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Internet News Agosto 2004 – Settembre 2004 Selezione di informazioni economiche dai più importanti siti internet italiani 29 settembre 2004 Eventi e indicatori: www.comune.brescia.it/Statistica Catalogo pubblicazioni Unità di Staff Statistica: www.comune.brescia.it/SitoStatistica

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Internet News Agosto 2004 – Settembre 2004 Selezione di informazioni economiche dai più importanti siti internet italiani 29 settembre 2004 Eventi e indicatori: www.comune.brescia.it/Statistica Catalogo pubblicazioni Unità di Staff Statistica: www.comune.brescia.it/SitoStatistica

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La selezione degli articoli viene ottenuta tramite ricerca con “parole chiave”:

inflazione, prezzi, commercio, consumatori, distribuzione commerciale, economia o in base alle valutazioni del selezionatore, dettate dalle rilevanze del momento.

Questa pubblicazione viene realizzata nell’ambito delle attività di documentazione per la “Rilevazione ISTAT dei prezzi al consumo per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo” e ha lo scopo di fornire informazioni sullo scenario economico entro il quale i prezzi si formano. Principali fonti degli articoli:

Agenzie di stampa e giornali quotidiani ADNkronos on line - Italy Global Nation http://www.adnkronos.it/ AGI on line http://www.agi.it/ ANSA.it http://www.ansa.it/ Bresciaoggi http://www.bresciaoggi.it/ Giornale.it http://www.giornale.it/ GOOGLE News Italia - Motore di ricerca di news http://news.google.it/ Il Corriere della sera http://www.corriere.it/ Il Giornale di Brescia http://www.giornaledibrescia.it/ Il Nuovo http://www.ilnuovo.it/ Il Sole 24 ore http://www.ilsole24ore.com/ In Italia on line http://www.italiaonline.it/ Italiaoggi http://www.italiaoggi.it/ La Repubblica http://www.repubblica.it/ La Stampa Web http://www.lastampa.it/ QuiBrescia.it http://www.quibrescia.it/ RAI news 24 http://www.rainews24.it/ Reuters.com http://www.reuters.com/locales TG Fin http://www.tgfin.it/

Istituti di ricerca pubblici e privati, Associazioni di categoria AltroConsumo http://www.altroconsumo.it/ AGCM - Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato http://www.agcm.it/ CNCU - Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti http://www.tuttoconsumatori.it/ Confartigianato – Centro studi http://www.confartigianato.it/ Confcommercio – Centro studi http://www.confcommercio.it/ Confindustria – Centro studi http://www.confindustria.it/ INFOCOMMERCIO - News http://www.infocommercio.it ISAE – Istituto di Studi e Analisi Economica http://www.isae.it/ ISMEA - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare http://www.ismea.it/ ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica http://www.istat.it/ LAVOCE Info http://www.lavoce.info/ Movimento Consumatori http://www.movimentoconsumatori.it/

Internet News è a cura di Marco Palamenghi - Unità di staff Statistica - Comune di Brescia. Disclaimer - La selezione e i contenuti dei documenti riportati non rappresentano necessariamente il pensiero dell’Amministrazione comunale, della Commissione comunale di controllo per la rilevazione dei prezzi al consumo o dei suoi membri. Documenti, dati e informazioni sono tratti da soggetti terzi e riflettono le loro opinioni personali. L’Unità di staff Statistica del Comune di Brescia non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. L'unico responsabile è il soggetto che ha fornito i documenti, i dati o le informazioni o che ha espresso le opinioni. In ogni caso l’Unità di staff Statistica del Comune di Brescia farà in modo di adottare ogni misura ragionevolmente esigibile per evitare che siano pubblicate opinioni manifestamente diffamatorie ed offensive o chiaramente in contrasto con diritti di terzi. In considerazione del fatto che documenti, dati, informazioni e opinioni di cui sopra sono resi accessibili nelle forme sopra indicate, l’Unità di staff Statistica del Comune di Brescia non può essere ritenuta responsabile, neppure a titolo di concorso, di eventuali illeciti che attraverso di essi vengano commessi, né comunque di errori, omissioni ed inesattezze in essi contenuti. Qualora il lettore riscontri errori, omissioni ed inesattezze nei documenti, dati o informazioni pubblicati, o nelle opinioni espresse, ovvero ritenga che tali documenti, dati, informazioni o opinioni violino i propri diritti, è pregato di rivolgersi l’Unità di staff Statistica del Comune di Brescia per le necessarie rettifiche.

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Sommario AGCM.iI ...........................................................................................................................................9 Antitrust conclude indagine conoscitiva sulla distribuzione stampa quotidiana e periodica.............9 LAVOCE.info..................................................................................................................................10 Il costo della vita nelle grandi città .................................................................................................10 LAVOCE.info..................................................................................................................................11 Confronto di competitività ..............................................................................................................11 GIORNALEDIBRESCIA.it ..............................................................................................................13 Prezzi, si prepara un settembre amaro..........................................................................................13 ADNKronos ....................................................................................................................................13 Prezzi: Coldiretti, dai campi nessun aumento per caro petrolio .....................................................13 ILGIORNALEDIBRESCIA.it ...........................................................................................................14 Molte famiglie non riescono ad arrivare a fine mese .....................................................................14 CORRIEREDELLASERA.it ............................................................................................................14 Benzina, «le accise per stabilizzare il prezzo» ..............................................................................14 CORRIEREDELLASERA.it ............................................................................................................15 Siniscalco: il governo tutelerà i consumatori ..................................................................................15 LAREPUBBLICA.it .........................................................................................................................16 Caro-greggio, in arrivo maxi bolletta energetica ............................................................................16 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................17 Cartelle, astucci e diari: è corsa all’affare ......................................................................................17 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................18 E i prezzi mettono in crisi le famiglie..............................................................................................18 ANSA.it ..........................................................................................................................................19 Petrolio: Governo programma incontro entro fine settimana .........................................................19 ANSA.it ..........................................................................................................................................20 Prezzi, in 12 mesi rincari per 1.612 euro a famiglia .......................................................................20 CORRIEREDELLASERA.it ............................................................................................................21 Ogni studente costerà 585 euro a famiglia ....................................................................................21 LAVOCE.info..................................................................................................................................22 Petrolio: le cose non dette .............................................................................................................22 ANSA.it ..........................................................................................................................................23 Caro-petrolio: verso stangata bollette, +50 euro a famiglia ...........................................................23 TGFin .............................................................................................................................................24 Il petrolio fa meno paura ................................................................................................................24 CORRIEREDELLASERA.it ............................................................................................................25 Sms e notiziari alla radio contro il caro benzina.............................................................................25 GIORNALEDIBRESCIA.it ..............................................................................................................25 La vita costa 1.600 in più ...............................................................................................................25 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................26 Nella cartella libri a peso d’oro.......................................................................................................26 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................27 Libraccio e Mercatone aprono la via dell’usato..............................................................................27 ALTROCONSUMO.it .....................................................................................................................28 Inchiesta Altroconsumo sui prezzi di oltre 500 supermercati in Italia ............................................28 CORRIEREDELLASERA.it ............................................................................................................30 Risparmi fino a 1.000 euro con una spesa oculata........................................................................30 GIORNALE.it..................................................................................................................................31 Scuola: aumentano i prezzi dei libri di testo...................................................................................31 TGFin .............................................................................................................................................32 Almeno 50 euro in più di spese all'anno ........................................................................................32 PANORAMA.it................................................................................................................................33 “Ferrovie, tariffe da aumentare" .....................................................................................................33 CORRIEREDELLASERA.it ............................................................................................................34 «Tariffe da rivedere»: le Fs battono cassa.....................................................................................34 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................35 Caro-bollette, scatta l’allarme ........................................................................................................35 Federconsumatori: allargare le rilevazioni alla provincia ...............................................................36 Brescia virtuosa per «Altroconsumo» nei discount un risparmio di 727 euro ................................36 GIORNALE.it..................................................................................................................................37 In arrivo stangata per luce e gas....................................................................................................37 TGFin .............................................................................................................................................38 Adiconsum: aumenti del 29% per corredo .....................................................................................38 ADNKronos ....................................................................................................................................38 Benzina, martedì vertice Siniscalco-Marzano sul caro prezzi........................................................38

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MOVIMENTOCONSUMATORI.it ...................................................................................................39 “Battere il caro-prezzi con la concorrenza: si può, se si vuole”......................................................39 TGFin .............................................................................................................................................40 In arrivo paniere"sotto alta vigilanza".............................................................................................40 ALTROCONSUMO.it .....................................................................................................................40 Contro il caro benzina Altroconsumo chiede a Berlusconi di eliminare la tassa sulla tassa..........40 ISTAT.it ..........................................................................................................................................41 Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio ....................................................41 ISTAT.it ..........................................................................................................................................42 Indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali.................................................................42 ILSOLE24ORE.com.......................................................................................................................43 Inflazione nel segno della stabilità .................................................................................................43 Alcool e trasporti guidano i rialzi per i redditi bassi ........................................................................44 ANSA.it ..........................................................................................................................................44 Produzione industriale, prezzi in aumento spinti dal petrolio .........................................................44 LAREPUBBLICA.it .........................................................................................................................45 Inflazione ferma: 2,3% ad agosto. Torino e Napoli le città più care...............................................45 GIORNALE.it..................................................................................................................................45 Fisco: i tributi locali tartassano gli italiani .......................................................................................45 ANSA.it ..........................................................................................................................................46 Inflazione:agosto 2,3%,timori caro-greggio su settembre/ansa .....................................................46 FEDERCONSUMATORI.it .............................................................................................................47 Inflazione al 2,3 per cento ad agosto: dati pazzeschi ! ..................................................................47 CONFCOMMERCIO.it ...................................................................................................................48 “Calma piatta” per le vendite al dettaglio ......................................................................................48 Anche ad agosto inflazione stabile ................................................................................................48 Confcommercio: “il rischio viene dal caro-petrolio” ........................................................................48 AIB.BS.it.........................................................................................................................................49 Inflazione a Brescia: agosto 2004..................................................................................................49 TGFin .............................................................................................................................................49 Greggio sotto 42 $,carburante meno caro .....................................................................................49 TGFin .............................................................................................................................................50 Secondo risultati delle città campione............................................................................................50 TGFin .............................................................................................................................................51 Istat: tutta colpa del caro-petrolio...................................................................................................51 QUIBRESCIA.it ..............................................................................................................................52 I prezzi aumentano dello 0,4% in un mese ....................................................................................52 LAREPUBBLICA.it .........................................................................................................................53 Prezzi, consumatori contro l'Istat "Dati fasulli, rivedere il paniere" ................................................53 ANSA.it ..........................................................................................................................................53 Prezzi benzina, in agosto balzo 9,4% su anno ..............................................................................53 ISTAT.it ..........................................................................................................................................54 Indici dei prezzi al consumo...........................................................................................................54 ISTAT.it ..........................................................................................................................................55 Contratti collettivi, retribuzioni contrattuali e conflitti di lavoro........................................................55 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................59 A Brescia negozi senza confini ......................................................................................................59 GIORNALEDIBRESCIA.it ..............................................................................................................60 Inflazione ad agosto ferma al 2,3%................................................................................................60 INFOCOMMERCIO.it .....................................................................................................................60 Normativa nazionale/ Tracciabilità agroalimentari .........................................................................60 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................61 L’inflazione si ferma al 2,3% ..........................................................................................................61 ADNKronos ....................................................................................................................................62 Conti pubblici, ad agosto fabbisogno di 4.200 milioni ....................................................................62 FEDERCONSUMATORI.it .............................................................................................................62 Caro petrolio: scoperta la ragione dell'aumento!............................................................................62 PANORAMA.it................................................................................................................................63 Discount segreto ............................................................................................................................63 ISTAT.it ..........................................................................................................................................65 Lavoro e retribuzioni nelle grandi imprese .....................................................................................65 RAI24news.....................................................................................................................................68 Inarrestabile l'emorragia della grande industria: persi 16mila impieghi in un anno........................68 TGFin .............................................................................................................................................68 Arriva l'outlet ortofrutticolo..............................................................................................................68 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................69 Ztl sotto accusa: «Chiude il centro, chiudono i negozi».................................................................69 ISTAT.it ..........................................................................................................................................70

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Commercio con l’estero .................................................................................................................70 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................74 La Bce non tocca il costo del denaro .............................................................................................74 LAREPUBBLICA.it .........................................................................................................................75 Pane e pasta si pagano a rate .......................................................................................................75 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................76 Mais, l’anno della riscossa .............................................................................................................76 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................77 Frutta, qualità da primato ...............................................................................................................77 «Alimenti Ogm in Italia: insuccesso annunciato»...........................................................................77 GIORNALEDIBRESCIA.it ..............................................................................................................78 Enel: rincari inevitabili per l’energia elettrica..................................................................................78 FEDERCONSUMATORI.it .............................................................................................................79 Indebitamento delle famiglie, anche per finanziare a rate la spesa alimentare .............................79 GIORNALEDIBRESCIA.it ..............................................................................................................80 Il mercato dei falsi, un grande business a suon di complicità ........................................................80 Le indagini? «Dal venditore ambulante al grossista» ....................................................................80 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................81 Franchising, mercato in salute .......................................................................................................81 ISMEA.it .........................................................................................................................................82 Prezzi: Coldiretti, aumentare concorrenza con i prodotti locali ......................................................82 CONFCOMMERCIO.it ...................................................................................................................83 Prezzi, Marzano agli enti locali: “puntare su concorrenza” ............................................................83 GIORNALE.it..................................................................................................................................84 I costi di gestione dell’auto aumentati del 40% in 10 anni .............................................................84 TGFin .............................................................................................................................................84 Contro caro-vita arriva Spesa Amica .............................................................................................84 GIORNALE.it..................................................................................................................................85 Per l’università quasi 30mila euro ..................................................................................................85 TGFin .............................................................................................................................................85 Siniscalco rispolvera il redditometro ..............................................................................................85 ISAE.it ............................................................................................................................................86 Cresce per il terzo mese consecutivo ad agosto la fiducia dei Consumatori .................................86 GIORNALEDIBRESCIA.it ..............................................................................................................88 Ascom, le Ztl in centro? Una soluzione superata...........................................................................88 ALTROCONSUMO.it .....................................................................................................................89 GIORNALEDIBRESCIA.it ..............................................................................................................89 Quanti euro finiscono in cartella? Una decina in più......................................................................89 MOVIMENTOCONSUMATORI.it ...................................................................................................90 Lettera al governo ..........................................................................................................................90 INFOCOMMERICO.it .....................................................................................................................91 Tendenze consumi/ACNielsen.......................................................................................................91 LASTAMPAweb .............................................................................................................................92 Il veto di Prodi blocca il blitz europeo sugli Ogm ...........................................................................92 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................92 Terapia d’urto per combattere il caro prezzi ..................................................................................92 GIORNALE.it..................................................................................................................................93 In due anni le retribuzioni medie diminuite di 1.380 euro...............................................................93 GIORNALE.it..................................................................................................................................93 Il biologico in Italia è entrato in crisi ...............................................................................................93 ISTAT.it ..........................................................................................................................................94 Indici del fatturato e degli ordinativi dell’industria...........................................................................94 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................95 Spesa di gruppo contro il caro-vita ................................................................................................95 BRESCIAOGGI.it ...........................................................................................................................96 Prezzi, aumenti record di trasporti e vacanze................................................................................96 TGFin .............................................................................................................................................97 Benzina, tornano i rincari ...............................................................................................................97 INFOCOMMERICO.it .....................................................................................................................97 Distributori di carburante/Centri commerciali .................................................................................97 CORRIEREDELLASERA.it ............................................................................................................98 Bce: ripresa vigorosa, ma attenzione ai conti pubblici ...................................................................98 ALTROCONSUMO.it .....................................................................................................................99 Quanti esami (inutili), ministro Sirchia!...........................................................................................99 INFOCOMMERCIO.it .....................................................................................................................99 Gruppi distributivi/La Rinascente ...................................................................................................99 ISTAT.it ........................................................................................................................................100 Conti economici trimestrali ...........................................................................................................100

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GIORNALE.it................................................................................................................................101 Alimentari: dal campo alla tavola i conti non tornano...................................................................101 ILSOLE24ORE.com.....................................................................................................................102 Pil +1,2% annuo nel 2° trimestre 2004 ........................................................................................102 LAREPUBBLICA.it .......................................................................................................................104 La sfida sui prezzi ecco il piano salva-redditi ..............................................................................104 ADNKronos.it ...............................................................................................................................106 Economia, Fazio: ''Ripresa mondiale ben avviata'' ......................................................................106 BRESCIAOGGI.it .........................................................................................................................106 L’Ecofin nomina Mister Euro ........................................................................................................106 BRESCIAOGGI.it .........................................................................................................................107 Vendita diretta, il futuro «Garantisce maggiore genuinità e prezzi più bassi» .............................107 GIORNALEDIBRESCIA.it ............................................................................................................108 Frutta e ortaggi a prezzi speciali per i bambini malati ..................................................................108 GIORNALEDIBRESCIA.it ............................................................................................................108 Il gasolio, caro e scarso, strangola l’autotrasporto.......................................................................108 GIORNALE.it................................................................................................................................109 Incomincia la scuola: arriva il caro-libri ........................................................................................109 TGFin ...........................................................................................................................................109 Arrivano i prodotti "bio" taroccati ..................................................................................................109 ILSOLE24ORE.com.....................................................................................................................110 Issing: «I tassi potrebbero salire» ................................................................................................110 ANSA.it ........................................................................................................................................110 Prezzi: da 2002 persi 50 mld euro ...............................................................................................110 ANSA.it ........................................................................................................................................110 Carovita: accordo pilota a Torino .................................................................................................110 ANSA.it ........................................................................................................................................111 Finanziaria: ricetta Confindustria .................................................................................................111 TGFin ...........................................................................................................................................111 La Cina chiede più petrolio ..........................................................................................................111 CONFCOMMERCIO.it .................................................................................................................111 Faid: al via iniziative conto il caro prezzi......................................................................................111 ISTAT.it ........................................................................................................................................112 Indici dei prezzi al consumo.........................................................................................................112 LAREPUBBLICA.it .......................................................................................................................113 A Torino intesa frena-prezzi.........................................................................................................113 CONFESERCENTI.it ...................................................................................................................113 Venturi, prezzi bloccati nei supermercati è uno spot ...................................................................113 ILSOLE24ORE.com.....................................................................................................................114 Inflazione: +2,3% in agosto..........................................................................................................114 GIORNALE.it................................................................................................................................115 Prezzi: aumenti del 6,2% in un anno ...........................................................................................115 GIORNALEDIBRESCIA.it ............................................................................................................116 Vendite promozionali (quasi) tutto l’anno.....................................................................................116 MDC-MOVIMENTODIFESADELCITTADINO.it ...........................................................................117 In 6 mesi prezzi degli immobili +5%.............................................................................................117 BRESCIAOGGI.it .........................................................................................................................118 Immobili, crescita frenata .............................................................................................................118 GIORNALEDIBRESCIA.it ............................................................................................................119 Un conto da 50 miliardi ................................................................................................................119 TGFin ...........................................................................................................................................120 Affari stonati per le discoteche.....................................................................................................120 BRESCIAOGGI.it .........................................................................................................................121 Brescia e l’euro, «balletto» dei prezzi ..........................................................................................121 Domani sciopero della spesa Caro-vita e Istat sotto accusa .......................................................122 MOVIMENTOCONSUMATORI.it .................................................................................................123 Consumatori Indipendenti: sciopero solo arma spuntata.............................................................123 ANSA.it ........................................................................................................................................123 Sciopero spesa: consumatori in piazza, 'no compra'' ..................................................................123 ANSA.it ........................................................................................................................................124 Prezzi: Cgia, alti in Italia per costi fissi oltre 50%.........................................................................124 ANSA.it ........................................................................................................................................125 Sciopero spesa: consumatori,75% ha rinunciato ad un acquisto ................................................125 Sciopero spesa: dal campo a tavola rincari fino 400% ................................................................125 BRESCIAOGGI.it .........................................................................................................................126 Montezemolo: «Il Paese è fermo» ...............................................................................................126 TGFin ...........................................................................................................................................127 Gas: la spesa che conviene.........................................................................................................127

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RAI24news...................................................................................................................................127 Ue. Eurostat, inflazione stabile al 2,3% ad agosto nell'area euro ................................................127 ILSOLE24ORE.com.....................................................................................................................128 Industria, la svolta si fa attendere ................................................................................................128 AGIonline .....................................................................................................................................129 Prezzi bloccati fino al 31 dicembre. .............................................................................................129 TGFin ...........................................................................................................................................129 Supermarket: stop a rincari..........................................................................................................129 LAREPUBBLICA.it .......................................................................................................................130 Sciopero spesa contro il carovita "L'euro ci è costato 52 miliardi" ...............................................130 CORRIEREDELLASERA.it ..........................................................................................................131 La grande distribuzione blocca i prezzi........................................................................................131 ILSOLE24ORE.com.....................................................................................................................132 Prezzi: intesa Governo-grande distribuzione ...............................................................................132 CONFCOMMERCIO.it .................................................................................................................133 I supermercati “congelano” i prezzi..............................................................................................133 MOVIMENTOCONSUMATORI.it .................................................................................................133 Il Libro bianco sulle politiche del Governo per il contenimento di prezzi e tariffe?.......................133 TGFin ...........................................................................................................................................134 Billè: l'economia è in stallo ...........................................................................................................134 BRESCIAOGGI.it .........................................................................................................................135 Spesa, «sciopero» senza effetti ...................................................................................................135 MDC-MOVIMENTODIFESADELCITTADINO.it ...........................................................................136 Grande distribuzione: accordo per prezzi fermi fino a 31 dicembre.............................................136 GIORNALEDIBRESCIA.it ............................................................................................................138 Stranieri, un fiume di pratiche ......................................................................................................138 GIORNALEDIBRESCIA.it ............................................................................................................139 Il 12% dei residenti in città parla un’altra lingua...........................................................................139 MDC-MOVIMENTODIFESADELCITTADINO.it ...........................................................................139 Le grandi aziende di marca aderiscono all’accordo della grande distribuzione. ..........................139 ANSA.it ........................................................................................................................................140 Contro il caro prezzi una mappa del risparmio ............................................................................140 AGIonline .....................................................................................................................................141 Banche: artigiani Mestre, cresce indebitamento famiglie.............................................................141 CORRIEREDELLASERA.it ..........................................................................................................142 E la spesa senza grandi marchi costa la metà ............................................................................142 LAREPUBBLICA.it .......................................................................................................................143 "Lo stop ai prezzi non basta tagli concordati per tutti" .................................................................143 LAREPUBBLICA.it .......................................................................................................................144 "Questo governo racconta favole e prepara la stangata d'autunno"............................................144 ANSA.it ........................................................................................................................................145 Prezzi: Coldiretti, spesa in campagna per 3 italiani su 4 .............................................................145 INFOCOMMERCIO.it ...................................................................................................................145 Ministero Attività Produttive/Prezzi ..............................................................................................145 GIORNALEDIBRESCIA.it ............................................................................................................146 «Prezzi bloccati? Una beffa» .......................................................................................................146 I consumatori: misura negativa, noi chiediamo di ridurre il carovita del 15-20% .........................147 «La città sarebbe più viva» ..........................................................................................................147 Gli scettici: «Ma dopo le 20 non si vede piu’ nessuno» ...............................................................148 GIORNALE.it................................................................................................................................149 Le famiglie del Nord sono le più indebitate ..................................................................................149 RAI24News ..................................................................................................................................150 Fmi. Monito all'Italia: no ai tagli delle tasse senza interventi........................................................150 TGFin ...........................................................................................................................................151 Fmi: "L'Italia preoccupa" ..............................................................................................................151 GIORNALE.it................................................................................................................................152 Poste e banche sempre più care .................................................................................................152 TGFin ...........................................................................................................................................152 Dietrofront in Posta:niente aumenti..............................................................................................152 GIORNALEDIBRESCIA.it ............................................................................................................153 Brescia-In: inutili le mostre se i negozi in città chiudono..............................................................153 Indagine di Legambiente: «Le Ztl aiutano gli affari» ....................................................................153 BRESCIAOGGI.it .........................................................................................................................154 «Le Ztl? Portano solo vantaggi» ..................................................................................................154 BRESCIAOGGI.it .........................................................................................................................155 I negozianti al sindaco: «Aiutaci a restare» .................................................................................155 GIORNALEDIBRESCIA.it ............................................................................................................156 All’Ortofrutticolo qualità certificata................................................................................................156

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ISTAT.it ........................................................................................................................................157 Il reddito disponibile delle famiglie nelle regioni italiane ..............................................................157 GIORNALE.it................................................................................................................................159 Blocco dei prezzi: per Eurispes vantaggi minimi..........................................................................159 LAREPUBBLICA.it .......................................................................................................................160 L'Eurispes: "Una beffa i risparmi nei supermarket"......................................................................160 INITALIAonline.............................................................................................................................161 Gli italiani e il caro vita .................................................................................................................161 ILSOLE24ORE.com.....................................................................................................................161 Trichet: «Saremo molto vigili su inflazione e prezzi» ...................................................................161 ISAE.it ..........................................................................................................................................162 Sale ancora a settembre la fiducia dei consumatori ....................................................................162 ISMEA.it .......................................................................................................................................163 Mercati Agricoli ............................................................................................................................163 ISMEA.it .......................................................................................................................................164 Prezzi - Tendenze mensili............................................................................................................164 ANSA.it ........................................................................................................................................166 Prezzi: pizza pazza, da ingredienti a tavola lievita 490% ............................................................166 GIORNALE.it................................................................................................................................167 Il prezzo della benzina ritorna ai massimi ....................................................................................167 ANSA.it ........................................................................................................................................167 Prezzi: ogni 100 euro spesi a famiglia solo 17,5 in alimenti ........................................................167

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AGCM.iI Provvedimento del 22 luglio 2004 Antitrust conclude indagine conoscitiva sulla distribuzione stampa quotidiana e periodica L'Italia resta l'unico paese in europa a contingentare l'attività di vendita e a subordinare l'accesso al mercato ad autorizzazione. Un sistema che protegge le imprese presenti sul mercato e restringe la concorrenza, impedendo l'accesso di nuovi operatori quali librerie, piccoli negozi o grande distribuzione. L'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, nella sua adunanza del 22 luglio 2004, ha deliberato la chiusura dell'indagine conoscitiva avviata, ai sensi dell'articolo 12, comma 2, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, nel settore della distribuzione della stampa quotidiana e periodica. L'indagine ha evidenziato che in Italia la distribuzione della stampa risulta caratterizzata da un'eccessiva regolamentazione, in apparenza funzionale all'obiettivo della tutela del pluralismo dell'informazione, ma finalizzata, in realtà, a garantire il massimo grado di protezione possibile agli operatori presenti sul mercato. Un grado di protezione che non trova eguali in Europa, visto che l'Italia rimane l'unico Paese nel quale lo svolgimento dell'attività di vendita dei giornali è ancora contingentato e l'accesso al mercato è vincolato al previo ottenimento di autorizzazione. La principale distorsione concorrenziale nel mercato della vendita al dettaglio della stampa è rappresentata dalle barriere all'entrata di natura amministrativa. L'apertura di punti vendita esclusivi e non esclusivi è infatti ancora soggetta al previo ottenimento dell'autorizzazione da parte del Comune competente, che decide in base a valutazioni ampiamente discrezionali, limitando così significativamente l'ingresso sul mercato da parte di nuovi operatori, al solo fine di proteggere quelli già presenti. A queste difficoltà vanno aggiunte le disposizioni attuative del decreto legislativo del 24 aprile 2001, n. 170, adottate, in via definitiva o provvisoria, da talune Regioni, che introducono ingiustificati vincoli alla commercializzazione di prodotti editoriali, vincoli idonei a determinare gravi restrizioni al dispiegarsi di corrette dinamiche concorrenziali, nonché a produrre significative limitazioni dell'attività imprenditoriale. Si pensi al divieto generale per i punti vendita non esclusivi di vendere contemporaneamente quotidiani e periodici o a quelle previsioni che attribuiscono soltanto ai punti vendita "non esclusivi" che abbiano già svolto attività di vendita, durante il periodo di sperimentazione, la possibilità di ottenere il rilascio automatico dell'autorizzazione alla vendita della stampa. Destano preoccupazione anche i vincoli generali contenuti negli indirizzi regionali che i Comuni sono tenuti a rispettare nella predisposizione dei piani di localizzazione dei punti esclusivi, piani al cui rispetto è subordinato il rilascio delle autorizzazioni alla vendita della stampa, ai sensi dell'art. 6 del decreto legislativo. Il sistema di contingentamento dell'offerta volto alla protezione delle imprese presenti sul mercato determina l'impossibilità o la grave difficoltà di accedere al mercato da parte di nuovi operatori, sia di tipo tradizionale sia di imprese che operano nella commercializzazione di altri prodotti, in primis la grande distribuzione. L'ingresso di nuovi operatori determinerebbe un'accresciuta concorrenza tra le imprese -- almeno in termini di qualità dei servizi offerti ed in particolare di localizzazione del punto vendita rispetto al consumatore, non essendo al momento consentita la concorrenza di prezzo -- e potrebbe favorire la diffusione della stampa, che nel nostro paese è ancora molto bassa. Solo Portogallo e Grecia hanno livelli di diffusione dei quotidiani inferiori all'Italia. L'ammodernamento della rete di vendita al dettaglio appare tanto più importante se si pensa che la consegna in abbonamento attraverso il servizio postale o a domicilio rappresenta solo l'8% delle vendite, contro il 29% circa della Francia, il 13% del Regno Unito e il 64% della Germania. La rete tradizionale di vendita appare tra l'altro poco funzionale per la vendita delle pubblicazioni meno conosciute e di più recente ingresso sul mercato, limitando di conseguenza il pieno dispiegarsi della concorrenza nel mercato editoriale e, quindi, anche la tutela del pluralismo dell'informazione. A tale riguardo si ricorda che il legislatore è intervenuto attraverso la legge n. 67 del 25 febbraio 1987 ("Rinnovo della L. 5 agosto 1981, n. 416, recante disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria") che fissa al 20 % della tiratura totale la soglia che ciascun impresa editoriale può raggiungere rispetto alla diffusione complessiva di quotidiani, sia a livello nazionale sia a livello interregionale: tale previsione comporta tuttavia un'evidente distorsione delle dinamiche concorrenziali del mercato in quanto impedisce la crescita delle imprese maggiormente efficienti oltre tale quota, che peraltro ai sensi dell'analisi antitrust non corrisponde al possesso di una posizione dominante. Secondo l'indagine altre restrizioni alla concorrenza sono rappresentate dall'imposizione dello stesso prezzo di vendita al pubblico dei giornali e dal fatto che le condizioni economiche e le modalità commerciali di cessione delle pubblicazioni riconosciute dall'editore ai rivenditori devono essere identiche per tutti gli esercizi, esclusivi e non esclusivi. Sarebbe pertanto auspicabile sia la rimozione dell'obbligo di legge di vendere i giornali allo stesso prezzo per tutti i punti vendita sia l'introduzione di una maggiore flessibilità contrattuale tra le parti. I punti vendita non in grado di assicurare volumi di vendita adeguati potrebbero, in particolare, essere disposti ad accettare sconti inferiori rispetto al prezzo di copertina oppure ad assumersi, almeno in parte, il rischio dell'invenduto. Roma, 6 agosto 2004

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LAVOCE.info 16-08-2004 Il costo della vita nelle grandi città Luigi Guiso - ordinario di Economia Politica all'Università di Sassari Negli ultimi tre anni si è accresciuta la sensazione che il potere di acquisto (e con esso lo standard di vita) di buona parte dei cittadini italiani si sia significativamente ridotto, particolarmente nelle grandi città. Da diverse parti (associazioni di consumatori, organi di stampa, sindacati) sono stati a varie riprese lamentati rincari "ingiustificati" di varie categorie di beni: l’incremento dei prezzi degli alimentari a ridosso dell’introduzione della moneta unica, seguiti dai pranzi al ristorante, i prodotti assicurativi lo scorso anno, e da ultimo i beni energetici. In aggiunta, ora che la moneta unica rende la comparazione è più semplice, è stato rilevato come i prezzi di diversi beni siano in Italia significativamente più elevati che negli altri paesi dell’area dell’euro. Al Governo è stato spesso rimproverato di non prendere provvedimenti per contenere il livello e la dinamica dei prezzi; nei giorni scorsi una reazione vi è stata con la stretta di un patto tra commercianti e governo in cui i primi si impegnano a contenere la dinamica dei prezzi nei prossimi sei mesi in cambio della possibilità di effettuare saldi senza un calendario prefissato. Il governo inoltre si impegnerebbe a contenere le tariffe dei beni energetici. Due domande: perché vi è una diffusa percezione in vasti strati della popolazione di una perdita di potere di acquisto dovuta a prezzi più elevati e che possibilità di incidere hanno i provvedimenti del Governo? Ovviamente un minor potere di acquisto può derivare da redditi nominali più contenuti, legati allo stato sfavorevole della congiuntura e al basso livello di attività dell’economia e quindi in media delle famiglie che si traduce in minori redditi (ad esempio per la minore possibilità di fare straordinari), come discusso da Brandolini e Boeri su questo sito. Sul primo punto, è bene sgomberare il campo da una falsa spiegazione che ha dominato la scena fino a non molto tempo fa e che oggi stenta a perdere smalto (da ultimo è stato Piero Ostellino sulla prima pagine di un Corriere della Sera ferragostano a rilanciarla): la ri-denominazione dei prezzi in euro. L’esperienza dei rincari, che continuano a verificarsi e susseguirsi, tolgono valore a quella spiegazione, già di per sé poco solida in linea di principio. Inoltre occorre anche constatare che la dinamica dei prezzi medi – misurata dall’indice Istat dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale – è, in una prospettiva storica, contenuta e gravita intorno al 2 per cento. Ovviamente, anche un tasso di inflazione basso come questo può, alla lunga, se i redditi nominali non vi si adeguano, erodere il potere d’acquisto in modo significativo. Ma le retribuzioni medie hanno una dinamica allineata a quella dell’inflazione. Non sono quindi queste le ragioni. Una diffusa sensazione di perdita di potere d’acquisto si può però verificare se il prezzo relativo di alcuni beni che incidono significativamente nel budget di una famiglia aumenta in modo sostenuto. Per molti la voce più significativa nella spesa famigliare è l’affitto della casa. Negli anni recenti i prezzi delle abitazioni e in parallelo dei fitti, in risposta come si dirà a forze di mercato, sono cresciuti di uno ordine di grandezza rispetto agli altri prezzi. Ad esempio, a Milano tra il 1995 – quando l’economia si riprendeva dalla recessione del 1992-93 – e l’inizio di quest’anno il prezzo medio al metro quadro di una abitazione in zona centrale è passato da 4600 euro a 7000, il 50.6 percento in più; a Roma è cresciuto in modo simile e a Napoli di ben il 76 per cento (si veda la tavola). Nelle zone semicentrali – alle quali si rivolgono le famiglie con redditi medi – gli incrementi sono stati ancora superiori: 86% a Milano, 73 a Roma e 88% a Napoli. Se la quota del budget destinata all’affitto era il 30% nel 1995, per assicurarsi gli stessi metri quadri nel 2004 è necessario allocare tra il 40 e il 45 percento del budget famigliare, anche tenendo conto dell’aumento dei redditi nominali. Detto in un altro modo, nel 2003 se si vuole vivere in una abitazione della stessa dimensione e caratteristiche di quella in cui si viveva nel 1995 occorre decurtare la spesa per l’acquisto di altri tipi di beni o servizi di un ammontare compreso tra il 10 e il 15 percento! Variazioni di questa entità lasciano il segno. Ovviamente i proprietari di abitazioni hanno meno ragione per lamentarsi, e alcuni anzi possono sentirsi più ricchi. Ma molti, anche tra i proprietari di una casa, patiscono l’incremento del prezzo perché vorrebbero ampliare la casa in cui abitano (un quarto delle famiglie proprietarie vivono in meno di 80 mq). Questi problemi sono più acuti nelle città più grandi: il prezzo relativo delle case è più elevato e l’affitto assorbe una quota più levata del budget. Se il budget iniziale è già del 45 percento – come accade spesso in una città grande – un incremento dei fitti del 50 percento fa salire la quota di budget per l’affitto al 67.5 percento. Non c’è molto che un governo possa fare per calmierare queste dinamiche. Esse sono il frutto di due fattori: la liberalizzazione finanziaria che ha reso accessibile a molti il mercato dei mutui e ne ha ridotto il costo, accrescendo la domanda di abitazioni e il prezzo di mercato; e soprattutto una massiccia riallocazione di portafoglio da parte degli investitori che, liquidati i guadagni di borsa dopo il picco del 2000, si sono riversati sul mercato

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immobiliare. Infatti il maggior incremento nei prezzi delle case si registra negli anni più recenti. Ma vi sono altri settori in cui il governo può esercitare una azione importante e che possono significativamente incidere sul potere d’acquisto delle famiglie: le liberalizzazioni. Da quelle degli ordini professionali, al mercato delle assicurazioni, a quello dei trasporti aerei. Sotto questo profilo il recente intervento dell’Enac per far allineare le tariffe dei concorrenti Alitalia a quelle più elevate della compagnia di bandiera va esattamente nella direzione opposta, difendendo rendite di posizione garantite da ormai vecchie normative. E l’accordo tra governo e commercianti sembra rievocare vecchie filosofie di controllo della dinamica dei prezzi che non hanno mai funzionato: lasciamo ai commercianti la libertà di fare saldi a piacimento (non si vede perché regolamentarli) e anche di allungare gli orari di apertura: di questo non possono che beneficiarne i consumatori. Ma garantiamo piena libertà di ingresso nel settore. Prezzi delle abitazioni residenziali nelle principali città. Euro per mq. Dati di fine anno. Anno Milano Roma Napoli Bologna Italia

1995 4,648 4906 3409 3357 1914

2000 4,648 2028

2001 5165 5428 4338 3512 2231

2002 6000 5800 4800 3700 2477

2003 7000 7000 6000 4400 2863

Variazione % 2003-1995 50.6 42.7 76.0 31.1 49.6(fonte: Consulente Immobiliare) LAVOCE.info 17-08-2004 Confronto di competitività Giada Giani - Banca Intesa di Milano, Servizio Studi e Ricerche L’Italia sembra il paese maggiormente colpito dall’apprezzamento del cambio. In realtà, l’euro forte ha solo messo in evidenza problemi strutturali di scarsa competitività del sistema italiano, che lo rendono più fragile rispetto ai partner europei. L’apprezzamento dell’euro nell’ultimo biennio ha riportato l’attenzione sul tema della competitività sui mercati stranieri, soprattutto per paesi come l’Italia e la Germania, la cui crescita economica è sempre dipesa strutturalmente da un contributo positivo del canale estero. A parte il picco post-svalutazione nel 1994-95, negli anni Novanta l’Italia ha perso ininterrottamente quote commerciali: secondo le ultime stime di Banca d’Italia, in termini reali, la quota italiana è scesa al 3 per cento nel 2003. Al contrario, tra i partner europei, la Francia è riuscita a mantenere sostanzialmente invariate le sue quote, mentre quelle tedesche sono addirittura cresciute. Queste divergenze si sono accentuate nell’ultimo biennio: le esportazioni nette italiane nel biennio 2002-2003 hanno sottratto in media circa l’1 per cento alla crescita del Pil, mentre hanno supportato per circa lo 0,7 per cento quella del Pil tedesco. Non è tutta colpa dell’euro La perdita di competitività non è interamente attribuibile all’euro forte. Gli elementi discriminanti per la performance competitiva sembrano risiedere nelle diverse dinamiche dei prezzi domestici e della produttività dei fattori, piuttosto che nelle oscillazioni del cambio. Infatti, a parità di apprezzamento della valuta comune, una dinamica inflazionistica più elevata ha determinato in Italia un apprezzamento del cambio effettivo reale medio sul biennio 2002-2003 del 3,6 per cento contro il 2,5 per cento della Germania. Come mostrano i grafici, le differenze inflazionistiche rispecchiano fedelmente le diverse dinamiche del costo del lavoro per unità di prodotto (Clup). La differenza cumulata di crescita del Clup dal 2001 a oggi tra Italia e Germania è di oltre quattro punti percentuali. La Banca d’Italia nell’ultimo Bollettino calcola che la crescita cumulata del Clup tra il 1995 e il 2003 nell’industria italiana è stata del 18,6 per cento, contro una media del 6 per cento nell’area euro.

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Tali divari sono imputabili non tanto alla dinamica salariale, quanto alle diverse performance di produttività, diminuita di oltre un punto percentuale in Italia a fronte del recupero marcato osservato in Germania, per un cumulato di oltre 3 per cento da inizio 2001. Una dinamica del costo del lavoro per prodotto più elevata fa perdere competitività sia sui mercati esteri sia su quelli domestici. Si riflette infatti su crescite dei prezzi praticati sui mercati stranieri dagli esportatori italiani molto più elevate rispetto ai concorrenti. I prezzi all’export italiani - misurati dal deflatore delle esportazioni (1) - dal 2001 a oggi sono aumentati, contro il calo attuato in Germania e Francia per compensare almeno in parte l’apprezzamento del cambio. D’altra parte, sul mercato interno, maggiori oneri portano a una crescita dei prezzi alla produzione (Ppi) più elevata che a sua volta rende i prodotti domestici meno competitivi rispetto a quelli importati. Nonostante il forte apprezzamento del cambio, infatti, i prezzi all’import in Italia - misurati dal deflatore delle importazioni - sono rimasti sostanzialmente invariati da inizio 2001, a fronte di forti spinte disinflazionistiche registrate in Francia e Germania. Quindi, a causa delle dinamiche di prezzo elevate sul mercato domestico, gli importatori in Italia riescono comunque a guadagnare quote di mercato senza necessariamente ridurre i prezzi applicati.

Debolezze strutturali La competitività sui mercati stranieri è un elemento chiave per la crescita delle maggiori economie europee. L’apprezzamento del cambio dell’ultimo biennio non ha influito in eguale misura sui diversi paesi: dinamiche dei costi domestici più elevate hanno determinato una perdita netta di competitività dell’Italia rispetto ai partner francesi e soprattutto tedeschi sia sui mercati esteri sia su quelli domestici. La perdita di competitività dell’Italia è stata aggravata dall’apprezzamento della valuta, che ha messo in evidenza debolezze più strutturali dell’economia italiana, in particolare in termini di crescita della produttività. Date le scarse differenze in termini di potenziale di crescita della domanda interna, e non prevedendo una forte svalutazione dell’euro, queste debolezze potranno determinare nei prossimi anni una performance di crescita dell’Italia inferiore rispetto agli altri maggiori partner europei. (1) Si riconosce che il deflatore non è propriamente un indice di prezzo, in quanto incorpora anche le variazioni nella composizione del paniere di beni e servizi esportati. Tuttavia, in quanto serie pubblicate da Eurostat, l’utilizzo dei deflatori garantisce una maggior comparabilità cross-country delle serie, rispetto all’utilizzo dei valori medi unitari come alternativa.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Il rientro dalle vacanze si preannuncia carico di ansie per i consumatori: previsto un aumento del costo della vita generalizzato Prezzi, si prepara un settembre amaro 22 agosto 2004 ROMA - Si prepara un settembre amaro per le tasche degli italiani, tra rincari della benzina, di luce e gas, dei biglietti aerei e probabilmente degli alimentari visto il costo dell’autotrasporto inevitabilmente in tensione. Al rientro dalle ferie, è stato calcolato delle associazioni dei consumatori, il caro petrolio può costare alle famiglie italiane fino a 600 euro solo per riscaldamento, elettricità, gas. Ma il prezzo del barile a 50 dollari rischia di far decollare tutto il costo della spesa, ad cominciare forse dalla stessa busta di plastica che la contiene. Anche le materie plastiche, infatti, rientrano tra i derivati dal petrolio. Per protestare contro queste batoste autunnali in arrivo e «l’inerzia del Governo» l’Intesaconsumatori conferma il quarto sciopero della spesa per il prossimo 16 settembre. Dopo lo slalom tra gli orari di punta e le partenze intelligenti, dopo aver già sopportato il caro-vacanze e il rincaro di ombrelloni e sdraio, gli italiani sono perciò attesi da un autunno rovente sul fronte dei prezzi. Il colpevole questa volta è certo, non l’amato-odiato euro, ma il petrolio, che con puntualità più o meno decennale colpisce l’economia occidentale, la più vulnerabile al prezzo del barile. Mentre gli economisti si dividono in pessimisti e ottimisti sul possibile impatto del caro-greggio sulla ripresa complessiva in atto dell’economia mondiale e sull’inflazione, i prezzi si preparano a lievitare. E la stessa Bce nell’ultimo bollettino ha lanciato l’allarme su crescita del P il e inflazione sostenendo, per la prima volta, che con queste quotazioni del greggio il carovita in Eurolandia scenderà sotto il 2% non prima della primavera del 2005. Un livello di inflazione che le associazioni dei consumatori denunciano ancora come "virtuale", chiedendo (l’utlima richiesta è di ieri) di rivedere il paniere Istat che calcola l’indice dei prezzi al consumo. ADNKronos Prezzi: Coldiretti, dai campi nessun aumento per caro petrolio Roma, 22 ago. - (Adnkronos)- Dai campi nessun aumento dovuto al caro petrolio. Anzi, rispetto al 2003 i prezzi medi per frutta e verdura pagati agli imprenditori agricoli sono diminuiti in media del 6,2% (- 8% ortaggi e -35% frutta). E questo nonostante sia aumentato del 4,2% il costo dei prodotti energetici utilizzati in agricoltura per effetto del caro petrolio. È la Coldiretti, sulla base dei dati dell'Osservatorio prezzi Ismea del Governo nel mese di luglio, ad evidenziare così come l'impennata dei prezzi pagati dai consumatori, ''che raggiungono valori da tre a dieci volte superiori a quelli pagati nei campì', dipendono in gran parte da motivi diversi.

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ILGIORNALEDIBRESCIA.it Quarta settimana senza soldi Molte famiglie non riescono ad arrivare a fine mese ROMA - Il pieno non si fa più e c’è chi dal benzinaio mette nella macchina appena 5 euro di verde e chi va a fare una spesa da 10 euro per tutta la famiglia. Ma c’è anche chi, per fronteggiare la mancanza di soldi , ha riscoperto il banco pegni. Gli italiani, complici i rincari dei prezzi subiti ormai da molto tempo e timorosi di quelli che si preannunciano il prossimo autunno, tirano la cinghia. E tra caro-benzina, tariffe locali e aumenti vari si organizzano per fronteggiare quella che è ormai nota come la «sindrome della quarta settimana», ovvero in attesa della busta paga a fine mese non si spende più per almeno una settimana, l’ultima appunto. Il fenomeno sembra sempre più diffuso tra le diverse fasce sociali e geografiche del Paese e viene ormai registrato con regolarità dalla grande distribuzione, dai benzinai, dai piccoli negozi. Molte grandi catene di ditribuzione hanno deciso di tenere i prezzi bloccati nonostante le spinte all’insù determinate dal caro-greggio. Ma questo sembra non bastare a convincere i potenziali clienti: «A partire dal giorno 20 del mese - dice il dirigente di una grande catene di supermercati - molte aziende accusano una flessione significativa delle vendite. Per quanto riguarda i cibi freschi, il calo arriva fino al 10%. Ma gli ipermercati rilevano cali nelle vendite di prodotti che richiedono disponibilità economica come elettrodomestici, tv e telefonia. La flessione della quarta settimana dipende dal ridotto potere d’acquisto dei consumatori. Lo dimostra il fatto che negli ultimi dieci giorni di ogni mese nelle catene si registra un aumento superiore al 20% nell’utilizzo di carte di credito». La Confesercenti segnala il calo dei saldi nell’abbigliamento (fino al 20%) e i cali di consumi sulle spiagge. «Attribuisco questa situazione - spiega il presidente, Marco Venturi - un p ò alle difficoltà delle famiglie ma anche al clima di sfiducia generale. Le famiglie non sanno quali sono le prospettive future e questo è il nodo centrale». E i piccoli negozi? «I piccoli esercizi risentono immediatamente della crisi e accusano contrazioni notevoli». Ma se ora va male, secondo Venturi, potrebbe andare anche peggio: «Una cosa mi allarma: il rialzo dei tassi Usa a cui potrebbe seguire una analoga decisione della Bce che si rifletterebbe su tutti i mutui a tasso variabile con un’ulteriore crisi da parte delle famiglie ed un’ulteriore contrazione della spesa». Domenica 22 agosto 2004 CORRIEREDELLASERA.it POLITICA Proposta di Marzano: scendano quando il costo del petrolio sale Benzina, «le accise per stabilizzare il prezzo» Per il responsabile del dicastero delle Attività produttive «ci vuole più concorrenza nel mercato dell'energia» RIMINI - Usare le accise per stabilizzare il prezzo della benzina e delle materie prime in generale. È questa la proposta del ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, intervenuto al meeting dell'Amicizia di Rimini. Nel corso di una conferenza stampa Marzano ha detto di volere «che le accise sul petrolio tendano a diminuire quando il prezzo della materia aumenta e a crescere quando il prezzo cala». In buona sostanza, per il ministro devono fungere da «stabilizzatore automatico». «Per questo - ha detto Marzano - chiedo al collega Domenico Siniscalco (ministro dell’Economia, ndr) di fare una riflessione in ambito europeo e sempre per questo scriverò al presidente della Commissione europea perché ci sia una riunione informale dei ministri dell’energia per riflettere su quanto sta accadendo». PIÙ CONCORRENZA NELL'ENERGIA - Marzano ha anche affermato che «ci vuole più concorrenza nel mercato dell'energia. Ieri lo ha detto anche il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, e la cosa mi ha fatto particolarmente piacere. E questo perché tradizionalmente quel ministero era più sensibile ai dividendi del monopolio che alla maggiore concorrenza». Il ministro ha poi definito una «buona idea» la proposta di Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica, di utilizzare l'1% del gettito fiscale sull'energia per la produzione e la ricerca: «Così si potrebbe incentivare davvero la ricerca sulle fonti rinnovabili». «Tuttavia - aggiunge Marzano - resta il problema di incentivare la ricerca in generale. Ecco perchè sostengo da anni la necessitá di ridurre l'Irap, a partire dall'abbattimento delle spese per la ricerca da parte delle imprese che avrebbe effetti contenuti sul bilancio pubblico». 22 agosto 2004

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CORRIEREDELLASERA.it ECONOMIA Berlusconi: molto preoccupati per il petrolio Siniscalco: il governo tutelerà i consumatori Il responsabile dell’Economia: dobbiamo fermare i prezzi, incontri con aziende e sindacati. No a sconti fiscali sulla benzina Dal nostro inviato COURMAYEUR - Non solo tagli. La legge finanziaria che Domenico Siniscalco promette «razionale e condivisa», perché «il Paese è fatto di 60 milioni di persone e solo un progetto condiviso può far rinascere la fiducia», deve «puntare allo sviluppo». E creare le basi per quello che non è più rinviabile: «Investire in competitività». È questa, soprattutto, la priorità. Ma, oggi, fine estate 2004, su qualsiasi speranza di ripresa si addensano le nubi del petrolio-record e di tutto ciò che l'escalation dei prezzi porta con sé. Il primo a riconoscerlo è lo stesso Silvio Berlusconi: «Siamo tutti molto preoccupati» per la corsa del greggio, ha ammesso il premier in serata a San Siro per la Supercoppa. Riguardo al viaggio in Libia in programma per mercoledì Berlusconi ha anche aggiunto: «Con Gheddafi abbiamo tante questioni da risolvere insieme, ma in uno spirito di totale amicizia». Il suo ministro dell'Economia, che una simile preoccupazione ha ben presente, ha già provveduto ad inviare un altro messaggio agli italiani che dall'autunno non si aspettano nulla di buono. Eccolo: «Sappiano che il focus è la tutela del potere d'acquisto». E che «è preliminare il contenimento sul fronte dei prezzi, dalla distribuzione all'energia». Non è il preludio a mosse dirigistiche. Siniscalco, che parla dal palco di un incontro della Fondazione Courmayeur, nella Val d'Aosta dove ha casa e dove ha trascorso pochi giorni di vacanza, non ci crede. E dirigista non è. Infatti: «Non è neanche questione di moral suasion. È questione di concorrenza». Dunque è inutile proporre, per esempio, task force che studino un taglio delle accise. Lo ha fatto ieri il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, ma solo per riceverne una risposta garbata sì, però caustica e sottilmente sarcastica. Primo: «Sono convinto che un intervento sulle accise non sia la risposta giusta. È una strada già tentata, e non incide granché: il risparmio viene vanificato poi dal resto della catena». Secondo: «Non sono convinto neanche della validità delle task force: i gruppi di studio di solito si fanno quando non si vogliono risolvere i problemi». In ogni caso: «Comunque le task force vanno benissimo. Facciamole pure. Anzi: a Marzano proporrò di farne anche una che si occupi della concorrenza nel settore energetico». La frecciata va a segno. E, da lì, il titolare dell'Economia parte per spiegare quello a cui già sta lavorando. «Certo che il prezzo del petrolio ci preoccupa: non tanto per le conseguenze su una ripresa che da noi è appena accennata, e dunque i contraccolpi saranno dolorosi ma non drammatici, quanto perché opera come una tassa». E va dunque a colpire direttamente le tasche degli italiani, intaccando ancora di più quella fiducia «che dobbiamo assolutamente ricostruire, perché è questa la vera variabile: lo ha dimostrato Sarkozy in Francia, ribaltando le prospettive e ottenendo una crescita dello 0,8% contro il nostro 0,3%». Come applicare tutto questo a prezzi e petrolio? Se la massima è «interventi razionali e condivisi», e l'obiettivo è una concorrenza che funzioni, il metodo è questo: «In queste settimane - spiega - ho incontrato i rappresentanti di grande e piccola distribuzione, delle cooperative, delle aziende energetiche municipali, dell'Enel, dell'Eni. Ho trovato, da parte di tutti, piena disponibilità a trovare risposte che siano nell'interesse di tutti». Cittadini, aggiunge, ovviamente per primi. Quegli stessi cittadini, al rientro da vacanze già meno ricche che in passato, che per ora guardano all'autunno con più preoccupazioni che speranze. Anche per questo il ministro insiste sui «progetti condivisi», da tutti, aziende e sindacati compresi, e sull'obiettivo-fiducia. Senza promesse miracolistiche. Conferma, per esempio, che anche la riduzione delle tasse rimane una delle priorità. Ribadisce: «La riforma del fisco è fondamentale». Però: «I tagli devono essere essere coperti e sostenibili». Dunque si vedrà, una volta messi nella loro casella tutti i numeri di una Finanziaria che «ci consentirà di restare sotto il 3% nel rapporto deficit-Pil». C'è, per ora, una sola certezza: «Verrà sicuramente abolita l'Irap sulla ricerca. Sul resto, dipenderà dagli imprenditori: taglieremo in proporzione ai contributi cui saranno disposti a rinunciare». Raffaella Polato 22 agosto 2004

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LAREPUBBLICA.it L'istituto di ricerche Rie: il gasolio da riscaldamento salirà del 12%. Aggravio di 15 euro per il gas, di 13 per la luce Caro-greggio, in arrivo maxi bolletta energetica di LUCIO CILLIS ROMA - L'appuntamento è di quelli che tutti vorrebbero evitare. Ma la stangata d'autunno si ripresenta puntuale al ritorno dalle vacanze con un impatto ben peggiore che in passato. Per molte famiglie si tradurrà in un nuovo colpo ai bilanci, con luce, gas, riscaldamento, alimentari più cari rispetto al 2003 e una bolletta complessiva per l'Italia a livelli record: 32 miliardi di euro. A rischio la tenuta dell'inflazione, che in tempi di greggio a 45 dollari, potrebbe subire nuove fiammate: molti analisti non escludono prezzi in rialzo del 2,6%, contro il 2,3% di luglio. Le stime Isae, al netto dei nuovi rincari, prevedevano un'inflazione autunnale al 2,4% e al 2,2% nel 2005. Luce, gas, riscaldamento. Saranno i protagonisti di un inverno caldo sul fronte prezzi. Senza contare che già oggi il nostro gasolio da riscaldamento è il più caro del mondo. Davide Tabarelli, del Rie di Bologna, l'istituto di ricerche energetiche, ha pochi dubbi: "Anche se il petrolio dovesse scendere sotto i 40 dollari, il peso dei recenti aumenti si scaricherà su luce e gas. Previsti incrementi del 3,2% sulla bolletta di ottobre per l'elettricità dei clienti residenziali, con un esborso di 13 euro annui in più per ogni famiglia. Il gas - aggiunge - dovrebbe salire del 2%, pari a 15 euro. E il gasolio da riscaldamento dovrebe rincarare del 12%". Prevedibile, in questo caso, un aggravio di circa 45 euro per la stagione invernale. La bolletta energetica per il nostro paese dovrebbe salire di altri 6 miliardi di euro l'anno che vanno ad aggiungersi ai 26 stimati: un conto salato che costerà a tutti gli italiani, neonati compresi, circa 100 euro a testa. Trasporti. Più cari anche i trasporti. Benzina e gasolio sconteranno a settembre il mancato aggiornamento dei prezzi da parte delle compagnie. Probabile un riallineamento del 2,5% pari a 2 euro in più ad ogni pieno rispetto ad oggi e 5 in più su luglio. Da non sottovalutare, poi, il conto presentato dagli autotrasportatori. Secondo Franco Tumino presidente di Ancst-Legacoop, "c'è il rischio di aumenti causati dal caro-greggio. Molti nostri associati hanno incluso delle clausole di salvaguardia che permettono ritocchi del prezzo in presenza di forti incrementi dei costi per il gasolio. E probabilmente - aggiunge - molti li applicheranno". A quel punto sarà la grande distribuzione a doversi far carico dei ritocchi. Il trasporto delle merci e le proteste dei produttori potrebbero però spingere all'insù il costo finale di ortaggi e frutta con possibili aumenti fra il 3% con punte dell'8% per oli, carni e cereali. Il neo presidente della Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, parla apertamente di "stangata d'ottobre". "Perché i prezzi dei nostri prodotti all'origine - spiega Politi - sono i più bassi d'Europa mentre quelli in negozio i più alti. Per fare la spesa spagnoli, tedeschi, austriaci, greci e portoghesi spendono il 10% in meno". Scuola. Meno duro, almeno per il momento, il ritorno a scuola. Città come Roma e Milano non sembrano intenzionate a rivedere al rialzo i costi di mense e nidi. E Confcommercio, con la Federcartolai, ha offerto un "kit scuola" senza griffe che permetterà di pagare 25 euro tutto il necessario per andare sui banchi. Crescono ancora però i costi per diari (+3,5%) e zaini firmati (+8,30). (22 agosto 2004)

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BRESCIAOGGI.it I COSTI DELLA SCUOLA. Piccolo «censimento» dei prezzi degli articoli fondamentali per gli studenti. Sensibili le differenze tra i vari prodotti sul mercato Cartelle, astucci e diari: è corsa all’affare Un «corredo» completo può sfiorare anche i 200 euro. Ma c’è aria di crisi: caccia alla convenzienza di Mario Mattei - Domenica 22 agosto 2004 Mancano poco più di due settimane all’inizio della scuola, e con l’approssimarsi dello squillo della campanella il prossimo otto settembre cresce anche la febbre per astucci e matite, zaini e diari. E tutti a chiedersi, soprattutto i genitori: dov’è l’affare? Nei centri commerciali, come logica insegna, la grande distribuzione favorisce prezzi convenienti. Le cartolerie, invece, puntano sulla qualità, offrendo articoli di livello superiore che ovviamente comportano un esborso maggiore. E allora, come comportarsi? I cartolai esprimono il proprio parere: «La gente deve capire che se vuole una cartella resistente oppure un pennarello che non si rompa la prima volta che cade per terra deve spendere qualche euro in più - dice Cesare Rossetti, il titolare della cartoleria Argentina - ma d’altra parte capisco che se ci sono degli aumenti si tende a risparmiare». Rossetti infatti indica nell’ordine del 15% i rincari alla fonte: «Ho l’impressione - prosegue - che non siano molti i soldi in giro: nessuno compra qualcosa se non è proprio indispensabile. Ma sia chiara una cosa: un quaderno dotato di una migliore grammatura della carta costa di più, perchè ha resistenza e durata. La firma, la griffe, ha sì il suo «peso», ma a volte invece è un vero e proprio discorso di qualità». La corsa all’acquisto però non è ancora cominciata: «Io ho aspettato qualche tempo più del solito a fare gli ordini e non ho ancora notato un movimento significativo; il vero boom comunque ci sarà immediatamente dopo la riapertura delle scuole». Da via Repubblica Argentina a via Cremona. Pochi metri di distanza ma già la situazione che si presenta è differente: «Noi non abbiamo problemi di prezzi, e nemmeno ne abbiamo avuti quando si è passati dall’euro alla lira - dicono le commesse - e forse è per questo che già da giugno i ragazzi sono venuti a rifornirsi da noi. Per il resto i prezzi sono questi, gli zaini firmati possono arrivare anche a 90 euro». Lo zaino è infatti l’articolo per la scuola che presenta la più ampia gamma di disponibilità: si parte intorno ai 20 euro per quelli piccoli, da scuola materna, per arrivare ai modelli più alla moda che possono raggiungere cifre importanti. Un prezzo medio si aggira sui 50-55 euro. Molto meno evidenti invece le differenze tra gli altri articoli: un compasso si trova ovunque a non più di 5 euro, ma se si sceglie quello super-accessoriato il costo sale, e di parecchio, e non tutti i negozi ne sono forniti. Così anche il prezzo un quaderno, che singolo costa anche meno di un euro, se acquistato in un negozio specializzato può arrivare, se munito di spirale centrale e composto da fogli di carta di qualità superiore, fino a quattro euro. Il prezzo di gomme, squadre, righe e righelli è simile pressochè ovunque; più convenienti invece gli astucci a forma di bustina rispetto a quelli «extended», che raggiungono anche i trenta euro. Tutto, dunque, è riconducibile alle intenzioni dei clienti. C’è per esempio la possibilità all’Auchan di acquistare uno «School book» alla cifra standard di 4,90 euro; si tratta di un box completo che comprende 100 pezzi tra penne, matite, gomme e altri accessori. Ma è un singolo esempio: il kit completo dell’«attrezzatura» da scuola per ogni ragazzo può anche arrivare, libri esclusi, a sfiorare i duecento euro. Una cifra estrema che si riduce di molto nei grandi magazzini, ma la signora Francesca non si dà pace; con il marito e le tre figlie di 10,13 e 16 anni sta cercando la maniera di risparmiare il più possibile, «ma non è facile. Siamo venuti in un centro commerciale proprio perchè pensavamo fosse il luogo più adatto per fare spese senza sborsare cifre eccessive; ma moltiplicando per tre tutto quello che dobbiamo comprare non riusciamo a stringere i costi». Di altro umore il signor Gianni: «Credo si possano fare ottimi affari. L’importante non è comprare cose singole ma fare, per così dire, una bella scorta. In questo modo si può risparmiare, specialmente per chi viene in un grande magazzino». Un discorso che si può fare per i quaderni, per le confezioni di pastelli, matite, pennarelli: le offerte multiple, le scatole da 24 o 36 pezzi rispetto a quelle da 12, sono molto convenienti. Anche se non tutti sanno scegliere: «È il primo giorno dopo il rientro delle ferie, ci stiamo ancora guardando in giro per capire quali possano essere le offerte migliori», dicono in tanti. In centro invece ancora praticamente tutte chiuse le cartolerie, che aspetteranno la settimana prossima per alzare le saracinesche. Un buon punto per il rifornimento di materiale per la scuola è allora «C’Art», all’interno del centro Coin. «Penso sia meglio puntare sulla qualità. E non parlo in questo modo solo perchè sto dietro a questo bancone - dice la responsabile - ma anche perchè sono una mamma: preferisco spendere qualcosa in più per una cartella resistente piuttosto che avere uno zaino che si piega e che potrebbe dare problemi alla schiena di mio figlio». Per il resto la signora non si lamenta: «Noi stiamo lavorando parecchio. Siamo all’interno di un grande magazzino ma in ogni caso cerchiamo di vendere prodotti di una certa qualità. La clientela apprezza, ma soprattutto acquista». I ragazzi nel frattempo gironzolano intorno agli scaffali: «La scuola? Non abbiamo nessuna voglia di tornarci, ma ci toccherà farlo...», così come toccherà anche agli altri. Le vacanze, ormai, volgono al termine.

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BRESCIAOGGI.it Domenica 22 Agosto 2004 I supermercati corrono ai ripari con le promozioni. Alemanno: «Intese fra produttori e commercianti per calmierare i costi» E i prezzi mettono in crisi le famiglie Alla quarta settimana gli italiani tirano la cinghia per arrivare con i soldi a fine mese Roma. Il pieno non si fa più e c’è chi dal benzinaio mette nella macchina appena 5 euro di verde e chi va a fare una spesa da 10 euro per tutta la famiglia. Ma c’è anche chi, per fronteggiare la mancanza di liquidi, ha riscoperto il banco pegni. Gli italiani, complici i rincari dei prezzi subiti ormai da molto tempo e timorosi di quelli che si preannunciano orami come certi per il prossimo autunno, tirano la cinghia. E tra caro-benzina, tariffe locali e aumenti vari legati soprattutto al rincaro senza sosta del petrolio - a settembre è prevista una stangata da 600 euro - si organizzano per fronteggiare quella che è ormai nota come la «sindrome della quarta settimana», ovvero in attesa della busta paga a fine mese non si spende più per almeno una settimana, l’ultima appunto. Il fenomeno sembra sempre più diffuso tra le diverse fasce sociali e geografiche del Paese e viene ormai registrato con regolarità dalla grande distribuzione, dai benzinai, dai piccoli negozi. E non basta insistere sulla possibilità di congelare, almeno in parte, i rincari per sostenere la domanda. Non a caso quello di spingere sui consumi interni, agendo direttamente nelle tasche degli italiani, è proprio il pallino del ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, che nell’ultimo Dpef ha inserito una crescita della spesa delle famiglie pari a un modesto +1,5%. Se non bastasse la percezione comune di crisi ci pensa l’Istat a fare i conti: le vendite al dettaglio a maggio, ultimo dato disponibile, sono crollate del 3,2%, cioè il peggior risultato dal 1996. Molte grandi catene hanno deciso di tenere i prezzi bloccati nonostante le spinte all’insù determinate dal caro-greggio. Ma questo sembra non bastare a convincere i potenziali clienti. Cosa fare? La «strada principale» per calmierare i prezzi è quella degli accordi tra le parti, con un coinvolgimento di tutti, dai produttori ai commercianti ai consumatori. Lo afferma il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno. «In un’economia di mercato, quella degli accordi volontari è la strada maestra. Altre non ce ne sono». Alemanno aggiunge anche che «bisogna aumentare le capacità di monitoraggio» e utilizzare meglio gli strumenti a disposizione, come i controlli della Guardia di Finanza. Ma «la via principale per calmierare i prezzi è quella degli accordi di filiera. Noi siamo impegnati sul versante agroalimentare nel quale contiamo di raggiungere delle intese». Quanto al ministro Siniscalco, dice che «la fiducia dei consumatori e degli investitori è vera variabile su cui puntare» per la prossima Finanziaria. «A fiducia siamo molto mal messi - afferma Siniscalco, parlando a margine di un dibattito pubblico nel centro di Courmayeur - pensiamo al confronto tra Francia e Italia, due paesi molto simili: da loro la crescita è doppia (0,8% contro 0,3%) e la differenza la fa proprio la fiducia. Per questo preferisco una Finanziaria razionale e condivisa, piuttosto che la finanziaria migliore del mondo, che non conosco».

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ANSA.it Petrolio: Governo programma incontro entro fine settimana ROMA - L'emergenza caro-benzina, spinta dal prezzo choc del petrolio sui mercati internazionali, non accenna a rientrare. Ed il governo decide di mettere in agenda, già entro fine settimana, un vertice interministeriale - presente un comitato di esperti del settore - per fare il punto sulla situazione. Per cercare cioè una soluzione ad un problema che rischia di pesare sull'inflazione e sull'intera economia. Mentre l'attenzione si punta su possibili interventi in materia fiscale, come continuano ad auspicare i gestori rilanciando l'idea di trasformare l'accisa in un cuscinetto anti-fiammate dei prezzi, da Bruxelles il Ministro dell'Economia e delle Finanze Domenico Siniscalco torna a gettare acqua sul fuoco. Ricordando - al termine dell'incontro con il commissario agli Affari monetari ed economici, Joaquin Almunia - che c'è e rimane in piedi l'impegno assunto a giugno in sede Ecofin, secondo il quale nessun paese può prendere iniziative unilaterali in materia. E che, quindi, qualsiasi eventuale intervento dovrebbe essere concordato e coordinato a livello Ue. Di certo c'è comunque che in base al meccanismo di aumento dell'Iva all'aumentare dei prezzi della materia prima, lo Stato ha incassato dall'inizio dell'anno ad oggi una cifra che arriva a sfiorare i 700 milioni di euro aggiuntivi legati al caro-pieno. Un dato che spinge gli operatori del settore - gestori in prima linea - a rilanciare lo strumento fiscale come 'chiavè per affrontare l'emergenza, senza peraltro incidere sulle entrate. Roberto di Vincenzo, segretario generale della Fegica-Cisl - una delle tre organizzazioni sindacali dei benzinai - ricorda così che ammortizzare con l'accisa gli aumenti dell'Iva non inciderebbe sul ''gettitò' e avrebbe il ''pregio di calmierare i prezzi al consumo dei carburantì', contribuendo al contenimento dell'inflazione. Sulla stessa linea, anche il presidente della Erg, Edoardo Garrone, secondo il quale ''sarebbe certamente positivo se si riuscisse a trovare un modo di calmierare i prezzi nei momenti di picco: tre anni fa, quando c' era stata tensione sulla benzina, il governo aveva congelato l' iva per un periodo. Ora il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano sta studiano un meccanismo per cosiddette accise variabili. È un' ipotesi validissimà' commenta Garrone ricordando che comunque ''si tratta di una scelta di governo, che riguarda naturalmente il bilancio dello stato, ma anche di una questione tecnica. Bisogna vedere come si riesce ad impostarè'. L'aumento ''vertiginosò' dei prezzi dei prodotti petroliferi ''impone subito un intervento di riduzione significativà', fa eco il segretario della Commissione finanze, Mario Lettieri (Margherita) sottolineando che ''le accise nel nostro Paese sono le più alte d' Europà'. Ed i consumatori colgono ancora una volta la palla al balzo per ricordare come, nonostante i dati Istat e le rassicurazioni del Governo, le famiglie italiane siano costrette a mettere mano in modo sempre più pesante al portafoglio: negli ultimi 12 mesi gli italiani hanno speso 1.612 euro in più per far fronte ai ''prezzi rincaratì', anche per il caro-petrolio. Ma a smorzare il coro di chi chiede un intervento fiscale interviene anche l'economista Piero Giarda, ex sottosegretario al Tesoro: ''con quel deficit che hanno, caso mai bisognerebbe aumentarè' le tasse, spiega infatti commentando le ipotesi di intervento sulla tassazione. Dal fronte dei prezzi al consumo si registra intanto un piccolo ritocco all'insù da parte di Agip e Ip ma soo sul fronte del gasolio: +0,003 euro al litro. Ed il presidente dell'Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, coglie l'occasione per tornare a plaudire all'operato delle compagnie che - dice - ''hanno accolto l'invito del governo con un atteggiamento responsabilè'. Gli operatori - spiega - stanno infatti ritardando l'applicazione dei rincari legati alle fiammate elle quotazioni dei prodotti sui mercati internazionali. E stanno trasferendo al consumi incrementi più contenuti rispetto alle variazioni registrate sui mercati internazionali dimostrando - conclude il presidente dei petrolieri - si aver accolto l'appello del Governo che ad inizio agosto aveva inviato una lettera di 'moral suasion' alle aziende petrolifere invitandole a fare ogni sforzo possibile per contenere l'emergenza caro-prezzi. 23/08/2004

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ANSA.it Prezzi, in 12 mesi rincari per 1.612 euro a famiglia ROMA - I prezzi, nonostante i dati Istat e le rassicurazioni del Governo, aumentano e le famiglie italiane sono costrette a mettere mano in modo sempre più pesante al portafoglio: negli ultimi 12 mesi gli italiani hanno speso 1.612 euro in più per far fronte ai ''prezzi rincarati, passati da 26.061 euro di luglio 2003 agli attuali 27.673 euro (+6,2%)''. A fare i conti in tasca alle famiglie è l'Intesa dei Consumatori, ribadendo all'Istat la necessità di rivedere il paniere sul quale è calcolata l'inflazione ed al Governo di attuare ''una politica economica meno creativa, in grado di salvaguardare il falcidiato potere d'acquisto di salari, stipendi e pensionì'. ''Le voci di spesà' che nell'ultimo anno hanno ''subito i maggiori ritocchì' sono i servizi bancari, i cui costi sono cresciuti del 15,8% con un aggravio di 71 euro attestandosi così a 521 euro dai 450 di un anno prima. Seguono, continua l'Intesa consumatori (Codacons, Adusbef, Federconsumatori ed Adoc), i trasporti: il caro petrolio e l'adeguamento ad un euro dei biglietti di bus e metropolitane, hanno fatto lievitare i prezzi del 10,5% portandoli a 4.420 euro dai 4.000 di luglio 2003. Non va meglio per chi si è ammalato, con la voce sanità e salute è infatti rincarata di 139 euro. La voce abitazione (+3,4% per un totale di 6.204 euro all'anno) e quella consumi alimentari (+4,1% a 5.008 euro in un anno) fanno sì che ''per abitare la casà' servano 936 euro al mese. Quindi ''le famiglie italiane spendono in media 418 euro al mese per mangiare, 518 per le spese di abitazione, 368 euro mensili per i trasporti, 124 per sanità e salute, altrettanti per ricreazione e tempo libero, 160 euro ogni 30 giorni in abbigliamento e calzature, 66 euro per l'assicurazioni obbligatoria, 43 euro mensili per i costi di gestione di un conto corrente dall'utilizzo medio-basso che contempla 11 operazioni al mese. A tali voci pesanti, che si mangiano il 50-60% dei redditi - aggiunge l'Intesa dei Consumatori - l'Istat assegna pesi del 25-30%, ossia meno della metà''. Ecco di seguito una tabella che riporta le variazioni di prezzo verificatesi, secondo i dati dell'Intesa dei Consumatori, fra luglio 2003 a luglio 2004 (viene riportata la variazione percentuale, quella assoluta e, infine, l'importo complessivo).

================================================================ VOCE VAR. % VAR. ASSOLUTA IMPORTO ---------------------------------------------------------------- SERVIZI BANCARI +15,8% 71 euro 521 euro ELETTRICITÀ +4,3% 13 euro 313 euro GAS +4,2% 30 euro 313 euro ABBIGLIAMENTO,SCARPE +7,9% 142 euro 1.942 euro TEMPO LIBERO +3,9% 55 euro 1.455 euro BEVANDE,TABACCHI +6,7% 47 euro 747 euro MOBILI,SERVIZI CASA +7,2% 144 euro 2.144 euro SANITÀ,SALUTE +10,4% 139 euro 1.489 euro ABITAZIONE +3,4% 204 euro 6.204 euro SCUOLA,ISTRUZIONE +6,0% 24 euro 424 euro RC AUTO +6,2% 46 euro 796 euro TRASPORTI +10,5% 420 euro 4.420 euro ALBERGHI,RISTORANTI +5,7% 80 euro 1.480 euro CONSUMI ALIMENTARI +4,1% 197 euro 5.008 euro ---------------------------------------------------------------- TOTALE +6,2% 1.612 euro 27.673 euro

23/08/2004

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CORRIEREDELLASERA.it Rispetto all'anno scorso l'aumento è di circa di 35 euro Ogni studente costerà 585 euro a famiglia Se i prezzi dei libri sono cresciuti meno dell'inflazione, 1,85%, il costo per il corredo è rincarato del 10%. Un kit a prezzo fisso ROMA - Secondo i calcoli comunicati dall'Intesaconsumatori ogni famiglia italiana spenderà, per far studiare un figlio, 585 euro: 35 in più del 2003. In particolare, si spenderanno 275 euro per i libri (270 nel 2003, un aumento dell'1,85%) e 310 euro per il corredo (zaino, astuccio, quaderni), ben 30 euro in più rispetto allo scorso anno. Un aumento, quello per il corredo, superiore al 10% (+10,71%). Nel suo comunicato l'Intesaconsumatori ha anche aggiunto alcune indicazioni. NON INSEGUIRE LE MODE - In questi giorni tutte le televisioni bombardano i ragazzi con pubblicità mirate agli acquisti necessari per la scuola. L'unica soluzione è quella di non farsi condizionare dal mercato pubblicitario. Non inseguendo le mode, per alcuni prodotti del corredo si può risparmiare fino al 40%, acquistando prodotti di identica qualità. Basta non comprare gli articoli legati ai personaggi dei cartoni animati o bambole famose. DECIDERE PRIMA COSA ACQUISTARE - Nei supermercati si può risparmiare circa il 30% rispetto alla cartolibreria. Il rischio connesso ai grandi punti vendita, però, è di dissipare tutto il risparmio acquistando anche quello che non serve. Andate, quindi, con la lista dettagliata della spesa e obbligatevi a rispettarla. RINVIATE GLI ACQUISTI - Non è necessario acquistare subito tutti i quaderni, le penne ed il resto dell'occorrente: i prezzi sono destinati a scendere dopo questi iniziali mesi di boom per l'inizio dell'anno scolastico. OFFERTE PROMOZIONALI - Offerte promozionali e kit a prezzo fisso possono essere convenienti. Se non sono frutto di un accordo con le associazioni di consumatori, che fanno da garante, confrontate comunque i prezzi e controllate la qualità del prodotto, specie per lo zaino (per il quale si sconsigli in ogni caso l'acquisto, dando la preferenza al trolley). UN KIT PER RISPARMIARE - L'Intesaconsumatori d'accordo con la Federcartolai ha promosso anche un kit, acquistabile presso tutti gli esercenti che aderiscono all'iniziativa, che, per la cifra di 25 euro, fornisce un corredo completo di quaderni, penne, zaini, matite e gomme. 23 agosto 2004

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LAVOCE.info Petrolio: le cose non dette Marzio Galeotti - Professore ordinario di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Milano 23-08-2004 La folle corsa estiva del prezzo del petrolio, non ancora terminata, è stata seguita da vicino e tutti ne parlano. Il dibattito ha dimenticato o non ha sottolineato in modo sufficiente alcuni elementi, ad esempio che il prezzo reale del petrolio è molto minore oggi che nel 1973-74. Li offriamo al lettore in forma di pillole, più o meno indigeste, partendo dalle analisi tradizionali dei problemi delle risorse naturali fino a considerare il maggior costo del petrolio anche in relazione al sistema ambientale. (1) Il petrolio è e resta una risorsa scarsa. Come spiegatoci da Harold Hotelling nel 1931 (Cfr. "The Economics of Exhaustible Resources" in Journal of Political Economy), il prezzo di una risorsa esauribile è destinato ad aumentare costantemente nel tempo in funzione della sua crescente scarsità. Questo fatto non è certo di difficile comprensione. Ovviamente non sappiamo quando esattamente le riserve di petrolio si esauriranno, non sappiamo nemmeno quanto ampie esattamente siano, tra accertate e presunte, e su questo punto il dibattito tra pessimisti e ottimisti s’infiamma in tutte le occasioni come in quella attuale. Il punto che va rilevato, tuttavia, e che a nostro modesto parere non è stato ripetuto abbastanza, è che nel medio-lungo periodo il prezzo del petrolio è destinato ad aumentare. Naturalmente, quanto appena detto non implica che l’oro nero, toccati i 50 dollari a barile, non possa scendere. Ciò è possibile, anzi probabile. (2) Ciò che conta è il prezzo reale del petrolio, il suo prezzo rapportato al livello generale dei prezzi del paese che lo consuma. Troppo spesso si fanno comparazioni con le quotazioni in dollari di un barile di greggio a prezzi correnti. I livelli di prezzo raggiunti durante il primo shock petrolifero del 1973-74, fatti i debiti calcoli, equivalgono ad un prezzo oggi di circa 80 dollari, ben lontano dunque dalle quotazioni attuali. Ancora più elevato in termini reali era stato il prezzo del greggio durante la seconda crisi petrolifera, quella della guerra Iran-Iraq del 1979-81. Quindi i prezzi attuali non sono affatto senza precedenti, come scritto da alcuni. (3) L’impatto degli aumenti del prezzo del petrolio su inflazione e crescita economica, si potrebbe riassumere nel seguente adagio: l’aumento del prezzo del petrolio fa molto male all’economia, la discesa del prezzo fa bene, ma non molto. Su questo si leggono in questi giorni molti numeri in libertà sull’impatto. Ad esempio, il sottosegretario all’Economia Gianluigi Magri ha parlato di una riduzione del Pil dello 0,3%, mentre il suo collega, Giuseppe Vegas ha posto l'accento, sulla base presumiamo, delle stesse informazioni possedute da Magri, che i pericoli per la crescita sarebbero minimi. Quel che conta rilevare è che sembra esserci un’asimmetria negli effetti che variazioni del prezzo del greggio hanno sul PIL. Diversi studi, nella maggior parte riguardanti gli Stati Uniti, ma anche altri paesi, Italia inclusa, documentano che l’impatto negativo (sul reddito) di un aumento di prezzo del petrolio è quantitativamente più consistente dell’impatto positivo di un’analoga riduzione di prezzo. Questa è una nota non piacevole ma importante per comprendere meglio i meccanismi che legano le grandezze economiche in questione e soprattutto per informare nel miglior modo le politiche a riguardo. Un altro importante caso di (ampiamente) documentata asimmetria è quella che contrappone il prezzo del greggio a quello dei carburanti, a cominciare dalla benzina. Di questo aspetto i giornali si sono regolarmente occupati. (4) La relazione negativa tra crescita economica e prezzo del petrolio (basso prezzo del greggio = elevata crescita, prezzo elevato = crescita ridotta) è destinata a perdurare. Ciò avverrà fino a quando le modalità di produzione e consumo saranno basate sull’impiego dei combustibili fossili, petrolio in primis, che li rende beni necessari. L’affrancamento dello sviluppo economico dal petrolio si avrà solo con il risparmio energetico e soprattutto con la diversificazione verso fonti energetiche alternative. Ma quel momento oggi appare ancora molto lontano. (5) L’ambiente e la crescita del prezzo del greggio. In termini di minori emissioni di gas serra quali il CO2 il primo shock petrolifero ha fatto più di tutti gli altri

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provvedimenti e comportamenti "virtuosi" che si sono susseguiti da allora. L’aumento del prezzo del petrolio svolge lo stesso ruolo di una tassa ambientale che ha lo scopo di contenere le emissioni dannose. Allora forse l’altra faccia della medaglia di questi aumenti di prezzo sarà una reazione favorevole all’ambiente: forse è una magra consolazione ma è un aspetto da non dimenticare. Qui confessiamo di avere sentimenti misti di fronte alla notizia che la Cina, così vorace d’energia in questi tempi, diminuirà la sua domanda di greggio: la Cina ha, infatti, deciso di costruire nuove centrali elettriche per una produzione pari a quella dell’intera Gran Bretagna, ma saranno centrali a carbone, che non è petrolio ma è notoriamente il più inquinante delle fonti fossili. (6) Perché ridurre le imposte? Allo stesso modo della tassa, pagare di più il petrolio fa sì che chi inquina percepisca il costo della sua attività (ne "internalizzi" il costo). In questa cornice va valutata la proposta di intervenire sulle accise per mantenere il prezzo dell’energia, e dei carburanti in particolare, allo stesso livello antecedente l’aumento. In realtà, nel settore dei trasporti il maggiore prezzo del carburante serve a far pagare l’inquinamento ed il congestionamento del traffico proprio ai responsabili di tali effetti. Ancorché al margine, l’aumento del prezzo di benzina e gasolio dovrebbe contribuire a spostare sul traffico ferroviario parte dello scambio delle merci e ad adottare modalità più efficienti di trasporto delle persone abolendo, ad esempio, i viaggi meno necessari. E ciò con buona pace delle associazioni dei consumatori. ANSA.it Caro-petrolio: verso stangata bollette, +50 euro a famiglia ROMA - Allarme bollette: nei prossimi due trimestri le famiglie italiane rischiano una vera e propria stangata con un rincaro della spesa per la luce ed il gas - legata ai record del petrolio - che, su base annua, potrebbe superare i 50 euro. Secondo le prime stime del Rie (Ricerche Industriali Energetiche di Bologna) nello scenario ''più ottimistà', ovvero con il brent che si riporti a fine anno sui 37 dollari, dal primo ottobre scatterà per la luce un rincaro del 3% cui ne seguirà uno del 2% dal primo gennaio 2005 per un totale di 20 euro in più su base annua. Per il gas dal primo ottobre, invece, il rincaro è atteso sul 2% per poi registrare un nuovo aumento del 2,5% dall'inizio del 2005 con un aggravio complessivo di 30 euro a famiglia. Se le previsioni del Rie dovessero essere confermate dagli aggiornamenti che l'Authority per l'Energia compie ogni tre mesi per adeguare le tariffe all'andamento del costo dei combustibili, una famiglia tipo (2.700 chilowattora di elettricità e 1.400 metri cubi di gas consumati in un anno) dovrebbe così mettere in budget una spesa di 50 euro in più. Un aggravio che potrebbe addirittura salire ancora, sfondando i 120 euro, nel caso di uno scenario ''meno ottimisticò', con un andamento del petrolio, cioè, nei prossimi mesi sui livelli attuali. Nel caso in cui il brent si mantenesse sui 40-42 dollari - fa notare Davide Tabarelli esperto del Rie - i rincari nelle prossime bollette sarebbero infatti assai più consistenti e minerebbero la spesa delle famiglie per l'intero 2005. Considerando un greggio a 42 dollari a fine d'anno per la luce si registrerebbero rincari del 3% ciascuno nei prossimi due trimestri, del 2% nel secondo quarto del 2005 e del 2,2% in quello successivo: con il risultato che solo per la bolletta elettrica l'aggravio per ogni famiglia sarebbe di quasi 40 euro su base d'anno. Un aumento a cui si aggiungerebbero oltre 80 euro in più per quanto riguarda il gas: se si verificasse, infatti, lo scenario ''meno ottimistà', spiega Tabarelli, per il metano di registrerebbero aumenti, successivi, oltre il 2% in tutti i prossimi 4 trimestri, per un totale che supererebbe gli 80 euro di spesa aggiuntiva su base annua. 24/08/2004

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TGFin 24/8/2004 Il petrolio fa meno paura Le quotazioni scendono sotto i 46 $ Il petrolio scende sotto i 46 dollari sul mercato di New York e l'allarme sembra davvero cessato. L'incubo dei 50 dollari al barile ora appare più lontano. L'export di oro nero dall'Iraq è tornato ai suoi livelli massimi nonostante i rinnovati scontri a Bassora con i miliziani di Al Sadr e le petroliere caricano il greggio al ritmo di due milioni di barili al giorno. Così anche i mercati finanziari tirano il fiato. Insomma, il ritorno all'attività degli oleodotti nel Sud dell'Iraq, sabotati nei giorni scorsi, e alcune vendite hanno aiutato le quotazioni del greggio a tornare a livelli più accettabili. Ma nè la travolgente domanda globale di petrolio, nè la speculazione degli hedge fund, nè il caso Yukos danno ancora tregua al mercato. Che infatti rimane ancorato a quotazioni superiori di ben 10 dollari a quelle di giugno, e secondo molti analisti ha soltanto preso un pò d'ossigeno, pronto a infiammarsi nuovamente alle prime avvisaglie d'instabilità in Iraq. Dall'altra parte, c'è da considerare che i mercati finanziari, nei giorni "caldi" delle quotazioni record del petrolio, non si sono lasciati andare al panic selling ma hanno contenuto le perdite. I prezzi del petrolio dunque ora sono in flessione. Le forze di coalizione in Iraq sono dunque riuscite a ripristinare le esportazioni riparando gli oleodotti sabotati del sud del Paese: il greggio smerciato attraverso i terminali meridionali, per i quali passa gran parte dell'export iracheno, è tornato a 2 milioni di barili al giorno dopo essere stato dimezzato per due settimane. A far da calmiere ai prezzi anche la ripresa del pompaggio dell'oleodotto di Kirkuk, che ora viaggia alla metà del suo potenziale e cioè circa 450mila barili al giorno. Ma a Najaf gli scontri vanno avanti senza sosta fra i militari Usa e i ribelli sciiti di al-Sadr, che ora minacciano apertamente di attaccare la produzione petrolifera. E a peggiorare il quadro ci ha pensato la Yukos. La maggiore compagnia petrolifera russa, fiaccata da un aspro contenzioso con lo Stato che rivendica due tranche di tasse arretrate da 3,4 miliardi di dollari ciascuna, ha ridotto del 4,5% le previsioni di produzione per quest'anno. Il "Financial Times", poi, ha scritto che la Yukos è di nuovo entrata nel mirino del fisco russo, che starebbe considerando di chiederle fino a 3 miliardi di dollari per ulteriori arretrati fiscali. Un'iniziativa che, se confermata, potrebbe aprire la strada alle dismissioni del gruppo, con probabili conseguenze sulla sua possente produzione, stimata in circa 1,7 milioni di barili al giorno. L'affare Yukos, del resto, è stata l'oggetto principale della telefonata fra il presidente Usa Bush e quello russo Putin, che hanno parlato della situazione in Iraq, in Afghanistan e di iniziative in cantiere per sviluppare "la cooperazione in materia energetica" tra Mosca e Washington. E Bush ha annunciato che Putin è consapevole della necessità di tenere sotto controllo i prezzi petroliferi. Ma gli istituti di analisi energetica continuano a vedere nero. A partire dal Centre for Global Energy Studies, voluto a Londra dallo sceicco ed ex ministro del Petrolio Saudita Ahmed Yamani: "Anche se l'offerta di greggio sta aumentando" si legge nel report mensile dell'istituto "la domanda continua a marciare spedita, lasciando le scorte vicine ai minimi operativi". Con quattro scenari possibili: quello di base prevede un rallentamento della domanda di greggio, con il Brent sopra i 40 dollari nel corso dell'inverno, per poi raffreddarsi a circa 33 dollari nel secondo trimestre del 2005. Quello pessimistico, invece, ipotizza nuovi e durevoli danni agli impianti iracheni, un avvitamento della situazione in Venezuela o un inverno particolarmente freddo, fino a una debacle della Yukos. Se una di queste ipotesi dovesse avverarsi, gli analisti del Cges si aspettano "prezzi medi (per il Brent, ndr) sopra i 53 dollari al barile nel primo trimestre 2005", con un successivo calo a oltre 40 dollari a partire dal trimestre aprile-giugno.

