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M. Fioranelli, M. Bianchi, M.G. Roccia, V. Di Nardo LA MEDICINA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017 Nel...
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
M. Fioranelli, M. Bianchi,M.G. Roccia, V. Di Nardo
CLIN
ICAL
EFFICACIA DI ARNICA COMP. -HEEL®
NELLA RIDUZIONE DEL RISCHIODI EVENTI CARDIOVASCOLARIIN PAZIENTI CONCORONAROPATIA STABILE
EFFICACY OF ARNICA COMP. -HEEL® IN REDUCINGCARDIOVASCULAR EVENTS IN PATIENTS WITH STABLECORONARY DISEASE
28° CONGRESSO NAZIONALE DI MEDICINA BIOLOGICA– LA MEDICINA DEI BASSI DOSAGGI: da EVIDENCE ad EFFICACY-BASED MEDICINEMilano, 21 Maggio 2016È noto come i pazienti affetti da coronaropatia
stabile presentino un discreto rischio di incor-rere in eventi cardiovascolari, fatali e non fa-tali, secondari alla coronaropatia stessa, non-ostante l’utilizzo in prevenzione secondaria diun trattamento convenzionale con statine, an-tiaggreganti piastrinici, betabloccanti, ecc.Da evidenze recenti emerge come i trattamenticitati abbiano dimostrato efficacia clinica, mache non abbiano effetto sulla modulazione delprocesso infiammatorio cronico, componenteeziologica fondamentale degli eventi cardio-vascolari, tanto primari quanto secondari.44 pazienti con malattia coronarica stabile, intrattamento con aspirina e/o clopidogrel (93%)e statine (95%) sono stati trattati con Arnicacomp. -Heel®, 1 cps sublinguale/die e compa-rati ad una popolazione di pazienti in terapiatradizionale in un follow-up medio di circa 3anni. L’obbiettivo di questo studio è stato de-terminare se Arnica comp. -Heel®, 1 cps sub-linguale/die, potesse ridurre il rischio di eventicardiovascolari in pazienti con cardiopatiaischemica stabile. L’outcome primario (inci-denza di Sindrome coronarica acuta, arrestocardiaco non ospedalizzato e infarto ischemi-co non cardioembolico) si è verificato in 1 su18 pazienti (5.3%) che hanno ricevuto Arnicacomp. -Heel® e in 4 su 25 pazienti (16.0%) chehanno ricevuto solo la terapia tradizionale (ha-zard ratio: 0.33; 95% CI, confidence interval:0.18-0.59; p 0.001; number needed to treat: 11). – In conclusione, 1 cps sublinguale/diedi Arnicacomp. -Heel®, somministrata in aggiunta a sta-tine e ad una terapia standard di prevenzionesecondaria, ha mostrato efficacia nella pre-venzione di eventi cardiovascolari acuti in pa-zienti con malattia coronarica stabile.
INFIAMMAZIO-NE, ATEROSCLEROSI CORONARICA, INTER-LEUCHINE, MEDICINA FISIOLOGICA DI REGO-LAZIONE, ARNICA COMP. -HEEL®
SUMMARY: It is well known that patients with stablecoronary artery disease present a moderate risk ofcardiovascular events, fatal and nonfatal, secondaryto coronary artery disease itself, despite the use ofsecondary prevention of a conventional treatmentwith statins, antiplatelet agents, beta blockers, etc.Recent findings show that the aforementionedtreatments have demonstrated a clinical effectivenessbut have no effect on the modulation of chronicinflammatory process, which is a fundamentalcausative component of both primary and secondarycardiovascular events.Arnica comp. -Heel® is the most important of a series,active in modulating the inflammatory response. We explored the possibility, through the inhibition ofthe inflammatory cascade demonstrated by Arnicacomp. -Heel®, of reducing the risk of plaque instability,and therefore of improving the prognosis in patientswith chronic stable coronary artery disease. 44 patientswith stable coronary disease receiving aspirin and/orclopidogrel (93%) and statins (95%) were treated withArnica comp. -Heel®, 1 sublingual tablet daily andcompared to a population of patients with traditionaltherapy and followed for a median of 3 years.The primary outcome (composite incidence of acutecoronary syndrome, out-of-hospital cardiac arrest, ornoncardioembolic ischemic stroke) occurred in 1 of 18patients (5.3%) who received Arnica comp. -Heel®, and4 of 25 patients (16.0%) who received the traditionaltherapy (hazard ratio: 0.33; 95% CI, confidence interval:0.18-0.59; p 0.001; number needed to treat: 11). – In conclusion, Arnica comp. -Heel®, 1 sublingualtablet daily administered in addition to statins andother standard secondary prevention therapies, showedto be effective in the prevention of cardiovascularevents in patients with stable coronary disease.
