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La Iingua in Primo Levi
By Alison Thome
Department of Italian Studies, McGill University, Montréal; August, 2003.
A thesis submitted to McGill University in
partial fulfillment of the requirements of the
Degree of Masters of Arts.
© Alison Thome, 2003.
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Acknowledgements
1 would like to thank my advisor, Professor Lucienne Kroha of the Department of Italian Studies, McGill University, for her insightful corrections and comments throughout the thesis preparation process. 1 would also like to thank the two Francesco's of the S.S.L.MI T. in Forli: Dott. Francesco Giardinazzo, who introduced me to the work of Primo Levi, and Francesco Orlandi, for his continued support and editorial contributions. 1 am also grateful to Mélanie Hélène Raymond and Pièrre-André Hudonfor their corrections to the French version of the preface
--Alison Thome
Indice
Summary 1
Sommaire 2
Sommario 3
Prefazione storica 4
Introduzione 8
Prima Parte 12
Seconda Parte 30
Terza Parte: La tregua 49
Conclusione 67
Bibliograjia 73
Summary
This thesis discusses the role oflanguage in Primo Levi's Se questo è un
uomo and La tregua. On the basis of Levi' s conviction that language and
communication are an essential part of civilized human existence, such critics as
Brian Cliff, Patricia Sayre and Linnea Vacca have focused on the role of language in
the destruction of the human being in concentration camps, while Valerio Ferme and
Fabio Girelli-Carasi have also underlined the power oflanguage to regenerate a sense
ofhumanity in Auschwitz and after. This paper attempts to integrate these two
approaches to the early work of Primo Levi, and illustrates the process oflinguistic
destruction in Auschwitz on the one hand, and the subsequent rebirth of
communication both within Auschwitz and on Levi's longjourney home, on the
other. Levi' s attention to language and communication provides a focus which
separates his work from that of other witnesses and provides a unique vantage point
from which to view his Auschwitz experience
1
Sommaire
Cette thèse aborde le rôle du langage dans Se questo è un uomo et La tregua
de Primo Levi. En se basant sur la conviction que le langage et la communication sont
des parties essentielles de l'existence humaine, des critiques comme Brian Cliff,
Patricia Sayre et Linea Vacca se sont concentrés sur le rôle du langage dans la
destruction de l'humanité dans les camps de concentration. D'autres, comme Valerio
Ferme et Fabio Girelli-Carasi, ont plutôt choisi de souligner la capacité du langage à
régénérer un sens de l'humanité durant et après Auschwitz. Cette thèse tente
d'intégrer ces deux approches aux premières oeuvres de Primo Levi et d'illustrer,
d'une part, le processus de destruction linguistique à Auschwitz et, d'autre part, la
renaissance de la communication ayant eu lieu au camp de concentration et durant le
long retour de Levi à la maison. L'attention prêtée par Levi au langage et à la
communication sépare ses oeuvres d'autres témoignages et fournit un point de vue
unique à partir duquel il est possible d'examiner son expérience à Auschwitz.
2
Sommario
Questa tesi discute il molo dellinguaggio in Se questo è un uomo e ne La
tregua di Primo Levi. Partendo dalla convinzione di Levi che illinguaggio e la
comunicazione sono una parte essenziale dell'esistenza umana, tali critici come Brian
Cliff, Patricia Syre e Linnea Vacca si sono concentrati sul molo dellinguaggio nella
distmzione dell'umanità nel campo, mentre Valerio Fenne e Fabio Girelli-Carasi
hanno anche sottolineato il potere dellinguaggio di rigenerare un senso dell'umanità
ad Auschwitz e dopo. Questa tesi tenta una reintegrazione di questi due approcci aIle
prime opere di Levi, e illustra il processo di distruzione linguistica ad Auschwitz da
una parte, e la successiva rinascita della comunicazione durante illungo ritomo di
Levi a casa, dall'altra. L'attenzione prestata da Levi allinguaggio e alla
comunicazione è un punto focale che distingue le sue opere da quelle di altri superstiti
e fornÏsce un punto di vista dal quale analizzare la sua esperienza ad Auschwitz.
3
Prefazione Storica
Primo Levi è stato deportato ad Auschwitz il 22 febbraio 1944. Levi ricorda
che quando i deportati sono venuti a conoscenza della loTO destinazione non sapevano
assolutamente che cosa li aspettava. "Avevamo appreso con sollievo la nostra
destinazione. Auschwitz: un nome privo di significato, allora e per noi; ma doveva
pur corrispondere a un luogo di questa terra."l L'atteggiamento ingenuo di Levi e
degli altri alle porte di Auschwitz sembra inconcepibile dalla prospettiva di oggi,
conoscendo la vera natura dei campi di concentramento. Pero, il piano di liberare
l'Europa degli ebrei era radicato nell'anti-semitismo tedesco e austriaco. La
situazione in ltalia era ben diversa. Gli ebrei italiani, sequestrati in ghetti fino
all'unificazione, all'alba della seconda Guerra mondiale si consideravano ormai
pienamente integrati:
L'emancipazione degli ebrei in ltalia aveva coinciso con il processo di
unificazione nazionale, in tale misura che l'identificazione nello Stato
unitario per gli ebrei usciti dai ghetti divenne una costante in tutto il
paese. Si formavano cosi quelli che David Prat~ rabbino italiano--
avrebbe poi chiamato "ebrei di religione italiana".2
L'ingresso degli ebrei in una società italiana parificata aveva delle
conseguenze importanti per le tradizioni etniche ed i rapporti di solidarietà con
1 Primo Levi, "Se questo è un uomo," Primo Levi: Opere v.l (Torino: Einaudi, 1987) 17. 2 Maurizio Molinari, Ebrei in ltalia: un problema di identità (1870-1938) (Firenze: Editrice la Giuntina, 1991) 102.
4
correligionari. Si fonnava un nuovo tipo di ebreo per cui il patrimonio etnico passava
in secondo piano rispetto a quello italiano.3 L'italianità era illegame che univa tutti i
cittadini al di là di ogni diversità. All'avvento della Seconda Guerra, secondo 10
storico Attilio Milano, "in metà della penisola non si aveva alcuna ide a di cosa
fossero gli ebrei perché non ve ne erano, mentre nell'altra metà gli ebrei erano
coniderati non diversamente da una interessante curiosità.,,4 Gli ebrei italiani
rappresentavano solo un decimo di un percento della popolazione e si trovavano quasi
esc1usivamente nelle città deI nord. Co si le leggi razziali dei 1938 hanno colto gli
ebrei italiani di sorpresa. Solo in quel momento Primo Levi, discendente di ebrei
sefarditi piemontesi ed ebreo laico, si è accorto di essere un estraneo nel proprio
paese. Le leggi razziali esc1udevano gli ebrei dalle scuole, dalle professioni, dalle
attività sociali e dal servizio militare. Cièmonostante, a Levi, già iscritto all 'Università
di Torino, è stato concesso di completare i suoi studi. Si è laureato summa eum laude
nel1941. Il suo diploma di laurea portava le parole "di razza ebraica." Levi, come
moIti ebrei, è rimasto ineredulo, non riuscendo a cogliere il pericolo che gli stava
davanti. In Il giardino dei Finzi-Contini Giorgio Bassani rappresenta l'incredulità e la
paralisi di molti ebrei in questo momento della loro storia.
Gli italiani hanno trovato la confenna delle loro speranze di immunità nei
primi anni della Guerra. Fino a11'invasione tedesea deI settembre 1943 nessun ebreo
italiano è stato deportato, ed anche dopo l'invasione l'armata italiana ha tentato di
proteggere gli ebrei di qualsiasi nazionalità. Con l'invasione tedesca la situazione
degli ebrei italiani è eambiata. 1 tedeschi hanno stabilito Mussolini come leader deI
3 Molinari 32. 4 Attillo Milano, Storia degli ebrei in Italla, (Torino: Einaudi, 1987), citato in Molinari 31.
5
governo fantoccio della Repubblica di Salo. Mentre gli alleati sbarcavano in Sicilia i
nazisti hanno cominciato le deportazioni. L'incursione nel ghetto di Roma dei 16
ottobre 1943 ha segnalato l'inizio di questo processo, mandando mille ebrei ad
Auschwitz nel primo convoglio italiano. Prima della resa dei tedeschi agli alleati in
Italia il29 April 1945, 15% della popolazione ebraica dell'ltalia 06,800 ebrei sono
stati mandati ai campi di concentramento. Gli ebrei che restavano hanno scelto fra le
poche alternative: 0 sono fuggiti attraverso le Alpi in Svizzera, 0 si sono nascosti 0,
come Primo Levi, si sono arruolati nei partigiani.
Solo quando consideriamo la posizione integrata degli ebrei in ltalia possiamo
pienamente capire la decisione di Levi di dichiararsi ebreo al momento deI suo arresto
il 13 dicembre 1943. Non conoscendo la vera natura dei campi 0 non credendo ai
racconti che circolavano, Levi si è dichiarato ebreo, immaginando che fosse meglio
essere deportato come ebreo che fucilato come partigiano. La realtà 10 ha colto di
sorpresa, spingendolo verso un futuro che si staccava nettamente dal passato:
Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e
cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di
manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri
da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e
sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli.5
Cièmonostante, la probabilità di uscire dal campo era minima. Levi è stato
assegnato a un sub-campo di Auschwitz, vicino al villaggio polacco di Oswiecim da
cui prende il nome. Auschwitz consisteva di tre sub-campi, Auschwitz l, il campo
principale, Auschwitz II (Birkenau) ed Auschwitz III 0 Monowitz a cui Levi è stato
6
assegnato.6 Auschwitz era il più importante dei campi di morte e di concentramento.
Circa 1.100.000 prigionieri vi sono stati accoIti e di questi più di un milione vi sono
morti. Gli ebrei di Auschwitz rappresentano il 20% delle vittime deI regime nazista
secondo le statistiche dello storico Raul Hilberg, rendendo Auschwitz nonostante le
circostanze "favorevoli" della primavera deI 1944, un campo di un pericolo
inconcepibile.7
5 Levi, Se guesto è un uomo 7. 6pranciszek Piper, "Auschwitz Concentration Camp," The Holocaust and History: The Known, the Unknown, the Disputed, and the Reexamined (Bloomington and Indianapolis: Indiana University Press, 1998) 371-2. 7 Piper 378.
7
In troduzione
Nei due decenni successivi alla morte di Primo Levi i critici hanno prestato
sempre maggiore attenzione aIle sue opere, come se fossero venuti a sapere solo in
ritardo della sua eccezionale capacità espressiva. L'accoglienza riservata a Se questo
è un uomo, cosi tepida dopo la prima edizione deI 1947, si è ora riscaldata a tal punto
che Levi è considerato fra i più pregiati testimoni della Shoa, ed è certamente il più
conosciuto fra i testimoni italiani.
Gli studiosi delle opere di Primo Levi notano che cio che 10 distingue da altri
scrittori della Shoa è una straordinaria sensibilità alla parola e al molo dellinguaggio
nel Lager. L'attenzione di Levi alla parola ed al significato non si limita alla retorica
nazista e caratterizza Se questo è un uomo come La tregu~ permettendo a Levi di
sfidare i limiti della scrittura per descrivere una realtà spesso giudicata indescrivibile.
Levi si ribella contro l'inadeguatezza della lingua come veicolo per esprimere la
realtà quotidiana deI Lager, specialmente concetti semplici come "fame," "fatica,"
"dolore" ed "invemo":
Come questa nostra fame non è la sensazione di chi ha saltato un
pasto, co si il nostro modo di aver freddo esigerebbe un nome
particolare. Noi diciamo «fame», diciamo «stanchezza»,
«paura», e «dolore», diciamo «invemo», e sono altre cose.
Sono parole libere, create e usate da uomini liberi che vivevano,
godendo e soffrendo, nelle loro case. Se i Lager fossero durati più a
lungo, un nuovo aspro linguaggio sarebbe nato; e di questo si sente il
8
bisogno per spiegare come è faticare l'intera giornata nel vento, sotto
zero con solo indosso camicia, mutande, giacca e brache di tela e in
corpo debolezza e fame e consapevolezza della fine che viene.8
Nelle prime opere di Levi, Se guesto è un uomo e La tregua, i critici
sottolineano soprattutto l' attenzione di Levi alla sovversione della comunicazione e
alla distruzione dell'identità umana attraverso illinguaggio. Vediamo questa
propensione nella maggioranza degli scritti, fra cui spiccano gli articoli di Fabio
Girelli-Carasi,9 Valerio Ferme, JO Isidoro Blikstein,l1 Brian Cliff,12 Patricia Sayre e
Linnea Vacca, 13 e Adam Epstein. 14 Cliff, Epstein, Sayre e Vacca osservano che
secondo Levi, la mortificazione dell'uomo nel campo di concentramento si lega
inestricabilmente alla violenza subita dalla lingua. Cliffribadisce l'idea comune ai
critici letterari: che un linguaggio violento aiutava i nazisti a ridurre gli uomini alla
stregua di animali per giustificare di trattarli come tali. Sayre e Vacca esaminano
esemplarmente l'effetto deI plurilinguismo sul prigoniero nel campo, e Ferme
analizza particolarmente bene la descrizione deI processo di degradazione umana
nella prima opera di Levi. La percezione che l' abuso della lingua diventa efficace
moralmente per gli oppressori non si limita ai critici letterari, ma appare anche nelle
8Levi, Se questo è un uomo 126-7 9 Valerio Fenne, "Translating the Babel ofHorror: Primo Levi's Catharsis Through Language in the Holocaust Memoir," Italica 78.1 (2001) 53-73. 10 Fabio Girelli-Carasi, "The Anti-linguistic Nature of the Lager in the Language of Primo Levi's Se questo è un uomo," Reason and Light: Essays on Primo Levi, ed. Susan Tarrow (Ithaca, New York : Center for International Studies, Comell University, 1990) 54. Il Isidoro Blikstein, "Sémiotique de l'univers concentrationnaire dans l'oeuvre de Primo Levi," Cahier international sur le témoinage audiovisuel (1998) 131-9. 12 Brian Cliff, "On Language and Violence," Memory and Mastery, ed. Roberta S. Kremer (Albany: State University of New York Press, 2001) 105-14. 13 Patricia Sayre and Linnea Vacca, "On Language and Personhood; a Linguistic Odyssey," Memory and Mastery: Primo Levi as Writer and Witness, ed. Roberta S. Kremer (Albany: St.ate University of New York Press, 2001) 116.
9
opere sociologiche che discutono la Shoa. Zygmund Bauman offre un esempio di
questa interpretazione nel suo libro Modernity and the Holocaust mentre Isidoro
Blikstein descrive il processo di decostruzione in tre fasi: decostruzione della parola,
della "cinésique" (0 la semiotica deI corpo e dei vestiti) e della "proxémique"
(semiotica dello spaziO).15
Tutti questi critici descrivono nei dettagli questo processo, ma alcuni
riconoscono nelle opere di Levi anche una certa attenzione al processo di
rigenerazione linguistica iniziata ad Auschwitz e descritta dopo in La tregua. Ferme
dichiara che Levi riesce a ricostruire un senso di umanità mentre ancora si trova
dentro il campo attraverso una reinterpretazione della semiotica deI campo. Cliff
condivide questa interpretazione, mentre studio si come Gilman e Girelli-Carasi si
concentrano di più sull'importanza della lingua madre nella lotta per mantenere
l'integrità. Secondo questo approccio, la lingua italiana mantiene una posizione di
incorruttibilità ad Auschwitz perché non è la lingua degli oppressori e della violenza.
