Luciano Zuccoli - Roberta

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Roberta Luciano Zuccoli The Project Gutenberg eBook, Roberta, by Luciano Zuccoli This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at www.gutenberg.net Title: Roberta Author: Luciano Zuccoli Release Date: March 26, 2004 [eBook #11724] Language: Italian Character set encoding: ISO-8859-1 ***START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK ROBERTA*** Produced by Distributed Proofreaders Europe at http://dp.rastko.net in cooperation with Progetto Manuzio, http://www.liberliber.it Project by Carlo Traverso, revision by Claudio Paganelli. LUCIANO ZÙCCOLI ROBERTA MILANO FRATELLI TREVES, EDITORI 1919. PREFAZIONE. Sarebbe difficile dire quali fossero esattamente le intenzioni dell'autore di _Roberta_ allorchè egli scrisse, tra il 1896 e il 1897, quel romanzo. Certo, non intendeva compiere una rivoluzione letteraria, nè fondare una scuola; scriveva allora così sinceramente,

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  • Roberta

    Luciano Zuccoli

    The Project Gutenberg eBook, Roberta, by Luciano Zuccoli

    This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and withalmost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away orre-use it under the terms of the Project Gutenberg License includedwith this eBook or online at www.gutenberg.net

    Title: Roberta

    Author: Luciano Zuccoli

    Release Date: March 26, 2004 [eBook #11724]

    Language: Italian

    Character set encoding: ISO-8859-1

    ***START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK ROBERTA***

    Produced by Distributed Proofreaders Europe at http://dp.rastko.netin cooperation with Progetto Manuzio, http://www.liberliber.itProject by Carlo Traverso, revision by Claudio Paganelli.

    LUCIANO ZCCOLI

    ROBERTA

    MILANO

    FRATELLI TREVES, EDITORI

    1919.

    PREFAZIONE.

    Sarebbe difficile dire quali fossero esattamente le intenzionidell'autore di _Roberta_ allorch egli scrisse, tra il 1896 e il 1897,quel romanzo. Certo, non intendeva compiere una rivoluzioneletteraria, n fondare una scuola; scriveva allora cos sinceramente,

  • per impeto di passione e per commozione d'animo, come scrive oggi.Egli viveva in una villa di quella incantevole Riviera di Levante, dicui sono nel libro parecchi tentativi di descrizione. Gli vennel'estro dallo spettacolo del mare, dalle luci stupende, dalla gioiadella natura che , per tutta quella plaga, cos ricca e possente? Glivenne l'ispirazione da qualche ora di vita vissuta, pi notevole estrana, perch infinitamente malinconica in quella ridente cornice?

    Forse e per l'una e per l'altra cagione scrisse _Roberta_; per latristezza dei casi umani, per la bellezza degli spettacoli naturali; el'una e l'altra gli consigliarono una forma calda fino alla violenza,bizzarra e impreveduta, carica d'imagini e di comparazioni originali.Poi diede il libro alle stampe e non se ne cur pi.

    Ma rileggendo oggi il volume, per questa nuova edizione messa fuoridalla Casa Treves, l'autore s' accorto che veramente c'era ragione aschiamazzare come schiamazzarono i critici di quel tempo.

    In _Roberta_ la forma--l'ho detto-- libera, strana, senza freno,impetuosa, ardita. Sfogliamo insieme qualche pagina, e troviamoqualche esempio. L'autore si sforza di personificare ogni senso edogni sentimento e di chiudere un pensiero nel pi stretto cerchio diparole che gli sia possibile. Mai,--dice sul principio--mai comequando le due sorelle si gettavano una nelle braccia dell'altra, maicome allora eran cos fresche reduci dall'odio, mai come allora avevansentito passar sulle reni una cosa viscida e molle, che si chiamaribrezzo. I suoi pensieri sfilavano come una torma di volpi azzurresul disco bianco della luna. Doveva attraversare le forestemillenarie della passione, che tutte le donne pari a lei, avevanoattraversato. La sua giovanezza era una chiara fonte in un parcoabbandonato. Le vecchie regole morali erano goffe come unaprocessione di gesuiti attraverso a una folla di donne scarlatte. Ele idee dei tempi rosei mutavano in una fuga di statue a cui il cuoreappendeva corone di rimpianto e di rimorso.

    Curioso a dirsi; nel mentre vado sfogliando quel romanzo e citandopoche imagini tra mille, mi soprapprende il pensiero che l'autore di_Roberta_ sia stato un precursore. Oserei dire, un precursore delfuturismo; ma d'un futurismo che non sconvolgeva n il vocabolario nla grammatica, e che voleva essere prima di tutto sintetico e pronto,immediato e dritto. Pare che _Roberta_ volesse dire una parola menousata in quei tempi, vent'anni or sono, in cui o si imitava ilD'Annunzio, o si scriveva pedestremente, conversando alla buona collettore e mescolando la propria personalit con la personalit dellefigure che dovevan vivere la loro vita nel romanzo. E l'autore, qua el, nelle sue pagine, riduce l'imagine e il pensiero, per brevit, almotto d'un anello, come direbbe Amleto; e ne esce una musica dellepi inattese, che pu essere bella, che pu essere brutta, ma che non la fanfara festiva e stridente a cui siamo abituati.

    E cos, per dare alcuni altri pochi esempi, ecco la giornatasimmetrica che si dissolve nel circolo del tempo, gli amici, figurescialbe divenute pi pallide in quell'ora di porpora, ed ecco imaginianche pi inquietanti: Egli avrebbe potuto comporre un facile poema,se avesse avuto l'espressione letteraria e la pazienza d'arrestare gliscoiattoli molleggianti sulle branche della fantasia. Era dunquepossibile che le agili e bianche dita salissero al corpetto eintonassero la sinfonia classica dei bottoni che si slacciano?.

    Con questa sinfonia, chiudiamo; quantunque per tutto il libro, pertutte le pagine; siano sparse largamente imagini cos poco usate; ementre stiamo per riporlo, ci cade sotto gli occhi ancora questoinatteso pensiero: la volutt pi astuta non lascia traccia se non inricordi simili a pigmei, i quali corrano dove son passati i giganti.

  • Bisogna dirlo: un libro simile, e in quei tempi, non poteva passareinosservato; e mentre l'autore di _Roberta_ aveva scritto coningenuit sincera, cercando d'animare innanzi a se stesso le fantasieche gli eran care, tutti i critici gli furono addosso, accusandolod'aver voluto sforzar la nota, d'aver cercato a tutt'i costi unaoriginalit violenta, d'aver dato un esempio pernicioso, il quale nonpoteva servire che a fondare una scuola pi pazzesca che nuova.

    Lo si tratt veramente a guisa d'un precursore: e quale precursore fumai trattato bene? Si battagli intorno al libro con una passione e unvigore che oggi i critici non hanno pi. In una sola cosa furonod'accordo coloro che giudicavano sui giornali: nel gridare al pericolodelle imitazioni, le quali avrebbero precipitato la letteratura in unabisso di follia. Avancinio Avancini, chiamando l'autore di _Roberta_palloncino gonfiato (_Risveglio Educativo_, 12 giugno 1897) e pur nonnegando che nel cervello di lui una certa dose di fosforo ci fosse,alz la voce perch la tesi di _Roberta_ era immorale: e questoprecursore del secolo ventesimo diceva nasconde sotto l'artifizioretorico una grande povert di buon senso.

    E Luigi Pirandello, il quale dava conto dei libri nella _RassegnaUniversale_ di Roma con lo pseudonimo di Giulian Dorpelli, si turb alpensiero che _Roberta_ potesse dar vita a una serie numerosad'imitatori. E falciando largamente tra le imagini onde il romanzotraboccava, e citandole ad esempio da fuggirsi, dichiarava chel'autore con quella sua barca parata di pennoncelli sarebbe prestoandato a finire sulle secche della follia; ma, aggiungeva contristezza, sentirete come batteran le code i pmpili seguaci tra lasca spumosa......

    I pmpili seguaci non ci furono; per avvivarli e tirarseli dietro,occorreva che l'autore di _Roberta_ scrivesse un altro libro di quelcolore, un altro poema balzano; e il futurismo sarebbe stato fondato;un futurismo, intendo, di sostanza e di pensiero, rosso d'imagini eprotervo d'idee. Ma l'autore di _Roberta_ non fu tanto sgominatodall'urlar della critica, quanto dal timore di dover presto risponderedi tutte le corbellerie che gli imitatori avrebbero scritto in suonome.... Il precursore non diede il secondo volume, non cal ilsecondo colpo; e poich gli anni--1898!--volgevano tristi per ilpaese, si diede alla politica, e stette dal 1898 al 1902 silenziosoper tutte le forme d'arte letteraria.

    Cos i pmpili seguaci intravisti dal Pirandello guizzarono per altreacque, dietro altre barche con altri pennoncelli; e l'autore di_Roberta_ non deve rispondere oggi d'una scuola, ma di un giovaniletentativo di rivolta, d'un'orgia poetica ch'egli si larg perdivertire se stesso innanzi agli altri. Fu ebbro, liberamente; ruppegli argini alla fantasia, lasciandola prorompere, dilagare, infuriare;parl di passione e di morte, d'odio e d'amore; cant la bellezzafemminile, la gioia della vita, la fatalit della morte, la ricchezzadella natura invitta e crudele.... Poi tacque cinque anni, battendositra le fazioni politiche e cercando istintivamente l'impopolarit lapi pericolosa.... L'autore di _Roberta_ non trov, per questo, nondico la forza, ma la voglia di fondare una scuola letteraria, e non latrover mai.

    Posso andarne mallevadore, perch l'autore di _Roberta_ sono io.

    LUCIANO ZCCOLI.

    ROBERTA

  • I.

    La prima volta che Cesare Lascaris entr in casa delle due sorelle, ilcielo sfarfallava di lampi infaticabili a levante e a ponente, comeper un'alternativa di colori liquefatti e largamente diffusi sopra unacupola immensa.

    Roberta era stata ripresa dal suo male.

    Una leggera spuma rosea le era sgorgata dalla bocca, mentre innanzialla finestra seguiva col binocolo un vapore, che all'ultima lineadelle acque passava sotto il tumulto dei lampi, sotto il cumulo pinero delle nubi. Aveva deposto sbito il cannocchiale, e volgendosi aEmilia con la pezzuola umida di sangue, aveva detto:

    --Ecco!--rispondendo alla sorda inquietudine, che dalla prima comparsadel morbo le aveva confitto gli artigli nel cuore.

    Il giorno, levatosi per le due giovani tranquillo come gli altri,divenne repentinamente funebre; l'uragano addensato fuori, parve adambedue il quadro naturale in cui il dramma doveva svolgersi, e l'ariapregna di correnti elettriche, solcata dalle luci minacciose, leavvolse e le fece vibrare di spavento.

    L'Implacabile risorgeva.

    Avevan voluto dimenticarla, fuggendo dalla citt, aspirando i germivitali nel paesello ligure inapprezzato dal capriccio misterioso dellafolla. Tutto della loro vita era stato tacitamente disposto perraggiungere quell'oblio. Scorrevano ogni giorno lungo tempo sullerocce pi inoltrate nel mare, fin dove l'onda s'accartocciavaribollendo passeggiavano adagio, metodicamente verso il crepuscolo,dov'era men facile incontrare i carri, che sollevavano nugoli dipolvere; la villetta era aperta sempre a finestrate di sole, a fiumid'aria pura. Roberta seguiva i consigli dei medici, ed Emilia sistudiava d'allontanarle ogni causa di malcontento.

    Se si fissavan negli occhi per leggervi il medesimo pensieroinconfessato, gli occhi tentavan sbito d'esprimere pensieri frivoli epieni d'avvenire. Il male sembrava cosa antica, pessimo sognopessimamente interpretato dagli uomini della scienza. Guardavanoinnanzi a s, lasciandosi addietro il ricordo della malattia breve efuriosa, cui Roberta s'era sottratta per una generosit de' suoidiciannove anni.

    E l'Implacabile risorgeva; e quella spuma sanguigna voleva dire laMorte, e quei colpi di tosse che riprendevano, erano la Morte, etutto; era la Morte, la Morte, la Morte nel giorno denso di luciminacciose, divenuto il primo periodo d'un dramma del quales'ignoravano gli episodii futuri e s'intuiva la fine.

