarinDirettore generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari. Dipartimento giustizia minorile,ministero della Giustizia.

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aspettative e dall’altra viene ritenuta sempre piùfragile e incapace di trasmettere alle nuovegenerazioni quell’idea di unità e di appartenenza cheè alla base dei rapporti sociali.Il nostro modello di giustizia dipartimentale

minorile viene riconosciuto molto valido a livellointernazionale e anche l'ONU ha formalmenteencomiato la nostra attività. Qual è la formula? È ilvalore educativo. Educare, che significa“accompagnare”, attraverso accompagnamentieducativi rapidi, capaci di responsabilizzare in frettae di dare identità e autonomia, per non crearequella dipendenza che diventa nociva, perché ladipendenza da un operatore è come la dipendenzada qualsiasi altra sostanza.

Decremento nella detenzione degli stranieriI dati generali relativi al 2009 rivelano undecremento della componente straniera rispetto aquella italiana. C’è una diminuzione generale del17% dei minori transitati, nel 2009, nei Centri diprima accoglienza (CPA). I transiti sono stati 2.422,il 38% dei quali stranieri. La componente stranieracontinua a diminuire e, negli ultimi due anni, risultaaddirittura inferiore a quella italiana.La diminuzione registrata nel 2009 ha riguardato

i minori di tutte le nazionalità ma soprattutto romeni(-31%), minori provenienti dalla ex Jugoslavia(-35%) e dal Marocco (-41%).L’utenza straniera si concentra nelle regioni del

Nord e al Centro e solo la regione Lombardia ospitaun quarto di minori stranieri: romeni, provenienti daipaesi dell’Est in genere, ma anche nordafricani,sudafricani, asiatici. Un’osservazione va fatta per iminori romeni, che costituiscono il maggior numerodei minori presi in carico dai servizi penali minorili,tenendo in considerazione che questirappresentano la cittadinanza maggioritaria tra gliimmigrati. L’entrata della Romania nella UE non hasignificato alcun miglioramento dal punto di vistadello “stigma sociale” che li addita qualiresponsabili dei principali reati. Questi minori

entrano nel territorio nazionale o vengonoabbandonati una volta entrati, senza riferimentifamiliari che ne garantiscano adeguate condizioni divita e di crescita e sono, perciò, esposti a forti rischidi reclutamento da parte delle organizzazionicriminali. Questo fenomeno è accentuato nel casodelle ragazze, soprattutto di cultura rom, la cuicondizione di subalternità si trasforma insfruttamento da parte della componente maschiledella loro stessa comunità di appartenenza. Il 42%di alunni stranieri non è in regola con gli studi e conl’avanzare dell’età aumenta il disagio scolastico. Èchiaro che il percorso di integrazione impegna leistituzioni nella difficile ricerca di modelli cherispondano alle esigenze e ai bisogni della variegatautenza straniera. Percorsi difficili, tortuosi, dacostruire in equilibrio tra la cultura d’origine e quelladel paese ospitante e che coinvolgono anche glioperatori della giustizia, soprattutto nell’applicazionedel collocamento in comunità, per risparmiare ilcarcere quale unica alternativa per l’esecuzionedella misura cautelare. La nostra granderesponsabilità consiste nel tentativo di dare aigiovani delle opportunità, prima di tutto di relazione,di fiducia verso l'altro, verso quell'adulto cheavrebbe dovuto accompagnarlo, amarlo, ascoltarlo,consentendogli, così, di costruire un’identitàmatura, fatta di responsabilità e di autonomia. Ilnostro lavoro è di promuovere una cittadinanzaattiva fatta non solo di diritti, ma contestualmente didoveri, tenendo ben presenti quelli che sono iprincipi della Convenzione ONU sui dirittidell’infanzia e dell’adolescenza rispetto all'esigibilitàdei diritti umani, riconoscere e trattare i minori nonpiù solo come destinatari di interventi, ma comeportatori di diritti soggettivi.Dobbiamo fare un lavoro capillare e faticoso che

ci permetta di vincere le sfide di questa “culturatecnologica” che sta inibendo quell’umanità equell’etica dei valori, senza i quali nessuncambiamento di senso è possibile.