Per 10 più, l'inabilità di Levi di capire i discorsi intomo a lui viene percepita come un
vantaggio, in quanto gli garantisce una posizione esteriore che gli permette di
osservare imparzialmente gli avvenimenti che accadono Ïntomo a lui. Questi ultimi
criticÏ si limitano alla discussione deI primo libro di Levi, Se questo è un uomo,
mentre altri, specificamente Sayre, Vacca e Biasin inc1udono il secondo libro di Levi
nella discussione dell'umanità riacquistata. Secondo quest'interpretazione, il processo
di recupero linguistico non comincia nel campo di Auschwitz, ma soltanto dopo la
14 Adam Epstein, "Primo Levi and the Language of Atrocity," Bulletin of the Society for ltalian Studies: a Journal for Teachers ofItalian in Higher Education 20 (1987): 31-8. IS Isidoro Blikstein, "Sémiotique de l'univers concentrationnaire dans l'oeuvre de Primo Levi," Cahier international sur le témoinage audiovisuel (1998): 136-7.
10
liberazione: è vero che la liberazione permette ai prigionieri di parlare apertamente tra
di loro, ma solo col tempo e con la graduale reintegrazione nel mondo libero possono
riaquistare un senso di umanità.
L'attenzione di Levi allinguaggio serve a portare illettore più vi cino al
mondo concentrazionario e diminuisce 10 spazio fra lettore e scrittore. Se Levi
dichiara di aver scritto Se guesto "in primo luogo quindi a scopo di liberazione
interiore", c'erano altri scopi che 10 hanno spinto a ritrovarsi alla sua scrivania,
rievocando esperienze che moiti aItri superstiti hanno creduto meglio dimenticare.
Intenzionalmente, Levi ha portato la reaItà della Shoa ai suoi lettori, permettendo loro
almeno in parte di identificarsi con i prigionieri di Auschwitz, e di immaginare la lorD
esperienza. Non credo che le due visioni critiche sopra spiegate si escludano a
vicenda, ma invece che possano essere integrate per dare una visione più completa deI
molo della comunicazione nelle opere di Levi. Questa tesi intende offrire un quadro
più comprensivo dei processo di distruzione e ricostruzione dell'identità umana
attraverso la lingua nelle prime due opere di Levi, mediante una sintesi di questi due
punti di vista.
11
Prima parte: comunicazione e identità minata
Nell'articolo "Sémiotique de l'univers concentrationnaire dans l'oeuvre de
Primo Levi" Izidoro Blikstein presta particolare attenzione alla "déconstruction
sémiotique" deI prigioniero sotto il dominio nazista. Blikstein spiega che questa
decostruzione è tridimensionale: decostruzione della parola, della "cinésique" (0 la
semiotica deI corpo e dei vestiti) e della "proxémique" (semiotica dello spazio). Ai
nostri fini, il primo elemento è quello più importante ma rifletteremo brevemente
anche sugli altri due. La "proxémique" dei prigionieri viene danneggiata dalla
riduzione drastica dello spazio ed anche dall'aggressività fisica degli oppressori. 16
Levi descrive quanto la vÏolenza iniziale dei nazisti gravasse sui prigionieri, trattati
come bestie da soma: "Qui ci attendeva il treno e la scorta per il viaggio. Qui
ricevemmo i primi colpi: e la cosa fu cosi nuova e insensata che non provammo
dolore, nel corpo né nell'anima. Soltanto uno stupore profondo: come si puo
percuotere un uomo senza collera?" 17
Abituati nella vita civile al proprio spazio individuale questa riduzione
drastica dello spazio è il primo passo nella distruzione dell'identità umana, processo
che non era affatto casuale e di cui si darà conto più avanti:
1 vagoni erano dodici, e noi seicentocinquanta; nel mio vagone
eravamo quarantacinque soltanto, ma era un vagone piccolo. Ecco
dunque, sotto i nostri occhi, sotto i nostri piedi, una delle famose
tradotte tedesche, quelle che non ritomano, quelle di cui, fremendo e
sempre un poco increduli, avevamo COS! spesso sentito narrare. Proprio
12
cosi, punto per punto: vagoni merci, chiusi dall'estemo, e dentro
uomini donne bambini, compressi senza pietà, come merce di dozzina,
in viaggio verso il nulla, in viaggio all'ingiù, verso il fondo. Questa
volta siamo dentro noi. 18
Quando i prigionieri arrivano al campo, la violazione della "cinésique" (0 deI
corpo ed i vestiti) aumenta la perdita dell'identità. Viene loro ordinato di spogliarsi e
si ritrovano tosati come animali. E' vietato tenere le scarpe 0 qualsiasi altro effetto
personale che possa dare un senso di individualità 0 di possesso. Riferendosi al
proprio aspetto e a quello degli altri intemati Levi commenta: ''Non c'è ove
specchiarsi, ma il nostro aspetto ci sta dinanzi, riflesso in cento visi lividi, in cento
pupazzi miserabili e sordidi. Eccoci trasformati nei fantasmi intravisti ieri sera.,,19
La sera precedente, al momento dall' arrivo, Levi aveva visto un gruppo di "strani
individui" che camminavano col "capo spenzolato in avanti e le braccia rigide," e che
non si potevano distinguere l'uno dall'altro. Appartenevano al Sonderkommando,
quelli responsabili per il funzionamento delle camere agas. Adesso il suo viso
rispecchia la loro espressione di speranza negata. Quindi la violazione della
"cinésique" serve a diminuire il senso di individualità e di umanità nei prigionieri
appena arrivano, riducendo ognuno alla stregua deI numero che gli viene assegnato e
tatuato sul braccio destra.
La demolizione della parola dentro il campo prende diverse forme, come
vedremo, e gioca un ruolo importante nella distruzione dell'identità e umanità degli
16 Isidoro Blikstein, "Sémiotique de l'univers concentrationnaire dans l'oeuvre de Primo Levi," Cahier international sur le témoinage audiovisuel (1998): 136-7. 17 Levi, Se questo è un uomo 9. 18 Levi, Se questo è un uomo 9.
13
internati. Partendo dal presupposto che la lingua materna fornisce all'individuo un
senso di sicurezza e di protezione domestica, l' esperienza deI prigioniero appena
arrivato ad Auschwitz assume un tono particolarmente drammatico. Gli internati ad
Auschwitz avvertono al primo contatto con la lingua tedesca un senso di
disorientamento e confusione che sarà tipico della vita nel campo. 1 prigionieri italiani
sono colti dai primi segni di smarrimento non appena leggono i nomi delle prime città
austriache. Tuttavia il distacco vero e proprio dalla madre lingua avviene al momento
dell'entrata nel campo:"Tutto era silenzioso come in un acquario, e come in certe
scene di sogni. Ci saremmo attesi qualcosa di più apocalittico: sembravano semplici
agenti d'ordine. Era sconcertante e disarmante.,,2o La situazione in cui gli italiani si
trovano è co si incomprensibile che sono ridotti al silenzio. Si tratta di un silenzio
emblematico deI distacco dalla realtà nota e rassicurante a cui sono abituati, un
silenzio che li assale quando affrontano l'assurdità deI campo. Al primo contatto con
il campo i prigionieri sono ammutoliti dall'attesa di qualcosa di sconosciuto, ma tale
silenzio puo anche essere interpretato come qualcosa di ben più grave, come una
frattura totale nella comunicazione. Il silenzio deI Lager in questo momento indica
una rottura con la realtà ed i significati deI passato. Illoro ''world of signification" è
stato distrutto, e il silenzio rispecchia un vuoto di significato e di valori.21
Levi commenta significativamente che la realtà di Auschwitz è cosi inedita ed
inconcepibile che non possediamo i mezzi espressivi adatti a descriverla. Le
privazioni fisiche e linguistiche sofferte sono co si indegne che gli internati non hanno
19 Levi, Se questo è un uomo 20. 20 Levi, Se questo è un uomo 12. 21 Heidrun Freise, "Silence-Voice-Representation," Theoretical Intemretations of the Holocaust, ed. Dan Stone (Amsterdam; Atlanta, Ga.: Rodopi, 2001) 149.
14
parole per rispondere. Di fronte all'orrore di Auschwitz la lingua tace e non sa
procedere:
Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di
parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo.22Se i
Lager fossero durati più a lungo, un nuovo aspro linguaggio sarebbe
nato; e di questo si sente il bisogno per spiegare cosa è faticare l'intera
giomata nel vento, sotto zero con solo indosso camicia, mutande,
giacca e brache di tela, e in corpo debolezza e fame e consapevolezza
della fine che viene.23
Scrivendo sulla Shoa, Levi si trova di fronte all'inadeguatezza della lingua come
strumento per esprimere la natura di un' esperienza senza precedenti e senza riscontro
nella storia deI genere umano. Quando la nostra percezione della realtà es ce dalle
premesse e convenzioni su cui normalmente si basa, è necessario creare un nuovo
linguaggio che si accordi a questa nuova realtà. Il ruolo deI nuovo linguaggio deI
Lager verrà esaminato più avanti in questo saggio.
Per gli Haftling, comunicare significava entrare in contatto con i loro vicini e
dare un senso agli avvenimenti intomo a loro. Per l'oppressore sottomettere qualcuno
che non considerava una persona e con cui non comunicava diventava un compito più
facile. Gli amministratori non solo usavano un linguaggio che riduceva gli intemati
alla stregua di bestie, ma spesso rifiutavano gli sforzi dei prigionieri di comunicare,
perché comunicare voleva anche dire assomigliarsi. Levi nota in Se guesto è un uomo
che all'entrata nel campo gli intemati cercavano invano di fare domande agli
22 Levi, Se guesto è un uomo 20. 23 Levi, Se guesto è un uomo 127.
15
oppressori nella ricerca disperata di dare un senso a quella situazione. Nel saggio
'Silence---Voice-Rappresentation," Heidrun Friese dichiara che il silenzio degli
oppressori indicava un distacco morale e un tentativo di rifiutare le proprie
responsabilità umane. Levi sottolinea inoltre che questo silenzio si lega chiaramente
alla volontà di privare il prigioniero della sua identità: "nulla più è nostro: ci hanno
tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci
ascoltassero, non ci capirebbero.,,24
1 prigionieri, con dei numeri di serie tatuati al posto di nomi, sono stati
trasmutati dal mondo qualitativo dei nomi e cognomi, al mondo quantitativo ed
anonimo delle merci. Tutti i prigionieri si assomigliano, con capelli sciolti e vestiti
uguali. Il fatto che sono sacrificabili diventa evidente dalla continua sparizione e
sostituzione di prigionieri quasi identici. DaI punto di vista linguistico sono vittime
mute che non capiscono e non vengono ascoltati.
Mentre per gli oppressori il rifiuto di comunicare con gli Haftling in modo
civile è solo una direttiva da seguire, per questi ultimi invece, tale rifiuto è causa di
una profonda ferita interiore che li perseguita anche nei sogni, dimostrando
l'importanza che le relazioni interpersonali occupano nella vita degli uomini:
Qui c'è mia sorella, e qualche mio amico non precisato, e moIta altra
gente. Tutti mi stanno ascoltando e io sto raccontando proprio questo:
il fischio su tre note, illetto duro, il mio vi cino che io vorrei spostare
ma ho paura di svegliarlo perché è più forte di me. Racconto anche
diffusamente della nostra fame, e deI controllo dei pidocchi, e deI
Kapo che mi ha percosso sul naso e poi mi ha mandato a lavarmi
24 Levi, Se questo è un uomo 20.
16
perché sanguinavo. E' un godimento intenso, fisico, inesprimibile,
essere nella mia casa, fra persone amiche, e avere tante cose da
raccontare: ma non posso non accorgenni che i miei ascoltatori non mi
seguono. Anzi, essi sono deI tutto indifferenti: parlano èonfusamente
d'altro fra di loro, come se io non ci fossi. Mia sorella,mi guarda, si
alza e se ne va senza far parola.
Allora nasce in me una pena desolata, come certi dolori appena
ricordati della prima infanzia: è dolore allo stato puro, non temperato
dal senso della realtà e dalla intrusione di circostanze estranee, simile a
quello per cui i bambini piangono; ed è meglio per me risalire ancora
una volta in superficie, ma questa volta apro deliberatamente gli occhi,
per avere di fronte a me stesso una garanzia di es sere effettivamente
sveglio.
Il sogno mi sta davanti, ancora caldo, e io, benché sveglio,
sono tuttora pieno della sua angoscia: e allora mi ricordo che questo
non è un sogno qualunque, ma che da quando sono qui l'ho già
sognato, non una ma molte volte, con poche variazioni di ambiente e
di particolari. Ora sono in piena lucidità, e mi rammento anche di
averlo già raccontato ad Alberto, e chi lui mi ha confidato, con mia
meraviglia, che questo è anche il suo sogno, e il sogno di moiti altri,
forse di tutti. Perché questo avviene? Perché il dolore di tutti i giorni si
17
traduce nei nostri sogni co si costantemente, nella scena sempre
ripetuta della narrazione fatta e non ascoltata?25
Comunicare ad Auschwitz vuole dire conservare qualcosa di umano. Come
risulta dal brano precedente, i tedeschi cercavano di ridurre il prigioniero fisicamente
alla stregua di un animale isolandolo dal resto della società per fame cio che
volevano. Levi dichiara che il trattamento iniziale dei prigionieri diminuiva illoro
senso di umanità ed era il primo passo nella marcia verso la morte. L'Haftling doveva
combattere il silenzio e comunicare per mantenere una parvenza d'umanità:
Questo "non es sere parlati a" aveva effetti rapidi e devastanti. A chi
non ti parla, 0 ti si indirizza con urli che ti sembrano inarticolati, non
osi rivolgere la parola[ ... ] Inoltre, sul piano dell'immediato, non
capisci gli ordini e i divieti, non decifri le prescrizioni, alcune futili e
derisorie, altre fondamentali. Ti trovi insomma nel vuoto, e comprendi
a tue spese che la comunicazione genera l'infonnazione, e che senza
informazione non si vive,z6
In Se guesto è un uomo il silenzio iniziale prodotto dall'incomprensione viene
rotto dall'ansia dei prigionieri che cercano di capire gli ordini impartiti loro in tedesco
e tradotti sommariamente da un compatriota:
-Wer kann Deutsch- si fa avanti uno fra noi che non ho mai visto, si
chiama Flesch; sarà lui il nostro interprete. La SS fa un lungo discorso
pacato: l'interprete traduce. Bisogna mettersi in :fila per cinque, a
intervalli di due metri fra uomo e uomo; poi bisogna spogliarsi e fare
25 Levi, Se questo è un uomo 57-8. 26 Primo Levi, "1 sommersi e i salvati," Primo Levi: Opere v.I (Torino: Einaudi, 1987) 724.