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CORRIEREDELLASERA.it Progetto allo studio del ministero delle attività produttive Sms e notiziari alla radio contro il caro benzina L'idea è quella di combattere l'aumento dei prezzi segnalando i distruibutori dove si può fare il pieno risparmiando ROMA - Il caro benzina si combatte con la concorrenza. È questa l'idea alla base di uno studio del ministero delle Attivitá Produttive: Sms, Internet e messaggi radio per aiutare gli automobilisti a combattere il caro-benzina, per sapere dove il pieno è più vantaggioso e i gestori praticano il prezzo migliore? Presto basterà un semplice «messaggino» per indicare chi fa i prezzi più bassi in città e fuori. Il ministero sta valutando la possibilità di accordi con le maggiori società telefoniche. NOTIZIARI ALLA RADIO - Oltre agli sms si sta esaminando la possibilitá di utilizzare media quali la radio, per esempio inserendo le notizie sul costo dei carburanti nei programmi giornalieri di aggiornamento sul traffico o anche pubblicandoli on-line in modo che prima di mettersi in viaggio gli automobilisti possano sapere dove il pieno costa meno. LA STRATEGIA DELLA TRASPARENZA - Il meccanismo cui lavorano i tecnici si ispira al sistema in vigore in Gran Bretagna dove l'Authority di settore ha imposto la massima trasparenza sui prezzi di gasolio e verde per assicurare agli automobilisti la possibilitá di un confronto su base giornaliera in cittá e fuori. Con questa strategia che in sostanza pubblicizza chi pratica i prezzi più bassi - ma si pensa anche di rendere noto chi invece ha il listino più caro - si potrebbe innescare una sorta di meccanismo virtuoso. 24 agosto 2004 GIORNALEDIBRESCIA.it Intesaconsumatori ha calcolato il peso dei rincari di un anno sui bilanci familiari La vita costa 1.600 in più La mappa dei rincari dalla benzina alle spese bancarie ROMA - Le famiglie italiane hanno speso in media 1.612 euro in più dal 31 luglio 2003 al 31 luglio 2004, per far fronte ad un’ondata di rincari, con un aumento calcolato in un +6,2 per cento in soli 12 mesi. È quanto sostiene Intesaconsumatori, secondo la quale le voci di spesa che hanno subito maggiori «ritocchi» vanno, dai servizi bancari, i cui costi sono cresciuti del 15,8 per cento con un aggravio di 71 euro attestandosi a 521 euro dai 450 di 1 anno prima, ai trasporti, rincarati del 10,5 per cento, certamente dovuto al caro petrolio ed all’adeguamento ad 1 euro dei biglietti per bus e metropolitane e passati da 4.000 a 4.420 euro, a sanità e salute (+10,4 per cento) con un aggravio di 139 euro ed una spesa annua passata da 1.350 a 1.489 euro, fino ad abbigliamento e calzature che registra un + 7,9 per cento con un rincaro di 142 euro ed un costo annuo pari a 1.942 euro. La voce abitazione (+3,4 per cento), passata da 6.000 a 6.204 euro, la più consistente per i bilanci familiari, sommata ai consumi alimentari (+4,1 per cento) cresciuti di 197 euro ed arrivati a 5.008 euro, pari a 418 euro al mese per mangiare, a ben 936 euro mensili per «abitare» la casa, pesano per il 42 per cento sui consumi annui generali; mentre ricreazione e tempo libero (+3,9 %), arrivate a 1.455 euro dai 1.400 di un anno prima, luce (+4,3 per cento) e gas (+4,2%) sono i rincari più contenuti. Le famiglie italiane spendono quindi in media 418 euro al mese per mangiare; 518 per spese di abitazione; 368 euro mensili per i trasporti; 124 euro di sanità e spese per la salute; altrettanti per ricreazione e tempo libero; 124 euro per alberghi ristoranti e pubblici esercizi; 162 euro ogni 30 giorni in abbigliamento e calzature; 66 euro (2,2 euro al giorno) per l’assicurazione obbligatoria; 43 euro mensili per i costi di gestione di un conto corrente dall’utilizzo medio-basso che contempla soltanto 11 operazioni al mese, 132 movimenti bancari annui,mentre a tali voci «pesanti» che si mangiano il 50-60 per cento dei redditi, Istat assegna pesi (Rc auto, servizi bancari, spese per la casa, ecc.) del 25-30 per cento, ossia meno della metà. Intesaconsumatori chiede quindi una profonda revisione del paniere Istat per fotografare un’inflazione «reale» e non «virtuale» ed al Governo, finora assente nel monitorare e controllare prezzi e tariffe fuori controllo, una radicale inversione di tendenza ed una politica economica in grado di salvaguardare il potere di acquisto di salari stipendi e pensioni,per rilanciare così con i consumi,un ciclo economico positivo ed espansivo 24 agosto 2004

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BRESCIAOGGI.it I 40 mila studenti delle scuole superiori bresciane devono acquistare i sussidi per il nuovo anno. Giallo (risolto) sui tetti di spesa Nella cartella libri a peso d’oro Per ogni classe testi «su misura». Per tutte le famiglie un’autentica stangata di Marco Bencivenga Non bastassero i rincari annunciati (benzina, gas, luce, servizi) al rientro dalle vacanze migliaia di famiglie bresciane sono e saranno chiamate a un importante investimento: l’acquisto dei libri di testo in vista dell’ormai imminente ripresa scolastica. L’impegno è gravoso soprattutto per i 40 mila studenti delle superiori, le più «esigenti» in fatto di sussidi didattici. Valga, come esempio, il caso della classe 3ªB del liceo scientifico «Copernico» a indirizzo informatico: in vista del ritorno sui banchi ogni studente deve mettere in cartella ben 23 libri di testo, per un valore complessivo di 427,19 euro. La spesa, in realtà, è inferiore, perché 4 volumi (i manuali di latino e di disegno e due testi di inglese e storia dell’arte) fanno parte della dotazione pluriennale e sono già stati acquistati negli anni scorsi al pari della Bibbia e della Divina Commedia, «pilastri» della biblioteca personale di ogni studente, non compresi nel conto della spesa e acquistabili in edizione a scelta. Meno pesante sono la cartella e il conto della spesa per gli studenti dell’istituto tecnico commerciale «Abba»: l’investimento in questo caso è di 238,67 euro, 71 dei quali già versati l’anno scorso per i testi a lunga durata di diritto ed economia, francese e religione. Questo per la 2ªD del corso di ordinamento. Ma basta cambiare indirizzo e passare alla 3ªD del «Mercurio» per trovare altri testi e un altro importo: 278,25 euro, tutti da spendere quest’anno, essendo ormai arrivati a fine corsa i libri del primo biennio. La biblioteca di ogni studente varia da classe a classe, non solo da istituto a istituto: è l’effetto dell’autonomia di scelta che il ministero della Pubblica istruzione affida da sempre ai singoli docenti. «Tutti gli anni - spiega il professor Eros Preti, vicepreside del liceo Calini - gli insegnanti di ogni dipartimento, in pratica i diversi docenti che insegnano la stessa materia all’interno dell’istituto, si confrontano sulla validità dei testi in uso o di nuova uscita e concordano una proposta che, dopo essere passata al vaglio del consiglio di classe del quale fanno parte i rappresentanti degli studenti e dei genitori, approda per la definitiva approvazione al collegio dei docenti». La scelta dei libri di testo non diventa così un’imposizione dall’alto, ma nasce da un confronto continuo e lungo un percorso condiviso. Unici limiti imposti dal Ministero: la congruenza con il progetto formativo generale e il rispetto di un tetto massimo di spesa, seppur limitatamente alle classi prime. In proposito le norme non sono chiarissime neppure agli addetti ai lavori, dirigenti scolastici compresi, perché l’ultima circolare ministeriale di riferimento risale al 31 marzo e suscita molteplici dubbi laddove «conferma per l’anno scolastico 2004 - 2005 il prezzo massimo complessivo della dotazione libraria per ciascun anno di corso», ma soltanto per la scuola secondaria di primo grado (le Medie), senza far cenno alle Superiori, salvo evocare il decreto del 13 febbraio 2002 che imponeva un tetto di spesa per le prime, da un minimo di 198 euro per l’Istituto professionale per i servizi sociale a un massimo di 317 per il licelo classico (con un margine di tolleranza del 10% e la possibilità di spalmare su più anni il costo dei libri a lunga durata). A complicare ulteriormente le cose c’è la riforma Moratti,che ha abolito l’obbligo scolastico fino a 15 anni imposto dall’ex ministro Berlinguer (per qualcuno, di conseguenza, anche il «tetto» di spesa per gli studenti delle prime), ha modificato l’organizzazione di materne, elementari e medie, prevede il diritto-dovere allo studio fino alla maggiore età, ma non è ancora entrata concretamente in vigore nelle superiori, in attesa del relativo decreto legislativo. 24/8/2004

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BRESCIAOGGI.it Testi di seconda mano per fronteggiare il caro-libri Libraccio e Mercatone aprono la via dell’usato Attivi da settembre anche i mercatini spontanei nelle scuole È sempre più vicina la riapertura delle scuole e, con la fine delle vacanze, torna alla ribalta il problema del caro libri. L’acquisto dei testi scolastici pesa sempre di più sul bilancio delle famiglie, molte delle quali per abbattere la spesa sceglieranno anche quest’anno di rivolgersi ai tradizionali canali di vendita dei libri usati, che consentono di risparmiare cifre piuttosto consistenti rispetto al «nuovo» (anche se non mancano gli esperimenti pilota: la libreria Librelma di via Montello 47/C, per esempio, ha stipulato una convenzione con l’associazione genitori del «Tartaglia» che prevede uno sconto sull’acquisto del 10 per cento). Come sempre, saranno numerosissimi gli studenti che affronteranno lunghissime code e tante ore di attesa con le liste dei testi necessari alla mano o che approfitteranno dell’inizio delle scuole per rivendere i vecchi libri che non servono più. Come da tradizione, sono due i punti di riferimento in città per chi desidera un’alternativa all’acquisto di volumi nuovi. La frequentatissima libreria «Il Libraccio», in corso Magenta 27d (telefono 030 - 3772070), propone un risparmio del 40% rispetto al prezzo di copertina e offre, invece, il 20-30% a chi desidera rivendere i testi. Gli utenti arrivano direttamente con le liste nel punto vendita e si accodano aspettando il loro turno; non è possibile prenotare i libri, che vengono acquistati continuamente dalla libreria e la cui disponibilità varia di giorno in giorno, ma con un pòdi pazienza ci si può dotare di testi in discrete condizioni a un prezzo accettabile. Presso «Il Libraccio», aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 19 - è possibile reperire anche i testi per le scuole medie inferiori. Per chi desidera risparmiare e guadagnare ancora di più c’è anche un’alternativa: la Comunità studenti di via Castello ripropone anche quest’anno, con il patrocinio dell’assessorato comunale alla Pubblica Istruzione, il «Mercatone del libro usato», gestito da decine di giovani che si mettono volontariamente a disposizione nel periodo precedente e appena successivo all’apertura dell’anno scolastico per gestire la compravendita dei testi delle scuole superiori. Le cifre sono allettanti: il Mercatone, iniziativa senza scopo di lucro, garantisce un risparmio del 50% rispetto al prezzo di copertina, ed un’uguale cifra a chi vuole vendere i suoi testi tramite questo canale. In quest’ultimo caso il guadagno non è assicurato, ma avviene solo a volume venduto. Il «Mercatone del libro usato» (aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 12 e dalle 14 alle 17.30) inizierà la sua attività nella sede del Teatro Telaio in via Calatafimi 8/c il 30 agosto; i primi due giorni saranno dedicati esclusivamente a chi vorrà consegnare i suoi libri, mentre dal 2 al 24 settembre sarà possibile sia portare i testi che acquistarli, e dal 27 al 29 ritirare i soldi o gli invenduti. Non restano fermi sul fronte del caro libri nemmeno i giovani delle diverse realtà politiche bresciane. Dopo l’apertura delle scuole - annuncia Giuseppe Vitrano di Azione Studentesca - saranno organizzati mercatini tra studenti all’interno dei diversi istituti, un’iniziativa sperimentata già l’anno scorso dal Leonardo che ha inserito l’attività nel Piano di offerta formativa. Un’idea originale viene anche da Matteo Belloni della Sinistra Giovanile. «Il tema ci è particolarmente caro - afferma -. Dal momento che il periodo della riapertura delle scuole coincide sempre con la Festa provinciale de L’Unità, ci auguriamo dall’anno prossimo di riuscire a organizzare un mercatino direttamente in quella sede, magari aperto la mattina e il pomeriggio quando l’affluenza agli stand è meno intensa». Natalia Danesi 24/8/2004

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ALTROCONSUMO.it 25.08.2004 Inchiesta Altroconsumo sui prezzi di oltre 500 supermercati in Italia Guida alla convenienza in 40 città, possibile risparmiare oltre 900 euro Altroconsumo ha condotto un’inchiesta-guida alla spesa più conveniente in oltre 500 tra supermercati, ipermercati e hard discont in 40 capoluoghi d’Italia. Risultato: per una famiglia italiana il risparmio sonante, nel fare la spesa, è possibile, individuando il punto vendita meno caro: a Bologna in un anno, ci si può ritrovare con circa 1000 euro in più nel portafogli. I confronti sui livelli di prezzi sono stati condotti su due carrelli di spesa tipo: il primo, quello che privilegia i prodotti di marca, con 161 tipologie di prodotti alimentari freschi e confezionati e altri per l’igiene per la casa e personale; il secondo, all’insegna del prezzo più basso indipendentemente dalla marca, rilevando 114 tipologie di prodotti anche negli hard discount. I prezzi di supermercati, ipermermercati e hard discount variano da città a città a seconda del livello di concorrenza tra i punti vendita. Più questo è elevato, maggiori sono le possibilità di risparmio per le famiglie. In generale, gli ipermercati sono i più convenienti per la classica spesa di una famiglia, che includa cioé anche i prodotti di marca più venduti. Se la spesa si concentra su i prodotti dal prezzo più basso, gli hard discount non hanno rivali: il risparmio, rispetto agli iper e super, si aggira attorno al 20-30%. Tra i 40 capoluoghi italiani coinvolti nell’inchiesta, svetta Bari come la città dove è possibile fare la spesa più conveniente (4.706 euro) con un carrello che includa i prodotti di marca. In fondo alla classifica, tra le città dove tale carrello costa mediamente di più anche nel punto vendita più economico, troviamo Messina (5.666 euro) e Bolzano (5.587). Nella classifica della convenienza per una spesa tipo, dopo Bari, seguono Firenze (4.806 euro), Pisa (4.908 euro), Bologna (4.917 euro) e Verona (4.952 euro). Notevoli le possibilità di risparmio, scegliendo per un anno il punto vendita meno caro della città invece che il più caro: a Bari, per esempio, dove l’offerta commerciale è particolarmente varia, una spesa oculata in città può far risparmiare in un anno a una famiglia media 959 euro. Oltre la già citata Bologna, interessanti anche le possibilità per i consumatori di Pesaro (915 euro), Firenze (897 euro) e Brescia (727 euro). Trieste è invece la città dove la forbice del risparmio si allarga di meno: 125 euro di differenza in un anno. Nelle grandi città come Roma, Napoli e Torino sono possibili risparmi oltre i 500 euro. A Milano, invece, il livello di prezzi si è omologato, offrendo alle famiglie del capoluogo lombardo risparmi interessanti, ma più ridotti, sotto i 500 euro in un anno. L’inchiesta dà concretezza a quello che poteva sembrare uno slogan: la concorrenza fa bene al mercato; nelle città dove più punti vendita si danno battaglia sui prezzi il consumatore ha notevoli possibilità di risparmio. L’indagine di Altroconsumo sarà pubblicata sul numero di settembre del mensile omonimo, distribuito dall’associazione ai propri soci.

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INCHIESTA ALTROCONSUMO SUPERMERCATI 40 CITTÀ

Città Spesa annua presso il punto

vendita più economico

Percentuale di risparmio rispetto al punto vendita

più caro

Risparmio annuo rispetto

al punto vendita più caro

BARI € 4,706 20% € 959FIRENZE € 4,806 19% € 897PISA € 4,908 10% € 475BOLOGNA € 4,917 20% € 981VERONA € 4,952 16% € 781VENEZIA € 5,001 14% € 705PESCARA € 5,083 14% € 695LATINA € 5,089 11% € 562LIVORNO € 5,147 10% € 530PERUGIA € 5,155 11% € 584NAPOLI € 5,157 10% € 538PESARO € 5,157 18% € 915CUNEO € 5,186 7% € 374TORINO € 5,202 11% € 585PALERMO € 5,206 11% € 558ANCONA € 5,207 10% € 509SALERNO € 5,213 11% € 591NOVARA € 5,223 9% € 455BRESCIA € 5,223 14% € 727RIMINI € 5,229 10% € 528ROMA € 5,239 13% € 706PADOVA € 5,263 10% € 547UDINE € 5,272 11% € 559LA SPEZIA € 5,284 9% € 459CAMPOBASSO € 5,286 6% € 291CAGLIARI € 5,291 13% € 697CASERTA € 5,312 7% € 388CATANZARO € 5,341 5% € 273VITERBO € 5,343 9% € 462L'AQUILA € 5,346 12% € 630GENOVA € 5,346 12% € 623BERGAMO € 5,348 10% € 540POTENZA € 5,364 3% € 180MILANO € 5,370 9% € 477AOSTA € 5,412 5% € 287TRIESTE € 5,438 2% € 125TRENTO € 5,446 9% € 491REGGIO CALABRIA € 5,516 4% € 208BOLZANO € 5,587 6% € 317MESSINA € 5,666 3% € 175

Fonte: Altroconsumo, settembre 2004

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CORRIEREDELLASERA.it Bari la città meno cara, Bolzano quella con i costi più alti Risparmi fino a 1.000 euro con una spesa oculata L'inchiesta condotta da Altroconsumo ha evidenziato notevoli differenze di prezzo tra i punti vendita di una stessa città ROMA - Nelle città dove la concentrazione di punti vendita è maggiore, la guerra tra gli stessi per accapparrarsi i clienti è molto serrata. Il risultato è un vantaggio reale per il consumatore. Il quale, secondo un'indagine condotta da Altroconsumo, può arrivare a risparmiare in un anno anche 1.000 euro. IL METODO D'INDAGINE - È quanto emerge da un'inchiesta-guida di Altroconsumo sulla spesa più conveniente in oltre 500 tra supermercati, ipermercati e hard discount in 40 capoluoghi d'Italia. I confronti sui livelli di prezzi sono stati condotti su due carrelli di spesa tipo: il primo, quello che privilegia i prodotti di marca, con 161 tipologie di prodotti alimentari freschi e confezionati e altri per l'igiene per la casa e personale; il secondo, all'insegna del prezzo più basso indipendentemente dalla marca, rilevando 114 tipologie di prodotti anche negli hard discount. DIFFERENZE DA CITTÀ A CITTÀ - I prezzi di supermercati, ipermermercati e hard discount variano da città a città a seconda del livello di concorrenza tra i punti vendita. Più questo è elevato, maggiori sono le possibilità di risparmio per le famiglie. In generale, gli ipermercati sono i più convenienti per la classica spesa di una famiglia, che includa cioè anche i prodotti di marca più venduti. Se la spesa si concentra su i prodotti dal prezzo più basso, gli hard discount non hanno rivali: il risparmio, rispetto agli iper e super, si aggira attorno al 20-30%. FORBICE DEL RISPARMIO - Tra i 40 capoluoghi italiani coinvolti nell'inchiesta, svetta Bari come la città dove è possibile fare la spesa più conveniente (4.706 euro) con un carrello che includa i prodotti di marca. In fondo alla classifica figura Messina (5.666 euro) e Bolzano (5.587). Notevoli le possibilità di risparmio, scegliendo per un anno il punto vendita meno caro della città invece che il più caro: a Bari, per esempio, dove l'offerta commerciale è particolarmente varia, una spesa oculata in città può far risparmiare in un anno a una famiglia media 959 euro. Trieste è invece la città dove la forbice del risparmio si allarga di meno:125 euro di differenza in un anno. Nelle grandi città come Roma, Napoli e Torino sono possibili risparmi oltre i 500 euro. A Milano, invece, il livello di prezzi si è omologato, offrendo alle famiglie del capoluogo lombardo risparmi interessanti, ma più ridotti, sotto i 500 euro in un anno. 25 agosto 2004

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GIORNALE.it Scuola: aumentano i prezzi dei libri di testo Pronti per il rientro a scuola a settembre: anche quest’anno al posto delle previsioni, gli editori portano risposte certe, e fin da ora, sugli aumenti dei prezzi dei libri scolastici. In base all’analisi effettuata per il secondo anno consecutivo da Ispo per l’Associazione Italiana Editori (AIE) su cifre reali di listino dei 33.811 libri di testo presenti in commercio, emerge così che nel 2004 i prezzi hanno subito un incremento medio dell’1,16%. Un dato non solo sotto il tetto dell’inflazione ma inferiore persino ai rincari medi del 2003, quando già si registrava un +1,35%, nettamente inferiore anch’esso all’inflazione dell’anno scorso. Per la scuola media di I grado l’analisi rileva un incremento dei libri di testo dell’1,56% (nel 2003 era dell’1,78%), un “crollo” dei prezzi dei dizionari/atlanti (l’incremento medio dei prezzi di questi prodotti, infatti, passa dall’1,71% dell’anno scorso allo 0,76% di quest’anno) e una sostanziale stabilità nei prezzi dei libri di supporto. Accentuazioni al ribasso anche per i testi destinati alle scuole secondarie superiori: libri di testo e di supporto registrano un incremento dei prezzi 2004 dell’1,32% (nel 2003 era dell’ +1,56%), atlanti e dizionari passano dall’1,49% del 2003 allo 0,88% del 2004. Le materie con i maggiori aumenti? L’indagine conferma:le materie scientifiche: scienze, biologia e chimica segnano lo 0,05% in meno, matematica solo lo 0,02%. L’incremento di spesa per i testi di lingue straniere è invece inferiore dello 0,43% rispetto allo scorso anno, seguito dai testi di greco e latino (-0,26%) da storia e geografia (0,17% in meno) e dall’italiano (-0,13%). Insomma oltre il 60% dei libri scolastici presenti in commercio (il 61% del 2004 rispetto al 55% del 2003) ha registrato prezzi stabili o addirittura inferiori all’anno precedente. Il 14% ha evidenziato un aumento inferiore al 2,5%, il 16% un incremento del 2,5%-3% e il 9% (era l’11% nel 2003) un aumento superiore del 3%. Si tratta di dati reali, non di semplici previsioni, che interessano l’intero universo dei titoli in commercio, in base ad analisi accurate di listino – ha dichiarato il presidente del Gruppo Editoria Scolastica dell’Associazione Italiana Editori (AIE), Roberto Gulli – È evidente che i libri scolastici hanno avuto un incremento ben più basso del costo della vita: gli editori confermano la tendenza ad un’attenzione al controllo dei prezzi, a fronte dei problemi più generali dei rincari. E se si parla di caro-scuola, per una volta l’attenzione si sposta sugli aumenti per il settore degli zaini e della cancelleria tanto è vero che anche le amministrazioni locali stanno facendo accordi con i commercianti per “pacchetti” poco costosi. In collaborazione col Movimento Difesa Consumatori 25 Ago 2004

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TGFin 25/8/2004 Gas e luce, allarme rincari Almeno 50 euro in più di spese all'anno Il caro-petrolio farà scattare molto presto i i maxiaumenti per le bollette di gas e luce. Nei prossimi due trimestri per le famiglie italiane si prepara una stangata che peserà per 50 euro all'anno sul nostro portafogli. L'allarme viene dal centro Rie (Ricerche industriali energetiche) di Bologna, che prevede per la luce un rincaro del 3% dal primo ottobre, del 2% dal primo gennaio, per il gas un iniziale più 2%, seguito da un ritocco del 2,5%. E, secondo le prime stime del Rie, non sarebbe questo lo scenario "più pessimistico", in quanto queste previsioni di aumenti sono elaborate sulla base del ritorno del Brent a fine anno su valori intorno ai 37

dollari. Se così non fosse, i ritocchi sulle tariffe potrebbero essere anche peggiori. E se le previsioni del Rie dovessero essere confermate dagli aggiornamenti che l'Authority per l'Energia compie ogni tre mesi per adeguare le tariffe all'andamento del costo dei combustibili, una famiglia tipo (che consuma 2.700 chilowattora di elettricità e 1.400 metri cubi di gas consumati in un anno) dovrebbe così mettere in bilancio una spesa di 50 euro in più. RITOCCHI TRA I 50 E I 120 EURO L'ANNO Ma l'aggravio potrebbe salire ulteriormente, sfondando i 120 euro, nel caso di uno scenario "meno ottimistico", vale a dire con un andamento del petrolio che si aggirasse, nei prossimi mesi, sui livelli attuali. "Nel caso in cui il Brent si mantenesse sui 40-42 dollari" fa notare Davide Tabarelli, esperto del Rie "i rincari nelle prossime bollette sarebbero infatti assai più consistenti e minerebbero la spesa delle famiglie per l'intero 2005".

LO SCENARIO PIÙ PESSIMISTICO "Considerando un greggio a 42 dollari a fine d'anno" continua l'esperto "per la luce si registrerebbero rincari del 3% ciascuno nei prossimi due trimestri, del 2% nel secondo quarto del 2005 e del 2,2% in quello successivo: con il risultato che solo per la bolletta elettrica l'aggravio per ogni famiglia sarebbe di quasi 40 euro l'anno. Un aumento a cui si aggiungerebbero oltre 80 euro in più per il consumo di gas gas: se si verificasse, infatti, lo scenario peggiore, per il metano si registrerebbero aumenti, successivi, oltre il 2% in tutti i prossimi 4 trimestri, per un totale che supererebbe gli 80 euro di spesa aggiuntiva su base annua". "Le stime elaborate sono le migliori realizzabili in questo momento" spiega ancora l'esperto, ricordando che le previsioni si basano sul tradizionale sistema di calcolo dell'aggiornamento usato dall'Authority che, per l'energia elettrica, prende come riferimento l'andamento del costo della materia prima nei sei mesi precedenti mentre per il gas considera i nove mesi precedenti. MA POTREBBE INTERVENIRE ANCHE IL GOVERNO... "Nelle stime" continua "non si valuta cioè l'entrata in funzione della Borsa elettrica che tende a trasferire immediatamente le fiammate dei prezzi della materia prima, minimizzando l'effetto calmierante previsto dal calcolo dell'Authority". Ovviamente "ogni previsione non tiene conto di possibili decisioni dell'Authority che potrebbe, come a volte accaduto in passato, decidere di trasferire solo parte degli aumenti legati all'andamento dei combustibili sulle piazze internazionali, ammortizzandone l'impatto attraverso altre voci che gravano sulla tariffa finale per i consumatori". E, ancora, Tabarelli ricorda anche la possibilità di un intervento del governo che potrebbe decidere, come accade nell'agosto 2002, di congelare gli aumenti per contenere l'effetto sul caro-vita.

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PANORAMA.it “Ferrovie, tariffe da aumentare" 25/8/2004 Un aumento delle tariffe ferroviarie viene visto quasi come "fisiologico" dal manager delle Ferrovie dello Stato Elio Catania. Che ritiene il rincaro del biglietto un semplice adeguamento alla qualità del servizio prestato. Ma su una linea esattamente opposta si pongono le associazioni che tutelano i consumatori Le tariffe ferroviarie potrebbero presto aumentare, già entro la fine dell'anno. L'ipotesi è stata ventilata da Elio Catania, presidente nonché amministratiere delegato delle Fs, nel corso di una conferenza stampa al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. "La definizione delle tariffe è prerogativa del governo e lascio a loro la decisione, ma un loro riallineamento è necessario" ha dichiarato Catania. Che a chi gli chiedeva se ci fosse già una esplicita richiesta a Berlusconi di modifica dei prezzi, ha sottolineato che con l'esecutivo "c'è un dialogo continuo". 4 BUONE RAGIONI Ad ogni modo, ci sono almeno quattro buone ragioni per un "riallineamento" delle tariffe delle Ferrovie dello Stato, che sono ferme dal 2001. Catania, neo presidente della società (è in carica dallo scorso maggio), le indica ricordando innanzitutto come la "revisione" delle tariffe sia "una prerogativa del governo". Parlando dei motivi per rivedere il prezzo dei biglietti ferroviari, Catania indica il fatto che "sono fermi dal 2001, è aumentata la qualità dell'offerta, ci avviciniamo ad una piena liberalizzazione, e che, per promuovere una cultura d'impresa è necessario adattare a livello di mercato le tariffe". Il presidente di Ferrovie ha anche ricordato che le nostre tariffe "sono inferiori del 50% alla media europea". Il blocco delle tariffe è stato deciso da un provvedimento del governo del settembre 2002 e da allora mai più autorizzato. E proprio dal Governo ariva il primo... nì alla proposta di Catania. Se da parte sua, il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi smorza gli entusiami: sì può fare ma non da subito, dal Tesoro arrivano notizie contrastanti. Alcune fonti del ministero si dicono disponibili al ritocco. Indiscrezioni subito smentite dal titolare del ministero di via XX settembre, Domenico Siniscalco, con un comunicato diffuso a stretto giro di agenzia. LE REAZIONI Aumenti in arrivo? I consumatori esprimono "assoluta contrarietà". Elio Lannutti, presidente di Adusbef e IntesaConsumatori, contesta la tesi secondo cui i prezzi dei biglietti ferroviari sarebbero fermi dal 2001 e anzi fa notare come in questi ultimi tre anni "a livello regionale ci sono stati rincari dal 7 al 15%, dunque 3-4 volte superiori all'inflazione". All'ennesimo colpo alle tasche degli italiani, Lannutti non ci sta: "In una fase in cui ci sono stati aumenti per 1.600 euro sui bilanci familiari, se si aumentano anche le tariffe ferroviarie - conclude il presidente di IntesaConsumatori- il rilancio dei consumi ce lo scordiamo".

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CORRIEREDELLASERA.it I consumatori: richiesta ingiustificata «Tariffe da rivedere»: le Fs battono cassa Catania: un aumento necessario, ma sarà il governo a decidere Il Tesoro: idee stravaganti RIMINI - Le Ferrovie chiederanno al governo di rivedere le tariffe, naturalmente verso l'alto. Lo ha annunciato Elio Catania, l'ex supermanager Ibm da un paio di mesi catapultato alla guida delle Ferrovie dello Stato. «Il ritocco è prerogativa del governo - ha precisato Catania durante i lavori del meeting - da parte mia posso dire che ci sono almeno quattro motivi perché questo avvenga». In sintesi: i prezzi dei biglietti sono fermi dal 2001; è aumentata la qualità dell'offerta; sono inferiori di circa la metà rispetto alla media europea; ci avviciniamo a una piena liberalizzazione e occorre adeguare i prezzi per tempo. Il ministero dell'Economia, indirettamente, commenta che si tratta di una ipotesi «fuori luogo». Ma non è rivolto a Catania, il quale aveva affermato che sul tema «vi è un dialogo continuo con l'esecutivo». È diretta invece all'agenzia Ansa che, citando fonti del Tesoro, ammetteva che «se il discorso è posto correttamente, si può discutere dell'aumento affrontando, però, il miglioramento del servizio in prospettiva». La fonte del Tesoro concludeva dicendo che la «richiesta va approfondita, ma Catania è partito con il piede giusto». Anche il ministro dei Trasporti Pietro Lunardi, presente al meeting, non si è detto pregiudizialmente contrario, anzi. «Le tariffe ferroviarie - ha affermato - si possono alzare, anche se non a breve». REAZIONI - In un momento così caldo sul fronte dei prezzi, immediatamente sono fioccate le reazioni. Per i sindacati, in particolare l'Ugl, si tratta di una richiesta «assolutamente fuori luogo». L'associazione dei consumatori Adusbef fa i conti in casa delle Ferrovie e calcola che in tre anni a livello regionale le tariffe ferroviarie sono aumentate del 15% mentre la qualità è peggiorata. In serata, per fare chiarezza sulla vicenda, è intervenuto personalmente il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, che in una nota commenta di voler «sapere chi sono le fonti del Tesoro che da tempo producono le idee più stravaganti, l'ultima delle quali è quella sulle Ferrovie». Archiviata la questione dei biglietti ferroviari, ritorna quella dei pedaggi stradali lanciata due settimane fa da Lunardi. «Non c'è meta senza strada, infrastrutture e sviluppo»: questo il tema messo in agenda dagli organizzatori per affrontare il problema degli investimenti in strade e ferrovie. Lunardi ha garantito che nella prossima Finanziaria non ci sarà nessun taglio alle opere strategiche, mentre l'amministratore delegato di Autostrade, Vito Gamberale, a proposito di finanziamenti, si è detto "sorpreso" per l'allegato all'ultimo Dpef che prevede un contributo pubblico ad alcune autostrade come la Torino-Milano di Marcellino Gavio. «Spero sia una svista», ha osservato. Roberto Bagnoli 26 agosto 2004

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BRESCIAOGGI.it Giovedì 26 Agosto 2004 BRESCIA E GLI AUMENTI. La corsa al rialzo del petrolio finirà col riflettersi sui prezzi del gas e dell’energia elettrica Caro-bollette, scatta l’allarme Per le famiglie rincari autunnali del 3-4%, le acciaierie le più penalizzate di Mario Mattei Fa sempre più paura il caro petrolio. E sembra che gli effetti dell’escalation del prezzo dell’oro nero, oltre a quelli immediati che già si verificano ogni giorno presso i distributori di carburante, possano avere ripercussioni negative a breve anche nelle bollette di energia elettrica e gas. Uno studio del Rie, l’istituto bolognese che si occupa di ricerche industriali ed energetiche, prospetta un rincaro che darà parecchi grattacapi alle tasche degli italiani: è stato ipotizzato che per l’anno prossimo ci potranno essere aumenti su base annua nell’ordine dei 50-100 euro per i consumi domestici di ogni famiglia, con dei rincari che potranno sfiorare il 5%. E Brescia? C’è poco da fare: lo studio indica che i dati riguardanti città e provincia poco si discostano da quelli nazionali. L’ipotesi è stata tracciata sulla media del prezzo del greggio degli ultimi sei mesi per l’elettricità e degli ultimi nove per il gas; un’ipotesi che tra l’altro si inserisce tra quelle più ottimistiche, così come spiegato da Davide Tabarelli, l’economista del Rie che si è occupato della ricerca: «È chiaro che se l’escalation del petrolio non arrestasse la sua corsa i rincari potrebbero anche essere superiori, ma se il petrolio nei prossimi tempi ritornasse a livelli accettabili, intorno ai 37-38 euro, gli aumenti si aggireranno su quelle cifre. L’Autorità comunicherà nei prossimi giorni le sue decisioni, ma è probabile che il trimestre ottobre-novembre-dicembre registrerà rincari in bolletta del 3-4%». Questo per una famiglia media, che in Italia consuma circa 1400 metri cubi di gas e 1300 Kw/h: «Credo - aggiunge Tabarelli - che chi più e chi meno ci rimetteranno tutti. Tra l’altro quest’anno si è rivalutato anche il dollaro, e questo ha contribuito ad un’ulteriore impennata del prezzo del petrolio. Gli effetti adesso sono sotto gli occhi di tutti».Tabarelli inoltre indica due peculiarità della situazione di Brescia: «In primo luogo credo che la zona bresciana, che conta un gran numero di acciaierie, potrebbe avere rincari in questo settore del dieci per cento, magari anche del venti, e dovrà inoltre subire, in questa fetta di mercato, la concorrenza di Francia e Germania che spendono meno della metà per l’energia. Ma voglio anche sottolineare che un’azienda quale Asm, un modello di riferimento per tutti in Italia, potrebbe far risparmiare qualcosa ai bresciani; si tratterà di frazioni di euro, ma questo è indice del buon lavoro di Asm». Il cui ufficio stampa, contestualmente a sdrammatizzare la situazione, fa sapere che paradossalmente potrebbe avere dei vantaggi dalla crescita del prezzo del petrolio dal momento che oltre il 50% della propria produzione energetica deriva da altre fonti (rifiuti, biologico, idroelettrico). Enel invece, che fornisce energia ai circa 2/3 del territorio bresciano, è preoccupato: «Gli aumenti non saranno indifferenti e purtroppo c’è la possibilità che si facciano sentire in maniera decisa nelle tasche dei cittadini», è la paura espressa dall’Urp dell’Ente. Enel e Asm comunque, per adesso, non hanno ancora avuto alcuna comunicazione ufficiale da parte dell’Autorità che intanto, da Milano, fa sapere che «fino a fine settembre si può stare tranquilli, dal momento che gli aggiustamenti verranno fatti solo per l’ultimo trimestre dell’anno e quindi verranno comunicati alla fine del mese prossimo. Crediamo che però il 5% prospettato dallo studio sia esagerato; pensiamo che gli aggiustamenti possano stare al di sotto di questa soglia. Per il 2005 se ne riparlerà per la fine dell’anno». Tutto, dunque, va ricondotto all’aumento dell’oro nero, e la critica situazione internazionale non permette di esprimere giudizi definitivi. Gli analisti così possono sbizzarrirsi in previsioni, a volte azzardate: qualcuno preferisce non essere pessimista e sostiene che il prezzo del greggio tornerà sui trenta euro, ai livelli di un anno e mezzo fa; per qualcun’altro la crescita sarà inarrestabile e se i cinesi non si fanno problemi e dicono di essere tranquillamente disposti a comprare il greggio a cinquanta e più dollari al barile si capisce come il settore energetico stia vivendo una delle sue fasi più delicate. E, a rimetterci, come sempre, saranno i cittadini.

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Federconsumatori: allargare le rilevazioni alla provincia «Tutti si stupiscono degli effetti della crescita del prezzo del petrolio, ma in pochissimi cercano di analizzarne le cause. E credo se la situazione irachena non si risolverà al più presto ci sarà ben poco da fare contro l’aumento generale dei prezzi». Esprime preoccupazione il presidente bresciano di Federconsumatori, Fausto Filippini, che vede la corsa al rialzo dei prezzi continuare inarrestabile: «Nessuno prevedeva che il petrolio potesse arrivare a 50 dollari, mentre adesso qualcuno prospetta anche che possa raggiungere il tetto dei 100 dollari al barile. È per questo che dico che occorre interrogarsi sulle cause, per evitare continue rincorse; e se è vero che la guerra ha motivazioni politico-economiche, e non la liberazione di un paese dalla dittatura, il rialzo sarà inarrestabile». Ma, per la situazione bresciana, c’è la possibilità di calmierare i prezzi; secondo Filippini «è necessario che istituzioni e associazioni di consumatori lavorino nella stessa direzione, altrimenti per noi c’è pochissima voce in capitolo e oltre a qualche denuncia ogni tanto c’è ben poco da fare», osserva con una punta di amarezza il presidente di Federconsumatori. Che chiama in causa la Provincia: «Penso che abbia tutte le competenze per diventare il regista del lavoro di controllo dei prezzi. Prima di tutto occorrerebbe allargare il campo delle rilevazioni, che per adesso è limitato solo al capoluogo. Penso alla Bassa, alla zona di Palazzolo, a Desenzano, con cui è in atto una collaborazione che per adesso sta dando discreti risultati». «Inoltre - prosegue Filippini - occorre che le nostre organizzazioni abbiano un ruolo meno marginale. Non c’è ancora un’azione ben coordinata da parte nostra, che possa portare a dei risultati concreti. Più operatività e meno denuncie: sono queste le caratteristiche che ci auguriamo di poter avere nei prossimi mesi». Un’operatività che potrebbe anche raggiungere livelli estremi: «Ci batteremo sempre, arrivando anche ad una sorta di boicottaggio - afferma con decisione Fausto Filippini - contro chi propone aumenti ingiustificati. Sono questi i «nemici» che dobbiamo mettere alle strette, sono queste le azioni mirate a cui dobbiamo puntare». Dunque il lavoro di queste realtà non deve essere solo di rilevazione: «Anche il Comune dispone di un osservatorio, e mi auguro che in breve tempo possa anche in questo caso si possa arrivare a dei buoni risultati. Una rilevazione più organica non sarà la soluzione di questo problema ma, almeno a livello locale, può contribuire a migliorare la situazione, ed è chiaro che non può più continuare ad essere compiuta limitatamente solo a Brescia». Filippini poi saluta favorevolmente l’introduzione a prezzo fisso del «kit-scuola»: «Queste iniziative con le grosse catene di distribuzione sono tutte ben accette, e sono esempi di buona collaborazione». m.m. Mentre Intesaconsumatori proclama lo sciopero della spesa e dell’auto per il prossimo 16 settembre Brescia virtuosa per «Altroconsumo» nei discount un risparmio di 727 euro «Altroconsumo» ha condotto un’inchiesta-guida alla spesa più conveniente in oltre 500 tra supermercati, ipermercati e hard discount in 40 capoluoghi d’Italia. Risultato: per una famiglia italiana il risparmio sonante, nel fare la spesa, è possibile, individuando il punto vendita meno caro: a Bologna in un anno, ci si può ritrovare con circa 1000 euro in più nel portafogli. I confronti sui livelli di prezzi sono stati condotti su due carrelli di spesa tipo: il primo, quello che privilegia i prodotti di marca, con 161 tipologie di prodotti alimentari freschi e confezionati e altri per l’igiene per la casa e personale; il secondo, all’insegna del prezzo più basso indipendentemente dalla marca, con 114 tipologie di prodotti che si trovano anche sugli scaffali degli hard discount. I prezzi di supermercati, ipermercati e hard discount variano da città a città a seconda del livello di concorrenza tra i punti vendita. Più questo è elevato, maggiori sono le possibilità di risparmio per le famiglie. In generale, gli ipermercati sono i più convenienti per la classica spesa di una famiglia, quella che includa cioé anche i prodotti di marca più venduti. Se la spesa si concentra sui prodotti dal prezzo più basso, gli hard discount non hanno rivali: il risparmio, rispetto agli altri tipi di grandi magazzini, si aggira attorno al 20-30%. Tra i 40 capoluoghi italiani coinvolti nell’inchiesta svetta Bari: il capoluogo della Puglia è la città dove è possibile fare la spesa più conveniente (4.706 euro) con un carrello che includa i prodotti di marca. In fondo alla classifica, tra le città dove tale carrello costa mediamente di più anche nel punto vendita più economico, troviamo Messina (5.666 euro) e Bolzano (5.587). Nella classifica della convenienza per una spesa tipo, dopo Bari, seguono Firenze (4.806 euro), Pisa (4.908 euro), Bologna (4.917 euro) e Verona (4.952 euro). Notevoli le possibilità di risparmio, scegliendo per un anno il punto vendita meno caro della città invece che il più caro: a Bari, per esempio, dove l’offerta commerciale è particolarmente varia, una spesa oculata in città può far risparmiare in un anno a una famiglia media 959 euro. Oltre la già citata Bologna, interessanti anche le possibilità per i consumatori di Pesaro (915 euro) e Firenze (897 euro). Anche Brescia si inserisce in questa particolare classifica: chi sceglie i supermercati convenienti risparmia 727 euro all’anno. Trieste invece è invece la città dove la forbice del risparmio si allarga di meno: 125 euro di differenza in un anno. Nelle grandi città come Roma, Napoli e Torino sono possibili risparmi oltre i 500 euro; a Milano, invece, il livello di

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prezzi si è omologato, offrendo alle famiglie del capoluogo lombardo risparmi interessanti, ma più ridotti, sotto i 500 euro in un anno. L’inchiesta dà concretezza a quello che poteva sembrare uno slogan: la concorrenza fa bene al mercato. Nelle città dove più punti vendita si danno battaglia sui prezzi infatti il consumatore ha notevoli possibilità di risparmio. Intanto l’Intesaconsumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) ha proclamato lo sciopero della spesa e dell’auto per il 16 settembre. Tutte le associazioni di consumatori e quelle sindacali sono state invitate ad aderire. L’obiettivo della protesta è costringere i commercianti ad abbassare i prezzi, il Governo ad intervenire con misure antinflattive e, infine, dare un segnale alle compagnie petrolifere che proseguono imperterrite a speculare sul prezzo del carburante con la politica della doppia velocità: pronte subito ad adeguarsi all’aumento del costo del greggio al barile e lentissime in caso contrario. L’Intesaconsumatori è pronta, comunque, a revocare lo sciopero se il Governo si mostrerà più comprensivo, venendo incontro ad alcune richieste delle associazioni: diminuzione delle accise sulla benzina nella misura di 20 centesimi di euro; vendita della benzina nella grande distribuzione per far calare i prezzi; prosecuzione dei saldi; maggiore concorrenza e liberalizzazione nel settore del commercio, necessarie per calmierare i prezzi; infine, convocazione da parte del ministro dell’Economia e del premier Berlusconi per concordare altre possibili iniziative. m.m. GIORNALE.it In arrivo stangata per luce e gas È una vera e propria stangata quella che rischiano gli italiani nei prossimi mesi a causa del caro-petrolio. Le bollette di luce e gas sono destinate ad aumentare sensibilmente. Gli incrementi potrebbero essere anche superiori ai 50 euro per anno a famiglia. Emerge dai calcoli del Rie (Ricerche Industriali Energetiche di Bologna) che, nello scenario ''più ottimistà', ovvero con il brent che si riporti a fine anno sui 37 dollari, dal primo ottobre scatterà per la luce un rincaro del 3% cui ne seguirà uno del 2% dal primo gennaio 2005 per un totale di 20 euro in più su base annua. Per il gas dal primo ottobre, invece, il rincaro è atteso sul 2% per poi registrare un nuovo aumento del 2,5% dall'inizio del 2005 con un aggravio complessivo di 30 euro a famiglia. Se le previsioni del Rie dovessero essere confermate dagli aggiornamenti che l'Authority per l'Energia compie ogni tre mesi per adeguare le tariffe all'andamento del costo dei combustibili, una famiglia tipo (2.700 chilowattora di elettricità e 1.400 metri cubi di gas consumati in un anno) dovrebbe così mettere in budget una spesa di 50 euro in più. Un aggravio che potrebbe addirittura salire ancora, sfondando i 120 euro, nel caso di uno scenario ''meno ottimisticò', con un andamento del petrolio, cioè, nei prossimi mesi sui livelli attuali. Nel caso in cui il brent si mantenesse sui 40-42 dollari - fa notare Davide Tabarelli esperto del Rie - i rincari nelle prossime bollette sarebbero infatti assai più consistenti e minerebbero la spesa delle famiglie per l'intero 2005. Considerando un greggio a 42 dollari a fine d'anno per la luce si registrerebbero rincari del 3% ciascuno nei prossimi due trimestri, del 2% nel secondo quarto del 2005 e del 2,2% in quello successivo: con il risultato che solo per la bolletta elettrica l'aggravio per ogni famiglia sarebbe di quasi 40 euro su base d'anno. Un aumento a cui si aggiungerebbero oltre 80 euro in più per quanto riguarda il gas: se si verificasse, infatti, lo scenario ''meno ottimistà', spiega Tabarelli, per il metano di registrerebbero aumenti, successivi, oltre il 2% in tutti i prossimi 4 trimestri, per un totale che supererebbe gli 80 euro di spesa aggiuntiva su base annua. E potrebbe aumentare anche il prezzo dei biglietti ferroviari. Questo, almeno, chiedono le Fs che hanno sottolineato l’esigenza di adeguare i tariffari. Ma secondo il ministro delle Infrastrutture Leonardi non si tratterebbe di un provvedimento immediato. . "È nella logica delle cose - ha detto - ma non certo a breve termine, viste le difficoltà economiche attuali". Per il ministro l'attuazione della richiesta, fatta anche in passato,"dipende da molti fattori che vanno bene ponderati". "È risaputo - ha concluso - che le tariffe non sono allineate a livello Ue,tuttavia non può essere un aumento a breve termine". 26 Ago 2004

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TGFin 26/8/2004 Caro-scuola, arriva la stangata Adiconsum: aumenti del 29% per corredo Gli studenti si preparano a tornare sui banchi di scuola e le famiglie a rimettere mani al portafoglio per acquistare tutto l'occorrente tra libri, quaderni, diari, penne e matite. E con il caro-corredo arriva anche un nuovo "salasso" per le tasche degli italiani. La spesa per la scuola, infatti, fa registrare aumenti superiori all'inflazione e al tetto massimo di spesa stabilito dal Ministro Moratti per la scuola media. La denuncia è del segretario dell'Adiconsum, Paolo Landi. E le spese pazze non interessano solo i patiti degli zaini e degli astucci griffati. Al contrario, secondo un'indagine condotta dall'associazione dei consumatori, "anche la spesa effettuata presso discount e ipermercati non è modesta come si pensa. Ben 140 euro per un corredo minimo di prima media senza marca (zaino, compasso, righello, piccoli strumenti tecnici, ecc.) contro i 110 euro dello scorso anno: vale a dire +29%". Così, chi ha un figlio iscritto al primo anno delle medie spenderà in media, secondo Adiconsum, 640 euro (+100 euro rispetto al 2003), di cui 270-307 euro di libri di testo. Spesa ben più lieve per il materiale necessario per la seconda (220 euro) e la terza media (250). La stangata più pesante colpisce chi frequenta il quarto ginnasio: 720 euro (cento in più rispetto allo scorso anno) per dizionari, corredo e libri. Per questi ultimi, si può arrivare a spendere anche 490 euro. La spesa complessiva per chi è iscritto al primo anno dello scientifico risulta invece aumentata solo di 50 euro, raggiungendo così una media di 465 euro. Il materiale per la prima classe di liceo linguistico costa 530 euro, il necessario per l'istituto tecnico commerciale 525 euro e per le ex magistrali si spendono circa 475 euro. Infine, rileva l'Adiconsum, l'acquisto di libri usati risulta sempre più difficile dai continuo variare dei programmi e dall'enorme varietà delle edizioni. ADNKronos venerdì , 27 agosto 2004 Sul tavolo anche le privatizzazioni nel settore energia Benzina, martedì vertice Siniscalco-Marzano sul caro prezzi Slitta la riunione sull'emergenza carburanti prevista a Palazzo Chigi fra i ministri di Economia, Attività Produttive, Infrastrutture Roma, 27 ago. (Adnkronos) - Governo all'offensiva su caro-prezzi e caro-benzina. Le strategie per stemperare il costo della vita saranno al centro del vertice che dovrebbe tenersi, secondo quanto apprende l'ADNKRONOS, già martedì prossimo, fra i ministri dell'Economia Domenico Siniscalco e delle Attività Produttive Antonio Marzano. Si tratta di un incontro 'propedeuticò alla preparazione del confronto sull'emergenza carburanti previsto a Palazzo Chigi fra i ministri dell'Economia, delle Attività Produttive, delle Infrastrutture che dovrebbe dunque slittare di qualche giorno. Altra novità è l'invito al titolare dell'Ambiente, Altero Matteoli, a partecipare al tavolo sull'energia coordinato dal sottosegretario Gianni Letta. Il primo incontro dopo la pausa estiva fra i responsabili dell'Economia e delle Attività Produttive sarà, però, anche l'occasione per una ricognizione a 360 gradi sui dossier più attuali che interessano i due ministeri. A cominciare dalle privatizzazioni nell'energia. A via XX Settembre si lavora a pieno ritmo sulla terza tranche dell'Enel in vista di un collocamento a tappe serrate entro i primissimi giorni di novembre. Un documento messo a punto in questi giorni dalle Attività Produttive traccia la mappa delle possibili dismissioni nel settore dell'energia.

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MOVIMENTOCONSUMATORI.it “Battere il caro-prezzi con la concorrenza: si può, se si vuole” (di Gustavo Ghidini, Presidente onorario, Movimento Consumatori) News inserita il 27/08/04 alle ore 08:38 L’incalzare del caro vita – che in una elementare visione d’assieme dovrebbe abbracciare casa, beni di consumo, pubblici servizi, energie - profila scenari di disagio sociale tanto diffusi e dirompenti da non consentire a nessuno di indulgere in annunci generici e/o in invocazioni velleitarie ( “scatoloni vuoti”, li chiamava Einaudi). Purtroppo,invece, nel dibattito in corso sul caro-prezzi affiorano poche,pochissime, idee concrete, proposte precise e incisive , realisticamente praticabili nel contesto normativo italiano ed europeo. Mi riferirò qui a due fra i diversi temi che in questi giorni tengono più desta l’attenzione della pubblica opinione: il caro-energia e la vigilanza sui rincari dei beni di consumo. Temi rispetto ai quali mi pare risaltare l’insufficienza diffusa e bi-partisan di proposte capaci di far funzionare efficacemente il mercato, consentendogli di esprimere il massimo di concorrenza e trasparenza e di conseguente “benessere dei consumatori”, liberandolo da pastoie e distorsioni fondate su prassi e /o norme (o lacune di norme) di netta matrice corporativa. Caro-energia. Anzitutto, su petrolio e derivati, mi chiedo che abbia a fare con un sano e trasparente funzionamento del mercato: a) la prassi, ben nota, e raramente e pur recentemente disapplicata (ma chi dovrebbe vigilare?!) di trasferire gli aumenti del barile sul prezzo alla pompa pochissimi giorni dopo l’aumento delle quotazioni ufficiali, ancorchè per almeno due mesi la benzina venduta sia quella acquistata al prezzo precedente, inferiore (il che stride vieppiù quando, viceversa, sempre come da prassi solo raramente contraddetta, la diminuzione del prezzo ufficiale arrivi alla pompa con un ritardo macroscopico; b) la prassi ,meno nota,ma altrettanto grave ed altrettanto contraria a qualsiasi serio postulato di mercato efficiente, di applicare aumenti sulla intera gamma dei prodotti petroliferi di consumo (benzina e gasolio) anche quando sia aumentata la quotazione internazionale di un solo, e diverso bene: e così, ad esempio, di aumentare il prezzo della benzina perché aumenta il prezzo del barile di petrolio ma prima che sia aumentata la quotazione della tonnellata di benzina CIF Rotterdam—idem per la quotazione, ancora diversa, della tonnellata di gasolio. Altra domanda, a chi “parla” di concorrenza: perché mai non si può stimolare la competizione fra compagnie, e fra gestori di pompe, prescrivendo una semplice misura di trasparenza: ad ogni pompa,la doppia indicazione del prezzo al litro suggerito dalla compagnia e dell’ “aggio” applicato dal gestore ? Così si possono fare confronti, così si può premiare chi pratica prezzi migliori. Come qualificare una tale prescrizione come “imposizione dirigistica”?! Un’ultima , diversa domanda ( che peraltro riguarda anche tutto il fronte delle energie di uso domestico). A quale concetto di equità tributaria si collega la prassi, certamente “legale”, di applicare l’IVA su un totale che comprende, oltre al prezzo industriale e all’aggio distributivo, anche le cd accise, ed in particolare l’imposta di fabbricazione? Non aveva detto, mi pare nel 1986, la Corte Costituzionale (trattando dell’IVA applicata sul prezzo dei titoli borsistici più la tassa di bollo) che è illegittima la… produzione di imposte a mezzo di imposte? Che il nome “accisa” serva, distinguendola dalla “tassa”, ad evitare l’applicazione del principio generale proclamato dalla Corte? Se sì, viva la scienza delle finanze! Ora chiedo: non è il caso, e il momento, di ripensare a questa stortura , e applicare l’IVA prima di sommare l’accisa, con significativo alleggerimento del “conto” finale al consumatore, ed evitando che all’aggravio del prezzo dei carburanti consegua automaticamente un aggravio di imposta—incamerato dallo Stato—che pesa ulteriormente sul prezzo al consumo? Vigilanza sui rincari dei beni di consumo. A parte le grottesche ricorrenti invocazioni del tipo “mandiamo la Finanza” in negozi e bancarelle— sia chi sta al governo sia chi fa opposizione ha l’onere di sapere che,da qualche annetto, i prezzi sono liberi—non si capisce ( o si capisce troppo bene) l’esitazione prendere netta posizione a favore di alcune misure non certo “rivoluzionarie”, particolarmente coerenti,anzi, con i postulati “classici” della concorrenza e della trasparenza, ripetutamente proposte da serie associazioni di consumatori. Anzitutto, occorre orientare l’osservazione e l’informazione “ufficiale” sui prezzi in modo da restituire direttamente all’utente non più e solo “medie” trilussiane,bensì specifiche informazioni su un paniere di beni individuati per tipo e per marchio, come rilevati ,periodicamente, in determinati esercizi, diversi per tipo, ciascuno individuato con “nome e cognome” ,nella diversa città e/o grande quartiere metropolitano in cui i consumatori in carne ed ossa (più ossa che carne, fra breve) esercitano le loro quotidiane scelte. Che me ne faccio, per orientarmi meglio,di una indicazione di media nazionale?! Secondo: non è paradossale che ci siano limitazioni di tempi, e oneri burocratici, controlli di vigili urbani etc.etc. per ribassare i prezzi ( v.disciplina dei saldi), e non per aumentarli? Non sarebbe logico, e salutare per i consumatori, affermare la “ par condicio dei ribassi” e così eliminare—tranne che per vendite sottocosto non necessitate, espressione di concorrenza sleale—le attuali anacronistiche limitazioni? Domande e richieste ingenue, di certo, nel Paese delle corporazioni,dove troppi sono è avvezzi a scambiare mercato con anarchia, libertà con sfrenatezza,correttezza con fesseria.

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TGFin 27/8/2004 Marzano:tutelerò chi guadagna poco In arrivo paniere"sotto alta vigilanza" Il governo cerca di dare una mano ai redditi bassi chiedendo aiuto agli addetti ai lavori. È il ministro alle Attività produttive Antonio Marzano a studiare un paniere speciale, composto di soli sessanta prodotti, su cui vigilare in maniera particolare. In questo elenco di beni dovrebbero rientrare quelli più "popolari", quelli cioè che più pesano sulle tasche di chi guadagna poco. "La grande distribuzione ha fatto un'intesa con me che prevede prezzi sotto controllo fino a dicembre. Nella filiera non devono esserci strozzature. In particolare chiederò un impegno più forte su un paniere di 50-60 prodotti più diffusi tra le classi a reddito basso o medio basso. Il tasso di inflazione ha un significato diverso a seconda delle classi di reddito: ci sono persone che comprano di più beni i cui prezzi tendono a salire. E su quelli serve maggiore attenzione". Il ministro punta quindi a tenere gli occhi ben aperti su questi beni di largo consumo, che incidono parecchio sulle tasche dell'uomo della strada. La sua dichiarazione di intenti è stata ben definita in un'intervista al "Sole 24 Ore" concessa dallo stesso ministro. "Sui prodotti di ampio consumo" ha detto ancora Marzano "voglio una particolare attenzione: l'inflazione italiana è rientrata nella media europea, anzi è un pò inferiore. Siamo riusciti a riportarne l'andamento sul binario giusto. Ma ci sono persone che comprano di più i beni in aumento. E su questi bisogna intervenire in modo specifico". Il ministro ritorna anche sul caro-petrolio, sottolineando che un intervento sulle accise "può funzionare da stabilizzatore automatico: opererebbe in direzione opposta rispetto alla crescita o alla discesa del prezzo, bilanciandola. Un effetto diverso rispetto a una sterilizzazione dell'Iva, che non ho mai preso in considerazione" e che invece piace al ministro dell'Economia Domenico Siniscalco. "I primi giorni della prossima settimana" spiega Marzano a questo proposito "vedrò Siniscalco. Poi ci sarà la convocazione del tavolo interministeriale a Palazzo Chigi, l'argomento va approfondito". ALTROCONSUMO.it 27.08.2004 Contro il caro benzina Altroconsumo chiede a Berlusconi di eliminare la tassa sulla tassa Altroconsumo chiede al Governo di intervenire immediatamente per contenere i rincari su carburante eliminando la tassa sulla tassa, cioé non applicando l’IVA anche sull’accisa. In una lettera inviata al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Economia e delle Attività produttive Paolo Martinello, presidente dell’associazione, propone per l’emergenza sul caro benzina un intervento fiscale in due fasi. Nell’immediato il Governo, intervenendo sulla componente fiscale, garantirebbe un meccanismo automatico di contenimento del prezzo, producendo effetti di risparmio notevoli e duraturi; la riduzione del carico fiscale sarebbe di oltre 10 centesimi di euro al litro. In una seconda fase, per far fronte ad eventuali ulteriori aumenti del prezzo industriale, dovrebbe realizzarsi anche la sterilizzazione dell’IVA. All’aumento del prezzo della benzina, del 12,6% dall’inizio dell’anno, è corrisposto un aumento del gettito fiscale per litro di benzina del 3% netto. Tali misure dovranno essere accompagnate sia da garanzie da parte delle compagnie petrolifere di evitare abusi che da rigorosi controlli istituzionali – attraverso un osservatorio specifico – e dal monitoraggio dell’antitrust. “Il mercato necessita anche di un’iniezione di massicce dosi di trasparenza” aggiunge Martinello. Queste le proposte di Altroconsumo: cartelli informativi sulle autostrade e un’informazione dettagliata dei comuni sui prezzi praticati dai benzinai con aggiornamento quotidiano disponibile via internet. Dovrà essere favorito l’ingresso di nuovi soggetti concorrenziali soprattutto nella grande distribuzione, e aumentato il numero di self service dove oggi sono carenti, come nelle regioni del sud Italia.

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ISTAT.it 30 agosto 2004 Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio Giugno 2004 L’Istituto nazionale di statistica comunica che nel mese di giugno 2004 l'indice generale del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio, con base 2000=100, è risultato pari a 106,6 ed ha registrato un aumento del 2,0 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Le vendite di prodotti alimentari hanno registrato un aumento del 2,2 per cento e quelle di prodotti non alimentari un aumento dell’1,8 per cento. Per una migliore interpretazione delle informazioni diffuse mediante il presente comunicato occorre tenere presente che questi dati si riferiscono al valore corrente delle vendite e incorporano, quindi, la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi. A giugno 2004 l’indice destagionalizzato del valore del totale delle vendite al dettaglio è risultato pari a 107,8 ed ha registrato un incremento dello 0,7 per cento rispetto al precedente mese di maggio. L’indice destagionalizzato delle vendite di prodotti alimentari è risultato pari a 114,2, con un aumento dello 0,7 per cento in termini congiunturali. L’indice destagionalizzato delle vendite di prodotti non alimentari, pari a 103,6, ha registrato una crescita dello 0,6 per cento rispetto a maggio 2004. Analisi secondo la forma distributiva L’aumento tendenziale del 2,0 per cento relativo al valore del totale delle vendite è la risultante di incrementi del 2,9 per cento delle imprese della grande distribuzione e dell’1,2 per cento delle imprese operanti su piccole superfici. Le imprese della grande distribuzione hanno fatto registrare aumenti più marcati delle imprese operanti su piccole superfici sia per i prodotti alimentari (più 2,7 rispetto ad una variazione tendenziale nulla), sia per i prodotti non alimentari (più 3,7 per cento rispetto a più 1,4 per cento). Nella media del primo semestre del 2004 il valore del totale delle vendite è aumentato dello 0,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2003. Nella grande distribuzione si è verificato un incremento del 2,5 per cento mentre nelle imprese operanti su piccole superfici si è registrata una riduzione dello 0,7 per cento. Il valore delle vendite di prodotti alimentari è aumentato dell’1,5 per cento mentre quello dei prodotti non alimentari è diminuito dello 0,2 per cento. Tra le diverse forme della grande distribuzione, nel mese di giugno 2004 i grandi magazzini e gli hard discount hanno registrato gli incrementi tendenziali più elevati (più 5,6 per cento e più 5,2 per cento rispettivamente). I supermercati hanno fatto rilevare, invece, la crescita tendenziale più contenuta (più 2,2 per cento) Nel confronto tra i primi sei mesi del 2004 e lo stesso periodo del 2003 l’incremento più marcato ha riguardato gli ipermercati (più 3,9 per cento). Analisi secondo la dimensione delle imprese Nel mese di giugno 2004, nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente, le piccole imprese hanno registrato un calo del valore delle vendite dello 0,1 per cento, mentre le medie imprese e le grandi imprese hanno segnato incrementi, rispettivamente, del 2,5 per cento e del 2,7 per cento. Nel primo semestre del 2004 le vendite delle grandi imprese hanno segnato un aumento tendenziale del 2,0 per cento, quelle delle piccole imprese e delle medie imprese sono diminuite, rispettivamente, dell’1,5 per cento e dell’1,0 per cento. Analisi secondo la tipologia merceologica dei prodotti non alimentari Nel mese di giugno 2004, i gruppi dei prodotti non alimentari che hanno fatto rilevare gli incrementi tendenziali più elevati sono prodotti farmaceutici (più 2,8 per cento), abbigliamento e pellicceria (più 2,4 per cento) e foto-ottica e pellicole (più 2,3 per cento). I gruppi elettrodomestici, radio, tv e registratori e supporti magnetici, strumenti musicali si sono caratterizzati, invece, per gli aumenti tendenziali più contenuti (rispettivamente più 0,6 per cento e più 0,2 per cento). Nei primi sei mesi del 2004 il gruppo prodotti farmaceutici ha fatto registrare l’aumento maggiore rispetto allo stesso periodo del 2003 (più 0,7 per cento), mentre il gruppo calzature, articoli in cuoio e da viaggio ha segnato la flessione più marcata (meno 1,1 per cento). Analisi secondo la ripartizione geografica Nel mese di giugno 2004 il valore del totale delle vendite al dettaglio ha fatto rilevare gli aumenti tendenziali più elevati nel Centro (più 3,4 per cento) e nel Nord-ovest (più 2,5 per cento). Le stesse ripartizioni si sono caratterizzate anche per gli incrementi più significativi sia delle vendite di prodotti alimentari (rispettivamente più 3,4 per cento e più 2,9 per cento) sia delle vendite di prodotti non alimentari

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(rispettivamente più 3,5 per cento e più 2,1 per cento). Nel confronto con il primo semestre del 2003 il valore del totale delle vendite al dettaglio ha registrato l’aumento tendenziale più elevato nella ripartizione Nord-ovest (più 1,1 per cento), mentre nella ripartizione Sud e isole è stata registrata una lieve flessione (meno 0,1 per cento). Le vendite di prodotti alimentari sono cresciute soprattutto nel Centro (più 2,5 per cento), mentre quelle di prodotti non alimentari nel Nord-ovest (più 0,6 per cento). I giorni di apertura Nel mese di giugno 2004 il numero medio di giorni di apertura dichiarati dalle imprese al dettaglio è risultato pari a 25,4: gli esercizi della grande distribuzione sono rimasti aperti, in media, per 26,8 giorni e le imprese operanti su piccole superfici per 24,5 giorni. Rispetto a giugno 2003 gli esercizi al dettaglio sono rimasti aperti al pubblico mediamente un giorno in più (con un incremento di 1,9 giorni per le imprese della grande distribuzione e un aumento di 0,4 giorni per le imprese operanti su piccole superfici). ISTAT.it 30 agosto 2004 Indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali Luglio 2004 L’Istituto nazionale di statistica comunica che, sulla base degli elementi finora disponibili, nel mese di luglio 2004 l’indice generale dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali con base 2000=100 è risultato pari a 106,9, con un aumento dello 0,3 per cento rispetto al mese precedente e del 3,3 per cento rispetto al mese di luglio 2003. L’indice calcolato al netto dei prodotti petroliferi e dell’energia elettrica, gas ed acqua ha registrato una variazione congiunturale pari a più 0,2 per cento, mentre quella tendenziale è stata pari a più 3,2 per cento. La variazione della media dell’indice generale negli ultimi dodici mesi rispetto a quella dei dodici mesi precedenti è risultata pari a più 1,5 per cento. La variazione della media dell’indice generale dei primi sette mesi del 2004 rispetto a quella dei primi sette mesi del 2003 è stata pari a più 1,7 per cento. Analisi per raggruppamenti principali di industrie In termini congiunturali, i prezzi dei beni di consumo e quelli dei beni strumentali hanno registrato una variazione nulla, i prezzi dei beni intermedi un aumento dello 0,3 per cento e quelli dell’energia un aumento dell’1,0 per cento. Rispetto al mese di luglio 2003, le variazioni sono state pari a più 1,0 per cento per i beni di consumo (più 1,5 per cento per i beni di consumo durevoli e più 1,0 per cento per i beni di consumo non durevoli), a più 1,7 per cento per i beni strumentali, a più 5,8 per cento per i beni intermedi e a più 3,8 per cento per l’energia. Nei primi sette mesi del 2004, l’incremento tendenziale più elevato è stato registrato dai beni intermedi (più 3,5 per cento), mentre l’unica diminuzione tendenziale è stata riscontrata nel raggruppamento dell’energia (meno 0,7 per cento). Analisi per settore di attività economica Gli aumenti congiunturali più significativi sono stati registrati nei settori dell’energia elettrica, gas e acqua (più 1,1 per cento, determinato dall’aumento dei prezzi dell’energia elettrica e, in misura minore, dei prezzi del gas naturale distribuito), dei prodotti petroliferi raffinati (più 1,0 per cento) e dei prodotti chimici e fibre sintetiche ed artificiali (più 0,8 per cento). Variazioni congiunturali in diminuzione hanno interessato i settori dei prodotti alimentari, bevande e tabacco (meno 0,2 per cento) e degli apparecchi elettrici e di precisione (meno 0,1 per cento). Rispetto al mese di luglio 2003, gli incrementi più marcati sono stati registrati nei settori dei prodotti petroliferi raffinati e dei metalli e prodotti in metallo (per entrambi più 13,0 per cento), dei prodotti chimici e fibre sintetiche ed artificiali (più 2,8 per cento) e degli altri manufatti (compresi i mobili) (più 2,5 per cento). Diminuzioni tendenziali sono state riscontrate nei settori dell’energia elettrica, gas e acqua (meno 2,8 per cento), del cuoio e prodotti in cuoio (meno 0,5 per cento) e dei prodotti delle miniere e delle cave (meno 0,2 per cento). Nel periodo gennaio-luglio 2004, l’aumento tendenziale più elevato è stato riscontrato nel settore dei metalli e prodotti in metallo (più 8,4 per cento), mentre la diminuzione tendenziale più marcata è stata registrata nel settore dell’energia elettrica, gas e acqua (meno 3,9 per cento).