Anno 2008694 italiani (37 femmine) - 653 stranieri (129 femmine)Elaborazione su dati del Servizio statistico del Dipartimento giustizia minorile

Dati statistici su Istituti penali per i minorenni.Andamento ingressi secondo provenienza anni (2004 – 2008)

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Un bicchiere di latte, con cacao e zucchero.Quando si pensa all’impegno dei Comuni controla povertà minorile, torna alla mente il bicchiere dilatte che il sindaco La Pira decise di far distribuireogni giorno a tutti i bambini delle scuoleelementari di Firenze.Erano i primi anni ‘50 e l’Italia era certo molto

diversa. Tuttavia ancora oggi i Comuni, comeistituzioni di prossimità, si trovano a fronteggiarela povertà minorile. Una povertà che si manifestanelle forme tradizionali e in forme nuove, che nontocca solo la dimensione economica, ma investetutte le sfere della vita quotidiana, a partire dalrapporto con gli spazi urbani, visto che in alcunearee delle nostre città la “segregazione spaziale”può rivelarsi, per i bambini e gli adolescenti,ancora più dura della scarsità di reddito.Come evitare che la povertà minorile si traduca

nella perdita complessiva di opportunità percrescere e costruire il proprio futuro? Comespezzare il circolo vizioso che lega la povertàminorile, la dispersione scolastica, lo sfruttamentoe il lavoro nero?

È evidente che la risposta a questi interrogativiinterpella tutti i livelli di governo, a partire daquello nazionale, ed è chiara la necessità, alla lucedei dati allarmanti riguardanti l’Italia, che il nostropaese si doti al più presto di un piano nazionaleorganico di contrasto alla povertà minorile. Allostesso tempo – e in mancanza, sino a oggi, di unintervento nazionale di questo tipo – è utileandare a vedere come le comunità si sonomobilitate su questo fronte.Sono molte le amministrazioni locali che hanno

messo in campo programmi specifici sul tema.Un forte impulso è venuto dalla legge sull’infanziae l’adolescenza 285/97. A distanza di più di diecianni dal suo varo, nonostante il continuodecremento delle risorse trasferite, laprogrammazione degli interventi al livello locale èin molti casi proseguita e si è sviluppata.Uno dei contributi più importanti introdotti dalla

legge 285 - e rafforzato, qualche anno dopo, dallariforma delle politiche sociali 328/2000 - hariguardato proprio il superamento di un approcciosolo emergenziale e la spinta verso unaprogrammazione integrata. Nei casi migliori, lacostruzione dei piani territoriali ha rappresentatol’occasione per un incontro tra livelli istituzionalidiversi (il comune, la scuola, la giustizia minorile, iservizi sanitari) e con gli attori sociali, al fine dileggere i bisogni e articolare le risposte in modocondiviso e non settoriale. In questi piani unaattenzione particolare è dedicata alla povertàminorile. Se ne possono ricordare alcuni esempi.1. Il sostegno alle famiglie e la rete dei servizi perla prima infanzia.La lotta alla povertà minorile parte dal

sostegno alle famiglie. Per le mamme sole (untarget particolarmente esposto al rischio dipovertà), molti Comuni hanno definito programmidi intervento mirati, sia come sostegnoeconomico che come rete di accoglienza e diaccompagnamento all’autonomia. Per le famiglienumerose, una delle leve che i comuni stannoutilizzando in modo crescente è la rimodulazionedelle tariffe locali - facendo “pesare”maggiormente il numero dei figli - e la definizionedi accordi con il mondo del commercio peracquisti agevolati (ad esempio le family card o i

politiche locali

L’impegno dei ComuniLe attività di contrasto alla povertà familiare e minorile, svolte nell’ultimo decennio dalleamministrazioni locali, sono incoraggianti, nonostante le penalizzazioni ai bilanci derivantidai tagli della crisi. Ma il quadro complessivo mostra un’Italia ancora caratterizzata da fortidisuguaglianze sia nella disponibilità di fondi che nell’attuazione di interventi per garantire iservizi basilari.

di Raffaela Milano

Fondazione Cittalia – ANCI ricerche.

