La_Lettura_20140309

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Anno 4 - N. 10 (#120) Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano - Supplemento culturale del Corriere della Sera del 9 marzo 2014, non può essere distribuito separatamente Nicola Costantino per il Corriere della Sera #120 Domenica 9 marzo 2014 Evita, sumergida en un mar de cartas de meticulosa caligrafia, cumple los sueños de todos aquellos que la amaban. Evita, sommersa in un mare di lettere dalla meticolosa calligrafia, esaudisce i sogni di tutti quelli che la amavano.

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    Nicola Costantinoper il Corriere della Sera

    #120Domenica

    9 marzo 2014

    Evita, sumergida en un mar de cartas de meticulosa caligrafia, cumple los sueos de todos aquellos que la amaban.

    Evita, sommersa in un mare di lettere dalla meticolosa calligrafia, esaudisce i sogni di tutti quelli che la amavano.

  • 2 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 9 MARZO 2014

    4 Il dibattito delle ideeUnimposta mondiale per un mondo giustodi MICHELE SALVATI

    5 Auto-inganniLabominio libertariodella pedofiliadi EMANUELE TREVI

    Orizzonti6 Giochi

    Il RisiKo! di Darwindi GIANCARLO DIMAGGIO

    7 La campana di Cortzare la palla avvelenata di Seedorfdi LUCA MASTRANTONIO

    8 Nuovi linguaggiTelecamere,microspie, sensori:benvenuti a Watchingtondi IRENE ALISON

    9 Visual DataDue schiavi, 73 PapiIl mestiere dei santidi LUIGI ACCATTOLI

    Caratteri10 Speciale Libri come

    Donna Tartt: Oliver Twist ai tempi delle bombedi MARCO MISSIROLI

    11 Richard Sennett: restarestranieri per integrarsi di pidi LIVIA MANERA

    12 La mia band di cialtroniin giro per il mondodi IVANO FOSSATI

    13 Narratori per immaginiI sei amici che cambiarono il fumettodi GIANLUIGI COLIN

    14 Classifiche dei libriLa pagelladi ANTONIO DORRICO

    Sguardi16 Fenomeni

    Il museo globaledi VINCENZO TRIONE

    17 Il museo aziendaledi RITA QUERZ

    18 Le mostreAsger Jorn, vichingo di Albissoladi SEBASTIANO GRASSO

    19 Gli affariLa scultura salva il mercatodi PAOLO MANAZZAe STEFANO BUCCI

    Percorsi20 Asia

    Le burrasche del terzo oceanodi DANILO TAINO

    21 Diritti umaniIsole Chagos: la solitudinedegli indigeni deportatidi MARCELLO FLORES

    22 ControcopertinaTemplari, il rogo e il mitodi RANIERI POLESE

    23 Quei coloni tedeschi in Palestinadi LORENZO CREMONESI

    Sommario

    corriere.it/laletturaL'inserto continua online

    con il Club della Lettura:una community esclusiva

    per condividere idee e opinioni

    SSSIl dibattito delle idee

    Un po colf, un po consigliera: lassistente del prete ora fa il part-time

    dal nostro inviato a Serramazzoni (Modena)ELISABETTA ROSASPINA

    N essuno eterno. Nemmeno Perpetua.Ma la memorabile figura raccontata daAlessandro Manzoni nei Promessi sposinon scomparsa. Anzi. Vive e lotta(spesso, ma non sempre) assieme al suoparroco, come dimostra in tiv la con-temporanea e fantasiosa Natalina, afianco del suo don Matteo. Solo che adesso regolar-mente salariata e inquadrata (in linea di principio); e,per favore, non va chiamata Perpetua. Tantomeno nel Lecchese, dove il romanzo manzoniano fu ambientato edove pi forte, perlomeno in canonica, lallergia al ri-cordo del personaggio bisbetico e impiccione che loscrittore mise perfidamente in casa di don Abbondio.

    Perpetue una volta, oggi sono familiari del clero.Sebbene la consanguineit sia sempre pi rara. Hannola loro associazione (ufficialmente riconosciuta 32 annifa), il loro statuto, una presidente nazionale e molte pre-sidenti diocesane, un giornale, raduni annuali, semina-

    ri, incontri formativi, qualche udienza pontificia, ap-puntamenti con i cardinali. E una missione per conto diDio: vegliare sul benessere del loro don, curarne il do-micilio e la persona, appoggiarlo nel suo ministero ecollaborare alle sue incombenze quotidiane, sostituen-dolo eventualmente, con tatto e discrezione, durante lesue assenze. Nei loro compiti rientra, perch no, anchequello di alleviarne la solitudine e di prestare orecchio aisuoi umani momenti di dubbio o di sconforto, ammini-strando richiesto o non qualche saggio consiglio.

    Manzoni, forse, troverebbe che, nella cruda sostanza,poco cambiato dalla sua descrizione di Perpetua. Ma,tanto per cominciare, il nubilato non pi da molto tempo un requisito indispensabile: A una donna mo-derna non si pu augurare una vita dedicata al cento percento. Pu capitare, ma sempre meno frequente. Si passati dal tempo pieno al part-time, anche in canoni-ca, sorride Anna Cavazzuti, la presidente nazionale del-la categoria, che s, purtroppo riconosciuta in lenta viadestinzione: Abbiamo 1.700 abbonate in Italia alla no-stra rivista, probabilmente qualcuna sfugge al nostrocensimento, ma il numero sta diminuendo. Dopo unagiornata a fianco del suo anziano sacerdote, o in sagre-stia a sbrigare pratiche amministrative e ricevere i fedeli,Anna rientra nel suo piccolo appartamento non lontanodal centro storico di Modena: Non lo vivo come un la-voro invisibile dice . Il mio fare, il mio pregare perla Chiesa.

    Angela, custode di nome e di fatto di un altro parroconel Modenese, si avvicina invece di pi alla figura tradi-zionale: Avrei voluto famiglia e figli. Non ho avuto n

    SSSNadia una mamma russa di 42 anni. Era arrivata in Italia per lavorare in unimpresa di pulizie, poi la chiamata di un istituto di frati di Saronno. ortodossa: Ma pregare davanti a unicona o a una statua della Madonna uguale

    La badantedi Dio

    Cos cambia la PerpetuaA volte confessa i fedelie spesso arriva dallEst

    Qui sopra: Eliana al lavoro nella parrocchia di San Michele Arcangelo a Busto Arsizio (Varese). A destra, nella foto grande: Ermanna guida da quasi sette anni, in mancanza del parroco,la chiesa di San Bartolomeo Apostolo sullAppennino modenese. Nella foto piccola: Nadia, 42 anni, originaria di Kazan in Russia (servizio fotograficodi ELIO COLAVOLPE)

  • DOMENICA 9 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 3

    uno n laltro. A 50 anni ho abbassato le braccia e il Si-gnore mi ha raccattato. La chiamata, ricorda, arri-vata quattordici anni fa, nellanno giubilare: Ero rima-sta vedova e sola, ma fino a quel momento non ci avevomai pensato: mio pap era un comunista, anche se lamamma ci portava in chiesa, e non sono certo cresciutain un ambiente favorevole alla vocazione.

    A differenza di Giovanna Guastella che va per i 78 annie, da quando ne aveva 17, nel 53, si votata alla cura delfratello Giorgio, con il quale vive tuttora, entrambi pen-sionati dopo quarantanni di missione congiunta nellaCattedrale di Ragusa: Sono lultima di dieci figli e i sen-timenti cristiani, quelli nostri antichi, li abbiamo ricevu-ti dalla famiglia racconta, senza rimpianti . Sono trascorsi oltre 60 anni, ero molto giovane e volevo sem-plicemente accudire il mio fratello preferito. Mi vestivocon modestia, le maniche lunghe, le calze sempre, per-ch non bisognava che in paese si guardasse la sorelladel prete. Poi ho capito che non ero stata io a decidere.

    Dio mi aveva fatto un dono, chiamandomi al servizio diun suo ministro. Per non ho mai cercato di fare il vice-parroco e la Perpetua del Manzoni non mi piace: unin-trighina. Ora nella nostra associazione, qui in Sicilia, cisono molte mamme di sacerdoti: ma quanto possonodurare?.

    Se lo chiede anche Annamaria, di Piacenza, in canoni-ca al servizio del figlio: La pi anziana di tutti noi laMadonna. Svolgo il ruolo di qualsiasi mamma: ascolta-re, consigliare, cogliere i momenti di stanchezza. Ma loaiuto anche a capire meglio il mondo dei laici. Mammeo no, le italiane non garantiscono pi una presenza sta-bile: Subentrano le straniere osserva Anna Cavazzu-ti . E molti preti preferiscono, alla familiarit con unaparrocchiana, un rapporto chiaro e meno coinvolgentecon qualcuno che svolge un lavoro domestico e se neva. Conferma da Busto Arsizio Eliana Marcora, presi-dente di circa 400 familiari del clero nella diocesi di Mi-lano: I giovani sacerdoti spesso ci vivono come una fi-gura materna non richiesta e che pretende di vigilare sudi loro. Per poi quando gli viene la febbre e non hannonessuno attorno, capiscono. Il suo parroco, donGiuseppe Corti, da 50 anni sacerdote e da 11 in caricaalla parrocchia di San Michele Arcangelo: Il loro unruolo prezioso, che non deve scomparire, perch uncarisma della Chiesa. Non sono tate, n serve, n gover-nanti. Eliana stata per 40 anni direttore amministrati-vo in una scuola, si sposata e ha messo al mondo quat-tro figli prima di essere come racconta lei ridendo circuita sette anni fa: Inizialmente non volevo esserecoinvolta. Dopo un anno ero gi responsabile diocesa-na.

    E le straniere? Le nuove perpetue arrivano soprat-tutto dallEst. Moldave, ucraine, polacche, assomiglianoassai poco alla capostipite manzoniana: con i suoi 42 an-ni, i capelli biondi e gli occhi azzurri, la russa Nadia Efi-mova avrebbe probabilmente indotto i legislatori delpassato a rivedere, al rialzo, lantica disposizione che fis-sa let canonica a 40 anni (minimo). Originaria di Ka-zan, nella regione del Volga, a 800 chilometri da Mosca,verso la Siberia, Nadia non ha scelto di lavorare in unim-presa di pulizia di Saronno, sei anni fa, per vocazione.Ma quando arrivata al suo datore di lavoro la chiama-ta dallIstituto Padre Luigi Maria Bianchi, dove vive unacomunit di cinque o sei frati, non le parso vero: So-no ortodossa s, ma ogni mattina alle 6 prima di comin-ciare a lavorare, entro in cappella a pregare: che sia da-vanti a unicona o a una scultura della Madonna, per me, lo stesso. E adesso questa diventata anche per me una missione. Da cui si stacca a fine orario, per tornaredal suo bambino. Tutti i giorni, domenica esclusa. Quelgiorno Padre Aurelio e i suoi confratelli cucinano da so-li: il giorno degli avanzi ride il frate , ma molto cambiato oggi anche nella percezione di quello che unprete pu o non pu fare da solo. Come andare a fare laspesa, per esempio, ed estrae dal cassetto la sua tesseradei punti fedelt del supermercato. Non tutte le familia-ri del clero approverebbero: Ma vero che oggi si evan-gelizza anche andando per negozi e al bar si rassegna-no Angela e Annamaria.