    --Non spaventarti,--disse Emilia con la voce tronca.--Non nulla....Sai che non pu essere nulla.... Mando a chiamare il medico...

    Roberta era caduta sul divano, e nell'ombra dell'angolo si vedevanl'abito turchino a merletti bianchi, il volto cereo ed ovale. Lebraccia erano abbandonate lungo il corpo. Sotto l'atteggiamentoincerto, covava il terrore di chi aspetta un nuovo segno infallibile:ella attendeva un altro colpo di tosse, un rigurgito di sangue, larottura d'una arteria, che la soffocasse in un lago di sangue; poichnessuno meglio di lei conosceva tutte le possibilit spaventose d'una

  • soluzione certa.

    --Sbito dal medico; venga sbito; lasci qualunque cosa.... Haicapito?--ordin Emilia alla cameriera accorsa.--Sbito, sbito,sbito.... Vuoi andare a letto, Roberta? Ti aiuter' io.... Fatticoraggio....

    E mentre parlava riprendendo il suo posto innanzi alla sciagura, siirrigidiva per resistere alla tentazione di fuggire, mandando gridalaceranti.... Piegarsi, prosternarsi brutalmente alla fatalit,piangere fino al torpore e sentire il tempo uguale, infinito, passaresu di lei e sopra le cose, doveva essere una volutt divina.

    Ella non era creata per tener fronte alle avversit: con la morte delmarito dopo un anno di matrimonio e con la prima malattia di Roberta,due volte una ribellione di inerzia era nata in lei; il bisogno disfuggire a s medesima e all'azione, era divampato cos furibondo, chele era avvenuto d'inginocchiarsi a pregare perch fosse mutata in unastatua dal gesto eterno, dalla insensibilit eterna....

    Ma si riprese per quello stesso spirito di rivolta, il quale d'ora inora aveva forme cos diverse; allung le mani alla sorella e l'aiutad alzarsi, riuscendo a sorriderle.

    Sulla soglia della sua camera, Roberta si arrest un istante sotto unnuovo attacco del male; il fazzoletto si arross, una sottil bavasanguigna le scese lungo la connessura delle labbra, si ruppe....Allora, sciogliendosi dalle mani d'Emilia, la fanciulla corse alletto, strapp gli abiti, slacci i cordoni delle sottovesti, gettogni cosa a terra, fu pronta, e si ricover tra le coltri, dicendofebbrilmente:

    --Vedi, che proprio il male? Vedi, che bisogna morire?... Nonparlare, hai capito? Non dir nulla.... Il medico, non lo voglio.... Vavia, anche tu....

    Emilia rimase in piedi presso il letto, fisicamenta assorta nei romoridella tempesta, che dalle sbarre delle gelosie proiettava il suolivido ghigno nella camera.

    Cos, spoglia d'ogni attraenza materiale degli abiti, Roberta eral'ammalata.

    Sotto l'epidermide bianca, una miriade di piccoli punti rossi, quadiffusi e l raccolti in nucleo, segnava la persistenza del morbo; ilseno, questa gloria incomparabile del sesso e della giovanezza, eracrivellato dai nuclei rossastri e s'affondava, invece di protendersiesuberante.... Di quel corpo virgineo avvolto fra le lenzuola, nonrimaneva attenta, vivente, perspicace, se non la testa coi capellibiondi e disordinati; ma ancra sotto la pelle della fronte e sulleguance, comparivano le piccole macchie rosse incancellabili. Gli occhierano d'un azzurro vitreo, le labbra tumide, i denti bianchissimi, ilprofilo netto e puro, quasi ellenico. Il resto delle sue forme nonaveva linea e valore, se non corretto dalle mani scaltre dellecucitrici e lusingato dai colori festevoli o ingenui delle stoffe.

    Per la camera semioscura aleggiava un profumo indefinito d'acqueodorose; i mobili modesti delle case d'affitto variamente ricoperti esenza stile, parevano l'avanzo di diversi addobbi; il letto solo inmogano lucidissimo era elegante e nuovo. Sui tavolini, sui divani,s'ammucchiavano i libri rilegati o sciolti, una collezione di romanzi,da Walter Scott agli ultimi autori russi, che Roberta leggeva senzaposa e senza scelta, fino ad averne l'emicrania.

    Ella era ancra la fanciulla tipica, angariata e deliziata dai sogni

  • un po' umoristici del romanticismo; si costruiva in testa una favoladi principi e di re, si assegnava una parte nella favola, mutava erimutava gli episodii, vivendo, con qualche residuo dei preconcettiacquei di collegio, in assoluto ritardo, in voluta contraddizione contutto quanto era vita intorno a lei.

    Emilia, seduta a fianco del letto, tenendo fra le sue una mano diRoberta, stava sempre attenta ai romori esterni, poich nella cameraera piombato un silenzio di malattia, che la riconduceva a dieci mesiprima, richiamando a galla i terrori, le stanchezze, le disperazionidi quei giorni.

    Fuori, a levante e a ponente, i lampi gareggiavano; sulla casa iltuono si trascinava con lunga eco; di momento in momento, la cameraera infiammata da una vampa lividiccia, cui seguiva il crepitio seccod'una scarica elettrica. Roberta si drizzava a sedere, guardava Emilianegli occhi, e ricadeva sui guanciali.

    In quei passaggi di pesante angoscia, esse comprendevano, ochiaramente o vagamente, che n per loro n per altri la vita nonaveva indulgenze, che i benigni non esistevano, e che la lotta non erasolo in grandi giorni di battaglia, ma in tutti i meschini giornidell'anno, in tutte le piccole ore del giorno.

    -- finito?--disse Roberta ansiosa.--Guarda se finito.... Mi fa cos male...

    Emilia and a guardare, socchiudendo le imposte. Per quanto si vedevada quella finestra sul fianco della casa, l'uragano pareva cominciasseallora. Il monte di Santa Croce era fosco sotto le proiezioni oscuredella nuvolaglia, e la collana d'uliveti che ne discendeva e sipropagava sul versante, aveva preso il colore sinistro e scialbo deigiorni di tempesta. Le case a tinte vive, secondo il concetto degliantichi marinai, i quali da lontano volevano riconoscerle e salutarle,aspettavano silenziose la cavalcata delle nubi, illuminandosi alriflesso dei lampi.... E a un tratto, per la violenza del tuono, lenuvole si spalancarono come porte gigantesche e mostrarono il fulminericurvo, dorato, arme classica e divina, che si sfoder precipitandodietro la montagna.... Sussegu il vento, la pioggia sferz, oraverticale, ora a sghimbescio, a capriccio del vento, e l'uragano sistabil sopra il paese.

    --Siamo alla fine,--rispose Emilia, accostando le gelosie.--Come stai,cara? Va meglio?

    La sorella teneva le palpebre calate e sul volto le era scesa unamaschera di sublime indifferenza per ogni cosa mortale.

    --Vuoi dormire?--soggiunse Emilia con voce pi cauta.

    Roberta scosse un poco la testa; ad occhi chiusi sembrava assortanell'ascolto del male,--dava tregua o saliva di grado in grado senzaostacoli?--e il mutismo d'una rassegnazione interamente fisica leaveva invaso l'anima. Emilia, rimasta a guardarla, fece un gestoperduto, a sgombrar le visioni di certezza che andavano stringendolaintorno. Con le mani serrate, immobile a' piedi del letto, ellapensava alla morte prossima; sua sorella doveva morire, forse quellostesso giorno, soffocata dal sangue rigurgitante nelle caverne deipolmoni. La fantasia, rinforzata dalla meccanica dei racconti uditi edelle memorie, dipingeva l'avvenimento, a grandi tratti prima, e poine' particolari pi minuti e dolorosi: la donna si sentiva gipiangere e mormorare le parole profonde, dissennate, che echeggianoinutilmente nelle case tragiche per la morte. Aveva gli occhi fissi alletto, e lo vedeva vuoto.

  • --Vuoi il ghiaccio? Devo prepararlo?--ella domand, scuotendosi e avvicinandosi.

    Ma a quel ricordo della malattia antica, Roberta alz faticosamente lepalpebre e neg con la testa. Emilia le tocc il polso, la fronte, letempia.

    -- fresca; non ha febbre. Non ha mai febbre,--mormor, quasi parlassecon le visioni di certezza ch'erano intorno.-- la febbre, da temersi.L'altra volta l'aveva, ed stata cos male. Oggi non ha febbre; fresca....

    E se avesse obbedito all'istinto, avrebbe seguitato, gestendo controle ombre del terrore: --Capite, capite, che non pu morire? Sisalver pure questa volta; continueremo la nostra via, l'una a fiancodell'altra, come ci siamo promesso..

    Non era passata un'ora dalla ricomparsa della malattia, ed Emiliaaveva gi smarrito ogni senso della vita abituale, quasi soffrisse damesi, da anni. La mattinata semplice e monotona s'era dispersa tra lememorie bianche; la giovane ritrovava in s medesima lo stato un po'febbrile, l'espressione laconica, il gesto attivo e silenzioso deimomenti solenni.

    --Roberta,--disse con l'inesorabile ostinazione della paura,--staimeglio? Vuoi riposare?

    L'ammalata sbarr gli occhi cercando per la camera: vide la sorella a'piedi del letto e la fiss a lungo, ancra con l'indifferenza serenadi chi gi per altre vie lontane e mute.

    Poi, senza tosse, senza fremiti, rec alle labbia la pezzuola, el'arross ampiamente.

    --Dio!--esclam Emilia, accorrendo a sostenerla.

    Il sangue sgorgava, non pi roseo ma purpureo, una fontana vitaleentro la catinella che Emilia teneva con una mano.

    --Coraggio, cara, fatti coraggio,--susurr Emilia.-- una crisimomentanea, lo sai....

    Il sangue sgorgava, e le due sorelle s'erano avvinghiate intorno albusto tenacemente, guardando quella vita liquida, quella morteliquida, cui alcuna scienza umana non avrebbe potuto arrestare. Emiliaera curva sotto un peso invisibile; Roberta non dava segno di terrore,ma stava rigida nell'attesa fredda e spaventevole, ritrovata fra leabitudini delle sue sofferenze.

    La crisi cess, il sangue ristette.

    --Ti porter il ghiaccio,--disse Emilia, posando la catinellainsanguinata--Il ghiaccio ti guarisce, non vero?

    Ma non appena uscita dalla camera, traversando il gran salottocentrale, Emilia s'aggrapp a un mobile. Libera di naufragare nelladisperazione ampia, senza difese, ella vedeva immancabilmente certa lasoluzione; era destinata a seguitar tutta sola la sua strada, poichla compagna le sarebbe caduta al fianco fra breve. E per una satanicaraffinatezza della fantasia, una folla di episodii rosei le corseincontro; e per malvagia associazione d'idee, ella ricord alcunepagine lette sbadatamente o alcuni discorsi distrattamente ascoltatisulla legge di selezione, sulla matematica necessit della morteprecoce.... La fanciulla era senza dubbio inadatta a sostenere gliattriti dell'esistenza, e portava in s le mortali ferite d'una

  • vecchia razza esausta.

    Ella pareva essere stata concepita in una notte di nevrosi, per undesiderio fiacco e metodico: imperfetta opera di due creatureincatenate da vincoli legali e fittizii, Roberta aveva gi tropporesistito alle raffiche forti e alle acute brezze micidiali; poich,prima di lei, i fratelli erano stati travolti, e dopo lei, Emilia solaaveva rievocato il buon tipo originario; e dopo Emilia, i fratelli dinuovo erano tutti scomparsi in piccola et.

    Ora, cotesta differenza di nervi, di muscoli, di forze, aveva pivolte in Emilia risvegliato l'antipatia latente dei sani per i malati,l'antipatia bruta d'un corpo vivido e fresco per un corpo fradicio epasso.

    --Tu ti leghi a un mostro,--le susurrava lo spirito loico.--I tuoisforzi non serviranno se non a prolungare un'agonia e a trasmetterti igermi, dai quali per maraviglia di natura ti sei salvata.

