La nascita dell’approccio evolutivo: la teoria cognitiva...

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La teoria comportamentista di H. Simon e la nascita dell’approccio evolutivo all’impresa e al cambiamento tecnologico Riferimenti Bibliografici: Introduction to «An evolutionary theory of economic change», Nelson & Winter 1982 «Evolutionary Theorizing in Economics», Nelson &Winter 2002, The Journal of Economic Perspectives 16-2 «L’interpretazione evolutiva delle dinamiche socio- economiche» – Dosi 2004

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La teoria comportamentista di H. Simon e la nascita dell’approccio

evolutivo all’impresa e al cambiamento tecnologico

Riferimenti Bibliografici: • Introduction to «An evolutionary theory of economic

change», Nelson & Winter 1982 • «Evolutionary Theorizing in Economics», Nelson &Winter

2002, The Journal of Economic Perspectives 16-2 • «L’interpretazione evolutiva delle dinamiche socio-

economiche» – Dosi 2004

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1 . Herbert Simon (1916-2001)

• E’ stato economista, psicologo, studioso di intelligenza artificiale, scienze cognitive e teorie della decisione nelle organizzazioni.

• Nobel per l'economia "per le sue ricerche pioneristiche sul processo decisionale nelle organizzazioni economiche”.

• Administrative behavior; a study of decision-making processes in administrative organization, New York, Macmillan Co., 1947.

• A Behavioural Model of Rational Choiche, QJE, 1952 • Theories of decision making in Economics and Behavioural

Sciences, AER, 1959 • The Sciences of the Artificial. MIT Press, 1969 • Human Problem Solving, 1972 (with Allen Newell).

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Teoria dell’organizzazione - comportamentista (1965)

• Il fulcro del lavoro si Simon è rappresentato dall’analisi dei meccanismi decisori all’interno di organizzazioni economiche complesse.

• L’impresa neoclassica è un’entità individuale che non ha bisogno di organizzazione, dato che opera in un contesto di informazione perfetta.

• Le imprese ‘vere’, invece, operano in un contesto di incertezza e di complessità informativa. L’impresa necessita di un’ organizzazione, intesa come complesso di individui e centri di potere interagenti.

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Teoria dell’organizzazione

• L’impresa è costituita da individui, i quali agiscono come personificazione di ruoli. Si crea una rete informativa.

• L’impresa non è agente individuale, è un sistema organizzativo con diversi centri di potere che è necessario coordinare e controllare. Essa è un organismo omeostatico, in grado di reagire ai mutamenti esterni.

• Il fine dell’impresa è la sopravvivenza (vedi modelli manageriali di impresa) e questa è garantita dal conseguimento di un profitto soddisfacente (non massimo).

• L’impresa agisce in un contesto di incertezza fondamentale e ed è collocata in un ambiente che muta continuamente.

• L’impresa agisce sulla base di una razionalità limitata, o meglio procedurale: essa definisce regole di comportamento razionale come criterio guida per le scelte.

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Omeostasi • Concetto mutuato dalle scienze naturali (biologia, biochimica, fisica,

fisiologia) • L’organismo è un sistema aperto che scambia energia e materia con

l’ambiente esterno. • «L'omeostasi, è la tendenza naturale al raggiungimento di una relativa

stabilità interna delle proprietà chimico-fisiche che accomuna tutti gli organismi viventi, per i quali tale stato di equilibrio deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne, attraverso dei precisi meccanismi autoregolatori»

• l sistema omeostatico si basa su quattro principali componenti, che assieme prendono il nome di meccanismo a feedback:

• il Recettore, che ha il compito di percepire le condizioni esterne e interne; • il Centro di controllo, che decide come comportarsi, dopo aver

confrontato la condizione rilevata dal recettore con quella ottimale; • l'Effettore, che esegue quello che gli viene ordinato dal Centro di

controllo; • lo Stimolo, il cambiamento che stimola appunto il recettore ad attivare i

meccanismi di regolazione interna. • Adattamento/apprendimento.

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La teoria comportamentista di impresa

• La teoria comportamentista studia il processo decisionale di imprese con produzione multipla, operanti in un mercato imperfetto, in contesto di incertezza.

