Liceando from Gff vol. 6

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liceand network 24 lu g l i o Giffoni Film Festival photo Rosario Minervini

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Diario dal borgo: 24 luglio 2010. Liceando from Giffoni Film Festival. The LOVE.

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liceand n e t w o r k

24 luglio

Giffoni Film Festival

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In questo mondo devi essere matto.

Altrimenti impazzisci.

|||Leopold Fechtner|||“liceando.net

qliceando.net

SusanSarandon

SusanSarandon

Su Giffonibrillauna stella(americana)

di Viviana Navarra

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giulia rosco

Su Giffonibrillauna stella(americana)

Quando arriva un attore non arriva mai da solo.A fargli compagnia ci sono le emozioni che neglianni ha regalato al suo pubblico e le lacrime ele risate che il pubblico gli ha restituito. A farglicompagnia ci sono gli sguardi in cui gli spetta-tori si sono rispecchiati, le parole che hannoascoltato nel momento giusto e nel posto giu-sto, con il secchiello di pop corn condiviso conla persona giusta. O forse con quella sbagliata.Quella che si è rivelata sbagliata subito dopoquel film in cui i pop corn erano talmente buoniche nulla avrebbe fatto presagire che qualcosasarebbe andato storto. Un attore quando recitanon recita mai da solo. Insieme a lui ci sono lepersone che attraverso la sua interpretazionedanno faccia e voce a sentimenti taciuti, timidi,inconfessabili, spavaldi. Quando il protagonistamuore, muore l’aspettativa dello spettatore.Quando il protagonista ama, è il cuore dellospettatore che palpita. Applaudire un attore èin effetti applaudire a se stessi. Sono le sediciin punto al Festival dell’Amore quando lo spor-tello di una maestosa auto blu si apre a SusanSarandon. Pelle di porcellana e capelli rossicome foglie d’autunno, l’attrice è avvolta daun’aura ammaliatrice. Subito è delirio, ragazzie ragazze urlano il suo nome ed ecco che il pa-tron Gubitosi le va incontro accogliendola conun galante baciamano. Lei sorride e si voltaverso la folla ruotando il palmo della mano.“Susan!!!!” la risposta a quel saluto è un corodi voci che la travolge di emozioni. Prima di en-trare nel salottino di Tonino Pinto, giornalistaRai, rilascia le canoniche interviste per le tv na-zionali e poi si siede su una poltroncina biancache “ha anche mio figlio, gliel’ho regalata per-ché ci potesse scrivere sopra”. La poltrona è dicarta riciclata. L’attrice statunitense classe1946, che tra un’ora o poco più calpesterà il redcarpet del Giffoni, ammette subito il suo deboleper la costiera amalfitana e in particolare perRavello. “Questo Festival è sorprendente -dice-. Sono stupita del fatto che ragazzi così giovaniconoscano tanti miei film”. Tanti film, sì. Perl’esattezza ottantasei e alcuni dei quali rimastiveramente nella storia. Dal già citato road filmin cui due amiche partono alla conquista delmondo al commovente ‘Nemiche amiche’ e pas-sando per l’indimenticabile ‘Le streghe di Ea-

Susan Sarandonal photocallstretta dall’abbracciodei giurati +13

amor

estwick’ fino ad arrivare allo storico ‘Pic-cole Donne’. L’anno prossimo per la Sa-randon si prospettano due pellicoleimportanti ma prima “passerò l’estatecon i miei due bambini e con una comi-tiva di dieci amici”. La Susan nata 63anni fa nella Grande Mela ha tre figli: laprima, l'attrice Eva Amurri, è nata nel1985 da un breve matrimonio con il re-gista Franco Amurri. Gli altri due, JackHenry di ventuno anni e Miles di diciottosono figli di Tim Robbins, dal quale si èseparata l’anno scorso. “Ho aperto unacatena di bar con ping pong e dj -af-ferma la Sarandon ai microfoni del Gff-. Spero di aprirne uno simile anche inItalia. Intanto ultimamente ho fatto duemusical ma in realtà ho una vera fobiaper il canto, non mi sento capace dicantare eppure mi ritrovo sempre afarlo”. Che cos’è l’amore, tema del Gif-foni 2010, per Susan Sarandon?“L’amore è tutto. E’ la forza che muoveil mondo. Quando tu reciti trasmettiamore al pubblico. E quando i due pro-tagonisti del film riescono a tramutaredallo scenografico al reale il loro incon-tro, il loro sentimento recitato, alloraquello è amore. Pensate che l’amore sianel mondo? Dobbiamo crederci, dob-biamo credere che sia così”. E che finehanno fatto le auto di Thelma e Louise?“Una si è incendiata, due sono andateai figli del regista Ridley Scott, io nonsono riuscita a prenderne nemmenouna!” La Sarandon osserva inoltre che:“Sono in maggioranza le donne a pro-durre e a dirigere film, quindi sono piùinteressanti ruoli femminili. Una ster-zata rispetto al passato”. E aggiunge:“Hollywood non è politica: tutto ciò chefa denaro viene prodotto. Questo è unbene e anche un male: si pensa solo aisoldi”. Ma oggi invece i soldi non c’en-trano niente. Oggi, al Giffoni, è il giornodell’amore. (vienne)