    E alla sentenza, che sembrava macabramente scritta con le ossa d'unoscheletro sulla via sperduta dell'avvenire, tosto succedeva lareazione generosa, esagerata; e per punirsene, Emilia avrebbe datointera l'esistenza propria, e contratto volonterosamente i germi dellamalattia atroce.

    Poich il sordo antagonismo non giaceva soltanto in fondo alla suacoscienza; ma con disperata tristezza erasi dovuta persuadere cheanche nell'anima di Roberta andava cristallizzandosi un rancore quasianimale contro la sanit e la procacit inconscia di lei, contro ilsuo avvenire, contro la facolt di goder le gioie, cui ella, Roberta,non avrebbe avvicinato mai.... Certi misteriosi allontanamenti, certirisvegli di violenta simpatia, nei quali la fanciulla soffocava unavoce imperiosa e sconsigliata, avevano quella sola spiegazione. Maicome quando le due sorelle si gettavano una nelle braccia dell'altra,mai come allora eran cos fresche reduci dall'odio, mai come alloraavevan sentito passar sulle reni una cosa viscida e molle, che sichiama ribrezzo.

    Anche in quel giorno in cui lo spavento rinasceva con la tenerasollecitudine, l'istinto oscuro aveva arrestato Emilia, uscita appenadalla camera di Roberta:

    --Perch ti affatichi?--le fischiava all'orecchio.--L'ha detto ellastessa: il suo male ritorna e bisogna ch'ella muoia. Vuoi contrastareil passo a una legge sovrumana?

    Una scampanellata la richiam interamente; doveva essere il dottorNoli, il medico del paese, che con l'esperienza di chi ha vistoinnumerevoli casi d'una stessa malattia, aveva fortificato, la suateorica mediocre.

    Emilia and ella medesima ad aprire; la mano tremava d'impazienza,volgendo due volte la chiave nella toppa,

    Sul ripiano stavano la cameriera e un uomo, che Emilia non ravvissbito.

    --Il medico non c'era,--disse la domestica.-- andato a Genova; mihanno indicato il signore; medico anch'egli e si trova qui per ibagni. Ho pregato lui di accorrere; non voleva, ma l'ho persuaso,perch il dottor Noli non torner fino a domani.... Ho fatto bene? Lepare?...

    Mentre parlava la cameriera, Emilia aveva dato il passo all'uomo.

  • Cesare Lascaris entr, mormorando un saluto. Emilia gli gett unosguardo: era alto, elegante, bruno in viso; dimostrava alcuni anni pidei trenta. La giovane lo conosceva per averlo visto in paese qualchevolta.

    -- dottore, lei?--gli domand bruscamente, guardandolo dritto infaccia.--Perch non sta a Genova? Come pu essere qui in ozio, se dottore?... Si tratta della vita di mia sorella....

    Cesare Lascaris consegn l'ombrello gocciolante alla domestica, esorrise tranquillo.

    --Se si tratta d'un caso grave, sar forse inutile perder tempo inspiegazioni che dar dopo,--rispose.--Non appena giunger l'amico miodottor Noli, gli ceder il posto; ma intanto, se si tratta d'un casograve...

    Si ferm, annoiato di dover ripetersi, della diffidenza chel'accoglieva, della penombra che le imposte chiuse stendevano nelsalotto e che gl'impediva di veder bene in volto la sua nemica; mal'abitudine gli smorz sbito la voce un po' vibrante.

    --S'accomodi,--offerse Emilia, vergognosa del primo impeto.--Miasorella ha avuto stamane uno sbocco di sangue....

    Allora, innanzi di passar nella camera dell'ammalata, Cesare Lascarispropose una serie di domande imbarazzanti su Roberta, mentre Emilia atesta bassa di fronte a lui rispondeva precisa e chiara, con una malcelata animosit contro l'uomo, il quale aveva diritto a conoscereogni fatto intimo della vita fisica d'una vergine.

    II.

    Uno scoglio scabro crivellato dalle trafitte secolari dei marosi, situffava nel mare ardendo sotto il sole: era uno scoglio grigio, su cuiil piede s'incastrava fra le spaccature; spesso era uno scoglio bruno,quando la spuma crepitante giungeva a superarlo, colando ai fianchi inpiccoli torrenti lattei.

    Nella cabina drizzata a ridosso delle rocce sovrastanti alla spiaggia,Emilia vest l'abito pel mare; un abito tutto candido, costellato difioretti d'oro con le foglioline d'oro; i piccoli piedi ricoverati neisandali, ella tent studiosamente lo scoglio che li afferrava come nelpugno d'un innamorato; s'avanz, cerc il proprio riflesso nell'onda,si butt a capofitto, sparve, riapparve lontana, tagliando con lebraccia nude l'acqua ritmicamente.

    L'acqua! Emilia l'aveva sempre temuta e vi si abbandonava con unpiacere non privo di fremiti.... L'acqua che poteva essere la morte,l'onda che aveva la forza di dieci leoni scatenati, l'acqua e l'ondal'attiravano, le parlavano, la cullavano perfidamente, ed Emilia nonsapeva se un giorno non si sarebbero chiuse sopra la sua testa,eternando la conquista giovanile.

    Il corpo di lei, peregrinando nell'abisso tra le grgoni, avrebbeseguito le correnti sotto il piano del mare; con gli occhi spalancatiavrebbe visto gli scafi delle navi sommerse, i resti dei navigantideformi e tentacolari per i filamenti delle alghe.... Laggi avevantomba molti cadaveri d'uomini e di donne, ancra paludati dalle veleentro le barche, o avviluppati ancra tra le erbe viscide.... Ma nongodevano quiete e sentivano la vita mostruosa che pullulava intorno a

  • loro.

    Pel brivido che quei pensieri le scandevano sulle reni e sugli meri,Emilia si spinse allo scoglio, lo risal, e in un accappatoio biancodal cappuccio aguzzo stette a guardare la superficie maliarda, un po'gonfia all'orizzonte. Il sole violento bruciava lo scoglio e laspiaggia; la donna, i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani,torn a imbrancarsi nel gregge silente delle sue fantasie, dellememorie senza forma, delle sensazioni vibrate a un tratto nelcervello, le quali parevano uscire un attimo da una guaina di cosevissute.

    Emilia non era pi fanciulla, ma era stata donna per cos poco tempo,che i guanciali del suo letto avevan dimenticato l'impronta d'unatesta maschile e la luce del suo corpo risplendeva nell'alcovadeserta. Era vedova da due anni; ma il desiderio di chiudere lasolitudine dell'anima le faceva sembrar quel tempo assai lontano.

    Aveva gli occhi grigi; i capelli neri avvolti intorno alla testa eattorti presso le orecchie, davano qualche riflesso d'acciaio.

    Ella entrava sola nel talamo e sola riposava. Le era avvenuto forse disvegliarsi nella notte e d'irritarsi per uno di quegli arguti sogni,che non lascian tregua, popolano la mente di fiamme, soffiano sullecarni; le era avvenuto forse di stendere le braccia disperatamentenell'ombra, e di piegarsi ad arco sotto lo spasimo del sogno chesfiora e sfugge.... Ma giungeva l'alba a quietarla, e il torporeinvece del sonno.... Si guardava nello specchio al mattino, e vedevasotto gli occhi puri un livido cerchio.

    Anch'ella navigava per un ampio oceano di dubbii; non aveva maitrovato chi la guardasse senza invidia o senza libidine; stupita chetutto ponesse capo all'odio o all'amore, avrebbe voluto un senso nuovoe tranquillo.

    I suoi pensieri sfilavano come una torma di volpi azzurre sul discobianco della luna; si disperdevano, s'interrompevano, riprendevanotutto il giorno fra lo svolgersi isocrono d'una vita femminileincapace a mutar l'avvenire con la sola forza della propria volont.

    Emilia era votata al destino, tremendo nella sua indomabile dolcezza,che aspetta la donna, bella e giovane. Nessuno avrebbe potutodubitarne; un altro uomo sarebbe arrivato a conquistarla poich eragiovane e bella. Doveva vivere le delizie meschine dell'amore;traversare le foreste millenarie della passione, che tutte le donnepari a lei hanno traversato.

    Ella non possedeva memorie d'amore, le quali non fossero anche ricordidi morte. Se si chiedeva chi l'aveva baciata, si rispondeva che chil'aveva baciata era morto, lasciando la sua giovanezza in mezzo a uncumulo di rovine; una chiara fonte in un parco abbandonato.

    Ma da qualche tempo i sogni molestavano la sua alcova deserta, e anchesotto la selvaggia prepotenza della luce diurna, Emilia avrebbe potutostendere le braccia e sentir fuggire nell'aria i fantasmi quasiafferrabili, divenutile crudelmente familiari. Il corpo roseo tra lapelurie bianca dell'accappatoio sembrava chiamar quei fantasmi,nascenti dalla mollizie del bagno, ridenti nel gorgogliare delleacque, un istante prima cos funeste e minacciose.

    Era la vita, l'anima incoercibile della giovanezza, da cui i raggi siespandevano con lunga chioma di luce; sciogliendo l'accappatoio perrivestire l'abito da passeggio, tutto il fulgore delle membraprorompeva, saliva, stupiva ella medesima.... Quante volte non avevasentito che la dimane era certa, e la dissoluzione aspettava ogni sua

  • grazia mortale, cos gelosamente ornata di cure assidue?

    Ma il giorno era pigro, lentissimo, in quella campagna marina. Dalsorgere del sole al calar della luna sembravano passare dei secoli;dal frinire delle cicale al gracchiar delle rane, era un giorno eun'epopea di sensazioni. Il mare solo, il cielo solo bastavano per unasfilata gigantesca di spiriti senza nome.

    La folla aveva dimenticato il piccolo paese. Non v'erano alberghi:visto dal mare era un gruppo e una distesa d'edifici spinti finoall'ultimo limite della terra, ove l'acqua spaziava o si drizzavanella furia delle tempeste. Dietro il vivente ammasso di case sisnodava la strada, che dall'altro lato, verso le colline, aveva alcuneville non illustri, coi giardini grigi per il predominio degli ulivi.

    E tutti i giorni Emilia tornava, dal bagno alla villetta, ovel'attendevano Roberta e le piccole cose le quali aiutano a precipitarle ore: un libro, una lettera, un discorso con Roberta appenaconvalescente, una passeggiata per le camere ombrose. Ma, breve comeun lampo o lungo come uno spasimo, imperava il sogno sognato ad occhiaperti sopra una poltrona a dondolo; e le due sorelle abbandonatenelle due poltrone, sognavano ad occhi aperti con le mani sulleginocchia in atteggiamento da idoli insensibili; mentre quel tempoprecipitava, che esse dovevano piangere in avvenire per l'ineffabileattrattiva delle cose perdute.

    D sera, il giardino era tutto una festa; certi fiori non s'aprivanose non nell'umidit dell'ombra, ed effondevano un odor vellutato, unodor misterioso di notte romantica ed antica. Fra i bassi filari degliaranci, migliaia di lucciole nottiludie trescavano, vibrando i piccolilampi verdognoli, alternando la loro luce cos, da sembrare lafosforescenza delle acque sotto i raggi di luna. Erano disposte abrevi intervalli sapienti; volavano e lampeggiavano ad intervalli,s'innalzavano fin sopra la casa e ritornavano ai filari deglialberelli e vibravano la luce mite, che bastava a inebbriarle co' suoigiuochi puerili.

    Emilia scendeva nel giardino ad aspirare il profumo selvatico dellenotti serene. Coglieva a volo nelle mani bianche e sottili qualchelucciola sperduta e la posava tra i capelli, ridendo in su, versoRoberta che guardava dalla finestra. I cani abbaiavano invisibili, suicolli neri; i palmizii non si muovevano per alito d'aria; il silenziomassimo non era calato per anco sulla terra, ma gi i romoris'affievolivano a grado a grado. In breve il sonno penetrava negliumili edifizii, mentre tutte le cose non umane proseguivano il lorociclo eterno, senza fatica.

    Ma innanzi al letto, Emilia si chiedeva s'ella pure avrebbe dormito.Le pareva che inutilmente la sua alcova fosse chiusa: qualcuno vipasseggiava in ispirito ogni sera. Inutilmente celava il suo corposotto vesti senza linee: qualcuno l'aveva gi posseduto in ispirito econosceva l'arco mortifero del suo braccio, ove la testa dell'amanteavrebbe riposato presso il seno.

