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l’ allevatore magazine a cura dell’associazione regionale allevatori dellemilia romagna E milia r omagn a llEva Anno LXXI – Supplemento n. 1 a l’Allevatore n. 5 - 11 marzo 2015 - Distribuzione Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1 comma 1, DCB Roma - ISSN 1972-8034 Periodico d’informazione e aggiornamento tecnico professionale 11 marzo 2015

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a cura dell’associazione regionale allevatori dell’emilia romagna

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Periodico d’informazione e aggiornamentotecnico professionale 11 marzo 2015

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Sommario EmiliaromagnallEva

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EmiliaromagnallEva

Informazioni tecniche,economiche e di attualità a cura dell’Associazione Regionale Allevatoridell’Emilia Romagna

Supplemento n. 1a L’Allevatore n. 511 Marzo 2015Anno LXXI

CoordinamentoMaurizio GarlappiPresidente Araer

Claudio BovoDirettore Araer

Direttore responsabileAlessandro Nardone

Redattore capoGiovanni De Luca([email protected])

In redazioneAlessandro Amadei([email protected])

Camillo Mammarella([email protected])

Progetto graficoMediatime Editing - Padova

GraficaGarden - Lorena Lombroso

EditoreServizi Commercialiper gli Allevatori SCA srlVia G. Tomassetti 900161 RomaTel. 06.8545.1226([email protected])

StampaSan Patrignano Grafiche Via San Patrignano, 53Coriano (RN) - Italy

Organo ufficialedi stampadell’Associazioneitaliana allevatori

Autorizzazione del Tribunaledi Roma n. 323 del 14-7-1948

Periodicoassociato USPI

03EditorialeDopo Tiberio Rabboni, Simona Caselli: un grazie e un augurio di Maurizio Garlappi

04AttualitàIl nuovo corso di Araer, più servizie informazionidi anna Mossini

06In viaggio a Roma in onore di Sant’Antoniodi Maurizio Dall’arGine

08Emilia asso piglia-tuttoalla fiera di Montichiaridi alessanDro aMaDei

10Romagnola, dall’export le chances di un indispensabile rilanciodi anna Mossini

13“Aia in Fiera”, non solo coniglialla mostra di Reggio Emiliadi Maurizio Dall’arGine

15TecnicaMosche al tappeto con la gestione integratadi Matteo paterGnani

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EditorialeEmiliaromagnallEva

Nello scorso numero di EmiliaRomagnAlleva, il primo di questo nuovo corso di Araer, ricordo di aver sottolineato il grande sforzo compiuto in questi ultimi due anni per riorganizzare l’associazione garantendo al contempo, anzi ampliandola, la gamma di servizi offerti agli iscritti.

Un impegno, una volontà, un obiettivo che insieme ai miei due vicepresidenti, Davide Venturi e Fabio Boldini, e al direttore Claudio Bovo ho ribadito durante la conferenza stampa svoltasi il 20 gennaio scorso a Bologna, appuntamento al quale la stampa specializzata ha partecipato dimostrando l’attenzione che il mondo zootecnico regionale merita, soprattutto in un momento di tale e grave difficoltà.

Una riorganizzazione, quella di Araer, che ha potuto contare anche sul sostegno della Regione Emilia Romagna, in particolar modo dell’ex assessore all’Agricoltura Tiberio Rabboni al quale vanno i nostri ringraziamenti per la sensibilità e la capacità dimostrate nel condividere con noi un percorso che, tengo a ricordare, è stato

gravoso e complesso, spesso a rischio di inciampi. Con lui e il suo staff, soprattutto in questi ultimi due anni, abbiamo condiviso tutti i passaggi che ci hanno portato fin qui e il risultato, lo dico con orgoglio e convinzione, dimostra quanto siano stati costruttivi.

Su questo solco di collaborazione e condivisione dei progetti per il bene della zootecnia regionale, siamo certi di poter procedere anche con il nuovo assessore all’Agricoltura, Simona Caselli, alla quale vanno innanzitutto i nostri migliori auguri di buon lavoro, ma anche la garanzia di mantenere vivo un dialogo proficuo, attraverso il quale trovare le migliori soluzioni per il nostro comparto.

Perché il nostro impegno, e quello di tutto il Sistema allevatori, è quello di garantire un domani alle nostre aziende, in nome di una tradizione e di una professionalità che nessuno può insidiare. n

Dopo Tiberio Rabboni, Simona Caselli:un grazie e un augurio

Al primo il riconoscimento

del sostegno che ha dato ad Araer.