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kit scolastici). In alcuni casi, i comuni sono statipromotori di veri e propri “pacchetti anticrisi”rivolti alle famiglie cadute repentinamente incondizioni di povertà (pagamento delle rate deimutui o dell’affitto, ecc.).È nota l’importanza, per contrastare la povertà

minorile, dei servizi per la prima infanzia, come gliasili nido. Per consentire alle mamme di cercarelavoro (in un paese dove la povertà minorile èfortemente correlata al bassissimo livello di lavorodelle donne, in particolare delle mamme) e, allostesso tempo, per seguire lo sviluppo delbambino ed educare alla genitorialità. Nonostantei passi avanti compiuti, l’Italia su questo puntoregistra ancora un grave deficit, più forte proprionelle regioni con maggiore criticità.2. La riqualificazione territoriale e la scuola.Non sono solo i servizi sociali a giocare un ruolonel contrasto alla povertà minorile. Vi sono moltealtre politiche locali che - spessoinconsapevolmente - possono svolgere un ruoloessenziale nel migliorare, o nel compromettere, laqualità della vita di un bambino. La necessità dicostruire “Città a misura di bambino” - comel’UNICEF insegna - si sta comunque facendostrada. Ne sono esempi concreti i programmi diriqualificazione urbana che assegnano un valorespecifico agli spazi, alle opportunità di socialità edi movimento dei bambini. Ridurre ledisuguaglianze è un obiettivo che puòraggiungersi rendendo la città più accessibile pertutti, dal punto di vista della fruizione culturale,dello sport, dell’ambiente. Il territorio puòdiventare spazio educativo e in questo modosupportare l’istituzione scolastica, vero baluardo,in Italia, nella lotta alle disuguaglianze, oggipurtroppo particolarmente indebolita. Lacollaborazione tra scuole ed enti locali è senzadubbio uno dei punti cruciali di un programmaorganico di contrasto alla povertà minorile.3. L’intervento sulle marginalità estreme, il ruoloattivo della comunità locale.Un’attenzione particolare va posta nei confronti

dei minori che vivono le condizioni più difficili: iminori rom e sinti, i minori stranieri nonaccompagnati, i ragazzi e le ragazze vittime disfruttamento sessuale, lavorativo o peraccattonaggio. Vi sono molti comuni impegnatisu queste situazioni di marginalità estrema con leunità di strada, i mediatori culturali, le “case di

fuga” ecc. Una rete di servizi che deveinnanzitutto recuperare un rapporto di fiducia conil bambino o l’adolescente ed è fondamentale, daquesto punto di vista, l’impegno di tutta lacomunità cittadina. Le campagne disensibilizzazione hanno lo scopo di far crescere laconsapevolezza civica, di creare un ambiente nonostile ma attento e pronto a fare la sua parte.Sono davvero tante le esperienze, in molti

casi di eccellenza, realizzate in questi e in altriambiti, con il contributo del terzo settore.Tuttavia, questo mosaico non compone un

quadro unitario. Per accorgersene, basta dareuno sguardo alla spesa sociale: la spesa deiComuni per un bambino in Emilia Romagna è di1.550 euro, pari a quasi otto volte quella dellaCalabria, che si attesta a 196,1 euro. Il paradossoè dunque quello di un investimento più poveroproprio dove i livelli di povertà sono più elevati.Il trasferimento di fondi nazionali agli enti

locali è stato, nel tempo, drasticamente ridotto(in primis, il Fondo per la famiglia e il Fondosociale nazionale). È venuta meno la possibilità diprogrammare interventi di medio periodo,almeno triennali, dal momento che per i fondi si“naviga a vista”. In questo modo, i progetti natiin via sperimentale non riescono mai atrasformarsi in servizi stabili, con tutti i problemiche questo comporta. Di recente, è statodefinito il testo del nuovo Piano nazionale perl’infanzia, ma anche qui manca il quadro dellerisorse.Pesa, in altre parole, la mancata definizione

dei livelli essenziali di assistenza che - alla lucedella già citata riforma 328/2000 e dellasuccessiva riforma costituzionale del 2001 - loStato dovrebbe assicurare su tutto il territorionazionale, proprio al fine di ridurre ledisuguaglianze e promuovere i diritti sociali ecivili.Le comunità locali hanno testimoniato in molti

casi come sia possibile, attraverso la costruzionedi reti, agire in modo efficace nel contrastare lapovertà minorile e nel promuovere un ambienteattento ai bisogni dei più piccoli. Un pianonazionale dovrebbe, oggi, fare tesoro di questeesperienze e inserirle in un disegno organico disviluppo dei diritti dell’infanzia, di cui il nostropaese ha assoluto bisogno, per guardare alfuturo.