KEY WORDS: INFLAMMATION, CORONARYATHEROSCLEROSIS, INTERLEUKINS, PHYSIOLOGICALREGULATING MEDICINE, ARNICA COMP. -HEEL®
RIASSUNTO
PAROLE CHIAVE
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1958 - Iniettando per errore un
liquido di contrasto in una coronaria,
Frank Mason Sones esegue la prima
coronarografia.
– Bibliografia: Connolly J.E. - The development ofcoronary artery surgery: personal recollections. In Tex Heart Inst J. Vol. 29, nº 1, pp. 10-4; 2002.
2
Albero coronarico apparentemente
sano alla coronarografia.
– L’analisi IVUS (Intra Vascular
Ultrasound Study) evidenzia una
placca aterosclerotica non percepibile
dal luminogramma angiografico.
Immagine tratta da ACCP SAP II.
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Nell’identificazione dell’instabilità di
una placca aterosclerotica coronarica
vengono considerati vari aspetti,
riuniti in criteri maggiori o minori.
– Criteri maggiori sono:
infiammazione in atto (infiltrato
monocito/macrofagico), cappuccio
fibroso sottile (≤65 µm) con largo core
lipidico, fissurazione di placca, area
di stenosi >90%.
– Criteri minori sono: noduli calcifici
superficiali, superficie di colore giallo
scintillante, emorragia intraplacca,
disfunzione endoteliale,
rimodellamento positivo.
4
5Valutazione con ecografia intravascolare (IVUS) di una placca aterosclerotica. L’IVUS è una tecnica di imaging che, attraverso l’utilizzo di
ultrasuoni, permette lo studio dei vasi coronarici epicardici mediante valutazione ecografica intraluminale. L’IVUS, consentendo una
visualizzazione della sezione vasale a 360° e, quindi, un’analisi del vaso arterioso coronarico indipendente dall’angolo di proiezione, offre
maggiore accuratezza nella valutazione delle lesioni aterosclerotiche. L’IVUS è una metodica invasiva quanto la coronarografia che consente
di studiare solo un ramo coronarico per volta, fornendo informazioni molto preziose relative al lume vasale, alla parete vascolare ed alla
presenza e distribuzione della placca aterosclerotica. Questa tecnica offre un’immagine diretta e in tempo reale dell’ateroma, fornendo
una prospettiva tomografica delle coronarie e della placca aterosclerotica. Con la codifica dei colori della frequenza di rifrangenza degli
ultrasuoni è possibile differenziare le varie componenti della placca: fibro-lipidica, fibro-calcifica, necrotica, calcifica.
– Bibliografia: Dowe D., Fioranelli M., Pavone P. (editors) - Imaging Coronary Artery. Springer Verlag Italia; 2012.
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Per ottenere un potere di risoluzione
adeguato alla valutazione del
cappuccio superficiale è stata
introdotta la tecnica OCT (Optical
Coherence Tomography) che utilizza
una luce polarizzata nello spettro
vicino all’infrarosso. Questa metodica
ha un potere di risoluzione di circa
10-15 micron. Con questo esame è
possibile visualizzare le componenti
superficiali della placca e l’eventuale
infiltrato infiammatorio.
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Rappresentazione del potere di
risoluzione dell’OCT con la
discriminazione visiva delle tunica
dell’arteria (intima, media, avventizia).
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Immagini OCT tratte dal
Japanese MHLW Trial.
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In una Sindrome coronarica acuta,
oltre alla placca responsabile (culprit
lesion), in genere se ne riscontrano
numerose altre.
