La prima rivista d'arte in Europa • Edizione Italiana ... · 2007. Styrofoam, schiuma di...

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La prima rivista d'arte in Europa • Edizione Italiana • Anno XLIV • n° 293 mensile • maggio 2011 • € 6.00

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trasformato in un eroe equestre, Kentridge lorappresenta in monumentali arazzi. Qui il nasoassume le sembianze di prodi e valorosi cavalieriin sella a destrieri donchisciotteschi. Come pen-dant, piccole sculture in bronzo con glistessi sog-getti e una grande scultura esposta sul terrazzodedicata alle donne africane. La mostra si chiu-de al terzo piano, fin troppo fitto di opere per lopiù su carta, che forse attenuano l'intensità dellafine del percorso espositivo.

RECENSIONI

WILLIAM KENTRIOGELlA RUMMA - MILANO

W1LLIAM KENTRIDGE.Scribe (African Banking Corporation Limited).2010. Carboncino su 4 pagine del libro dell'African Banking Corporation87,5x 97,5cm. Courtesy LiaRumma MilanolNapoli. Foto:John Hodgkiss.

Come di consueto la Galleria Lia Rumma pre-senta, in occasione della personale dell'artistasudafricano William Kentridge, una mostra dalgrande respiro museale. I'appuntamento facevaparte di un "tour de force" che coinvolgeva anchealtri spazi a Milano: Teatro alla Scala, Palazzo Re-ale, 'Iriennale e Teatro Verdi. In via Stilicone, l'ar-tista ha presentato un corpo di lavori dislocati sui

tre livellidella galleria. TI percorso ascensionaleparte dalla grande sala al piano terra - dipintaper l'occasione completamente di nero - dovel'artista presenta l'installazione composta daotto video, I am not me, the horse is not mine.Quest'opera si rivela come un'immersione a3600 nel mondo visionario di Kentridge. La me-scolanza di generi e forme espressive quali mu-sica, cinema, teatro, animazione e pittura, sonosintetizzate dall'artista per portare alla luce unasua personale interpretazione di un racconto diGogol', Il Naso, trasposto in opera teatrale nel1930 dal compositore russo, ex Soviet, DmitriShostakovich nei duri anni della repressione sta-liniana. Lartista, guardando all'inventiva forma-le del Modernismo e riflettendo sulla fine disa-strosa dell'avanguardia russa, trasfigura la storiaassurda del naso di Gogol', riattualizzandola erendendo le forme di oppressione e dispotismodelle realtà odierne. Coinvolgenti e inquietanti,scorrono immagini di plotoni sovietici, uominiframmentati e cancellati; figure vibranti animateda sforzi disumani per attuare un'utopia vana dilibertà e speranza. La storia del "naso" continuain diverse forme anche al piano superiore dove,

FOLKERT OE JONG I FENORV EKELBRANO NEW GALLERY - MILANO

FOLKERT DE JONG. Peckhamian Mimic "Third Commandment",2007. Styrofoam, schiuma di poliuretano pigmentato, gemme arti-ficiali, 350 x 350 x 171cm.

Lanimo umano, la storia, la memoria collet-tiva. La doppia personale di Folkert De Jong eFendry Ekel negli spazi di Brand New Galleryscandaglia, attraverso un serrato dialogo fra leopere dei due artisti, paure, ossessioni, violenzee abiezioni della contemporaneità, attingendo arepertori iconografici eterogenei e stravolgen-do immaginari condivisi con una marcata atti-

tudine alla teatralità e una sadicamente luci-da ironia. Le tragicomiche e alienanti paratedi Folkert De Jong suggeriscono, ricorrendoall'assurdo e alla parodia, nuove e spiazzantimodalità di guardare a un più o meno recen-te passato, che si tratti di grotteschi soldati-clown in marcia (l'installazione The IcemanCometh del 2001-2011, edulcorato debito neiconfronti di Paul McCarthy), improbabiliballerine di Degas post-atomiche, che in unsolo colpo mettono in discussione l'aura sa-crale dell'opera d'arte e il suo valore di mer-cato (la serie "The Practice"), o bislaccherivisitazioni di figure iconiche come MarleneDietrich o il presidente Lincoln (PeckhamianMimic "Third Commandment" del 2007 eBlue Lincoln del 2011).

Alle assurde e "rumorose" scene di DeJong fanno da contraltare i non meno in-quietanti silenzi delle tele di Ekel, comples-se strutture narrative incui la stratificazionedi segni è dissimulata dalla presunta, e soloapparente, neutralità e domesticità dei sog-getti rappresentati. Il dramma emerge dainon detti, da piccoli particolari o, più banal-mente, e proprio per questo non meno vio-

Elena BordignonI am not me, the horse is not mine. 2008. Stili da video, 6 min.Courtesy lia Rumma Milano/Napoli.

lentemente, dai titoli. Esemplare in questosenso l'opera Srebrenican Horse # l, dove lafigura degli scacchi diventa la pedina di unostraziante gioco che parla di deportazioni egenocidi non lontani.De Jong ed Ekel dimostrano così di sapersimisurare con tecniche tradizionali come scul-tura e pittura con vivace freschezza e origina-lità, ciascuno secondo una precisa cifra stili-stica ma entrambi con la capacità di generarenuovi mondi, visioni e riflessioni.

Damiano Gullì

The Iceman Cometh. 2001. Styrofoam, schiuma di peliuretano,700 x 300 x 250 cm.

Art· AGGIO 2011