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ILSOLE24ORE.com Inflazione nel segno della stabilità Ad agosto i prodotti alimentari spengono la fiammata del caro-petrolio. Le previsioni degli analisti indicano un tasso annuale fermo al 2,3%. Salgono i lisitini alla produzione di Carmine Fotina La proposta di un paniere differenziato, avanzata dal ministro Marzano (si veda «Il Sole-24 Ore» di ieri), non può essere il traguardo ma solo il punto di partenza per arrivare a un accordo complessivo sul caro-vita: tutte le parti in gioco sembrano convergere in questa direzione. Nel frattempo dagli analisti arrivano segnali di stabilità sull’andamento dei prezzi al consumo nel mese di agosto ma previsioni di nuove fiammate in autunno. Inflazione e prezzi alla produzione. I prezzi al consumo restano stabili ad agosto, grazie ai prodotti alimentari che hanno bilanciato le tensioni del greggio. È questa la previsione del consensus di analisti organizzato dal «Sole 24 Ore-Radiocor» in vista dei dati delle città campione che saranno diffusi dall’Istat lunedì prossimo. Secondo gli analisti ad agosto la crescita mensile dei prezzi al consumo si è fermata allo 0,2% (comunque in accelerazione rispetto al +0,1% di luglio). La variazione annuale è attesa per il secondo mese di seguito al 2,3% anche se, rileva il consensus, un differente calcolo dei decimali potrebbe portare l’indice vicino al 2,4% segnato in giugno. L’effetto del caro-greggio si è invece fatto sentire a luglio per i prezzi alla produzione che, sempre secondo il consensus «Sole 24 re-Radiocor», sono in accelerazione sia su base congiunturale (dello 0,4% rispetto al +0,2% registrato in giugno), sia a livello tendenziale, del 3,4% dopo il +3,2% del mese precedente. Secondo gli analisti la corsa del petrolio si materializzerà solo sulle bollette dei prossimi mesi, probabilmente già con quelle di ottobre. Ad agosto è stato rilevato un impatto sulla componente trasporti (circa il 6%) e sul prezzo del gasolio da riscaldamento ma complessivamente la ricaduta sui prezzi al consumo è stata molto contenuta, quasi azzerata. Gli incrementi del capitolo energy, dice Giada Giani di Banca Intesa, «spiegano oltre il 20% della variazione mensile» ma le conseguenze sull’indice non si sono viste perché controbilanciate dal ruolo calmieratore degli alimentari. Prodotti questi ultimi che hanno il peso maggiore all’interno del paniere (16%) ma che secondo gli esperti continuano a dare un contributo negativo alla dinamica complessiva dell’inflazione (ad agosto è atteso per il comparto un -0,1%). Tensioni semmai si possono attendere nel capitolo turismo: «Tutto il settore servizi — commenta Lorenzo Codogno di Bank of America — sembra avere assunto una dinamica rialzista un pò più sostenuta». Il nuovo paniere. Fa discutere, destando molte perplessità e qualche sì condizionato, la proposta del ministro Marzano di creare un paniere differenziato che contenga 50-60 prodotti più diffusi tra le classi a reddito basso o medio basso. Per il presidente della Confesercenti, Marco Venturi, occorre il pieno coinvolgimento dei piccoli commercianti: «Il ministero non dovrà avere come interlocutore privilegiato la grande distribuzione e far passare una liberalizzazione strisciante delle grandi superfici di vendita». Scettico il segretario della Cgil Guglielmo Epifani: «Un’idea generosa, ma non ha effetto sul problema da cui ha origine. Sarebbe molto più semplice inserire nel paniere universale altri beni che non ci sono mai stati, come ad esempio la casa e le spese di mutuo per comprarla». «Piuttosto che il dibattito sui panieri», commenta Pierluigi Bersani, responsabile economico dei Ds, occorrerebbe «un tavolo di politica dei redditi con le organizzazioni sindacali» per discutere di inflazione e verifica delle tariffe. In questo caso, aggiunge, «l’opposizione applaudirebbe e porterebbe le proprie idee». Su una componente decisiva per l’andamento dell’inflazione si è espresso ieri anche il presidente del’Antitrust Giuseppe Tesauro, sollecitando «l’apertura completa del mercato della distribuzione dei carburanti che potrebbe portare a un abbassamento dei prezzi della benzina». Sul caro-benzina e la dinamica generale dei prezzi si svolgerà probabilmente martedì prossimo un vertice tra i ministri dell’Economia Domenico Siniscalco e delle Attività produttive Antonio Marzano. 30 agosto 2004

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Alcool e trasporti guidano i rialzi per i redditi bassi di Andrea Carli Le classi di reddito basse e medio basse sono al centro dei pensieri del ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano. La sua proposta di istituire un paniere speciale per i redditi minori, con 50-60 prodotti dai prezzi contenuti, se da una parte suscita le perplessità delle associazioni dei consumatori, dall’altra pone la questione di quali siano i beni verso cui, in concreto, si orienta la componente debole dei consumatori italiani quando va a fare la spesa. Alcune indicazioni sui prodotti a rischio le fornisce l’Istat, che calcola l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi). A luglio 2004 gli aumenti congiunturali più consistenti si sono verificati nei capitoli Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,8%), Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (+0,6%) e Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+0,3%). Non hanno registrato variazioni i capitoli Mobili, articoli e servizi per la casa, Istruzione e Altri beni e servizi. Sono diminuiti invece i prezzi nei capitoli Prodotti alimentari e bevande analcoliche (meno 0,3%) e Comunicazioni (meno 0,2 per cento). Gli aumenti tendenziali maggiori hanno interessato i capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (+7,2%), Trasporti (+3,6%) e Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (+3,1 per cento). Dall’analisi del reddito percepito e di quello desiderato si ottengono ulteriori informazioni. L’Isae (Istituto di studi e analisi economica) ha elaborato un indicatore di "povertà soggettiva". In media, con riferimento agli ultimi 12 mesi (luglio 2003-giugno 2004), la soglia di povertà soggettiva è risultata pari a 1.700 euro, circa il 9,5% in più rispetto ai 12 mesi precedenti. Questo valore varia in base al numero di componenti del nucleo familiare: da un minimo di 1.056 euro per le famiglie monocomponenti a un massimo di 2.170 euro per i nuclei numerosi. Il valore medio nazionale dell’incidenza della povertà soggettiva ha segnalato che sei famiglie su dieci (il 60,7%) si sentono "povere". Una percentuale che sale al 66% nell’Italia meridionale e insulare. Fino alla metà del 2003 i tassi di povertà sono rimasti sostanzialmente stabili; a partire dal luglio del 2003 la povertà soggettiva è andata aumentando fino a toccare il massimo assoluto nel febbraio del 2004. Tra gli operai, i disoccupati, le casalinghe, i lavoratori part-time, gli intervistati con bassi livelli di istruzione e i nuclei monocomponenti la percezione del disagio è più forte. La proposta di Marzano viene di fatto bocciata dall’Intesa consumatori, che chiede piuttosto un intervento diretto sui prezzi («del 20-40% di tutti i generi di consumo») e sulle accise sulla benzina («di 4-5 centesimi»). E ancora: «I consumatori a reddito medio basso sono costretti a fare la spesa nei discount e a scegliere prodotti surrogati». Il paniere previsto da Marzano «dovrebbe distinguere tra fasce di reddito e tra beni di lusso e beni di largo consumo». Ancora più chiaro Rosario Trafiletti, presidente di Federconsumatori: «Il paniere dovrebbe comprendere non solo i beni alimentari di largo consumo, ma anche l’abbigliamento, i trasporti pubblici, la sanità e le spese postali. Il vero problema — avverte Trafiletti — rimane quello di come contenere i prezzi del paniere». 30 agosto 2004 ANSA.it Produzione industriale, prezzi in aumento spinti dal petrolio ROMA - Nel mese di luglio i prezzi alla produzione dei prodotti industriali italiani sono aumentati dello 0,3% rispetto a giugno 2004 e del 3,3% rispetto a luglio 2003. Lo comunica l'Istat, precisando che l'incremento tendenziale registrato è il più alto da aprile 2001. INDUSTRIA: ISTAT; PREZZI PRODUZIONE, PETROLIO LUGLIO +13% L'aumento del petrolio tira la volata ai prezzi alla produzione. A luglio 2004 i prezzi all'origine del greggio, rileva l'Istat, sono cresciuti dell'1% rispetto a giugno 2004 (+0,3% l'aumento complessivo dei prezzi alla produzione dell'industria) e del 13% rispetto a luglio 2003 (+3,3% l'aumento complessivo dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali). COMMERCIO: ISTAT; VENDITE DETTAGLIO +0,7% GIUGNO, +2% ANNO Le vendite al dettaglio hanno registrato in giugno un aumento del 2% su base annua e dello 0,7% rispetto a maggio. Lo comunica l'Istat, precisando che il dato è il migliore da gennaio 2004. 30/08/2004

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LAREPUBBLICA.it I dati delle città campione: prezzi stabili, nonostante il petrolio Fra due settimane il dato ufficiale Istat: possibile il 2,2% Inflazione ferma: 2,3% ad agosto. Torino e Napoli le città più care ROMA - Inflazione stabile per il secondo mese consecutivo: ad agosto, secondo i dati delle città campione forniti dall'Istat, il carovita è rimasto fermo al 2,3 per cento, lo stesso valore di luglio. Su base mensile, i prezzi aumentano dello 0,2 per cento. Torino e Napoli le città più care, con un aumento dei prezzi del 3 e del 2,8 per cento rispettivamente. L'inflazione più bassa si registra ad Ancona, ferma all'1,4 per cento. Non sembra esserci, dunque, la temuta fiammata causata dal prezzo del petrolio. Il dato proveniente dalle città campione, in ogni caso, dovrà essere sottoposto alle dovute verifiche e arrotondamenti: l'ufficialità sarà data solo dall'Istat, che domani diffonderà la stima provvisoria e il 14 settembre le cifre definitive. Non è escluso, per il gioco degli arrotondamenti, che si arrivi anche al 2,2 per cento tendenziale. "È sicuramente un buon segnale", commenta il sottosegretario all'Economia, Gianfranco Miccichè, secondo il quale l'obiettivo indicato dal governo nel Dpef di una inflazione media al 2 per cento nel 2005 è "senza dubbio a portata di mano". Secondo la Coldiretti, hanno contribuito in modo determinante al contenimento dell' inflazione le riduzioni record nei prezzi di frutta e verdura pagati nei campi agli imprenditori agricoli. Ma, chiede l'organizzazione dei coltivatori, occorre intervenire sul lato dei consumi dove nel periodo estivo si sono verificate riduzioni del 5,7% nelle quantità di alimenti acquistati dalle famiglie italiane. Le città che su base mensile hanno sopportato l'aumento dei prezzi più consistente sono state Torino, Napoli, Milano, Palermo e Trieste, che hanno tutte registrato una variazione dello 0,3 per cento. Seguono Ancona, Bari e Genova con un aumento congiunturale dello 0,2 per cento. Roma, Perugia e Firenze registrano invece un incremento dei prezzi pari allo 0,1 per cento. Sopra al 2 per cento su base annua si trovano Genova, Bari, Palermo, Roma e Trieste. (30 agosto 2004) GIORNALE.it Fisco: i tributi locali tartassano gli italiani La pressione fiscale in Italia aumenta a causa delle imposte locali. Mentre il governo centrale diminuisce il carico fiscale sugli italiani, Regioni e Comuni lo aumentano vanificando così ogni sforzo di riduzione dell’imposizione. Negli ultimi cinque anni, dice l’Istat nella sua relazione sui Conti e aggregati economici delle amministrazioni pubbliche, il prelievo fiscale operato dagli enti locali è aumentato complessivamente di quasi il 50% Più precisamente in cinque anni i prelievi che riempiono le casse di amministrazioni regionali, comunali e provinciali sono aumentati del 46,9 per cento, arrivando, nel 2003, tra imposte dirette e indirette, a 86,4 miliardi di euro. La parte del leone è delle Regioni che nel 2003 hanno incassato 65.567 milioni. Seguono i Comuni che però hanno aumentato le imposte molto meno della media (il gettito nel quinquennio in questione è cresciuto del 29,35%). Le Province dispongono invece, in termini assoluti, di una quota di gettito fiscale ancora piccola, ma in percentuale il prelievo fiscale da parte di questi enti locali è aumentato dal 1999 al 2003 del 73,83 per cento. Aumenti-record se si pensa che nello stesso periodo in esame l'inflazione è cresciuta del 10,9 per cento. Nelle Regioni crescono di più le imposte indirette (passate da 21,6 miliardi del 2002 a 23,9 miliardi di euro del 2003) che le imposte dirette (40,4 miliardi nel 2002 e 41,6 nel 2003). Il prelievo fiscale risulta comunque per tutti gli enti locali in costante aumento di anno in anno. 30 Ago 2004

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ANSA.it Inflazione:agosto 2,3%,timori caro-greggio su settembre/ansa (ANSA) - ROMA, 30 AGO - Il caro-petrolio non fa paura all' inflazione che, ad agosto, rimane inchiodata al 2,3% per il secondo mese consecutivo. Il calo della voce pia pesante nel carrello della spesa degli italiani, vale a dire gli alimentari, spegne le pressioni inflazionistiche da greggio, aiutata anche dai servizi sanitari. Ma la paura non passa ed ora i riflettori sono puntati sui prossimi mesi, quando la recente fiammata dell'oro nero potrebbe scaricarsi sulle bollette elettriche e non solo, come lascia intravedere l'impennata dei prezzi alla produzione, che a luglio sono cresciuti del 3,3%, mettendo a segno l'incremento maggiore da aprile 2001 proprio grazie all'impennata del greggio. L'allarme inflazione resta quindi alto in attesa del vertice fra i ministri delle Attività Produttive e dell'Economia, Antonio Marzano e Domenico Siniscalco, che dovrebbe tenersi in settimana, prima del Consiglio dei ministri. Il dato delle città campione, che mostra ad agosto un incremento dei prezzi dello 0,2%, preoccupa i sindacati, che temono nuovi rialzi dei prezzi gia da settembre senza interventi adeguati da parte del Governo. "Sarebbe importante - afferma il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani - un segnale da parte del governo per mettere sotto controllo la dinamica dei prezzi. Anche perchè il governo fino a qualche mese fa ha negato l'esistenza del problema". Un'analisi condivisa anche dalla Cisl: "Il dato di agosto non a attendibile. Gli effetti del caro-petrolio li sentiremo pia avanti - sottolinea il segretario confederale Raffaele Bonanni -. Quello che preoccupa a che non ci sono iniziative per contenere gli effetti dell'impennata delle quotazioni petrolifere. L'emergenza inflazione esiste, e noi speriamo che ora, con la ripresa dell'attività del Governo, venga affrontata". Per il segretario generale aggiunto della Uil, Adriano Musi, invece, "l'inflazione ad agosto è ferma perchè i consumi frenano". E infatti dai dati sulle vendite al dettaglio in giugno, spiega Confcommercio, risulta che "in termini reali, cioa al netto della variazione dei prezzi, la crescita di rispetto allo stesso mese del 2003 a di appena lo 0,5%, sintesi di un -0,6% nell'alimentare e di un +0,7% nel non alimentare". Siamo di fronte, afferma quindi il Centro Studi della Confcommercio, "di una forte stagnazione della domanda interna" e del rischio di una crescita "al di sotto dell'1% per l'economia italiana". L'impennata delle quotazioni petrolifere, stando alle rilevazioni delle città campione, in base alle quali i prezzi al consumo sono saliti su base mensile dello 0,2%, ha messo le ali alla voce trasporti, incidendo in modo pesante sulle vacanze degli italiani. I biglietti aerei, infatti, in agosto sono rincarati del 13,6% rispetto al mese precedente, mentre quelli delle navi del 10,4%. Neanche i patiti dell'auto sono sfuggiti al caro-prezzi: la benzina a salita in tutta Italia anche se, dai dati delle città campione, non a possibile quantificare un aumento percentuale. Se infatti a Roma i prezzi di carburanti e lubrificanti hanno segnato un aumento congiunturale in agosto dell'1,1% (+8,7% tendenziale), a Milano l'incremento mensile a stato dello 0,9% e quello annuale dell'8,5%. La citta pia cara a risultata Torino, dove i prezzi in generale sono cresciuti del 3% su base annua. È andata invece meglio agli anconetani, che hanno potuto contare su un tasso annuo d'inflazione dell'1,4%. "Il Governo continua a puntare esclusivamente sulla grande distribuzione con l'idea che basti dargli mano libera per risolvere tutti i problemi", ma non si accorge che "il settore del commercio, tirato in ballo spesso a sproposito sulla questione dei prezzi - evidenzia la Confesercenti - ha invece assorbito gli aumenti dei carburanti senza scaricarli sui consumatori". A compensare i rialzi petroliferi sono stati i prodotti alimentari, con in testa quelli freschi, finiti lo scorso anno sul banco degli imputati per l'inflazione galoppante dovuta alla siccità . "Sembra essere proseguito ad agosto il rallentamento nei prezzi degli alimentari freschi, gia sviluppatosi rapidamente negli ultimi mesi", ricorda il Centro Studi di Confindustria. E infatti gli ortaggi sono calati un pa dappertutto: a Firenze sono scesi del 2,3%, con le patate crollate addirittura del 12,9%, a Torino dell'1,2% e a Milano dell'1,4%. Flessioni consistenti si sono comunque avute in quasi tutte le voci del comparto: i pomodori da sugo sono diminuiti del 28,9% a Venezia, la frutta del 2,1% a Firenze, il latte e i formaggi dello 0,3% Torino e il pesce ed i prodotti ittici dell'1,9% a Milano. ( 30 Ago 2004 © ANSA

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FEDERCONSUMATORI.it 30 agosto 2004 Inflazione al 2,3 per cento ad agosto: dati pazzeschi ! La benzina verde a 1,20 euro,il gasolio ad 1 euro bilanciati, come sempre, dai cali dei prezzi di pellicce e stufe elettriche, utilizzate dai consumatori per difendersi dalla calura estiva. I dati sul carovita degli esausti italiani sfidano il senso del ridicolo ! “Inflazione stabile per il secondo mese consecutivo: ad agosto, secondo i dati delle città campione forniti dall'Istat, il carovita è rimasto fermo al 2,3 per cento, lo stesso valore di luglio. Su base mensile, i prezzi aumentano dello 0,2 per cento”. Non sembra esserci dunque,la temuta fiammata del prezzo del petrolio. "L'effetto del petrolio si è avuto sulla voce trasporti, basta guardare i rincari decisi dalle compagnie aeree", spiega un esperto. "A bilanciare i rialzi sono però intervenuti gli alimentari, supportati anche dai cali in molte aree dei servizi sanitari e per la salute". Gli aumenti della benzina verde a 1,20 euro a litro ed il gasolio ad 1 euro a litro inchiodano l’inflazione al 2,3 per cento,lo stesso dato di luglio quando 2004 quando l’Istat, a fronte di un aumento dello 0,8 per cento dei carburanti. registrò una diminuzione dello 0,2 per cento: i dati pazzeschi sul carovita degli esausti italiani sfidano il senso del ridicolo ! Mentre per l’Istat l’inflazione è sotto controllo,morde i portafogli delle famiglie,con rincari del 6,2 per cento dal luglio 2003 al luglio 2004,con aumenti del 15,8 per cento dei servizi bancari,del 10,5 per cento dei trasporti,del 10,4 per cento sui servizi sanitari e spese per la salute: il presidente Biggeri deve spiegare agli italiani,come concilia la diminuzione della voce Sanità e Salute con gli aumenti registrati dall’Osmed (Osservatorio sui medicinali-del Ministero della Salute) pari al 16,8 per cento ! Ma le favole dell’Istat sull’inflazione hanno le gambe corte e non incantano più nessun cittadino alle prese con un carovita di enormi proporzioni che oltre ad erodere i redditi ed a costringere milioni di consumatori,anche del ceto medio,ad indebitarsi ipotecando il quinto dello stipendio o i beni di famiglia ai Monti di Pietà per sopravvivere,contribuisce ad alimentare un clima di sfiducia che crea enorme nocumento per la ripresa economica. Intesaconsumatori nello sciopero della spesa e degli automobilisti del 16 settembre,presidierà la sede dell’Istat per chiedere una profonda revisione di un paniere bugiardo,che non tiene conto della sofferenza degli italiani,per sbarcare il lunario. Questi i dati reali:

SPESA ANNUA DELLE FAMIGLIE

COSTI AL

31.07.2003

VARIAZIONI

PERCENTO

AUMENTI

IN EURO

NUOVA SPESA

AL 31.07.2004SERVIZI BANCARI 450 15,8 71 521 ELETTRICITÀ 300 4,3 13 313 GAS 700 4,2 30 730 ABBIGLIAMENTO E CALZATURE 1.800 7,9 142 1.942 RICREAZIONE E TEMPO LIBERO 1.400 3,9 55 1.455 BEVANDE E TABACCHI 700 6,7 47 747 MOBILI E SERVIZI PER LA CASA 2.000 7,2 144 2.144 SANITÀ E SALUTE 1.350 10,4 139 1.489 ABITAZIONE 6.000 3,4 204 6.204 SCUOLA ED ISTRUZIONE 400 24 6,0 424 RC AUTO 750 6,2 46 796 TRASPORTI 4.000 10,5 420 4.420 ALBERGHI,RISTORANTI,BAR,P.E. 1.400 5,7 80 1.480 CONSUMI ALIMENTARI 4.811 4,1 197 5.008

TOTALE 26.061 6,2 1.612 27.673

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CONFCOMMERCIO.it Le vendite al dettaglio restano al palo Secondo l’Istat, a giugno le vendite del commercio al dettaglio hanno registrato un aumento del 2% annuo e dello 0,7% mensile. Le vendite di prodotti alimentari hanno segnato un aumento tendenziale del 2,2% e congiunturale dello 0,7%. “Calma piatta” per le vendite al dettaglio Secondo l’Istat, a giugno le vendite del commercio al dettaglio hanno registrato un aumento del 2% rispetto al giugno 2003 e dello 0,7% rispetto a maggio. Le vendite di prodotti alimentari hanno segnato un aumento tendenziale (annuo) del 2,2% e congiunturale (mensile) dello 0,7%. Le vendite di prodotti non alimentari hanno registrato un incremento annuo dell’1,8% e dello 0,6% mensile. Tra le diverse forme della grande distribuzione, nel mese di giugno 2004 sono i grandi magazzini e gli hard-discount a registrare gli aumenti tendenziali più elevati (+5,6% e +5,2% rispettivamente). I supermercati hanno fatto rilevare la crescita tendenziale più bassa (+2,2%). Se si considerano i primi 6 mesi del 2004 rispetto allo stesso periodo del 2003 (+2,5% complessivamente per vendite della grande distribuzione) la crescita più alta ha riguardato gli ipermercati (+3,9%) mentre i supermercati hanno registrato un +1,7%, gli hard-discount un 3,4% e i grandi magazzini un 3,8%. Se si valuta la dimensione aziendale, a giugno le grandi imprese hanno registrato un +2,7% di vendite, mentre le medie hanno segnato un +2,5% e le piccole hanno registrato una flessione dello 0,1%. Nei primi sei mesi dell’anno le vendite delle grandi imprese hanno registrato un +2% mentre quelle delle piccole e delle medie sono diminuite rispettivamente dell’1,5% e dell’1%. Il gruppo di prodotti che ha segnato gli aumenti tendenziali più elevati nelle vendite è stato quello dei prodotti farmaceutici (+2,8%), seguito da abbigliamento (+2,4%) e da foto ottica e pellicole (+2,3%). Nei primi sei mesi dell’anno, tra i prodotti non alimentari, l’incremento più alto è stato quello dei prodotti farmaceutici (+0,7%) mentre una flessione è stata registrata dalle calzature, gli articoli di cuoio (-1,2%). A giugno le vendite più alte sono state registrate nel centro (+3,4%) seguito dal nord-ovest (+2,5%) mentre il nord-est ha registrato un +1,5% e il sud e le isole un +0,9%.A giugno il dato tendenziale complessivo delle vendite (+2%) è stato il migliore da gennaio 2004 (+3,6%) dato che teneva conto però delle vendite promozionali. Per il secondo mese consecutivo, il carovita resta fermo al palo. Secondo i dati provenienti dalle città campione, ad agosto si registra un tasso del 2,3%, così come a luglio. Su base mensile, i prezzi sono aumentati dello 0,2%. Anche ad agosto inflazione stabile Inflazione ferma ad agosto per il secondo mese consecutivo. Secondo i dati provenienti dalle città campione, il carovita è rimasto infatti inchiodato al 2,3%, così come a luglio. I prezzi, su base mensile, sono aumentati dello 0,2%. Il dato proveniente dalle città campione dovrà essere sottoposto alle dovute verifiche e arrotondamenti: l’ufficialità sarà data solo dall’Istat, che domani diffonderà la stima provvisoria e il 14 settembre le cifre definitive. Non eè escluso, per il gioco degli arrotondamenti, che si arrivi anche al 2,2% tendenziale. Stando ai dati di oggi, le città che su base mensile hanno sopportato l’aumento dei prezzi più consistente sono state Torino, Napoli, Milano, Palermo e Trieste, che hanno tutte registrato una variazione del +0,3%. Seguono Ancona, Bari e Genova con un aumento congiunturale dello 0,2%. Roma, Perugia e Firenze registrano invece un incremento dei prezzi pari allo 0,1%. Su base annua, invece, il tasso d'inflazione più forte si registra a Torino (3%) e quello più debole ad Ancona (1,4%). Sopra al 2% si trovano anche Genova (2,1%), Bari (2,1%), Napoli (2,8%), Palermo (2,2%), Roma (2,2%), Trieste (2,1%). Confcommercio: “il rischio viene dal caro-petrolio” Ferme le componenti interne, soprattutto l’alimentare, sono ancora le tensioni del caro-petrolio che rischiano di compromettere la diminuzione dell’inflazione: questo il commento del Centro Studi Confcommercio sulle anticipazioni delle città campione relative all'inflazione di agosto. “La situazione relativa ai prezzi dei prodotti petroliferi rischia non solo di compromettere le possibilità di rientro dell’inflazione, ma anche di annullare le possibilità di crescita del sistema, che già sconta una dinamica della domanda per consumi da parte delle famiglie molto debole”. 30 agosto 2004

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AIB.BS.it Inflazione a Brescia: agosto 2004 Anticipazione provvisoria della variazione degli indici dei prezzi al consumo È apparentemente stabile l'inflazione a Brescia: ad agosto la variazione tendenziale dell'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività (con tabacchi) è pari a più 2,0 per cento. La variazione congiunturale, tuttavia, è pari a più 0,4 per cento ed è la più alta registrata da agosto 2003. Anche al netto dei tabacchi, l'indice presenta una variazione tendenziale di più 2,0 per cento ed una congiunturale di più 0,4 per cento. Sempre ad agosto, l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati registra una variazione tendenziale del 2,1 per cento per l'indice con tabacchi e dell'1,9 per cento per l'indice senza tabacchi. Le variazioni congiunturali sono, rispettivamente, di più 0,3 e più 0,2 per cento. Gli aumenti di prezzo più significativi si riscontrano nei capitoli: trasporti (in particolare carburanti, trasporti aerei e marittimi, riparazione e accessori per autoveicoli), servizi di alloggio per vacanze, mobili e articoli per la casa. Rimangono sostanzialmente invariati i capitoli abbigliamento, spese per l'abitazione e spese per l'istruzione. Risultano in diminuzione i prezzi dei generi alimentari, delle comunicazioni e dei prodotti medicinali. I dati sono stati diffusi dalla Commissione per la rilevazione mensile dei prezzi al consumo del Comune di Brescia. Come è noto, dal giugno 1998, Brescia è entrata ufficialmente a far parte delle città campione per l’anticipazione provvisoria dell’indice dei prezzi al consumo. 30 agosto 2004 TGFin Giù il petrolio e anche la benzina Greggio sotto 42 $,carburante meno caro Petrolio ai minimi da un mese, con un barile che vale meno di 42 dollari e con ribassi sul prezzo della benzina che si profilano finalmente all'orizzonte. Anche questa settimana quindi comincia bene sul fronte del valore del greggio, che si mantiene ben lontano dai picchi di Ferragosto, quando si temeva che le quotazioni fossero ormai lanciato verso i 50 dollari al barile. E anche la benzina comincia a scendere. Così in Italia, dopo un esodo estivo caratterizzato da pieni di carburante alle stelle, i prezzi già segnano i primi ribassi. Si comincia dai due marchi del gruppo Eni (Agip e Ip), che hanno rimesso mano ai loro listini, annunciando un taglio di 0,003 euro al litro con la verde che torna così sotto la soglia degli 1,17 euro al litro. Uno scenario che potrebbe segnare l'allentamento dell'emergenza caro-pieno in Italia. E alleggerire le pressioni verso un intervento fiscale per attenuare l'impatto sulle tasche dei consumatori. Una misura su cui sono intervenuti esponenti della Margherita che, presentando le linee guida della loro proposta di politica energetica, hanno ribadito la necessità di una manovra sulle accise, come ricordato dal responsabile economico Enrico Letta nel corso di un incontro con la stampa. Un'ipotesi, quella di intervento fiscale, che all'interno del governo trova il suo appoggio nel responsabile delle Politiche agricole Gianni Alemanno, tornato a ribadire la necessità di usare la leva fiscale. "Quanto al caro-petrolio" ha detto "attendiamo il vertice tra Siniscalco e Marzano. In ogni caso ritengo che la leva fiscale vada utilizzata in qualche modo come un freno rispetto al caro petrolio che è un fattore negativo per l'inflazione". Nessuna conferma, invece, arriva sul fronte dell'atteso vertice tra il responsabile delle Attività produttive e quello dell'Economia. Difficilmente Siniscalco e Marzano si vedranno nelle prossime ore, come ventilato da prime indiscrezioni degli ultimi giorni, anche se, fanno sapere fonti vicine a Via Molise, l'appuntamento resterebbe nell'agenda entro questa settimana, da svolgersi prima del prossimo Consiglio dei ministri. Per quanto riguarda, intanto, il caro pieno, primi segnali di ribasso si registrano anche sul fronte del gasolio con la Erg che ha tagliato di 0,001 euro al litro. E con l'Italia che dopo anni di indiscusso primato nel caro-diesel di Eurolandia, lascia il podio alla Germania con un prezzo al litro in media, secondo l'ultimo confronto internazionale disponibile, di 0,963 euro al litro contro gli 0,984 euro tedeschi. Tornando al fronte petrolifero, il greggio a New York ha segnato un vistoso calo, riportandosi sotto ai 42 dollari al barile: 41,85 per l'esattezza il minimo registrato a metà seduta sui terminali degli operatori per i contratti con consegna prevista per ottobre. Un calo arrivato dopo un'apertura di contrattazioni per lo stesso tipo di futures, dello 0,5% a 43,40 dollari al barile e un massimo di seduta che ha visto l'oro nero segnare quota 43,50 dollari, sulla scia dei timori all'indomani del nuovo sabotaggio a uno degli oleodotti in Iraq. 30 agosto 2004

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TGFin 30/8/2004 Ad agosto inflazione ferma al 2,3% Secondo risultati delle città campione

Inflazione ferma ad agosto. Secondo i dati delle città campione il caro-vita ad agosto è rimasto inchiodato a quota 2,3%. Esattamente come a luglio. Su scala mensile gli aumenti sono stati in media dello 0,2%. Ma in parecchie città i prezzi sono cresciuti di più: tra queste Palermo, Napoli, Milano, Bologna, Trieste, dove i rincari sono stati pari allo 0,3% tra luglio e agosto. Tra le città "virtuose" (+0,1% mensile) ci sono invece Roma e Perugia. La fiammata dei prezzi del petrolio dunque, per il momento, non sembra aver pesato troppo sull'andamento del caro-vita. Va però precisato che i risultati provenienti dalle città campione devono sempre essere considerati come un'anticipazione da verificare e confermare. Spesso, in passato, il dato ufficiale dell'Istat ha rivisto e corretto il flash "parziale". Già il 31 agosto arriverà la stima provvisoria, che sarà confermata il 14 settembre. Non è escluso, proprio per il gioco degli arrotondamenti, che si

arrivi anche al 2,2% tendenziale per questo mese di agosto. Stando ai dati appena comunicati, le città che su base mensile hanno registrato un aumento dei prezzi più consistente sono state Torino, Napoli, Milano, Palermo e Trieste, tutte con una variazione in crescita per lo 0,3%. Seguono Ancona, Bari e Genova con un aumento congiunturale dello 0,2%. Roma, Perugia e Firenze hanno segnato invece un incremento dei prezzi pari allo 0,1%. Su base annua, invece, il tasso d'inflazione più forte si registra a Torino (3%) e quello più debole ad Ancona (1,4%). Sopra il 2% si trovano anche Genova (2,1%), Bari (2,1%), Napoli (2,8%), Palermo (2,2%), Roma (2,2%), Trieste (2,1%). Ecco la variazione dei prezzi nelle 13 città campione a luglio: ================================================================ CITTÀ VARIAZIONE MENSILE TASSO ANNUO ---------------------------------------------------------------- Ancona +0,2% +1,4% Bari +0,2% +2,1% Bologna +0,3% +1,7% Firenze +0,3% +2,1% Genova +0,2% +2,1% Milano +0,3% +2,0% Napoli +0,3% +2,8% Palermo +0,3% +2,2% Perugia +0,1% +1,7% Roma +0,1% +2,2% Torino +0,3% +3,0% Trieste +0,3% +2,1% Venezia +0,2% +1,8%

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Ecco invece una tabella con l'andamento dell'inflazione (indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, Nic) rilevato dall'Istat da luglio 2003 ad oggi: ============================================================== variazione mensile tasso annuo Luglio 2003 +0,2% +2,7% Agosto +0,2% +2,8% Settembre +0,2% +2,8% Ottobre +0,1% +2,6% Novembre +0,2% +2,5% Dicembre +0,1% +2,5% Gennaio 2004 +0,2% +2,2% Febbraio +0,2% +2,3% Marzo +0,3% +2,3% Aprile +0,2% +2,3% Maggio +0,2% +2,3% Giugno +0,2% +2,4% Luglio +0,1% +2,3% Agosto +0,2% +2,3% TGFin 30/8/2004 Prezzi alla produzione in salita Istat: tutta colpa del caro-petrolio Il caro-petrolio fa sentire i suoi effetti anche sui prezzi alla produzione che a luglio hanno registrato un deciso incremento. Secondo l'Istat, infatti, l'indice generale dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali è risultato pari a 106,9, con un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 3,3% rispetto al mese di luglio 2003.

L'indice calcolato al netto dei prodotti petroliferi e dell'energia elettrica, gas ed acqua ha registrato invece una variazione congiunturale pari a più 0,2%, mentre quella tendenziale è stata pari a più 3,2%. La variazione della media dell'indice generale negli ultimi dodici mesi rispetto a quella dei dodici mesi precedenti è risultata pari a più 1,5%. La variazione della media dell'indice generale dei primi sette mesi del 2004 rispetto a quella dei primi sette mesi del 2003 è stata pari a più 1,7%. Gli aumenti congiunturali più significativi sono stati registrati nei settori dell'energia elettrica, gas e acqua (più 1,1 per cento, determinato dall'aumento dei prezzi dell'energia elettrica e, in misura minore, dei prezzi del gas naturale distribuito), dei prodotti petroliferi raffinati (più 1%) e dei prodotti chimici e fibre sintetiche ed artificiali (più 0,8 per cento). Variazioni congiunturali in diminuzione hanno interessato i settori dei

prodotti alimentari, bevande e tabacco (meno 0,2 per cento) e degli apparecchi elettrici e di precisione (meno 0,1 per cento). Rispetto al mese di luglio 2003, gli incrementi più marcati sono stati registrati nei settori dei prodotti petroliferi raffinati e dei metalli e prodotti in metallo (per entrambi più 13,0 per cento), dei prodotti chimici e fibre sintetiche ed artificiali (più 2,8 per cento) e degli altri manufatti (compresi i mobili) (più 2,5 per cento). Diminuzioni tendenziali sono state riscontrate nei settori dell'energia elettrica, gas e acqua (meno 2,8 per cento), del cuoio e prodotti in cuoio (meno 0,5 per cento) e dei prodotti delle miniere e delle cave (meno 0,2 per cento). Nel periodo gennaio-luglio 2004, l'aumento tendenziale più elevato h stato riscontrato nel settore dei metalli e prodotti in metallo (più 8,4 per cento), mentre la diminuzione tendenziale più marcata h stata registrata nel settore dell'energia elettrica, gas e acqua (meno 3,9 per cento).

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QUIBRESCIA.it I prezzi aumentano dello 0,4% in un mese (red.) Secondo alcune anticipazioni provvisorie del rapporto Istat pubblicate ieri dall'Ufficio diffusione statistica del Comune l'inflazione a Brescia rimane ferma al tasso tendenziale pari a + 2,0%, ma registra un tasso congiunturale dello 0,4%, il più elevato dell'ultimo anno. Le anticipazioni sul dato nazionale mostrano una differenza con le altre città campione, dove i prezzi al consumo sono saliti dello 0,2% rispetto al mese di luglio con una variazione tendenziale annua del 2,3%, la stessa del mese prima quando i prezzi erano saliti dello 0,1 sul mese e del 2,3%. I dati ufficiali verranno dati dall'Istat che oggi diffonderà la stima provvisoria e il 14 settembre le cifre definitive. A Brescia, alcune voci nel paniere di analisi chiave sono stati particolarmente elevati: il settore autotrasporti, in cui sono incluse le tariffe aeree e marittime, il carburante e anche gli accessori e le riparazioni degli autoveicoli, ha registrato un congiunturale di + 1,8%. Anche i servizi di alloggio per vacanze sono cresciuti, + 0,7%, i mobili e degli articoli per la casa +0,6%. Non sono aumentati in agosto i prezzi di abbigliamento, l'istruzione e le spese per l'abitazione, voci che restano a rischio per il mese di settembre quando cambierà la stagione del vestiario, finiranno i saldi, e arriveranno le nuove rette scolastiche e le spese per i libri di testo. Da notare anche qualche calo nell'indice congiunturale: le voci relative agli alimentari (anche se alcuni cibi sono aumentati, altri sono calati molto), alle comunicazioni e le spese sanitarie sono scesi dello 0,3%. Ecco una tabella riassuntiva delle variazioni sui prezzi al consumo di Brescia nel mese di agosto 2004 rispetto a luglio 2004. Generi alimentari, bevande analcoliche - 0,3 Bevande alcoliche e tabacchi + 0,1 Abbigliamento e calzature invariato Abitazione, acqua, energia elettricità e combustibili invariato Mobili, articoli e servizi per la casa + 0,6 Servizi sanitari, spese per la salute - 0,1 Trasporti + 1,8 Comunicazioni - 0,3 Ricreazione, spettacolo, cultura + 0,1 Istruzione invariato Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi + 0,7 Altri beni e servizi invariato Indice generale + 0,4 Indice generale senza tabacchi + 0,4 Ecco una tabella riassuntiva delle variazioni sui prezzi al consumo di Brescia nel mese di agosto 2004 rispetto a agosto 2004. Generi alimentari, bevande analcoliche + 1,3 Bevande alcoliche e tabacchi + 6,5 Abbigliamento e calzature + 1,0 Abitazione, acqua, energia elettricità e combustibili + 2,1 Mobili, articoli e servizi per la casa + 2,4 Servizi sanitari, spese per la salute + 2,6 Trasporti + 3,8 Comunicazioni - 4,8 Ricreazione, spettacolo, cultura + 2,1 Istruzione + 1,3 Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi + 1,8 Altri beni e servizi + 2,8 Indice generale + 2,0 Indice generale senza tabacchi + 2,0 30/8/2004

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LAREPUBBLICA.it Duro attacco dell'intesa consumatori: "Superato il ridicolo" La Cgil: "Il governo non fa nulla per contenere l'inflazione" Prezzi, consumatori contro l'Istat "Dati fasulli, rivedere il paniere" ROMA - "I dati dell'Istat sull'inflazione sfidano il senso del ridicolo". Sono parole durissime quelle che l'Intesa dei Consumatori riserva a l'Istat, secondo la quale la crescita dei prezzi nel mese di agosto è rimasta ferma al 2,3 per cento. Intesaconsumatori, una sigla che raccoglie Adusbef, Federconsumatori, Adoc e Codacons, accusa chiaramente l'istituto di statistica di mentire: "Il presidente dell'Istat Biggeri deve spiegare agli italiani come concilia la diminuzione della voce 'sanità e salutè con gli aumenti registrati dall'osservatorio sui medicinali del ministero della Salute pari al 16,8 per cento", si legge in un comunicato. "Ma le favole dell'Istat hanno le gambe corte e non incantano più nessuno". Per il 16 settembre l'associazione annuncia un presidio davanti alla sede dell'Istat nel quale verrà chiesta la revisione del "paniere bugiardo". Molto critica sul carovita anche la Cgil, che però non se la prende con l'Istat, ma con il governo: "Le vendite in sostanziale diminuzione, se considerate al netto dell'aumento dei prezzi, possono aver determinato il dato dell'inflazione in stand by al 2,3%, pronta però a scattare quando cominceranno a farsi sentire gli effetti dell'aumento del prezzo del petrolio", dichiara il segretario confederale, Marigia Maulucci. "Il governo, dopo aver programmato un'inflazione inferiore di 8 decimi di punto rispetto a quella reale, non solo persevera nell'errore nella previsione del 2005, ma nemmeno intende intervenire per contenere l'inflazione". (30 agosto 2004) ANSA.it Prezzi benzina, in agosto balzo 9,4% su anno ROMA - I prezzi della benzina sono aumentati in agosto dell'1% rispetto a luglio 2004 e del 9,4% rispetto ad agosto 2003. Lo rende noto l'Istat, precisando che da dicembre 2003 ad oggi i prezzi della verde sono saliti dell'11,2%. INFLAZIONE: AD AGOSTO FERMA AL 2,3% Inflazione ferma al 2,3% in agosto. In base ai dati dell'Istat, i prezzi al consumo sono saliti dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 2,3% rispetto ad agosto 2003. Su base annua, il tasso d'inflazione è quindi allo stesso livello del mese scorso. Le stime preliminari dell'Istat confermano così le anticipazioni delle città campione. 31/08/2004

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ISTAT.it 31/08/2004 Indici dei prezzi al consumo Agosto 2004: indici provvisori Sulla base dei dati pervenuti e in parte diffusi autonomamente dai Comuni che partecipano alla rilevazione, l’Istituto nazionale di statistica stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), relativo al mese di agosto 2004, presenti una variazione di più 0,2 per cento rispetto al mese di luglio 2004 e di più 2,3 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In base alla stima provvisoria, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra nel mese di agosto una variazione pari a meno 0,3 per cento rispetto al mese precedente e una variazione di più 2,3 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Si ricorda che dall’inizio del 2002 l’indice armonizzato viene calcolato considerando anche i prezzi che presentano riduzioni temporanee (sconti, saldi, vendite promozionali, ecc.); la dinamica di tale indice, quindi, può risultare differente da quella dell’indice relativo all’intera collettività. In particolare, le differenze tra le variazioni congiunturali dei due indici risultano più ampie nei mesi in cui si concentrano le vendite promozionali e i saldi di fine stagione e nei mesi immediatamente successivi. Gli indici definitivi saranno diffusi il prossimo 14 settembre 2004. Tabella 1. Indici dei prezzi al consumo. Agosto 2004

INDICI VARIAZIONI %

INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO Agosto 2003

Agosto 2004

Ago.04 Lug.04

Ago.04 Ago.03

Per l’intera collettività (base 1995=100) con tabacchi 122,4 125,2 +0,2 +2,3

Armonizzato (base 2001=100) comprensivo delle riduzioni temporanee di prezzo 105,3 107,7 -0,3 +2,3

Tabella 2. Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), per capitolo di spesa (base 1995=100). Agosto 2004

Variazioni percentuali

CAPITOLI INDICI (BASE

1995=100)

Rispetto al mese

precedente

Rispetto allo stesso mese

dell’anno precedente

Prodotti alimentari e bevande analcoliche 122,0 -0,3 +1,8

Bevande alcoliche e tabacchi 145,1 +0,1 +7,0 Abbigliamento e calzature 127,1 0,0 +2,3 Abitazione, acqua, elettr. e combustibili 129,8 +0,2 +2,0

Mobili, articoli e servizi per la casa 121,0 +0,2 +2,1 Servizi sanitari e spese per la salute 123,8 -0,1 +1,6 Trasporti 127,0 +1,1 +3,8 Comunicazioni 84,0 -0,7 -7,8 Ricreazione, spettacoli e cultura 118,7 +0,2 +2,4 Istruzione 124,7 0,0 +1,9 Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi 137,8 +0,7 +3,1

Altri beni e servizi 130,5 +0,2 +3,2 Indice generale 125,2 +0,2 +2,3

Sulla base dei dati finora pervenuti gli aumenti congiunturali più significativi dell’indice per l’intera collettività si sono verificati per i capitoli Trasporti (più 1,1 per cento) e Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (più 0,7 per cento); variazioni nulle si sono verificate nei capitoli Abbigliamento e calzature e Istruzione; variazioni negative si sono registrate nei capitoli Comunicazioni (meno 0,7 per cento), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (meno 0,3 per cento) e Servizi sanitari e spese per la salute (meno 0,1 per cento). Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (più 7,0 per cento), Trasporti (più 3,8 per cento), Altri beni e servizi (più 3,2 per cento) e Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (più 3,1 per cento). L’unica variazione tendenziale negativa si è registrata nel capitolo Comunicazioni (meno 7,8 per cento).

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ISTAT.it 31/08/2004 Contratti collettivi, retribuzioni contrattuali e conflitti di lavoro Luglio 2004 Alla fine di luglio 2004 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per le parti che regolano il trattamento economico, riguardavano, con riferimento alla struttura occupazionale rilevata in occasione del ribasamento degli indici (dicembre 2000=100), 8,4 milioni di lavoratori dipendenti. A questo numero corrisponde una quota pari al 64,1 per cento del monte retributivo contrattuale osservato. Nel mese di luglio 2004 l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie dei lavoratori dipendenti, con base dicembre 2000=100, è risultato pari a 109,9 con una variazione di più 0,6 per cento rispetto al mese precedente e con un incremento del 3,2 per cento rispetto a luglio 2003. L'aumento registrato nel periodo gennaio-luglio, relativamente al corrispondente periodo dell'anno precedente, è del 2,8 per cento. Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali L'aumento congiunturale delle retribuzioni contrattuali rilevato nel mese di luglio 2004 incorpora gli effetti economici determinati dagli aumenti tabellari previsti da alcuni contratti vigenti, dall’introduzione dell’elemento retributivo individuale per i dipendenti delle poste e dall'entrata in vigore di cinque nuovi accordi. I primi includono i miglioramenti programmati per i dipendenti regolati dai seguenti contratti: editoria giornali, energia elettrica, attività ferroviarie, telecomunicazioni, pulizie locali, lavanderia e tintoria. Tra i contratti recepiti a luglio, quattro danno luogo a contestuali miglioramenti economici: quello dei dipendenti delle imprese minerarie, delle industrie del legno e prodotti in legno, del commercio (che si applica anche ai dipendenti delle imprese che erogano servizi al mercato) e delle agenzie fiscali. Per il rimanente contratto recepito a luglio, che riguarda i dipendenti delle radio e televisioni private, i miglioramenti retributivi scatteranno invece da settembre 2004. Analisi per settore di attività economica L'indice delle retribuzioni orarie contrattuali per l'intera economia, proiettato per l’anno in corso in base alle sole applicazioni previste dai contratti in vigore alla fine di luglio 2004, registrerebbe un incremento del 2,8 per cento. Di tale aumento complessivo, più della metà (1,7 punti percentuali) sarebbe determinato dai miglioramenti previsti per l'anno 2004, mentre la parte restante (1,1 punti percentuali) deriva dalla dinamica registrata nell'anno 2003. Alla fine di luglio 2004 la quota di contratti nazionali vigenti in termini di monte retributivo, relativa all'intera economia risulta pari al 64,1 per cento e corrisponde a 46 accordi che regolano, come già segnalato, il trattamento economico di circa 8,4 milioni di dipendenti. Tale quota sottende situazioni molto differenziate a livello settoriale: quote di copertura totale si osservano infatti, oltre che nell’agricoltura e nell’edilizia anche nell’aggregato commercio, pubblici esercizi, alberghi in virtù del rinnovo del contratto del commercio. Gradi elevati di copertura contrattuale, rispettivamente pari a 98,2 e 85,6 per cento, si registrano nell'industria in senso stretto e nei servizi privati; per quest’ultimo settore l’aumento registrato a luglio si deve all’accoglimento dell'accordo per i lavoratori delle imprese di servizi al mercato che adottano il contratto del commercio. Di contro, negli altri settori dei servizi la quota dei contratti in vigore è marcatamente inferiore, essendo pari al 48,5 per cento nei trasporti comunicazioni e attività connesse e al 12,9 per cento nel credito e assicurazioni. Infine nelle attività della pubblica amministrazione la totalità dei dipendenti è in attesa del rinnovo del contratto. Al termine del mese di luglio 2004, risultano in attesa di rinnovo 30 accordi collettivi nazionali, i quali rappresentano il 35,9 per cento del monte retributivo contrattuale e sono relativi a 3,9 milioni di lavoratori dipendenti. Analisi dei contratti a luglio Il 6 luglio 2004 è stato raggiunto l'accordo per il rinnovo del contratto per i poco più di 1000 dipendenti delle aziende del settore minerario, scaduto il 31 marzo 2004. L'accordo prevede aumenti tabellari in tre rate: la prima a decorrere da luglio 2004, mentre le altre due saranno erogate a gennaio e aprile 2005. Il recepimento di tale accordo determina un aumento medio mensile delle retribuzioni (compresi i riflessi sulle mensilità aggiuntive) di circa 45 euro, con una variazione dell’indice orario di contratto del 3,4 per cento che si riduce allo 0,3 per cento nell’aggregato più ampio dell’estrazione minerali, nel quale è compreso il contratto (Tabella 3). A copertura del periodo di vacanza contrattuale aprile-giugno 2004, viene attribuito un importo una tantum differenziato per livello di inquadramento da corrispondersi rispettivamente con la retribuzione di luglio e dicembre 2004. Come è noto, gli importi una tantum concorrono al calcolo della retribuzione annua di competenza, senza incidere sul calcolo dell’indice delle retribuzioni contrattuali (cfr. avvertenze in appendice). In questo mese l’importo medio pagato è pari a circa 80 euro, mentre la successiva rata sarà mediamente pari a 40 euro. Tra le novità inserite nel contratto, di particolare rilievo l’aumento dei giorni di ferie a seconda dell’anzianità di servizio del lavoratore e l’aumento dell’indennità di sottosuolo. Entrambi gli istituti contrattuali troveranno applicazione dal mese di agosto 2004. L’accordo per i dipendenti delle industrie del legno (circa 250 mila, a cui corrisponde un monte retributivo di poco inferiore all’1,7 per cento del totale), siglato il 21 luglio 2004, è relativo sia al quadriennio normativo, con decorrenza luglio 2004-dicembre 2007, sia al primo biennio economico (luglio 2004-dicembre 2005). Il contratto prevede tre tranche di aumenti retributivi: luglio 2004, gennaio e luglio 2005. Quella di luglio 2004 (al netto

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dell'indennità di vacanza contrattuale precedentemente erogata e comprensiva dei riflessi sulle mensilità aggiuntive) è mediamente pari a 32 euro, a cui corrisponde una crescita congiunturale del relativo indice delle retribuzioni orarie del 2,4 per cento. Le successive rate sono rispettivamente pari a circa 28 e 15 euro. Per i sei mesi di vacanza contrattuale gennaio-giugno 2004 il contratto ha stabilito il pagamento di un importo una tantum, non differenziato per livello, di 200 euro: la metà è stata erogata con le competenze di luglio 2004, mentre la restante parte sarà pagata con la retribuzione di settembre 2004. La variazione congiunturale che si osserva nell’indice delle retribuzioni contrattuali nella branca carta, editoria e grafica, pari a più 0,2 per cento, deriva dall’applicazione della terza e ultima rata di miglioramenti retributivi per i circa 25 mila dipendenti regolati dal contratto editoria giornali, la cui retribuzione è aumentata mediamente di 29 euro, compresi i riflessi sulle mensilità aggiuntive. Anche le retribuzioni dei poco più di 82 mila dipendenti dell’industria elettrica aumentano a luglio a seguito del pagamento della seconda tranche (di tre) di miglioramenti retributivi previsti dal contratto in vigore. L’incremento in media pari a 38 euro compresi i riflessi sulle mensilità aggiuntive, determina una variazione dell’indice orario di contratto dell’1,7 per cento, mentre è dell’1,1 per cento l’incremento nella branca energia elettrica, gas e acqua che lo comprende. Per quanto riguarda l'edilizia, l'aggiornamento di alcune indennità (elemento economico territoriale, mensa e trasporto) nelle province di Udine, Padova, Messina, Cuneo e Vercelli determina un incremento congiunturale dell'indice delle retribuzioni orarie di contratto dello 0,1 per cento. L’elemento di maggior rilievo tra le novità osservate a luglio 2004 è la ratifica del nuovo accordo del commercio, la cui valenza normativa decorre da gennaio 2003 e avrà termine a dicembre 2006 ed è relativo sia al primo biennio economico (2003-2004), sia al secondo (2004-2005). L'intesa si applica anche ai dipendenti di aziende che erogano servizi al mercato (ad es. servizi di informatica, telematica, pubblicità, ricerche di mercato, ecc.) e regola il trattamento economico di quasi 1,9 milioni di dipendenti; in particolare, si tratta di poco meno di 1,3 milioni di persone nel commercio e di circa 560 mila nei servizi al mercato ai quali corrisponde una quota del monte retributivo totale rispettivamente pari al 9,8 e al 4,4 per cento del totale. Relativamente agli aumenti retributivi l'accordo prevede incrementi tabellari, oltre che a luglio 2004, anche a dicembre 2004, luglio 2005 e settembre 2006. Con riferimento alla figura rappresentativa del contratto, che corrisponde al lavoratore inquadrato al IV livello, tali incrementi tabellari sono pari rispettivamente a 35 e 37 euro per l’anno 2004, 23 euro a luglio 2005 e 30 euro a settembre 2006. In particolare, in ragione dell’approssimarsi della scadenza del primo biennio economico, le ultime due tranche di aumenti previste sono relative al biennio successivo (2005-2006), per il quale l’accordo anticipa la definizione dei relativi aumenti retributivi sulla base di un tasso d’inflazione stimato al 2,0 per cento per gli anni 2005 e 2006. Entro il 31 marzo 2005, inoltre, si procederà alla verifica dell’andamento dell’inflazione reale registrato nel 2004; in caso di scostamento superiore allo 0,25 per cento rispetto al tasso d’inflazione sopra indicato, sarà convocato un incontro al fine di individuare i correttivi da apportare al contratto con riferimento al secondo biennio (2005-2006). L’applicazione del contratto per il mese di luglio determina un incremento congiunturale dell’indice delle retribuzioni orarie del relativo contratto del 3,0 per cento. A copertura dei diciotto mesi di vacanza contrattuale (gennaio 2003-giugno 2004), il contratto stabilisce inoltre l’erogazione di un importo una tantum parametrato per livello, il cui valore per il IV livello (preso a riferimento come media) è di 400 euro, di cui 250 erogati con la retribuzione di luglio 2004 e i restanti 150 euro con quella di gennaio 2005. La variazione congiunturale dell’indice delle retribuzioni orarie che si osserva a luglio nella branca trasporti, pari a più 0,5 per cento trae origine dall’ultima rata di aumenti tabellari per i dipendenti regolati dal contratto di settore delle attività ferroviarie; l’incremento medio mensile è mediamente pari a 41 euro (compresi i riflessi sulle mensilità aggiuntive), a cui corrisponde una variazione dell’indice di contratto del 2,0 per cento. Come anticipato, a luglio 2004 i circa 172 mila dipendenti delle poste hanno beneficiato dell’introduzione di un nuovo istituto contrattuale denominato ERI (Elemento di Retributivo Individuale), il cui valore medio è di circa 39 euro; l’aumento congiunturale del relativo indice di contratto che ne consegue è pari al 2,1 per cento. Sempre in questo mese si registra la corresponsione della seconda tranche di aumenti retributivi per i 122 mila dipendenti regolati dal contratto delle telecomunicazioni: l'aumento medio mensile è poco meno di 48 euro, a cui corrisponde una variazione congiunturale del relativo indice orario di contratto del 2,7 per cento. A seguito dell’introduzione dell’ERI nel contratto delle poste e dell’aumento retributivo in quello delle telecomunicazioni, l’indice orario della branca poste e telecomunicazioni (che li comprende entrambi) aumenta rispetto al mese precedente del 2,3 per cento. La variazione congiunturale dell’indice delle retribuzioni contrattuali che si osserva nella branca servizi alle imprese, pari al più 2,6 per cento, è l’effetto congiunto di miglioramenti economici che riguardano più contratti. In questo mese si osserva, infatti, sia l’applicazione del nuovo contratto del commercio per i dipendenti delle imprese dei servizi al mercato, sia i miglioramenti retributivi derivanti dal pagamento della seconda rata di aumenti tabellari per i dipendenti delle imprese che effettuano pulizie locali (circa 217 mila), come pure di quelle che applicano il contratto lavanderie e tintorie (poco più di 25 mila). Più in dettaglio, l’aumento dell’indice orario che deriva dall’applicazione del contratto del commercio nell’aggregato servizi al mercato è pari al 2,9 per cento, mentre quella relativa al contratto pulizie locali (in media gli aumenti tabellari sono di circa 27 euro) è pari al 2,6 per cento. Gli incrementi retributivi per il contratto lavanderia e tintoria (circa 41 euro) determinano, invece, una variazione del relativo indice orario di contratto pari al 2,9 per cento. Nel settore delle attività della pubblica amministrazione si osserva il recepimento del nuovo accordo per il comparto delle agenzie fiscali (pubblicato sulla G. U. n. 119 del 2 luglio 2004). L’accordo per i circa 62 mila dipendenti è il primo rinnovo da quando sono stati scorporati dal contratto dei ministeri, in attuazione alle disposizione dell'Aran

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per la definizione dei comparti di contrattazione (G. U. del 30 dicembre 2002). Esso si riferisce al quadriennio normativo 2002-2005 e al primo biennio economico 2002-2003; pertanto l'accordo, sebbene rinnovato, continua ad essere annoverato tra quelli scaduti per il biennio economico 2004-2005. In conseguenza dell'applicazione del nuovo contratto, che prevede incrementi delle tabelle stipendiali e dell'indennità di agenzia (ex indennità di amministrazione), si registra un aumento medio della retribuzione, compresi i ratei, di poco superiore a 103 euro, a cui corrisponde un incremento congiunturale del relativo indice di contratto pari al 5,9 per cento. Inoltre, poiché gli aumenti decorrono da gennaio 2002 e da gennaio 2003, è stato corrisposto a titolo di arretrati un importo medio pari a 2.420 euro. Ulteriori informazioni Come anticipato, nel mese di luglio è stato recepito anche l’accordo per i dipendenti delle radio e televisioni private, che produrrà effetti economici a partire da agosto 2004: la descrizione analitica verrà effettuata con il prossimo comunicato stampa mentre qui se ne anticipano le principali caratteristiche. Il contratto si riferisce al secondo biennio economico e interessa i quasi 12 mila dipendenti del settore radio e televisioni private. L’accordo prevede aumenti tabellari distinti per i dipendenti delle radio e per quelli delle TV private, a decorrere da agosto 2004 e da gennaio 2005. Inoltre, a copertura del periodo di vacanza contrattuale è previsto il pagamento a settembre 2004 di un importo una tantum. Si segnala poi a luglio il pagamento di un importo una tantum (che, come già sottolineato più volte, resta escluso dal calcolo dei numeri indice delle retribuzioni contrattuali), per i dipendenti delle industrie pelli e cuoio che beneficiano, a copertura dei mesi aprile-maggio 2004, di un importo differenziato per livello il cui valore medio è di circa 74 euro. Inoltre, a partire da luglio 2004 si registrano gli aumenti retributivi derivanti dall’applicazione della normativa che regola il trattamento di alcune figure dirigenziali della pubblica amministrazione. Tali aumenti non producono riflessi sugli indici delle retribuzioni, in quanto la metodologia dell’indagine, innovata in occasione del ribasamento (cfr. la nota informativa I numeri indice delle retribuzioni contrattuali: le nuove serie in base dicembre 2000 = 100 pubblicata il 29 aprile 2003) ha escluso dal campo di osservazione i dirigenti della pubblica amministrazione, al fine di migliorarne la comparabilità con il settore privato. Si tratta in particolare dell’applicazione del DPR del 14 maggio 2004 (pubblicato sulla G. U. n. 161 del 12 luglio 2004), che ha ratificato l'aggiornamento del trattamento economico del personale dirigente non contrattualizzato dello Stato. Relativamente a tale personale (più di 63 mila unità, di cui circa 50 mila professori e ricercatori universitari), è stato stabilito un aumento dell’1,38 per cento degli importi relativi a tutte le voci retributive a partire da gennaio 2004. Tale aumento percentuale è pari, come specificato nel suddetto DPR, al tasso di variazione annuo registrato dalla media delle retribuzioni contrattuali dei restanti dipendenti della pubblica amministrazione nel 2003. L'aumento retributivo viene corrisposto a partire dal mese di luglio 2004 ed è mediamente pari a 55 euro per i docenti universitari e a circa 65 euro per le altre figure professionali (appartenenti ai comparti della difesa e delle forze di polizia a ordinamento militare e civile). Gli importi arretrati (cfr. Note informative e Glossario in appendice), relativi ai primi sei mesi dell'anno sono in media pari a: 305 euro per i docenti universitari; 352 euro per i dirigenti non contrattualizzati della difesa; 370 euro per quelli delle forze di polizia a ordinamento militare e civile. Confronti settoriali delle variazioni tendenziali A luglio 2004 si riscontrano aumenti tendenziali delle retribuzioni contrattuali orarie (Tabella 3) superiori alla media (pari al 3,2 per cento) nei seguenti settori: assicurazioni (9,7 per cento); poste e telecomunicazioni (7,3 per cento); edilizia (5,2 per cento); trasporti (4,4 per cento), attività della pubblica amministrazione (4,3 per cento) e gomma e plastica (3,3 per cento). Incrementi nulli si registrano per il settore attività radiotelevisive, mentre aumenti contenuti si osservano per i settori: attività connesse ai trasporti (0,1 per cento); agricoltura (0,2 per cento), credito (1,2 per cento) e metalmeccanica (1,7 per cento). La situazione contrattuale e gli aumenti programmati Valutando prospetticamente la quota dei contratti in vigore, nei prossimi sei mesi, ove non intervenissero rinnovi, si assisterebbe ad una situazione pressoché stazionaria fino a dicembre (63,7 per cento ad agosto e 63,5 per cento a dicembre), che subirebbe poi una riduzione apprezzabile da gennaio 2005, attestandosi ad una valore pari al 44,2 per cento, a causa della simultanea scadenza a fine 2004 di numerosi contratti. Alla fine di tale periodo il peso dei contratti scaduti da oltre tre mesi risulterebbe pari al 36,5 per cento; tale incidenza, alla fine di luglio 2004, risulta di poco inferiore e pari al 35,4 per cento. Il passaggio al nuovo anno non ha effetti per tutti i settori, ma solo per l’industria in senso stretto, i trasporti comunicazioni e attività connesse e i servizi privati. Per essi, da valori iniziali pari rispettivamente a 97,2, 48,5 e 85,6 per cento si passerebbe a gennaio 2005 a 50,2, 0,2 e 78,5 per cento. Negli altri settori l’incidenza resterebbe invariata per tutto il periodo, ma con livelli fortemente differenziati: 100 per cento nell’agricoltura, nell’edilizia e nel commercio, alberghi e pubblici esercizi; 12,9 per cento nel credito e assicurazioni e nulla nella pubblica amministrazione. Questa informazione è essenziale ai fini della valutazione dell’evoluzione tendenziale delle retribuzioni contrattuali prevista per i prossimi sei mesi, la cui dinamica, com'è noto, è quantificata sulla base degli aumenti programmati dai contratti vigenti alla fine di luglio 2004. In assenza di rinnovo dei contratti scaduti, nel semestre agosto 2004-gennaio 2005 il tasso di crescita tendenziale dell'indice generale passerebbe dal 2,6 per cento di inizio periodo al 3,2 per cento di gennaio 2005. Gli indici relativi ai vari settori di attività economica mostrerebbero dinamiche

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diversificate. Nell’agricoltura il tasso di variazione tendenziale resterebbe costantemente pari allo 0,2 per cento fino a dicembre 2004, mentre a gennaio 2005 la crescita sarebbe pari allo 0,3 per cento; nel settore dell'industria in senso stretto la dinamica subirebbe una risalita da ottobre, più modesta nei primi mesi e successivamente più marcata, in virtù degli aumenti stabiliti dai contratti per i mesi di dicembre 2004 e gennaio 2005 (dal 2,3 a agosto al 3,6 per cento a fine periodo). Nell'edilizia si registrerebbe una sostanziale stabilità dell’aumento tendenziale fino a dicembre 2004 e una marcata decelerazione a gennaio 2005 (dal 5,2 per cento a agosto al 4,0 per cento a gennaio). Anche nell’aggregato servizi destinabili alla vendita le variazioni settoriali sono decisamente differenziate: infatti nei settori commercio, pubblici esercizi, alberghi e servizi privati si osserverebbe nel semestre una decisa accelerazione della crescita retributiva: nel primo settore dal 2,9 per cento a agosto al 5,1 per cento a gennaio; nel secondo dal 2,9 per cento al 4,3 alla fine del periodo. Situazione completamente opposta, si registrerebbe invece, nel settore dei trasporti comunicazioni e attività connesse nel quale il tasso di crescita quasi si dimezza nel semestre (4,0 per cento ad agosto a fronte del 2,6 per cento a gennaio 2005). Infine, nella pubblica amministrazione, in assenza di rinnovi, si osserverebbe un calo del tasso di crescita tendenziale: dal 2,2 per cento previsto ad agosto al 2,0 per cento di gennaio 2005. Tensione contrattuale e conflitti di lavoro Analisi della tensione contrattuale Le successive tabelle 6 e 7 illustrano l’andamento dell’indicatore di tensione contrattuale “mesi di vacanza contrattuale per dipendente” recentemente introdotto dall’Istat. Tale indicatore è proposto in due varianti. La prima è definita come rapporto tra il monte dei mesi di vacanza contrattuale (calcolato come ammontare complessivo di mesi di vacanza contrattuale per l’insieme dei dipendenti in attesa di rinnovo) e i dipendenti direttamente coinvolti (indicatore specifico in tabella 6). La seconda è pari al rapporto tra il medesimo ammontare e il totale dei dipendenti appartenenti al settore di attività economica di riferimento (indicatore generico in tabella 7). I dati per settore di attività economica esprimono pertanto la media delle durate delle vacanze contrattuali dei contratti in essi inclusi. Il valore che si osserva in luglio per l’intera economia è pari a 2,5 mesi per l’indicatore generico e a 7,9 mesi per quello specifico. Relativamente al settore dell’industria in senso stretto, con il recepimento del contratto del legno risulta nullo l’indicatore di attesa media per dipendente, nonostante siano da rinnovare i contratti della ceramica e del tabacco (che rappresentano solo l’1,7 per cento dei dipendenti dell’industria in senso stretto), per i quali l’indicatore specifico fa registrare un valore pari a 1,6 mesi. Nel settore commercio, pubblici esercizi e alberghi, l’entrata in vigore del nuovo accordo del commercio ha annullato entrambi gli indicatori considerati. Nel settore trasporti, comunicazioni e attività connesse, quasi tutti i contratti ancora scaduti presentano un ritardo pari a 7 mesi e di un solo mese per l’accordo dei servizi portuali; l’attesa media misurata dall’indicatore generico è pari a 3,7 mesi, mentre è pari a 6,9 mesi per quello specifico. Infine, nonostante l’accoglimento del contratto per i dipendenti delle agenzie fiscali, gli indicatori, generico e specifico, della pubblica amministrazione sono aumentati entrambi da 7,1 mesi di maggio a 7,5 mesi a luglio. Infatti, il 97,7 per cento dei dipendenti attende da 7 mesi il rinnovo del secondo biennio economico 2004-2005, mentre per il restante 2,3 per cento deve essere ancora rinnovato anche il primo biennio 2002-2003 (vacanza contrattuale pari a 31 mesi). Conflitti di lavoro Come annunciato in precedenti comunicati stampa, l'Istat sta ampliando il processo di raccolta ed elaborazione delle informazioni relative ai conflitti di lavoro, con l'obiettivo di giungere alla diffusione di nuovi indicatori che ne forniscano una misura più precisa. A partire dal comunicato stampa relativo ai dati di febbraio 2004 è iniziata la pubblicazione di indicatori relativi alle ore non retribuite per conflitti di lavoro (espresse in termini di incidenza sul monte ore lavorate), derivanti dall'indagine mensile sul lavoro nelle grandi imprese. Inoltre, è oramai avviata la raccolta di informazioni sulla medesima variabile all'interno della nuova indagine trimestrale sui posti vacanti e le ore lavorate. Queste informazioni, una volta sottoposte al necessario trattamento statistico, potranno integrare o eventualmente sostituire gli indicatori, diffusi tradizionalmente nel presente comunicato, che riportano in forma aggregata le segnalazioni pervenute dalle questure. Nel contesto del processo di revisione delle statistiche sui conflitti di lavoro, l'Istat ha modificato, l'ambito di copertura dei dati basati sulle segnalazioni delle questure, limitando la diffusione alle statistiche sulle ore non lavorate per conflitti originati dal rapporto di lavoro. La pubblicazione dei dati relativi alla componente dei conflitti originati da cause estranee al rapporto di lavoro è, invece, sospesa sino al completamento del processo di revisione. Nel presente comunicato vengono pubblicati per la prima volta i dati parziali di maggio 2004, aggiornando al contempo i valori precedenti con le ulteriori informazioni sopraggiunte. Nei primi cinque mesi del 2004 il numero totale di ore non lavorate per conflitti (solo per motivi legati al rapporto di lavoro) è stato di 2,7 milioni (l’1,1 per cento in meno rispetto al corrispondente periodo dell’anno 2003). Di queste, quasi il 38 per cento (pari circa un milione di ore) è da imputare a rivendicazioni economico-normative. Il valore registrato nel mese di maggio 2004 (1,5 milioni di ore non lavorate) è stato inferiore di circa il 3 per cento rispetto a quello dello stesso mese del 2003 (Tabelle 8 e 11). L'analisi secondo l'attività economica per il mese di maggio mette in luce una concentrazione di ore non lavorate nella pubblica amministrazione (con una quota del 52,5 per cento, pari a 755 mila ore) e delle industrie metallurgiche e meccaniche (con il 35,1 per cento del totale delle ore non lavorate, 505 mila ore).

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BRESCIAOGGI.it Martedì 31 Agosto 2004 Un punto di riferimento per chi deve ambientarsi in una nuova realtà. Ma in quello russo di via Franchi molti clienti sono anche italiani A Brescia negozi senza confini In città sono ormai ovunque gli esercizi pubblici gestiti da extracomunitari di Daniele Bonetti Commercianti fuori dal proprio Paese. Lasciare la terra d’origine per cercare una vita migliore altrove. Qualche mese per ambientarsi nella nuova realtà per poi cercare di migliorare ancora. Imparare la lingua italiana, capire le leggi economiche e sociali che regolano la vita nella loro nuova patria. Ridotto quasi a zero il disagio per l’ambientamento nella nuova città, qualcuno ha cercato di investire i propri averi in attività commerciali che potessero consetire loro una vita più agevole. Nessuna attività in grado di essere vera concorrente dei grandi empori italiani: piccoli supermercati, negozietti per lo più a conduzione famigliare che puntino ad accaparrarsi una clientela affezionata che possa consentirgli di lavorare con una certa continuità. Ecco quindi sorgere, nei vari angoli della città, negozi specializzati nella vendita di merce fortemente richiesta da persone provenienti dall’Europa dell’est o da immigrati islamici. Piccoli punti di incontro che diventano non solo luoghi dove incontrarsi ma veri e propri momenti di scambio d’opinioni, impressioni, speranze e delusioni. È il caso del minimarket russo di via Franchi: un piccolo ambiente decisamente informale dove trovare tutto quello che serve per chi è arrivato in Italia partendo dall’est Europa. Sugli scaffali ecco la birra russa, il caviale, carne cotta che costuisce un punto imprescindibile nell’alimentazione degli immigrati dell’est. «Abbiamo ogni genere alimentare che può servire a coloro che vengono dai nostri paesi - assicura la commessa del negozio - . Bevande, carne, dolci: proprio tutto, da noi russi, polacchi e molti altri possono trovare qualsiasi cosa». Andare a fare la spesa per sentirsi un pò meno lontani dalle loro terre d’origine. Il negozio russo è aperto da due anni ed è ormai un punto di riferimento per la popolazione proveniente dall’est. «Non vendiamo solo generi alimentari - ricorda la commessa - : noleggiamo dvd in lingua russa, vendiamo anche giornali e riviste provenienti dall’est. Non è molto semplice riuscire a farli arrivare, infatti arrivano solamente un giorno alla settimana. Per molte persone dell’est sono una fonte preziosa di informazione su cosa succede nei nostri paesi. In città esiste solo un altro negozio come il nostro, quello nelle vicinanze del piazzale dell’Iveco. Il proprietario comunque è lo stesso però questo in via Franchi lavora molto di più perchè è nelle vicinanze di piazzale Garibaldi che è la zona dove c’è la più alta concentrazione di gente proveniente dall’est. Per questo il nostro esercizio è diventato in un certo senso anche un punto di riferimento». Non solo russi, ucraini ed moldavi: nell’esercizio di via Franchi non è raro scorgere un italiano cercare qualche prelibatezza proveniente da terre lontane. «Il 60 per cento dei clienti - ammette la commessa - sono dell’est. Il restante 40 per cento sono italiani. Vengono a prendere il caviale: il nostro è un pò più grande di quello che si trova nei negozi italiani. Altro genere molto richiesto è il pane nero, alcuni ne vanno matti». Lasciando via Franchi e svoltando in via Milano si entra in una zona dove gli esercizi condotti da extracomunitari sono presenti in una percentuale decisamente più importante rispetto ad altre zone della città. In via Stoppani, una traversa di via Milano, ecco la macelleria Al Halal Market. Carne ma non solo. Sugli scaffali del negozio gestito da una famiglia nordafricana trovano posto bevande, verdura, frutta e quant’altro. «Da noi vengono italiani e stranieri - dice il gestore - : gli italiani vengono da noi perchè teniamo generi alimentari che in altri negozi non riescono a trovare come lo zenzero e altre spezie tipicamente orientali. Siamo aperti da quasi due anni, non possiamo certamente lamentarci, il lavoro non manca proprio». A pochi metri dall’Halal Market ecco il Good Luck di via Milano: orologi e oggettistica per articoli da regalo. «Prevalentemente abbiamo clientela straniera - dicono - : è qualche anno che siamo aperti, per noi questo negozio, abbinato al call center, è una grande opportunità». Negozi d’oggettistica e di generi alimentari in generale. Gli extracomunitari, che a Brescia sono ormai oltre cinquantamila, vanno ormai oltre i semplici call center. Veri e propri negozi, una rete commeciale decisamente staccata da quelle che per gli italiani rappresentano la tradizione. Un nuovo punto fondamentale per una città che sta nascendo all’interno di Brescia. Nel segno di nuovi esercizi commerciali.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Nonostante i timori per il petrolio Inflazione ad agosto ferma al 2,3% ROMA - Il caro-petrolio non fa paura all’inflazione che, ad agosto, rimane inchiodata al 2,3% per il secondo mese consecutivo. Il calo della voce più pesante nel carrello della spesa degli italiani, vale a dire gli alimentari, spegne le pressioni inflazionistiche da greggio, aiutata anche dai servizi sanitari. Ma la paura non passa ed ora i riflettori sono puntati sui prossimi mesi, quando la recente fiammata dell’oro nero potrebbe scaricarsi sulle bollette elettriche e non solo, come lascia intravedere l’impennata dei prezzi alla produzione, che a luglio sono cresciuti del 3,3%, mettendo a segno l’incremento maggiore da aprile 2001 proprio grazie all’impennata del greggio. L’allarme inflazione resta quindi alto in attesa del vertice fra i ministri delle Attività Produttive e dell’Economia, Antonio Marzano e Domenico Siniscalco, che dovrebbe tenersi in settimana, prima del Consiglio dei ministri. Il dato delle città campione, che mostra ad agosto un incremento dei prezzi dello 0,2%, preoccupa i sindacati, che temono nuovi rialzi dei prezzi già da settembre senza interventi adeguati da parte del Governo. «Sarebbe importante - afferma il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani - un segnale da parte del Governo per mettere sotto controllo la dinamica dei prezzi. Anche perchè il Governo fino a qualche mese fa ha negato l’esistenza del problema». Un’analisi condivisa anche dalla Cisl: «Il dato di agosto non è attendibile. Gli effetti del caro-petrolio li sentiremo più avanti - sottolinea il segretario confederale Raffaele Bonanni -. Quello che preoccupa è che non ci sono iniziative per contenere gli effetti dell’impennata delle quotazioni petrolifere. L’emergenza inflazione esiste, e noi speriamo che ora, con la ripresa dell’attività del Governo, venga affrontata». Per il segretario generale aggiunto della Uil, Adriano Musi, invece, «l’inflazione ad agosto è ferma perchè i consumi frenano». E infatti dai dati sulle vendite al dettaglio in giugno, spiega Confcommercio, risulta che «in termini reali, cioè al netto della variazione dei prezzi, la crescita rispetto allo stesso mese del 2003 è di appena lo 0,5%, sintesi di un -0,6% nell’alimentare e di un +0,7% nel non alimentare». Siamo di fronte, afferma quindi il Centro Studi della Confcommercio, «a d una forte stagnazione della domanda interna» e del rischio di una crescita «al di sotto dell’1% per l’economia italiana». L’impennata delle quotazioni petrolifere, stando alle rilevazioni delle città campione, in base alle quali i prezzi al consumo sono saliti su base mensile dello 0,2%, ha messo le ali alla voce trasporti, incidendo in modo pesante sulle vacanze degli italiani. I biglietti aerei, infatti, in agosto sono rincarati del 13,6% rispetto al mese precedente, mentre quelli delle navi del 10,4%. In Spagna l’inflazione per il secondo mese consecutivo è rimasta ferma al 3,3%. Martedì 31 Agosto 2004 INFOCOMMERCIO.it Normativa nazionale/ Tracciabilità agroalimentari (31/08/2004) Anticipato il regolamento europeo sulla tracciabilità dei prodotti agroalimentari. Obbligatorio, dall’11 agosto, riportare in etichetta l’indicazione del luogo di origine o provenienza, ma l’obbligo, previsto dalla legge 3 agosto 2004, n.204, di conversione del decreto legge n.157/04, sorgerà sostanzialmente a far data dall’approvazione del decreto del Ministero per le politiche agricole e forestali, di concerto con il Ministero delle attività produttive, con cui saranno stabilite le modalità attuative. Come è noto, l’art.18 del Regolamento CE n.178/02 prevede, a decorrere dal 1° gennaio 2005, che “è disposta in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione la rintracciabilità degli alimenti, dei mangimi, degli animali destinati alla produzione alimentare e di qualsiasi altra sostanza destinata o atta a entrare a far parte di un alimento o di un mangime”. Inoltre, al fine di assicurare una migliore informazione ai consumatori e prevenire i fenomeni di contraffazione, nell’etichettatura degli oli d’oliva vergini ed extravergini sarà obbligatorio riportare l’indicazione del luogo di coltivazione e di molitura delle olive, successivamente all’approvazione di un apposito decreto del MIPAF. Attualmente, l’art.4 del Regolamento CE n.1019/02 consente solo facoltativamente la designazione dell’origine dell’olio extra vergine di oliva e dell’olio di oliva vergine, per tale intendendo l’indicazione di uno Stato membro o della Comunità Europea, corrispondente alla zona geografica nella quale le olive sono state raccolte e in cui è situato il frantoio nel quale è stato estratto l’olio.

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BRESCIAOGGI.it Martedì 31 Agosto 2004 Sul carovita pesano gli aumenti nel settore turistico e quelli dell’energia. Entro venerdì l’incontro fra Marzano e Siniscalco L’inflazione si ferma al 2,3% Ma salgono i prezzi alla produzione. E preoccupa l’effetto del caro petrolio Milano. Inflazione stabile al 2,3% in agosto. Secondo i dati resi noti ieri dall’Istat, relativo alle 13 città campione, il dato del carovita è rimasto sullo stesso livello di luglio. A livello mensile l’incremento è stato invece dello 0,2%, contro lo 0,1% registrato lo scorso luglio. Solo Bologna, Palermo e Venezia hanno subito variazioni al rialzo, rispettivamente da 1,6% a 1,7%, da 2,1% a 2,2 e da 1,7 a 1,8. Secondo gli esperti, sull’andamento dell’inflazione hanno pesato gli aumenti nel settore turistico e in parte nel comparto energetico, controbilanciati dal calo dei prodotti alimentari, legato a fattori stagionali. Invece, cattive notizie sono giunte dai prezzi alla produzione. In luglio l’indice dei prodotti industriali, secondo le rilevazioni provvisorie dell’Istat, è stato pari a 106,9, con un aumento mensile dello 0,3% e del 3,3% tendenziale (rispettivamente +0,2% e +3,2% a giugno). L’aumento annuo, hanno precisato all’Istat, che è il maggiore da aprile 2001 ed è fortemente condizionato dal petrolio e dalla crisi dell’acciaio. Al netto dei prodotti petroliferi raffinati e dell’energia elettrica, gas e acqua, l’aumento congiunturale è dello 0,2%, mentre quello tendenziale del 3,2 per cento. Sul fronte petrolifero. da registrare tuttavia che il petrolio Wti (scadenza ottobre) ha chiuso ieri la seduta a 42,28 dollari il barile, ai minimi da un mese, contro 43,18 dollari della chiusura di venerdì scorso. Soddisfazione sui dati dell’inflazione è stata espressa dal viceministro delle Attività Produttive, Adolfo Urso, che ha detto che è «un dato confortante in linea con la media europea che sarebbe stato minore se non avesse scontato la corsa del prezzo del petrolio». Invece, secondo il centro studi di Confcommercio dopo il blocco delle componenti interne, soprattutto l’alimentare, sono ancora le tensioni del caro-petrolio che rischiano di compromettere il calo dell’inflazione. «La situazione relativa ai prezzi dei prodotti petroliferi - ha affermato il centro studi dell’organizzazione presieduta da Sergio Billè - rischia non solo di compromettere le possibilità di rientro dell’inflazione, ma anche di annullare le possibilità di crescita del sistema, che già sconta una dinamica della domanda per consumi da parte delle famiglie molto debole». Per il Centro studi di Confindustria, il rallentamento dei prezzi degli alimentari ha compensato il caro greggio. Caustico il commento dell’Intesa Consumatori, secondo cui i dati sull’inflazione di agosto, che indicherebbero un andamento stabile, «sono pazzeschi» e «sfidano il ridicolo». Intanto è slittato di 24-48 ore l’incontro previsto inizialmente per oggi tra il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco e il ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano. L’incontro si terrà comunque prima del consiglio dei ministri di venerdì 3 settembre. Tra le proposte del ministro Marzano un intervento sulle accise che potrà funzionare come stabilizzatore automatico. Tornando ai prezzi, il caro-vacanze non ha risparmiato nessuno, con aumenti in alcuni casi superiori al 20%, e ben superiori al tasso di inflazione, che anche ad agosto ha dato tregua come a luglio rimanendo inchiodato al 2,3%. Stando alle indicazioni provenienti dalle città campione sulle voci rilevate direttamente dall’Istat, in agosto chi ha deciso si raggiungere la propria meta in aereo ha speso per un biglietto il 13,6% in più rispetto a luglio, e il 14,6% su un anno fa. Chi invece, per paura di attentati o per risparmiare, ha scelto la nave ha speso il 10,4% in più sul mese precedente rispetto e il 18,1% in più su agosto 2003. Fra i più penalizzati gli amanti del mare: in spiaggia i prezzi sono letteralmente schizzati. Per sdraio e ombrelloni, infatti, i rincari sono stati in agosto del 3,9% rispetto a luglio e del 10,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Non è andata bene neanche a chi ha scelto il classico pacchetto turistico tutto compreso, per il quale i rincari congiunturali sono stati dell’1,9%, mentre quelli tendenziali sono risultati pari al 20,5%.

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ADNKronos I dati del ministero dell'Economia Conti pubblici, ad agosto fabbisogno di 4.200 milioni Cresce il disavanzo nei primi 8 mesi del 2004 (42.500mln) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (33.387mln) Roma, 1 set. - (Adnkronos) - Ad agosto 2004 si e' registrato un fabbisogno del settore statale di circa 4.200 milioni di euro a fronte di un disavanzo di 6.300 milioni nell'agosto 2003. Lo comunica il ministero dell'Economia in una nota. Nei primi otto mesi del 2004 si e' registrato complessivamente un fabbisogno di circa 42.500 milioni, mentre nell'analogo periodo 2003 si era avuto un disavanzo pari a 33.387 milioni. Il miglioramento del fabbisogno del mese di agosto 2004, rispetto a quello dell'agosto dello scorso anno, è conseguenza delle misure di controllo della spesa corrente, anche in applicazione del decreto legge di metà luglio. Sconta inoltre il venir meno di alcuni pagamenti straordinari verificatisi nel 2003. Spiega il ministero dell'Economia. L'andamento delle entrate fiscali ordinarie, precisa il ministero, risulta in linea con le stime e coerente con gli obiettivi di fine anno. Il differenziale tra il fabbisogno cumulato di quest'anno e quello 2003 -sottolinea- si e' ridotto: dai 12.600 milioni del primo semestre 2004 e' infatti sceso a 9.146 dei primi otto mesi.

FEDERCONSUMATORI.it 1-09-04 Caro petrolio: scoperta la ragione dell'aumento! Ora indagano le Procure: un esposto per aggiotaggio dell'Intesaconsumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) è sul tavolo del Procuratore Guariniello alla Procura di Torino Anche altre Procure indagano per analoghi esposti dei consumatori Ecco le accuse mosse alla speculazione sugli hedge-funds Sul caro petrolio ora indagano le Procure, a cominciare da quella di Torino. Un esposto per aggiotaggio dell'Intesaconsumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) è ora sul tavolo del procuratore Guariniello. L'ipotesi di reato è aggiotaggio. Il prezzo del greggio, è aumentato negli ultimi 12 mesi dell’11%, raggiungendo livelli sei volte superiori al tasso di inflazione. Nelle ultime due settimane poi il prezzo ha toccato la cifra “record” di $50 al barile. I fattori internazionali, come la grave situazione che ha fatto seguito al conflitto in Iraq, pur avendo avuto un peso determinante, non sono sufficienti a spiegare l'andamento senza precedenti del prezzo del greggio. Alla congiuntura economica e alle politiche mondiali, si è aggiunta, infatti, anche una speculazione su titoli derivati agganciati al prezzo del petrolio, per lucrare sulle variazioni di quest’ultimo. In particolare l'attenzione dell'Intesaconsumatori si è concentrata sulla speculazione messa in atto dai grandi investitori su fondi esteri denominati hedge-fund. Sarebbero stati proprio questi fondi a far lievitare i prezzi del petrolio, ottenendo ottimi rendimenti grazie alla speculazione sulle oscillazioni dei prezzi del greggio e contribuendo così a loro volta ad alimentare gli stessi rincari. Il rialzo record del prezzo del petrolio, infatti, non può essere giustificato solo dal mercato, vale a dire dalla domanda e dall’offerta, in quanto l’offerta, cioè la disponibilità di risorse, è maggiore dell'attuale domanda. Da qui l'ipotesi di violazione dell'art. 501 del cod. pen., ossia di manovre realizzate al fine di produrre artificiosamente una oscillazione dei prezzi e consentire fraudolentemente una speculazione sui titoli legati al petrolio. Ad esempio attraverso l'abile diffusione di notizie, come quella della disponibilità della Cina a pagare ogni barile di petrolio 50 dollari, notizia che ha indotto gli hedge-fund a scommettere sui rialzi del greggio.

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PANORAMA.it Grande distribuzione: radiografia del fenomeno Lidl Discount segreto È un colosso da 35 miliardi di fatturato, 80 mila dipendenti e 6 mila negozi. Guidato con mano severa da un milionario fissato con la privacy. Ora la catena tedesca punta sull'Italia. A colpi di prezzi stracciati e di pubblicità. di Walter Rauhe 1/9/2004 Nella sua città natale di Heilbronn, a 50 chilometri da Stoccarda, Dieter Schwarz, 64 anni, gode di ottima reputazione. Il fondatore e proprietario dell'impero commerciale Lidl viene descritto come un uomo «molto parsimonioso», addirittura «spilorcio»: comunque «molto attaccato ai soldi». Ma questi attributi, in una zona tra le più ricche e produttive d'Europa come la Svevia, sono intesi in senso esclusivamente positivo. Ed è proprio la proverbiale parsimonia dell'Homo svevus, unita al fiuto per gli affari e a un culto quasi religioso per il lavoro, a spiegare l'incredibile ascesa della Lidl, il gruppo di hard discount alimentari di Dieter Schwarz. Un colosso da 6.200 filiali che, dopo aver conquistato la Germania, è partito in una campagna europea che ora vede nel mirino l'Italia, dove conta già 300 punti vendita, contro gli oltre mille in Francia, deciso a dare un'ulteriore spinta agli affari. Forte di una massiccia campagna pubblicitaria e di una crisi dei consumi che, con il concorso del caro euro, favorisce chi offre il carrello della spesa più conveniente. Ce la farà? Di certo a Schwarz la determinazione non manca, come testimonia la sua storia. Figlio di un grossista di frutta e verdura, Schwarz acquista nel 1972 i diritti sul nome Lidl da un pittore locale e un anno dopo apre il suo primo supermercato a Ludwigshafen. Seguendo e copiando l'esempio della catena discount tedesca Aldi dei fratelli Albrecht, inizia lentamente a espandere il suo marchio nelle regioni occidentali della Germania affittando, spesso nelle zone periferiche delle città, vecchi capannoni nei quali allestisce rudimentali supermercati mal illuminati, arredati in modo minimalista ed economico e offrendo ai clienti un numero limitato di articoli a prezzi stracciati comprati in grandi stock dalle rimanenze di magazzino di grandi distributori e produttori. Alla fine degli anni Ottanta il gruppo Lidl non è nemmeno elencato nella top ten delle più grandi catene alimentari tedesche, conta poco più di 800 supermercati e fattura 2 miliardi e mezzo di euro. Con la caduta del Muro di Berlino arriva la grande occasione: in una campagna d'espansione senza precedenti, Schwarz conquista l'ancora vergine mercato discount tedesco-orientale spiazzando il concorrente Aldi ed esportando nell'ex emisfero comunista il sogno di un benessere e di un consumismo alla portata di tutti i portafogli. Nel giro di pochi anni il gruppo Lidl decuplica il suo fatturato, apre in Germania qualcosa come 2.400 supermercati, crea una nuova catena commerciale, i grandi magazzini Kaufland, con 560 filiali presenti soprattutto nell'ex Ddr e nei paesi dell'Est. E nel 1992 avvia una campagna d'espansione in Europa approdando in Francia, Austria, Italia, Polonia, Gran Bretagna e in altri 12 paesi del continente, dove conquista presto la leadership nel segmento discount, ovvero il canale che punta sulla convenienza eliminando le marche. Oggi il gruppo Lidl possiede 6.200 filiali con 80 mila dipendenti e un fatturato stimato attorno ai 35 miliardi di euro per il 2004, contro i 28,8 miliardi dell'anno precedente. Sede del colosso commerciale è una zona industriale a Neckarsulm, comune limitrofo di Heilbronn. Una serie di palazzine, poco più rappresentative di una qualsiasi filiale del gruppo e circondate da filo spinato, telecamere a circuito chiuso e impermeabili all'esterno come Fort Knox. Nessun ufficio stampa, nessun addetto alle pubbliche relazioni, riservatezza totale anche su bilanci, statistiche e progetti futuri. «Esistono solo stime» conferma sconsolato Herbert Kuhn dell'agenzia di ricerche di mercato Eurodata di Francoforte. «È un colosso a conduzione familiare dominato dalla segretezza». Lo stesso vale per il suo proprietario, finito nel 1999 nell'elenco del periodico americano Forbes degli uomini più ricchi del mondo al trentasettesimo posto, ma scomparso poi dalle classifiche degli anni successivi su richiesta esplicita dei legali di Dieter Schwarz. Il multimiliardario è schivo, evita accuratamente ogni apparizione pubblica e, per non dare nell'occhio, rinuncia persino all'autista e raggiunge l'ufficio guidando utilitarie di piccola cilindrata, che cambia di giorno in giorno. A un congresso

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commerciale a Berlino ha partecipato una volta spacciandosi per un semplice manager della sua azienda e pur di non finire nel mirino degli obiettivi dei fotografi ha rinunciato a una medaglia al merito che il governo del Baden Württemberg gli voleva conferire. Di lui esistono solo due foto: una scattata di nascosto dal settimanale Focus e l'altra, privata e di vecchia data, finita non si sa come sulle pagine della Süddeutsche Zeitung accanto a un articolo sugli atteggiamenti antisindacali del gruppo, articolo che il quotidiano di Monaco di Baviera pagò poi con un embargo pubblicitario da parte della società dei discount. In effetti, quel poco che trapela dal macrocosmo blindato dell'impero Lidl lascia solo intuire le condizioni di lavoro degli 80 mila dipendenti del grande e anonimo patriarca. «Per evitare la nascita di rappresentanze sindacali o di commissioni di lavoratori Dieter Schwarz ha frammentato il suo impero in un conglomerato di almeno 600 società, unite sotto il tetto di una sedicente fondazione Schwarz, ma giuridicamente autonome tra di loro» scrive il settimanale economico tedesco Wirtschaftswoche. «Un vero labirinto. Misterioso, impenetrabile e in continua trasformazione» commenta Christian Paulowitsch del sindacato tedesco Verdi. Delle 2.400 filiali Lidl in Germania solo cinque hanno la rappresentanza sindacale prescritta teoricamente per legge. Secondo i sindacati tedeschi, i turni di lavoro sono pesanti, le ore di straordinario sono all'ordine del giorno, i controlli sulle cassiere sono assidui, i contratti di lavoro quasi sempre part time e retribuiti al di sotto dei contratti nazionali di categoria. La chiusura verso la stampa, d'altra parte, non permette di verificare con la Lidl la fondatezza delle critiche. Protestare o tentare di organizzarsi secondo i sindacati può costare caro. Ma un'impiegata Lidl in provincia di Ancona poi ha avuto ragione di fronte al tribunale del lavoro di Savona, che ha condannato nel 2003 la Lidl Italia per comportamento antisindacale. Se dipendenti e fornitori sono tenuti sotto un regime severo, in compenso molte attenzioni sono riservate ai clienti, attirati con proposte commerciali sempre più convenienti. Conseguenza anche della saturazione che il segmento discount sembra aver raggiunto soprattutto in Germania, tanto che le grandi catene hanno ingaggiato una dura battaglia concorrenziale. «Nel 2004 Lidl e Aldi hanno aumentato così del 30 per cento le spese pubblicitarie avviando anche una corsa al ribasso dei prezzi che riduce i margini di guadagno e che nel maggio scorso ha provocato per la prima volta una riduzione del fatturato di circa il 3,4 per cento» dicono alla Nielsen di Francoforte. Da qui l'esigenza di espandersi soprattutto all'estero, dove i prezzi al dettaglio (e quindi i margini di guadagno) sono ancora più alti che in Germania: in Svezia per esempio sono stati appena aperti 11 grandi supermercati in un colpo solo. Nel frattempo Dieter Schwarz e il suo braccio destro Richard Lohmiller passano le ferie solo in paesi con rappresentanze Lidl. Forse anche per contenere gli effetti del caro vacanze e fare la spesa in una propria filiale. Le cassiere sono avvertite: meglio un comportamento impeccabile.

