La formazione in Media

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    S O M M A R I O

    INTRODUZIONE ................................................................................................................ 5

    Capitolo 1

    LA MEDIA EDUCATION ............................................................................................... 11

    1.1. Media Education, Media Literacy, Media Studies ....................................................... 11

    1.2. Problemi lessicali e teorici. Il termine Media Education in Italia:

    educazione ai media, coi media, nei media, per i media ....................................... 16

    1.3. Media Education and Education Technology ....................................................... 22

    1.3.1. Media Education: paradigmi e approcci .................................................... 25

    1.3.2. Education Technology: paradigmi e attuali prospettive .......................... 30

    1.3.3. Una possibile convergenza? La New Media Education .......................... 33

    Capitolo 2

    LA FORMAZIONE IN MEDIA EDUCATION NEL CONTESTO

    INTERNAZIONALE ......................................................................................................... 41

    2.1. La formazione nelle indicazioni degli organismi nazionali e internazionali ....... 41

    2.2. La stato della formazione in Media Education nel mondo .................................. 47

    Capitolo 3

    LA FORMAZIONE IN MEDIA EDUCATION IN ITALIA ................................... 61

    3.1. La Media Education nella scuola ............................................................................. 61

    3.1.1. Ricerche empiriche ....................................................................................... 63

    3.2. La formazione di insegnanti ed educatori ............................................................... 66

    3.3. La formazione universitaria: premessa metodologica ........................................... 68

    3.3.1. La raccolta e lanalisi dei dati dei corsi di laurea ....................................... 68

    3.3.2. La raccolta e lanalisi dei dati degli insegnamenti ..................................... 70

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    Capitolo 4

    CORSI DI LAUREA IN MEDIA EDUCATION ........................................................ 75

    4.1. Corsi di laurea attivi ................................................................................................... 75

    4.2. Obiettivi qualificanti la classe di laurea e attivit formative indispensabili ........ 77

    4.3. Teorie e Metodologie dell'E-Learning e della Media Education,

    Universit di Padova .................................................................................................. 80

    4.4. Media Education, Universit della Calabria ....................................................... 84

    4.5. Progettazione e Gestione Didattica dellE-Learning e della Media

    Education Universit di Bologna ........................................................................... 86

    4.6. Scienze della Formazione e dell'E-Learning , Universit di Cassino e del

    Lazio meridionale ....................................................................................................... 87

    4.7. Educazione Digitale e Ricerca Sui Media, Universit di Roma La

    Sapienza ..................................................................................................................... 89

    4.8. Progettazione e Gestione Formativa nellEra Digitale, Universit di Bari

    Aldo Moro ............................................................................................................... 90

    4.9. Corsi di laurea a confronto ....................................................................................... 91

    4.10. Sbocchi occupazionali previsti per i laureati .......................................................... 99

    Capitolo 5

    INSEGNAMENTI IN MEDIA EDUCATION .......................................................... 103

    5.1. Denominazione degli insegnamenti ....................................................................... 103

    5.2. Classe di laurea degli insegnamenti ........................................................................ 105

    5.3. Tipologia, crediti formativi e settori scientifico-disciplinari degli

    insegnamenti ............................................................................................................. 106

    5.4. Tipologia delle lezioni, programmi e testi utilizzati negli insegnamenti ........... 108

    5.5. Media Education e Education Technology: un confronto ................................ 115

    CONCLUSIONI ................................................................................................................ 117

    BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................ 121

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    INTRODUZIONE

    Lobiettivo principale di questo lavoro stato quello di raccogliere ed

    analizzare lofferta formativa degli atenei italiani in relazione alla Media Education,

    sia per quanto riguarda i corsi di laurea, sia per i singoli insegnamenti. Per far ci

    stato necessario innanzitutto definire il concetto di Media Education e i termini ad

    esso correlati: si proceduto quindi ad analizzare la rassegna della letteratura

    internazionale sul tema, dove stata evidenziata la difficolt a pervenire a una

    terminologia unitaria, poich a fianco allespressione Media Education risultano

    radicate anche le espressioni Media Literacy e Media Studies. Anche dal punto di

    vista concettuale sono emerse differenti concezioni della Media Education, seppur

    vi siano alcune aree definite e comuni, come la riflessione critica e la capacit di

    lettura di tutte le tipologie dei media da quelli tradizionali a quelli audiovisivi e

    digitali al fine di sviluppare unopinione personale e autonoma sui contenuti

    veicolati dai media; lo sviluppo di abilit (sia teoriche che tecniche) relative alla

    produzione creativa di messaggi mediali, ed infine una dimensione ulteriore e pi

    ampia, ovvero la partecipazione attiva nella sfera pubblica che le abilit inerenti sia

    alla ricezione di messaggi mediali, quanto alla loro produzione, intendono favorire.

    Si proceduto successivamente con lanalisi della letteratura italiana sul tema, dove

    si reso necessario esporre le differenze terminologiche ancor pi marcate rispetto

    al contesto internazionale poich a fianco allespressione Media Education sono

    state incontrate ulteriori espressioni come educazione ai media, educazione

    mediale o pedagogia dei media. Nel contesto italiano limportazione

    dellespressione Media Education ha creato non poche ambiguit, visto che essa ha

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    preso a significare sia leducazione ai media, nellaccezione utilizzata a livello

    internazionale sopra menzionata, quanto leducazione con i media, in cui prevalente

    lutilizzo strumentale dei media, seppur questultimo spesso richieda indirettamente

    lo sviluppo di conoscenze e abilit ascrivibili al primo ambito. E stato adottato

    quindi, anche in questo lavoro, un concetto ampio di Media Education, di cui si

    voluto inoltre sottolineare il rapporto sempre pi stretto con un ambito ulteriore,

    ovvero lEducation Technology, il cui corrispettivo italiano risulta anche questo

    caso frammentario dal punto di vista terminologico (le espressioni pi frequenti

    sono tecnologie didattiche, tecnologie delleducazione, tecnologie

    dellistruzione e dellapprendimento). Seguendo cio lanalisi di due autori

    (Ardizzone e Rivoltella, 2008) si ripercorso la storia della Media Education e dei

    suoi paradigmi: lapproccio inoculatorio e protezionista nei confronti dei media a

    partire dagli anni Trenta, in cui il ricevente era immaginato come passivo e

    vulnerabile di fronte al potente messaggio ideologico dei media; lapproccio delle arti

    popolari negli anni Sessanta, in cui viene mantenuta la divisione fra cultura alta e

    cultura bassa tipica del paradigma precedente, nella quale per nuove forme di arte

    come il cinema dautore, vengono iscritte nella prima categoria e diventano

    meritevoli di analisi e riflessione; lapproccio della lettura critica con lo sviluppo dei

    Cultural Studies e della semiotica, il quale ha permesso di ripensare il rapporto fra i

    media e i destinatari dei loro contenuti come una relazione dove fondamentale

    diventa il processo dinterpretazione e di negoziazione dei significati da parte dei

    riceventi; infine lapproccio delle scienze sociali, in cui il punto di partenza si sposta

    progressivamente sempre pi sul ricevente, sui suoi gusti e sulle sue abitudini di

    consumo, in cui lobiettivo diventa non solo la riflessione sulla lettura di testi

    mediatici ma anche sulla loro produzione attiva da parte dei soggetti.

    Anche il concetto di Education Technology viene ripercorso attraverso la

    diffusione dei suoi principali paradigmi: il passaggio dal comportamentismo degli anni

    50-60, in cui la tecnologia (e in particolar modo il computer) viene utilizzato per

    razionalizzare e rigorizzare processi come quello valutativo, allinterno del processo

    dinsegnamento; il funzionalismo degli anni 70, in cui la tecnologia viene introdotta

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    nelle scuole per preparare gli allievi alla vita adulta e allambiente lavorativo, dove

    tramite le tecnologie vengono comprese e analizzate informazioni e riutilizzate in

    contesti diversi; il costruttivismo, un paradigma nuovo in cui le tecnologie diventano

    un ambiente adatto per stimolare lapprendimento collaborativo, particolarmente

    diffuso nellapprendimento tramite le tecnologie delle-learning.

    I due ambiti, da un lato la Media Education, dallaltro lEducation

    Technology, vengono infine analizzati in vista di una possibile convergenza, la quale

    viene definita New Media Education. Di fronte allevoluzione e alla disponibilit

    sempre maggiore delle tecnologie, la nuova sfida educativa ad esse connessa, diventa

    quella di creare un ambiente di apprendimento allinterno della scuola, o di altro

    ambiente formativo, caratterizzato dalla presenza di media e tecnologie da un lato

    come oggetto di riflessione in relazione ai loro messaggi e alle abitudini di consumo

    ad essi collegati, dallaltro in funzione di un utilizzo strumentale per la

    rappresentazione delle conoscenze, per lattivit di comunicazione e condivisione di

    materiali didattici. Si voluto cio sottolineare come, attraverso le piattaforme

    Moodle, i forum, i social network, si stiano delineando nuove forme di

    apprendimento collaborativo e partecipativo, in cui diventa centrale la produzione di

    contenuti sia in forma scritta (attraverso i blog, i siti web), sia in forma audio o

    audiovisiva (webradio, video su youtube) e come questo comporti il ripensamento

    della Media Education, al fine di coniugare tutte le possibilit che i media e le

    tecnologie offrono e le abilit teoriche e tecniche che richiedono.

