La lettura 20140316

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Anno 4 - N. 11 (#121) Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano - Supplemento culturale del Corriere della Sera del 16 marzo 2014, non può essere distribuito separatamente Bernardo Siciliano per il Corriere della Sera La pittura per me è prima di tutto disegno. La Luce nasce come forma da costruire per poi diventare colore #121 Domenica 16 marzo 2014

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I libri della settimana del Corriere della sera. http://ul.to/bksnyp7y

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Bernardo Sicilianoper il Corriere della Sera

La pittura per meè prima di tutto disegno.

La Luce nasce comeforma da costruire

per poi diventare colore

#121Domenica

16 marzo 2014

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2 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

Sommario

corriere.it/laletturaL'inserto continua online

con il «Club della Lettura»:una community esclusiva

per condividere idee e opinioni

SSSIl dibattito delle idee

Tempi moderni Il vecchio curriculum rischia di finire in pensione. Nuove minacce per la privacy

Il lavoroè un affare

di cuoreCosì le aziende cercano personale

ricorrendo a Big Data e videogiochi(e all’algoritmo che trova il partner)dal nostro inviato a New York MASSIMO GAGGI

P er la sua nuova avventura giornalistica allarete Espn, il genio dei numeri Nate Silver,l’analista divenuto famoso per aver previstocon accuratezza la rielezione di Obama ap-plicando il suo metodo statistico ai son-daggi d’opinione, sta reclutando decine dipersone che devono avere dimestichezza

con il lavoro redazionale, ma anche con la scrittura deicodici di programmazione informatica. La loro selezio-ne non passa attraverso l’esame dei tradizionali curricu-la. Quanto i candidati hanno fatto fino a oggi a Silver in-teressa relativamente: lui sceglie soprattutto chi gli sem-bra più flessibile, più aperto al cambiamento.

Silver ha lasciato nell’estate scorsa il «New York Ti-mes», che aveva accolto lui e il suo blog «FiveThirtyEi-ght», ma nel quale Nate non si sentiva libero di sviluppa-re pienamente l’impresa e il suo team. Oggi riorganizzala sua attività nell’ambito di un gruppo editoriale, Espn,celebre soprattutto per le sue reti televisive sportive, mache sta cercando di espandersi in tutte le direzioni. E in-fatti il team di Silver produrrà contenuti sportivi — nu-meri e statistiche sono pane quotidiano per ogni tifosoche si rispetti, che si tratti di basket, baseball o altro —ma anche politici, scientifici ed economici. Per questoSilver ha ottenuto da Espn piena autonomia non solooperativa, ma anche logistica: mentre il quartier genera-le del gruppo editoriale è in Connecticut, «FiveThirtyEi-ght» ha fissato la sua sede a Manhattan, dove da temposi allenano i primi membri del nuovo team: gente che ar-riva dal «Wall Street Journal», dall’agenzia «Reuters»,dal «Tampa Bay Times», un quotidiano della Florida, maanche dalla Federal Reserve Bank di Atlanta.

Nate nelle scorse settimane ha dedicato gran parte deltempo alla scelta dei professionisti da assumere per il si-to, che esordisce su Espn in questi giorni. Fissato con inumeri, ha inquadrato tutti i candidati in un grafico i cuiassi misurano, da un lato varie gradazioni dei metodi dilavoro (dagli approcci più intuitivi a quelli più rigorosa-

mente empirici, fattuali e misurabili) e dall’altro la ten-denza a essere più qualitativi o più quantitativi nel pro-prio rendimento professionale. Messi tutti i candidatinel grafico, Nate ha scelto quelli che si collocano nel quadrante dei più empirici e dei più quantitativi. Nellasua personalissima trasposizione grafica del mondo deiprofessionisti dell’informazione, il quadrante degli em-pirici rigorosi e qualitativi appartiene a gruppi editorialiinnovativi come «Vox Media» e a personaggi sofisticaticome Ezra Klein: una firma di punta del «WashingtonPost» che, come Silver, ha appena lasciato il giornale persviluppare il suo «Wonkblog» in un altro ecosistema editoriale (quello di «Vox», appunto). Nate ha collocato,poi, i columnist tradizionali, i classici editorialisti dellastampa Usa, nel quadrante dei qualitativi intuitivi (mol-ta qualità nella scrittura ma, secondo lui, poco rigore nell’analisi) mentre l’ultimo quarto del suo grafico — al-ta produttività e scrittura molto personale, non basatasu una considerazione rigorosa dei fatti — è stato riser-vato alla stampa sportiva.

Quello di Nate Silver che usa i grafici per assumere èancora un caso abbastanza raro, certo. Ma le tecniche direclutamento del personale negli Stati Uniti stannocambiando rapidamente. I «cv», i curricula presentatidai candidati, contano sempre meno, mentre cresce ilnumero delle aziende che scelgono, se non sulla base dinumeri statistici e grafici, consultando comunque unampio ventaglio di dati: l’enorme patrimonio di infor-mazioni provenienti dai Big Data, che spesso rivela ca-ratteristiche nascoste dei candidati, dalla creatività allaloro volubilità. Le aziende, ormai, non si accontentanosolo di sapere se una persona valutata per l’assunzioneha determinate capacità professionali. Vogliono anchecapire quali sono il suo temperamento e le sue aspira-zioni: se si sentirà parte dell’azienda o se andrà via allaprima offerta allettante. O se, davanti a una trasforma-zione dell’attività produttiva, accetterà di mettersi ingioco a tutto campo. Così le piattaforme che un temposervivano soprattutto per selezionare, per scremare il gran numero di curricula che arrivavano a un’azienda, sitrasformano in qualcosa di molto più complesso: siste-mi capaci di esplorare le storie dei candidati attraverso imeandri dei social network (come nei classici casi degli«investigatori digitali» al servizio di chi assume che sco-prono foto «compromettenti» dei candidati da lorostessi postate su Facebook anni fa) e scavando nelle mi-niere di Big Data.

Il personaggioNate Silver (foto) è nato a

East Lansing, Michigan, nel1978. Statistico, si è formatoin economia all’università di

Chicago e alla London Schoolof Economics. È direttore del

blog «FiveThirtyEight» chedebutta domani, lunedì 17,

su Espn. Suo il libro Il segnalee il rumore. Arte e scienza della

previsione (traduzione diManfredi Giffone, Fandango,

pp. 670, € 24,50)I Big Data

Con l’espressione si indicanotecniche avanzate di machine

learning (apprendimentoautomatico) per estrarre,

analizzare, e processareenormi quantità di dati

i

SSSHa cominciato Nate Silver, l’analista che ha lasciato il «New York Times» per mettersi al servizio della tv Espn: seleziona lo staff costruendo un grafico che incrocia attitudini e competenze e punta a chi è più «empirico» e «quantitativo»

5 Il dibattito delle ideeLe elezioni fanno malealla democraziadi STEFANO MONTEFIORI

Orizzonti6 L’intervista

Vikram Chandranarra(programma)toredi SERENA DANNA

7 Studi Comportamento e mente:la disonestà aguzza l’ingegnodi FEDERICA COLONNA

9 Visual DataDo you speak English? E la tua economia voladi MARIA SEPA

Caratteri

10 Speciale Bologna Children’s Book FairChi trova un libro(ri)trova un tesorodi CRISTINA TAGLIETTI

11 Il Corsaro Neropiù Hunger Games:gli adolescenti non sonoquello che crediamodi FRANCESCO GUNGUI

12 Tutte le guerre dei cattivi ragazzidi SEVERINO COLOMBO

13 Gli amori difficili delle brave ragazzedi ROBERTA SCORRANESE

14 Classifiche dei libriLa pagelladi ANTONIO D’ORRICO

Sguardi16 Arte e disagio mentale

I fantasmi di Ugolina (e degli altri)di FRANCESCA RONCHIN

17 L’esperimentoTrompe-l’oeil in Psichiatria:sole e cielo spuntano sui muridi FULVIO BUFI

18 Le mostreIl talamo di Alfred e Giselaera colore. E poesiadi SEBASTIANO GRASSO

19 Al Museo del PradoGiganti e titani: le Furie che si presero l’Europadi GIOVANNA POLETTI

Percorsi20 Scritture

La scalogna è un’artee Malamud il suo maestrodi ALESSANDRO PIPERNO

22 ControcopertinaI mosaici di Cefalù: il re delle tessere è normannodi CARLO VULPIO

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I dipartimenti risorse umane delle grandi società stu-diano la nuova scienza della forza-lavoro e, per sceglierei candidati più promettenti, ricorrono a strumenti di tut-ti i tipi: dai videogame, usati soprattutto dalle aziende che vogliono ringiovanire il loro personale, a siti utiliz-zati fino a ieri solo per organizzare incontri sentimenta-li. BeautifulPeople.com ha già affiancato da più di un an-no alla sua attività principale, il dating, un sito specializ-zato in reclutamento del personale. E anche eHarmony,forse la più celebre tra le società che cercano partner peri «cuori solitari», da quasi un anno sta rielaborando ilproprio algoritmo per cercare di fare incontrare un da-tore di lavoro e un lavoratore, anziché due cuori.

Le società di dating erano da tempo alla ricerca dinuovi campi d’attività perché il loro modello di businessha una debolezza di fondo: ogni cliente ben servito è un

cliente perduto. Chi trova il partner giusto grazie al sitodi dating, smette di esserne un utente. Ma eHarmony ele altre rappresentano solo uno spicchio di questa rivo-luzione delle tecniche di selezione del personale. Un’at-tività alimentata, come detto, da una sua scienza (o pre-sunta tale) e che ormai viaggia sulle ali di grosse societàspecializzate come Kenexa, acquistata l’anno scorso da

Ibm per 1,3 miliardi di dollari: un’azienda specializzatain screening, reclutamento e formazione professionale,capace di analizzare in un anno 40 milioni di candidati.O come Evolv, una start up di San Francisco che usacomplessi algoritmi con i quali offre alle aziende che lorichiedono lavoratori specializzati da impiegare anche per periodi brevissimi. Un’altra start up californiana,Knack, utilizza, invece, i videogiochi soprattutto per mi-surare le capacità cognitive, l’emotività e le doti di me-moria dei candidati.

Il ricorso al gaming serve a valutare certe caratteristi-che dei candidati — prontezza di risposta, reazione a si-tuazioni impreviste — ma anche ad avvicinare persone emondi lontani dal proprio universo aziendale. Con il gioco My Marriott Hotel, ad esempio, la celebre multi-nazionale americana degli alberghi ha avvicinato unaplatea di persone di 120 Paesi del mondo che, impegnatia gestire al meglio la cucina del ristorante virtuale del-l’albergo, un domani potranno diventare indifferente-mente suoi clienti o candidati all’assunzione. Nel casodella grande società di consulenza aziendale DeloitteTouche, invece, il gioco che si risolve in una specie diviaggio virtuale attraverso le sedi cinesi della compagnia(gli uffici di Pechino, Shanghai e Hong Kong) serve so-prattutto a far conoscere la compagnia ai possibili nuovidipendenti. E infatti 50 mila utenti del viaggio virtualesono poi entrati nella sezione del sito della Deloitte ri-servato alle carriere.

Tecniche raffinate e a volte anche subdole perché chiha bisogno di personale spesso non si limita ad attinge-re al serbatoio di chi si offre sul mercato del lavoro. Allericerca di talenti, molte aziende cercano soprattutto diattirare quelli che già lavorano per la concorrenza. E quile tecniche sono le più diverse. Da quelle rozze — il gros-so camion con su scritto a caratteri cubitali «assumiamogente in gamba, stipendi allettanti», parcheggiato da-vanti ai cancelli dell’azienda rivale — agli «agenti segre-ti» sguinzagliati nelle feste degli ex-alunni delle univer-sità più prestigiose o nei corridoi delle fiere del lavoro. Avolte l’indagine degli uffici di reclutamento assume levesti di un innocuo torneo. Dietro il quale non c’è neces-sariamente un datore di lavoro privato: già dieci anni fail Pentagono, bisognoso di veicoli guidati a distanza (al-lora non ne aveva nessuno), selezionò gli ingegneri daassumere con un grand challenge, una gara sponsoriz-zata dal ministero della Difesa tra team che dovevano sfi-darsi su un percorso di 250 miglia schierando robot to-talmente autonomi, capaci di muoversi grazie a un siste-ma computerizzato basato su mappe digitali.

Insomma, in futuro il curriculum, se sopravviverà,avrà il valore di un biglietto da visita o poco più, mentrele tecniche di reclutamento basate su Big Data verrannodeclinate nei modi più fantasiosi: negli Usa c’è anche chi, convinto che la vita sia tutta un liceo, va a cercare ivoti ottenuti dai candidati nei Sat, i test scolastici federa-li ai quali quasi tutti gli studenti americani si sottopon-gono negli anni della high school. Fantasia illimitatache, però, almeno un problema di limiti lo pone: quelloetico dei confini sempre più labili delle tecniche di inda-gine accettabili. Metodi di ricerca che troppo spesso,sotto la pressione delle aziende o per la rapida evoluzio-ne delle tecnologie, si trasformano in vere e proprie tec-niche di sorveglianza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SSSI siti di incontri hanno rivolto altrove le loro tecniche perché il modello di business ha una debolezza intrinseca: il cliente soddisfatto è un cliente perso. Così scommettono sulle società che corteggiano uomini della concorrenza e nuovi talenti

FOTOGRAFIEDI ULIANO LUCAS

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4 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

sabato 22 - giovedì 27marzo 2014BolognaFiere - Padiglione 33Ingresso Sud Morosabato - mercoledì 9.30 - 18.30 / giovedì 9.30 - 16.00

INGRESSO GRATUITO PER BAMBINI,RAGAZZI E STUDENTI UNIVERSITARI - ADULTI € 5

Una grandissima libreriainternazionale per ragazzi200 incontri con autori e illustratori, laboratori di cucina,astronomia, natura, musica, poesia, sport...900 illustrazioni da tutto il mondomigliaia di titoli con tutte le novità dell’editoria internazionaleprogramma a cura di BolognaFierein collaborazione con Giannino Stoppani Cooperativa Culturale

in collaborazione con con il Patrocinio di

Dall’intenso programma della settimana

ANTICIPAZIONISABATO 22 MARZO10.15 Naso rosso. Spettacolo teatrale di e con Maria Ellero10.30 La letteratura dall’alfabeto. Convegno inauguraleIntervengono Duccio Campagnoli - Presidente di BolognaFiere, Virgilio Merola - Sindaco di Bologna -Massimo Mezzetti - Assessore alla cultura Regione Emilia Romagna, Alfieri Lorenzon - Direttore AIE Associazioneitaliana editori, Flavia Cristiano - Direttore del Centro per il Libro, Mario Ambel - studioso di didattica, NicolaCinquetti, Luisa Mattia, Angela Nanetti - tre autori che dalla cattedra sono approdati alla scrittura

10.30 Piccola guerra lampo per radere al suolo la Sicilia. Severino Colombo presenta Giuseppe Rizzo12.00 Ilaria Alpi, la ragazza che voleva raccontare l’inferno.Incontro con Gigliola Alvisi. Presenta Luciana Cavina16.00 La letteratura incontra l’Arte. Un felice esempio brasiliano: Il mio amico Vincent.In collaborazione con Arte Fiera17.00 C’era una volta una Band: The Beatles

DOMENICA 23 MARZOGiornata della cultura ebraica per ragazzi

11.00 Children’s Story. I disegni dei bambini dal ghetto di TerezinVisita alla mostra con Ada Treves11.45 Bruno il ragazzo che imparò a volare. Incontro con Nadia Terranova12.00 Mejn Alef Beif. Incontro con Urszula Lausinska e Anna Makòvka Kwapisiewicz15.00 Una stella tranquilla. Incontro con Pietro Scarnera

12.00 I cinquant’anni di Mafalda. Con Vanna Vinci e Concita De Gregorio15.00 L’Atleta si racconta. Incontro con il rugbista Giovanbattista Venditti16.00 I cinque malfatti. Concita De Gregorio incontra Beatrice Alemagna16.30 La tecnologia a piccoli passi. Le app per i più piccoli

LUNEDÌ 24 MARZO9.30 A is for Alphabet, T is for Toys. Laboratorio con Tom Schamp10.30 L’arte di illustrare. Incontro con Roberto Innocenti11.00 Un paese per giovani lettori. ConvegnoIntervengono Duccio Campagnoli – Presidente di BolognaFiere, Gian Arturo Ferrari - Presidente del Centro per ilLibro, Marco Polillo - Presidente dell’Associazione Italiana Editori, Marta Suplicy - Ministro della Cultura del Brasile,Paese ospite della Fiera del Libro per Ragazzi.

11.45 Il romanzo storico. Con Teresa Buongiorno, Anna Lavatelli, Daniela Morelli,Anna Vivarelli14.00 The shop around the corner. Il libraio specializzato per ragazzi16.00 Cibo Scuola e Cultura. A piccoli passi verso il futuro del pianeta

MARTEDÌ 25 MARZO9.30 Raccontare e insegnare il cielo e le stelle. Convegno10.00 La permanenza del classico nell’editoria per ragazzi. Dalla mitologia reinterpretata daLaura Orvieto a Ulisse rivisitato dagli scrittori contemporanei. Incontro con Valentina Garulli13.15 La sorpresa dei libri. Letture per scoprire il libro coi buchi. Con Roberto Piumini14.30 Oggetti smarriti e mangiatori di libri. Incontro con Oliver Jeffers16.00 Dialogo intorno ai libri. Beatrice Masini intervista Bianca Pitzorno

MERCOLEDÌ 26 MARZO9.30 Konrad Lorenz. Incontro con Luca Novelli10.30 O mae’. Storia di judo e di camorra. Incontro con Luigi Garlando15.00 Fili d’erba. Il fragile equilibrio fra uomo e natura. Incontro con Nicola Davies15.00 Un autore classico contemporaneo. Incontro con David Almond.Presenta Benedetta Marietti.17.30 La scienza per i ragazzi, tra fantasia e realtà. Con Alessandro Cecchi Paone e Licia Troisi

GIOVEDÌ 27 MARZO10.00 Disastri. Incontro con Paolo Nori10.00 Altre storie a testa in giù. Incontro con Bernard Friot11.15 Mandami tanta vita. Incontro con Paolo di Paolo14.30 Henri è Matisse e io… chi sono?. Incontro con Eva Montanari

Un evento di 24/27marzo 2014 non perdere le promozioni speciali per raggiungere Bologna

con le Frecce Trenitalia

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DOMENICA 16 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 5

vece vanta i successi della tecnocrazia, evi-denti in Cina per esempio, secondo unoschema opposto rispetto ai populisti: inve-ce di privilegiare la legittimità, i tecnocratipuntano all’efficenza. Oppure, ci sono quel-li che incolpano la democrazia rappresen-tativa, come fanno i movimenti come We are the 99% e gli Occupiers americani o gliIndignados. Io invece me la prendo con leelezioni, o meglio con la pigrizia di ridurretutto al voto. Le elezioni sono il combustibi-le fossile della politica: un tempo erano ingrado di stimolare la democrazia, ma oraprovocano problemi giganteschi. Questonon significa che abbia visto con favore lanomina in Italia, da Mario Monti in poi, dipresidenti del Consiglio non eletti».

In Italia il Movimento Cinque Stelleparla molto di nuove forme di democra-zia grazie alla rete, lei che cosa ne pensa?

«Sono d’accordo sul fatto che la nostrademocrazia ottocentesca non sia più adattaai tempi, ma non condivido le soluzioni cheloro propongono».

Qual è allora il suo rimedio?«Seguo con interesse alcuni esperimenti

di estrazione a sorte, che negli ultimi annisono stati condotti un po’ ovunque nelmondo, dalla provincia canadese della Bri-

tish Columbia all’Islanda al Texas a, più re-centemente, l’Irlanda. Qui si è appena con-clusa la Convenzione costituzionale, che havisto collaborare per un anno 66 cittadini tirati a sorte con 33 eletti. Quest’assembleainedita è riuscita ad avviare senza scossonila riforma di 8 articoli della Costituzione ir-landese, affrontando anche la questionedel matrimonio omosessuale che in Fran-cia ha provocato forti tensioni».

Pensa che introdurre il criterio del-l’estrazione a sorte potrebbe funzionarenon solo in piccoli Paesi, ma anche in grandi nazioni come Francia o Italia?

«Sarebbe importante almeno accettare ilprincipio, e poi introdurlo gradualmente nelle assemblee locali, affiancandolo aglistrumenti classici di democrazia elettiva».

Quale competenza potrebbero averepersone chiamate a deliberare per estra-zione a sorte?

«E perché, quale competenza hanno og-gi la maggior parte dei deputati nei nostriParlamenti? I migliori di loro usano la legit-timità offerta dallo status di eletti per chie-dere informazioni e consigli agli esperti, einfine decidere a ragion veduta. Niente chenon potrebbe fare una persona tirata a sor-te. Con il vantaggio fondamentale che i cit-tadini tirati a sorte sarebbero forse più in-clini a dare priorità al bene comune, e nonalla propria rielezione».

Quali altri studiosi si interessano aquesti temi?

«Oltre a Habermas, vorrei citare l’ameri-cano James Fishkin e i francesi Bernard Ma-nin e Yves Sintomer. È il momento di pen-sare a una democrazia deliberativa e nonpiù solo elettiva. Quando John Stuart Millproponeva il voto alle donne, a metà del-l’Ottocento, lo prendevano per pazzo. Lenovità non ci devono spaventare».

@Stef_Montefiori© RIPRODUZIONE RISERVATA

L a sfida delle donne tra la socialistaAnne Hidalgo e Nathalie Kosciu-sko-Morizet (centrodestra) per di-ventare sindaco di Parigi è il mo-mento mediaticamente più appas-

sionante; poi c’è il valore di test nazionale,per vedere se la sinistra del presidenteFrançois Hollande riesce a risalire in popo-larità. L’opposizione dell’Ump, dilaniatadalle lotte interne, potrà finalmente contar-si, e tutti attendono al varco il Front natio-nal: quanti comuni alla fine saranno gover-nati dagli uomini e dalle donne di MarineLe Pen?