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masterclass

“Voglio far tornare il genere Noir in Italia”. E’ questa la prima dichiarazione di Davide Marengo alla giuria in maglia nera di Giffoni. Lui, 38enne napoletano, unpassato da fotografo e un futuro già deciso: “Attualmente il noir nel cinema italiano è morto -sostiene-. Non puoi definire un film ché subito gli esperti del settorecercano di tagliarti fuori”. “Eppure è strano osserva Marengo- nella letteratura contemporanea i libri di De Cataldo e Lucarelli, maestri di noir, hanno un buonseguito. Forse è colpa della mentalità chiusa degli italiani”. Per lui il cinema non è un lavoro ma un gioco, e lo dimostra in ogni occasione: chiama “i miei giocattoli”cineprese da migliaia di euro mentre gli attori sono i suoi “compagni di avventure”. Sul set, per Marengo, devi esserci “fiducia” e “rispetto” reciproco: solo cosìsi può fare una grande opera. Parla dei suoi inizi: “Da bambino entravo con mamma in camera oscura, mi divertivo un mondo. E’ stata lei a trasmettermi lapassione della fotografia e delle foto. Mi piaceva l’opportunità di dare il tuo punto di vista sul mondo, e con la cinepresa è stato lo stesso”. “Infatti -prosegue ilregista- giravo corti con i miei amici quando avevo 14 anni. La cinepresa mi dava e mi dà ancora la possibilità di far vedere il mondo attraverso i miei occhi.Magari fossi venuto a conoscenza di Giffoni in quel periodo”. Così giovane per il mondo del cinema, eppure con le idee così chiare: non ci resta che incontrarlotra 20 anni... per ora non possiamo fare altro che auguragli buona fortuna.

di eddie De Pascale

DaViDe MaReNgo REGISTA

T“Il cinema è un gioco: le cinepresesono giocattoli e gli attori i tuoi amici”

masterclass

“Voglio far tornare il genere Noir in Italia”. E’ questa la prima dichiarazione di Davide Marengo alla giuria in maglia nera di Giffoni. Lui, 38enne napoletano, unpassato da fotografo e un futuro già deciso: “Attualmente il noir nel cinema italiano è morto -sostiene-. Non puoi definire un film ché subito gli esperti del settorecercano di tagliarti fuori”. “Eppure è strano osserva Marengo- nella letteratura contemporanea i libri di De Cataldo e Lucarelli, maestri di noir, hanno un buonseguito. Forse è colpa della mentalità chiusa degli italiani”. Per lui il cinema non è un lavoro ma un gioco, e lo dimostra in ogni occasione: chiama “i miei giocattoli”cineprese da migliaia di euro mentre gli attori sono i suoi “compagni di avventure”. Sul set, per Marengo, devi esserci “fiducia” e “rispetto” reciproco: solo cosìsi può fare una grande opera. Parla dei suoi inizi: “Da bambino entravo con mamma in camera oscura, mi divertivo un mondo. E’ stata lei a trasmettermi lapassione della fotografia e delle foto. Mi piaceva l’opportunità di dare il tuo punto di vista sul mondo, e con la cinepresa è stato lo stesso”. “Infatti -prosegue ilregista- giravo corti con i miei amici quando avevo 14 anni. La cinepresa mi dava e mi dà ancora la possibilità di far vedere il mondo attraverso i miei occhi.Magari fossi venuto a conoscenza di Giffoni in quel periodo”. Così giovane per il mondo del cinema, eppure con le idee così chiare: non ci resta che incontrarlotra 20 anni... per ora non possiamo fare altro che auguragli buona fortuna.