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ISTAT.it 2 Settembre 2004 Lavoro e retribuzioni nelle grandi imprese Giugno 2004 L’Istituto nazionale di statistica comunica i risultati della rilevazione sull’occupazione, gli orari di lavoro e le retribuzioni nelle imprese con 500 e più addetti del settore privato non agricolo, ad esclusione dei servizi sociali e personali (settori di attività economica da C a K della classificazione Ateco 2002). Con riferimento al totale delle posizioni lavorative presenti nell’archivio Istat ASIA 2000 (Archivio statistico delle imprese attive), le imprese oggetto dell’indagine coprono il 21,9 per cento dei dipendenti del totale dei settori corrispondenti. Tale quota equivale all'85,9 per cento dei dipendenti delle grandi imprese. Occupazione alle dipendenze Nel mese di giugno 2004, l'indice generale dell’occupazione alle dipendenze nelle grandi imprese (base 2000=100) è risultato, al lordo dei lavoratori in cassa integrazione guadagni, pari a 95,2 e al netto di questi lavoratori pari a 94,8. I corrispondenti indici destagionalizzati sono pari a 95,1 e 94,8, con variazioni congiunturali (rispetto al precedente mese di maggio) rispettivamente di meno 0,1 per cento e nulla. L’occupazione nelle grandi imprese comprese nel campo di osservazione dell’indagine è diminuita, in termini tendenziali (giugno 2004 rispetto a giugno 2003), dello 0,8 per cento al lordo della c.i.g. e dello 0,9 per cento al netto della c.i.g. Tenuto conto del numero medio di occupati presenti in tali imprese nell’anno base (pari a circa 2.041.000 unità), la variazione tendenziale dell’occupazione lorda corrisponde a una riduzione di circa 16 mila posizioni lavorative dipendenti rispetto a giugno 2003. Complessivamente, nei primi sei mesi del 2004 la variazione media dell’occupazione nelle grandi imprese, rispetto allo stesso periodo del 2003, è stata di meno 0,9 per cento al lordo della c.i.g. e di meno 1,2 per cento al netto della c.i.g. L’occupazione nell’industria Nel mese di giugno 2004 l'indice grezzo dell’occupazione alle dipendenze nelle grandi imprese dell’industria (base 2000=100), al lordo dei dipendenti in c.i.g., è pari a 88,8; l'indice al netto dei dipendenti in c.i.g. è pari a 88,0. I corrispondenti indici destagionalizzati sono risultati pari a 88,6 e 87,8, con variazioni congiunturali, rispettivamente, di meno 0,1 per cento e nulla. Al lordo della c.i.g., l’occupazione nelle grandi imprese dell’industria comprese nel campo di osservazione dell’indagine ha segnato una variazione tendenziale di meno 3,0 per cento; al netto della c.i.g. la variazione è di meno 3,3 per cento. Tenuto conto del numero medio di occupati presenti nell’anno base (pari a circa 865 mila unità), la variazione tendenziale dell’occupazione lorda corrisponde a una riduzione di circa 23 mila posizioni lavorative dipendenti rispetto al mese di giugno 2003. Complessivamente, nei primi sei mesi del 2004 la variazione media dell’occupazione, rispetto allo stesso periodo del 2003, è stata di meno 2,9 per cento al lordo della c.i.g. e di meno 3,4 per cento al netto della c.i.g. L’occupazione nei servizi Nel mese di giugno 2004 l'indice grezzo dell’occupazione alle dipendenze nelle grandi imprese dei servizi (base 2000=100) è pari a 99,9 al lordo della c.i.g. e a 99,8 al netto della c.i.g. I corrispondenti indici destagionalizzati sono risultati pari a 99,4 e a 99,3, con variazioni congiunturali nulle in entrambi i casi. L’indice dell’occupazione ha segnato un aumento tendenziale dello 0,6 per cento sia al lordo sia al netto della c.i.g. Considerando il numero medio di occupati presenti nell’anno base nelle grandi imprese dei servizi comprese nel campo di osservazione dell’indagine (pari a circa 1.176.000 unità), la variazione tendenziale dell’occupazione lorda corrisponde ad un incremento di circa 7 mila posizioni lavorative dipendenti rispetto a giugno 2003. Nel periodo gennaio-giugno 2004 la variazione media dell’occupazione, rispetto allo stesso periodo del 2003, è stata di più 0,5 per cento al lordo della c.i.g. e di più 0,4 per cento al netto della c.i.g. Occupazione per settore di attività economica A giugno l'indice dell'occupazione dipendente registra una diminuzione, in termini tendenziali, del 5,8 per cento nel settore della produzione di energia elettrica, gas ed acqua, del 2,7 per cento nelle attività manifatturiere e del 2,0 per cento nel settore delle costruzioni (cfr. Tab. 8). Tutti i comparti delle attività manifatturiere registrano variazioni tendenziali negative, ad eccezione delle altre industrie manifatturiere (più

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2,8 per cento). Le diminuzioni più marcate si osservano nelle industrie tessili e dell’abbigliamento (meno 5,0 per cento), nella produzione di apparecchi elettrici e di precisione (meno 4,6 per cento) e nella produzione di macchine ed apparecchi meccanici (meno 3,7 per cento). All’interno del settore dei servizi si registrano andamenti prevalentemente positivi, con incrementi tendenziali nei comparti degli alberghi e ristoranti (più 4,2 per cento), del commercio (più 2,7 per cento), delle altre attività professionali ed imprenditoriali (più 2,2 per cento) e dei trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (più 0,1 per cento). Il comparto dell’intermediazione monetaria e finanziaria presenta una diminuzione tendenziale dell’1,3 per cento. Ore di lavoro Ore effettivamente lavorate A giugno 2004 l’indice generale delle ore effettivamente lavorate per dipendente risulta pari a 99,4; il corrispondente indice destagionalizzato è 97,9, con una variazione congiunturale di meno 0,8 per cento. Al netto degli effetti di calendario, l’indice risulta pari a 98,8 con una variazione tendenziale di meno 1,0 per cento; la variazione media per il periodo gennaio-giugno 2004 è di meno 0,6 per cento. Nelle grandi imprese dell’industria l’indice delle ore effettivamente lavorate per dipendente nel mese di giugno 2004 risulta pari a 102,2; il corrispondente indice destagionalizzato è 98,3, con un decremento congiunturale dello 0,9 per cento. Al netto degli effetti di calendario, l’indice risulta pari a 101,2 con una variazione tendenziale di meno 0,8 per cento; la variazione media per il periodo gennaio-giugno 2004 è di meno 0,2 per cento. Nelle grandi imprese dei servizi l’indice delle ore effettivamente lavorate per dipendente nel mese di giugno 2004 risulta pari a 97,6; il corrispondente indice destagionalizzato è di 97,7, con una variazione congiunturale di meno 0,7 per cento. Al netto degli effetti di calendario, l’indice risulta pari a 97,2, con un calo tendenziale dell’1,2 per cento; la variazione media per il periodo gennaio-giugno 2004 è di meno 0,8 per cento. Ore di lavoro straordinario Il ricorso alle ore di lavoro straordinario, nella media delle grandi imprese comprese nel campo di osservazione, è stato pari al 5,3 per cento delle ore ordinarie, con una variazione tendenziale di più 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nelle grandi imprese dell’industria il ricorso alle ore di lavoro straordinario è risultato pari al 4,7 per cento, con un incremento tendenziale di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In quelle dei servizi l’incidenza dello straordinario è stata pari al 5,6 per cento, con una variazione tendenziale nulla. Ore di lavoro straordinario Il ricorso alle ore di lavoro straordinario, nella media delle grandi imprese comprese nel campo di osservazione, è stato pari al 5,3 per cento delle ore ordinarie, con una variazione tendenziale di più 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nelle grandi imprese dell’industria il ricorso alle ore di lavoro straordinario è risultato pari al 4,7 per cento, con un incremento tendenziale di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In quelle dei servizi l’incidenza dello straordinario è stata pari al 5,6 per cento, con una variazione tendenziale nulla. Nelle grandi imprese dei servizi a le ore di c.i.g. utilizzate a giugno sono state pari a 1,8 per mille ore lavorate. Il ricorso alla c.i.g. è risultato invariato rispetto al mese precedente ed è aumentato di 0,7 ore per mille ore lavorate rispetto al mese di giugno 2003; il confronto tra i primi sei mesi del 2004 ed il corrispondente periodo del 2003 mostra un aumento di 0,8 ore di c.i.g. per mille ore lavorate. Ore di sciopero A partire dal comunicato relativo ai dati dei mesi di gennaio e febbraio 2004 l’Istat pubblica un indicatore relativo alle ore di sciopero effettuate nelle grandi imprese. Esso si riferisce alle ore non retribuite dalle imprese a causa di conflitti che hanno dato luogo ad una temporanea sospensione dell’attività lavorativa e include esclusivamente le ore non lavorate per le quali il lavoratore ha indicato espressamente lo sciopero come motivazione. Le ore di sciopero effettuate nelle grandi imprese nel mese di giugno sono state pari a 1,1 per mille ore lavorate, con un decremento di 0,7 ore per mille ore lavorate rispetto allo stesso mese del 2003. Nel confronto tra i primi sei mesi del 2004 e il corrispondente periodo del 2003 si osserva un aumento di 1,2 ore di sciopero per mille ore lavorate. Nelle grandi imprese dell’industria le ore di sciopero effettuate a giugno sono state 2,3 per mille ore lavorate, con una riduzione di 1,4 ore rispetto a giugno 2003. Nel confronto dei primi sei mesi del 2004 con il corrispondente periodo del 2003 si registra un aumento di 1,3 ore di sciopero per mille ore lavorate. Nelle grandi imprese dei servizi il numero delle ore di sciopero per mille ore lavorate è stato a giugno di 0,3, con una diminuzione di 0,1 ore rispetto a giugno 2003; nel periodo gennaio-giugno si registra un incremento tendenziale di 1,1 ore per mille ore lavorate.

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Retribuzioni e costo del lavoro Retribuzioni La retribuzione lorda media per ora lavorata nel totale delle grandi imprese ha presentato a giugno una variazione congiunturale (al netto della stagionalità) pari a più 0,3 per cento. L’indice grezzo ha registrato una diminuzione tendenziale dello 0,2 per cento. Nella media del periodo gennaio-giugno la retribuzione lorda media per ora lavorata è cresciuta, rispetto allo stesso periodo del 2003, del 2,6 per cento. Le corrispondenti variazioni tendenziali della retribuzione lorda media per dipendente sono state pari a più 0,6 per cento a giugno e a più 3,1 per cento nella media gennaio-giugno. Si deve considerare che la differenza tra il tasso di crescita del valore pro capite e quello del valore orario è dovuta al significativo aumento tendenziale delle ore lavorate per dipendente, attribuibile agli effetti di calendario. Per la sola componente continuativa per lavoro ordinario, a giugno si è registrato un aumento tendenziale della retribuzione pro capite del 3,0 per cento, mentre nel periodo gennaio-giugno l’incremento è stato del 2,9 per cento. Nelle grandi imprese dell’industria la retribuzione lorda media per ora lavorata ha presentato una variazione congiunturale (al netto della stagionalità) pari a più 1,2 per cento. L’indice grezzo ha segnato un incremento tendenziale dello 0,6 per cento. Nei primi sei mesi del 2004 si è registrato un aumento del 3,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le corrispondenti variazioni tendenziali della retribuzione lorda media per dipendente sono: più 2,7 per cento a giugno e più 5,2 per cento nel periodo gennaio-giugno. Per la sola componente continuativa per lavoro ordinario, a giugno si è registrato un aumento tendenziale del 4,2 per cento; nel periodo gennaio-giugno l’incremento è stato del 4,4 per cento. Nelle grandi imprese dei servizi la retribuzione lorda media per ora lavorata ha segnato (in termini destagionalizzati) una variazione congiunturale di meno 0,4 per cento. L’indice grezzo ha registrato una diminuzione tendenziale dell’1,0 per cento. Nei primi sei mesi del 2004 l’aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è stato dell’1,7 per cento. Le corrispondenti variazioni tendenziali della retribuzione lorda media per dipendente sono pari a meno 0,7 per cento a giugno e a più 1,8 per cento nel periodo gennaio-giugno. Per la sola componente continuativa per lavoro ordinario, si è registrato un aumento tendenziale della retribuzione pro capite del 2,0 per cento a giugno e dell’1,8 per cento nel periodo gennaio-giugno. Costo del lavoro Il costo del lavoro medio per ora lavorata nelle grandi imprese ha registrato a giugno un aumento congiunturale (al netto della stagionalità) dello 0,6 per cento. L’indice grezzo è diminuito in termini tendenziali dello 0,2 per cento a giugno ed è aumentato del 2,6 per cento nel periodo gennaio-giugno. Il costo del lavoro per dipendente ha registrato un aumento tendenziale dello 0,7 per cento a giugno e del 3,3 per cento nel periodo gennaio-giugno. Nelle grandi imprese dell’industria il costo del lavoro per ora lavorata ha registrato a giugno un aumento congiunturale (al netto della stagionalità) dell’1,4 per cento e un incremento tendenziale dello 0,6 per cento (indice grezzo); nella media del periodo gennaio-giugno la variazione è stata di più 3,6 per cento. Il costo del lavoro per dipendente ha segnato un incremento tendenziale del 2,7 per cento rispetto a giugno e del 5,3 per cento nel periodo gennaio-giugno. Nelle grandi imprese dei servizi a giugno il costo del lavoro per ora lavorata è aumentato dello 0,2 per cento in termini congiunturali (al netto della stagionalità), in termini tendenziali (indice grezzo) è diminuito dello 0,9 per cento. La variazione di periodo è pari a più 1,8 per cento. Il costo del lavoro per dipendente ha segnato una diminuzione tendenziale dello 0,7 per cento e una variazione di periodo di più 1,9 per cento.

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RAI24news Lavoro Inarrestabile l'emorragia della grande industria: persi 16mila impieghi in un anno Roma, 2 settembre 2004 Il trend è il solito degli ultimi anni: grande industria sempre più avara di impieghi, il lavoro c'è nel settore dei servizi, ma in miusra minore. Complessivamente nei primi sei mesi del 2004 la variazione media dell'occupazione nelle grandi imprese, rispetto allo stesso periodo del 2003, è stata di meno 0,9% al lordo della cig e di meno 1,2% al netto della cig. Nelle grandi imprese dell'industria, a giugno l'occupazione ha segnato una variazione tendenziale di meno 3% al lordo della cig e del 3,3% al netto della cig. La variazione tendenziale dell'occupazione lorda corrisponde a una perdita di 23 mila posti di lavoro. Nei primi sei mesi, la variazione media è stata di meso 2,9% al lordo della cig e di meno 3,4% al netto della cig. A giugno 2004 la cassa integrazione è stata pari a 11,1 ore ogni mille lavorate, con un aumento di 1,8 ore rispetto a giugno 2003 (+0,2 ogni mille su base congiunturale). Nell' industria l'aumento della cassa integrazione è però quasi doppio, di circa 3,5 ore rispetto a giugno 2003, toccando quindi 24,2 ore ogni mille lavorate (+0,4 su base congiunturale). Nelle grandi imprese a giugno sono state effettuate 1,1 ore di sciopero ogni mille lavorate, con un decremento di 0,7 ore rispetto allo stesso periodo del 2003. L'Istat segnala che gli occupati delle grandi imprese (quelle con più di 500 dipendenti) sono 2.041.000 unità, ovvero circa il 10% degli occupati complessivi (circa 22 milioni) e il 21% degli occupati dipendenti. TGFin 2/9/2004 Arriva l'outlet ortofrutticolo Confagricoltura: sarà aperto a Verona Riempire i frigoriferi costa troppo? Contro il caro-prezzi di frutta e verdura i veronesi hanno trovato una soluzione: l'outlet dell'agroalimentare. In pratica ogni sabato mattina il mercato ortofrutticolo verrà aperto anche al pubblico che, in questo modo, potrà acquistare prodotti freschi e di stagione a prezzi imbattibili. Dopo gli outlet dell'abbigliamento e delle calzature, dove si possono comprare abiti firmati a prezzi scontatissimi, ora nascono anche quelli dei prodotti ortofrutticoli. Ma a differenza dei primi dove la merce, di solito, appartiene alle stagioni passate, nello "spaccio" veronese i prodotti sono tutti freschi e garantiti. E gli operatori per facilitare ulteriormente gli acquisti dei dettaglianti stanno mettendo a punto delle norme di autogoverno. Norme che permetteranno di identificare la provenienza dei prodotti e la loro stagionalità in modo semplice e veloce, offrendo piena garanzia di qualità e prezzo. L'iniziativa è firmata dalla Confagricoltura, dalla Cia di Verona e della Fedagro (Associazione grossisti ortofrutticoli), a riprova dell'impegno contro la congiuntura economica negativa che si riflette lungo tutto la catena agroalimentare, e che ha portato a una forte riduzione della domanda, specie di prodotti ortofrutticoli. L'obiettivo e' quello di offrire ai consumatori un modo nuovo e diverso di accostarsi a questi prodotti. Garantendo, senza entrare in conflitto o in competizione con i tradizionali canali distributivi, una reale alternativa di prezzo. E, al tempo stesso, opponendo al calo dei consumi, la disponibilità di prodotti di qualità e dalla chiara rintracciabilità, valorizzando in particolare la produzione locale.

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BRESCIAOGGI.it Giovedì 2 settembre 2004 Commercianti di via San Faustino Ztl sotto accusa: «Chiude il centro, chiudono i negozi» San Faustino chiude al traffico non autorizzato e i conti dei commercianti non tornano. A dirlo è Brescia In. L’associazione che riunisce imprenditori, artigiani e cittadini del centro storico non ha dubbi: tra il calo del volume d’affari e l’istituzione della Ztl c’è una strettissima correlazione. «È bastato solo l’annuncio della Ztl in concomitanza con i lavori Lam - dice un comunicato dell’associazione - per causare un crollo nel fatturato delle attività di San Faustino e del Carmine: un calo medio del 30% corrispondente a 100mila euro. In un mese è stato perso il 10% di quanto destinato dal Comune come incentivo triennale alle attività commerciali nell’ambito del Progetto Carmine». Brescia In scorpora i dati. «Si va dal 5-10% dei bar al 40-50% di alcuni artigiani - prosegue l’associazione - segnali preoccupanti arrivano anche da Corso Mameli, dai Portici di X Giornate e da altre zone che contano sull’afflusso di clientela proveniente da via San Faustino». Se il presente non è roseo, per i commercianti di San Faustino il futuro sembra destinato ad essere peggio. «Almeno 60 attività sono a rischio chiusura entro la fine dell’anno - prosegue Brescia In - e con loro sono a rischio anche 200 posti di lavoro. Non è nostra intenzione demonizzare la Ztl: chiediamo solo che certe iniziative siano concertate con i cittadini e supportate da campagne informative, pubblicitarie e dallo studio di fasce di entrata nel centro storico per permettere ai clienti di raggiungere commercianti e artigiani». Alla protesta di Brescia In, fa da eco la voce di Confesercenti. «Sarà un centro storico bello per passeggiare, ma commercialmente morto» è il commento con il quale Pier Giorgio Piccioli, presidente dell’associazione che raggruppa 6.000 piccole imprese del commercio e dei servizi, ha commentato l’allargamento delle Zone a traffico limitato. «Un dissenso deciso ed irremovibile - come si legge nella nota diffusa ieri da Confesercenti - in quanto il Comune non ha tenuto in debito conto le ripercussioni negative che questa scelta avrà sulle 1.300 aziende e sui 5.000 addetti che lavorano in centro». Secondo Confesercenti dunque «la scelta va riconsiderata, a meno che il Comune voglia scontrarsi con i commercianti pronti ad azioni clamorose». Azioni che promette anche la Lega Nord che sabato allestirà un gazebo proprio in via San Faustino per manifestare contro l’istituzione della Ztl. Sull’assemblea pubblica convocata dalla Nona Circoscrizione stasera, alle 20.30, nella sala Piamarta di via San Faustino, sul tema Ztl si registra una nota ufficiale della Loggia: «Senza alcun accordo preventivo - è stata pubblicizzata la presenza del sindaco Corsini e dell’assessore Ettore Brunelli. Si comunica che tanto il sindaco quanto l’assessore non potranno partecipare perché entrambi già impegnati in iniziative da tempo fissate in agenda. Peraltro, come già accaduto in passato, e secondo una censurabile modalità, gli inviti alla suddetta assemblea sono stati effettuati e pubblicizzati senza verificare né concordare preventivamente la disponibilità delle persone coinvolte». «Si ricorda, infine, che al presidente Labolani - prosegue la nota - è stato dato tutto il tempo necessario per istruire assemblee in Circoscrizione e pubbliche, in quanto gli Uffici dell’assessorato alla Mobilità e Traffico gli hanno trasmesso il 12 maggio la richiesta di parere formale circa l’istituzione delle Ztl nelle vie S. Faustino e Capriolo, parere peraltro che il presidente Labolani non ha mai fatto formalmente pervenire agli uffici comunali, e che la delibera di Giunta che ha istituito le Ztl è stata assunta il 28 luglio scorso».

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ISTAT.it Venerdì 3 settembre 2004 Commercio con l’estero (scambi complessivi e con i paesi UE) Giugno 2004 Dall'introduzione del mercato interno dell'Unione Europea, le statistiche sul commercio con l'estero provengono da due rilevazioni separate riguardanti, rispettivamente, gli scambi con i paesi dell'Unione Europea e quelli con gli altri paesi (definiti extra-UE). A causa delle differenze nei tempi di raccolta delle informazioni di base, i risultati per i due insiemi di paesi vengono diffusi in momenti separati con diverso grado di tempestività. Con questo comunicato vengono diffusi i dati dell’interscambio complessivo e di quello con i paesi UE riferiti al mese di giugno 2004. Inoltre, vengono diffusi gli indici dei valori medi unitari e dei volumi del mese di maggio disaggregati per paese ed area geoeconomica (UE a venticinque paesi), calcolati anche retrospettivamente, al fine di rendere omogenei i confronti temporali. I risultati della rilevazione relativa al mese di luglio per i paesi extra-UE saranno diffusi l’8 p.v.. Nel mese di giugno 2004, rispetto allo stesso mese del 2003, le esportazioni verso i paesi UE sono cresciute dell’11,9 per cento e le importazioni del 12,9 per cento. Il saldo commerciale è risultato negativo per 1.047 milioni di euro, a fronte di un passivo di 830 milioni di euro registrato nello stesso mese del 2003. Rispetto a maggio 2004 i dati destagionalizzati registrano in giugno una diminuzione dell’1,7 per cento delle esportazioni e un aumento del 2 per cento delle importazioni. Nel primo semestre del 2004, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le esportazioni sono cresciute del 5,5 per cento e le importazioni del 5,1 per cento. Nello stesso periodo il saldo è stato negativo per 1.616 milioni di euro, a fronte di un valore negativo per 1.799 milioni di euro nello stesso periodo del 2003. Considerando l'interscambio complessivo, nel mese di giugno 2004, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, le esportazioni sono aumentate del 14 per cento e le importazioni del 16,3 per cento. Il saldo commerciale è risultato negativo per 1.071 milioni di euro a fronte di un passivo di 518 milioni di euro registrato nello stesso mese del 2003. Nel confronto con maggio 2004 i dati destagionalizzati indicano una flessione dello 0,6 per cento per le esportazioni e un incremento del 2,8 per le importazioni. Nel primo semestre del 2004 le esportazioni hanno segnato una crescita tendenziale del 5,7 per cento e le importazioni del 4,8 per cento. Nello stesso periodo il saldo è stato negativo per 3.372 milioni di euro, rispetto ad un disavanzo di 4.319 milioni di euro nello stesso periodo del 2003.

Tabella 1 - Esportazioni, importazioni e saldi della bilancia commerciale con UE e in complesso. Giugno 2004 (a)

DATI GREZZI DATI DESTAGIONALIZZATI MILIONI DI EURO VARIAZIONI % MILIONI DI EURO VARIAZIONI %

Giu.2004 Gen-giu.04 Giu.04Giu.03

Gen-giu.04Gen-giu.03 Giu.2004 Giu.04

Mag.04 PAESI UE Esportazioni 13.448 78.908 11,9 5,5 13.085 -1,7 Importazioni 14.495 80.524 12,9 5,1 13.590 2,0 Saldi -1.047 -1.616 -505 SCAMBI COMMERCIALI IN COMPLESSO Esportazioni 23.398 132.595 14,0 5,7 22.613 -0,6 Importazioni 24.469 135.967 16,3 4,8 23.280 2,8 Saldi -1.071 -3.372 -667 (a) I dati provvisori di giugno del commercio con i paesi extra-UE sono stati diffusi con il comunicato del 27 luglio 2004.

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Commercio estero con i paesi dell'UE. Giugno 2004 Nel mese di giugno le variazioni tendenziali risultano positive per entrambi i flussi per il quinto mese consecutivo. L’aumento delle esportazioni è stato inferiore a quello delle importazioni; il saldo ha registrato un disavanzo superiore a quello dello stesso mese dell’anno precedente. Analisi per paese Nel mese di giugno 2004 si rilevano consistenti aumenti delle esportazioni verso i maggiori partner commerciali dell’Italia, con variazioni tendenziali pari a più 10,9 per cento verso la Germania, più 13,9 per cento verso la Francia, più 19,5 per cento verso la Spagna e più 9,3 per cento verso il Regno Unito. I più elevati incrementi tendenziali delle esportazioni si sono registrati nei confronti del Lussemburgo (più 83,3 per cento), di Cipro (più 31 per cento) e della Grecia (più 23,3 per cento). Le più elevate flessioni hanno riguardato la Lettonia (meno 40 per cento), la Lituania (meno 38,2 per cento) e Malta (meno 31,8 per cento). Le importazioni sono aumentate in misura più accentuata da Cipro (più 249,1 per cento), da Malta (più 180 per cento), dalla Polonia (più 41,6 per cento), dalla Svezia (più 34,5 per cento)

Variazioni tendenziali percentuali

-20

-15

-10

-5

0

5

10

15

20

G L A S O N D G F M A M G

Esp Imp

(giugno 2003- giugno 2004)

Saldi (milioni di euro)

-2000

-1500

-1000

-500

0

500

1000

1500

2000

G L A S O N D G F M A M G(giugno 2003- giugno 2004)

Impo rtazio ni dai paesi UE(milioni di euro correnti)

10000

11000

12000

13000

14000

L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G

( lug lio 2 0 0 2 - g iug no 2 0 0 4 )

m.m. a tre termini destagionalizzat i

Espo rtazio ni verso i paesi UE(milioni di euro correnti)

10000

11000

12000

13000

14000

L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G

( lug lio 2 0 0 2 - g iug no 2 0 0 4 )

m.m. a tre termini destagionalizzat i

Importazioni totali(milioni di euro correnti)

20000

21000

22000

23000

24000

L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G

( luglio 2 0 0 2 - giugno 2 0 0 4 )

m.m. a tre termini destagionalizzati

Espo rtazio ni to tali(miliioni di euro correnti)

20000

21000

22000

23000

24000

L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G

( lug lio 2 0 0 2 - g iug no 2 0 0 4 )

m.m. a tre termini destagionalizzat i

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e dal Belgio (più 25,8 per cento). Le riduzioni più marcate si sono registrate con l’Estonia (meno 60 per cento), con la Lettonia (meno 50 per cento) e con la Slovenia (meno 36,3 per cento). Nei primi sei mesi del 2004, rispetto allo stesso periodo del 2003, le esportazioni sono maggiormente cresciute nei confronti di Lussemburgo, Grecia, Polonia, e Danimarca; le più elevate flessioni hanno riguardato Irlanda, Malta, Cipro, Estonia e Ungheria. Dal lato delle importazioni gli incrementi più accentuati si sono registrati per Cipro, Polonia e Lituania, mentre le riduzioni più ampie hanno interessato Estonia, Slovenia, Grecia e Regno Unito.

Tabella 2- Esportazioni, importazioni e saldi della bilancia commerciale con i paesi dell'UE. Giugno 2004

ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI SALDI VARIAZIONI % VARIAZIONI % MILIONI DI EUROPAESI QUOTE %(a) Giu.04

Giu.03 Gen-giu.04Gen-giu.03

QUOTE %(a) Giu.04Giu.03

Gen-giu.04 Gen-giu.03 Giu.04 Gen-giu.04

Francia 12,3 13,9 5,6 11,2 16,8 4,0 203 1.762Paesi Bassi 2,4 8,2 4,2 5,8 6,1 4,8 -763 -4.389Germania 13,8 10,9 3,7 17,8 18,1 8,1 -1.274 -6.102Regno Unito 6,9 9,3 5,5 4,7 -15,8 -9,3 562 3.330Irlanda 0,5 5,5 -15,7 1,5 18,2 10,7 -273 -1.503Danimarca 0,7 16,2 10,9 0,7 0,6 7,2 2 73Grecia 2,1 23,3 15,1 0,5 -1,8 -10,3 405 2.353Portogallo 1,2 15,1 8,2 0,5 9,0 3,5 150 943Spagna 7,0 19,5 9,0 4,7 13,6 2,3 567 3.304Belgio 2,7 8,6 0,6 4,3 25,8 10,8 -627 -2.672Lussemburgo 0,2 83,3 72,4 0,4 -7,6 14,3 -41 -290Svezia 1,0 16,6 7,5 1,3 34,5 8,3 -141 -451Finlandia 0,5 12,8 -0,2 0,7 16,1 11,0 -38 -97Austria 2,3 16,0 9,2 2,8 10,4 2,1 -40 -349Cipro 0,2 31,0 -8,4 0,0 249,1 45,5 37 201Repubblica ceca 1,0 0,0 9,8 0,6 17,3 -2,7 25 385Estonia 0,1 0,0 -8,3 0,0 -60,0 -22,6 10 53Ungheria 1,1 -10,2 -8,0 0,7 19,9 8,2 12 293Lettonia 0,1 -40,0 3,5 0,0 -50,0 -6,3 9 89Lituania 0,2 -38,2 6,5 0,1 -9,1 21,5 11 149Malta 0,3 -31,8 -13,4 0,0 180,0 10,3 31 325Polonia 1,8 14,1 14,7 1,0 41,6 36,4 59 651Slovacchia 0,4 -3,7 5,0 0,4 5,2 14,0 -22 -80Slovenia 0,9 -3,8 -4,0 0,6 -36,3 -15,4 83 359TOTALE (b) 59,5 11,9 5,5 60,5 12,9 5,1 -1.047 -1.616

(a) Il valore delle quote è calcolato sul totale dei flussi di scambio con il resto del mondo definitivi per l'anno 2002. (b) Nelle esportazioni sono comprese le provviste di bordo non distinguibili per i singoli paesi.

Indici dei valori medi unitari e gli scambi in volume. Maggio 2004 Con riferimento al mese di maggio 2004, l’aumento tendenziale del valore delle esportazioni (più 8,1 per cento) (vedi serie storiche) è la risultante dell’incremento dei valori medi unitari (più 4,9 per cento) e dei volumi (più 3 per cento). L’aumento tendenziale dei valori importati (più 5,6 per cento) è il risultato dell’aumento dei valori medi unitari (più 4,7 per cento) e dei volumi (più 0,8 per cento).

Tabella 6 - Indici dei valori medi unitari e dei volumi degli scambi con il resto del mondo, base 2000=100. Variazioni tendenziali percentuali. Maggio 2004

INDICI VARIAZIONI % Valori medi unitari Volumi Valori medi unitari Volumi

Maggio 2004 Maggio 2004 Mag.04Mag.03

Gen-mag.04 Gen-mag 03 03

Mag.04 Mag.03

Gen-mag.04Gen-mag.03

Esportazioni 109,5 99,7 4,9 2,2 3,0 1,8Importazioni 106,3 102,7 4,7 0,1 0,8 2,4

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Analisi per paese ed area geoeconomica Nel mese di maggio 2004, l’aumento del valore delle esportazioni verso i paesi UE rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (più 6,4 per cento) è la sintesi dell’aumento dei valori medi unitari (più 5,1 per cento) e dei volumi (più 1,2 per cento). L’aumento dei volumi esportati è stato significativo soprattutto per la Spagna (più 3,3 per cento) mentre la riduzione più rilevante è stata registrata per il Regno Unito (meno 2,9 per cento). L’aumento del valore delle importazioni dai paesi UE rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (più 3,9 per cento) è la risultante dell’aumento dei valori medi unitari (più 2,9 per cento) e dei volumi (più 1 per cento). L’aumento dei volumi importati è risultato particolarmente significativo per il Regno Unito (più 5 per cento).

Tabella 7 - Indici dei valori medi unitari e dei volumi importati ed esportati per UE, extra UE e per principali paesi. Base 2000=100. Variazioni tendenziali percentuali. Maggio 2004 (a)

VALORI MEDI UNITARI VOLUMI

ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI IMPORTAZIONIUE, EXTRA UE E PRINCIPALI PAESI Mag.04

Mag.03 Gen-mag.04Gen-mag.03

Mag.04Mag.03

Gen-mag.04Gen-mag.03

Mag.04Mag.03

Gen-mag.04Gen-mag.03

Mag.04 Mag.03

Gen-mag.04Gen-mag.03

Paesi UE di cui: 5,1 2,9 2,9 0,8 1,2 1,2 1,0 2,7Germania 3,5 3,5 4,1 1,4 0,4 -1,1 0,4 4,7Francia 4,6 3,5 3,2 1,9 1,6 0,5 0,4 -0,3Regno Unito 10,0 6,2 -6,3 -8,0 -2,9 -1,6 5,0 0,5Spagna 6,8 2,8 4,4 2,4 3,3 3,8 -1,3 -2,3UEM 4,2 2,6 4,3 2,1 2,9 1,4 0,5 2,0

Paesi extra UE di cui: 4,9 1,2 7,3 -1,2 5,5 2,5 0,7 2,2Russia 0,9 0,5 12,4 -4,6 28,0 15,8 26,2 15,3USA 4,2 -3,9 -7,0 1,1 -7,8 -2,7 -14,9 -18,6Cina 11,9 1,7 1,5 -5,8 9,0 5,9 17,8 22,7Giappone 5,1 4,5 2,0 0,1 -10,3 -7,1 -3,6 8,4EDA -0,3 -2,0 4,9 4,0 4,7 -1,9 8,1 0,6

Mondo 4,9 2,2 4,7 0,1 3,0 1,8 0,8 2,4(a) Dal primo maggio 2004 Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria

sono entrati a far parte dell’UE. L’aumento tendenziale del valore delle esportazioni verso i paesi extra UE (più 10,7 per cento) è la risultante dell’aumento dei valori medi unitari (più 4,9 per cento) e dei volumi (più 5,5 per cento). L’aumento più rilevante dei volumi esportati ha riguardato la Russia (più 28 per cento) e la Cina (più 9 per cento), mentre la riduzione più sensibile si è registrata per il Giappone (meno 10,3 per cento). L’aumento del valore delle importazioni dai paesi extra UE (più 8 per cento) è la sintesi dell’aumento dei valori medi unitari (più 7,3 per cento) e dell’aumento dei volumi (più 0,7 per cento). L’aumento dei volumi importati è stato particolarmente rilevante per la Russia (più 26,2 per cento) e per la Cina (più 17,8 per cento), mentre la riduzione più rilevante è stata registrata per gli Stati Uniti (meno 14,9 per cento).

Valori medi unitari (base 2000=100) variazioni tendenziali percentuali

-10

-5

0

5

10

M G L A S O N D G F M A M

Esp Imp

(maggio 2003- maggio 2004)

Volumi (base 2000=100)variazioni tendenziali percentuali

-15

-10

-5

0

5

10

15

M G L A S O N D G F M A M

Esp Imp

(maggio 2003 -maggio 2004)

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BRESCIAOGGI.it venerdì 3 settembre 2004 Caro-energia sempre nel mirino. La crescita sarà tra 1,6% e 2,2% nel 2004. L’inflazione nel 2005 dovrebbe tornare sotto il 2% La Bce non tocca il costo del denaro Trichet: «La ripresa proseguirà e si amplierà». Previsioni al rialzo sul Pil Francoforte. Il caro-petrolio continua a restare nel mirino della Bce, che tuttavia non ritiene possa seriamente pregiudicare - almeno per il momento - le prospettive per la stabilità dei prezzi nel medio termine, nè lo scenario di una ripresa congiunturale che va sempre più corroborandosi È questo, in sintesi, il messaggio prudentemente ottimistico giunto ieri dall’Eurotower di Francoforte (sede della Bce), dove si è riunito, per la prima volta dopo la pausa estiva, il consiglio direttivo dell’istituto centrale. Sul fronte dei tassi, la Bce ha mantenuto la leva monetaria invariata, per il quindicesimo mese consecutivo, al minimo storico del 2%. A fronte di un ottimismo di fondo, però, i banchieri non hanno mancato di sottolineare i rischi del forte rialzo registrato dal greggio nell’ultimo periodo, ribadendo che l’atteggiamento resta quello di una «notevole vigilanza». Sul fronte del costo della vita, ha ricordato il presidente Jean-Claude Trichet, «al momento non vi sono indicazioni di pressioni inflazionistiche a livello domestico», anche se il caro-petrolio porta con sè alcuni rischi al rialzo sui prezzi al consumo che vanno «monitorati attentamente». Nel complesso, tuttavia, la Bce continua a ritenere che le prospettive per la stabilità dei prezzi nel medio termine restino favorevoli e che l’inflazione - dopo una fiammata nel 2004 - ritornerà sotto la soglia del 2% nel corso dell’anno prossimo. Anche riguardo alla crescita Trichet ha mostrato un atteggiamento non particolarmente preoccupato. La ripresa economica di Eurolandia ormai è in corso, «proseguirà e si amplierà nei prossimi trimestri, portando a una crescita leggermente più elevata nel 2005», ha rimarcato il banchiere centrale. A sostegno di questo scenario, Trichet ha portato le nuove previsioni dell’Istituto centrale sull’andamento del Pil, leggermente migliorate negli ultimi tre mesi. Se a giugno la Bce prevedeva una crescita tra l’1,4% e il 2% nel 2004, e tra l’1,7% e il 2,7% nel 2005, le stime diffuse ieri indicano una forchetta dell’1,6%-2,2% quest’anno e dell’1,8%-2,8% l’anno prossimo. Quanto ai tassi, per la prima volta Trichet si è «sbottonato» sulle discussioni di politica monetaria condotte nell’ambito del direttivo, rivelando che la riunione non ha neppure discusso l’ipotesi di una riduzione del costo del denaro. A chi gli ha chiesto, però, se i banchieri avessero vagliato l’eventualità di un rialzo dei tassi, Trichet ha preferito non rispondere direttamente, lasciando comunque capire che la possibilità rientra nell’orizzonte d’azione della Bce. Gli analisti ritengono, quindi, che nel primo semestre del 2005, con una ripresa ormai consolidata, l’Istituto centrale tornerà a irrigidire gradualmente la leva monetaria. Per quel che riguarda la revisione del Patto di stabilità e crescita, il presidente ha ribadito la linea abbastanza «intransigente» tenuta finora dalla Bce. La clausola del 3% contenuta nel Patto di stabilità, che stabilisce che il deficit pubblico di un Paese non possa eccedere il 3% del Pil, va rispettata senza alcuna deroga. «Il 3% va osservato in termini nominali», ha dichiarato Trichet. Quanto alle eventuali modifiche al Patto, il banchiere francese ha spiegato che «può essere migliorato, nella sua parte preventiva, aumentando gli incentivi per quei Paesi che rispettano le regole nei periodi di crescita economica». Si potrebbero poi considerare l’andamento del ciclo e gli aspetti strutturali della situazione economica, ha proseguito Trichet, precisando che sul «fronte correttivo», invece, il Patto va bene così com’è.

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LAREPUBBLICA.it Pane e pasta si pagano a rate Da Auchan e Carrefour i prodotti alimentari si possono comprare con 50 euro al mese saldando tutto dopo 30 giorni. Nei punti vendita anche prestiti personali: in media 300/400 euro. Ad agosto il ricorso al credito è raddoppiato e i test saranno prorogati

ROMA - Far la spesa a rate. Non i grossi acquisti, ma quelli quotidiani: pane, latte, prosciutto. Andare all´ipermercato, farsi venire un´idea sul pranzo e sulla cena e - passando alle casse - rinviare il pagamento di un mese chiedendo di saldare il conto a puntate. Perché di «cash» non ce n´è. E´ la nuova tendenza della spesa alimentare: la famiglia italiana, se può, evita di pagare in contanti perfino il cibo, le bevande, i detersivi. E le grandi catene di distribuzione, adeguandosi ai tempi, offrono nuove formule di pagamento dove la parola d´ordine è «dilazionare». Lo fanno, in Italia, sia i 38 ipermercati Carrefour che i 38 ipermercati Auchan. L´idea di pagare a rate la spesa nel grande centro non è in sé una novità, il fatto è che fino a poco tempo fa la formula veniva adottata per saldare l´acquisto del frigorifero o del televisore mentre ora si è passati al «food». La catena Carrefour offre la possibilità di rateizzare l´alimentare da qualche anno, ma negli ultimi dodici mesi - spiega Roberto Masi, responsabile della divisione ipermercati di Carrefour Italia - «il ricorso a tale formula di pagamento è raddoppiato». La catena offre tre possibilità di rateizzazione attraverso una carta di pagamento interna, Carrefourpass, che - in base al reddito e ad altre informazioni (casa di proprietà, componenti della famiglia etc) - attribuisce un plafond iniziale che si aggira mediamente sui 2.000 euro. La carta può essere utilizzata in tre modi (l´opzione viene comunicata al momento del pagamento alla cassa): o si sposta il saldo al 5 del mese successivo(pagando quindi dopo aver incassato lo stipendio e a zero interessi), o si decide di saldare la spesa con rate mensili di 50 euro (interesse mensile del 1,42 per cento). Non c´è limite di spesa, si può decidere di pagare a rate anche il solo latte e prosciutto. «Questa delle rate di 50 euro è un´opzione in grande crescita» - spiega Masi, tant´è che il gruppo ha deciso di potenziare la linea offrendo una nuova possibilità: rateizzazione in 12 mesi a interesse zero, ma con un limite di spesa di almeno 240 euro. Non solo, la carta può essere utilizzata anche per ottenere prestiti personali con accredito in conto corrente o in contanti. «C´è domanda - dicono alla Carrefour - e l´importo medio mensile è di 300/400 euro». Ciò che può servire per arrivare alla fine del mese. Stessa filosofia per gli ipermercati Auchan, dove con la carta Auchan-Accord, nata un anno fa, si può pagare tutto - alimentare e non - a fine mese (accredito il 15 del mese successivo) zero interessi o in rate mensili corrispondenti almeno al 4 per cento del fido. Viste le tendenze però da ferragosto, in tutti i 38 ipermercati è in corso un nuovo «test»: la carta potrà essere utilizzata anche per ottenere un credito al consumo sulla spesa alimentare, basta fare un spesa minima di 125 euro. Al di là delle promozione spinte e dei 3x2, dunque, vista la mancanza di liquidi, la nuova sfida della grande distribuzione si gioca sulla «rata». 3 settembre 2004

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BRESCIAOGGI.it venerdì 3 settembre 2004 La crisi della stagione passata è alle spalle. Si annuncia un raccolto in crescita e qualitativamente ottimale Mais, l’anno della riscossa In provincia la granella a 56 mila ettari. Un business da 78 mln E’ l’anno del riscatto, per il mais bresciano. Lasciata alla spalle la crisi dell’anno scorso, con la raccolta fortemente influenzata dalle condizioni climatiche, il settore cerca il rilancio. E i primi numeri del 2004 sono confortanti. La conferma arriva dagli uffici provinciali della Coldiretti, che indicano, per il mais granella, un aumento di investimenti sui 56 mila ettari, contro i 53 mila dell’anno precedente. Anche la superficie del trinciato è leggermente in aumento rispetto ai 29.500 ettari dell’anno scorso. Il totale è di quasi 86 mila ettari coltivati a mais. E le percentuali di raccolta indicano per il 2004 un aumento percentuale nell’ordine del 25%. «In questo contesto - spiegano dagli uffici della Coldiretti provinciale - è necessario sottolineare la forte negatività dell’anno scorso. Questi incrementi riporteranno il settore praticamente sui livelli del 2002, forse qualcosa in più. Brescia, comunque - aggiungono dalla Coldiretti - ha patito molto meno le difficoltà climatiche rispetto alle province vicine. La forte canalizzazione e la presenza dei laghi ha sopperito alle difficoltà: le riduzioni della produzione si sono diversificate sul territorio: nelle zone più irrigue della Bassa il calo è stato al massimo del 5%, in altre zone, sotto la Franciacorta, in alcuni casi è andato perso l’intero raccolto. Ora si ritorna sui livelli abituali». L’anno scorso la produzione è stata di 20,5 mln di quintali, contro i 22 milioni dell’anno prima, per un mercato che vale circa 78 mln di euro per la sola granella (126-127 euro alla tonnellata i prezzi correnti), ai quali bisogna aggiungere poi il trinciato. Quest’anno non dovrebbero esserci problemi. Anche se la semina in alcuni casi è stata ritardata (una settimana-10 giorni), a causa di un andamento particolarmemte piovoso, l’andamento durante l’annata è stato positivo, e la piovosità ha portato ad una buona crescita e a buone produzioni. Le raccolte del trinciato sono già iniziate da una ventina di giorni, e termineranno a fine settembre-inizio ottobre. Fra pochi giorni è previsto il via anche per la granella. «Qualche produttore - spiegano i funzionari di Coldiretti - è già partito con le varietà più precoci. Poi sarà la volta di quelle più tardive: dipende dall’andamento metereologico. La qualità del raccolto è abbastanza positiva - aggiungono da Coldiretti -. L’anno scorso c’era stati alcuni problemi, ma importante è la la fase del raccolto: se l’andamento climatico è positivo il mais riesce a seccare bene, se invece è molto piovoso ci sono più rischi». Un anno di riscossa su tutta la linea, insomma. E anche il riscio diabrotica sembra essere sotto controllo. «In provincia di Brescia - aggiungono da Coldiretti - è costantemente monitorata. Quest’anno i danni sono tali da non giustificare l’economicità di particolari iniziative di difesa». r.e.

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BRESCIAOGGI.it sabato 4 settembre 2004 Le produzioni nazionali, anche di verdura, hanno superato i rigidi controlli del ministero della Sanità Frutta, qualità da primato Coldiretti: ma l’attenzione all’etichetta resta importante «La frutta e la verdura italiane vantano un profilo qualitativo altamente garantito: la produzione nazionale ha superato con successo i controlli del ministero della Salute. Dai risultati emerge che, ben il 98,1 % della frutta e il 98,3% della verdura in vendita, sono perfettamente in regola con le norme di legge sulla presenza di residui di fitofarmaci». La Coldiretti esprime soddisfazione nel presentare i dati emersi nell’ambito del «Programma nazionale 2004 di controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari», dal quale è emerso, tra l’altro, che la percentuale di irregolarità, negli ultimi dieci anni, si è ridotta di quasi tre volte passando dal 5,6% all'1,8%. «Per la maggior parte, sono i campioni di provenienza estera o sconosciuta a risultare sopra dei limiti di legge - spiega la Coldiretti - . È confermato dai fatti: basti pensare che nell'ultimo anno quasi un pompelmo estero su dieci, cioè il 9,3%, sottoposto a controllo, è risultato irregolare: percentuale più alta in assoluto». La frutta e verdura «made in Italy», dunque, è promossa in ecologia e salute. Questo significa che ci sono tutte le garanzie per approfittare delle proprietà nutrizionali offerte dai prodotti del nostro Paese. Anche la provincia bresciana, che non ha mai spiccato nel settore dell’ortofrutta, ultimamente investe in modo sempre più convinto in questo ambito. Lo dimostra la crescita continua degli ettari: siamo sempre nel campo della nicchia, ma le produzioni aumentano e garantiscono la piena eccellenza qualitativa. Scegliere italiano - magari bresciano -, è ampiamente consigliato, anche alla luce di questi dati. «Ciò che conta, però, è la garanzia ai consumatori di una corretta informazione sulla provenienza dei prodotti - dice la Coldiretti -. Bisogna considerare che, a fine anno, saranno ben tre miliardi i chili di frutta e verdura importati in Italia: in assenza di una adeguata etichettatura, rischiano di essere "spacciati" come italiani, all'insaputa dei consumatori e con danni agli imprenditori agricoli nazionali. Un problema reale, considerato che secondo una recente indagine dell'Ispettorato Repressione Frodi, sui banchi di vendita di frutta e verdura, in un caso su quattro, le etichette sono irregolari, prive del tutto o in parte delle indicazioni obbligatorie di legge». Nel frattempo, però, le importazioni continuano a crescere. Nel primo trimestre 2004 sono aumentate in quantità del 20% per ortaggi e legumi e del 7% per la frutta fresca. Una tendenza che, secondo la Coldiretti, rischia di assume anche aspetti paradossali come mostra il caso dell'invasione delle mele cinesi, che iniziano a infiltrarsi nei supermercati dell'Alto Adige, regione leader europea nella produzione. Sulla base di tutte queste considerazioni ecco, quindi, la raccomandazione della Coldiretti: verificare sempre la presenza dell'etichetta di provenienza, prediligere le varietà di stagione coltivate in serra o in pieno campo che presentano le migliori caratteristiche qualitative e il prezzo più conveniente; preferire le produzioni e le varietà locali che, non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono maggiore freschezza. «Alimenti Ogm in Italia: insuccesso annunciato» A quattro mesi dal via libera Ue nessun bene nei supermercati del nostro Paese A quasi 4 mesi dal via libera dell’Ue alla commercializzazione dei cibi provenienti da organismi geneticamente modificati nessun «biotech» è presente sugli scaffali dei supermercati nazionali. Lo sostiene la Coldiretti nazionale, sulla base di un monitoraggio ad hoc dopo l’entrata in vigore dei Regolamenti CE 1829/2003 e 1830/2003 relativi all'obbligo di etichettatura e tracciabilità degli alimenti geneticamente modificati (Ogm). «Ci troviamo di fronte a un insuccesso annunciato per gli alimenti biotech in Italia - spiega un comunicato dell’organizzazione -. Nel nostro Paese i consumatori hanno fatto valere la propria netta contrarietà agli Ogm: questo ha scoraggiato le industrie alimentari a intrapredere la produzione e distribuzione di prodotti che difficilmente avrebbero trovato sbocchi di mercato». A sostegno di quanto affermato l’organizzazione cita i risultati dell’indagine Coldiretti-Ispo sulle opinioni degli italiani sull'alimentazione. Mette in evidenza come solo un cittadino su dieci (13%) sia disponibile a consumare alimenti contenenti ingredienti Ogm, ma a condizione di ottenere uno «sconto» rilevante sul prezzo di acquisto. Più della metà (53%) non li acquisterebbe anche se costassero oltre il 20% in meno

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rispetto ai tradizionali. L'obbligo di etichettatura di tutti gli alimenti con Ogm si è dunque rilevato - continua la Coldiretti - un passaggio determinante per garantire la libertà di scelta delle imprese e dei consumatori, che hanno dimostrato di preferire prodotti radicati con il territorio garantiti dal «campo alla tavola» e informazioni trasparenti in etichetta. «Sono solo ed unicamente queste le ragioni che giustificano un atteggiamento di precauzione nei confronti del biotech alimentare - afferma la Coldiretti -. Atteggiamento che non è frutto di una scelta ideologica ma puramente economica, a tutela dell'impresa per una agricoltura che guarda al mercato e risponde alle domande dei cittadini». Ma se in Italia nessun prodotto etichettato come Ogm è stato finora messo in commercio e i consumatori hanno dimostrato di preferire il «made in Italy» di qualità, anche negli altri Paesi europei il biotech negli alimenti non sembra avere prospettive: sono solo una decina i prodotti venduti come Ogm nell'intera Ue. Ma come evitare i prodotti Ogm? «Se si sceglie un'alimentazione senza Ogm nel mercato globale i prodotti che contengono o sono derivati da soia, colza e mais come gelati, oli, merendine, condimenti per insalata, pane di soia e mais, margarina, polenta, maionese, biscotti, hamburger vegetali e salsa di soia sono alcuni dei cibi di cui sospettare e per non correre rischi - sottolinea la Coldiretti - Vale comunque sempre la pena di verificare sempre le etichette». GIORNALEDIBRESCIA.it sabato 4 settembre 2004 Il costo del petrolio avrà conseguenze dirette sui costi energetici in Italia Enel: rincari inevitabili per l’energia elettrica CERNOBBIO - «Non nell’immediato, ma penso che nel medio periodo certamente ci sarà una crescita delle tariffe». Così il presidente dell’Enel, Piero Gnudi, a margine dei lavori del workshop Ambrosetti a Cernobbio, ha risposto alla domanda se gli aumenti del prezzo del petrolio si rifletteranno sulle bollette che pagano le famiglie. Per affrontare il problema dei prezzi troppo elevati dell’energia «dobbiamo cambiare il sistema di produrre energia - aveva in precedenza specificato -, smettere di fare energia con il petrolio e sostituirlo con altre fonti energetiche». Enel, ha continuato, «sono anni che cerca di ridurre il consumo del petrolio, di trasformare i propri impianti. Penso che nel 2008 riusciremo a non produrre più energia dal petrolio». Ad una successiva domanda se le famiglie italiane devono quindi preoccuparsi per gli incrementi del prezzo del greggio, il presidente dell’Enel ha ribadito: «certo, perchè purtroppo noi produciamo gran parte della nostra energia proprio con il petrolio». Quanto alla ripresa economica, Gnudi anche a causa del freno rappresentato dal caro-greggio, la vede ancora «abbastanza debole. Però - specifica - ci sono segni di ripresa in giro, soprattutto per le imprese trainate dagli Stati Uniti o che esportano in Cina. Comunque quest’anno si chiuderà meglio di quello passato. I segni di ripresa ci sono e penso saranno più sensibili alla fine dell’anno». Commentando invece il prossimo collocamento di azioni dell’Enel, Gnudi ha sottolineato come «Ci sarà anche la bonus share». Il riferimento è alla terza tranche di azioni Enel che, appunto, prevederà l’assegnazione di una bonus share. Per quanto riguarda un eventuale bond emesso dalla controllata T erna, gnudi si è limitato a rispondere: «Il bond Terna lo deciderà il consiglio di Terna». Sulla dimensione della terza tranche di Enel, Gnudi ha sottolineato come tale decisione «dipenda dal Tesoro», ma ha anche sottolineato come sul collocamento «tutto quello che si doveva sapere la gente lo sa già». Il presidente della società elettrica si è inoltre detto soddisfatto dalla risposta del mercato al collocamento di Terna e ai rating ricevuti: «La comunità finanziaria ha apprezzato».

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FEDERCONSUMATORI.it 4-09-2004 Carovita Indebitamento delle famiglie, anche per finanziare a rate la spesa alimentare Malessere sociale e inerzia del governo sul controllo dei prezzi e sulle politiche sostenibili dei redditi! Cresce a ritmi vertiginosi il credito al consumo e fanno affari d’oro banche, finanziarie e società esercenti carte di credito! Ma Intesaconsumatori lancia l’allarme: quei prestiti vanno rimborsati,con tassi di interesse sconvenienti, insopportabili ed in aumento, che aggravano condizioni di vita a milioni di consumatori. La notizia che alcuni ipermercati in aiuto dei clienti, permettono di effettuare acquisti a rate, non già per comprare i consueti elettrodomestici, ma per finanziare la spesa alimentare con un tasso di interesse del 1,42 per cento mensile, (17,04 per cento l’anno di interesse semplice addirittura del 20,02 % l’anno se composto), dimostra il gravissimo malessere sociale denunciato dall’Intesaconsumatori e la totale assenza del Governo su politica dei redditi, prezzi e tariffe, incurante del depauperamento di milioni di famiglie, che ha perso l’ennesima occasione di ridurre le accise sui carburanti per speculare fiscalmente sugli aumenti dei prezzi con un surplus di introiti di oltre 3 miliardi di euro. L'impoverimento del paese e delle difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese, il crescente disagio che vivono i ceti medi, la vera e propria speculazione con il pretesto dell’euro che ha sottratto ai alle famiglie a reddito fisso il 4 per cento del PIL dal 1 gennaio 2002,ossia quasi 50 miliardi di euro, è evidenziato dall’aumento dell’indebitamento delle famiglie italiane costrette a ricorrere a prestiti per far fronte alle spese correnti e non solo per acquisti straordinari. Il ricorso al credito negli ultimi tre anni (da quando Intesaconsumatori ha posto il problema degli aumenti e della speculazione incontrollata sembra abbia coinvolto una quota consistente di famiglie, stimata nel 25 per cento (eccetto per i mutui): chi contrae debiti lo ha fatto al 33 per cento per arrivare alla fine del mese: un italiano su tre è quindi costretto ad indebitarsi per sopravvivere anche a breve attraverso l'uso sempre più esteso delle carte di credito. Se a fine 2003 i piccoli prestiti degli italiani ammontavano a 55,5 miliardi di euro, si può stimare che tale somma sia aumentata di 18 miliardi di euro in 6 mesi, ossia al 30 giugno 2004 si è toccata una consistenza di 73,5 miliardi di euro con un aumento in sei mesi del 32 per cento, sia per far fronte alle spese necessarie che finanziare l'acquisto di auto e moto, elettrodomestici ed elettronica arredamenti, mentre 1 miliardo di euro sono stati chiesti soldi in anticipo alle società esercenti le carte di credito. II ricorso al credito per finanziare l'acquisto di beni di consumo durevoli é in forte crescita nel nostro Paese. Nel 2003 in Italia il credito al consumo ha fatto registrare l'incremento più elevato in Europa con un tasso di sviluppo del 19,5% contro una media del 7,7%. I crediti concessi hanno raggiunto un importo di ben 32,4 miliardi di euro. La forte diffusione del credito al consumo degli ultimi anni dipende da molti fattori, comprese le difficoltà economiche che hanno fatto crescere le esigenze di finanziamento delle famiglie. II calo dei tassi ha comunque giocato un ruolo determinante in quanto ha reso possibile soddisfare le necessità di credito a costi accettabili. Molto importanti sono stati anche gli interventi che le società finanziarie hanno condotto sulle procedure di valutazione delle domande e di erogazione dei finanziamenti. Il problema è poi ingigantito dal fatto che la maggioranza non contrae debiti con le banche ma con le finanziarie (58% di chi ha fatto prestiti). E qui non ci addentriamo più di tanto, anche se da più parti sono stati lanciati allarmi sull'affidabilità di alcune (molte?) di queste società. Rimane pur sempre evidente che ci sono difficoltà nell'accesso al credito attraverso il canale bancario. Anche se comunque la percezione diffusa, soprattutto delle famiglie indebitate, è che oggi sia più facile di un tempo ottenere prestiti e fidi. E la parte più rilevante di chi si indebita tira un sospiro di sollievo per essere riuscita a far fronte a spese che non sono altrimenti sostenibili. Ma chi si indebita di più? Soprattutto i giovani e le famiglie dei ceti medi e medio/alti. E in particolare sono le persone fra i 31 e i 45 anni quelle che maggiormente faticano a tirare la fine del mese e che devono far fronte a spese non procrastinabili. Ecco il profilo: ceto medio, o comunque con lavoro fisso, con il mutuo della casa e i figli da tirare su. E' lì che può esserci la soglia di rottura oltre la quale non si riesce più a tenere lo standard di vita che si ritiene accettabile. Negli Stati Uniti molte famiglie stanno dichiarando bancarotta. Non vorremmo che cominciasse a succedere anche da noi.

CREDITO AL CONSUMO

2002 2003 VARIAZ. 2003/2002 Mld. Euro Mld. Euro SOC. FINANZIARIE 18,591 20,692 + 11,3 % BANCHE 26,653 30,606 + 14,8 % TOTALE 45,244 51,298 + 13,4 %

[Fonte Governatore Banca d’Italia]

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GIORNALEDIBRESCIA.it Domenica 5 settembre 2004 Il mercato dei falsi, un grande business a suon di complicità Dall’inizio dell’anno sequestrati 80mila capi con marchi contraffatti e 15mila cd-rom «pirata» Marco Bonari Vola il mercato del «tarocco». Quel giro che alimenta una sorta di economia sommersa attraverso una fitta ragnatela di complicità a vari livelli, dal produttore al rivenditore, spesso ambulante. Marchi contraffatti e pirateria informatica sono una realtà che, anche nel Bresciano, vanta lunghe e consolidate radici. Perché le cifre - e che numeri! - parlano da sole e non necessitano di troppe interpretazioni. A sentenziare sono le denunce ed i sequestri piazzati dalla Guardia di Finanza che soprattutto nei mesi estivi ha intensificato i controlli nelle zone turistiche (Garda in testa) ed in città per arginare, per quanto comprensibilmente possibile, il fenomeno del commercio abusivo, degli ambulanti clandestini. In realtà le Fiamme gialle - come più volte evidenziato dal colonnello Mario Ortello, comandante provinciale - cercano di risalire dai «pesci piccoli» (spesso si tratta di «vù comprà») ai grossisti e poi, magari, ai produttori. Insomma, da sequestri magari modesti s’innestano inchieste destinate a varcare i confini bresciani, anzi spesso le indagini hanno condotto i Finanzieri in Campania. Ma facciamo un passo indietro. Nei primi otto mesi di quest’anno la Guardia di Finanza ha assestato duri colpi a quei sodalizi che gestivano bancarelle di prodotti «taroccati». Le cifre? Oltre 79.700 tra magliette, calze, occhiali, orologi, capi d’abbigliamento sportivo, prodotti di pelletteria (borse in testa) e bigiotteria piuttosto che scarpe sono finiti nelle mani dei Finanzieri perché abilmente falsificati, recanti marchi contraffatti delle più note case di moda italiane e straniere. Risultati sul piano giudiziario? Ben 48 denunce a piede libero, quattro arresti e 65 sanzioni amministrative, a fronte di 124 interventi. In realtà spesso capita che venditori ambulanti «in nero» fuggano alla vista dei militari, abbandonando tutta la mercanzia... quest’estate quindici «vù comprà» africani sono riusciti a sgusciare ma la merce è stata sequestrata; tutta rigorosamente «taroccata». Nel campo della pirateria informatica? La parte da leone tocca ai cd-rom e dvd duplicati illegalmente e venduti a prezzi stracciati. I sequestri ammontano, sempre dal primo gennaio alla fine di agosto, a 15.154 pezzi, a cui poi vanno aggiunte 1.238 tra video ed audiocassette (in realtà anche sul mercato «nero» le audiocassette sono ormai al tramonto: i sequestri si contano infatti su poche mani). Un giro clandestino che ha condotto all’arresto di due commercianti ed alla denuncia di quattordici, su un totale di trentacinque interventi. Significa che il fenomeno è piuttosto diffuso e che i controlli delle Fiamme gialle spesso colpiscono in centro. Ma l’obiettivo, fanno sapere dalla caserma «Leonessa» di via Milano, è pur sempre quello di arrivare ai produttori, ai «pesci grossi», alle «menti» di giri che fruttano parecchio. E molti infatti sono gli imprenditori tessili - anche bresciani - finiti nei guai perché arrotondavano sfornando migliaia di capi con marchi contraffatti. Incastrati anche perché in più casi i Finanzieri hanno scovato i software indispensabili per stampare i loghi. Si continua a scavare quindi attorno a questa produzione «in nero» perché anzitutto danneggia aziende «pulite» ed alimenta quella pericolosa concorrenza sleale, con ripercussioni pure sul consumatore. Eppure la lotta al «taroccamento» è un fenomeno che non conosce tempo. Da anni la Guardia di Finanza - anche sulla scorta di un preciso input ministeriale - sta cercando di arginare questo fenomeno, anche attraverso inchieste che facilmente possono varcare i confini italiani. Le cifre di quella che è già stata definita «la guerra al sommerso» fanno rabbrividire. Oltre 260mila capi contraffatti sequestrati nel solo Bresciano nel 2003 lasciano chiaramente intendere le proporzioni del «business» dei falsi, per non parlare dei circa cinquantottomila supporti magnetici «pirata» confiscati nello stesso periodo tra città e provincia. Cifre grosse che fanno eco ai sequestri dell’anno prima quando furono tra denunciate ed arrestate poco più di cento persone. Le indagini? «Dal venditore ambulante al grossista» I Blitz della Guardia di Finanza I sequestri «eccellenti» nemmeno si contano tutti. Sono il risultato di indagini più o meno complesse che molto spesso partono da lontano, da commercianti compiacenti o ambulanti clandestini che consentono agli investigatori di risalire ai grossisti, ai fornitori. «Gole profonde» che permettono di chiudere il cerchio a chi produce e immette sul mercato prodotti con marchi contraffatti o supporti magnetici «pirata», o ancor più a chi importa in Italia - magari dai Paesi del Sud-Est asiatico, Cina in testa - merce «taroccata». Diecimila calze etichettate «Dolce & Gabbana», «Fila», «Nike», «Adidas» in un laboratorio di Borgo San Giacomo, cinquemila giubbetti ad alta visibilità in un deposito di Cazzago San Martino, oltre diecimila tra cd-rom e dvd a fianco di 6.300 tra zainetti, cover e stringhe per cellulari tra Brescia e Bovezzo, sono solo gli ultimi sequestri messi a segno dalle Fiamme gialle che hanno intensificato i controlli pure in bazar gestiti da stranieri. Ma la «strage dei sequestri» in materia di «taroccato» risale al luglio del 2003. In una manciata di giorni sono finiti nel mirino dei Finanzieri qualcosa come 63mila calze, 11mila occhiali da sole «Prada», «Dior», «Ferré», «Ray Ban», 35mila magliette polo, seimila maglioni con il marchio contraffatto dello stilista «Ralph Lauren», 2.600 tra giubbotti, pantaloni e scarpe, quattromila dvd e altro ancora. Valore commerciale sul mercato? Oltre due milioni di euro, per alimentare un giro che sembra non conoscere confini. (m. bon.)

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BRESCIAOGGI.it domenica 5 settembre 2004 Continua, anche se a ritmo ridotto, lo sviluppo del settore. Più chiarezza grazie alla nuova riforma legislativa Franchising, mercato in salute Brescia leader in Italia con 33 marchi e un centinaio di affiliati Il franchising continua a crescere, anche se in tono minore rispetto a 10 anni fa, e conferma una tendenza positiva, a differenza dei tradizionali canali commerciali. Nel primo semestre 2004 l’incertezza economica ha rallentato lo sviluppo anche in questo settore, ma i dati forniti dalle organizzazioni di rappresentanza restano confortanti. In Italia il settore è rappresentato da oltre 600 marchi operativi e da 41.500 affiliati; occupa circa 110 mila addetti ed è in grado di fatturare quasi 15,5 milioni di euro. Gli operatori del settore, a pochi mesi dall’approvazione definitiva della legge che disciplina il franchising, registrano segnali di grande fermento del comparto. Anche a Brescia, dopo un periodo di attesa per verificare l’attuazione della nuova normativa, si è risvegliato l’interesse con richiesta di notizie soprattutto attraverso i siti internet di associazioni di categoria che forniscono informazioni on line. Brescia, tradizionalmente ricca di capacità imprenditoriali, non poteva non guardare con attenzione al 15% di incremento del giro di affari registrato dal settore nel 2003 o al 10% di crescita dei punti vendita: la provincia, con i 33 marchi operativi attivi e oltre un centinaio di affiliati, si è già conquistata una posizione di leader a livello nazionale. Di certo la nuova legge ha portato chiarezza e soprattutto una maggiore tranquillità regolarizzando molte situazioni ibride. E’ il caso degli accordi di affiliazione commerciale già stipulati, ma che non sono stati redatti per iscritto: questi dovranno essere regolarizzati entro un anno. Inoltre, entro il prossimo 25 maggio 2005 anche i contratti redatti per iscritto, ma che non sono conformi alle prescrizioni della legge, dovranno necessariamente essere adeguati. La legge si applica a tutti gli accordi in cui fra due soggetti, economicamente e giuridicamente indipendenti, si preveda, dietro corrispettivo economico, che un parte conceda all’altra la disponibilità di un insieme di diritti di proprietà intellettuale o industriale (relativi a marchi, brevetti, insegne, know-how), inserendola in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi. La nuova normativa regolamenterà anche i contratti con i quali un’impresa concederà a un’altra il diritto di stipulare a sua volta accordi di affiliazione con terzi. Forma e contenuto del contratto, obblighi dell’affiliante e dell’affiliato saranno, perciò, d’ora in poi accuratamente definiti. In particolare, si stabilisce una durata minima triennale del contratto di franchising. Quando invece l’accordo è a tempo determinato, si impone all’affiliante di garantire alla controparte almeno una durata minima sufficiente a coprire l’ammortamento dell’investimento. Il contratto dovrà indicare espressamente l’ammontare di spese e investimenti che competono all’affiliato prima di iniziare l’attività, insieme alle modalità di calcolo e pagamento delle royalties, l’ambito di eventuale esclusiva territoriale, le caratteristiche del know how e dei servizi di assistenza e consulenza forniti dall'affiliante. Tra gli obblighi dell’affiliato, di rilevante importanza è quello della riservatezza in ordine al contenuto dell’attività svolta nell’ambito dell’affiliazione commerciale. L’affiliante è obbligato invece a fornire una serie di specifiche informazioni (oltre al bilancio degli ultimi tre anni se richiesto) che vanno dall’indicazione dei marchi alle variazioni della rete degli affiliati.

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ISMEA.it Prezzi: Coldiretti, aumentare concorrenza con i prodotti locali Comunicato stampa della Coldiretti 06 settembre 2004 "Favorire l'apertura nelle piccole e grandi città di spazi di vendita per consentire ai consumatori di acquistare direttamente dagli imprenditori agricoli rappresenta un impegno concreto, che molte enti locali hanno già assunto, per aumentare la concorrenza e la possibilità di scelta dei cittadini, contrastare la moltiplicazione dal campo alla tavola dei prezzi, favorire i consumi e garantire l'origine e la qualità degli alimenti acquistati. E' quanto afferma la Coldiretti, a commento dei risultati dell'incontro tra il Ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano e gli Enti Locali. Ma occorre anche - sottolinea la Coldiretti - collegare l'ampliamento o l'apertura di nuovi supermercati alla garanzia di rendere disponibili spazi adeguati alla commercializzazione di prodotti locali, come peraltro in discussione in Francia dove il Ministro Nicolas Sarkozy ha chiesto alla grande distribuzione, agli spedizionieri ed ai grossisti di "assumere le iniziative necessarie per remunerare gli agricoltori con un prezzo che non può essere inferiore al costo di produzione". In un Paese come l'Italia che ha la leadership europea nella produzione di frutta e verdura e nelle specialità territoriali, bisogna assicurare ai consumatori la possibilità di acquistare di produzioni locali che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono freschezza e genuinità uniche. Al contenimento dell'inflazione - prosegue la Coldiretti - hanno contribuito in modo determinante le riduzioni record nei prezzi di frutta e verdura pagati agli imprenditori agricoli nei campi dove sono stati raggiunti valori inferiori ai costi di produzione che stanno drammaticamente mettendo a rischio il futuro nazionale di queste coltivazioni. Si è verificata a luglio una riduzione media dei prezzi pagati all'origine agli imprenditori agricoli del 6,2% che arriva all'8% per gli ortaggi e la verdura e a ben al 35% per la frutta. Ma nel momento di fare la spesa i consumatori non sembra abbiano beneficiato adeguatamente delle riduzioni e continuano a pagare importi da tre a dieci volte superiori a quelli pagati nei campi. E per evitare il moltiplicarsi dei prezzi dal campo alla tavola, la Coldiretti propone anche di sviluppare la vendita da parte degli imprenditori agricoli, singoli e associati, direttamente nelle aziende, nelle cooperative o nei Farmers Market, mercati della campagna che hanno avuto un rapido sviluppo negli Stati Uniti, in Francia e Inghilterra anche grazie all'attenzione dell'Autorità Pubbliche nel rendere disponibili strutture e spazi di vendita nelle città. Negli USA, secondo Nomisma, sono nati e cresciuti i mercatini degli agricoltori, denominati "Farmers' Market", e oggi se ne contano più di 3.000, diffusi su tutto il territorio degli Stati Uniti, ai quali partecipano circa 100.000 aziende agricole, e il valore delle vendite dirette ha superato i 550 milioni di dollari l'anno. In Gran Bretagna il fatturato realizzato dai "British farmers' market" ha raggiunto 264 milioni di Euro e il loro numero è raddoppiato negli ultimi due anni per raggiungere le 450 unità e 15 milioni di presenze di consumatori all'anno e anche in Francia la vendita diretta è una realtà consolidata che raggiunge il 15 % del mercato.

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CONFCOMMERCIO.it Prezzi: gli enti locali bocciano Marzano Prezzi, Marzano agli enti locali: “puntare su concorrenza” Regioni e Comuni hanno reagito con scetticismo ("manca una vera strategia politica") alla proposta del ministro delle Attività produttive, che suggerisce di puntare di più sulla concorrenza per fronteggiare l’emergenza prezzi. Puntare su più concorrenza per dichiarare guerra al carovita. E’ l’invito che il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, ha rivolto agli Enti locali per fronteggiare l’emergenza prezzi. Solo favorendo una maggiore liberalizzazione del commercio è infatti possibile, secondo Marzano, arginare i rincari. Ma l’incitamento del ministro ha lasciato scettici Comuni e Regioni, “perplessi”, al termine di un incontro al Ministero, per “la mancanza di una strategia politica” dietro alle buone intenzioni. La ricetta di Marzano è infatti quella di far passare la lotta al carovita attraverso la liberalizzazione del commercio, partendo dall’apertura domenicale e festiva dei negozi fino allo sblocco dei saldi, per ora confinati a precisi periodi dell’anno. “L’inflazione italiana è in linea con quella europea, anzi è oggi persino un poco sotto - ha osservato il ministro al termine dell’incontro - ma esistono dei problemi che vanno affrontati”. A preoccupare, ha spiegato, sono innanzitutto i prezzi di alcuni beni “particolarmente importanti per i bilanci familiari di alcune categorie di cittadini”, ma anche l’emergenza petrolio, anche se finora il peso dei rincari del greggio “non è stato avvertito sulle bollette”. Da qui la necessità di “prendere alcune iniziative” e, soprattutto, di puntare sulla concorrenza, “unica arma contro il carovita”. Agli enti locali, ha spiegato Daniela Valentini, assessore al Commercio del Comune di Roma, presente all’incontro in rappresentanza dell’Anci, il ministro ha quindi proposto di riorganizzare la rete commerciale, liberalizzare i saldi, consentire l’apertura dei negozi anche la domenica e nelle festività, infine collocare impianti di distribuzione di carburanti anche nei centri commerciali. “Sono proposte che ci hanno lasciato perplessi – ha affermato Valentini - a me come a molti rappresentanti delle Regioni. Alla base manca una vera strategia e una politica di sistema che prenda in considerazione tutta l’organizzazione della filiera, a partire dalla produzione. Se manca questo, qualsiasi iniziativa si possa prendere è destinata a fallire”.

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GIORNALE.it I costi di gestione dell’auto aumentati del 40% in 10 anni Comprare un’auto costa il 36% in piu' rispetto a dieci anni fa, mentre i costi di esercizio sono lievitati fino al 40%, vale a dire dieci punti percentuali in piu' rispetto alla crescita dei prezzi al consumo fatti registrare dall'Istat nello stesso periodo (30%). Sono questi i dati di un'analisi dell'ufficio studi di LeasePlan Italia, azienda leader nel noleggio a lungo termine sulla base di dati Istat e Aci. L'analisi fa riferimento alla media delle autovetture a benzina con cilindrate comprese fra 1001cc e 1500cc, considerando una percorrenza annua di 15.000 chilometri. Rispetto all'andamento generale dei prezzi i listini delle auto hanno fatto quindi registrare un incremento di 6 punti percentuali, che deriva da una dinamica piu' accentuata dell'inflazione all'inizio del decennio considerato, mentre negli ultimi anni la crescita dei prezzi delle auto e' stata contenuta. Gli aumenti piu' elevati si registrano per le assicurazioni (+210%), per il bollo (+84%) e per gli pneumatici (+82%). Piu' contenute invece le spese per il carburante (23%) e la manutenzione (+3%). Nel primo caso la crescita del prezzo e' compensata dai consumi piu' bassi delle nuove autovetture, nel secondo invece e' l'affidabilita' che ha consentito di passare un numero minore di volte dal meccanico. L'ammortamento del prezzo dell'autoveicolo e' cresciuto tra il 1994 e il 2004 del 23%, 7 punti in meno rispetto all'inflazione, un dato determinato dal minor costo del denaro, che ha influenzato positivamente gli interessi sulla cifra investita. 6 Set 2004 TGFin 7/9/2004 Contro caro-vita arriva Spesa Amica Una iniziativa della Confesercenti Riempire credenze e frigoriferi è diventa una "mission impossible"? I prezzi sono sempre più proibitivi e il carrello del supermercato sta lasciando il posto al più modico e contenuto cestino? Per contrastare il caro-vita, la Confesercenti ha deciso di lanciare la "Spesa Amica". Una nuova iniziativa che prevede il blocco dei prezzi dei principali prodotti di largo consumo fino alla fine dell'anno. "Faremo un lavoro capillare - ha dichiarato il presidente della Confesercenti Marco Venturi - per rendere piu' incisiva possibile l'iniziativa finalizzata ad aiutare i consumatori in difficolta' e ridar loro fiducia rispetto alle incertezze del futuro. Vogliamo pero' anche spezzare le armonie strumentali tra Governo e grande distribuzione che hanno il solo intento di favorire gli ipermercati". "La Confesercenti - ha continuato Venturi - chiedera' ai presidenti delle Regioni ed ai sindaci di favorire una giusta e diffusa presenza di piccole e medie imprese commerciali, anche attraverso la costituzione di centri commerciali naturali e di piccoli centri commerciali urbani". Nell'iniziativa, a livello regionale e provinciale, saranno coinvolte le associazioni dei consumatori e le amministrazioni locali. "Al Governo - ha concluso Venturi - chiediamo di rinunciare ai dannosi progetti di liberalizzazione ed alle istituzioni territoriali di fare la loro parte bloccando tasse e tariffe locali che molto hanno pesato e pesano sui prezzi e sull'inflazione".

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GIORNALE.it Per l’università quasi 30mila euro Nuovo allarme di Adiconsum, sul costo dell'istruzione, questa volta sotto la lente d'ingrandimento e' finita l'universita'. Secondo l'associazione dei consumatori un figlio che prosegue gli studi dopo la maturita' costa mediamente 7000 euro annui. La voce piu' importante riguarda l'iscrizione che prevede una quota per anno accademico che varia dagli 815 ai 1325 euro. Le spese crescono ulteriormente con l'acquisto dei libri, che posso ammontare a circa 800 euro annui. Chi studia lontano dalla propria citta' deve sobbarcarsi anche il costo di un posto letto: altri 250 euro di media. Secondo Adiconsum in tanti devono sopportare anche la beffa di non poter accedere alle facilitazioni, sempre piu' spesso destinate ai figli dei lavoratori autonomi che dichiarano guadagni inferiori alle effettive entrate. Per una laurea specialistica della durata di quattro anni si arriva a spendere, secondo Adiconsum, mediamente 28 mila euro. Un investimento che in tanti devono poi integrare con master sempre piu' specialistici dai costi impossibili: per alcuni si arriva a pagare qualcosa come 18.900 euro. 7 Set 2004 TGFin 7/9/2004 Il Fisco "spierà" i conti correnti Siniscalco rispolvera il redditometro Il Fisco sulle tracce degli evasori. Archiviata la stagione dei condoni, adesso il Tesoro prepara una nuova offensiva contro gli evasori fiscali e il popolo dell'Iva. Allo studio del ministro dell'Economia Siniscalco, c'è una convenzione con l'Abi grazie alla quale gli uomini della Guardia di Finanza potranno "spiare" i conti correnti degli italiani senza chiedere il permesso. Come dire una sorta di operazione verità sui capitali tenuti in banca. Insomma anche il Fisco avrà il suo Grande Fratello. L'accesso online sui cc potrà avvenire praticamente in tempo reale. Al momento, in Italia non c'è segreto bancario. Ma l'accesso ai conti correnti dei cittadini può avvenire solo a fronte di ordinanze della magistratura. Se andrà in porto la convenzione, invece, tutti i conti correnti potranno essere controllati con un solo clic, senza la necessità di avere dei permessi. Una semplice ricerca via computer, digitando la password, consentirà di visionare nel dettaglio tutti i movimenti sui cc. Torna così di attualità il redditometro, cioè quello strumento che permette di determinare il reddito presunto sulla base del tenore di vita della persona fisica e che consente, perciò, di valutare la capacità contributiva del cittadino in base a particolari parametri. Questa volta la lente del Fisco si è fermata sui flussi di denaro movimentati in banca.