    Peccato che due secoli separino irrimediabilmentelillustre romanziere e poeta da Anna, Angela, Annama-ria, Giovanna, Eliana, Nadia ed Ermanna, impedendoglidi incontrarle personalmente. Ecco, Ermanna, peresempio. Che scende di buon passo da un sentiero suimonti dellAppennino modenese, scusandosi con unsorriso per essersi fatta attendere: Stavo confessando spiega allegramente . S, ma io non do lassoluzio-ne, si affretta a precisare, divertita. grazie a Ermannase i 136 abitanti di Sasso Morello, frazione di Prignanosulla Secchia, a quattro chilometri da Serramazzoni,hanno ancora una parrocchia, San Bartolomeo Aposto-lo, che apre ogni mattina. E un confessore, bench uf-ficioso, che li ascolti: Confesso anche per telefono,scherza Ermanna, che da quasi sette anni, da quando morto don Luigi, lultimo parroco di Sasso Morello,manda avanti da sola la chiesa e sorveglia il gregge, suprecisa richiesta del vescovo di Modena. Apre i battentialle 6 del mattino, per consentire agli uomini che passa-no a svuotare i cassonetti di entrare a dire una preghie-ra, e chiude quando va via il sole.

    Confessare per davvero non pu, ma distribuire la co-munione a domicilio, s. Come ministro straordinario,quando va a trovare i malati, ogni settimana. In fondonon c abbastanza lavoro qui, per inviare un nuovo sa-cerdote, con la penuria di preti di cui soffre attualmentela Chiesa: lultimo matrimonio si celebrato oltre tre an-ni fa e per i pochi funerali arriva alloccorrenza don An-tonio, parroco di Serramazzoni e di riferimento per Er-manna: giovane, ha 35 anni. Litighiamo, perch a vol-te dice che bisognerebbe chiudere la parrocchia. Ma poifacciamo pace. Comunque finch ci sono io, questachiesa non sar sconsacrata. Ci mancherebbe: era il 24agosto del 1957, festa di San Bartolomeo Apostolo, perlappunto, quando Ermanna, che aveva appena 9 anni,intu la sua vocazione, alla festa per larrivo del nuovogiovane parroco, don Luigi. Ma sarebbero passati ven-tanni, durante i quali lei lavor nella ceramica a Sas-suolo, prima che linossidabile coppia si saldasse in ca-nonica per altri 30: Per me, quando lo vedevo sullalta-re, don Luigi era pi importante del presidente della Re-pubblica.

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    SSSErmanna fa la parroca da quasi sette anni, cioda quando la chiesa sullAppennino modenese rimasta senza prete. I compiti? Tiene aperto ledificio, distribuisce la comunione e ascolta i parrocchiani. Ma non do lassoluzione, sorride

    Tradizioni letterarie

    E la Vittoria di Manzoniinvent un mestiere

    Chiss se avrebbe avuto la stessa fortuna se fosserimasta Vittoria. Cos si chiamava, nel Fermo e Lucia, la serva di don Abbondio, affezionata efedele, che sapeva ubbidire e comandare, poi diventata Perpetua incarnando cos, per antonomasia, tutte le badanti dei preti, anche quelle che non avevano, come lei, passata let sinodale dei quaranta, rimanendo celibe, per aver rifiutati tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane che la volesse, come dicevan le sue amiche. La figura non ha avuto molta fortuna nei romanzi (leditore Socrate qualche anno fa ha pubblicato il romanzo Storia di una perpetua di Kathleen Ferguson, dove una canonica irlandese e il suo bel parroco sono visti con gli occhi della badante), o comunque ne ha avuta meno della moglie del vicario, protagonista di tanta letteratura inglese, da Jean Austen a Trollope, da Lawrence a Charlotte Bronte. Il celibato dei preti, insomma, non fa bene al romanzo.

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    di CRISTINA TAGLIETTI

  • 4 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 9 MARZO 2014

    Quella grande distesa di acqua salata che si perde allorizzonte un fattore climatico e psicologico. Dal mare, mentre, bambino o guaglione, lo guardavo, mi aspettavo da un momento allaltro che arrivasse qualcosa, un

    bastimento, una barca a vela, un vascello antico, una triremi romana. Questo il mare secondo Pino Daniele nel suo Storie e poesie di un mascalzone latino (Tullio Pironti editore). Lattesa,sempre, di qualcosa che arriva da lontano.

    Che cosa porta il mare di Pino Daniele

    {Il dibattito delle idee Cambusadi Nicola Saldutti

    Queste sono cifreper cui il capitale siaccumula quasi dasolo, cresce il rappor-to tra capitale e red-dito e con esso laquota di profitti e al-

    tri redditi da capitale nel reddito complessi-vo. E sono anche condizioni nelle quali, a li-vello di persone e famiglie, il reddito si con-centra e le diseguaglianze si accrescono. Lepreoccupazioni per leccessiva concentra-zione dei redditi, ci che avviene soprattut-to, ma non solo, nei Paesi anglosassoni, so-

    no assai diffuse, ma mai i dati che docu-mentano il fenomeno sono stati esposti contanta abbondanza e chiarezza, e mai i mec-canismi economici e sociali che lo alimen-tano sono stati analizzati con tanto dettaglioin un singolo, grande libro.

    Piketty non vede forze spontanee, interneal capitalismo stesso, che possano contra-stare queste tendenze, tendenze che allalunga generano squilibri, crisi e minaccianolo stesso processo di crescita del redditocomplessivo e del benessere. Come era giavvenuto in modo traumatico nel periodotra le due guerre mondiali e in modo pi be-

    I l saggio di Thomas Piketty Le capitalau XXIe sicle (Il capitale nel XXI se-colo) un libro di 960 pagine, e non finita qui: un gran numero di grafici,tabelle, modelli matematici, informa-zioni storiche si possono richiamare con unclic da una ricchissima appendice collocatain Internet. E, ci nondimeno, un libro fa-cilmente leggibile, a tratti appassionante. Icapitoli della prima parte esigono un podattenzione, vero. Ma, fatte proprie le de-finizioni iniziali, il resto scorre, aiutato dauna prosa semplice, da esempi letterari gu-stosi (Jane Austen e Honor de Balzac do-vremo dora innanzi annoverarli tra glieconomisti dellOttocento), da ricchissimiriferimenti storici per molti Paesi, da pole-miche brillanti e alla fine ma si tratta dicentinaia di pagine dalla discussione diquestioni politiche e sociali di estrema ur-genza e attualit. Le questioni del debitopubblico e del riscaldamento globale, delleremunerazioni dei dirigenti e dei fondi so-vrani, dello Stato sociale nei suoi pilastri principali e della progressivit fiscale, delmerito e della ricchezza nello spiegare i ri-sultati scolastici e gli esiti professionali, del-leredit e delle imposte di successione etante altre ancora.

    Il centro dellanalisi la distribuzione delreddito annuo di un Paese tra grandi cate-gorie: redditi da lavoro e redditi che proven-gono dalla propriet dei capitali, capitali in-dustriali e commerciali, capitali finanziari, capitali immobiliari, incluse le abitazioni dipropriet, capitali agricoli. Dunque ricchez-za pi che capitale, nellaccezione usata oggidagli economisti teorici. Questo capitale-ricchezza (dora innanzi solo capitale, per semplicit) ha da tempi immemorabili, an-che prima del capitalismo e della rivoluzio-ne industriale, generato un reddito per isuoi proprietari, e questo reddito, in rap-porto al valore del capitale, normalmentestato superiore al tasso di crescita del reddi-to complessivo: tipicamente nellordine del4-5 per cento per il capitale rispetto all1-1,5per cento per il reddito nel suo insieme, nel-la fase capitalistica dopo la rivoluzione in-dustriale.

    Stando cos le cose, la quota dei redditi dacapitale sul reddito complessivo di un Paeseha una tendenza immanente ad aumentarese il capitale aumenta pi del reddito, cosaassai facile se i capitalisti non consumanotutti i loro redditi e se, a maggior ragione, visi aggiungono risparmi da parte dei redditida lavoro. Rispetto a queste tendenza c sta-ta solo una grande eccezione: il periodo trale due guerre mondiali e fino agli anni Ot-tanta del secolo scorso. Qui Piketty ripercor-re un terreno gi molto arato quello dellaeccezionalit delle turbolenze sociali inter-belliche e della successiva et delloro ,ma mai esplorato con questo dettaglio e conuna tale abbondanza di dati.

    A questa prima parte dellanalisi si ag-giunge poi una seconda, quella per la qualePiketty era gi giustamente famoso: la di-stribuzione dei redditi non per grandi cate-gorie, per tipi di reddito, ma per persone ounit familiari. Appoggiandosi, soprattuttoper Francia e Regno Unito, a serie di dati fi-scali estremamente lunghe e affidabili, eglimostra con grande chiarezza come funzio-nano i meccanismi soprattutto quelli ereditari che conducono alla concentra-zione della ricchezza di un Paese in pochemani, alloggi famigerato 1 per cento della popolazione. Come funzionavano a metOttocento, ai tempi di Balzac e di Jane Au-sten, e come funzionano ora. Gi, perch, fi-nita leccezione a partire dai primi anni Ot-tanta del secolo scorso, la regola tornataad operare in pieno, i redditi da capitale so-no tornati al 4 per cento medio al netto di imposte e il tasso di crescita del reddito esauritisi in Europa e nei Paesi industrialiavanzati la grande crescita postbellica e ilbaby boom tornato a livelli mediamen-te inferiori al 2 per cento.

    Thomas Piketty, sulle orme di Karl Marx, ha studiato la crescita del reddito da capitaleLa conclusione che per ridurre le disuguaglianze sociali serve una tassa senza confini

    Unimposta mondiale per un mondo giustodi MICHELE SALVATI

    nigno nellet delloro, nei trentannipostbellici, dalla reazione della societ edella politica che ci si pu attendere una in-versione del doppio movimento del pen-dolo di Karl Polanyi: il movimento di espan-sione capitalistica e il contro-movimento diautodifesa della societ volto a contrastarele conseguenze del primo. Ma Polanyi scri-veva in riferimento a Stati nazionali, in cui lasociet poteva far valere le sue ragioni nei confronti di un sistema politico e di uno Stato sovrano che la rappresentava ed era ingrado di influire sul capitalismo nazionale.Ora viviamo in un villaggio globale in cui ilcapitale spazia senza ostacoli, in cui le unitstatali (e democratiche) sono invece molte-plici, frammentate e spesso luna contro lal-tra avverse per motivi di interesse naziona-le, per carpire i vantaggi che possono prove-nire dallo spostamento dei capitali nel pro-prio territorio trasformato in paradisofiscale.

    Quando Piketty descrive minutamente lamisura ideale che dovrebbe essere attuata per contrastare le tendenze di cui dicevamo e vi dedica un capitolo di 45 pagine:Unimposta mondiale sul capitale lo fasia per mostrare come questa sarebbe riso-lutiva, ma soprattutto per analizzare in det-taglio le difficolt politiche che vi si frap-pongono in un mondo globalizzato: unuto-pia, dunque, anche se unutopia utile per farcapire come va effettivamente il mondo.

    Insomma, c economia, storia politica esociale, storia economica, critica dellideo-logia... tutti gli ingredienti del Capitale di Marx: per un economista non marxista, perun economista che usa agevolmente glistrumenti teorici, statistici e matematicidelleconomia moderna, si tratta di un risul-tato notevole, che alimenter a lungo la ri-flessione e la critica.

    Ambizione eccessiva? Forse. Ma ancheinsoddisfazione profonda per lo stato del-leconomia accademica, uninsoddisfazioneavvertita da un numero sempre maggiore distudiosi di questa disciplina. Ad essi dedi-cato un breve, ma denso paragrafo finale Per uneconomia politica e storica conil quale sono ampiamente daccordo, ma nelquale non mi addentro, perch spero che, tra i lettori di questa recensione e del libro,gli economisti di professione siano una mi-noranza. Il libro pu essere letto da un pub-blico assai pi vasto e merita di esserlo.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    LautoreNato nel 1971, leconomista

    francese Thomas Piketty(nella foto al centro), ha

    pubblicato lanno scorso ilsaggio Le capital au XXIe

    sicle (Seuil, pp. 960, e 25),nel quale analizza le forme

    attuali del capitalismo, comein una sorta di rifacimento

    del lavoro compiuto da KarlMarx (nella foto in alto)

    nella sua opera Il CapitaleIl dibattito

    Ledizione inglese del libro diPiketty, che ha fatto molto

    discutere in Francia, uscir inaprile per Harvard University

    Press con il titolo Capital inthe Twenty-First Century,

    nella traduzionedi Arthur Goldhammer

    iMiao Jiaxin (1977) e Heeran Lee (1977), particolare della performance Money Laundering, (New York, 2013)

    Economia

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    DAL 1707

  • DOMENICA 9 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 5

    La medicina ha fatto pi passi avanti negli ultimi centanni che nei passati duemila. Conosciamo le cause di molte malattie e sappiamo curare anche quelle pi complesse. Non c giorno che le conquiste

    della scienza non ci sorprendano. Ma non c giorno che non si consumi un dramma:800 donne muoiono nel tentativo di dareal mondo una nuova vita. Tutte queste morti si potrebbero prevenire, con poco.