• L’impresa è un’organizzazione multi-decisionale e con una pluralità di obiettivi.

• Essa è una coalizione di gruppi differenti (manager, lavoratori, azionisti, clienti, fornitori e banche) con obiettivi differenti.

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Razionalità procedurale

• Procedure di comportamento razionale che hanno un criterio guida fondato sull’esperienza produttiva passata.

• Per tentativi, a partire da una data decisione di prezzi o di quantità, sulla base delle reazioni dell’ambiente e del sistema interno d’impresa si cerca una soluzione che risulti soddisfacente.

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Razionalità Olimpica vs Procedurale Ogni decisione consiste nella scelta all’interno di un set di alternative del metodo migliore per ottenere un fine/sotto fine

Per avere razionalità “olimpica” il processo decisionale deve poter essere suddiviso nelle tre seguenti fasi (cap.5 “Administrative Behavior”):

1. Identificazione ed elenco di tutte le possibili alternative;

2. Determinazione di tutte le conseguenze derivanti da ciascuna delle alternative;

3. Comparazione della adeguatezza ed efficacia di ciascun di questi gruppi di conseguenze.

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Razio olimpica non è possibile data conoscenza imperfetta/incertezza fondamentale (limiti di conoscenza), e limitate capacità computazionali (limiti di capacità), difficoltà nella valutazione di funzione obiettivo del/dei decisori (limiti di obiettivo).

Quindi?

“The human being striving for rationality and restricted within the limits of his knowledge has developed some working procedures that partially overcome these difficulties. These procedures consist in assuming that he can isolate from the rest of the world a closed system containing a limited number of variables and a limited range of consequences.”

Razionalità Olimpica vs Procedurale

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Giudizi «di valore» e «di fatto»

giudizi di fatto: valutazioni empiriche verificabili (adeguatezza dei mezzi ai fini)

giudizi di valore: valutazioni etiche non verificabili o falsificabili (desiderabilità dei fini)

• Le organizzazioni semplificano la realizzazione delle decisioni restringendo i fini a cui l’attività è rivolta.

• Gli obiettivi forniscono i “giudizi di valore” che stanno alle base delle decisioni. I giudizi di valore (assunzioni sui fini desiderabili) sono combinati con I giudizi di fatto per realizzare le decisioni.

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Meccansmi di influenza

Nei capitoli VII-X di «Administrative Behavior» Simon analizza vari meccanismi attraverso cui l’organizzazione può influenzare le decisioni degli individui: I meccanismi di influenza: • Divisione del lavoro (limitazione dell’autonomia

decisionale) • Procedure (decisioni programmate, programmi d’azione

semi-indipendenti) • I Flussi di informazioni • Addestramento e indottrinamento (capacita’, conoscenze,

obiettivi interiorizzati) • Comunicazioni non autoritarie (persuasione e suggerimenti) • Autorità (consente il coordinamento all’interno

dell’organizzazione)

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Razionalità oggettiva vs limitata/procedurale

razionalità oggettiva (homo oeconomicus)

razionalità limitata

tutte le alternative di azione possibili sono note

la conoscenza delle alternative di azione è sempre incompleta

è possibile calcolare tutte le conseguenze di ciascuna azione

la conoscenza delle conseguenze delle azioni è frammentaria

le informazioni sono una free commodity

le informazioni sono costose

l’agente ha una precisa funzione di utilità delle sue scelte attuali e future

il decisore è unico

le preferenze non sono perfettamente ordinabili e il loro variare nel tempo non è prevedibile

i decisori sono più di uno

la decisione avviene in base a calcolo ottimizzante

la decisione avviene su base euristica e soddisfacente

la scelta è un processo sinottico la scelta è un processo sequenziale

Fonte: Isotta (2003)

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La teoria comportamentista di impresa Fasi dell’analisi comportamentista:

1. identificazione delle variabili chiave del processo decisionale (come si formano le richieste dei vari gruppi);

2. analisi del modo in cui le richieste (viste come ‘livelli di aspirazione’) vengono conciliate;

3. individuazione degli obiettivi (output, scorte, vendite, quota di mercato e profitto);

4. verifica della realizzazione degli obiettivi.