    Le vecchie regole morali che avevano fiancheggiate la sua adolescenza,e a cui Emilia ricorreva per salvezza, si rivelavano goffe come unaprocessione di gesuiti attraverso a una folla di donna scarlatte.

    Altre volte, ogni formula imperativa era agevole, un sentiero dirittoper una campagna senza sterpi; ma procedendo, a poco a poco la stradainvasa da viluppi d'erba tenace, si smarriva in una palude di verdesdrucciolo.

    E le idee scarne assolute dei tempi rosei mutavano in una fuga distatue, a cui il cuore appendeva corone di rimpianto o di rimorso....

  • Cos, prima che sorgesse il dramma, la giornata simmetrica sidissolveva nel circolo del tempo.

    III.

    Mentre Cesare Lascaris percorreva la strada ineguale, a piccole salitee a piccole discese, tra il villaggio e Pieve di Sori, Emilia comparveritornando dal bagno, per un viottolo di fianco digradante al mare.

    Aveva un gaio abito lilla, e camminava con passo cos leggero, che nonavrebbe lasciato orma se il terriccio fosse stato di cera liquefatta.Portava alta la testa, un po' indietro; fra le labbra semichiuseapparivano i denti candidi.

    Ambedue i giovani eran diretti verso Pieve, a una passeggiata; daparecchi giorni non si erano visti. Emilia grad l'offertad'accompagnarla.

    Imperava dovunque una molle rilassatezza. La campagna verde, asinistra, inturgidiva sotto il calor sensuale; oltre la strada, adestra, il mare si stendeva ampio; e tra i due azzurri cupi del cieloe delle acque, una vela, porporina di raggi, somigliava a una sveltalingua di fuoco. Era uno di quei giorni frequenti, in cui la complessavita d'ogni cosa ha una solennit d'indimenticabile concordia; e dagliumili ai pi alti gradi della scala creativa, tutto gioisce d'unbenessere il quale sembra eterno, senza possibilit di mutamenti,senza ricordi d'altri stati meno giocondi. Nulla rammentava il tempo,la parabola triste, la decadenza, la morte; era nell'aria unagaloppata di note ilari, un inno d'oblio e d'impassibilit quasi noncrudele per ogni miseria.

    Emilia aperse il parasole bianco a merletti: intorno alla testa e allespalle, le sfolgor uno scudo rotondo, una _parma_ di lucescintillante.

    Ella sentiva la gioia d'essere tra quella pomposa gioia di vita;Cesare al suo fianco, ritraendosi un poco, la studiava furtivamente.

    Parlarono, sul principio, di cose leggre, variazioni di temi comunicui era troppo difficile sfuggire in quel giorno: la tranquillitdella campagna, i paragoni tra la campagna e la citt, furono i temi.Poi Emilia parl di sua sorella.

    Percorrevano allora l'ultimo tratto di strada nelle vicinanze diPieve; a destra, il muricciuolo di riparo era finito, e sul pendioscendente alla spiaggia, i pini marittimi svelti s'arrampicavano,chiudendo tra i naturali intercolunnii le trasparenti chiazzedell'acqua cerulea.

    Emilia, di tempo in tempo, guardava Cesare in volto, ed egli vedeva idue occhi grigi sotto le ale delicate delle sopracciglia fissarsi inlui con espressione di grande fiducia.

    Molte piccole cose significanti erano avvenute, da quando la camerieradi Emilia era corsa a cercarlo per supplire momentaneamente il dottorNoli al letto di Roberta.

    Cesare aveva preso vivo interesse alla malattia di questa, avevaconfortato Emilia con parole d'amicizia, le quali eran giunte strane e

  • inaspettate a lui medesimo; e allorch Roberta s'era infine potutalevare, l'opera del buon dottor Noli era parsa alle due sorelle ancormeno efficace, ancor meno provvidenziale che il soccorso opportuno diCesare.

    E,--fra le grandi cose,--dal giorno in cui la malattia aveva fatto lasua ricomparsa, qualche legame non visibile aveva aggiogato le duedonne alla sorte del giovane; l'invitto soffio del destino avevasfiorato le tre esistenze.

    --Dunque,--domand Emilia, acuendo l'intensit dello sguardo,--Ellanon crede mortale la malattia di Roberta? Fra tanti medici consultati,non uno mi ha detto chiaramente si trattasse d'etisia.... Se fossealtro, una cosa semplice? Non possibile? Mi dica....

    Cesare pensava all'immancabile fatalit che tutti quanti sono a fiancod'un ammalato s'ingannino sull'importanza e sui progressi del morbo.Il bisogno di sperare testardo nell'uomo; e Cesare aveva uditoparecchie volte i consanguinei negar l'evidenza, e gioire delmiglioramento che precede di ventiquattr'ore la morte.

    -- possibile, senza dubbio,--egli afferm, dopo essersi interrogato erisposto che non aveva alcun motivo a mostrarsi rudemente sincero.--Lasignorina Roberta assai giovane, e, oltre questo, ogni momentos'incontrano dei casi di guarigione spontanea.

    --Non vero?--esclam Emilia, arrestandosi un attimo.--Essa uscitadal letto, passeggia, si nutre volontieri; sta proprio bene.... Comepotrebbe riammalarsi?...

    Cesare lanci alla donna uno sguardo non visto. Quella fede assurda,quell'inganno puerile, in cui Emilia cadeva, pel solo indizio che imoribondi giacciono a letto e Roberta era in piedi, commossero l'uomo,il quale sapeva l'avvenire. Trov dolce essere assurdo a sua volta enegar l'evidenza, come una sfida al domani.....

    --Non dubiti,--soggiunse,-- certo che altre crisi non sipresenteranno.

    --Anche il dottor Noli me lo ha fatto sperare.... Sarebbe costerribile!--mormor Emilia, rivedendo con la memoria la giornata disangue.--Abbiamo tanto sofferto, l'ultima volta!... ed io ho accoltoLei in un modo abbastanza strano,--aggiunse mentre sorrideva quasiumilmente.

    Oh s, in modo strano; lo pensava anche Cesare, il quale perl'abitudine di ricercar le cause, da qualche tempo andava studiando leragioni che lo avevano indotto, a frequentare la casa delle duesorelle; e aveva creduto trovarne una, nella orgogliosa necessit difarsi ben conoscere, di mostrarsi migliore di quanto egli non fosse,poich ancra gli stillava nell'animo la ferita dell'ingiustadiffidenza.

    Ma pronunzi sbito alcune frasi comuni, per rassicurare Emilia sullaimpressione di quella accoglienza; ed egli stesso in fondo all'animosentiva una curiosa tenerezza per la ruvidit inabituale, che la donnaaveva mostrato nel terribile giorno di paura e di sollecitudine.

    --Roberta tutta la mia vita,--ella disse.--Quando non vi fossero trame e lei cos stretti vincoli di parentela, basterebbe la delicatezzadella sua salute per rendermela cara, preziosa.... Per ci, ho dirittoa sapere, come una madre; ho diritto a non essere ingannatapietosamente.

    Ancra la franchezza delle parole piacque al Lascaris, quantunque

  • fosse ben lungi dal riconoscere quel diritto, o almeno la necessit diobbedirgli.

    Ella taceva, guardando alcune donne, le quali andavano a rivendere,con un canestro di pesce o di frutta sulla testa; due carri uno dietrol'altro, a quattro o cinque cavalli in fila, romoreggiavanopesantemente, e nella discesa il freno guaiva sui toni pi striduli.Cesare approfitt dell'attenzione ch'ella prestava allo spettacolocaratteristico, per osservare con qualche agio la sua compagna.

    Appariva tranquillamente superba di bellezza; irradiato dal senso diequilibrio ch'era in ogni cosa intorno, il volto calmo avevaparticolari squisiti: gli occhi grigi a mandorla ornati di ciglialunghe, il naso diritto con piccole narici, la bocca purissima dallelabbra vive.

    Conservava fresche le linee, che il male aveva atrofizzate o guaste inRoberta; onde, la figura era snella, la elasticit delle membra eranel passo libero e ritmico, nei movimenti di grazia, nella stessacurva del braccio e della mano, con cui sosteneva l'ombrellino pressola spalla.

    Infine, coi capelli neri, potenti di attrazione, ella risvegliaval'imagine di una donna orientale, e ancra molte imagini di obliosamollezza in qualche stupendo gineceo.

    --Come si sta bene, qui!--riprese, guardandosi in giro.--Noi volevamopartir dopo i bagni, ma il dottor Noli....

    --Certo,--esclam il Lascaris vivamente.--Sarebbe pericolosoricondurre la signorina a Milano durante l'inverno.

    --Per ci, rimarremo. Ho gi prolungato l'affitto per tutta lastagione invernale.... Il paese tanto tranquillo....

    E s'interruppe, aspettando ch'egli dicesse se partiva dopo i bagni; mal'uomo tacque, sembrandogli stranamente che l'annunzio avrebbe presoun significato d'intenzione.

    --Siamo a Pieve,--egli disse, con un gesto alle case, dove la piccoladiscesa moriva.--Vuole andare avanti?

    --No; riposo un poco, e poi ritorno.

    Emilia travers la strada, scelse un rialzo coperto di spessa erba,verso il mare, e sedette. Cesare rest in piedi, contemplandola.

    --Com' bella!--pens fanciullescamente.

    Per vent'anni di vita vera, e per dieci di professione medica, eglinon aveva conosciuto se non il piacere comune, e s'era fattal'abitudine di ricevere le lettere femminili che parlassero d'unavolutt test morta, e ne promettessero altre per la dimane.Dell'amore, nulla pi gli era noto: non gli ostacoli stimolanti, non icontrasti gravi, non alcuna delle condizioni per le quali la necessitfisica si purifica. Egli aveva appena assaggiato qua e l,gustosamente.

    Ma in quell'ora, a fianco d'Emilia, Cesare cominciava a provare unaspecie di deliziosa angoscia, turbato dal presentimento del destino.

    --S, molto tranquillo il villaggio,--egli soggiunse,--e ci sidiventa molto pigri. Io non mi occupo di nulla, e non trovo tempo discrivere agli amici.

  • --Io pure,--disse Emilia sorridendo,--non ho che abitudini d'ozio....

    Essi erano perduti, dimenticati in fondo al paese. I treni passavanofrequentissimi, trascinando gente ignota a ignote fortune; ma in granparte procedevano oltre, e non rimaneva nell'aria se non l'eco d'unfischio stridente, e qualche latteo globo di vapore.

    A mezz'ora di cammino, a Nervi, la vita era gi pi intensa; larinomanza de' suoi alberghi e la bellezza della sua marina vichiamavano ogni anno una varia folla di stranieri, malati d'anima o dicorpo, o abituati a climi tepenti.

    E intensissima, febbrile, tumultuosa, era la vita a Genova, doveEmilia, per unica distrazione, si recava spesso con Roberta. Lasciatala carrozza, le due sorelle andavano a passeggio per le grandi vie eper le viuzze stipate di botteghe, quasi ad un viaggio d'esplorazione,su per le lunghe salite, a capriccio, felici quando arrivavan da solea qualche altura, che dominasse la citt, il porto, il mare ampio emulticolore. Non conoscevano persona, a Genova; non capivano unaparola dei dialetto serrato ed aspro; godevano di sentirsi forestiere,e di passare a fianco d'una folla che le ignorava; l'andirivieni dellagente, il frastuono dei carri, la sfilata fitta dei negozii, davanloro l'idea d'un gran mercato sempre in tumulto; e diversamente che aMilano, ove sapevano a memoria i nomi delle ditte principali, ecredevano sapere tutte le abitudini della citt,--gustavano a Genovaogni volta qualche cosa imprevista, e osservavano l'ansia della vitaromorosa, estranee come a uno spettacolo. Sul tardi riprendevano lacarrozza per tornare a casa, raccomandando al cocchiere di non frustartroppo. Esse temevano un poco; ma la gita le divertiva appunto perchle discese ripidissime, la strada spesso parallela alla via ferrata,incutevano un'ombra d'attraente pericolo. Qualche volta, il treno lesopraggiungeva, rapido e formidabile; e il cavallo, fermo innanzi allebarriere, drizzava le orecchie, volgeva la testa a guardare.