18
un fagotto degli abiti in un certo modo, gli indumenti di lana da una
parte e tutto il resto dall'altra, togliersi le scarpe ma far moIta
attenzione di non farcele rubare. Rubare da chi? Perché ci dovrebbero
rubare le scarpe? e i nostri documenti, il poco che abbiamo in tasca, gli
orologi? Tutti guardiamo l'interprete, e l'interprete interrogo il
tedesco, e il tedesco fumava e 10 guardo da parte a parte come se fosse
stato trasparente, come se nessuno avesse parlato,z7
Qui domina quel senso di disorientamento cosi dilagante fra gli intemati italiani,
sentimento che risulta sia dal fatto che la maggioranza degli italiani non capisce il
tedesco, sia dall'assenza di ulteriori spiegazioni dalla SS. Levi si ferma
continuamente in Se guesto è un uomo sull'atmosfera di confusione linguistica che
dominava nel Lager e che rendeva comunicare e decifrare i codici deI Lager un
processo arduo:
La confusione delle lingue è una componente fondamentale deI modo
di vivere di quaggiù. Si è circondati da una perpetua Babele, in cui
tutti urlano ordini e minacce in lingue mai prima udite, e guai a chi
non afferra a volo. Qui nessuno ha tempo, nessuno ha pazienza,
nessuno dà ascoltO.28
Il riferimento alla Torre di Babele, non è casuale e appare più volte in
quest' opera. Se Dio ha disperso la moltitudine in una confusione di lingue, i nazisti,
ammassando genti diverse nei campi hanno compiuto in questo senso un delitto che
27 Levi, Se questo è un uomo 16. 28 Levi, Se guesto è un uomo 32.
19
supera la punizione contemplata nella Bibbia stessa.29 Gli Haftling non sono solo
condannati a vivere in uno stato continuo di confusione e mutua incomprensione, ma
a vivere l'uno accanto all'altro, frustrati da una vana ricerca di comprensione. Per
questo, gli intemati stessi chiamano la Torre deI Carburo, che "sorge in mezzo alla
Buna,,30 la "Babelturm, Bobelturm,,,31 la Torre di Babele.
Con l'immagine della Torre di Babele Levi voleva anche indic are il senso di
disperazione dei prigionieri. Quando una parola viene spogliata deI suo senso diventa
semplicemente un rumore incomprensibile. Ne risulta che illinguaggio perde la sua
unità e non ha più significato e coerenza per quelli che 10 usano. Ne 1 sommersi e i
salvati Levi descrive queste parole ridotte a suoni come un "continuo assordante
rumore di fondo, su cui tuttavia la parola umana non affiorava. Un film in grigio e
nero, sonoro ma non parlato.,,32 Come il silenzio, anche il rumore indica l'assenza di
una vera comunicazione e un vuoto di significato. Nella psicologia deI campo 10
sforzo prolungato inteso a dare un senso a questo magma indistinto di parole aumenta
il senso di smarrimento ed incomprensione degli intemati, degenerando
irreversibilmente in un senso di disperazione.
Sopravvivere dentro il Lager per Levi vuole dire non solo riuscire fisicamente
ad uscime. Per evitare di diventare un "sommerso," 0 un prigioniero con gli occhi
spenti che ha ormai rinunciato ad ogni speranza, è necessario trovare il modo di
conservare la propria identità nel Lager. Per Levi, quel gergo indegno della lingua
29 Fabio Girelli-Carasi, "The Anti-Linguistic Nature of the Lager in the Language of Primo Levi's Se questo è un uomo," Reason and Light: Essays on Primo Levi, ed. Susan Tarrow (Ithaca, New York: Center for International Studies, Comell University, 1990) 54. 30 Levi, Se guesto è un uomo 72. 3\ Levi, Se guesto è un uomo 72. 32 Levi, 1 sommersi e i salvati 724-5.
20
tedesca non dava alcun senso di conf orto. L'autore sostiene che "il tedesco deI Lager,
scheletrico, urlato, costellato di oscenità e di imprecazioni, aveva soltanto una vaga
parentela collinguaggio preciso e austero dei miei testi di chimica, e col tedesco
melodioso e raffinato delle poesie di Heine.,,33
In questo senso Levi distingue chiaramente tra il tedesco della cultura pre-
bellica ed il gergo parlato ad Auschwitz. Levi discute con oggettività le origini e la
natura di quel gergo ne 1 sommersi e i salvati, opera successiva in cui la questione
della lingua viene delineata con maggiore attenzione. Il gergo deI Lager cosi distante
dal tedesco c1assico 0 romantico della letteratura, era piuttosto una serie di
sottogerghi specifici per i diversi aspetti della vita quotidiana, "imparentato con il
vecchio tedesco delle caserme prussiane e con il nuovo tedesco delle SS.,,34 Da questa
commistione nacque una nuova lingua che serviva ai tedeschi per amministrare
quotidianamente il campo, una lingua che rendeva i prigionieri oggetti e obbedienti. Il
gergo deI Lager è rappresentato sempre come una lingua violenta e di crude1tà
bestiale primitiva e rabbiosa: "Venne a un tratto 10 scioglimento. La portiera fu aperta
con fragore, il buio echeggio di ordini stranieri, e di quei barbarici latrati dei tedeschi
quando comandano, che sembrano dar vento a una rabbia vecchia di secoli.,,35 In Se
questo è un uomo le parole straniere sono terribili per i prigionieri anche perché
danno adito ad incomprensione. Cio nonostante, scandiscono il ritmo della vita
quotidiana. Percio, le frasi dei Kapo rimangono per sempre impresse nella memoria
degli Haftling che riescono a sopravvivere: "Queste voci straniere si erano incise
nelle nostre memorie come su un nastro magnetico vuoto, bianco, allo stesso modo,
33 Levi, 1 sommersi e i salvati 728. 34 Levi, 1 sommersi e i salvati 729.
21
uno stomaco affamato assimila rapidamente anche un cibo indigesto. Non ci ha aiutati
. d 1 ·11 h " ,,36 ncor ar e 1 oro senso, perc e per not non ne avevano.
Il sogno e i rari momenti di riflesssione rappresentano per il prigioniero un
momento di evasione dalla rea1tà, un momento di riposo dalla fatica insostenibile deI
lavoro e dalla continua lotta per la sopravvivenza. Gli ordini impartiti in tedesco e in
polacco, la parola straniera che "cade come una pietra sul fondo di tutti gli animi" è la
voce che richiama il prigioniero dal mondo dei sogni alla rea1tà di ogni giorno e 10 fa
precipitare in uno stato di terrore:
AlI' ora della sveglia, che varia da stagione a stagione ma cade sempre
assai prima dell'alba, suona a lungo la campanella deI campo, e allora
in ogni baracca la guardia di notte smonta: accende le luci, si alza, si
stira, e pronunzia la condanna di ogni giorno: -Aufstehen,- 0 più
spesso, in polacco:-Wstawaé[ ... ]La parola straniera cade come una
pietra sul fondo di tutti gli animi. «Alzarsi»: l'illusoria barriera
delle coperte calde, l' esile corazza deI sonno, la più tormentosa
evasione nottuma, cadono a pezzi intorno a noi, e ci ritroviamo desti
senza remissione, esposti all'offesa, atrocemente nudi e vulnerabili.37
Il gergo di Auschwitz era una lingua di distruzione ed orrore non solo per chi
non parlava tedesco, ma anche per i germanofoni costretti ad assistere inermi ad una
strumentalizzazione della propria lingua trasformata in una minaccia. Jean Améry
infatti nella sua testimonianza At the Mind's Limit dice che anche per un parlante di
lingua tedesca come lui, il gergo deI Lager vibrava di violenza e indicava uno
3S Levi, Se guesto è un uomo 12. 36 Levi, 1 sommersi e i salvati 725.
22
spaventoso crollo deI registro linguistico che gli torceva la bocca quando doveva
parlarlo. Amèry considera la sua esperienza dal punto di vista degli intellettuali in
generale:
In most cases it was physically impossible for them spontaneously to
use the camp slang, which was the only accepted form of mutual
communication. Modem intellectuals quarrel a great deal about their
communication difficulties and in the process talk a lot of pure
nonsense which would better remain unsaid. Well, in the camp there
truly was a problem of communication between the intellectual and the
majority ofhis comrades. It presented itselfhourly in a real and
painful way[ ... ]Only too well do l recall the physical disgust that
regularly seized me when an otherwise quite proper and sociable
comrade inevitably found no other form of address for me than "my
good fellow." The intellectual suffered from such expressions as "grub
sarge" or "to organize"(which designated the illegal appropriation of
sorne objects). Yes, even such set phrases as "to go on transport" he
uttered only with difficulty and hesitation.38
Un atteggiamento di polemica nei confronti della lingua tedesca di quel
periodo si trova anche nel noto saggio di George Steiner 'The Hollow Miracle," in cui
l'autore parla di una lingua tedesca morta ed inquinata, lontana dall 'uso raffinato e
sofisticato che traspare nelle opere dei classici della letteratura:
37 Levi, Se guesto è un uomo 61. 38 Jean Améry, At the Mind's Limits, traduz. Stanley Rosenfield and Stella P. Rosenfeld (Bloomington: Indiana University Press, 1980) 4-5.
23
It is not merely that a Hitler, a Goebbels, and a Himmler happened to
speak Gennan. Nazism found in the language precisely what it needed
to give voice to its savagery. Hitler heard inside his native tongue the
latent hysteria, the confusion, the quality ofhypnotic trance. He
plunged unnervingly into the undergrowth of language, into those
zones of darkness and outcry which are the infancy of articulate
speech, and which come before words have grown mellow and
provisional to the touch of the mind. He sensed in Gennan another
music than that of Goethe, Heine and Mann; a rasping cadence, half
nebulous jargon, half obscenity. And instead of turning away in
nauseated disbelief, the Gennan people have massive echo to the
man's bellowing. It bellowed back out of a million throats and
smashed-down boots. A Hitler would have found reservoirs ofvenom
and moral illiteracy in any language. But by virtue of recent history,
they were nowhere el se so ready and so near the very surface of
common speech. 39
Steiner coglie perfettamente quel senso aspro e violento della lingua che Levi ha
percepito ad Auschwitz. Si tratta di un tedesco che nasce dalla politica di odio deI
Terzo Reich, ma di ancora maggiore importanza sono i riferimenti in "Hollow
Miracle" alla codificazione dellinguaggio dentro il Lager, alla creazione di una
lingua spaventosa "designed to make lies sound truthful and murder respectable.'.40 Il
gergo deI Lager pennetteva di trasfonnare gli Hiiftling in oggetti e quindi rendere
39 George Steiner, "The Hollow Miracle," Language and Silence: Essays and Language. Literature. and the Inhuman (New York: Atheneum, 1972) 99.
24
meno difficile la loro eliminazione. Consentiva anche di trattare come animali quelli
che erano lasciati in vita, di distruggerli psicologicamente e spogliarli della propria
dignità di uomini. A tal proposito, Levi ci racconta che la parola per mangiare dentro
il Lager non era "essen" come nel tedesco standard, ma "fressen," termine usato
normalmente per designare l'atto di mangiare degli animali. Questo vocabolo non era
usato solamente dalla SS, ma anche da tutti i prigionieri per indic are il successo
incontrastato della politica di annientamento imposta dall'alto.
l termini usati dentro e fuori dei Lager durante il periodo nazista riflettono
chiaramente il bisogno di fare della "soluzione finale" una questione non morale, ma
puramente burocratica. Nellibro Modemity and Holocaust Zygmunt Bauman spiega
che abitualmente in un contesto burocratico le azioni assumono un carattere
impersonale. La presenza di una burocrazia estesa e complessa permetteva agli
oppressori di trascurare l'umanità dei prigionieri che trasportavano, creando la
necessaria distanza fra camefice e vittima. Espressioni come "soluzione finale"
nascondevano 0 almeno permettevano di non nominare direttamente la realtà terribile
dello sterminio degli ebrei. Le vittime venivano chiamate "pezzi" (Stücke), ed erano
trasportate in "vagoni merci," come se si trattasse solo di oggetti. La lingua
burocratica degli oppressori era piena di eufemismi che occultavano e giustificavano
una violenza fisica e morale, perché le vittime non venivano concepite come esseri
umani. "When no longer human, either in the eyes ofthe law or in the minds ofthe
general populace, the Other can be treated accordingly-- as less than human.,,41 Più di
seicento persone fra uomini, donne e bambini furono condotte ad Auschwitz insieme
40 George Orwell, "Politics of the English Language," www.resort.coml...j)rime8/orweIVpatee.html 41 Cliff 106.
25
a Levi, stipati come topi in vagoni merci. Giunti allager, veniva fatta una prima
selezione e parte dei prigionieri era mandata direttamente nelle camere agas. Appare
chiaro come illinguaggio distaccato e burocratico rappresentava uno strumento di
"normalizzazione" per gli oppressori che potevano perpetrare delitti senza venime
moralmente coinvolti:
Dehumanization starts at the point when, thanks to the distantiation,
the objects at which the bureaucratie operation is aimed can, and are,
reduced to a set of quantitative measures. For railway managers the
only meaningful articulation oftheir object is in terms of tons per
kilometer. They do not deal with humans, sheep or barbed wire; they
only deal with the cargo, and this means an entity consisting entirely
ofmeasurements and devoid of quality.42
Levi commenta spesso che la vera lingua ufficiale deI campo era la violenza.
Se uno non capiva veniva selvaggiamente picchiato. Non a caso la parola comune per
il nerbo di gomma con cui si percuotevano i prigionieri era "das Dolmetscher,"
l'interprete.43 La parola, come forma di comunicazione civile, era caduta in disuso, e
la violenza fisica, quella lingua silenziosa, vi si era sostituita.
Levi fa notare che alla debilitazione fisica deI tutto inevitabile, si
accompagnava una distruzione psicologica che accelerava il dec1ino deI prigioniero
portandolo precocemente alla morte. Nella fase finale di questo crollo psico-fisico il
prigioniero veniva denominato "Musselmanno" per la sua posizione piegata e
arrendevole. Levi testimonia che questo stato di indifferenza, vuoto di pensiero,
42 Zygmunt Bauman, Modernity and Holocaust (Ithaca, N.Y.: Comell University Press, 1991) 102. 43 Levi, 1 sommersi e i salvati 723.
26
veniva causato in parte dall'impossibilità di comunicare con gli altri detenuti:"Se non
trovi nessuno, la lingua ti si secca in pochi giorni, e con la lingua il pensiero.,,44
Sicuramente un internato che parlava una lingua diversa e non poteva dialogare con
gli altri rischiava di cedere più facilmente e di abbandonare la ricerca di solidarietà
negli altri. Terminata l'estenuante giornata di lavoro infatti era assai improbabile che i
"fantocci di fango,,45 deI Lager avessero la forza di reggersi in piedi, tanto mena di
intraprendere discorsi significativi.