La sequenza conta. La prima alternativa soddisfacente (i.e. su cui c’è consenso) è accettata, anche se ve ne sono di migliori.

I comportamenti dell’impresa scaturiscono da un accordo-compromesso tra i gruppi o dal prevalere di uno di essi.

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Human Problem Solving & Intelligenza Artificiale

• La seconda parte dell’opera di Simon si concentra sullo studio dei comportamenti umani rivolti al problem-solving.

• Insieme a Allen Newell è un pioniere dell’Intelligenza Artificiale.

• Insieme a Cliff Shaw sviluppano la «Logic Theorist Machine» (1956) e il «General Problem Solver» (1959): primi programmi progettati per imitare la capacità di problem solving di un essere umano.

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Lo spazio del problema La Struttura Oggettiva di un problema può essere descritta come un insieme di stati:

• stato iniziale (come per esempio trovarsi all’ingresso di un labirinto);

• stato finale (trovarsi all’uscita del labirinto dopo averlo percorso).

Per affrontare un problema e procedere alla sua risoluzione, occorre applicare degli operatori (come “gira a destra” o “gira a sinistra” nel caso del labirinto), il risultato dell’applicazione di uno di questi operatori è il passaggio ad uno stadio successivo.

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Operatori Mentali

• Newell e Simon hanno ipotizzato che quando le persone risolvono un problema stanno esplorando nella loro mente vari “Stati di Conoscenza”: si parte da uno stato iniziale e si cerca attraverso uno spazio di stati alternativi finché si raggiunge lo stato finale di conoscenza.

• Gli spostamenti da uno stato di conoscenza al successivo sono ottenuti con l’applicazione di Operatori Mentali.

• Compito degli Operatori Mentali è codificare le mosse legali che possono venir eseguite e le restrizioni che impediscono una mossa in determinate condizioni.

• I processi descritti si verificano entro i limiti di uno specifico sistema cognitivo (limiti memoria, computazionali ecc.)

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Metodi euristici Le persone poste di fronte a problemi specifici utilizzano strategie di soluzione basate su metodi euristici.

• I metodi euristici implicano regole approssimate che non danno la garanzia di arrivare alla soluzione del problema, ma se hanno successo portano un risparmio di tempo e fatica.

• Uno dei metodi euristici più utilizzati è, secondo Newell e Simon, l’analisi mezzi-fini che consiste nel notare innanzitutto la differenza tra lo stato iniziale e l’obiettivo finale, in seguito occorre creare una sotto-meta per ridurre le differenze tra i due stati e selezionare un operatore che risolverà questa sotto-meta.

• L’esperienza passata permette spesso di individuare più facilmente le sotto-mete.

• Esempi di applicazione Metodi Euristici tramite il General Promblem Solver: Torre di Hanoi, Scacchi.

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2. L’approccio evolutivo all’impresa –introduzione

• Gli approcci evolutivi nascono con Darwin (1859), influenzato da Malthus (1798), da cui trae il meccanismo di selezione naturale: la lotta per la sopravvivenza.

• La teoria economica evolutiva è debitrice anche nei confronti di Veblen (1899), Schumpeter (1934,1954), Penrose(1952), Alchian (1950) e, per altri versi, di Hayek (1988).

• La nascita dell’approccio evolutivo coincide con la pubblicazione di Nelson e Winter (1982), An Evolutionary Theory of Economic Change.

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L’approccio evolutivo all’impresa - Introduzione

• Per gli evoluzionisti sul mercato si verificano tre processi chiave: a) selezione; b) variazione; c) riproduzione (ereditarietà).

• Per Darwin le specie trasferiscono alla progenie parte del proprio patrimonio genetico (ereditarietà).

• Il patrimonio genetico non si auto-replica completamente, lasciando spazio a variazioni. Tali variazioni danno luogo ad individui eterogenei: l’evoluzione procede per differenza.

• Nella lotta per la sopravvivenza vengono selezionate le specie con maggiore capacità di adattamento all’ambiente.