    Una seconda parte di questo elaborato si concentra sulla rassegna della

    letteratura internazionale e nazionale sul tema della formazione in Media Education,

    analizzando le indicazioni degli organismi internazionali, i cui punti programmatici

    indicano la formazione come requisito fondamentale per lo sviluppo della disciplina:

    si chiede di sviluppare lattivit di formazione a tutti i livelli (dalla scuola,

    alluniversit, alleducazione degli adulti, alla formazione iniziale e in servizio degli

    insegnanti); si auspica la creazione di manuali di riferimento e kit di supporto

    possibilmente non soggetti a copyright; si individua la necessit di adottare modelli

    pedagogici nuovi che consentano una partecipazione degli studenti pi attiva. A

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    fianco alle indicazioni degli organismi internazionali si voluto inoltre raccogliere le

    esperienze reali sul tema della formazione nel contesto internazionale e bench vi

    siano diversi livelli di sviluppo della disciplina nei vari Paesi del mondo si sono

    delineate per molti di essi alcune criticit comuni: la mancanza di percorsi formativi

    istituzionali, ovvero lassenza di un curriculum nella scuola dellobbligo e di corsi

    universitari o di altre specializzazioni sul tema; la mancanza di investimenti e di

    politiche pubbliche chiare e sistematiche sulla formazione in Media Education; la

    preponderanza della formazione unicamente strumentale relativa alle ITC, come ad

    esempio linformatica; la difficolt di istituire percorsi universitari in Media

    Education di fronte a un mercato del lavoro in cui questo tipo di figura, vista

    lassenza di un curriculum formale nelle scuole, non richiesta.

    Il contesto italiano stato delineato a partire dallo sviluppo della Media

    Education nella scuola, attraverso i risultati di ricerche empiriche sulla sua

    diffusione, sulle attivit pi praticate, sulla formazione degli insegnanti in riferimento

    ai media e alle tecnologie. A partire da questultimo dato (in cui risulta che solo

    l11% degli insegnanti abbia acquisito attraverso la propria formazione universitaria

    competenze nelle gestione dei media in contesto formativo), si ipotizzato che

    lofferta formativa universitaria risultasse insufficiente sul tema. Si quindi

    proceduto a raccogliere i dati relativi ai corsi di studio e agli insegnamenti dedicati

    alla Media Education attraverso il sito OFF.F1 del MIUR con lobiettivo per

    quanto riguarda i corsi di laurea attivati nella classe LM-93 (Teorie e metodologie

    delle-learning e della Media Education) dalla.a. 2008-09 alla.a. 2012-13, di

    analizzare gli obiettivi specifici e gli sbocchi occupazionali di ciascun corso e

    confrontare i piani di studio e la distribuzione dei crediti formativi nelle singole

    discipline. Per quanto riguarda i singoli insegnamenti (al di fuori della classe di laurea

    LM-93) lobiettivo stato verificare, nel periodo dalla.a. 2008-09 alla.a. 2011-12,

    quale denominazione fosse pi frequente, in quale classe di laurea fossero situati,

    quale peso assumessero allinterno del piano di studio, quali attivit fossero pi

    frequenti dallanalisi dei programmi etc. Si voluto cio indagare lo sviluppo della

    1 www.study-in-italy.it

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    Media Education come disciplina universitaria e la sua definizione dal punto di vista

    terminologico, concettuale e pratico. Un ulteriore dato raccolto stato quello

    relativo alla.a. 2011-2012 per gli insegnamenti in Media Education e in Education

    Technology, al fine di verificare quale fosse la presenza delle due discipline

    nellofferta formativa universitaria a confronto e in quale misura esse risultassero

    convergenti, ovvero se e in quale misura si potesse parlare di una forma di New

    Media Education.

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    CAPITOLO 1

    LA MEDIA EDUCATION

    Il capitolo ha lobiettivo di presentare il dibattito attorno alla definizione e

    concettualizzazione del termine Media Education e delle espressioni ad esso

    correlate (Media Literacy, Media Awarness, Media Studies), partendo dallambito

    internazionale, per poi focalizzarsi sulla situazione italiana: si voluto render conto

    della frammentazione terminologica presente in Italia (Media Education, educazione

    ai media, educazione mediale, pedagogia dei media) e delle problematiche relative

    alla traduzione e semantizzazione del termine inglese risultato dominante. In questo

    contesto emerso un elemento che ripercorre tutta la storia della Media Education,

    ossia la distinzione fra leducazione ai media e leducazione coi media la quale

    incrocia i termini Media Education ed Education Technology, e come si cercato di

    sottolineare, sembra secondo molti, venire a mancare in conseguenza dello sviluppo

    delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione (ITC) e delle loro massiccia

    diffusione nella vita quotidiana. I due piani cio, sembrano spesso sovrapporsi tanto

    da far ipotizzare non solo una convergenza ma anche la necessit di una

    ridefinizione dei concetti (New Media Education, New Media Literacy) e dei modelli

    dinsegnamento e apprendimento in vista sia delle nuove opportunit ma anche delle

    nuove capacit e competenze che tale cambiamento richiede.

    1.1. Definizione di Media Education, Media Literacy, Media Studies

    La Media Education stata descritta e definita dallUNESCO in diversi contesti

    internazionali, a partire dalla conferenza di Grunwald (1982), continuando con

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    Toulouse (1990), Vienna (1999), Seville (2002). Con lobiettivo di riportare una

    definizione inclusiva di Media Education stata scelta la formulazione adottata alla

    conferenza di Vienna, Educating for the Media and the Digital Age (UNESCO, 1999).

    Media Education

    - deals with all communication media and includes the printed word and graphics, the

    sound, the still as well as the moving image, delivered on any kind of technology;

    - enables people to gain understanding of the communication media used in their society

    and the way they operate and to acquire skills using these media to communicate with

    others;

    - ensures that people learn how to

    - analyze, critically reflect upon and create media texts;

    - identify the sources of media texts, their political, social, commercial and/or cultural

    interests, and their contexts;

    - interpret the messages and values offered by the media;

    - select appropriate media for communicating their own messages or stories and for

    reaching their intended audience;

    Media Education is part of the basic entitlement of every citizen, in every country in the

    world, to freedom of expression and the right to information and is instrumental in

    building and sustaining democracy.

    Questultima definizione risultata essere quella pi internazionalmente condivisa

    dagli esperti del campo. Dalla ricerca Media Education: Sociology Surveys condotta dal

    ricercatore russo Alexander Fedorov (2007) risultato infatti, che la maggioranza

    degli esperti intervistati (96,15%, 25/26) fosse generalmente daccordo con tale

    definizione. Sulla terminologia utilizzata per definire la Media Education per vi

    sono ancora sostanziali differenze a livello internazionale:

    Definition of terms: There is still much discussion on whether the correct term is

    "Media Education," "media awareness," or "media literacy." It feels like "media literacy"

    will win out because of the mental association with "literacy" meaning the ability to

    "read" and process information in order to participate fully in society. However "Media

    Education" is firmly entrenched in England, Australia and other countries pioneering the

    field. The term "media studies" is also used, particularly in Australia. But whatever it is

    called, the concept of "media literacy" incorporates both knowledge of the structure,

    economy and function of mass media systems in society as well as the analytical skills to

    "read" both the aesthetic and ideological content of mass media messages (UNESCO,

    1990).

    Vi sono cio differenti termini utilizzati in ambito internazionale. In molti paesi

    utilizzata prevalentemente lespressione Media Literacy poich la scelta per il

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    termine literacy ha consentito e consente di inserire i media nel curriculum di

    lingua madre (Buckingham e Domaille, 2001, p. 12), in quanto, come sottolinea il

    documento di Toulouse (UNESCO, 1990), literacy fa riferimento alla capacit di

    leggere, uno degli obiettivi fondamentali perseguiti nellinsegnamento della lingua.

    Un altro termine utilizzato al posto di Media Education nel mondo anglosassone

    Media Awarness e si riferisce allo sviluppo di consapevolezza nel ragazzo rispetto ai

    messaggi mediali e alle sue pratiche di consumo dei media, mentre il termine Media

    Studies generalmente indica la Media Education considerata come una disciplina

    autonoma inserita nei curriculi scolastici (Rivoltella, 2001a).

    Sullutilizzo dei termini Media Literacy e Media Studies e sulla loro intercambiabilit

    con quello di Media Education non tutti gli esperti concordano. Solo due degli

    intervistati in Media Education/Literacy: The Analize of Experts Opinions (Fedorov,

    2007) infatti, non differenziano i suddetti termini. I contributi qui di seguito riportati

    testimoniano sicuramente lesistenza di una pluralit di definizioni attribuite ai

    diversi termini e alla loro correlazione.

    - Media Education is the process of teaching about print, electronic and digital media.

    Although media studies has been used to distinguish itself from media education, the

    difference seems doctrinaire, artificial and inconsequential to the understanding of

    media teaching and learning. Media literacy implies the complex outcome of literacy. It

    is an imprecise and confusing term and does little to define the field. I prefer media

    education (K.Tyner);

    - media education is a cross-curricular/trans-curricular approach to be taken up in each

    subject; media literacy refers to an overall ability/competence; media studies is a

    discipline in its own right whose topic are media and all the implications connected to

    them (S.Krucsay);

    - media education is basically an educational approach to media it is more

    comprehensive, media literacy is basically alphabetization to visual codes. Media

    studies are linked with the knowledge of mass media for technical, political, social, or

    educational or different purposes (M.Reyes Torres);

    - Media education includes media studies and media literacy (N.Ryzhih, I.Chelysheva,

    J.I.Gomez);

    - Media literacy is the result of the process of media education, media literacy is the

    intended outcome of media education (S.Penzin, V.Gura, A.Korochenskyi,

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    V.Monastyrsky, T.Shak, Ch.Worsnop, J.Pungente, L.Rother, D.Suess);

    - Media studies is the main way to practical mastering of media facilities (V.Monastyrsky);

    - media studies are less normative than media education, it can be a more descriptive

    approach to media (D.Suess);

    - media studies is focussed on the acquisition of cognitive knowledge about media.

    Media education is focussed on the development of attitudes and critical skills about

    media. Media Literacy includes the basics of Media Studies and Media Education to

    provide the student with the ability to participate freely in the society (A.Gutierrez

    Martin);

    - media literacy and media studies often implies the critical analysis of media but not

    the production, whereas media education usually embraces both analysis and

    production (S.Goodman).

    - originally there was a difference, with Media Education being more a wider concept and

    media literacy perceived as being more a specific translation of critical analysis of media.