    La sfida di dare la vita

    {Il dibattito delle idee Sopra le righedi Giuseppe RemuzziIn Inghilterra negli anni Settanta esisteva una sinistra organizzazione legata ai laburistiLo scopo? Abbassare a dieci anni i rapporti consentiti. Una oscura volont di potenza

    Labominio libertario della pedofilia

    Auto-inganni

    di EMANUELE TREVI

    C ome tutti i servizi che pescano nelpassato pi lontano, anche le re-centi accuse mosse dal DailyMail contro alcuni importantiesponenti del Partito laburista in-glese, presunti colpevoli di complicit poli-tica con una vera e propria lobby pedofila,meritano di essere considerate con il massi-mo sospetto. La creazione di potenziali mo-stri dovrebbe essere sempre libera da finali-t spicciole e contingenti, come quella di se-minare imbarazzo nel quadro politico. Chisi erge a paladino del dolore delle vittime,prima che le scuse dei presunti colpevoli do-vrebbe esigere da se stesso una purezza din-tenti diametralmente opposta alla filosofiadel cecchino. Ci sono anche moventi che inapparenza possono sembrare pi nobili e fi-losofici: ed ecco che la pedofilia, questa orri-bile piaga dellumanit, fino a ieri impiegatacome formidabile arma anticlericale, oggiserve a centrare un bersaglio diametralmen-te opposto: quello della stagione, ahim lontanissima, della controcultura, della li-berazione sessuale, della battaglia per le li-bert civili. Ma mettendo in campo delle ge-neralit, si finisce sempre con loscurare ciche pi importante: lunicit e lirripetibi-lit di chi subisce una violenza, unicit e irri-petibilit che fanno del suo caso particolarequalcosa di diverso da ogni altro. Ogni voltache si fa ricorso ai famosi contesti, nonimporta se per accusare o difendere, perce-pisco unintollerabile svalutazione della vit-tima, unincapacit, intellettualmente gra-vissima, di ragionare dal suo punto di vista.

    Per fare lesempio pi ovvio, se le centina-ia di morti ammazzati sotto casa da questo oquel gruppo terroristico potessero parlare,ci direbbero che a loro, del contesto stori-co che li ha spazzati via dal mondo, non importa un fico secco. Ci che importantedel loro destino laver lasciato solo chi liamava, il non poter crescere i propri figli,lessere privati della loro storia individuale. Icontesti storici sono comodi per tutti:non uccidono e non proteggono. Semmai,la triste vicenda inglese, come tante altre, ciriporta a una verit universale: i malvagi so-no sempre in agguato, aspettano il loro mo-mento, e si aprono i loro varchi in qualun-que situazione. La pedofilia lesempio pilampante di questa semplice e brutale con-siderazione: si adatta perfettamente alle so-ciet pi autoritarie, sia quelle clericali chequelle pi libertarie. Corrompe ogni tipo diorganismo. Ed ecco che scopriamo che nel-lInghilterra degli anni Settanta, nel fioriredi tante splendide utopie e sperimentazio-ni, esisteva unorganizzazione dal nome si-nistro, come se ne trovano in un romanzo diThomas Pynchon: Pie, Paedophile Informa-tion Exchange. E questa setta aveva un rap-

    porto ufficiale conlorganizzazione la-burista che si occupa-va di diritti umani ecivili, ovvero il Natio-nal Council for CivilLiberties. Qual era lo

    scopo principale del Pie? Si stenta a creder-ci, e ci si vergogna anche solo al riferirlo: ab-bassare a dieci anni let che permettesse le-galmente di avere rapporti sessuali con unbambino consenziente. Cosa poi signifi-chi esattamente questo consenso ai desi-

    deri di un adulto da parte di un essere uma-no di dieci anni, nessuno lo ha mai spiegatochiaramente. Viene allegata, in totale mala-fede, la presenza di desideri sessuali cheprecedono let puberale.

    Non c dubbio che questa una verit,non solo al livello dei desideri, ma anche aquello delle esperienze pi concrete. Si po-trebbe definire tutta quanta linfanzia comelet dellesperimento. Ma a questo puntodel ragionamento, si apre un bivio. Tutto ciche fanno i bambini tra loro, ben difficil-mente lascia tracce negative. pura vita:qualcosa che si impara come un gioco, e co-me un gioco ha i suoi scacchi e le sue soddi-sfazioni. Latteggiamento pi saggio, da par-te degli adulti, quello di chiudere un oc-chio, vegliando attentamente con laltro af-finch non ne nascano conseguenze spiacevoli.

    Ma ora consideriamo lintrusione di unadulto in questo gioco: il clima cambia irri-mediabilmente. Si determina qualcosa chein genere troppo doloroso da ricordare,ma che la rimozione rende anche pi dan-

    noso. E quando n la memoria n lobliodanno un soccorso, non si pu che rimane-re imprigionati nella ferita che si subta.C qualcuno che potrebbe smentire con si-curezza questo ragionamento? Gi immagi-no chi si balocca col pi cretino degli argo-menti: i Greci. Tutte le vittime della pedofi-lia nel mondo occidentale hanno dovuto su-bire l onta supplementare di questabalordaggine: ed ecco i Socrati e gli Alcibia-di e soprattutto la supposta naturalit deinostri pi illustri antenati in fatto di rappor-ti con i bambini e gli adolescenti. Davveronon se ne pu pi di questa turpitudine am-mantata di luoghi comuni da liceali.

    Lo chiedo agli esperti, ai filologi: a frontedi tutto quello che avevano da dichiarare gliadulti, esiste nella letteratura greca la testi-monianza di un efebo felice di essere stu-prato? Quanto allaltro mezzuccio dialettico,quello della naturalit, non c bisognodaver letto Leopardi per sapere che dalla na-tura provengono cose come la peste, i terre-moti, le eruzioni dei vulcani. Possiamo ama-re quanto vogliamo la natura, ma lei non fatta per ricambiarci necessariamente. Tra isuoi scopi manca del tutto la garanzia dellafelicit dei singoli esseri viventi. Ovviamen-te, non ero l, ma ci metterei la mano sulfuoco: nessuno era troppo contento di sod-disfare i desideri di Socrate e Alcibiade. Pilogico pensare che, diventati adulti, inflig-gessero agli altri ci che avevano subito, inuna catena di ingiustizie che si perpetuatanei secoli, ed arrivata fino a noi servendosidi ogni forma possibile di mala educacin,come lha definita il grande Pedro Almo-dvar.

    Dovremmo cercare, in fin dei conti, disottrarre questa tristissima storia al regnodel desiderio, perch il desiderio, in questocaso, non la sostanza, ma la maschera delpeggiore peccato umano, che sempre, esempre rester, la volont di potenza. Perdirlo in sintesi, la pedofilia uno degli innu-merevoli tentacoli di quel mostro tenace epolimorfo che il fascismo. Presupponeluso di una forza, non importa se brutale omelliflua, che riduce chi la subisce a un og-getto inerte. E per colmo dinfamia, attribui-sce a quelloggetto un consenso che esistesolo nella mente delladulto, perch nellamente infantile non esiste nulla che assomi-gli al consenso. Che il virus del poterenon si insinui solo allinterno di unorganiz-zazione gerarchica com una Chiesa, maanche in una cultura progressista e liberta-ria, un fatto che non pu che confermarela necessit di sorvegliare con la massimaintensit il significato delle parole che usia-mo, e dei gesti che ne derivano. Lasciandoin pace, una buona volta, i Greci.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Falsi miti greciTutte le vittime subiscono

    lonta supplementare della presunta matrice filosofica

    delle frequentazionicon bambini e adolescenti

    SSS

    Il precedente tedescoA fine 2013, Jrgen Trittin,leader dei Verdi tedeschi,

    stato attaccato dal professorFranz Walter dellUniversit

    di Gttingen e dal collegaStephan Klecha sul

    quotidiano FrankfurterAllgemeine Zeitung per

    aver difeso la liceit dellapedofilia negli anni Ottanta.

    Trittin, allepoca capo dellacorrente ultra-radical delpartito ecologista, aveva

    firmato un manifestopedofilo in cui chiedeva di

    legalizzare i rapportisessuali fra adulti e

    bambini

    iBalthus (Balthassar Kossowski de Rola, 1908-2001), Il pittore e la sua modella (1981, Parigi,Centre Pompidou)

    L

  • 6 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 9 MARZO 2014

    OrizzontiNuovi linguaggi, scienze, religioni, filosofie

    I celebri mattoncini e le ricreazioni da tavolo rispondono a bisogni innati dellessere umanoPerci sopravvivono anche nellepoca dei videogame

    Il RisiKo! di DarwinMonopoli, Lego e altri giochiEsperienze che rafforzanolagonismo e la cooperazionedi GIANCARLO DIMAGGIO

    Mondisempreverdi

    I l messaggio giunto. Invader ilCongo. Ho lAfrica Orientale, ma vo-glio espandermi, le mie risorse dicoltan sono insufficienti. Mi bracca-no, sveleranno presto le mie inten-zioni. Fingo di attaccare la Scandinavia.L sono ricchi, hanno civilt, servizi so-ciali che funzionano. Che io voglia con-quistarla credibile. La strategia paga.Gli avversari ci cascano. Presto avr quel-lo in cui altri miseri hanno fallito:possedere Nord America e lAfrica tutta.Ladrenalina pompa, ho bisogno di in-grandirmi. Sono pronto allazione. A carriarmati schierati, tiro i dadi. Il mio volto impassibile. Formo alleanze mute, desti-

    nate da l a poco a rompersi. Tradir, sartradito, me lo aspetto.

    Giocare a RisiKo! ti fa ragionare cos. Tiprende quella voglia di invadere Paesi edominare il mondo. Per inciso, se sapetecos il coltan, o fabbricate cellulari, o sie-te ricercati dalla polizia, o avete letto Il le-opardo di Jo Nesb.

    Sabato pomeriggio. Mio figlio prote-sta. Ritiene le pressioni della sorella maggiore a cederle Largo Colombo in-giuste, prepotenti. Mia figlia, testarda, in-siste. Cerca di blandirlo, lo accusa di im-maturit ma lui niente, non vende. Inter-vengo. Non per interesse personale. Chemia figlia non acquisti Largo Colombo

    conviene anche a me, ma non questo ainfluire sulla mia decisione. Semplice-mente, disapprovo che forzi la volontdel fratello, mi schiero apertamente conlui. Costruisco la seconda casa su VialeGiulio Cesare.

    Ora, avete diritto di pensare che: 1) chiscrive sia un pessimo genitore (possibi-le). 2) sia patriarca di una famiglia di pa-lazzinari. Entrambe le vostre ipotesi perdimostrano irrefutabilmente che: nonconoscete (o avete dimenticato) il Mono-poli. Vi manca quindi la consuetudinecon la sensazione inebriante di possede-re case, alberghi, quartieri interi. Accu-mulare denaro. Il piacere di incassare

    pacchi di soldi quando gli altri passanoda Parco della Vittoria con tre case gi su.