DaViDe MaReNgo REGISTA

Il presidentedella musicadi eddie De Pascale

Prima batterista metal nei Negazionenegli anni ’90, poi rapper con l’album in-ciso insieme ai Sangue Misto che cam-bierà il panoramaunderground hip hopin italia: “SxM”. Nel 2001 l’ennesimasvolta con “arrivi e Partenze” nel qualeabbracci lo stile pop. e infine il 2010: in-cidi un cd con J-ax dove cambi per l’en-nesima volta stile. allora, Neffa ci puoispiegare queste svolte artistiche e que-sta voglia di cambiare sempre genere?- Partiamo da un presupposto: la musica è ilcentro della mia vita. Ho sempre raccontatoquello che succede durante le mie giornate, imiei sentimenti, le mie idee, i miei sogni.Quando prendo la penna lo faccio solo per mestesso, senza importarmi se quello che facciopuò piacere alla gente o no. Ovviamente nellavita umana si cambia: per diversi anni ti sentiarrabbiato e poi ti capita un periodo di sere-nità. Ho tentato di trasmettere le mie emo-

zioni attreverso la musica, i miei stati d’animo.Ma...Ma cosa?- C'è anche da dire che la voglia di cambiaree di mettermi in gioco non è mai mancata. Perun artista la musica è come un liquido conte-nuto in una boccia di vetro. In certi momentilo devi scuotere e dopo un iniziale subbugliotutto ritrova il suo assetto naturale.”in italia hai fatto la storia del rap inci-dendo pezzi che girano ancora in tuttele radio. Come mai hai cambiato generemusicale? - Ho sempre pensato che il rap non fosse altroche “cacciare” quello che hai dentro. Quandopoi ho visto che iniziava a diventare un feno-meno di massa, mi sono allontanato gradual-mente. Non ha senso continuare con unprogetto se non ci credi minimamente.Molte persone iniziano a parlare dellatua carriera a partire dal singolo (discod’oro ndr) “aspettando il Sole”. e’ del1996. Ti dà fastidio tutto quello che haifatto prima?- Ti sembrerà strano ma non mi piace che siparli del mio passato. Mi dà fastidio. Spessosi parla troppo del passato soffermandosipoco sul Neffa attuale, e non è per nientebuono per un artista.Siamo a giffoni, al festival del cinemaper ragazzi. Tu hai firmato la colonnasonora di “Saturno Contro” di ozpetek...- Fu ferzan a chiamarmi e chiedere di scriverela colonna sonora del suo film. E’ stato unpazzo a chiedermelo e io un pazzo ad accet-tare. Accettai pensando che fosse una cosafacile. E’ stato il contrario. L’importante è cheil prodotto finale sia piaciuto a entrambi.il progetto con J-ax.Una chiamata, un pensiero, una musica, untesto: ed ecco l’album. E’ successo tutto nelmodo più naturale possibile.Un’ultima cosa: due album che non de-vono mai mancare in una tua personaleraccolta di dischi?Credo che “SxM” sia un album che tutti deb-bano sentire. Poi sicuramente “He got game”dei Pubblic Enemy.

L’energia e la musica di Camp Rock appassionano i ragazzi, che ne diventano i veri protagonisti, in-terpretandola in maniera nuova, originale ed assolutamente unica. Teatro di questo fantastico feno-meno è il progetto My Camp Rock, arrivato quest’anno alla seconda edizione, con My Camp Rock 2.I ragazzi hanno potuto mettere in gioco le proprie doti artistiche e canore, dando il via ad una com-petizione avvincente ed emozionante. E la posta in gioco è davvero alta: lezioni di canto tenute daprofessionisti del settore. Superando durissime selezioni, è arrivato l’atteso momento della finale;protagonisti di tutto questo sono quattro ragazzi pieni di energia e talento: Arianna, Ludovica, Fran-cesco ed Erica. Loro saranno qui al Giffoni Film Festival durante una serata nel corso della quale siesibiranno sul palco dell’ Arena Sordi, durante l’ultima fase dell’elettrizzante Final Jam. Ed a procla-mare il vincitore di My Camp Rock 2 sarà la giovane attrice americana Chloe Bridges insieme, ovvia-mente, alla giuria. E quindi, a mio parere, l’augurio più adatto è il consueto: “In bocca al lupo!”. Oin alternativa: “Che vinca il migliore!”. Frasi già sentite, certo, ma più che mai veritiere.

WeRock

CaMP RoCk

TiTolo oRigiNale: CaMP RoCk

PaeSe: CaNaDa

aNNo:2008geNeRe: CoMMeDia, MUSiCal

DURaTa: 94 MiN.Regia: MaTThew DiaMoND

PeRSoNaggi eD iNTeRPReTi PRiNCiPali

MiTChie ToRReS: DeMi loVaTo

ShaNe gRay: Joe JoNaS

di Maria grazia Ceruso

nome

chloe

coGnom

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età

18 ann

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attric

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PaeSe: CaNaDa

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DURaTa: 94 MiN.Regia: MaTThew DiaMoND

PeRSoNaggi eD iNTeRPReTi PRiNCiPali

MiTChie ToRReS: DeMi loVaTo

ShaNe gRay: Joe JoNaS

Michela Coppalive to Giffoni

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giulia Rosco

camp rockcamp rock

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Liceando

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