1 Per un approfondimento su questi temi, cfr. Fondazione Cittalia-ANCI Ricerche, “Le città ai margini: povertà estreme e governo delle areeurbane” 2010 (www.cittalia.com).2Dopo Romania e Bulgaria, l’Italia è il paese europeo con la più alta incidenza di povertà nell’infanzia, pari al 25% (Fonte: ministero del Lavoroe delle politiche sociali, “Povertà ed esclusione sociale: l’Italia nel contesto comunitario”, 2010)3 Il tasso di occupazione femminile misurato tra le donne in età attiva (15-64 anni) in Italia, pari al 47,2% nel 2008, è inferiore di circa 12 puntipercentuali rispetto al dato medio dell’UE27 (pari al 59,1%). Solo Malta ha un tasso di occupazione femminile inferiore rispetto a quelloitaliano (dati Eurostat).4 Considerando non solo gli asili nido, ma anche i servizi integrativi per l’infanzia, l’Italia raggiunge una percentuale di copertura del servizio del23% (a fronte dell’obiettivo europeo del 33%). Ma mentre alcune regioni del Nord si avvicinano all’obiettivo europeo, in molte regionimeridionali il servizio è quasi inesistente (cfr. dati Istituto degli Innocenti, Monitoraggio del Piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per laprima infanzia, dicembre 2008).

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Piano nazionale d'azione e povertà minoriledi Franco OcchiogrossoPresidente Centro nazionale di documentazione e analisi sull’infanzia e adolescenza.

1. Prima di proporre il discorso della povertà minorile nel Piano nazionale d’azione, è necessario accennare alpercorso generale compiuto dallo stesso ponendo due premesse: va dato atto a tutti i componentidell’Osservatorio Nazionale per l’infanzia del forte impegno e della importante motivazione che ne hacontraddistinto il lavoro; il percorso non è completo: all’approvazione della proposta di Piano da partedell’Osservatorio, avvenuta nel luglio 2010, seguiranno altre fasi.

2. Entrando nel merito del percorso compiuto dall’Osservatorio, va detto che esso è stato giustamente definito“tormentato”. Cominciati nell’autunno del 2007, i lavori si sono protratti fino all’ottobre 2009, subendo dueinterruzioni di alcuni mesi: la prima nell’intervallo tra la fine della precedente legislatura e l’inizio dell’attuale; laseconda nell’ottobre 2009.

3. Il documento conclusivo ha comportato l’approvazione del Terzo piano d’azione, dopo i primi due varatirispettivamente negli anni 2000 e 2002.La peculiarità di questo Piano è rappresentata dalla scelta di adottare un processo partecipato sia nella fase dellacostruzione, sia in quella – ancora da venire – della sua attuazione con un percorso di accompagnamento emonitoraggio permanenti.- Il lavoro dell’Osservatorio si è articolato, in un primo momento, con la costituzione al suo interno di sette gruppisulle seguenti tematiche: il patto intergenerazionale e intragenerazionale; il diritto alla partecipazione e a unambiente a misura di bambino; la povertà dei bambini e degli adolescenti; i minori verso una società interculturale;i minori rom, sinti, caminanti; il sistema delle tutele, delle garanzie e dei diritti; la rete dei servizi integrati.- Successivamente, per rendere più agile il percorso di attuazione del Piano, la tematica proposta dai sette gruppiè stata sintetizzata in quattro direttrici di azione: consolidare la rete integrata dei servizi e il contrasto all’esclusionesociale; rafforzare la tutela dei diritti; favorire la partecipazione per la costruzione di un patto intergenerazionale;promuovere l’integrazione delle persone immigrate.

4. Analizzando ora le problematiche minorili “sotto il profilo della povertà”, il documento rileva che essa interessala condizione economica dei minori che vivono in famiglie povere (nel 2008 era il 15,6% del totale), nell’ambitodelle quali vanno rilevati i fenomeni dei bambini fuori famiglia (32.000 al 31/12/2007), della dispersione scolastica(nel 2006/7 gli abbandoni erano 2.791 nella scuola secondaria di primo grado e 44.664 nella secondaria di secondogrado), dei minori stranieri non accompagnati (alla fine del 2008 erano 7.760). Si nota conclusivamente chesembrano esistere due “Italie” con la costante penalizzazione del Meridione.

5. La lotta alla povertà è proposta dal Piano d’azione come obiettivo prioritario che viene deliberato in una serie diinterventi dirette a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo dellapersona di minore età.

