MIC
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PROBLEMA
Made in Carcere nasce da un’iniziativa più che nobile.
Purtroppo però la percezione da parte del target è quella che si tratti
di prodotti di scarsa qualità perché si trascinano dietro il pregiudizio
del carcere e la tendenza a pensare che qualsiasi manufatto creato dai
detenuti sia di bassa qualità.
SFISFIDA
Trovare un insight che faccia superare a Made in Carcere la barriera
del percepito attuale, portando i consumatori a considerarne i manufatti
come prodotti di valore al pari dei brand più glamour.
INSIGHT
Il nome fa la differenza.
Nel mondo della moda – mondo dell’apparire e dell’immagine per
eeccellenza – il nome è tutto: vende una filosofia, un modo d’essere,
un’aspirazione.
IDEA
Rilanciare Made in Carcere sotto le spoglie del nuovo fashion brand MIC.
Made in Carcere ha ora la valenza di sottotitolo, al pari di un Made in Italy.
MIC viene trattato come un marchio di moda a tutti gli effetti.
I codici del mondo di riferimento (il carcere) vengono usati in modo
espliciesplicito nell’immagine coordinata e in tutti i pezzi di comunicazione.
Il tema carcere viene spinto in chiave ironica fino a divenire
cool e di design.
MIC rappresenta così un ribaltamento nell’approccio comunicativo
usato finora da Made in Carcere. App mobile
Per gli acquisti online fatti da mobile creiamo un’app in grado di riconoscere le impronte digitali.In questo modo ogni utente può accedere al suo profilo toccando unicamente lo schermo del suo smartphone, anziché inserire username e password.
Prodotti MIC appesi in giro per la città creando un chiaro link visivo con un’evasione.
MICM A D E IN C A R C ER E
New packs
Web site
Si viene scortati all’interno da guardie in uniforme, qui ogni visitatore può farsi fare una foto segnaletica. Questa viene poi postata sul profilo Facebook personale e linpersonale e linkata alla pagina ufficiale di MIC.
Temporary store
Ambient
New labels
è stata sorpresa da MIC10 Novembre Milano Piazza Mercanti
è stata sorpresa da MIC
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PR O D O TTI D ESIG N ER S C O N TATTIA B O U T
MIC è interamente Made in Carcere.
Le designer sono tutte donne detenute che stanno impiegando il periodo
peggiore della loro vita per fare del loro meglio. I materiali sono esclusivamente
di recupero, combinati e rielaborati per avere una seconda vita.
MIC è il risultato di un progetto rieducativo che punta a dare a queste donne
una seconda possibilità.
ANNA BERGOMI
“Ero iscritta a giurisprudenza, ho fatto
tre esami quando ero libera ed ero
determinata a proseguire gli studi.
Non è stato possibile. Sulla carta esiste
un polo universitario qua, ma di fatto
gli educatori non mi hanno aiutata,
si sono psi sono presentati soltanto per farmi
compilare il modulo delle tasse e
pagare. Non ho neanche il libretto
[sul quale vengono segnati gli esami
universitari passati], non posso avere
un computer… ho dovuto rinunciare.
D’altra parte perché un educatore
ddovrebbe venire a lavorare, malpagato,
in un ambiente così difficile?
PR O D O TTI D ESIG N ER S C O N TATTIA B O U T
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