Al nuovo assessore regionale all’Agricoltura

la nostra piena collaborazione

Maurizio Garlappipresidente araer

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Sommario EmiliaromagnaallEvaAttualità EmiliaromagnallEva

Il nuovo corso di Araer,più servizi e innovazioneDai controlli funzionali al supporto informatico, passando per quello assicurativo e commerciale, l’associazione emiliano-romagnola si pone al fianco degli iscritti con competenza e determinazionedi anna Mossini

“Sono stati due anni impegnativi, ca-ratterizzati da un

duro lavoro che ha portato alla riorganizzazione dell’As-sociazione regionale alleva-tori, ma il nuovo modello operativo scaturito da questo lavoro che ha riunito attorno a un tavolo i rappresentan-ti delle Apa, è stato alla fine condiviso e sostenuto dalla Regione, dalle Organizzazio-ni professionali e dai sinda-cati dei lavoratori dipenden-ti. Con orgoglio, possiamo affermare che questo nuovo modello operativo è oggi uni-co in Italia e presumibilmen-te costituirà un esempio a cui altre Associazioni regionali si allineeranno”.Così Maurizio Garlappi, pre-sidente Araer (Associazione regionale allevatori dell’Emi-lia Romagna), presenta la nuova attività organizzativa

e di comunicazione dell’As-sociazione che presiede in occasione di una conferenza stampa tenuta recentemente a Bologna. “Il processo di razionaliz-zazione che abbiamo adot-tato – sottolinea Garlappi – ha portato alla creazione e all’operatività di un unico uf-ficio sia amministrativo, che tecnico e informatico, così come unico è il laboratorio di analisi. Questo è stato possi-bile anche grazie a Si@llEva, un software innovativo che non solo rende possibile il trasferimento rapido e senza errori degli eventi e dei dati ottenuti dai controlli funzio-nali veicolandoli dall’azienda agricola al controllore, alla banca dati Aia e ai data base delle Associazioni nazionali di razza, ma permette anche all’allevatore di ricevere gli stessi dati opportunamente

rielaborati, riaggregandoli sottoforma di un utile foglio di lavoro da utilizzare nella gestione aziendale insieme al veterinario e/o al tecnico di stalla. Araer è la prima Associa-zione regionale che a livello nazionale ha reso operativo Si@llEva, al momento per le vacche da latte, ma a breve anche per gli ovini e per i bo-vini da carne”.

Troppe stalle chiuse Inizia così un nuovo percorso per l’Associazione regionale allevatori dell’Emilia Roma-

gna, che dopo il cospicuo ta-glio di finanziamenti pubblici di due anni fa, ha intrapreso un processo riorganizzativo intenso e anche innovativo, senza però abbandonare le solide basi che ne hanno co-stituito le fondamenta e sulle quali, nel tempo, si è svilup-pata per essere sempre di supporto agli allevatori.E oggi più che mai gli alle-vatori emiliano romagnoli stanno vivendo una situazio-ne che non a caso il diretto-re di Araer, Claudio Bovo, definisce drammatica. A co-minciare dalla chiusura delle

Da sinistra: Fabio Boldini, Davide Venturi, Maurizio Garlappi e Claudio Bovo, durante la conferenza stampa in cui è stato presentatoil nuovo corso organizzativo di Araer

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AttualitàEmiliaromagnallEva

stalle di vacche da latte, che solo nel 2014 sono state 200. “Per non parlare della man-canza di redditività – affer-ma il direttore – una vera e propria spina nel fianco. Per questo è per noi fondamen-tale perseguire l’obiettivo di alleviare questo stato di sof-ferenza migliorando i servizi da offrire agli associati e con-tenendo al massimo i costi. Un’operazione non semplice, ma fattibile. Lo dimostra il fatto che gli allevatori hanno risposto bene al nuovo mo-dello Araer, che dall’1 gen-naio di quest’anno gestisce operativamente e completa-mente tutti i servizi offerti”. Che sono aumentati, a ini-ziare dal perfezionamento dei controlli funzionali per migliorare le produzioni di latte e carne in termini di qualità, e dal potenziamento dell’attività del laboratorio di analisi che ha sede a Reggio Emilia, dove vengono effet-tuate in media 1,5 milioni di analisi/anno. Non solo. Riguardo i mezzi tecnici, Araer ha realizzato un software che attraverso il numero dell’auricolare della bovina invia un sms sul cellu-lare dell’allevatore avvisando-lo che nell’arco dei successivi 70 minuti avverrà il parto. Si tratta di progetto fortemente innovativo partito alla fine di febbraio, a cui si unisce il col-