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ISAE.it 7 settembre 2004 Istituto di Studi e Analisi Economica Cresce per il terzo mese consecutivo ad agosto la fiducia dei Consumatori • L’indice destagionalizzato sale a 101,7 (da 100,9 di luglio); quello corretto anche per i valori erratici passa a 101,4 da 100,7 del mese precedente. L’indice grezzo cresce infine a 103,4 (da 102,9) sui massimi dall’ottobre 2003 • L’indice disaggregato riguardante giudizi e previsioni sulla situazione personale degli intervistati sale (in termini destagionalizzati) a 109 da 108,6 di luglio; quello sul quadro economico generale del paese registra un aumento più sensibile, portandosi a 89,4 da 87,6 dello scorso mese, grazie soprattutto a previsioni meno negative riguardo l’andamento del mercato del lavoro • I consumatori sono più ottimisti sia sulla situazione corrente sia circa le attese per il prossimo futuro: l’indice corrente (sempre in termini destagionalizzati) aumenta infatti da 102,8 a 103,7 e quello relativo alle aspettative da 99,5 a 100 • Dal lato dei prezzi, per la prima volta nel 2004 tornano a crescere in modo sensibile sia l’inflazione percepita sia quella attesa, probabilmente in relazione a timori generati dai recenti rincari dei prodotti petroliferi • A luglio, rimane stabile la fiducia dei consumatori nella media dei paesi dell’area euro: segnali positivi vengono da Francia e Irlanda, mentre una flessione si registra in Germania e in Belgio; negli Stati Uniti, dopo due mesi favorevoli, ad agosto la fiducia si è ridimensionata sia secondo l’indicatore del Conference Board (sceso di oltre 7 punti) sia per quello dell’Università del Michigan (calato di circa un punto), soprattutto a causa di crescenti preoccupazioni riguardo l’andamento del mercato del lavoro I – L’inchiesta Isae sui consumatori italiani Agosto 2004 Secondo l’inchiesta condotta dall’ISAE su un campione di 2000 intervistati tra il giorno 2 e il 13 del mese, la fiducia dei consumatori italiani aumenta ad agosto per il terzo mese consecutivo, portandosi in termini destagionalizzati a 101,7 (da 100,9 di luglio), sui livelli dello scorso aprile; l’indice corretto anche per i fattori erratici sale a 101,4 da 100,7 del mese scorso, quello grezzo si attesta a 103,4 (da 102,9), sui massimi dall’ottobre del 2003. Il miglioramento è dovuto principalmente alle opinioni riguardanti il quadro economico generale del paese, il cui sotto-indice, destagionalizzato, cresce di quasi due punti, attestandosi a 89,4 (da 87,6); l’indice riguardante la situazione personale degli intervistati si porta a 109 (da 108,6), sui massimi dell’anno. Crescono in modo omogeneo i giudizi correnti e le attese a breve termine, con i due sotto-indici che (sempre al netto dei fattori stagionali) aumentano rispettivamente da 102,8 a 103,7 e da 99,5 a 100. Tra le variabili che non rientrano nella definizione di fiducia, per la prima volta quest’anno tornano a crescere in modo marcato sia l’inflazione percepita sia quella attesa, probabilmente in relazione alle perduranti tensioni sul prezzo del petrolio; si accentua l’incertezza riguardo gli acquisti di beni durevoli, con le indicazioni più di dettaglio riferite alle spese per l’abitazione e l’auto che registrano un peggioramento. Quadro economico generale Ad agosto, l’indice destagionalizzato del clima di fiducia relativo al solo quadro economico generale, al netto dei fattori stagionali, sale a 89,4 (da 87,6). Il miglioramento è dovuto principalmente a previsioni meno negative circa le prospettive a breve termine del mercato del lavoro: il saldo relativo alle attese sulla disoccupazione scende infatti a 32, da 39 di luglio. Recuperano anche i giudizi sulla situazione economica corrente del paese (da -101 a -98 il saldo destagionalizzato), mentre peggiorano lievemente le corrispondenti previsioni a breve termine (da -35 a -36 in termini di saldo). Le tensioni sul prezzo del petrolio determinano per la prima volta quest’anno un’apprezzabile risalita dell’inflazione percepita e attesa: il saldo relativo ai giudizi correnti (in termini grezzi) sale infatti da 87 a 96, con un aumento dal 23 al 27% della quota di quanti ritengono che i prezzi siano aumentati “molto” nell’ultimo anno; per i prossimi 12 mesi, aumentano dal 15 al 19% gli intervistati che si attendono incrementi uguali rispetto a quelli attuali, con un corrispondente calo dal 52 al 48% di quanti si aspettano invece una sostanziale stabilità dei prezzi; conseguentemente, il saldo ponderato relativo a tale variabile sale in termini grezzi da -31 a -23, sui massimi dall’aprile 2003. Situazione personale In luglio, l’indice relativo alla sola situazione personale degli intervistati - al netto dei fattori stagionali - sale a 109 da 108,6, sui massimi del corrente anno.

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Contribuiscono al miglioramento soprattutto i giudizi sul bilancio familiare, il cui saldo ponderato al netto della stagionalità sale a 12, da 8; si deteriorano invece leggermente sia i giudizi, sia le previsioni sulla situazione economica della famiglia (rispettivamente, da -46 a -47 e da -9 a -11 in termini di saldo destagionalizzato). Le opinioni dei consumatori riguardo al risparmio restano invece sostanzialmente invariate rispetto allo scorso mese: il saldo sulla sua convenienza presente si stabilizza a 62, le possibilità future di risparmiare si deteriorano invece lievemente rispetto a luglio (a -74, da -73, il saldo destagionalizzato). Un quadro in parte contrastante emerge per quanto riguarda i beni durevoli: recuperano infatti i giudizi sulla convenienza immediata all’acquisto, il cui saldo (ponderato e destagionalizzato) sale a -100 da -102, mentre le intenzioni di spesa per i prossimi 12 mesi rimangono incerte. Sale infatti dal 67 al 74% la quota di quanti non intendono effettuare acquisti nei prossimi 12 mesi, e peggiorano i saldi relativi alle intenzioni di spesa sull’autovettura (da -159 a -165 il saldo grezzo ponderato) e sulla casa (sia acquisto, da -183 a -188 il saldo, sia manutenzione, da -168 a -174). II - L’inchiesta armonizzata U.E. nell’area dell’Euro e le inchieste sui consumatori americani Luglio e prime anticipazioni per agosto Nella media dei paesi dell’area dell’euro la fiducia dei consumatori si mantiene a luglio invariata rispetto al mese precedente 1 ; indicazioni favorevoli provengono dall’Irlanda, e, in misura più moderata, dai Paesi Bassi e dalla Francia, mentre alcuni peggioramenti si registrano in Belgio ed in Germania. Negli Stati Uniti, dopo i buoni andamenti degli scorsi mesi, la fiducia è invece diminuita ad agosto, in modo marcato secondo l’indice del Conference Board, e più moderato guardando invece ai dati dell’Università del Michigan. In maggior dettaglio, nella media dei paesi dell’area euro l’indicatore è fermo a -14: peggiorano leggermente le aspettative sulla situazione economica personale degli intervistati e sulle future possibilità di risparmio, ma emergono attese più favorevoli circa l’andamento del mercato del lavoro (il saldo che riassume la quota di quanti si attendono un futuro aumento della disoccupazione scende infatti da 31 a 30, sui livelli dello scorso febbraio). Restano invece invariate le prospettive a breve termine sulla situazione economica generale del paese (-14 il relativo saldo). Tra gli indicatori che, nella definizione della Commissione, non compongono il clima di fiducia si evidenzia un moderato pessimismo sull’attuale convenienza all’acquisto di beni durevoli, che però non sembra nascere da preoccupazioni circa la dinamica dei prezzi (il cui saldo infatti scende da 10 a 8). Tra i principali paesi, in Germania il clima di fiducia scende a luglio a -17 (da –15 del mese precedente), soprattutto a causa di un forte deterioramento delle prospettive sulla situazione economica generale del paese (da -18 a -22 in termini di saldo) e delle future possibilità di risparmio, il cui saldo torna negativo (da 1 a -2) per la prima volta dal settembre del 2003. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, non emergono invece aspettative di crescita della disoccupazione nei prossimi dodici mesi (il relativo saldo resta fermo infatti a 37, come nel mese precedente). Dal lato dei prezzi, si evidenziano nuove spinte inflazionistiche (da 13 a 14, sui livelli di maggio). Per quanto riguarda la Francia, invece, il clima di fiducia registra a luglio un moderato recupero, portandosi a quota -16, da -18 della precedente rilevazione: migliorano in misura marcata quasi tutte le componenti del clima, ad eccezione delle prospettive sulla situazione economica personale degli intervistati, che scendono leggermente (da -1 a -2 in termini di saldo). Per quanto riguarda il mercato del lavoro, si riduce la quota di quanti si attendono un aumento della disoccupazione (da 38 a 35 il relativo saldo). Dal lato dei prezzi, in Francia (a differenza di quanto segnalato per la Germania, ma in linea con la media dei paesi dell’area dell’euro) emergono aspettative di affievolimento delle tensioni inflazionistiche (da 19 a 13 in termini di saldo, sui livelli dello scorso marzo). In Spagna, come per la media dei paesi dell’area dell’euro, l’indice resta invariato a luglio sui livelli del mese precedente (-11). Il risultato è frutto di un comportamento eterogeneo delle varie componenti del clima: migliorano infatti le aspettative sulla situazione economica generale ed emergono attese meno pessimistiche sull’evoluzione del mercato del lavoro, ma si deteriorano in misura marcata le future possibilità di risparmio (da -27 a -31, sui livelli più bassi dall’inizio dell’anno). Restano invece invariate le aspettative sulla situazione economica personale dei consumatori. Dal lato dei prezzi, anche in Spagna (in linea con quanto emerso per la media dei paesi dell’area dell’euro e per la Francia) emergono nuovi rallentamenti delle spinte inflazionistiche (da 15 a 12 il relativo saldo). Negli Stati Uniti, dopo il buon andamento registrato nel mese di luglio, la fiducia dei consumatori si è deteriorata ad agosto: l’indice del Conference Board è caduto di 7,5 punti, passando da 105,8 a 98,2 al di sopra comunque del dato medio dei primi sei mesi dell’anno. Il cattivo risultato è dovuto sia ad un peggioramento dei giudizi sulla situazione corrente, sia, soprattutto ad un deterioramento delle attese a breve termine, in particolare per quanto riguarda l’andamento del mercato del lavoro. L’indice dell’Università del Michigan scende invece da 96,7 a 95,9 anche in questo caso comunque su valori superiori a quelli medi del primo semestre.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Martedì 7 settembre 2004 L’Associazione commercianti «insieme critica e propositiva» sulle zone a traffico limitato Ascom, le Ztl in centro? Una soluzione superata Critico e propositivo insieme sui problemi da affrontare alla ripresa postferiale in città. È l’atteggiamento razionale e pragmatico di Carlo Massoletti, componente della Giunta dell’Ascom e presidente del Distretto del capoluogo. L’elenco delle lagnanze è molto lungo e riguarda decisioni adottate, lavori in corso e una più generale carenza di scelte concrete nell’ambito di un progetto generale di sviluppo della città. «Ancora una volta - ci dice in esordio - come Ascom ci accingiamo ad incontri coi rappresentanti delle istituzioni locali con lo spirito costruttivo, ma anche con l’insoddisfazione di fondo di dover argomentare, proporre, sollecitare come facciamo oramai da tanti, troppi, anni senza però vedere realizzarsi sostanzialmente quel progetto generale coerente di cui, sulle nostre questioni, c’è un urgente bisogno». Lo spunto dei serrati ragionamenti di Massoletti è tratto dalle polemiche di fine estate sulle «Ztl» (zone traffico limitato) con particolare riferimento a quella di via San Faustino. «Fare commercio è oggi più complicato e non tanto per questioni proprie all’attività in sè - ci dice - quanto per il contesto in cui si deve operare per soddisfare le esigenze del consumatore. Mi riferisco alle aziende mercantili del centro storico che devono reggere la concorrenza più incalzante dei centri commerciali, ma anche affrontare le questioni della difficile accessibilità, della cronica mancanza di parcheggi, della sicurezza sempre precaria, dell’arredo urbano non ovunque adeguato, delle deturpazioni delle facciate dei palazzi, fatto gravissimo cui non si riesce a porre rimedio, ecc.» Un ragionamento, il rappresentante dell’Ascom lo riserva anche al trasporto pubblico: «È fondamentale, va migliorato il più possibile, sapendo che è un servizio pubblico essenziale per i cittadini che non usano l’automobile». Sulle «Ztl» il parere di Massoletti è chiaro: «Sono per certi versi una soluzione superata; alcune potrebbero essere addirittura pedonalizzate, certo con forti investimenti, altre, al contrario, dovrebbe essere aperte al traffico; certo, non se ne devono fare di nuove». Massoletti mette in guardia contro il rischio, con lacci e lacciuoli sparsi un po’ ovunque, di creare le condizioni di una città-museo, la quale, invece, deve essere viva perché i cittadini la percorrano liberamente anche, dove è possibile, con le autovetture. Per i parcheggi, a giudizio di Massoletti, se ne registra un calo dopo gli interventi in piazza Tebaldo Brusato ed in conseguenza dei lavori per le «Lam». Preoccupazioni esprime per come sarà possibile a far fronte ai visitatori delle grandi mostre programmate dall’autunno, per il preannunciato smantellamento del parcheggio in prossimità del centro storico nell’ex area Atb e per la nascita del nuovo centro commerciale nel comparto Milano che assorbirà parcheggi. In chiave propositiva, Carlo Massoletti chiede alle pubbliche istituzioni un dialogo più intenso e serrato con i rappresentanti delle categorie economiche del centro storico per il progetto generale di sviluppo che tenga conto delle idee e delle esigenze degli operatori del settore. Chiede una progettazione di parcheggi sotterranei nelle zone centrali di via XX Settembre, di Porta Garibaldi e di Largo Torrelunga. L’elenco delle lamentele del rappresentante Ascom in tema di sicurezza è lungo: ancora troppi i furti nei negozi, apertissime le piaghe dell’abusivismo commerciale, dell’accattonaggio ai semafori e del vagabondaggio, delle bande organizzate (extracomunitari e non soltanto) per controllare e presidiare il territorio. Mentre, aggiunge, è sempre più urgente, riqualificare e razionalizzare le aree dedicate ai mercati e ripensare, sempre per riguadagnare in qualificazione, la tradizionale ed annuale fiera di San Faustino. Carlo Massoletti invita, infine, a guardare in tema di progettazione strategica dello sviluppo dei centri storici, a quanto si fa nelle vicine città di Verona, Bergamo, Mantova e Cremona. a. f.

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ALTROCONSUMO.it 07.09.2004 Basta vincoli alla concorrenza, nel commercio e nelle attività professionali I vincoli alla concorrenza, nel commercio e alle professioni secondo Altroconsumo costano troppo ai consumatori italiani. Un esempio per tutti: l’incidenza della voce libero professionista nel budget di una famiglia tipo italiana è notevole, all’interno del paniere Istat pesa per lo 0,7% pari a quello dei servizi bancari e dei trasporti aerei. Per l’associazione indipendente di consumatori occorre una deregulation nel settore del commercio, alle voci grande distribuzione, saldi e sottocosto e nelle attività professionali, sui fronti tariffe minime e numero chiuso. “Urgono più concorrenza, efficienza e trasparenza e meno privilegi, vincoli e corporativismo” ha dichiarato Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo; “occorre un’iniezione di deregulation a favore del consumatore, visto che troppo spesso certe regole giocano contro i suoi interessi” ha commentato ancora Martinello. Per Altroconsumo è opportuno eliminare tutte le forme di limitazione dell’offerta al consumatore, liberalizzando per esempio gli orari dei negozi, oltre che dei saldi, e abolendo il numero chiuso per le farmacie. Un mercato dei servizi professionali e un’offerta nel commercio più aperti, trasparenti, concorrenziali risponderebbero a un interesse collettivo e sarebbero qualitativamente più elevati. Le piazze della grande distribuzione nelle città italiane si vivacizzano quando nascono nuovi punti vendita che puntano sui prezzi competitivi e i risparmi superano il 10% sul costo della spesa tipo di una famiglia in un supermercato. Altroconsumo chiede a Governo e Parlamento un pacchetto di misure urgenti e incisive, a costo zero per lo Stato, dunque per i cittadini, nel settore del commercio e delle libere professioni, abolendo le regolamentazioni più aspre, i tariffari minimi per tutti gli ordini professionali e le discipline rigide in fatto di accesso. GIORNALEDIBRESCIA.it Martedì 7 settembre 2004 Quanti euro finiscono in cartella? Una decina in più Intesaconsumatori fa i conti in tasca agli studenti (e alle loro famiglie) L’ora «x» scatta domani, attorno alle 8. I preparativi, quelli, sono già in corso da tempo. Per arrivare a scuola puntuali, pronti ad affrontare i 209 giorni che separano il primo suono di campanella dall’ultimo, i ragazzi sono da tempo in trattativa con i loro genitori per strappare lo zaino all’ultima moda, ma anche l’astuccio, il diario e tutto quello che serve per la stagione che incombe. I papà e le mamme rilanciano nella speranza che i loro figli concedano alcuni... sconti. Abbassino le pretese e riescano ad impoverire lo scontrino. Anche quest’anno, infatti, per l’acquisto del corredo scolastico si è registrato un sensibile aumento. Sul quale si è scatenato il solito balletto di cifre che non ha permesso di comprendere quanto effettivamente costerà alle famiglie il prossimo anno scolastico. Ad ingenerare ulteriore confusione è poi la battaglia che si stanno dando grande e piccola distribuzione offrendo tanto corredi di marca, quanto corredi senza. Kit scolastici contro il «caro scuola» a parte, venduti in alcuni ipermercati a 24,90 euro (il 17% in meno rispetto al 2003), gli incrementi rispetto a dodici mesi fa ci sono. Un astuccio acquistato lo scorso anno - come rivela lo studio realizzato da Intesaconsumatori - costava tra i tredici e i quindici euro. Per averlo nuovo occorre ora tirar fuori dalle tasche un euro in più (se l’acquisto viene fatto al supermarket) fino a quattro (se ci si rivolge al negozio al dettaglio). Se per i quaderni la spesa sale di qualche centesimo e tutto sommato si fa accettabile, diverso è il discorso per lo zaino. Qui gli incrementi si fanno trasversali, non c’è marca che tenga. Ovvio che la stampa del cartone animato che ha sbaragliato la stagione televisiva sia fatta pagare. Meno chiaro è, al massimo, come mai sia cresciuto anche il valore di un capo senza etichetta. Qui si passa dai 18 euro del 2003 ai 22 del 2004 (supermercato), dai 30 ai 33 (cartoleria). Se i figli sono modaioli ai genitori la cartella costerà ancora di più. Per gli zainetti di marca ci vogliono quattro euro in più rispetto a 12 mesi fa. Si sommano ai 35 spesi al centro commerciale e ai 47 fissati sui cartellini delle cartolerie. E il diario? Quanto costa il libro di bordo? A fine anno non ha prezzo, ma prima di diventare lo scrigno di tutti i segreti che si sono accumulati in 9 mesi, un prezzo ce l’ha e, per Intesaconsumatori, più caro della stagione scorsa. Si è passati dai 6,50 del 2003 ai 7,80 del 2004 (per l’acquisto all’Ipermercato), e dai 7,70 ai 9,30 (in cartoleria). Facendo la somma delle varie voci si scopre che rispetto al settembre scorso la spesa scolastica al centro commerciale, comprensiva di matite colorate, costa circa 8 euro in più, mentre quella in negozio passa dai 77,99 di dodici mesi fa, agli 87,20 di questi giorni: 9 euro e rotti. Poco più del dieci per cento. (pi. pra.)

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MOVIMENTOCONSUMATORI.it Lettera al governo A firma del Movimento Consumatori e otto Associazioni dei consumatori per ottenere un incontro e definire provvedimenti urgenti contro gli aumenti speculativi Martedì 7 settembre IIl Movimento Consumatori insieme ad Adiconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori e Altroconsumo, ha presentato al Governo, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma, una richiesta di intervento contro gli aumenti speculativi, il rischio di una nuova pericolosa spinta inflazionistica, la caduta dei consumi. In una lettera, inviata al Presidente Berlusconi, al Ministro dell’Economia Siniscalco e al Ministro Marzano per ottenere un incontro e definire provvedimenti urgenti per la tutela del potere di acquisto delle famiglie, le associazioni hanno elencato una serie di proposte relative il prezzo dei carburanti, le misure di risparmio di energia, le tariffe, i prezzi dei prodotti di larga diffusione, i costi delle mancate liberalizzazioni delle professioni, il gettito fiscale e la lotta alle evasioni fiscali: Prezzo dei carburanti -una riduzione delle accise, almeno della stessa entità dell’incremento dell’IVA e delle accise intervenuto nel corso dell’ultimo anno; -definizione di criteri oggettivi per l’adeguamento del prezzo dei carburanti alla pompa e per il riscaldamento, rispetto alle variazioni del prezzo del greggio (per contenere le speculazioni), delegando il controllo all’Autorità per l’energia. Le variazioni del prezzo alla pompa dovrebbero tener conto della media dell’andamento del prezzo del greggio intervenuto nei tre mesi precedenti (meccanismo già in atto sulla energia elettrica); -obbligare i gestori dei distributori di carburante ad esporre in modo visibile i prezzi, stabilendo adeguate sanzioni per gli inadempienti; -installazione di tabelloni sulle autostrade e sulle strade principali che riportino i prezzi dei differenti distributori presenti lungo il percorso; -rapida concessione delle autorizzazioni richieste dalla GDO per installare nuovi distributori di carburante nelle adiacenze dei supermercati, al fine di introdurre nel settore nuovi elementi di concorrenza; -servizio di self-service 24 ore su 24 per tutti i giorni della settimana con costi carburante relativo al prezzo self-service; -misure per contenere la spesa del riscaldamento uniformando il carico fiscale regionale alla media europea. Misure di risparmio di energia L’Italia resta il paese con il minor numero di pannelli solari e con una scarsa cultura del risparmio energetico, poiché pochi e scoordinati sono gli incentivi al riguardo. Alcuni interventi prioritari riguardano: -l’urgenza di proporre una tariffa bioraria anche per tutti i clienti domestici; -incentivi per lo sviluppo delle energie alternative (pannelli solari, eolico, caminetti termici, sostituzione di boiler elettrici, ecc.); -superamento dei lacci e lacciuoli che impediscono di fatto lo sviluppo della microcogenerazione negli edifici civili; -la realizzazione di campagne educative sull’uso razionale dell’energia in casa. Tariffe Un provvedimento per il contenimento del prezzo del gasolio per autotrazione, unitamente alla possibilità delle imprese di un accesso diretto all’estero per l’acquisto di gas ed elettricità può consentire un accordo con le stesse imprese di servizio per mantenere invariate le tariffe per i prossimi 12 mesi. In assenza di interventi assisteremo ad aumenti delle tariffe non solo nei trasporti, con evidenti ricadute sull’ inflazione e sul potere di acquisto delle famiglie. Prezzi dei prodotti di larga diffusione Vanno perseguite intese con la GDO per congelare i prezzi di un paniere di prodotti a larga diffusione, non solo fino a dicembre 2004, ma anche per il 1° semestre 2005. In questo modo vengono sostenute e valorizzate le iniziative di promozione e di sconti che molte Società della GDO hanno già in corso per contrastare la caduta dei consumi. Il superamento della legge sui saldi è positivo, ma insufficiente. Occorre dare nuovo impulso alla razionalizzazione e alla riforma del commercio. Si propone la realizzazione di una conferenza stato-regioni con la partecipazione dei consumatori per ridare impulso alla riforma del commercio congelata soprattutto nelle Regioni del Centro-Sud. I forti aumenti dei prezzi praticati da alcuni negozi sono resi possibili anche dalla mancata liberalizzazione delle licenze per gli esercizi commerciali. Misure di autodisciplina degli operatori non impediscono il ripetersi di estesi fenomeni speculativi; è dunque

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necessario che in aggiunta agli osservatori si attivino anche strumenti deterrenti quali le indagini fiscali o l’estensione delle sanzioni previste dall’attuale normativa del “sottocosto” da applicare anche a chi pratica aumenti speculativi. I costi delle mancate liberalizzazioni delle professioni Le tariffe degli ordini professionali hanno avuto aumenti rilevanti che trascineranno analoghi aumenti anche nelle altre professioni. Queste rappresentano una evidente distorsione del mercato rispetto al quale troppo poco fino ad oggi è stato fatto nonostante le direttive chiare della Commissione Europea. Affitti delle abitazioni. L’abrogazione della legge sull’equo canone ha innescato forti aumenti degli affitti, permettendo di raggiungere livelli esosi e speculativi: ciò vale per le abitazioni ma ancora di più per gli affitti commerciali e per le camere ammobiliate per gli studenti. L’edilizia pubblica non è in grado di contrastare tale fenomeno. Se nel passato il costo di un affitto rappresentava un terzo di uno stipendio, oggi le nuove coppie devono impegnare un intero stipendio per pagare l’affitto.In concreto si propone, in aggiunta al fondo sociale di intervento sugli affitti: -misure di equo canone anche sul mercato degli affitti cosiddetti liberi per evitare che sia solo la speculazione a determinare il prezzo degli affitti; -costituzione di un fondo di garanzia che renda mutuabile alle giovani coppie il 100% del costo di acquisto della prima casa Gettito fiscale e lotta alle evasioni fiscali Ad avviso dei consumatori il livello di evasione è cresciuto sia per effetto della depenalizzazione del falso in bilancio, per la decisione di abolire lo scontrino fiscale e per il crescente convincimento di restare impuniti. I consumatori potrebbero portare un contributo concreto alla lotta alle evasioni fiscali, se fosse aumentato il numero dei beni e di servizi da portare in detrazione al reddito. I beni e i servizi dovrebbero essere selezionati nei settori ove maggiore è l’evasione quali, ad esempio: -le spese per la manutenzione di auto, motocicli, elettrodomestici, abitazioni; -le spese per le consulenze legali, commerciali e professionali; -i costi di eventi familiari particolari, quali matrimoni, battesimi, comunioni; -le spese per l’arredamento delle abitazioni, ecc. Il Movimento Consumatori ha inoltre deciso di non aderire allo sciopero indetto da alcune associazioni per il 16 settembre: “non aderiremo allo sciopero – spiega Lorenzo Miozzi, Presidente dell’associazione – in quanto riteniamo la protesta inutile e nella pratica irrealizzabile. I continui aumenti dei prezzi, inarrestabili da tre anni a questa parte, dimostrano che questi scioperi non producono effetti positivi per i consumatori. Il 16 settembre le associazioni di Consumatori Indipendenti, tra cui Movimento Consumatori, si adopereranno per sensibilizzare i consumatori sulle forme di consumo consapevole ed evidenzieranno le carenze del Governo delle politiche di contenimento di prezzi e tariffe”. INFOCOMMERICO.it Tendenze consumi/ACNielsen (08/09/2004) I dati relativi ad agosto del monitoraggio delle vendite effettuato su oltre 3.000 esercizi commerciali da ACNielsen ha confermato un ulteriore calo delle vendite(-3,2% rispetto allo stesso mese del 2003). La diminuzione non interessa solo i supermercati(-4,9%), ma anche gli ipermercati(-2,2%). Il calo risulta meno sensibile nel comparto dei minimercati(100-399 mq.di superficie di vendita), ove si registra un decremento dello 0,3%. Il solo canale distributivo che si mantiene in crescita é quello dei discounts(+4,0%), con un incremento che appare comunque inferiore a quelli registrati a giugno(+9,0%) e a luglio(+7,2%).

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LASTAMPAweb In primavera arriverà il parere del Wto Il veto di Prodi blocca il blitz europeo sugli Ogm BRUXELLES. Seppur in extremis il presidente della Commissione europea Romano Prodi è riuscito ieri a bloccare l’ultimo blitz di fine legislatura sugli ogm. Si trattava di fissare la soglia di organismi geneticamente modificati, consentita nelle sementi convenzionali e biologiche di mais e di colza. 0,3 per cento era il tetto, proposto dalla commissaria all'ambiente Margot Wallström, al di sotto del quale non occorre etichettare la presenza ogm nelle sementi. Troppo alto per le organizzazioni ambientaliste e agricole, che temono in questo modo che la quantità di ogm nel prodotto finito diventi molto più alta di quella consentita negli alimenti (0,9 per cento). Prodi ha studiato il dossier, ascoltato i continui appelli dei Verdi e delle associazioni ambientaliste italiane, che gridavano allo scandalo contro una decisione insensata e troppo pericolosa per la catena alimentare. E ha deciso. Usando i poteri che gli sono consentiti ha semplicemente tolto il punto «ogm» dall'ordine del giorno della riunione dei commissari, rimandandolo sine die, fino alla nuova Commissione Barroso, che prende il via il primo novembre. Definire le soglie di ogm nelle sementi: è l’ultimo tassello di una complicata legislazione comunitaria messa a punto dalla Commissione Prodi. La primavera prossima arriverà la sentenza del tribunale del Wto. Ecco perchè l'esecutivo Ue cerca di allentare i toni con gli Usa. Mercoledì 8 Settembre 2004 BRESCIAOGGI.it Mercoledì 8 Settembre 2004 I consumatori puntano a un incontro Terapia d’urto per combattere il caro prezzi

Roma. Riduzione di 5 centesimi il prezzo di gasolio e benzina per scongiurare una nuova ondata di inflazione. Apertura di nuovi distributori presso i grandi supermercati per creare una effettiva concorrenza. Tariffa elettrica bioraria per permettere alle famiglie una tariffa scontata nelle ore notturne e nei weekeend. E ancora accordi con la grande distribuzione per il congelamento dei prezzi e con le imprese di servizio per le tariffe fino ad aprile-giugno 2005. È questa la piattaforma per combattere il caro vita illustrata ieri a Roma da nove associazioni dei consumatori. Una ricetta precisa, che non lascia dubbi sulla lotta che Adiconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento difesa del cittadino, Unione nazionale consumatori e Altroconsumo intendono portare avanti ad ogni costo, a partire da una giornata di protesta già prevista per il 16 settembre per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie. Con tanto di slogan «Prezzi alti? No cumprà!», verranno infatti boicottati distributori di benzina, negozi, ristoranti, pizzerie e professionisti che hanno attuato aumenti speculativi. Intanto ieri le nove sigle hanno chiesto al Governo un incontro per definire una strategia contro gli incrementi ingiustificati dei prezzi, ma al momento l’unico appuntamento certo è il 15 settembre, in occasione del tavolo sui prezzi della benzina presieduto dal sottosegretario alle Attività produttive Giovanni Dell’Elce. «Occorre un intervento urgente sulla componente fiscale del prezzo dei carburanti», ha detto il presidente di Altroconsumo Paolo Martinello, «costituito attualmente da una quota fissa per litro, l’accise e dall’Iva; il gettito fiscale complessivo cresce dunque inevitabilmente con il prezzo industriale, basti pensare che dall’inizio dell’anno ad un aumento del prezzo della benzina del 12,6% è corrisposto un aumento della componente fiscale per litro del 3% netto». Per contenere i prezzi i consumatori chiedono anche aiuti per le famiglie disagiate e interventi per contrastare gli aumenti speculativi del mercato libero degli affitti, stoppare gli aumenti anche del 20-30% per i tariffari degli ordini professionali e la possibilita« di portare in detrazione dalla dichiarazione dei redditi la spesa per i libri di testo. Il timore che il Governo vari ulteriori aumenti delle tasse indirette e dei ticket è altissimo. Ma la terapia d’urto non si ferma qui, i consumatori propongono iniziative a costo zero, senza toccare la casse dello Stato. Tenere i prezzi fermi fino al 31 dicembre, così come annunciato ieri da Confesercenti, «non è considerata una misura sufficiente». Sabina Licci

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GIORNALE.it In due anni le retribuzioni medie diminuite di 1.380 euro Due anni di crisi per un lavoratore medio italiano. Tra il 2002 e il 2004 un lavoratore con una retribuzione media di 22 mila euro ha perso in termini di potere d'acquisto, per l'andamento negativo della produttività, per un'inflazione più alta di quanto programmato e per la mancata restituzione del fiscal drag, circa 1.380 euro. I dati sono contenuti in uno studio sui salari realizzato dall'Istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil. L’indagine pone in luce la mancata realizzazione di una vera politica dei redditi. La Confederazione di Corso d’Italia tiene conto dei valori negativi della produttività registrati nel 2002 e nel 2003 (-0,4% e -0,3%), un'inflazione effettiva per il 2004 al 2,8% e una flessione nei salari lordi, sempre per il 2004, pari a -1,9%. Tale somma, secondo i ricercatori dell’Ires, segna una diminuzione del potere d’acquisto delle retribuzioni, tra il 2002 e il 2004, di 864 euro cui si aggiungono i 516 euro di mancata restituzione del fiscal drag. Il dato considera tutto il lavoro dipendente, escluso l’agricolo e il pubblico.Tale stima viene sostenuta anche dagli indici degli indicatori dei prezzi Istat. Infatti se si calcola un'inflazione 2004 pari al 2,3% come registrato ad agosto, come negli ultimi tre anni lo stesso lavoratore perderebbe comunque almeno 1.269 euro. Insomma, per i ricercatori della Cgil, dalle tasche dei 16 milioni di lavoratori dipendenti mancano 21-22 miliardi di euro. Secondo la Cgil, la perdita per il lavoro dipendente si potrebbe aggravare ancora rispetto ai 1.380 euro persi tra il 2002 e il 2004 (fino a 2.022 euro) se i contratti nazionali per il 2005-2006 si dovessero rinnovare con i tassi di inflazione programmata previsti nel Dpef. Circa 6,5 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.000 euro al mese mentre circa 10 milioni di lavoratori hanno in busta paga meno di 1.350 euro al mese. Si tratta di persone a rischio povertà che hanno visto contrarre il loro potere d'acquisto a causa della corsa dei prezzi e delle tariffe ma anche perchè i contratti non hanno ridistribuito la produttività se non in piccolissima parte (solo tre punti al lavoro sui 21 registrati tra il 1993 e il 2001).La ricerca dell’Ires considera, infine, le retribuzioni orarie nel settore manifatturiero dei Paesi più industrializzati. E il confronto penalizza il nostro Paese. Infatti le retribuzioni reali orarie, tra il 1995 e il 2003, sono cresciute solo dell'1,1% a fronte di una crescita che negli altri Paesi non è mai inferiore al 6%. Se si limita l'analisi al periodo 2000-2003 le retribuzioni reali italiane nel manifatturiero registrano una contrazione (-0,6%) a causa degli alti tassi di inflazione mentre negli altri Paesi industrializzati oscillano tra il +1,6% della Germania al +5,8% della Francia. HC 2022 - 2004 L.T. 9 Set 2004 GIORNALE.it Il biologico in Italia è entrato in crisi Il biologico in Italia segna il passo, anzi continua a perdere posizioni. Il settore ha perso la “spinta propulsiva” ideale che, per quasi un decennio, l’ha visto in costante ed inarrestabile ascesa; fenomeno certamente alimentato dalla politica agroambientale dell’Ue e dai sostegni che le Regioni hanno erogato alle imprese disposte a convertire le produzioni, ma “spinto” anche dagli scandali alimentari che hanno modificato le abitudini dei consumatori. Un calo che si riscontra soprattutto dal 2002: in due anni l’agricoltura “bio” ha perso 100 mila ettari di Sau (Superficie agricola utilizzata) biologica, mentre il 15 per cento delle imprese (meno 7.400) sono tornate nel 2003 all’agricoltura convenzionale. A rivelarlo, alla vigilia del Sana di Bologna, è un’indagine dell’Anabio, l’associazione per l’agricoltura biologica della Cia-Confederazione italiana agricoltori. I dati del biologico, però, non sono tutti negativi. Aumentano le produzioni zootecniche con punte interessanti: pollame + 37% e bovini + 15%. I dati riferiti alla stima del fatturato del biologico e diffusi dall’Ismea indicano in 250 milioni di euro il fatturato per la frutta biologica, 207 milioni per l’olio di oliva, 198 milioni per gli ortaggi. Oltre 750 milioni di euro, con un incremento dell’8,5 per cento secondo Databank, è il fatturato alla produzione nel 2003. Il fatturato al consumo in Italia, secondo l’Ismea, è pari a 1,4 miliardi di euro nel 2002. Anabio-Cia sottolinea che il dato più significativo che merita un ulteriore approfondimento è contenuto in un’indagine sulla dinamica degli acquisti dei prodotti alimentari svolta da Ismea-Ac Nielsen dalla quale risulta che, mentre si registra nelle famiglie italiane una contrazione generalizzata dei consumi, la percentuale del bio aumenta. 9 Set 2004

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ISTAT.it 9 settembre 2004 Indici del fatturato e degli ordinativi dell’industria Giugno 2004 L'Istituto nazionale di statistica comunica che, sulla base degli elementi finora di-sponibili, nel mese di giugno 2004 l'indice del fatturato dell'industria, calcolato con base 2000=100 sul valore delle vendite espresse a prezzi correnti, è risultato pari a 111,8 segnando un aumento del 5,0 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Il fatturato è cresciuto sia sul mercato interno (più 4,6 per cento), sia su quello estero (più 5,7 per cento). L'indice degli ordinativi è risultato pari a 106,1, con un incremento tendenziale del 6,4 per cento. Gli ordinativi provenienti dal mercato interno sono aumentati dell’8,1 per cento, quelli provenienti dal mercato estero del 2,8 per cento. Gli indici generali destagionalizzati del fatturato e degli ordinativi sono risultati pari, rispettivamente, a 102,8 e 97,0, presentando, nel confronto con il mese prece-dente, diminuzioni dell’1,4 per cento, il primo, e dello 0,7 per cento, il secondo. Nel confronto dei primi sei mesi del 2004 con lo stesso periodo dell'anno prece-dente, il fatturato dell'industria è aumentato del 3,1 per cento, quale sintesi di un incremento del 3,2 per cento sul mercato interno e del 3,0 per cento su quello estero. Nello stesso periodo si è registrato un aumento tendenziale degli ordinativi del 4,3 per cento, derivante da incrementi del 4,4 per cento per gli ordinativi prove-nienti dal mercato interno e del 4,0 per cento per quelli provenienti dall'estero. Analisi per raggruppamenti principali di industrie Nel mese di giugno 2004 l'indice del fatturato è aumentato, rispetto allo stesso mese del 2003, del 10,2 per cento per i beni intermedi, dell’8,5 per cento per l'energia e del 2,7 per cento per i beni strumentali; hanno segnato una variazione tendenziale nulla gli indici relativi ai beni di consumo nel loro complesso e a quelli non durevoli, mentre sono diminuiti dello 0,3 per cento quelli riguardanti i beni di consumo durevoli. Gli indici destagionalizzati del fatturato per raggruppamenti principali di industrie hanno segnato un calo congiunturale del 4,2 per cento per l'energia, del 3,7 per cento per i beni strumentali e dell’1,1 per cento per i beni di consumo (meno 2,4 per cento per quelli durevoli e meno 0,8 per cento per quelli non durevoli); quello dei beni intermedi è risultato invariato. Analisi per settore di attività economica In giugno, nel confronto con lo stesso mese del 2003, l'indice del fatturato ha presentato gli incrementi maggiori nel settore delle raffinerie di petrolio (più 21,7 per cento), dell'industria del legno e prodotti in legno (esclusi i mobili) (più 19,1 per cento), della produzione di metallo e prodotti in metallo (più 14,1 per cento), della lavorazione di minerali non metalliferi e della produzione di macchine e apparecchi meccanici (più 9,1 per cento); le diminuzioni più marcate hanno riguardato i settori dell'estrazione di minerali (meno 24,5 per cento), della produzione di mezzi di trasporto (meno 7,7 per cento) e delle industrie delle pelli e delle calzature (meno 4,4 per cento). Nel medesimo periodo, l’indice degli ordinativi ha registrato i maggiori aumenti nell'industria del legno e prodotti in legno (esclusi i mobili) (più 23,1 per cento), nella produzione di metallo e prodotti in metallo (più 18,0 per cento) e nella produzione di mezzi di trasporto (più 17,9 per cento); diminuzioni si sono manifestate nelle industrie delle pelli e delle calzature (meno 9,8 per cento) e nella produzione di apparecchi elettrici e di precisione (meno 9,6 per cento).

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BRESCIAOGGI.it Giovedì 9 Settembre 2004 Anche a Brescia sono nati numerosi Gas (Gruppi di acquisto solidale): scelta etica ed economica. Il segreto: saltare gli intermediari Spesa di gruppo contro il caro-vita Le famiglie si alleano: «Prodotti di qualità con un risparmio fino al 50%» di Paolo Dal Ben L’unità fa il risparmio. Prezzi alle stelle, inflazione galoppante e finanze delle famiglie in picchiata. «Consumare meno e in modo diverso» non è più solamente uno slogan ideologico e politico dei «duri e puri», di quelli ipercritici nei confronti della società dei consumi, ma sembra essere diventata una necessità. Ecco perché negli ultimi mesi a Brescia sono nati e stanno nascendo molti Gas (gruppi di acquisto solidale): persone e soprattutto famiglie che si associano a decine, discutono come risparmiare e decidono di fare la spesa insieme e in modo intelligente. In pratica: meno prodotti, più buoni e sani, comperati da produttori locali evitando i rincari degli intermediari. Questo movimento a Brescia, per ora, conta quasi duecento famiglie distribuite in diversi gruppi. Ma il numero è in netta crescita. Al gruppo storico di Collebeato se ne sono aggiunti negli ultimi mesi altri cinque: il Gasmelograno, un Gas in Franciacorta, uno sul Garda, e altri due stanno per costituirsi rispettivamente a San Polo e nei corridoi degli uffici comunali. Una decina di famiglie inoltre, che comunque partecipano a questi Gas, ha aderito alla campagna nazionale «Bilanci di giustizia» (www.bilancidigiustizia.it), che in Italia raccoglie circa 800 famiglie e che nei giorni scorsi ha reso pubblico il bilancio dei loro consumi mensili rispetto ai dati Istat: un risparmio complessivo al mese di circa il 25%, accompagnato da un aumento della qualità della vita. Nata dal movimento «Beati i costruttori di Pace», la campagna si basa sul concetto di consumo critico e solidale: usare la bici e i mezzi pubblici, auto a metano o gas, cercare di cucinare e prepararsi i cibi in casa, e prediligere produttori legati al movimento equo e solidale. In altre parole «La passata di pomodoro e la politica - Come facciamo politica con le scelte di tutti i giorni», come recita il titolo del loro convegno tenutosi lo scorso fine settimana nel Trentino. La loro parola d’ordine è «sobrietà» a cui si aggiunge quella dei Gas che è «qualità e solidarietà». Ma per tutti il risultato è uno solo: mettersi assieme per risparmiare e creare una rete di economia solidale e più equa. Che sia anche questo un modo per combattere l’impennata dei prezzi? «Sicuramente - risponde Paolo Manini, del Gas di Collebeato -, ma c’è anche la scelta etica di attenzione ai valori della sobrietà e dell’equità. È un dato di fatto - continua - il crescente interesse che i Gas stanno suscitando anche a Brescia attraverso il passaparola: dalla Franciacorta al Garda passando per Brescia città si stanno formando nuovi gruppi». Ecco la forza di questi Gas: risparmiare acquistando insieme, facendo degli accordi con alcuni produttori che puntano sull’alta qualità dei prodotti. «In questo modo cerchiamo di sostituire - sottolinea Manini - la normale rete commerciale con quella locale e diretta, puntando sulle piccole aziende». Il «Gassoso» di Collebeato ad esempio raggruppa circa una quarantina di famiglie: suddivise in sottogruppi di 5-6-7 famiglie. Un responsabile per ogni sottogruppo raccoglie gli ordinativi di pane, verdura, vino, arance, olio, frutta e detersivi, fa gli ordinativi ai produttori e negozi scelti, poi acquista. Se la somma di denaro è elevata la raccoglie prima della spesa, altrimenti dopo. Il tutto senza profitti. «Questi Gas - sottolinea Fausto Piazza, referente a Brescia di "Bilanci di giustizia" - hanno una doppia finalità: consentono l’accesso a prodotti normalmente più costosi come quelli biologici, e permettono la sopravvivenza di piccole realtà che non vogliono o non riescono ad entrare nel grande circuito commerciale». Una sorta di patto solidale tra consumatori e produttori, entrambi «critici». Un po’ come succedeva in passato con le società di mutuo soccorso di operai o di cooperative createsi per acquistare i prodotti di prima necessità. «Ma non dobbiamo - precisa Piazza - confondere l’atteggiamento risparmioso con quello etico: compro due anche se potessi acquistare tre. E questo atteggiamento di consumo critico c’è nel momento in cui si entra al supermercato: quando compro tengo conto anche dei valori etici, ambientali e della salute, il che significa sapere se i produttori seguono parametri di giustizia sociale, economica ed ambientale». I Gas per ora a Brescia si limitano soprattutto agli acquisti di prodotti ortofrutticoli e agroalimentari. «Siamo una trentina di famiglie - dice Stefano Merlini di Gasmelograno - e siamo nati l’ottobre scorso, ci siamo messi insieme per acquistare prodotti biologici che ordiniamo in aziende di mezza Italia: in programma abbiamo un accordo con un panificio bresciano. Risparmio? Anche fino al 50%». Oltre all’acquisto solidale per risparmiare e creare al tempo stesso un’economia diversa, gli aderenti ai Gas puntano al risparmio energetico: lampade a basso consumo, pannelli solari, laboratori per costruirsi pannelli solari, tetto fotovoltaico, ridotto uso dell’auto, che comunque va a Gpl o metano. E per le vacanze? Si sceglie Tures, agenzia di turismo responsabile.

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BRESCIAOGGI.it Giovedì 9 Settembre 2004 Prezzi, aumenti record di trasporti e vacanze La Leonessa sempre più a rischio inflazione - I CONTI Rispetto a luglio boom dei costi di pneumatici e biglietti aerei A Brescia l’inflazione tiene ma il costo della vita aumenta. L’incremento maggiore dei prezzi registrato in città in agosto è quello dei trasporti che rispetto al mese precedente ha segnato un balzo in avanti dell’1,8% rispetto a luglio e del 3,8% nell’arco di un anno. Questo dato, il più elevato da oltre 5 anni, è secondo, su base annuale, solo al »6,5% della voce «bevande alcoliche e tabacchi». Tutto questo contro una tendenza inflativa annuale di »2% e quindi apparentemente contenuta. «A determinare questo rialzo notevole di alcuni indicatori come i trasporti - spiega Marco Palamenghi dell’ufficio comunale per il controllo della rilevazione dei prezzi al consumo - sono stati gli incrementi dei biglietti aerei e marittimi ritoccati dalle agenzie a causa dei costi del petrolio, quello delle benzine e quello del costo dei pneumatici, ma anche l’aumento dell’1% della tassa del passaggio di proprietà dei veicoli». L’indicatore trend dei trasporti quindi segnala prospettive inflazionistiche consistenti. Le tariffe aeree sono aumentate del 13,6%, quelle marittime del 10,7%. Aumenti ci sono stati anche nei servizi di alloggio per le vacanze con un »0,7% e dei mobili e degli articoli per la casa con un aumento rispetto a luglio dello 0,6%. I prezzi degli stabilimenti balneari sono cresciuti del 3,9%. Sostanzialmente fermi i prezzi nel comparto abbigliamento, ma a settembre, con la fine dei saldi e il cambio di vetrine saranno possibili alcuni aumenti. Stabili anche le spese per l’abitazione e quelle per l’istruzione ma a fine settembre è da aspettarsi la batosta delle nuove rette scalastiche e dei libri di testo. In calo gli alimentari (-0,3% rispetto a luglio), tra i quali comunque ci sono prodotti con rilevanti variazioni in aumento e altri con altrettanto rilevanti variazioni in diminuzione, in calo anche le comunicazioni e le spese sanitarie (-0,3%) grazie alla riduzione di prezzo di alcune specialità medicinali. Dopo i forti aumenti registrati in passato, i prezzi degli alimentari e delle bevande analcoliche si mantengono nei parametri di segno negativo. Anche in agosto grazie soprattutto alla diminuzione di prezzo dei prodotti freschi stagionali, si è confermato il trend deflativo del capitolo alimentazione, che segna addirittura il dato mensile più basso da oltre un anno. In agosto nel carrello della spesa dei bresciani però il costo di alcuni beni ha avuto un’impennata rispetto a luglio: i crostacei e molluschi freschi hanno registrato il record di incremento tra gli alimentari rispetto a luglio con un 1,1%, seguito da quello dei succhi di frutta (»1%) e dal latte (»0,8%). Crollo invece del prezzo delle patate (-5,1%) e di quello dei derivati del latte (-3,6%) ma anche degli ortaggi e legumi freschi (-1,9%). «Ci sono delle contraddizioni - continua Palamenghi - perché a fronte di un trend su base annuale non inflattivo, i dati degli ultimi mesi sono in peggioramento a Brescia, e non si sa quanto regga la capacità di tenuta del cambio favorevole dollaro/euro, cambio che permette di frenare le spinte inflazionistiche dovute al caro petrolio». Le voci che più preoccupano sono quelle dell’energia elettrica e dei servizi sanitari destinati probabilmente a nuovi aumenti. p.d.b.

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TGFin 9/9/2004 Benzina, tornano i rincari La verde supera quota 1,17 euro Il prezzo della benzina riprende con vigore la sua corsa al rialzo. E' durata solo poco più di due settimane la tregua fatta di calma e di ribassi. Ora, complice la ripresa corsa del petrolio, le compagnie petrolifere hanno rimesso mani al listino del carburante. E così il prezzo alla pompa si riporta, nei distributori stradali italiani, sopra quota 1,17 euro al litro. La prima compagnia a rivedere al rialzo il prezzo alla pompa è stata l'Ip, che ha aumentato di 0,003 euro al litro il prezzo di vendita consigliato della senza piombo portandolo dai 1,168 dell'ultima rilevazione disponibile del Ministero delle Attivita' Produttive, a quota 1,171 euro al litro. A spingere la nuova ripresa dei prezzi dei carburanti è l'andamento delle quotazioni dell'oro nero sui mercati internazionali che dopo qualche segnale di allentamento della tensione - registrato a fine agosto - è tornato a mettere a segno guadagni. Spinto dal permanere delle tensioni mediorientali a cui si associano, di giorno in giorno, nuovi elementi di instabilita' di mercato. A New York i future sul wti, il petrolio di riferimento americano, hanno segnato oggi un guadagno di oltre il 2%, riportandosi sopra i 44 dollari a barile (massimo di seduta 44,20 dollari), sulla scia del dato delle scorte negli Usa, scese oltre ogni aspettativa. Le giacenze di greggio sono infatti scese di 1,4 milioni di barili, a 285,7 milioni, contro il previsto calo di un milione di barili. Si tratta del sesto calo settimanale e lascia le raffinerie Usa ai livelli piu' bassi da marzo scorso. Petrolio in volo anche al mercato di Londra dove i futures sul Brent con scadenza a ottobre guadagnano il 2,3%, portandosi a 41,32 dollari a barile. I riflettori tornano cosi' a puntarsi sulla prossima settimana e sul vertice Opec in calendario per il 15 settembre. Qualche segnale di distensione, intanto, e' arrivato dall'Aie, l'agenzia internazionale per l'energia, secondo la quale a pesare sulle quotazioni prevale il nervosismo perche' il mercato mondiale rimane ben approvigionato, con un'offerta superiore alla domanda. L'Aie si dice cosi' convinta che i prezzi non dovrebbero rimanere nel lungo termine al di sopra dei 40 dollari a barile e - nel suo rapporto pubblicato a Parigi - prevede una crescita della domanda, a 2,5 milioni di barile al giorno nel 2004 e di 1,8 milioni di barili al giorno nel 2005 INFOCOMMERICO.it Distributori di carburante/Centri commerciali (09/09/2004) In una intervista su "Il Sole-24Ore" del 9 settembre il presidente dell'Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, riferendosi alle proposte di liberalizzazione avanzate dal Ministro Marzano nell'incontro con le Regioni e gli enti locali, afferma di accettare la sfida della grande distribuzione. Egli afferma comunque:"Non vorrei che fosse uno specchietto per le allodole. Ben venga una ulteriore semplificazione delle regole, ma guai ad introdurre privilegi limitati a una sola categoria. Le semplificazioni devono valere per tutti". De Vita sottolinea inoltre che nel piano volontario di chiusure del 2001, autorizzato dalla Commissione Antitrust, le aziende petrolifere misero a disposizione ben 210 autorizzazioni trasferibili a costi irrisori, ma le imprese di gestione dei centri commerciali e degli ipermercati non colsero questa occasione per aprire distributori di carburante nei loro piazzali. De Vita fa infine presente che un meccanismo di contingentamento delle autorizzazioni da parte dei Comuni esiste solo per i bar-ristoranti e le rivendite di giornali e riviste, ma non per l'apertura di distributori di carburante, per i quali é caduto il vincolo della restituzione delle vecchie licenze in cambio del permesso a costruire nuovi impianti.Esistono infatti solo vincoli di distanza da impianti già presenti, vincoli che valgono per tutti gli operatori del settore.

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CORRIEREDELLASERA.it Bce: ripresa vigorosa, ma attenzione ai conti pubblici In sei Paesi della zona euro - fra cui l'Italia -sono a rischio gli obiettivi di bilancio del 2004 La ripresa di Eurolandia è in corso, resterà «vigorosa» nei prossimi trimestri per poi «intensificarsi lievemente» nel corso del 2005. Nel Bollettino mensile, pubblicato oggi, la Bce (nella foto il presidente Jean-Claude Trichet) continua a delineare un quadro congiunturale positivo, sottolineando che i rischi associati a questo scenario di ripresa sono «sostanzialmente bilanciati» e confermando che il livello attuale dei tassi di interesse sostiene la ripresa. Se il prezzo del petrolio potrebbe influire, infatti, negativamente sulla crescita, frenando sia la domanda interna che quella esterna, vi è anche la possibilità che «l'attuale intensità della ripresa comporti un andamento più positivo della crescita economica nei prossimi trimestri». Il Pil di Eurolandia, secondo l'Istituto di Francoforte, crescerà quest'anno a un tasso compreso fra l'1,6% e il 2,2%, per accelerare a un tasso compreso fra l'1,8% e il 2,8% l'anno prossimo. Per quanto riguarda i prezzi alla Bce si si ritiene improbabile che l'inflazione si riporti su livelli inferiori al 2% nella restante parte dell'anno». La Banca centrale, in particolare, si aspetta per il 2004 un tasso d'inflazione armonizzato medio per Eurolandia compreso fra il 2,1 e il 2,3% nel 2004, e in rallentamento all'1,3-2,3% nel 2005. La Bce non ritiene necessario modificare il testo del Patto di stabilità e crescita, pur ammettendo che se ne può migliorare l'attuazione. Nel Bollettino pubblicato oggi, due giorni prima dell'Ecofin informale di Scheveningen che dovrebbe valutare le proposte avanzate dalla Commissione europea per renderlo più flessibile, l'Eurotower torna a ribadire la sua tesi di fondo, nel contempo, tuttavia, la Bce rimarca come «l'attuazione del Patto possa essere migliorata. La maggior parte dei Paesi di Eurolandia non rispetterà gli obiettivi di bilancio previsti per il 2004. «Le più recenti informazioni per il 2004 - si legge nel Bollettino - segnalano che la maggior parte dei Paesi probabilmente non rispetterà gli obiettivi di bilancio fissati negli aggiornamenti dei programmi di stabilità». In alcuni casi, osserva ancora l'Eurotower, sembra che tali programmi siano fondati su «ipotesi eccessivamente ottimistiche riguardo agli andamenti economici» e che gli interventi di risanamento siano inferiori «a quelli previsti»). Il caso Italia: riforma delle pensioni e privatizzazioni «In Italia agli effetti sfavorevoli sui conti pubblici di una crescita debole sono andati ad aggiungersi alcuni sconfinamenti di spesa e riduzioni delle entrate». Il Bollettino scrive che «gli andamenti di bilancio sfavorevoli destano particolare preoccupazione nel caso di paesi con disavanzi eccessivi (Germania, Grecia, Francia e Paesi Bassi) o con rilevanti squilibri di bilancio (Italia e Portogallo)». In tutti questi Paesi - spiegano i tecnici dell'Eurotower - sussistono pressioni di bilancio che portano i disavanzi a valori di gran lunga superiori a quelli fissati negli obiettivi iniziali e impongono ai rispettivi governi di adottare misure correttive». Alcuni Paesi - come l'Italia, la Germania, la Francia e i Paesi Bassi - hanno già attuato manovre di bilancio aggiuntive. «Sebbene, in taluni casi, gli aggiustamenti prefigurati si basino su misure una tantum con effetti solo temporanei, essi dovrebbero contribuire al contenimento del disavanzo di bilancio nell'anno in corso». Ma ulteriori sconfinamenti dagli obiettivi di bilancio nel 2004 «comprometterebbero anche l'andamento dei conti pubblici nel 2005» e di conseguenza nella parte restante dell'anno in corso «si rendono necessari un'attuazione attenta delle misure di bilancio e, in alcuni Paesi, un ulteriore inasprimento delle politiche di bilancio» La riforma delle pensioni approvata in Italia per contenere la spesa previdenziale non avrà effetti nell'immediato. «Il Governo italiano - nota la Bce - ha approvato una legge intesa a contenere la spesa pensionistica, che contempla anche un graduale aumento dell'età pensionabile per le pensioni di anzianità. Sebbene sia previsto un risparmio consistente, esso si realizzerà solo negli anni a venire». Quanto alle privatizzazioni messe in programma dal ministero dell'Economia, per la Bce esse «contribuirebbero a portare il rapporto debito/Pil al di sotto del 100% entro il 2007». 9 settembre 2004

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ALTROCONSUMO.it 09.09.2004 Altroconsumo e la campagna del ministero della Salute. Quanti esami (inutili), ministro Sirchia! La campagna di comunicazione del ministero della Salute dedicata al benessere dell’anziano consiglia un elenco di esami preventivi di efficacia non sempre documentata, comunque troppi rispetto a raccomandazioni da fonti autorevoli. In questo modo i costi lievitano, sia per i cittadini che per il Servizio sanitario. In tempi di bilanci pubblici e familiari da tagliare il ministero dimostra una leggerezza irresponsabile. Altroconsumo chiede in una lettera inviata al ministro Sirchia di modificare al più presto i contenuti della campagna, in corso da diverse settimane. Per vedere più chiaro sulle conseguenze della campagna di comunicazione per il benessere dell’anziano Altroconsumo ha realizzato un’inchiesta sui costi degli screening per questo segmento di popolazione. L’indagine sarà pubblicata sul bimestrale dell’associazione Salutest di ottobre. L’associazione indipendente di consumatori ha messo a confronto la lista degli esami consigliati dal ministero (www.ministerosalute.it) calcolando frequenza e costi con quella, più ridotta in quantità e frequenza fornita da fonti autorevoli quali le raccomandazioni della Clinical Preventive Services Task Force statunitense, riferite dallo stesso Istituto superiore di sanità (www.pnlg.it/tskfrc/). Risultato: se tutti i cittadini italiani nella fascia di età interessata seguissero i consigli ministeriali si effettuerebbero 67 milioni di prestazioni in un anno. Gli screening necessari dovrebbero invece tradursi in 18 milioni di prestazioni annuali; il ministero ha dunque triplicato inspiegabilmente il numero di esami, senza alcun vantaggio per la salute degli anziani. La conseguenza: il costo per il Servizio sanitario calcolato da Altroconsumo sarebbe di più di 1.300 milioni di euro. Di questi, tenendo conto anche delle principali esenzioni, 528 (il 40%) graverebbero direttamente sulle tasche dei cittadini, attraverso il ticket. Se il ministero si limitasse a suggerire solo gli esami utili, il costo scenderebbe a 254 milioni di euro, di cui solo 32 (il 13%) a carico dei cittadini. Sono cifre che sorprendono. Dovrebbe infatti essere compito dell’istituzione ministeriale contrastare il diffondere di pratiche inefficaci, vagliando e proponendo ai cittadini solo quanto è di efficacia scientificamente accertata. In questa occasione non è così e a farne le spese sono le tasche dei cittadini, del Servizio sanitario oltre che la credibilità del ministero. INFOCOMMERCIO.it Gruppi distributivi/La Rinascente (10/09/2004) IFIL, la holding del gruppo Agnelli che nel corso del primo semestre 2004 ha registrato una perdita di 111 milioni di euro, ha deciso di porre in vendita la quota del 50% di Eurofind, la società di controllo del gruppo Rinascente. Da un comunicato emesso al termine del consiglio di amministrazione del gruppo IFIL che ha esaminato i conti semestrali si apprende che al presidente (Gianluigi Gabetti) e all'amministratore delegato(Daniel John Winteler) é stato affidato il mandato di "valutare le diverse opzioni che meglio consentiranno di valorizzare l'investimento nel gruppo Rinascente, ivi incluso la vendita totale o parziale". Questo significa, dato il diritto di prelazione in possesso ad Auchan, proprietario dell'altra quota del 50% di Eurofind, di sedersi ad un tavolo coi rappresentanti di Auchan per valutare quanto essa é disposta a comprare. E qui sorgeranno non poche difficoltà in quanto, mentre Auchan ha interesse ad acquisire il pieno controllo di Eurofind con i suoi ipermercati già ad insegna Auchan, essa non ha alcuno interesse a mettersi a gestire i Grandi magazzini Rinascente e i magazzini popolari Upim. Del resto l'accordo fatto a suo tempo prevedeva una gestione "francese" degli iper "Città mercato" ed una gestione "italiana" dei grandi magazzini e dei magazzini popolari. La stessa Auchan doveva fare da traino ad una espansione della formula dei grandi magazzini Rinascente in altri Paesi europei, in particolare dell'Est Europa. Mentre si é assistito in questi anni ad una forte espansione in Italia degli iper ad insegna Auchan e ad un rilancio degli stessi supermercati ad insegna Sma, il settore dei grandi magazzini ha segnato il passo, anche dopo l'esperimento della formula esportata in Spagna, a Barcellona. Nessuna iniziativa ha interessato i Paesi dell'Europa dell'Est, dove pure la francese Auchan ha realizzato numerose aperture di iper. Questo annuncio apre pertanto una partita di cui attualmente non é possibile intravedere gli sbocchi finali circa il controllo del ramo d'azienda relativo ai grandi magazzini ed ai magazzini popolari, tranne il sicuro passaggio del controllo degli ipermercati alla francese Auchan, passaggio che segnerà una ulteriore tappa del declino italiano nel campo della grande distribuzione.

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ISTAT.it 10 settembre 2004 Conti economici trimestrali II trimestre 2004 Nel secondo trimestre del 2004 il prodotto interno lordo (PIL), valutato ai prezzi del 1995 destagionalizzato e corretto per il diverso numero di giorni lavorativi, è aumentato dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente e dell’1,2 per cento nei confronti del secondo trimestre del 2003. La stima preliminare del PIL diffusa il 9 agosto 2004 aveva rilevato un aumento congiunturale dello 0,3 per cento ed un aumento tendenziale dell’1,1 per cento. Il secondo trimestre del 2004 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al trimestre precedente e due giornate in più rispetto al secondo trimestre del 2003. Nel secondo trimestre, in termini congiunturali, il PIL è aumentato dello 0,9 per cento nel Regno Unito, dello 0,8 per cento in Francia, dello 0,7 per cento negli Stati Uniti, dello 0,5 per cento in Germania e dello 0,4 per cento in Giappone. In termini tendenziali, si è registrata una crescita del 4,7 per cento negli Stati Uniti, del 4,5 per cento in Giappone, del 3,7 per cento nel Regno Unito, del 3,0 per cento in Francia e dell’1,5 per cento in Germania. Nel complesso dei paesi dell’area dell’Euro il Pil ha registrato un aumento congiunturale dello 0,5 per cento ed un aumento tendenziale del 2,0 per cento. In termini congiunturali, le importazioni di beni e servizi sono aumentate del 2,7 per cento, il totale delle risorse (prodotto interno lordo e importazioni di beni e servizi) dello 0,8 per cento. Dal lato della domanda, le esportazioni sono aumentate del 4,7 per cento, gli investimenti fissi lordi dell’1,4 per cento, mentre i consumi finali nazionali sono diminuiti dello 0,1 per cento. Nell’ambito dei consumi finali, la spesa delle famiglie residenti è diminuita dello 0,3 per cento, quella della pubblica amministrazione e delle istituzioni sociali private è cresciuta dello 0,7 per cento. L’incremento congiunturale degli investimenti è stato determinato da un aumento dell’1,5 per cento degli investimenti in costruzioni, dell’1,4 per cento degli investimenti in macchine, attrezzature e altri prodotti e dello 0,6 per cento degli acquisti di mezzi di trasporto. In termini tendenziali, le esportazioni sono aumentate del 6,4 per cento, le importazioni del 3,9 per cento. La spesa delle famiglie residenti e quella della pubblica amministrazione sono cresciute rispettivamente dell’1,0 per cento e dell’1,5 per cento. La spesa delle famiglie sul territorio nazionale è cresciuta, in termini tendenziali, dell’1,7 per cento. Nel suo ambito, i consumi di beni durevoli si confermano come la componente più dinamica (più 10,7 per cento); gli acquisti di servizi sono cresciuti dello 0,9 per cento, quelli di beni non durevoli dello 0,1 per cento. Gli investimenti fissi lordi hanno segnato nel complesso un incremento del 3,1 per cento (più 5,5 per cento i mezzi di trasporto, più 3,1 per cento i macchinari e gli altri prodotti e più 2,5 per cento le costruzioni). Rispetto al primo trimestre del 2004, il deflatore del PIL è aumentato dell’1,1 per cento. Il deflatore della spesa delle famiglie residenti è cresciuto dello 0,7 per cento, quello degli investimenti è cresciuto dello 0,3 per cento. Il deflatore delle esportazioni ha mostrato un incremento dello 0,8 per cento, quello delle importazioni del 2,0 per cento. In termini tendenziali, il deflatore del prodotto interno lordo è aumentato del 3,0 per cento, quello della spesa delle famiglie residenti del 2,3 per cento. Analisi settoriale del valore aggiunto Nel secondo trimestre si rilevano andamenti congiunturali positivi del valore aggiunto per le costruzioni (più 1,4 per cento), per il settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali (più 0,8 per cento), per gli altri servizi (più 0,6 per cento). Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è rimasto stazionario, il settore agricolo ha manifestato una flessione del 2,9 per cento; per il settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni si registra una diminuzione dello 0,2 per cento. In termini tendenziali, il valore aggiunto dell’agricoltura è cresciuto del 5,9 per cento, quello dell’industria in senso stretto dell’1,9 per cento, quello delle costruzioni dell’1,8 per cento e quello dei servizi dello 0,1 per cento.

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GIORNALE.it Alimentari: dal campo alla tavola i conti non tornano "I conti non tornano perché per ogni euro speso dai consumatori nell'acquisto di prodotti alimentari ben 48 centesimi vanno al commercio e ai servizi, 31 all'industria alimentare e solo 22 centesimi alle imprese agricole". E‚ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati Nomisma, in riferimento al Comitato prezzi convocato da parte del Ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno. Si tratta - precisa la Coldiretti - di una situazione che sta determinando con gravi difficoltà nei campi ma senza adeguati benefici i consumatori con prezzi equi. Quest’anno - continua la Coldiretti - si sono verificate riduzioni record nei prezzi pagati agli imprenditori agricoli per la frutta e verdura, che per alcuni prodotti come le pesche sono più che dimezzati, raggiungendo valori inferiori ai costi di produzione che stanno drammaticamente mettendo a rischio il futuro di queste coltivazioni. Occorre - sottolinea la Coldiretti - un riequilibrio nei rapporti interprofessionali tra imprese agricole, industria, distribuzione e consumatori con un accordo nazionale di filiera e controlli che riguardano la formazione dei prezzi, le caratteristiche qualitative e la correttezza dell'informazione in etichetta, per garantire le condizioni di trasparenza nel passaggio degli alimenti dai campi alla tavola. Un obiettivo - precisa la Coldiretti - che deve essere raggiunto con l‚operatività 365 giorni all‚anno dell‚Osservatorio prezzi e con Comitati per la trasparenza per la verifica dei margini commerciali, in modo che i consumatori possano avvantaggiarsi di prezzi di vendita contenuti, ed un impegno ad assumere iniziative per remunerare gli agricoltori con prezzi adeguati. Una esigenza di fronte alla concorrenza d‚oltralpe dove il Ministro delle Finanze Nicolas Sarkozy ha annunciato che sarà applicato in Francia un meccanismo che impone un tetto ai margini della distribuzione commerciale, in modo che "i consumatori continuino a beneficiare di prezzi di vendita attraenti" ed ha chiesto alla grande distribuzione, agli spedizionieri ed ai grossisti di "assumere le iniziative necessarie per remunerare gli agricoltori con un prezzo che non può essere inferiore al costo di produzione. Si tratta anche di interventi necessari anche per favorire i consumi alimentari dove si sono verificate preoccupanti riduzioni come dimostra il calo del 3,3% stimato dall'Ismea nei volumi di acquisto di cibi e bevande delle famiglie nel periodo gennaio/agosto, rispetto allo scorso anno. In un Paese come l‚Italia che ha la leadership europea nella qualità alimentare bisogna consentire a tutti i cittadini di approfittare delle proprietà di prodotti indispensabili per la salute e per questo - sostiene la Coldiretti - vanno anche incoraggiati accordi per favorire i consumi di alimenti sani nei posti pubblici: dalle scuole agli ospedali, dalle caserme ai luoghi di lavoro. Un obiettivo che la Coldiretti sta perseguendo grazie ad un protocollo firmato con la sanità militare e al progetto educazione alla Campagna Amica nelle scuole anche per rendere disponibili distributori automatici di frutta a prezzo calmierato in tutti gli Istituti. Si tratta di un impegno concreto a sostegno della salute e contro l'obesità delle nuove generazioni che in Italia secondo l'ultima indagine Merrill Lynch interessa il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni, il valore più alto tra i Paesi Europei. Un effetto - conclude la Coldiretti - che è il risultato anche del forte calo nel consumo di frutta e verdura che riguarda soprattutto le giovani generazioni che in meno della metà dei casi (45%) consumano frutta tutti i giorni come conferma l'ultimo Rapporto sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, realizzato da Eurispes in collaborazione con Telefono Azzurro, che ha intervistato oltre cinquemila ragazzi di età compresa tra i 12 e i 19 anni. 10 Set 2004

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ILSOLE24ORE.com Pil +1,2% annuo nel 2° trimestre 2004 L'azienda Italia conferma la fase di recupero ciclico, sia pure a piccoli passi e con un livello di atttività economica ancora debole. E' pari allo 0,3% la crescita congiunturale rispetto ai primi tre mesi del 2004. I conti economici dell'Istat nel dettaglio dei dati trimestrali. La ripresa, anche se a piccoli passi, incomincia a consolidarsi: è quanto mettono in evidenza i più recenti dati congiunturali, con il sensibile miglioramento del contributo delle esportazioni nette e la conferma del

graduale recupero degli investimenti, mentre i consumi tornano a ristagnare. I conti nazionali dell'Istat per il secondo trimestre 2004, nei valori destagionalizzati e corretti con il numero di giorni lavorativi, mostrano una variazione del Pil pari a +0,3% sul periodo precedente, che si attesta all'1,2% in termini tendenziali, rettificando leggermente al rialzo la stima preliminare. I mesi centrali dell'anno continuano a essere un periodo non facile per l'economia italiana, che sembra tuttavia tenere la strada della ripresa, con un moderato progresso rispetto alla prima fase del 2004. L'attività produttiva risulta, infatti, ancora debole nel trimestre estivo, senza rivelare chiari spunti di accelerazione. L'effetto di trascinamento del primo semestre sull'intero 2004 è, inoltre, pari a 0,9 punti percentuali, l'incremento che si otterrebbe nella media dell'anno se il livello del Pil restasse fermo nei

successivi due trimestri. Quest'ultima evoluzione, in particolare, è coerente con la previsione di un aumento del Pil nel 2004 intorno all'1,2% (e all'1,3% non corretto per gli effetti di calendario). Nel contesto di una sensibile ripresa in atto nell'economia internazionale, trainata dagli Stati Uniti e dai paesi emergenti dell'Asia (Cina in testa), Eurolandia è, dunque, rimasta l'unica grande area economica a crescita ridotta: il Pil, sempre nel secondo trimestre 2004, ha confermato la sua moderata velocità di espansione, mettendo a segno lo 0,5% in termini congiunturali e il 2,0% in quelli tendenziali. Se si considerano, in particolare, i quattro maggiori paesi, il quadro appare a luci e ombre; permangono dubbi, infatti, sullo stato di salute italiano e tedesco, mentre le economie francese e spagnola si presentano certamente meglio impostate. Il cambio forte, poi, da un lato contribuisce a contenere la dinamica dei prezzi in Europa, ma dall'altro mette a rischio la competitività delle imprese e, quindi, la crescita. La conferma della svolta congiunturale positiva per la nostra economia è prevista con i risultati del secondo semestre 2004, pur scontando l'effetto frenante dell'apprezzamento dell'euro sulla domanda estera e la sempre diffusa incertezza nella fiducia (e nei comportamenti di spesa) delle famiglie sul fronte interno. Nelle stime dei primi tre quarti dell'anno, in linea con le recenti attese, la produzione industriale continua a mostrare una complessiva stazionarietà e il suo andamento stagnante trova riscontro nella mancata svolta ciclica favorevole, che interessa tuttora la maggioranza dei comparti manifatturieri. Segnali di moderato ottimismo, sia pure ancora intermittenti, arrivano invece dai settori dei servizi. Nella seconda metà dell'anno, la domanda mondiale più sostenuta e il graduale rafforzamento di quella interna dovrebbero dare un po' di vigore alla dinamica del Pil, superando così l'influenza negativa del tasso di cambio. Le incerte prospettive della congiuntura italiana sono confermate, inoltre, dagli indicatori anticipatori dell'attività economica - come quelli elaborati dall'Isae e dalla Banca d'Italia - che

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mostrano un profilo ciclico non ancora stabilmente orientato alla crescita, pur facendo segnare un significativo rialzo dopo l'avvio del 2004. Il biennio 2002-2003 si è svolto, in particolare, per l'economia italiana nel segno della stagnazione: la crescita del Pil è stata di appena lo 0,3/0,4% e per trovare un valore più basso occorre tornare a circa dieci anni prima (1993). Una performance così modesta ha collocato il nostro paese nelle posizioni di coda nell'area dell'euro, cresciuta in media dello 0,7% nello stesso periodo (+0,9% nel 2002 e +0,5% nel 2003), mentre solo la Germania è riuscita a fare peggio (+0,2% e -0,1% nei due anni). La fase di ristagno è da ricondurre a una serie di fattori negativi, dalla persistente debolezza della domanda interna alle difficoltà delle esportazioni per il rafforzamento del cambio e la crisi di importanti mercati di sbocco. Il 2003, poi, non si è affatto concluso in modo rassicurante; preoccupano, infatti, sia gli squilibri che condizionano le prospettive a medio termine dell'economia americana, a cominciare dalla svalutazione del dollaro, sia la sempre diffusa instabilità geopolitica internazionale. La ripresa si delinea, pertanto, necessariamente lenta e potrà prendere un po' di vigore solo nella seconda metà del 2004. I dati completi e in dettaglio dei conti economici trimestrali mettono in evidenza un profilo congiunturale sempre stagnante, su cui peraltro esercita qualche influenza la composizione del calendario. Ma non si tratta di un'evoluzione a sorpresa: è stata questa la dinamica della crescita prevalente in Europa e l'Italia non ha potuto certo fare eccezione. Sull'onda della sensibile frenata della congiuntura internazionale, l'economia italiana - com'era, del resto, nelle attese - aveva fatto segnare già nel 2001 un netto rallentamento del suo ritmo di sviluppo. Dopo la buona performance dei primi tre mesi, il Pil non aveva infatti registrato ulteriori aumenti nei successivi periodi, andando così a chiudere l'anno su un incremento medio dell'1,8% (dal 3,0% messo a segno nel 2000), ma solo grazie al trascinamento dell'ultimo quarto del 2000 e del trimestre iniziale del 2001. La battuta d'arresto è stata, soprattutto, la conseguenza dello sfavorevole andamento dell'industria manifatturiera, mentre i servizi e le costruzioni hanno messo in evidenza una sostanziale tenuta, anche se con una dinamica in progressiva frenata. Dal lato della domanda interna, la perdita di colpi della crescita ha risentito del ristagno dei consumi privati e della caduta degli investimenti. Per quanto concerne la spesa delle famiglie, hanno influito sia l'erosione del potere d'acquisto, indotta dal risveglio dell'inflazione nella prima metà del 2001 e successivamente dall'effetto changeover dell'euro, sia le negative conseguenze del crollo della fiducia, con l'emergenza terrorismo di settembre. Sulla debolezza degli investimenti si è fatto sentire, invece, l'effetto altalenante della nuova legge di incentivazione fiscale (Tremonti bis), insieme al peggioramento della congiuntura internazionale. I segnali provenienti dagli indicatori anticipatori del ciclo economico - essi individuano con alcuni mesi di anticipo i punti di svolta dell'economia - hanno registrato una decelerazione a partire dall'autunno 2002, che si è confermata fino all'inizio dell'estate 2003. La perdita di colpi di questi indicatori, in particolare, è legata alla caduta del clima di fiducia delle famiglie e alla persistente debolezza della domanda interna. La ripresa produttiva del 1999-2000, nonostante l'effetto frenante del caro petrolio, ha mostrato, nella sequenza dei dati trimestrali, una discreta tenuta fino al primo trimestre del 2001, dopo un prolungato periodo di tendenziale ristagno, tale da avvicinare l'economia italiana alla media europea (l'area dell'euro, in particolare, è risultata in crescita del 3,5% e dell'1,6%, rispettivamente nel 2000 e nel 2001). Le valutazioni e i giudizi sulla tendenza della produzione e della domanda sono, poi, diventati sfavorevoli, mostrando una sempre più diffusa incertezza, che ha condizionato il clima di fiducia e le decisioni di spesa degli operatori. Se la domanda estera netta ha fornito negli ultimi due anni un contributo negativo alla crescita, anche su quella interna i problemi non sono mancati: la compressione del reddito disponibile delle famiglie, con un potere d’acquisto in crescita zero tra moderazione salariale, inflazione sempre significativa ed elevata pressione fiscale, ha determinato un’evoluzione dei consumi privati che è proceduta con il freno tirato, rendendo così ancora deboli i sintomi di ripresa dell’economia. Questa crescita dal passo lento e incerto ha, dunque, portato a un consuntivo di aumento del Pil per il periodo 1999-2003 pari ad appena l'1,4% in media. 10 settembre 2004

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LAREPUBBLICA.it Dai farmaci agli affitti alla benzina un decalogo contro la speculazione La sfida sui prezzi ecco il piano salva-redditi Terapia d'urto in tre mesi contro i rincari Il 16 settembre via alle azioni di boicottaggio di Giovanni Valentini ROMA - Nella morsa quotidiana della crisi economica, sotto il tiro incrociato dei prezzi che crescono di giorno in giorno e dei soldi che perdono valore a vista d'occhio, c'è un'arma pacifica, un'arma di protezione di massa, che possiamo usare per legittima difesa. Un soggetto sociale collettivo, trasversale rispetto ai partiti e ai sindacati, è pronto a mobilitarsi contro gli aumenti ingiustificati, le speculazioni e le frodi commerciali, sfidando il governo sul fronte dell'inflazione. Come un esercito alleato, ovvero una coalizione di forze speciali, il movimento dei consumatori si schiera al fianco del cittadino indifeso, bersaglio e vittima del carovita, mettendo a disposizione un apparato di esperti, consulenti, legali, commercialisti. Dal prezzo della benzina alle bollette, dai supermarket agli studi professionali, dagli affitti delle abitazioni alle tasse e all'evasione fiscale, un "cartello" di nove associazioni sulle 15 rappresentate nel Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti ha deciso di sferrare una controffensiva a tutto campo. Con una lettera inviata il 31 agosto scorso (e resa pubblica in questi giorni) al presidente del Consiglio e ai ministri Siniscalco e Marzano, invocano congiuntamente una "terapia d'urto" nei prossimi tre mesi per contenere i rincari, offrendo anche un decalogo di proposte concrete. E per il 16 settembre, superando la logica sterile e conflittuale dello sciopero, indicono una "Giornata di lotta e di protesta" per boicottare i distributori di benzina, i negozi, i ristoranti, le pizzerie e i professionisti che hanno speculato sugli aumenti. Il "cartello" (composto da Adiconsum, Altroconsumo, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Lega consumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino e Unione nazionale consumatori) non risparmia critiche al centrodestra, contestando anche la strumentalizzazione propagandistica sulla moneta unica europea. Dice Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo: "A parte le omissioni del governo, è stato il cinismo politico della maggioranza ad avvalorare la tesi che mille lire sono uguali a un euro. Parte dell'inflazione che ha colpito gli italiani negli ultimi due o tre anni è addebitabile all'aspettativa d'inflazione che è stata così alimentata". La "terapia d'urto" contro il carovita, come spiega Vincenzo Dona (Unione consumatori), deve puntare innanzitutto a garantire condizioni di concorrenza effettiva, per favorire la riduzione dei prezzi e il miglioramento dei servizi. E' singolare che proprio un governo neo-liberista abbia mancato finora di stimolare e alimentare l'allargamento del mercato. Da qui, punto per punto, le proposte su cui il "cartello" chiede di confrontarsi direttamente con palazzo Chigi. CARBURANTI. "Di fronte alla crisi internazionale del petrolio - avverte Paolo Landi, presidente di Adiconsum - nessuno può fare i miracoli, ma per contenere gli aumenti occorrono interventi immediati e misure strutturali". Tanto più che mentre il prezzo della benzina è cresciuto nell'ultimo anno dell'11%, quello del gasolio è salito addirittura del 23% e incide ancora di più sui costi della produzione. Perciò, secondo le nove associazioni, le accise (le imposte di fabbricazione che vengono trasferite sul consumatore) devono ridursi almeno in proporzione all'aumento dell'Iva. E' necessaria poi una maggiore informazione sul prezzo della benzina su strade e autostrade, in modo da evidenziare le differenze da distributore a distributore e soprattutto nei self-service aperti 24 ore su 24. Questi ultimi (in Italia sono ancora il 17% contro l'83% della rete francese) dovrebbero diventare obbligatori in tutti i capoluoghi di regione e di provincia. GRANDE DISTRIBUZIONE. E' opportuno liberalizzarla, soprattutto nelle regioni, a cominciare da quelle meridionali. Su 500 punti vendita, le associazioni dei consumatori hanno rilevato circa 80 mila prezzi. Una maggiore concorrenza può produrre, a loro parere, un risparmio da 500 a 1.000 euro all'anno per famiglia.

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ENERGIA. Il nostro resta il paese europeo con il minor numero di pannelli solari, anche rispetto alla più nordica e fredda Germania. I consumatori propongono: una tariffa bioraria anche per tutti i clienti domestici; incentivi per lo sviluppo di energie alternative; superamento dei lacci e lacciuoli che possono favorirne la generazione e l'uso negli edifici civili. BOLLETTE. Oltre al contenimento del prezzo del gasolio per autotrazione, occorre consentire alle imprese di servizio di accedere direttamente all'estero per l'acquisto di gas ed elettricità, in modo da mantenere invariate le tariffe per i prossimi 12 mesi. Altrimenti, secondo l'alleanza dei consumatori, assisteremo ad aumenti non solo nei trasporti, con ulteriori ricadute sull'inflazione e sul potere d'acquisto delle famiglie. NEGOZI. Basta con i limiti di orario, con i vincoli sui periodi di saldi o sulle aperture festive. "I forti aumenti dei prezzi praticati da alcuni negozi - sostengono le nove associazioni - dipendono anche dalla mancata liberalizzazione delle licenze per gli esercizi commerciali". Si propone perciò di istituire una Conferenza Stato-Regioni, con i consumatori, per ridare impulso alla riforma del commercio, congelata soprattutto nelle regioni del Centro-Sud. TARIFFE PROFESSIONALI. No ai limiti imposti per legge, sì ai minimi fissati per legge. Le parcelle dei professionisti incidono pesantemente sul costo di certi servizi: per esempio, il 9% della RC auto va agli avvocati. I consumatori contestano i limiti quantitativi per l'accesso alle professioni, a cominciare dalle licenze dei farmacisti. Occorre poi ridurre i servizi professionali: come l'intervento del notaio nel passaggio di un'auto o di una moto, oppure di un'abitazione se avviene in famiglia. FARMACI. Per il "cartello", è necessario incentivare i farmaci generici con campagne informative di massa. Si tratta di promuovere "una piccola rivoluzione culturale". Ma questa può favorire ulteriori risparmi: già oggi, per esempio, un analgesico come l'Aulin costa la metà di quattro anni fa. LIBRI DI TESTO. Più che limiti di prezzo, bisogna fissare (e poi rispettare) limiti di spesa. Nelle scuole medie si registra, invece, uno sforamento generalizzato di tutti i "tetti". In oltre metà dei casi, sono stati superati. AFFITTI. "L'abrogazione della legge sull'equo canone - si legge nel decalogo dei consumatori - ha innescato forti aumenti degli affitti, permettendo di raggiungere livelli esosi e speculativi" sia per le abitazioni sia per gli esercizi commerciali e le camere ammobiliate per gli studenti. Se in passato il costo dell'affitto rappresentava un terzo di uno stipendio medio, oggi le nuove coppie devono impegnare un intero stipendio per pagare la casa. L'edilizia pubblica non è in grado, però, di contrastare il fenomeno. In aggiunta al fondo sociale per gli affitti, si propone perciò: 1) misure di equo canone anche sul mercato degli affitti cosiddetti liberi, per contenere la speculazione; 2) costituzione di un fondo di garanzia che consenta alle giovani coppie di sottoscrivere mutui del 100% per l'acquisto della prima casa. TASSE. A giudizio dei consumatori, il livello di evasione fiscale è cresciuto sia per effetto della depenalizzazione del falso in bilancio sia per l'abolizione dello scontrino fiscale. "Da qui il crescente convincimento di restare impuniti". Le nove associazioni chiedono di aumentare il numero di beni da portare in detrazione: spese per la manutenzione di auto, motocicli, elettrodomestici e abitazioni; spese per le consulenze legali, commerciali e professionali; costi di eventi familiari particolari; spese per l'arredamento. In attesa di un confronto a tutto campo con i ministri competenti, le "nove sorelle" si preparano intanto alla giornata di protesta del 16 settembre. (11 settembre 2004)

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ADNKronos.it ''In Europa elementi che potrebbero rallentarla'' Economia, Fazio: ''Ripresa mondiale ben avviata'' Per il Governatore di Bankitalia l'impatto del caro greggio sul Pil europeo ''e' quasi dimezzato'' Scheveningen (Olanda), 11 set. - (Adnkronos) - ''Vi sono elementi che potrebbero rallentare la ripresa. Ma la ripresa fuori dall'Europa e' ben avviata''. Lo ha affermato il Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, nel corso di una conferenza stampa al termine dell'Ecofin che si e' svolto a Scheveningen, in Olanda. ''Nella prima meta' dell'anno la crescita dell'Unione Europea e' stata meno cattiva rispetto a quella del semestre precedente. Nella seconda meta' dell'anno la crescita economica dovrebbe continuare''. Ha poi assicurato il Governatore. Fazio ha rilevato inoltre che ''sembrano esserci buone prospettive per l'esportazioni Ue''. Poi un riferimento al tema del caro petrolio sul quale il numero uno di via Nazionale ha detto che l'impatto sul Pil europeo ''e' quasi dimezzato rispetto al passato''. Per Fazio la fiammata dei prezzi del petrolio comporterebbe una minore crescita che si attesta intorno allo 0,2-0,3%. BRESCIAOGGI.it sabato 11 settembre 2004 Nasce la figura del coordinatore delle politiche economiche degli stati Ue. È il primo ministro del Lussemburgo Juncker L’Ecofin nomina Mister Euro L’Istat conferma la ripresa del pil, ma intanto il debito pubblico va alle stelle Milano. Da ieri è ufficiale: il primo ministro, nonchè titolare delle Finanze del Lussemburgo, Jean-Claude Juncker, è stato nominato coordinatore delle politiche economiche dell’Unione europea. Il suo vice sarà il ministro delle Finanze austriaco, Karl-Heinz Grasser. La decisione è stata presa nel corso del vertice informale dell’Ecofin, il consiglio dei ministri economici e finanziari dell’Unione europea, svoltosi nella cittadina olandese di Scheveninghen. Al vertice, che si chiuderà oggi, si sta parlando anche delle modifiche al patto di stabilità. La scorsa settimana, le proposte presentate dal commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, hanno impresso un’accelerazione alla questione. Netta contrarietà è stata espressa sia dalla Bce che dalla banca centrale tedesca. Ma la soluzione definitiva non appare immediata. La candidatura di Juncker era stata avanzata già a luglio. L’Austria aveva manifestato qualche perplessità: sono cadute con la nomina di Grasser come vice. Quello di coordinatore delle politiche economiche dell’Unione è un ruolo introdotto dalla Costituzione europea, che sarà ratificata il 29 ottobre a Roma. Jean-Claude Juncker entrerà in carica il primo gennaio del 2005: il mandato sarebbe dovuto essere di due anni e mezzo, ma il primo ministro lussemburghese ha già anticipato che resterà in carica per due anni. La funzione del ruolo è quella di rappresentare l’Unione europea, allargata a 25 stati membri, a tutti i vertici internazionali, come le riunioni del Fondo monetario internazionale e quelle del G7. Da tempo inoltre si discute della revisione del patto di stabilità. Il problema è diventato acuto in questi ultimi anni di sostanziale stagnazione economica, che hanno costretto molti paesi a non poter attuare delle politiche economiche fondate sullo sviluppo, per non sfondare il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e prodotto interno lordo. Proprio per questo, in tanti hanno proposto che il nuovo Patto sia incentrato più sugli aspetti della crescita economica che su quelli della stabilità. Le proposte di Almunia sono state giudicate «una buona base». Lo ha riferito il ministro delle Finanze olandese, nonchè presidente di turno dell’Ecofin, Gerritt Zalm. Il punto sul quale i 25 paesi membri dovranno trovare l’accordo riguarda proprio la definizione circostanziata delle cosiddette «circostanze eccezionali», ossia dell’articolo del Trattato che permette ai paesi di superare il tetto del 3%. Secondo il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, è un risultato «soddisfacente» quello di essere pronti a considerare la sostenibilità del debito più che il rapporto tra debito e pil.