Il Lager si serviva anche della musica come mezzo per trasmettere il suo
messaggio carico di sadismo: ne sfruttava infatti la terribile potenza comunicativa. Il
Terzo Reich aveva un atteggiamento serio verso la musica e con l'avvento deI
Nazional-Socialismo ha istituito una Camera della Cultura che si occupava dell'arte, e
soprattutto della musica. Secondo le regole, composizioni scritte da ebrei 0 da quelli
sospetti di essere a favore degli ebrei erano proibite. Le trasmissioni radiofoniche
venivano sempre più sfruttate per trasmettere la propaganda nazista e la musica era
una parte significativa di questi programmi. In maniera scientificamente studiata, la
musica "nazificata" veniva suonata ai raduni di massa e agli avvenimenti pubblici. La
logica nazista teorizzava che quel tipo di musica poteva neutralizzare qualsiasi tipo di
male. L'inno deI partita nazista era all'origine una vecchia ballata da birreria,
modificata e reintitolata "Die Fahne hoch" (alzare la bandiera). Altre marce prussiane
sono state modificate con liriche come "wenn da Judenblot yom messer sprizt, dann
44 Levi, 1 sommersi e i salvati 724. 4S Levi, Se guesto è un uomo 137.
27
gehts noch mal so gut: ("Quando il sangue ebreo scorrelfluisce dal coltello, poi tutto
va benissimo,,).46
La musica è stata utilizzata per creare un' atmosfera in cui l' omicidio di massa
poteva essere giustificato come un dovere. Anche nei campi di concentramento, come
Levi testimonia, era necessaria la musica, suonata dai prigionieri stessi. Ad
Auschwitz c'erano delle orchestre in cui le vittime suonavano le canzoni macabre dei
loro carnefici. Non suonavano pezzi di compositori ebrei, ma spesso le composizioni
erano parodie di note canzoni ebree.47 Come Levi racconta, la music a veniva suonata
sempre nel momento degli esercizi fisici e delle marce militari, ma spesso
accompagnava anche la tortura 0 la morte di un prigioniero. Percio, la musica aveva
un terribile potere comunicativo che andava oltre le parole e trasmetteva una violenza
terribile:
DaI Ka -Be la musica non si sente bene: arriva assiduo e monotono il
martellare della grancassa e dei piatti, ma su questa trama le frasi
musicali si disegnano solo a intervalli, col capriccio deI vento. Noi ci
guardiamo l'un l' altro dai nostri letti, perché tutti sentiamo che questa
musica è infernale.
1 motivi sono pochi, una dozzina, ogni giorno gli stessi, mattina e
sera: marce e canzoni popolari cari a ogni tedesco. Esse giacciono
incise nelle nostre menti, saranno l'ultima cosa deI Lager che
dimenticheremo: sono la voce deI Lager, l'espressione sensibile della
46 Irene Heskes, "Music of the Holocaust," Holocaust Literature: a Handbook ofCritical, Historical, and Literary Writings, ed. Saul S. Friedman (Westport, CT; London: Greenwood Press, 1993) 591. 47 Heskes 592.
28
sua follia geometrica, della risoluzione altrui di annullarci prima come
uomini per ucciderci poi lentamente.48
Nel1938 Hitler ha proc1amato un giorno nazionale della musica, per il quale
Goebbels ha steso un elenco di comandamenti che inc1udeva il credo : "La musica è
l'arte che incide profondamente sull'animo umano.,,49 Nel caso degliinternati questo
credo si è rivelato vero, ma non nel senso positivo inteso. Ne 1 sommersi e i salvati
Levi commenta che anche anni dopo la liberazione la musica era la cosa capace di
riportarlo a quei tempi, a una sofferenza impensabile trasmessa attraverso un mezzo
di straordinaria efficacia.
48 Levi, Se guesto è un uomo 46-7. 49 Heskes 592.
29
Seconda parte: l'umanità ritrovata
Levi si soffenna a lungo sugli aspetti degenerativi della lingua dentro il campo
perché attribuisce un ruolo fondamentale allinguaggio nella conservazione della sua
dignità di uomo nel Lager. Inizialmente illinguaggio si rivela une strumento incapace
di penetrare il codice deI campo; costituisce, comunque, l'unico mezzo in grado di
resistere al controllo dei nazisti.50 Paul Celan descrive il ruolo paradossale deI
linguaggio dentro il campo:
One thing remained reachable, close and secure amid alliosses:
language. Yes, language. In spite of everything, it remained secure
against loss. But it had to go through its own lack of answers, through
terrifying silence, through the thousand darknesses of murderous
speech. It went through. It gave me no words for what was happening,
but went through it. Went through and could resurface, "enriched" by
it all.51
Nel suo articolo "Translating the Babel ofHorror" Valerio Fenne spiega che
la resistenza che pennette a Levi di uscire dal campo si basa sulla sua capacità di
riappropriarsi dellinguaggio dentro Auschwitz:
50 Ferme 57.
Language, muted by the loudness of the murderers, lies donnant, but
not annihilated. Levi' s book, then, becomes the locus of a struggle
between conflicting signifying worlds. The one, based on the perverse
semiotics of Nazi annihilation policies, is bent on creating a
disjunction between words and their referents. This becomes
30
especially obvious in the torturers' attempt to remove any 'human'
connotation from the signifier "Jew." The other, that of the resisting
camp prisoner, attempts to mis-appropriate and then re-appropriate
language both inside the camp and, eventually, in the testimonial
memoirs that follow liberation.52
Ne 1 sommersi e i salvati Levi sottolinea il primo passo nella lotta per la
sopravvivenza; l'importanza nel Lager di parlare 0 almeno capire il tedesco:
Ci siamo accorti subito, fin dai primi contatti con gli uomini sprezzanti
dalle mostrine nere, che il sapere 0 no il tedesco era uno spartiacque.
Con chi li capiva, e rispondeva in modo articolato, si instaurava una
parvenza di rapporto umano. Con chi non li capiva, i neri reagivano in
un modo che ci stupi e spaventô: l'ordine, che era stato pronunciato
con la voce tranquilla di chi sa che verrà obbedito, veniva ripetuto
identico con voce aita e rabbiosa, poi urlato a squarciagola, come si
farebbe con un sordo, 0 meglio con un animale domestico, più
sensibile al tono che al contenuto deI messaggio.53
Sapere il tedesco era dunque importante per mantenere i contatti sociali
essenziali per riuscire a vivere con un minimo di dignità nel campo. Chi non riusciva
a capire il sistema era incapace di sfruttare le opportunità di ottenere con l'inganno
delle razioni supplementari di cibo 0 di conoscere i prigionieri meglio inseriti nel
campo che potevano rendere loro la vita meno tormentata:
SI Paul Celan, Collected Prose, traduz. Rosemarie Waldrop (Manchester: Carcanet, 1986) 34. S2 Ferme 57. S3 Levi, 1 sommersi e i salvati 722.
31
Se avessero potuto comunicare con i compagni più anziani, avrebbero
potuto orientarsi meglio: imparare prima a procurarsi abiti, scarpe,
cibo illegale; a scansare illavoro più duro, e gli incontri spesso mortali
con le SS; a gestire senza errori fatali le inevitabili malattie. Non
intendo dire che non sarebbero morti, ma avrebbero vissuto più a
lungo, ed avrebbero avuto maggiori possibilità di riguadagnare il
terreno perduto.54
Ma non solo, Levi descrive con precisione il destino di quelli che non trovavano altre
persone con cui condividere le proprie esperienze. La comunicazione giocava un
ruolo essenziale per l'uomo intemato, perché come nota Levi, chi non parlava tedesco
moriva dopo dieci 0 quindici giomi per "insufficienza di informazione".55
E' importante notare che la situazione in cui si trovano Levi e i suoi
concittadini era nettamente divers a da quella degli intemati di lingua polacca 0
tedesca. Il tedesco era l'idioma delle SS che gestivano il potere dall'alto, mentre il
polacco era la lingua ufficiale deI campo. Dunque, un Haftling che parlava polacco 0
tedesco aveva una maggiore probabilità di sopravvivere in quanto poteva sia capire
gli ordini sia comunicare con gli altri. Queste due abilità erano le sole a fomire un
minimo di conf orto in quella desolazione. Ne 1 sommersi e i salvati, Levi osserva che
la parola tedesca per vocaboli, "Wortschatz," ha un significato particolarmente
profondo dentro il campo. "Schatz," 0 "tesoro" in italiano, rende molto bene l'idea di
un investimento per la sopravvivenza.56 Quindi, se mangiare rimaneva il bisogno più
elementare e impellente dei prigionieri, Levi tuttavia precisa di avere ripetutamente
S4 Levi, 1 sommersi e i salvati 727. ss Levi, 1 sommersi e i salvati 724.
32
barattato deI pane per delle lezioni di tedesco 0 meglio di quel gergo speciale
utilizzato nel campo. "Mai pane fu meglio speso,,57 sostiene perentoriamente,
riferendosi a quel tipo di scambio.
Ma non basta capire il messaggio solo allivello superficiale. Per recuperare
l'umanità in Auschwitz bisogna confrontare illinguaggio deI Lager c.on un
atteggiamento critiCO.58 Per Levi la libertà risulta in parte dal rifiuto di accettare il
mondo semiotico degli oppressori, e dalla sua capacità di trarre forza da questa
resistenza. Lo slogan deI Lager esemplifica il potere devastante dellinguaggio deI
Lager. "Arbeit macht frei" (Illavoro rende libero) è il primo cartello che i prigionieri
vedono non appena arrivano ad Auschwitz. Ferme commenta che nel Lager di
Auschwitz illavoro rende libero perché i prigionieri che lavorano e accettano 10
slogan, muoiono presto di esaurimento. Per Levi, la libertà risulta dalla resistenza allo
slogan nazista. L'unico modo per conservare la propria energia è di lavorare il meno
possibile.59
Pochi intemati hanno la capacità 0 la forza di adottare una strategia per
resistere alla degradazione della vita quotidiana nel campo. L'esaurimento fisico e
mentale rende la maggioranza dei prigionieri incapaci di pensare oltre il presente
immediato. L'ungherese Kraus è un esempio dell'incapacità di sovvertire il
linguaggio deI Lager: lavora come se fosse ancora nel mondo estemo, dove "lavorare
56 Levi, 1 sommersi e i salvati 724. 57 Levi, 1 sommersi e i salvati 726. 58 Fenne 58. 59 Fenne 59.
33
è onesto e 10gico,,6o e non nel Lager dove lavorare duramente porta verso la morte
precoce:
Kraus ha sbagliato un colpo, un pacchetto di mota vola e mi si
spiaccica sulle ginocchia. Non è la prima volta che succede, senza
molta fiducia, 10 ammoniscono di fare attenzione: è ungherese, capisce
assai male il tedesco, e non sa una parola di francese. E' lungo lungo,
ha occhiali e una curiosa faccia picco la e storta: quando ride sembra un
bambino, e ride spesso. Lavora troppo, e troppo vigorosamente: non ha
ancora imparato la nostra arte sotterranea di fare economia di tutto, di
fiato, di movimenti, perfino di pensiero. Non sa ancora che è meglio
farsi picchiare, perché di botte in genere non si muore, ma di fatica si,
e malamente, e quando uno se ne accorge è già troppo tardi.61
Quando Levi riesce ad interpretare i segni deI mondo intomo a lui riesce a
riappropriarsi dellinguaggio deI Lager e a sfruttarlo a suo vantaggio. Questo processo
gli permette di trarre umanità e forza interiore dalle regole naziste stesse. Essenziale a
questa presa di coscienza è l'incontro con l'ex-sergente Steinlaufnel bagno deI
Lager.62 Le pareti dellavatoio sono decorate con affreschi che danno ordini agli
Haftling di lavarsi. Fra i disegni spicca quello di un enorme pidocchio con la scritta:
«Eine Laus, dein Tod»(un pidocchio è la tua morte), e il distico
ispirato: Nach dem Abort, vor dem Essen
Hande waschen, nicht vergessen.
(dopo la latrina, prima di mangiare, lavati le mani, non dimenticare).
60 Levi, Se questo è un uomo 136. 61 Levi, Se questo è un uomo 136.
34
Levi fino a questo punto ha resistito al regime di pulizia deI Lager. Lo percepisce
come un elemento assurdo della vita nel Lager, uno spreco inutile dell' energia co si
essenziale alla sopravvivenza. Steinlauf, invece, insegna a Levi come trovare un
sense di resistenza e di umanità nell' atto di lavarsi quotidianamente:
Ma Steinlauf mi dà sulla voce. Ha terminato di lavarsi, ora si sta
asciugando con la giacca di tela che prima teneva arrotolata fra le
ginocchia e che poi infilerà, e senza interrompere l' operazione mi
somministra una lezione in piena regola[ ... ]che appunto perché il
Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non
dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si puo sopravvivere, e
percio si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare
testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare
almeno 10 scheletro, l'impalcatura, la forma della civiltà. Che siamo
schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi
certa, ma che una facoltà ci è rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni
vigore perché è l'ultima: la facoltà di negare il nostro consenso.
Dobbiamo quindi, certamente lavarci la faccia senza sapone,
nell'acqua sporca, e asciugarci nella giacca. Dobbiamo dare il nero aIle
scarpe, non perché co si prescrive il regolamento, ma per dignità e per
proprietà.63
Da Steinlauf Levi impara ad interpretare a suo vantaggio il codice deI Lager e come
trarre una forza segreta dalla semiotica dell' oppressore. Invece di subire gli insulti
62 Ferme 59-60. 63 Levi, Se questo è un uomo 35.
35
degli ordini scritti sui muri, Levi li trasforma in una lezione di civiltà e li usa per
cominciare a riacquistare una parvenza di umanità.64
Lorenzo Perone è un operaio civile che Primo incontra alla Buna, il campo di
lavoro di Auschwitz. Normalmente i rapporti con lavoratori civili, cheavevano
contatti con il mondo esterno, erano proibiti, ma Lorenzo infrange le regole per
aiutare il suo compaesano. Nel capitolo intitolato "1 fatti dell'estate" Levi racconta la
storia delloro breve rapporto:
In termini concreti, es sa si riduce a poca cosa: un operaio civile
italiano mi porto un pezzo di pane e gli avanzi deI suo rancio ogni
giorno per sei mesi; mi dono una sua maglia piena di toppe; scrisse per
me in Italia una cartolina, e mi fece avere la risposta. Per tutto questo,
non chiese né accetto a1cun compenso perché era buono e semplice, e
non pensava che si dovesse fare il bene per un compenso.65
L'aiuto che Lorenzo ha prestato a Levi era di indubbia importanza. Ricevere
costantemente deI cibo extra dava al prigioniero perennemente affamato maggiori
possibilità di sopravvivenza. Non a caso Levi afferma "10 credo che proprio a
Lorenzo debbo di essere vivo oggi.,,66 Pero, più importante deI cibo per Levi era il
fatto che Lorenzo gli rammentava che "ancora esisteva un mondo giusto al di fuori
deI nostro.,,67 Lorenzo ha dato a Levi la speranza di poter tornare anche lui, un giorno,
ad abitare in un mondo giusto, e gli ha confermato che esistevano ancora delle
persone di principio fuori deI Lager. Forse di più grande rilevanza è il fatto che
64 Fenne 60. 6S Levi, Se guesto è un uomo 123. 66 Levi, Se questo è un uomo 125. 67 Levi, Se questo è un uomo 125.
36
Lorenzo ha dato l' opportunità a Levi di superare i limiti deI filo spinato e comunicare
col mondo esterno. Lorenzo, anche se poco istruito, ha scritto una lettera per conto di
Primo a sua madre, e ha ricevuto una risposta che poi ha trasmesso a Levi. Il gesto di
Lorenzo ha rotto il senso di isolamento imposto dalla distanza che i nazisti avevano
creato fra il mondo deI Lager e quello esterno.68 L'atto di comunicart; con la sua
famiglia ricorda a Levi che anche lui, una volta, faceva parte di quel mondo.