I numeri della crisiLa zootecnia emiliano romagnola perde colpi. I numeri parlano da soli: nel 2014, rispetto all’anno precedente, la Plv (produzione lorda vendibile) zootecnica regionale è diminuita di circa 50 milioni di euro. E il fenomeno ha coinvolto tutte le specie allevate: bovini, suini, ovini, con l’unica eccezione dei caprini che hanno registrato un incremento degli allevamenti pari al 2%. Duecento, come sottolineato dal direttore Claudio Bovo, le stalle di vacche da latte che hanno chiuso, mentre il numero di capi allevati è rimasto sostanzialmente stabile rispetto al 2013: 565.737 soggetti, di cui 291.000 femmine, vacche da latte e giovenche, concentrate soprattutto nella zona di produzione del Parmigiano Reggiano. Molto preoccupante la situazione per la Romagnola relativamente al comparto dei bovini da carne. Il rischio estinzione di questa razza autoctona è purtroppo una realtà concreta, visto che negli ultimi 10 anni gli allevamenti si sono quasi dimezzati perdendo il 43% delle stalle, con una riduzione del 25% del patrimonio complessivo dei capi allevati. Piange anche il settore suinicolo che nel solo 2014, rispetto all’anno precedente, ha registrato un calo degli allevamenti a ciclo chiuso pari a -7,46%, con un crollo verticale del numero dei riproduttori: i verri sono passati da 1.741 (31 dicembre 2013) a 1.196 (31 dicembre 2014) e le scrofe si sono ridotte a 52.087 capi, a fronte dei 57.088 capi del 2013. Infine gli ovini: nel 2014 il calo degli allevamenti è stato del 4%, e del 6% quello dei soggetti allevati. In pratica gli allevamenti sono fermi a 2.133 unità. (A.Mo.)

lare destinato alle vacche per il rilevamento dei calori.

Polizze assicurative Nemmeno il settore assicura-tivo è stato tralasciato e gra-zie a un accordo siglato con Fata Assicurazioni vengono

Nel 2014 in regione hanno chiuso duecento stalle da latte, mentre il numero di capi è rimasto sostanzialmente stabile

oggi proposte diverse polizze a copertura di danni causati da eventi che possono com-promettere la produzione e la redditività in allevamento. Infine la comunicazione. Da quest’anno, ogni due mesi, gli allevatori riceveranno a casa

una copia di EmiliaRoma-gnAlleva, il nuovo bimestrale cartaceo ricco di informazio-ni, notizie, suggerimenti per rimanere sempre aggiornati e informati sull’attività dell’As-sociazione e sul mondo zoo-tecnico regionale. n

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EmiliaromagnaallEva

Sant’Antonio abate piace agli allevatori, ma anche ai “non addetti ai lavori”.

E la consueta manifestazione in Piazza San Pietro, orga-nizzata da Aia per celebrare lo stretto legame con il Santo, raduna, anno dopo anno, una folla sempre più ampia e fe-stante. Anche l’Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna ha partecipato in forze a questa giornata roma-na, divenuta ormai un appun-tamento irrinunciabile.Quest’anno, oltre al direttore Claudio Bovo, ad alcuni di-

pendenti dell’associazione e agli associati, si è unito un per-sonaggio un po’ speciale, don Massimo Martelli, parroco di due parrocchie alla periferia di Imola (Bo), ma con in tasca anche un diploma di perito agrario. Per lui, questo viag-gio a Roma con gli allevatori nel giorno in cui si celebra il nostro Santo patrono, è stata una nuova esperienza che lo ha profondamente colpito. Al punto che, una volta rientra-to a casa, ha voluto inviare ad Araer una lettera che pubbli-chiamo di seguito, a conferma

di come un evento così unico e speciale sappia trasmettere l’entusiasmo che lo anima or-mai da otto anni.

Attese non deluse“Cari allevatori mi presento, sono don Massimo Martel-li, perito agrario, attualmente parroco di due parrocchie alla periferia di Imola situate a ca-vallo dell’autostrada. Le due comunità sono Casola Canina ed Ortodonico. Inoltre pre-sto servizio alla Fondazione Santa Caterina di Imola, che quest’anno celebra il cente-nario di fondazione ad opera del Servo di Dio il Canonico Angelo Bughetti, che è stato un uomo di carità e un grande educatore. Sono stato invitato da Federica, la vostra zelante segretaria, a lasciare un ricor-do del pellegrinaggio a Roma organizzato da Aia. Per me l’occasione per partecipare è