    Era l'attimo pi commovente della passeggiata; le giovani sistringevano la mano, sorridendo. Il mare pompeggiava, solenne diquieta potenza; le ville davano al paesaggio la nota leggiadra omaestosa, incensando l'aria coi profumi dei giardini, e tagliando ilcielo puro coi ricami aggrovigliati o con le punte argute deglialberi. Di frequente il sole era tramontato, e la carrozza salivaancra l'ultima ascesa tra Nervi e Sant'Erasmo; i monelli sulle porteschiamazzavano; qualche carro, con le ruote pesanti affondate nelterriccio, ingombrava la strada, e nella penombra risonavano gliaizzamenti gutturali degli uomini, i tintinnabuli dei muli e deicavalli inarcati a trarre il veicolo. Arrivavano a casa, le duesorelle, quando gi i fanali modesti fiammellavano sul verde cancellodel giardino; correvano, salivan presto le scale, trovavan l'usciospalancato e la cameriera impaziente. Sulla tavola lumeggiata daun'alta lucerna a colonna, la tovaglia, il vasellame, le posatemandavano bagliori; e la serata cominciava, tutta bella d'intimit.Non v'erano se non i radi colpi di tosse, che potessero mettere sulvolto d'Emilia una nube fugace....

    --Vuole che torniamo?--disse a un tratto la donna, alzandosi eincamminandosi.

    Essi ripresero la via, involuti nella sensazione della complessairresponsabilit delle cose, la quale sovraneggiava ovunque.

    --I suoi amici stanno a Milano?--riprese quindi Emilia, pi audaceperch rifletteva sempre troppo tardi.

    --Quasi tutti,--disse Cesare.--Ma veri amici non ne ho: colleghi,compagni di studii, conoscenze: legami, infine, che non resistono allalontananza....

  • Mand un respiro di sollievo, perch gli sembrava d'aver detto moltocon la parola _legami_.--Avr capito?--si chiedeva, studiando sulviso d'Emilia l'impressione della risposta.

    Ed Emilia, che camminava con lo sguardo a terra, parve ergersi pidritta, liberata da un peso invisibile; alz gli occhi, incontr gliocchi del Lascaris, e si trattenne a forza per non sorridergli.

    --Com' bella!--ripens questi, un po' umiliato di non trovare altroper lei.

    Ella non era corpo soltanto, ma uno spirito, un pensiero, un'anima; etuttavia dal cuore di lui non salivano con violento impeto, se nonquelle tre parole, che l'avrebbero fatta arrossire, s'egli le avessepronunziate.

    Emilia fu punta da un brusco rimorso. Aveva dimenticato Roberta.Perch aveva potuto dimenticarla e parlarne tanto poco e non insisteresulla guarigione inattesa?

    Disse allora, con voce tutta diversa:

    --Dunque, ben certo, signor Lascaris, che possiamo considerar salvaRoberta? Non v' pericolo d'una ricaduta, d'un peggioramentosubitaneo?...

    Preso all'impensata, in mezzo a visioni cos lontane dalla malattia,dalla morte, da quella giovanetta, ch'egli considerava col dispregiocompassionevole d'un artista per un bel quadro screpolato, Cesare ebbela tentazione abbacinante di gridare ad Emilia:

    --Non legarti a lei; condannata. Tu sei per la vita, ed ella perla morte. Tu hai i diritti di quelli, che il genio della specie hacreato a tutela della sua purezza, e Roberta ha i doveri di rinunzia,che il suo male e il pericolo del contagio le impongono.

    Esit un lampo a rispondere, e gi Emilia s'era arrestata, esclamandocon voce angosciosa:

    --Ma Lei non m'inganna, dottore? Non avr coraggio di farmi sperarenell'assurdo, se fra poco?... Non m'inganna, non m'inganna?...

    Il grido conferm Cesare nell'assoluta necessit d'ingannare. Le ansieprecedenti una catastrofe sono tutte inutili, e pi torturanti perl'incertezza del giorno e del modo. S'egli avesse detto la verit, daquell'ora Emilia sarebbe vissuta in uno strazio continuo, col doverecontinuo di portare una maschera intollerabile di fronte all'ammalata.Quando l'inganno non fosse stato pi possibile, egli l'avrebbeconfortata, dimostrandole la carit dell'antica menzogna.

    Afferr dunque la mano stesa dalla donna quasi ad implorare, estringendola nella sua, rispose con fermezza:

    --Le d la mia parola, signora, ch'io non dubito dell'avvenire.... Lasignorina Roberta guarita....

    --Quanto le sono grata!--esclam Emilia, riprendendo il cammino afianco di lui.

    Poscia cedettero senza rimorsi al piacere di parlar di s, obliandoun'altra volta la fanciulla. Quando passarono innanzi al viottolodigradante al mare, pel quale Emilia era comparsa e s'era incontratacol Lascaris, lo guardarono ambedue un istante, e trovarono bellissimala scorciatoia stretta, impedita qua e l dagli arbusti scortesi.

  • Parlarono degli amici, figure scialbe divenute pi pallide inquell'ora di porpora.

    Emilia descrisse le sue conoscenti, sfiorandole con la satirafemminile; Cesare us la satira maschile, un po' rude, che avevatalvolta la gravita d'un rancore; e l'iconografia serv a riempirequalche lacuna, accennando ai luoghi visti in tempi diversi daambedue, e alle persone conosciute dall'uno e dall'altra.

    Infine, l'ultimo tratto di strada fu silenzioso, angustiato dalprossimo breve distacco e dal problema d'occupare la giornata, il cuiinizio era sorto pieno di vibranti speranze, di tremanti desiderii.

    Ammirarono insieme il ponte della ferrovia, a cinque grandi arcate, lequali incorniciavano cinque enormi quadri d'orizzonte, d'azzurro, diverde e di casupole: sfida insostenibile alla meccanica arte umana.

    Cesare accompagn Emilia fino all'ingresso della villetta,spalancandole innanzi il robusto cancello che cigolava.

    Dall'ombra dei palmizii usc incontro ai due giovani la figura curva emalaticcia di Roberta; si avanzava adagio, svogliata, trascinando secouna folla di disgusti, e fra le mani teneva un gran libro di raccontifantastici.

    La fosforescenza, ch' nel sorriso e intorno al corpo degliinnamorati, si spense tosto intorno a Cesare e ad Emilia.

    IV.

    Da quel giorno, i pensieri di Cesare Lascaris si fecero cos duttili ebalzani, ch'egli avrebbe potuto comporne un facile poema, se avesseavuto l'espressione letteraria e la pazienza d'arrestare gliscoiattoli molleggianti sulle branche della fantasia.

    La fantasia gli divenne pi elastica, e dovunque gli present visioni,lo delizi coi gesti ricordati della donna e con la melodia della vocefemminile; il paesaggio gli riapparve asservito alla bellezza di lei;pi che quadro, umile cornice.

    E visse tra una flora mortifera di figurazioni sensuali.

    Erano gli occhi grigi, ch'egli prediligeva? E i capelli bruni, e lagiovanezza, e il corpo alto, sottile? S, era tutto questo.

    Nell'animo di lei voleva un'indefinita stanchezza, come per atavismo?Voleva quell'ingenuo senso della vita, che disarma una donna e la dintera all'uomo capace di dominarla? S, tutto questo voleva.

    Ma tutto questo era in colei, la quale il destino gli aveva offertonella solitudine della mite campagna. La sua vista gli aveva dato unatortura insoffribile.

    Sarebbe dovuto passare per la solita trafila, prima di giungere a lei?Aprirle le braccia, non doveva bastare? Si sarebbe offesa, s'egli leavesse chiesto un bacio senza averle mai parlato d'amore? La suabellezza l'attraeva cos, ch'egli aveva vergogna di perdersi in lunghee successive preghiere.

  • Perch non comprendeva ch'egli l'avrebbe amata sempre? Qualcunointorno a lei, poteva farsi amare e rapirla?

    Essa era tutti i profumi pi voluttuosi, tutti i suoni di una lentaorchestra invisibile, tutta l'iride dell'amore, tutte le promesse deiparadisi orientali.

    Egli doveva dirle che per lei avrebbe dato il suo sangue, la sua vita,il suo orgoglo; che avrebbe abbandonato gli amici, sfidato il mondo,portato superbo il pi greve giogo da lei imposto; che avrebberinnegato ogni fede, e avrebbe avuto la sua sola fede, la suareligione.

    S, tutto questo doveva dirle; farla sorridere e pensare, turbarla,agitare le sue notti con visioni ardenti.

    Ch'ella non avesse pi requie se non fra le sue braccia.

    Che gli giungesse assetata di volutt. Il bacio dell'uomo le avrebbecomunicato un s lungo spasimo di piacere, da toglierle lapercettibilit d'ogni altra sensazione; e il suo corpo si sarebbepiegato, contorto, allacciato a rosee spire sotto le labbra di lui.

    Non doveva essere pi nulla di conosciuto, se non una splendida formaarmonizzata dalla passione.

    Ma eran parole o intricate formule di maga, capaci di denudare colei?

    Dove le avrebbe egli scoperte, in qual lingua, fra quali documenti dianime appassionate?

    Era dunque possibile che le agili e bianche dita salissero al corpettoe intonassero la sinfonia classica dei bottoni che si slacciano?

    E tuttavia qualcuno l'aveva gi posseduta.... Quale uomo? Un uomoscomparso, travolto nell'eternit, lasciando ad altri, per altri, ilfiore da lui appena schiuso e intravisto.... Ma da tempo slontano--(la volutt pi astuta non lascia traccia se non in ricordisimili a pigmei, i quali corrano dove son passati i giganti)--da tempos lontano, che il corpo della donna era puro, immemore, e i fruttidel suo seno avevano obliato le labbra tremanti del maschio.

    A pranzo in casa di lei, un giorno Cesare pot contemplarlaperdutamente e vivificar le limpide acque della fantasia, in cuil'imagine d'Emilia si rispecchi senza pi timore di venir cancellata.

    Fu un pranzo al chiaro di luna, perch cominciato assai tardiaspettando il dottor Noli, che giunse nella penombra del grassopomeriggio estivo. La luna, sorta dietro le rocce di Portofino,interamente rossa in un guazzo rosso a filamenti, era nell'ascesadiventata a mano a mano pallida, aveva preso la sua espressione dibamboccio anemico e imbronciato. Al momento di chiuder la finestra ed'accendere, i raggi entrarono inattesi, le lampade furonodimenticate, e il pranzo continu tra il pulvscolo argenteo.

    In faccia a Cesare, Emilia apparve quasi un busto marmoreo.

    Pel cielo correvano alcune nuvole fioccose; non velavano ma attutivanoil raggio, facendolo pi molle e pi serico. La luna restava sullosfondo cilestrino a guardar dolente le nubi che sfilavano,disperdendosi in forme rapide e balzane.

  • Emilia si lev, mentre sull'astro le nuvole gettavano il velotraslucido; e si rivolse a prendere un Trionfo d'argento che nonavevan ricordato di porre in tavola. Ritta allora cos, col Trionfocarico di tonde pesche mature e di grappoli d'uva ricadenti, la donnasi ferm innanzi alla finestra, giusto nel punto in cui succedeva allagradazione della luce pulviscolare, una pi tenue e morbida. Fuilluminata intera, tra una gloria di bianco lucido, di bianco latteo,e di bianco....; parve pi alta, la testa cinta nel diadema dinerissimi capelli, gli occhi grigi dilatati dalla notte; una divinastatua.

    Cesare fu preso dal bisogno istintivo di parlar sottovoce, d'ascoltarqualche racconto strano e cadenzato, il quale, come un frescoragnatelo d'argento, gli avvolgesse il cuore....