    Papi, prendi la pedana. S, amore.Quella verde. S amore, quella verde. Co-struiamo un recinto. Mattoncini gialli eblu diventano un lago. Un elefante beve,tranquillo malgrado i leoni. La zebra pas-seggia. Amore, ma la zebra dovrebbe es-sere preoccupata. No, papi, il leone ha gimangiato ed buono, mi dai la parete?Quella con la finestra? S.

    Mia figlia aveva due anni. Con i Legoabbiamo costruito uno zoo in Africa del quale ormai sono proprietario . Lacasa del guardiano pronta, gli animaliparlottano. Pochi anni dopo. Il progetto

    ILLUSTRAZIONEDI FRANCESCA CAPELLINI

  • DOMENICA 9 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 7

    Marco Meriggi, nato a Roma nel 1955, insegna Storia delle istituzioni politiche allUniversit Federico II di Napoli e ha lavorato presso diversi altri atenei, sia in Italia sia allestero. A lungo si occupato di storia italiana e europea. Ora si interessa di storia globale. Con Laura Di Fiore ha scritto World History. Le nuove rotte della storia (Laterza, 2011). Da oggi consiglia un libro al giorno ai follower de @La_Lettura.

    Marco Meriggi il #twitterguest

    si fa difficile, alta ingegneria. Lastronavedi Star Wars. Ci sono i pezzi trasparenti,vetri di plastica azzurra. Da piccolo me lisarei sognati. Qui c meno da inventare. Ipezzi sono per dita da bambino, ma rie-sco a maneggiarli. Mio figlio mi fa lavora-re. Ogni tanto mette un pezzo lui. sod-disfatto. Un anno dopo c da tirare su lastazione di polizia. Caso mai passasseHarry Hole (avete letto Nesb? Sapete chi). Le cose sono cambiate. Segue lui leistruzioni. Non devo interferire, ma mivuole l. Ogni tanto mi chiede una mano,poi riprende il comando. Vorremmomandare unemail in Danimarca e chie-dere perch manca quel pezzo. Che in re-alt c, minuscolo, e non lo avevamo vi-sto.

    Dove voglio arrivare? Alcuni giochi, co-me RisiKo!, Monopoli, Lego, continuanoa impegnare le nostre giornate, malgradola concorrenza spietata dei videogame. Liricordiamo nella nostra infanzia. I figli celi chiedono. Ci giochiamo insieme. Mi chiedo: cosa ha permesso loro di resiste-re nel tempo? Di mantenere tenacementeil loro posto nellimmaginario? Di am-pliarlo anche.

    Domenica scorsa abbiamo visto TheLego Movie. Ha gi incassato decine di milioni di dollari (soldi veri, non del Mo-nopoli). Per rispondere mi appello aCharles Darwin e agli psicologi evoluzio-nisti. Gli umani agiscono guidati da mo-tivazioni primarie, che hanno permessosopravvivenza, adattamento alla nicchiaambientale e consolidamento della so-ciet. Motivazioni arcaiche quali: sessua-lit, rilevare i pericoli, difendere il territo-rio, reagire con attacco/fuga/congela-mento allaggressione. Poi motivazionisociali, da mammiferi evoluti. John Bowl-by ha descritto lattaccamento: il bisognodi rivolgersi a figure forti, solide e rassi-curanti in momenti di paura, fragilit, fa-

    me, freddo, sonno. La motivazione com-plementare: prestare cure a chi, in diffi-colt, chiede aiuto con segnali chiari e ri-conoscibili (pianto, occhioni sgranati).

    Studiosi come gli psicoterapeuti co-gnitivisti Paul Gilbert, universit di Der-by, e Giovanni Liotti di Roma, Joseph Li-chtenberg, psicoanalista a Washington, elo psicobiologo Jaak Panksepp, universi-t di Washington, includono tra le moti-vazioni sociali: 1) agonismo e bisogno dimantenere e accrescere la propria posi-zione nel rango sociale. La posizione nel-la gerarchia garantisce priorit di accessoalle risorse limitate cibo, partner perlaccoppiamento o quantomeno sicu-rezza che verr il nostro turno; 2) esplora-zione autonoma del territorio e forma-zione di un senso di efficacia personale;3) appartenenza al gruppo; 4) coopera-zione tra pari per il raggiungimento discopi condivisi; 5) giocare!

    Vediamo se funziona. I giochi che resi-stono alla competizione con i videogame(oltre che ben fatti) attivano, nella moda-lit del gioco di finzione, queste motiva-zioni primarie.

    RisiKo!: difesa del territorio ed esplo-razione oltre il confine, definizione del rango, accesso a risorse limitate. Forma-zione di alleanze per raggiungere lo stes-so obiettivo (fare fuori un altro avversa-rio).

    Monopoli: in altra forma tocca pi omeno le stesse corde.

    Per il Lego diverso. Allinterno di in-terazioni cooperative con ladulto, queimattoncini costruiscono le basi di agen-cy, il senso di iniziare con successounazione nata da un motore interno, e autonomia.

    Michael Tomasello, co-direttore delMax Planck Institute, direbbe che gio-cando a Lego con i figli consolidiamolintenzionalit condivisa, un processo partito gi dalle primissime fasi di vita.Funziona cos: il bambino ha una meta.Mettere il leone l. Coinvolge ladulto. Ladulto esegue, ma introduce una varia-zione minima. Il bambino discute, ci siaccorda. Vicino al leone: una palma chepiace a entrambi. Si formata una rap-presentazione cognitiva dialogica che in-clude: il proprio scopo, quello dellaltro eil processo di negoziazione per sintoniz-zarsi e raggiungere lobiettivo comune.Se linterazione ha successo il bambino contento e si sente capace, attivo. Capiscemeglio la mente dellaltro.

    Quali giochi innescano attaccamento eaccudimento? Facile. Barbie. Polly. Credoche Cicciobello sia in salute. Ancora: lap-partenenza al gruppo? In edicola. Figuri-ne dei calciatori. Infine, per verificare selipotesi darwiniana tiene, mi chiedo: co-sa mancava ai giochi estinti? Le ipotesi al-ternative sono molte. Mentre tento una risposta accendiamo la Wii. Super Mario.I miei figli mi battono spietatamente. Maanche il loro Mario, saltando da un dadoallaltro tra le nuvole, cade nel vuoto. Noncelo un sorriso di soddisfazione.

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    Il film uscito nelle sale italiane

    il 20 febbraio The LegoMovie, il primo film

    danimazione dei personaggiLego, in digitale 3D; si tratta

    di una produzione WarnerBros. Pictures e Village

    Roadshow Pictures, per laregia di Phil Lord e

    Christopher Miller. Con 69milioni di dollari, il film cheha ottenuto negli Stati Unitiil secondo migliore incasso

    di sempre nel mesedi febbraio

    I libriSui sistemi motivazionali,

    compresi i giochi che liinnescano, da segnalare i

    libri Attaccamento e perdita(Bollati Boringhieri) di John

    Bowlby, La terapia focalizzatasulla compassione (FrancoAngeli) di Paul Gilbert e iltesto Psicoanalisi e sistemi

    motivazionali (RaffaelloCortina) di Joseph

    Lichtenberg, oltre ai volumi Isistemi motivazionali nel

    dialogo clinico (RaffaelloCortina) di Giovanni Liotti eFabio Monticelli e un saggio

    pi generale su Le originidella comunicazione umana

    (Raffaello Cortina) diMichael Tomasello.

    Un romanzo di fantascienzain cui evocato (sotto unnome diverso, Bluff) il

    gioco del Monopoli I giocatori di Titano di PhilipK. Dick, che della versione

    americana di Monopoly eraun fan. Valenza simbolica inletteratura ha anche il gioco

    del RisiKo!: un romanzodrammatico di Marcelo

    Figueras si intitolaKamchatka (LAsino dOro):

    questa infatti lultima parolapronunciata dal padre

    desaparecido delprotagonista (che gioca a

    RisiKo!). Ma anche nellasaggistica si trovano

    riferimenti archetipici aigiochi: cita il gioco da tavola

    fin dalla copertina e daltitolo, il pamphlet Monopoli(Rizzoli) di Giovanni Floris:

    ma il gioco di Viale deiGiardini e Vicolo Stretto

    reinventato casella percasella per parlare dei nuovi

    poteri di oggi. Sulle basiscientifiche dei giochi, il

    volume La scienza dalgiocattolaio di Davide Coero

    Borga (Codice edizioni)

    i

    LudicaIl tempo liberoe le feste ritualiUna rivista annuale e una collana omonima, riuniti sotto il nome Ludica, danno spazio a contributi di analisi nel campo della storia del gioco: dal tempo libero alle feste rituali. Contributi che nascono dai risultati di ricerche direttamente promosse e coordinate dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche. Lobiettivo lindagine sul ruolo della ludicit nei diversi contesti umani, partendo dalla convinzione che lacomponente del gioco insopprimibile nella vicenda storica e riemerge persino nei momenti pi drammatici e imprevisti. Sabato 15 marzo a Treviso (Sala Convegni de La Ghirada), il direttore della rivista (la collana co-diretta da Alessandra Rizzi) Gherardo Ortalli parler di Sport e gioco. Seriet di un sistema ludico al convegno I nodi della storia dello sport in Italia.

    Dizionario minimo dellinfanzia che non passa

    Campana di Cortzare palla avvelenatadi Clarence Seedorf di LUCA MASTRANTONIO

    N ulla per gioco, tutto col gio-co. Era il motto del fondato-re degli scout, Robert Ba-den-Powell (il libro Scou-ting Games del 1910). Ve-deva nelle attivit ludiche un momentodi crescita e formazione fondamentale;per fare squadra, coltivare il rispettodelle regole e sviluppare abilit fisichee psicologiche. La massima si adattabene a tutti i giochi, da quelli pi anti-chi a quelli postmoderni, che hannoispirato scrittori, cantautori, allenatori.

    LaltalenaVolare un po, per non morire. Lalta-

    lena, uno dei giochi pi antichi e spen-sierati, secondo la mitologia greca nata per esorcizzare unepidemia disuicidi. Erigone, disperata per la mortedel padre, si toglie la vita impiccando-si; altre ragazze, sconvolte, emulano ilgesto. Loracolo di Apollo offre la solu-zione: costruire altalene dove le ragaz-ze possano dondolarsi, restando vive.Da l come ha analizzato Ernesto DeMartino in La Terra del rimorso (1961) nascono le Feste dellaltalena, doveil volo anche un inno alla fertilit.Echi moderni del mito risuonano nellacanzone di Fabrizio De Andr Ho vistoNina volare (tra le corde di unaltale-na/ un giorno la prender/ come fa ilvento alla schiena).

    Calcio BalillaAnche il calcetto ha unorigine com-

    pensativa. Almeno, nella versione percui linventore il galiziano AlejandroCampos Ramrez, noto come Finisterre(morto nel 2007 a 87 anni). Fu poeta, fi-losofo, editore e ballerino di tip tap. Fe-rito durante la Guerra civile spagnola,dove combatt contro i franchisti, inospedale resta colpito dalla quantit diragazzi senza arti inferiori. Niente picalcio, per loro. Cos, ispirandosi altennistavolo, fa costruire un futbo-ln; a differenza del precedente proto-tipo del tedesco Broto Watcher, ha lesagome dei calciatori. Nel secondo do-poguerra, in tutta Europa, si diffondecome gioco per la riabilitazione psico-motoria dei reduci (in Italia noto co-me biliardino o calcio Balilla, dal so-prannome di un ragazzino che a Geno-va ispir una rivolta anti-austriaca lan-ciando un sasso; divenne eroe delRisorgimento, celebrato poi dal Fasci-smo). Poche regole, universali. La prin-cipale si dichiara in genere dopo chequalcuno lha infranta: Non si rulla!.Cio non si fa girare su di s lomino.