– L’evento – quindi – non è focale ma
coinvolge l’intero distretto
coronarico.
– Bibliografia: Asakura M. et Al. - J Am CollCardiol. 2001;37:1284-1288.
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Nel 2000 sono stati resi noti i dati dello
studio Women’s Health Study (WHS).
– È stato evidenziato come uno dei
fattori di rischio più importanti per lo
sviluppo di eventi coronarici fosse
l’aumento della PCR. In effetti
l’aumento della PCR e di un valore di
colesterolo allora ritenuto normale
coinvolgeva circa 25.000.000 di
americani; una popolazione
comunque a rischio di eventi
coronarici.
– Bibliografia: Ridker P.M. et Al. - N Engl J Med.2000;342:836-843.
10
I fattori di rischio identificati dal
Women’s Health Study (WHS) vengono
posti in una scala gerarchica di
importanza.
– Si noti come l’indice di
infiammazione espresso dalla PCR sia
di gran lunga più predittivo del valore
di colesterolo.
– Bibliografia: Ridker P.M. et Al. - N Engl J Med.2000;342:836-843.
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Nel trial Jupiter sono stati analizzati i
dati di 17.802 individui senza alcuna
manifestazione di malattia cardio-
vascolare. Questi individui
presentavano valori di LDL-C <130
mg/dl e valori di PCR > 2 mg/l;
sono stati randomizzati per la
somministrazione di una statina
(rosuvastatin 20 mg/die) o di placebo.
– Dai risultati si evince che
l’abbassamento degli indici di
infiammazione ha prodotto un
miglioramento di tutti gli end points
primari e secondari, in termini di
mortalità e di morbilità cardiaca.
– Bibliografia: Engl J Med. 2008;359:2195-207.
12
Il trial Jupiter evidenzia come il
maggior beneficio si sia verificato
nella popolazione con valori di
LDL< 70 mg/dl e valori di
PCR < 2 mg/dl.
– Bibliografia: Engl J Med. 2008;359:2195-207.
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La low grade chronic inflammation è
correlata alla Sindrome metabolica
e/o ad altre patologie.
Questa condizione è correlata ad una
modificazione della curva di
invecchiamento con riduzione
dell’aspettativa di vita.
14
La prognosi dell’infarto miocardico acuto è nettamente migliorata negli ultimi anni.
Tuttavia molti pazienti vanno incontro ad una dilatazione progressiva del ventricolo sinistro che pone le basi per lo sviluppo di una sindrome
clinica di scompenso cardiaco.
– Sebbene questa situazione sia correlata ad un infarto di dimensioni maggiori, alcuni pazienti (15-20%), nonostante presentino una zona di
necrosi modesta, vanno incontro ad una progressiva dilatazione del ventricolo sinistro.
In questa pubblicazione viene discussa l’ipotesi che il rimodellamento del ventricolo sinistro sia correlato ad un’attivazione della risposta
infiammatoria. Questo lascia intravedere possibili strategie per la prevenzione dello scompenso cardiaco post-ischemico.
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol. 2016; 67:2050-60. ©2016 by the American College of Cardiology Foundation.
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
I leucociti neutrofili infiltrano rapidamente il tessuto miocardico ischemico e rilasciano il
contenuto delle granulazioni, che accentuano ulteriormente il segnale infiammatorio e
stabiliscono un richiamo chemotattico che guida l’infiltrazione di altri leucociti nel tessuto
necrotico. Le citochine proinfiammatorie aumentano rapidamente e causano un ulteriore
infiltrato di cellule immunocompetenti nell’area infartuale.
– I macrofagi Ly6C high giungono in loco e fagocitano i detriti cellulari: così i cardiomiociti
necrotici vengono rimossi dalla zona lesa. Altri leucociti, come i linfociti T, i linfociti B, le cellule
dendritiche e le cellule natural killer cominciano ad arrivare in terza giornata dopo l’insulto
ischemico.
Queste cellule cooperano nella transizione dalla fase infiammatoria a quella rigenerativa.