    Media studies was more an academic term for theoretical studies. I think today it is

    almost impossible and unnecessary to separate between them. Therefore in my mind

    today they are interchangeable, and it is not beneficial to try to theoretically make a

    distinction (D.Lemish).

    Nonostante le differenze, si pu notare che in molti concordino nel dire che la

    Media Literacy, ossia labilit di accedere, analizzare, valutare e produrre

    informazioni in pi forme (Aufderheide, 1993, p. 79) sia il risultato dellattivit di

    Media Education.

    Della stessa opinione la letteratura europea: in un recente rapporto di

    ricerca commissionato dallUnione Europea, si legge che la Media Literacy pu

    essere considerata come il risultato del processo di Media Education (Perez-

    Tornero, 2007, p. 10). E quindi seguendo lo schema nella pagina sottostante tratto

    dal rapporto, possiamo affermare che la Media Literacy rappresenta un insieme di

    abilit e di competenze relative ai media, alle immagini, ai linguaggi e ai messaggi

    degli stessi, sviluppate in contesti educativi formali e informali in un processo che

    prende il nome di Media Education.

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    Le due maggiori aree di azione della Media Literacy sono da un lato lo sviluppo del

    pensiero critico che permette di accedere, analizzare e valutare2 consapevolmente i

    messaggi mediali e dallaltro la possibilit di produrre prodotti mediali, unendo le

    abilit pratiche e tecniche a quelle teoriche, in particolar modo semiotiche. Sia il

    2 A questo proposito in molti adottano lespressione critical literacy: We would also stress the importance of critical literacy as part of the evaluation component of the definition, for accessing and analysing media messages are not effective if one cannot also critically evaluate those messages, distinguishing the honest from the deceptive, the public interest from commercial persuasion, the objective and trustworthy from the biased or partisan (Lopinione di Sonia Livingstone e Andrea Millwood Hargrave in Prez Tornero (2007, p. 13-14).

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    pensiero critico quanto la produzione incrociano lintero panorama dei media,

    poich la Media Literacy ha a che fare con tutti i tipi di media, dalla carta stampata,

    alla radio, al cinema, alla televisione, fino a giungere ad Internet e alle nuove

    tecnologie. Questo comporta che via siano pi declinazioni di Literacy:

    - la Classic Literacy corrisponde alle competenze relative alla lettura e alla scrittura,

    rispetto alle quali il processo di alfabetizzazione detenuto in forma (quasi) esclusiva

    dalle istituzioni scolastiche;

    - la Audiovisual Literacy che fa riferimento alla prima generazione di media elettronici

    (generalmente in formato analogico) centrati sulle immagini in movimento, come il

    cinema e la televisione;

    - la Digital Literacy (o Information Literacy) che emerge come presa datto che il

    mondo del computer e delle reti di comunicazione richiede nuove abilit e

    competenze (Ferri e Marinelli, 2010, p. 21-22).

    In ultima analisi la Media Literacy e il processo attraverso qui si realizza (Media

    Education) rappresentano un requisito fondamentale per la realizzazione di una

    cittadinanza attiva in una societ democratica, nella quale gli individui possono

    partecipare pienamente, esercitando la propria libert di espressione e il proprio

    diritto a uninformazione corretta3.

    1.2. Problemi lessicali e teorici. Il termine Media Education in Italia:

    educazione ai media, coi media, nei media, per i media

    Il termine Media Education nella sua prima formulazione ufficiale (1973) a livello

    internazionale ad opera del CICT4 veniva definito come

    Lo studio, linsegnamento e lapprendimento dei moderni mezzi di comunicazione ed

    espressione considerati come specifica ed autonoma disciplina nellambito della teoria e

    della pratica pedagogiche, in opposizione alluso di questi mezzi come sussidi didattici per

    le aree consuete del sapere, come ad esempio la matematica, le scienze e la geografia

    (Pavlic, 1987, p. 32).

    In questa prima definizione che il termine riceve evidente la contrapposizione fra

    due prospettive differenti, negli ultimi anni sempre meno riscontrabili. La prima,

    3 Media education is part of basic entitlement of every citizen, in every country in the world, to freedom of expression and the right to information and is instrumental in building and sustaining democracy (UNESCO, 1999). 4 Il CICT (Conseil International du Cinma et de la Tlvision) unorganizzazione legata allUNESCO.

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    proprio della Media Education secondo il CICT, quella delleducazione ai/intorno

    ai media (teaching about the media). Oggetto dellintervento educativo sono infatti i

    media stessi e i loro linguaggi, attorno ai quali vengono sviluppate unanalisi e una

    riflessione critica. Il secondo tipo di approccio basato sulleducazione con o

    attraverso i media (teaching with or through the media), ossia un approccio di tipo

    strumentale, in cui media diventano il supporto attraverso il quale svolgere

    lintervento educativo delle singole discipline.

    Questa divisione secondo molti autori nella pratica non si realizza ed il caso

    degli intersezionisti, cos definiti da Felini (2004). Il contesto italiano ha visto

    emergere, come nel caso francese, la prospettiva intersezionista, la quale riconosce

    lesistenza di una interdisciplina (Jacquinot, 2000a, p. 6) che si colloca

    nellintersezione fra le scienze della comunicazione e le scienze delleducazione.

    Questo tentativo ha inteso superare ci che la tradizione della scuola francese ha

    chiamato lo choc delle culture, ossia il difficile incontro fra il mondo della scuola,

    basato sulla razionalit, sullobiettivit, sullattenzione al passato e al patrimonio di

    conoscenze consolidate, e il mondo dei media, rivolto allattualit, caratterizzato

    dallemotivit, dalla soggettivit e dalla logica economica (Jacquinot, 2000b). Sulla

    base degli elementi in comune che possiedono le due discipline (entrambe

    pluridisciplinari, relativamente giovani e caratterizzate da numerosi temi comuni

    da utilizzare come oggetti di ricerca), Jacquinot propone che questa nuova

    interdisciplina prenda il nome di educommunication. Nella prospettiva intersezionista si

    collocano anche il brasiliano Ismar Soares de Oliveira (2000) e in Italia Pier Cesare

    Rivoltella. Questultimo utilizza il termine Media Education definendolo come quel

    particolare ambito delle scienze delleducazione e del lavoro educativo che consiste

    nel produrre riflessioni e strategie operative in ordine ai media intesi come risorsa

    integrale per lintervento formativo (Rivoltella, 2001a, p. 37).

    Si tratta, in sostanza, di una prospettiva che ritiene opportuno utilizzare una

    definizione il pi larga possibile, che non frammenti il campo con eccessive

    distinzioni e che possa mettere a tema tutte le possibilit di relazione fra il mondo

    dei media e quello della formazione. Ne consegue quindi che una definizione cos

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    inclusiva non preveda la classica divisione fra leducazione ai media e leducazione

    con/attraverso i media.

    Al convegno La Sapienza di comunicare tenutosi a Roma nel 2006,

    Jacquinot ritorna sul tema della distinzione fra educazione ai media e con i media,

    introducendolo con un aneddoto che definisce ai limiti del caricaturale:

    Nel corso di uno dei numerosi corsi di formazione alleducazione ai media in cui mi

    sono trovata ad intervenire, una tra gli insegnanti presenti, per affermare meglio la

    differenza tra educazione ai media e con i media, dichiar che quando faceva

    educazione ai media lavorando su un testo mediale, non si preoccupava del contenuto e

    in particolare non faceva notare gli errori o gli anacronismi, cosa che ovviamente faceva

    quando utilizzava il medesimo documento allinterno del suo insegnamento disciplinare

    (Jacquinot, 2006).

    Jacquinot sostiene che nelle prime definizioni di Media Education degli anni 70-

    805, la marcata distinzione fra le due aree fosse conseguenza della necessit di

    mettere in rilievo una dimensione, quella delleducazione ai media, poco valorizzata

    rispetto alle pratiche diffuse di educazione con i media. Si tratta per di due aree fra

    loro strettamente legate. Se il linguaggio scritto o orale, piuttosto che limmagine o

    laudiovisivo, rappresentano gli strumenti attraverso i quali si trasmette il messaggio,

    questultimo non pu essere considerato indipendente dal suo supporto, poich si

    rischia di astrarsi dalla specificit della sua mediazione tecnico-linguistica: tecnica

    perch ogni supporto implica delle costrizioni (di taglio, di costo, di fattibilit, di

    condizioni di produzione e di utilizzoecc.) e linguistica perch gli studi linguistici e

    semiologici ci hanno insegnato, ormai da tempo, che immagini, testi e suoni non

    attivano gli stessi processi di significazione e, pi recentemente, che i media

    interattivi introducono nuove relazioni tra autore e utente. Per cui conclude

    lautrice, si impara sempre attraverso i media, sia che si lavori con o su di essi

    (Jacquinot, 2006).

    Il caso italiano per, per quel che riguarda la terminologia utilizzata (e la sua

    traduzione) risulta problematico. Se il termine educommunication di Jacquinot non ha

    riscontrato successo, il contrario avvenuto per il termine dimportazione inglese

    Media Education. Ci ha portato, come ricorda Felini (2004, p. 153) a una serie di

    5 La prima definizione riportata a inizio paragrafo

  • 19

    ambiguit lessicali che non hanno favorito la comprensione esatta delle idee e dei

    concetti. A met degli anni Novanta, in Italia, lutilizzo del termine Media

    Education si ebbe ad opera dei sociologi della comunicazione Giovanni Bechelloni e

    Milly Buonanno e dei pedagogisti e teorici della comunicazioni che si ritrovavano

    nel nascente Istituto di Comunicazioni Sociali dellUniversit Salesiana di Roma, da

    cui nacque in seguito il MED (Associazione Italiana di Educazione ai Media e alla

    Comunicazione). A questultima si riconosce indubbiamente il merito di aver

    diffuso il termine Media Education, assumendo fra laltro il ruolo di catalizzatore e

    calamita per aver creato e messo a disposizione una casa entro cui far ritrovare la

    pluralit di sensibilit esistenti (Felini, 2004, p. 152). La scelta per il termine Media

    Education, come ha sottolineato pi volte Roberto Giannatelli6, era dovuta alla

    necessit degli studiosi italiani di riconoscersi (e di trovare riconoscimento) in un pi

    vasto movimento internazionale che permettesse di creare un network di

    condivisione di pratiche e di conoscenze (Giannatelli, 1998, p. 1). Ma limportazione

    della terminologia e della tradizione anglosassone (in particolare riconducibile a Len

    Masterman7) ha secondo alcuni portato a trascurare la pi che rispettabile esperienza

    nazionale nel campo. Polemicamente, ricorda Galliani:

    Sembra dunque a me oggi operazione impossibile quella di ricondurre sotto lunica

    etichetta disciplinare di media education teorie e pratiche storicamente consolidate ()

    Lequivoco sta nel pensare di poter contenere nel recinto della media education

    (servirebbe anche un nome italiano per farne una disciplina!) i cento fiori delle teorie e

    delle esperienze italiane di educazione ai/con/attraverso i media o peggio nel ritenere

    che in Italia vi fosse un deserto pedagogico e didattico prima dello sbarco anglo-

    americano guidato da L.Masterman e J. Pungente (Galliani, 2002, p. 575).