Domenica prossima, 23 marzo, in Fran-cia si tiene il primo turno delle elezioni mu-nicipali (il ballottaggio sette giorni dopo), egià ci si prepara alle Europee di maggio. Ifrancesi sono chiamati alle urne e di questotrattano talk show, comizi, dibattiti e ap-pelli. Ma i sempre più evocati e corteggiatielettori, alla fine, a votare non vanno. Dueanni fa, al secondo turno delle legislativefrancesi, i non votanti furono il 43,71% , unrecord (e pure in Italia, alle ultime politi-che, l’astensione ha raggiunto il 24,8% allaCamera e il 24,9% al Senato, ossia il massi-mo storico dalla nascita della Repubblica).

In questi giorni pre-consultazione lepubblicità-progresso a Parigi mettono lemani avanti: accanto alla foto di una schedaelettorale si legge la gigantesca frase «armadi democrazia di massa». Sarà vero? E se loè, perché è diventato necessario ricordarloa cittadini sempre più riluttanti?

«Che cosa è andato storto con la demo-crazia», si chiede l’«Economist» in coperti-na, e lo storico belga David Van Reybrouckoffre la sua risposta: le elezioni. O meglio laloro sopravvalutazione, il considerarle unasorta di sinonimo della democrazia. So-stanzialmente l’unico modo attraverso ilquale la democrazia può essere esercitata.

«Contro le elezioni» è il suo nuovo sag-gio. Il titolo ha il merito di attirare l’atten-zione, ma forse le conviene chiarire se leiè per caso un sostenitore delle dittature.

«No non lo sono affatto, ovviamente, an-zi mi considero un fervente democratico.Ma siamo tutti diventati dei fondamentali-sti delle elezioni e abbiamo perso di vista lademocrazia. L’abbiamo visto anche con leprimavere arabe: la rivolta dell’Egitto haportato con sé elezioni, ma non una demo-crazia accettabile».

Sono in crisi anche le democrazie piùantiche, quelle occidentali.

«Siamo alle prese con la democrazia dacirca 3 mila anni, ma lo strumento delle ele-zioni lo usiamo da soli 250. Le elezioni sonostate inventate, dopo le rivoluzioni ameri-cana e francese, non certo per fare avanzarela democrazia, ma semmai per arrestare econtrollare i suoi progressi. Il voto ha per-messo di sostituire a un’aristocrazia eredi-taria una nuova aristocrazia elettiva».

Non starà mica rievocando le critichesovietiche alla «falsa democrazia bor-

Un volume antologico di testi antichi, curato da Patrick Voisin, dal titolo Ecolo (Les Belles Lettres, pp. 312, e 14,50), svela i problemi ecologici di greci e romani. Ecco Lucrezio che racconta le deforestazioni causate dagli incendi o la

speculazione immobiliare narrata da Plinio il Vecchio e da Seneca il Retore; ecco i disastri delle inondazioni considerati meno dannosi dei rimedida Tacito, o le esalazioni che uccidono (zolfo, bitume ecc.) di cui parla ancora Lucrezio.

{Il dibattito delle ideeVa pensiero

di Armando Torno

mio libro precedente Congo (in Italia lopubblicherà Feltrinelli, ndr) racconto la co-lonizzazione belga in Africa e poi i sacrificiimmensi di tanti che hanno perso la vitaper ottenere libere elezioni. Vedere comequesto strumento venga sempre di piùsnobbato in Occidente deve far riflettere eha poco senso gettare tutta la responsabili-tà su milioni di cittadini che legittimamen-te non credono più a quest’organizzazionedella società e della politica».

Lei nel suo libro parla di «sindrome distanchezza democratica», individuando quattro diagnosi possibili: colpa dei poli-tici, della democrazia, della democraziarappresentativa o della democrazia rap-presentativa elettiva.

«A dare la colpa ai politici sono i populi-sti. Da Silvio Berlusconi a Geert Wilders eMarine Le Pen ai nuovi arrivati Nigel Farageo Beppe Grillo. Chi critica la democrazia in-

Da molla del progresso a perpetuazione di élite? In un saggio e in quest’intervista lo storico belga David Van Reybrouck esprime delusione per il voto. «I rappresentanti vanno scelti in altro modo»

Il voto fa male alla democrazia. Sorteggiamo

Politica

dal nostro corrispondente a Parigi STEFANO MONTEFIORI

A lungo sepolta come una Pompei sotto le ceneri (cosìlo storico della psichiatria Henri F. Ellenberger),l’opera di Pierre Janet è oggi rivalutata, soprattutto

grazie alle neuroscienze, per molte sequenze pionieristiche, dagli studi sul trauma e i disturbi dissociativi all’attenzione, in ottica darwiniana, alle dinamiche inconsce (sia operative che affettivo-emotive). In uno scritto uscito esattamente un secolo fa (ora pubblicato da Bollati Boringhieri con il titolo La psicoanalisi, traduzione di Cristina Spinoglio, con un saggio notevole di Maurilio

Orbecchi, pagine 168, e 13), Janet non solo rivendicava la paternità di certe idee freudiane, ma — pur riconoscendone i preziosi contributi — denunciava i rischi della nascente disciplina: la commistione indebita di medicina e metafisica, il linguaggio «vago e metaforico» carico di «simbolismi rocamboleschi», la chiusura in un settarismo da Christian Science con tanto di scomuniche. Non a caso, Janet è stato dal principio (e per certi versi è ancora) in cima alla lista di proscrizione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Freud (critico) prima di Freud si chiama JanetNeuroscienze Cent’anni fa il testo base di un precursore ancora ostracizzato

ghese» in favore del-la vera democrazia,quella proletaria?

«No, per niente,anche se da qualcheanno mi arr ivanoogni genere di accu-

se, da destra e da sinistra. Questo libro na-sce dopo l’esperienza del movimento G1000che ho contribuito a fondare in Belgio nel2011-2012, unendo fiamminghi e valloni allaricerca di una migliore organizzazione del-la democrazia nel nostro Paese. Non sonoun bolscevico. Semplicemente prendo attoche le elezioni hanno portato a vere iniezio-ni di democrazia fintanto che si allargava ilsuffragio, esteso a tutti gli uomini e poi atutte le donne. Da decenni ormai il percor-so si è di fatto invertito e, soprattutto in Oc-cidente, i cittadini sono stanchi di una par-tecipazione fondata quasi solo sul voto. Nel

L’autoreLo storico della cultura,

archeologo e scrittorefiammingo David Van

Reybrouck (nella foto) ènato a Bruges in Belgio nel

1971, ed è autore di poesia,prosa, teatro e saggistica.

Alcuni dei suoi antenati e ilpadre ingegnere hanno

lavorato in AfricaI libri

Il suo saggio più recenteè apparso in francese

il mese scorso con il titoloContre les élections (Babel).

Tra le sue opere,tutte scritte in lingua

neerlandese,De Plaag («La peste») eCongo. Een geschiedenis(«Congo. Una storia»).

Quest’ultimo verràpubblicato in Italia daFeltrinelli entro l’anno

i

di SANDRO MODEO

Steve Lamber (Los Angeles, 1976), Capitalism Works For Me, 2011, alluminio e parti elettriche (Ethan Cohen)

Lo psichiatra francese Pierre Janet (1859-1947)

L’ecologia degli antichi

Attenti al «secchiazionista»

Gianpasquale Santomassimo, sul «manifesto» del 5 marzo, ha coniato il bizzarro termine «secchiazionismo», ibrido tra il dirigente del Pci Pietro Secchia e il Partito d’Azione, per designare una presunta «confluenza» capace anche di «ammiccamenti alla lotta armata». Sarà, ma il migliore amico ex azionista di Secchia era Leo Valiani. Un tipo non proprio tenero e ammiccante verso il terrorismo rosso.

Antonio Carioti

SSS Tiromancino

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6 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

OrizzontiNuovi linguaggi, scienze, religioni, filosofie

L’intervista Lo scrittore indo-americano racconta il suo debito estetico ed esistenziale nei confronti dell’informatica. E avverte: non temete la tecnologia

NarraprogrammatoreCreare per un computerè come costruire romanziChe però vivono d’ambiguitàdi SERENA DANNA

Vikram Chandra

A desso è chiaro perché queigiovani programmatori infor-matici tra i protagonisti diAmore e nostalgia a Bombaysono così realistici. Vikram

Chandra, 52 anni, uno dei più importantiesponenti della letteratura indiana in lin-gua inglese, il programmatore l’ha fattodavvero. E conosce talmente bene l’uni-verso di codici, errori e computazione daaver scelto per il suo debutto nella saggi-stica un libro dedicato all’informatica. Geek Sublime, appena uscito in Inghilter-ra, è un racconto chiaro e molto originale— il «Guardian» l’ha definito «memoirtecno-artistico» — in cui si mischiano

principi di programmazione, teorie dellinguaggio ed estetica. RaggiungiamoChandra via Skype a Berkeley, California,dove insegna scrittura creativa.

Cominciamo dall’origine della suapassione per l’informatica: era un ado-lescente nerd?

«Decisamente, anche se allora non co-noscevo la parola. In India venivo definito“topo da biblioteca” perché la lettura os-sessiva era il modo in cui esprimevo ilmio essere nerd. Non facevo altro cheleggere, ma i libri erano davvero cari aMumbai negli anni Settanta, così dovevopuntare sui prestiti degli amici o delle bi-blioteche. Negli Stati Uniti, durante il li-

ceo, ho fatto qualche lezione di informa-tica ma la svolta è arrivata dopo: studiavosceneggiatura alla Columbia Universitydi New York e cercavo di scrivere il primoromanzo. Non avevo soldi, così trovai unlavoro in uno studio medico: il mio com-pito era trascrivere e catalogare le ricette.Cominciai a scrivere programmi per faci-litare il processo».

Sostiene che il lavoro da program-matore l’abbia aiutata nell’attività diromanziere. In che senso?

«I codici informatici dimostranoquanta complessità possa emergere da gesti molto semplici. La costruzione diuna rete articolata, che avviene grazie a

poche e precise azioni, è qualcosa che ap-partiene al romanzo. Naturalmente né ilprogrammatore, né il narratore dovran-no mai svelare al pubblico lo sforzo com-piuto per arrivare alla superficie interatti-va. La forma dell’oggetto dovrà apparireinevitabile e raggiunta senza sforzo».

Cosa hanno in comune informatici escrittori?

«Entrambi hanno a che fare con il lin-guaggio, ma in maniera molto diversa:nella programmazione l’ambiguità puòportare al disastro. Quando scrivi codiciil linguaggio deve essere completamenteed esclusivamente denotativo. Nel lin-guaggio poetico, al contrario, viene in-

ILLUSTRAZIONEDI ANGELO MONNE

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DOMENICA 16 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 7

Il #twitterguest che consiglia da oggi un libro al giorno sull’account Twitter @La_Lettura è Vittorio Criscuolo, che insegna Storia moderna presso l’Università statale di Milano.Oltre a vari studi sull’età rivoluzionaria e napoleonica e sulla storia politica e culturale dell’Italia fra Settecento e Ottocento, ha pubblicato: Il giacobino Pietro Custodi (1987), Albori di democrazia nell’Italia in rivoluzione 1792-1802 (2006) e Napoleone (2009).

Vittorio Criscuolo è il #twitterguest

trodotta e utilizzata una voluta ambigui-tà, un’implicazione che — stando alla tradizione classica degli esteti indiani e aiteorici del linguaggio — è sempre stataoltre qualsiasi possibilità di denotazione.La poesia parla attraverso ciò che non di-ce, grazie a una risonanza che gli studiosichiamano dhvani, vibrazione, riverbero.Questa differenza porta a un’obiettiva dif-ferenza nel loro lavoro di tutti i giorni. Spesso i geek amano definirsi artisti. Bi-sogna andarci piano...».

Programma ancora? «Occasionalmente e non quanto vor-

rei, eppure i computer restano, insiemealla scrittura, la mia grande passione.Non è un caso se nel periodo più difficiledella mia carriera, è stata l’informatica adarmi il sostegno economico e moraleper farmi andare avanti. Mi sento davverofortunato per il fatto di vivere quest’epo-ca: l’umanità sta cambiando a una veloci-tà unica nella storia. Programmare è un piacere, ma è anche un aiuto prezioso percapire pienamente il mio tempo, il miomondo e me stesso».

Eppure nel mondo intellettuale si ri-scontrano le maggiori ostilità nei con-fronti della rivoluzione informatica. Il suo collega Jonathan Franzen è un fie-ro rappresentante della categoria.

« Credo che molte persone siano terro-rizzate perché il mondo in cui sono cre-sciute non esiste più. Succede sempre quando c’è un cambiamento radicale. Al-l’inizio della rivoluzione della stampa,che consentì la riproduzione meccanicadi testi e l’educazione di massa, c’erano le

stesse paure per la perdita di intimità,credibilità e rigore. “Adesso tutti posso-no pubblicare i libri”, dicevano. Temeva-no che i figli potessero leggere di nasco-sto libri piccanti a letto... Allora si scatenòil “panico da stampa”, adesso siamo nelpieno “panico da internet”. Gli uominiche hanno più paura del cambiamentosono quelli a loro agio con il “regime” cheinternet sta scardinando, per semplifica-re: maschi bianchi di mezza età e di clas-se sociale medio-alta. Tendono a guarda-re con nostalgia a un sistema di produ-zione e di potere che escludeva automati-camente le masse e rimpiangono ilperiodo in cui scrittori e intellettuali era-no considerati star culturali, decisori deigusti del popolo. Per loro quella dovevaessere una specie di età dell’oro. Invece seguardo indietro vedo solo schiavitù, co-lonialismo, distruzioni di manoscritti edemarginazione. Io ho un modello com-pletamente differente nella testa: nulla muore ma tutto si reincarna e trova nuo-ve forme di espressione. Pensiamo solo aquante volte è stato dichiarato morto ilromanzo: gli annunci sono cominciatinegli anni Sessanta, e circa ogni sei mesi,qualche uomo saggio lo dichiara morto.E invece mai tanti romanzi sono statiscritti e letti nella storia dell’umanità co-me in questi anni».

L’ostilità dichiarata della classe in-tellettuale, con scrittori e accademici che non perdono occasione per schie-rarsi contro le conseguenze nefaste delweb, ha secondo lei contribuito al do-minio culturale e sociale delle grandiaziende di internet?

« Non c’è dubbio, credo però che comela classe culturale del mondo occidentalestenti a capire la rivoluzione in corso, i va-ri Mark Zuckerberg e Jeff Bezos non necomprendano davvero le implicazioni ele conseguenze. È rischioso, ma fa partedella natura stessa delle rivoluzioni: sfug-gono al controllo dei progenitori e pren-dono strade che vanno oltre le loro idee efollie. Siamo tutti stranieri in questa nuo-va terra, nativi sono solo i nati in questianni. Come ha sottolineato lo scienziatoAlan Kay: “Tecnologia è tutto ciò che è stato inventato dopo la tua nascita, il re-sto è solo roba”. Quando i neonati di oggisaranno uomini percepiranno il loro am-biente come “solo roba” e ci guarderannocome noi guardiamo oggi i nostri nonniche annaspano con la televisione».

Da programmatore, come vede il fu-turo del web?

«La crescente interattività è una pro-gressione naturale. Più interessante madecisamente più difficile è l’evoluzionedel web semantico, dove le informazioninon sono più un insieme di testi ma unmeta-linguaggio universale che permetteal mio programma di usare i tuoi dati eviceversa. Ovviamente per riuscirci avremmo bisogno di vocabolari e ontolo-gia condivisi: questo non può avvenire inmaniera verticistica, così il web semanti-co rischia di restare un’utopia. Ma è co-munque una buona direzione da prende-re».

@serena_danna© RIPRODUZIONE RISERVATA

Studi Indagati i nessi fra inganno e talento

La disonestà aguzza l’ingegno di FEDERICA COLONNA

C he cosa lega Jordan Belfort, fi-nanziere interpretato da Leonar-do DiCaprio in The Wolf of WallStreet, e Walter White, protago-nista della serie tv Breaking Bad?

Entrambi, ingegnosi e abili ingannatori, sono geni del male: evil genius, per usarela definizione di Francesca Gino, docentedi Decision Making alla Harvard BusinessSchool e ricercatrice presso la Mind,Brain, Behavior Initiative sempre di Har-vard. «L’immagine del genio del male —spiega a “la Lettura” — è pervasiva. La tro-viamo nei film, nei racconti, nei fumetti.Penso a Cadel Piggot, il bambino protago-nista del romanzo dell’australiana Cathe-rine Jinks (Evil Genius, appunto, del 2005,ndr). Ha un dono particolare per il pensie-ro creativo e inventa un mondo fantasticobasato sulla menzogna, pieno di frodi, fin-zioni e computer hacking. Oppure aRotwang, lo scienziato di Metropolis, ilfilm del 1927 di Fritz Lang, o al personag-gio dei fumetti “Lex” Luthor. Ma anche alfinanziere criminale Bernard Madoff».

E proprio a partire dal fantasioso sche-ma di Ponzi di Madoff — la tecnica alla ba-se della famigerata truffa finanziaria, ide-ata per la prima volta da Carlo Ponzi neglianni Venti del secolo scorso — Gino eScott Wiltermuth della University of Sou-thern California hanno cominciato a inda-gare il rapporto tra creatività e disonestà,arrivando alle conclusioni pubblicate loscorso febbraio dalla rivista «Psychologi-cal Science».

Inganno e ingegno vanno spesso abraccetto. Non solo chi pensa fuori daglischemi è più originale e disonesto di chinon lo fa, come avevano dimostrato gli esperimenti condotti nel 2012 dalla stessaGino con Daniel Ariely, della Duke Uni-versity. Ma è vero anche il contrario: bara-re rende le persone più creative. Gino e ilsuo team di ricercatori hanno sottopostopiù di 700 studenti a cinque diversi espe-rimenti, pensati per mettere alla prova latendenza a mentire e per misurare la lorooriginalità. «Abbiamo prima chiesto allepersone di autovalutarsi in un gioco ma-tematico — racconta — per concedereloro l’opportunità di gonfiare i risultatidella propria performance. La secondaesercitazione consisteva nell’eseguire uncompito in apparenza non correlato: da-vanti a un insieme di tre parole — malan-no, spalle, sudore — avrebbero dovuto aggiungere la quarta, legata a ciascunadelle precedenti. In quel caso la parolaera «freddo»: malanno dovuto al freddoo al raffreddamento, la freddezza di chi ciignora dandoci le spalle, il sudore freddo.Il compito serve a verificare l’abilità di unindividuo a identificare quelle che vengo-no chiamate associazioni remote.

Il risultato? Circa il 59% dei partecipan-ti ha barato nel primo test. Chi lo ha fatto,inoltre, ha anche dimostrato un incre-mento di creatività nell’esercizio succes-sivo. «Il comportamento disonesto equello creativo — continua Gino — han-no qualcosa in comune: coinvolgono en-trambi la rottura delle regole».

Ecco perché siamo tutti individui«moralmente flessibili» o, per usare leparole di Ariely, abbiamo un codice mo-rale simile a quello di un computer difet-toso, pieno di bug, buchi. Se, infatti, perdecadi la ricerca psico-sociale ha consi-derato le persone come «portatrici sanedi etica», capaci di attribuire grande valo-re all’onestà e di confidare nella propria,in realtà «ci battiamo — sottolinea la ri-cercatrice — per mantenere una immagi-ne positiva di noi stessi. Ma esistono for-

ze sottili e profonde che ci deviano dai nostri sé morali. Anche chi riconoscegrande valore alla moralità può assumerecomportamenti immorali e autoconvin-cersi che non lo siano. La creatività, ol’abilità di inventare storie, potrebbe for-nire alle persone i mezzi necessari pergiustificare certi comportamenti ancora prima di commetterli». In altre parole:prima di ingannare gli altri, siamo bravi afarlo con noi stessi. Un’idea condivisa an-che da Ian Leslie, commentatore politicoe autore di Bugiardi nati. Perché non pos-siamo vivere senza mentire (Bollati Bo-ringhieri, traduzione di Barbara Del Mer-cato, pagine 290, e 22,50): «Siamo canta-storie di natura — ha scritto su Morein-telligentlife.com — e spingiamo la nostracapacità narrativa al di là dei confini del-l’esperienza, forzando il guinzaglio che ciincatena alla realtà. È meraviglioso: deri-va da qui la nostra capacità di concepirefuturi alternativi e mondi diversi».

Mentire, quindi, è una sorta di necessi-tà evolutiva: lo facciamo quasi tutti — il60 per cento delle persone, secondo unaindagine del 2002 dell’università del Mas-sachusetts, dice almeno una bugia duran-te una conversazione di 10 minuti — e loripetiamo spessissimo (circa 1,5 bugie algiorno secondo la psicologa americanaBella DePaulo, autrice di The Hows andWhys of Lies, 2010). Ingannare, però, nonè una prerogativa umana. Anche le scim-mie mentono ai propri simili. Lo dimo-strano gli studi empirici dello scienziatoRichard Byrne, il quale, racconta VolkerSommer nel libro Elogio della menzogna.Per una storia naturale dell’inganno (Bol-lati Boringhieri, 1998), ha studiato gli in-ganni dei babbuini ai danni di loro simili:fingono un’aggressione per distrarre glialtri animali dai propri intenti — un attac-co, il furto di un tubero. Insomma, avevaragione Marlon Brando: in Lying for a Li-ving, una serie di video a cui il celebre at-tore stava lavorando prima della morte,spiegava il valore della bugia e vantava, difronte a un pubblico di apprendisti, tracui Leonardo DiCaprio e Sean Penn, gran-di doti di mentitore: «Se puoi mentire,puoi recitare», diceva Brando. Ecco unaragione in più per seguire il consiglio diLeslie: quando vostro figlio a tre anni diceuna bugia fategli un applauso. Sta svilup-pando la propria creatività.