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L’influenza di Herbert Simon e le ricerche al Carnegie Tech

• L’impresa è come un organismo omeostatico

• Razionalità limitata (Bounded rationality)

• Comportamento Satisficing

• Routines, regole di comportamento guidate da razionalità procedurale

A metà anni ‘60 sono a Carnegie Tech, Richard Nelson e Sidney Winter. Si confrontano con Simon, Cyert e March. Dalla Behavioral Theory alla teoria evolutiva dell’impresa il passo è stato breve!

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Eterogeneità e selezione

• Sul mercato le imprese competono (in modo dinamico) per conquistare i consumatori. Il mercato distribuisce premi (profitti o conquista di quote) e punizioni (perdite o fallimenti).

• Il mercato è dunque un meccanismo di selezione delle imprese: plasma le opportunità ed i vincoli alla crescita, la profittabilità e la probabilità di sopravvivenza delle imprese

• L’efficienza dinamica (= capacità di innovare) è molto più importante dell’efficienza statica (allocativa).

• Un mercato in cui tutte le imprese sono uguali è inconcepibile dato che ogni impresa incorpora conoscenza specifiche ed è il risultato delle propria storia passata.

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Selezione, non ottimizzazione!

• N.B Il principio di selezione appena visto non implica che la “selezione” vada necessariamente “dal peggio al meglio”.

• Il “meglio” e il “peggio” sono nozioni contingenti agli specifici meccanismi di selezione, alla loro storia e alla distribuzione delle caratteristiche degli agenti (sia essi specie animali o diversi tipi di imprese) effettivamente presenti in un particolare periodo su una ecologia o su un mercato.

• Il processo competitivo evoluzionista non selezione per forza di cose «il migliore», «più efficiente», «più adatto». (vedi Dosi, 2004:http://www.lem.sssup.it/Italian/files/I2004-01.pdf)

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Riproduzione e variazione • Tramite il processo di selezione si decide quali imprese,

pratiche produttive, strutture organizzative, istituzioni ecc. sono destinate a sopravvivere e a trasmettere i propri geni.

• Variazioni del «codice genetico» possono intervenire sia durante la vita di un organismo (Lamark) che nella fase di riproduzione/trasmissione dei geni (Darwin).

• Nel mondo socio-economico le “mutazioni” sono rappresentate dagli innumerevoli cambiamenti ed innovazioni che le società contemporanee continuamente generano a livello:

1. tecnologico,

2. organizzativo

3. ed istituzionale.

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L’approccio evolutivo all’impresa: tecnologia

• Per i neoclassici la tecnologia è esogena e accessibile a tutte le imprese. La combinazione ottimale sarà dunque la stessa per tutti.

• Per evolutivi invece, l’incertezza tecnologica è incertezza fondamentale: non è possibile definire un sentiero tecnologico ottimo ex ante.

• Inoltre, la tecnologia attuale dipende in modo determinante dalle condizioni di partenza e dal suo sentiero di sviluppo passata: importanza del tempo storico-path dependency e non ergodicità.

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L’approccio evolutivo all’impresa: razionalità procedurale

• Le imprese non sono enti massimizzanti: reagiscono in risposta agli stimoli ambientali.

• I manager desiderano conseguire un livello di profitto soddisfacente (teoria comportamentista).

• Si tratta di un comportamento razionale, dati i limiti (interni ed esterni) all’attività d’impresa e l’incertezza tecnologica.

• Per Nelson e Winter quando il profitto è superiore alla soglia minima soddisfacente, il comportamento si limita all’adozione di routine stabili.

• Se il profitto scende al di sotto della soglia minima l’impresa inizia una fase di ricerca di nuove routine (di successo).

• Cosa si intende per profitto soddisfacente? Un profitto pari (almeno) a quello della concorrenza.

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Le routines (1)

• Ma cosa sono le routines? «We use this term to include characteristics of firms that range from well-specified technical routines for producing things, through procedures for hiring and firing, ordering new inventory, or stepping up production of items in high demand, to policies regarding investment, research and development (R&D), or advertising, and business strategies about product diversification and overseas investment.” (Nelson, Winter 1982, p.14)

• Esse sono il risultato cumulativo dell’apprendimento dell’impresa che deve sopravvivere in un ambiente in continuo cambiamento.