    Inoltre come notava Ranucci (1994), lespressione inglese Media Education crea in

    italiano diversi problemi di semantizzazione. Infatti il termine education

    traducibile sia con un generico educazione ma anche, e forse pi propriamente, con

    quello di insegnamento. Inoltre linglese accorpa in education sia la dimensione della

    ricerca teorica (quella che in italiano viene chiamata pedagogia) sia la dimensione della

    prassi formativa. Per di pi la capacit di sintesi delle lingue anglosassoni permette che

    6 Roberto Giannatelli era presidente onorario del MED. E venuto a mancare nellottobre 2012. 7 Sul contributo di Len Masterman si veda Masterman L., (1997) A scuola di media, La Scuola, Brescia.

  • 20

    non vi sia alcuna preposizione fra i termini media e education, mentre se si

    procede a tradurre il termine in italiano, sono possibili almeno quattro

    interpretazioni:

    - leducazione ai media che ha come oggetto le logiche di funzionamento

    dei media e lanalisi critica dei loro linguaggi

    - leducazione con o attraverso i media, in cui essi vengono utilizzati come

    supporti per lattivit didattica

    - leducazione nei media, intesa come educazione nel mondo dei media

    (teaching in a media culture)

    - leducazione per i media, ossia leducazione che mira a formare

    professionisti del mondo dei media (giornalisti, autori televisivi etc.).

    Se, rileva Felini, (2004, p. 153) tutte le traduzioni sono a livello puramente

    grammaticale plausibili, di fatto in tutto il mondo anglofono, quando si parla di

    Media Education (o Media Literacy) sintende con sicurezza la prima delle quattro

    interpretazioni, leducazione ai media, dato che la prospettiva dellimpiego

    strumentale delle tecnologie indicata con espressioni quali education technology e

    teaching aid. Aver importato il termine inglese per rimanere legati allesperienza

    internazionale comporta il rischio paradossale di subire un nuovo scollamento della

    stessa per via dei significati diversi che al termine si voluto attribuire. Secondo

    Giannatelli, che nelle intenzioni si rif allesperienza anglosassone,

    Il termine Media Education viene a indicare, infatti, sia leducazione con i media,

    considerati come strumenti da utilizzare nei processi didattici e come parte dellesperienza

    che gli alunni devono fare con i media (hands on), sia leducazione ai media, che si

    riferisce piuttosto alla comprensione critica dei testi e del sistema dei media, intesi non

    solo come strumento ma come linguaggio e cultura (Giannatelli, 2001, p. 284).

    La letteratura anglofona invece propende, o forse sarebbe meglio dire propendeva,

    per una netta divisione. Prendendo ad esempio il contributo di Buckingham:

    Bisogna fare attenzione a non confondere la media education con linsegnamento che

    avviene attraverso e con i media ad esempio, luso della televisione o del computer

    come mezzi cui si ricorre per insegnare la scienza o la storia. Naturalmente anche questi

    media educativi forniscono letture e rappresentazioni del mondo e, per questo motivo, i

  • 21

    media educator hanno spesso tentato la sfida delluso strumentale dei media come

    supporti didattici. Sottolineare questo particolarmente importante proprio in relazione

    allentusiasmo contemporaneo per luso delle nuove tecnologie nelleducazione, in cui i

    media sono spesso visti come mezzi neutrali per la trasmissione di contenuti e

    informazioni. E ancora, sebbene possa avere un dialogo significativo con queste aree,

    importante non confondere la media education con luso delle tecnologie educative o con

    i media educativi (Buckingham, 2006, p. 22-23).

    Il rischio cio, quello di aver accolto sotto lunico termine di Media Education

    prospettive differenti non proprie del termine nella sua accezione a livello

    internazionale. Daltro canto gli intersezionisti propendono verso una caduta della

    distinzione fra leducazione ai media e leducazione attraverso i media, poich essa

    sostengono, pu risultare fuorviante visto che nella pratica didattica concreta i due

    piani si sovrappongono e non facile tracciare una linea di demarcazione netta:

    difatti essi sostengono che un uso strumentale intelligente delle tecnologie porti di

    sua natura a riflettere e a imparare qualcosa della realt e del funzionamento dei

    media, anche quando lo scopo dellintervento tuttaltro. Ma, continua Felini, per

    quanto nella pratica le due prospettive debbano essere avvicinate il pi possibile, a

    livello teorico esse debbono rimanere separate poich altrimenti verrebbe a perdersi

    la fondamentale distinzione della progettualit didattica, quella fra contenuti e

    metodi/strumenti:

    un conto, infatti, considerare i media come oggetto dellintervento educativo per porsi

    obiettivi di miglioramento della competenza mediale; altro, invece, utilizzare i media

    come strumenti dellintervento, avendo come obiettivo (almeno a livello dichiarato) una

    cosa diversa dallincremento della competenza mediale (Felini, 2004, p. 155).

    Per questo motivo Felini propone un approccio specificatamente pedagogico alla

    medialit, definendo la pedagogia dei media8 quellarea della pedagogia che, in

    termini interpretativi e progettuali, si occupa di studiare il campo delle relazioni

    intercorrenti tra educatore, educando e strumenti/linguaggi mediali (2004, p. 157).

    E il rapporto fra gli attori ad essere loggetto dindagine della pedagogia dei media e

    in particolare il rapporto tra educatore ed educando e la relazione che questi

    instaurano col terzo attore: il sistema dei media. La proposta della pedagogia dei

    8 La proposta per una pedagogia dei media avanzata anche da Calvani (2001) e ampliamente diffusa in Germania con il termine Medienpdagogik.

  • 22

    media continua, come la prospettiva intersezionista, ad immaginare questarea come

    un vasto campo di interessi, ma mantiene distinte alcune sotto-aree sulla base della

    funzione che i media rivestono nella relazione educativa.9

    Sul problema della frammentazione terminologica nel contesto italiano

    intervengono anche Ardizzone e il gi citato Rivoltella. Essi riconoscono lesistenza

    di un acceso dibattito tra coloro che sono favorevoli alladozione del termine inglese

    Media Education e coloro che propendono per una sua traduzione. Fra questi

    ultimi, aggiungono, sono presenti due diversi orientamenti, chi utilizza il termine

    educazione mediale e chi invece preferisce lespressione pedagogia dei media:

    tra i due, dovendo scegliere, si preferisce il primo: la pedagogia dei media (supposto che

    abbia senso parlare di una pedagogia dei media) infatti pare rinviare pi a una riflessione

    pedagogica sui media che non a una pratica educativa con i suoi metodi e le sue ricerche (Ardizzone e Rivoltella, 2008, p. 8).

    1.3. Media Education and Education Technology

    Se fino a qui stato necessario esporre le differenze terminologiche e concettuali

    espresse dai diversi autori utile soffermarsi ora sulla correlazione fra una nuova

    coppia di termini (Media Education ed Educationa Technology) e sulle

    specificazioni forniteci da Ardizzone e Rivoltella in questo ambito (2008, p. 3-7).

    Sar infatti la posizione dei due autori a essere mantenuta sullo sfondo di questo

    lavoro al fine di capire, seguendo il loro percorso, se sia possibile giungere a una

    convergenza fra le due aree da riscontrare anche allinterno dellanalisi empirica.

    Innanzitutto sar utile difatti soffermarsi sul significato dei singoli termini che

    compongono le espressioni Media Education ed Education Technology. Il termine

    media vive di unambiguit semantica costitutiva. Lo si intende infatti come mezzo

    9 Esse sono leducazione ai media, che ha come oggetto lanalisi dei linguaggi mediali; la socializzazione ai media, intesa come quella dimensione informale e processuale di appropriazione delle concezioni sui media di cui sono protagonisti i bambini; le tecnologie didattiche, ossia quellambito relativo allimpiego degli strumenti mediali entro i processi educativi; lergonomia dei media, la quale indica in maniera estensiva la progettazione dei media a scopo educativo (sia nelle forme pi didattiche che in quelle ludiche e di edutainment); la pedagogia sociale dei media, attenta a studiare i fenomeni attorno che si sviluppano attorno alla relazione triadica educando-educatore-sistema dei media, soprattutto nei termini di prospettazione di una societ educante attenta al tema delle comunicazioni sociali in rapporto ai minori (Felini, 2004, p. 162-163).

  • 23

    e strumento da un lato, ma si fa riferimento al termine media anche per indicare ci

    che sta in mezzo, ci che mediano. Nel primo caso esso rappresenta un veicolo,

    attraverso il quale trasferire e ricevere contenuti mentre nel secondo, pi che come

    strumento, ci si riferisce al medium come uno spazio di negoziazione di significati,

    unarena simbolica in cui si giocano le interpretazioni. Come osserva Thompson

    (1995), sono oggi mediate dai mezzi di comunicazione attivit umane come la

    conoscenza (la televisione, i giornali e le fonti internet da cui ci informiamo), la

    memoria storica (mediata da documentari, fotografie) e la comunicazione (attraverso

    i servizi di telefonia e gli strumenti di comunicazione disponibili in Rete).