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Frattanto l’Istat ha tracciato il bilancio dell’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno che rialza la testa e, seppur fanalino di coda tra i paesi industrializzati, viaggia a ritmi più accelerati del previsto. L’export tira e aiuta la crescita ma i consumi interni restano al palo, soprattutto quelli delle famiglie. La spesa degli italiani cala addirittura dello 0,3% trimestre su trimestre e non aiuta la ripresa, anzi rappresenta un fardello negativo dello 0,2%. La crescita del pil tra aprile e giugno si è infatti attestata sullo 0,3% rispetto al trimestre precedente e sull’1,2% nel confronto con lo stesso periodo del 2003. Un dato quest’ultimo che l’Istat ha rivisto al rialzo (la precedente stima era all’1,1%) dopo aver ritoccato anche i calcoli sulla crescita nei primi tre mesi dell’anno, chiusosi, secondo gli ultimi dati, con un aumento congiunturale dello 0,5% (contro il +0,4% stimato in precedenza). Frattanto il debito della pubblica amministrazione tocca a giugno un nuovo record a quota 1.477,228 miliardi, in crescita rispetto ai 1.466 miliardi del mese precedente. L'entità dello stock risulta dal supplemento al bollettino statistico della banca d'italia. Il debito risulta composto per 1.403,843 miliardi da debito delle amministrazioni centrali e per 73,340 miliardi da debito delle amministrazioni locali. BRESCIAOGGI.it sabato 11 settembre 2004 Coldiretti punta sul commercio produttore-consumatore. Un modello già diffuso in Usa e Uk Vendita diretta, il futuro «Garantisce maggiore genuinità e prezzi più bassi» L’attività di «vendita diretta», dal produttore agricolo al consumatore senza intermediari, rappresenta un’opportunità da incentivare per avvicinare gli anelli più «deboli» della filiera agroalimentare: ne è convinta Coldiretti, che nei giorni scorsi ha lanciato una serie di proposte finalizzate a rafforzare una forma di commercio che, negli Usa come in altri Paesi europei, si sta diffondendo in maniera sempre più decisa. «Favorire l’apertura, nelle piccole e grandi città, di spazi di vendita per consentire ai consumatori di acquistare direttamente dagli imprenditori agricoli, rappresenta un impegno concreto per aumentare la concorrenza e la possibilità di scelta - spiega Coldiretti -. Un modo per contrastare il fenomeno della moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola, favorendo la ripresa dei consumi e, soprattutto, garantendo alla fonte l’origine e la qualità degli alimenti acquistati». Il modello a cui pensa Coldiretti è in modo particolare quello dei «Farmers Market», mercati della campagna che hanno avuto un rapido sviluppo negli Usa, in Francia e Inghilterra anche grazie all’attenzione delle istituzioni, che hanno reso disponibili strutture e spazi di vendita nelle città. Secondo una recente indagine di Nomisma, i «mercatini degli agricoltori» sono nati e cresciuti in Usa, e oggi se ne contano più di 3 mila, diffusi su tutto il territorio degli Stati Uniti, ai quali partecipano circa 100 mila aziende agricole. Il valore delle vendite dirette ha già superato i 550 mln di dollari l’anno. In Gran Bretagna, per contro, il fatturato realizzato dai «British farmers’ market» ha raggiunto i 264 mln di euro e il loro numero è addirittura raddoppiato negli ultimi 2 anni, per raggiungere le 450 unità, totalizzando 15 mln di presenze di consumatori all’anno. Anche in Francia la vendita diretta è diventata una realtà ormai consolidata: rappresenta ormai il 15 % del mercato. Un’opportunità decisamente interessante anche dal punto di vista economico, ma che da sola non basta per assicurare la difesa delle produzioni nazionali e della redditività degli agricoltori. «E’ necessario anche - sottolinea Coldiretti - collegare l’ampliamento o l’apertura di nuovi supermercati alla garanzia di rendere disponibili spazi adeguati alla commercializzazione di prodotti locali, come peraltro in discussione in Francia, dove il ministro Sarkozy ha chiesto alla grande distribuzione, agli spedizionieri e ai grossisti di assumere le iniziative necessarie per remunerare gli agricoltori con un prezzo che non può essere inferiore al costo di produzione». Anche in Italia si dovrebbe assicurare ai consumatori la possibilità di acquistare produzioni locali che, non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto, garantiscono freschezza e genuinità uniche e prezzi inferiori. Oggi invece, i consumatori continuano a pagare importi da 3 a 10 volte superiori a quelli pagati nei campi, e certo non sembra abbiano beneficiato adeguatamente delle riduzioni dei prezzi pagati all’origine agli imprenditori agricoli che, a luglio, hanno raggiunto una media compresa tra il 6,2% e l’8% per gli ortaggi e la verdura, e che è arrivata fino ad un clamoroso 35% per la frutta.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Frutta e ortaggi a prezzi speciali per i bambini malati Iniziativa al Mercato Ortofrutticolo Frutta e verdura hanno una parte importante nella difesa della salute e viene dal Mercato Ortofrutticolo un invito a sostenere, attraverso il Laboratorio clinico pedagogico e ricerca biomedica dell’Ospedale dei Bambini, i piccoli affetti da diverse patologie. L’attenzione è rivolta in particolare ai molti che soffrono di asma bronchiale: sono il 10% della popolazione pediatrica, ha ricordato il responsabile del Laboratorio, Sebastiano Guernaccia, ieri nel grande stand all’ingresso della struttura di via Orzinuovi. Frutta di stagione e ortaggi scelti sono stati messi a disposizione a prezzi speciali, dagli operatori su sollecitazione del Consorzio qualità del Mercato o rtofrutticolo, impegnato a garantire prodotti sani al prezzo giusto. Il sostegno del Comune è stato espresso dal vicesindaco Luigi Morgano e l’iniziativa è stata particolarmente apprezzata - per l’originalità e il significato - dal direttore generale dell’Ospedale Civile, Lucio Mastromatteo. Per ricordare che lo sport, con i dovuti accorgimenti, può e deve entrare anche nella vita di chi soffre d’asma è intervenuto il campione olimpionico di scherma Andrea Cassarà. Utili suggerimenti si possono trovare sul sito Internet www.ioeasma.it. e. n. Domenica 12 settembre 2004 GIORNALEDIBRESCIA.it Il gasolio, caro e scarso, strangola l’autotrasporto Levata di scudi del Presidente dei Trasporti della Confartigianato Unione di Brescia BRESCIA - «L’aumento vertiginoso del costo del gasolio alla pompa sta mettendo in crisi il settore dell’autotrasporto merci», ha dichiarato Mario Tosi, presidente categoria trasporti di Confartigianato Imprese Unione di Brescia e membro del consiglio trasporti nazionale. Se si considera l’incidenza del carburante sul costo totale per chilometro, pari a circa il 30%, appaiono chiare le ripercussioni negative su tutto il sistema economico e produttivo del Paese. Per questi motivi si richiedono interventi rapidi per attenuare l'impatto degli aumenti, continua Mario Tosi. Il presidente trasporti di Confartigianato Brescia sollecita la riduzione generalizzata di 0,25 euro il litro del prezzo del gasolio da autotrazione, tenuto conto che l'incidenza della tassazione è di circa il 60% sul prezzo del gasolio. In aggiunta, chiede l’aumento di almeno il 3% delle tariffe di trasporto merci e l’introduzione di una clausola di salvaguardia che adegui il prezzo dei trasporti all’aumento delle componenti di costo, prima tra tutte il gasolio. La situazione non finisce qui, spiega Tosi. Le compagnie petrolifere hanno limitato la consegna del gasolio alle aziende di autotrasporto, imponendo una sorta di plafond. Queste difficoltà di approvvigionamento creano ulteriori problematiche ad un settore, che sta già affrontando momenti di crisi. Al fine di porre un parziale rimedio alla situazione, Tosi ritiene altresì indispensabile l’avvio di iniziative a livello comunitario che permettano di istituzionalizzare lo sconto sul gasolio per il settore del trasporto di merci e di persone. Domenica 12 settembre 2004

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GIORNALE.it Incomincia la scuola: arriva il caro-libri In questi giorni stanno riaprendo le scuole in tutta Italia. A seconda delle regione entro la prossima settimana tutti gli studenti saranno in aula. E con la riapertura delle scuole per milioni di famiglie si ripresenta il problema dei costi scolastici a cominciare da quelli per l’acquisto dei libri di testo, di gran lunga i più rilevanti. Libri che, quest’anno, costano di più dell’anno scorso: almeno 35 euro in più a famiglia, secondo i calcoli dell’Intesa dei consumatori. Secondo un'indagine di Alleanza Studentesca, oltre otto istituti su dieci in Italia (l'82% del totale) quest'anno sforano il tetto di spesa per i libri di testo stabilito dal ministero dell'Istruzione. Per il primo anno delle medie la spesa è di 280 euro, 108 per il secondo, 124 per il terzo. Diversi i massimali per il primo anno delle superiori: 317 al ginnasio, 303 allo scientifico, 214 negli istituti professionali. Poi però ci si mettono di mezzo i cosiddetti libri consigliati o quelli che saltano fuori in corso d'anno, ed ecco che si arriva al salasso. Secondo i calcoli dell'Intesaconsumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori), ogni famiglia sborserà in media 585 euro per mandare i figli a scuola, università ovviamente esclusa. Rispetto al 2003, sono 35 euro in più. In particolare si spenderanno 275 euro per i libri (270 nel 2003, un aumento dell'1,85%) e 310 euro per il corredo (zaino, astuccio, quaderni ….), ben 30 euro in più rispetto allo scorso anno quando la stangata si attestava a 280 euro. Un aumento, quello per il corredo, superiore al 10% (+10,71%). Così l’intesa ha preparato alcuni consigli per risparmiare. Il primo è di non inseguite le mode. “In questi giorni - dice l’intesa dei consumatori - tutte le televisioni stanno bombardando i vostri figli con pubblicità mirate agli acquisti necessari per la scuola. Allontanateli dalla Tv e non fatevi condizionare dal mercato pubblicitario. Non inseguendo le mode, per alcuni prodotti del corredo potreste risparmiare fino al 40%, acquistando prodotti di identica qualità. Basta non comprare gli articoli legati ai personaggi dei cartoni animati o bambole famose. · Supermercato? Si, ma con la lista di quello che serve! Come dimostrano i dati riportati in tabella, nei supermercati si può risparmiare circa il 30% rispetto alla cartolibreria. Il rischio connesso ai grandi punti vendita, però, è di dissipare tutto il risparmio acquistando anche quello che non serve”. Alcune famiglie potranno poi usufruire di benefici per l’acqusito dei libri di testo per le scvuole dell’obbligo. I requisiti sono stati fissati dalla circolare interministeriale del 23 settembre 1999 del ministero della Pubblica Istruzione e del ministero dell'Interno. Hanno diritto ai benefici della gratuità o semigratuità dei libri di testo le famiglie con reddito fino ai 15mila euro. Resta confermata la gratuità dei libri di testo per tutti gli alunni iscritti alla scuola elementare. Il reddito netto è dato dal reddito complessivo diminuito dell'importo IRPEF (comprensivo dell'addizionale regionale IRPEF), ed è desumibile dal Cud, dai modelli 730 e Unico, secondo le indicazioni fornite dalla circolare interministeriale del 23.09.99. 13 Set 2004 TGFin 13/9/2004 Arrivano i prodotti "bio" taroccati La Coldiretti lancia l'allarme La riscossa del made in Italy può partire dalla campagna, e in particolare dall'agricoltura biologica. Il nostro Paese, infatti, puntando sulla qualità, è riuscito a diventare leader a livello europeo nella produzione di frutta e verdura "naturale", realizzando oltre un quarto dei prodotti "bio" coltivati nell'Ue allargata. Ma ora un'ombra potrebbe oscurare questo bel primato, si tratta dei prodotti "biologici taroccati". "L'arrivo da paesi come Kazakistan, Cina e Mongolia di alimenti "bio", senza alcuna etichetta mette infatti in allarme i coltivatori italiani". Lo si apprende da una nota della Coldiretti secondo la quale esiste una seria possibilità che questi prodotti, a breve, possano "confondersi con le tipicità nostrane, dalle lenticchie al farro, dal grano al riso: un fenomeno riscontrabile nell'aumento del 13% nel numero di importatori nell'ultimo anno". Secondo la Coldiretti "e' necessario rendere operativo il marchio bio italiano per identificare la produzione biologica nazionale e colmare il ritardo del nostro Paese nei confronti di molti altri paesi europei". Il provvedimento, conclude l'associazione, difenderebbe i produttori di biologico italiani, considerato che l'Italia "ha la leadership nel biologico nell'Europa allargata con 49.489 imprese su un totale comunitario di 144.682 oltre un terzo) e 1.168.212 ettari coltivati su 5.306.135 (oltre un quinto)". E per dare adeguata rappresentatività al settore, nasce anche il Coordinamento tra le Associazioni dei Produttori Biologici Italiani (Cabi). A dare l'annuncio sono le tre associazioni promotrici Aiab, Amab, e Anagribios-Coldiretti.

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ILSOLE24ORE.com Issing: «I tassi potrebbero salire» L'odierna intervista del capoeconomista della Bce al quotidiano tedesco «Die Welt» fa perdere quota al mercato obbligazionario anche in Italia. Mentre nella riunione del G10 a Basilea il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha ribadito il suo ottimismo congiunturale, in un'intervista rilasciata al quotidiano tedesco «Die Welt», in edicola oggi, il capoeconomista dell'Istituto di Francoforte Otmar Issing, ha accentuato i toni riguardo all'inflazione, dichiarando che «se dovesse delinearsi una situazione di questo tipo, reagiremmo in maniera coerente con tassi più alti». Issing ha specificato che l'aumento del costo della vita non deve essere valutato in maniera sbagliata, poichè in parte è causato da un incremento dell'imposizione fiscale alla quale la Bce non può reagire. Il caro-petrolio, inoltre, non dovrebbe avere, a differenza di quanto avvenuto negli anni 70, un effetto duraturo sul rialzo dei prezzi. «Anche il minimo sospetto che non prendiamo sul serio la nostra strategia incentrata sul mantenimento della stabilità dei prezzi - ha rimarcato ancora Issing - porterebbe a un aumento dei tassi a lungo termine». L'elevato livello dei prezzi petroliferi «pesa indubbiamente sulla crescita», ma meno che in passato, ha sottolineato il capoeconomista della Bce (la stessa posizione, questa, queste, espressa a Basilea da Trichet). «Le parole di Issing hanno inculcato nel mercato che la prossima mossa della Bce sarà al rialzo e forse sarà prima di quanto si pensava» ha detto un dealer all'agenzia Reuters. Sull'obbligazionario la parte breve della curva è quella che ha sofferto di più di questa situazione, cosicchè la curva si èleggermente appiattita. Il mercato italiano si sta preparando per le prossime aste del Tesoro annunciate venerdì sera per un totale di 4,5 miliardi di euro. La curva tende all'appiattimento e ciò fa pensare che alle aste sui Btp in calendario mercoledì la domanda sarà miglioresulla scadenza più lunga. 13 settembre 200 ANSA.it Prezzi: da 2002 persi 50 mld euro E' la denuncia dell'Intesa dei consumatori (ANSA)-ROMA,13 SET-Dal 2002,dall'introduzione dell'euro, gli italiani hanno visto 'migrare' dalle loro tasche circa 50 miliardi di euro per i rincari dei prezzi. E' la denuncia dell'Intesa dei consumatori che, contro l'emergenza carovita, ha proclamato il 16 settembre, il quarto sciopero della spesa.'Non basta bloccare i prezzi bisogna ridurli' dice la Federconsumatori.Le richieste saranno presentate nel pomeriggio al vicepresidente del consiglio Fini. 13/09/2004 12:56 ANSA.it Carovita: accordo pilota a Torino Calano prezzi 600 prodotti della grande distribuzione (ANSA)-TORINO, 13 SET-Trecentoquaranta supermercati torinesi abbasseranno del 2%, dal mese di ottobre, i prezzi di 600 prodotti con marchio della propria catena. E' uno dei primi risultati dell'accordo pilota fra istituzioni, commercianti e sindacati, raggiunto a Torino su iniziativa della Camera di Commercio. I commercianti si impegnano, inoltre, a non aumentare i prezzi fino a fine anno e ad effettuare promozioni dal 20 al 30 di ogni mese per venire incontro ai problemi delle famiglie con piu' basso reddito. 13/09/2004 13:09

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ANSA.it Finanziaria: ricetta Confindustria Per ridare slancio all'innovazione (ANSA)-ROMA,13 SET-Si articola in sei punti la ricetta di Confindustria per superare il gap che vede l'Italia fanalino di coda nella ricerca e nell'innovazione. Sei punti che Confindustria si augura vengano recepiti fin nella prossima finanziaria. Tra questi credito di imposta al 50% delle spese di ricerca assegnata da privati all'universita' e credito di imposta generalizzato del 10% delle spese per ricerca per almeno dieci anni, eliminazione dell'Irap per tutto il personale addetto alla ricerca. 13/09/2004 16:51 TGFin 13/9/2004 La Cina chiede più petrolio Importazioni greggio in salita del 40% Pechino chiede sempre più petrolio. Solo negli ultimi otto mesi dell'anno le importazioni di greggio in Cina sono aumentate del 39,3%, toccando quota 79,96 milioni di tonnallate. Numeri importanti che oramai mettono il dossier del Regno di mezzo in cima alle agende di tutti principali vertici internazionali. Con la crescita economia in una fase di pieno sviluppo, la Cina, infatti, ha bisogno sempre più di energia. Una domanda che si va ad aggiungere a quella crescente proveniente da Usa e Europa e che fa schizzare sempre di più verso l'alto il prezzo dell'oro nero. Infatti, sebbene nelle ultime settimane il prezzo del greggio sia sceso significativamente rispetto al record raggiunto il 20 agosto (49,40 dollari al barile), il prezzo rimane comunque ancora ben al di sopra della banda di oscillazione Opec fissata tra i 22 e i 28 dollari al barile. E ormai è dal dicembre del 2003 che il "basket" veleggia sopra tale forchetta, tuttavia il cartello in questi mesi non ha mai voluto utilizzare il meccanismo automatico che permette di mentenere il prezzo entro tale range, attribuendo di volta in volta i costi piu' alti dell'oro nero al deprezzamento del dollaro, ai fattori geopolitici e alle speculazioni sul mercato dei future. I produttori hanno invece deciso, a inizio giugno, di aumentare la quota produttiva ufficiale di 2,5 milioni di barili al giorno nel corso dell'estate, una mossa che tuttavia e' riuscita solo temporaneamente a frenare la corsa del greggio. Dalla fine di giugno l'oro nero e' tornato a correre fino a raggiungere, il 20 agosto scorso, un nuovo record storico a 49,40 dollari al barile sul mercato dei future di New York sulla scia dei timori per i rifornimenti globali. I prezzi hanno poi ingranato la retromarcia nella settimana successiva per poi risalire leggermente nelle ultime sedute. Oggi il future per le consegne di ottobre veleggia a 43,26 dollari al barile, a circa 6 dollari di distanza dal record storico. A questo punto, l'Opec potrebbe decidere di aumentare nuovamente la produzione ufficiale al meeting del 15 settembre e in quell'occasione dovrebbe anche essere discussa una possibile revisione al rialzo della banda di oscillazione dei prezzi. In proposito, l'Iran giovedi' ha sottolineato che tutti i membri sono concordi sulla necessita' di alzare la banda, ma che ci sono opinioni differenti sui tempi dell'attuazione. Il presidente del cartello, Purnomo Yusgiantoro, ha sottolineato recentemente che i produttori stanno facendo il possibile per frenare la corsa dei prezzi e che vorrebbero vedere l'oro nero a 30 dollari al barile. CONFCOMMERCIO.it Faid: al via iniziative conto il caro prezzi il direttore generale della Faid Massimo Viviani, ha annunciato che entro una settimana la Federazione che raggruppa la grande distribuzione definirà le iniziative che adotterà per contenere l’aumento dei prezzi. “E’ interesse della Federazione – ha detto Viviani -coinvolgere tutti i punti vendita associati su il più ampio paniere possibile”. Viviani al termine del vertice su prezzi e tariffe svoltosi a Torino e alla presenza del ministro dell’Economia Domenico Siniscalco, ha precisato che la Faid “ha aderito all’iniziativa che giudica positiva per diversi fattori”. “Innanzitutto - ha osservato il direttore generale – c’è l’impegno del ministro a nome del governo, in secondo luogo il Piemonte è una regione che in tema di grande distribuzione ha una legislazione tra le più attente alle esigenze dei consumatori, in terzo luogo perché si tratta di un’intesa che mette insieme, piccola, media e grande distribuzione”. “La grande distribuzione -ha ricordato Viviani - in questi mesi sta tenendo prezzi più bassi dello scorso anno. Ed entro questa settimana, pertanto, definiremo punti vendita e panieri su cui intervenire. Ulteriori sforzi, però devono vedere interventi da parte della produzione, dell’industria di marca e di tutta la filiera”. 13-9-2004

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ISTAT.it 14 Settembre 2004 Indici dei prezzi al consumo Agosto 2004 Nel mese di agosto 2004 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività comprensivo dei tabacchi è stato pari a 125,2 e ha registrato una variazione di più 0,2 per cento rispetto al mese di luglio 2004 e una variazione di più 2,3 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente; al netto dei tabacchi l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (pari a 125,0) ha presentato nel mese di agosto 2004 una variazione congiunturale di più 0,2 per cento e una variazione tendenziale di più 2,2 per cento. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, comprensivo dei tabacchi, nel mese di agosto 2004 è stato pari a 124,3 registrando variazioni pari a più 0,3 per cento rispetto a luglio 2004 e più 2,5 per cento rispetto ad agosto 2003; le corrispondenti variazioni registrate dall’indice calcolato al netto dei tabacchi, sono state, rispettivamente, più 0,2 per cento e più 2,1 per cento, mentre il livello dell’indice è stato pari a 123,6. L’indice armonizzato, espresso in base 2001=100, nel mese di agosto è stato pari a 107,8 registrando una variazione di meno 0,2 per cento sul piano congiunturale e una variazione di più 2,4 per cento in termini tendenziali. L’IPCA viene inviato mensilmente all’Eurostat secondo un calendario prefissato. L’Eurostat diffonderà la versione definitiva dell’indice armonizzato di agosto 2004, espresso in base 1996=100, il giorno 16 settembre 2004, contestualmente a quelli degli altri paesi della Ue. Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) Nel mese di agosto gli aumenti congiunturali più significativi si sono verificati per i capitoli Trasporti (più 1,1 per cento) e Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (più 0,7 per cento); variazioni nulle si sono verificate nei capitoli Abbigliamento e calzature e Istruzione; variazioni negative si sono registrate nei capitoli Comunicazioni (meno 0,7 per cento), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (meno 0,2 per cento) e Servizi sanitari e spese per la salute (meno 0,1 per cento). Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (più 7,0 per cento), Trasporti (più 3,8 per cento), Altri beni e servizi (più 3,2 per cento) e Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (più 3,1 per cento); una variazione tendenziale negativa si è verificata nel capitolo Comunicazioni (meno 7,8 per cento). Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) Gli aumenti congiunturali più consistenti si sono verificati nei capitoli Trasporti (più 1,0 per cento), Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (più 0,5 per cento) e Mobili, articoli e servizi per la casa (più 0,3 per cento); variazioni nulle si sono verificate nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi, Abbigliamento e calzature e Istruzione; variazioni negative hanno riguardato i capitoli Comunicazioni (meno 0,6 per cento), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (meno 0,3 per cento) e Servizi sanitari e spese per la salute (meno 0,1 per cento). Gli aumenti tendenziali più marcati si segnalano per i capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (più 7,2 per cento), Trasporti (più 3,8 per cento) e Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (più 3,1 per cento); una variazione negativa si è registrata nel capitolo Comunicazioni (meno 8,3 per cento). Indice armonizzato dei prezzi al consumo per i paesi dell’Unione europea (IPCA) (comprensivo delle riduzioni temporanee di prezzo) – Italia Da gennaio 2002, l’indice europeo armonizzato viene calcolato, secondo quanto previsto dal Regolamento della Commissione europea n. 2602/2000 del 17 novembre 2000, considerando anche le riduzioni temporanee di prezzo (sconti, saldi, vendite promozionali ecc.). Nel mese di agosto 2004 l’indice dei prezzi al consumo armonizzato ha presentato una variazione di meno 0,2 per cento rispetto al mese di luglio e una variazione di più 2,4 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Gli aumenti congiunturali più significativi si sono verificati nei capitoli Trasporti (più 1,1 per cento), Servizi sanitari e spese per la salute (più 0,7 per cento) e Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (più 0,5 per cento); variazioni nulle si sono verificate nei capitoli Ricreazione, spettacoli e cultura e Istruzione; variazioni congiunturali negative si sono registrate nei capitoli Abbigliamento e calzature (meno 3,9 per cento), Comunicazioni (meno 0,6 per cento), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (meno 0,3 per cento) e Altri beni e servizi (meno 0,2 per cento).

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LAREPUBBLICA.it Le associazioni dei commercianti si impegnano a ribassi del 2% Seicento prodotti costeranno meno. il 16 sciopero della spesa A Torino intesa frena-prezzi Siniscalco: la estenderemo di GINO LIVELLI - (14 settembre 2004) TORINO - S'incomincia da Torino, dove oltre trecento supermercati, da ottobre fino a dicembre, abbasseranno del 2% i prezzi di oltre 600 prodotti con il solo marchio del gruppo di distribuzione. Poi questo progetto pilota anti-inflazione, dovrebbe estendersi al resto del Paese, come anticipato alla vigilia di Ferragosto da Repubblica. Lo annuncia il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, dando il via libera ieri, nella sua città (ma soprattutto in quella che ogni mese registra il più alto tasso d'inflazione tendenziale, il 3%) all'innovativa iniziativa promossa dal presidente dell'Ascom torinese, Giuseppe De Maria, coordinata dalla Camera di Commercio e che vede coinvolti Regione, Comune, Provincia, Confesercenti, i rappresentanti della grande distribuzione, dei consumatori, dei produttori, i sindacati. "Qui - spiega il ministro - stiamo mettendo a punto un progetto pilota da estendere a livello nazionale che riguarda gli ultimi mesi del 2004. Ma vogliamo preparare un piano, più ampio e articolato, per il prossimo anno, in cui si tengano presenti i meccanismi dell'intera filiera non soltanto i punti di vendita finale". Un piano che dovrebbe riguardare anche il sistema delle tariffe, con l'obiettivo della difesa del potere d'acquisto. "Il potere d'acquisto è la variabile fondamentale in una fase economica di ripresa ancora fragile e complessa com'è quella attuale - dice Siniscalco - Tutti sanno che è un problema di salari e di prezzi: vanno tenuti sotto la più grande attenzione per evitare che siano alcune categorie a pagare a discapito di altre, poi con lo svantaggio di tutti". I dettagli dell'operazione torinese sono ancora da perfezionare e per questo Siniscalco dà appuntamento fra una settimana o al massimo quindici giorni. E' certo che tra i 600 prodotti dai prezzi "frenati" ci saranno molti generi di prima necessità: pasta, olio non extravergine, pelati, vino, acqua minerali ma anche saponette e dentifrici, di qualità simile a quelli pubblicizzati su tivù o giornali ma non gravati da questi costi. Nell'accordo si vogliono far rientrare altri aspetti: la possibilità, ad esempio, che, tra il 20 e la fine di ogni mese, vengano offerti negli ipermercati più prodotti in promozione. Il vicepremier Gianfranco Fini, dopo l'incontro con le sigle rappresentate nell'Intesa dei consumatori, auspica che "l'esperimento torinese venga esteso a livello nazionale. Bisogna passare dalle buone intenzioni ai fatti". Ma dopo l'incontro con il vicepresidente del Consiglio, l'Intesa pur esprimendo apprezzamento per il passo avanti fatto dal governo, ha confermato "lo sciopero della spesa" per il 16 settembre. Un'iniziativa non rinviabile anche in base agli esiti di un'indagine, svolta tra un campione di 500 famiglie, che fotografa i comportamenti nei consumi dal 2001 al 2004, cioè dall'avvento dell'euro in poi. "Colpiti dal costante aumento del costo delle vita - dicono le associazioni - che solo nei primi sette mesi ha toccato il 6,2%, l'85% degli italiani ha cambiato stile di vita, rinunciando a molte cose, specie nell'ambito culturale. E' calato del 20% il consumo di cinema, libri, cd. Molte le rinunce anche per viaggi. In tutto mancano all'appello 50 miliardi". CONFESERCENTI.it Inflazione: Venturi, prezzi bloccati nei supermercati è uno spot «I saldi -spiega- rappresentano un ulteriore regalo alle grandi catene commerciali che hanno la forza di pubblicizzare un evento del genere». E annuncia: «Torneremo a incontrare il ministro delle Attività produttive a settembre. È bene sappia che innanzitutto deve mettere sul tavolo tutti i problmei provocati da questo governo». I prezzi, sottolinea il presidente della Confesercenti, «non sono aumentati in tutti i settori». Bisognerebbe per modernizzare la rete di distribuzione, favorire l'aggregazione dei piccoli esercizi, creare centri commerciali minori. Ma occorrono aiuti. «Di questo dobbiamo parlare con il governo.» Dobbiamo capire -afferma Venturi- perchè nell'incontro del 6 agosto non ha invitato le Regioni che hanno competenza specifica sul commercio. Credo che il governo voglia fare una liberalizzazione e togliere alle Regioni la loro competenza esclusiva sulla materia, per fare un favore ai grandi gruppi. In un'intervista al 'Secolo XIX', Venturi precisa che c'è il rischio di una nuova fiammata dei prezzi, sull'onda dei rincari del petrolio. «Quando il governo chiama le associazioni dei commercianti e della grande distribuzione, chiedendo un impegno a contenere i prezzi, deve mettere qualcosa sul tavolo. Finora, non ha messo nulla». Secondo il presidente di Confesercenti, da parte del governo «sarebbe un gesto di buona volontà sterilizzare gli aumenti dell'Iva quando il prezzo della benzina sale. La cosa avrebbe effetti positivi sul trasporto e quindi sul prezzo finale delle merciè». E poi, conclude, «dovrebbe impegnarsi con una manovra su tasse e tariffe, L'anno scorso ci sono stati rincari molto forti di tasse e tariffe locali, dalla nettezza urbana all'occupazione di suolo pubblico. Se si tagliano i trasferimenti agli enti locali, il risultato è questo. Alla fine, pagano le imprese e i consumatori». Notizia del 14/08/2004

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ILSOLE24ORE.com Osservatorio dell’economia italiana Inflazione: +2,3% in agosto Aumentano dello 0,2% nel mese i prezzi al consumo. Limitate tensioni a causa dei rincari dei carburanti e di fattori stagionali (turismo) nei servizi; frenano gli alimentari. Resta ferma la dinamica tendenziale dei listini al dettaglio, mentre è annullato il divario con la media di Eurolandia. I recenti rincari dei prodotti petroliferi (carburanti) e di alcune categorie di servizi (turismo, tariffe), legate anche a fattori stagionali, hanno determinato nuove tensioni sui prezzi al consumo nei primi due terzi del 2004, bloccando la discesa della dinamica tendenziale dell'inflazione, peraltro agevolata dal graduale raffreddamento degli alimentari. La fase iniziale dell'anno, sul fronte dei prezzi, si presenta infatti tradizionalmente calda, con una serie di voci del paniere in tensione, in un periodo già caratterizzato dai ritocchi dei prezzi amministrati o regolamentati e anche di numerosi listini aziendali. Il passato rafforzamento dell'euro e la conseguente moderazione dei prezzi dei beni importati, a loro volta, hanno richiesto qualche tempo per trasferirsi nelle fasi distributive a valle.

Le prospettive dell'inflazione per l'intero 2004 mostrano un quadro via via più incerto, perché occorre fare i conti con l'incognita del petrolio. La crescita tendenziale dei prezzi al consumo si confermerà, pertanto, sopra il 2% anche nella media di quest'anno (è ormai probabile un 2,3%), così come in quelli precedenti; l'inflazione media 2003 si è attestata al 2,7%, a fronte del 2,5% registrato nel 2002 e del 2,7% nel 2001. E' ancora lontano quindi, prevedibilmente oltre l'orizzonte del 2004, il traguardo di progressiva discesa dell'inflazione italiana sotto il 2% tendenziale annuo, nonostante essa sia favorita dalla perdurante debolezza della domanda interna. La marcia di avvicinamento al 2% richiede tempi non brevi, mentre i persistenti rincari petroliferi rendono improbabili nei prossimi mesi ulteriori ribassi del dato tendenziale, che è previsto sugli attuali livelli, anche a causa dello sfavorevole confronto statistico con l'anno precedente. Una certa ripresa dell'inflazione c'è stata, ma nei primi mesi del 2002, in buona parte dovuta alla sostituzione della lira con l'euro. In seguito le tensioni si sono ridotte, anche se rimane una significativa differenza tra l'inflazione reale, misurata dall'Istat, e quella percepita dai consumatori, tale da rendere tutt'altro che ingiustificate le recenti polemiche sull'effettiva dinamica dei prezzi al dettaglio e la rappresentatività del paniere Istat di beni e servizi. Con i dati dei primi due terzi del 2004 si conferma quindi l'interruzione, dopo una prolungata battuta d'arresto, della lenta marcia di rientro della spinta inflattiva, che ha caratterizzato la prima metà dello scorso anno, arrivando in un periodo già tradizionalmente caldo per i prezzi, come del resto erano stati i mesi iniziali del 2001 e del 2002. Essi hanno, infatti, risentito negativamente dell'effetto euro, dei rincari tariffari (trasporto locale), di una serie di aumenti nella distribuzione commerciale e nei servizi (assicurazioni, banche, sanità, alberghi e pubblici esercizi) e di altre componenti regolamentate (canoni, lotterie). In più, c'è da tenere conto delle diffuse tensioni nel comparto degli

alimentari freschi, a causa delle condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli. Il quadro congiunturale del 2000-2003 ha visto, in particolare, l’inflazione tenere banco: gli aumenti nelle quotazioni petrolifere, seguiti dai rincari di tutti i prodotti energetici, i rialzi nel costo delle materie prime, dei beni intermedi e dei listini industriali hanno avuto come risultato una crescita pressoché generalizzata dei prezzi dei beni e servizi finali, che è andata ben al di là di quella dei salari e stipendi, guidati invece dal più modesto tasso d’inflazione programmata (1,7%). Se si tiene conto, poi, dell'impennata dei prezzi dei prodotti importati, sulla spinta delle quotazioni del petrolio e della passata debolezza dell’euro, si è determinata un’inflazione attesa (dai consumatori e dalle imprese, così come dai principali centri di previsione e dai mercati finanziari) che ha continuato a puntare verso l’alto. Sull'accelerazione dei prezzi al consumo hanno influito, innanzitutto, i capitoli di spesa legati all’energia e ai trasporti: i rincari petroliferi hanno causato forti aumenti nei carburanti (benzina, gasolio), combustibili liquidi,

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gas, elettricità. A essi si è, inoltre, affiancata una crescita sostenuta dei prodotti alimentari, per la crisi del mercato delle carni e i fattori climatici, di importanti servizi privati, come quelli bancari e assicurativi, la sanità, il turismo (alberghi, ristoranti), insieme agli adeguamenti di molte voci regolamentate (tariffe dei pubblici servizi, tabacchi). In questi settori l’evoluzione dei prezzi risente di fattori strutturali di origine interna, conseguenza del modesto grado di liberalizzazione dei mercati, da cui provengono in gran parte le pressioni al rialzo. Anche l'inflazione europea, già alimentata dal petrolio e dall'euro debole, è stata in sensibile accelerazione a partire dalla seconda metà del 2000 (ben oltre il 2% tendenziale). E questo a causa del diffondersi della ripresa economica, accompagnata da un rilancio del commercio mondiale, che ha determinato il rialzo delle materie prime in lire/euro, con relativa perdita di ragioni di scambio. Ma non si è trattato di una tendenza allarmante per il medio termine, dal momento che la dinamica dei prezzi al consumo in Eurolandia, pari all’1,1% nel 1999, è risalita di un punto percentuale nel 2000 (2,1% in media annua). Una volta venute meno le spinte dei fattori temporanei, l'inflazione si è riportata sul livello di guardia (2%) indicato dalla Banca Centrale Europea (Bollettino mensile, consultabile nel sito della Banca d’Italia / Pubblicazioni Bce) per definire l’obiettivo di stabilità dei prezzi. Nella media del 2001 l'inflazione è stata pari al 2,3% per l'intera area dell'euro. Il successivo scalino, che ha visto un nuovo rimbalzo nel dato tendenziale, è ancora dovuto a cause temporanee (changeover, fattori climatici, petrolio). Il consuntivo del 2002 ha, poi, replicato il 2,3% medio annuo, che si è leggermente ridotto al 2,1% nel 2003 e verrà pressoché confermato nel 2004. L’andamento dei prezzi industriali riflette, in particolare, quello delle principali componenti di costo. Se i beni intermedi hanno risentito in modo diretto e indiretto dei rincari del petrolio e dei prodotti energetici in genere (di qui le tensioni inflazionistiche registrate, per esempio, dalle periodiche inchieste Isae), l’evoluzione dei salari e degli stipendi, così come quella del costo del lavoro unitario, mostra ormai da tempo una tendenza alla moderazione, che l'ha riportata sostanzialmente in linea con le dinamiche prevalenti nei paesi dell’Unione europea. La spinta proveniente dai servizi, effetto della scarsa competizione che caratterizza numerosi comparti del terziario, dovrebbe essere bilanciata dalla progressiva apertura alla concorrenza di molte attività, importante fattore di moderazione dei prezzi (è il caso di telecomunicazioni e trasporti aerei). Dal settore terziario continuano, infatti, a venire le maggiori pressioni inflazionistiche: i prezzi dei servizi hanno fatto registrare nel corso degli ultimi anni tassi medi di crescita sensibilmente superiori, talvolta ben più che doppi, rispetto a quelli delle altre componenti, come i prodotti manufatti. Non mancano, infine, le preoccupazioni nella prospettiva di medio termine, nel caso i divari inflazionistici strutturali con i nostri partner europei dovessero permanere: una dinamica dei prezzi (e dei costi) non in linea avrebbe, infatti, ripercussioni sulla competitività del sistema paese. Se si guarda all’inflazione di fondo, la cosiddetta core inflaction – calcolata sottraendo all’indice generale le componenti più volatili, energia e alimentari – il divario stenta a ridursi in maniera significativa. La maggiore dipendenza del nostro sistema produttivo dalle fonti energetiche importate, da un lato, e i ritardi nel processo di liberalizzazione dei servizi, dall’altro, mettono in luce ancora una volta i problemi strutturali interni, che significano anche minore competitività sul piano internazionale. 14 settembre 2004 GIORNALE.it Prezzi: aumenti del 6,2% in un anno La spesa annua delle famiglie avrebbe registrato, in media, un aumento del 6,2% fra il 31 luglio 2003 e il 31 luglio scorso: lo calcola l'Intesaconsumatori, secondo cui la spesa annua delle famiglie e' passata da 26.061 euro a 27.673, con un incremento pari a 1.612 euro. Le maggiori variazioni si sarebbero registrate per i servizi bancari (+15,8%), per le spese sanitarie (+10,4%) e per i trasporti (+10,5%). Non fare acquisti e non mettersi al volante: e' questo l'invito rivolto ai cittadini dall'Intesaconsumatori, per giovedi' 16 settembre, quando avra' luogo il quarto sciopero nazionale della spesa, che per la prima volta e' esteso anche all'uso dell'automobile. L'inizitiva si replica quest'anno "di fronte ad una situazione generale di impoverimento delle famiglie italiane - spiega l'Intesa - che ha determinato il crollo dei consumi, una disastrosa stagione dei saldi e una rovinosa stagione turistica". Secondo i consumatori, che oggi gireranno le loro richieste al vicepresidente del Consiglio, e' necessario che il governo assuma provvedimenti "capaci da dare risposte concrete alle condizioni economiche insostenibili della maggioranza degli italiani". Giovedi' prossimo, in occasione dello sciopero, l'Intesa (che raggruppa Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) terra' un presidio davanti a Montecitorio al quale aderita' anche la Coldiretti. 14 Set 2004

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GIORNALEDIBRESCIA.it La Giunta regionale ha approvato un progetto di legge presentato dall’assessore Scotti Vendite promozionali (quasi) tutto l’anno Altre novità per il commercio: orari più flessibili, niente chiusura settimanale Più opportunità per il settore commerciale, in tempi di persistenti difficoltà, che si devono però tradurre in risposte più attente alle esigenze dei consumatori. Sembra essere questo l’intento del progetto di legge, proposto dall’assessore regionale al Commercio, Mario Scotti e approvato ieri dalla Giunta regionale, che introduce alcune importanti modifiche all’attuale normativa in materia di vendite promozionali. Le proposte approvate sono anche il frutto di consultazioni delle associazioni di categoria, rappresentanti sia dei piccoli operatori mercantili sia della grande distribuzione. Negli ambienti regionali si accredita l’idea che sulle novità da introdurre vi siano larghe convergenze. Le variazioni che incideranno maggiormente sulle modalità di svolgimento delle vendite promozionali sono sostanzialmente tre. La prima è che viene esteso il periodo in cui è consentita la promozione. Infatti essa potrà avere luogo liberamente per tutto l’anno con la sola esclusione del mese che precede i saldi. Per comprendere l’importanza della modifica introdotta, si deve tenere conto del fatto che attualmente è consentita in quattro periodi di un mese ciascuno e per un limitato numero di prodotti. La seconda novità riguarda gli orari di apertura dei negozi. Potranno essere ampliati di quattro ore nell’arco della giornata. Sarà compito dei Comuni decidere le nuove fasce orarie di attività: adesso gli esercizi commerciali possono rimanere aperti, come termini massimi, dalle 7 alle 22; gli enti locali potranno consentire che l’apertura sia anticipata alle 5 e la chiusura posticipata alle 24. Viene inoltre abolita la chiusura obbligatoria di mezza giornata alla settimana. Il terzo punto si riferisce agli «outlet», i nuovi centri di vendita del produttore. È previsto che rientrino in tutto e per tutto nella normativa generale del commercio mentre, si badi bene, gli «spacci aziendali» continueranno ad avere una disciplina diversa e a non essere inseriti nella categoria commerciale. Ma non finiscono qui i cambiamenti. Infatti il progetto di legge stabilisce nuove regole tali da consentire di semplificare in modo sostanziale le procedure burocratiche realtive agli adempimenti dei negozianti. Inoltre vengono introdotte norme per regolare il sistema della trasparenza dei prezzi. L’obiettivo è che il processo di formazione dei prezzi sia più chiaro e sia facilmente comprensibile da parte di chi compra. Su questo tema, si può starne certi, si concenterà l’attenzione anche delle associazioni in difesa dei consumatori. Vengono precisate meglio anche le vendite nei casi di liquidazione e di ristrutturazione. Viene stabilito infatti che per l’una o per l’altra eventualità, possono essere effettuate per una durata massima di sei settimane e per una sola volta nel corso dell’anno. «La Regione ora detiene la competenza esclusiva in materia di commercio - osserva l’assessore Scotti - ed è giusto che si preoccupi delle difficoltà in cui versa questo settore che costituisce una parte importante del sistema economico lombardo. Ritengo che questo progetto di legge introduca criteri di flessibilità e di trasparenza capaci di ricostruire un positivo rapporto tra commercianti e consumatori». Il sì della Giunta regionale non sancisce l’approvazione delle nuove norme. Il provvedimento infatti dovrà passare l’esame del Consiglio regionale che potrà rivedere più o meno estesamente le norme prima di votare il via libera definitivo. Martedì 14 settembre 2004

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MDC-MOVIMENTODIFESADELCITTADINO.it Prezzi&Tariffe In 6 mesi prezzi degli immobili +5% Lo rileva studio Tecnocasa 14/09/2004 Continua lo sprint del prezzo degli immobili. La rivalutazione nel primo semestre dell'anno è stata di poco inferiore al 5%. I rialzi maggiori si sono avuti nelle grandi città (+4,9%), seguite dai comuni dell'hinterland (+4,7%) e dai capoluoghi di provincia (+4,4%). In proiezione si si continua a viaggiare, anche per quest'anno, verso aumenti prossimi alle due cifre. Ma, per la prima volta dal 1998, sottolinea l'Osservatorio Immobiliare Tecnocasa, autore dello studio e forte di una rete di oltre 3.500 agenzie affiliate, si percepiscono alcuni segnali di rallentamento. Frenano i prezzi nelle grandi città (da +6,12% del semestre precedente a +4,9% dei primi sei mesi del 2004). Rallentamento, anche se più contenuto, nei capoluoghi di provincia (da +4,58% a +4,4%), mentre accelerano solo un pò i prezzi dei piccoli comuni dell'hinterland (da +4,4% a +4,7%). Un segnale forte al raffreddamento dei prezzi arriva da Milano, descritta dagli autori del rapporto, come un avamposto delle tendenze del mercato immobiliare. Ebbene, nell'ultimo semestre la crescita dei prezzi registrata da Tecnocasa nel capoluogo lombardo è stata del 2,8%. Nei tre anni precedenti, in una sola occasione gli aumenti erano stati inferiori al 5%, quando nel secondo semestre 2002, avevano "rallentato" al 4,8% dopo un primo semestre caratterizzato da un picco di quasi il 9%. Secondo gli autori, il rallentamento di Milano segnala che la corsa si sta arrestando. Tendenza che verrà seguita, probabilmente con un semestre di ritardo, dalle altre grandi metropoli. Tra le singole città, gli aumenti più consistenti a livello semestrale hanno interessato Torino (+8,3%), Napoli (+7,6%) e Roma (+6,0%). Rallenta, come detto, Milano (+2,8%), preceduta solo da Firenze (+2,6%). Nell'ultimo anno hanno corso più di tutti gli immobili romani (+14,8%), con alle spalle un terzetto composto da Torino (13,7%), Firenze (13,6%) e Napoli (13,5%). Gli aumenti più tiepidi, sempre a livello annuale, si sono invece avuti a Bologna (7,4%), Verona (7,9%) e Milano (8,6%). Negli ultimi due anni rivalutazione superiori a un quarto del valore si sono registrate per gli immobili di Bari (28,7%), Firenze (27,3%), Napoli (27%) e Roma (26,5%). Crescono di oltre un quinto le abitazioni di Genova (24,1%) e Torino (20,6%), mentre a Verona (18,9%) e Milano (18,4%) restano di poco inferiori al 20%. Il prezzo degli immobili rallenta, rispetto al semestre precedente, al nord, dove in media la crescita è stata del 2,75%, mentre vanno più forte al sud (+6,32%) e al centro (+5,63%). Ad essere richiesti sono soprattutto trilocali (37,53% della domanda), bilocali (30,94%) e quadrilocali (16,94%). Cresce la richiesta di monolocali (+0,2% a 8,96%), a fronte di un'analoga diminuzione dei trilocali. A ricercarli, sottolinea il rapporto, soprattutto giovani e lavoratori in trasferta. A Milano la somma di domande riguardanti mono e bilocali tocca il 62,1% e a Roma raggiunge il 51,9%. L'offerta si concentra invece su trilocali (30,41%), bilolacali (27,11%), quadrilocali (19,80%). I monolocali offerti sono il 9,57% sul totale. La preferenza, si legge nel rapporto, si rivolge alle soluzioni usate, con aumenti superiori di mezzo punto percentuale rispetto agli immobili ristrutturati. E a rivalutarsi di più sono gli appartamenti economici rispetto a quelli medi e signorili, che già, sottolinea il rapporto, si sono portati vicino ai massimi. HC 2113 - 2004 NZ

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BRESCIAOGGI.it Martedì 14 Settembre 2004 L’Osservatorio Tecnocasa 2004. Il mercato rallenta, ma non preoccupa. Scelte orientate verso l’economico Immobili, crescita frenata Brescia: nel primo semestre prezzi su del 2.2%, sotto la media regionale

Il primo semestre 2004 ha mostrato diversi segni di rallentamento nel mercato immobiliare. Tra le città lombarde Brescia si segnala per la stabilità dei prezzi delle abitazioni: nel periodo di riferimento l’incremento registrato è stato del 2,2%, tra i più bassi all'interno del panorama regionale. In valoro assoluti si passa dai 4.150 euro al metro quadro chiesti per un appartamento signorile nuovo in centro ai 1.100 euro dell'usato più economico in zona Badia e Violino. È quanto emerge, tra l’altro, dall’Osservatorio Immobiliare Tecnocasa (su quotazioni, domanda e tendenze), presentato ieri a Milano. Il confronto. I numeri, per Brescia, sono ben diversi sia da quelli di Mantova (dove non sono stati registrati incrementi di prezzo), ma anche da quelli di Pavia, dove è stata registrata una crescita del 7,4%. Con Milano, Bergamo e Cremona (oltre alla stabilissima Mantova) Brescia città figura nel gruppetto di capoluoghi sotto la media generale lombarda che indica un +3,12%. I capoluoghi di provincia come Brescia, rispetto all'hinterland e alle metropoli, hanno evidenziato l'incremento minore (+4,4% contro il 4,7% delle periferie e 4,9% delle grandi città). A sorpresa sono state le città del Sud (+6,3%) a far registrare i numeri in maggiore ascesa, mentre al nord si hanno quelli più stabili (+2,7%) anche rispetto al centro Italia (+5,6%). Crescita frenata. Diversi i segnali di un diverso atteggiamento di chi «compra casa». Non si è arrestato il ciclo di crescita, ma nel primo semestre dell'anno sono intervenuti nuovi fattori che fanno parlare di un rallentamento. I dati parlano di un momento particolare, che gli operatori hanno interpretato come fine del ciclo immobiliare (iniziato nel 1998), pur senza traumi eccessivi. Le analisi, comunque, portano a pensare positivo, con una conclusione della fase che dovrebbe confermare i valori reali, senza brusche frenate o (come accadde nel 1991) senza perdite di valore. Le scelte. L'orientamento è per l'economico. La ricerca ha dato la propria preferenza all'usato rispetto al ristrutturato e al piccolo (+0,2% lo spostamento di richieste verso i monolocali a scapito dei trilocali). A luglio, in Italia, le richieste di finanziamento hanno raggiunto i 167,478 miliardi di euro, ma è significativo il fatto che cresca l'importo medio erogato. Non si rinuncia quindi all'acquisto, ma l'evidenza manifesta una disponibilità immediata minore rispetto al passato. Questo anche perché la fascia dei potenziali clienti (inclusi nelle classi di spesa oltre i 149 mila euro) è scesa al 47,2% del totale: -0,4% rispetto al dato di fine anno. Un altro dato è la maggiore oculatezza di chi sceglie di investire. I tempi di compravendita si sono allungati e gli operatori lamentano la difficoltà a vendere «sulla carta» o in fase d'avvio del cantiere. Il «caso». Fra le città-campione considerate indicative per studiare e prevedere le tendenze vi è il caso di Milano. Nel capoluogo lombardo sono diminuite le compravendite da parte degli stranieri. Il rallentamento, che sarà ulteriormente verificato nei prossimi mesi, potrebbe essere dovuto alla nuova legislazione (più severa), ma anche alla salita dei prezzi nelle fasce basse. Il risultato al momento sembra dettato dai numeri, e viene confermato dalle interpretazioni degli esperti. Il mercato è più stabile e con minori scossoni, ma il mattone non sta perdendo valore e continuerà a mantenerlo nel tempo. g. arm.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Le stime dell’Intesa consumatori sui rincari dall’introduzione dell’ € . Per giovedì una giornata di «sciopero» dei consumi Un conto da 50 miliardi Ma a Torino i supermercati abbassano i prezzi del 2% Martedì 14 settembre 2004 ROMA - Dal primo gennaio 2002, cioè dall’introduzione dell’euro, gli italiani hanno visto «migrare» dalle loro tasche circa 50 miliardi di euro a causa dei rincari dei prezzi. È la denuncia dell’Intesa dei consumatori che, contro l’emergenza carovita, ha proclamato il 16 settembre, il quarto sciopero della spesa, chiedendo alle famiglie di astenersi dagli acquisti ma anche dall’uso dell’auto, come protesta contro i rialzi della benzina. Negli ultimi tre anni «abbiamo assistito ad un impoverimento continuo - afferma il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti - dal gennaio 2002 sono stati trasferiti 51-52 miliardi di euro, pari al 4% del Pil dalle nostre tasche a chi ha determinato i prezzi in modo indisturbato, con un governo che ha fatto da spettatore o ha addirittura favorito la speculazione». Le associazioni dell’Intesa (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) chiedono quindi misure immediate ma anche interventi strutturali per consentire una generalizzata diminuzione dei prezzi: da un «serio piano energetico alla modernizzazione della rete elettrica e della rete carburanti, con l’apertura del mercato alla grande distribuzione». «Bloccare i prezzi non basta - ha detto Rosario Trefiletti della Federconsumatori - bisogna ridurli, come fatto in Francia». Tutte richieste che le associazioni presenteranno oggi pomeriggio a Palazzo Chigi, dove incontreranno il vice presidente del Consiglio, Gianfranco Fini. I rincari, spiegano le associazioni, hanno portato a galla fenomeni «preoccupanti» come il progressivo indebitamento delle famiglie, evidente nell’impennata del credito al consumo, o la cosiddetta «sindrome della quarta settimana che ha colpito le famiglie che non riescono più ad arrivare alla fine del mese». Da qui il cambiamento delle abitudini di spesa, peggiorate dal 2001 ad oggi per l’85% degli italiani, costretti a rinunciare, secondo un sondaggio dell’Intesa, innanzitutto ai gioielli (40%), ma anche ai viaggi (circa il 30%), alle calzature (40%), ai libri (27%), ai cd (25%) e al cinema (20%). Allo sciopero del 16 settembre aderisce anche anche la Coldiretti che denuncia «preoccupanti riduzioni» del 3,3% negli acquisti di cibi e bevande tra gennaio e agosto. «E questo - afferma l’associazione - nonostante si siano verificate riduzioni record nei prezzi pagati agli imprenditori agricoli, raggiungendo valori inferiori ai costi di produzione». Trecentoquaranta supermercati torinesi abbasseranno intanto del 2%, dal mese di ottobre, i prezzi di 600 prodotti con marchio della propria catena: è uno dei primi risultati dell’accordo pilota fra istituzioni, commercianti e sindacati, raggiunto a Torino su iniziativa della Camera di Commercio, alla presenza del ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco. I commercianti si impegnano, inoltre, a non aumentare i prezzi fino a fine anno e, in alcuni casi, ad effettuare promozioni particolari dal 20 al 30 di ogni mese per venire incontro ai problemi delle famiglie con più basso reddito. «Le linee guida dell’intesa - ha spiegato Siniscalco - sono la trasparenza, il contenimento dei prezzi e delle tariffe, la difesa del potere d’acquisto delle fasce deboli».

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TGFin 15/9/2004 Affari stonati per le discoteche Nel 2003 fatturato in calo del 20% Bilanci sempre più stonati per il mondo delle discoteche. Se gli operatori del settore hanno archiviato il 2002 con l'etichetta "annus horribilis", per il 2003 dovranno utilizzare una formula ancora più incisiva. Il fatturato, infatti, continua a scivolare e lo scorso anno ha registrato un calo di circa il 20%. Va un po meglio, ma non tanto, per sale e locali da ballo, qui il fatturato medio per azienda è sceso a 489.000 euro, ossia il 5,9% in meno. Vanno bene invece i night club che vedono il proprio fatturato salire del 3%. E' quanto emerge da uno studio della Fipe-Confcomemrcio sul settore dell'intrattenimento presentato al congresso del sindacato italiano locali da ballo a Venezia. Tra le cause della crisi, ad avviso di Fipe, gli eccessivi costi di gestione, la tendenza del cliente verso offerte piu' economiche e informali, ma soprattutto le politiche di prevenzione degli incidenti. L'indagine della Fipe evidenzia una complessa attività di spesa che per la maggior parte (24,4%) interessa il pagamento dei salari di oltre 53mila addetti, di cui 35mila dipendenti, per il 50,9% con contratto a tempo determinato e per il 40,6% indeterminato. Ma e' soprattutto il settore attivita' di promozione e pubblicita', che rappresenta il 10,3% dei costi aziendali, a preoccupare per la costante crescita della spesa. Tale complessita' di gestione non puo' che influire sui prezzi al pubblico che secondo l'indagine possono arrivare a 19 euro per una serata di divertimenti. Sul banco degli imputati anche la politica di prevenzione incidenti del governo che, oltre a 'mancare l'obiettivo', contribuirebbe a ridurre ulteriormente il fatturato. Infatti, secondo il rapporto della Fipe "l'anticipazione dell'orario di chiusura alle tre, che interessa circa il 70% dei locali, potrebbe costare al settore almeno 160 milioni di euro e altri 200 si potrebbero perdere se la sospensione della musica un'ora prima dovesse spingere i clienti ad abbandonare direttamente i locali". Calcolando che tra l'una e le due si concentra il maggior contributo di entrate per gli alcolici, circa il 32,5%, le iniziative di chiusura sembrerebbero "stroncare gli incassi". Ma la difficolta' dipende anche dalla generale crisi economica."E' necessario per le nostre imprese -sostiene il presidente del Sindacato Italiano Locali da Ballo, Renato Giacchetto - affrontare una battaglia seria per l'alleggerimento dell'imposizione fiscale e per il contenimento della cosiddetta "concorrenza sleale" esercitata dalla miriade di locali dove è possibile ballare senza essere in possesso delle autorizzazioni". Per Giacchetto comunqua la risposta alla crisi puo' venire dala creazione di luoghi dove convivono piu' ambienti, ovvero le multisale e lo sviluppo della polifunzionalita': "si tratta -sottolinea- della strada da perseguire per ridare impulso alle grandi discoteche. Bisogna puntare su tutte le iniziative gradite e richieste dal pubblico, come per esempio l'attivit? di animazione in grado di trasformare ogni serata in evento". Inoltre è la stessa segmentazione dell'offerta a rappresentare importanti vie di uscita. Secondo l'indagine, infatti, una possibilità è rappresentata dall'allargamento della gamma dei servizi erogati da affiancare a quelli tradizionali della somministrazione nel bar. "Oggi il ristorante- sostiene Giacchetto- è presente in un esercizio su tre e la prospettiva è quella di aumentare il grado di penetrazione del servizio con l'obiettivo di rendere la discoteca più competitiva verso quel vasto fronte di locali serali che coniuga ristorazione e intrattenimento". Importante anche l'ammodernamento delle strutture per "stare al passo con i tempi": Il 70% delle imprese intervistate ha effettuato negli ultimi due anni interventi di ristrutturazione dei locali. Un fenomeno che ha interessato in prevalenza le discoteche di medie dimensioni e meno quelle piccole o grandissime e si concentra soprattutto per l'arredamento (73,3%), gli impianti di illuminazione(60%), le opere murarie (56%), gli impianti audio (52%) e le attrezzature (42,7%). Più limitati gli interventi finalizzati a migliorare la qualità dell'aria e l'insonorizzazione dei locali.

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BRESCIAOGGI.it Mercoledì 15 Settembre 2004 Dal 2001, l’anno in cui è entrata in vigore la moneta unica, ai giorni nostri, la spesa - dagli alimentari alla sanità - presenta dati contrastanti Brescia e l’euro, «balletto» dei prezzi Rincarati dentisti e oculisti , ma le mamme fanno festa: i pannolini costano la metà di Mimmo Varone Ma l’euro ha portato davvero al raddoppio dei prezzi? Certamente si anzi no, verrebbe da dire a mettere gli occhi sui prezzi dei principali servizi e generi di consumo rilevati dall’Unità di staff statistica della Loggia. Certo è che un piatto di pastasciutta costa davvero due volte tanto rispetto al 2001, e che un’otturazione dal dentista è quasi triplicata. Ma il vitello è diventato più a buon mercato (non dappertutto), il prosciutto (cotto o crudo che sia) è rimasto stabile, e un po’ è pure calato, i pannolini per bebè si trovano a prezzo dimezzato. Intanto le quattro associazioni dei consumatori di «Intesa» (Adusbef, Federconsumatori, Codacons e Adoc) chiamano allo sciopero, e gli ipermercati cittadini stanno alla finestra. Non prendono contromisure, nemmeno ricorrono a superofferte per scongiurare il rischio di una giornata nera. Noi abbiamo confrontato i prezzi dell’agosto 2001 convertiti in euro (allora si spendevano ancora le vecchie lire) con quelli dell’agosto 2003 e dello stesso mese di quest’anno rilevati dal Comune. Ad una prima impressione, sembra di trovarsi di fronte a una sarabanda scatenata e anche un po’ scomposta. A volte è anche facile trovarci un senso, altre volte, va a capire. Tra quelle cifre (per ciascun periodo l’Unità di staff indica il minimo, la media e il massimo delle quotazioni rilevate) c’è di tutto. Ci sono prezzi raddoppiati nei tre anni, e altri cresciuti grosso modo in linea con i contestati indici di inflazione dell’Istat. C’è che per lo stesso prodotto o servizio a volte ci sono ribassi al minimo delle quotazioni e rialzi (anche di parecchio) al massimo. Ci sono prodotti rincarati nell’ultimo anno più che nei due anni precedenti e, viceversa, altri che hanno fatto il grande balzo dal 2001 al 2003. Per cominciare con la salute, nell’agosto del 2001 un’otturazione dal dentista costava al minimo delle quotazioni 51,65 euro e al massimo 92,96. Dopo due anni per la stessa prestazione ci volevano, nell’ordine 77 e 105 euro. Nell’agosto scorso, invece, il minimo delle quotazioni è passato a 90 euro e il massimo addirittura a 230. Va un po’ meglio (si fa per dire) con gli oculisti. Le quotazioni al minimo partono da 46,48 euro nell’agosto 2001, toccano i 65 nel 2003 e tali restano fino a quest’anno. Il massimo delle quotazioni, invece, parte da 67,14 euro, tocca gli 80 e approda a 100. A guardare il costo di una piscina (ingresso orario diurno feriale) , invece, i prezzi descrivono una specie di parabola. Il minimo, il massimo e la media partono dai 3,62 euro fissi del 2001, salgono a 5 e scendono nell’agosto scorso a 3,70. Un comportamento ancora diverso hanno il pane e la carne di vitello. Per il pane, pare che tutto dipenda da quello che si compra. Il minimo delle quotazioni lo dava fino all’anno scorso a 1,52 al chilo, quest’anno a 1,23. La media delle quotazioni, invece, dà una crescita costante da 2,33 a 2,55 fino a 2,63. Allo stesso modo il massimo delle quotazioni parte da 3,10, sale a 3,25 l’anno scorso e arriva agli attuali 3,35. Il vitello (carne fresca, primo taglio) con l’euro sembra addirittura precipitare. Ma anche qui, solo nei prezzi al minimo delle quotazioni, che partono da 14,41 euro al chilo, finiscono a 9 euro nel 2003 (rigurgiti di mucca pazza?) e si attestano a 9,26 dell’anno scorso. Altra musica con i prezzi alla media delle quotazioni, che passano da 16,52 a 17,25 e a 17,38 euro. Al massimo partono da 20,66 e arrivano a 21. Quasi solo un ritocchino. La pasta, invece, ce l’ha messa tutta per appesantire la spesa dei bresciani. Al minimo e alla media delle quotazioni è semplicemente raddoppiata, al massimo si è limitata ad aumentare di parecchio. Nel primo caso è passata da 0,25 a 0,49 euro al chilo. Nella media da 0,64 a 1,20 e poi ancora a 1,25 un mese fa, in quella massima è andata da 1,42 a 1,90 euro. E ancora, si potrebbe parlare di tonno all’olio d’oliva che, se rimane stabile a 4,81 euro al chilo (converrebbe segnalare quello dei 23 esercizi commerciali in cui il Comune ha trovato questi prezzi), ha il coraggio di passare al massimo delle quotazioni dai 16,70 euro del 2001 ai 34,32 di un mese fa. Quasi fa venire in mente i dentisti. E quatta quatta è andata al raddoppio pure la passata di pomodoro con un’escalation da 0,36 a 0,56 a 0,64 nelle quotazioni al minimo per un chilo, da 0,82 per la media, da 1,34 a 1,79 per la massima. Beati i

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bambini, anzi le loro mamme, che trovano i pannolini ridotti a metà prezzo in tre anni, quale che sia la quotazione considerata. Al minimo scendono da 6,66 euro (confezione da 20) a 3,66, al massimo da 16,99 a 8,99. Si potrebbe continuare, ma la tabella parla chiaro. Quanto agli ipermercati, non sembrano affatto infastiditi dallo sciopero annunciato. Al Continente di Rezzato e alla Esselunga si limitano a dire che «sono previste solo le iniziative di routine», niente di aggiuntivo. Le Coop seguono le promozioni normali, ed «è del tutto casuale che proprio giovedì comincino le vendite sottocosto». Auchan, Cityper e Sma, invece, invitano i consumatori a un «acquisto intelligente». E con un comunicato precisano che «dall’ingresso dell’euro a oggi perseguono una costante politica di contenimento dei prezzi attraverso un’accurata scelta di fornitori disposti a condividere questa strategia». E ora, la palla ai consumatori. - La protesta Domani sciopero della spesa Caro-vita e Istat sotto accusa Le associazioni: «I dati dell’istituto nazionale sfiorano il ridicolo» Domani è sciopero della spesa e si boicottano bar e distributori. Contro il caro-vita e la spirale al rialzo di benzina e gasolio, contro i dati Istat che «sfidano il senso del ridicolo», le 4 associazioni di Intesaconsumatori chiamano gli italiani ad astenersi dagli acquisti per 24 ore. Adusbef, Federconsumatori, Codacons e Adoc invitano uomini e donne a star lontani da bar, supermercati, centri commerciali, negozi, banche, uffici postali, cinema e teatri, ristoranti, parrucchieri, taxi, discoteche... Pane, latte, farmaci e altre cose essenziali (benzina compresa) per una volta si possono acquistare oggi, un giorno prima. Domani, insomma, non si spende un centesimo, per dimostrare tutto il «potere contrattuale» dei consumatori uniti. E con quel potere dire al Governo «basta proposte general-generiche, vogliamo interventi che facciano risparmiare agli italiani oltre 900 euro all’anno». Le associazioni chiedono un «serio» piano energetico, modernizzazione della rete distributiva, anche dei carburanti, sostituzione del dollaro con l’euro per il pagamento delle materie prime, cancellazione della «legge salva compagnie assicurative», abbattimento dell’accisa sui carburanti, restituzione del fiscal-drag, eccetera. L’indice accusatore è ancora una volta puntato contro il dato Istat sull’inflazione di agosto. L’Istituto di statistica parla di costo della vita stabile ancora al 2.3 per cento, stesso valore di luglio. Ma con gli aumenti del petrolio, che si scaricano sui trasporti, «questi dati pazzeschi sfidano il senso del ridicolo». I conti di Intesa indicano un aumento del 6,2 per cento, che in un anno dal luglio 2003 ha portato la spesa annua delle famiglie da 26.061 a 27.673 euro. Ne sono causa i servizi bancari rincarati di 15.8 punti, i trasporti di 10.5, i mobili e i servizi per la casa del 7.2, l’Rc-auto del 6.2. E ancora. Per l’Istat il caro-petrolio è bilanciato dal calo di alimentari, di servizi sanitari e per la salute. Ma nei calcoli delle associazioni anche le spese mediche sono cresciute del 10.4 per cento. Anzi, «il presidente Istat Biggeri deve spiegare agli italiani - dicono - come concilia la diminuzione della voce sanità e salute con gli aumenti registrati da Osmed (Osservatorio sui medicinali del ministero della Salute) pari al 16.8 per cento». La realtà delle associazioni è che «un carovita di enormi proporzioni erode i redditi e costringe anche il ceto medio a indebitarsi». Per cancellare i calcoli «ridicoli», «Intesa» propone all’Istat la rivoluzione del paniere, modificando il peso delle voci che determinano davvero l’inflazione. E «siccome è il reddito imponibile la discriminante di accesso ai consumi», propone tre panieri tarati su redditi fino a 12, a 18 e a 30 mila euro. Il paniere dei beni di base dovrebbe contenere alimentazione, vestiario, spese fisse per casa (acqua, luce, gas...) e trasporti (Rca, bollo, manutenzione, abbonamenti...), servizi bancari, istruzione, sanità. Un secondo paniere sarebbe per i beni durevoli come auto, hi-fi, cellulari, frigoriferi, televisori. Un terzo per beni di lusso: abiti griffati, pellicce, imbarcazioni, auto di lusso, caviale, champagne. Sullo sciopero, però, sono critiche Adiconsum e altre sette associazioni (Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Lega consumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino, Unione nazionale consumatori), che non aderiscono. Il segretario provinciale Adiconsum Cesare Reboni, anche se concorda sulla «necessità di una mobilitazione», teme «il pericolo di un’azione che consideriamo sterile» e indica la «linea portante della trattativa per arrestare la spirale» degli aumenti. mi.va.

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MOVIMENTOCONSUMATORI.it Consumatori Indipendenti: sciopero solo arma spuntata. Oggi diffusione del Libro Bianco sulle politiche del governo su prezzi e tariffe News inserita il 15/09/04 alle ore 17:02 Quali iniziative ha promosso il Governo per il contenimento di prezzi e tariffe? Verrà diffuso oggi, giornata di mobilitazione nazionale sul problema del "carovita", il "Libro Bianco sulle politiche del Governo per il contenimento di prezzi e tariffe", curato da Consumatori Indipendenti (Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori). Il "Libro bianco" raccoglie le iniziative promosse dal Governo per il contenimento in generale di Prezzi e Tariffe, nel settore della concorrenza, della distribuzione commerciale, dei carburanti, dei premi r.c. auto, del costo delle locazioni, delle tariffe professionali, del costo di farmaci e cure sanitarie, del controllo dei prezzi. Le Associazioni aderenti a Consumatori Indipendenti non aderiscono allo "sciopero della spesa" ritenendolo un'arma spuntata che non ha prodotto finora alcun risultato, e invitano i cittadini a forme di sensibilizzazione sul problema prezzi & tariffe, adottando comportamenti di acquisto critico e responsabile. A tal proposito verranno distribuite nelle principali città migliaia di copie del vademecum sulla "spesa intelligente, spesa conveniente". In particolare, oggi dalle 14.00 alle 17.00 i cittadini potranno ritirare la Guida “50 consigli per spese convenienti” in distribuzione presso le sedi nazionali delle associazioni dei Consumatori Indipendenti (Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori). La guida, che può essere anche richiesta alle sedi locali contattando il numero verde 800.090176, contiene informazioni utili per orientare i consumatori ad una spesa attenta e consapevole in un momento in cui il caro-vita mette a dura prova i salari dei cittadini. ANSA.it Sciopero spesa: consumatori in piazza, 'no compra'' ROMA - ''Non comprare oggi per poter finalmente ricominciare a comprare domani'': cosi', con lo slogan ''no compra''', i consumatori sono scesi in piazza Montecitorio a Roma nel giorno dello sciopero della spesa, proclamato dall'Intesa per protestare contro il caro-prezzi. Scesi in piazza davanti alla sede del Parlamento, con tanto di banco di frutta e verdura organizzato dalla Coldiretti, le quattro associazioni dell' Intesa (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) dicono basta alle speculazioni, facendosi interpreti, spiegano, del malessere delle famiglie alle prese con il carovita. ''Quello che mettiamo in campo e' l'insoddisfazione degli italiani - afferma Rosario Trifiletti della Federconsumatori - al di la' del coinvolgimento concreto sappiamo che sono dalla nostra parte''. Che i prezzi ''siano raddoppiati - gli fa eco Elio Lannutti dell' Adusbef - non e' frutto di una allucinazione collettiva. Per questo chiediamo al governo una svolta nella politica economica per rilanciare i consumi che sono il motore dell' economia''. In piazza, davanti al Parlamento insieme ai consumatori, questa mattina c'erano anche Alfonso Pecoraro Scanio, Ermete Realacci e Luciano Violante, incuriositi dal banco di ortaggi organizzato dalla Coldiretti per chiedere piu' trasparenza nella formazione dei prezzi dal produttore al consumatori. Anche la Coldiretti scende in campo in occasione dello sciopero della spesa, organizzando ''presidi'' in sei citta': Roma, Milano, Padova, Portomaggiore-Ferrara, Perugia, Palermo. ''Nel raccogliere le giuste sollecitazioni delle associazioni dei consumatori impegnate bello sciopero della spesa - informa una nota - la Coldiretti scende in campo per la trasparenza: rendendo pubblico il prezzo locale che viene pagato in campo alle imprese agricole e la forbice tra produzione e consumo; facendo conoscere le norme sulla corretta etichettatura degli alimenti; informando sulla possibilita' di acquistare direttamente nelle aziende agricole prodotti alimentari nel rispetto della stagionalita' e rafforzando il legame con il territorio''. La Coldiretti chiede inoltre ''rapporti equilibrati tra imprese agricole, industria, distribuzione e consumatori con accordi e controlli che riguardino qualita', correttezza dell'etichetta e formazione dei prezzi in modo che i consumatori possano avvantaggiarsi di prezzi di vendita contenuti e i produttori possano essere adeguatamente remunerati''. 16/09/2004 09:56

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ANSA.it Prezzi: Cgia, alti in Italia per costi fissi oltre 50% VENEZIA - I prezzi in Italia sono alti perche' le tasse, i prezzi alla produzione, le bollette telefoniche, del gas e dell'elettricita' costituiscono oltre il 50% dei costi fissi di una piccola attivita' commerciale, ma la loro incidenza cambia di paese in paese e in Italia sono tra i piu' elevati d'Europa. E' quanto emerge nell'analisi dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo il quale una buona parte dei costi fissi che insistono su una piccola attivita' commerciale vanno poi ad incidere sul prezzo dei prodotti finali. Per la Cgia i commercianti italiani non se la passano certo bene: la pressione tributaria in Italia e' del 28,9% (data dall'incidenza percentuale di imposte tasse e tributi sul Pil) contro una media europea del 27,2%. Tra i principali paesi dell'Unione solo la Gran Bretagna sta peggio di noi con un valore del 29,4%. Francia e Germania, invece, registrano percentuali sensibilmente piu' basse. Rispettivamente il 27,3% e addirittura il 22,8%. Per quanto riguarda i costi telefonici i prezzi in euro di una chiamata nazionale di 10 minuti hanno un costo in Italia di 1,22 euro a fronte di 1 euro della media UE. L'Italia (assieme alla Germania) ha un costo superiore del 22%. In Gran Bretagna l' importo e' di 1,13 euro mentre in Francia e' di 0,96 euro. Anche per quanto concerne il costo del gas, l'Italia e' al vertice della classifica: al primo gennaio di quest'anno l'importo era di 9,47 euro per GJ (Giga Joule e' l'unita' di misura presa in considerazione dall'Eurostat) contro una media UE di 8,36 euro. La Germania segna un prezzo di 9,10 euro, la Francia di 9,06 mentre la Gran Bretagna di 6,52 euro. Rispetto alla media europea i nostri prezzi sono superiori del 13,2%. Riguardo al costo dell'energia elettrica gli operatori commerciali italiani sono i piu' penalizzati. Il costo della bolletta al Kwh e' di 0,14 euro contro una media europea di 0,10 euro. Gli italiani pagano il 40% in piu' rispetto alla media europea. Quasi stesso l'importo a carico dei tedeschi (pari a 0,13 euro), mentre scende per i francesi (0.09 euro) e per i britannici (0.08 euro). In relazione ai prezzi alla produzione, fatto 100 il valore riferito all'anno 2000, nel 2003 il dato Italia era pari a 103,7. Quello medio europeo a 102 mentre per tutti gli altri tre paesi presi in esame era inferiore del dato italiano. 102,1 per la Germania, e 101,3 sia in Francia che in Gran Bretagna. ''Appare evidente - dice il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - che la protesta contro il caro prezzi in Italia non puo' non tener conto di questi costi aggiuntivi che un piccolo commerciante italiano subisce rispetto ad un partner europeo. Non solo. I dati riferiti ai prezzi del gas e dell' energia elettrica sono al netto delle imposte. Pertanto, includendo anche queste possiamo dire con certezza che l' aggravio dei costi italiani tende ad aumentare rispetto agli altri paesi presi in esame dalla nostra analisi''. PRESSIONE TRIBUTARIA 2002 (1) PREZZI ALLA PRODUZIONE 2003 (in percentuale del Pil) (anno 2000 base 100) ----------------------------- ----------------------------- GRAN BRETAGNA 29,40% ITALIA 103,7 ITALIA 28,90% GERMANIA 102,1 FRANCIA 27,30% FRANCIA 101,3 GERMANIA 22,80% GRAN BRETAGNA 101,3 Media UE-15 27,20% Media UE-15 102,0 TELEFONIA FISSA: CHIAMATE NAZIONALI(2) GAS USO DOMESTICO (3) (prezzo in euro mese agosto 2003) (prezzo in euro riferito al primo gennaio 2004) -------------------------------------- ----------------------- ITALIA 1,22 ITALIA 9,47 GERMANIA 1,22 GERMANIA 9,10 GRAN BRETAGNA 1,13 FRANCIA 9,06 FRANCIA 0,96 GRAN BRETAGNA 6,52 Media UE-15 1,00 Media UE-15 8,36

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ELETTRICITA' PER USO DOMESTICO (4) (prezzo in euro riferito al primo gennaio 2004) ------------------------------------------------ ITALIA 0,14 GERMANIA 0,13 FRANCIA 0,09 GRAN BRETAGNA 0,08 Media UE-15 0,10 ------------------------- (1) Imposte, tasse e tributi versate allo Stato in percentuale del Pil (2) Chiamata di 10 minuti fatta alle ore 11.00 durante una giornata lavorativa (3) Importi al netto delle imposte. L'unita' di misura usata e' il GJ (Giga Joule). Il dato riferito alla Francia e' relativo al 2003 (4) Importi al netto delle imposte. L'unita' di misura e' il Kwh. 16/09/2004 12:25 ANSA.it Sciopero spesa: consumatori,75% ha rinunciato ad un acquisto ROMA - Il 75% degli italiani ha rinunciato oggi, in occasione dello sciopero della spesa, ad almeno un acquisto. Sono questi i dati diffusi dall' Intesa dei consumatori secondo cui tre italiani su quattro hanno aderito in questo modo alla giornata di mobilitazione. In particolare in base alle rilevazioni condotte dalle associazioni dei consumatori giovedi' scorso e questo giovedi' le entrate nei supermercati, ipermercati e negozi sono diminuite del 39% al nord, del 45% al centro e del 54% al sud e isole. L' adesione e' stata del 56% a Roma - precisano le associazioni - del 43% a Milano, del 61% a Napoli. Picco di rinunce agli acquisti a Catania, dove le entrate nei negozi sono diminuite del 65%. Secondo l' Intesa e' diminuito del 20% anche l' utilizzo delle auto. 16/09/2004 12:29 Sciopero spesa: dal campo a tavola rincari fino 400% ROMA - Dal campo alla tavola i rincari si fanno sentire, con aumenti per frutta e ortaggi che spesso arrivano fino al 400%. Secondo le elaborazioni della Coldiretti diffuse dall'Intesa dei consumatori in occasione dello sciopero della spesa, i rincari piu' consistenti dal produttore al consumatore sono quelli di lattuga, zucchine e peperoni. Da un prezzo alla produzione di poche decine di centesimi si passa infatti ad oltre un euro al consumo finale. Ecco in una tabella alcuni aumenti rilevati dalla Coldiretti ed esposti questa mattina in piazza Montecitorio. PRODOTTO PREZZO PRODUTTORE PREZZO CONSUMATORE VAR. (in euro) (in euro) ---------------------------------------------------------------- Zucchine 0,30 1,50 +400% Lattuga 0,20 1,10 +450% Cicoria 0,30 1,00 +233% Basilico(mazzetto) 0,20 0,70 +250% Pomodori San Marzano 0,35 1,10 +214% Melanzane 0,21 1,00 +376% Peperoni 0,30 1,50 +400% Pesche 0,30 1,20 +300% 16/09/2004 14:26

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BRESCIAOGGI.it Giovedì 16 Settembre 2004 Crolla la produzione industriale: a luglio un calo del 3,7% e il presidente di Confindustria lancia un appello a tutte le forze Montezemolo: «Il Paese è fermo» Il governo minimizza ma i sindacati rinnovano l’allarme: «Ripresa lontana»

Roma. La produzione industriale a luglio ha segnato una battuta d’arresto registrando una flessione del 3,7% rispetto allo stesso mese 2003 e mettendo a segno il maggior calo da oltre un anno (da maggio dell’anno scorso). Lo ha reso noto l’Istat sottolineando che il dato, su base congiunturale (su giugno 2004), registra invece un incremento dello 0,4%. L’indice della produzione industriale corretto per i giorni lavorativi ha registrato in luglio una diminuzione tendenziale dell’1,2% (giorni lavorativi sono stati 22 contro i 23 di luglio 2003). Nel periodo gennaio-luglio 2004 l’indice corretto ha registrato, invece, una variazione positiva dello 0,3% rispetto al corrispondente periodo del 2003. Le parole più dure di commento ai dtati Istat vengono proprio dalle imprese. «Il Paese è fermo. Serve l’impegno di tutti per il rilancio»: il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, non usa mezze misure per commentare quel -3,7% che segna il crollo della produzione dell’industria italiana a luglio. Un vero e proprio allarme, quello del numero uno di viale dell’Astronomia, cui fanno eco sindacati e opposizione. Mentre dal Governo, attraverso il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, si cerca una lettura più morbida del dato. Mostrando «grande preoccupazione» per la battuta d’arresto del sistema industriale, Montezemolo chiama a raccolta tutte le categorie perché «la capacità di competere è l’ urgente priorità da condividere tutti: dal mondo politico a quello finanziario, con le banche che devono fare un grande sforzo, dall’impegno industriale alla coesione sociale con il sindacato». Un’analisi condivisa anche dai sindacati, che però chiedono apertamente l’intervento del Governo. «Il sistema produttivo italiano si trova in gravi difficoltà - afferma infatti il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta - ed è per questo che chiediamo al Governo di intervenire, attuando una politica fiscale diversa da quelle passate, e che stimoli le attività delle aziende. E se ci sono delle risorse, invece di abbassare le tasse, bisogna orientarle verso le aziende che innovano. Attraverso una fiscalità vantaggiosa che renda più competitivo il nostro sistema industriale». «Non c’è nessuna economia in trasformazione in termini positivi come sostengono esponenti del Governo - sostiene Carla Cantone, segretario confederale della Cgil - Purtroppo la matematica non è una opinione e il nostro sistema produttivo deve fare i conti con questa verità, e cioè il costante declino». Il quadro tracciato dall’Istat viene considerato «preoccupante e sotto gli occhi di tutti» anche dal segretario generale aggiunto della Uil, Adriano Musi, secondo il quale, «in assenza di una vera politica economica, è chiaro che non possono non esserci riflessi anche a livello di produzione». E se dalle opposizioni Roberto Pinza ed Enrico Letta mettono in evidenza l’ampliarsi del divario fra Italia e resto d’Europa («il Paese è bloccato, non riesce a ripartire» dice il primo; «non è vero, come qualcuno ha lasciato intendere nelle scorse settimane, che anche in Italia la ripresa era in atto», sottolinea il secondo), a predicare ottimismo è il titolare delle Attività produttive Antonio Marzano. Secondo il ministro, infatti, nonostante «un calo anno su anno», c’è «un miglioramento su base congiunturale» e significativi «segnali di ripresa sia per l’export, sia per gli investimenti». Intanto, dall’Isae, arrivano previsioni tutt’altro che rosee per l’andamento delle produzione industriale. Secondo l’istituto di piazza Indipendenza, infatti, il dato di agosto dovrebbe segnare «una stasi», con «un modesto recupero» in settembre, e solo in ottobre «un recupero più accentuato».