Questo cambiamento può essere realizzato attraverso la modulazione dei macrofagi dal fenotipo
Ly6C high a quello Ly6C low, con la produzione di citochine anti-infiammatorie e l’inibizione delle
metalloproteinasi di matrice.
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol. 2016; 67:2050-60. ©2016 by the American College of Cardiology Foundation.
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Studi su animali hanno evidenziato
una correlazione diretta tra
metabolismo microbico intestinale e
malattia coronarica.
– La trimetilammina-N-ossido (TMAO),
metabolita intestinale della colina,
possiede un potente effetto
aterosclerotico.
– Bibliografia: N Engl J Med. April 25. 368;17; 2013.
18
Recenti studi su animali hanno
dimostrato una relazione tra
microbiota intestinale, metabolismo
della colina in fosfatidilcolina
alimentare (lecitina) e malattia
coronarica, attraverso la produzione
di un metabolita pro-aterosclerotico,
la trimetilammina-N-ossido (TMAO).
– In questo lavoro è stata studiata la
relazione tra il metabolismo
intestinale microbiota-dipendente
della fosfatidilcolina nella dieta,
i livelli di TMAO e gli eventi avversi
cardiovascolari nell’uomo.
– Bibliografia: N Engl J Med. April 25. 368;17; 2013.
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I livelli plasmatici di TMAO mostrano
una predittività di rischio per eventi
cardiovascolari. Tale rischio è
indipendente da altri fattori di rischio
cardiovascolare tradizionali.
– Questi risultati suggeriscono che il
microbiota intestinale può contribuire
alla fisiopatologia della malattia
coronarica aterosclerotica ed
indicare potenziali bersagli
terapeutici.
– Bibliografia: N Engl J Med. April 25. 368;17; 2013.
19
L’obiettivo di questo studio era quello
di correlare la presenza di flora
intestinale patogena e permeabilità
intestinale (IP), alterata nelle varie
classi funzionali di insufficienza
cardiaca.
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol HF; 2015.
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Grafico da cui si evince la
correlazione tra la pressione atriale
destra (RAP) e la permeabilità
intestinale al cellobiosio, sostanza
che non viene assorbita da un
intestino normale. Il riscontro di
cellobiosio nelle urine è indice di
alterata permeabilità intestinale.
Quest’ultima condizione si associa ad
una disfunzione cardiaca evidenziata
dall’aumento della
pressione atriale destra.
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol HF; 2015.
22
Percentuali di flora batterica
patogena in relazione alle classi
funzionali dello scompenso cardiaco.
– Più è alta la classe funzionale,
maggiore è la percentuale di flora
batterica patogena.
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol HF; 2015.
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L’alterata permeabilità intestinale si
associa – inoltre – ad un aumento
sistemico degli indici di
infiammazione espressi dalla PCR.
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol HF; 2015.
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Interrelazione tra indici di
infiammazione ed aumento della
pressione atriale destra.
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol HF; 2015.
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
In questo studio è stato valutato
l’impatto sulla prognosi della
cardiopatia ischemica in 1411
pazienti sottoposti ad angiografia
coronarica in relazione allo stress
ossidativo valutato dalle
concentrazioni di cisteina, glutatione
e cistina.
– Bibliografia: Circulation. 2016;133:361-369.
26
Anche l’iperomocisteinemia è
considerata un fattore di rischio
cardiovascolare.
Tuttavia nessun intervento
farmacologico ha dimostrato,
in clinica, che la sua riduzione possa
associarsi a miglioramento della
prognosi.
– La cistina è un aminoacido solforato
prodotto per reazione ossidativa di
due molecole di cisteina.
25
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
Per ogni incremento della cisteina di
una deviazione standard (1-SD) ed
una diminuzione del glutatione di 1-SD,
si è osservato, rispettivamente, un
aumento del 26% e del 20% del
rischio di morte.
– Bibliografia: Circulation. 2016;133:361-369.
27
Stress ossidativo e mortalità.
Sono stati identificati i seguenti
parametri:
Cistina >129.8 μmol/L;
Glutatione <0.68 μmol/L;
PCR >3 mg/L.
Si dimostra come stress ossidativo
ed infiammazione siano
importanti fattori aggiuntivi di
rischio cardiovascolare.