Francesca Gino, però, mette in guardiadi fronte all’elogio dell’inganno. «La men-zogna, la frode, i comportamenti immo-rali — conclude — sono tra le più grandisfide personali e sociali del nostro tem-po». Mentre, infatti, ci scandalizziamo difronte a pochi casi estremi, come la vicen-da Madoff, sottovalutiamo i più diffusicomportamenti illeciti. «Il mio lavoro —continua la professoressa — mostra comespesso persone buone possono commet-tere azioni cattive». Non siamo, però, de-stinati alla frode. La biologia non ce la im-pone. Possiamo scegliere, invece, comeusare la creatività, slegandola dalla diso-nestà. E per farlo abbiamo uno strumentomagico: l’educazione. «I genitori possonousare ogni occasione per insegnare aipropri figli a essere persone buone, cosìl’etica potrà diventare parte del loro Dna.Se la moralità diventa un elemento chiavedella nostra identità, allora possiamo usa-re la creatività per trovare soluzioni inno-vative e grandi idee senza varcare i limitidell’etica». E divertirci, così, con la fanta-sia. Senza per questo, però, diventare genidel male.

@fedecolonna© RIPRODUZIONE RISERVATA

A l primo sguardo non è che una semplicefoto. Ma basta concedere agli occhi iltempo di adattarsi, per lasciarsi

sorprendere da un guizzo imprevisto. I capelli della modella si muovono al vento, le ciglia si sollevano in un battito d’ali, la seta dell’abito è percorsa da un brivido. No, non è cinema. E nemmeno un semplice Graphics Interchange Format (immagini in movimento). Cinemagraph — una nuova tecnologia della visione sviluppata dalla coppia di visual artist Jamie Beck e Kevin Burg — promette di rendere obsoleto il vecchio Gif e di cambiare la relazione tra immagini fisse e immagini dinamiche. Grazie a Cinemagraph, è possibile infatti dare vita a singoli dettagli di immagini statiche, rendendo mobili elementi isolati nella fotografia. È sufficiente un’occhiata alla New York catturata con Cinemagraph da una finestra del Chelsea Hotel, animata dall’incessante fluire dei taxi gialli lungo l’Ottava avenue, per intuirne le potenzialità narrative. E per farsene ipnotizzare.

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Dettagli di fotoin movimento

Visioni digitali

di IRENE ALISON

La vitaVikram Chandra (foto

Emblema/Francesco Acerbis) ènato nel 1961 a New Delhi,figlio di un dirigente d’affari

e di un’autrice di cinema eteatro a Bollywood. Dopo i

primi studi in India, sitrasferisce negli Stati Uniti e

si laurea in un’universitàfamosa per il suo corso di

scrittura creativa, il PomonaCollege in California.

Durante gli anni di studiouniversitario, il futuro

scrittore si mantienelavorando come

programmatore informaticoLe opere

Il suo debutto letterario èdel 1995, con Terra rossa e

pioggia scrosciante, uscito inItalia nel 2009 per

Mondadori, un romanzo incui si mescolano elementi

mitologici e visionari evicende contemporanee, con

una scimmietta che è inrealtà l’incarnazione

di una divinità.Al fortunato debutto sono

seguiti il romanzo Giochisacri, nel quale compare il

detective Sartaj Singh, eAmore e nostalgia a Bombay

entrambi pubblicati daMondadori: quest’ultimo

libro, in particolare, è unaraccolta di racconti che

ritraggono la cittàipermoderna del cinema e

dell’informaticaIl nuovo saggio

Appunto a proposito diinformatica, Chandra ha

scritto il suo primo libro dinon fiction, Geek Sublime,

appena pubblicato inInghilterra e in uscita negli

Usa a settembre per Faber &Faber, in cui lo scrittore

rievoca la sua esperienza diprogrammatore e la sua

passione per il computer,unendo memoir, saggioestetico e riflessione sulmondo «quasi a parte»

degli autori di codici

i

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8 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

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DOMENICA 16 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 9

Siamo abituati ad associare i soldati con guerra, distruzione e morte. Non è sempre così. Le forze militari dell’Uganda hanno preso un impegno davvero insolito: contribuire al benessere e alla salute delle popolazioni che vivono nella parte

orientale del Paese. Si sono concentrati sull’Aids che là porta morte ancora oggi a 63 mila persone all’anno e tanti sono bambini. I militari sisono organizzati per far fare i test di laboratorio e hanno distribuito 43 mila preservativi.

L’altra guerra dei soldati

{Orizzonti Visual dataSopra le righe

di Giuseppe Remuzzi

Q uanto è importante saperparlare l’inglese? Quali van-taggi se ne ricavano? Osser-vando la visualizzazione, bal-za anzitutto agli occhi il lega-

me tra il livello di conoscenza di questalingua e il benessere economico di unPaese. Ai vertici della classifica troviamoinfatti nazioni piccole e ricche dell’Euro-pa del Nord — Svezia, Danimarca, PaesiBassi, Finlandia e Norvegia — che hannoun’economia dinamica, orientata all’in-novazione tecnologica e all’esportazione

Esiste una correlazione tra sviluppo dei Paesi e diffusione della lingua franca. Ma l’eccezione della Francia, ultima in Europa, pone interrogativi sulla validità del paradigma

Do you speak English? E la tua economia vola

Globalizzazione

e che si rivelano particolarmente pro-pensi ad abbracciare e padroneggiare lalingua degli affari e della tecnologia.Inoltre si tratta di Stati i cui idiomi nonsono parlati altrove e dunque naturale èla propensione ad abbracciare una lin-gua franca.

Il grafico mostra anche che nei Paesiin via di sviluppo, in particolar modoTurchia, Indonesia, Vietnam e nazioniBric (Brasile, Russia, India, Cina) il livellodi conoscenza dell’inglese è in aumento,parallelamente alla loro crescita econo-mica. All’opposto, una scarsa conoscen-za dell’inglese rimane una delle ragioni

fondamentali della bassa competitivitàdell’America Latina e di molti Paesi delMedio Oriente e dell’Africa settentriona-le. E ciò vale probabilmente anche perl’Italia. Un’eccezione è invece rappresen-tata dalla Francia, dove una bassa cono-scenza dell’inglese (la Francia si collocaall’ultimo posto tra i Paesi europei sottoquesto profilo ed è peraltro una delle na-zioni in cui il livello di conoscenza del-l’inglese è diminuito negli ultimi anni)non corrisponde ad arretratezza econo-mica.

Questo si potrebbe spiegare con l’in-veterata ostilità che i francesi nutrono

per tutto ciò che è anglosassone e con illoro orgoglio identitario — notoriamen-te in Francia l’inglese ha avuto una scarsapenetrazione nella vita quotidiana, e per-fino nella terminologia tecnologica (il

computer, per dire, resta l’ordinateur). Il caso della Francia è isolato, non

mette veramente in discussione l’equa-zione conoscenza dell’inglese-sviluppoeconomico, ma può servire a sollevarequalche domanda: l’uso sempre più am-pio dell’inglese nei media e nella vita pubblica non costituisce una minaccia per la sopravvivenza delle lingue locali? Èpossibile coniugare l’attuale, inarrestabi-le processo di omogeneizzazione lingui-stica con la necessità di mantenere vive efunzionali le nostre lingue particulari? Ecome raggiungere questo obiettivo?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di MARIA SEPA

Gli autoriLa visualizzazione di questa settimana è stata realizzata da studio bruno, agenzia di visual design fondata a Venezia dai grafici Andrea Codolo e Giacomo Covacich. I lavori dello studio sono visibili sul sito www.b-r-u-n-o.it.

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10 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

CaratteriFiera internazionale del libro per ragazzi

Eventi La Fiera lancia una settimana dedicata alla lettura e alla cultura per i più giovani, con un emporio internazionale da 2.500 titoli. E inaugura un ciclo di recuperi di figure storiche

Chi trova un libro (ri)trova un tesoro A Bologna torna il genio dell’illustratore Ugo FontanaArt Déco, tocchi nordici e una lezione: comanda il testodi CRISTINA TAGLIETTI

L’appuntamentoTutti i continentiPolo Sud inclusoe tre premi

La mostraThe Lost Treasure,

dedicata ad Ugo Fontana(1921-1985, sopra in unafoto giovanile gentilmente

concessa dal figlio Giovanni)è curata da Giorgia Grilli

(studiosa del Centro diricerca in letteratura per

l’infanzia dell’Università diBologna con il quale la Fiera

ha recentemente sottoscrittouna convenzione per la

realizzazione di progetti distudio) e da Fabian Negrin,

illustratore di famainternazionale.

La mostra è accompagnatada un volume, Ugo Fontana.Illustrare per l’infanzia edito

da Ets, che raccoglie oltre 90tavole e uno studio critico di

Grilli e Negrin (pagine 200,e 30). Al termine della Fiera

la mostra verrà ospitata,dal primo al 27 aprile, nella

Pinacoteca nazionale diBologna (Sala Clementina,

ingresso gratuito)Le immagini

di queste pagineAbbiamo scelto le tavole di

Fontana, alcune inedite, perillustrare le quattro pagine

dedicate da «la Lettura» allaFiera di Bologna. A sinistra:

un’illustrazione ineditatratta da La Bella

Addormentata nel bosco,1982, ora ripubblicato da

Fabbri. Nella pagina accanto:alcune delle illustrazioni in

mostra tratte dal volumeUgo Fontana. Illustrare per

l’infanzia. Dall’altro a sinistra:Caterina di Russia, per il

volume Grandi Regine, del1968, ora riedito da

Mondadori; un’illustrazionefatta per Un pastorello tra i

saraceni (1961); un disegnodi Il tappeto volante (1968) e

una tavola inedita fatta perThomas Edison. I disegni di

Fontana illustrano anche ledue pagine seguenti: a

pagina 12 un’altra tavolainedita di Thomas Edison; apagina 13, un’illustrazione

fatta per Pelle d’asino (1966)

i

U n tesoro ritrovato rende più pre-ziosa l’edizione 2014 della Fieradel libro per ragazzi di Bologna,che l’anno scorso ha compiutocinquant’anni. Una fiera che si

conferma come un imprescindibile appun-tamento internazionale per l’editoria per ra-gazzi (settore che, è bene ricordarlo, in Italiaresiste alla crisi meglio di altri) e che da que-st’anno offre due importanti novità. La pri-ma è il lancio della «Settimana del libro edella cultura per ragazzi», concentrata in unnuovo padiglione aperto al pubblico, dove classici e novità saranno disponibili inun’enorme libreria internazionale di circa2.500 volumi e dove si terranno incontri epresentazioni. L’altra è la creazione di unanuova sezione, chiamata appunto «Il Tesoroperduto», dedicata alla riscoperta di grandimaestri dell’illustrazione per l’infanzia oggidimenticati e introvabili nelle librerie.

Inaugura l’iniziativa una mostra mono-grafica, retrospettiva e ricchissima, su UgoFontana (1921-1985), illustratore fiorentinoche ha dedicato tutta la sua opera ai libri perragazzi raggiungendo livelli di straordinariaqualità. Un artista che certamente non vole-va essere considerato tale e che tuttavia sidistinse per originalità, ricerca formale edeleganza come ben argomentano Giorgia

Grilli e Fabian Negrin, curatori dellamostra e autori di un prezioso saggio cri-tico contenuto nella monografia (pubblica-ta da Ets in italiano e inglese) Ugo Fontana.Illustrare per l’infanzia. Grilli e Negrin han-no fatto un’enorme ricerca, durata oltre unanno, consultando archivi delle case editricie biblioteche, setacciando le cantine dei fa-miliari di Fontana e parlando con chi lo haconosciuto.

Nella mostra, che dopo la Fiera si sposte-rà alla Pinacoteca nazionale di Bologna, sitroveranno più di 90 tavole originali, realiz-zate per illustrare fiabe, romanzi e volumi dinon-fiction, alcune anche inedite. L’operadi una vita, insomma, che consentì a Fonta-na di attingere a tutta la storia dell’arte, rie-laborandola in complesse composizioni,cercando soluzioni e tecniche diverse (comel’uso della glicerina da mescolare all’acque-rello e alla tempera, o la carta vergatina) perriprodurre effetti che rimandassero ad at-mosfere e periodi storici precisi, che desse-ro corpo a materiali e tessiture e «consentis-sero la realizzazione di superfici vibranti an-ziché piatte».

Per l’occasione anche Mondadori, Fabbri

e Salani hanno deciso di ripubblicare tre vo-lumi illustrati da Fontana che ben dannol’idea della varietà di stili e di testi a cui sape-va applicarsi. Grandi Regine, pubblicato perla prima volta nel 1968 con i testi di GiulianaPistoso e le illustrazioni di Fontana (chel’anno successivo gli valsero in Cecoslovac-chia il premio della Biennale dell’illustrazio-ne di Bratislava), torna nell’edizione Mon-dadori con nuovi testi di Roberto Piumini.Fabbri ripubblica La Bella Addormentatanel bosco, uscita per la prima volta nel 1982,che sembra discostarsi dal percorso sempremolto coerente e personale di Fontana, ren-dendo omaggio a un altro maestro, il dane-se Kay Nielsen, illustratore della fiaba popo-lare norvegese A est del sole, a ovest dellaluna. Qui Fontana, miscelando — come fan-no notare Grilli e Negrin — l’Art Déco, la se-cessione viennese, le influenze nordiche, arriva a un «tocco decorativo rarefatto e raf-finatissimo che allontana i personaggi dalprimo piano e li fonde con i dettagli vegetalie minerali».

Da Salani esce invece Mondo Bambino,una serie ideata con Donatella Ziliotto tra il1958 e il 1969, forse uno dei primi progettipensati per i pre-lettori, per dare voce e cor-po alla loro vita quotidiana, alla loro scoper-ta del mondo. Fontana ha sempre guardato

con estrema attenzione all’infanzia, al bam-bino come «committente più autentico» e alla complessità del suo mondo interiore.«Ci fu un tempo in cui ebbi rapporti conuno specialissimo datore di lavoro. Uno chesapeva bene quello che voleva: lo sapeva e lochiedeva» scriveva nel 1971 per il catalogodella Mostra degli illustratori della Fiera diBologna. Lo specialissimo datore di lavoroche lo faceva sentire timido e insufficienteera il figlio e questo modo di definirlo spie-ga bene la filosofia di un illustratore che, nelcorso di oltre quarant’anni, ha lavorato per ipiù grandi editori dando forma e colore apiù di 250 titoli in Italia e all’estero, ha vintoprestigiosi premi internazionali, avendosempre come punto di riferimento i più pic-coli. «Per questo — continuava — entrai intutte le scuole, frequentai bambini e mae-stri, direttori didattici, studiosi. Frugai dap-pertutto e dopo tanti anni, eccomi ancora, innamoratissimo, a tentare di illustrare conumiltà».

Non era un pittore mancato, costretto aripiegare su un genere considerato minorema, al contrario, riteneva che disegnare perl’infanzia fosse la sfida in assoluto più alta.Per lui illustrare è «qualcosa che viene dopoe che non può andare al di là del testo», ep-pure — scrivono Grilli e Negrin — Fontana

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DOMENICA 16 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 11

Bologna Children’s Book Fair, Fiera internazionale del libro per ragazzi, giunta all’edizione numero 51, si tiene da lunedì 24 a giovedì 27 marzo. Partecipano oltre 1.200 editori da 70 Paesi e da tutti i continenti compreso l’Antartide (davvero: con la Georgia Australe). L’ingresso è riservato agli operatori (al contrario del padiglione «Non

ditelo ai grandi», prima edizione, aperto a tutti dal 22 al 27): editori, autori, illustratori, agenti, traduttori, mondi dell’editoria e dell’educazione (l’anno scorso, in totale, 25 mila visitatori). La nazione ospite del 2014 è il Brasile che nella mostra Linee infinite, infinite storie presenta 55 artisti e illustratori. Da segnalare anche la Mostra

degli illustratori che propone 75 artisti scelti da una giuria internazionale, tra oltre tremila; e una personale della giapponese Satoe Tone. Nel corso della fiera verranno annunciati i vincitori del premio H. C. Andersen, il 24, e dell’Astrid Lindgren Memorial Award, il 25; sarà assegnato il Bop (Bologna Prize for the best children’s publisher of

the year). Incontri con autori e addetti ai lavori sono in programma al Caffè degli Autori (atteso David Almond), al Caffè dei Traduttori (tra gli ospiti Maria Teresa Andruetto, premio Andersen 2012) e al Caffè digitale. La fiera è aperta dalle 9 alle 18.30; giovedì fino alle 15; ingresso da piazza Costituzione; www.bookfair.bolognafiere.it).

Editoria & società

Il Corsaro Neropiù Hunger GamesI ragazzi non sonoquello che crediamodi FRANCESCO GUNGUI

U na tipica discussione editoriale è quella suitarget e sulla loro definizione. Chi sono iragazzi? Chi sono i giovani adulti? Qualcuno divoi ha mai sentito parlare di nuovi adulti? E finoa che età si è bambini? La catalogazione della

libreria prevede uno spazio 0-5, il cosiddetto pre-school; una tripartizione per i cinque anni della scuola primaria di primo grado; un’area 10-13 che è quella propriamente riservata a quelli che in questo articolo chiameremo «ragazzi» — una stagione sempre più incerta, schiacciata tra l’allungamento dell’infanzia e l’ingresso prematuro nell’età adulta — e dove si trovano spesso le riedizioni dei classici; e infine l’area per giovani adulti, che fino a qualche anno fa era colorata di rosa e ora invece si è tinta di nero: si è passati dal genere realistico-femminile al fantasy-horror, dicitura questa che spesso praticamente sostituisce quella di young adult, come se gli adolescenti fossero un sottogruppo del genere. Negli ultimi dieci anni, mentre gli scrittori di tutto il mondo si affannavano a conquistare il terreno quasi inesplorato della letteratura YA (young adult), andando a creare di fatto un nuovo genere che in breve avrebbe riempito gli scaffali delle librerie, altri autori muovevano guerra ai testi ritenuti noiosi, o troppo impegnativi, spesso proposti a scuola, spesso proposti negli anni critici, quelli durante i quali c’è chi smette di andare a catechismo e chi smette di leggere libri.

Per avere idea di cosa succede nei tre anni folli della scuola media, bisogna guardare una piccola biblioteca di classe, sembra l’incubo di un archivista ubriaco. Da Il corsaro nero al Diario di una schiappa, da Piccole Donne alle Ragazzine (nota serie per preadolescenti), dai libri illustrati di Geronimo Stilton a romanzi femminili, alcuni impegnati, altri frivoli, dagli urban fantasy alla moda ai Piccoli Brividi (altra nota serie di romanzi dell’orrore per i più piccoli).

Ne ho viste parecchie di queste piccole biblioteche cherappresentano meglio delle librerie i gusti dei lettori. Da anni infatti faccio incontri nelle scuole parlando di libri e scrittura e ormai ho un quadro chiaro della situazione: alle scuole medie, i cosiddetti ragazzi smettono di leggere. C’è chi si incarta su qualche classico, chi ha ricevuto in regalo la nuova playstation, chi finisce la collezione di Geronimo Stilton e poi si vergogna a continuare ma non sa più cosa comprare. Chi sopravvive a questa selva oscura, vede la luce non appena intravede copertine dall’aria accattivante, storie di forte identificazione, delle quali spesso esiste anche un film… eccoli che arrivano, i giovani adulti. Inseguiti da Ende, Collodi, Kipling, Salgari, Verne, i ragazzi soccombono e le ragazze fuggono rifugiandosi tra vampiri, demoni, guerrieri fantasy ed eroine innamorate. In questa corsa disperata non sono pochi quelli che, alla fine, arrivano a farsi un gusto proprio, diventano lettori, cominciano a scegliersi i libri, e questo è il piccolo miracolo di questi anni cruciali, oltre che il vero motivo per cui è importante salvare i ragazzi.

Che si può fare? Prima di tutto, detto tra noi (noi adultiche leggiamo i giornali), prendiamoci le nostre responsabilità: siamo noi che abbiamo profanato il terrenocandido della preadolescenza, per vendere bibite, cantanti,serie tv e via dicendo. Poi occorre smettere di pensare che esista una sola scelta: o la playstation o i libri, i Club Dogo o Emilio Salgari, Vite Parallele o Piccole Donne. Non sono esperienze alternative e non esiste un conflitto tra un bestseller come Hunger Games e un caposaldo della letteratura fantascientifica come 1984. Sarebbe meglio però fare piazza pulita di tutta la retorica sulla lettura e sull’importanza di leggere: non possiamo pensare di far innamorare i ragazzi dei libri meravigliosi a loro dedicati dicendo che i classici sono belli e importanti. La lettura è il cibo della vita? Cosa c’è di meglio di un buon libro? Con un libro non sei mai solo. Tutti questi slogan rischiano solamente di allontanare i ragazzi dalla lettura, e non parlo degli appassionati, parlo di quelli che leggerebbero volentieri due o tre libri all’anno senza doversi sentire in colpa perché sono solo «poco sopra la media nazionale». I libri non sono bottiglie da collezionare e un bravo enologo non è necessariamente un ubriacone.

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R L’autore: Francesco Gungui (Milano 1980) ha scritto numerosi libri per ragazzi tra cui: «Mi piaci così», a cui è seguito «Mi piaci ancora così» (Mondadori) e «Inferno. Cantidelle terre divise» (Fabbri)

era prima di tutto «un pensatore»: «Chi loha conosciuto non manca di considerarloun maestro, di vita, cioè qualcuno che, conla più grande semplicità e mai in modo iera-tico o plateale, ha comunque aperto gli oc-chi, ha contribuito a scelte esistenziali».