6. A questo punto si impongono alcune osservazioni valutative sul Piano.a) Costituisce certamente un fatto positivo l’avvenuta approvazione del Piano da partedell’Osservatorio perché colma un vuoto operativo e culturale di oltre sei annib) Vi sono per contro vari motivi di perplessità:- Il testo definitivo, per scelta politica, vede del tutto svuotati di ogni contenuto gli ambitidelle azioni relative alla promozione della partecipazione sociale dei bambini e quella delsostegno ai rapporti tra generazioni. In sostanza, mentre tutta l’Europa procede speditasulle politiche partecipate dei bambini, l’Italia ancora una volta nega ogni spazio a questitemi.- Manca un’azione che attui il programma di accompagnamento e monitoraggio permanentidell’attuazione del Piano.- È stata eliminata l’azione che sanciva l’impegno per il ricongiungimento familiare deiminori stranieri e per la loro cittadinanza.- Nel paragrafo conclusivo è detto che le azioni proposte sono finanziabili nei limiti deglistanziamenti previsti e che essi, allo stato, hanno carattere meramente programmatico.

7. L’approvazione del Piano costituisce un punto qualificante nella logica di offrire uncontributo utile alla crescita della cultura minorile nel nostro paese. Essa, però, alla luce deirilievi critici svolti rischia di restare un contenitore vuoto, privo di realizzazioni valide: quasiuna grida di manzoniana memoria.

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5GIACOMOPIROZZI

L’idea di realizzare “Debito di ossigeno” nasce nel 2006 dopo il mio ultimo film“Martha memorie di una strega”. Ho sempre avuto una particolare attenzione per chicade vittima di un’ingiustizia e per chi lotta per migliorare la propria condizioneumana. L’idea di raccontare il fenomeno della nuova povertà mi ha condotto a volercercare di affrontare il tema dal punto di vista psicologico e intimo, tralasciandovolutamente gli aspetti più evidenti, e per loro natura banali, che la mancanzaimprovvisa di lavoro e di soldi genera. Come cambiano gli equilibri all’interno di unafamiglia, da sempre abituata ad avere uno stipendio, se viene meno il sostentamentoeconomico? Come vive e cosa pensa una persona, una donna, che deve crescere ilproprio figlio senza un’entrata fissa che le garantisca la sicurezza dell’avvenire?Queste sono solo alcune delle domande che mi sono posto nel realizzare il film, misono limitato all’osservazione fenomenologica dei loro comportamenti, volevo capirese erano in grado di reagire contro le difficoltà improvvise.Volevo anche denunciare un male invisibile e silenzioso che colpisce il ceto medioitaliano, a cui i media non fanno riferimento mai se non per evidenziarne lo“spettacolo del lamento”.La tv italiana nei programmi giornalistici di approfondimento cannibalizza le personeestorcendo solo lamenti, sono interessati all’enfasi del problema e non al problemadell’individuo. “Debito di ossigeno” ha voluto proprio uscire da questa dinamica emostrare la fatica, il dolore e la dignità con la quale queste persone affrontano quellache oggi può essere definita una tragedia invisibile. Sì, perché parlare di povertàraccontando la vita dei disperati è cosa nobile ma rischiosamente retorica, mentreraccontare l’improvvisa povertà di chi povero non lo è mai stato è, secondo me, piùrischioso e complesso. Questa è stata la mia sfida.Ho passato tre mesi con Daniele, Sabrina, Fulvia e Alekos, li ho filmatisilenziosamente, osservati da lontano e da vicino, stimolati a riflettere e reagire,condotti verso strade che loro hanno affrontato solo grazie alla fiducia che hannoriposto in me e nella macchina cinema. Non ho mai smesso di ringraziarli per questaloro fiducia che spero aver ricambiato.Il film ha avuto un silenzioso successo per essere un documentario indipendente. Ilmerito va anche alla Caritas che lo ha sostenuto con una comunicazione molto decisapresso i suoi canali di distribuzione. Di questa esperienza mi rimane il ricordo di queigiorni passati con i protagonisti - le discussioni, i timori e le piccole gioie per averrealizzato insieme un film documentario che racconta come, la società italiana staprecipitando verso l’ignoto, verso la mancanza di futuro per chi ora è impegnato acostruire una famiglia e un progetto.