– Bibliografia: Molecular Medicine Reports,2016;13:361-3904-12.
28
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Nello studio Inflammatory cytokines
and risk of coronary heart disease:
new prospective study and updated
meta-analysis è stato valutato
l’impatto dei seguenti marker di
infiammazione:
• Interleuchina-6 (IL-6)
• Interleuchina-18 (IL-18)
• Metalloproteinasi-9 di matrice (MMP-9)
• Ligando solubile CD40 (sCD40L)
• Tumor Necrosis Factor-α (TNF-α).
Questo studio è stato effettuato c/o il
Danish Research Centre for
Prevention and Health (RCPH).
– Sono stati analizzati i dati relativi a
1514 partecipanti, senza malattia
cardiovascolare conosciuta,
età 30-70 anni, follow-up di 12 anni.
– Bibliografia: European Heart Journal.2014;35:578-589.
30
L’XC System è una proteina di
membrana che modula il trasporto di
aminoacidi.
Questo enzima favorisce lo scambio
tra la L-cistina extracellulare
e il L-glutammato intracellulare
attraverso la membrana plasmatica
cellulare.
In molte cellule, l’importazione di
L-cistina è fondamentale per la
produzione di glutatione e per la
protezione ossidativa. L’attività di
questo enzima si riduce con l’età e
può essere attivato da
supplementazioni di Zinco.
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
Lo studio riportato è Circulating
levels of interleukin-17 and
cardiovascular outcomes in patients
with Acute Myocardial Infarction,
studio multicentrico a cui hanno
partecipato 100 centri francesi,
1029 pz con infarto miocardico
reclutati e seguiti in un follow-up di
2 anni.
– A 2 anni di distanza dall'evento
coronarico, la ricorrenza di infarto
miocardico o morte per cause
coronariche era del 21% in coloro
che presentavano un livello di
IL-17 < 6.26 pg/mL rispetto al 15%
di coloro che presentavano un livello
più alto.
– Bibliografia: European Heart Journal.2014;34:570-577.
32
Nella popolazione descritta
nell’immagine 30, nel corso del
follow-up sono stati registrati 3000
tra eventi cardiovascolari non fatali
(infarto miocardico) e morti per cause
coronariche. Ad ogni aumento di una
deviazione standard (1-SD) per IL-6,
IL-18 e TNF-α è associato un
aumento del rischio del 10-25%.
– Bibliografia: European Heart Journal. 2014;35:578-589.
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Schema di differenziazione dei linfociti
Th1 e Th2, con l’aspetto interessante
dei Th17.
– Bibliografia: European Heart Journal. 2013; 34:556-559.
34
Nella popolazione con valori di
VCAM-1 > 695 ng/mL e di
IL-17 < 6,26 pg/mL la mortalità a due
anni è stata del 43%.
– Il rischio relativo è stato del 4.03
(95% CI = 2.48 – 6.55, P = 0.0001).
– Bibliografia: European Heart Journal. 2013; 34:570-577.
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Nello studio Low-Dose Colchicine for
Secondary Prevention of
Cardiovascular Disease è stata
testata l’ipotesi se basse dosi di
colchicina (0.5 mg/die) potessero
ridurre l’incidenza di eventi
cardiovascolari in pazienti con
cardiopatia cronica stabile.
Sono stati reclutati 282 pazienti nel
Gruppo verum e 250 nel Gruppo
placebo (follow-up di 36 mesi).
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol. 2013; 61:404-10.
36
In questa immagine si evidenzia il
duplice effetto che può avere la IL-17
nello sviluppo della malattia
aterosclerotica coronarica.
– Da un lato (in verde) la down
regulation del sistema Th1, con
riduzione di INF-gamma e VCAM1,
l’up regulation del sistema Th2 con
aumento di IL-5 con l’effetto finale di
stabilizzazione della placca.
– Dall’altro (in rosso) l’up regulation del
sistema Th1 con produzione di
INF-gamma e di IL-17, reclutamento
di monociti e produzione di
metalloproteinasi con l’effetto finale
di destabilizzazione della placca.
– Bibliografia: European Heart Journal. 2013; 34:556-559.