Nato a Firenze nel 1921, Fontana si inseri-sce in quella generazione di illustratori to-scani che hanno in Piero Bernardini il loropunto di riferimento, ma con il tempo il suostile diventa così personale che si sviluppa,tra gli anni Sessanta-Settanta, un vero e pro-prio «filone alla Fontana». D’altronde tuttele testimonianze raccolte da Giorgia Grilli eFabian Negrin concordano anche nel ricor-dare la generosità dell’illustratore nel tra-smettere i segreti del mestiere. Mentre diprofessione faceva il disegnatore cartografoall’Istituto geografico militare di Firenze, Fontana cominciò a illustrare (soprattuttoin bianco e nero a china) libri per ragazzi perMarzocco, la futura Giunti, oltre che (a colo-ri) libri di lettura per la scuola elementare esussidiari. Negli anni Cinquanta sarebbe ve-nuta la collaborazione con Malipiero e conLa Scuola, caratterizzata dall’influenza diuna certa illustrazione americana nella ste-

sura del colore. Ma è soprattutto nei volumidi grande formato realizzati con Fabbri (tracui sette Fiabe sonore) che lo stile di Fonta-na diventa riconoscibile e a sua volta model-lo da imitare. Con Fabbri il suo nome si legapiù strettamente al fiabesco, genere in cui,dicono Grilli e Negrin, si è forse riconosciu-to in modo più completo anche per la suacapacità di «inventare, quasi fosse un archi-tetto, uno stilista, un acconciatore, gli am-bienti ma soprattutto i costumi, le pettina-ture, i copricapi, le calzature, gli accessori».

Con Fabbri, Fontana utilizzò per alcuni ti-toli lo pseudonimo Una, cosa abituale perl’epoca, ma, e questa è una scoperta dei cu-ratori, di fatto regalò a un altro illustratore,Giorgio Sansoni, due titoli (Griska e l’orso eLo straniero): secondo la loro ricostruzionefece i disegni e probabilmente lo aiutò an-che a stendere il colore. Dopo due anni dicollaborazione con Mondadori (1972-73),durante i quali si lamentava di essere «paga-to molto per lavorare poco», Fontana nonavrebbe più avuto un editore fisso. Avrebbeperò continuato a sperimentare, sempre «inbilico tra modernità e tradizione, tra reali-smo e astrazione», dimensioni apparente-mente opposte che soltanto i grandi sannoconciliare.

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«Non ditelo ai grandi»Un padiglione col planetariodalla cupola gonfiabileUn intero padiglione, il 33, della Fiera ospita «Non ditelo ai grandi», prima edizione della Settimana del libro e della cultura, da sabato 22 a giovedì 27 marzo. L’iniziativa, che prende in prestito il titolo dal saggio sull’infanzia di Alison Lurie, è un’enorme libreria internazionale. Organizzata per temi, ospita incontri, laboratori, dibattiti, attività. Spazio alla scienza, grazie a un planetariodigitale con cupola gonfiabile; largo alla musica (omaggio a Claudio Abbado); e potere ai Classici (Gian Burrasca), alla Storia (i disegni del ghetto di Terezin), ai fumetti (Mafalda). Tra i nomi più attesi: Bernard Friot (Altre storie a testa in giù, Il Castoro), Luigi Garlando (‘O mae’. Storia di judo e di camorra, Il Battello a Vapore), la giornalista Nicola Davies (con la nuova collana «Fili d’erba» di Editoriale Scienza) e Ilaria Alpi. La ragazza che voleva raccontare l’inferno (Rizzoli), la vita deIla reporter raccontata da Gigliola Alvisi. Ingresso da viale Aldo Moro; orari 9.30-18.30; e 5; gratis ragazzi e studenti; www.nonditeloaigrandi.it.

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12 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

Caratteri La Fiera di Bologna

I libriHalf Bad della scrittrice

esordiente inglese SallyGreen è uscito da Rizzoli

(traduzione di Luca Scarlini,pp. 400, € 15); è un fantasyadatto a lettori dai 13 anni.

Stessa età per il thrilleryoung adult di un altro

autore inglese, Kevin Brooks,L’estate del coniglio nero(Piemme, traduzione di

Paolo Antonio Livorati, pp.420, € 15). Dello scrittore

americano Matthew Quickl’editore Salani pubblica

Perdonami, Leonard Peacok(traduzione di Maria

Antonietta Scotto di Santillo,pp. 288, € 14,90; da 14

anni). Allegiant uscito perDeAgostini (traduzione di

Roberta Verde, pp. 544, € 14,90; da 14 anni) è

l’ultimo atto della trilogiafantasy che Veronica Roth

ha ambientato nella cittàdove vive, Chicago.

La scrittriceN. K. Jemisin con I Centomila

Regni, uscito da Gargoyle(traduzione di Serena

Maccotta; pp. 382, € 18; da14 anni) ha vinto il Locus

Award come romanzod’esordio. My bass guitar (San

Paolo, pp. 200, € 14; da 12anni) è il secondo libro per

ragazzi di BenedettaBonfiglioli; il primo, Pink Lady,è stato l’anno scorso finalista

ai premi Bancarellino eFenice Europa. Scritto daMario Tagliani Il maestro

dentro. Trent’anni tra i banchidi un carcere minorile esce il

prossimo 27 marzo per Addeditore (prefazione di Fabio

Geda; pp. 192, € 14)Gli spazi

Alla letteratura young adult eai temi giovanili la fiera

dedica una sezioneall’interno del nuovo format

«Non ditelo ai grandi»(aperto a tutti). Gli incontrivanno sotto il titolo «Teen

Track»; tra gli ospitiDavid Almond,

Paola Capriolo e Paolo Nori

iB ad heroes: sono loro i nuovi prota-gonisti della letteratura per ragaz-zi che sfilano idealmente alla 51ªedizione della Bologna Children’sBook Fair. I «cattivi ragazzi» si

chiamano Pete, Nathan, Noah, Tobias, Leo-nard, vivono dentro libri molto diversi, abi-tano universi narrativi paralleli e tra lorolontani (romanzo realistico, distopico, fan-tasy, thriller, avventura). In comune questipersonaggi hanno il fatto di condividere ir-requietezza e irruenza, tormenti e inquietu-dini che caratterizzano l’«età di mezzo», quella di chi non è più bambino e non è an-cora adulto (ammesso che questa stagionedella vita, come riflette Francesco Gungui,abbia ancora un senso). Per loro la cattiverianon è una scelta di campo definitiva ma unafase temporanea, una necessità. Talvolta una condizione inconsapevole

Diciassette anni: a quest’età chi vive nelmondo manicheo creato da Sally Green in Half Bad (Rizzoli) deve sapere da che partestare, se con gli Incanti Bianchi, buoni; o con quelli Neri, cattivi. Le due specie dasempre si combattono rubandosi doti e po-teri sovrannaturali. Nathan, che racconta inprima persona, è «mezzo cattivo» senzacolpa: è tale solo perché ha in sé una partescura, figlio di una maga bianca e del più potente stregone oscuro. La sua cattiverianasce dal non sapere ancora chi è, di chipuò fidarsi e qual è il suo posto nel mondo.Per il Consiglio degli Incanti, che detta leg-ge in Half Bad, Nathan è una «crisalide»,definizione che riassume in maniera effica-ce lo stadio intermedio di maturità. Perico-loso per il suo enorme potenziale negativo,vive rinchiuso in una gabbia.

Il romanzo d’esordio scritto di nascostoda Sally Green, ex ragioniera e studi in geo-logia , ha fatto il pieno di consensi alla Fieradel Libro di Londra (comprato in 40 Paesi,diventerà anche un film per la Fox 2000);per i temi che mette sul piatto — libertà,controllo — qualcuno ha perfino scomoda-to 1984 di George Orwell; ma quanto a lettu-re — e a modelli di prigionia — il debito èdichiarato: «Non ho mai letto un libro» fadire Green a Nathan, per poi aggiungere:«Però un libro preferito ce l’ho. È di Solženi-cyn, Una giornata di Ivan Denisovic. L’hailetto?». L’autrice, alle prese con un sequel che dovrebbe intitolarsi Half Wild, svelache la fonte d’ispirazione è da cercare altro-ve: «Spesso osservando mio figlio ho riflet-tuto sul tema: Natura vs. Educazione. Per-ché fa questa cosa? Cosa rende lui, lui?».

Domande che sarebbero perfette ancheper capire che cosa passa nella testa di Pete,al quale Kevin Brooks in L’estate del coni-glio nero (Piemme) affida il racconto, anchequi in prima persona, di un’avventura checoglie il delicato momento di passaggio dall’età della spensieratezza a quella delleresponsabilità. Pete è un bravo ragazzo

(«Volevo solo starmene disteso in camera aguardare il soffitto») e un cattivo occasiona-le: per lui la rabbia è un modo per non sen-tire la paura. Una telefonata innesca una ca-tena di fatti cui Pete non può, non sa e, tal-volta, non vuole sottrarsi: accetta un’uscitacon alcuni compagni di un tempo, rivedeuna vecchia fiamma, beve, fuma, riaffiora-no passioni e tensioni; la serata finisce inun luna park con la sparizione di Raymond,l’amico «strano» con cui Pete ha una sinto-nia profonda e speciale. Poi tutto precipita:la realtà, cui la prosa di Brooks resta ancora-ta, diventa un incubo. Pete interrogato dallapolizia; Pete minacciato dagli amici; Peteche resta solo. Più il gioco si fa duro più ilragazzo si tiene stretti i suoi segreti. Per ar-rivare alla verità si toglie la maschera dibuono: morde, scalcia, ruba e colpisce bas-so.

A una categoria transitoria appartengonoanche la sedicenne Tris e il diciottenne To-bias, entrambi «divergenti», cioè con trattidella personalità in contraddizione tra loro.Loro sono cattivi in quanto diversi, cattivi inquanto eccezioni in società ordinate pergruppi dove ognuno in base a indole e ca-rattere ha il proprio ruolo: i Candidi, i Paci-

Una generazione di protagonisti non esattamente buoni percorre i generi, romanzi realistici e distopici, fantasy, thriller, avventura. E Mario Tagliani, educatore in carcere, racconta quelli veri

Tutte le guerre dei cattivi ragazzi

Anti-eroi

di SEVERINO COLOMBO

fici, gli Intrepidi, gli Eruditi... È il mondo di-stopico di Veronica Roth che i lettori hannoimparato a conoscere nei primi due capitolidella saga, Divergent (di cui il 3 aprile è inuscita il film in Italia) e Insurgent. Un mon-do però destinato a crollare nel terzo e ulti-mo capitolo, Allegiant (DeAgostini).

L’orizzonte fantasy si mette al servizio delromanzo di formazione ne I Centomila Re-gni (Gargoyle) di N. K. Jemesin. Il punto divista qui è quello di Yeine, diciannovenne alle prese con l’eredità di un regno conteso;i cattivi sono i cugini gemelli rivali al trono.Per essere all’altezza il vincitore dovrà di-mostrare di possedere qualità morali, saperdistinguere tra potere e abuso, integrità ecorruzione, Bene e Male.

Su un piano realistico, con tono da com-media, si muove My bass guitar (San Paolo)di Benedetta Bonfiglioli. È una cattiveria difacciata, una rabbia da difesa quella di No-ah, diciassette anni, scontroso protagonistadel romanzo. Ottimo musicista, pessimostudente, si presenta così alla nuova com-pagna di classe Lisa: «Mio padre non l’ho mai conosciuto e mia madre è andata via»;vero, il ragazzo, affidato alla zia, vive da so-lo. «Vorrebbe dire che va bene così, che ba-sta a se stesso, che sa prendersi cura di sé,che non ha bisogno di nessuno», ma sa chenon è così. Una consapevolezza che diventail preludio all’avvicinamento tra i due.

Sono, invece, ragazzi veri, buoni e cattivi— che hanno sbagliato, che hanno paura,che si mettono in gioco — quelli di cui rac-conta Mario Tagliani, per trent’anni inse-gnante nel carcere minorile Ferrante Aportidi Torino. Nel libro-testimonianza Il mae-stro dentro (Add, in uscita il 27 marzo) rac-conta i giovani dal suo punto di vista, che èquello di chi ha letto sui volti dei suoi allievila rabbia, la sconfitta, la disperazione e cheha provato a trasmettere — oltre a nozioni— umanità, fiducia e voglia di guardareavanti.

Ma l’adolescenza può diventare il terrenoper una guerra interiore, per essere cattivicon se stessi. Come accade con i brutti pen-sieri che prendono il protagonista di Perdo-nami, Leonard Peacock (Salani) di MatthewQuick. È una giornata che non promettenulla di buono per Leonard, quella in cuicompie 18 anni: si alza, fa colazione e conl’iPhone scatta una foto alla tazza dei cerealie alla pistola P38, che sta lì accanto, arma con cui ha deciso di uccidere prima il suomiglior amico e poi se stesso. Matthew Qui-ck si avventura sul terreno delle fragilità diun’età dove esiste solo tutto o nulla, vita omorte, l’essere e il non essere. E forse non èun caso che il libro di Sally Green e quello diQuick si aprano con una citazione dall’Am-leto di Shakespeare: prima che un principepieno di dubbi e paure, un ragazzo.

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Aquesta età non sanno proprio niente di niente, beatiloro. Ecco allora Il grande libro di Mattia. I 5 sensi, diLiesbet Slegers (editore Clavis, parte del ricco catalogo

del gruppo Il Castello, pp. 56, € 15,95). Cosa saranno un profumo, un sapore, un colore? E naturalmente questi extra-piccoli non conoscono nemmeno i nomi, figuriamoci i pronomi, cominciamo allora dal primo, da Io, di Emma Dodd (Ippocampo, pp. 20, € 9,90), la copertina col piccolo pinguino stupefatto e interrogativo (nella foto) su tutto quello che lo circonda vale già metà libro. E in seguito, dopo un bel po’, aiutiamoli a fare il grande salto (non ancora riuscito a certi adulti): Tu, sempre della stessa autrice e dello stesso editore: «...mi piace ogni parte di te: i tuoi occhi, le tue orecchie, il tuo naso. Mi piace ogni parte di te. Mi piaci tutto, da testa a... coda». Il pinguino qui è diventato uno scimmiotto.

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La fiaba dei pronomi. Con pinguino0-3 anni

Un elefantino innamorato timidissimo, Romeo & Giulietta diMario Ramos (Babalibri, pp. 32, € 12, foto; il catalogo diquesta casa editrice è puro piacere per gli occhi). Librino

da conservare accuratamente e da passare tra una ventina d’anni al fidanzato. Se anche lui diventa tutto rosso per niente. Come questo Romeo costretto a uscire solo di notte così nel buioil rossore non si vede. Ancora un Cappuccetto Rosso? Un altro? Per forza, il fratellino maggiore ha conciato da far paura il libro, e il nuovo nato ha tutti i diritti di averne uno nuovo fiammante e di conoscere anche lui la prodigiosa storia di questa disubbidiente bambina (nella versione originaria di Perrault il lupo se la mangia e fine; non ci sono santi; e i cacciatori non salvano le vite;così impara a disubbidire alla mamma). La coppia vincente di questa nuova edizione è formata da Roberto Piumini ed Elena Temporin (Emme, pp. 25, € 14,90).

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Romeo diventa rosso e gira di notte4-6 anni

BestsellerL’ex contabile Sally Green

ha scritto di nascosto «Half Bad», che diventerà un film.

E Kevin Brooks narra la furia di un adolescente tranquillo

SSS

«Sorridi» dice la dentista a Raina. Non poteva iniziare peggio la giornata per questa ragazzina che frequenta le scuole medie e che per una rovinosa caduta è costretta a mettere l’apparecchio ai denti. Smile della disegnatrice e

scrittrice americana Raina Telgemeier (traduzione di Laura Bortoluzzi, pp. 224, € 15,50) è la divertente avventura tra ortodonzia, innamoramenti e umorismo con cui Il Castoro debutta nel genere graphic novel per ragazzi.

«Smile», sorridere alla vita con l’apparecchio

(

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DOMENICA 16 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 13

Caratteri La Fiera di Bologna

Libri, film e serie tvL’editoria per ragazzi

ha accolto la difficile sfidadi affrontare il tema delle

gravidanze adolescenti.Il romanzo di Annalisa

Strada La sottile linea rosa(Giunti, pp. 146, € 8,90)

racconta la storia di Perla,che aspetta un figlio a soli

sedici anni. Megan, di MaryHopper (EL, pp. 144, € 7,75)

è la vicenda di una ragazzinache, oltre al trauma

della gravidanza, devesopportare anche le critichee le maldicenze intorno a sé.

Un’estate, una vita di JuliaGreen (Mondadori junior, pp.

246, € 8) è invece la storiadi Mia, che non reggel’impatto di aspettare

un figlio da adolescentee sceglie la via della fuga.Incinta a quattordici anniè la protagonista di Storia

di Irene di Erri De Luca(Feltrinelli, pp. 109, € 9).

Mentre Tutto per una ragazzadi Nick Hornby

(Guanda, pp. 274, € 15)affronta la questione

dal punto di vista di lui,del giovane che ha

provocato la gravidanza.Ma anche il cinema e la

televisione da qualche annostanno trattando con

intelligenza il tema.Innanzitutto, ricordiamoil film Juno (2007, regia

di Jason Reitman, con EllenPage) storia di una

sedicenne che portaa termine la gravidanza.Poi c’è la discussa serie

televisiva 16 annie incinta, in Italia trasmessa

dal settembredel 2013 da Mtv

che riporta l’esperienzadi alcune adolescenti

mentre sono in attesa di unbambino. Sempre nel filone

serie tv, c’è la statunitenseLa vita segreta

di una teenager americana,che in Italia è stata

trasmessa siadai canali Fox che da Mtv

iL’ intima natura dell’amoreama nascondersi e ricono-scerne la fisionomia è forseuna delle chiavi d’accesso allamaturità. Ma parlare del-

l’«amore delle ragazze», del sesso daadolescenti e dell’innamoramento che, avolte, porta a una gravidanza, richiede unesercizio di umiltà: scendere dal piedi-stallo dell’età adulta e vestire i loro occhi,il loro linguaggio, la loro prospettiva. Insintesi: capirle.

È amore quello che ci racconta Annali-sa Strada ne La sottile linea rosa (Giunti),storia di Perla, sedici anni e in attesa diun bambino? È amore quello che spingeJuno, la protagonista dell’omonimo filmcon Ellen Page, ad affrontare una gravi-danza appena sedicenne al fianco di Pau-lie? È amore quello che Anna, interpreta-ta da Liana Liberato nel film Trust di Da-vid Schwimmer, legge nelle parole e ne-gli approcci sessuali di Charlie, un35enne che, spacciandosi per un coeta-neo della ragazzina, la seduce e l’abban-dona, lasciandola ferita a morte?

Sta qui il problema: guardare le cosenella giusta prospettiva, senza pietismi nè prurigini, ma con delicatezza venata diautenticità. Una sfida raccolta dall’edito-ria per ragazzi (Giunti in testa) ma anchedalla televisione: il coraggioso program-ma 16 anni e incinta di Mtv (versione ita-liana del format americano 16 and pre-gnant) ha messo un Paese di fronte a sto-rie che ancora oggi si preferisce pensarelontane, vive solo nelle periferie della ci-viltà. Carmen, sedici anni, italianissima,ha tre figli. Sì, tre figli avuti da un coeta-neo che, inevitabilmente, preferisce lamoto e il bar alle serate in casa. E comedargli torto? Come dare torto anche a Ce-sare, il tipo «ganzo» che seduce la scial-bina Perla sotto l’effetto di una sangria?

Scandalo e recriminazioni perdonoconsistenza davanti alle cifre: secondo laSocietà italiana di ginecologia e ostetri-cia, quel 2,1 per cento delle gravidanze (inItalia) portato a termine da ragazze tra i 14e i 19 anni, è destinato a crescere. E loconferma Margherita Moioli, referentedel Centro di Accompagnamento allacrescita per genitori adolescenti del-l’azienda ospedaliera San Paolo, a Mila-no, struttura pubblica pressoché unica inquesto genere. «L’età media delle madriadolescenti è sempre più bassa — spiegaMoioli —. La cosa ci preoccupa perchésono sintomi di un disagio sociale vissu-to in famiglia». Altri numeri: nel 2012, so-no state 5 mila le ragazze sotto i 18 anniche sono rimaste incinte. Seimila quelleal di sotto dei 21. Perché?

Perché questo divario sempre più sot-tile tra l’età bambina e l’età adulta che stalentamente erodendo quel fertilissimo

immaginario che è l’adolescenza? Perchéquesta impellenza improvvisa nel tra-sformarsi non più soltanto in «piccoledonne» (il rituale del primo rossetto, deitacchi alti, della sigaretta) ma ben oltre,in «piccole adulte», con affetti ingom-branti (molte di queste gravidanze nonsono casuali), atteggiamenti «navigati»?

È come se si passasse direttamente alla«seconda» Lolita, quella giovane donnaappesantita dalle amarezze che Humbertritrova alla fine della sua parabola incen-diaria. Moioli sottolinea: «Non conosco-no bene l’alfabeto dei sentimenti e spes-so scambiano per amore quel che amorenon è». Tanto è vero che più sono giovani(al centro milanese c’è anche una madredi tredici anni) più negano la gravidanza,perché non ne riconoscono sintomi e re-sponsabilità. Il romanzo Megan di Mary

Hopper (EL editore) è la fotografia perfet-ta di questa inconsapevolezza: la quindi-cenne Megan resta incinta e da allora è costretta a muoversi attraverso una seriedi forze ostili, dai parenti agli amici.

«E poi, una volta che non si può piùtornare indietro, c’è il problema dell’in-segnar loro la maternità», dice la specia-

Un’opera di fantasia («La sottile linea rosa»), una trasmissione su Mtv arrivata dall’America («16 anni e incinta»), film e dati statistici: Lolita è diventata adulta molto in fretta

Gli amori difficili delle brave ragazze

Eroine

di ROBERTA SCORRANESE

lista. Di colpo, una bambina si ritrova adover badare a un altro bambino, spessoin un ambiente poco favorevole. Sia Foxche Mtv hanno trasmesso in Italia la serieLa vita segreta di una teenager america-na, dove la quindicenne Amy resta incin-ta e, oltre alla nuova vita, è costretta a di-stricarsi tra i litigi dei genitori. A volte siscappa, come Mia, la protagonista di Un’estate, una vita (Mondadori junior)di Julia Green. Il test positivo, la paura, lavergogna e, infine, la reazione più bambi-na che si possa immaginare: via da tutti.