Essenzialmente, come Levi dichiara, "Grazie a Lorenzo, mi è accaduto di non
dimenticare di essere io stesso un uomo.,,69
Nel capitolo più famoso di Se questo è un uomo, "Il canto di Ulisse," l'autore
ribadisce il grande valore dell'interazione verbale:fra persone nel Lager, e dimostra
che l'italiano ad Auschwitz ha un particolare significato. Questo capitolo, che segue
l'episodio dell'esame di chimica, indic a chiaramente che Levi sta riacquistando i tratti
umani negatigli dagli oppressori tedeschi.
Un giorno Levi viene scelto dal Pikolo deI suo comando (un giovane
assistente al capo), Jean, un alsaziano, per andare con lui a prendere la zuppa per tutto
il gruppo. Un lavoro abbastanza faticoso, perché comportava una marcia di ritorno
con un carico molto pesante. Tuttavia, rappresentava l'occasione di assentarsi dal
lavoro e di "avvicinarsi alle cucine.,,70
Più che altro quest'incarico dà la possibilità a Levi di sottrarsi agli ordini e
concedersi un'ora di libertà. Normalmente, i prigionieri non pensano alla loro vita
civile precedente, perché l'esperienza deI campo è cosi dura da non lasciare loro né
tempo né energia per rifletterci sopra. Levi precisa che in quel momento di pausa, la
68 Ferme 65. 69 Levi, Se questo è un uomo 125.
37
libertà dallavoro detenninava immediatamente una certa libertà di pensiero. "Faceva
tiepido fuori, il sole sollevava dalla terra grassa un leggero odore di vernice e di
catrame che mi ricordava una qualche spiaggia estiva della mia infanzia.,,71 Levi
descrive un ambiente mite e calma che gli consente un attimo di riposo e in cui i
pensieri si staccano dai bisogni fisici della vita dentro il campo e volano alle persone
amate e alla vita precedente. Riflessioni di questo tipo sono di straordinaria
importanza perché dimostrano la forza interiore dell'individuo, che conserva ancora
la volontà di comunicare, di vivere e di lottare contro il mondo di morte che gli sta
intomo.
Jean, che parla perfettamente francese e tedesco, indica a Levi che vorrebbe
imparare anche l'italiano. Levi comincia subito la lezione, ansioso solo di "non
sprecare quest'ora."n Già dall'apertura dei "Canto di Ulisse" Levi sottolinea
l'importanza di questo raro momento di libertà e il senso di fretta che aleggia su tutto
il capitolo rende bene quest'idea.
Il tema della lingua domina interamente "Il canto di Ulisse," ma questa volta il
messaggio che Levi ci trasmette è ben più positivo. Ricordiamo che fino a questo
punto in Se questo è un uomo abbiamo esaminato il modo in cui la lingua straniera
crea un senso di confusione, di smarrimento e anche di terrore nel protagonista. In
questo capitolo Levi affronta il suo rapporta con la madre lingua, l'italiano, e i
sentimenti e pensieri ad essa legati. Levi sceglie per la sua lezione d'italiano il
famoso canto di Ulisse dantesco, esempio per eccellenza della cultura letteraria
70 Levi, Se guesto è un uomo 114. 71 Levi, Se guesto è un uomo 114. 72 Levi, Se guesto è un uomo 115.
38
italiana e veicolo di un messaggio importante che Levi vorrebbe trasmettere al suo
amlco:
Il canto di Ulisse. Chissà come e perché mi è venuto in mente: ma non
abbiamo tempo di scegliere, quest'ora già non è più un'ora. Se Jean è
intelligente capirà. Capirà: oggi mi sento da tanto ... Ch,i è Dante. Che
cosa è la Commedia. Quale sensazione curiosa di novità si prova, se si
cerca di spiegare in breve che cosa è la Divina Commedia. Come è
distribuito l'Infemo, cosa è il contrappasso. Virgilio è la Ragione,
Beatrice è la Teologia. Jean è attentissimo, ed io comincio, lento e
accurato.
La maggior como della fiamma antica
Comincio a crollarsi mormorando,
Pur come quella cui vento affatica.
Indi, la cima in qua e in là menando
Come fosse la lingua che parlasse
Mise fuori la voce, e disse: Quando ....
Qui mi fermo e cerco di tradurre. Disastroso: povero Dante e povero
francese!,,73
In questo capitolo, Levi affronta la difficoltà della comunicazione con
ottimismo, con fiducia nella sua capacità di trasmettere a Jean il suo messaggio,
nonostante la difficoltà di tradurre dall'italiano antico al francese moderno:
73 Levi, Se guesto è un uomo 116.
39
Di questo si, di questo sono sicuro, sono in grado di spiegare a Pikolo,
di distinguere perché «mi si me» non è <<je me mis», è molto più
forte e più audace, è un vincolo infranto, è scagliare se stessi al di là di
una barriera, noi conosciamo bene questo impulso. L'alto mare aperto:
Pikolo ha viaggiato per mare e sa cosa vuole dire, è qlJ.ando l' orizzonte
si chiude su se stesso, libero diritto e semplice, e non c'è ormai che
odore di mare: dolci cose ferocemente lontane.74
La diffieoltà di trasmettere il messaggio a Jean rispecchia chiaramente l'analoga
fatica di Ulisse: la fiamma "comincio a crollarsi mormorando" e poi "gitto voee di
fuori," indicando una difficoltà nel parlare simile a quella di Levi. In questo capitolo
la difficoltà di farsi capire in una lingua divers a viene superata dal desiderio di
comunieare un messaggio di estrema importanza. Il desiderio istintivo di Ulisse di
forzare le barriere della conoscenza, andando al di là delle colonne d'Breole è traslato
nel desiderio di Levi di liberarsi se non fisicamente almeno mentalmente dal filo
spinato. Questo è il messaggio cruciale deI canto di Ulisse che Levi scopre proprio
nel momento in cui ricorda e traduee le frasi di Dante:
Considerate la vostra semenza
Fatti non foste a viver come bruti,
Ma per seguir virtute e eonoscenza.
Come se anch'io 10 sentissi per la prima volta: come uno squillo di
tromba, come la voce di Dio. Per un momento, ho dimenticato chi
sono e dove sono. Pikolo mi prega di ripetere. Come è buono Pikolo, si
è accorto che mi sta facendo deI bene. 0 forse è qualcosa di più: forse,
74 Levi, Se questo è un uomo 116.
40
nonostante la traduzione scialba e il commento pedestre e frettoloso,
ha ricevuto il messaggio, ha sentito che 10 riguarda, che riguarda tutti
gli uomini in travaglio, e noi in specie; e che riguarda noi due, che
osiamo ragionare di queste cose con le stanghe della zuppa sulle
spalle.75
Attraverso i versi di Dante, Levi scopre che è possibile aggrapparsi all'umanità
attraverso la civiltà e la cultura della vita di prima. Osare parlare di queste cose ad
Auschwitz vuole dire non accettare le regole dei nazisti, non accettare di vivere come
bestie dentro il campo. Cosi, quando Levi dichiara "darei la zuppa di oggi per saper
saldare «non ne avevo alcuna» col finale,,,76 dimostra la grande importanza che i
versi di Dante hanno per lui in quel momento: "La misera zuppa deI Lager è la
sopravvivenza. Ma i versi di Dante, ci vuol dire Primo Levi con quel suo salto di
registro, sono la vita.'m Grazie al senso di umanità che riacquista attraverso i versi di
Dante, Levi puo dimenticare per un momento breve ma prezioso di essere un
prigioniero nel campo di Auschwitz.
La presenza di Dante in Se guesto è un uomo non si limita al "canto di
Ulisse". Ci sono tanti riferimenti ed allusioni alla Divina Commedia nell'opera di
Levi, e specificamente all'Infemo. L'analogia fra campo di concentramento e infemo
è comune, ed aiuta a dare un contesto immaginativo ad esperienze che altrimenti
sembrano inconcepibili. L'uso di Dante per approfondire quest'analogia è naturale
per Levi, un letterato che usa la Commedia non solo per dimostrare il carattere di
75 Levi, Se questo è un uomo 117. 76 Levi, Se questo è un uomo 118.
41
Auschwitz, in quanto luogo di ingiustizia, ma anche per sottolineare i valori positivi
che il campo non puo completamente distruggere.
1 riferimenti, impliciti ed espliciti sono evidenti fin dall 'inizio dellibro.
Quando i prigionieri arrivano al campo e saltano giù dall'autocarro, incontrano subito
un soldato tedesco che appare a Levi come la figura dantesca di Caronte:
Accende una pila tascabile, e invece di gridare «Guai a voi, anime
praye»~ ci domanda cortesemente ad uno ad uno, in tedesco e in
lingua franc a, se abbiamo denaro od orologi da cedergli: tanto dopo
non ci servono piÙ.78
Subito dopo, Levi vede "una scritta vivamente illuminata": ARBEIT MACHT FREI
(illavoro rende liberi), l'equivalente delle parole inquietanti che Dante ha letto sopra
la porta della città dolente: "Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate." La versione
modema sopra la porta di Auschwitz cela 10 stesso significato dell'originale dantesco.
Hanno poca speranza di uscire vivi da Auschwitz. 1 prigionieri sono condannati al
lavoro deI Lager che rende liberi i tedeschi dei loro prigionieri i quali muoiono dalla
fame e dall'esaurimento.
DaI punto di vista linguistico, Levi si ispira a Dante anche per i riferimenti
alla Babele di lingue che si sente nel Lager. "Il «Raphèl mai amècche zabi almi»
gridato nel pozzo dei giganti da Nembrot, il folle costruttore di Babele, trova la sua
più sinistra eco nell'incomprensibile incrocio di tedesco, polacco, yiddish, ungherese
77Giorgio Calcagno, "Dante dolcissimo padre," AI di qua deI bene e deI male; la visione deI mondo di Primo Levi. Atti deI convegno internazionale, Torino, 15-16 dicembre 1999, a cura di Enrico Mattioda ~Milano: Franco Angeli, 2000) 167.
8 Levi, Se questo è un uomo 14.
42
risonante nel campo.,,79 Tutti i riferimenti intendono dipingere Auschwitz come un
infemo terreno, pero con una differenza sostanziale. Mentre nell'lnfemo dantesco la
sofferenza dei dannati viene inflitta da Dio perché hanno infranto dei precetti
specificati, nel campo di concentramento i prigionieri soffrono senza ragione e senza
colpa. 1 prigionieri di Auschwitz si trovano vittime di una parodia della giustizia,
sostenuta da un'assurda scienza razziale.8o
La scelta dei versi di Dante, in tutti i casi, ma particolarmente nel "Canto di
Ulisse," è significativa perché indica un ritomo al passato e a un tempo anteriore agli
oltraggi deI campo, avendo Levi probabilmente memorizzato il canto a scuola come
tante generazioni d'italiani. Il canto è anche di grandis sima importanza dal punto di
vista linguistico, perché questo momento di libertà è raggiunto non attraverso la
lingua degli ordini e della dominazione, cioè il tedesco, ma attraverso l'italiano.
Anche se Levi deve tradUITe dall'italiano di Dante nel suo francese incerto, il
riavvicinarsi di nuovo alla lingua madre, gli consente di riattivare i propri ricordi.
Inoltre questa seppur breve riflessione letteraria, deI tutto fuori luogo nellager, gli
infonde rinnovata speranza alleviando la sofferenza presente in ogni aspetto della
realtà contingente. La lingua dei pensieri liberi e colti, la lingua della rivelazione, è
l'italiano.
Si puo ipotizzare che parlare italiano consentisse a Levi di mantenere un senso
di dignità dentro il campo. Se non conoscere il tedesco significava per Levi avere una
certa difficoltà nel comunicare, sotto un'altra prospettiva garantiva anche uno stato di
incorruttibilità della propria lingua, assunta nell' opera come simbolo della cultura e
79 Calcagno 168.
43
della dignità umana. Jean Améry sottolinea l'importanza della madre lingua per
l'identità individuale e la difficoltà di accettare il fatto che la propria lingua fosse
anche quella dell' oppressore. "Mother tongue and native world grow with us, grow
into us, and they become the familiarity that guarantees us security."Slper Améry
questa sicurezza viene minacciata dalla constatazione che la sua lingqa è anche quella
degli oppressori. Invece, Levi considera l'italiano come lingua di rifugio dalla realtà
brutale di Auschwitz e scegliendo Dante sembra collegare l'italiano con la più alta
espressione di cultura. Dunque, anche se il canto di Ulisse è interrottto con l'arrivo in
cucina e il ritorno al mondo deI Lager, possiamo tuttavia trarre un messaggio positivo
da questo breve capitolo.
Il canto di Ulisse si rivela di prima importanza anche perché la difficoltà di
comunicare che domina nel mondo dellager viene qui sostituita da una visione più
ottimistica della situazione di plurilinguismo. Non è importante che Pikolo non parli
italiano, 0 che la traduzione non riesca ad esprimere la grandezza deI testo originale.
Levi ha fiducia che quel messaggio importantissimo sarà comunque capito dal suo
compagno perché forte è la volontà di comunicare. Nonostante il sense di "ricaduta"
dentro il mondo deI Lager alla fine deI capitolo, il breve momento catturato insieme a
Jean è importantissimo per il processo di ri-umanizzazione di Levi. Non solo è
riuscito a comunicare intimamente con un altro prigioniero dentro il Lager, ma è
riuscito almeno in parte a riacquistare la facoltà di parlare e dunque di pensare
liberamente.
80 Judith Woolf, The Memory of the Offense: Primo Levi's I(This is a Man, (Market Harburough: University Texts, 1995) 56. 81 Améry48.
44
Gli episodi che concludono Se questo si focalizzano sempre di più sui contatti
umani nel Lager che riaffermano l'importanza della comunicazione nel dare un sense
di umanità al prigioniero.82 L'ultimo capitolo racconta la storia dei prigionieri che,
benché malati, si arrangiano come possono e trovano vettovaglie sufficienti per
superare gli ultimi giorni d'internamento nell'inverno deI 1945. La "Storia di dieci
giorni" racconta l' esperienza di Levi ed i suoi compagni della Infektionsabteilung
dalla ritirata dei tedeschi fino alla liberazione russa. Levi stesso di chiara di esser stato
fortunato a trovarsi in infermeria nel momento dell' evacuazione tedesca. Con le
vittorie russe sul fronte orientale, i tedeschi furono costretti alla ritirata. Mentre negli
altri campi ammazzavano i malati prima di andarsene, nel casa di Auschwitz si è
verificata un' eccezione a causa di una serie di bombardamenti improvvisi. 1 malati di
Auschwitz, fra i quali Levi, vennero lasciati in vita, mentre la maggioranza dei
detenuti sani, a cui fu ordinato di evacuare il campo, morirono di stenti durante quella
marcia forzata.