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Le routines (2) “In our evolutionary theory, these routines play the role that genes play in biological evolutionary theory. They are a persistent feature of the organism and determine its possible behavior (though actual behavior is determined also by the environment); they are heritable in the sense that tomorrow's organisms generated from today's (for example, by building a new plant) have many of the same characteristics, and they are selectable in the sense that organisms with certain routines may do better than others, and, if so, their relative importance in the population (industry) is augmented over time.” (Nelson, Winter 1982, p. 14)

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Le routines (2)

• Le routines sono dunque l’esito di un processo di evoluzione darwiniana con cui le imprese individuano le soluzioni più adatta a garantire la propria sopravvivenza.

• Le routines sono assimilate al patrimonio genetico che conserva il sapere accumulato nel passato e che apprende nuovi comportamenti quando le mutate condizioni ambientali (di mercato) lo impongono (simile ad evoluzionismo Lamark).

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Le routines (3)

«Undoubtedly, there is a great deal of business behavior that is not […] "routine“. […] For the purposes of economic theorizing, the key point is somewhat different. It is that most of what is regular and predictable about business behavior is plausibly subsumed under the heading "routine”. […] from the viewpoint of an external observer seeking to understand the dynamics of the larger system, the significant point about these phenomena is that they are hard to predict. Conversely, if they were not hard to predict, the observer would be inclined to interpret the tumult and the sense of crisis as some sort of organizational ritual-a part of the routine.” (Nelson, Winter 1982, p.14-15)

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Imprese: competenze, apprendimento, innovazione.

• Da Schumpeter e i classici: interpretazione dello sviluppo trainato dal progresso tecnico, nel quale tecnologie, forme organizzative e istituzioni co-evolvono.

• In tale analisi un ruolo centrale è occupato dalle imprese, sia per quanto riguarda gli investimenti necessari allo sviluppo di nuove tecnologie che nella loro applicazione pratica per la produzione dei beni e dei servizi.

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Imprese e processo evolutivo (1)

• Differenti imprese incorporano distinte capacità nella soluzione di problemi

• Tali capacità evolvono nel tempo e sono parzialmente imitate da altre imprese.

• Ciononostante imprese rimangono “portatrici” di specifici insiemi di conoscenze e routines (≈tratti genetici)

• Le imprese competono tra loro sia nel mercato di prodotti che nel mercato finanziario.

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Imprese e processo evolutivo (2)

Le risultanti dinamiche nei profitti, nelle quote di mercato e nelle probabilità di sopravvivenza a loro volta… 1. trainano la diffusione (o la contrazione) nel sistema

economico di particolari tipi di conoscenza, tecniche di produzione e comportamenti. (processo di selezione)

2. influenzano l’allocazione di risorse tra le imprese stesse e pertanto la loro capacità futura di investire e fare ricerca.

Pertanto 2 processi evolutivi che interagiscono: 1. il primo riguarda l’evoluzione delle tecnologie 2. il secondo l’evoluzione delle le imprese.

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Evolutivi ed istituzionalisti

Analisi evoluzionista è complementare ad analisi istituzionalista:

• Alcune istituzioni influenzano direttamente le direzioni ed i tassi di apprendimento scientifico e tecnologico (es. università, laboratori pubblici di ricerca).

• Altre governano l’interazione tra gli agenti economici ed il funzionamento dei mercati (es. mercato del lavoro, finanziario) ed anche i criteri in base ai quali comportamenti, tecnologie ed imprese vengono “selezionati” (es. credito bancario).

• Più in generale assetti istituzionali plasmano variabili quali la distribuzione del reddito, i patterns di consumo e più in generale i comportamenti degli agenti economici

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Apprendimento, conoscenza e competenze.

• Che cosa si intende per apprendimento (nello studio della impresa)? È l’acquisizione di conoscenze in vista di uno scopo.

• Non si tratta di semplice assimilazione di informazioni, ma di un comportamento motivato e orientato.

• Mentre le informazioni sono un insieme neutro di dati (non dipendenti da chi le possiede) la conoscenza è un insieme di informazioni associate ad uno scopo attraverso un processo di interpretazione individuale.