    Campana Gioco di salto il cui nome deriva dal-

    la forma della torre che si disegna a ter-ra tracciando caselle numerate checonducono ad una mezzaluna. Ha ispi-rato il capolavoro dellargentino JulioCortzar del 1963, Rayuela (che signifi-ca campana), noto anche come Il gioco del mondo. Libro che pu essereletto saltando da un capitolo allaltro.Protagonista Horacio, studente ar-gentino che da Buenos Aires a Parigicerca la sua Maga, Luca. Ingredientidel gioco: un marciapiedi, un sassolinoda spingere con la punta del piede, unascarpa e un gesso, possibilmente colo-rato, per disegnare le caselle, cio laTerra, e la mezzaluna in cima, il Cielo.

    molto difficile far arrivare il sassolinoal Cielo, quasi sempre si calcola male eil sassolino esce dal disegno. Poco apoco, si impara, ma giusto in quel mo-mento scrive Cortzar finisce dicolpo linfanzia e si cade nei romanzi,nellangoscia da due soldi, nella specu-lazione dellaltro Cielo cui si vuole arri-vare. E a causa della fine dellinfanzia,si dimentica che per arrivare al Cielo,gli ingredienti sono un sassolino e lapunta di una scarpa.

    Ce lhaiSi pu scrivere anche Celai, tutto

    attaccato, come il verbo celo, celo, manca delle figurine dei calciatori. InCelai, per, avercela non buono: qualcosa di simile ad una malattia, tan-to che in alcune regioni italiane si chia-ma rogna. Il giocatore che sta sot-to una specie di untore che puguarire solo toccando qualcun altro epassandogli la malattia, gridando ascanso di equivoci ce lhai, comescrivono Andrea Angiolino e Beniami-no Sidoti nel Dizionario dei giochi edi-to da Zanichelli (2010). A Venezia il gio-co dellappestato noto come gh odarsela e torsela o el gha che tuti losa. Un altro gioco a rincorrersi Rial-

    zo, che permette di salvarsi metten-dosi su una qualsiasi piattaforma so-praelevata.

    Palla prigioniera uno dei pezzi forti degli scout, un

    must degli oratori. Le squadre, divisein due campi, hanno alle proprie spallela prigione dove mettono gli avversaricatturati, colpendoli con la palla o in-tercettando al volo il loro lancio. Ce-menta lappartenenza al gruppo, fo-menta sogni di gloria per liberare i pro-pri compagni, scambiandosi al volo lapalla. Una variante, spesso a tutto cam-po, palla avvelenata, dove lavversa-rio colpito fatto fuori. Il gioco statoriadattato dallallenatore del Milan Cla-rence Seedorf per i suoi allenamenti.

    SchiccheraNon proprio un gioco, ma il gesto

    necessario ai giochi in cui bisogna col-pire oggetti tondi o pattinanti, comenoci (per gli antichi romani), biglie(nel romanzo I ragazzi della Via Pl del1906), tappi a corona o monete. Come?Lo racconta Francesco Guccini nel li-bro Vacca dun cane (1993): caricando amolla, grazie al pollice, la punta dellin-dice o del medio, impaziente di fug-girsene e colpire loggetto da lanciare o lorecchio del malcapitato. Nellacatena evolutiva, la schicchera sta tra ilpollice opponibile dei primati e lindi-ce toccatutto dei nativi digitali.

    @criticalmastra RIPRODUZIONE RISERVATA

    Felici contrappassiLaltalena e il biliardino

    sono nati per compensare ed esorcizzare eventi

    infausti. Un lutto paterno, le ferite di guerra

    SSS

  • 8 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 9 MARZO 2014

    L a pi scenografica quellapiazzata nel quartiere di Wood-ley Park, che incrocia il suo oc-chio elettronico con lo sguardodi un gigantesco murale di Ma-rilyn, le lunghe ciglia languidamente di-schiuse sulle strade del District of Co-lumbia. La pi redditizia, invece, quel-la montata sul ponte di K Street: in un periodo di soli sette mesi, i suoi flashhanno fruttato alle casse cittadine otto milioni di dollari in multe per eccesso divelocit. Le telecamere di sorveglianza, aWashington, sono una per ogni angolo eper ogni esigenza di controllo. Discretee mimetizzate fino a integrarsi nel linea-re profilo del paesaggio urbano, masempre vigili, pronte a registrare ogniaspetto della vita quotidiana della citt-

    monumento del potere americano, adrizzare le antenne per ogni piccola de-viazione dalla norma, per ogni movi-mento fuori palinsesto.

    Lo sa bene Jim Lo Scalzo, fotografoche ha meticolosamente documentato,nella sua serie Welcome to Watchington(sintesi di Washington e to watch, guar-dare, osservare), i dispositivi di sorve-glianza che a migliaia spiano ogni reces-so della capitale. Un progetto, quello diLo Scalzo appena premiato dallEyesof History 2014 della White House NewsPhotographer Association comincia-to, non a caso, proprio nei giorni in cuile rivelazioni dellex collaboratore dellaNational Security Agency Edward

    Severo Sarduy, scrittore cubano naturalizzato francese, lautore dellacuto trattatello: Barroco(Sellerio, pp. 132, e 14). In esso racconta la ricaduta dei modelli cosmologici sullarte e sulle lettere in virt della contrapposizione di

    due forme: il cerchio di Galileo, lellisse di Keplero. Con passaggi analogici (piccolo debito con larcheologia dei saperi di Foucault), Sarduy ci porta tra i procedimenti retorici che lasciano traccia nello spazio simbolico del barocco.

    Il cerchio di Galileo contro lellisse di Keplero

    {Orizzonti Nuovi linguaggi Va pensierodi Armando TornoLa capitale degli Stati Uniti (Washington) sorvegliata a vista (to watch) dalle tecnologie: il fotografo Jim Lo Scalzo ha documentato tutto. Con qualche guaio

    Telecamere, microspie, sensori invisibiliBenvenuti a Watchington D.C.

    Linchiesta

    di IRENE ALISON

    AlefBet

    di Daria Gorodisky

    MISS MARPLE GIOVANEE ISRAELIANA

    S hulamit Lapid lautrice che ha inventato la versioneisraeliana e moderna della detective-zitella protagonista di tanta buona letteratura inglese del periodo compreso fra le due guerre mondiali: una per tutte, la Miss Marple di Agatha Christie. Il suo personaggio si chiama Lisi Badichi, ha 30 anni, troppo alta, cammina come un cammello, ha piedi troppo grandi e scarsa cura di s, se non per gli immancabili orecchini di plastica; giornalista in uno dei due giornali locali di Beer Sheva (capitale del deserto del Negev), fra gli improbabili convegni e le noiose sfilate di moda si trova a seguire casi di cronaca nera che la trasformano in investigatrice. E la ragazza sveglia, molto sveglia Leggere le sue avventure divertente, suspense e umorismo sono miscelati con sapienza, e le storie scorrono su uno sfondo che mette in mostra tutti gli aspetti della societ israeliana contemporanea. Cos una fortuna che una piccola casa editrice milanese, astoria, abbia deciso di portare anche al pubblico italiano questi gialli: Dalla nostra corrispondente appena uscito (quasi 20 anni fa era stato una proposta di La tartaruga con il titolo Professione giornalista), e in luglio sar in libreria Lesca. Del resto, astoria ha iniziato a operare nel 2010 proprio con lidea di presentare scrittori stranieri un po negletti in Italia e creatori di libri intelligenti ma non pesanti. In catalogo ci sono anche altri nomi del mondo letterario ebraico, da Ada Leverson a Bernice Rubens a Marina Morpurgo. Tutte donne, fra i 22 autori pubblicati compare un solo uomo. Motivo in pi perch nella lista rientri a buon titolo Shulamit Lapid, che rifiuta letichetta di femminista per ha costruito la sua opera (anche poesia e teatro) su personaggi femminili forti e indipendenti: non solo la Lisi Badichi dei nostri tempi, ma anche eroine del XIX secolo. E lei stessa, nata nel 1934, incarna forse la forma pi completa di donna emancipata: scrittrice premiata in patria e nel mondo, schiva, meditativa, lontana da mondanit e ufficialit pur essendo moglie e madre di uomini con altissimi incarichi governativi; rivendica con orgoglio la casa come posto suo e, s, quel piacere di andare ogni giorno al mercato a comprare le cose pi buone per la sua famiglia.

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    Relazioni e Rete

    Gestire il partnerattraverso una appCome nell800

    Chi desiderasse unapp per gestire ilpartner non ha che limbarazzodella scelta: Relationship ricordacompleanni e anniversari, Romantimatic suggerisce a intervalli regolari messaggini affettuosi, Love Quotes (nellafoto sopra) una riserva inesauribile di frasi fatte. La rivista The Atlantic avverte: nellera delliperconnettivit c il rischio che lamore diventi in outsourcing. Eppure queste app non fanno che condensare servizi gi offerti altrove: a ricordare i compleanni ci pensano da tempo Facebook e Skype; i modelli vecchi di telefonini includevano sms amorosi precotti; mentre il business delle frasi fatte centenario: i biglietti romantici prestampati sono in commercio dal 1860. Affidiamo lespressione dei nostri sentimenti pi intimi a una catena di montaggio, faceva notare lo studioso Robert Thompson nel 2005, prima delliPhone.

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    Snowden sui programmi di spionaggiodel governo statunitense sollevavano ilvelo sui disinvolti metodi di sorveglian-za di massa della Nsa.

    Quando, appena esploso lo scanda-lo, ho cercato di fotografare lesterno delquartier generale della National Securi-ty Agency a Fort Meade, nel Maryland,gli agenti della Nsa mi hanno fermato epreso in custodia per 30 minuti, rac-conta Lo Scalzo a la Lettura. statoproprio questo spiacevole incontro, e leparanoie che ne sono seguite (nei gior-ni successivi ho coperto con un pezzo dinastro isolante la telecamera del mioportatile nel timore che mi spiassero dal), a suggerirgli lispirazione per la suaindagine visiva sugli strumenti di sorve-glianza. Improvvisamente, il luogo co-mune del siamo tutti spiati ha presoforma agli occhi del fotografo nella tele-camera piazzata nel vicolo dietro casasua, sul marciapiede fuori dalla scuola dei suoi figli, allo sportello del banco-mat. Leccesso di reazione dellNsa miha spinto a trovare un angolo di visionepi accessibile sulla tematica della sor-veglianza. Washington cablata con mi-gliaia di strumenti di spionaggio, daisemplici autovelox a sofisticati collettoridi particelle volatili per lesame degli agenti biologici. Questi dispositivi, ge-stiti da una serie di agenzie locali e fede-rali, sono onnipresenti e onniscienti.

    Le immagini di Welcome to Watchin-gton, capaci di trovare una difficile sin-tesi estetica nellambizioso intento di guardare gli strumenti del guardare,esulano da una logica puramente cata-logatoria ed evocano, nella compiutezzaformale, nel disegno delle ombre, nellepoche e sfuggenti presenze umane, ilmistero e la sospensione di una narra-zione di respiro fantascientifico. Tutta-via la realt irrompe in scatti come quel-lo che ritrae i dimostranti del gruppoStop Watching Us in cammino (ovvia-mente sotto gli occhi di una telecamera)verso il Campidoglio e risuona nei titoli

    dei giornali degli ultimi mesi: il 17 gen-naio il presidente Obama ha presentatoun discusso piano di riforma dellNsache, pur mettendo un argine alla legitti-mit dello spionaggio di Stato e limitan-do il programma di intercettazioni tele-foniche dellagenzia, non ha messo real-mente in discussione il sistema di con-trol l i e v io laz ioni del la pr ivac y instaurato negli Usa dopo l11 settembre2001. Credo che quella di Obama siastata una mossa abile: ha limitato lac-cesso federale alle conversazioni telefo-niche, essendo per consapevole delruolo fondamentale che altre forme di sorveglianza, come quella video, gioca-no nella sicurezza nazionale, dice LoScalzo. Dopo le rivelazioni di Snowdenla gente meno tollerante rispetto al-lidea di un Grande Fratello federale, manonostante le polemiche suscitate dallascarsa incisivit dellintervento di Oba-ma, quello che continua a sorprendermi che la sorveglianza di massa, a livellolocale, ancora ampiamente accettata,o persino percepita come utile e rassi-curante.

