Marilyn Monroe

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98 For Magazine For 99 For Magazine For MAGAZINE A cinquant’anni dalla morte, il mito di Marilyn Monroe non solo non tramonta, ma continua ad alimentarsi. Film, libri, mostre, rassegne celebrano questa splendida bionda, la bomba del sesso che morì sola e disperata di Enrico Govoni LEGGENDE Nessuna come lei Marilyn Monroe in questa foto indossa scarpe Ferragamo. Non è un caso quindi che la celebre maison le abbia dedicato una mostra a Firenze. I miti, le leggende si alimentano negli anni. Con racconti, confessioni, testimonianze vere, verosimili, false, comple- tamente inventate. Marilyn Monroe poteva sfuggire a que- sto destino? Senza entrare nei particolari della sua morte (quante sono le versioni di ciò che accadde nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962?) basta vedere, per esempio, che cosa si narra della sua camminata straordinariamente sexy: «Quanto alla sua celebre camminata ancheggiante, derivava da una lussazione all’anca che si era procurata da bambina, ma venne talvolta accentuata e resa più si- nuosa da un piccolo trucco: un tacco a spillo un po’ più alto dell’altro» (Tutto quello che avreste voluto sapere su Marilyn Monroe di Enrico Giacovelli). Al giornalista Nantas Salvalaggio che le chiedeva: «Sociologi e antropologi si sono spesso domandati se il suo famoso modo di cam- minare, che per comodità chiameremo funzionale, sia del tutto spontaneo, o se invece le costi fatica, come recita- re», la diva rispose: «Dio mio, sono anni che le mie amiche mi perseguitano con questa domanda: Dimmi come fai a camminare a quel modo? Non hai paura di slogarti il ba- cino? E altre cose del genere. Ma la spiegazione è una sola; a me piace, a me viene naturale camminare così». E di episodi della sua vita, abitudini e curiosità raccontati in modi completamente diversi ce ne sono a centinaia. Per «Ho cominciato a fare ricerche, guardare film e leggere libri su di lei: volevo conoscere ogni particolare della sua vita. Alla fine sentivo che la grande Marilyn Monroe era diventata come un’amica per me». Ecco come Michelle Williams si è preparata per interpretare la diva nel film Marilyn di Simon Curtis.

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Film e mostra dedicati a Marilyn Monroe

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A cinquant’anni dalla morte, il mito di Marilyn Monroe non solo non tramonta, ma continua ad alimentarsi. Film, libri, mostre, rassegne celebrano questa splendida bionda, la bomba del sesso che morì sola e disperata

di Enrico Govoni

LEGGEndE

Nessuna come lei

Marilyn Monroe in questa foto indossa scarpe Ferragamo. Non è un caso quindi che la celebre maison le abbia dedicato una mostra a Firenze.

I miti, le leggende si alimentano negli anni. Con racconti, confessioni, testimonianze vere, verosimili, false, comple-tamente inventate. Marilyn Monroe poteva sfuggire a que-sto destino? Senza entrare nei particolari della sua morte (quante sono le versioni di ciò che accadde nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962?) basta vedere, per esempio, che cosa si narra della sua camminata straordinariamente sexy: «Quanto alla sua celebre camminata ancheggiante, derivava da una lussazione all’anca che si era procurata da bambina, ma venne talvolta accentuata e resa più si-nuosa da un piccolo trucco: un tacco a spillo un po’ più alto dell’altro» (Tutto quello che avreste voluto sapere su

Marilyn Monroe di Enrico Giacovelli). Al giornalista Nantas Salvalaggio che le chiedeva: «Sociologi e antropologi si sono spesso domandati se il suo famoso modo di cam-minare, che per comodità chiameremo funzionale, sia del tutto spontaneo, o se invece le costi fatica, come recita-re», la diva rispose: «Dio mio, sono anni che le mie amiche mi perseguitano con questa domanda: Dimmi come fai a camminare a quel modo? Non hai paura di slogarti il ba-cino? E altre cose del genere. Ma la spiegazione è una sola; a me piace, a me viene naturale camminare così». E di episodi della sua vita, abitudini e curiosità raccontati in modi completamente diversi ce ne sono a centinaia. Per

«Ho cominciato a fare ricerche, guardare film e leggere libri su di lei: volevo conoscere ogni particolare della sua vita. Alla fine sentivo che la grande Marilyn Monroe era diventata come un’amica per me». Ecco come Michelle Williams si è preparata per interpretare la diva nel film Marilyn di Simon Curtis.