• Per i neoclassici (es. modelli di Arrow a Romer) invece conoscenza è set di info sempre applicabili istantaneamente al processo produttivo, riutilizzabili e replicabili)

• La creazione di conoscenza organizzativa è il risultato della interazione degli individui.

• Da una parte l’apprendimento viene conservato nella struttura genetica (organizzazione dell’impresa); dall’altra tali strutture vengono selezionate dalle condizioni ambientali.

• Innovazione: cumulative/path-dependent e firm-specific

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I tre motori dell’innovazione: conoscenza, apprendimento e competenze

• Conoscenza: – Diversa dall’informazione – E’ comprensione,

elaborazione ed assimilazione dell’informazione

– Può essere codificata, tacita, contestuale, firm-specific

• Apprendimento:

– Assimilazione della conoscenza

– Trasformazione della conoscenza in nuovi modelli di pensiero e in nuovi comportamenti…

– …che generano nuove rappresentazioni dell’ambiente, cambiamento agito, innovazione

• Competenze:

– Effetto dell’apprendimento

– Capacità di mobilitare saperi per innovare

– Condizione per il coordinamento delle interazioni cognitive

– Condizione per l’apprendimento

(fonte: Callegari F.)

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Neclassici vs Evolutivi

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Modelli evolutivi: elementi caratterizzanti (1)

• Bounded rationality - Razionalità procedurale o Le regole e le procedure evolvono

• Agenti eterogenei • Meccanismi base dell’evoluzione o Preservazione e trasmissione di regole o Creazione di nuove regole o Selezione fra regole differenti o Individuazione di diverse popolazioni di agenti

• Il processo evolutivo o Se domina la varietà, il risultato è il “chaos” o Se domina la selezione, il risultato può essere la “stasi” o Può emergere co-evoluzione e auto-organizzazione

• History friendly

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Modelli evolutivi: elementi caratterizzanti (2)

• Dinamica: Oggetto principale dell’analisi di questi modelli è la dinamica dei sistemi economici, non tanto i punti di equilibrio. Per questo motivo tali modelli sono costituiti da sistemi di equazioni alle differenze.

• Incertezza: Dato il ruolo cruciale dell’incertezza, all’interno di questi modelli compariranno componenti stocastiche.

• Non linearità: Per tenere conto dei vari effetti di feedback e di interazione, le equazioni alle differenze saranno spesso non lineari.

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Competizione Schumpeteriana

«But in the capitalist reality as distinguished from its textbook picture, it is not that kind of [price] competition which counts, but the competition from the new commoditiy, the new technology …This kind of competition is as much more effective than the other as bombardment is in comparison with forcing a door» (Schumpeter , 1950) • Analisi del cambiamento tecnologico a livello di

organizzazione e settore in contesti in cui la performance innovativa è la variabile chiave per comepetere.

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Competizione Schumpeteriana

• R&D efforts successo+ profittabilità+crescita impresa +spesa in R&D+ probabilità successo …

• Possibilità imitazione

• Come evolve la struttura del settore? Quali imprese sopravvivono?

• La risposta a queste domande dipende in modo cruciale dalle caratteristiche del regime tecnologico in auge nel settore considerato: science based vs cumulative.

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Competizione Schumpeteriana

• Nel primo caso il successo di oggi in R&D non implica successo futuro, nel secondo invece le possibilità di avanzamento tecnologico oggi dipendono da cosa ha ottenuto l’impresa ieri.

• Maggiore concentrazione nel caso cumulative. Imprese piccole difficilmente possono recuperare.

• Affinità con «Industry life cycle theory» (Abernathy, Utterback 1975): Klepper, Nelson, Mowery recentemente mostrato che si può applicare a numerosi settori.

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Industry life cycle • Quanto tecnologia è nuova, c’è incertezza sia su come

potrà essere migliorata che su ciò che consumatori vogliono effettivamente

• Differenti sentieri: ognuno piazza scommessa. Alcuni entrano, altri falliscono ed escono

• Col tempo si afferma un sentiero +efficiente e un «dominant design»: chi è su altri sentieri espulso.

• Ci si può così concentrare su innovazioni processo: imprese diventano più competenti+barriere ad ingresso

• Si riduce numero di entranti mentre uscite continuano per un po’ maggior concentrazione: poche grandi imprese