    Non tutti, a Washington, sembranoaver gradito e condiviso lossessione an-ti-sorveglianza di Lo Scalzo, pi voltefermato e interrogato dagli agenti dellapolizia locale e della Nsa nel corso delsuo lavoro: Le forze dellordine si sonolimitate a uninterpretazione miope del-la legge, che negli Stati Uniti vieta di fo-tografare le apparecchiature di sicurez-za considerandolo un atto sospetto.Spesso la polizia ha giustificato gli inter-rogatori dicendo di aver ricevuto de-nunce dai passanti. Ma la mia difesa sempre stata la stessa: se qualcuno preoccupato del fatto che io stia facendouna foto in un luogo pubblico, il proble-ma suo, non mio. Spero, comunque, che a nessuno sia sfuggita lironia dellasituazione: essere denunciato e interro-gato per aver ripreso uno strumento checi sta continuamente riprendendo.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    di ANNA MOMIGLIANO

    La testimonianzaUna vicenda non priva di

    ironia: sono stato pi volte fermato e interrogato per

    aver ripreso uno strumento che ci riprende sempre

    SSS

    A sinistra: un marine sorveglia dal tettola storica Home of the Commandants occupata dal comandantedella Marina James Amos. A destra: la luna sorge dietro la telecamera di sorveglianza montata sulla cupola del Campidoglio. Sotto: una telecamera che monitora il traffico per contodel Dipartimento dei trasporti di Washington spicca davanti a un murales di Marilyn Monroe su un palazzo del quartiere di Woodley Park.Il servizio, composto da 25 foto, visibile sul sito del fotografo: jimloscalzo.com

  • DOMENICA 9 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 9

    Il Congresso degli Stati Uniti approva una legge che imbavaglia i credenti in nome del religiosamente corretto. I funzionari cristiani si fanno corrompere pur di restare al potere. Invece un predicatore evangelico si ribella e il

    governo gli d la caccia. la trama del film Persecuted (diretto e scritto da Daniel Lusko), nei cinema americani in primavera: la destra americana ci spinge verso i nuovi confini della libert religiosa.

    I nuovi confini della libert religiosa

    {Caratteri Visual data Sapere di Diodi Marco Ventura

    I sec.

    a.C.**

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    X

    XI

    XII

    XIII

    XIV

    XV

    XVI

    XVII

    XVIII

    XIX

    XX

    16 3713662 302254 23670152 13 1

    OceaniaResto dellAfricaMedio Oriente EgittoTurchia AsiaAmericheResto dEuropaItalia SpagnaFranciaTerra Santa*

    martiri

    1 5 10 15 20 30

    ecclesiastici

    nobili

    devoti, discepoli

    letterati

    asceti, eremiti

    evangelizzatori, predicatori

    militari

    profeti

    artigiani, mercanti

    contadini, pastori

    medici

    pedagoghipolitici

    evangelisti

    mendicanti, pellegrini

    uomini di corte

    ladri

    schiavi

    I flussi verticali identificano attraversoi secoli il numero di santi del calendario cattolico (1.063 dati santi per i quali presente una descrizione su Cathopedia) vissuti in ciascuna zona geografica considerata. Le sfere colorate indicano la provenienza sociale o il mestiere dei santi in vita. La dimensione delle sfere proporzionale al numero dei santi per gruppo

    Fonte: Cathopedia, lenciclopedia cattolica*comprende i luoghi che oggi appartengono allo Stato di Israele e ai territori palestinesi **santi vissuti prima della nascita di Ges

    Numero totale di santiper area geografica

    apostoli

    Q uando cercano santi da pro-clamare, agli uomini diChiesa viene spontaneo cer-carli tra le proprie file o nelleimmediate vicinanze: ecco

    perch tra i canonizzati sono cos nume-rosi i vescovi e i Papi (unottantina), i re-ligiosi e le religiose. raro che si avveda-no di santit che escono da quei model-li, impersonate da sposati, o da uomini edonne che svolgono attivit profane. Laprevalenza della santit canonica stataquasi totale dal Concilio di Trento al No-

    Che cosa facevano in vita, da dove venivano: indagine sulla professione e le origini di uomini e donne poi elevati agli altari. Ecco perch la Chiesa ha scelto spesso tra le proprie file

    Due schiavi, molti Papi: il mestiere dei santi

    Mappe

    vecento, mentre prima cera pi variet.A pescare fuori dai conventi e dalle

    canoniche si tornati ultimamente: apartire da Pio XI sono stati proclamatibeati e santi padri e madri di famiglia ecoppie di sposi, uno zingaro spagnolo euna schiava africana (un altro risale aiprimi secoli), indiani delle Americhe,catechisti di Papua Nuova Guinea e del-lAfrica nera, laici vissuti in ogni tipo diprofessione.

    Quella dei santi sposati una questio-ne sensibile. Secondo unindagine con-dotta nel 1988 dalla Comunit di Carestosui mille santi pi noti del calendario

    cattolico si aveva a quella data que-sta ripartizione: Il 93% sono celibi econsacrati e solo il restante 7% personecon famiglia. Per il Giubileo delle fami-glie, il 15 ottobre 2000 in piazza San Pie-tro fu cantata una litania dei santi spo-sati composta per loccasione e in essafurono invocati i santi Zaccaria ed Elisa-betta, Gioacchino e Anna, Aquila e Pri-scilla (che sono coppie del Nuovo Testa-mento); Paolino e Teresa, Gregorio diNissa, Monica, Macrina (che sono deiprimi secoli cristiani); Enrico e Cune-gonda, Brigida, Francesca Romana, Ritada Cascia (che appartengono al Medio

    Evo). Il pi recente di quei santi eraTommaso Moro (1478-1535): dopo dilui, per avere un altro santo sposato oc-corre arrivare a Gianna Beretta Molla(1922-1962) proclamata da Giovanni Pa-

    olo II nel 2004. Attenzione per a ritene-re che tra i santi riconosciuti vi sianostati pochi poveri: molti tra gli ecclesia-stici canonizzati sono vissuti in povert,o nellascetismo, e moltissimi erano figlidel popolo minuto, passati poi nei ran-ghi del clero.

    Il 27 aprile verranno canonizzati i pa-pi Roncalli e Wojtyla: il primo era natoda contadini e il pap del secondo eraun militare di truppa. Ma lo stesso sipu dire di tanti tra i santi pi noti: daPier Damiani a Caterina da Siena, a Gio-vanni Bosco.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    di LUIGI ACCATTOLI

    Gli autoriLa visualizzazione di questa settimana a cura di The Visual Agency, agenzia specializzata nella visualizzazione di datie informazioni, diretta da Paolo Guadagni. firmata da Giulia De Amicis e Francesco Roveta. Hanno collaborato Sara Pandini e Benedetta Sala.

  • 10 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 9 MARZO 2014

    Tutto smart: i Data, lHome Center, i Jobs.E, soprattutto, le Cities. Impossibile difendersida qualcosa che si autodefinisce intelligente, come fu con le partenze per le vacanze degli anni Ottanta: tutti in coda allalba, per non esserebollati stupidi. Ma quando lintelligenzadiventa una tecno-dittatura esterna (da business miliardario), forse arriva il momento di riprenderea usare i nostri, di cervelli. Per favore, per, non chiamiamoci smart citizens.

    La tecno-dittatura dellintelligenza

    {Cittadinidi Edoardo VignaCaratteriNarrativa italiana, straniera, saggistica, classificheGrandi ritorni Droga, crimine, falsari darte: nel terzo romanzo (Rizzoli) dellautrice di Dio di illusioni il tentativo di rompere le catene della solitudine

    Oliver Twist ai tempi delle bombeLepopea di un orfano con un dipinto in valigiaDonna Tartt riscrive Dickens in chiave modernadi MARCO MISSIROLI

    E ccolo qui, lattesa finita: il grande romanzoha i connotati di un piccolo volatile che pro-duce meraviglia e interrompe un digiuno lun-go undici anni. Il cardellino di Donna Tartt ar-riva in Italia dopo aver scardinato lettori eclassifiche internazionali, mantenendo la promessa diunopera monumentale. il terzo libro della scrittricedi Greenwood, segue quel Dio di illusioni che fece gri-dare al capolavoro e Il piccolo amico che ne consacr lastazza narrativa. La Tartt unautrice di ostinata discre-zione e candore diabolico che possiede larte di fermareil tempo. Dopo lesordio folgorante del 1992 disse chenella sua vita ci sarebbero stati al massimo cinque libri,era un elogio alla lentezza che genera opere necessarie.Il cardellino il giro di boa di questa clessidra creativa ealza il tiro dellambizione: raccontare una storia sem-plice in un modo semplice, cambiando la percezione distare al mondo.

    Nei suoi personaggi c uninterruzione, continui bi-vi, un modo famelico di rosicchiare lesistenza: anchein questa storia la Tartt si affida a un protagonista divi-so. Si chiama Theo Decker, ha tredici anni e sta per per-dere la madre in un attacco terroristico al MetropolitanMuseum di New York. Poco prima della tragedia sonoinsieme nel museo, si aggirano tra i dipinti ed qui cheTheo assorbe lultimo lascito della mamma: lamoreper questo quadro minuscolo che ritrae un cardellinoincatenato. un ritratto che colpisce per la grazia e per-ch pu essere visto con due sguardi differenti, c loc-chio immediato che ne mostra la prigionia mansueta, ec una prospettiva obliqua che rivela il suo autore, quelCarel Fabritius allievo prediletto di Rembrandt. La pre-senza di Fabritius nelle pennellate volutamente gros-solane, tracce di una creazione mai estinta. il legameeterno tra lopera e chi la genera e chi la osserva. Lim-mortalit. Il dipinto sgretola la solitudine di Theo men-tre la bomba esplode e si porta via il legame materno.La madre finisce, il figlio comincia. Tra le macerie delmuseo Theo si ritrova solo e compie un gesto dispera-to, si impossessa del Fabritius. Lamuleto della sua orfa-nanza. Lo porter con s e dar il via alla sua epopea dicrescita e subbuglio, di riconquista della purezza ferita.

    Il cardellino non ha genere letterario, impossibilecostringerlo alla gabbia. il Dickens che mancava ai giorni nostri. La Tartt raccoglie linfluenza dello scritto-re inglese e la fa sua: Quando ero piccola Oliver Twistmi streg. Fu il primo libro che lessi con limpressionedi trovarmi di fronte al sangue e alla morte. La sorte delprotagonista mi torment per lintero periodo dellascuola. Trentacinque anni dopo riscriver la lotta perla sopravvivenza e le grandi speranze. La trasmetter aun orfano della nostra epoca che per salvarsi accetta lacaduta e le nuove elemosine: la droga, il crimine, i fu-nambolismi dei falsari darte. Nel girone infernale Theointuisce lunica salvezza: accettare se stesso. Non sitratta di apparenze esteriori, ma del significato interio-re. Una grandezza che nel mondo, ma non del mon-do, una grandezza che il mondo non capisce. Un io chenon vorresti avere. Un cuore tuo malgrado.