«Avere un figlio a 17 anni porta a tanterinunce, non è semplice, la vita cambiatotalmente, ma basta un suo sorriso percapire che è stata la scelta migliore». Cosìscrive sulla sua bacheca Facebook IvonneNicastro, una delle madri bambine rac-contate da 16 anni e incinta. Ecco, quelloche maggiormente colpisce una sensibi-lità matura è lo stridio tra le foto di questabambina forse un po’ provata ma ugual-mente frizzante, colorata, acerba e leespressioni «da grande», mutuate chissàda quale mondo adulto.

Perché non sempre restare incinte si-gnifica diventare madri. Ci sono quelleche restano bambine per tutta la vita, co-me la signora Malausséne dell’omonimociclo di Daniel Pennac («Era graziosa co-me una mamma. E ancora giovane comeuna mamma»). Ci sono quelle che sichiudono ancora di più nel proprio mon-do infantile (come in Storia di Irene, diErri De Luca, edito da Feltrinelli: mutismie fughe di una quattordicenne che chia-mano «sgualdrina incinta»).

E poi ci sono loro, i ragazzi, l’altra metàdi questo cielo così mutevole. Un bel ro-manzo di Nick Hornby, Tutto per una ra-gazza (Guanda) affronta la questione congli occhi di lui. Sam ha sedici anni, ama loskateboard e ha un solo obiettivo nellasua giovane vita: non ripetere gli erroridella sua famiglia, dove molti matrimonisono stati «riparatori». Però la bella Ali-cia lo fa innamorare e poi gli confessa diessere rimasta incinta. Sam allora nonriesce ad affrontare questa verità e decidedi scappare da Londra.

Forse, per capire l’amore degli adole-scenti, occorre partire da queste fughe,che non si possono definire assenze diresponsabilità. Ma sono comprensibili, sacrosanti smarrimenti, come quelli diSara, protagonista della celebre canzonedi Antonello Venditti: «Svegliati è prima-vera/ Sara, sono le sette e tu devi andare ascuola». C’è la scuola, il motorino, gliamici, i libri, i progetti. Poi arriva quelloche non ti aspetti e forse è da qui che co-mincia il vero romanzo sull’amore dellebrave ragazze.

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I l bambino legge, la nonna semina (o viceversa; o insieme leggono e seminano): Benvenuto Pomodoro! di Anna Lavatellie Alessandra Cimatoribus, in dono una bustina di semi veri

(Le Rane Interlinea, pp. 29, € 12; il catalogo di questo editore per grandi e per piccoli si fa sempre più notare). Storia come quelle di una volta, con nomi di una volta (Aurora, Caterina, Adele, Velia,Osvaldo), ogni tanto ci vuole proprio, autrici due professioniste non di una volta, al meglio delle loro capacità. Virginia Wolf, la bambina con il lupo dentro, di Kyo Maclear e Isabelle Ars (Rizzoli, pp. 32, € 13, accanto un’illustrazione). Wolf è scritto con una sola «o», come lupo, però c’entra anche la celebre Virginia Woolf, quella con due «o», con sua sorella Vanessa che dà il via così: «Un giorno mia sorella Virginia si è svegliata che aveva un lupo dentro. Faceva versi da lupo e si comportava in modo strano». Una storiella che in poche pagine aggancia due generazioni.

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Il lupo di Virginia ha perso una «O»7-9 anni

I l sommo Quentin Blake, con Russell Hoban per Mostri (Nord-Sud, pp. 33, € 13,90, foto), cercate di non perdervelo (nonni,non vi sarete persi il suo capolavoro Si può essere giovani

almeno due volte...). Questo piacerà ai bambini che disegnano tanto, ai bambini che non hanno paura dei mostri e a quelli che hanno paura dei mostri. E nemmeno perdetevi La doppia vita del signor Rosenberg, di Fabrizio Silei (Salani, pp. 170, € 12,90) ambientato a New York eppure vi aleggia l’ombra di Dickens. Copertina di Roberto Innocenti, il nostro illustratore più grande, scoperto non dagli italiani. Infine Vita da cani di Marina Morpurgo(Feltrinelli, pp. 124, € 13), coautori il cane Blasco, la veterinaria Paola Bianchi e l’illustratrice Gaia Stella. Utile come un manuale, divertente come una fiaba, contiene un dizionario di Canese.

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Senti, è il dizionario di lingua Canese10-12 anni

FamiglieA Milano c’è un Centro di

Accompagnamento alla crescita per genitori

adolescenti: «L’età media è sempre più bassa»

SSS

testi di VIVIAN LAMARQUE

La prima Fiera senza Roberto Denti. Il maglione rosso del libraio per ragazzi più amato d’Italia, scomparso il 21 maggio 2013 , non si vedrà a Bologna, ma verrà ricordato ogni giorno, con letture di brani dei suoi libri al Caffè degli Autori, e,

il 25 marzo, con un incontro al Caffè degli Illustratori. Il 24 marzo omaggio anche a Mario Lodi, (scomparso il 2 marzo) con il documentario «Quando la scuola cambia» di Vittorio De Seta. Intervengono Goffredo Fofi e Francesco Tonucci.

Omaggi ai maestri Lodi e Denti

(

Page 14: La lettura 20140316

14 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

Espinosa vince la sfida della vita e conquista l’affetto dei lettoriVitali, Connelly e Violetta tra i best. Fossati scrittore sfida Guccini

La pagellaColin Dexter Il mistero del terzo miglio Sellerio

di Antonio D’Orricovoto

7È l’ispettore Morse il Montalbano inglese

L’ ispettore Morse è stato per anniil commissario Montalbanodegli inglesi e, forse non a caso,le sue avventure sonopubblicate in Italia dallo stesso

editore di Andrea Camilleri. Televisivamente parlando l’ispettore Morse non ha però avuto successo da noi mentre comincia ad averne in libreria. Morse è molto diverso da Montalbano. Per cominciare è un po’ nevrotico (soffre, contemporaneamente, di acrofobia, aracnofobia, misofobia, ornitofobia, necrofobia). Per altri aspetti, invece, è simile al collega italiano. Il vino rosso, per esempio, lo rende sempre un po’ sentimentale. A volte è brusco e tratta male le persone (soprattutto per telefono). L’ispettore ha un suo Fazio (il fedele Lewis) ma non ha un Mimì Augello (e questo non

depone a suo favore).L’ispettore Morse è unromantico nel sensoche tende a innamorarsidi ogni donna bella cheincontra (la cosaqualche volta ha unseguito) e rimpiange, esegretamente insegue,il fantasma di un amoredi quando era studentefinito senza un veroperché. L’ispettoreMorse non ha una Livia

al suo fianco (e meno male, aggiungiamo noi montalbaniani che non sopportiamo la fidanzata del nostro commissario preferito). Certe volte, l’ispettore Morse ci fa stringere il cuore. Come in questa scena. L’ispettore è a colloquio per ragioni investigative con una bellissima escort che, a un certo punto, gli chiede: «Lei non sa molto dei fatti della vita?». Lui risponde: «No, non molto». Allora la donna lo guarda e quello che si vede davanti le sembra «un uomo sperso e affaticato». I polizieschi di Colin Dexter sono polizieschi classici all’inglese (quelli che da anni ha rilanciato l’editore Polillo). I gialli classici inglesi sono la commedia all’italiana degli anglosassoni (cioè il loro modo di rappresentare vizi e virtù nazionali) e, in questi tempi di serial killer assatanati, sono soavi come storie d’amore.

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Colin Dexter è nato a Stamford nel 1930

Top 10Albert EspinosaBraccialetti rossi.Il mondo gialloSalani, € 12,90

Alan FriedmanAmmazziamoil GattopardoRizzoli, € 18

Andrea VitaliPremiata ditta Sorelle FiccadentiRizzoli, € 18,50

Michael ConnellyIl quinto testimone

Piemme, € 19,90

Clara SánchezLe cose chesai di me Garzanti, € 18,60

Michele SerraGli sdraiati

Feltrinelli, € 12

Luis SepúlvedaStoria di una lumaca che scoprì...Guanda, € 10

Stephen KingDoctor Sleep

Sperling & Kupfer, € 19,90

Giampaolo PansaBella ciao

Rizzoli, € 19,90

Lucia VaccarinoIl mio diario, un anno dopoWalt Disney, € 14,90

1(2)

1 100

2(1)

5 72

4(4)

S 54

5(5)

S 53

7(9)

1 43

9(6)

5 40

10(-)

R 40

8(8)

S 41

6(7)

1 45

3(3)

S 66

ebookdi Alessia Rastelli

Sfiora la vettala rivolta anti-bancheAmmazziamo il Gattopardodi Alan Friedman continua a dominare in digitale. L’analisi della crisi italiana del giornalista americano è al primo posto su Libreriauniversitaria.it, negozio online con l’originaria vocazione di offrire soprattutto testi per studenti e professionisti. Nella sua Top Five, tuttavia, non entrano più gli ebook del gruppo Mondadori, dopo il cambiamento di strategia della società di Segrate e la decisione di non vendere più i titoli digitali su alcuni store. La seconda posizione è occupata da Mario Bortoletto, imprenditore edile di Padova, vicepresidente nazionale del movimento «Delitto di usura» che ne La rivolta del correntista racconta la sua storia di resistenza alle banche. Seguono in classifica tre ebook di narrativa: Premiata ditta Sorelle Ficcadenti di Andrea Vitali (terzo, in promozione il 3 e 4 marzo), Le cose che sai di me (quinto) di Clara Sánchez, entrambi forti anche in versione cartacea, e il fantasy Il cerchio degli amanti di J. R. Ward. Da segnalare, in settima posizione, 12 anni schiavo , l’autobiografia di Solomon Northup (Newton Compton, e 4,99), da cui è tratto l’omonimo film di Steve McQueen, recente vincitore di tre Oscar.

@al_rastelliehibook.corriere.it

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1 100 Alan FriedmanAmmazziamoil Gattopardo

Rizzoli, e 9,99ePub con Adobe DRM

2 99 Mario BortolettoLa rivolta del correntista

Chiarelettere, e 5,99ePub con Social DRM

3 76 Andrea VitaliPremiata ditta Sorelle Ficcadenti

Rizzoli, e 9,99ePub con Adobe DRM

4 75 J. R. WardIl cerchio degli amanti

Rizzoli, e 9,99ePub con Adobe DRM

5 68 Clara SánchezLe cose che sai di me

Garzanti, e 9,99ePub con Adobe DRM

(3-9 marzo 2014)

La classifica

Narrativa italiana

1 (1) S 66 Andrea VitaliPremiata dittaSorelle FiccadentiRizzoli, € 18,50

2 (2) S 45Michele SerraGli sdraiati Feltrinelli, € 12

3 (3) S36Francesco GucciniNuovo dizionario delle cose perdute

Mondadori, € 12

Andrea Vitali, terzo assoluto, mantiene la vetta degli Italiani davanti a Michele Serra e Francesco Guccini. La squadra dei cantautori si arricchisce di un altro nome di peso, Ivano Fossati, new entry con il romanzo di un chitarrista. Tra i titoli nuovi Giuseppina Torregrossa e Francesca Del Rosso alias Wondy, «supermamma» guarita dal cancro.

Narrativa straniera

1 (1) S 54Michael ConnellyIl quinto testimone Piemme, € 19,90

2 (2) S 53Clara SánchezLe cose che sai di me

Garzanti, € 18,60

3 (3) S 41Stephen KingDoctor Sleep Sperling & Kupfer, € 19,90

Il giallista Michael Connelly resta davanti a Clara Sánchez e a Stephen King nel podio-fotocopia di una settimana fa. Si fanno strada le donne: al quarto posto si piazza Danielle Steel, signora del romanzo sentimentale, new entry con una storia di famiglia; settima l’irlandese Lucinda Riley, che avanza di noveposti con un racconto di viaggio e magia.

Saggistica

1 (2) 1 100Albert EspinosaBraccialetti rossi.Il mondo gialloSalani, € 12,90

2 (1) 5 72Alan FriedmanAmmazziamo il Gattopardo

Rizzoli, € 18

3 (3) S 40Giampaolo PansaBella ciao

Rizzoli, € 19,90

Prima settimana da campione per lo scrittore e sceneggiatore spagnolo Albert Espinosa: il libro in cui racconta la sua vittoria sul cancro scalza il saggio di Alan Friedman dalla vetta della top ten. Tra i migliori dieci sono da segnalare la risalita della fiaba di Sepúlveda, il rientro del diario di Violetta e il calo di Pansa. Nella Varia comanda John P. Sloan.

Varia

1 (1) S 37John P. SloanEnglish da zero

Mondadori, € 15,90

2 (-) R 21Robert GreeneRiprenditi la tua vita

Newton Compton, € 9,90

Ragazzi

1 (1) 1 43Luis SepúlvedaStoria di una lumacache scoprì...Guanda, € 10

2 (3) 1 40Lucia VaccarinoIl mio diario,un anno dopo.

Walt Disney, € 14,90

{Caratteri Le classifiche dei libriLegenda

(2) posizione precedente S stabile

1 in salita R rientro

5 in discesa N novità

100 titolo più venduto (gli altri in proporzione)

3J. EvanovichL. Goldberg The chase

Bantam, $ 28

2Donna Tartt The Goldfinch

Little, Brown, $ 30

1Kim Harrison The undead pool

HarperVoyager, $ 27,99

Stati Uniti

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DOMENICA 16 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 15

4 (4) S 27AA.VV.Carnevale in giallo Sellerio, € 13

5 (5) S25Sara TessaL’uraganodi un batter d’ali

Newton Compton, € 9,90

6 (6) S 23Fabio VoloLa stradaverso casa

Mondadori, € 18

7 (9)121Chiara GamberalePer dieci minuti

Feltrinelli, € 16

8 (7)519Margaret MazzantiniSplendore

Mondadori, € 20

9 (8)518Marcello Fois (curatore)Sei per la SardegnaEinaudi, € 6

10 (-) N 17Giuseppina TorregrossaLa miscela segreta di casa OlivaresMondadori, € 18

11(10)516Antonio ManziniLa costola di Adamo

Sellerio, € 14

12(15)114Andrea CamilleriLa creaturadel desiderio

Skira, € 14,50

13(11)514 Susanna Tamaro Illmitz

Bompiani, € 14

14(12)512Mauro CoronaLa vocedegli uomini freddi Mondadori, € 18

15 (-) N12Ivano Fossati Tretrecinque

Einaudi, € 18,50

16(13)512Alessia Gazzola Le ossadella principessa

Longanesi, € 17,60

17(19)112Alessandro D’AveniaBianca come il latte, rossa come il sangueMondadori, € 13

18(-) N 11Francesca Del RossoWondy

Rizzoli, € 17

19(14)511Massimo GramelliniFai bei sogni

Longanesi, € 14,90

20 (-) N 10Andrea Frediani300. Nascitadi un impero Newton Compton, € 9,90

4 (-) N 37Danielle SteelI peccati di una madre

Sperling & Kupfer, € 19,90

5 (4) 5 37Patricia CornwellPolvere

Mondadori, € 20

6 (9) 132C. Cussler, J. ScottSabotaggio

Longanesi, € 17,60

7 (16) 1 29Lucinda RileyIl profumodella rosadi mezzanotteGiunti, € 9,90

8 (7) 523Clara SánchezEntranella mia vita Garzanti, € 9,90

9 (5) 5 21Clara SánchezIl profumo delle foglie di limoneGarzanti, € 9,90

10(8) 5 19E. L. JamesCinquanta sfumaturedi grigioMondadori, € 5

11(6) 5 19Ronald H. BalsonVolevo soloaverti accanto

Garzanti, € 14,90

12(12) S 17Colin DexterIl misterodel terzo miglio Sellerio, € 14

13(17) 1 17Pierre LemaitreCi rivediamo lassù

Mondadori, € 17,50

14(11) 5 17Valérie Tong CuongL’Atelierdei miracoli Salani, € 12,90

15(15) S 16E. L. JamesCinquanta sfumaturedi rosso Mondadori, € 5

16(20) 1 15Tracy ChevalierLa ragazzacon l’orecchinodi perla Neri Pozza, € 9,90

17(10) 5 15Isabel AllendeIl giocodi Ripper

Feltrinelli, € 19

18(-) R 15E. L. JamesCinquanta sfumaturedi nero Mondadori, € 5

19(-) N 14Philipp MeyerIl figlio

Einaudi, € 20

20(-) R 14Jamie McGuireUno splendidodisastro

Garzanti, € 16,40

4 (7) 1 28Solomon Northup12 anni schiavo

Newton Compton, € 9,90

5 (12) 1 17Federico RampiniLa trappola dell’austerity

Laterza, € 5,90

6 (10) 1 17Vittorino AndreoliL’educazione(im)possibile Rizzoli, € 18,50

7 (8) 1 12Martin SixsmithPhilomena

Piemme, € 18,50

8 (6) 5 12Carlo RovelliLa realtà non è come ci appare

Raffaello Cortina, € 22

9 (5) 5 12Stefano LivadiottiLadri

Bompiani, € 16,50

10(14) 1 12Christiane V. Felscherinow (con S. Vukovic)Christiane F. La mia seconda vitaRizzoli, € 17

11(11) S 11Domenico De MasiMappa mundi

Rizzoli, € 21

12(16) 1 9Simon PearsonUn eroe in fuga

Newton Compton, € 9,90

13 (-) N 9Jorge Mario BergoglioLa gioia di ogni giornoMondadori, € 14

14(-) R 9T. Colin Campbell M. Campbell ThomasThe China study

Macro, € 20

15(13) 5 9Robert M. Edsel (con B. Witter) Monuments men

Sperling & Kupfer, € 16,90

16(15) 5 7Mario BortolettoLa rivolta del correntista

Chiarelettere, € 10

17(17) S 7Malala Yousafzai (con C. Lamb)Io sono Malala Garzanti, € 12,90

18(4) 5 7Nuccio OrdineL’utilità dell’inutile.ManifestoBompiani, € 9

19(-) N 7Luca RicolfiL’enigma della crescita Mondadori, € 19

20(-) R 7Simone Cristicchi (con J. Bernas)Magazzino 18

Mondadori, € 16,50

3 (6) 1 12H. Pomroy, E. AdamsonLa dieta delsupermetabolismo

Sperling & Kupfer, € 16

4 (2) 5 11Andre AgassiOpen.La mia storia

Einaudi, € 20

5 (3) 5 11M. De Donno, G. Navone L. LorenzoniInglese in 21 giorni

Sperling & Kupfer, € 12,90

6 (-) N 11Nicola SorrentinoCambio dieta

Mondadori Electa, € 14,90

7 (5) 5 10Benedetta ParodiÈ pronto!Salva la cena...

Rizzoli, € 17,90

8 (4) 5 10CarlitadolceCosmeticifai da te

Gribaudo, € 14,90

9 (7) 5 8A. Clerici, A. Romani S. BarzettiTutti a tavola!

Mondadori, € 16,90

10(-) R 8Ferzan OzpetekRosso Istanbul

Mondadori, € 16,50

3 (2) 5 38Jeff KinneyDiario di una schiappa. Guai in arrivo!Il Castoro, € 12

4 (5) 1 17AA. VV.Beauty book. Violetta. Con gadgetWalt Disney, € 12,90

5 (4) 5 17Suzanne CollinsIl cantodella rivolta

Mondadori, € 13

6 (6) S 17AA. VV.Fashion book. Violetta

Walt Disney, € 14,90

7 (-) N 17Silvia D’AchilleI miei amici.Peppa Pig

Giunti Kids, € 5,90

8 (-) R 16Silvia D’AchillePeppamaxicolor

Giunti Kids, € 6,90

9 (7) 5 16Silvia D’AchilleColora con Peppa Pig

Giunti Kids, € 3,90

10 (8) 5 14Suzanne CollinsHunger games

Mondadori, € 13

10La lezione di Topipittori: i bei libri nascono da buone ideeCome abbiamo letto nelle pagine precedenti, si sta avvicinando la Fiera del libro per ragazzi di Bologna. Se qualcuno che scrive o illustra libri per ragazzi (e magari pensa di avere il capolavoro nel cassetto) volesse nel frattempo sapere che cosa non è un libro per ragazzi e

quando invece si può parlare di un libro per ragazzi ben scritto, ben illustrato e ben pubblicato, può andarsi a leggere «La vera storia dei Topipittori» scritta da Giovanna Zoboli sul sito della casa editrice. Niente di più illuminante, realistico e simpatico di questo racconto autobiografico per capire i

meccanismi attraverso i quali una buona idea diventa un bel libro. Lo spunto serve qui per ricordare i 10 anni di attività dei Topipittori che, tra albi illustrati, fumetti, narrativa e saggi, hanno già pubblicato 112 titoli che fanno onore a un settore in crescita e sempre più apprezzato anche nel mondo.

di Giuliano ViginiIl numero

(Elaborazione a cura di GfK. Dati relativi alla settimana dal 3 al 9 marzo 2014)

Il podio del criticodi Emanuele Bernardi

Emanuele Bernardi (Roma, 1975) è docente di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma. Si occupa di storia politica, economica e internazionale del ‘900. È autore di Riforme e democrazia (Rubbettino) su Manlio Rossi-Doria; è in corso di stampa Il mais miracoloso. Storia di un’innovazione tecnologica (Carocci).