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TGFin 16/9/2004 Gas: la spesa che conviene Acquisti in gruppo per risparmiare Si scrive Gas, si legge Gruppi di acquisto solidale. Sempre più diffusi in tutte le regioni d'Italia, si presentano come delle ottime possibilità per risparmiare sulla spesa. Perchè mettono a contatto i consumatori direttamente con i produttori, saltando l'anello più caro, quello della distribuzione, grande o piccola che sia. E perchè permettono di fare la spesa multifamiliare: comprando tanto e quindi spendendo meno. Più famiglie di uno stesso quartiere o di uno stesso paese si riuniscono e si organizzano per una sorta di "spesa collettiva". Contattano i produttori ai quali presentano periodicamente i loro ordini. Le consegne avvengono in genere in uno spazio comune, in cui poi i singoli nuclei familiari vanno a ritirare la loro quota. E, nella scelta dei produttori, si dà di norma la precedenza ad aziende che privilegiano i metodi biologici di coltivazione e produzione. Ecco quindi spiegata la convenienza di far parte di un gruppo d'acquisto solidale: si compra il meglio (gli alimenti vengono da un'agricoltura sana e biologica) e si paga sicuramente meno rispetto al negozio. Si finanziano produttori attenti alla qualità degli alimenti ma anche al rispetto dell'ambiente, allo smaltimento corretto dei rifiuti, alla correttezza dei rapporti di lavoro. "Tutto deve rispondere a criteri di massima trasparenza" dice Maurizio Gritta, presidente della cooperativa Iris, a cui fanno capo 300 Gas. "Basta pensare che il prezzo finale che noi esponiamo sul cartellino del prodotto è sempre assolutamente chiaro: si definisce nel dettaglio quale percentuale corrisponde ai costi di produzione, quale al servizio trasporto, quale al confezionamento. Tutto insomma funziona sempre alla luce del sole". E non dimentichiamo che, oltre ai soldi, si risparmia anche il tempo. Perchè, se è vero che il gas deve organizzare ordini, richieste e consegne, è anche vero che una sola persona, a rotazione, fa il lavoro di dieci, quindici famiglie. Insomma, una sorta di mutuo soccorso che alla fine permette di dedicare il tempo a occupazioni diverse dalla spesa settimanale. Ed è facile anche venire a contatto con uno di questi gruppi, ormai diffusi capillarmente sul territorio nazionale. Basta collegarsi al sito www.retegas.org. Si spiega nel dettaglio come funzionano i gruppi e lì si trovano decine di indirizzi a cui rivolgersi. RAI24news Ue. Eurostat, inflazione stabile al 2,3% ad agosto nell'area euro Eurostat conferma le stime di agosto Bruxelles, 16 settembre 2004 Per Eurostat l'inflazione annua della zona euro è rimasta ferma in agosto al 2,3%, lo stesso valore registrato in luglio. Eurostat conferma così la "stima-flash" pubblicata dall'Ufficio statistico della Ue a fine agosto. Per l'Italia il tasso d'inflazione annuale di agosto, ovvero rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, è stato del 2,4%, rispetto al 2,2% di luglio.

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ILSOLE24ORE.com Congiuntura 2004 Industria, la svolta si fa attendere Il ristagno della produzione in luglio si accompagna ai positivi risultati dell'export e al miglioramento della fiducia delle imprese. E la tendenza di fondo dei primi tre quarti del 2004 mostra un livello di attività ancora debole. La ripresa produttiva stenta a manifestarsi. di Michele De Gaspari Se la crescita delle esportazioni e degli investimenti, che risulta dai conti economici trimestrali , dimostra una graduale estensione della ripresa, l'andamento ancora piatto dell'industria manifatturiera continua tuttavia a preoccupare nell'attuale contesto congiunturale. Nei primi nove mesi del 2004, secondo i dati Istat di gennaio-luglio e le stime Isae per il bimestre agosto-settembre, la produzione industriale è rimasta sostanzialmente invariata, facendo segnare un aumento complessivo di appena 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2003, a parità di giorni lavorativi. L'impercettibile miglioramento del terzo trimestre (+0,1/0,3% la variazione stimata nei confronti del secondo) segue a una fase di stazionarietà, a sua volta preceduta da un periodo di moderato declino. La debolezza dell'attività produttiva dell'industria italiana nei primi sette mesi di quest'anno è innanzitutto legata al notevole accumulo di scorte di magazzino registrato nell'ultimo quarto del 2003, che è stato solo parzialmente smaltito a causa di una dinamica della domanda interna rivelatasi inferiore alle attese nella prima metà del 2004. Nel secondo trimestre, in particolare, si è verificato un significativo rallentamento congiunturale nei consumi delle famiglie, mentre si è rafforzata la componente estera della domanda. La tendenza al recupero della produzione, in altre parole, ha stentato finora a manifestarsi e l'attività industriale resta caratterizzata, ai tre quarti dell'anno, da segnali contrastanti: se le esportazioni hanno ormai messo in evidenza un andamento decisamente favorevole, le vendite al dettaglio , fondamentale componente dei consumi, continuano a mostrare per contro un'evoluzione negativa. Indicazioni pressoché analoghe vengono, inoltre, dal fatturato e ordinativi delle imprese industriali, dove il fattore di traino per entrambi gli aggregati è rappresentato dalla domanda estera, mentre rimane stazionaria la componente interna. Ripresa in dubbio tra segnali contrastanti Un andamento contrastato si è manifestato negli ultimi mesi anche tra gli indicatori qualitativi: la fiducia delle imprese continua a mostrare, per esempio, un profilo altalenante, in cui si alternano comportamenti nel segno dell'ottimismo a fasi di ridimensionamento nel livello degli indici, dopo essere stati favorevolmente orientati; un'analoga evoluzione si registra, poi, nella componente delle aspettative, riguardo alla tendenza a breve sia della produzione, così come degli ordini e della domanda. E' quanto risulta dalle inchieste Isae , condotte a cadenza mensile presso un ampio campione di aziende manifatturiere, che confermano il permanere di un clima di incertezza tra gli operatori. Lo stato di salute dell'industria italiana si presenta dunque, all'avvio dell'autunno 2004, ancora mediocre. Un miglioramento nella prospettiva di breve termine è probabile, favorito dalla positiva evoluzione della domanda internazionale , ma esso avverrà con un ritmo prevedibilmente lento e graduale. A livello dei principali settori continuano, infatti, a prevalere segnali di complessiva stabilità; è in aumento, nel corso dell'estate, il numero dei settori manifatturieri in fase stazionaria, a fronte di un contenuto calo di quelli in espansione, il che confema la modestia del progresso ciclico in atto. La fase chiaramente recessiva riguarda i settori dell'elettrotecnica ed elettronica, insieme a quelli della lavorazione delle pelli, cuoio e calzature e, almeno in parte, il tessile-abbigliamento e i mezzi di trasporto. Nei primi tre quarti del 2004 il Pil italiano è cresciuto nel suo complesso più della sola attività industriale. A una domanda che si è via via rafforzata, a cominciare dalla componente estera, ha fatto da contraltare una dinamica dell'offerta pressoché stazionaria, soprattutto nei settori manifatturieri, dovuta tra l'altro al progressivo smaltimento delle ampie scorte di prodotti finiti in precedenza accumulate. Questa evoluzione sembra in linea, del resto, con i segnali provenienti dagli indici anticipatori del ciclo economico, come quelli elaborati dall'Isae, che lasciano intravedere un graduale rafforzamento della congiuntura dopo l'estate, sull'onda di una maggiore vivacità della domanda mondiale e delle attese di rilancio degli investimenti. 16 settembre 2004

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AGIonline Prezzi bloccati fino al 31 dicembre. Intesa governo-grande distribuzione (AGI) - Roma, 16 set. - I supermercati e gli ipermercati della grande distribuzione non toccheranno i prezzi fino al prossimo 31 dicembre. E' l'esito dell'accordo raggiunto, a quanto si apprende, tra le associazioni di categoria e il ministro delle Attivita' Produttive Antonio Marzano che sul carovita aveva avviato un'istruttoria (oltre a quella sul caro-benzina) gia' nei primi giorni di agosto. L'annuncio ufficiale dell'intesa, a livello nazionale, dovrebbe avvenire domani a Palazzo Chigi, al termine del consiglio dei ministri. La prossima Legge Finanziaria, come contropartita, dovrebbe contenere misure piu' flessibili sulle aperture dei negozi e sulle vendite promozionali. Nell'incontro con i rappresentanti della grande distribuzione del 6 agosto scorso, il ministro delle Attivita' produttive, Antonio Marzano, aveva chiesto "un impegno alla stabilita' dei prezzi per i prodotti di piu' largo e frequente consumo da qui al 31 dicembre di quest'anno". Tutte le categorie,aveva sottolineato, hanno risposto a questa richiesta e faranno conoscere nei prossimi giorni al ministero il loro corrispondente impegno. Marzano aveva deciso la costituzione di un tavolo tecnico con la partecipazione delle categorie dei produttori oltre a quelle della distribuzione. Al tavolo sono state coinvolte anche le Regioni per le competenze specifiche in materia di commercio. Fra le controproposte sul tavolo con la grande distribuzione, si era parlato di una proposta del ministro per una liberalizzazione dei saldi, ferme restando le attuali regole per le vendite sotto costo e una proposta per una maggior flessibilita' degli orari di vendita. Il tutto nella direzione - questa la tesi di Marzano - sia di una maggior efficienza dei mercati che della stabilizzazione dei prezzi". TGFin 16/9/2004 Supermarket: stop a rincari Intesa rappresentati categoria-governo Contro il caro-vita scende in campo anche il governo. Proprio nel giorno dello sciopero della spesa il ministro delle Attivita' Produttive, Antonio Marzano, ha raggiunto un accordo con i rappresentanti della grande distribuzione. Stop ai rincari, i prezzi rimarranno bloccati fino al 31 dicembre, questo l'esito dell'intesa. Ora, per l'ufficializzazione manca solo la firma a Palazzo Chigi del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Firma che comunque arriverà nella giornata di venerdì. I supermercati e gli ipermercati della grande distribuzione, quindi, non toccheranno i prezzi fino alla fine dell'anno. Questo è quanto è riuscito ad ottenere il ministro Marzano che sul carovita aveva avviato un'istruttoria (oltre a quella sul caro-benzina) gia' nei primi giorni di agosto. La prossima Legge Finanziaria, come contropartita, dovrebbe contenere misure piu' flessibili sulle aperture dei negozi e sulle vendite promozionali. Nell'incontro con i rappresentanti della grande distribuzione del 6 agosto scorso, Marzano, aveva chiesto "un impegno alla stabilita' dei prezzi per i prodotti di piu' largo e frequente consumo da qui al 31 dicembre di quest'anno". Tutte le categorie, aveva sottolineato il ministro, hanno risposto a questa richiesta e faranno conoscere nei prossimi giorni al ministero il loro corrispondente impegno. Marzano aveva deciso la costituzione di un tavolo tecnico con la partecipazione delle categorie dei produttori oltre a quelle della distribuzione. Al tavolo sono state coinvolte anche le Regioni per le competenze specifiche in materia di commercio. Fra le controproposte sul tavolo con la grande distribuzione, si era parlato di una proposta del ministro per una liberalizzazione dei saldi, ferme restando le attuali regole per le vendite sotto costo e una proposta per una maggior flessibilita' degli orari di vendita. Il tutto nella direzione - questa la tesi di Marzano - sia di una maggior efficienza dei mercati che della stabilizzazione dei prezzi".

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LAREPUBBLICA.it I consumatori: ha aderito l'85% degli italiani Ma gli esercenti: "L'impatto sugli acquisti è stato minimo" Sciopero spesa contro il carovita "L'euro ci è costato 52 miliardi" Ma molti hanno da tempo ridotto le spese per colpa della crisi ROMA - "Siamo qui in in piazza per dire che è ora di smettere di 'taglieggiare' le famiglie con aumenti ingiustificati: dall'entrata dell'euro sono 'passati' di mano in questo modo dai consumatori al sistema distributivo ben 52.000 milioni di euro. Siamo a circa il 4% del Pil". Elio Lannutti, Presidente di Adusbef, una delle maggiori associazioni a difesa dei consumatori, spiega così lo sciopero della spesa di oggi. E indica 'le vittime' del carovita: "Sono soprattutto le famiglie mono-reddito, quelle che hanno una entrata modesta a soffrirne, ma ormai la crisi ha colpito trasversalmente tutto il ceto medio che deve fare i conti con l'aumento incredibile del costo della spesa, ma a questo, incredibilmente, da parte del Governo non si è messo un freno ed i risultati sono visibili a tutti". E oggi almeno tre cittadini su quattro, secondo le stime delle associazioni dei consumatori, si sono astenuti non solo dall'entrare in un supermercato, in un bar, dal tabaccaio o dal barbiere, ma hanno evitato anche l'uso del telefono, sia il fisso che il cellulare, e lasciato la macchina in garage. Una protesta contro il caro-vita, la stangata d'autunno e gli stipendi che non bastano più. Un caro-prezzi, insomma, che colpisce tutti al di là delle adesioni allo sciopero, cui in realtà, rispetto alle stime, avrebbe aderito un numero inferiore di persone. Le ragioni della protesta. Lo sciopero è stato organizzato "per evidenziare l'insoddisfazione delle famiglie rispetto al caro-vita", spiegano gli organizzatori. Una protesta anche contro gli aumenti, fino al 450%, del prezzo alla produzione che, secondo la Coldiretti, frutta e verdura subirebbero nel passaggio dal campo alla tavola. Peperoni, lattuga, zucchine e melanzane avrebbero raggiunto incrementi medi al consumo di circa il 400% del prezzo con picchi che arriverebbero al 450%. "Meglio" pomodori, basilio e cicoria con aumenti più contenuti, intorno al 200-230%. Ogni mese le famiglie spenderebbero così 451 euro al mese in alimenti ma, secondo l'associazione dei coltivatori diretti, ben 217 euro (48%) andrebbero al commercio e ai servizi, 135 (30%) all'industria alimentare e solo 99 (22%) alle imprese agricole. Aumenti contestati dalla Confagricoltura che ha invece registrato prezzi alla produzione in caduta, con picchi nell'ortofrutta: lattuga (-142%), fagiolini (-137,7%), pesche e nettarine (-116,2%), ma anche pomodori (- 62%) e albicocche (-63%). Po il burro, (-10,1%), le uova (-13,3%) e il grano duro (-17,6%). Come si è svolto lo sciopero della spesa. L'Intesa dei Consumatori aveva invitato gli italiani prima di tutto a non prendere l'automobile, semmai i mezzi pubblici come metro e autobus, da preferire anche ai taxi. Poi altre indicazioni: per gli spostamenti obbligati in macchina meglio organizzarsi in gruppo in modo da usarne una sola. Evitare poi la tazzina al bar, l'uso del telefono, consentito solo per le chiamate più urgenti, come le operazioni bancarie, da fare solo se necessarie. Quanti hanno partecipato. Sulle adesioni allo sciopero ci sono delle percezioni divergenti. Secondo Intesaconsumatori, in mattinata le adesioni erano al 46% e sarebbero poi arrivate all'85% in serata. Bene il Sud e le isole, dove avrebbe partecipato il 54% dei consumatori, seguite dal Centro (45%) e dal Nord (39%). In dettaglio: nella città di Roma l'adesione avrebbe raggiunto il 56%, a Torino il 53%, a Firenze il 41%, a Milano il 43%, a Napoli il 61%, a Catania il 65%, a Bologna il 38%, a Pescara il 40%, a l'Aquila il 37%, a Bari il 50%, a Reggio Calabria il 35% e a Cagliari il 40%. E questa mattina, solo tra le 8 e le 9, si sarebbe anche avuta una riduzione del 20% del numero delle auto in strada, consentendo un anticipo dei tempi di percorrenza dai 5 ai 15 minuti rispetto i giorni scorsi. Così, almeno, a Roma, Milano, Napoli, Catania e Firenze. Dello sciopero non tutti però erano al corrente. Di buste della spesa nel centro di Roma se ne sono viste tante. Per negozi e supermercati l'effetto dello sciopero è invece minimo. Al bar e al ristorante in pochi hanno rinunciato al caffè o al pranzo, anzi i gestori, precisa Edi Sommariva, direttore generale di Fipe - Confcommercio "non si sono neanche accorti che oggi c'era lo sciopero della spesa". Una giornata come le altre anche per i grandi supermercati in cui non si è registrata alcuna variazione particolare né nel numero di clienti né nell'ammontare delle vendite. Carrefour, Auchan e Coop sono unanimi nel dire che tutto è stato più o meno normale. "Non abbiamo avuto cali" dicono i responsabili vendite della Carrefour, presente in Italia con propri ipermercati e con i supermercati Gs. Carrelli pieni anche negli ipermercati Auchan e nei supermercati Sma: "Non abbiamo registrato - sottolineano al quartier generale - nessuna particolare flessione rispetto allo scorso anno. Anzi, i clienti stanno dimostrando di apprezzare il fatto che

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ormai da anni ci stiamo impegnando in una costante politica di contenimento dei prezzi attraverso attività promozionali, linee di prodotti primo prezzo e la linea di prodotti a marchio proprio". Anche per i dirigenti della Coop "non c'è stata una grande risonanza, l'impatto dell'iniziativa è stato decisamente inferiore a quello dell'anno scorso. In qualche punto abbiamo notato un calo del 5%, ma in alcuni luoghi piove a dirotto e in altri sono finite proprio ieri le promozioni. A Roma, per esempio, le vendite registrate sono le stesse di ieri". Anche alla Rinascente, spiegano i responsabili vendite, differenze negli acquisti tra ieri e oggi "non ce ne sono state". Molti in realtà hanno ridotto i consumi all'indispensabilegià da tempo. Le abitudini di vita consigliate dalle associazioni dei consumatori per aderire allo sciopero non sono una novità per chi ha dovuto ridurre le spese a causa della crisi. "Da quando c'è l'euro, alla fine del mese non arriviamo più", lamenta la signora Adriana. "Ho comprato solo un paio di cose, quelle di cui non posso fare a meno - spiega - per il resto non sciopero solo oggi, ma anche domani". (16 settembre 2004) CORRIEREDELLASERA.it Intesa tra le associazioni del settore e il ministro Marzano La grande distribuzione blocca i prezzi L'iniziativa vale fine al 31 dicembre in tutti i supermercati e gli ipermercati su tutto il territorio nazionale ROMA - Tutta la grande distribuzione si accorda per far fronte al caro vita: prezzi bloccati nei supermercati e negli ipermercati su tutto il territorio nazionale fino al 31 dicembre. L'intesa - secondo quanto riferiscono fonti del settore - sarebbe stata raggiunta fra i rappresentanti di Ancc, Ancd, Faid e Federcom ed il ministro delle attività produttive Antonio Marzano che in questi mesi ha condotto l'istruttoria dell'iniziativa. In cambio il Governo si impegna ad inserire nella prossima legge finanziaria misure che garantiscano una maggior flessibilità sulle vendite promozionali e sugli orari di apertura degli esercizi. L'OFFENSIVA DEL GOVERNO CONTRO IL CARO PREZZI- L'offensiva del governo contro il carovita era partita ai primi di agosto, con la convocazione dei rappresentanti della grande distribuzione al ministero delle Attività produttive. In quell'occasione, il ministro Antonio Marzano aveva chiesto a supermercati e ipermercati la stabilizzazione dei prezzi dei prodotti di più largo e frequente consumo fino al 31 dicembre. Sollecitazione che la grande distribuzione, nei giorni immediatamente successivi, aveva sottoscritto a patto che venissero realizzati accordi con l'industria produttiva e rilanciando la competitività con interventi sull'Irap, sulle tariffe dei servizi, sulle vendite promozionali e sugli orari di apertura degli esercizi.Richieste, almeno in parte accolte in base all'accordo raggiunto. 16 settembre 2004

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ILSOLE24ORE.com La corsa dei listini Prezzi: intesa Governo-grande distribuzione Raggiunta l'intesa tra il ministro Marzano e la grande distribuzione: aumenti bloccati fino al 31 dicembre. L'accordo riguarda solo una parte dei prodotti, pari al 14% del volume d'affari dei centri commerciali. di Vincenzo Chierchia Intesa tra Governo e organizzazioni della grande distribuzione per raffreddare e tenere sotto controllo la dinamica dei prezzi nei supermercati e negli ipermercati almeno fino a fine anno. L’accordo preliminare ha avuto un’accelerazione dopo l’intesa analoga già sottoscritta a Torino (si veda «Il Sole-24 Ore» del 14 settembre). E domani il ministro Siniscalco sarà ad Aosta per estendere l’esperimento. L’intesa preliminare è stato raggiunta ieri sera al ministero delle Attività produttive, e oggi sarà ufficialmente siglata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, all’indomani peraltro della giornata di sciopero della spesa, svoltasi ieri e proclamata da consumatori e sindacati per protestare contro il carovita. «Dopo tre anni che il Governo diceva che non c’erano problemi, ora annuncia questo accordo: evidentemente si era sbagliato — ha commentato il segretario generale Cgil Guglielmo Epifani —.Il Governo convochi ora le parti sociali, se questo accordo funzionerà lo vedremo dopo». Il presidente della Faid, Giovanni Cobolli Gigli, spiega che protagoniste dell’intesa sono le quattro organizzazioni (Faid, Federcom, Ancc-Coop e Ancd-Conad) che rappresentano circa 15mila esercizi commerciali di piccole, medie e grandi dimensioni. L’intesa prevede il blocco dei prezzi dei prodotti a marca commerciale, vale a dire quelli che vengono venduti con il marchio delle catene distributive, e i cosiddetti "primi prezzi", ossia i prodotti con i prezzi più bassi presenti nei punti di vendita, utilizzati da supermercati e ipermercati per contrastare direttamente la minaccia degli hard discount. La quota di mercato dei prodotti a marca commerciale è del 14% per quanto riguarda il fatturato (stime AcNielsen) e del 12,1% in base ai volumi di prodotti di largo consumo venduti dalla distribuzione moderna. L’accordo ha quindi una portata limitata se si considera l’intero complesso dei prodotti in vendita nella grande distribuzione. Inoltre, da molti mesi le catene della distribuzione moderna a più riprese hanno bloccato, e per periodi lunghi, i prezzi dei prodotti a proprio marchio (Coop, Conad, Auchan-Rinascente e Carrefour, in particolare); diverse di queste iniziative si spingono già fino al 31 dicembre 2004. Si apre ora il confronto sulle "contropartite" dell’accordo per i gruppi della distribuzione. «In questa fase non stiamo chiedendo nulla in cambio — ha spiegato Cobolli Gigli —, anche se siamo certi che il Governo nelle sue azioni future prenderà in considerazione tutte quelle misure necessarie per migliorare la rete distributiva e agevolare la concorrenza». Protagoniste dell’iniziativa normativa sul commercio sono le Regioni, dopo la riforma del 1998. Il Governo dovrebbe adoperarsi per spingere le Regioni a concedere maggiori spazi alle grandi catene sullo spinoso tema delle autorizzazioni per nuovi investimenti e anche sugli orari e le vendite promozionali. Probabile anche una manovra di defiscalizzazione sull’Irap (in Finanziaria) e di agevolazione sul costo del lavoro, e l’abolizione del divieto di vendita sottocosto. La quota di mercato degli ipermercati (stime Ancc-Coop) si aggira oggi sul 12,2% mentre quella dei supermercati si attesta sul 36,4 per cento. Ai dettaglianti tradizionali fa capo una market share del 38,4% (gli ambulanti sono all’8,9%). 17 settembre 2004

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CONFCOMMERCIO.it Grazie ad un’intesa tra il ministero delle Attività produttive e le organizzazioni della grande distribuzione, fino al 31 dicembre nei supermercati e ipermercati italiani prezzi bloccati su una serie di prodotti. I supermercati “congelano” i prezzi Critiche le associazioni dei consumatori. Da domani e fino al 31 dicembre in tutti i supermercati e ipermercati italiani i consumatori troveranno i prezzi bloccati su una serie di prodotti. Giovedì, infatti, è stata raggiunta un’intesa tra il ministero delle Attività produttive e le organizzazioni della grande distribuzione Faid, Federcom, Ancd-Conad e Ancc-Coop che rappresentano quindicimila punti vendita sparsi su tutto il territorio nazionale. L’operazione riguarderà soprattutto i prodotti a marchio proprio, vale a dire quelli che riproducono l’insegna del supermercato nel quale sono venduti ma anche i cosiddetti “primi prezzi”, cioè prodotti destinati alle categorie sociali più disagiate come i pensionati, e che possono essere anche di marchi noti. Il presidente della Faid, Giovanni Cobolli Gigli, ha sottolineato che “in questa fase non stiamo chiedendo nulla ma c’è l’impegno da parte del governo di prendere in considerazione tutte quelle misure necessarie per migliorare la rete distributiva e agevolare la concorrenza del commercio”. Nello specifico, l’esecutivo starebbe studiando la possibilità d’inserire nella prossima Finanziaria maggiori flessibilità sulle vendite promozionali, sui saldi e sugli orari d’apertura. I consumatori potranno quindi contare su prezzi fermi, ma le associazioni che li rappresentano non sono soddisfatte: secondo il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, “è una provocazione per le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese”. “Per rendere credibile e accettabile un accordo del genere – ha aggiunto Lannutti - i prezzi andrebbero abbassati almeno del 10-15%, dopo che la grande distribuzione ha rapinato gli italiani con aumenti a due cifre”. “Il ministro Marzano – ha aggiunto Lannutti - non deve continuare a prendere in giro le famiglie italiane e a favorire la grande distribuzione. Sul tema dei prezzi il governo continua a non rispondere”. Anche Bruno Boco, della Uiltucs, esprime tutto il suo scetticismo: “l’iniziativa è positiva, però la sensazione è che già ci fosse un processo di contenimento, quando non di arretramento, dei prezzi”. La preoccupazione del sindacalista è anche per le eventuali contropartite sul piano dell’apertura dei negozi: “aumentare la flessibilità – ha concluso Boco - fa crescere i costi e quindi i prezzi, senza contare l’effetto sugli orari di lavoro”. 17-Sep-2004 MOVIMENTOCONSUMATORI.it Il Libro bianco sulle politiche del Governo per il contenimento di prezzi e tariffe? Pieno di niente, mentre 77 voci del paniere Istat corrono più dell’inflazione Inserita il 17/09/04 alle ore 14:07 Le Associazioni di Consumatori Indipendenti (Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori), in occasione della giornata di ieri dedicata alla mobilitazione sul problema del “carovita”, hanno redatto e inviato al Governo un “Libro Bianco”. Undici pagine “bianche”, nel vero senso della parola, per denunciare l’assoluto immobilismo del governo nel contenimento di prezzi e tariffe nel settore della concorrenza, della distribuzione commerciale, dei carburanti, dei premi r. c. auto, del costo delle locazioni, delle tariffe professionali, del costo di farmaci e cure sanitarie. Con l’aumento delle tasse locali, di interventi sul versante prezzi e tariffe se ne sarebbero potuti prendere in più settori. I dati Istat parlano chiaro: a fronte di un’inflazione media, nel 2002 pari al 2,4% e nel 2003 pari al 2,7%, le tariffe del trasporto locale sono aumentate, dal 2001 al 2003, dell’8,1% e nei primi otto mesi del 2004 di un ulteriore 5,4%. Analogamente, i servizi sanitari e quelli di raccolta rifiuti, nello stesso periodo sono aumentati anch’essi del 7,8% e di un ulteriore 3,3% da gennaio ad agosto del 2004; lotterie e scommesse del 6,6% dal 2001 ad oggi. E ancora, nei primi otto mesi dell’anno gli aumenti più significativi hanno riguardato, tra l’altro, le sigarette italiane (+12,5%), i trasporti aerei (+8,1%), le sigarette estere (+7,3%), i servizi bancari (+6,3%), i servizi postali (+5,9%), l’acqua potabile (+4,9%) e la benzina (+4,6%). Le associazioni di Consumatori Indipendenti hanno inoltre realizzato un vademecum, “50 consigli per spese convenienti” per sensibilizzare i cittadini ad adottare comportamenti di acquisto critico e responsabile, in distribuzione presso le sedi Nazionali o contattando il numero verde 800 090 176.

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TGFin 17/9/2004 Billè: l'economia è in stallo Pil nel 2004 crescerà solo dello 0,9% "Lo sviluppo continua ad essere da encefalogramma piatto" e cosi' "non si va davvero da nessuna parte". E' il grido d'allarme lanciato dal presidente di Confcommercio, Sergio Bille', che giudica la situazione economica italiana "deprimente" sia per le famiglie che per le imprese. "Proprio non ci siamo - ha detto Bille'- contrariamente alle previsioni la nostra economia continua a vivere una drammatica fase di stallo e non c'e' purtroppo almeno finora nemmeno un refolo di vento che segnali che qualcosa stia finalmente cambiando". In particolare, il presidente di Confcommercio critica il governo per non aver ancora chiarito quali saranno le politiche necessarie per rilanciare lo sviluppo. L'attesa per quello che ci e' stato preannunciato come una specie di new deal sta diventando troppo lunga e la nostra pazienza e' ormai agli sgoccioli - ha continuato - il governo si dia una mossa perche' il tempo sta scadendo". Un grido d'allarme quello del presidente che arriva a commento delle stime di crescita del 2004 della Confcommercio. Stime che vedono il Pil in crescita dello 0,9% nel 2004, mentre il prossimo anno segnera' un +1,2%. Per Confcommercio quest'anno risulteranno al palo i consumi di beni e servizi (+0,8% nell'anno in corso la spesa delle famiglie residenti e +0,9% quella delle famiglie sul territorio), come dimostra anche il consuntivo dei primi sei mesi dell'anno delle vendite al dettaglio (-2% medio da gennaio a giugno 2004 su gennaio-giugno 2003). "La tendenza ad un moderato miglioramento delle dinamiche produttive che aveva interessato il nostro paese nei mesi iniziali del 2004 sembra aver conosciuto nel terzo trimestre 2004 un'attenuazione", spiega Confcommercio che ipotizza "una crescita del pil nella media 2004 dello 0,9%, pari a meno della meta' di quanto registrato nell'Eurozona". La stima del pil 2004 deriva "dal permanere di una evoluzione abbastanza contenuta della domanda interna, soprattutto per quanto attiene alla spesa delle famiglie stimata aumentare nella media dell' anno dello 0,8%, e da una contenuta ripresa dei flussi esportativi". E anche per gli investimenti il 2004 dovrebbe configurarsi come un anno di moderato miglioramento (+2,1% nella media d'anno a fronte del -2,1% del 2003). Elementi di preoccupazione, continua la Confcommercio, potrebbero emergere nei mesi finali dell'anno in corso sul versante dell'inflazione, "la cui dinamica al consumo continua a rimanere attestata da inizio anno sul 2,3%. Anche dal lato della finanza pubblica la situazione non appare particolarmente positiva". Ecco il quadro di sintesi delle previsioni: EXPORT IN RECUPERO: In media d'anno la crescita dell' export e' stimata nell'ordine del 3,8%. DOMANDA FAMIGLIE NON ACCENTUATA: dovrebbe continuare ad evidenziare una dinamica non particolarmente accentuata con una crescita stimata dell'1%, con un tasso piu' contenuto per la componente relativa ai beni, in conseguenza non solo di un moderato aumento dei redditi (da lavoro e finanziari), ma anche del presumibile permanere della pressione fiscale sui livelli attuali e dell'effetto petrolio. CRESCITA MERCATO LAVORO CONTENUTA: i livelli occupazionali dovrebbero risultare abbastanza contenuta (+160 mila unita') e legata soprattutto all'espansione dell'occupazione nelle piccole e medie imprese dei servizi. INFLAZIONE 2005 ALL'1,9%: e' presumibile che il prossimo anno la crescita dei prezzi al consumo si attesti nella media sull'1,9%. - DUBBI SU TENUTA CONTI PUBBLICI: la minor crescita ed una minor efficacia delle misure di contenimento della spesa corrente, rispetto a quanto previsto dal Governo, potrebbero determinare un rapporto deficit/PIL superiore al 2,7% ad oggi indicato per il prossimo anno. COSTI IMPRESE IN CRESCITA: gli aumenti registrati nella media dei primi sette mesi del 2004 rispetto all'analogo periodo 2003 dalle singole voci applicate a questa struttura di costi portano ad individuare una crescita media del 2,7% dal lato dell'input. Considerando che l'inflazione al consumo per la componente relativa ai beni nel periodo gennaioþluglio 2004 rispetto a gennaioþluglio 2003 e' stata dell'1,9% "e' evidente che le imprese commerciali hanno operato una compressione dei margini".

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BRESCIAOGGI.it Venerdì 17 Settembre 2004 Ipermercati, negozi, benzinai: nessuno ha risentito a fine giornata della protesta annunciata dai consumatori Spesa, «sciopero» senza effetti Filippini: «Però la gente è stata sensibilizzata. E ora passi concreti» Ipermercati, tabaccai, distributori... Nessuno se n’è accorto. O quasi. Lo «Sciopero della spesa» proclamato dalle quattro associazioni di Intesaconsumatori non ha sortito a Brescia risultati concreti. Nessuno ha rinunciato agli acquisti. Ma le associazioni dicono che il vero obiettivo non era boicottare la spesa per un giorno bensì sensibilizzare alle questioni del carovita. E su questo fronte «è andata benissimo». In ogni caso, «i risultati concreti si vedranno a consuntivo nei prossimi giorni», dice Diego Volpe Pasini, responsabile del Codacons nostrano che ha indetto lo sciopero insieme a Adusbef, Federconsumatori e Adoc. Per Pasini è importante che l’informazione ci sia stata, e soprattutto «abbiamo riscontrato un vasto interesse - aggiunge -. Il numero di chi ha condiviso la nostra protesta è enorme, a riprova che la situazione è critica e l’attenzione dei consumatori altissima». Volpe Pasini non azzarda cifre, tuttavia secondo un primo dato empirico «l’influenza maggiore dello sciopero si è avuta sui supermercati delle grandi catene». E siccome «anche nei discount non c’è più la convenienza straordinaria di una volta, ne hanno risentito anche loro». La valutazione della controparte, però, è molto diversa. «Non abbiamo registrato nessuna particolare flessione nè a Brescia nè in alcuno dei 38 ipermercati che abbiamo in Italia», dicono dall’ufficio relazioni esterne di Auchan. E in perfetta sintonia, «nessun calo, nei nostri supermercati i clienti sono venuti come tutti i giorni», confermano da Esselunga. Solo il responsabile della Coop di via Corsica valuta un calo di affluenze «molto molto limitato», anzi «poco rilevante» e, come dire, «non un particolare calo di affluenza». Ma non è stato raccolto neanche l’invito ad evitare i distributori. Per l’Agip di via Dalmazia è stata un giornata «normale». Al distributore (stessa società) di via S. Rocchino neanche si sono accorti dello sciopero: «Vedremo alla chiusura della giornata ma non pensiamo di aver perso qualcosa». Pure alla Esso sulla tangenziale Sud, quella in fondo tra le uscite di S. Eufemia e Rezzato, a fine giornata possono dire che «non c’è stato nessun calo di vendite». I consumatori, va da sè, si sono tenuti tutt’altro che lontani pure da sigarette e affini. «Non abbiamo assolutamente risentito dello sciopero - ripetono dalla Tabaccheria del tribunale di via Moretto -, anzi mi pare che le abbiano comprate a stecche, le sigarette». E Morena Dal Ben fa eco da via S. Faustino quando dice: «Non ho notato differenze, mi è sembrata una giornata come un’altra». E però, tutto era messo in conto da Fausto Filippini, responsabile provinciale di Federconsumatori. «Non abbiamo ancora le cifre - precisa - ma è andata più che bene, abbiamo distribuito volantini, sentito commenti... iniziative come questa hanno un impatto emotivo di condivisione, poi non si concretizzano in comportamenti». Una giornata «simbolica», insomma. Tanto «lo sciopero della spesa è difficile, non si può pretendere che la gente digiuni, il giorno prima o quello dopo dovrà pur comprare il necessario e quindi non cambia niente». A Filippini importa la «sintonia tra la proposta e il sentire della gente». E tuttavia pensa che alla protesta debbano pur seguire azioni più decise e concrete. Lui, per Brescia ne ha pronte tre. La prima è scegliere altri tre o quattro centri della provincia dove fare le rilevazioni dei prezzi Istat già in vigore nel capoluogo. Potrebbe nascerne un «interessante confronto di dati». La seconda proposta è rivolta alla Provincia e punta alla creazione di un osservatorio «politico» per valutare gli aumenti dei prezzi e «incalzare le categorie perchè diano conto dei rincari». Infine, Filippini vorrebbe vedere realizzata l’idea della tracciabilità del prezzo, come accade con il Mercato equo e solidale «che dà conto di quello d’origine». Sarebbe uno strumento «utile per capire comportamenti speculativi». Utopie? «Non sono obiettivi fuori portata, se a Brescia le associazioni saranno più unite e andremo meno in ordine sparso». Mimmo Varone

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MDC-MOVIMENTODIFESADELCITTADINO.it Prezzi&Tariffe Grande distribuzione: accordo per prezzi fermi fino a 31 dicembre. In cambio governo garantirà flessibilità su saldi e orari negozi – Le reazioni delle associazioni dei consumatori – Le reazioni delle imprese 17/09/2004 - Prezzi bloccati nei supermercati e negli ipermercati del circuito della grande distribuzione su tutto il territorio nazionale fino al 31 dicembre. L'accordo è stato raggiunto ieri fra i rappresentanti di Ancc, Ancd, Faid e Federcom ed il ministro delle attività produttive Antonio Marzano che in questi mesi ha condotto l'istruttoria dell'iniziativa. In cambio il Governo si impegnerà ad inserire nella prossima legge finanziaria misure che garantiscano una maggior flessibilità sulle vendite promozionali e sugli orari di apertura degli esercizi. LE REAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI INTESACONSUMATORI Accordo è provocazione. Per Lannutti, supermercati abbassino prezzi del 10-15% L'accordo raggiunto dal ministro delle Attività produttive Antonio Marzano con la grande distribuzione per il blocco dei prezzi fino al 31 dicembre "é una provocazione per le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese". Questo il commento di Elio Lannutti (Adusbef-Intesaconsumatori), secondo cui "per rendere credibile e accettabile un accordo del genere i prezzi andrebbero abbassati almeno del 10-15%, dopo che la grande distribuzione ha rapinato gli italiani con aumenti a due cifre". "Il ministro Marzano - è l'invito di Lannutti - non deve continuare a prendere in giro le famiglie e a favorire la grande distribuzione". A giudizio del rappresentante dei consumatori, infatti, "su questi temi il governo non sta rispondendo, soprattutto in un giorno come questo, in cui si è registrata un'adesione straordinaria allo sciopero della spesa ADICONSUM “Accordo positivo ma ratifica ciò che è già in atto. Ora convocare conferenza Stato-Regioni-consumatori su mancata riforma commercio”. “Abbiamo chiesto al Governo una terapia d’urto su prezzi e tariffe per evitare una ripresa dell’inflazione in autunno. Terapia d’urto che deve essere accompagnata da interventi strutturali che assicurino una maggiore concorrenza - come distributori presso i supermercati, superamento dei saldi e della cosiddetta legge sul sottocosto - per evitare i picchi di aumenti di gennaio.” A dichiararlo, dopo l’accordo Marzano -Grande Distribuzione è Paolo Landi Segretario generale di Adiconsum. “Soprattutto è necessario – prosegue Landi - che il Governo, come richiesto da nove associazioni dei consumatori nella lettera inviata a fine agosto, convochi una conferenza Stato-Regioni-consumatori per fare il punto sulla mancata riforma del commercio e per rimuovere tutte quelle barriere che ostacolano la modernizzazione della nostra distribuzione”. Sull’accordo realizzato Adiconsum sottolinea tre esigenze: • portare la scadenza al primo semestre del 2005 per evitare i picchi di aumento che si verificano su

gennaio • impegnare concretamente il Governo a convocare la conferenza Stato-Regioni-consumatori sulla riforma

del commercio • ricercare sull’accordo anche l’adesione del centro marca che implicherebbe un impegno anche delle

maggiori aziende produttrici italiane. A inviare il documento, consultabile sui vari siti Web delle nove associazioni firmatarie, sono state Adiconsum, Altroconsumo, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori. LEGA CONSUMATORI-ACLI “Rimedio inefficace per rilancio consumi e preoccupazione per contropartite operatori commerciali. Ampliamento orari negozi solo una pseudosoluzione” “L’annunciato blocco dei prezzi nei supermercati è illusorio e non risponde a verità”. Questa l’opinione della Lega Consumatori all’intesa fra governo e grande distribuzione per un arginare il caro vita. “Si tratta di iniziative prevalentemente di facciata – si legge in un comunicato - incapaci di incidere con efficacia sulla struttura della crisi dei consumi. Infatti, il blocco dei prezzi non riguarda l’intero complesso dei beni dei supermercati ma soltanto i prodotti di marca commerciale posti in vendita per scopi di fidelizzazione del cliente”. La Lega ritiene che “l’accordo con il governo è di portata limitata, incide solo sul 12% dei prodotti di largo

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consumo dei supermercati e per altro ripete le misure gia adottate precedentemente dalla grande distribuzione per contrastare la concorrenza dei discount”. Le associazioni dei consumatori sono invece preoccupate delle contropartite chieste insistentemente dagli operatori della distribuzione e che le istituzioni sembrano disposti ad accogliere. Esse non vanno incontro agli interessi dei consumatori e a quelli di loro che la quarta settimana si trovano con le tasche vuote, semplicemente è loro offerta la possibilità di contemplare vetrine illuminate per più ore durante il giorno e la settimana. “Per non parlare poi della pseudosoluzione dell’ampliamento degli orari dei negozi” afferma Pietro Praderi, Presidente Nazionale Lega Consumatori “La flessibilità degli orari può essere una misura positiva se mirata a categorie e servizi (es, farmacie) estenderla acriticamente dalle ore 5 del mattino a mezzanotte pone problemi seri di sicurezza e sopra tutto il dilagare delle aperture domenicali aggrava la condizione famigliare dei negozianti e dei dipendenti costretti a sacrificare già oggi, spesso anche il natale”. “La domenica” continua Pietro Praderi “anche in termini culturali deve restare un momento di raccoglimento e di accesso ai valori relazionali, artistici, spirituali, e non un ulteriore momento di consumismo acritico e addomesticante. Ecco perché chiediamo alle associazioni rappresentative dei commercianti l’apertura al dialogo per un obiettivo comune: la difesa della famiglia”. ALTROCONSUMO Accordo beffa, prodotti già in calo 4% I prodotti oggetto dell'accordo per il blocco dei listini, i cosiddetti "primi prezzi" hanno già registrato negli ultimi mesi una tendenza alla diminuzione, con un calo dall'ottobre 2002 ad oggi del 4,1%. E' quanto calcola Altroconsumo, boccia così l'intesa annunciata oggi a Palazzo Chigi e registra per oltre il 77% dei prodotti in esame una flessione di prezzo fino al 20%. Per l'associazione dei consumatori l'accordo cancella quindi "in un colpo solo le reali possibilità di flessione dei prezzi su questo tipo di prodotti. Oltre al danno la beffa: alla fine del periodo di blocco, tra pochi mesi, la grande distribuzione avrà un formale lasciapassare per aumentarli". Altroconsumo rinnova quindi la sua lista di priorità per fronteggiare il carovita a partire da una "deregulation del commercio (con saldi e orari di apertura liberi)". LE REAZIONI DELLE IMPRESE Federdistribuzione (FAID): forte volontà su blocco prezzi. Intesa su prodotti marchio proprio in 15mila punti vendita. Il presidente della Faid, Giovanni Cobolli Gigli, spiega più in dettaglio i termini dell'intesa sul blocco dei prezzi dei prodotti a marchio proprio in ipermercati e supermercati. L'intesa, illustra Cobolli Gigli, "prevede il blocco dei prezzi a marchio proprio (vale a dire quelli che riproducono proprio l'insegna del supermercato nel quale sono venduti, ndr) e i primi prezzi, in cui rientrano prodotti che vanno incontro a categorie sociali più disagiate, come i pensionati, e che possono essere anche di marchi noti". Faid, Federcom, Ancc e Ancd, che hanno aderito all’intesa sono associazioni che rappresentano circa 15mila esercizi commerciali di piccole, medie e grandi dimensioni. Confesercenti manifesta indignazione per esclusione da accordo La Confesercenti è "indignata" per l'esclusione dall'incontro con il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, per l'accordo sulla grande distribuzione: lo ha detto il suo presidente nazionale, Marco Venturi, che ha precisato: "Scriveremo una lettera di protesta al presidente del Consiglio per sottolineare questa esclusione ingiustificata. Abbiamo fatto due incontri - ha detto il presidente nazionale di Confesercenti - e al terzo incontro le associazioni dei commercianti sono state escluse”. CIA: insufficiente e parziale l’intesa governo-grande distribuzione. Basta con gli interventi sporadici. Una politica globale contro i rincari “Un’ iniziativa insufficiente e parziale che non risolve il problema”. E’ questo il commento del presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito all’intesa tra il governo e la grande distribuzione per bloccare fino al prossimo 31 dicembre i prezzi di alcuni prodotti e di quelli “a marchio proprio”. “Crediamo -ha aggiunto Politi- che questo accordo sia un semplice palliativo e, oltretutto, dimostra che all’interno dello stesso governo sulla questione del ‘caro-prezzi’ vi siano opinioni diverse e azioni che sono completamente disarticolate. Insomma, una confusione e un’incapacità nell’affrontare un problema sempre più pressante che sta provocando forti riflessi negativi sui consumatori alle prese, ormai da tempo, con rincari vertiginosi e spesso ingiustificati”. “Inoltre, l’accordo con la grande distribuzione -ha affermato Politi- ci lascia perplessi in quanto non capiamo quale ruolo debba avere l’agricoltura nella ‘catena’ che dovrà portare ad un blocco dei prezzi. Ci chiediamo: ai produttori agricoli verranno ulteriormente ridotti i prezzi che già sono a livelli bassi e fuori da ogni logica di mercato? Se così fosse, il nostro dissenso sarebbe totale. Un’altra domanda: nell’accordo perché non prevedere per i prodotti ortofrutticoli il doppio prezzo (quello pagato al produttore e quello al consumo) esposto sugli scaffali dei supermercati?”. HC 2162 - 2004 MDP

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GIORNALEDIBRESCIA.it Con l’introduzione della «Bossi-Fini» sono diventati 105mila i regolari nel Bresciano Stranieri, un fiume di pratiche Tra permessi, rinnovi e ricongiungimenti sono circa 90mila l’anno Anna Della Moretta Trecento pratiche al giorno, oltre settemila al mese, poco meno di novantamila l’anno. Il piazzale e i corridoi della Questura di via Botticelli sono tra i luoghi bresciani nei quali la multiculturalità balza più all’occhio. Un pellegrinaggio costante e continuo che, dopo l’entrata in vigore della «Bossi-Fini», ha assunto dimensioni numericamente molto significative. Anche per le presenze di stranieri regolari che, nel Bresciano, sono diventati 105mila grazie ai 20mila permessi concessi con la «sanatoria». Il permesso: questa è la parola chiave dell’intera vicenda. Un permesso da ottenere, da rinnovare o da prorogare che costringe gli stranieri a telefonare, a fissare appuntamenti, ad attendere ore e ore all’aperto. Ma anche a perdere la pazienza davanti agli sportelli quando per un documento mancante si deve ricominciare da capo, quando si hanno difficoltà a comprendere una lingua, delle regole. Insomma, una burocrazia rigida e, a tratti, contraddittoria. E di pazienza si devono armare anche gli agenti della Polizia di Stato che ogni giorno, agli sportelli, devono mettersi in rapporto con mondi diversi: dieci, venti, cinquanta provenienze differenti, altrettanti idiomi, altrettanti modelli di comportamento. Agenti che, negli ultimi mesi, hanno ricevuto un sostanziale rinforzo con l’assunzione di 25 interinali, destinati a far fronte all’immane mole di documenti, timbri, foto da vagliare e controllare. «In questi giorni stiamo stampando le istanze di rinnovo del permesso di soggiorno presentate entro il 5 settembre ed abbiamo organizzato il lavoro in modo tale che non vengono fissati nuovi appuntamenti per la consegna della documentazione prima di aver terminato l’analisi e la consegna di buona parte del lavoro già presente negli uffici. Questo significa che inizieremo a fissare gli appuntamenti per il rinnovo dei permessi di soggiorno agli stranieri che risiedono nel Bresciano dopo il 26 settembre, mentre per quelli che giungono da altre questure dopo il 14 ottobre», spiega Tiziana Cencioni, dirigente dell’Ufficio stranieri della Questura. «Mi sembra che i tempi di attesa siano ragionevolmente contenuti, se si pensa che siamo una delle questure con un numero consistente di pratiche da esaminare - aggiunge Cencioni -. Un esempio: a Treviso i permessi vengono consegnati dopo otto mesi, a Roma si supera l’anno e a Milano sei mesi». Per i ricongiungimenti famigliari, invece, non vengono fissati nuovi appuntamenti fino al 30 settembre, perché fino ad allora gli uffici saranno impegnati ad esaminare e a consegnare i decreti già in loro possesso, la cui certificazione è stata presentata entro il 30 luglio. Questo significa, in concreto, che fino al 30 settembre il numero al quale si deve telefonare per fissare l’appuntamento per la consegna della documentazione richiesta per il ricongiungimento famigliare resterà staccato: chi telefona troverà sempre occupato, oppure non riceverà risposta, ma non perché non ci sia nessuno, ma per una precisa scelta organizzativa dell’ufficio. Vero è anche che le nuove norme prevedono l’istituzione dello Sportello unico per l’immigrazione, con sede in Prefettura, sportello che, tra gli altri, avrà il compito di ricevere, esaminare e riconsegnare le pratiche per il ricongiungimento famigliare. Una bella fetta di lavoro, dal quale verrebbe sgravata la Questura ma, al momento, non si sa quando l’idea dello sportello potrà concretizzarsi. Perché, al di là delle questioni ideologiche, il tema di fondo è quello economico: per rendere operativo il decreto ministeriale con il quale è stata corretta una parte della «Bossi-Fini» dopo i rilievi della Corte costituzionale, servono oltre quattro milioni di euro. Nel dettaglio, due milioni e 400mila euro per la creazione del Centri di accoglienza temporanea e un milione e 700mila euro per organizzare il lavoro dei giudici di pace che dovranno decidere se confermare o meno l’arresto dello straniero che, pur non avendo il permesso di soggiorno, non aveva lasciato il nostro Paese. I nodi attuativi, dunque, sono ancora tutti da sbrogliare. L’attesa deve essere, comunque, operativa. E, dunque, trecento persone ogni mattina, dal lunedì al sabato, affollano gli spazi a piano terra della Questura per ottenere documenti preziosi per condurre in Italia una vita «quasi» normale. A queste, si devono aggiungere quelle che, vivendo e lavorando in provincia, si rivolgono agli sportelli decentrati presenti in 43 comuni: si tratta, in questo caso, di un totale di 1.200 pratiche ogni dieci giorni che vengono recapitate in via Botticelli. Le restrizioni introdotte dalla «Bossi-Fini» impongono, tuttavia, un numero di peregrinazioni in questura che, spesso, porta all’esasperazione. «È un’umiliazione, dover tornare ogni anno qui e dimostrare che esisto, che voglio lavorare e che ho una casa decente in cui vivere», spiega Fatima. E cinquecento persone ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, si accalcano per ritirare i preziosi fogli di carta. Venerdì 17 settembre 2004

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GIORNALEDIBRESCIA.it Sono 23.200 gli stranieri che hanno eletto a domicilio Brescia, il 32% in più di quanti erano registrati al 1° gennaio del 2003 Il 12% dei residenti in città parla un’altra lingua Pierpaolo Prati Erano 20.372 il 31 dicembre del 2003. A otto mesi di distanza sono quasi 3.000 in più: sono 23.200. Tanti gli stranieri che hanno fissato la loro residenza in città negli ultimi otto mesi: 13.064 di questi sono maschi, 10.186 femmine. Insieme rappresentano il 12 per cento dell’intera popolazione cittadina: una fetta di società sicuramente ampia. Stando ai sociologi, anche troppo. Per loro, infatti, la soglia entro la quale l’integrazione avviene senza problemi e la convivenza è una realtà non traumatica si attesta tra l’8 e il 10%, non oltre. Attorno al 14%, invece, si attesta l’incremento negli ultimi otto mesi della popolazione straniera residente. Una crescita importante, nulla però a confronto con quella alla quale la città ha assistito dal 1° gennaio del 2003 ad oggi. Dai 15.851 di venti mesi fa, si è passati ai 23.200 di oggi: l’incremento è stato del 32%. Tornando agli ultimi otto mesi e approfondendo lo studio sui movimenti della popolazione straniera è da sottolineare come non ci sia equilibrio tra arrivi e partenze. A fronte di 2.471 nuovi ingressi dall’estero, infatti, negli ultimi otto mesi si sono registrate 77 partenze per l’estero. Chi arriva, insomma, rimane e, se non a Brescia, quanto meno in un altro comune della Repubblica. Se la Leonessa ha acquistato da gennaio ad oggi 1.022 nuovi residenti provenienti da altre municipalità italiane, è altrettanto vero che ne ha ceduti 960 raggiungendo più o meno la parità di bilancio. Leggendo tra le cifre si scopre inoltre che tra i partenti si annoverano anche tutti coloro che hanno perso il loro status d’immigrati pur rimanendo in città. Negli otto mesi in oggetto sono 43 le persone che hanno acquisito cittadinanza italiana. A comporre il saldo, che come detto è ampiamente attivo, c’è anche un buon numero di fiocchi rosa e azzurri. Da gennaio sono nati 424 nuovi residenti: la cosa singolare è che 181 di questi siano venuti alla luce nel solo mese di luglio. Il gruppo dei piccoli va ad ingrandire il sottoinsieme dei minorenni di origine straniera residenti in città. Il loro arrivo, con la registrazione di altri 198 ragazzi, ha portato questa «flotta» a passare dalle 4.355 unità di gennaio alle 4.977 di agosto. Non incide sul saldo arrivi partenze, se non in minima parte, il numero dei morti: in otto mesi sono stati 8 gli stranieri defunti. Tra questi una sola donna. Venerdì 17 settembre 2004 MDC-MOVIMENTODIFESADELCITTADINO.it Primo Piano Le grandi aziende di marca aderiscono all’accordo della grande distribuzione. I prodotti a prezzo bloccato salgono dal 12% al 60%. MDC esprime un giudizio positivo ma giudica ingiustificata la soddisfazione di un Governo inerte. 17/09/2004 - Nelle ultime ore si è appreso che le grandi aziende di marca aderenti a Centromarca hanno deciso di aderire all’accordo della grande distribuzione. In tal modo il blocco dei prezzi non riguarderà soltanto i prodotti a marca Coop, Conad etc ma anche i prodotti delle grandi aziende che si impegnano così a bloccare i listini fino a Dicembre. L’accordo verrà illustrato nei prossimi giorni anche alle associazioni dei consumatori. MDC: “L’ADESIONE DELLE GRANDI AZIENDE DI MARCA ALL’ACCORDO ALLARGA SIGNIFICATIVAMENTE LA POSSIBILITA’ DI RISPARMIO DELLE FAMIGLIE” “La notizia dell’adesione di Contromarca all’accordo della grande distribuzione rafforza significativamente gli effetti positivi dell’accordo raggiunto dalle catene” afferma Antonio Longo Presidente del Movimento Difesa del Cittadino. In questo modo le famiglie potranno essere sicure di prezzi stabili nei prossimi mesi, non più per il 12% dei prodotti di largo consumo, come prevedeva l’accordo siglato ieri, ma per oltre il 60% dei prodotti presenti negli scaffali della grande distribuzione. Il Movimento Difesa del Cittadino comunque ritiene assolutamente ingiustificata la soddisfazione del Presidente de Consiglio e del Ministro delle Attività Produttive per questo accordo, considerato che si sono limitati a fare da notai ad accordo concluso.

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ANSA.it Contro il caro prezzi una mappa del risparmio ROMA - Le spese all'outlet e al discount, la lavatrice e il telefono usati di notte, i medicinali generici, la benzina solo al self service, la lavanderia rigorosamente mono-prezzo, i viaggi esclusivamente last minute, prenotati su Internet e con compagnie low cost. Fino ai telefonini e alle auto a basso costo. La crisi economica e l'impennata dei prezzi hanno sconvolto le abitudini d'acquisto di tanti italiani, decisi a condurre una vita all'insegna del risparmio senza pero' rinunciare a cio' che desiderano. E cosi' hanno fatto breccia strutture innovative come gli outlet e i discount per gli acquisti di tutti i giorni e si sono fatti largo comportamenti nuovi nella fruizione dei servizi. Tanto che e' ormai possibile tracciare una mappa per la sopravvivenza del consumatore-tipo con molte tentazioni, ma dal budget limitato. Una sorta di manuale di tecniche difensive contro il caro-prezzi. Partendo dal classico paniere Istat, che rappresenta piu' o meno tutto cio' su cui spende la famiglia standard, l'inchiesta dell'Ansa mette a confronto per le varie voci il prezzo medio di riferimento e quello che possono spuntare i maniaci del low cost: il risultato e' un risparmio anche del 50%. - ALIMENTARI E BEVANDE. Questo e' uno dei settori dove piu' facile e' trovare occasioni di risparmio. In particolare sono gli hard discount a offrire gli sconti piu' consistenti, con risparmi che, anche secondo una recente indagine di Altroconsumo, si aggirano sul 20-30% rispetto a un supermercato tradizionale, dove si puo' comunque spendere meno puntando sui prodotti a marchio proprio e sui cosiddetti 'primi prezzi'. - BEVANDE ALCOLICHE E TABACCHI. Per quanto riguarda le prime vince ancora la grande distribuzione, mentre per le seconde c'e' poco da fare, il prezzo e' uguale ovunque: a meno di privilegiare marche nazionali, che costano meno di quelle estere. - ABBIGLIAMENTO E CALZATURE. Il periodo dei saldi, quando i ribassi vanno in genere dal 20 al 40% e' il piu' indicato per lo shopping. Ma anche i nuovi outlet sono assai convenienti: in genere il risparmio e' del 30% rispetto alle normali boutique, ma si possono trovare articoli di campionario ancora piu' economici. Quanto alla pulizia dei capi, tassativo affidarsi a lavanderie automatiche o a quelle che praticano il mono-prezzo. - ABITAZIONE, ACQUA, ELETTRICITA', COMBUSTIBILI. Spendere meno sulla casa, a parte un generico comportamento improntato al risparmio con pochi sprechi e molta attenzione, e' difficile. Per abbassare i consumi elettrici, tuttavia, sono state da poco lanciate le tariffe biorarie, che consentono risparmi fino a 48 euro l'anno privilegiando per l'uso di elettrodomestici la notte e i week end, ma per ora sono limitate solo ad alcune categorie. - MOBILI, ARREDAMENTO, SERVIZI PER LA CASA. Con gli elettrodomestici a basso consumo energetico un piccolo risparmio e' assicurato, mentre nei servizi per la casa (in cui rientrano detersivi e quant'altro) e' di rigore scegliere il discount. - SERVIZI SANITARI E SPESE PER LA SALUTE. La svolta e' arrivata con i farmaci generici, medicinali con lo stesso principio attivo e la stessa efficacia terapeutica di quelli 'griffati', ma con un costo inferiore del 20-30%. - TRASPORTI. E' da questo settore che chi ha deciso di vivere al risparmio trae le maggiori soddisfazioni. Il concetto di low cost e' nato proprio qui: basti pensare ai voli o alle tratte marittime a 1 euro, ma anche ai biglietti ferroviari scontati se il viaggio avviene in determinati giorni della settimana. Da poco e' stata lanciata sul mercato l'automobile low cost, con un costo di appena 5mila euro. Risparmi sono possibili anche alla pompa di benzina: chi vive low cost si serve solo al self service, dove spende circa il 2% in meno. - COMUNICAZIONI. Le offerte delle compagnie telefoniche consentono risparmi di ogni tipo a seconda dell'orario della telefonata, ma esiste anche la possibilita' di telefonate del tutto gratuite in alcuni momenti della giornata. Il low cost ha fatto breccia anche qui, con videofonini e telefonini piu' spartani ma anche piu' economici, a prezzo dimezzato. - RICREAZIONE, SPETTACOLI, CULTURA. Il cinema a meta' prezzo in alcuni giorni e orari, le promozioni di libri o i libri tascabili (a volte costano anche la meta' rispetto all'edizione a copertina rigida), la lettura online dei giornali: sono queste solo alcune delle possibilita' di risparmio. In questo settore figurano anche le vacanze: il sistema migliore per andare dove si vuole spendendo meno e' quello di scegliere i periodi di bassa stagione, oppure puntare sulle offerte last minute. - ISTRUZIONE. Chi vive low cost ovviamente privilegia la scuola pubblica a quella privata. Ma si salvano parecchi soldi anche scegliendo quaderni, penne e zaini della precedente stagione, in vendita negli outlet.

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- ALBERGHI, CAFFE', RISTORANTI, BAR. Per gli alberghi vale il ragionamento della bassa stagione o del last minute, mentre per gli altri esercizi le occasioni di risparmio sono limitate. - ALTRI BENI E SERVIZI. In questo capitolo rientrano per esempio le assicurazioni. Scegliere le compagnie che operano su Internet o telefonicamente in genere consente qualche risparmio. Ecco, in una giornata di acquisti tipo, il risparmio di chi ha scelto di vivere low cost. Su un paniere ideale di 10 beni e servizi nei negozi 'giusti' e sapendo scegliere si puo' spendere circa la meta' di quanto si sborserebbe in condizioni normali. ================================================================ PRODOTTO PREZZO NORMALE PREZZO LOW COST ---------------------------------------------------------------- Spesa settimanale 100 70 Jeans 110 77 Farmaco antidolorifico 9,30 6,40 Notte in hotel 3 stelle 75 56 Biglietto cinema 7,50 5 Biglietto aereo Roma-Parigi 240 80 Benzina (un pieno) 58,35 57,30 Libro 16 5 Telefono cellulare 500 250 Lavaggio maglione 6 4 ================================================================ Totale 1.122,15 610,70 19/09/2004 AGIonline Banche: artigiani Mestre, cresce indebitamento famiglie (AGI) - Roma, 18 set. - S ono le famiglie del Nord ad avere piu' "sospesi" con le banche: prima in classifica, contro una media nazionale di 10 mila 984 euro, e' la provincia di Bolzano con 19 mila 451 euro di indebitamento medio per famiglia, seguita da Milano (16 mila 478 euro), da Rimini (15 mila 731 euro) e da Trento (15 mila 294 euro). Ultima Vibo Valentia con 4. 633 euro, preceduta da Avellino (4.701 euro) e da Isernia ( 4.835 euro). Questa la 'fotografia' dell'Ufficio Studi della CGIA di Mestre per descrivere la relazione tra le famiglie italiane e gli istituti di credito. Tra le primissime posizioni di questa particolare classifica, molte province del "profondo Nord" come Lodi ( 5° posto con 14.776 euro), Modena (8° posto con 14.331 euro), Treviso (9° posto con 14 mila 235 euro), Reggio Emilia (10° posto con 14.108 euro di debito medio famigliare), etc. Una classifica dettagliata, dunque, che diventa ancor piu' significativa quando si osservano le situazioni regionali. E cosi' a conferma del podio delle graduatorie provinciali, a condurre le fila e' il Trentino Alto Adige con una media di 17 mila 262 euro di impieghi per famiglia, seguito dalla Lombardia (14 mila 350 euro), dall'Emilia Romagna ( 13 mila 248 euro), dal Lazio (con 12 mila 957 euro di indebitamento medio per famiglia) e dal Veneto (12 mila 866 euro). Questo il panorama aggiornato al 31 marzo 2004 con il Molise fanalino di coda (cinquemila 774 euro), penultima la Calabria (cinquemila 853 euro), e terzultima la Basilicata con cinquemila 936 euro. Cifre che corrispondono praticamente alla meta' della media nazionale regionale e quantificata dalla Cgia di Mestre in 10.984 euro (+ 11,6% rispetto al 2003). 181824 SET 04

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CORRIEREDELLASERA.it Compere nel Gs di via XXI aprile a Roma E la spesa senza grandi marchi costa la metà Un sabato pomeriggio con due carrelli: stesse scelte, ma nel primo prodotti «firmati», nel secondo gli articoli meno cari ROMA - Sabato pomeriggio, spesona con la famiglia al supermercato. Prendiamo il carrello. Anzi due carrelli in cui mettiamo gli stessi 40 prodotti: pasta, detersivo, prosciutto, zucchine, latte e tutto quello che ci serve per tirare avanti qualche giorno. Nel primo mettiamo gli articoli della linea «primo prezzo», quelli che vengono meno per intendersi. Nell’altro gli stessi articoli ma senza farci tanti problemi di soldi. Anzi, scegliendo proprio quelli più cari, perché a cena abbiamo amici e vogliamo fare la nostra figura. Quando arriviamo alla cassa la differenza si sente: per il primo carrello spendiamo 92 euro e 78 centesimi, per il secondo 162 euro e 59 centesimi. Quasi il doppio. Per ogni prodotto, il supermercato Gs di via XXI Aprile, in una zona semicentrale di Roma, indica con un cartellino quello che costa meno. Quasi sempre sono al piano più basso dello scaffale, praticamente invisibili se c’è gente e si gira con il carrello. Nascosti, si direbbe. Perfettamente ad altezza occhi e perfettamente a portata di mano, invece, ci sono i prodotti di marca. La birra Heineken da 1,39 euro a lattina non la Facter, che viene 29 centesimi e per scovarla bisogna mettersi in ginocchio. Sono i piccoli segreti del mestiere che un direttore di supermercato non vi confesserà nemmeno sotto tortura. Come il trucco del sale o dello zucchero che quando li cerchi non li trovi mai. Non è un caso. Li mettono scientificamente in zone poco visibili, così a furia di cercarli e di girare tra gli scaffali qualcos’altro nel carrello ci finisce. Nel Gs di via XXI Aprile il sale è in un angolo nascosto, lo zucchero dietro una colonna in mezzo ai surgelati. Anche il reparto delle offerte, quello con gli articoli più diversi allineati sullo stesso scaffale, non è proprio visibile. Bisogna passarci apposta. Cominciamo la spesa e partiamo dai pomodori pelati. Quelli Gs vengono 29 centesimi al barattolo, i Cirio 72. Più del doppio. Passiamo alla pasta: gli spaghetti Pallante sono in confezione da un chilo a 49 centesimi. La stessa quantità di De Cecco (due pacchi) viene un euro e 74. Più del triplo. In tempo di guerra dei prezzi il modo per difendersi c’è. Basta perdere (perdere?) un po’ di tempo, guardare con attenzione le etichette, non buttare nel carrello la prima busta che capita a tiro. E chiedere al palato qualche rinuncia. Anche perché ci sono rinunce che non sembrano così difficili. Le normali cipolle nella retina vengono 69 centesimi al chilo, quelle biologiche dorate 2 euro. Pardon, 1 e 99. Oppure i limoni: quelli argentini vengono 99 centesimi al chilo, quelli italiani 1,39 e già questo non è così facile da capire. Ma se proprio vogliamo esagerare ci sono i limoni sudafricani da 2 euro e 49 centesimi. Buccia chiara e granulosa. Belli non c’è dubbio, ma la differenza si sentirà davvero? Per l’insalata è una questione di pigrizia. La lattuga trocadero viene 89 centesimi al chilo ma va lavata e tagliata. Se vi sembra uno sforzo esagerato potete prendere una busta di songino già pulito: un euro e 79 centesimi. Già che siamo al banco verdure prendiamo la frutta. Le mele fuji, quella con la retina intorno che vanno tanto di moda, sono a 2 euro e 9 centesimi il chilo. Le Royal gala vengono esattamente un euro di meno. Per il sale siamo preparati e chiediamo lumi al banco del pane. Quello fino normale costa 11 centesimi; quello iodato, consigliato ufficialmente dal ministero della Salute perché la nostra dieta è povera di iodio, 89 centesimi. Somma ragionevole per carità, ma possibile che ci sia una differenza di otto volte? Passiamo allo zucchero: Gs in busta di carta (89 centesimi) o Eridania in cartone (un euro e 35)? Qui non è solo una questione di prezzo: buona parte delle buste di carta perde e i granellini sono sparsi dappertutto. Prendiamo l’Eridania allora, tanto chi se ne accorge che viene quasi 900 lire in più. La differenza si vede tutta, invece, quando arriviamo allo scaffale dell’olio. Possiamo scegliere tra il bottiglione Gs da 2 euro e 97 e il Terre d’Italia da 8 e 49, bottiglia scura e slanciata dal «sapore asciutto e il profumo appena fruttato». Serve qualcosa da cucinare in fretta, quando si torna a casa tardi. Bisogna scegliere tra due scuole di pensiero anche se a decidere in realtà è il portafoglio: surgelato o liofilizzato? Minestrone Findus dal banco frigo (2 euro e 76) o il Knorr in busta da uno e 31? Il carrello è quasi pieno, ci avviciniamo alla cassa. Ecco i prodotti per la casa. Il detersivo per lavatrice della Gs è a 2 euro e 89 centesimi, il Dash viene 7 e 19. Sarà perché è al profumo di marsiglia. A fianco c’è il detersivo per i piatti. Il Gs è a 75 centesimi, lo Svelto a un euro e 89. Anche questo è al profumo di marsiglia. Marsiglia, e pensare che il sapone che usavano le nostre nonne è praticamente introvabile nei supermercati. Anzi, eccolo qui. Due pezzi un euro e 49. Quasi, quasi. Lorenzo Salvia 19 settembre 2004

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LAREPUBBLICA.it Il Tesoro corregge Marzano, facciamo come a Torino Siniscalco promette fondi in Finanziaria e si appella alle banche "Lo stop ai prezzi non basta tagli concordati per tutti" L'intesa ha spiazzato i commercianti piemontesi impegnati a ribassi del 2 per cento di DAVIDE BANFO TORINO - "L'accordo di Torino sui prezzi è un'iniziativa da esportare, un modello guida che non può lasciare fuori le banche". Il ministro all'Economia Domenico Siniscalco sorride davanti ai commercianti e ai rappresentanti dei sindacati e degli enti locali riuniti ieri mattina alla Camera di Commercio di Torino. Senza giacca e col telefonino spento, Siniscalco riempie tre grandi fogli di appunti e ripete di aver spiegato a Berlusconi che "soltanto coinvolgendo tutte le parti in causa si può fare una vera politica dei prezzi". L'incontro, concordato venerdì pomeriggio dopo un concitato scambio di mail con il leader dei commercianti torinesi Giuseppe De Maria, ha un doppio significato. Da un lato lancia un messaggio conciliante ai commercianti che si sentono traditi dall'accordo siglato venerdì dal ministro Antonio Marzano con la grande distribuzione per un blocco dei prezzi dei prodotti non di marca sino alla fine dell'anno in cambio di una deregulation su orari e promozioni. Dall'altro rilancia l'intesa torinese che senza contropartite prevede a livello metropolitano una riduzione del 2 per cento dei prezzi su circa 600 prodotti non di marca ed il coinvolgimento dei produttori, dei sindacati e delle associazioni dei consumatori. Come fanno notare ambienti vicini al ministero del Tesoro, "occorre andare oltre l'impostazione dell'intesa di venerdì, non basta congelare i prezzi, bisogna ridurli e soprattutto bisogna farlo in modo concordato con tutte le categorie, non solo con la grande distribuzione". Siniscalco tenta dunque di ricucire lo strappo con i commercianti (che ieri ha spinto il presidente della Confcommercio Sergio Billè a parlare di "promesse che stanno evaporando e di un governo che deve decidere se è il momento di andare a casa") e di venire incontro ai consumatori. E ieri ha annunciato che nel progetto Torino saranno coinvolte anche le banche. "Un accordo che interessa tutti - spiega - deve vedere anche la partecipazione del settore del credito. La determinazione del prezzo di un prodotto come sanno bene gli economisti, e io lo sono ancora, nasce anche dall'accesso al credito delle piccole e medie imprese". E al riguardo gli stessi ambienti del ministero fanno sapere che all'esperimento sotto la Mole saranno dedicate delle risorse nella Finanziaria. "Il modello torinese - ha proseguito Siniscalco - è di particolare valore perché coinvolge l'intero sistema e mette assieme cooperazione e competizione. Tra i suoi pregi ha anche quello di basarsi su quattro pilastri fondamentali che sono la trasparenza, il controllo della dinamica dei prezzi, le tariffe e il fisco e i redditi. È un'intesa importante e sotto quest'aspetto il 2005 sarà un banco di prova interessante". E a questo proposito Siniscalco ha dato il via ieri mattina a tre tavoli tecnici torinesi che si metteranno al lavoro per ottenere il contenimento e la riduzione dei prezzi nella piccola e media distribuzione, per raggiungere una maggiore trasparenza del mercato e per studiare i possibili interventi strutturali su tariffe, politiche dei redditi e salvaguardia del potere d'acquisto. Un concetto, quello dell'equilibrio tra competizione intesa come concorrenza e collaborazione di tutti i protagonisti, ripreso nel pomeriggio ad Aosta dove Siniscalco ha firmato con la Regione autonoma un accordo sui prezzi simile a quello torinese. Ad Aosta Siniscalco ha parlato anche di correzione delle tasse. "La politica del governo è ridurre le tasse sia in assoluto sia come aliquote marginali, nel senso che sull'ultimo euro che una persona guadagna forse l'aliquota è troppo alta. Anche in questo senso, dunque la struttura della tassazione va corretta". (19 settembre 2004)

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LAREPUBBLICA.it Epifani scettico sull'operazione anti-carovita "La Finanziaria sarà durissima" "Questo governo racconta favole e prepara la stangata d'autunno" "Misura pasticciata, i prezzi sono già aumentati difficile che salgano ancora, visto il calo dei consumi" di ROBERTO MANIA ROMA - Propaganda. L'operazione del governo per contrastare il carovita non è nulla di più, per il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. "È l'avvio - dice - della campagna mediatica d'autunno". La realtà è un'altra. È quella di una Finanziaria da 30 miliardi di euro che inciderà - davvero, ma in termini negativi - sulle condizioni di vita dei lavoratori a reddito fisso e dei pensionati. E ancora: la realtà è quella di un "pesantissimo crollo" della produzione industriale di fronte al quale c'è "il solito" immobilismo del governo. Come nel caso dell'Alitalia: l'intesa di ieri sul piano di ristrutturazione è la prima tappa di un tragitto che può concludersi solo con l'intervento dell'esecutivo a garanzia dei futuri assetti societari della compagnia e delle prospettive dei lavoratori che hanno accettato i sacrifici per evitare il fallimento dell'azienda. "Altrimenti salterà tutto in aria", avverte il leader sindacale che auspica anche una ripresa del dialogo con la Confindustria purché al centro - in questa fase - non ci sia il tema dei contratti. Le priorità sono altre: per esempio la bassa crescita dell'economia. Epifani, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, annuncia le sue mosse per aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori. Perché il sindacato non è soddisfatto? "Siamo di fronte all'avvio della campagna d'autunno del governo. È una campagna di immagine; è la rappresentazione di una situazione che non corrisponde per nulla al vero. Intanto Berlusconi dice che quella che sta arrivando sarà una legge Finanziaria "per dare" e non di tagli. Non dice la verità perché il governo dovrà reperire 30 miliardi di euro per - come dice - mantenere il deficit sotto il 3 per cento e per realizzare una parte della riforma fiscale. Da qualche parte i soldi dovrà trovarli ma ancora non ha detto come e dove. In secondo luogo sostiene che i prezzi si fermeranno. È incredibile!" Scusi, perché? "Perché sono 40 mesi che chiediamo al governo di contenere i prezzi e ci ha sempre risposto picche. Ora mette in campo una proposta abborracciata che esclude una parte significativa della distribuzione e dei consumatori. Così, promette qualcosa che non accadrà. I prezzi, peraltro, sono già aumentati ed è difficile immaginare che salgano ancora visto il calo dei consumi. Aggiungo che i prodotti interessati non vanno oltre il 15 per cento". Resta il fatto che il governo riconosce che esiste un problema di difesa del potere d'acquisto degli stipendi. Esattamente come dite voi sindacalisti. "Da un lato il governo dà finalmente ragione a noi che avevamo sollevato il problema e, in generale, a tutti gli italiani che da tempo fanno i conti con l'aumento dei prezzi. Ma dall'altro non affronta la questione seriamente. Al contrario lo fa con un'operazione assolutamente parziale e inefficace. Perché, ad esempio, non si fa nulla sul lato delle accise che gravano sul prezzo dei prodotti petroliferi? Sulle prossime bollette faremo tutti i conti con l'impennata estiva del prezzo del petrolio. C'è, poi, un'altra questione". Quale? "Quella dei salari. Anche qui si raccontano delle favole che non esistono. Ed è la dimostrazione delle contraddizioni tra ciò che si annuncia e ciò che si fa davvero. E le scelte vere sono un tasso di inflazione programmata all'1,6 per cento; nessuna iniziativa per la chiusura dei contratti aperti, a cominciare da quello del trasporto pubblico locale; l'assenza di politiche per lo sviluppo mentre lo stesso Siniscalco ammette che cresciamo meno degli altri in Europa. E ancora: una riforma fiscale a vantaggio dei ceti medi e alti. In questo quadro mi domando come si può pensare di far aumentare i salari reali. Sono solo illusioni". Eppure, anche la Confindustria e i sindacati, hanno sprecato la possibilità, con un patto, di suggerire alcune proposte al governo per rilanciare lo sviluppo. Lei a luglio ha abbandonato quel tavolo. "Abbiamo perso tutti un'occasione. Anziché partire dalla coda, cioè dagli assetti contrattuali, si doveva essere capaci di individuare gli obiettivi condivisi per sostenere lo sviluppo. Avremmo dovuto dire quali politiche fiscali per incentivare la crescita, quali misure per sostenere la ricerca e l'innovazione, quali azioni per il Mezzogiorno, quali priorità, infine, sul terreno delle infrastrutture. Così avremmo fatto la cosa giusta. Invece si è lasciato il campo alla politica degli annunci e della propaganda". Un'occasione persa e non più recuperabile? La Cgil non vuole discutere di riforma dei contratti? "Bisogna recuperare il rapporto con la Confindustria. Io sto cercando di farlo. Però, continua a non convincermi l'idea di mettere al centro la questione della politica contrattuale. Lo considero un tema importante, sia chiaro. Ma non è risolutivo in questa situazione. E questo non vuol dire che non voglio discutere di assetti contrattuali. Io dico sì al dialogo. Il mio non è un no, ma un sì. In un ordine, però, in cui le priorità sono le altre". Intanto, insieme a Cisl e Uil avete portato in porto la difficile vertenza per l'Alitalia. "È stata la conferma della serietà e del senso di responsabilità di tutti i sindacati. Ma non possiamo ancora

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essere soddisfatti: siamo a metà strada, manca ancora l'intervento del governo. La vertenza si chiude a Palazzo Chigi. Aspettiamo una convocazione. Perché dal governo, che è azionista di maggioranza, devono arrivare le garanzie sul futuro assetto societario della compagnia. E dall'azienda attendiamo un piano vero di rilancio". Lei paventava un rivolta dei lavoratori che, per fortuna, non c'è stata. "Abbiamo deciso di governare questa vicenda in maniera intelligente. Ma è evidente che se il governo e l'azienda non faranno la loro parte, rischia di saltare in aria tutto. Ora sfidiamo il governo e l'Alitalia, richiamandoli al loro senso di responsabilità. I lavoratori hanno fatto la loro parte in termini di incremento delle prestazioni e di una riduzione molto pesante degli organici". Poi riempirete le piazze contro la Finanziaria... "Se la manovra sarà quella che noi immaginiamo, cioè una stangata, è evidente che il sindacato non potrà stare fermo. Tanto più che la maggioranza sta approvando una riforma costituzionale federalista che renderà più debole il sistema-Paese stesso, aumentando i costi ed accentuando le diseguaglianza. Le iniziative e le forme della mobilitazione le decideremo insieme alla Cisl e alla Uil". (19 settembre 2004) ANSA.it Prezzi: Coldiretti, spesa in campagna per 3 italiani su 4 ROMA, 19 SET - Aumentano del 10% gli acquisti in azienda agricola, nonostante il calo dei consumi. Complice il caro prezzi e soprattutto la voglia di garantirsi la qualità dei cibi e delle bevande acquistate, quasi tre italiani su quattro (71%) nel 2004 hanno comperato prodotti direttamente dalle imprese agricole e, nonostante le difficoltà e i costi per raggiungere le aziende nelle campagne, solo in un caso su dieci (12%) ritengono che sia risultato poco conveniente, mentre la stragrande maggioranza esprime un giudizio positivo. Lo afferma la Coldiretti sulla base di un'indagine Agri 2000 Scrl di settembre da cui emerge che ''nell'ultimo anno sono aumentati del 10% i cittadini che si sono avvantaggiati di questa forma di vendita nelle circa centomila aziende agricole dove è possibile acquistare direttamente, dal produttore al consumatore, alimenti di qualità a prezzi convenienti. E pur di non rinunciare alla spesa in campagna - continua la Coldiretti - la maggioranza dei consumatori (54,5%) si dice addirittura disponibile a partecipare a gruppi di acquisto collettivi per avvantaggiarsi di ulteriori risparmi con l' acquisto di quantità elevate e minori costi di trasporto''. 19/09/2004 INFOCOMMERCIO.it Ministero Attività Produttive/Prezzi (19/09/2004) Presso il Ministero delle Attività Produttive é stata siglata l'intesa tra Governo e organizzazioni della Grande distribuzione per tenere sotto controllo la dinamica dei prezzi fino al dicembre 2004. L'intesa é stata sottoscritta da Faid, Federcom, Ancc- Coop consumatori e Ancd-Conad. Succesivamente l'intesa é diventata di filiera con l'adesione di Centromarca, l'organizzazione delle industrie di marca. L'intesa impegna le organizzazioni della Grande distribuzione a tenere stabili fino a Natale i prezzi dei prodotti a marca commerciale(cioé quelli che utilizzano il marchio della catena distributiva) e i cosidetti "primi prezzi", cioé i prodotti a minor costo. Tale intesa ha anche un contenuto concorrenziale con gli hard discount, che sono competitivi in particolare sui primi prezzi. Si stima che la quota di mercato dei prodotti delle marche commerciali rappresenti il 14% del giro d'affari degli esercizi della Grande distribuzione e il 12,1% del volume dei prodotti di largo consumo venduti. Per tali dimensioni di mercato l'intesa é stata criticata dai sindacati dei lavoratori, in quanto giudicata una misura propagandistica, non in grado di incidere realmente sul contenimento della dinamica inflattiva. Un economista di Prometeia, Mariano Bella, ha giudicato l'intesa "efficace sul circuito mediatico, molto meno sul tenore di vita delle famiglie". Comunque in cambio di questa intesa il Governo si é impegnato ad adottare le misure necessarie a migliorare la rete distributiva e ad agevolare la concorrenza, in particolare in tema di orari delle attività commerciali e di liberalizzazione delle promozioni. Nelle prossime settimane vedremo come tali obiettivi saranno perseguiti.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Domenica 19 settembre 2004 Pareri discordi, invece, fra Ascom e Confesercenti, su orari lunghi e promozioni «Prezzi bloccati? Una beffa» I commercianti bocciano l’accordo Governo-grande distribuzione Valerio Di Donato A Roma si sigla un accordo fra Governo e grande distribuzione (supermercati e centri commerciali) per bloccare i prezzi fino al 31 dicembre. A Milano, la Giunta regionale propone una legge per ampliare l’orario di apertura dei negozi (dalle 5 del mattino a mezzanotte) e favorire i saldi e le vendite promozionali. Stato e Regione sembrano marciare in perfetta sintonia sulla conclamata strada del «rilancio dei consumi» e della «difesa del potere d’acquisto» dei cittadini. Ma da più parti si sono levati dubbi, sospetti, critiche, intorno a una strategia che appare di grande effetto mediatico, ma di scarso impatto (e valore) pratico. A Brescia (ma il giudizio è ampiamente condiviso altrove), il mondo della piccola e media impresa commerciale boccia senza appello la «misura-camomilla» che dovrebbe fermare una corsa dei prezzi da tempo fuori controllo. Più sfumate le posizioni sulla legge regionale in discussione al Pirellone. Ma vediamo. 1. Blocco dei prezzi All’Ascom l’accordo sui prezzi fra Governo e grande distribuzione commerciale fa storcere il naso. Carlo Massoletti, componente di Giunta nell’Ascom ma anche vicepresidente nazionale della Federazione Moda di Confcommercio e presidente di Spa Immobiliare Fiera di Brescia, lo giudica una «manovra demagogica»: «Delle due l’una: o la grande distribuzione ha un vero controllo dei prezzi, e allora ci si chiede perchè non l’abbia esercitato prima; oppure non ce l’ha, e allora bloccherà i prezzi solo dei prodotti di minor qualità. La questione è da chiarire. Il Governo vuole dimostrare che le cose non vanno poi così male, ma il ministro Marzano (titolare delle Attività Produttive, ndr) dovrebbe curare meglio altri aspetti del suo mandato. Il piccolo commercio, fondato su qualità e servizio, andrebbe tutelato, invece si stanno desertificando, commercialmente, i centri storici e i piccoli paesi». L’accordo sui prezzi con la grande distribuzione non piace neppure a Piergiorgio Piccioli, presidente provinciale della Confesercenti: «Non ci hanno neppure consultati. Così si avvalora la tesi, errata, di chi dà la colpa degli aumenti ai piccoli commercianti. Ricordo che noi abbiamo promosso con la Regione e le associazioni consumatori la campagna «spesa amica», una borsa della spesa calmierata dalla categoria, che stiamo riproponendo di nostra spontanea iniziativa». 2. Orari dilatati, saldi e vendite promozionali Qui il tasto si fa particolarmente dolente, perchè la legge regionale proposta dall’assessore al Commercio Mario Scotti, tocca la stessa struttura e organizzazione del lavoro nel commercio tradizionale. Carlo Massoletti è nettamente contrario: «Ampliare gli orari è un favore alla grande distribuzione - dice -, la quale può coprire i turni con lavoratori precari non altamente specializzati. A scapito della qualità del servizio. Noi, con i nostri organici, non possiamo evidentemente competere sugli orari. Seconda questione: la crescita degli orari fa crescere i costi che poi si scaricano sui prodotti in due modi: o aumentando il prezzo o diminuendo la qualità dei prodotti stessi. Cosa che ipermercati e grandi strutture di vendita già fanno mediante l’acquisto di merci a bassa qualità, ad esempio, dai Paesi dell’Estremo Oriente. Ricordo che, qualche anno fa, un referendum popolare bocciò la proposta di generalizzare le aperture domenicali». Anche sui saldi e le vendite promozionali, il ragionamento Massoletti non cambia: «Sostenere per sei mesi l’anno le promozioni significa dare spazio a merci di bassa qualità, non certo di produzione italiana». Diverso l’approccio di Piccioli: «La legge regionale ha il pregio di difendere la categoria dalla liberalizzazione che ha in mente il Governo centrale. Le promozioni vengono estese di 45 giorni e viene difeso il principio dei saldi. A noi sta bene. Quanto agli orari, la nostra unica perplessità è l’estensione fino a mezzanotte, però va detto che resta fermo il principio delle 13 ore massime di apertura, che tutela le imprese familiari. Anche le domeniche restano inalterate. Almeno si sono limitati i danni».