    La liberazione sentimentale nel dettaglio del car-dellino, l, sulla zampa destra: la catena. Nel legamesottile tra il pennuto e la sua prigionia racchiuso il corredo affettivo. Il cuore nostro malgrado. una famedamore che guida Donna Tartt in questa odissea esi-

    stenziale attraverso New York e Las Vegas, fino ad Am-sterdam. Theo affronta un viaggio interminabile co-stellato dal dubbio: la cocaina, la sessualit irrisolta, lamiseria, un padre che non riconoscer mai, le illusioni.La sua unica bussola il ricordo della madre e il capola-voro di Fabritius che nasconde nella valigia. Tutti locercano, un orfano lunico custode della bellezza. LaTartt accompagna questo segreto con una lingua spedi-ta, vivida, densa. Le novecento pagine filano anche nel-le divagazioni che lautrice si concede per levigare lesue creature. Ma tutto torna, e in questo ricorda Le cor-rezioni di Jonathan Franzen, signore degli equilibrismi.

    Fiducia e tensione sono le altre identit di questope-ra. Il lettore metterebbe la mano sul fuoco che sia unastoria vera, merito dellempatia che si crea con il prota-gonista e il suo zoppicare tra le passioni. Siamo tutti Theo Decker e viviamo tutti il suo destino indeciso, co-me una Donna Tartt adolescente aveva fatto per OliverTwist. Ha scritto bene Stephen King a libro terminato:Lho letto con lo stesso misto di terrore ed eccitazioneche si prova durante lultimo inning di una partita dibaseball ancora da decidere. Il cardellino un trionfodi coraggio e di ambizione. Unimpresa paragonabile aun viaggio dallAmerica allIrlanda in barca a remi. Tempeste comprese.

    Per questa traversata vertiginosa, Donna Tartt si ag-

    i

    Il libroIl nuovo romanzo di Donna

    Tartt, Il cardellino, pubblicatoda Rizzoli (con la traduzione

    di Mirko Zilahi deGyurgyokai, pagine 892,

    19), sar in libreriaa partire dal 12 marzo

    La biografiaLa scrittrice americana

    Donna Tartt (nata nel 1963a Greenwood, nello Stato del

    Mississippi,) al suo terzolibro. Il primo romanzo, Diodi illusioni, uscito nel 1992

    (nel 1993 in Italia), fu unbestseller mondiale con

    oltre cinque milioni di copievendute in tutto il mondo.

    Lesordio fu seguito diecianni dopo dal romanzo Il

    piccolo amico, e ora, dopo unaltro decennio, dal nuovo

    romanzo (tutti i titoli diDonna Tartt sono editi daRizzoli). A proposito della

    lunga attesa del pubblico traun libro e laltro, la scrittricecinquantenne ha affermato

    di non avere intenzionedi scrivere pi di cinque

    romanzi in tutto, circa unoper decennio

    LappuntamentoLintervento dellautrice alla

    manifestazione Libricome in programma nella

    serata di venerd 14 marzo:nel Teatro Studio

    dellAuditorium della Musicadi Roma, lautrice interverr

    sul tema Come scrivo i mieilibri, in un colloquio

    con il giornalista e scrittoreAntonio Monda

    (ore 21, ingresso 2)

    grappata alle origini. figlia di una bibliotecaria delMississippi, la sua educazione passata dallinchiostroe da unattitudine al lavoro duro. Ha un trascorso di stu-dentessa brillante e un presente di stakanovista dellascrittura. La svolta della sua formazione avviene quan-do si trasferisce nel Vermont per studiare al Bennin-gton college: il 1982. Qui incontrer il suo grande ami-

    Lappuntamento

    Una festadella letturache cercail lavorodi PAOLO FALLAI

    Il giudizio di Stephen KingLho letto con lo stesso misto

    di terrore ed eccitazioneche si prova durante lultimo inning

    di una partita di baseballancora da decidere

    SSS

    S ono i lettori il centro di questafesta, le loro attese e le loro curio-sit, i loro desideri e quelli chequalcuno ha definito i loro diritti. Marino Sinibaldi lideatore di Libri come, il festival che per quattro giorni e pi di cento incontri animer Roma allAuditorium Par-co della Musica, dal 13 al 16 marzo. E con questa quinta edizione, dedicata al tema Il lavoro, potrebbe accontentarsi di portare a casa un successo ormai consolidato che colloca levento romano accanto ai maggiori festival letterari italiani. Invece proprio da Sinibaldi partita una riflessione sul ruolo di questi appuntamenti, sulla loro natura e sul futuro: Dobbiamo riflettere sulla crisi

    della lettura in un Paese impaurito e piegato su se stesso. Non solo la spesa pubblica per la cultura ci colloca ai livelli pi bassi in Europa, sulla spesa privata siamo messi anche peggio. E Sinibaldi punta il dito proprio su questa: La spesa culturale un modo per votare tutti i giorni, se cos bas-sa come se dicessimo ai politici non importante. C una responsabilit di tut-ti. E i Festival che possono fare? Decidere se rinchiudersi tra i felici pochi per dirla alla Elsa Morante o affrontare il tema della diminuzione dei lettori. Per esempio rifiu-tandosi di rincorrere gli editori solo per avere il grande nome, senza soffermarsi sui contenuti. I libri non sono solo meravi-

    glia, gioia, scoperta. Sono anche il luogo di un pensiero lungo, sedimentato, sono fonte di risposta alle grandi domande in un mo-mento in cui le tecnologie frantumano e moltiplicano modi, supporti, situazioni di lettura. Per questo Libri come ogni anno ha un tema preciso e dopo lEuropa del 2013 questanno punta sul lavoro che cambia e scompare, che si muove e resiste, che si inventa e si trasferisce, insomma spiega Sinibaldi il pi grande e decisivo dei problemi contemporanei. Con nomi di grandissimo rilievo (da Richard Sennet a Marc Aug, da Camille Paglia a Jared Dia-mond) e senza rinunciare agli autori di bestseller come John Grisham, Andrea Ca-

  • DOMENICA 9 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 11

    Il sociologo Richard Sennett spiega perch importante elaborare la diversit, senza imposizioni

    Dobbiamo restare stranieriper integrarci megliodi LIVIA MANERA

    Lincontro

    N essuna legge pu darea una persona il senti-mento di essere inte-grata in una societ,sta dicendo RichardSennett nel salotto della sua elegante casa-loft nel quartiere di Clerkenwell, a Londra.Io penso che dal punto di vista legale le per-sone dovrebbero avere eguali diritti. Ma pen-so anche che a ognuno dovrebbe essere la-sciata la possibilit di negoziare il suo esserestraniero. Alla vigilia di Libri come, la ma-nifestazione che Richard Sennett inaugureril 13 marzo allAuditorium di Roma, siamo an-dati a trovare uno dei sociologi pi amati inItalia e stimati del mondo per chiedergli diaiutarci a ridefinire il concetto di straniero nellepoca della globalizzazione. Sennettpubblicher in aprile da Feltrinelli un libro,intitolato Lo straniero, che si compone di duesaggi: uno sulla condizione degli ebrei delghetto di Venezia nel Cinquecento; laltro sul-lesperienza dellesilio, incentrato sulla figuradi Aleksandr Herzen, il padre del populismorusso che nel 1847 lasci la patria per la Fran-cia, la Svizzera e lInghilterra. Due visioni sulpassato da cui partire per capire il presente.Seduto in poltrona, il pianoforte a mezza codae il violoncello alle sue spalle, Sennett, che ingiovent stato violoncellista, scherza: Iosono lo straniero che ha scritto Lo straniero.

    Allora partiamo da qui. Quanto stranie-ro si sente lei, professore?

    Ah, posso darle una risposta biografica.Venendo a vivere a Londra, quindici anni fa,credo di avere chiuso un cerchio. La mia fami-glia ha lasciato la Russia dopo la rivoluzione.Era una grande famiglia. Una piccola parte andata in Germania ed stata uccisa nella Se-conda guerra mondiale. Alcuni sono andati aLondra e altri a Parigi. Ma la maggioranza del-la famiglia emigrata in America via Canada.Io sono nato e cresciuto a Chicago, ma non misono mai sentito americano. Non siamo maistati bravi ad assimilarci. La risposta che so-no di casa ovunque e in nessun luogo. Imma-gino che questa sia la condizione essenzialedellessere ebreo.

    Nel frattempo, quanto cambiato nelmondo il concetto di straniero?

    cos cambiato che la parola immigrazio-ne diventata un termine improprio. La gen-te non va pi da un posto allaltro e poi si assi-mila. Vanno avanti e indietro. Si spostano dauna citt allaltra. Le faccio un esempio: i po-lacchi che sono venuti qui in Inghilterra neglianni Novanta ora stanno tornando in patria.Sono persone che mandano i soldi a casa. Laglobalizzazione ha messo fine allo sposta-mento di persone da un luogo a un altro co-me evento decisivo. Dallimmigrazione siamopassati alla migrazione. Credo che anche i mi-granti che arrivano dallAfrica in Italia siaspettino di ritornare un giorno a casa.

    Lei critico nei riguardi dellintegrazio-ne imposta dallalto, alla francese. Perch?

    Perch, come spiego nel mio capitolo su-gli ebrei a Venezia nel Cinquecento, la tuastranierit, intesa in quel caso come segre-gazione, pu diventare anche un vantaggio.Gli ebrei veneziani erano persone che nonavevano nessun posto dove andare, ma con iltempo hanno negoziato la possibilit di fer-marsi a Venezia, a condizione di vivere dastranieri. Per loro stato pi facile costruirsiuna vita come minoranza, che cercare di im-migrare. E qualcosa di simile sta succedendoai musulmani in giro per il mondo oggi. Man-tenere la propria identit di musulmani d lo-ro un certo potere di essere riconosciuti nella

    societ civile, che lintegrazione forzata nond. Guardi il caso dei marrani, gli ebrei forzatia convertirsi al cristianesimo: di fatto perseroil loro status legale. Rimasero discriminatiper le loro origini ebraiche, ma persero anchei loro diritti di stranieri.

    Quindi lei sta dicendo che una certaemarginazione pu dare vantaggi.

    S. Quando la Francia dice dobbiamo es-sere tutti francesi nel nome di unidea repub-blicana, di fatto toglie potere agli stranieri,che diventano il gradino pi basso della so-ciet. Mentre unidentit marginale qualco-sa con cui si pu vivere e che si pu ancheusare. Come fecero gli ebrei del ghetto di Ve-nezia.

    Oggi quale nazione sta trattando intelli-gentemente il proble-ma degli stranieri, se-condo lei?

    Ho una certa am-mirazione per il Brasi-le, che con politichemolto illuminate riu-scito a bilanciare i di-ritti umani con il rico-noscimento che le per-sone devono elaborarele proprie differenzeculturali.

    E la situazione inGran Bretagna?

    Non buona. Lapaura di un arrivo mas-

    siccio di rom dalla Romania e dalla Bulgariariflette la condizione di un Paese che, indebo-lendosi economicamente, diventa pi isola-zionista. Gli operai a sinistra, cos come lagente a destra, pensano che tenere fuori gliimmigrati li render pi prosperi: al declinosi associa una reazione xenofoba. Credo sia lostesso in Italia. La difficolt portare le perso-ne a liberarsi di questi stereotipi.

    Lei scrive che il melting pot un mitoMolti sociologi hanno osservato che le

    persone conservano una sorta di etnicit sim-bolica molto tempo dopo essersi trasferite.Lidea di creare unidentit nazionale condivi-sa coercitiva e facilita lesclusione, a menoche non ci si adegui. Per me pi civile pen-sare che nello schema delle relazioni socialilidentit non sia cos importante.

    In che senso? Psicologicamente, accettare il fatto che il

    tuo essere italiano o inglese non sia la cosapi importante di te, perch un aspetto mo-bile, pu aiutarti a trovare un modo pi civi-lizzato di costruire relazioni sociali.

    Dunque, da un lato lo Stato dovrebbe ri-nunciare allassimilazione coercitiva, la-sciando agli stranieri la libert di elaborarela propria diversit culturale. E dallaltrolindividuo avrebbe migliori relazioni so-ciali, se non vivesse la propria identit cul-turale come laspetto pi importante di s.Perch a questo proposito ha scelto lesem-pio di Aleksandr Herzen?