    Si rattenne a pena dall'esprimere l'idea bizzarra, per quei due,Roberta e il dottore, che continuavano a vivere la vita normale. Maebbe il sottil gaudio di penetrar lo spirito d'Emilia, di sentirloinebbriato dalla scena fantastica. Anch'ella era lontana dalla vitanormale, in quella sera avvolta nel ricco manto della luna; quasi ilpulviscolo bianco le fosse passato attraverso le carni, dandoall'anima di lei una luminosit maravigllosa, una chiara gaiezza,quasi ella sorgesse formalmente e sostanzialmente nuova da un bagno diliquidi metalli....; mentre il dottor Noli e Roberta parevano duelivide caricature, che assistessero senza sospetto al mistero delladuplice ebbrezza, spellando gravemente le turgide pesche succose....

    Quella fu la scena prediletta in cui Cesare volle conservarel'immagine di Emilia, e le limpide acque della fantasia la ritenneropoi per sempre, in uno specchio senz'appannature.

    V.

    Roberta si svegliava di notte improvvisamente e si ascoltavarespirare: il respiro era tranquillo; sotto la scapola sinistra, ildolore sordo non rodeva pi. Se le piccole macchie rosse, i nuclei dimacchie sul petto e su le spalle non avessero rammentato la minaccia,il gran male sarebbe parso dominato per intero.

    Ma erano tuttavia frequenti le notti d'insonnia con la pauradell'oscurit, in cui s'annidavano i pensieri che durante il giornonon osavano prender figura e avvicinarsi.

    Roberta stava distesa sul letto, ad occhi aperti; le visionipispigliavano nell'ombra, e se ne udiva il passo cauto o il volomaligno d'arpia; qualche inesplicabile romore nella camera o ingiardino dava tal brivido alla fanciulla, che le tempia les'imperlavano di sudore, ed ella era incapace d'allungar la mano adaccendere il lume.

    Talvolta, lungo tutto il litorale, per tre giorni e tre notti disguito urlava il vento; soffiasse dalla montagna o sibilasse dalmare, aveva una voce straziante d'assassinato, una voce furiosa di chiscuota la porta per ripararsi, e negli intervalli, una flebile voce disarcasmo, la quale prometteva nuovi assalti, nuove grida, nuoveviolenze.

    La fanciulla dimenticava le proprie angosce e viveva con l'anima al difuori, in ispirito nella campagna, tra le chiome convulse deglialberi, che disperatamente si torcevano e ricadevano nell'aria.

  • Quando aveva ben teso l'orecchio ad assicurarsi la sinfonia notturnanon fosse soprannaturale, accendeva il lume e si guardava in giro. Laconsolavano un poco gli oggetti con le loro forme conosciute, latavola, il divano carico di libri, il cassettone su cui posava un altospecchio; ma a confortarsi meglio, scendeva dal letto e correva ascrutar dalla finestra.

    In quel mezzo-nudo virginale, l'unica bella cosa era la camicia dalletinte pallide, coi merletti intorno alle maniche e al collo, colmonogramma dominato da una coroncina senza significato gentilizio.Sotto il tessuto azzurro si ricoverava la magrezza ch'era quasideformit, e fuori balzavano due spalle pungenti: due mani allacciatecon forza intorno all'esile busto della giovanetta, avrebbero potutoritorcerlo come un virgulto.

    Ella guardava dalla finestra in giardino, cercando distinguereattraverso la tenebra.

    I confusi moti dei due palmizii rispondevano all'urlo pi accanitodel vento, al rombo pi profondo del mare; v'era dunque la logica deifenomeni e nessuna vittima umana rantolava presso la villa, comepareva.

    La cosa era semplice ma rassicurante; e aprendo l'uscio della propriacamera, la fanciulla volgeva l'attenzione al silenzio della casa; dil dal gran salotto centrale, la camera d'Emilia aveva la portaspalancata, la soglia rischiarata mollemente da una rosea lampadanotturna.

    Emilia godeva di tale incredulit per ogni cosa non verisimile, chequalche volta Roberta n'era offesa; l'equilibrio de' suoi nervi eraassoluto e le avrebbe permesso di addormentarsi alla porta d'uncimitero; gli usci bene assicurati, Emilia non temeva nulla disoprannaturale, e non ammetteva ci che sfuggiva alla logica.

    Una notte in cui aveva udito lo scricchiolo lento dei mobili, e ilpasso cauto, e il volo maligno di visioni febbrili, Roberta balz dalletto e corse alla camera della sorella.

    La lampada proiettava sopra Emilia dormente un raggio opaco e calmo;gli occhi chiusi con le nere ciglia abbassate, la bocca chiusa con lelabbra raccolte a un'immobilit statuaria, le braccia nude e compostelungo i fianchi, indicavano una pace secura, la vittoria dellagiovinezza su gli abituali sogni voluttuosi. Si sarebbe detto ch'ellasi fosse abbandonata al sonno quasi sopra le acque inesplorabili eserene d'un gran fiume che conducesse al nulla....

    Roberta indugi un istante a contemplarla, tra il rispetto el'invidia; ma mentre stava per tornare alla sua camera, rammentd'averla lasciata oscura, e si decise.

    --Emilia,--disse cautamente,--Emilia, Emilia....--posando una mano sulbraccio della sorella e pensando che se qualcuno avesse chiamato leiRoberta nella notte, ella avrebbe gettato un grido d spavento.

    Ma Emilia si drizz a sedere, uscendo dal sonno per entrar con agileprontezza nella realt, senza stati intermedii. Le due punte dei seniurgevano vigorosamente la camicia, quasi visibili; e le lenzuolaabbassate scoprivano la linea del busto fino ai fianchi.

    --Sei tu?--chiese con la voce velata.--Che vuoi?... Non ti senti bene?...

    Roberta esit, ancra in contemplazione di quel bianco volto sotto letrecce nerissime, di quegli meri giovanili e freschi; pens che sua

  • sorella avrebbe potuto lasciare il letto cos, vestirsi, e comparirefra la gente, senza nemmeno rinfrescarsi il viso.

    --Non hai udito un romore?--disse la fanciulla.--Un romore strano?

    --Quando mai? Non possibile: tutti gli usci sono chiusi....

    Roberta croll la testa a quell'argomento di prammatica: Emilia nonammetteva i romori se non quali indizio di fatti comuni e di personevive.

    --Avrai udito schioccar la frusta sulla strada,--ella ripresesorridendo.--A quest'ora ci son sempre dei carri che passano....

    --No.... Infine, ho paura,--dichiar l'altra, pi inquieta per quelleipotesi, ch'ella aveva gi fatto e aveva dovuto respingere....--Ho unapaura terribile.... Mi permetti di dormire con te?... Solo fino aquando si rifaccia chiaro, solo fino all'alba....

    Gli sguardi d'Emilia non seppero dissimulare e percorsero tutto ilcorpo infermiccio della sorella, il corpo madido d'un madorcontagioso. L'istinto non affievolito dalla vita diurna si ribellall'idea d'un sacrificio senza ragione, per le paure infantili dellaragazza. E, come a spegnere l'espressione di turbamento, girandoincerti gli occhi per la camera, Emilia rispose:

    --Che pazzia, cara? Che cosa ti passa per la testa? Sai pure che nonc' nulla, nulla affatto a temere.... E poi, non abbiamo mai dormitoinsieme....

    Ma Roberta aveva afferrato lo sguardo e l'aveva compreso con lasagacit dei malati, sempre vigili a quanto pu consolarli e a quantopu ferirli....

    --Hai paura?--disse con un gesto di sdegno, serrandosi nellespalle.--Hai paura di prendere il mio male, non vero?... di diventarbrutta?... Non disturbarti: vado via....

    Trov nell'umiliazione il coraggio per sfidare le notturneinquietudini, ed usc prestamente, s'inoltr nel buiore delle altrecamere, senza curar la sorella, che aveva steso un braccio atrattenerla.

    Emilia rest a sedere sul letto qualche tempo, meditando gli argomentiofferti dall'istinto egoistico per giustificare il suo rifiuto: poi sivinse, e gett da un lato la leggera coperta.

    Nella fretta e nel bisogno di buttarsi qualche cosa su le spalle,afferr l'accappatoio bianco che giaceva sopra una sedia. Aveva,l'accappatoio, una sottil fragranza di mare e di sole; conservava frale pieghe i sogni luccicanti pullulati dalla mollizie del bagno; eraun emblema di salute e di vigor giovanile. Emilia lo spiegazz fra lemani e lo indoss con furia, quasi tentasse far tacere quei ricordicarnali.

    Quando fu nella camera di Roberta, il singhiozzo prolungato e sommessodella ragazza la guid fino al letto, e trovatala nel buio, si chinad abbracciarla.

    --Perdonami,--disse Emilia;--mi hai colta nel sonno e ti ho rispostobruscamente; non sapevo quel che rispondessi.... Vedi che sono qui,ora?... Ti domando scusa....

    Meglio sarebbe stato il fatto di coricarsi vicino a lei, diconsolarla, rassicurarla cos; ma non appena presentatosi quel

  • pensiero, l'istinto lo combatt con tutte le forze, come un sacrificioinutilmente dannoso e forse inapprezzato.

    Roberta, aggomitolata e lagrimosa, massa oscura nell'oscurit pitenera del luogo, non disse parola; Emilia, cercata una sedia atastoni, la trascin presso il capezzale, e vi si sedette,raccogliendosi intorno l'accappatoio.

    Non pens ad accendere il lume; rimase immota, sentendo calar sulcuore l'ingiustizia della sorella, che non le aveva aperto sbito lebraccia. I suoi occhi fissavano la giovanetta oscura e singhiozzante,o vagavano tra le forme volubili del nero, desiderando invano che ilquadrato della finestra s'illuminasse a poco a poco della tenue albaestiva.

    Il sonno era svanito. Emilia riprese a parlare, e le parole fluivanonel silenzio notturno, vibranti e squillanti sotto l'ondad'un'irritazione contenuta.

    --Suvvia, Roberta,--disse,--perch continui a piangere?... Perch haipaura di tutto, come una bambina? Bisogna essere meno deboli, piragionevoli.... Non ti mai venuto il dubbio d'essere ingiusta, conme? E tuttavia lo sei, lo sei troppo.... Io non ho fatto nulla di beneperch conto poco sul tuo animo.... Ti ho dato solo dei consigli: tiho pregato di condurre una vita pi attiva, di non rimaner l'interogiorno nella tua camera, di non leggere fino a indebolirti; ti hopregato di tante cose semplici, che pure ti avrebbero giovato.... Matu sorridi, quando parlo io; la mia buona volont si spezza contro latua diffidenza.... Non ti sembra, Roberta, ch'io abbia diritto avivere una vita mia? Ora, invece io vivo solamente della tua, mi trovoinceppata, schiava, ho sempre timore di spiacerti.... Non me ne lagno;sarei felicissima se tutto questo avesse un resultato.... nella tuaaffezione, per esempio.... Quando sono rimasta vedova....

    Il ricordo che le si presentava cos repentino l'arrest a un trattoperch le doleva crudelmente. Ella era stata moglie innamorata, piche affettuosa; l'amore era conseguito dal bisogno di trovare un sensonuovo intorno a s, il quale non fosse parso desiderio volgare; ementre l'uomo intendeva a crearle l'esistenza sognata, la morte erasopraggiunta, e ogni cosa erasi ridotta a parvenza d'un'idealitintravista, d'una rarit avvicinata e scomparsa...

    Roberta non piangeva pi, ma raddoppiando d'attenzione, tentavafigurarsi il volto e l'atteggiamento d'Emilia. La cerc a lungo con losguardo senza muoversi e scoperse infine una forma chiara, diritta;ascolt il rimprovero, pensando che le parole erano inutili e rimanevail fatto, il ribrezzo mal celato; s'indugi con gli occhi a quellaforma quasi chiara e diritta, indovinando l'ombra scesa sulla frontedella donna.

    --Quando sono rimasta vedova....--continu Emilia, dolorosamentecolpita che Roberta non l'avesse interrotta e l'obbligasse a compierela frase,--io ti ho promesso di non allontanarmi da te, e tu mi haipromesso la tua affezione pi devota.... Dovevamo percorrere la nostravia insieme, veramente da sorelle.... Io non ho ancra nulla darimproverarmi.... E tu, Roberta? Non hai nulla da rimproverarti? Tisembra di amarmi quanto ti amo io?... Roberta?... Non mi ascolti?...Non vuoi rispondere?