stato l’invito che mi ha rivol-to la mia parrocchiana Teresa (da noi tutti identificata come Teresa del “casetto” per via del-la fattoria didattica che gesti-sce). Fatta una botta di conti tra impegni vari, ma anche intuendo il bello del passare con gli allevatori un momen-to presso la Tomba di Pietro, ho deciso di aderire. Le attese non sono state deluse. Infatti già dal viaggio in pullman si è creato un piacevole ambien-te di condivisione, fatto di rapporti umani già consoli-dati, di conoscenze nuove, di scambi di esperienze di lavoro e anche di brevi momenti di preghiera. La visita guidata dei principali monumenti di Perugia ci ha piacevolmente sorpresi. Ottima la ristorazio-ne all’agriturismo e anche cena e pernottamento in albergo. Molto gradito per me è stato il ritrovare fra questa bella gen-te un compagno dell’Istituto agrario Scarabelli di Imola, Claudio Bovo, che ho trovato molto impegnato nella tutela

Il gruppo degli allevatori e dei dipendenti Araer nella foto ricordo scattata a Roma il 17 gennaio scorso

In viaggio a Roma inonore di Sant’AntonioAnche quest’anno le celebrazioni del santo Patrono hanno richiamato in Vaticano migliaia di allevatori. Cospicua la presenza di quelli emiliano-romagnoli

di Maurizio Dall’arGine

Attualità

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AttualitàEmiliaromagnallEva

degli allevatori. Roma by night e diurna nella sua monumen-talità, compresa la visita a San-ta Maria Maggiore, ci ha fatto riflettere sull’enorme nostro patrimonio che in questi tem-pi amari e purtroppo segnati non solo dai pochi soldi, ma anche dai terroristi che sono i nuovi barbari, costituisce una garanzia che ancora possiamo farcela a ridare vivibilità alla nostra Italia”.

Un sorriso spontaneo “La Messa in onore del Patro-no Sant’Antonio in basilica, all’altare della Cattedra di San Pietro, con la paterna presi-denza del cardinale Comastri – continua la missiva – ci ha

riportato al contatto vivo col “Pescatore di pesci e poi di uomini: il nostro fratello Pie-tro sul quale la nostra fede in Cristo Unico Salvatore del mondo si edifica”. All’uscita gli animali, nostri compagni di viaggio in questa precaria ma bella vita, hanno strappato a tutti un sorriso. Il Buon Dio ha provveduto a far piovere solo durante la Messa, cosic-chè all’uscita un gradevole te-pore soleggiato ha rinnovato la bellezza dell’abbraccio del colonnato del Bernini. Diverse bande militari a cavallo e un nutrito gruppo di giovanissimi butteri toscani hanno conclu-so l’omaggio al nostro amico Antonio del deserto, detto

Don Massimo Martelli (a sinistra) con Claudio Bovo, Direttore di Araer

il grande. Lui che ha avuto il dono di una vita centenario e saggia ci protegga ancora dopo più di 1700 anni e custodisca i nuovi germogli del regno di Dio che cresce anche attraver-so la bella testimonianza di chi si cura degli animali, ne difen-de la diversità biologica perché ci facciano compagnia e ogni uomo abbia il suo nutrimento. Grazie a voi cari allevatori, per la simpatia e la creatività che

LA STRADA PER MANGIARE MEGLIOÈ FAR MANGIARE MEGLIO GLI ANIMALI.

Cargill srl - Divisione FeeD & nutrition - sistema Di gestione Qualità uni en iso 9001:2008© 2014, Cargill, inCorporateD. all rights reserveD

In viaggio a Roma inonore di Sant’Antonio

con l’aiuto di Dio sapete tra-smettere. N.B.: Abbiamo già provvedu-to a “perdonare” papa France-sco per la sua assenza a causa di quei circa 7 milioni di fi-lippini che volevano stare con lui. Con affetto, don Massimo Martelli”. n

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Emilia asso piglia-tutto alla fiera agricola di MontichiariLa bruna Rival Payo Telly dell’allevamento Corsini di Varsi (Pr) e la bianconera Gerboise della società agricola Albero di Piacenza si sono aggiudicate rispettivamente la mostra nazionale dell’Anarb e l’European Open Holstein Dairy show

di alessanDro aMaDei

Da un lato un’edizio-ne della mostra na-zionale della razza

Bruna di alto livello, sia per quanto riguarda le manze e le primipare, sia per quanto ri-guarda gli animali adulti, che hanno mostrato tutta la loro solidità in termini di produ-zione, funzionalità e longevi-tà. Dall’altro un Dairy show altamente spettacolare, in cui le frisone degli allevamenti ita-liani hanno dovuto fare i conti con la concorrenza agguerrita portata dalle “colleghe” france-si, spagnole e tedesche. Questo il mix di ingredienti che, grazie all’intenso sforzo profuso dagli