Riflessioni di Giovanni Calamari

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Giovanni Calamari vive elavora a Milano. Ha sviluppato lasua esperienza presso alcunecase di produzione prima comeassistente montatore poi comeproducer e nel 2001 è passatoalla regia e realizzato il suo primodocumentario. Ha firmato laregia di docu-reportages diprogrammi scientifici e mini-fiction di attualità. Il temaricorrente nei suoi documentari èquello di raccontare l'umanità deipersonaggi, perché le storiepersonali degli individuiesprimono il valore dellamemoria collettiva. “Debito diOssigeno”, realizzato nel 2009 è ilsuo ultimo film –www.debitodiossigeno.it

Figli della precarietà

Sofia Gallo, Jasmika Halilovic’Il sogno di JlepaIllustrazioni di Livia ColojiTorino, EDT, 2010, pp. 34,Euro 10,00

Il volumetto, indirizzato ai lettoridai 6 anni in su, racconta lastoria di Jlepa, una bambinarom che vive in un camponomadi e custodisce un sognonel cassetto: quello di diventareuna giocatrice di calcio. I suoiamici Mirko e Sravko decidonodi insegnarle i passaggi migliorie lei chiede loro di mantenerequesto piccolo segreto. Quandoa scuola la maestra decide diorganizzare un torneo di calciotra femmine e maschi, Jlepa neè felicissima: potrà finalmentedimostrare a tutti quanto èbrava. Le giornate di Jlepa

scorrono tra gli allenamenti dicalcio nel campetto al fiume coni suoi amici e la vita quotidianaal campo nomadi, tra normalitàe feste tradizionali alle qualitutta la comunità prende parte.Ma finalmente arriva il grandegiorno, la chiusura della scuolae la partita di fine anno: a unminuto dalla fine Jlepa serve unmagico cross a una suacompagna che segna il gol dellavittoria.È il trionfo per la squadrafemminile e una vittoriapersonale per Jlepa che graziealle sue capacità riesce aottenere il rispetto di tutti i suoicompagni di classe e lapromessa, da parte del padre,che potrà continuare adallenarsi.

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Libri a cura di Patrizia Paternò

Edmondo BerselliL’economia giustaTorino, Einaudi, pp. 100, Euro 10,00

Questo saggio postumo, di Edmondo Berselli,ripercorre alcune tappe fondamentali delleesperienze e dottrine politiche dall’Ottocento aoggi e offre al lettore un’analisi critica delliberismo monetarista ma anche del riformismosocialdemocratico e democratico-cristiano.Già l’esergo del libro con un richiamo alleparole di Marx e a quelle di Leone XIII,nell’esordio della Rerum Novarum, dàun’impronta di grande efficacia al saggio, esilenella dimensione ma copioso nella lettura.La crisi economica globale viene presentatasenza orpelli, così come non c’è indulgenzaverso le risposte inefficaci di una sinistra“profondamente emotiva”. Di fronte allo

scadimento della qualità democratica mancauna prospettiva di governo. «Sarebbe il caso,invece, di provare a osservare che cosa si puòriedificare, nel deserto dei significati e deiprogetti in cui ci troviamo».La crisi di fine decennio è una gravissima crisidi redistribuzione delle risorse e oggi c’è unprogressivo impoverimento dovuto alle iniquitànegli assetti sociali, insicurezza e instabilità. Lacrescita senza fine, ruggente e finanziarizzata èal tramonto. Per noi europei, scrive Berselli, è iltempo di «vivere sotto il segno meno: menoprodotti, meno ricchezza, meno consumo». Nonè certo facile perché non ci siamo abituati madovremo adattarci ad avere meno risorse emeno soldi. Sperando di recuperare invece unpo’ più d’umanità, magari attingendo alla storiache abbiamo alle spalle.

Emiliano SbaragliaIl bambino della spiaggiaRoma, Fanucci Editore, 2010, pp. 165, Euro 13

La storia di questo romanzo è l’esperienza divita reale che il protagonista, un insegnanteprecario “colpito” dai tagli delle cattedreoperati dalla riforma dell’istruzione, ha vissutorealmente.Lo motiva all’inizio del volume, in un’accoratalettera al ministro dell’Istruzione nella qualeespone, senza tentennamenti, la delusione e lastanchezza di aspettare una convocazione chenon arriva, tanto da fargli scegliere di lasciarel’Italia.Emiliano decide di andare a insegnare in uncentro di accoglienza per bambini di unacomunità senegalese vicino al mare, a sud diDakar. La vita nel centro è piuttostomovimentata; ogni mattina i volontari vanno

sulla spiaggia per incontrare i bambini che siaggirano per il mercato del pesce e perconvincerli ad andare a scuola, provando aparlare con i genitori - quando è possibilerintracciarli. Sono loro i bambini della spiaggiache danno il titolo al libro, quelli senzaprotezione e senza istruzione, che ogni giornoscommettono per il proprio futuro.E poi ci sono i piccoli talibè - i ragazzini chestudiano nelle scuole coraniche, poveri emalvestiti, spesso mandati a mendicare dailoro stessi maestri - che ogni giovedì siradunano nel centro per fare la doccia,riprendere i vestiti lasciati la settimanaprecedente a lavare e giocare a pallone.Si mangia insieme, si studia e si gioca sullaspiaggia finché il sole si inabissa nell’acqua efinché per il toubab, l’uomo bianco, non arrivail tempo del ritorno.