    Allung la mano vivamente, incontr sul tavolino la candela el'accese....

    La fanciulla appoggiava un gomito al guanciale, stando coricata difianco sopra le coperte; alla luce inattesa si rannicchi dentro lacamicia per nascondere le gambe smagrite. Ella andava macchinando

  • molte ragioni da obiettare, molte dure e taglienti parole, che avrebbepronunziato senza ritegno col favore dell'oscurit; ma il lume accesole smag l'energia necessaria, e le ragioni e le parole si dispersero.

    Guard di nuovo Emilia avvolta nell'accappatoio bianco, da cuisorgevano il collo tornito e la testa fiorente di vitalit; le gambechiuse nelle calze di seta nera erano accavallate l'una sull'altra; ei piccoli piedi, seminascosti in piccole pantofole rosse. Quellospettacolo di giovanezza, quella giovanezza piena, la quale parevadicesse:--Io sfiorisco lentamente qui, ma qui non dovrei essere, e ilmio destino pi forte d'ogni calcolo pietoso,--riattizzarono inRoberta l'energia per le parole amare.

    --Ecco,--rispose chinando la testa a osservarsi le mani, perch nonosava sostenere lo sguardo interrogativo e dolente di Emilia,--senzadubbio quanto tu dici vero; ma io non ti aveva chiesto di ricordarmii tuoi beneficii.... Mi sentivo male, stasera, e avevo paura.... Saiche io sono una sciocca e non ragiono bene come te.... Avevo paura,son venuta nella tua camera, e tu mi hai mandata via....

    --Ma falso, Roberta!

    --No, non falso: mi hai mandata via.... Perch? Potresti dirmelo, tuche mi ami tanto, potresti dirmi il motivo pel quale non mi haiconcesso di passar teco la notte? Non forse perch ti faccio orrore,perch sai che la mia malattia probabilmente contagiosa; perch hairibrezzo di tua sorella, infine?...

    --Roberta, che cosa dici?

    --Hai ribrezzo di tua sorella, e sei stanca di doverle prestar le tuecure.... Tutto ci, io l'ho capito, l'ho visto ne' tuoi sguardi, nonsoltanto questa notte, ma da tempo, dal giorno in cui ti venuto ildubbio ch'io fossi tisica, tisica, tisica!...

    Nello sforzo di lanciare le terribili parole, s'era spinta innanzi colbusto, protendendo il collo scarno; e coi capelli sciolti per lespalle, arruffati sugli occhi, sembrava una magra femmina selvaggiache gettasse un grido lugubre nella notte; di sotto gli archisopraccigliari saettava una corrente d'odio.

    --Ascolta, Roberta....,--disse Emilia, sgominata dalla subitaneatrasformazione della giovanotta in una energia fisica, urlante dirivolta e di dolore.

    --No, tutto questo mi fa peggio di qualunque malattia,--seguitRoberta senza curare l'interruzione.--Sei venuta a rassicurarmi, dici,e resti l, inchiodata sulla sedia, studiando di non avvicinarti....Se ti chiedessi di stringermi forte fra le braccia, di mettere le tuelabbra sulle mie, rifiuteresti inorridita.... Sei la mia condanna, tuche mi vuoi bene...! Ah s, i medici mi confortano, mi dnno asperare, ma io vedo che le loro parole sono false, perch tu me lo faicapire ad ogni istante, me lo dici ogni giorno, ch'io sono ammalataper sempre.... E non hai compreso, Emilia, non hai compreso che io nonvoglio morire? che ho il terrore della morte, che non posso dormireper quell'idea? Voglio vivere, vivere, vivere, come te, come glialtri, perch sono giovane, perch ne ho il diritto, perch....

    E senza compiere la frase, spalancando, le braccia nell'ariadisperatamente, mand tale un grido di rabbia e di desiderio, cheEmilia balz in piedi quasi una scudisciata le avesse lacerata lecarni.... Corse a Roberta, la strinse pazzamente al seno,appoggiandone la testa sulla propria spalla.

    --Roberta,--mormor quasi con febbre,--Roberta, non vero che sei

  • malata e ch'io ho ribrezzo di te! Come hai potuto supporre?... Vuoi lemie labbra, vuoi che ti stringa cos? Senti che ti bacio? Senti che tichiedo perdono, se ti ho dato, motivo a dubitare di me? Dormir con tequesta notte, dormir ogni notte con te, purch tu mi creda...!Aspetta....

    Con la mano che non sosteneva il corpo di Roberta, Emilia slacci icordoni dell'accappatoio e adagi la fanciulla per coricarsi a fiancodi lei; ma Roberta era pallida e anelante, e la donna tacque a untratto, e si chin a guardarla spaurita....

    --Roberta,--disse,--ti sent male?

    --No,--rispose la giovanetta,--ma sono stanca: ho bisogno di riposare;lasciami sola....

    --Che paura mi hai fatto, bambina! Perch mi hai detto tante cosetristi? Hai voluto punirmi?

    Emilia stava in piedi accanto al letto. Roberta, aggomitolata nellacamicia azzurra, fissando gli occhi in alto, coi capelli sparsisull'origliere ascoltava giunger di fuori il ritmo quadruplice d'untreno, il quale passava soffiando nella tenebra dei campi, lungo latenebra del mare.

    --Bisogna resistere alle cattive idee,--continu Emilia;--ho parlatodi te l'altro giorno al signor Lascaris: e anch'egli mi ha detto chetu sei guarita.... Guarita, capisci?

    --Oh, il signor Lascaris dir tutto quanto vorrai,--osserv Robertacon un riso stridulo.--Il signor Lascaris non sar mai sincero conte, ed io non credo a lui, come non credo agli altri....Guarda,--aggiunse, facendo uno sforzo per tornare a sedersi sulletto e rimboccando una manica della camicia,--guarda come sonoridotta, come sono divorata dal male.... Ti paion queste lebraccia, il petto d'una ragazza di diciannove anni?... Non vediquante macchie? Fin che queste macchie non spariscano, io sarmalata, avr la morte qui dentro,--e si toccava il seno con le manifebbrili.--Il signor Lascaris, il dottor Noli, tutti possono benparlare: nessuno oserebbe dire a me o a te, ch'io debbo morirpresto....

    Si raccolse per seguire a testa bassa l'eco della frase spietata, chele rison nell'animo quasi non l'avesse pronunziata ella medesima.

    La luce gialla della candela le stendeva sul volto una maschera cerea,in cui gli occhi vitrei diventavano traslucidi e i capelli biondi sisnaturavano in un pallidissimo color d'ambra; la camicia cilestrinacos mite e ridente sopra un corpo rigoglioso, era sinistra su quelcorpo magro, pareva un drappo ilare avvoltolato per ischerno intorno aun rigido fantoccio.

    Emilia s'era collocata di fianco sul letto, a viso a viso con lasorella, e la guardava inquieta.

    --Non agitarti di nuovo,--ella preg,--non esaltarti, non vero nulladi quanto tu dici....

    --Morire, morire, capisci?--continu Roberta.--Devo morire, presto. Tunon credi alla morte; tu l'hai dimenticata, perch sei sana, seibella.... Vedi come sei bella,--proruppe in aria di corruccio, mentre,allungando le mani, apriva ad Emilia l'accappatoio gi sciolto, e leadditava il collo rotondo, i seni tondi e duri, che si delineavano,perspicui sotto la camicia. Emilia si ricoperse vivamente.--E anch'ioavrei voluto essere bella, e piacere.... Ogni cosa per voi, che

  • siete belle e forti.... Io devo morire, morire!

    La voce, dopo essere stata mordace, era divenuta sommessa,desolatamente triste, ed Emilia non os pi resistere. Ella s'era bendetto che doveva consolar la sorella e farla sperare e vincerne ifantasmi; ma dove trovar le parole di conforto, le quali valesseroquelle parole disperate, e le superassero? Tacque; poi lentamente,anche la voce di Roberta s'abbass a un mormoro lamentoso:

    --Avrei voluto essere bella, e devo morire.... Non ho pi nulla perme: non posso nemmeno respirar l'aria che respiri tu, e goder l'ombra;devo andare in cerca del sole....

    --Fatti coraggio, Roberta; sono, idee....--tent ancra Emilia.

    --Ho paura della morte....

    --Perch vuoi renderci tristi? Sei guarita....

    --Ho paura della morte, e ogni giorno, essa pu entrare in questacamera....

    --Sei cos giovane.... La giovanezza una forza...

    --Quanti muoiono giovani! E come, come, dovr morire?

    --Roberta, Roberta, non esaltarti.

    --Ma sono disperata! Non senti la disperazione nelle nostre parole?

    -- la notte; domattina torner la speranza.

    --Sar peggio; e la morte continuer il suo cammino, mentre noiaspetteremo la vita....

    --Silenzio, Roberta.... Pensa a domattina, col sole, col mare calmo eilluminato....

    --Tutto questo cos indifferente al mio male! E nessuno, anche i nonindifferenti, potranno giovarmi: dovranno assistere alla mia morte,senza stendere la mano per allontanarla d'un'ora....

    Nascose il volto tra i guanciali, piangendo liberamente; Emilia lepass le braccia attorno al busto, mettendo il capo presso il capo dilei.

    Cos piansero a lungo, rischiarate dalla luce giallastra della candelaelle si consumava: e l'alba trov le due donne discinte, che parlavandella morte, a testa china sul medesimo, guanciale.

    VI.

    La notzia fu annunzata con tanto ingenua serenit, che nessunoavrebbe supposto fosse falsa. Per sospettarlo, bisognava conoscerel'indole impulsiva di Roberta, la quale non trovava nulla cos dolcequanto inventare un fatto o raccontare una bugia. Qualche voltarimaneva ella medesima colpita dalla propria abilit, dallaspontaneit incomparabile con cui repentinamente, minutissimamente,sapeva esporre una lunga favola di sua creazione; e in un attimostendeva una rete di menzogne inutili, sbizzarrendosi a saldarl'allacciatura dei nodi, che potessero resistere a qualunque sforzo

  • d'obiezione. Spesso con Emilia aveva fatto il giuoco infantile, ma loaveva concluso con una risata, gettando le braccia al collo de lasorella, e dicendole:--Non vero. Ho inventato tutto, perdivertirmi.

    Con Cesare Lascaris lo esperiment un giorno in cui era piena disperanze e si sentiva bene e aveva voglia di ridere a spese diqualcuno. D'altra parte, Cesare non le piaceva: era bruno, coi trattidel viso irregolari e forti, senza barba, ed evidentemente magro quasiquanto lei.

    --Mia sorella uscita per il bagno,--ella disse non appena l'uomocomparve in giardino.--Torner' forse fra un'ora.

    Poi, mentre parlavano di cose indifferenti, la fanciulla trov modo difarvi sgusciar dentro la notizia falsa, a guisa di parentesi:

    --.... Lei sa che mia sorella fidanzata, non vero?... Lo sa?...

    Cesare stava fortunatamente a testa bassa, disegnando sulla sabbia unaserie di circoli concentrici; e sbito, al colpo non atteso, ricordche la professione medica aveva saputo creargli una maschera di calmaimpenetrabile, per i casi disperati.

    Sollev la testa, senza batter palpebra.

    --Me ne congratulo sinceramente,--rispose.

    --Non ne dica nulla a Emilia, per. Forse mi rimprovererebbe....

    E per qualche minuto la ragazza continu a parlare, enunziando tuttele particolarit del fidanzamento. Si trattava d'un giovane signore diMilano: il matrimonio sarebbe avvenuto nell'ottobre prossimo, inRiviera, perch Emilia non voleva abbandonar la sorella un sol giorno;quanto a lei, Roberta, sarebbe rimasta presso gli sposi.

    Cesare ascoltava immobile, non accorgendosi che dalle mani gli erascivolato il portasigarette di tartaruga ed era caduto a terra.Guardava la ragazza, scoprendole a un tratto qualche espressioneprofondamente femminile, che gli era sempre sfuggita.

    Con una gamba sull'altra in modo da lasciar vedere un po' delle calze,con le braccia aperte sulla spalliera della panchetta rustica, latesta portata indietro, le ciglia socchiuse, Roberta era in quelgiorno e in quell'atto molto sessualmente femmina, emanavainconsapevole un'acredine sensuale, eccitava una cupidigia di violenzabruta.