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esempio: «La gente è buffa. Ti fanno domande e quando tu rispondi onestamente rimangono scandalizzati. Qualcuno una volta mi chiese: “Cosa indossi a letto? La giacca del pigiama? Pantaloni? O una camicia da notte?”. Io risposi “Chanel n. 5”. Perché è la verità. Sa, non volevo dire nuda, ma… è la verità» (Marilyn nel 1960 a Georges Belmont, caporedattore di Marie Claire). Invece: «A dispetto di una sua celebre battuta, Marilyn dormiva spesso con il reggi-seno: non portandolo mai di giorno, preferiva indossarlo almeno di notte per evitare problemi ai seni» (ancora il libro di Giacovelli). Su di lei hanno scritto tutti di tutto. A Oreste Del Buono, giornalista, scrittore e direttore di Linus non piaceva: «A me la Marilyn, lo dico francamente, m’è sem-pre parsa una grossa esagerazione. Io ne ho scritto male su Cinema, quando era ancora viva. Devo dire che non m’è mai piaciuta. Sono convinto che il mito e tutto il resto sia soltanto una montatura fatta su una povera carne. È

una pura e semplice continuazione dello sfruttamento. Ci sono dei miti rispettabili e altri no. È un po’ come le malat-tie infettive dell’infanzia: io la Marilyn Monroe non l’ho mai fatta». Oriana Fallaci aveva dei dubbi: «A difenderla erano sempre stati in pochi e con scarsi elementi a suo favore. I suoi discorsi erano sempre a doppio taglio. Non si capiva mai se erano quelli di una deficiente o di una donna acutis-sima». Il sociologo Franco Ferrarotti si esprimeva così sul caso Monroe: «Marilyn ha colpito l’immaginazione degli americani per una serie di fattori. Il primo, contrariamente all’opinione corrente, era questo: l’immagine di una ragaz-za che ce l’ha fatta nonostante le umili origini, addirittura una partenza handicappata. Lei era infatti nata, come si dice in America, dalla parte sbagliata della ferrovia. Aveva una madre poco stabile psicologicamente, del padre non si sapeva nulla. Secondo punto molto importante è che ce l’ha fatta con i propri mezzi. Terzo fattore: questi mezzi

Michelle Williams (nomination all’Oscar per la sua interpretazione) confessa: «Da ragazza avevo un poster di Marilyn sulla parete della mia camera».

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erano di tipo particolare. Primo fra tutti la straordinaria bel-lezza fisica. Da questo punto di vista Marilyn era la perso-nificazione di un irrisolto problema degli americani di fron-te alla bellezza corporale e anche del peccato. Marilyn, nel momento in cui personificava il sesso, diciamo pure l’adescamento, suggeriva l’idea di piaceri sessuali obliqui. Nel momento in cui ispirava tutto questo era però anche la ragazza candida che abita nell’appartamento accanto. È proprio questa mistura di perversione e candore ciò che si è impresso di più nella fantasia degli americani. Ecco perché il mito non tramonta: è un po’ lo stesso gusto che abbiamo per la monaca di Monza. Un misto di perversio-ne sessuale e candore monacale». La pensa diversamente lo scrittore Giuseppe Marotta che, ai tempi del film Fac-ciamo l’amore (1960) le dedicò queste parole: «L’attuale Marilyn Monroe è, sul piano sessuale, ciò che un sontuoso banchetto di Trimalcione era sul piano gastronomico. È la

banana matura quando ha raggiunto il massimo del pro-fumo e del sapore, quando o la mangiate subito, godendo un’impareggiabile dolcezza che s’aprirà in voi come, ap-punto, il fogliame a stella di una palma, o fra qualche gior-no sarà unguento. (…) Il problema di Marilyn non ha che una salomonica, feroce soluzione: uccidiamola, imbalsa-miamola e collochiamola in un museo; dove, come l’ac-qua piovana o sorgiva, come la rossa luna fra i comignoli, come gli alisei e i monsoni, appartenga a chiunque». Non fu imbalsamata: esposto in una bara di bronzo foderata di raso color champagne, il corpo di Marilyn indossava un abito verde di Emilio Pucci e un foulard verde di chiffon. Venne sepolta in una cripta del Westwood Memorial Park di Los Angeles. Amen.

Memorabilia venduti a un’asta di Christie’s: foto con dedica e firma di Marilyn e locandina del film La tua bocca brucia (in Italia uscì con questo titolo).

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Salvatore Ferragamo realizzò per Marilyn venti paia di scarpe, punta sfilata e tacco 11 centimetri. Che sono in mostra insieme con documenti personali, abiti di scena, scatti d’autore, tutti messi a confronto con opere d’arte come la Ninfa dormiente di Canova: Museo Ferragamo, Firenze, fino al 28 gennaio 2013. Da non perdere anche il Tribute to Marilyn dei fratelli Rossetti con delle tele di Alessandro Gedda e delle scarpe ad hoc: Milano, Chiostri dell’Umanitaria, fino al 27 giugno.