ABRUZZOPescaraTel. 0854219158Fax 0854210251www.unicef.it/pescaraChietiTel. 0871331081www.unicef.it/chietiL'AquilaTel. e Fax 0862420401www.unicef.it/laquilaTeramoTel. e Fax 0861241541www.unicef.it/teramo

BASILICATAPotenzaTel. e Fax 097137529cellulare: 339 5686395www.unicef.it/potenzaMateraTel. e Fax 0835388055www.unicef.it/matera

CALABRIACosenzaTel. 0984481532www.unicef.it/cosenzaCatanzaroTel. 0961771901 - 0961775060Fax 0961771741www.unicef.it/catanzaroCrotoneTel. 096224453www.unicef.it/crotoneReggio CalabriaTel. e Fax 0965810655www.unicef.it/reggiocalabriaVibo Valentiacell. 3409022187www.unicef.it/vibovalentia

CAMPANIANapoliTel. 0817147057Tel. e Fax 081645895www.unicef.it/napoliAvellinoTel. 0825792276Fax 0825281420www.unicef.it/avellinoBeneventoTel. e Fax 0824482065www.unicef.it/beneventoCasertaTel. 0823320055www.unicef.it/casertaSalernoTel. 089756054www.unicef.it/salerno

EMILIA ROMAGNABolognaTel. e Fax 051272756www.unicef.it/bolognaFerraraTel. e Fax 0532211121www.unicef.it/ferraraForlì - CesenaTel. 054334937www.unicef.it/forlicesenaModenaTel. e Fax 059244401www.unicef.it/modenaParmaTel. 0521821547Punto d'IncontroTel. 0521235914www.unicef.it/parmaPiacenzaTel. e Fax 0523335075www.unicef.it/piacenzaRavennaTel. e Fax 05443955www.unicef.it/ravennaReggio EmiliaTel. e Fax 0522454841www.unicef.it/reggioemiliaRiminiTel. e Fax 054123344www.unicef.it/rimini

FRIULI VENEZIA GIULIATriesteTel. e Fax 040351485www.unicef.it/triesteGoriziaTel. e Fax 0481545275www.unicef.it/gorizia

PordenoneTel. e Fax 043443743www.unicef.it/pordenoneUdineTel. e Fax 043221901www.unicef.it/udine

LAZIOFrosinoneTel. e Fax 0775604618www.unicef.it/frosinoneLatinaTel. 0773691746www.unicef.it/latinaRietiTel. 0746498456www.unicef.it/rietiRomaTel. 0647809264www.unicef.it/romaCivitavecchiaTel. e Fax 076620484www.unicef.it/civitavecchiaViterboTel. e Fax 0761325833Punto d'IncontroTel. e Fax 0761304830www.unicef.it/viterbo

LIGURIAGenovaTel. e Fax 010532550www.unicef.it/genovaChiavariTel. 0185320063www.unicef.it/chiavariImperiaTel. 338149107Punto d'IncontroTel. 0184500930www.unicef.it/imperiaLa SpeziaTel. e Fax 0187515707www.unicef.it/laspeziaSavonaTel. 019812358www.unicef.it/savona

LOMBARDIAMilanoTel. 024654771Punto d'IncontroTel. e Fax 0286996612www.unicef.it/milanoCinisello BalsamoTel. e Fax 0266017376www.unicef.it/cinisellobalsamoBergamoTel. 035219517Punto d'IncontroTel. 035249649www.unicef.it/bergamoBresciaTel. e Fax 0303752647www.unicef.it/bresciaComoTel. e Fax 031571174www.unicef.it/comoCremonaTel. 037223577Punto d'incontroTel. e Fax 037230475www.unicef.it/cremonaLeccoTel. e Fax 0341282994www.unicef.it/leccoLodiTel. 0371431660www.unicef.it/lodiMantovaTel. 0376223520www.unicef.it/mantovaPaviaTel. e Fax 038229937www.unicef.it/paviaSondrioTel. e Fax 034336045www.unicef.it/sondrioVareseTel. e Fax 0332238640www.unicef.it/vareseSaronnoTel. 0296280096www.unicef.it/saronno

