Julian Edwin Cannonball Adderley Somethin' Else

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Recensione del disco e Biografia

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MF-Jazz: Julian Edwin “Cannonball” Adderley - Biography & CDs Review

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Julian Edwin “Cannonball” Adderley: Sassofonista (alto, soprano) e

compositore statunitense ( Tampa, Florida 15.9.1928 – Gary, Indiana

8.8.1975 ). Nato da un padre cornettista, studia musica presso il liceo di

Tallahassee (1944-48) e apprende il flauto, la tromba, il clarinetto e la

viola prima di dirigere un’orchestra alla Dillard High School di Fort

Lauderdale (1948-50), dove un suo compagno, il batterista Lonnie

Haynes, gli da il soprannome di <<Cannibal>>, a causa del suo appetito,

che diventerà <<Cannonball>>. Durante il servizio militare, in

compagnia di Junior Mance e di Curtis Fuller, diventa il leader della 36th

Army Band e nel 1952 forma il suo primo gruppo a Washington. Studia

alla US Naval School of Music e dirige la banda militare di Fort Knox

(1952-53). Tornato per due anni a Fort Lauderdale, nel 1955 parte per

New York dove arriva alcuni mesi dopo la morte di Charlie Parker. Lavora al Cafè Bohemia con il

trio di Oscar Pettiford e diventa subito “il nuovo Parker”. Ottenuto un contratto dalla casa

discografica EmArcy, nel 1956 fonda con il fratello Nat un quintetto che si ispira a quello di

Gillespie e Parker, ma rallenterà la sua attività per lavorare con Miles Davis (accanto a John

Coltrane) e con George Shearing (1957-59). Nel 1959 lo trasformerà in sestetto. Nel 1960 recluta

tra l’altro Bobby Timmons, Sam Jones e Louis Hayes. This Here, un tema di Timmons pubblicato

in <<The Cannonball Adderley Quintet in San Francisco>>, assicurerà nello stesso anno il grande

successo del gruppo. Un altro successo sarà Sermonette. La formazione di Adderley vedrà sfilare

alcuni dei migliori musicisti del momento: Hank Jones (1958), Bill Evans (1958 e 1961), Wynton

Kelly (1959-61), Victor Feldman (1960-61) (1960-61) e tanti altri. A partire dal 1968, Adderley si

orienta più volentieri verso una specie di “funk jazz”, in compagnia di Joe Zawinul, poi di George

Duke, ed elettrifica il suo sassofono. Nel 1975 muore di emorragia celebrale. Ha inciso per

EmArcy, Riverside, Capitol e Fantasy. Certamente influenzato da Parker – ma si trovano anche nel

suo stile, secondo i periodi (prima e dopo Parker), tracce di Benny Carter, di John Coltrane e anche

di Johnny Hodges – ha saputo tuttavia distaccarsene e raggiungere un’autentica originalità. In

Adderley la velocità non è cosa essenziale, poiché si piega continuamente alle esigenze della

melodia. Sonorità fluida, larga e tonda, lirismo, spigliatezza, “drive” e grandissimo senso del blues,

tanti meriti che spiegano il suo successo e la sua popolarità.

Somethin’ Else (Cannonball Adderley) Artista: Cannonball Adderley

Album: Studio

Pubblicazione: 1958

Durata: 43 min : 41 s

Dischi: 1

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Tracce: 5 + 1 tracce addizionali nella riedizione

Genere: Jazz

Etichetta: Blue Note Records (1595)

Produttore: Alfred Lion

Somethin' Else è un disco del 1958 suonato dal Cannonball Adderley Quintet, con Miles

Davis come ospite alla tromba (una delle poche apparizioni del celebre trombettista come sideman).

Tracce

1. "Autumn Leaves" (Joseph Kosma, Johnny Mercer, Jacques Prévert) – 11:01

2. "Love for Sale" (Cole Porter) – 7:06

3. "Somethin' Else" (Miles Davis) – 8:15

4. "One for Daddy-O" (Nat Adderley, Sam Jones) – 8:26

5. "Dancing in the Dark" (Howard Dietz, Arthur Schwartz) – 4:07

6. "Bangoon" (inizialmente pubblicata come "Alison's Uncle" ma infine intitolata "Bangoon"

nell'edizione RVG) (Hank Jones) – 5:05 (non nell'LP originale)

Formazione

Cannonball Adderley - Sax alto, Leader

Miles Davis - Tromba, Sideman

Hank Jones - Piano

Sam Jones - Contrabbasso

Art Blakey - Batteria

Recensione del CD

La prima cosa che salta agli occhi nella copertina è il nome di Miles Davis, che non figura come leader

ma come semplice membro della band.