Inghilterra

1Sophie KinsellaWedding Night

Transworld, £ 7,99

2Kate Atkinson Life after life

Black Swan, £ 7,99

3Robert GalbraithThe Cuckoo’s Calling

Little, Brown, £ 16,99

Germania

1Simon BeckettDer Hof

Wunderlich, € 19,95

2Jonas Jonasson Die Analphabetin,die rechnen konnteCarl’s books, € 19,99

3Haruki MurakamiDie Pilgerjahre des farblosen Herrn TazakiDuMont, € 22,99

Francia

1Guillaume MussoCentral Park

Xo, € 21,90

2Erwann MenthéourEt si on arrêtait de se mentir

Solar, € 37

3Marc LevyUne autre idée du bonheur

Robert Laffont, € 21

1Leonardo RaponeCinque anni che paiono secoliCarocci, € 28

2Silvio PonsLa rivoluzione globale Einaudi, € 35

3Umberto Gentiloni SilveriContro scettici e disfattistiLaterza, € 22

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16 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

Ci sono navi che si chiamano Panamex perché possono attraversare il Canale di Panama. Ci sono petroliere, quelle più vecchie,che arrivano fino a 300 mila tonnellate. Ci sono quelle più giovani che sono molto più piccole, circa 35-40 mila tonnellate. Prima servivano giganti che attraversassero il mare per portare il petrolio da raffinare. Adesso servono navi in grado di collegare i porti velocemente. Come accade con il wi-fi.

Petroliere wi-fi

{Cambusadi Nicola Saldutti

SguardiPittura, scultura, fotografia, design, mercato

Outsider Una galleria di Milano espone i lavori di uomini e donne colpiti da forme di disagio mentale. Le costanti: serialità, grottesco, frammentazione, fogli riempiti fino ai bordi

I fantasmi di Ugolina (e degli altri)Le opere dei malati psichiatrici oltre la lettura clinicaAngosce, valori estetici e quotazioni di artisti fuori campodi FRANCESCA RONCHIN

D i lei non si sa nulla. Dove sia natao a che età siano comparsi i primisegni della psicosi che l’avrebbeportata al ricovero nell’ex ospeda-le psichiatrico Paolo Pini di Mila-

no. Si sa solo che era una donna giovane e che della sua vita, sopravvissuti alla chiusuradell’allora manicomio, ora Policlinico di Af-fori, restano il nome, Ugolina Valeri dettaUgolina, e 81 fogli di carta Raffaello 240 x 330mm. Oggi, i suoi disegni, tutti realizzati inclinica tra il 1964 e il 1967, escono per la pri-ma volta allo scoperto con Fuori Campo, ar-tisti outsider a Milano, insieme a quelli di molti altri alienati. Eppure, la domanda sen-za risposta — «chi era Ugolina?» — sembradestinata ad attraversare la mostra quasi aemblema di un’arte intenzionata ad affran-carsi sempre più da una lettura medica deidisegni.

«Non siamo di fronte a cartelle cliniche —spiega Francesco Porzio, critico d’arte e cu-ratore della mostra — ma a opere che innan-zitutto hanno una valenza estetica. Non è uncaso che con i loro stilemi nuovi e visionarisiano state spesso “prese in prestito” dall’ar-te contemporanea, basti pensare a Max Er-nst e Paul Klee». Per quanto nel 1945, già Jean Dubuffet parlasse di Art Brut dando cosìuna dignità al territorio degli autori autodi-datti o ai cosiddetti margini della società,per quanto le opere di soggetti con problemidi salute mentale abbiano trovato una lorocollocazione come outsider artist, il merca-to per loro è solo agli inizi. Complice quellaconvenzione critica per cui non esisterebbel’arte senza un progetto o un’intenzionalità,per il momento, più che nei circuiti ufficiali,questi artisti viaggiano principalmente inmusei o percorsi a loro dedicati. Del resto, ilfenomeno è relativamente recente. Se nel1800 l’arteterapia entra negli istituti psichia-trici mossa da un intento clinico e con Lom-broso i medici imparano a guardare alle opere degli alienati come a panoramiche disintomi da classificare, è solo verso gli anniCinquanta, con lo sviluppo delle teorie psi-chiatriche in direzione psicoanalitica e feno-menologica, che i disegni iniziano a essereosservati anche nella loro portata artistica.

Mentre sul mercato arrivano i farmaci an-tipsicotici per meglio contenere, talvolta re-primendo, talvolta permettendo l’estro arti-stico, negli ospedali psichiatrici nascono gliatelier fino a diffondersi come ausilio psico-terapico nelle comunità di recupero e neicentri di salute mentale. Proprio qui, attual-mente operano alcuni degli artisti in mostraa Milano come Gianluca Pirrotta, attivo pres-so l’atelier Manolibera della Cooperativa Na-zareno di Modena, e Marco Raugei, del cen-tro di attività espressive La Tinaia dell’ospe-dale Neuropsichiatrico di Firenze.

Quanto spesso capiti di trovarsi di fronte a

lavori di grande valore artistico non è facil-mente quantificabile. Lontano da tentazioniromantiche per cui la follia è sempre un po’geniale, «gli autori che si staccano netta-mente dalla media — azzarda Porzio — sa-ranno un caso ogni cento a dir tanto. Ugolinaè tra questi» . Il debutto nel mercato arrivasenza che al momento vi siano molte quota-zioni di riferimento a parte i lavori di CarloZinelli, principale outsider artist italiano scoperto da Vittorino Andreoli negli anni Sessanta. Se i suoi lavori sono valutati attor-no agli 11 mila euro, con Ugolina, per ora, siparte dai 700 euro, «ma è chiaro che potreb-be valere molto di più — precisa Porzio —dato che la portata artistica è equiparabile aquella di riferimenti dell’Art Brut come Eloi-sa o Adolf Wölfli».

Volti ibridi, figure a metà tra l’umano el’animale in un continuo movimento meta-morfico, quella di Ugolina è una produzioneconsistente che si svolge lungo un percorsodi tre anni e che, come ricorda la psichiatrache l’ha seguita, inizia piuttosto tardi, all’im-provviso. «I disegni procedono dal micro almacro — spiega Giorgio Bedoni, psichiatra,tra gli organizzatori della mostra — in unasorta di lenta ma continua messa a fuoco deipropri fantasmi». Sagome indefinite si ag-glutinano sulla carta come organismi cellu-

lari dove l’uno è origine e continuazione del-l’altro. «Un lavoro contrassegnato da quel-l’automatismo psichico che tanto piaceva aisurrealisti — continua Bedoni — convintiche l’arte dei matti, insieme a quella deibambini e dei primitivi, avesse un contattoprivilegiato con le dimensioni inconsce equindi con la verità delle cose».

Ma se è vero che la valenza formale delleopere nate in contesti psichiatrici ha un’au-tonomia oltre quella clinica, l’impulso da cuinascono non è mai di ricerca formale bensìdi un’urgenza quasi fisiologica, la risposta aun bisogno dato dalla malattia: stare meglio.«Il foglio bianco permette al paziente psico-tico di colmare i propri vuoti, che spesso so-no vuoti di memoria — spiega Bedoni a “laLettura” —. Non è un caso che venga riempi-to quasi del tutto, fino ai bordi, nel difficiletentativo di ricomporre sulla carta una realtàche nella propria mente è frammentata dallamalattia». Se l’efficacia artistica di questi di-segni derivi in qualche modo dalla malattiaè difficile dirlo. «Non è semplice trovarviuna vera specificità — ammette Bedoni —simili modalità espressive si riscontrano adesempio anche in certi territori dell’espres-

di CARLO BERTELLI

IN VIAGGIO

SSS

In un libro leggero e scanzonatoil racconto del talento ironicodi Pier Francesco e del suo controverso rapporto con il padre

Le caricature di Mola: il Seicento che si prende in giro

D i Giovanni Battista Mola (1586-1665), modesto architetto,nato a Coldrerio, presso Chiasso, ma operoso a Roma, siricorda specialmente una guida di Roma per il 1663. Molto più

famoso è il figlio Pier Francesco (1612-1666), che giunse a Roma nel 1616, e dopo viaggi per l’Italia settentrionale, dal 1647 si stabilì per sempre a Roma, dove il ricordo dei dipinti visti nei suoi viaggi fu sopraffatto dai nuovi interessi suscitati da Annibale Carracci, Domenichino, Nicolas Poussin, Pietro Testa. Di Pier Francesco sembrava si sapesse tutto, specialmente dopo la monografia di R. Cocke pubblicata a Oxford nel 1972, ma ora un libro, scanzonato e volutamente leggero e quasi giornalistico, a tratti autobiografico (Andrea De Marchi, Mola. Il disegno e la pittura. Psicologia e filologia a confronto, Skira, pp. 192, e 39) vi aggiunge la decrittazione di 15

foglietti, sparsi in varie raccolte per lo più private, vergati con rapidi disegni nei quali ricorre un goffo baffuto personaggio (a sinistra), in cui l’autore riconosce il padre Giovanni Battista, non più autorevole come nel ritratto dell’Accademia di San Luca, ma tornato contadino come il suo contemporaneo Bertoldo. I disegni, che Pier Francesco dovette eseguire per tutta la vita, raccontano, con insospettato senso del ridicolo, i litigi col padre, che gli rimprovera (tra l’altro) di non guadagnare abbastanza. È la Roma di Bernini e già si annuncia lo spirito mordace di un Ghezzi. Al confronto con le realizzazioni pittoriche di Mola, i disegni confermano le oscillazioni del pittore tra l’attrazione verso una narrazione realistica e l’adeguamento a un modo di pensare classicheggiante.

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L’eventoFuori campo.

Artisti outsider a Milano,Milano, Galleria Isarte

(Corso Garibaldi 2,Info Tel 335 6341 228;

www.isarte.net),dal 21 marzo al 4 aprile

(inaugurazione giovedì 20marzo ore 18); dal martedìal sabato, 11-13 / 15-19.

Realizzata in collaborazionecon la Galleria Rizomi-Art

Brut di Torino, la mostraè curata da Giorgio Bedoni

(psichiatra espertodi outsider art) e dallo storico

dell’arte Francesco Porzio.Saranno esposte

una cinquantina di operedi artisti d’epoca

e provenienza differentiaccomunati però

dalla definizione di outsidere quindi fuori del circuito

ufficiale dell’arte.Tra i lavori quelli di

personaggi già noti comeMarco Raugei, Paul Duhem,

Carlo Zinelli, Giovanni Bosco,Maria Concetta Cassarà,

Jill Galliéni, Gianluca Pirrotta,Curzio Di Giovanni,

l’americano Donald Mitchell,lo svizzero François Burland.Esposte anche due sculturedi Umberto Gervasi a cui la

Galleria Isarte (unicaa Milano a occuparsi di

outsider art) aveva dedicatouna rassegna nello scorso

autunno. Per l’occasioneverranno poi presentati idisegni inediti di Ugolina(Ugolina Valeri) eseguiti

tra il 1964 e il 1967nell’ospedale psichiatrico

Paolo Pini di MilanoLe quotazioni

I prezzi delle operedi outsider art esposte

in questa occasione oscillanointorno ai mille euro

(da un minimo di 500a un massimo di 2.000).

Le quattro tele di CarloZinelli variano invece

tra i 10 mila e i 12 mila

i

L’altra mostraI «graffiti» di Palermo:le forme del turbamento

Per tre mesi ha puntato il suo obiettivo di fotografo sui muri della Real Casa dei matti di Palermo (l’ex manicomio). Il risultato sono questi Graffiti della mente (sopra) che ora Bebo Cammarata propone in una mostra (aperta fino a martedì) alla Galleria Artetika di Palermo (via Noto 40, Tel 091 79 30 713). Due le sezioni: una dedicata ai segni tracciati dai degenti del manicomio negli anni Cinquanta; l’altra narra le contaminazioni di altri disagi tracciate dopo la chiusura.

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DOMENICA 16 MARZO 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 17

Imuri delle corsie d’ospedale sono muri muti.Non raccontano dolore come quelli delle cellenelle carceri, né ribellione o goliardia come quel-li delle scuole o esaltazione come quelli degli sta-di. E neppure volgarità, come quelli di qualsiasi

luogo pubblico appena nascosto alla vista di chiun-que. I muri delle corsie d’ospedale sono muti e vuoti etutti uguali. Lisci di linoleum o di pittura igienizzante,grigi di rassegnazione o di tempo e soldi che servonoad altro. I muri delle corsie d’ospedale sono solo bruttiricordi: come la malattia che porta a starci in mezzo.

Lo pensava pure lo psichiatra Franco Verde quandosi guardava intorno nel piccolo reparto (dieci posti let-to poi ridotti a sette) che dirige all’ospedale Cardarellidi Campobasso. E lo pensavano anche i suoi pazientiche per quel reparto c’erano passati, e quelli che c’era-no capitati solo per un Day Hospital, ma che frequen-tavano invece il centro di salute mentale esterno di cuiVerde — in qualità di dirigente del Diparti-mento di salute mentale della Asl di Campo-basso — pure è responsabile. E, ancora, lopensavano i giovani operatori di LaboratorioAperto, la cooperativa sociale che dal 2001 lavo-ra a un programma di recupero per pazientipsichici basato su arte e artigianato, oltre che sucomunicazione web.

Lo pensavano in troppi perché quei muri delCardarelli restassero grigi all’infinito. Certo, in-tervenire su tutti era impossibile, ma almeno quelli di Psichiatria dovevano cambiare faccia.Facile pensare ai colori, che, come insegnano glistudi elaborati dall’architetto Jorrit Tornquist peril Niguarda a Milano, in ambito ospedaliero han-no particolare importanza, perché incidono sul-l’umore — quindi sulla salute psichica — dei ricovera-ti, e anche su quello di medici e paramedici. Ma a Cam-pobasso sono andati oltre. Perché — hanno pensato— ancora meglio del colore sono le forme colorate.Meglio ancora se sono forme capaci di dare emozioni,di portare lo sguardo e la mente e il cuore oltre i muri,oltre l’ospedale, oltre la malattia.

C’è una sola cosa che può riempire di contenuti cosìambiziosi uno spazio vuoto: l’arte, in questo caso lapittura.

«Ai pazienti che vengono ricoverati, e in particolareai pazienti psichici, capita di subire la disorganizzazio-ne delle percezioni spazio-temporali», spiega FrancoVerde. Il tempo va rimodulato sui ritmi ospedalieri —sveglia all’alba, pranzo a mezzogiorno, cena alle 7 di sera e dopo un’ora o due già notte — ma lo spazio senon c’è non c’è. E in ospedale non c’è. A meno che nonlo si dipinga. Eccola l’idea che il primario e i suoi colla-boratori e i soci della cooperativa e i pazienti che conloro fanno squadra andavano cercando: portare lo spa-zio in ospedale, dipingerlo sui muri, «aprire» finestreo magari anche porte, affacciate sull’orizzonte, su prativerdissimi, sul mare. Mettere il sole proprio di fronte aun letto e far dimenticare a chi su quel letto è steso chefuori piove o nevica, perché lui il suo sole lo tiene lì,sempre, giorno e notte. Oppure portargli in stanza lecose di casa: le mensole con i libri, una consolle conoggetti familiari, le piante e i fiori sul davanzale, il ca-mino, un cagnolino accucciato.

La tecnica pittorica è quella del trompe-l’oeil, che in-

ganna l’occhio e l’illude di vedere immagini tridimen-sionali. E gli autori sono artisti che prima di metterepiede nelle stanze di Laboratorio Aperto forse nemme-no sapevano di esserlo. Sono tutti pazienti psichiatrici.Come Giovanni Guerriero, uno che è capace di trasfor-mare in quadro qualsiasi cosa. Va in giro a raccoglierepannelli pubblicitari come quelli che espongono lefarmacie oppure i bar, i pub o altri negozi, quelli chevengono chiamati totem. Se sono in cartone li lascia dove stanno, sceglie solo quelli in forex. Perché «han-no una superficie che se trattata con la base giusta li fadiventare meglio di una tela pregiata». Nei locali dellacooperativa, appesi ai muri ce ne sono molti. Giovannine stacca uno e prima di mostrare il quadro in cui lo hatrasformato, lo gira: «Era una pubblicità della Coca-Cola, ora è un’opera d’arte. Perché l’arte è anche riciclodei materiali, riutilizzo di roba che altrimenti divente-

rebbe spazzatura».Nella sala adibita a laborato-

rio di pittura, invece, c’è untrompe destinato al Cardarelli,

ma che sta ancora poggiato sul suo cavalletto, eviden-temente in attesa degli ultimi ritocchi. È dipinto su unpannello di legno sottilissimo, «perché minore è lo spessore e meno sembra un quadro. E migliore è l’ef-fetto che fa», spiega Giovanni.

Contributo terapeutico, coscienza ecologica, impe-gno sociale, solidarietà, anche opportunità di reddito,perché tramite la cooperativa i pazienti riescono ad ac-cedere alle borse lavoro finanziate dalla Regione. Si possono trovare mille cose dietro una storia comequesta che una volta tanto succede al Sud, dove la sani-tà è disastrata e dove arte e cultura pure se la passanopiuttosto male. Certo, quei dipinti tridimensionali cheornano le pareti di Psichiatria al Cardarelli non potran-no tutti essere definiti opere d’arte, e, chiaramente,non hanno nemmeno la pretesa di guarire chi è ricove-rato in quel reparto. Ma da quando ci sono, e sarannocirca dieci anni, i ricoverati hanno dimostrato di ap-prezzarli, e queste cose contano, quando si ha a che fa-re con il disagio mentale. «Ci sono stati soltanto duecasi di dipinti danneggiati dai pazienti, e per la veritàuno dei due non fece altro che aggiungere con la pen-na qualche rondine a una scena di campagna, perchédiceva che ci mancavano», racconta Verde. Che il suoreparto non solo lo ha aperto ai dipinti e ai colori, maha anche concesso a una associazione di pazienti psi-chici di utilizzarlo come location per un cortometrag-gio scritto, diretto, interpretato e girato tutto da loro.Si chiama Commedia Rock. Ed è pure divertente.

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sionismo. Di certo è chiaro che le forme cre-ative che emergono da contesti psichiatricisono frutto di un modo ben preciso di esserenel mondo, un mondo dove sano e malatosono sfumature di un continuum».

Difficilmente però, sfuggirà anche all’oc-chio più inesperto la presenza di alcune co-stanti come la serialità, la ripetizione, il grot-tesco, la frammentazione e la presenza di unrepertorio di oggetti piuttosto limitato ma specifico di ogni autore. Marco Raugei, unafrequentazione di istituti psichiatrici inin-terrotta fino ai 19 anni, riempie il foglio delleripetizioni ad esaurimento di uno stessosoggetto. Macchine fotografiche, trenini eautomobili, soggetti quasi infantili ma unafascinazione consapevole del ritmo e delleripetizioni. «Quando i suoi disegni — spiegaPorzio — sono entrati in collezioni comequella de l’Art Brut di Losanna e la Collectionabcd di Parigi, nell’apprendere l’apprezza-mento del pubblico, la reazione di Raugei èstata di gioia immensa». Un episodio chequasi lascia intravedere sprazzi di autoco-scienza artistica riscontrabili anche nella vo-lontà di andare oltre i propri limiti ortografi-ci e dare un titolo a ogni singolo disegno. Adogni modo, assicura, siamo di fronte a unaspetto marginale, perché qui non ci sonovelleità artistiche ma urgenze patologiche.

Come nel caso di Jill Gallieni, che trova nellepreghiere a Santa Rita un modo per uscire dai tormenti mentali. Di qui, la creazione senza tregua di disegni dove quelle che a pri-ma vista sembrano ghirlande colorate, sonoin realtà litanie così fitte da essere illeggibili.

Una netta riproposizione seriale di ele-menti si ritrova in Curzio Di Giovanni, 57 an-ni, ospite da trent’anni del centro di riabilita-zione psichiatrica Fatebenefratelli di San Co-lombano, Lodi, per via di una sindrome auti-stica sviluppata nell’infanzia. I suoi soggettisono volti incontrati su cataloghi e riviste. Daun ritaglio di giornale, la foto di una modellabionda, diventa Una Ragazza con la PellicciaGriggia disegnata con matite colorate su unfoglio 34 x 24 in mostra a Losanna. I dettaglivengono ripresi fedelmente per poi esseretradotti in segmenti geometrici che si com-pongono come le tessere di un mosaico per-ché, se la malattia mentale non dà tregua, larealtà, una volta analizzata, deve sempre es-sere ricostruita. L’aveva capito già negli anniVenti lo psichiatra Hans Prinzhorn, quandoprovando a definire il quid dell’arte dei mattiscriveva: «Ogni tentativo di definirne la qua-lità distintiva è destinato a sfuggire... Ci bastidire che quel quid giace, da qualche parte, inun’inquietante sensazione di stranezza».

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L’esperimento I dipinti dei pazienti di psichiatria al Cardarelli di Campobasso

Trompe-l’oeil in ospedaleSole e cielo spuntano sui muridal nostro inviato a Campobasso FULVIO BUFI

Qui sotto: Ugolina, Senza titolo (inchiostro su carta, 5 dicembre 1965). Sopra: Curzio Di Giovanni, Una Ragazza con la Pelliccia Griggia (matita su carta, 2013). Nella pagina a sinistra: Marco Raugei, Questecsono le machine mortobelle (inchiostro nero su carta, 1995). I titoli sono riportati come furono scritti dai pazienti

La tavola qui accanto si intitola Hope ed è stata realizzata espressamente per «la Lettura» da Giovanni Guerriero, paziente del Centro di salute mentale di Campobasso e autore anche di alcuni dipinti nel reparto di Psichiatria del Cardarelli

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18 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

Mary Poppins non canta e i suoi libri non si prestano a pigolii e balletti, di certo non a un musical. La scrittrice Pamela Lyndon Travers non cede a compromessi. Almeno fino a quando non riconosce in Walt Disney un narratore che,

come lei, usa l’immaginazione per metter ordine dove pare perduto. E ciò può accadere sulla carta e sullo schermo. Saving Mr. Banks racconta di come Mary Poppins sia volata oltre i libri per entrare nell’immaginario cinematografico.