Nella "Storia di dieci giorni" Levi si sofferma sul rinnovato sense di comunità
e di reciproco aiuto che si crea nel gruppo degli undici malati
dell'Infektionsabteilung. Durante la reclusione ad Auschwitz, a parte poche eccezioni,
dominava un'atmosfera di concorrenza per accaparrarsi risorse e privilegi. Dopo
l'evacuazione tedesca, all'interno delle baracche permangono le stes se tensioni
dovute anche alla scarsità di cibo, ma il gruppo di Levi riesce a solidarizzare e a
indirizzare le poche energie rimaste alla sopravvivenza della comunità che si era
venuta creando. Levi si accorge che non è possibile aiutare tutti gli gli altri malati e
mette se stesso a disposizione delle persone che gli sono fisicamente più vieine. Levi
82 Ferme 64.
45
commenta sul nuovo senso di umanità rivelatosi nel gruppo dopo che Arthur, Charles
ed egli stesso portano una stufa alla baracca:
Quando fu riparata la finestra sfondata, e la stufa comincio a
diffondere calore, parve che in ognuno qualcosa si distendesse, e allora
avvenne che Towarowski (un franco-polacco di ventitré anni, tifoso)
propose agli altri malati di offrire ciascuno una fetta di pane a noi tre
che lavoravamo, e la cosa fu accettata.
Soltanto un giorno prima un simile avvenimento non sarebbe stato
concepibile. La legge del Lager diceva: «mangia il tuo pane, e, se
poi, quello deI tuo vicino», e non lasciava posto per la gratitudine.
Voleva ben dire che il Lager era morto.
Fu quello il primo gesto umano che avvenne fra noi. Credo che si
potrebbe fissare a quel momento l'inizio deI processo per cui, noi che
non siamo morti, da Haftling siamo lentamente ridiventati uomini. 83
Levi fissa in questo momento di cordiale cooperazione l'inizio deI processo già
iniziato da lui stesso dentro il campo. Abbiamo notato come Levi ha combattuto per
mantenere un senso di identità umana: con la caduta dei nazisti ha finalmente la
possibilità di ritrovare la propria dignità di uomo solidarizzando con gli altri
prigionieri. Importantissimo in questo processo è il ruolo di due francesi, Charles e
Arthur, prigionieri da solo due mesi e dunque meno provati fisicamente e
psicologicamente dall'esperienza deI campo.
83 Levi, Se guesto è un uomo 167.
46
Levi stringe un legame di fratema amicizia con Charles e Arthur che 10 porta a
provare una sensazione quasi di libertà quando la sera parla confidenzialmente con
loro:
A sera, intomo alla stufa, ancora una volta Charles, Arthur ed io ci
sentimmo ridiventare uomini. Potevamo parlare di tutto. Mi
appassionava il discorso di Arthur sul modo come si passano le
domeniche a Proven chères nei Vosgi, e Charles piangeva quasi quando
io gli raccontai dell'armistizio in Italia, dell'inizio torbido e disperato
della resistenza partigiana, dell'uomo che ci aveva traditi e della nostra
cattura sulle montagne.84
Levi aveva precedentemente stretto un'amicizia fatta di confidenze con Alberto, il
suo compagno italiano e quasi fratello durante l'intemamento. La differenza nel
rapporto con Charles e Arthur sta nella mancanza di controllo dall' alto nel senso, se
non di completa libertà, di una crescente padronanza di sé. Non hanno certezze sul
futuro, ma almeno possono sperare e provare un sentimento di sostegno reciproco
nonostante la minaccia continua di non riuscire a sopravvivere.
Questo bisogno di trasmettere qualcosa di importante collega Se guesto è un
uomo alla seconda opera di Levi, il romanzo La tregua che racconta la liberazione dei
prigionieri da Auschwitz e le peripezie deI ritomo. E' nel secondo libro che troviamo
l'esempio più commovente deI desiderio dei prigionieri di comunicare, desiderio che
in questo caso in particolare non viene soddisfatto:
Hurbinek era un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz.
Dimostrava tre anni circa, nessuno sapeva niente di lui, non sapeva
47
parlare e non aveva nome: quel curioso nome, Hurbinek, gli era stato
assegnato da noi, forse da una delle donne, che aveva interpretato con
quelle sillabe una delle voci inarticolate che il piccolo ogni tanto
emetteva. Era paralizzato dalle reni in giù, ed aveva le gambe
atrofiche, sottili come stecchi; ma i suoi occhi, persi n((l viso
triangolare e smunto saettavano terribilmente vivi, pieni di richiesta, di
asserzione, della volontà di scatenarsi, di rompere la tomba deI
mutismo. La parola che gli mancava, che nessuno si era curato di
insegnargli, il bisogno della parola, premeva nel suo sguardo con
urgenza esplosiva: era uno sguardo selvaggio e umano ad un tempo,
anzi maturo e giudice, che nessuno fra noi sapeva sostenere, tanto era
carico di forza e di pena.85
Hurbinek rappresenta la degradazione definitiva dell'essere umano privato della
comunicazione. Nessuno si è preoccupato di insegnargli a parlare e muore alla fine
senza mai avere detto una parola, vittima emblematica dell'estrema sovversione della
comunicazione che contribuisce alla distruzione dell'essere umano. Ma Hurbinek
dimostra anche una straordinaria volontà di comunicare e i suoi sforzi ripetuti in
questa direzione 10 rendono un personaggio indimenticabile per Levi, perché
condividono la stessa sete di comunicare un messaggio al mondo.
Levi stesso sottolinea quanto il desiderio di comunicare fosse forte in lui dopo
l'esperienza di Auschwitz e cio viene testimoniato non solo dal sogno ricorrente della
comunicazione negata, ma anche dalla dichiarazione dell'autore nell'introduzione a
84 Levi, Se questo è un uomo 179. 85 Primo Levi, "La Tregua", Primo Levi: Qpere v.1 (Torino: Einaudi, 1987) 226-7.
48
Se guesto è un uomo e in tante altre occasioni dopo il ritomo a casa. Comunicare
dopo Auschwitz, raccontare quello che era successo a lui e a quelli che non erano più
tomati, era per Levi non una scelta ma una necessità."Il bisogno di raccontare agli
«altri» partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere
di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni
elementari. ,,86
86 Levi, Se questo è un uomo 4.
49
Terza parte: La tregua
Il secondo libro di Levi intende essere il seguito deI primo, ma dall'inizio si
rivela di carattere ben diverso. Mentre Se guesto è un uomo ha raccontato
l'esperienza dentro i campi, il seguito inizia dal momento della liberazione russa, e
dunque da un punta di partenza più sereno. Levi commenta che La tregua "racconta
cose vere, ma filtrate[ ... ] Volevo divertirmi scrivendo, e divertire i miei futuri lettori;
percio ho dato enfasi agli episodi più strani, più esotici, più allegri.,,87 Il critico Gian
Paolo Biasin dichiara che La tregua ha
the prominent features ofa book oftravel, in which the marvel of the
narrator at seeing strange lands, peoples and customs is heightened by
his recent escape from death in the Lager and by his sudden extreme
freedom- a vacation (albeit an involuntary one) that at first allows
him to savor life again in all its aspects and unpredictability.88
La liberazione mssa non puo riportare i superstiti immediatamente alla vita
pre-bellica perché l' esperienza dei campi ha influenzato profondamente i prigionieri,
che tentano lentamente di ristabilire un legame col mondo estemo. Come in Se guesto
è un uomo, in La tregua Levi sottolinea il molo fondamentale dellinguaggio in
questo processo. DaI punto di vista linguistico La tregua puo es sere visto come il
racconto della graduale rigenerazione della comunicazione, attraverso la quale gli ex-
prigionieri vengono riportati ad uno stato di umanità. La tregua è la storia della loro
87 L. Caretti- G.Tellini, Testi deI Novecento letterario italiano, (Milano: Mursia, 1990) 1070, citato in Prosperi 86. 88 Gian Paolo Biasin''The Haunted Journey of Primo Levi," Memoty and Mastety, ed. Roberta S. K.remer (Albany: State University of New York Press, 200 1) 7.
50
reintegrazione nella comunità umana e dimostra una crescente fiducia nel potere
ricostruttivo della comunicazione.
Nellager il prigioniero impiegava tutte le energie per vivere di momento in
momento e sopravvivere. La fame domina su tutti gli altri pensieri. Non ha il tempo 0
l'energia di pensare ad altro che questo, e poi i pensieri della casa e della famiglia 10
addolorano terribilmente perché non sa quando 0 se le rivedrà:
Tale sarà la nostra vita. Ogni giorno, secondo il ritmo prestabilito,
Ausdrücken ed Einrücken, uscire e rientrare; lavorare, dormire e
mangiare; ammalarsi, guarire 0 morire .... E fino a quando? Ma gli
anziani ridono a questa domanda; a questa domanda si riconoscono i
nuovi arrivati. Ridono e non rispondono; per loro, da mesi, da anni, il
problema deI futuro remoto è impallidito, ha perso ogni acutezza, di
fronte ai ben più urgenti problemi deI futuro prossimo: quanta si
mangerà oggi, se nevicherà, se ci sarà da scaricare carbone.89
In La tregua Levi commenta significativamente che la possibilità di un vero contatto
umano e dunque di una più profonda comunicazione era possibile solo con la
liberazione e la conseguente fine della fame:
Come sempre avviene, la fine della fame mise allo scoperto e rese
percettibile in noi una fame più profonda. Non solo il desiderio della
casa, in certo modo scontato e proiettato nel futuro nel futuro: ma un
bisogno più immediato e urgente di contatti umani, di lavoro mentale e
fisico, di novità e di varietà90
89 Levi, Se questo è un uomo 30. 90 Levi. La tregua 368.
51
Forti rapporti di amicizia erano rari nellager per alcune ragioni. Secondo
Levi, il Lager voleva dire la lotta di uno contro tutti, un'immagine che separa la sua
testimonianza da quella di altri superstiti. L'immagine stereotipata deI Lager dipinge
una fratellanza di vittime che si unisce contro gli oppressori, ma Levi rivela che la
gerarchia deI campo era ben più complessa. Sopravvivere voleva dire, pensare ai
propri bisogni piuttosto che agli altri, e soprattutto a soddisfare la propria fame. Una
cooperazione con un altro intemato, come quello di Levi con il suo amico Alberto,
con cui condivideva tutto, era piuttosto l' eccezione che la regola
Possiamo anche attribuire la solitudine dei prigionieri alla riluttanza di
stringere amicizie forti in una situazione di tale precarietà. Per i prigionieri, già
sottratti alle loro famiglie e agli amici, entrare in confidenza con persone che
potevano sparire da un momento all'altro portava più dolore che conf orto. In Se
questo è un uomo Levi racconta che nei primi giomi di intemamento gli italiani deI
suo convoglio cercavano di ritrovarsi insieme, ma alla fine hanno smesso "perché era
troppo triste contarci, e trovarci ogni volta più pochi, e più deformi, e più squallidi.
Ed era COS! faticoso fare quei pochi passi: e poi, a ritrovarsi, accadeva di ricordare e di
pensare, ed era meglio non farlo.,,91
La tregua apre con la liberazione russa di Buna-Monovitwz il 27 gennaio
1945. Contrariamente a cio che si sarebbe aspettato in un momento cosi significativo,
i soldati russi vengono accolti da Levi e dai suoi compagni con un silenzio solenne. 1
supersiti di Buna-Monovitz, il Lager di Auschwitz, sono troppo stanchi, spenti,
alterati per dimostrare felicità nel momento della liberazione. Neanche i soldati russi
9\ Levi, Se guesto è un uomo 31.
52
trovano parole adatte alla situazione e rimangono silenziosi, pietosi di fronte alle
ombre umane:
Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi,
coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo.
Quando giunsero ai reticolati sostarono a guardare, scambiandosi
parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano
imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su
noi pochi vivi. 92
Un simile ritegno spiegato ne 1 sommersi e i salvati caratterizza il momento della
liberazione per i prigionieri:
Cosi per noi anche l'ora della libertà suono grave e chiusa, e ci riempi
gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per
cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie
della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo
non poteva avvenire, che nulla mai più sarebbe potuto avvenire cosi
buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell' offesa
sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito,
e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché,
ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e deI mio
popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura
insanabile dell'offesa che dilaga come un contagio. E' stolto pensare
che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di
male: spezza il corpo e l'anima una inesauribile fonte di male: spezza
53
il corpo e l'anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale
come infarnia sugli oppressori, si perpetua come odio nei supersiti, e
pullula in mille modi, contro la stes sa volontà di tutti, come sete di
vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza,
come rinuncia.93
Il primo tentativo di comunicare dopo la liberazione ha luogo con un
interlocutore improbabile. La prima notte dopo la liberazione Levi non trova sonno,
tormentato dal "dolore dell'esilio, della casa lontana, della solitudine, degli amici
perduti, della giovinezza perduta, e dello stuolo di cadaveri.,,94 Presto si accorge che
un altro prigioniero veglia: un prigioniero politico tedesco che apparteneva
all'aristocrazia deI campo. Prima della liberazione non si sarebbe mai rivolto a Levi,
in quanto era di una classe diversa, privilegiata. Adesso, con l'avvento dei russi, i
vecchi ordinamenti sono spariti, e nella solitudine della notte il tedesco si arrampica
alla cucetta di Levi e gli si siede accanto, da uguale:
Non era facile intendersi con lui; non solo per ragioni di linguaggio,
ma anche perché i pensieri che ci sedevano in petto in quella lunga
notte erano smisurati, meravigliosi e terribili, ma soprattutto confusi.
Gli dissi che soffrivo di nostalgia; e lui, che aveva smesso di piangere,
«dieci anni,- mi disse, - dieci anni!..»: e dopo dieci anni di silenzio,
con un filo di voce stridula, grottesco e solenne ad un tempo, prese a
92 Levi, La tregua 216. 93 Levi, La tregua 216 -7. 94 Levi, La tregua 219.
54
cantare l' Internazionale, lasciandomi turbato, diffidente e
commosso.95
La comunicazione non è facile, ma è almeno un primo tentativo. Sono due
uomini che tentano di abbattere le barriere linguistiche e acquistare un senso di
normalità. Pero, sono ancora troppo vicini all'orrore e alla degradazione dei campo e
ci vorranno aItre circostanze per favorire una comunicazione più scioIta. Nel Campo
Grande di Auschwitz Levi ha 1'0pportunità di intraprendere discorsi più liberi con i
suoi compagni. Qui incontriamo le prime donne deI Lager, anche loro vittime della
comunicazione lacerata ed incerte delle loro parole. Levi vede rispecchiata la sua sete
di contatto nella figura di Frau Vita, una giovane vedova di Trieste, mezza ebrea, dal
Lager di Birkenau:
Era lei la sola che si occupasse dei malati e dei bambini, 10 faceva con
pietà frenetica, e quando le avanzava tempo lavava i pavimenti e i vetri
con furia selvaggia, sciacquava fragorosamente le gamelle e i
bicchier[ ... ]affamata di parole, di confidenza, di calore umano.96
Frau Vita illustra la sete di contatto e di comunità che moiti dei superstiti provano.
Ma per moiti i ricordi deI campo di concentramento sono ancora troppo presenti, e le
esperienze troppo fresche. Anche se non sono più sotto il controllo nazista,
rimangono nel campo di Auschwitz con l'ombra della morte intomo. Tentativi di
comunicazione ci sono 10 stesso, ma mancano la sicurezza degli incontri successivi.
Prendiamo come esempio la conversazione fra Levi e la partigiana ebrea croata, Olga,
dalla quale riceve la notizia deI destino delle donne deI suo trasporto ad Auschwitz:
9S Levi, La tregua 220. 96 Levi, La tregua 234.