organizzatori e in primis dallo staff dell’Apa di Brescia, han-no decretato il successo della 87esima edizione della Fazi, la Fiera agricola zootecnica italiana tenutasi recentemente a Montichiari (Bs). Primi a sfi-lare sul ring i 90 bellissimi capi di razza Bruna che hanno dato vita a una competizione deci-samente emozionante, diretta con capacità e autorevolezza dal giovane bresciano Daniele Galbardi, alla sua prima volta come giudice di una Nazio-nale. Un esordio del tutto po-sitivo, considerato anche che la sua decisione di assegnare a Rival Payo Telly dell’alleva-

mento Corsini Giuseppe e Francesco di Varsi (Pr) il titolo di campionessa assoluta della mostra è stata accompagnata dai fragorosi applausi del folto pubblico di addetti ai lavori. “Questa bovina – ha motivato il giudice – mi ha colpito per il suo grande equilibrio, ma anche per i suoi spiccati carat-teri lattiferi, la correttezza su arti e piedi e la conformazione della groppa che esprime gran-de funzionalità”. Proveniente dall’azienda dei fratelli Corsi-ni anche la menzione d’onore, Castelgolaso Alba Chiara, che prima della finale per il titolo assoluto era riuscita a primeg-

giare anche in una delle cate-gorie più combattute, quella delle vacche di 4 e 5 anni.

Open combattutoEuropean Open Holstein Dairy Show che ha visto in lizza 138 capi, provenienti da 43 allevamenti europei. Un

A sinistra: Rival Payo Telly dell’allevamento Corsini Giuseppe e Francesco di Varsi (Pr) si è aggiudicata il titolo di campionessa nazionale 2015 della razza Bruna italiana

A destra: Gerboise, la bianconera della società agricola Albero di Piacenza che ha prevalso nella finale del 14esimo European Open Holstein Dairy show

Attualità

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AttualitàEmiliaromagnallEva

lavoro non facile per il giudice canadese Donald Dubois, che non ha mancato di rilevare “i progressi considerevoli com-piuti dalla selezione in Italia”. Mattatrice della manifestazio-ne è stata la Società agricola Al.Be.Ro di Piacenza, che si è portata a casa sia il titolo di campionessa assoluta, confe-rito alla bella Gerboise, a cui è andato anche il premio come miglior mammella delle vacche giovani, sia la menzione d’ono-re con Pozosaa Goldwin So-nia, bovina che la società pia-centina tiene in comproprietà con l’allevamento Beltramino di Torino e altre aziende. Un numero significativo di pre-mi che ha dunque portato la realtà emiliana a conquistare anche il titolo di “primo espo-sitore” del Dairy show.“Questa 87ª edizione della Fiera agricola zootecnica ita-liana di Montichiari – ha com-mentato alla fine Maurizio Garlappi, presidente dell’Anafi – è stata per noi una tre gior-ni molto intensa perché siamo partiti il primo giorno con il congresso sulle tecniche di riproduzione, e abbiamo con-cluso ora con la gara europea. Come sempre constatiamo un convincente progresso della genetica e dobbiamo ringra-ziare il Centro Fiera del Garda per la disponibilità e il pub-blico per il calore e l’interesse dimostrato”.

Spinta geneticaIn effetti se lo spettacolo dell’Open è riuscito ancora una volta a calamitare l’atten-zione di frisonisti e appassio-

nati, lo stesso si può dire del convegno tecnico “Le nuove tecnologie della riproduzione al servizio della selezione” or-ganizzato da Anafi, e tenuto il primo giorno della rassegna alla presenza di centinaia di al-levatori, tecnici e veterinari.Dalle interessanti presentazio-ni offerte da un pool di relatori di altissimo profilo e dal vivace contraddittorio conclusivo è emerso con forza come il Si-stema allevatori, attivandosi tempestivamente negli anni passati, sul versante genetico sia attualmente in grado di fornire un supporto determi-nante per la sopravvivenza e per la crescita degli allevamen-ti italiani, oggi come mai espo-sti alle altalene dei prezzi e alle tante incertezze legate alla fine delle quote latte. Perché grazie alla lungimiranza e agli sforzi organizzativi ed economici espressi dall’intero Sistema, la selezione genomica è ormai entrata nelle aziende agricole italiane e sta per mettere in mostra tutta la sua potenza di fuoco: le figlie dei tori selezio-nati con la genomica stanno per entrare in produzione e a partire dai prossimi mesi gli al-levatori potranno toccare con mano gli effetti sulla produ-zione e sulla fertilità. n