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
La maggior riduzione di eventi
ha riguardato le
Sindromi coronariche acute.
– La colchicina ha dimostrato un
ottimo profilo antinfiammatorio con
riduzione sensibile degli eventi clinici.
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol. 2013; 61:404-10.
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Gli end point primari erano
identificati in:
1. Sindrome coronarica acuta.
2. Arresto cardiaco extraospedaliero.
3. Ictus ischemico non cardioembolico.
– L’end point primario è stato del 5.3%
nei trattati con colchicina e del 16%
nei controlli.
– Bibliografia: J Am Coll Cardiol. 2013; 61:404-10.
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
Recenti ricerche ipotizzano un’associazione di causalità, descritta da una correlazione lineare,
tra i livelli plasmatici di determinate citochine pro-infiammatorie in persone apparentemente
sane ed aumento del rischio di eventi ischemici cardiaci.
È interessante notare come livelli più alti rispetto alla norma di IL-6, IL-18 e di TNF-α siano
associati ad aumento di infarto miocardico (stimato del 10-25%) non fatale e di morte per
cardiopatia ischemica.
Il fenomeno infiammatorio cronico che agisce alla base delle patologie cardiovascolari primarie
e secondarie segue una cronobiologia specifica nella quale la successione degli effetti svolti
dalle singole molecole segnale è fondamentale sia per la comprensione del fenomeno stesso
sia per il design di un’ipotetica strategia volta alla sua modulazione e risoluzione. Il processo
infiammatorio fisiologico si risolve mediamente in 72-96 ore e prevede tre fasi distinte:
1. Onset: governata da IL-1 e TNF-α (citochine pro-infiammatorie)
2. Mantenimento: governata da IL-6 (citochina pro-infiammatoria)
3. Risoluzione: governata da IL-10 e da Transforming Growth Factor-β (TGF-β) (citochine anti-
infiammatorie).
In presenza di infiammazione cronica, la fase di risoluzione non viene innescata e si instaura
un equilibrio patologico tra i livelli di IL-6, IL-10 e TGF-β.
Il punto chiave della risoluzione del processo infiammatorio è l’induzione di IL-10 (down-
regolazione della risposta infiammatoria) e di TGF-β (stimolazione della rigenerazione della
matrice extra-cellulare e modulazione dell’infiammazione).
– Bibliografia: Minerva Cardioangiol. 2016 Feb;64(1):34-40.
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
Arnica comp.-Heel® compresse
(Biologische Heilmittel Heel GmbH,
Baden-Baden,Germania) è il
capostipite dei farmaci low dose ad
azione modulante la risposta
infiammatoria. La sua efficacia è già
stata studiata nella riabilitazione
cardiovascolare. L’effetto del
medicinale low dose consiste
nell’up-regolazione di TGF-β e di IL-10;
questo pone le basi per una
down-regolazione di citochine
infiammatorie coinvolte nella genesi
del processo aterosclerotico:
IL-1β, TNF-α e IL-6.
– Bibliografia: Minerva Cardioangiol. 2016 Feb;64(1):34-40.
In questa pubblicazione è stata
valutata l’efficacia di
Arnica comp.-Heel®
nella riduzione del rischio di eventi
cardiovascolari in pazienti con
coronaropatia stabile.
– Bibliografia: Minerva Cardioangiol. 2016 Feb;64(1):34-40.
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
È stato condotto uno studio clinico osservazionale retrospettivo in pazienti con diagnosi di
coronaropatia stabile. Tra settembre 2010 e maggio 2014, 43 pazienti (30 M e 13 F, età media
72 anni ±15) con coronaropatia stabile sono stati valutati retrospettivamente.
Tutti i 43 pazienti sono stati monitorati per un periodo variabile da 24 a 44 mesi.
Il periodo di osservazione medio è stato di 36 mesi.
Sono stati comparati il trattamento standard (secondo le più recenti linee guida) acido
acetilsalicilico e/o clopidogrel in associazione con statine ed il medesimo trattamento
implementato con l’assunzione giornaliera di Arnica comp.-Heel®, una compressa
(somministrazione orale/sublinguale). L’assunzione del farmaco low dose è stata effettuata in
modo ciclico alternando periodi di assunzione e di wash-out di pari durata (2 mesi).