55
Mi racconto la loro storia con gli occhi rivolti a terra, a lume di
candela. La luce furtiva sottraeva aIle tenebre solo il suo viso,
accentuandone le rughe precoci e mutandolo in una maschera tragica.
Un fazzoletto le copriva il capo: 10 snodo a un tratto, e la maschera si
fece macabra come un teschio. Il cranio di Olga era nudo: 10 copriva
solo una breve peluria grigia.97
Olga parla con gli occhi per terra, tentando di comunicare ma ancora esitando, in
parte per la gravità deI messaggio che trasmette, in parte perché riesce solo
parzialmente a svegliare le capacità comunicative ridotte a silenzio dal Lager. 98
Ritomare al precedente modo di vivere richiede uno sforzo tremendo che viene solo
con il tempo.
Con la progressione deI viaggio i tentativi di recuperare un mondo di rapporti
umani diventano più sicuri.99 Questo processo inizia davvero quando la sorte di Levi
s'intreccia con quella deI greco Mordo Nahum perché hanno due lingue in comune
(francese e italiano) e perché sono tutti e due mediterranei. Il Greco, un abile
mercante con un sacco pieno di vestiti rubati, porta un incredibile paio di scarpe di
cuoio, il che 10 distingue dflgli altri superstiti. Levi 10 riconosce subito come un abile
uomo d'affari, e il Greco per parte sua ritiene Levi utile per le sue capacità
linguistiche. Stringendo una fragile amicizia, vanno insieme ad un mercato polacco
dove Levi, seguendo i consigli deI Greco, comincia a negoziare per vendere una
97 Levi, La 1regua 236. 98 Sayre and Vacca 121.
99 Sayre and Vacca 121.
56
camicia. Levi nota con sorpresa che la riluttanza iniziale diventa piacere perché la
trattativa gli dà la possibilità di comunicare:
Mi accinsi di mala voglia a svolgere questa inchiesta di mercato:
albergava in me fame vecchia e freddo, e inerzia, ed insieme curiosità,
spensieratezza, e una nuova e saporita voglia di attaccare discorsi, di
intavolare rapporti umani, di fare pompa e spreco della mia smisurata
libertà. IOO
Insieme Levi e il Greco vendono la camicia e guadagnano abbastanza per
mangiare ed investire dei soldi in altre merci. Quando lasciano il mercato in cerca
della mensa dei poveri, dove sperano di mangiare per poco, incontrano un prete a cui
Levi chiede delle indicazioni. Il prete polacco non capisce né il francese né il tedesco
e Levi ricorre allatino, contento di aver trovato una lingua franca, e sorpreso dal
piacere che la conversazione suscita in lui, sia pure in latino. In contrasto con le scene
di Se questo è un uomo in cui le lingue diverse dei prigionieri creavano
incomprensione e terrore, qui Levi dimostra che quando c'è la volontà di comunicare
è possibile intendersi. Le lingue straniere non sono più una Babele di suoni
incomprensibili, e ogni persona che incontra rappresenta un'occasione per parlare:
A vevo deI tutto dimenticato la fame e il freddo, tanto è vero che il
bisogno di contatti umani è da annoverarsi fra i bisogni primordiali.
A vevo dimenticato anche il Greco, ma questi non aveva dimenticato
me, e si fece vivo brutalmente dopo pochi minuti, interrompendo senza
pietà la conversazione. IOI
100 Levi, La tregua 253. 101 Levi, La tregua 254-5.
57
Se il Greco sembra reagire con freddezza e crudeltà quando Levi attacca
discorso col prete, Levi commenta che col tempo sente affiorare qualcosa di più
positivo fra di loro. Gradualmente il rapporta acquista una sembianza di calore umana
e di affetto reciproco:
Il Greco sembra aver cambiato luna: forse gli era tornata la febbre, 0
forse, dopo i discreti affari della mattina, si sentiva in vacanza. Si
sentiva anzi in vena benevolmente pedagogica; a mana a mana che
passavano le ore, il tono deI suo discorso andava mutando il rapporto
che ci univa: da padrone-schiavo a mezzo giorno, a titolare-salariato
alla una, a maestro-discepolo aIle due, a fratello maggiore-fratello
minore aIle tre. 102
Nel saggio "On Language and Personhood" Patricia Sayre e Linea Vacca dichiarano
che si puo assegnare un significato enorme a questa scena in quanto rispecchia, in
miniatura, il processo graduale di ricostruzione dei modi di comunicazione che
caratterizza l'intero viaggio di Levi. Gli uomini cominciano la giornata da estranei,
ma alla fine costituiscono una specie di famiglia. Il processo di rigenerazione viene
concentrato nello spazio di un solo giorno.
Il bisogno di contatto umano e di essere ascoltato è illustrato da un altro
episodio importante de La tregua. Viaggiando verso Katowice, Levi si ferma per un
giorno nel villaggio di Trzebnia. Subito è circondato da un gruppo che si meraviglia
deI suo vestito "da zebra" e gli pone tante domande in polacco. Un avvocato polacco
ascolta le sue risposte e le traduce da! tedesco per gli spettatori:
102 Levi, La tregua 155.
58
Era polacco, parlava bene francese e tedesco, era una persona molto
cortese e benevola: insomma, possedeva tutti i requisiti perché io
finalmente, dopo illunghissimo anno di schiavitù e di silenzio,
ravvisassi in lui il messaggero, il portavoce deI mondo civile: il primo
che incontrassi. A vevo una valanga di cose urgenti da raccontare al
mondo civile: cose mie ma di tutti, cose di sangue, cose che, mi
pareva, avrebbero dovuto scuotere ogni coscienza sulle sue
fondamenta. 103
Ricordiamo che durante il periodo di Auschwitz Levi era perseguitato continuamente
da un sogno terribile in cui nessuno gli dava ascolto. In questo momento il desiderio
di raccontare quello che gli era successo è fortissimo perché non ha parlato
apertamente da tanto tempo ma anche perché quando parla è ascoltato: l'attenzione
della folla esorcizza quel sogno ossessivo e riesce a sottrarlo veramente al mondo deI
campo di concentramento.
Il racconto della conversazione con l'avvocato polacco è solo il primo di una
serie di aneddoti che dimostrano che i superstiti possono abbattere le barriere
linguistiche, con volontà e creatività. Quando Levi arriva al campo di transito di
Katowice si impiega come infermiere nell' ospedale. Ogni sera Levi si incontra con
Galina, una ragazza russa dell'infermeria, per compilare un elenco essenzialmente
inutile per soddisfare la burocrazia russa. Il fatto che Levi e Galina non hanno una
lingua in comune fa della scena una fonte di continua ilarità. Per riuscire a spiegarsi
devono spesso ricorrere a gesti complessi che portano la ragazza a scoppiare in risate.
Levi è ancora troppo cosciente della sua apparenza terribile e immagina di vedere in
103 Levi, La tregua 258-9.
59
ogni sguardo della ragazza della repulsione e della derisione e gli toma in mente il
Lager. Pero, i due condividono momenti di felicità e le risate, anche se insicure,
rappresentano un passo verso il mondo dei vivi.104
Più avanti in La tregua ridere, cosi difficile nel campo di Katowice, diventa
più facile e Levi dimostra una vena di pura comicità nei racconti deI suo amico
Cesare. Per via della disorganizzazione deI comando russo, Levi ed i suoi compagni
devono viaggiare verso nord prima di potere tomare a casa. A un certo punto devono
fare una marcia lunga per arrivare al campo di Starje Doroghi. Cominciano la marcia
con il resto deI gruppo, ma quando si stancano Cesare suggerisce di fermarsi in un
villaggio per la notte e raggiungere il gruppo l'indomani. Cesare è deciso a mangiare
pollo quella sera, e Levi l'accompagna al villaggio perché sa che con Cesare ogni
momento è un'avventura. Cesare tenta di spiegare ai cittadini quello che vuole, ma
nonostante la sua imitazione di una gallina non riesce a farsi capire. Levi commenta:
Cesare era perplesso. Cesare, nel suo intimo, non si era mai fatto
pienamente capace che i tedeschi parlassero il tedesco, e i russi il
russo, altro che per una stravagante malignità; era poi persuaso in cuor
suo che solo per un raffinamento di questa stessa malignità essi
pretendessero di non comprendere l'italiano. Malignità, 0 estrema e
scandalosa ignoranza: aperte barbarie. Altre possibilità non c'erano. 105
Tocca a Levi comunicare con i russi, disegnando l'immagine di una gallina per terra.
Capiscono subito e Levi è contentissimo di aver "risolto l'enigma.,,106 Questa scena
104 Sayre and Vacca 122. lOS Levi, La tregua 343. 106 Levi, La tregua 344.
60
dimostra che Levi si è reso conto che l'incomprensione non significa sempre la
malavoglia, come sembrava nel Lager.
Dove c'è una buona volontà si riuscirà a comunicare nonostante le difficoltà.
Un episodio in particolare rivela questa nuova fiducia nella comunicazione che
cancella il senso di smarrimento che Levi sentiva di fronte al plurilinguismo deI
Lager. Anche se Levi e gli altri superstiti vogliono tomare a casa, la
disorganizzazione deI dopoguerra provoca spostamenti ancora più al nord dell'URSS.
Nel campo di StaIje Doroghi Levi commenta che comunicare con i russi è piuttosto
difficile perché "le difficoltà di linguaggio ci obbligavano a rapporti monchi e
primordiali.,,107 Pero, un giorno mentre sta preparando una pentola di patate
"organizzata" dall'amico Cesare nei dintomi deI campo, un russo s'avvicina al fuoco:
Gli porgo uno stecco acceso: il russo 10 prende, e resta li a guardar con
curiosità sospettosa. Pensa che le mie patate siano rubate? 0 medita
invece di portarmele via lui? 0 mi ha scambiato per qualcuno che non
gli va?
Ma no: quello che 10 turba è altro. Si è accorto che io non parlo russo,
e questo 10 contraria. Il fatto che un uomo, adulto e normale, non parli
russo, e cioè non parli, gli sembra un atteggiamento di insolente
protervia, come se io rifiutassi apertamente di rispondergli. Non è male
intenzionato, anzi, è disposto a darmi una mano, a sollevarmi dalla mia
colpevole condizione di ignoranza: il russo è cosi facile, 10 parlano
tutti, perfino i bambini che non camminano ancora. Si siede vicino a
me; io continuo a temere per le patate, e 10 tengo d'occhio: ma lui,
61
secondo ogni apparenza, non ha altro in animo se non di aiutarmi a
recuperare il tempo perduto. Non capisce, non ammette la mia
posizione di rifiuto: mi vuole insegnare la sua lingua. 108
Il russo si meraviglia che Levi non possa seguire le sue spiegazioni ed i suoi
commenti, e riesce ad insegnargli dei vocaboli, indicando l'oggetto in questione con
l'indice. Levi impara Kartofel (patata), Ogon (fuoco) ma non di più. L'importanza di
questo esempio sta nella volontà di comunicare, e di trovare un'intesa nonostante le
diffico1tà.
Ci vorrà un altro giorno ed un altro russo per insegnare a Levi che si puo
comunicare un racconto senza parole, e cosi attraversare le barriere linguistiche. In
quest'occasione Levi si imbatte in uno spettacolo già in corso. Un gruppo di italiani
attorno a un giovane marinaio russo "ascoltano" un episodio di guerra. Perché il russo
sa di non poter farsi capire nel suo linguaggio, si esprime come puo con il corpo: "Si
esprime con tutti i muscoli, con le rughe precoci che gli segnano il viso, collampo
degli occhi e dei denti, con balzi e coi gesti, e ne nasce una danza solitaria piena di
fascino e di impeto.,,109 Questo episodio dimostra di nuovo che l'incomprensione non
significa sempre la malavoglia, come era quasi sempre il caso nel campo di
concentramento. Ad Auschwitz non capire significava non poter organizzarsi, non
capire gli ordini dellavoro; una mancanza di comprensione che poteva portare alla
punizione e alla morte. Fuori deI campo i prigionieri non hanno paura
dell'incomprensione, e la comunicazione non porta rischio. Con l'eliminazione della
minaccia tedesca e dell'atmosfera di concorrenza e sopraffazione deI campo, i
\07 Levi, La tregua 369. \08 Levi, La tregua 369-70.
62
superstiti possono concentrarsi sui rapporti umani, ed hanno il tempo, l'energia e la
volontà di capire, cose tutte che nel campo mancavano. Levi e gli altri percepiscono
che in questo casa il silenzio comunica quel che illinguaggio non puo. Il silenzio,
carico di pericolo nel Lager, assume qui un significato più positivo.
Il comunicare a gesti si rivela di prima importanza in un altro episodio di La
tregua. Nell'articolo" 'La tregua': lingua materna e lingua di babele" Anna Maria
Carpi esamina l'importanza dello spettacolo nella rigenerazione della comunicazione.
Carpi nota giustamente che 10 spettacolo ha un potere particolare sulla gente data la
"realtà disgregante della guerra" che affronta. "Lo spettacolo ha la capacità di
trasformarla [la gente] in un pubblico ossia una temporanea comunità.,,110 Il desiderio
di comunicare con gli altri è fortissimo dopo la povertà linguistica deI campo.
Vediamo il desiderio di compagnia ed amicizia nelle scene in cui il Greco Mordo
Nahum viene ospitato insieme a Levi nella caserma italiana, e vediamo la stessa
umanità nello spettacolo di rivista organizzato dai rumeni a Struje Doroghi. La rivista
è solo uno di quattro spettacoli di cui si ha notizia in La tregua, ma è quello più
importante per quanto riguarda illinguaggio.
La rivista si svolge su quello che Levi chiama il "salone pendente," un teatro
con la platea squilibrata. La canzone deI "Cappello a tre punte" è il maggior successo
dello spettacolo e assume un significato particolare per Levi. La canzone è un
"popolare nonsense costruito da un'unica quartina,,:lll
109 Levi, La tregua 371. 110 Anna Maria Carpi"'La tregua', Iingua materna, lingue di babele," Primo Levi; il mestiere di raccontare. il dovere di ricordare. Atti deI convegno, Trento, 14 maggio 1997, a cura di Ada Neiger (Fossombrone [Pesaro]: Metauro,1998) 40.
63
Il mio cappello ha tre punte
Ha tre punte il mio cappèl
Se non avesse tre punte
Non sarebbe il mio cappèl.
Un'orchestra accompagna la quartina su "toni bassi e sordi", ed ad ogni ripetizione
una parola viene eliminata e sostituita da un gesto (i.e. un colpo deI pugno sul petto
per "mio"). Tutto ad un tratto entrano tre figure in nero, vestite e truccate da vecchi,
avvoIte in mantelli neri, con cappucci neri sul capo, con in mano tre lunghi ceri
spenti:
Giunti al centro della ribalta, sempre seguendo il ritmo, si inchinavano
verso il pubblico con senile difficoltà, piegandosi adagio adagio sulle
reni anchilosate, a piccoli strappi estenuati: per curvarsi e rialzarsi
impiegavano due buoni minuti, che erano di angoscia per tutti gli
spettatori. Riacquistata penosamente la posizione eretta, l'orchestra
taceva e le tre larve cominciavano a cantare la strofe insula, con voce
tremula e rotta. Cantavano: e ad ogni ripetizione, con l'accumularsi dei
buchi sostituiti dai gesti malcerti, sembrava che la vita, insieme con la
voce, fuggisse da loro. Scandita dalla pulsazione ipnotica di un solo
tamburo in sordina, la paralisi progrediva lenta e irreparabile. L'ultima
ripetizione, nel silenzio assoluto dell' orchestra, dei cantori e deI
pubblico era una straziante agonia, un conato moribondo. 112
III Carpi 42. 112 Levi, La tregua, 386.