Approfondimentowww.anarb.itwww.anafi.it

I giovani dell’Agafi sul ring di Montichiari. Anche quest’anno le manifestazioni che hanno coinvolto gli allevatori più giovani hanno colto nel segno

Sopra, da sinistra: il direttore dell’Araer Claudio Bovo consegna le targhe ricordo dipinte a mano da Maria Rossi dell’Araer a Corrado Barella e a Davide Corsini, i due brunisti che sul ring di Montichiari hanno tenuto alta la nomea degli allevamenti emiliani

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“La Romagnola è una delle cose più nobili che

la zootecnia italiana abbia avuto”. Matteo Ridolfi, alle-vatore, veterinario e coordi-natore degli esperti di raz-za dell’Anabic, Associazione nazionale allevatori bovini italiani da carne, non ha dub-bi: per la razza Romagnola un futuro c’è, nonostante la chiusura di numerose stalle e la riduzione di altrettanti

capi di bestiame che hanno contrassegnato questi ultimi dieci anni (- 43% il nume-ro di stalle, -25% quello dei soggetti allevati).Una situazione che recente-mente il direttore dell’Ara-er (Associazione regio-nale allevatori dell’Emilia Romagna), Claudio Bovo, ha definito drammatica, ricordando che proprio la mancata valorizzazione eco-nomica della carne di Roma-

gnola ne è la causa principale. “L’Araer – ha sottolineato Bovo – nello svolgimento del suo compito esclusivamente tecnico punta al rilancio di questa razza attraverso il mi-glioramento della selezione genetica garantito dal Libro genealogico e ad azioni lega-te agli aiuti comunitari che sono attualmente in discus-sione a Bruxelles. “Il nostro auspicio – conti-nua Bovo – è quello di riu-

Romagnola, dall’export le chances di un indispensabile rilancioI numeri sono oggi in sensibile flessione, ma per Matteo Ridolfi dell’Anabic le opportunità per evitare l’estinzione della razza (e dei suoi allevatori) esistonodi anna Mossini

scire a portarli a casa, ma è del tutto evidente che ad essi dovranno seguire politiche di valorizzazione e commer-cializzazione più efficaci che riconoscano economicamen-te quel valore aggiunto che fino a oggi la carne di razza Romagnola non ha mai otte-nuto”.

Dalla primavera al tardo autunno la Romagnola vive al pascolo. In collina si conta il maggior numero di allevamenti

Attualità

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Priorità: maggiore remunerazioneLa razza Romagnola Igp fa parte del Consorzio di tutela del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale, ed è al suo presidente, Stefano Mengoli, che abbiamo chiesto qual è il ruolo dell’ente che presiede nella promozione della carne di Romagnola. “Oggi il posizionamento commerciale di questa carne rispetto alla più diffusa Charolais spunta un +20% – spiega Mengoli – che si traduce in una forbice compresa tra 4,80 e 5 euro/kg a fronte di circa 4,10 euro/kg. Nondimeno è vero che la riduzione di capi e allevamenti a cui stiamo assistendo da alcuni anni a questa parte richiede interventi di valorizzazione che a mio avviso devono essere innanzitutto di carattere politico e sociale. Va riconosciuto alla Regione Emilia Romagna un notevole impegno in questo senso, ma l’obiettivo di remunerare di più questo prodotto deve rimanere prioritario, favorendo anche la nascita di circuiti virtuosi di collaborazione che alimentino un’integrazione al reddito degli allevatori”. (A.Mo.)

AttualitàEmiliaromagnallEva

Foto sotto

Lo stand della New Holland è stato come sempre uno dei più gettonati

“E pensare che agli inizi degli anni Cinquanta – racconta Matteo Ridolfi – nella zona compresa tra la provincia di Pesaro, quella di Modena e parte del Veneto si contava-no più di 500mila capi; poi via via i numeri si sono sem-pre più assottigliati, complice la meccanizzazione agricola, la conversione di molti ter-reni che in Romagna sono diventati frutteti e la fine della mezzadria, arrivando tra la fine degli anni Settan-ta e l’inizio degli Ottanta a un crollo verticale che solo nei primi anni Duemila, con l’esplosione dell’emer-genza legata alla Bse (la

famosa mucca pazza), ha conosciuto un’inversione di tendenza, dettata dalla ne-cessità di assicurare al con-sumatore italiano una car-ne bovina completamente tracciata e sicura. Garanzie che la Romagnola ha sapu-to confermare. Purtroppo però, passata l’onda lunga dell’emergenza Bse, questo positivo effetto è finito e il trend negativo è ripreso”.