    Perch era russo (ride, ndr). E perch una delle rare persone che hanno vissutolesilio imparando a liberarsi del passato, sen-za dimenticare. E questo il grande compitoche deve affrontare uno straniero. Come nonrimanere prigioniero della memoria, ma allostesso tempo non negare di venire da un al-trove. un lavoro di artigianato, lesilio. Ri-chiede applicazione. Limportante non ri-manere prigionieri della propria identit. Co-me accade invece a quei poveracci che arriva-no sulle vostre coste.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    co Bret Easton Ellis. Poco dopo scriveranno parallela-mente i casi editoriali degli ultimi decenni, Dio di illu-sioni e Meno di zero, otto milioni di copie vendute indue e un modo opposto di vivere la celebrit. Se Ellisdivampa nella sovraesposizione, Donna Tartt creaturada sottrazione. Ha la magia dellinvisibilit: le sue pre-sentazioni sono eventi, come le sue interviste e ogni minima apparizione: Tutto disturbo quando si scri-ve. Per il mio bene meglio stare a casa a lavorare senzadare in pasto la mia creativit parlando dei miei libri ofacendo presentazioni. davvero controproducente. Sedovessi intraprendere un tour editoriale ogni due anniimpazzirei. troppo frenetico. Posso concedermelouna volta ogni dieci. Ci siamo, il momento adesso: laTartt arriva in questi giorni in Italia per il lancio del li-bro.

    Come lei anche Theo vorrebbe scomparire. Dispersonel mondo, dissolto nel ricordo della madre, eroso daunorfananza che fatica a ripararsi. Le persone che in-contra sono sfiorate, mai integrate nel suo senso di emarginazione. unanima alla deriva, e il suo abban-dono rispecchia perfettamente una legge sotterraneasu cui Donna Tartt sembra pensare questa storia di de-stini: se due persone con lo stesso peso di solitudine siincontrano generano una comunanza, se i pesi sono di-versi danno vita a una gerarchia di solitudini. Theo lass, in cima alla piramide degli esclusi. Finch scrutail cardellino. L capisce, e tenta il suo volo. Rincorre lasalvezza della normalit, guidato dellesergo di Camusche apre il romanzo: Lassurdo non rende liberi; civincola.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Stile UUUUU

    Storia UUUUU

    Copertina UUUUU

    Nella pagina accanto: la scrittrice americana Donna Tartt. Nella foto a destra: il sociologo americano Richard Sennett. Nellimmagine qui sopra: il dipinto che d il titolo al romanzo omonimo della Tartt, Il cardellino (olio su tavola; 33,5 centimetri di altezza per 22,8 di larghezza; particolare): si tratta di una delle opere pi celebri realizzate da uno degli allievi pi importanti di Rembrandt, considerato uno dei suoi prediletti, lolandese Carel Fabritius (1622-1654), un artista la cui intensa e ricca luminosit influenz fortemente la pittura di maestri come Vermeer e de Hooch. Dipinto nel 1654, il famoso quadro appare nella finzione del romanzo in esposizione al Metropolitan Museum di New York, mentre nella realt appartiene alla collezione del museo Mauritshuis, nella cittde LAia, in Olanda. In basso si pu leggere chiaramente la firma dellautore,C. FABRITIVS,e la data, 1654

    i

    Il libroIl volume di Richard Sennett

    Lo straniero. Due saggisullesilio uscir

    per Feltrinelli il 16 aprile(traduzione di Fiorenza

    Conte, pagine 112, 15)La biografia

    Il sociologo Richard Sennett(nato a Chicago nel 1943),

    dopo aver insegnato a Yale eal Cambridge Institute,

    attualmente docente diSociologia alla London

    School of Economics e allaNew York University.

    Tra i numerosiriconoscimenti, da segnalareil Premio europeo Amalfi per

    la Sociologia e le Scienzesociali (1998), il Premio

    Friedrich Ebert per lasociologia e lHegel Prize alla

    carriera (2006). Tra i suoilibri pi recenti pubblicati in

    Italia: Rispetto. La dignitumana in un mondo di

    diseguali (Il Mulino, 2004), Lacultura del nuovo capitalismo

    (Il Mulino, 2006), Luomoartigiano (Feltrinelli, 2008),

    uno dei suoi testi pi celebri,e il saggio Insieme. Rituali,

    piaceri, politiche dellacollaborazione (edito da

    Feltrinelli, 2012)Lappuntamento

    Sennett interverr alla primaserata della manifestazione

    Libri comecon la conferenza

    che si terr gioved 13,nella Sala Petrassi

    dellAuditorium, sul temaCome cambia il lavoro

    (ore 21, ingresso 2)

    milleri o Umberto Eco. Ma articolando una ragnatela di incontri tra le grandi sale dellAuditorium e il brulicare del garage, una specie di fabbrica delle idee sulle direttrici del Come scrivere (Donna Tartt, David Grossman, John Banville), Come testimoni (nel dialogo tra Rosetta Loy e Corrado Stajano), Come una traduzione, Come padri e figli (Michele Serra e San-dro Veronesi). Con frequenti incursioni sulla realt contemporanea e sui libri che la raccontano, come Le mani sulla mafia, di Maria Antonietta Calabr, Una stella incoro-nata di buio, di Benedetta Tobagi, Italia ventunesimo secolo di Marco Imarisio. Per arrivare a raccontare i cantautori scrittori

    doggi come Francesco Guccini e Ivano Fos-sati e i fenomeni come Masterpiece con Giancarlo De Cataldo, Taiye Selasi e Andrea Vianello. Inutile tentare di sintetizzare il programma (lelenco completo su www.au-ditorium.com) che si apre con una lezione sulla mafia di Pietro Grasso e si conclude con una maratona sul lavoro animata tra gli altri da Mimmo Calopresti, Aldo Cazzullo, Andrea Cortellessa, Erri De Luca, Tomaso Montanari, Nicola Piovani. Una serata finale spiega Sinibaldi che insieme un momento di narrazione, di riflessione, di spettacolo, forse semplicemente un omaggio al mondo del lavoro e alle persone che lo hanno abitato e, speriamo, ancora lo

    abiteranno: i lavoratori del passato e del futuro. Libri come tiene molto al suo carattere di festa ma non vuole rinchiuder-si. E Sinibaldi lo dichiara apertamente: Una festa prescinde sempre un po da quello che di mesto o di complesso avviene intorno. Ma trasformarla in una bolla incan-tata volutamente ignara di tutto sarebbe imperdonabile. E impossibile: latteggia-mento con il quale noi lettori ci rivolgiamo ai libri sempre attraversato anche dalle nostre pi profonde inquietudini, personali o collettive. Nello spaesamento generale, cercando risposte.

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    Da sinistra: Corrado Stajano, Sandro Veronesi e Marc Aug. Questultimo tiene venerd 14 marzo la conferenza La paura del lavoro (Teatro Studio, ore 19, e 2). Sabato 15 marzo, Stajano partecipa con Rosetta Loy allincontro Come testimoni (Teatro Studio, ore 12, e 2); mentre Veronesi dialoga con Michele Serra di padri e di figli (Sala Petrassi, ore 15, e 2)

  • 12 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 9 MARZO 2014

    Sabato 15 Ivano Fossati sar tra gli ospiti della manifestazione Libri come, a Roma, nella Sala Petrassi dellAuditorium Parco della Musica (via Pietro de Coubertin, ore 19, ingresso e 2), per lincontro di presentazione del suo romanzo Tretrecinque (Einaudi Stile libero). Interverr alla serata Marino Sinibaldi.

    La presentazione

    Caratteri Il protagonista

    sentiti raccontare. Si imbarcavano sullenavi come orchestrali o prendevano la viadel Belgio e della Germania: cera da farballare i nostri operai e minatori, i pifortunati con le fidanzate trovate sul po-sto il sabato e la domenica. Si poteva gua-dagnare pi che andando in fabbrica. Acasa ci restavano le famiglie, le madri, lemogli quando cerano. Se cera da suona-re si suonava, altrimenti si serviva ai tavo-li o si facevano i lavori pesanti, tutto purdi non ritornare indietro sconfitti e senzasoldi.

    Cos si consumavano i distacchi, chequalche volta diventavano addii, ma cosaimportava ormai, la porta si era spalanca-ta e laria entrava fredda e nuova. Dalla Li-

    guria un secolo e mezzo fa partivano gliorsanti. Orso e organetto, si esibivanonelle fiere, su fino allAustria e alle costedellInghilterra. Per pochi soldi restavanofuori casa sei mesi. La stagione dopo ri-partivano e i figli li vedevano crescere atratti, a intermittenza, fin quando nonavevano let da portarseli via con loro. Diche cosa dovremmo avere paura noiadesso, di quello che resta delle frontie-re? Delle diversit?

    Vittorio Vicenti non ha paura di nientee se proprio avverte qualche timore den-tro ogni tanto per il passato. Perch infondo il presente un attimo e il futuro immaginario, trasparente, soprattuttopuro come una cosa che non c. cosche la pensa ma di certo in termini pisemplici. un suonatore e la vita nelle or-chestrine viaggianti di una volta era fattadi rapporti camerateschi, credo che coi pensieri si volasse basso. Ma forse si ave-va la sensazione di salvarsi la vita. Dal gri-giore, dalle abitudini. Si poteva illudersidi essere rimasti giovani anche quando iltempo era passato. Oggi potremmo dire:leggerezza invece di chirurgia plastica.Cialtronerie, canzonette e guasconerie come cosmetico antiage. Gli anni Cin-quanta e poi i Sessanta gi di per s devo-no essere stati per questa gente una sortadi immenso territorio libero: poche rego-le, poche convenzioni; il coraggio da solobastava e poi quasi sempre ci si metteva-no gli incontri, le storie damore pi omeno vere e profonde, pi o meno lecite.Lavventura, o qualcosa che le somigliavamolto.

    La musica era cambiata in tutti i sensi,

    Gli addiiUna storia di distacchi: dalla Liguria un secolo

    e mezzo fa partivano gli orsanti: orso e organetto

    per esibirsi nelle fiere

    SSS

    T retrecinque non autobiografi-co ma una certa mia convinzio-ne la contiene: non si deve ave-re paura della distanza. Degliuomini a volte s, delle lonta-nanze no. I silenzi, a lavorarci sopra, sicolmano. Gli affetti si allacciano, i rim-pianti si trasformano in confessioni e leconfessioni in perdono. I chilometri, lemiglia, le autostrade, i vuoti daria noncontano. E nemmeno gli addii. Per allon-tanarsi ci vuole coraggio, ma meno diquanto si crede.

    Un uomo di settantadue anni teme divedere evaporare i ricordi della propriavita, sono cose che succedono, decide co-s di scriverla con fatica perch non uno che ha studiato e inviarla alle duesole persone di cui ancora gli importa. Nessuno tiene larchivio perfetto delleproprie azioni, cos quando si prontiper la pattumiera ci si pu anche convin-cere di aver vissuto una vita da due soldi.E anche di avere commesso pi errori diquanti ne conti la memoria.

    Questo il genere di lontananza con-tro cui mi sentirei di lottare, la perdita dime stesso. Il resto curiosit e conoscen-za. Le frontiere in Europa si sono allenta-te, i ragazzi non le considerano nemme-no pi. Sono quelli come me che arrivan-do in autostrada a Ventimiglia hanno an-cora l ist into di ral lentare gi unchilometro prima. Non c pi nessuno ascrutarti mentre passi davanti a quei vec-chi avamposti da deserto dei tartari. Mipiace poter dire a quelli pi giovani di meche di sicuro ci siamo tutti guardati lescarpe o lombelico per troppo tempo e lefrontiere le abbiamo considerate dallin-terno, invalicabili, o peggio messe l persegnare sempre e comunque il passaggiodel nostro ritorno. Una volta era tutto pidifficile: la lingua, le monete, le abitudi