64
Carpi interpreta le figure come "mostri della ragione" che rompono il sogno di
liberazione dei superstiti e li riportano al dolore deI Lager: "Ridotta la comunicazione
a una strofa insensata che perde a poco a poco i pezzi, l'orchestra a un tamburo, il
collettivo di colpo si scioglie, i singoli si ritrovano al freddo, soli, ognuno
abbandonato a se stesso con ni ente in mano.,,113 L'idea che i superstiti si sveglino da
un sogno della vita fuori dei campi per ritrovarsi dentro è un topos de La tregua che
tranne in questa scena si trova solo ai confini dellibro. Qui una scena con inizio buffo
e semplice diventa un commento sulla sovversione della comunicazione. Levi
chiaramente vede nello spettacolo la distruzione della lingua, e insieme alla lingua,
della vita umana: "Sembrava che la vita, insieme con la voce, fuggisse da loro.,,114
Senza la comunicazione, 10 spettacolo afferma, l'uomo non puo vivere.
Anche fuori deI Lager Levi non riesce a dimenticare l' orrore deI campo, e
l'apertura e la chiusura dellibro rivelano una cupidità e un pessimismo assenti dal
resto dellibro. Abbiamo già detto che Levi ha cercato di fare de La tregua un libro
divertente e giocoso relegando alla fine "i tratti di lutto e di disperazione
inconsolabile.,,115 Nel suo articolo '''La gioia liberatrice di raccontare': una lettura de
La Tregua di Primo Levi," Carlo Prosperi esamina la struttura dellibro. Prosperi
dichiara che "la distribuzione deI materiale non è casuale, ma l' autore ha provveduto
a fissare i due termini strutturali che, all'inizio e fine, deliberatamente delimitano a
mo' di parentesi 10 spazio, appunto della "tregua," spazio altamente simbolico[ ... ].,,116
113 Carpi 43. 114 Levi, La tregua, 386. 115 L. Caretti- G.Tellini, Testi deI Novecento Ietterario italiano, (Milano: Mursia, 1990) 1070, citato in Prosperi 86. 116 Prosperi 86.
65
n titolo deI secondo libero di Levi è carico di significato, rendendo
incomprensibile la scelta deI titolo dell'edizione americana, "The Reawakening."
Come abbiamo già dimostrato, La tregua descrive il processo di risveglio
comunicativo dei prigionieri, ma il titolo italiano indica qua1cosa di ben diverso.
Come la poesia iniziale e l'ultimo paragrafo de La tregua suggeriscono, la tregua è
una pausa temporanea e non una pace permanente. Prosperi nota che in La tregua si
sente sempre "l'incombenza perenne deI Lager, la realtà della morte che non manca
di avvelenare sotto sotto la gioia della vita e dell'umanità ritrovata.,,117 La tregua si
apre con una poesia dello stesso titolo:
117 Prosperi 87.
Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e COlpO
Tomare; mangiare; raccontare
Finchè suonava breve sommesso
n comando dell'alba
«W satawaé»
E si spezzava in petto il cuore.
Ora abbiamo ritrovato la casa.
n nostro ventre è sazio,
Abbiamo finito di raccontare
È tempo. Presto udiremo ancora
Il commando straniero
66
«Wsatawaé» 1 18
La prima strofa della poesia si riferisce ai sogni che perseguitavano gli
intemati ad Auschwitz di notte. Sognano la casa, il cibo e la paura di non essere
ascoltati 0 creduti quando raccontano di Auschwitz dopo la guerra. Si svegliano la
mattina al suono deI commando straniero in polacco. La seconda stro,fa invece, si
riferisce a una specie di sogno diverso: all'idea che perseguita l'ex-prigioniero
quando è tomato libero in Italia. Sicuro a casa, viene molestato dall'idea che la vita
fuori di Auschwitz non sia altro che un sogno. Per Levi, il concetto di "tregua"
suggerisce questo senso di pericolo etemo, e il sentimento che la pace, la sicurezza è
solo una pausa temporanea nel mondo deI Lager. Il sogno che conclude illibro
ribadisce questo sentimento di terribile angoscia:
Sono di nuovo in Lager, e nulla era vero all'infuori deI Lager. Il resto
era breve vacanza, 0 inganno dei sensi, sogno: la famiglia, la natura in
fiore, la casa. Ora questo sogno intemo, il sogno di pace, è finito, e nel
sogno estemo, che prosegue gelido, odo risuonare una voce, ben nota,
una sola parola, non imperiosa, anzi breve e sommes sa. È il
commando dell' alba in Auschwitz, una parola straniera, temuta e
attesa: alzarsi, < <W stawac> >.119
Co si la paura di non liberarsi mai deI mondo concentrario inquina le ultime
pagine de La tregua, e mette in questione la possibilità di relegare al passato le
esperienze deI Lager.
118 Levi, La tregua 213. 119 Levi, La tregua 423.
67
Conc/usione
In Se guesto è un uomo Primo Levi dichiara di voler "fornire documenti per
uno studio pacato di a1cuni aspetti dell'animo umano.,,120 Per Levi, il Lager diventa il
laboratorio "ideale" per studiare il comportamento naturale dell'uomo, quando è
costretto a vivere privato dei bisogni materiali e degli affetti familiari'e spogliato dei
valori sociali a cui è abituato. Affrontando il discorso deI Lager in questo modo, Levi
riesce a dare un senso ed uno scopo precisi ad un'esperienza che gli appariva
incomprensibile e che rappresentava un capovolgimento dei valori umani a lui cari.
Per Levi, la lingua ha un molo importante nella distmzione e nella rigenerazione
dell'umanità e dell'identità dei prigionieri nel campo di Auschwitz ed anche dopo.
Questo saggio ha voluto indagare questo aspetto centrale dell' opera, attraverso
una discussione deI molo dellinguaggio nell'esperienza di Levi ad Auschwitz e
durante il viaggio di ritorno in ltalia dopo la liberazione. Il tema dellinguaggio è cosi
fondamentale nell' opera di Levi proprio perché egli identifica nellinguaggio il nesso
tra personalità e cultura. A causa deI suo uso quotidiano illinguaggio rischia di venire
trascurato. Nelle sue riflessioni sulla lingua Levi dichiara che il molo e l'importanza
dellinguaggio sostengono quasi tutte le strutture sociali che formano insieme
l'esperienza umana, cosi vitale alla costruzione deI proprio "iO".121 La nostra lingua ci
identifica come membri di una comunità linguistica e ci permette di costruire rapporti
con altri esseri umani, cosa che soddisfa il nostro bisogno di essere compresi ed
ascoltati. In questo senso, la nostra Iingua materna è parte integrante della nostra
identità. Ci Iega al presente e ai ricordi deI passato e solamente quando ci esprimiamo
12°Levi, Se guesto è un uomo 3.
68
nella nostra lingua possiamo sfruttare al massimo la comunicazione e spingerci oltre
il quotidiano nella discussione di soggetti più profondi.
Per Levi, che proveniva da una famiglia dell'intelligentia torinese, l'abilità di
pensare e di parlare si lega strettamente con la consapevolezza di essere umano:
Ero stato catturato dalla Milizia fascista il 13 dicembr~ 1943. A vevo
ventiquattro anni, poco senno, nessuna esperienza, e una decisa
propensione, favorita dal regime di segregazione a cui da quattro anni
le leggi razziali mi avevano ridotto, a vivere in un mio mondo
scarsamente reale, popolato da civili fantasmi cartesiani, da sincere
amicizie maschili e da amicizie femminili esangui. Coltivavo un
moderato e astratto senso di ribellione. 122
l "civili fantasmi cartesiani" indicano un'adesione ai motto "Cogito, ergo sum" deI
filosofo Cartesio. Abituato a valutare l'uomo secondo le sue capacità cognitive e
comunicative, Levi è mal preparato per l'abbassamento linguistico che incontrerà nel
Lager di Auschwitz.
Non c'è altro autore che dipinga co si chiaramente l'aspetto plurilinguistico di
Auschwitz. Ad Auschwitz Levi ha sentito parole injadish, ungherese, ceco, polacco e
slovacco ed il Lager tedesco deI campo. MoIti termini in queste lingue si trovano
nella sua testimonianza, e l'uso aperto di queste "locuzioni" in combinazione con la
sua splendida prosa italiana contribuisce a creare l'impatto di Se questo è un uomo.
Le parole in lingue straniere in Se questo e La tregua servono a uno scopo preciso:
\2\ Sayre and Vacca 116. \22 Levi, Se guesto è un uomo 5.
69
dare un senso di realismo al mondo deI campo. E' un modo addatto per tradurre la
brutalità e la confusione deI campo in italiano.
Attraverso le parole di Levi sentiamo insieme ai prigionieri il senso di
smarrimento avvertito al momento dell' entrata in un universo inconcepibile nel quale,
per di più, non si capisce la lingua principale. In questo senso, il fatto, d'essere italiano
rende l'esperienza di Levi ancora più commovente in quanto esempio estremo della
frattura totale della communicazione.
L'attenzione di Levi alla communicazione e allinguaggio deriva in parte dal
proprio bisogno di parlare e di raccontare quel che ha sofferto ad Auschwitz.
Possiamo solo immaginare il dolore che deve aver accompagnato il processo della
memoria e della scrittura per Primo Levi. Levi stesso commenta ne 1 sommersi e i
salvati che l'atto di ricordare portava in sé un rischio. Nonostante il pericolo di
pensare al passato, l' autore afferma che una forza interiore 10 spingeva a raccontare
la sua storia:
10 ho notato due fenomeni diversi, anzi opposti, chi ha la febbre di
raccontare e chi ha sempre rifiutato di raccontare. AIl' estremo deI
raccontato credo di esserci io, non ho mai cessato di raccontare. Ma
c'è un mio amico il quale ha bloccato tutto, ha rimosso tutto, non vive
male ma non parla più, di queste co se, non ne ha mai parlato. 123
La reazione dei superstiti aIl' orrore di Auschwitz prende diverse forme. Ciascuno fa il
suo meglio per andare avanti, ed alcuni, come Levi, trovano uno sfogo nell'atto di
raccontare, che lui definisce non solo una volontà di raccontare, ma un bisogno più
123 Primo Levi: Conversazioni e interviste 1963-1987, a cura di Marco Belpoliti (Torino: Einaudi, 1997) 51.
70
forte di lui. Levi, riferendosi a Se guesto è un uomo, descrive la sua scrittura in
quest' occasione non come una scelta personale, ma come una necessità interiore, un
modo di liberarsi deI passato:
Il bisogno di raccontare agli "aItri", di fare gli "altri" partecipi, aveva
assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un
impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli aItri
bisogni eIementari; il libro è stato scritto per soddisfare a questo
bisogno, in primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore. 124
All'inizio deI ultimo libro, 1 sommersi e i salvati, Levi riporta una citazione da "The
Rhyme of the Ancient Mariner" di Coleridge che coglie perfettamente questa
sensazlOne:
Since then, at an uncertain hour,
That agony returns.
And tiII my ghostly tale is told,
This heart within me burns. 125
E' interessante notare che Levi cita la poesia di Coleridge negli ultimi anni
della vita. 1 sommersi e i salvati è stato pubblicato nel 1986, l'anno prima della morte
di Levi. La citazione dimostra che la febbrile voglia di raccontare la sua storia non si
limita solo al periodo dopo la liberazione, ma si fa sentire per tutta la sua vita.
Scrivendo i primi libri Levi non si libera dei pensieri della Shoa, che continuano a
premere sulla sua coscienza, spingendolo a scrivere fino agli ultimi giorni della sua
vita.
124 Levi, Se guesto è un uomo 4. 125 Primo Levi: Conversazioni e interviste 1963-1987244.
71
Nell'ultimo libre Levi commenta che le radici deI bisogno di comunicare
vanno oltre l'esperienza deI campo, all'essenza dell'essere umano. Comunicare ci
rende umani. Ne 1 sommersi e i salvati dichiara che "tutte le razze umane parlano;
nessuna specie non-umana sa parlare.,,126 Parlare ci separa dalle bestie,ci permette la
nostra umanità. Testimoniare per Levi vuole dire riaquistare la sua ~anità e parlare
dal vuoto comunicativo dei campi di concentramento. Significa andare contro gli
oppressori che cercavano di far tacere i prigionieri, e distruggevano la
documentazione dei campi per non lasciare traccia dei loro delitti.
Levi dice spesso che parla per quelli che non sono tomati, per quelli che non
possono raccontare. Di Hurbinek, il bambino che non ha mai imparato a parlare dice
che "nulla resta di lui. Testimonia attraverso queste mie parole.,,127 Levi scrive
dunque come atto politico, contro il silenzio e contro il regime nazista che ha cercato
di spogliarlo della sua umanità e di togliergli la voce. Finalmente, illavoro di Levi
dimostra una chiara volontà pedagogica. L'appendice a Se guesto è un uomo, scritto
per l'edizione scolastica, vuole chiarire certe parti de1libro e rispondere alle domande
dei giovani lettori. Comunicare in questo sense vuole dire propagare la verità dei
campi e creare una consapevolezza della rea1tà della Shoa. Scrivendo e coinvolgendo
illettore nella sua scrittura Levi rende il campo di concentramento più reale per il
lettore, più immaginabile. 128 Se non siamo consapevoli deI male deI quale l'uomo è
capace, non possiamo evitare di ripeterlo.
Anche dopo l' esperienza ad Auschwitz, Levi mantiene la sua fiducia nella
possibilità di comunicare laddove esiste una volontà:
126 Primo Levi, "1 sommersi e i salvati," Primo Levi: Opere v.1 (Torino: Einaudi, 1987) 721. 127 Levi, La tregua 228.
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Salvo casi di incapacità patologica, comunicare si puo e si deve: è un
modo utile e facile di contribuire alla pace altrui e propria, perché il
silenzio, l'assenza di segnali, è a sua volta un segnale, ma ambiguo, e
l'ambiguità genera inquietudine e sospetto. Negare che comunicare si
puo è falso: si puo sempre. Rifiutare di comunicare è cplpa; per la
comunicazione, ed in specie per quella sua forma altamente evoluta e
nobile che è illinguaggio, siamo biologicamente e socialmente
predisposti. 129
Le parole di Levi si riferiscono soprattutto al nostro modo di affrontare il
presente. Comunicare è il nostro dono, e tacere per scelta è una colpa. Anche se non
consentiamo con i pensieri, il silenzio consente per noi e ci rende complici delle colpe
di altri. Le parole di Levi suonano al contempo come un rimprovero e un
avvertimento.
Per le ragioni sopra citate il tema dellinguaggio occupa un posto di primo
ordine in Se questo è un uomo e La tregua. Primo Levi rivela la capacità deI
linguaggio di distruggere 0 quanto meno minare l'integrità dell'individuo, ma anche
di aiutarlo a trovare un rinnovato significato nella vita.
128 Woolf22. 129 Levi, 1 sommersi e i salvati 721.
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