    La radio, la televisione, il PC oltre ad essere dei media sono anche delle

    tecnologie e i due termini vanno distinti. Utilizzando il termine tecnologie si fa

    riferimento alle ITC (Information and Communication Technologies), cio al

    computer e a Internet sia per laspetto della produzione, della ricerca e della gestione

    delle informazioni, sia per quanto riguarda la comunicazione che si realizza

    attraverso la posta elettronica, i forum, le chat ecc. Ma mentre il computer di per s

    considerato (come il telefono cellulare o il televisore di ultima generazione) funziona

    come un medium, gli applicativi che tramite esso sono resi disponibili, meglio si

    lasciano descrivere in termini di tecnologie. E quindi si preferisce definire media

    digitali il telefono cellulare (in particolar modo gli smartphone che in un unico

    strumento contengono telefono, videocamera, fotocamera, accesso a Internet) o il

    lettore MP3, mentre a proposito di blog, piattaforme wiki di costruzione di

    conoscenza collaborativa e social network si parla di tecnologie del Web 2.0. In

    ultima analisi le tecnologie sono pi che strumenti servizi, i quali grazie al fenomeno

    della convergenza digitale vengono sempre meno a coincidere con uno specifico

    medium, per cui possibile leggere la posta elettronica attraverso il telefono cellulare

    o ascoltare la radio col sistema podcasting in Rete, guardare la televisione in diretta

    streaming su Internet.

    Nelle accezioni qui sopra descritte, sia i media che le tecnologie si prestano a

    funzionare come oggetto dellattivit didattica ed educativa o come supporto della

  • 24

    stessa. Anche qui necessario, secondo gli autori, fare delle ulteriori precisazioni sui

    termini didattico ed educativo.

    Leducazione un processo di apprendimento e di socializzazione rispetto ai

    valori e alla cultura in cui il soggetto vive. Essa si realizza durante tutto larco di vita

    ed composta da momenti di auto-educazione (attraverso le letture, le esperienze e

    riflessioni personali) e da momenti eterodiretti (in relazione a insegnanti, genitori,

    adulti significativi) che hanno luogo in ambito formale (listruzione) e informale

    (negli ambienti di socializzazione quotidiani).

    La didattica, invece, linsieme dei metodi e degli strumenti (e anche la scienza)

    attraverso cui leducazione viene condotta nellambito formale. Questo perch in

    quanto tale, la didattica prevede unintenzionalit e unorganizzazione (caratterizzata

    dallanalisi dei bisogni, dalla definizione degli obiettivi, dalla progettazione degli

    interventi educativi). Caratteristiche queste, difficilmente ascrivibili alleducazione

    informale: non esiste, ad esempio, la didattica dellintervento genitoriale.

    I media e le tecnologie incrociano tanto leducazione quanto la didattica.

    Dallincontro fra media ed educazione risulta leducazione mediale. Essa individua due

    spazi dintervento:

    - leducazione ai media, intesa come alfabetizzazione mediale, ovvero

    linsegnamento e apprendimento dei linguaggi dellimmagine (dalla fotografia, al

    cinema, alla televisione)

    - leducazione intorno ai media, ossia la produzione di riflessione critica circa i

    messaggi dei media e le logiche di produzione e del consumo che sottendono.

    Differentemente, lincontro fra media e didattica produce la didattica mediale (meglio

    sarebbe chiamarla media per la didattica) ed indica lo spazio di progettazione che

    una disciplina possiede nel momento in cui essa fa utilizzo dei media e dei loro

    prodotti come supporto allinsegnamento e apprendimento. Essi sono la lavagna

    luminosa, le diapositive, il videoproiettore collegato al PC, gli audiovisivi didattici, i

    film ecc.

    La differenza che intercorre fra leducazione mediale e la didattica mediale,

    non del tutto riscontrabile in riferimento alle tecnologie, dove tra i termini

  • 25

    tecnologie didattiche e tecnologie educative, il primo assume il primato rispetto

    al secondo. Le tecnologie didattiche sono state introdotte nelle scuole italiane lungo

    gli anni Novanta con le attivit di produzione multimediale (costruzione di ipertesti)

    e dei servizi telematici, fino a sovrapporsi in parte con le-learning. Ma laspetto

    educativo tuttoggi spesso trascurato. Se infatti i media come radio, televisione e

    giornale venivano percepiti come pieni di contenuti, le tecnologie venivano

    immaginate come vuote. Per cui se da un lato i contenuti dei media sono subito

    stati accettati come educativi (o pi di frequente diseducativi) e quindi meritevoli di

    analisi e riflessione, per le tecnologie stato necessario attendere che gli utenti le

    riempissero di contenuti ed attorno ad esse si delineassero dei comportamenti. Di

    conseguenza negli ultimi anni lincremento di utilizzo deviante delle tecnologie (ad

    esempio il cyberbullismo) si posto come problema educativo ma la tendenza

    spesso stata quella di spostare tali comportamenti nello spazio dellillegalit,

    delegandone la soluzione non agli educatori ma alla polizia postale. Su queste

    problematiche torneremo nel corso del capitolo.

    A partire dalla seguente suddivisione, verranno ora analizzate nel dettaglio le singole

    componenti.

    Media Tecnologie

    Educazione Educazione mediale Tecnologie educative/didattiche

    Didattica Didattica mediale

    1.3.1. Media Education: paradigmi e approcci

    Il termine inglese di Media Education comprende sostanzialmente due aree secondo

    gli autori: leducazione con i media e leducazione ai media. La prima dimensione

    quella strumentale e sidentifica con la didattica mediale: essa raccoglie metodi e

    strumenti per integrare i media nellinsegnamento delle singole discipline. E

    possibile utilizzare il giornale nella didattica della lingua italiana, lattualit televisiva

    per linsegnamento della storia civile, documentari e altri prodotti audiovisivi per

    linsegnamento delle scienze naturali. La seconda dimensione, come gi si detto,

  • 26

    quella pi propriamente pertinente alla Media Education ed leducazione mediale, in

    cui i media divengono loggetto dellintervento educativo: si promuovono unanalisi

    e una comprensione critica dei testi mediali e si verificano le iscrizioni politiche ed

    economiche delle notizie e le possibili manipolazioni delle stesse.

    Si possono individuare quattro epoche diverse della Media Education,

    caratterizzate dal dominio di un modello teorico in un preciso momento storico: i

    punti n. 1, 2, 4 sono una rielaborazione della classificazione operata da Rivoltella

    (2001a), per il punto n. 3 si fatto riferimento a Felini (2009a).

    1. Lapproccio inoculatorio: adottato gi a partire dagli anni Trenta. La

    metafora si riferisce alla funzione del vaccino attribuita alleducazione ai media per

    bilanciare il potere dei media, riassunto dalla metafora dellago ipodermico. Come i

    media iniettano ideologicamente il loro messaggio sul ricettore impotente e passivo,

    cos la Media Education risponde con un approccio protezionistico e difensivo nel

    tentativo di annullarne gli effetti. Propria di questo approccio la divisione operata

    dalla Scuola di Francoforte fra cultura alta e cultura bassa: della cultura alta fanno

    parte la letteratura e le arti figurative ed esse trovano pieno spazio di analisi nella

    scuola; della cultura bassa, in cui rientrano i romanzi rosa, i fumetti, la pubblicit, la

    scuola non si deve occupare, se non, eventualmente, per sottolinearne lo status di

    sottocultura.

    2. Negli anni Sessanta subentra a questo approccio il paradigma della

    Arti popolari, che coincide con la diffusione del cinema, preso in considerazione

    dallattivit di Media Education come una forma darte al pari della letteratura e

    quindi degna di essere sottoposta ad analisi da parte degli alunni. Lapproccio per si

    distacca di poco da quello inoculatorio: si riproduce cio la divisione fra cultura alta

    e cultura bassa poich non solo il cinema il medium degno di attenzione mentre gli

    altri non lo sono, ma nella stessa cultura del cinema latteggiamento risulta

    discriminatorio dato che necessario distinguere il cinema dautore da quello

    commerciale, vicino ai gusti del pubblico. Come sottolinea Masterman (1997, p. 42-

    43) lidea di educazione implicita in questo modello basata sulla convinzione di

  • 27

    dover migliorare i gusti del pubblico, senza prenderne in considerazione i giudizi o

    le interpretazioni.

    3. Negli anni Settanta prende piede lapproccio della lettura critica, sotto

    linflusso dei Cultural Studies e della semiotica. Il primo indirizzo di ricerca,

    rappresentato da Stuart Hall e dalla Scuola di Birmingham, ha contribuito a spezzare

    la causalit diretta tra messaggi mediali ed effetti sul pubblico; i media, pertanto, non

    furono pi visti come persuasori occulti dotati di illimitato potere di

    condizionamento ma si riconobbe limportanza della struttura cognitiva del

    ricettore, la quale deve accogliere e ricevere il messaggio affinch esso abbia effetto.