MARCHEAnconaTel. e Fax 071202750Punto d'IncontroTel. 0712080600www.unicef.it/anconaAscoli PicenoTel. e Fax 0735581227www.unicef.it/ascolipicenoMacerataTel. 0733264406www.unicef.it/macerataPesaro - UrbinoTel. 0721638033www.unicef.it/pesarourbino

MOLISECampobassoTel. e Fax 0874484541www.unicef.it/campobassoIserniaTel. e Fax 0874413752www.unicef.it/isernia

PIEMONTEBiellaTel. e Fax 01521021www.unicef.it/biellaAlessandriaTel. 0131610487Punto d'IncontroTel. 0131821458www.unicef.it/alessandriaAstiTel. e Fax 0141358023www.unicef.it/astiCuneoTel. 0171690291www.unicef.it/cuneoNovaraTel. e Fax 0321390591www.unicef.it/novaraTorinoTel. 0115625272 - 0115622875www.unicef.it/torinoVerbaniaTel. e Fax 032353699www.unicef.it/verbaniaVercelliTel. 0161215788Punto d'IncontroTel. e Fax 016327495www.unicef.it/vercelli

PUGLIABariTel. 0805235482www.unicef.it/bariBrindisiTel. 0831986135www.unicef.it/brindisiFoggiaTel. 0881771605cell. 3498940571www.unicef.it/foggiaLecceTel. e Fax 0832241744www.unicef.it/lecceTarantoTel. e Fax 0994795009www.unicef.it/taranto

SARDEGNACagliariTel. 0702776034www.unicef.it/cagliariNuoroTel. 0784238627www.unicef.it/nuoroOristanoTel. 078371117www.unicef.it/oristanoSassariTel. e Fax 079278981www.unicef.it/sassari

SICILIAMessinaTel. e Fax 09043804www.unicef.it/messinaAgrigentoTel. 092228949www.unicef.it/agrigentoCaltanissettaCell.: 3804593200www.unicef.it/caltanissettaCataniaTel. 095320445Fax 0957151638www.unicef.it/catania

EnnaTel. e Fax 0935960532www.unicef.it/ennaPalermoTel. e Fax 0916810605www.unicef.it/palermoRagusaTel. e Fax 0932682450www.unicef.it/ragusaSiracusaTel. 0931442631www.unicef.it/siracusaTrapaniTel. e Fax 092321500www.unicef.it/trapani

TOSCANAFirenzeTel. 0552207144www.unicef.it/firenzeArezzoTel. 0575908484www.unicef.it/arezzoGrossetoTel. 0564418051www.unicef.it/grossetoLivornoPunto d'IncontroTel. e Fax 0586802188www.unicef.it/livornoLuccaTel. e Fax 0583467791www.unicef.it/luccaMassa CarraraTel. e Fax 0585633590www.unicef.it/massacarraraPisaTel. e Fax 05048663www.unicef.it/pisaPistoiaTel. 057322000www.unicef.it/pistoiaPratoTel. 057427013www.unicef.it/pratoSienaTel. 0577232151Fax 0577232392www.unicef.it/siena

TRENTINO ALTO ADIGETrentoTel. e Fax 0461986793www.unicef.it/trentoBolzanoTel. e Fax 0471982011www.unicef.it/bolzano

UMBRIAPerugiaTel. e Fax 0755849590www.unicef.it/perugiaTerniTel. 0744300711www.unicef.it/terni

VAL D’AOSTAAostaTel. 016541119 - 0161238500www.unicef.it/aosta

VENETOVeneziaTel. 0412793878www.unicef.it/venetoVeneziaTel. 0415239950www.unicef.it/veneziaBellunoTel. e Fax 0437942987www.unicef.it/bellunoPadovaTel. 0498754988Punto d'IncontroTel. 0498751886www.unicef.it/padovaRovigoTel. e Fax 042529449www.unicef.it/rovigoTrevisoTel. e Fax 0422412314www.unicef.it/trevisoVeronaTel. e Fax 045575345www.unicef.it/veronaVicenzaTel. e Fax 0444300484www.unicef.it/vicenza

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