I 18 soggetti che avevano assunto Arnica comp.-Heel® in associazione al trattamento standard
sono stati valutati all’interno del Gruppo Arnica (GA) mentre i 25 soggetti che avevano ricevuto
il solo trattamento standard sono stati valutati all’interno del Gruppo Controllo (GC).
I pazienti osservati e valutati presentavano le seguenti caratteristiche:
1. Coronaropatia confermata e documentata da angiografia.
2. Età compresa tra 57 e 87 anni.
3. CHD presente da almeno 6 mesi.
È stata valutata l’incidenza di Sindrome coronarica acuta (ACS - Acute Coronary Syndrome),
arresto cardiaco ed infarto cerebrale non cardioembolico.
– Bibliografia: Minerva Cardioangiol. 2016 Feb;64(1):34-40.
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La Sindrome coronarica acuta (ACS - Acute Coronary Syndrome) è stata definita come:
Infarto acuto del miocardio (MI - Myocardial Infarction), Angina instabile (UA - Unstable Angina).
La ACS è definita “STENT-collegata” se esistono evidenze di stenosi intra-STENT o trombosi acuta
dello STENT stesso.
L’arresto cardiaco (CA) extra-ospedale è stato definito come:
- morte improvvisa, in accordo col certificato di morte;
- arresto cardiaco non fatale al di fuori dell’ospedale.
L’infarto ischemico non cardioembolico è stato definito come un infarto ischemico cerebrale
documentato (CT o MRI) non dovuto a fibrillazione atriale o a emorragia cerebrale.
– Bibliografia: Minerva Cardioangiol. 2016 Feb;64(1):34-40.
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
Durante il periodo di osservazione gli
eventi analizzati si sono presentati in
1 pz. su 18 nel GA (5.6%) e in 4 pz.
su 25 nel GC (16%) [HR: 0.33;
intervallo di confidenza 95% (CI)
da 0.18 a 0.59; p = 0.001].
– La riduzione dell’outcome primario è
in gran parte dovuta alla riduzione
della ACS [1 su18 (5.6%) nel GA vs 3
su 25 nel GC (12%9); HR: 0.33;
intervallo di confidenza 95% (CI):
da 0.18 a 0.63; p = 0.001].
– Bibliografia: Minerva Cardioangiol. 2016 Feb;64(1):34-40.
44
L’incidenza di eventi cardiovascolari è
stata del 16% nel Gruppo Controllo e
del 5.6% nel Gruppo Arnica
(delta 10.4%).
– Il profilo di efficacia e di sicurezza
di Arnica comp.-Heel® e l’assenza di
reazioni avverse fanno si che questo
medicinale low dose possa essere
utilizzato con vantaggio terapeutico
nella riduzione del rischio
cardiovascolare attraverso la
modulazione della cascata
infiammatoria.
– Bibliografia: Minerva Cardioangiol. 2016 Feb;64(1):34-40.
45
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LA MEDIC INA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2017
Riferimento bibliografico
M. FIORANELLI, M. BIANCHI, M.G.ROCCIA, V. DI NARDO – Efficacia diArnica comp. -Heel® nella riduzionedel rischio di eventi cardiovascolariin pazienti con coronaropatia stabile.La Med. Biol., 2017/1; 3-28.
primo autore
Prof. Massimo Fioranelli – Professore Associato di Fisiologia
Umana Istituto di Scienze Mediche Integrate Università Guglielmo Marconi, Roma
Viale Liegi, 44I – 00198 Roma
Cardiopatia ischemica. Proposta di terapia complementare.
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TGF BETA-1 4CH20 gtt x 2/diex 2-4 mesi
IL10 4CH20 gtt x 2/diex 2-4 mesi
K2M/K2F20 gtt x 2/die
Arnica Comp.-Heelcp, gtt
Omega Formula1 cp ad ogni pasto
Cactus Homaccordfiale
Nux Vomica Homaccord20 gtt x 2/die x 2-4 mesiGalium Heel20 gtt x 2/die x 2-4 mesi