    Con i Cultural Studies lattenzione si focalizza da una parte al processo di

    interpretazione come scambio simbolico tra emittente e ricevente per cui il testo

    mediale assume una polisemicit che gli deriva dalla capacit del soggetto di dare

    significato al messaggio sulla base del proprio orizzonte sociale e culturale

    dallaltra parte alla funzione ideologica dei media. Con questultima espressione si

    sottolineava il fatto che i mezzi di comunicazione non fossero finestre sul mondo

    ma portatori di significati dominanti rivolti alle classi subalterne, le quali a loro volta

    partecipavano al processo di decodifica muovendo da schemi di lettura condivisi

    dalla cultura dei sottogruppi sociali di appartenenza. In sintesi, questo filone ha dato

    un contributo importante nella rivalutazione del soggetto come interprete attivo dei

    messaggi che riceve. Dalla semiotica, invece, ed in particolare dagli approfondimenti

    di Roland Barthes e Umberto Eco, leducazione ai media ha ricavato lidea che

    questi strumenti offrono una rappresentazione non trasparente della realt, cio

    costruita dallintenzionalit comunicativa di chi emette il messaggio. La semiotica ha

    reso evidente la necessit di unoperazione di analisi del messaggio stesso, capace di

    superare la superficialit del livello di comprensione tipico dello spettatore ingenuo e

    di giungere, piuttosto, al suo senso vero e profondo. Inoltre, sempre grazie a

    questo filone che si pian piano superata la dicotomia tra cultura alta e bassa. Tanto

    i Miti doggi di Barthes quanto il Diario minimo di Eco, infatti, accolgono

    unidea di testualit infinitamente pi ampia di quella tradizionalmente limitata alle

    opere letterarie: tutto testo per la semiotica, e tutto pu essere sottoposto ad

  • 28

    analisi meticolosa, anche i prodotti dellindustria culturale di massa, come i fumetti, i

    romanzi rosa, la musica rock o i videogiochi.

    4. Lultimo approccio a partire dagli anni Ottanta quello delle Scienze

    sociali, ad indicare il debito teorico della Media Education nei confronti della ricerca

    sociologica sulle comunicazioni di massa. Lobiettivo del nuovo approccio quello

    di sviluppare la capacit del ragazzo di capire i media e porsi in relazione con essi. I

    gusti e gli interessi del ragazzo diventano il punto di partenza dellattivit di Media

    Education: si realizza cio una nuova centralit del lettore di cui vengono analizzate

    le abitudini di consumo e le modalit spontanee di interpretazione dei testi per

    ricostruire i quadri valoriali che adotta e le subculture cui appartiene. Come spiega

    Buckingham, questo approccio non cerca di sostituire le risposte soggettive con

    risposte oggettive, o di neutralizzare il piacere dei media con unanalisi razionale. Al

    contrario, ha come obiettivo lo sviluppo di uno stile di insegnamento e di

    apprendimento pi riflessivo, nel quale gli studenti possano riflettere per conto

    proprio sia come lettori che come scrittori di testi mediatici, e comprendere i

    pi ampi fattori sociali ed economici che sono in gioco (2006, p. 32). Sebbene si sia

    seguito lo sviluppo storico delle epoche, i paradigmi in successione temporale non

    vanno pensati in rapporto di esclusione reciproca (cio il successivo accantona il

    precedente) ma di accumulazione (il precedente sopravvive e coesiste con il

    successivo)10.

    Tenendo quindi conto dei paradigmi sopra trattati ricaviamo tre aree significative di

    evoluzione prodotte dalla ricerca e dalla sperimentazione educativa e didattica nel

    corso della storia della Media Education:

    - dal mittente al ricettore: lo spostamento si realizza in linea ai Cultural Studies e agli

    studi sulla ricezione (Moores, 1993), la Media Education si dimostrata via via

    sempre pi attenta al consumo dei messaggi mediali, comprendendo che

    linterazione tra messaggio e destinatario non lineare e semplice, ma complessa e

    costituita da un sofisticato sistema di negoziazioni simboliche;

    10 Pu capitare ad esempio che, relativamente ai nuovi media e alla Rete, a predominare sia un approccio di tipo inoculatorio teso a proteggere i minori dai pericoli di Internet (contenuti violenti, pornografia ecc).

  • 29

    - dal bambino vulnerabile al bambino competente: parallelamente allo sviluppo di

    questultimo approccio si abbandona anche liniziale protezionismo legato a una

    concettualizzazione del bambino come soggetto debole e delladulto come soggetto

    forte, investito del compito di proteggerlo dai pericoli in cui pu incorrere. Parlare

    di un bambino competente (Juul, 2001) significa ritenerlo capace di sviluppare senso

    critico di fronte alle produzioni dei media e una consapevolezza sufficiente affinch

    egli non si lasci condizionare;

    - dallinsegnamento allapprendimento: la centratura sul ricettore e la sua

    concettualizzazione come soggetto competente hanno anche comportato una

    progressiva emancipazione da approcci di tipo top-down, in cui tutta lenfasi veniva

    posta sul momento dellinsegnamento, ad approcci bottom-up, basati invece sulla

    predisposizione delle condizioni perch i soggetti possano essere protagonisti attivi

    delle loro esperienze di apprendimento.

    Nel corso del suo sviluppo inoltre, la Media Education ha dovuto confrontarsi con

    lambiente scolastico nel quale essa ha trovato spazio dintegrazione in due modi

    diversi: il modello disciplinare, in cui alla Media Education riconosciuta dignit di

    materia scolastica e spazio autonomo allinterno del curriculum scolastico e il modello

    trasversale, secondo lindicazione di Masterman (1985) curriculum accross the curriculum,

    intesa come una sensibilit e unattenzione nei confronti delle tematiche relative ai

    media che tutte le discipline devono maturare. Se nel primo caso il rischio quello

    di una scolasticizzazione della materia con la conseguente perdita di entusiasmo

    che spesso la caratterizza, nel secondo il rischio invece quello di rimettere tutto alla

    volont e alle competenze dei singoli.

    In entrambi i casi gli autori indicano uno specifico spazio dintervento educativo e

    didattico:

    - teoria e pratica: limportante non unilaterizzare uno dei due elementi. Lesperienza

    sul campo indispensabile ma anche la componente teorica fondamentale per

    esplicitare i presupposti di azione delleducatore, per fondare le sue pratiche e per

    introdurre metodologie e strumenti in maniera adeguata.

  • 30

    - analisi e produzione: vi sono due metodologie di lavoro sviluppate nella Media

    Education al fine di comprendere il funzionamento dei messaggi mediali. Da un lato

    lanalisi, con lapporto della semiotica che consente di decostruire i messaggi e

    ricomporli per intendere i vari livelli di produzione dei significati, dallaltro la

    produzione attraverso la quale il training tecnico, lapplicazione di composizione e di

    montaggio favorisce lapproccio espressivo ai linguaggi utilizzandoli in funzione

    della produzione di senso (Di Mele, 2007);

    - creativit e cultura: la storica contrapposizione fra cultura alta e cultura bassa

    alimentata dalla Scuola di Francoforte pu dirsi superata visto che i media oggi

    rappresentano uno spazio di trasmissione ma anche di costruzione di cultura poich

    offrono lopportunit di espressione alla creativit dei soggetti. Questi due aspetti,

    che si incrociano in particolare nei nuovi media, vengono analizzati dalla Media

    Education grazie allapporto delle Scienze della Comunicazione11. Per mettere in

    circolo questi diversi aspetti (teoria e pratica, analisi e produzione, creativit e

    cultura) necessario nel concreto chiedere agli studenti di:

    realizzare un prodotto (produzione, creativit), farlo oggetto di studio attraverso gli

    strumenti della semiotica (analisi, pratica), collocarlo sullo sfondo della produzione

    corrente inquadrandolo tra generi e temi (cultura), ricondurlo ai presupposti concettuali

    della Communication Research (teoria) (Ardizzone e Rivoltella, 2008, p. 12).

    1.3.2. Education Technology: paradigmi e attuali prospettive

    Lo spazio delle tecnologie nella scuola viene indicato attraverso differenti

    espressioni: tecnologie didattiche, tecnologie educative12, tecnologie dellistruzione e

    dellapprendimento. Questultima forma corrisponde alla denominazione pi

    comune che linsegnamento universitario assume nelle Facolt di Scienze della

    Formazione o assumeva nelle SISS, con la quale si indicano le tecnologie a supporto

    11 Queste ultime si occupano degli effetti dei media sullaudience, dalle teoria degli effetti forti (come quelle dellago ipodermico o della propaganda), alle teorie degli effetti limitati secondo le quali i messaggi non

    colpiscono direttamente il pubblico ma vengono mediati dai leader dopinione, fino alle teorie pi recenti dellagenda setting in base alle quali lattenzione si focalizza non pi sugli effetti dei messaggi sul pubblico

    quanto sulla capacit dei media di definire attraverso lagenda ci che socialmente rilevante e ci che non lo

    (Ardizzone e Rivoltella, 2008). 12 Sullespressione tecnologie educative la pedagogia tradizione ha sempre opposto resistenza in quanto non si riconosce alla tecnologia la capacit di educare, azione di cui si rivendica lassoluta umanit.

  • 31

    sia dellinsegnamento che dellapprendimento. Se per tecnologia educativa/didattica

    sintende qualsiasi strumento/ambiente grazie al quale la comunicazione didattica

    possa essere sostenuta e rinforzata, allora risulta chiaro, sostengono Ardizzone e

    Rivoltella, (2008, p. 14-15) che la storia dellEducation Technology dovrebbe

    coincidere con quella della stessa didattica: risulterebbero tecnologie anche la voce,

    la carta, la matita, il gesso e la lavagna. Ma, aggiungono, il riferimento in questo caso

    alla tecnologia informatica e telematica, con lintroduzione dei computer e lo

    sviluppo della rete Internet e delle sue applicazioni. Seguendo allora questa

    definizione la storia dellEducation Technology vede laffermarsi di tre principali

    paradigmi:

    - il comportamentismo: lentusiasmo attorno al computer come mezzo in grado di

    razionalizzare i processi lavorativi, porta allaffermazione del modello della Teaching

    Machine (anni Cinquanta e Sessanta). Lidea portante che la tecnologia possa

    essere utilizzata per rigorizzare i processi (in particolare quello valutativo),

    scomponendo i contenuti di apprendimento in particelle via via pi analitiche, di cui

    immediatamente si verranno a conoscere i risultati ottenuti dallallievo (feedback).

    - il funzionalismo: A partire dagli anni Settanta la tecnologia comincia ad essere

    concettualizzata non pi solo come strumento, ma come struttura dei dispositivi

    sociali. Lintroduzione massiccia delle tecnologie in particolare nellambiente

    lavorativo, comporta che gli individui debbano accedere alle informazioni e

    comprenderle, eventualmente riutilizzarle, trasferendole in contesti diversi ed

    impiegandole per risolvere problemi. Si fa strada lidea che la tecnologia nelle scuole

    debba essere utilizzata al fine di preparare alla vita adulta, la quale in larga parte ha

    a che vedere con il suo utilizzo.