    Il giovane aveva tentato a pi riprese di sviar l'argomento; maRoberta era inflessibile, quantunque la mancanza d'obiezioni da partedell'ascoltatore le togliesse il meglio del suo piacere; pur tuttaviaseguit a descrivere il carattere del fidanzato, un uomo eccezionale,senza confronti.

    Infine, Cesare si alz per troncare la conversazione, e mise il piedesul portasigarette, che schizz in frantumi. Fu la sola prova di obliocompleto, ma fu anche quella la quale divert immensamente Roberta,che lanci alcuni trilli di gioia puerile.

    --Che cosa fa? Che cosa fa?--esclam ridendo.-- il suo astuccio!...Se n'era dimenticato?... Guardi come l'ha ridotto!

    Le risatine perlate della ragazza lo ferirono anche peggio. Si chin araccogliere i frantumi, e se li rovesci macchinalmente in tascainsieme a un po' di ghiaia e a qualche sigaretta, mentre Roberta

  • raddoppiava le risatine quasi maligne.

    --Deve star molto bene, Lei, oggi?--domand Cesare.

    --S.... Perch?--rispose la giovanetta oscurandosi subitamente involto,--Come mi trova?...--Sono pallida?

    Tale era l'umile preghiera della voce, che Cesare non ard spingereoltre la sua vendetta.

    --Appunto,--si affrett a dire.--Non l'ho mai vista meglio: ha uncolorito splendido.

    Roberta mand un sospiro di conforto, e Cesare si limit a pensare:

    --Con una parola potrei forse ucciderti.

    Ma sent di repente che si svegliava da un sogno, e che tutte le coseintorno a lui avevano ripreso il loro aspetto comune, laddove perqualche tempo egli aveva visto il giardino grande come una foresta, ei filari degli aranci profondi come i sentieri di quella foresta.

    Nauseato, stava per andarsene quando Emilia sopraggiunse; aveva il suosolito abito, lilla, e in testa portava un cappello rotondo, di grossapaglia; le mani erano nude. Cesare la guard appena, rifuggendodall'analizzare anco una volta lo spettacolo di bellezza che non eraper lui; Roberta prestamente gli gett un'occhiata per implorarlo atacere; e la conversazione s'avvi con una svogliatezza inabituale.

    --Ebbene, che cosa accaduto?--domand Emilia a Roberta, quandoCesare ebbe preso commiato.--Eravate cos confusi tutti e due....

    Roberta scoppi a ridere.

    --Ha rotto il suo astuccio da sigarette,--rispose.--Null'altro....

    Poi, pi tardi, in casa, non pot trattenersi e narr ad Emilia la suamenzogna.

    --Sono vere sciocchezze,--osserv la donna bruscamente.--Qualeintimit abbiamo noi col signor Lascaris per prendercene giuoco? Eperch inventare una storia di genere cos delicato? orribile, chetu non possa vivere un giorno senza dire una bugia, a qualunque costo,al primo venuto....

    Parlava con voce un po' alta, mentre andava preparando alla sorellauna tazza di cioccolata di cui Roberta aveva abitudine; ma le sue manitremavano, e con un movimento maldestro rovesci la tazza diporcellana e la ruppe.

    Per la prima volta, Roberta ebbe a pentirsi quel giorno d'una suafavola; perch Emilia and a rinchiudersi in camera e non si mostrfino all'ora di pranzo. Roberta non l'aveva mai vista cos agitata:fosse imaginazione o realt, le parve che la sorella avesse pianto.

    VII.

    Si arrampic per il monte dietro il paese, dove la straducola mancavadel muro, e apparivano, come da uno squarcio, le acque, il paesaggio,il verde, il grigio.

  • L, Cesare sedette; rest a guardar lo spettacolo fantastico, in unaposa d'attenzione totale, sdraiato sopra un piano d'erba, all'ombrad'alcuni folti ulivi.

    E lo spettacolo era cos raro, che l'uomo ne fu per qualche istantetutto assorbito, e cominci a osservar da lontano, avvicinandosi conlo sguardo a poco a poco fin dov'egli si trovava.

    Da lontano, il mare in un'invasione di luce singolarmente nebulosa edorata, aveva smarrito la linea d'orizzonte, unendosi col cielo doratoe nebuloso; talch non si sarebbe potuto dire, nella falsa rifrazione,se le vele piccoline danzassero sul mare, o non piuttosto fossero tracielo e mare sospese. In quella sterminata dovizie di luce impalpabileo dentro le acque animate dal formidabile riverbero, due scogli nerisorgevano, apparenti e scomparenti a capriccio dell'onda, circonvolutida un rigoglio di spuma gialla. Le coste lontane, che nei giornid'aria lucida si disegnavano perdutamente, stavan celate dietro ilvelario d'oro. Ma verso le rocce violette di Portofino, a levante, leacque avevan disperso il pulviscolo solare, e una violenta chiazzaazzurra restituiva la solita visione col limite ben nettodell'orizzonte. Ancra l, otto o dieci vele bianche, l'una accostoall'altra, erano farfalle posate con le ale trepide sul pelo delleacque; e due o tre, pi basse, avevano una tinta bruna, quasi la lucenon fosse giunta a tangerle. Cos lungi, le imbarcazioni peschereccie,tenevan forma e significato di giuocattoli; n si poteva credereportassero uomini massicci, curvi sul liquido specchio o stesi sulletavole umide in aspettazione.

    Poi, ad un tratto, diminuendo di molti gradi la lontananzaprospettica, s'apriva agli occhi di Cesare la costeggiante verzura delpaese, fitta e spessa come un vello, in numerose gamme di colore, indiverse altezze, da cui s'ergevano, i cipressi cuspidali. E ridenti dibianco o di rossiccio, le case vivevano tra quel magnifico soporedella vegetazione, che nell'aria calda non muoveva fronda o foglia.

    Verso oriente era la chiesa bigia col livido campanile, cuis'aggruppavano stretti attorno gli altri edifici, i quali a mano amano andavan poi disseminati in mezzo al verde, spinti fino al mare,collocati pi alti sul lene pendio dei colli; e frequenti balzavanfuori tra casa e casa i ciuffi di verzura, i ciuffi argentei degliulivi.... Dominava il grigio, per i ciuffi degli ulivi e per le lastredi ardesia che coprivano i tetti.

    Pi qua, immediatamente sotto il piano erboso dove Cesare stava, lospettacolo era gentile, con due lunghi rettangoli di terra, che ungiardiniere coltivava a rosai; e le rose bianche, opulenti, molte gisfatte, innalzavano un profumo carnale, potentissimo in quell'ariapura d'ogni altro profumo. Una cagna volgare abbaiava dietroinvisibili fantasmi, correndo sulla terra grassa a calpestar le fogliedi rose disperse.

    Alcuni romori salivan dal paese: il grido di qualche rivendugliolo, loschioccar delle fruste, il lamentio d'uno zufolo stonato; cos fievolitutti, vaganti nel grande spazio, che la lontananza pareva maggiore.

    Lentamente le scene diverse si mutarono in imagini d'abitudine, perCesare che le fissava con lo sguardo pigro di chi medita cose lontane;assorbivano la sua attenzione fisica, dando libero il corso aipensieri.

    La donna amata da lui, era per altri; la plastica diquell'impareggiabile corpo sul quale i suoi occhi s'eran posati nelladeliziosa trepidanza dell'intuizione, doveva svelarsi intera a unaltro uomo; in un'alcova ignota, la voce d'Emilia sarebbe diventataintima.... E la sinfonia classica dei bottoni che si slacciano? La

  • visione della donna soffusa di bianco nel pulviscolo lunare?

    Egli si trovava dunque impegolato in uno di quegli amori cui il volgodefinisce, tra il rammarico e lo scherno, senza speranza; e nederivava la necessit di gettarsi a capofitto in pieno romanticismo, odi togliersi per sempre da una strada che cominciava a diventarmalagevole.

    Aveva sognato. Qualche particolare dei sogni che inconsciamente eraandato accarezzando in quei giorni, gli tornava alla memoria. Peresempio, aveva sognato una piccola villa con molti palmizii, addossataa una falange d'ulivi rampicanti sui colli; e tutto in giro, lacampagna esalava quella serenit, la quale giunge cos crudele alleumane sventure, ed cos piacevole per gli umani egoismi: la serenitdei grandi paesaggi alpestri, o dei graziosi paesaggi sui laghilombardi.... Entro la villa, una voce femminile risonava nell'ombramoderata delle camere fresche.... In abito purpureo Emilia giacevasovra un ampio divano carico di molti origlieri bizzarri; a' suoipiedi, egli stesso, Cesare, seguiva la voce della donna.... Uno sveltoscaffale da ninnoli era coronato da un alto vaso di porcellanariboccante di fiori, che cadevan sotto uno spiraglio di luce; il solene irrubinava met, un angolo di rose e di verbene, tra cui sidrizzava qualche ciuffo di vainiglia.

    Questa ed altre ideali concezioni d'avvenire, erano state bruscamentetravolte, poich non nella villa con molti palmizii, ma la voced'Emilia sarebbe diventata intima e flessuosa in un'alcova ignota, perun uomo ignoto....

    VIII.

    --Senta! Senta!--gridava la fanciulla, rivolgendosi a Cesare eadditando le ondate furibonde che si gettavano contro laspiaggia.--Sembrano colpi di cannone!

    Cesare e le due donne eran giunti in riva al mare, convulso per ilsoffio poderoso del vento, e tutto bianco; eran scesi dalla stradasulle rocce pi eminenti, arrampicandosi dove le onde non potevanoarrivare. Ascoltavano cos il rimbombo sordo dell'acqua contro lecavit degli scogli; un fragore talmente reiterato, che a fatica sidistinguevano le voci.

    -- bello! bello!--esclamava Roberta, aspirando l'aria, e trovandosulle labbra un impercettibile umore salino.

    I riccioli intorno alla fronte e al collo le si scompigliavano sottola veemenza del vento; le gonne le si serravano alle gambe; ellarimaneva forte sul dosso scabro della roccia, sorridendo allaburrasca.

    Dietro lei, Cesare s'era fermato a fianco d'Emilia. Questa,meditabonda e inquieta, aveva obliato un istante le sue riflessioniaffannose, per ammirare lo spettacolo; ma la vicinanza dell'uomo, ilquale pareva triste quel giorno e d'una tristezza di cui ellasospettava la causa, le dava un'immensa brama di spiegarsi, ditogliere a s e a lui dal cuore le punte, che la ingenua malizia diRoberta vi aveva affondato.

    E pensava, quasi tremando:

    --Com' strano che Roberta stessa ci costringa a parlare! Ella

  • medesima ci ha offerto un argomento grave e pericoloso. Dovr spiegarea Cesare che io non sono fidanzata ad alcuno, che non lo sar mai,perch mi sono votata a un'opera di sacrificio e ho promesso la miaesistenza alla sorella ammalata. Ma come risponder egli? Comeaccoglier la mia rinunzia?... La combatter, certo, e poi nonriuscendo a vincermi,--non riuscir,--dovr partire.... Resteremo noidue, io e Roberta, per sempre....

    Gett uno sguardo a Roberta e a Cesare, e per la prima volta iltormento di dovere sceglier presto, inappellabilmente, le si affacciall'anima con tutta la sua tremenda potenza.

    Doveva sacrificare in eterno l'uno all'altra, e la scelta non leavrebbe dato mai pace, egualmente non fosse mai avvenuta; perch larinunzia di lei all'amore e alla felicit avrebbe reso pi cupa ladissonanza fra il suo spirito e lo spirito di Roberta; n ella avrebbepotuto perdonare a questa l'insanabile spasimo che le era costata.

    E con l'orrore abituale in lei per ogni veemente dibattito, guardavain fronte l'avvenire, il quale si presentava amarissimo, qualunque viaella avesse percorso; e innanzi al mare fremebondo, alle ondategigantesche, al cielo seminascosto sotto nubi tempestose, innanzi allospettacolo ribelle, provava l'impeto di gridar la sua disperazione, diconfond