I voli di carta di Mary Poppins

{Sguardi Le mostreCiak, si legge

di Cecilia Bressanelli

I coniugi tedeschi Andersch e Dichgans scrissero (lui), dipinsero (lei), scoprirono talenti e animarono riviste (insieme). La Svizzera, ad Ascona, celebra il doppio centenario della nascita

Il talamo di Alfred e Gisela era colore. E poesia

Sodalizi

di SEBASTIANO GRASSO

Allestimento UUUUU

Rigore scientifico UUUUU

Catalogo UUUUU

L’esposizioneAlfred e Gisela Andersch.

Lei crea nello spazio,io nel tempo, Ascona, Museo

comunale d’arte moderna,da oggi al 1°giugno

(Info Tel +4191 75 98 140;www.museoascona.ch).

La rassegna, curata da PeterErismann in collaborazione

con il Museum Strauhofdi Zurigo, analizza il rapporto

tra lo scrittore AlfredAndersch e la moglie Gisela,

pittrice autodidatta. In alto,da sinistra: Gisela Andersch,Axe VIII (1978) e Axe (1973)

iC anto e controcanto. Tenore e so-prano? I coniugi tedeschi AlfredAndersch e Gisela Dichgans. L’el-vetica Ascona, al Museo d’arte mo-derna, ricorda il doppio centena-

rio della loro nascita (in verità un po’ stirac-chiato quello della donna, classe 1913). Quanto diceva Alfred («Lei crea nello spazio,io nel tempo») diventa il sottotitolo della mostra, curata da Peter Erismann, che siapre oggi, domenica 16 marzo. Esposti di-pinti, disegni e grafica della donna e poesie,romanzi e saggi del marito, oltre a numerosefotografie, scattate da entrambi o da Moni-que Jacot, a Berzona, in Canton Ticino, dovegli Andersch si ritirano nel 1958 e dove fini-ranno i loro giorni.

Alfred e Gisela si conoscono nel 1940. Allespalle hanno esperienze matrimoniali falli-mentari e alcuni figli. Li uniscono l’avversio-ne per il nazismo e una grande curiosità perarte e letteratura. Alfred, nato a Monaco diBaviera, apprendistato da libraio, è respon-sabile dell’Associazione giovani comunistidella Baviera meridionale. Nel ‘33 finisce aDachau. Nel ‘41 si arruola nell’esercito tede-sco e nel ‘44 diserta. Prigioniero degli ameri-cani, è mandato in un campo di concentra-mento negli Usa (lo stesso succede a Burri).

Dopo la guerra si dedica a riviste lettera-rie, a programmi radiofonici e alla scrittura.A 38 anni (1952) pubblica Le ciliege della li-bertà. Quindi, Zanzibar (‘57), La rossa (‘58),Un amante in penombra (raccolta dei rac-

conti di due volumi usciti rispettivamentenel ‘58 e nel ‘63), Romanzo (‘67), Wintesplest(‘74): 600 pagine da ridurre in fin di vita ilpiù accanito dei lettori. Infine, altri tre libridi racconti.

Alfred valorizza e scopre nuovi talenti.Valga per tutti l’esempio di Böll, Enzensber-ger, Grass e della Bachmann. Sulla sua rivista«Texte und Zeichen» appaiono lavori di Adamov, Beckett, Borges, Celan, Neruda, Pa-vese. Progetti editoriali, copertine e disegnidi Gisela Dichgans. Ma anche di Harp, Stein-

berg e Chagall. Di «Texte und Zeichen», co-stretta a chiudere nel 1957, escono solo sedi-ci numeri. In mostra ad Ascona ci sono tutti,accompagnati da tre Kreisphasen, da RotSteigend e Esster Schnee di Gisela.

Pittura e scrittura convivono. Come suc-cede a quasi tutti gli artisti autodidatti, Gisel-la, nata nell’attuale Wuppertal, comincia colfigurativo. Quando si interessa all’Arte con-creta, al secondo Bauhaus, alla francese Ab-straction-Création, all’olandese De Stijl e allaTeoria della forma e della figurazione di Paul

Klee, diviene quasi naturale la sua conversio-ne all’astrattismo geometrico. Nel ‘63 la pri-ma esposizione — con l’aiuto di Max Bill —,di cui, ora, possono rivedersi alcuni lavori come Tema ed alcune Variazioni, oltre a pa-esaggi astratti (Asha, Perfuga, Dorset) o alsuccessivo Testa-coda, titolo anche d’un sag-gio di Alfred Andersch dedicato alla moglie.

Entrambi i coniugi amano viaggiare. Nel‘53 attraversano, a piedi, solo con gli zainisulle spalle, la Lapponia, la Svezia e la Norve-gia. Durante queste perenigrazioni, Alfred siestrania dalla realtà («Nella solitudine cre-sco come il granturco in una notte», annotain Wanderungen im Norden, riprendendo una frase di Thoreau). Viaggi in Scandinavia,ma anche in Italia (Roma, Sardegna, Siciliaed Eolie). Alfred ha un’ottima conoscenza della lingua di Dante. Traduce Leopardi, Un-garetti, Fortini e dedica alcuni scritti a Mora-via, Antonioni, Bassani, Nono e Pasolini. Im-magini costruite con parole, quelle di Alfred.Dipinte, quelle di Gisela. Nel ‘47 l’artista trac-cia, a pastello, un villaggio dell’Eifel ed altripaesaggi. Di colpo — ricorda Alfred — le ca-se diventano cubi colorati in campo bianco.Dice Gisele: «Via i sentimenti dal quadro».

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A volte basta avere un’idea semplice per dare una svolta. È il caso di Daniel Arnold, fotografo in crisi di Brooklyn. Nel giorno del trentaquattresimo compleanno vende le stampe delle sue immagini su Instagram a 150 dollari

l’una e guadagna 15 mila dollari in 24 ore. Scatti realistici che ritraggono momenti di vita vissuta, senza alcun intervento di Photoshop. Segno che la vera fotografia è ancora apprezzata. Forse è cambiato il modo di venderla?

C’è vita oltre Photoshop

{Sguardi Le mostreScatti flessibili

di Fabrizio Villa

MILANO Le origini di Klimt In mostra cento opere di Gustav Klimt (1862-1918), uno dei maggiori pittori austriaci, animatore della Secessione viennese. Attraverso opere famose come le Tre età della donna e Giuditta I (sopra, 1901), si giunge alla ricostruzione delFregio di Beethoven (1902). Palazzo Reale Fino al 13 luglio Tel 02 87 56 72

Calendario

TRENTOImmagini e ControriformaDopo il Concilio di Trento (1545-1563) l’arte diviene uno strumento della Chiesa romana per combattere la penetrazione delle idee del protestantesimo. La mostra presenta una settantina di opere del territorio trentino (sopra: Pittore lombardo, Madonna e santi intercedono presso la Trinità, XVII secolo).Museo Diocesano tridentinoFino al 29 settembre Tel 0461 23 44 19

BOLOGNAOttocento sconosciutoIn mostra una serie di dipinti del 1800 dal Mambo e dalla Pinacoteca Nazionale. Quattro sezioni: ritratto e scena di genere; accademia; pittura di storia; paesaggio. (sopra: Giovanbattista Bassi, 1784-1852, Veduta delle cascatelle di Tivoli, 1800-25).Pinacoteca Nazionale Fino al 27 aprile Tel 051 420 94 11

SIENAIconografia della maternitàNella cripta del Duomo prosegue l’esposizione della Madonna del Latte (sopra) di Ambrogio Lorenzetti (1290-1348) conservata nel Museo Diocesano di arte sacra di Siena. Uno dei più begli esempi dell’iconografia della Virgo lactans. Duomo / Cripta Fino al 31 ottobre Tel 0577 28 63 00

C i vuole coraggio. Solo un museo comeil Prado poteva pensare di dedicareun’intera mostra a Tizio, Sisifo, Tanta-lo e Issione, giganti tormentati nel-l’Ade con i supplizi più atroci. Nelle

sale della nuova ala, attorno all’immane gruppodel Laocoonte giunto in copia dal Museo Nazio-nale di Scultura di Valladolid, alcune colossali tele del Prado trovano una nuova ragione d’esse-re e aiutano a riconoscere la rivoluzionaria im-portanza della pittura di Tiziano in Europa.

Miguel Falomir, curatore della mostra e a ca-po del dipartimento di pittura italiana del Mu-seo, è riuscito a dimostrare come queste impo-nenti figure dalle posture inverosimili e dallostraordinario impatto visivo rimandino a una sola data e soprattutto a una donna. Fu infattinel 1548 che Maria d’Ungheria, sorella di Carlo Ve governatrice dei Paesi Bassi, incaricò Tizianodi dipingere per il suo castello di Binche, alleporte di Bruxelles, quattro grandi tele che im-mortalassero le pene infernali cui i Giganti era-no stati condannati dagli dèi per avere osato ri-bellarsi ai loro voleri.

Le pitture, che facevano parte di un ampioprogetto iconografico, arrivato a noi grazie a undisegno coevo, dovevano celare con un’allegoriaun precipuo fine politico. La commissione a Ti-ziano arrivò infatti pochi mesi dopo la vittoria diCarlo V sulla Lega di Smalcalda, rappresentatadai principi protestanti tedeschi che cercavanodi opporsi allo strapotere asburgico. Dei quattrocapolavori di Tiziano, è giunto a noi solo il Sisi-fo, colto nell’inane sforzo di trasportare sullespalle un masso enorme, mentre il magnificoTizio esposto in mostra è una copia realizzatapiù tardi dallo stesso Tiziano per accontentare idesideri di un duca della famiglia reale spagno-la.

Sebbene la corale rappresentazione della Gi-gantomachia avesse avuto in Giulio Romano ePerin del Vaga eccellenti e precedenti esempi, ècon il disegno che Michelangelo regalò a Tom-maso de’ Cavalieri nel 1532 che la singola figuradel gigante Tizio conquistò una sua autonomiae una precisa identità. Il disegno, che ebbe va-stissima fortuna grazie alle incisioni che lo ri-producevano, ritraeva il Gigante assalito ma nonancora ferito dall’aquila castigatrice. Fu Tiziano,con ogni probabilità influenzato dall’exemplumdoloris del Laocoonte venuto alla luce nel 1506in una vigna accanto alla Domus Aurea, a im-

mortalare con superbo realismo lo strazio del condannato durante il fiero pasto dell’incom-bente rapace. Il gruppo marmoreo del Laocoon-te, che giustamente Falomir ha voluto al centrodelle sale per creare il fulcro emotivo della mo-stra, rappresentò la suprema immagine del-l’equazione dolore/bellezza nell’arte.

Nei decenni successivi, scomparsa l’origina-ria valenza politica, le Furias costituirono unasingolare sfida artistica per i pittori di tutta Eu-ropa. Nessun soggetto profano riscontrò ugualsuccesso in diversi Paesi, dalle Fiandre all’Italia,passando per la Germania e la Spagna, a dispet-to della geografia, della religione o della com-mittenza. Per oltre un secolo dopo Tiziano, mol-ti pittori si cimentarono nel ritrarre questi sfor-tunati giganti, talvolta come sospesi e privi digravità, colti nelle loro nudità, nelle posizioni più ardite e contratti nei muscoli e nei volti tragli spasmi delle sofferenze infinite. La loro fede-le rappresentazione, in grado di spaventare maanche commuovere, divenne la sfida da vincere.

Oltre ai magistrali esempi di Tiziano, Rubense Ribera, Falomir ha setacciato le raccolte di tut-to il mondo per trovare alcuni indimenticabiliesempi, come quelli dipinti da Hendrick Golt-zius, Cornelis van Haarlem e Theodoor Rom-bouts nelle Fiandre e di alcuni artisti italiani. Apartire dal 1630, a Napoli fece difatti fortuna lacosiddetta «estetica dell’orrore», stimolata dalleFurias dipinte da Ribera. Tele talmente forti chesi narra fecero nascere malformato il figlio delsuo committente. È comunque certo che Riberaispirò le opere estreme di Luca Giordano e Sal-vator Rosa, che, a loro volta, diffusero questisoggetti anche a Venezia e Genova, dove lavora-vano Giovanni Battista Langetti, Antonio Zanchie Gioacchino Assereto. Quest’ultimo, intorno agli anni Quaranta, propose tele in formato piùpiccolo, come gli splendidi supplizi di Prome-teo (una versione di Tizio scevra di connotati morali) e di Tantalo. Quest’aspetto rivela la de-mocratizzazione di questa tematica che fece lasua fortuna grazie alla violenta, quasi assordan-te, spettacolarità del dolore.

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Dolore e bellezza Il Prado esplora le interpretazioni delle figure dei giganti: un mito anche pittorico

Le Furie che si presero l’EuropaI supplizi di Tizio e Sisifo, Tantalo e Issionetrasformarono un’epoca: tutto partì da Tizianoda Madrid GIOVANNA POLETTI

a cura di CHIARA PAGANI

L’appuntamentoLe Furie.

Da Tiziano a Ribera.Madrid, Museo del Prado,

fino al 4 maggio(Info Tel +34 913 30 28 00;

www.museodelprado.es),a cura di Miguel Falomir;

Catalogo Ed. Museo Nacionaldel Prado, pp. 192, € 35

I capolavoriVentotto le opere esposte.

Tra gli autori: Michelangelo,Rubens, Salvator Rosa,

Luca Giordano, Cornelis vanHaarlem, Gregorio Martinez

La galleriaA destra, dall’alto in basso:

Michelangelo (1475-1564),Tizio (1532, disegno a matita,

Windsor, Royal Collection);Tiziano Vecellio (1480/90-1576), Tizio (1548-49, olio

su tela, Madrid, Prado); PeterPaul Rubens (1577-1640)

e Frans Snyders (1579-1657), Prometeo incatenato

(1611 circa, olio su tela,Philadelphia Museum of Art)

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20 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 16 MARZO 2014

PercorsiStorie, date, biografie, reportage, inchieste

Scritture Gli Usa come luogo ostile, gli ebrei come «incarnazione stessa della tragedia». Un narratore disadorno, di cui ricorre il centenario della nascita

La scalogna è un’artee Malamud il suo maestro

di ALESSANDRO PIPERNO

S arebbe bello se un giorno Rena-ta Colorni, la titanica curatricedei classici Mondadori, racco-gliesse in un Meridiano una se-lezione di biografie dei grandi

scrittori di cui si è occupata negli ultimitrent’anni. Che libro affascinante! L’im-pressione che potrebbe trarne un lettorebuongustaio è di trovarsi di fronte allemirabili biografie vittoriane in cui i datireali venivano graziosamente mescolati aquelli presunti: una tecnica cara a WalterPater, Marcel Schwob, il grande LyttonStrachey. Un’enciclopedia delle medio-crità, delle sofferenze, delle incertezze,delle invidie e delle troppe bollette dapagare che hanno funestato i geni lette-rari dell’umanità.Be’, qualcosa mi diceche in questa fanta-smagorica operaborgesiana trovereb-be spazio (in appen-dice?) anche la bio-grafia che apre ilnuovo Meridianodedicato a Mala-mud, che potrebbeintitolarsi: BernardMalamud, su comevivere in ritirata.Con un certo spiritoPaolo Simonetti ,l’abile curatore dellasuddetta cronologia,ha messo in epigrafeuna frase dello stes-so Malamud: «Non so che cosa farà conme un futuro biografo — credo ben po-co».

Intendiamoci: non si può dire, in sen-so stretto, che Bernard Malamud appar-tenga alla confraternita dei grandi reclu-si (Salinger, Pynchon e così via). In luinon c’è retorica dell’isolamento, né ilnarcisismo altezzoso dell’ascesi. Più chealtro c’è riserbo, timidezza e tanta circo-spezione, però niente di patologico.Chissà, forse, con buona pace di Barthes,la vita dice qualcosa (non tutto, ma qual-cosa sì) dell’opera di un artista. La vitaborghese (piccolo borghese) di BernardMalamud è consustanziale ai suoi librizeppi di povere anime angustiate, prese acazzotti dalla vita. Piccoli ebrei (ma non

solo) che stentano ad assimilarsi alla so-cietà americana: creature dignitose e in-digenti che vagolano tra Brooklyn e ilLower East Side, tra il Bronx e l’UpperWest, succhiando grandi cetrioli, com-pulsando vecchie copie del «Forward»,non smettendo di desiderare ciò che nonpotranno mai avere.

Diciamo che tra i due grandi Rothamericani, Malamud è più vicino a Hen-ry che al suo discepolo Philip. Così comeoccorre chiarire che, a dispetto degli im-propri accostamenti giornalistici che loritraggono come un sorta di fratello mi-nore di Saul Bellow, Malamud ha lascia-to in Europa la sua famiglia. Babel, Kafka,Schultz, Singer e, in un certo senso, per-sino il nostro Svevo: ecco i cugini più prossimi. Diciamo che, mentre per Bel-low (e per i suoi personaggi) l’America èun’opportunità straordinaria, la patria daconquistare con spavalderia, per Mala-mud (e per i suoi personaggi) l’America èun problema, l’ennesimo luogo sulla ter-ra ostile agli ebrei e alle brave persone.Forse è questa la ragione per cui i suoieroi (sì, mi piace chiamarli così) vivonoin uno stato di scaramanzia permanente.

La felicità è pericolosa. Non provarcinemmeno, a essere felice. Qualsiasi feli-cità conquistata, qualsiasi sogno lunga-mente coltivato, ti si torcerà contro. Lo sabene Morris Bober, protagonista de Ilgiovane di bottega, con il suo insano de-siderio di mettersi in proprio e di aprireun negozio di alimentari che non porteràniente di buono né a lui né alla sua fami-glia. Lo sa ancor più Roy Hobbs, eroe deIl fuoriclasse, il promettente giocatore dibaseball che, un istante prima di corona-re il sogno di una vita di entrare in unagrande squadra, si becca una revolverata.Ma chi lo sa meglio di tutti è Yakov Bokde L’uomo di Kiev. Il povero Yakov pa-gherà a carissimo prezzo l’improvvidadecisione di lasciare lo shtetl ucraino incui è nato e vissuto, e di avventurarsi nel-la tundra gelida, ingiusta e ferocissimadei goyim.

La scalogna (ma non nel senso roman-tico che le attribuisce Baudelaire, bensìnel senso biblico caro ai fratelli Cohen) siaccanisce in modo quasi sistematico suipersonaggi di Malamud. Emblematico ilformidabile attacco del racconto L’ange-

L’autoreLo scrittore Bernard Malamud

(sopra: con la figlia Janna e ilnipote Peter nel 1984), figlio

di ebrei russi emigrati negliUsa, è nato cent’anni fa (26

aprile 1914) ed è morto a NewYork il 18 marzo 1986

Il «Meridiano»È appena uscito il primo dei

due Meridiani Mondadori (inalto la copertina) dedicato alle

opere complete di Malamud(pp. 1.920, e 65). Il volume

offre i romanzi e le raccolte diracconti pubblicati tra il 1952

e il 1966. A The Natural (1952,romanzo d’esordio) e The

Assistant (1957), presentaticon i titoli Il fuoriclasse e Il

giovane di bottega, siaffiancano Una nuova vita

(1961) e L’uomo di Kiev(1966), più i racconti di Il barilemagico (1958) e Prima gli idioti(1963). Il saggio introduttivo è

firmato dal critico britannicoTony Tanner. La cronologia e le«Notizie sui testi» sono curate

da Paolo Simonetti

i

La personalitàLeggere queste pagine dà

una gioia che ondeggia tra sorriso e commozione. È

questione di tono. Il suo è un impasto di ironia e pietà

SSS

La morale del disincantodi personaggi battuti dal destino:la felicità è pericolosa

Gli sconfittiRacconta le vicende di

povere anime angustiate, prese a cazzotti dalla vita,

che vagolano tra Brooklyn e il Lower East Side

SSS

Una mostra a Philadelphia

L’integrazione americanasi gioca sul «diamante»

Da The natural, romanzo d’esordio di Malamud pubblicato nel 1952 (poi diventato un film con Robert Redford), a My baseball years di Philip Roth uscito nel 1980. La passione degli ebrei d’America per il baseball non è però solo cosa «da scrittori». Lo testimonia Chasing dreams: baseball and becomingAmerican, la mostra appena aperta al National Museum of American Jewish History di Philadelphia (fino al 26 ottobre, www.nmajh.org). L’idea è quella di raccontare un’integrazione nei riti e nel mood americano che passava (e ancora passa) attraverso il tifo per le gesta di grandi giocatori come Sandy Koufax e Hank Greenberg (sopra), ma anche per la piccola quotidianità di personaggi «di contorno» come Esther Schimmel che vendeva hot dog davanti allo Sportsman’s Park (a fianco). La mostra va anche oltre: celebrando altre stelle come Joe DiMaggio e Ichiro Suzuki che a loro volta hanno segnato il percorso di integrazione di altre minoranze (italiani, giapponesi, afro, dominicani, portoricani). Nativi e immigrati (jewish e no) tutti ugualmente stregati dal «diamante».

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lo Levine: «Manischevitz, un sarto, nelsuo cinquantunesimo anno di età ebbe apatire molte disgrazie e molte umiliazio-ni. Uomo agiato, nel giro di una notteperse tutto quello che aveva: qualcosa aveva preso fuoco nel suo laboratorioche, dopo l’esplosione d’un recipiente metallico pieno di smacchiatore, bruciòfino alle fondamenta. Sebbene Mani-schevitz fosse assicurato contro gli in-cendi, le cause per danni intentategli dadue clienti rimasti feriti tra le fiamme lospogliarono fino all’ultimo centesimo ditutto ciò che aveva riscosso. Quasi con-temporaneamente suo figlio, un ragazzomolto promettente, fu ucciso in guerra, esua figlia, senza neppure una parola dipreavviso, sposò un tanghero e sparì conlui come cancellata dalla faccia della ter-ra».