Carne di qualitàAlla data del 31 dicembre 2014 i dati forniti da Araer parlano di 339 allevamenti e 10.370 capi di bestiame iscritti al Libro genealogico.

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Rispetto all’anno prima sia-mo a -4,78% per le stalle e a -2,85% per il bestiame. Cosa si poteva e si può ancora fare allora per salvaguardare una razza autoctona che offre una carne di ottima qualità, che non ha nulla da invidiare ad altre forse più blasona-te? “Se c’è un rimprovero da muovere all’Igp a cui la Ro-magnola appartiene – sot-tolinea Ridolfi – ritengo sia quello di non aver difeso a sufficienza l’integrità terri-toriale della razza. A diffe-renza della Chianina infatti, che si produce su un’area più vasta, l’allevamento di Roma-gnola oggi si concentra nelle sole province di Bologna,

Forlì-Cesena e Ravenna, so-prattutto in zona collinare, e questo purtroppo oggi fa la differenza”.Ottima qualità della carne, grande rusticità che la ren-dono un animale robusto e forte, indice di conversione più che favorevole, la razza Romagnola ha tutte le carte in regola per competere con altre razze, non solo italiane. E lo dimostrano i risulta-ti ottenuti in quei Paesi del mondo dove la razza è stata esportata. n

La Romagnola è una razza molto antica, caratterizzata da un indice di conversione favorevole e dall’ottima qualità della carne

Attualità

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EmiliaromagnallEva

Il 24 e il 25 gennaio scor-si si è svolta alla Fiera di Reggio Emilia “Aia in

Fiera”, la prima grande mani-festazione italiana di stampo europeo dedicata al compar-to avicunicolo organizzata da Anci (Associazione na-zionale coniglicoltori italia-ni), Fiac (Federazione italia-na allevatori colombi), Fiav (Federazione italiana delle associazioni avicole) e Anac (Associazione nazionale alle-vatori cavie), che hanno dato vita allo svolgimento del 1° Campionato nazionale di co-niglicoltura del registro ana-grafico, del 21° Campionato italiano di avicoltura, del 33° Campionato italiano colom-bi e della seconda esposi-zione nazionale cavie. Circa 8.000 gli animali in mostra e una partecipazione comples-siva di oltre 2.500 visitatori.

Rassegna riuscitaL’obiettivo degli organizzato-ri di realizzare il primo e più importante appuntamento

Da destra: il presidente dell’Anci Sergio Pompa con il vincitore del titolo assoluto Fulvio Fiorani, e con Ernesto Dagrada, allevatore

“Aia in Fiera”, non solo coniglialla mostra di Reggio EmiliaLa città emiliana ha ospitato il 1° Campionato nazionale di coniglicoltura del registro anagrafico. Circa 800 i soggetti in gara e una buona affluenza di visitatoridi Maurizio Dall’arGine

nazionale per allevatori ed operatori del settore a favo-re del piccolo allevamento domestico e rurale è stato pienamente centrato. La pri-ma edizione del Campionato italiano di coniglicoltura si è dimostrato infatti un evento nazionale unico, dove hanno potuto confrontarsi i miglio-ri soggetti selezionati prove-nienti da tutta la Penisola. Un risultato non scontato, ottenuto grazie alla volontà di un gruppo di allevato-ri che ha iniziato a lavorare all’evento un anno fa e che proprio per la sua caparbietà è riuscito a portare a Reggio Emilia quasi 800 conigli ap-partenenti a tutte le 43 razze dello standard italiano. Tutti gli animali esposti sono stati giudicati da 9 esperti dell’An-ci che hanno alla fine procla-mato 42 campioni di razza nella sezione adulti e 11 in quella dei giovani. Al termine delle valutazioni il riconosci-mento di campione italiano assoluto è andato a una fem-

mina di razza Rossa di Nuo-va Zelanda dall’allevamento Fulvio Fiorani di Milano.In programma anche l’Asta dei Campioni, una nuova iniziativa interessante e coin-volgente, durante la quale sono stati battuti i sogget-ti di razza adulti e giovani di tutte le razze. La miglior quotazione è stata assegnata a un maschio adulto di raz-za Gigante dell’allevamento Marco Romani di Milano. Le premiazioni si sono svolte alla presenza del presidente e del vicepresidente di Anci, ri-spettivamente Sergio Pompa e Matteo Airaghi, e al diret-tore Araer, Claudio Bovo.Doverosi i ringraziamenti a chi ha reso possibile que-sto evento, a iniziare dagli allevatori di Reggio Emilia, primo fra tutti l’instancabile Claudio Rabitti che insie-