    - il costruttivismo: se nelle politiche pubbliche ancor oggi il paradigma funzionalista

    rimane quello pi diffuso, si sta facendo strada un paradigma nuovo, il quale

    attribuisce alle tecnologie un setting particolarmente adeguato a quelli che il

    costruttivismo ritiene essere i caratteri distintivi dellapprendimento, pi

    precisamente il suo carattere situato e collaborativo. In tale direzione hanno grande

    impulso gli studi sullapprendimento collaborativo (Jonassen, 1995), sulla

  • 32

    coprogettazione, sulle comunit di pratiche (Wenger, 1998), con il risultato di

    spostare le attivit didattiche decisamente verso lon line.

    La distanza fra lEducation Technology e il mondo della scuola tradizionale

    viene descritta da Tappscott (1998) con lutilizzo di due modelli di apprendimento

    diversi: il termine broadcast per definire lapprendimento trasmissivo della scuola

    tradizionale e lespressione interactive learning invece, per definire

    lapprendimento interattivo della scuola segnata dalla presenza delle tecnologie.

    Questultimo modello caratterizzato dalla centralit dello studente, dalla

    personalizzazione dei contenuti, dal valore della costruzione e della scoperta per

    suscitare apprendimenti significativi. Naturalmente, avvertono Ardizzone e

    Rivoltella, lintroduzione delle tecnologie non porta automaticamente a realizzare

    tutti questi diversi aspetti ma necessita di una formazione adeguata degli insegnanti

    da un lato e della consapevolezza organizzativa da parte di chi gestisce il sistema-

    scuola dallaltro. La ricerca ha dimostrato che senza queste due condizioni la

    tecnologia non produce nessun cambiamento, ma opera semplicemente un restyling

    delle pratiche tradizionali. Come suggerisce Papert (1996) in questo caso:

    - si finirebbe per concettualizzare il bambino come una macchina che risponde,

    invece di ritenerlo capace di sviluppare domande in proprio;

    - si immaginerebbe lapprendimento come una pillola amara da addolcire con giochi

    e divertimento senza provare a rendere lapprendimento stesso divertente e

    piacevole;

    - infine, si perpetuerebbe la tradizionale tendenza a rinforzare le risposte corrette e a

    scoraggiare quelle sbagliate, invece di spingere il bambino a costruire significati e a

    risolvere problemi.

    Ma posto che queste condizioni vengano rispettate, quali sono i possibili

    spazi dintervento per lEducational Technology nelle classi? Secondo i due autori si

    configurano quattro tipologie di attivit praticabili:

    - attivit di rappresentazione: la tecnologia utilizzata come supporto per la

    rappresentazione efficacie delle conoscenze. Dalle attivit pi semplici, incluse nelle

  • 33

    abilit informatiche di base (le presentazioni Powerpoint) alle attivit pi complesse

    di realizzazione di ipertesti multimediali o di gestioni della grafica pi evolute;

    - attivit di comunicazione: si tratta delle attivit di videoconferenza e comunicazione

    sincrona e asincrona via Web (posta elettronica, chat, forum). In questo ambito le

    possibilit sono molteplici. Si possono ad esempio coordinare attivit fra diversi

    istituti, o fra classi di nazioni diverse (come nello school twining, il gemellaggio fra

    scuole) o si possono mettere in comunicazione gli studenti della classe coi loro

    compagni temporaneamente impossibilitati a recarsi a scuola. Un ulteriore utilizzo

    rappresentato dallorientamento online e dallo sportello telematico13;

    - attivit di condivisione: questo terzo tipo di attivit presuppone lutilizzo di una

    piattaforma e-learning o di un blog; ma questi stessi servizi sono resi possibili dagli

    spazi Intranet delle scuole, o dai Collaborative Tools di GMail in Google. Anche

    utilizzando le funzionalit dei social network14 possibile non solo condividere

    documenti e appunti, ma anche affrontare discussioni su alcune tematiche o

    confrontarsi sugli argomenti trattati a lezione;

    - attivit di costruzione: attivit che comportano la creazione di un prodotto da parte

    degli studenti. Esse si concretizzano nella realizzazione di un blog di classe, di siti

    web scolastici, di montaggi di audiovisivi o produzione di podcast.

    1.3.3. Una possibile convergenza? La New Media Education

    Lavvento dei cosiddetti nuovi media e le pratiche di consumo e di produzione

    che si sono delineate attorno ad essi porta a ripensare il rapporto fra Media

    Education ed Education Technology, in vista di una convergenza fra i due ambiti.

    Lintenso sviluppo della tecnologia e lavvento dei nuovi media hanno portato a

    ridefinire le linee di azione della Media Education, essenzialmente per le

    13 Alcune universit non solo forniscono attivit di tutoraggio online (attraverso i siti web e la posta elettronica), ma forniscono anche supporto attraverso i social network. Luniversit Sapienza di Roma ad

    esempio si dotata di un gruppo sul social network Facebook dedicato allorientamento degli studenti,

    tramite il quale risponde alle domande degli stessi. 14 Creando ad esempio un gruppo su Facebook

  • 34

    caratteristiche innovative di cui sono propri. Esse sono, secondo lanalisi di

    Rivoltella (2007):

    - la portabilit: in corso una miniaturizzazione delle applicazioni informatiche e la

    convergenza delle diverse tecnologie verso il digitale. Il cellulare ha permesso agli

    utenti di affrancarsi dal luogo fisico in cui era presente il telefono fisso, lo stesso

    successo con i laptop nei confronti del PC fisso. Lincontro fra i due dispositivi si

    realizza oggi nei telefoni cellulari smartphone. Ci comporta un radicale

    cambiamento del consumo di tali funzionalit, poich il ragazzo attraverso il

    cellulare pu scattare fotografie, girare video, connettersi ad Internet, utilizzare i

    social network per condividere le proprie produzioni ed esperienze e potenzialmente

    pu farlo ininterrottamente e in ogni luogo. Allora la portabilit consente di

    affrancarsi dal luogo fisico di consumo, sfuggendo quindi anche al controllo

    genitoriale dello stesso, con la conseguenza che la responsabilit attorno alla

    fruizione di tali mezzi ricade quasi unicamente sul ragazzo;

    - la personalizzazione: i media sono personali perch appartengono alla sfera privata

    del soggetto (contengono informazioni, fotografie, video personali) fino a divenire

    una sorta di protesi tecnologica della nostra memoria. Sono personali anche per

    via delluso che ne viene fatto, poich rappresentano la costruzione di un tessuto di

    relazioni, il cui uso fruibile dal singolo individuo. A tal proposito si parlato di una

    bedroom culture, ossia della possibilit per ladolescente di sottrarre la propria vita

    privata al controllo delladulto, che a sua volta ritiene doveroso rispettare la privacy

    del figlio;

    - multitasking: sintende la capacit delle giovani generazioni di portare avanti

    molteplici attivit nello stesso momento. Alla propria scrivania un adolescente

    doggi prepara una presentazione in Power point da esporre a scuola ma nel

    frattempo ascolta musica da Youtube o dal lettore MP3, controlla le notifiche dei

    social network, chatta con gli amici su Messenger e scrive SMS al cellulare. E se

    vero che questa capacit implica lacquisizione di competenze quali ladattabilit, la

  • 35

    velocit desecuzione, la flessibilit cognitiva, dallaltra parte porta a una

    considerevole contrazione dei tempi di attenzione del ragazzo15;

    - produzione: un ultimo fondamentale aspetto quello della produzione, ossia la

    facilit con qui i nuovi media consentono di sviluppare contenuti propri da

    condividere pubblicamente o con le proprie sfere amicali. E possibile quindi

    raccontare le proprie esperienze e riflessioni nel proprio Blog, produrre un video e

    condividerlo in rete su Youtube, pubblicarlo sui diversi social network (Facebook,

    Twitter, Friendfeed, Google+, Myspace etc).

    Caratteristiche come la portabilit, lautorialit e la marcata interattivit non

    sono solo proprie dei nuovi media ma in virt del fenomeno di convergenza

    digitale interessano tutto linsieme dei media, tanto da far ipotizzare non un

    paradigma dei nuovi media ma un nuovo paradigma dei media (Ardizzone e

    Rivoltella, 2008). Non si tratta di postulare la nascita di un insieme di nuovi media,

    contrapposti ai media tradizionali e di massa, quanto piuttosto di riconoscere

    come la digitalizzazione e linformatizzazione abbiano investito il mondo della

    comunicazione mediata, innescando spinte al mutamento che non interessano

    esclusivamente luno o laltro medium (il Web o la televisione, la stampa o la

    telefonia mobile ecc.) bens tutto il campo dei media (Pasquali, 2007, p. 56). Questo

    nuovo paradigma impone secondo gli autori, un superamento del rapporto

    tradizionale tra il contenuto e il medium: rispetto a quando la radio si ascoltava con

    la radio e la televisione si guardava attraverso il televisore, subentrano piattaforme

    multimediali (come i telefoni cellulari) che consentono di svolgere tutte queste

    attivit16. E quindi i media e le tecnologie che erano state distinte allinizio del

    paragrafo, tornano nuovamente a confondersi. Ad essere aumentate non sono solo

    15 In Growing up Digital, John Seely Brown descrive un incontro: Sono recentemente stato con un ventenne che aveva inserito un Web browser nei suoi occhiali. Mentre parlava con me, teneva la mano sinistra in tasca per digitare sui tasti, tirar fuori la mia pagina Web e leggere informazioni su di me e tutto ci mentre continuava a portare avanti la conversazione! Ero sbalordito che riuscisse a fare tutto in parallelo e in maniera da non ostacolare ciascuna attivit. () Le persone della mia et tendono a pensare che i giovani che attivano molti processi in parallelo non possono essere concentrati. Potrebbe non essere vero. Infatti, una delle cose che abbiamo notato che il range di attenzione dei teenager del PARC spesso tra i 30 secondi e i 5 minuti eguaglia quello dei top manager che operano in un mondo in cui il contesto muta rapidamente. Quindi il breve range di attenzione dei giovani di oggi potrebbe diventare tutto tranne che disfunzionale nel futuro mondo del lavoro. (Brown, 2000, pp. 10-20). 16 Inoltre alcuni televisori di ultima generazione, sono dotati di Internet per cui possibile affiancare al consumo televisivo la navigazione in Rete tramite il telecomando o apposite tastiere.