Non c’è successo, non c’è speranza diriscatto che prima o poi non venganoumiliati. Allora meglio nascondersi, nonfarsi vedere, non dare nell’occhio. Meglionon scatenare l’invidia dei goyim o la ca-pricciosa ira dell’Onnipotente. È così cheragionano gli ebrei di Malamud.

Perché gli ebrei? Perché proprio gliebrei? Perché Malamud non fa che par-larci di loro? Be’, è lui stesso a risponde-re, in una delle rare interviste concesse:«Perché li conosco. Ma soprattutto, neparlo perché gli ebrei sono l’incarnazio-ne stessa della tragedia».

Questa è un’idea che lo ossessiona eche lo illumina. A un certo momento ne

Il barile magico, uno dei suoi raccontipiù celebri, un personaggio trova pro-prio nell’ebraismo la consolazione alle proprie angustie, tanto da commentarequasi con soddisfazione: «Un ebreo devesoffrire». Un postulato che Malamud avrebbe di certo potuto sottoscrivere. Maallora perché, malgrado Malamud non faccia altro che parlarci di questi poveridiavoli, malgrado non faccia altro chescriverne con uno stile così apparente-mente trasandato e così severamente di-sadorno, malgrado non faccia altro chemettere in scena il reiterarsi irrevocabiledel grande dramma ebraico... insommaperché, mi chiedevo, malgrado tuttoquesto, leggere Malamud ti dà una gioiacosì sottile che ondeggia tra sorriso e commozione?

È questione di tono. Del resto, la nar-rativa è sempre questione di tono. L’in-confondibile tono Malamud è un impa-sto calibrato di ironia e pietà. Il suo sca-bro naturalismo è riscattato dall’ironia, ela miserabile mediocrità dei personaggiè trasfigurata dalla pietà con cui li guar-da. È come se la circospezione di Mala-mud, la paura che lo affligge, coinvolges-se anche lo stile. Malamud è il contrariodi un esibizionista. Non concepisce lascrittura come performance. Malamudusa parole semplici, ma mai dozzinali;non ricorre a giri di frasi particolarmente

elaborati e complessi. Per lui la sintassi èuno strumento, non certo un fine. Predi-lige gli spazi angusti, i sentimenti indefi-niti.

Poi c’è sempre qualcosa di improbabi-le. Una nota d’irrealtà che rende l’amal-gama ancor più gustosa. Ma persinoquesta deriva magica viene trattata con garbo. Non scantona mai nel demoni-smo di Singer, tanto meno nel gotico onel sovrannaturale. Malamud resta con ipiedi per terra. Tanto che il lettore è au-torizzato a interpretare il magico in Ma-lamud come la tipica fuga dalla realtàdell’alienato, il delirio di colui che soffredi un serio disagio psichico.

E, infine, c’è il sesso. Niente di esplici-to. Niente di spericolato. Niente di fu-nambolico. Al punto tale che forse il ter-mine «sesso» non rende bene l’idea. È più cauto parlare di desiderio. Desiderioallo stato puro. Desiderio umiliato. An-cora una volta Malamud è più vicino a Italo Svevo che a Philip Roth. Le tre oquattro pagine de Il giovane di bottegadedicate agli sguardi furtivi che FrankAlpine lancia a Helen valgono tutta l’ope-ra di Henry Miller.

Un’ultima cosa, un piccolo rilievo per-sonale che spero il lettore saprà perdo-narmi. Ci ho messo parecchio a innamo-rarmi di Malamud. Quasi vent’anni. Nonsi può dire che la sua narrativa offra l’ali-mento di cui il mio palato ha bisogno.Tutta questa sobrietà, tutto questo rigorenarrativo non rispondono in alcun modoal mio ideale. Diciamo che Malamud melo sono fatto piacere, come Zeno Cosinisi fa piacere la moglie Augusta. E, pro-prio come quello di Zeno nei confronti della moglie, ho scoperto strada facendoche il mio amore per Malamud non eraun ripiego. Anzi, ho scoperto che esso,come i grandi amori coniugali, aumenta-va con la pratica e con la consuetudine.Oggi non c’è pagina di Malamud che nonmi riempia di ammirazione. C’è qualcosadi tonificante nell’imparare ad amare ciòche non ti somiglia.

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L’immagineRobert Motherwell (1915-1991), Untitled / Candelabra (1951, inchiostro su carta, centimetri 36,2 x 64, 8, New York, The Jewish Museum). Si tratta di uno degli studi preparatori per il murale commissionato nel 1950 all’artista americano per la hall della Congregation B’nai Israel di Millburn, nel New Jersey. L’architetto dell’edificio Percival Goodman, oltre a Motherwell, avrebbe coinvolto nel progetto di decorazione anche altri due importanti esponenti dell’astrattismo espressionista americano come Adolph Gottlieb e Herbert Ferber che avrebbero rispettivamente realizzato la Torah Ark Curtain e l’altorilievo And the bush was not consumed

Nei minimum classicsL’opera omnia con prefazioni d’autoreIl 10 aprile sarà in libreria per minimum fax, nella collana minimum classics, L’uomo di Kiev di Malamud, con la prefazione inedita di Alessandro Piperno (traduzione di Ida Omboni), il romanzo che nel 1966 ottenne il Premio Pulitzer e il National Book Award. Dal 2006 l’editore sta pubblicando l’opera omnia dello scrittore al ritmo di un libro all’anno.Finora sono usciti Il migliore (2006, traduzione di Mario Biondi, prefazione di Philip Roth), Una nuova vita (2007, traduzione di Vincenzo Mantovani, prefazione di Jonathan Lethem), Gli inquilini (2008, traduzione di Floriana Bossi, prefazione di Aleksandar Hemon), Le vite di Dubin (2009, traduzione di Bruno Oddera e Giovanni Garbellini, prefazione di Cynthia Ozick), Ritratti di Fidelman (2010, traduzione di Ida Omboni, introduzione di Emanuele Trevi), Il barile magico (2011, traduzione di Vincenzo Mantovani, introduzione di Jhumpa Lahiri), Prima gli idioti (2012, traduzione di Ida Omboni) e Il commesso (2013, traduzione di Giancarlo Buzzi, prefazione di Marco Missiroli).

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Percorsi

Il re delle tessere è normannoIl duomo e i mosaici di Cefalù celebranoun potere che si sottometteva solo a Diodal nostro inviato a Cefalù (Palermo)

CARLO VULPIO

Il patrimonioitaliano

La cattedrale fatta costruireda Ruggero II esprime l’intreccio di culture tipico della Sicilia, ma anche la volontà del monarcadi affermare il primatosul Papa e sulla Chiesa

C’ è un dettaglio, nella meravi-gliosa cattedrale di Cefalù, che,come tutti i veri dettagli, nonsolo conta ma fa la differenza.Per l’arte, per la storia, per lapolitica. Questo dettaglio è iltrono del re. Trono che il pri-

mo re di Sicilia, Ruggero II, cambiando le regolefino a quel momento condivise, volle spostaredal lato sud al lato nord della basilica. Le consue-tudini, anche quelle dei molto pragmatici nor-manni dei quali Ruggero II era uno dei rampollipiù riusciti, volevano che sul lato nord all’ingres-so del coro, il lato più prestigioso, stesse il tronodel vescovo. Ma Ruggero II, che aveva fatto co-struire la cattedrale, decise che su quel lato dove-va starci lui, non solo perché era il re, ma perché alui spettava la giurisdizione sulla Chiesa per lanomina dei vescovi.

Non è che tutt’a un tratto Ruggero II si fossemontato la testa. È che non aveva mai dimentica-to chi era. Lui era figlio di Ruggero I, suo zio il te-muto Roberto il Guiscardo (l’Astuto) e suo nonnoTancredi d’Altavilla, cioè i più efficaci costruttoridi quella monarchia normanna che era nata nonda bolle, decreti e papiri nascosti, ma dalle im-prese militari, per lo più mercenarie, di una élitedi spavaldi soldati di ventura di origine norvege-

se che avrebbero cambiato la storia della Sicilia edell’Italia meridionale. Ruggero I e suo fratello Roberto il Guiscardo aprirono la strada, sgom-brandola dai bizantini (l’ultima roccaforte in Ita-lia, Bari, capitolò nel 1071) e dagli arabi (Palermo,capitale dell’emirato più solido, si consegnò nel1072). Ma furono duchi di Puglia, Calabria e Sici-lia. Mai re. Ruggero II invece venne incoronato reil 25 dicembre 1130, a Palermo, dall’antipapa Anacleto II, che il normanno appoggiava controil Papa legittimo Innocenzo II.

Nemmeno la corona reale però sarebbe statasufficiente a far scegliere a Ruggero II quel bene-detto lato nord per incardinare il proprio trono,se una trentina di anni prima, nel 1098, Papa Ur-bano II, in occasione della prima crociata, nonavesse concesso a suo padre Ruggero I il «legatoapostolico». Il che significava attribuire a Rugge-ro I una funzione di quasi-papa, dal momentoche poteva raccogliere le entrate della Chiesa,giudicare le questioni ecclesiastiche in Sicilia esoprattutto scegliere liberamente i vescovi. Al pa-pato questo stava bene, poiché i normanni eranol’unico braccio armato sul quale potesse contarein funzione antimusulmana (arabi) e antiorto-dossa (bizantini), ma non andò più bene nel mo-mento in cui Ruggero II reclamò per sé, comeereditata, la funzione di legato apostolico del pa-

dre. Su questo punto, la Chiesa prontamente ec-cepì che quella funzione era da intendersi comeconcessa alla persona di Ruggero I, non al suo ruolo di signore della Sicilia, e quindi non potevatrasmettersi per via ereditaria. «La controversiasi trascinò a lungo e, a distanza di un secolo, sot-to Federico II di Svevia (nipote di Ruggero II, ndr),avrebbe avuto conseguenze drammatiche, sfo-ciando nel più violento di tutti i conflitti tra pote-re secolare e spirituale», scrive David Abulafia inFederico II. Un imperatore medievale (Einaudi).

Intanto, Ruggero II non perse un minuto nelfar tradurre in arte la condizione di re che rivesti-va e la convinzione di quasi-papa a cui riteneva,non senza fondamento, di aver diritto. E spintoanche da «quell’amalgama di invidia e ammira-zione che Bisanzio suscitava nei normanni del-l’Italia meridionale» (ancora Abulafia), non esitòa sfoggiare mitra, tunica, dalmatica e sandali ros-si, cioè i segni del potere bizantino, ma anche diquello papale. Di più. Nella chiesa di Santa Mariadell’Ammiraglio, più nota come la Martorana, aPalermo, un prezioso mosaico ritrae Ruggero IIincoronato direttamente da Cristo. Mentre a Ce-falù, oltre alla posizione del trono in duomo, di

Qui sopra: un particolare del chiostro del duomo di Cefalù. In alto: il Cristo Pantocratore e, sotto,la facciata della cattedrale e il cratere a calice con scena del venditore di tonno del IV secolo a. C.Foto grande: un particolare dei mosaici del presbiterio. In basso a destra: un aquila-leggio del XII secolo (servizio fotografico di TONY VECE)

Controcopertina

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Leggere Pierluigi Cappello che scrive di Omero è un lieve volo della mente: seguiamolo, in una giornata di pioggia, fino alla piana di Troia, dove «l’incantatore greco» l’ha condotto. Lì, tra polvere e terra, possiamo vedere «la testa

bruna d’Ettore» e sentire «ma prima che Achillein alto levasse/ via nel cielo/ asta di frassino e urlo di vittoria,/ salire dal corpo del vinto/ il silenzio del vincitore vero» (da Una lettura in Azzurro elementare, Rizzoli, pp. 244, € 10).

Il silenzio del vero vincitore

{Grechedi Alice Patrioli

SSSUna copertinaun artista

Il corpo nudo di New YorkÈ il corpo di New York. Uncorpo «nudo», dipinto conla verità dello sguardo di chivive la sua energia, di chi neconosce dolori, opportunità,cinismi, delusioni e successi.New York, simulacro di

tante vite, ma solo evocate e proiettate in un orizzonte senza confini. Il sogno di New York è lì, nel cielo azzurro, terso, delimitato da linee orizzontali e verticali, quasi a definire in una griglia prospettica il bisogno di una disciplina, di un ordine necessario. Bernardo Siciliano (Roma, 1969) è uno dei pochi artisti delle nuove generazioni che difende il valore della pittura e infatti dà vita nel suo studio di Brooklyn (dal 1996 vive a New York) a opere in cui alterna paesaggi urbani a ritratti familiari o di modelle che ritrae con una potente e provocatoria sensualità. Immaginifico voyeur, Siciliano osserva e vive il destino della sua città con intensità. E sembra metterla a nudo come le sue donne. In un passo del libro Colazione da Tiffany, Truman Capote scrive: «Notai che la casella dell’appartamento numero due era contrassegnata da un bigliettino perlomeno strano. (…) Il biglietto diceva: Signorina Holiday Golightly, e sotto, in un angolo: in transito». Forse, anche Siciliano ci ricorda con i ritratti di una New York densa di umanità celate, di illusioni e grandi speranze, che siamo avvolti da un destino comune, lo stesso della nostra amata Holly: siamo semplicemente «in transito». (gianluigi colin)

Supplemento culturale del Corriere della Seradel 16 marzo 2014 - Anno 4 - N. 11 (#121)

Direttore responsabile Ferruccio de BortoliCondirettoreVicedirettori

Luciano FontanaAntonio MacalusoDaniele MancaGiangiacomo SchiaviBarbara Stefanelli

Supplemento a curadella Redazione cultura Antonio Troiano

Pierenrico RattoStefano BucciAntonio CariotiSerena DannaMarco Del CoronaDario FertilioCinzia FioriLuca MastrantonioPierluigi PanzaCristina Taglietti

Art director Gianluigi Colin

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cui abbiamo detto, Ruggero II recluta le migliorimaestranze in circolazione — greci, ebrei, arabi— per la realizzazione dei mosaici della cattedra-le e ingaggia artisti della rinomata scuola roma-nica pugliese per le finissime decorazioni antro-pomorfe dei capitelli del chiostro del monasteroagostiniano, a cui si accede da una porta della na-vata sinistra del duomo.

L’ideale di assolutismo monarchico di Rugge-ro II, che vedeva il re come rappresentante di Dioin terra, tocca i suoi vertici. Solo suo nipote Fede-rico II di Svevia lo eguaglierà in questo. Ma ades-so è Ruggero II il sovrano che porta il Regno diSicilia degli Altavilla alla sua massima espansio-ne: l’intera Italia meridionale, più l’isola di Corfùe un «Regno normanno d’Africa» che compren-de la Tunisia e Tripoli. È lui che il mondo deve ce-lebrare. Sceglie Cefalù, la Kephaloidion greca (unpromontorio «a forma di testa»), poi Cephaloe-dium romana e infine Gaflud araba, e da qui de-cide di dare avvio alla «rifondazione ruggeria-na», come felicemente la definisce Antonio Fran-co nel suo Le radici e le pietre. Studi su Cefalùantica (Misuraca editore). Ecco quindi il duomo.Il trono del re sul lato nord. L’idea di collocaredue sarcofaghi di porfido per conservare le pro-prie spoglie (che però sono nel duomo di Paler-mo, accanto a quelle del nipote Federico II), fa-cendo così del tempio il proprio mausoleo perso-nale. E infine i mosaici. Seicentocinquanta metriquadrati di stupendi mosaici.

Non entreremo nella insensata disputa tra imosaici di Cefalù e quelli di Monreale. Tra chiconsidera i primi l’espressione «più classica» e«più alta» dell’arte bizantina e chi invece giudicai secondi più belli e più significativi. Diremo peròche c’è un «potere assorbente» di Monreale ri-spetto a Cefalù — forse dovuto a una migliorepubblicità o all’assenza di ostacoli burocratici su-perabili con «offerte spontanee» — che non è giustificato da nulla. Al contrario, i mosaici di Ce-falù, terminati nel 1148, com’è scritto nell’epigrafesottostante, sono il primo esempio di immaginemonumentale in una Sicilia che fino a quel mo-mento, in virtù della dominazione araba, avevavietato qualunque rappresentazione antropo-morfa. Non solo. Il Cristo Pantocratore, la Vergi-

ne, gli Arcangeli Uriele, Raffaele, Gabriele e Mi-chele, i Dodici apostoli, i Santi e i Profeti, gli An-geli e i Serafini ritratti nella curva dell’abside, sul-le pareti del presbiterio e sulla volta, sono mosaici particolari, unici, poiché si tratta di«mosaici dipinti», realizzati fondendo tessere e pittura. Lo scoprì nel 2001, durante i lavori di re-stauro della cattedrale, Maria Andaloro, docentedi Storia dell’arte medievale all’università di Vi-terbo. «Mi sono accorta — dichiarò Andaloro —che le figure rappresentate sia nell’abside che nelle pareti erano ricoperte di pittura. Ero difronte al primo esempio di comunione tra duetecniche ideologicamente distanti. L’uso della pittura, in questo tipo di opere, da un lato soddi-sfa un’esigenza puramente cromatica, per cui sicercano di ottenere dei colori che in natura nonpotremmo trovare, e dall’altro permette di inter-venire all’interno del disegno strutturale. I mo-saici di Cefalù da questo punto di vista sono uncaso esemplare, non riscontrabile in nessun’altraopera».

I mosaici sono maestosi, impressionanti, lu-minosi. E pieni di fiori. «Vi è un trionfo e unapioggia di fiori. Festoni, fasce, ghirlande, profili.Oltre a ori e argenti, smalti, paste vitree, ossidia-ne, agate, diaspri, madreperle, porfidi rossi e ser-pentini verdi», scrive, entusiasta, monsignor Cri-spino Valenziano nella sua Introduzione alla ba-silica cattedrale di Cefalù (Opera del Duomo edi-zioni).

La conca dell’abside è riempita dall’enorme ebellissima figura del Cristo Pantocratore, che«parla» con le mani. Due dita della mano destra(indice e medio uniti) indicano la natura umanae divina di Cristo, le altre tre (anch’esse unite) ilmistero della Trinità. La mano sinistra inveceregge un Evangelario aperto, nel quale, in greco ein latino, si legge: «Io sono la luce del cosmo, chisegue me non camminerà nelle tenebre, ma avràla luce della vita». Sotto il Cristo, la Vergine oran-te, la Madre di Dio, l’unica donna ritratta in tuttala decorazione musiva, che veste come una prin-cipessa e poggia su un cuscino di porpora gem-mata che sembra una nuvola, mentre gli Arcan-geli che sono accanto a lei le si rivolgono con at-teggiamento devoto.

Nel 2015 finalmente la cattedrale di Cefalù e isuoi mosaici entreranno a far parte del patrimo-nio mondiale dell’umanità e ogni altra questionedi primazia passerà in secondo piano, visto chenell’albo d’oro dell’Unesco, insieme con Cefalù, cisaranno anche Monreale e Palermo, e le tre cittàavranno tutto l’interesse a promuovere un «itine-rario arabo-normanno» comune. Il cui vero ne-mico è nella secolare inadeguatezza delle infra-strutture (la ferrovia, i collegamenti con mezzi pubblici) proprio lungo il tragitto tra Palermo eMessina, quella prospera Via Valeria dei Romanial centro della quale si trova Cefalù, che grazie aitransiti commerciali non ha mai vissuto momen-ti di vera e propria depressione economica.

Lo sa bene anche il neosindaco, Rosario La-punzina, che dopo il protocollo Unesco ha firma-to altri due documenti. Il primo è l’adesione di Cefalù — attraverso la fondazione russa Metro-poli, nata per recuperare la cultura del millenarioimpero euroasiatico bizantino — all’associazio-ne delle città russe e italiane «Eredi di Bisanzio».Il secondo riguarda il rischio di chiusura del mu-seo «Mandralisca», che, insieme con la Rocca e ilcosiddetto Tempio di Diana che lassù resiste, èuna delle principali ricchezze di Cefalù. Il «Man-dralisca», frutto della lungimiranza del baroneEnrico Piraino di Mandralisca, meriterebbe uncapitolo a parte. Qui ricorderemo soltanto il Ri-tratto d’uomo, uno dei capolavori di Antonello da Messina, «che ha un sorriso malefico, beffar-do — ha scritto Vittorio Sgarbi — e sembra pro-prio la fototessera di un mafioso capace di ogninequizia», e il Venditore di tonno, vaso greco del-la prima metà del IV secolo avanti Cristo, prove-niente da Lipari. Il vaso raffigura una scena di compravendita di tonno tra due persone chesembrano due caricature e fece scrivere a GuidoPiovene: «Vi è qualche cosa nella vita spicciola si-ciliana che è rimasta immutata per oltre due mil-lenni».

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I conquistatoriL’epopea leggendariadei guerrieri biondi

Poco dopo l’anno Mille cominciarono ad affluire nell’Italia meridionale gruppi di normanni, popolazione di origine scandinava che si era insediata stabilmente in Francia, nella regione tuttora denominata Normandia, durante il X secolo. All’inizio furono ingaggiati come mercenari, ma poi presero ad operare in proprio e fondarono in Campania la città di Aversa. Più avanti la famiglia normanna degli Altavilla estese man mano il proprio dominio in tutto il Sud, sconfiggendo i longobardi, i bizantini e il papa Leone IX. Nel 1061 Ruggero I d’Altavilla sbarcò in Sicilia, allora dominata dagli arabi, e dopo un decennio di dure lotte conquistò Palermo nel 1072. Suo figlio Ruggero II fu incoronato re di Sicilia nel 1130: la sua vita e le sue imprese sono state ricostruite dallo storico Hubert Houben nel libro Ruggero II di Sicilia. Un sovrano tra Oriente e Occidente (Laterza, 1999). Lo stesso Houben ha appena pubblicato l’opera di sintesi I normanni (Il Mulino, pp. 144, € 12).

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Dedicato all’amoreche sa durare.

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È ancora possibileoggi conservareun amoree perdonareil tradimento?Decidere di restarecon qualcunoche torna?Concita De Gregorio,la Repubblica