me ai suoi colleghi ha creato queste due giornate. Con lui gli organizzatori ringraziano chi ha assicurato il sostegno economico alla manifesta-zione, Progeo Mangimi e chi, come i Fratelli Giacomelli di Bergamo, ha fornito sup-porto logistico e garantito la funzionalità delle gabbie de-stinate ad ospitare gli animali nei tempi stabiliti.Araer ha creduto fin dall’ini-zio ad “Aia in Fiera” e ha la-vorato affinchè riuscisse al meglio. L’appuntamento è per l’anno prossimo, con la seconda edizione della mani-festazione. Un’occasione per accendere i riflettori su un comparto importante della zootecnia italiana. n

Attualità

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TecnicaEmiliaromagnallEva

Mosche al tappeto con la gestione integrataIl controllo dei ditteri richiede un impiego combinato di diverse strategie ad effetto sinergico, perché nessuna singola azione, per quanto mirata, può garantire efficacia duratura

Negli allevamenti è evidente la relazio-ne tra elevata pre-

senza di mosche e scarse per-formance zootecniche, come perdita di peso degli animali da ingrasso e scarsa produzio-ne e qualità del latte. Le mosche sono anche un importante vettore delle principali malattie infettive. Dal punto di vista normativo esistono norme di carattere generale come Regolamenti di igiene e sanità pubblica o provvedimenti specifici come ordinanze del Sindaco indi-rizzate al singolo allevatore. Il “Pacchetto Igiene” (Reg. Ce n. 179/2002, 852/2004, 853/2004, 183/2005) ha decretato che anche il settore primario è tenuto all’applica-zione del metodo Haccp (Ha-zard analysis critical control points) in quanto parte della filiera alimentare.

Primo, l’igieneLa corretta gestione del pro-blema mosche inizia dall’ac-curata pulizia delle aree dell’allevamento. L’accumulo di sostanza organica rap-presenta il sito ottimale per

la deposizione delle uova. È necessario mantenere asciut-to il più possibile il letame attraverso la corretta manu-tenzione degli abbeveratoi, l’aerazione costante dei locali e l’aggiunta o il rinnovo fre-quente della lettiera.Per la cattura delle forme adulte sono utilizzati pannelli collanti cromotropici di colo-re chiaro applicati nell’interno e che sfruttano l’attrazione dell’insetto e trappole a sec-chiello con attrattivo proteico da applicare all’esterno. Nei locali più critici sono posi-zionate trappole attrattive a luce UV a griglia elettrica o con ventole. L’efficacia delle trappole dipende dal corretto posizionamento.Sono inoltre disponibili pro-dotti chimici contro le for-me larvali e contro gli adulti. I prodotti anti-larvali sono regolatori della crescita che impediscono lo sviluppo del-le larve alla forma di adulto. Il trattamento va effettuato sulle concimaie e nelle stalle ad esempio vicino agli abbe-veratoi, dove la lettiera è gene-ralmente più umida, o lungo i bordi dei box. I prodotti

adulticidi hanno un effetto abbattente immediato contro gli insetti presenti e residuale sulle superfici. Di tutti questi prodotti è bene farne un uso ben localizzato e non siste-matico per l’impatto negativo sull’ambiente e per gli episodi di resistenza.

Insetti utiliAnche in ambito zootecni-co sono disponibili azioni di lotta biologica con l’introdu-zione di insetti predatori, ma che non interferiscono negati-vamente. Sul mercato sono disponibili specie di insetti parassitoi-di che depongono le proprie

uova all’interno delle pupe delle mosche, determinando-ne la morte. Gli insetti sono disponibili in speciali con-tenitori sotto forma di larve e sono “lanciati“ sulle masse organiche. Utilizzando tutte le specie è possibile ottenere un risul-tato paragonabile all’utilizzo dei trattamenti chimici, ma con tutti i benefici già citati in precedenza. n

di Matteo paterGnani

Sono reperibili alcune specie di insetti parassitoidi (nella foto: Nasonia spp.) che depongono le proprie uova all’interno delle pupe delle mosche, determinandone la morte

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CELL. SOMATICHE 110LONGEVITÀ 113FERTILITÀ 103I.T.C. 110

ATT. % 94 LATTE KG 1124GRASSO KG 74 0.30 %PROTEINE KG 56 0.17 %

VALUTAZIONE LINEARE

-0,5 0 +0,5 +1 +1,5 +2dati anafi GENNAIO 2015

2,832,081,872,25

-0,592,413,30

-0,224,003,425,233,643,552,633,353,232,241,86

-0,35

CONFORMAZIONE

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