L'ascolto in realtà rivela che l'immenso Miles non solo è su un piano di assoluta parità con il "titolare" di

questo disco ma addirittura spesso ha l'onore della prima esposizione dei temi. Alla fine degli anni '40 troviamo infatti un Miles Davis ancora un po' acerbo come spalla di Charlie Parker, il più grande sax

contralto di sempre. Dieci anni dopo (1958) lo ritroviamo già dotato del suo inconfondibile timbro, ma

sempre intento ad affiancare un sax contralto suonato da un discepolo dichiarato di Charlie Parker, in

questa pietra miliare del jazz intitolata "Somethin' Else". Il sound di Cannonball è inconfondibilmente

corposo, cremoso, davvero "grasso". L'alternanza di questo suono con l'ormai leggendaria stilettata

della tromba di Miles Davis, resa ancora più tagliente dall'uso della sordina, costituisce uno degli aspetti

più affascinanti di questo disco, che vede all'opera un quintetto dove anche i comprimari sono di grande qualità: Hank Jones al piano, Sam Jones al basso e addirittura Art Blakey alla batteria. L'avvio è

spettacoloso:

1. "Autumn Leaves" è la versione jazz di un classico della canzone francese ("Les feuilles mortes").

Un'interpretazione così personale e ispirata da trasformare per sempre questo motivo in uno standard

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del jazz, nonostante la sua origine del tutto estranea a questo genere. Miles Davis, che con il suo

suono affilato traccia il solco del tema; poi Cannonball lo approfondisce da par suo con larghi fraseggi.

Quindi ancora Miles estende l'orizzonte improvvisando frasi sempre più elaborate e confrontandosi

questa volta con il tocco sobrio e delicato del piano di Hank Jones, che ha un ruolo importante anche

nella coda, affidata allo stesso tema "neutro" dell'introduzione.

2. "Love For Sale", un altro grande standard di Cole Porter. Breve e prezioso preludio pianistico, e poi

via libera ad un ritmo tra il latino e il tribale, magistralmente scandito da Art Blakey e Sam Jones, e di

nuovo il graffio indelebile della tromba di Miles Davis a disegnare una traccia, puntualmente elaborata

ed estesa dallo straripante sax di Cannonball. Poi ancora Miles che rilancia, e Hank Jones che gli

risponde con la solita pacatezza.

3. "Somethin' Else" è una creazione di Miles Davis, che con cadenze lineari, estremamente moderne

per l'epoca, costruisce una perfetta base per una vera e propria conversazione amichevole tra i due

grandi solisti, che un po' giocano ad imitarsi come pappagalli, un po' fanno sul serio, con assoli così

nitidi da sembrare scolpiti nell'aria. Un gioiello di umorismo musicale, oltre che la solita prova di

abilità.

4. "One For Daddy-O", di chiaro stampo blues, con il sax che stavolta prende per primo la parola con

fantasiosi e colorati svolazzi, ma quelli di tromba e piano non sono certo da meno.

5. "Dancing In The Dark" è un lento assai cantabile, e in effetti il sax di Cannonball, qui unico solista,

riesce davvero a cantare con una voce dal calore quasi umano. Miles Davis diceva che questa

interpretazione gli ricordava quella della divina Sarah Vaughan, e non era certo uno che faceva

complimenti a vanvera, anche se nelle note di questo disco si trovano paragoni illustri un po' per tutti,

specie per Hank Jones, accostato a Bill Evans e a Teddy Wilson.

6. Chiude il CD "Bangoon", assente nel disco originale. È un brano semplice e spensierato firmato

Hank Jones, ed è un ulteriore banco di prova per un quintetto perfettamente assortito, anche

se dominato da due solisti in stato di grazia.