  • 36

    le opportunit di espressione e di produzione dei contenuti, ma lo sono anche i

    rischi connessi allutilizzo deviante della tecnologia: la gestione della propria

    sessualit e delle proprie relazioni in Rete o la condivisione online di atti di

    vandalismo o bullismo o piuttosto di immagini e video del proprio corpo. Si assiste

    cio allemergere del problema educativo legato alle tecnologie, che fino ad ora era

    stato accantonato dalla quasi esclusiva attenzione al versante didattico delle stesse.

    Questa doppia istanza, di carattere tecnologico (il nuovo paradigma dei media preparato

    dalla convergenza digitale) e pedagogico (il riemergere della preoccupazione educativa a

    margine delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione), spinge, come

    dicevamo, al superamento (o quanto meno alla ridefinizione) della differenza tra Media

    Education ed Education Technology (Ardizzone e Rivoltella, 2008, p. 19).

    Il nuovo paradigma dei media, continuano i due autori, ci pone di fronte a nuove

    sfide educative:

    - maggiore difficolt di controllo della pratiche di consumo mediale dei

    giovani;

    - la necessit di una nuova etica economica di fronte alle pratiche di

    condivisione P2P che sollecitano in maniera critica il tradizionale concetto di

    copyright;

    - la necessit di sviluppare nei ragazzi competenze utili a selezionare lofferta di

    contenuti di cui fruire;

    - la riduzione del knowledge gap fra adulti e minori rispetto alle pratiche

    relative alla tecnologia;

    - la ridefinizione delle pratiche didattiche laboratoriali in relazione alle tecniche

    della produzione digitale (coi cellulari di ultima generazione fare video in

    classe, e anche di discreta qualit, molto pi facile che in passato).

    A fianco di queste e altre sfide educative, si affiancano anche nuove opportunit:

    - nuove forme di scambio e di condivisione (dai blog a tutte le piattaforme

    didattiche come Moodle etc.) e possibilit di estendere il processo educativo

    allorario extra-scolastico e in situazioni formative informalizzate;

  • 37

    - nuove possibilit per il lavoro cooperativo, la condivisione delle competenze,

    lo scambio interculturale;

    - lattivazione degli studenti, il loro coinvolgimento in funzione di

    unappropriazione personale dei contenuti.

    Questo insieme di spunti contribuisce a disegnare per la New Media Education un

    profilo pedagogico caratterizzato da un paradigma pi flessibile rispetto sia al

    funzionalismo tipico di certa Education Technology, sia al criticismo proprio della

    Media Education:

    pi che preparare i giovani a integrarsi in una societ tecnologica o a decostruire i

    messaggi dei media, la New Media Education deve saper comprendere che i giovani

    modificano il loro stesso ambiente con i loro usi mediali dando vita attraverso di essi a

    delle vere e proprie culture (culturalismo) (Ardizzone e Rivoltella, 2008, p. 21).

    Quindi in sostanza i due autori si propongono di trovare una convergenza fra la

    Media Education, intesa come educazione ai e con i media (stampa, cinema, radio,

    televisione, PC, lavagna luminosa ecc.) e lEducation Technology come quel

    particolare campo di azione delle tecnologie dellinformazione e della

    comunicazione (ITC) applicate alla didattica al fine di migliorare il processo di

    insegnamento e apprendimento (tecnologie didattiche). Si pu dedurre che lintento

    quello di coniugare la funzione dei media e delle tecnologie a supporto della

    didattica con la conoscenza dei media e delle tecnologie non solo come oggetto della

    riflessione educativa ma anche come conoscenza finalizzata alla condivisione e alla

    produzione creativa dei soggetti. In questo senso anche dal punto di vista

    internazionale le indicazioni paiono essere favorevoli alla caduta della distinzione fra

    leducazione ai e coi media in vista dello sviluppo delle ITC:

    Recommendation 1: To adopt an inclusive definition of Media Education.

    The integration of Media Education in school programs requires a clear definition of the

    scope of Media Education. Today the question is no longer how to distinguish between

    education with media as pedagogical tools and education about media as a subject

    for study but to place Media Education within an economic and social environment

    undergoing massive changes due to the development of information and communication

    technologies (ICTs). Media Education applies to all media whatever their nature and the

    technologies used. Far from challenging Media Education practices these changes enrich

    them with new skills regarding information knowledge and interactive communication

  • 38

    including the social, legal and ethical dimensions involved. An inclusive concept of Media

    Education has three main objectives:

    - to give access to all kinds of media that are potential tools to understand society

    and to participate in democratic life;

    - to develop skills for the critical analysis of messages, whether in news or

    entertainment, in order to strengthen the capacities of autonomous individuals and

    active users;

    - to encourage production, creativity and interactivity in the different fields of media

    communication (UNESCO, 2007).

    Nellaprile 2008, Prez-Tornero riceve su commissione urgente dellUNESCO il

    compito di realizzare un curriculum per la formazione degli insegnanti nella Media

    and Information Literacy. Fra i motivi di tale urgenza Prez-Tornero indica:

    - le riforme che hanno investito la maggior parte dei curricula scolastici nel

    mondo posizionando lo sviluppo delle abilit degli studenti al centro del

    sistema educativo e fra le pi importanti la competenza digitale riferita ai

    nuovi media;

    - lintegrazione di Internet e delle ICT nelle classi. Essa ha richiesto una

    revisione delle abilit e delle competenze, rendendo necessaria unadeguata

    formazione degli insegnanti;

    - lo sviluppo del Web 2.0 (il cui concetto emerso nel 2004) ha reso obsoleta

    la distinzione fra leducazione con i media e leducazione ai media, poich per

    la prima volta i media possono essere utilizzati allinterno del sistema

    educativo in modo creativo, e non solo come una risposta reattiva.

    Insegnanti e studenti possono diventare ora produttori, creatori e

    comunicatori (Prez-Tornero e Tayie, 2012).

    Quindi rispetto alle tre tipologie separate di Literacy individuate precedentemente

    (Classic Literacy, Audiovisual Literacy, Digital Literacy) lattuale fase di sviluppo

    sembra essere linizio di una quarta fase, in cui la convergenza digitale che interessa i

    media e le tecnologie dellinformazione crea, sia dal lato dellofferta sia dal lato delle

    pratiche comportamentali degli utilizzatori, un unico ecosistema mediale

    strettamente integrato (Ferri e Marinelli, 2010, p. 22). Le competenze delle diverse

  • 39

    forme di Literacy prima separate convergono e in particolar modo si incrociano due

    diverse tradizioni:

    One, broadly, we could call media literacy, the other comes from information literacy, and

    people here may be more or less familiar with those different traditions. But of course, as

    technologies converge, skills converge as well, and so we need a convergent notion of

    literacy (Livingstone, 2005).

    A queste competenze se ne aggiungono di nuove, specifiche del nuovo ambiente

    mediale, caratterizzato da forti istanze creative e relazionali (social media), forte

    protagonismo individuale e continuo sovrapporsi e scambiarsi di ruolo tra contesti

    formali e informali di apprendimento. Si delinea cio il concetto di cultura partecipativa

    di Jenkins (2010, p. 24-25), la quale d un forte sostegno alle attivit di produzione

    e di condivisione e prevede una qualche forma di mentorship informale, secondo la

    quale i partecipanti pi esperti condividono conoscenze con i principianti. Emerge

    lidea di andare oltre lidea di consumo critico, sottostante alla tradizione della

    Media Education per focalizzarsi su forme di apprendimento basate sulla

    collaborazione e il networking. Nellidea di New Media Literacies di nuovo c una

    maggiore enfasi sulla literacy in quanto pratica sociale e collettiva piuttosto che

    individuale; sullimparare a collaborare e a scambiare conoscenza con gli altri

    (Jenkins, 2010, p. 24). Di questo nuovo contesto le istituzioni scolastiche devono

    tener conto, assumendo la convinzione che la padronanza delle tecnologie ITC

    rientra a pieno titolo fra le competenze degli studenti del XXI secolo. Alle

    tradizionali abilit (leggere, scrivere e far di conto) si aggiungono:

    - exploration: capacit di ricercare selettivamente le informazioni in modo da

    essere protagonisti attivi del proprio apprendimento;

    - expression: capacit di usare i media digitali per esprimersi, rappresentare e

    comunicare conoscenze e idee;

    - exchange: capacit di porre domande, scambiare idee e lavorare con gli altri

    (Harel, 2002).

    Dai dati riportati dal Report 2008 dellOCSE sui New Millennium Lerner (Pedr, 2008)

    per, evidente lo scollamento fra le pratiche didattiche attuate a scuola e le

  • 40

    aspettative degli studenti. Le pratiche di insegnamento e apprendimento dominanti

    in Inghilterra (copiare dalla lavagna, ascoltare linsegnante che parla a lungo) sono

    ben lontane dalle aspettative degli studenti. Interrogati sulle modalit di

    apprendimento preferite, gli studenti mostrano di voler imparare dallesperienza,

    apprendere in gruppo e tra pari, usare il computer, co-produrre contenuti su internet

    e non pi solamente ascoltare linsegnante e prendere appunti. Si tratta cio della

    richiesta di una modalit dinsegnamento pi interattiva, sociale e tecnologicamente

    abilitata. Il problema non per quello di insegnare solo attraverso le tecnologie

    digitali bens quello di gettare un ponte tra le pratiche duso delle tecnologie

    espresse dagli adolescenti