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I consumatori: misura negativa, noi chiediamo di ridurre il carovita del 15-20% Per il presidente delle Acli bresciane, Angelo Patti, «I prezzi stavano scendendo. Cosi’ si congela tutto» Prezzi bloccati, consumi rilanciati. Lo slogan riesce fin troppo facile, dopo l’accordo raggiunto tra Governo e grande distribuzione, in base al quale per tre mesi non ci saranno aumenti per i principali beni di largo consumo. Ma si infrange presto, senza appello, davanti al check up che ne fanno le associazioni dei consumatori. Più d’una ha gridato alla «beffa». A Brescia l’accoglienza non è migliore: la ricetta «salva-portafogli» elaborata dall’Esecutivo risulta quanto meno indigesta. E non migliore sorte attende la legge regionale, in itinere, che vuole ampliare orari di apertura dei negozi e periodo delle promozioni. «Pannicelli caldi», è la bocciatura sintetica che esce dalla bocca di Angelo Patti, presidente delle Acli bresciane e del movimento consumatori aclista. «Bloccare i prezzi, in realtà, ha un effetto negativo, perchè ferma la diminuzione dei prezzi stessi a cui stavamo assistendo in vari ambiti, vedi quello delle assicurazioni auto. Il blocco andava bene tre anni fa, quando si è passati dalla lira all’euro, quando i prezzi raddoppiavano e nessuno riusciva ad arginare una dinamica fuori controllo. Adesso no. Adesso bloccare i prezzi si rivela un danno. A parte il fatto che in Italia, a differenza di altri Paesi europei, solo un terzo dei consumi è assorbito dalla grande distribuzione. E per gli altri due terzi cosa si fa? La Francia, da cui si tenta di copiare le formule, ha fatto di più, ha promosso una vasta campagna di sconti, che perdurerà anche in gennaio e oltre». E questo è il primo passaggio. Patti guarda infatti oltre la scadenza del «periodo contingentato». «Sa cosa accadrà a gennaio? Diranno: bene, per tre messi siamo stati bravi, ora possiami ricominciare ad aumentare i prezzi. A me sembra anche una manovra per zittire le richieste sindacali di aumenti salariali. Non è questa la strada. Noi, insieme ad altre associazioni di consumatori, chiediamo ben altro: azioni che servano a ridurre del 15-20 per cento molti prodotti di prima necessità, quelli che pesano di più nella borsa della spesa dei cittadini». Ma la Regione, facciamo notare al presidente delle Acli, con la nuova legge sugli orari e le promozioni, promette un aiuto concreto alla ripresa dei consumi. «Andiamoci piano con i facili ottimismi - frena ancora Angelo Patti -. Qui c’è un grande problema da affrontare ed è l’impoverimento generale delle famiglie. Dare più tempo per fare la spesa non aiuta il portafoglio. Cosa compra il cittadino, se continuano a tagliare stipendi e pensioni? E poi mi chiedo: che vuol dire fare i saldi tutto l’anno? Perchè i commercianti non fanno già i prezzi giusti adesso? Quanto agli orari, a me sembra una guerra tutta interna al commercio, con la grande distribuzione che cerca di strangolare i piccoli negozi». v. di do. Fra la gente che anima le vie del centro, per cogliere le reazioni alla proposta della Regione di tenere i negozi aperti fino a tardi «La città sarebbe più viva» Liberi professionisti e donne lavoratrici promuovono l’orario lungo Beatrice Raspa Potrebbe diventare la nuova frontiera delle fashion victims, le forzate della moda, che il sabato non si perdono una vetrina e sognano di avere più di 2 mani per caricarsi meglio di pacchi e pacchetti. Parliamo dello shopping notturno. Un’ipotesi possibile, se passerà il progetto di legge regionale che amplia gli orari di apertura dei negozi dalle 5 alle 24 (adesso è dalle 7 alle 22). Più libertà, inoltre, anche per quanto riguarda il periodo delle promozioni. «Aperture flessibili? Splendido! - commentano due giovani avvocatesse in bici -. L’ideale per i liberi professionisti che a tarda sera spesso sono ancora in studio». Un parere che trova il frequente consenso delle donne lavoratrici, costrette a volte a rinunciare al piacere dello shopping per via degli impegni. «A meno che non ci si imbottigli nella folla del sabato, momento deputato agli acquisti - dice una signora in contrada Cavallotti -. O peggio: bisognerebbe chiudersi nei centri commerciali che praticano orari prolungati. Non è il mio caso, dato che li detesto. Ma non ci si può lamentare se la gente ci va, disertando il centro. Prendiamo, per esempio, l’ora di pranzo.

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Qui è tutto chiuso. La città alle 11 pullula ma verso mezzogiorno si svuota. Non è giusto per chi lavora». Della stessa idea la signora griffata da capo a piedi, con figlia al seguito: «Sentirei più l’esigenza di un negozio aperto a pranzo che non la sera. Ma poi diciamoci la verità. Lei se l’immagina Brescia che vive col buio? Non funzionerebbe, i bresciani sono abitudinari». Sarà, ma dove sono, allora, questi bresciani abitudinari? Difficile trovare qualcuno che non esulti all’idea del negozio aperto in orari inconsueti. Gli unici un po’ preoccupati sono loro, i commercianti, che ripetono il refrain: «Apriamo se prima ci portate i clienti». O le commesse, che temono i turni serali. Mamma, papà, passeggino e bimbo-semovente di ritorno dall’aperitivo: sì pieno agli orari «lunghi» . Un’altra signora, ferma davanti a una libreria, sventola un pacchetto: «Vede? Avevo bisogno di acquistare con urgenza un regalo e l’ho trovato solo laggiù - dice, indicando un negozio che fa orario continuato -. Dovremmo prendere spunto. Il centro avrebbe solo da guadagnarne in vitalità. Adesso la sera è morto. Dove lo bevo un caffé dopo le 20.30?» . «Altro che la sera - sbottano due signore inizialmente un po’ ritrose - ci vorrebbe un supermercato che a turno apra tutta notte. Come all’estero. I bresciani devono svegliarsi. Possibile che persino al lago un ristorante non ti faccia cenare alle 22,30?». Poter fare la spesa fino a mezzanotte: l’idea piace al popolo dei centri commerciali Gli scettici: «Ma dopo le 20 non si vede piu’ nessuno» Negozi aperti fino a mezzanotte? Un indubbio vantaggio per clienti e gestori, od opportunità non particolarmente significativa? Per l’universo dei centri commerciali, l’ estensione dell’orario di vendita tra le 5 e le 24 amplierebbe ulteriormente un’apertura che già abbraccia, in parte, le ore serali. Ma cosa ne pensano i cittadini bresciani che frequentano, saltuariamente o per abitudine i centri commerciali di città e provincia? A giudicare dalle voci raccolte nei «multistore», fare la spesa o dedicarsi allo shopping fino a tarda sera costituirebbe, in linea generale, una «novità» compatibile con l’attività lavorativa. «Per una famiglia - commenta Alessandro - rappresenterebbe certamente uno strumento utile per gestire meglio le incombenze quotidiane». «Lavoriamo fino a tardi - conferma una giovane coppia che passeggia in un centro commerciale dell’hinterland cittadino - e quindi, per noi, sarebbe comodo fare acquisti dopocena e in tranquillità». I ragazzi, in particolare, si pronunciano a favore dello shopping serale. Un modo, raccontano, «per trascorrere piacevolmente la serata, tra due chiacchiere e uno sguardo alle vetrine». «In alcuni centri - dice Emanuela - ci sono ristoranti aperti fino a tardi e proiezioni cinematografiche. Si potrebbe, dunque, unire l’utile al dilettevole». D’accordo anche Elena e Laura: «Ottima idea. Con gli amici andiamo spesso la sera nei centri commerciali». Non tutti, però, la pensano così. «Credo - osserva Giulio - che l’apertura fino alle nove o alle dieci sia già sufficiente, anche per i lavoratori. A mio parere, inoltre, - aggiunge - tenere aperti i negozi fino a tarda ora potrebbe creare problemi per la sicurezza di operatori e clienti». Roberta, che lavora da molti anni in un centro commerciale, ritiene «che si tratti di una politica sbagliata». «Per la mia esperienza - prosegue - difficilmente durante la settimana si vede molta gente in giro dopo le otto. Non penso, inoltre, che i negozi aumenterebbero il giro d’affari. Non dimentichiamo, poi, che per un piccolo esercizio commerciale sarebbe difficile coprire, con il personale, una fascia oraria così estesa». C’è chi, poi, parla di difficoltà ad acquisire abitudini nuove per una piccola città. «In America - commentano Amalia e Norma - è così da anni. Ma a Brescia sarebbe necessario un po’ di rodaggio». Paola Gregorio

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GIORNALE.it Le famiglie del Nord sono le più indebitate L'indebitamento medio nazionale e' di 10.984 euro. Nell'ultimo anno e' cresciuto dell'11,6%. A Bolzano il record dello stock di debito (19.451 euro) e anche quello della variazione sul 2003 (pari al 25,7%) Sono proprio le famiglie del Nord ad avere piu' ''sospesi'' con le banche. Prima in classifica, contro una media nazionale di 10 mila 984 euro, e' la provincia di Bolzano con 19 mila 451 euro di indebitamento medio per famiglia seguita da Milano (16 mila 478 euro), da Rimini (15 mila 731 euro) e da Trento (15 mila 294 euro). Ultima Vibo Valentia con 4. 633 euro, preceduta da Avellino (4.701 euro) e da Isernia ( 4.835 euro). Questa la prima istantanea di una lunga pellicola scattata e sviluppata dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre per descrivere la complessa relazione tra le famiglie italiane e gli istituti di credito che, tra le primissime posizioni di questa particolare classifica, annovera molte province del ''profondo Nord'' come Lodi ( 5* posto con 14.776 euro), Modena (8* posto con 14.331 euro), Treviso (9* posto con 14 mila 235 euro), Reggio Emilia (10* posto con 14.108 euro di debito medio famigliare), etc. Una classifica dettagliata, dunque, che diventa ancor piu' significativa quando si osservano le situazioni regionali. E cosi' a conferma del podio delle graduatorie provinciali, a condurre le fila e' il Trentino Alto Adige con una media di 17 mila 262 euro di impieghi per famiglia, seguito dalla Lombardia (14 mila 350 euro), dall'Emilia Romagna ( 13 mila 248 euro), dal Lazio (con 12 mila 957 euro di indebitamento medio per famiglia) e dal Veneto (12 mila 866 euro). Questo il panorama aggiornato al 31 marzo 2004 con il Molise fanalino di coda (cinquemila 774 euro), penultima la Calabria (cinquemila 853 euro), e terzultima la Basilicata con cinquemila 936 euro. Cifre che corrispondono praticamente alla meta' della media nazionale regionale e quantificata dalla Cgia di Mestre in 10.984 euro (+ 11,6% rispetto al 2003). E l'indagine dell'Ufficio studi degli artigiani mestrini diventa ancor piu' interessante quando si osservano le variazioni di indebitamento tra il 2003 e il 2004. Perche' se Bolzano continua a rimanere in testa alla classifica con un incremento del 25, 7 per cento, dal secondo posto in poi lo scenario precedente viene sconvolto. A cominciare dalla provincia di Crotone dove i debiti per famiglia crescono del 22, 5 per cento e Vibo Valentia (20, 6 per cento). Praticamente quasi il doppio rispetto alla crescita media nazionale e pari all'11, 6 per cento. E nulla a che vedere con gli ultimi di questa classifica: Forli' e Firenze (4, 2 per cento), e Aosta 4, 8 per cento. Un'Italia sottosopra quando si indaga sul dialogo con le banche e sul quale l'Ufficio Studi della Cgia di Mestre focalizza la propria attenzione per spiegare come i sospesi con gli istituti di credito non siano esattamente indicatori di sofferenza della popolazione. ''Indubbiamente - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre - l'aumento dell'indebitamento medio delle famiglie italiane e' dovuto alla situazione di difficolta' economica che sta vivendo il paese. Ma visto che gli amenti maggiori si sono registrati soprattutto nelle aree piu' dinamiche del paese non va nemmeno dimenticato che negli ultimi tempi i risparmi sono stati dirottati sugli acquisti immobiliari che mai come in questo periodo sono stati cosi' convenienti visti i tassi di interesse cosi' bassi. Un segnale, forse, che la tanto agognata ripresa potrebbe trovare una spinta anche da questi ultimi''. 20 Set 2004

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RAI24News Fmi. Monito all'Italia: no ai tagli delle tasse senza interventi Roma, 20 settembre 2004 In Italia si sta lavorando agli ultimi ritocchi alla Finanziaria 2005 e da Washington arriva un monito chiaro: la situazione è molto preoccupante e per il prossimo anno il governo dovrà pensare a mettere in pista nuovi provvedimenti strutturali se vorrà assicurare la tenuta dei conti, tanto più se intende tagliare le tasse. Nel consueto World Economic Outlook di fine settembre, che sarà presentato la settimana prossima in occasione della riunione autunnale del Fmi, gli economisti americani passano come sempre in rassegna la situazione dell'economia mondiale, snocciolano previsioni, individuano i punti deboli e i rischi. Eurolandia E, all'interno di Eurolandia, non mancano di indicare i paesi ancora in difetto: Belgio, Italia e Grecia che, secondo gli economisti di Washington, mostrano ancora una situazione di bilancio di lungo periodo "difficile". Migliori sembrano invece le prospettive per la Francia, che nel nel 2004-2005 avrà maggiori probabilità di centrare gli obiettivi di bilancio, anche se il prossimo anno "con provvedimenti una tantum". In Germania, invece, "è atteso un progresso limitato nel 2004, e ulteriori misure saranno necessarie per raggiungere la riduzione del deficit fissata per il 2005". Le previsioni per l'economia italiana Nel caso specifico dell'Italia, il Fondo si trova in linea con le previsioni stilate nel Dpef: l'economia crescerà quest'anno dell'1,2%, con un livello del deficit al 2,9%, l'inflazione e la disoccupazione in calo, rispettivamente al 2,1% e all'8,3%. Per il 2005 il Fondo prevede per l'economia italiana un'espansione del 2,0%, mentre il deficit è visto al 2,8% del pil. Inflazione e disoccupazione dovrebbero scendere ancora, attestandosi rispettivamente al 2,0% e all'8,2%. In Italia "la situazione è di massima preoccupazione si legge nel rapporto - come si è visto dai recenti abbassamenti dei rating sul debito", ricordando peraltro che già quest'anno "sono state necessarie significative misure una tantum per mantenere il deficit entro il 3%". E alla luce di ciò avverte anche che "ci vorranno misure sostanziali nuovamente nel 2005, tanto più se verranno messi in atto ulteriori tagli delle tasse". Mondo: preoccupano petrolio e geopolitica Il Fondo Monetario Internazionale si attende che "anche nel 2005 continuerà la solida espansione dell'economia mondiale", nonostante il recente rallentamento del Pil mondiale, e in particolare di quello di Usa e Cina. Con una previsione di crescita del 4,9% nel 2004 e del 4,3% nel 2005, il Fmi avverte però che tra i rischi al ribasso di queste stime c'è l'aumento dei prezzi del petrolio, motivo di "preoccupazione". E nel breve periodo ritiene che "i rischi geopolitici, anche se difficili da quantificare, restino decisamente presenti".

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TGFin 20/9/2004 Fmi: "L'Italia preoccupa" "No a tagli tasse senza interventi" Il governo italiano è alle prese con la Finanziaria 2005 e da Washington arriva un monito chiaro: la situazione e' molto preoccupante e per il prossimo anno l'esecutivo dovrà pensare a mettere in pista nuovi provvedimenti strutturali se vorrà assicurare la tenuta dei conti, tanto più se intende tagliare le tasse. Nel consueto World Economic Outlook di fine settembre, che sara' presentato la settimana prossima in occasione della riunione autunnale del Fmi, gli economisti americani passano in rassegna la situazione dell'economia mondiale, snocciolano previsioni, individuano i punti deboli e i rischi. E, all'interno di Eurolandia, non mancano di indicare i paesi ancora in difetto: Belgio, Italia e Grecia che, secondo gli economisti di Washington, mostrano ancora una situazione di bilancio di lungo periodo "difficile". Migliori sembrano invece le prospettive per la Francia, che nel nel 2004-2005 avra' maggiori probabilita' di centrare gli obiettivi di bilancio, anche se il prossimo anno "con provvedimenti una tantum". In Germania, invece, "e' atteso un progresso limitato nel 2004, e ulteriori misure saranno necessarie per raggiungere la riduzione del deficit fissata per il 2005". Nel caso specifico dell'Italia, il Fondo si trova in linea con le previsioni stilate nel Dpef: l'economia crescera' quest'anno dell'1,2%, con un livello del deficit al 2,9%, l'inflazione e la disoccupazione in calo, rispettivamente al 2,1% e all'8,3%. Per il 2005 il Fondo prevede per l'economia italiana un'espansione del 2,0%, mentre il deficit e' visto al 2,8% del pil. Inflazione e disoccupazione dovrebbero scendere ancora, attestandosi rispettivamente al 2,0% e all'8,2%. In Italia "la situazione e' di massima preoccupazione si legge nel rapporto - come si e' visto dai recenti abbassamenti dei rating sul debito", ricordando peraltro che gia' quest'anno "sono state necessarie significative misure una tantum per mantenere il deficit entro il 3%". E alla luce di cio' avverte anche che "ci vorranno misure sostanziali nuovamente nel 2005, tanto piu' se verranno messi in atto ulteriori tagli delle tasse". Una posizione ribadita proprio oggi dallo stesso direttore generale del Fondo Rodrigo Rato che, parlando a New York ha detto che l'Italia, per accrescere la propria competitivita' deve al piu' presto "adottare una seria politica di bilancio e fare riforme strutturali per garantire una economia piu' dinamica", al Paese e ai suoi cittadini. Tra le priorita' indicate da Rato, quella di "dare piu' spazio al settore privato per crescere e dare una spinta anche alla creazione di posti di lavoro". Mentre prosegue fitto in questi giorni il suo giro di incontri in vista del varo della manovra per il 2005, forse gia' la settimana prossima nel suo soggiorno americano per le consuete riunioni di G7, Fmi e Banca Mondiale, Siniscalco sara' gia' in grado di sottoporre agli economisti di Washington la tabella di marcia piu' precisa dei prossimi interventi del Governo italiano. Interventi che, secondo il Fmi, non dovrebbero prescindere da quello che si presenta come l'obiettivo principe ed essenziale di tutti i paesi che fanno parte dell'Unione Monetaria, ovvero la garanzia di una "solida cornice di bilancio". E come i suoi partner anche l'Italia dovra' evitare di ricadere nell'errore degli anni '99-2000 quando nessuno approfitto' della ripresa per mettere in ordine i propri conti e fare le riforme strutturali.

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GIORNALE.it Poste e banche sempre più care Proprio un paio di giorni fa il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, ha accennato a proporre un patto agli istituti di credito per calmierarne i costi applicati alla clientela. Ha ragione il ministro, perchè nella tradizionale corsa autunnale agli aumenti banche e Poste sono ai blocchi di partenza. Proprio le Poste, controllate dal Tesoro, da oggi adeguano il costo di alcuni versamenti: aumenta di 0,70 centesimi la commissione di accettazione dei bollettini per i versamenti dovuti dall’utenza per le pratiche automobilistiche. E’ solo l’inizio. Sempre da oggi alcune banche aumentano i costi delle commissioni applicate alla clientela così come pure i tassi attivi sugli affidamenti, mentre riducono quelli passivi pagati sui depositi. Gli aumenti sedmbrano essere generalizzati: si va da piccole banche e casse rurali, a istituti di una certa importanza, come le Popolari di Milano, di Lodi, la Banca Toscana, il Banco di Sardegna, la Cassa dell’Aquila, la Popolare dell’Etruria, quella dell’Emilia-Romagna, la Cassa di Prato, quelle di Asti e di Terni, l’Unipol Banca, la Bnl. Quest’ultima, in particolare, da oggi, introduce una nuova commissione da 5 euro sui conti correnti ordinari per il blocco degli assegni smarriti, e aumenta a 2,50 euro le spese per ogni singola scrittura di conto corrente per le imprese, una vera e propria mazzata. Invece altri istituti, spesso con decorrenza dal prossimo primo ottobre, hanno deciso di mettere mano anche all’intera struttura dei tassi. La Popolare dell’Etruria aumenterà i tassi attivi di mezzo punto, e nello stesso tempo porterà fino a un massimo di 50 euro trimestrali le spese forfettarie sui c/c e quelle di istruttoria e rinnovo dei fidi. La Carispaq ha deciso una doppia manovra: più 0,50 per i tassi attivi, meno 0,25% per quelli sui depositi. La Banca Arditi Galati di Lecce e la Banca di Palermo, entrambe del gruppo Sella, il cui presidente Maurizio guida da anni l’Associazione Bancaria Italiana, dopo un aumento dei tassi attivi di 0,75 punti dal 10 settembre, dal primo ottobre, aumenteranno i canoni forfettari di un massimo del 20%. Aumenti che si sommano a quelli già applicati dall’inizio dell’anno. Si consideri in proposito che l’Istat lo scorso giugno ha registrato un aumento tendenziale del 7,5% del costo dei servizi bancari e finanziari. 20 Set 2004 TGFin 21/9/2004 Dietrofront in Posta:niente aumenti E anche le banche sono pronte al blocco Gli aumenti annunciati nelle ultime ore per i servizi postali avevano già ricevuto l'ok dal governo ed erano addirittura stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Ma all'ultimo momento è arrivato il dietrofront, stimolato proprio da un intervento del Tesoro. E' apparso infatti assurdo, in una fase di emergenza prezzi come quella che stiamo vivendo, quel via libera dato a maggio. E così è arrivata la retromarcia: nessun rincaro. Almeno fino a dicembre le tariffe per i servizi allo sportello postale resteranno invariate. E non ci sarà l'annunciata maggiorazione di 0,70 centesimi per la commissioni sui bollettini postali che era stata messa in cantiere per il nuovo servizio di pagamento online delle pratiche automobilistiche. Poste italiane "è impegnata a mantenere invariati per il corrente anno i prezzi di tutta la propria offerta di prodotti e servizi". A sottolinearlo è il gruppo stesso guidato da Massimo Sarmi, dicendosi "sensibile alla politica del governo in termini di potere d'acquisto". Proprio per questo anche il servizio di pagamento online delle pratiche automobilistiche, precisa Poste, viene offerto "senza alcuna commissione aggiuntiva fino alla fine dell'anno". Di fronte alle notizie apparse sulla stampa, Poste italiane piega nei dettagli il lancio del nuovo servizio che si inserisce "nel contesto di sviluppo della strategia di e-government al fine di facilitare l'accesso ai servizi della Pubblica amministrazione da parte del cittadino e delle imprese". Ma adesso Siniscalco ha intenzione di continuare la sua campagna contro il caro-vita. E di puntare, secondo quanto riferisce il "Corriere della Sera", su uno dei settori più caldi quanto a prezzi di tariffe e servizi, quello delle banche, che negli ultimi anni ha macinato super rincari che hanno pesato parecchio sulle tasche dei consumatori. L'obiettivo, dalle parole del ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, è quello di replicare l'accordo concluso con la grande distribuzione anche con le banche. E pare anche su questo fronte stia per arrivare l'annuncio di un impegno a mantenere fermi i costi. Ma, secondo le associazioni dei consumatori, si tratta di un intervento che arriva troppo tardi.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Martedì 21 settembre 2004 Brescia-In: inutili le mostre se i negozi in città chiudono TRAFFICO E COMMERCIO / 1 «La città ha bisogno delle mostre, ma le mostre hanno bisogno di negozi aperti». L’associazione «BresciaIn» - che raccoglie operatori commerciali della zona di via San Faustino e via Capriolo - scrive una lettera aperta al sindaco Paolo Corsini. «Ogni giorno che passa - scrive l’associazione - la situazione sia commerciale che residenziale della città sta arretrando, ogni giorno un’attività commerciale chiude, un residente decide di abbandonare il centro storico». Il primo cittadino viene quindi invitato ad un «tour nella città, tra la gente comune, senza funzionari ed autisti». «La città per vivere ha bisogno di risolvere tanti piccoli problemi che sono la causa diretta dell’abbandono, della rinuncia, della rassegnazione che evidentemente - viene detto al sindaco - non sono ritenuti importanti dai suoi funzionari e consiglieri». «La città ha bisogno di Santa Giulia, delle mostre milionarie, ma queste ultime per avere successo devono avere il panettiere, il bar, il cittadino residente che accolgono il turista. Altrimenti ogni euro speso è buttato, ogni euro si trasforma solo in un’utopica azione culturale, slegata dalla città e dai suoi abitanti che sicuramente la farà ricordare come il sindaco vicino alla cultura. Ma le mostre finiscono, i negozi vuoti e la città abbandonata restano». «Signor sindaco - si chiude la lettera - commercianti, artigiani e residenti vogliono restare ma hanno bisogno di un segnale fatto di azioni concrete, non dettate dall’alto ma condordate». Indagine di Legambiente: «Le Ztl aiutano gli affari» TRAFFICO E COMMERCIO / 2 «A nostro parere, l’istituzione delle Zone a traffico limitato migliora la qualità della vita e fa bene anche al commercio». Legambiente Brescia ribadisce la presa di posizione favorevole riguardo l’istituzione della Ztl in via San Faustino e via Capriolo. E sottolinea il legame tra «la politica della chiusura al traffico e della pedonalizzazione di alcune aree del centro e i benefici per la qualità della vita e le attività commerciali». «Chi si oppone alla Ztl in via S. Faustino - esordisce Riccardo Vinetti di Legambiente Brescia - sostiene che questi provvedimenti hanno ricadute negative per le zone interessate. A nostro parere, invece, si tratta di polemiche strumentali». A sostegno del rapporto tra la creazione di isole a traffico limitato e l’apporto positivo alla vivibilità e alle attività cittadine, Vinetti ricorda i risultati di un’indagine promossa nel 1999 da Legambiente e Confcommercio in quattro città italiane: Roma, Milano, Napoli e Catania. Oggetto, gli effetti della chiusura al traffico e della pedonalizzazione secondo gli operatori immobiliari e i commercianti dei centri coinvolti. «I risultati - afferma Vinetti - sono significativi. Per l’85% delle agenzie immobiliari e l’83% dei commercianti intervistati, la riduzione del traffico aumenta la gradevolezza della città». Segnali positivi, aggiungono a Legambiente Brescia, «vengono anche dall’opinione di agenti immobiliari ed esercenti sulla tenuta degli affari nelle zone a traffico limitato o pedonalizzate». «I dati - prosegue Vinetti - parlano, in linea di massima, di risvolti economici positivi per gli operatori interessati. Secondo il 72% delle agenzie immobiliari, i gestori di attività commerciali presenti nei tratti pedonalizzati hanno avuto benefici economici». «In particolare, secondo il 53,3% dei casi - si legge nel rapporto stilato dopo l’indagine - la ricaduta favorevole è legata ad un incremento non quantificabile o fin oltre il 20% degli affari. «Anche il 55% degli esercenti - continua Vinetti - parla di conseguenze economiche positive fin oltre il 20% degli affari». Dall’indagine, commentano da Legambiente Brescia, emergono altre valutazioni degne di nota: «Per quanto riguarda i servizi ritenuti necessari per ampliare le aree pedonali gli intervistati danno priorità a parcheggi e trasporto pubblico». Perché la Ztl funzioni, secondo gli esponenti di Legambiente Brescia «sono però indispensabili controlli rigorosi». «Il vigile elettronico che il Comune vuole istituire, nelle zone a traffico limitato, per controllarne l’accesso - afferma Vinetti - rientra in questo ambito. A Como, ad esempio, è in vigore dal primo gennaio 2004 il sistema di video sorveglianza per accedere in centro storico». Le aree pedonali e a traffico «contenuto», interviene il presidente di Legambiente Brescia, Mario Capponi, «si inseriscono in un processo di necessaria modifica del modo di vivere e di muoversi in città». A questo proposito, Capponi cita il decalogo elaborato da Legambiente nazionale, «con indicazioni che potrebbero consentire alle città di sfuggire alla morsa dell’inquinamento. Tra i punti del decalogo figura, oltre alla limitazione del traffico e alla mobilità ciclabile, la proposta di trasformare in corsia preferenziale almeno il 50% della rete di trasporto pubblico nelle grandi aree urbane. E puntare almeno al 20% dei percorsi in sede protetta nelle altre città». Paola Gregorio

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BRESCIAOGGI.it martedì 21 settembre 2004 LA POLEMICA SUL CENTRO «CHIUSO». Presentato un sondaggio nazionale fra commercianti e agenti immobiliari «Le Ztl? Portano solo vantaggi» Legambiente difende le scelte della Loggia e chiede di «liberare» Duomo e Castello di Lisa Cesco Un sondaggio fra esercenti e agenti immobiliari per tornare a parlare di Zone a traffico limitato, con nuovi elementi che ne supportino l'opportunità di scelta, anche a Brescia. In questo modo il circolo di Legambiente di Brescia interviene sulla polemica circa la Ztl introdotta dal Comune in via San Faustino, per ribadire la necessità della chiusura al traffico, indicando, a sostegno di tale presa di posizione, un'indagine realizzata da Legambiente nazionale con Confcommercio nelle aree centrali chiuse al traffico di quattro grandi città italiane - Milano, Roma, Napoli e Catania -, illumina tuttora su alcuni aspetti di interesse per la mobilità cittadina. Dall'analisi (che risale al ’99, ma di cui Legambiente rivendica l’attualità) emerge come l'inquinamento ambientale, il venir meno della funzione aggregante degli spazi centrali della città, l'inquinamento visivo e acustico rappresentino elementi penalizzanti delle stesse aspettative economiche coltivate da commercianti e agenti immobiliari. Secondo il 72 per cento delle agenzie immobiliari interpellate, gli esercenti presenti in tratti pedonalizzati avrebbero avuto benefici economici, dato confermato dagli stessi commercianti, che per il 55 per cento ritengono di avere ricevuto benefici economici in oltre il 20 per cento degli affari. Le pedonalizzazioni migliorano anche la qualità di vita percepita per il 63 per cento degli agenti immobiliari e il 73 dei commercianti, oltre a favorire, per il 35 per cento degli immobiliaristi, un incremento del valore delle superfici residenziali di oltre il 20 per cento, cifra speculare a quella riguardante il valore degli immobili commerciali. Un sì alla pedonalizzazione, dunque, che - afferma Legambiente - proviene con cognizione di causa da chi, esercente o agente di immobili, l'ha già sperimentata in altri contesti. Unica riserva, le adeguate dotazioni infrastrutturali, che per i commercianti intervistati sono innanzitutto parcheggi (50 per cento degli intervistati) e miglioramento del servizio di trasporto pubblico (36,5 del campione). «Questo sondaggio serve per far capire che chi si oppone alle Ztl in via San Faustino agitando lo spauracchio della fine dei commerci e della morte dei negozi locali, a beneficio di quelli extracomunitari, è in realtà nel torto, perché non solo la via era già da tempo predisposta ai cambiamenti introdotti, essendo a parcheggio limitato, situazione di cui la Ztl non ha fatto altro che prendere atto, ma soprattutto presenta la più alta concentrazione di parcheggi, da Fossa Bagni a Randaccio a piazza Vittoria, dove lasciare l'auto prima dello shopping», osserva Riccardo Vinetti di Legambiente. Appoggio pieno dell’associazione anche alla decisione del Comune di installare sistemi di controllo elettronico ai varchi d'accesso delle Ztl, «una scelta necessaria, perché senza controlli rigorosi non ha alcun senso limitare il traffico», spiega il presidente di Legambiente cittadina Mario Capponi citando l'esempio del Comune di Como, dove la giunta locale di centrodestra ha già introdotto tali sistemi di controllo. L'impegno di Legambiente a favore della Ztl in San Faustino, peraltro, non è che un tassello di un mosaico più complesso, che investe punti cardine della città, come piazza Paolo VI, da liberare dalle automobili (Legambiente ha già raccolto 1.500 firme al riguardo), o il Castello, da restituire ai pedoni. «Rimane, infine, la questione delle centraline per misurare l'inquinamento dell'aria: da quattro che erano - Bettole, Broletto, Cantore e Mompiano -, ne è rimasta solo una, quella del Broletto, che peraltro dai primi di agosto non funziona - dice Michele Santoro -. Come Legambiente abbiamo sollecitato il Comune perché si faccia portavoce con la Provincia, che gestisce le centraline, affinchè le ripristini. Soprattutto adesso che ci avviamo verso la stagione critica invernale, i cittadini devono poter conoscere l'effettivo stato dell'aria che respirano ogni giorno».

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BRESCIAOGGI.it martedì 21 settembre 2004 - LA PROTESTA. L’associazione raggruppa circa 300 fra commercianti e artigiani e qualche centinaio di residenti in centro I negozianti al sindaco: «Aiutaci a restare» Da «Brescia In» lettera a Corsini, con l’invito a «toccare con mano» i problemi Brescia In chiede a Paolo Corsini informazione e concertazione. L’associazione, nata due anni fa, raggruppa oltre 300 commercianti e artigiani e alcune centinaia di residenti del centro storico. Vuole sapere quale sarà il destino della città antica e scrive una lettera aperta al sindaco per capire se vale la pena di continuare. «Ci arrivano segnai non incoraggianti - dice il portavoce Marco Stellini -, e noi non intendiamo più fare i donchisciotte, dobbiamo investire 110 mila euro in iniziative e feste e vogliamo capire se il centro avrà un futuro o sarà un deserto, anche solo per poterci regolare». In un anno hanno investito 200 mila euro (soldi dei soci) in decine di eventi. Sono nati in corso Garibaldi e si sono allargati subito in via San Faustino, corso Mameli, via del Carmine e le altre adiacenti. Ma continuare senza sapere cosa bolle in pentola, per loro diventa difficile. Dunque si rivolgono pubblicamente al primo cittadino. «Ogni giorno che passa - scrivono - la situazione commerciale e residenziale della città sta arretrando, ogni giorno un’attività commerciale chiude, un residente decide di abbandonare il centro». I commercianti di Brescia In ricordano che dietro il negozio chiuso c’è il «dramma» di chi ha investito nel centro storico, magari da generazioni, e si trova costretto a lasciare, come il residente che si trasferisce e «rinuncia a lottare» per il centro della sua città. «Si è accorto di tutto questo?», chiedono a Corsini. E lo invitano «a toccare con mano», a «fare un giro per corso Garibaldi e per via San Faustino tra la gente comune, senza funzionari e autisti, un tour per toccare la realtà, per rendersi conto che la città per vivere ha bisogno di risolvere tanti piccoli problemi che sono la causa diretta dell’abbandono, della rinuncia, della rassegnazione, e che, evidentemente, non sono ritenuti importanti dai suoi funzionari e consiglieri». Vedono le grandi mostre e un Progetto Carmine che si fa «senza concertazione», come dice Stellini, e osservano che «la città ha bisogno di Santa Giulia, delle mostre milionarie», tuttavia «queste ultime - affermano - per avere successo devono avere il panettiere, il bar, il cittadino residente che accolgono il turista, altrimenti ogni euro speso è buttato, si trasforma solo in un’utopica azione culturale slegata dalla città e dai suoi abitanti». E se le cose non cambiano, «tutto questo la farà ricordare nella storia come sindaco vicino alla cultura - ammoniscono -, ma le mostre finiscono, i negozi vuoti e la città abbandonata restano». «Signor sindaco, ci creda - scrivono infine -, i commercianti, gli artigiani e i residenti vogliono restare a combattere per il futuro della nostra città, ma hanno bisogno di un segnale fatto non di parole e conferenze stampa, ma di azioni concrete, azioni non dettate dall’alto ma concertate. Il centro vuole vivere, gliene dia l’opportunità». Concertazione, dunque, è la richiesta, per tornare indietro da una situazione che Brescia In giudica più che preoccupante. «Chiediamo qualcosa di più - precisa Stellini -, giacchè per tornare a un centro vivo ci vorranno anni, e per motivi non tutti addebitabili al Comune». Il di più è conoscere, sapere se c’è un progetto sui negozi chiusi, se si può parlare di incentivi alle famiglie per ritornare al Carmine e in centro. Al contrario, «se il sindaco, che riteniamo galantuomo e persona corretta, vuole che andiamo via - aggiunge Stellini -, ce lo dica e noi ci regoleremo». Perchè «negli ultimi tempi capita che lui dica una cosa e gli uffici del Comune un’altra». E questo «ci lascia da pensare». mi.va.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Nasce un Consorzio del mercato di Brescia che accompagnerà i prodotti fino al consumatore All’Ortofrutticolo qualità certificata «Staremo attenti al rispetto dell’ambiente e alla definizione del giusto prezzo» Michele Torreggiani mercoledì 22 settembre 2004 La frutta e la verdura da oggi «non sono più sole», ad accompagnarle nel viaggio dalla produzione fino alle nostre tavole arriva un nuovo organo di tutela, il Consorzio qualità mercato ortofrutticolo di Brescia (CQ Brescia). L’iniziativa ed il Tavolo tecnico che collaborerà con la struttura consortile sono stati presentati presso la direzione del nuovo Mercato ortofrutticolo. All’incontro erano presenti, Giorgio Agnellini e Oliviero Gregorelli, rispettivamente presidente ed amministratore delegato di CQ Brescia, Luigi Morgano, vice sindaco della città, Vittorio Carbone vice presidente del Tavolo tecnico, Ugo Bontardelli, consulente legale del Tavolo e Alessandro Ronchi, responsabile della Qualità. Il consorzio, creato da un gruppo di aziende operanti all’interno dell’Ortomercato, ha lo scopo di realizzare un marchio di qualità da proporre al consumatore. Un bollino con il quale verranno contraddistinti i prodotti proposti. «Questo marchio sottintende che gli articoli offerti siano di qualità, garantendo la salute del consumatore, il rispetto per l’ambiente e che il prodotto sia stato pagato il giusto prezzo», ha spiegato il presidente Giorgio Agnellini. Queste garanzie sono frutto del lavoro di un Tavolo Tecnico, al quale partecipano tutti gli esponenti della filiera. Produttori, distributori, sia tradizionali sia grande distribuzione, le aziende di trasformazione, enti pubblici, come economati ed asili, e le associazioni dei consumatori. Accanto al Tavolo tecnico, è stato costituito un Tavolo politico, posto a garanzia del progetto e formato da Comune e Provincia di Brescia e dalla Regione Lombardia. «Il nostro Comune ha un peso rilevante all’interno della Società Brescia Mercati - ha sottolineato Luigi Morgano, vice sindaco della città -. Nostra intenzione è quella di seguire con particolare attenzione sia la garanzia dei prodotti, sia il rapporto prezzo qualità, che deve essere compatibile con le esigenze dei cittadini». Il marchio è semplice, visibile e d’impatto immediato. Nella parte superiore è stilizzata una prugna che nella metà inferiore diventa una foglia con due scritte, (CQ) sulla parte laterale e (Brescia) alla base. Al fine di garantire al massimo la genuinità dei prodotti, il Consorzio ha ottenuto la certificazione di qualità Iso 9001. Sistema che attesta anche la struttura organizzativa, le responsabilità, le procedure, i processi, per mettere in atto e mantenere attiva la politica di qualità del consorzio. Per far conoscere al pubblico questa iniziativa ed il marchio di qualità di CQ Brescia, è stata prevista una campagna di comunicazione innovativa. Messaggi che creino curiosità ma che allo stesso tempo informino del progetto e creino promozione. Emblematico è lo slogan «Da oggi la frutta e la verdura non sono più sole, perché garantite da CQ Brescia». Una promozione che non riguarderà solo le qualità del prodotto ma anche alla trasparenza del prezzo.

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ISTAT.it 21 settembre 2004 Il reddito disponibile delle famiglie nelle regioni italiane Anni 1995-2002 L'Istat presenta le stime dei Conti Regionali delle Famiglie per gli anni 1995-2002, elaborati secondo il Sistema Europeo dei Conti nazionali e regionali (SEC95). Le tavole incluse nel comunicato illustrano, in maniera sintetica, il processo di formazione del reddito disponibile per il totale del settore delle Famiglie; sul sito www.istat.it è inoltre consultabile una serie regionale completa, con il massimo livello di dettaglio degli aggregati che compongono i conti. I risultati presentati costituiscono una prima versione delle stime, che verranno aggiornate quando si renderanno disponibili, nel dettaglio necessario all’analisi, tutti i dati del Censimento della Popolazione e delle Abitazioni 2001. L’analisi dei risultati Il reddito disponibile Nel periodo che va dal 1995 al 2002, il reddito disponibile delle famiglie 1 italiane si è concentrato per circa il 53 per cento nel Nord, per circa il 26 per cento nel Mezzogiorno e per il restante 21 per cento nel Centro. In questo periodo, la quota delle regioni settentrionali sul totale nazionale ha perso un punto percentuale a quasi esclusivo vantaggio del Sud, mentre è rimasta sostanzialmente stabile quella del Centro; il peso del reddito disponibile delle famiglie meridionali rispetto a quello complessivo nazionale è, infatti, cresciuto dal 25,6 per cento nel 1995 al 26,6 nel 1999, per mantenersi, poi, sostanzialmente stabile nei tre anni successivi. Il miglioramento delle regioni meridionali è confermato dall’esame della dinamica del reddito disponibile: infatti, rispetto ad un incremento medio nazionale del 28 per cento, il Mezzogiorno ha sperimentato la crescita più sostenuta (31,6 per cento), mentre quella più debole si riscontra nelle regioni del Nord-ovest (25,3 per cento in sette anni). Il livello del reddito disponibile delle famiglie delle regioni meridionali resta, comunque, nel 2002 pari all’84 per cento circa di quelle del Nord-ovest. Tutte le regioni meridionali registrano un aumento del reddito disponibile superiore alla media nazionale; il Molise, la Campania e la Sardegna fanno segnare i tassi di crescita più elevati (rispettivamente 35,1 per cento, 34,6 per cento e 34,2 per cento nel periodo analizzato). Le regioni centrali mostrano andamenti sostanzialmente omogenei tra loro con un aumento attorno al 29 per cento, mentre nel Nord-est coesistono regioni con una crescita superiore alla media nazionale (Trentino Alto Adige e Veneto), e regioni con una crescita inferiore sempre rispetto alla media nazionale (Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna). Il Piemonte è la regione con la crescita più bassa (22,1 per cento). La migliore performance delle regioni meridionali è imputabile essenzialmente all’andamento favorevole dei redditi primari: particolarmente vivace è stata la crescita dei redditi da capitale netti (+17,1 per cento) e, soprattutto, del reddito misto (+32,1 per cento), il cui peso sul complesso del reddito primario si è, tra l’altro, ampliato a scapito di tutte le altre componenti (dal 19,9 per cento del 1995 al 20,2 del 2002). La spinta maggiore viene, però, dall’aumento dei redditi da lavoro dipendente (+33,6 per cento) che costituiscono la componente principale del reddito primario. La redistribuzione del reddito operata dalle Amministrazioni Pubbliche attraverso il prelievo di imposte e contributi ed il versamento di prestazioni sociali sembra, invece, aver svantaggiato il Sud sebbene in misura decrescente. Analizzando le componenti del reddito primario, il reddito misto, che risulta dall’attività imprenditoriale svolta dalle famiglie nella loro veste di produttori, aumenta del 28 per cento in Italia nel periodo considerato. La crescita più alta è quella del Mezzogiorno (32,1 per cento, con punte in Campania e Calabria, rispettivamente del 41,3 per cento e del 38,8 per cento), mentre quella più bassa si registra nel Nord-ovest (24,1 per cento), con le peggiori performance in Valle d’Aosta ed in Piemonte (rispettivamente 10,8 per cento e 17,4 per cento). L’apporto del reddito misto alla formazione del reddito primario non è variato nell’arco di tempo considerato, passando, a livello nazionale, dal 18,4 al 18,8 per cento; esso è più basso nel Nord-ovest (17,2 per cento nel 1995 e 17,4 per cento nel 2002) e più alto nel Mezzogiorno (19,9 per cento nel 1995 e 20,2 per cento nel 2002). Il risultato lordo di gestione, che rappresenta sostanzialmente i redditi netti derivanti dalla proprietà di abitazioni, registra per l’Italia un aumento del 52,6 per cento, soprattutto al Nord-ovest (più del 64 per cento), la cui crescita compensa quella meno rapida delle regioni meridionali (36,8 per cento). Ciò testimonia come l’attitudine delle famiglie all’investimento immobiliare, comunque sviluppata su tutto il territorio nazionale, sia più marcata nelle regioni settentrionali, nelle quali, tra l’altro, gli affitti in media sono aumentati di più che nel resto del paese. La struttura dei redditi delle famiglie è caratterizzata, nel periodo considerato, da un’elevata variabilità dei

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redditi da capitale, che comprendono interessi, dividendi e utili distribuiti dalle società oltre ai fitti di terreni e ai rendimenti imputati delle riserve gestite dalle imprese di assicurazione in favore e per conto degli assicurati. Nel periodo preso in esame questi aumentano, a livello nazionale, del 2,3 per cento; dal momento che il reddito primario è aumentato molto più rapidamente (25,3 per cento), i redditi da capitale ne rappresentano una quota in progressiva diminuzione. La dinamica dei redditi da capitale non si è presentata, però, omogenea su tutto il territorio nazionale: mentre al Nord-ovest si assiste ad una diminuzione decisa dal 1995 in poi, con una flessione, in termini monetari, pari al 4,3 per cento, nel Mezzogiorno si registra, al contrario, un aumento del 17,1 per cento. Su tali risultati ha influito essenzialmente l’andamento dei flussi netti di interessi, diminuiti a livello nazionale del 51,4 per cento dal 1995 al 2002. Tuttavia, il Centro e il Nord hanno sperimentato flessioni dell’ordine del 65 per cento, mentre il calo per le regioni meridionali è stato molto più contenuto (-13,6 per cento). A favore del Mezzogiorno hanno giocato sia gli andamenti degli stock di attività e passività delle famiglie, sia quelli dei tassi di interesse. Infatti, la distanza tra i tassi di interesse applicati al Nord ed al Sud si va assottigliando: nel periodo in esame i tassi attivi sono diminuiti meno nel Mezzogiorno che non nel Nord e nel Centro, mentre quelli passivi, relativi sia ai debiti a breve che a quelli a medio e lungo termine, si sono contratti in misura maggiore. La flessione delle consistenze delle attività finanziarie delle famiglie, che ha caratterizzato gli anni più recenti, è stata assai meno sensibile nelle regioni del Mezzogiorno che non nel resto d’Italia. Dal lato delle passività, per le famiglie meridionali si osserva una contrazione dei debiti a breve termine molto più rilevante che non per le famiglie del Nord e del Centro, accompagnandosi alla crescita meno marcata dei debiti a medio e lungo termine. Gli utili distribuiti dalle società, compresi i dividendi, hanno, invece, mostrato una dinamica più omogenea nelle diverse ripartizioni. Dal 1995 al 2002 i redditi da lavoro dipendente aumentano del 31,7 per cento. La crescita è abbastanza uniforme nelle diverse aree del Paese, con livelli più elevati in Campania ed in Molise (+36,9 per cento e +36,4 per cento rispettivamente), e più bassi in Liguria (26,1 per cento), La crescita sostanzialmente uniforme dei redditi da lavoro dipendente è confermata dal fatto che, nel periodo considerato, le quote delle aree geografiche sono rimaste invariate: 54 per cento circa al Nord, 21 per cento al Centro e 25 per cento circa nel Mezzogiorno. Il peso dei redditi da lavoro dipendente sul reddito primario, per il totale nazionale, cresce dal 50,1 al 52,7 per cento, e assorbe parte della diminuzione della quota dei redditi da capitale. L’incidenza rimane sostanzialmente stabile al Sud (dal 52,4 al 53,6 per cento), mentre il Nord-ovest ed il Nord-est registrano la crescita più accentuata, passando, nel periodo considerato, rispettivamente, dal 49 per cento del 1995 al 52,6 per cento del 2002 e dal 48,3 per cento al 51,7 per cento. Allo stesso tempo le unità di lavoro dipendenti (ULA)2 aumentano, dal 1995 al 2002, del 7,4 per cento nella media nazionale, portando il reddito per unità di lavoro a crescere del 18,1 per cento. Dalla combinazione dei tassi di crescita dei redditi da lavoro dipendente e dell’occupazione sottostante deriva che il reddito medio per unità di lavoro dipendente registra l’aumento più sostenuto nel Mezzogiorno (+19,9 per cento, contro il 15,9 per cento del Centro ed il 18,1 per cento del Nord). Le regioni meridionali continuano, comunque, a registrare il più basso livello di reddito per unità di lavoro dipendente rispetto alle altre aree del Paese, passando da 22,1 nel 1995 a 26,5 migliaia di euro nel 2002; la regione con la crescita più elevata è la Campania, seguita dalla Calabria, che resta però ultima nella graduatoria (25,2 migliaia di euro nel 2002). Il Nord-ovest rimane l’area con il più alto reddito da lavoro dipendente per unità di lavoro (da 27,4 a 32,5 migliaia di euro nel 2002, con il primato della Lombardia che registra 33.200 euro nel 2002). La formazione del reddito disponibile: gli effetti della redistribuzione Tra le componenti del processo di distribuzione secondaria del reddito, le imposte correnti subiscono nel periodo un aumento del 37,7 per cento a livello nazionale, e i contributi sociali del 15,3 per cento, contro un aumento del 38,8 per cento delle prestazioni sociali. Gli andamenti dei flussi redistributivi non sono uniformi in tutte le aree geografiche: il Mezzogiorno è l’area in cui l’aumento di imposte e contributi sociali risulta più marcato (rispettivamente 48,8 per cento e 22,8 per cento), attestandosi abbondantemente al di sopra della media nazionale. L’aumento più contenuto si verifica nel Nord-ovest, dove le imposte crescono del 31,4 per cento ed i contributi sociali del 18,1 per cento. Dal 1995 al 2002 è quindi cresciuta la quota di gettito fiscale e contributivo pagata dalle regioni meridionali rispetto al totale nazionale (dal 21,3 al 22,2 per cento), mentre diminuisce l’apporto delle regioni nord-occidentali (dal 34,8 al 33,9 per cento). Il Mezzogiorno registra, invece, il più basso tasso di crescita delle prestazioni sociali ricevute (37,2 per cento), che crescono in maggior misura nel Centro (40,5 per cento). L’analisi della redistribuzione del reddito è completata dall’esame della pressione fiscale e contributiva. La pressione fiscale (intesa come incidenza delle imposte correnti sul reddito lordo disponibile prima del prelievo di tali imposte), pari al 13,1 per cento a livello nazionale nel 1995, aumenta gradualmente fino a raggiungere il 14,8 per cento nel 2000, per poi diminuire al 14 per cento nel 2002. In generale, la pressione fiscale più elevata è quella del Nord e la più bassa quella del Mezzogiorno: in particolare la Lombardia e il Lazio sono le regioni che registrano i valori più alti, la prima passando dal 14,7 per cento nel 1995 al 15,3 per cento nel

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2002 e la seconda dal 14 per cento del 1995 al 15,2 per cento del 2002. La Calabria, invece, registra la pressione fiscale più bassa (passando dall’8,8 per cento al 10,5 per cento). Tuttavia la forbice tra Nord e Sud va gradualmente riducendosi, proprio a seguito della diversa dinamica delle imposte: la distanza era, infatti, di 4 punti nel 1995 (14,5 per cento al Nord contro 10,5 per cento al Mezzogiorno), e si è ridotta a 3,4 nel 2002 (15,1 per cento contro 11,7 per cento). La pressione fiscale e contributiva corrente (che oltre alle imposte include anche i contributi sociali) passa a livello nazionale dal 27,4 per cento del 1995 al 27,2 per cento del 2002, rimanendo pressoché stabile anche livello sub-nazionale. L’effetto operato dalla redistribuzione emerge dal confronto tra il livello del reddito disponibile e di quello primario: in presenza di forti differenze nella struttura economica e nella capacità di produrre reddito da parte delle regioni, la redistribuzione può, in parte, compensare i differenziali di reddito primario. In generale, in tutto il periodo considerato e per tutte le aree geografiche il reddito disponibile delle famiglie è inferiore al loro reddito primario, ad indicare una strutturale sottrazione di reddito alle famiglie operato nella fase della distribuzione secondaria. Nel tempo, però, questo fenomeno tende ad attenuarsi: infatti mentre nel 1995 il reddito disponibile costituiva a livello nazionale l’88,1 per cento di quello primario, la percentuale sale al 90 per cento nel 2002. Il rapporto rimane più basso, ossia più sfavorevole, nelle regioni settentrionali rispetto a quanto non accada in quelle meridionali; per queste ultime, tuttavia, la sottrazione di reddito tende a diminuire in misura meno vistosa rispetto alle altre ripartizioni (dal 96,2 per cento del 1995 al 97 per cento del 2002, con un minimo del 94,8 per cento nel 1997). Nelle regioni settentrionali il rapporto tra reddito disponibile e reddito primario migliora, registrando per il Nord-ovest nel 2002 un valore pari all’86,8 per cento (era l’84,6 per cento nel 1995), e per il Nord-est un valore dell’87,6 (l’85,7 per cento nel 1995). Anche per il Centro il rapporto registra un miglioramento, passando dall’87,3 del 1995 all’89,5 per cento nel 2002. GIORNALE.it Blocco dei prezzi: per Eurispes vantaggi minimi Dieci centesimi ogni mille euro di spesa. E' questo, secondo l'Eurispes, il risparmio che il blocco dei prezzi nella grande distribuzione garantirà alle famiglie, grazie a un rallentamento dell'inflazione dello 0,01%, cioé dal previsto 2,30% al 2,29%. L'istituto definisce lo stop agli aumenti concordato con i supermercati "un'illusione", perché si applicherà soltanto a una percentuale minima di prodotti che pesano in maniera limitata sulle tasche dei consumatori, con vantaggi quindi "pressoché nulli". "Abbiamo la sensazione - afferma il presidente Gian Maria Fara - che nonostante la sostituzione di Tremonti, il governo persegua una politica economica ancora una volta inadeguata". E per dimostrare questa tesi l'Eurispes snocciola i suoi calcoli. La percentuale del fatturato relativo ai prodotti venduti con il marchio della grande distribuzione, spiega, non supera nella media nazionale il 20% dell'incasso complessivo del settore grocery, ossia quello che comprende le rivendite di prodotti alimentari e di prodotti per la casa. "Ma la grande distribuzione - sottolinea l'istituto di studi economici - non é certo l'unico venditore al dettaglio. In tante realtà sono attivi una miriade di rivenditori: banchi del mercato, ambulanti, piccoli negozi e rivendite non legati alle grandi catene che non sono tenuti a contenere alcun prezzo". La grande distribuzione ha un giro d'affari complessivo di 65 miliardi di euro, pari al 22% del mercato al dettaglio dei prodotti grocery, che sono quelli previsti dal patto del blocco dei prezzi. "Questo vuol dire che, - sottolinea l'Eurispes - fatte le necessarie proporzioni, il blocco si applicherà al 4,4% di quei prodotti". In più non è solo nel settore alimentare che si concentra la spesa delle famiglie: i consumatori pagano anche le bollette, la benzina, l'affitto, i vestiti. "Occorre quindi vedere continua l'Eurispes - quale siano i pesi delle varie spese nei bilanci famigliari: utilizzando il paniere Istat, si scopre che le spese per grocery non arrivano al 20% della spesa complessiva. E su quel 20% i prodotti sui quali si applica il blocco dei prezzi sono solo appunto il 4,4%. In conclusione, il consumatore medio vedrà i prezzi fermarsi su prodotti il cui valore complessivo sarà pari soltanto allo 0,8% del suo bilancio". Il vantaggio finale consisterebbe quindi, conclude l'Eurispes, in un rallentamento dell'inflazione pari allo 0,01% ossia allo 0,1 per mille. 22 Set 2004

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LAREPUBBLICA.it Primi conteggi sull'accordo tra governo e grande distribuzione "Lodevole, ma inutile: saranno 10 centesimi su 1000 euro". L'Eurispes: "Una beffa i risparmi nei supermarket" Berlusconi: interverremo su tutti i prezzi di nostra competenza di LUISA GRION ROMA - Il patto sui prezzi è "un'illusione". Non può funzionare perché troppi sono i prodotti esclusi (tutti i grandi marchi), troppi gli operatori che non lo hanno firmato (dai piccoli commercianti agli ambulanti), troppe le voci di spesa che ne restano fuori (frutta, verdura, pane, salumeria, spesso carne e pesce fresco: in pratica tutto quello che non è confezionato). Se va bene dunque, l'impatto che l'accordo di Marzano avrà sulla spesa delle famiglie sarà ridotto a 10 centesimi di risparmio su mille euro di spesa. Pari ad un rallentamento dell'inflazione dello 0,01 per cento (dal 2,3 previsto al 2,29). Il desolante verdetto arriva da uno studio dell'Eurispes che considera il risultato finale dell'accordo un "bluff". "Non che l'iniziativa in sé non sia apprezzabile, anzi va nella direzione giusta - sottolinea Gian Maria Fara, presidente dell'istituto - ma non sarebbe onesto nascondere al consumatore che i vantaggi tratti sono praticamente nulli". A tale quadro l'Eurispes arriva partendo da questi dati: la percentuale del fatturato sui prodotti venduti a marchio interno della grande distribuzione non supera, nella media nazionale, il 20 per cento dell'incasso complessivo del settore "grocery", (prodotti alimentari, per la cura del corpo e della casa). La grande distribuzione ha un giro d'affari complessivo di 65 miliardi di euro, pari al 22 per cento del mercato al dettaglio degli stessi "grocery" (che sono appunto quelli inseriti nel patto sul blocco dei prezzi). Questo vuol dire - deduce l'Eurispes - che alla fine lo stop si applicherà solo al 4,4 per cento di quei prodotti. Considerato che, in base ai dati Istat, le spese per alimenti, pulizia propria e della casa pesano solo per il 20 per cento sulla spesa complessiva della famiglia il risultato finale dell'accordo è appunto "minimo". Tanto più, fa notare l'istituto, che il blocco non copre l'intero anno, ma solo i tre mesi da qui a Natale: tenuto conto che l'inflazione del 2004 sia davvero del 2,3 per cento - spiega l'Eurispes - e che per i primi nove mesi questi prezzi abbiano continuato a marciare al rialzo, alla fine dell'anno , su questi prodotti, ci sarà pur sempre un aumento di prezzi dell'1,7 per cento. Tradotte nel carrello, tutte queste premesse e constatazioni, si trasformano appunto in un risparmio di "10 centesimi ogni mille euro di spesa". Sentenza, quella dell'Eurispes, che il governo di sicuro non accetta. Certo, promette, si farà di più. Marzano, ispiratore dell'accordo, fa sapere che il blocco dei prezzi "potrebbe durare anche oltre la fine dell'anno". Berlusconi, parlando a Genova, assicura che, "assolutamente sì", ora s'interverrà anche sulle tariffe: "Tutto ciò che rientra nella competenza del governo sarà fatto" ha detto. E considerato che le possibilità di manovra del governo sulle tariffe riguardano le Poste (dove il blocco è già in atto) ed essenzialmente l'acqua, i biglietti ferroviari e l'energia i probabili campi d'azione sono dunque presto delimitati (per l'energia, in particolare, si punta sulle possibilità di risparmio garantite dal ruolo dell'Acquirente unico e sulla ridimensionamento della posizione dominante dell'Enel). Per quanto riguarda l'altro fronte aperto da SinIscalco - quello di una moratoria sulle commissioni e sulle spese per il conto corrente - dall'Abi arriva la conferma delle trattative in corso. L'associazione ci tiene a sottolineare che il costo per la tenuta di un conto, in media, si aggira sui 118 euro l'anno, non 520 come dicono i consumatori. Quanto al patto anti-inflazione: "Le singole banche valuteranno le considerazioni del ministro nella loro autonomia d'impresa -sottolinea l'associazione - Tuttavia un congelamento dei prezzi non può non tener conto della natura dei servizi e dei beni interessati, dunque anche se limitato ad un periodo di tre mesi, deve essere valutato nell'ambito delle strategie commerciali". Il Tesoro, in realtà, per le banche chiede una moratoria per tutto il 2005, non di tre mesi. Per l'Intesaconsumatori, comunque sia, non vi sono molti dubbi: "serve un tavolo che coinvolga tutti". Scettico Pierluigi Bersani, responsabile economico dei Ds: "Ogni giorno Berlusconi fa crescere la confusione. Si bloccano prezzi già fermi e si annunciano blocchi generalizzati delle tariffe. Di questo passo, mentre si promette di rimettere il dentifricio nel tubetto, si carica in realtà la molla di una possibile impennata di prezzi e tariffe dall'inizio del prossimo anno". (22 settembre 2004)

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INITALIAonline Gli italiani e il caro vita Contro i rincari si continua a scendere in piazza, ma senza risultati rilevanti. Il popolo famoso per sapersi arrangiare ricorre agli outlet, ai farmaci generici e agli hard discount In questo periodo, è innegabile, l’impennata dei prezzi somiglia ad un’onda anomala e anche se gli esercenti adducono le motivazioni più disparate, resta il fatto che arrivare alla fine del mese si sta facendo arduo davvero per molti. Così gli italiani, abtuati a mangiar bene e a vestirsi meglio, hanno cominciato a rivolgersi a strutture innovative per fare le proprie spese risparmiando. Due le parole chiave in materia di acquisti: outlet, i paradisi dell'abbigliamento “buono” a piccoli prezzi, hard discount, prima timidamente comparsi soprattutto nei grandi centri, oggi diffusisi a macchia d’olio, meta obbligata della casalinga (e non solo) per le spese alimentari. Contro il caro bolletta è più difficile trovare delle soluzioni: la lavatrice si può fare di notte (vicini permettendo) e le telefonate pure (più facile con i fidanzati…), ma lo sconto riguarda solo alcune categorie e non tutti poi ci si può trasformare in pipistrelli. Per i medicinali l’unica chance sono i generici o quelli con lo stesso principio attivo e il nome diverso (bisognerebbe essere tutti farmacisti). I fumatori non hanno scampo, prezzi uguali ovunque (ma le marche nazionali costano meno delle estere), poco male, potrebbero essere un buon motivo per perdere il vizio. (22-09-2004 09:30) ILSOLE24ORE.com Trichet: «Saremo molto vigili su inflazione e prezzi» Forte appello del presidente della Bce. Critiche alla proposte di modifica del Patto di stabilità. , inflazione patto di stabilità sono stati i temi al centro dell'intervento del presidente della Bce, Jean Paul trichet, all'indomani della decisione della Fed sui tassi di interesse. Inflazione «La percezione delle famiglie è ben superiore alle statistiche: lo si può capire perchè è più facile notare un cambiamento dei prezzi per prodotti che si comprano quotidianamente rispetto ai prodotti che si comprano ogni tanto. Il problema è reale, dobbiamo dire alle famiglie abbiate fiducia, noi garantiremo la stabilità dei prezzi anche a lungo termine» Prezzi «Anche se le prospettive per i prezzi restano in linea con la stabilità nel medio termine, sono emersi rischi al rialzo. Il consiglio dei governatori resterà molto vigile rispetto a tutti gli sviluppi che potrebbero implicare rischi alla stabilità dei prezzi nel medio termine». Trichet ha ripetuto due volte il termine «molto vigili», aggiungendo che il livello dei tassi di interesse nell'Eurozona «in termini reali e nominali è molto basso». Euro «Bisogna evitare di sopravvalutare le fluttuazioni dei cambi, oggi come in passato dobbiamo stare attenti. Certo si sta cristallizzando una grande fiducia nell'euro».La fiducia nei confronti dell'euro, ha aggiunto, «è l'effetto della credibilità dell'eurosistema, della Banca Centrale Europea, del nostro sistema decisionale». Patto di stabilità «L'ancora nominale rapporto del 3% deficit/Pil non deve essere compromesso da proposte che permetterebbero un rallentamento della procedura per deficit eccessivo, come l'indicazione rispetto alla definizione delle circostanze eccezionali e il percorso per la correzione del deficit eccessivo, e le proposte per introdurre elementi specifici per i singoli paesi non contribuiscono alla solidità e alla credibilità dell'Unione Monetaria». (servizio dell'agenzia Radiocor) 22 settembre 2004

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ISAE.it 22 settembre 2004 Sale ancora a settembre la fiducia dei consumatori • L’indice destagionalizzato registra a settembre il quarto aumento consecutivo e sale a 102,8 (da 101,8 di

agosto), il valore più alto dell’anno; quello corretto anche per i valori erratici passa a 102,4 da 101,8 del mese precedente. L’indice grezzo scende invece lievemente a 103 da 103,4 di agosto

• L’indice disaggregato riguardante la situazione personale degli intervistati sale a 109,8 da 109 di agosto, grazie soprattutto a valutazioni più favorevoli circa la convenienza del risparmio; quello sul quadro economico generale del paese registra un aumento meno sensibile, portandosi a 89,6 da 89,5 dello scorso mese

• I consumatori sono più ottimisti sulla situazione corrente, con il relativo indice che si porta (sempre in termini destagionalizzati) da 103,9 a 104,4; le previsioni per i prossimi mesi restano invece sostanzialmente stabili, con l’indicatore che si attesta a 100,1 da 100 di agosto

• Riprendono infine a scendere, dopo il dato negativo di agosto (probabilmente influenzato anche da fattori stagionali), i giudizi e le previsioni relative all’andamento dei prezzi

I – L’INCHIESTA ISAE SUI CONSUMATORI ITALIANI Settembre 2004 Secondo l’inchiesta condotta dall’ISAE su un campione di 2000 intervistati tra il giorno 1 e il 14 del mese, la fiducia dei consumatori italiani aumenta a settembre per il quarto mese consecutivo, portandosi in termini destagionalizzati a 102,8 (da 101,8 di agosto), sui valori più alti dell’anno; l’indice corretto anche per i fattori erratici sale a 102,4 da 101,8 del mese scorso, quello grezzo scende invece lievemente, a 103 (da 103,4). Il miglioramento, diffuso a quasi tutte le variabili, è più evidente nelle opinioni riguardanti il clima personale degli intervistati e nelle opinioni sulla situazione corrente; i relativi sotto-indici passano, rispettivamente, da 109 a 109,8 e da 103,9 a 104,4, attestandosi sui valori massimi, rispettivamente, da novembre e luglio 2003. Sono invece in larga misura stabili le valutazioni sul quadro economico generale e sulle prospettive a breve termine: rispettivamente, in questo caso gli indici destagionalizzati passano da 89,5 a 89,6 e da 100 a 100,1. Tra le variabili che non sono comprese nella definizione di fiducia, rientrano in settembre le preoccupazioni circa sia l’inflazione percepita, sia quella attesa emerse in agosto, e si ampliano le prospettive riguardo gli acquisti di beni durevoli, con le indicazioni più di dettaglio riferite alle spese per l’abitazione e l’auto che registrano un miglioramento. Quadro economico generale A settembre, l’indice destagionalizzato del clima di fiducia relativo al solo quadro economico generale, al netto dei fattori stagionali, si attesta a 89,6 (da 89,5); a valutazioni più favorevoli riguardo la situazione del paese si contrappongono infatti rinnovati timori sull’evoluzione del mercato del lavoro. Segnano marcati recuperi sia il saldo relativo alla situazione economica corrente del paese (da -98 a -94 al netto dei fattori stagionali), sia quello relativo alle corrispondenti previsioni a breve termine (da -36 a -31); si amplia per contro da 32 a 40 quello relativo alle attese di incremento della disoccupazione. Dopo la pausa estiva, i consumatori scontano nei propri giudizi e previsioni un rallentamento della dinamica inflazionistica: il saldo relativo ai giudizi, in termini grezzi, scende infatti da 96 a 80, sui minimi dal luglio del 2002; in particolare, diminuisce dal 27 al 24% la quota di quanti ritengono che i prezzi siano aumentati “molto” nell’ultimo anno e dal 51 al 48% quella di quanti li ritengono aumentati “abbastanza”; si amplia di converso dal 9 al 14% la percentuale di chi li ritiene stabili, sui massimi dal febbraio-marzo del 2002 (subito dopo l’introduzione dell’euro). Anche le attese inflazionistiche per i prossimi dodici mesi sono in rallentamento: aumentano infatti dal 48 al 49% quanti si aspettano una stabilizzazione dei prezzi nei prossimi dodici mesi, e crescono dal 23 al 25% quanti prevedono incrementi minori rispetto al passato: il relativo saldo ponderato grezzo diminuisce pertanto da -23 a -25. Situazione personale In settembre, l’indice relativo alla sola situazione personale degli intervistati - al netto dei fattori stagionali - sale a 109,8 da 109, sui massimi dall’ottobre dello scorso anno. Contribuiscono al miglioramento soprattutto le previsioni sulla situazione economica della famiglia, il cui saldo recupera da -11 a -8, e una rinnovata forte percezione della convenienza presente del risparmio (da 62 a 81 il saldo; sui massimi dall’ottobre del 2003). Un miglioramento di minore entità caratterizza le opinioni circa la situazione presente della famiglia (il cui saldo recupera lievemente da -46 a -45) e una stabilizzazione di quelle riguardanti le possibilità future di risparmio (-74 il saldo come in agosto). I consumatori percepiscono tuttavia un peggioramento del proprio bilancio familiare (da 12 a 8 il saldo al netto dei fattori stagionali) e non ritengono il momento presente favorevole per effettuare acquisti rilevanti (da -100 a -103 il saldo destagionalizzato in settembre). Le intenzioni di spesa per i prossimi 12 mesi appaiono tuttavia meno sfavorevoli: si riduce infatti dal 74 al 63% la quota di quanti escludono con certezza di effettuare acquisti nei prossimi 12 mesi e migliorano lievemente anche le prospettive di acquisto dei beni più impegnativi. Diminuiscono infatti quanti non intendono acquistare nei prossimi dodici mesi un’auto (da 81 a 79%), né un’abitazione (da 93 a 89%) né effettuare spese straordinarie di manutenzione della casa (da 86 a 83%).

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ISMEA.it Mercati Agricoli I TOP TEN del Mese PRODOTTI CON QUOTAZIONI

IN AUMENTO SU: PRODOTTI CON QUOTAZIONI IN DIMINUZIONE SU:

Mese Precedente var% Zucchine 43,48Melanzane tonde 22,73Pomodori Tondo liscio 15,38Patate comuni var.diverse 11,76Grassi 156-176 Kg (Md) 10,24Pancetta fresca (Mi) 10,10Pomodori ciliegini 9,86Grassi 130-144 Kg (Mi) 7,14Bovino ad. mezzene (Mi) 6,96Magri 90-115 Kg (Mi) 6,62

Mese Precedente var% Carote -65,63Pomod.Tondo lisc.rosso grap -43,75Uva da tavola Vittoria -36,59Manze Frisona/P.N. (Cr) -33,33Uva da tavola Italia -32,39Crusca grano tenero -25,09Cruschello grano duro -21,22Farinaccio grano duro -15,28Pesche e Nettarine -15,15Granturco ibrido nazion. -15,13

Anno Precedente var% Olio Dop-Igp Riviera Ligure 45,16Olio Dop-Igp Valli Trapanesi 40,77Olio Dop-Igp Umbria 31,07Bovino ad. mezzene (Mi) 28,03Olio Rettificato Di Sansa 27,68Olio Dop-Igp Toscano 20,97Mele Golden delicious 20,59Faraone pesanti (Fo) 20,48Olio Di Oliva Verg.Lampante Ol 18,69Mele Stark delicious 17,14

Anno precedente var% Pomod.Tondo lisc.rosso grap -81,05Radicchio ross.Aut.Chioggia -80,87Zucchine -64,52Pomodori Tondo liscio -62,03Pesche e Nettarine pol.gialla -61,84Pesche e Nettarine -61,64Lattuga -57,45Pesche e Nettarine pol.bianca -55,70Indivia -52,50Pomodori San marzano -51,22

22 settembre 2004

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Prezzi - Tendenze mensili Cereali e Coltivazioni Industriali

Descrizione set/2004 ago/2004 set/2003 Unit.Mis. Avena estera 0 0 0 € / tAvena nazionale 155,98 156,79 177,11 € / tBarbabietola zucchero 0 5,20 4,71 € / 100 kgCrusca e Cruschello 8,27 10,80 12,17 € / 100 kgFarina alim. animale 32,70 32,91 35,18 € / 100 kgFarina di Grano 32,24 31,83 31,80 € / 100 kgFarinaccio 10,79 12,10 13,41 € / 100 kgGrano Duro estero 173,33 169,50 207,75 € / tGrano Duro nazionale 135,09 136,76 178,60 € / tGrano Tenero estero 179,13 180,38 190,06 € / tGrano Tenero nazionale 127,50 128,18 160,44 € / tGranturco comunitario 0 0 0 € / tGranturco nazionale 124,38 144,56 162,52 € / tOrzo estero 0 0 0 € / tOrzo nazionale 129,88 128,21 151,91 € / tRisone 0 0 27,89 € / 100 kgSemi di Girasole 0 0 19,33 € / 100 kgSemola di Grano duro 23,56 24,02 29,82 € / 100 kgSoia 0 0 24,46 € / 100 kgSorgo nazionale 116,58 0 158,17 € / tTabacco 0 0 0 € / kg Frutta e Ortaggi

Descrizione set/2004 ago/2004 set/2003 Unit.Mis. Carote 0,11 0,32 0,20 € / kgCavolfiori e Cavoli Broccoli 0,27 0,30 0,44 € / kgFagiolini 0 0,68 1,41 € / kgFinocchi 0,38 0 0 € / kgIndivia 0,19 0,21 0,40 € / kgLattuga 0,20 0,20 0,47 € / kgLimoni 0,30 0,31 0,28 € / kgMelanzane 0,28 0,21 0,44 € / kgMele 0,46 0,52 0,39 € / kgMeloni 0,31 0,22 0,44 € / kgPatate comuni 0,21 0,17 0,30 € / kgPeperoni 0,45 0,42 0,59 € / kgPere 0,45 0,48 0,60 € / kgPesche e Nettarine 0,29 0,33 0,76 € / kgPomodori 0,30 0,28 0,79 € / kgPomodori ciliegini 0,78 0,71 1,21 € / kgRadicchio 0,24 0,35 1,08 € / kgSpinaci 0 0 0 € / kgSusine 0,57 0,55 0,93 € / kgUva da tavola 0,46 0,50 0,39 € / kg Fiori e Piante

Descrizione set/2004 ago/2004 set/2003 Unit.Mis. Crisantemi 0,20 0,17 0,27 € / SteloGarofani 0,12 0 0,19 € / SteloGladioli 0,27 0,20 0,35 € / SteloRose 0,33 0,30 0,30 € / Stelo

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Vini Descrizione set/2004 ago/2004 set/2003 Unit.Mis.

Vini bianchi da tavola 3,23 3,38 3,71 € / EttogradiVini Doc-Docg bianchi 0 98,20 98,51 € / 100 kgVini Doc-Docg rossi e rosati 0 134,48 154,15 € / 100 kgVini rossi da tavola 3,58 3,62 4,18 € / Ettogradi Oli e Olive Mensa

Descrizione set/2004 ago/2004 set/2003 Unit.Mis.Olio Di Oliva 2,54 2,58 2,33 € / KgOlio Di Oliva Verg.Lampante Ol 2,35 2,39 1,98 € / KgOlio Di Oliva Vergine Extra 2,85 2,94 3,12 € / KgOlio Di Oliva Vergine Fino 2,50 2,60 2,44 € / KgOlio Rettificato Di Oliva 2,55 2,61 2,72 € / KgOlio Rettificato Di Oliva 1,99 2,05 1,92 € / KgOlio Rettificato Di Sansa 1,43 1,49 1,12 € / Kg Animali e Carni

Descrizione set/2004 ago/2004 set/2003 Unit.Mis.Agnelli da macello 3,91 3,73 4,13 € / kgAgnelloni da macello 3,37 3,24 2,76 € / kgCarni Agnello 6,74 6,24 6,70 € / kgCarni Agnellone 5,72 5,42 4,58 € / kgCarni di Bovino adulto 2,31 2,26 2,11 € / kgCarni di Coniglio 3,94 3,98 4,40 € / kgCarni di Faraona 2,94 2,93 3,15 € / kgCarni di Pecora 2,45 2,44 2,10 € / kgCarni di Pollo 1,66 1,77 2,00 € / kgCarni di Pollo 0,94 0,90 1,06 € / kgCarni di Tacchino 1,62 1,61 1,94 € / kgCarni di Vitello 5,40 5,15 5,29 € / kgCarni di Vitellone 3,65 3,64 3,86 € / kgCarni Suine fresche 3,49 3,63 3,72 € / kgCarni Suine industriali 3,25 3,20 3,60 € / kgConigli 1,63 1,61 1,97 € / kgFaraone 1,89 1,81 1,64 € / kgGalline 0,18 0,12 0,27 € / kgManze da macello 2,24 2,24 2,20 € / kgPecore da macello 0,90 0,89 0,95 € / kgPolli 0,91 0,94 1,26 € / kgSuini da macello 1,40 1,29 1,43 € / kgSuini d'allevamento 1,80 1,90 1,84 € / kgTacchini 1,00 0,99 1,39 € / kgUova M 53-63 gr (Mi) 6,31 6,15 7,93 € / 100 unitàUova M 53-63 gr (Pd) 6,78 6,60 8,69 € / 100 unitàVacche da macello 0,88 0,87 0,78 € / kgVitelli da macello 3,63 3,62 3,40 € / kgVitelloni da macello 1,95 1,95 2,00 € / kg Lattiero Caseari

Descrizione set/2004 ago/2004 set/2003 Unit.Mis.Asiago 5,90 5,90 0 € / kgBurro 1,94 1,98 2,20 € / kgCaciotta 6,28 6,26 5,96 € / kgFontal 3,65 0 3,75 € / kgGorgonzola 3,52 3,50 3,64 € / kgGrana padano 5,96 5,96 6,62 € / kgParmigiano reggiano 8,68 8,65 9,87 € / kgPecorino romano 4,54 4,56 5,41 € / kgProvolone 4,66 4,66 4,74 € / kgTaleggio 4,15 4,15 4,16 € / kg

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ANSA.it Prezzi: pizza pazza, da ingredienti a tavola lievita 490% ROMA - Brutte notizie dal fronte pizza, fiore all' occhiello della dieta mediterranea. Andare in pizzeria per una semplice serata fuori puo' diventare infatti piuttosto costoso, visto che il prezzo del prodotto italiano tipico per eccellenza nasconde un ricarico ''stratosferico''. A fare i calcoli e' l'Aduc, che ha sommato il prezzo dei componenti classici della pizza margherita (farina, sale, pomodoro, mozzarella, olio e basilico), confrontandolo con quello fatto pagare mediamente in pizzeria. Il risultato e' una differenza, dagli ingredienti al piatto, pari a un +490%. A chi la pizza la cucina il prodotto costa, infatti, secondo l'associazione, 1,1 euro (poco piu' di 2.000 lire). Ma durante la cottura il prezzo lievita esattamente come l'impasto. Per mangiare una margherita seduti in compagnia di amici si arriva infatti a spendere in media non meno di 6,5 euro, cioe' oltre 12.000 vecchie lire. L'Aduc ha considerato nella sua analisi ingredienti di prima qualita': olio di oliva e non di semi (che pure a volte viene utilizzato), pomodoro sammarzano anziche' la passata, mozzarella invece del fiordilatte o della caseina reidratata. Per di piu', spiega l'associazione dei consumatori, i prezzi sommati sono quelli che si trovano al supermercato e non quelli applicati dal grossista, ''che fa un ulteriore sconto sui costi degli ingredienti''. L'impasto del disco (acqua, farina, lievito, sale) non supera quindi i 14 centesimi, il pomodoro costa in media 10 centesimi, la mozzarella (sono calcolati circa 70 grammi per una margherita) 60 centesimi, il basilico 20 e l'olio (ne basta un filo se e' di qualita') 6 centesimi di euro. ''E' ovvio che al prezzo del prodotto base, il disco, devono essere aggiunti i costi di gestione e il guadagno del gestore, ma un ricarico del 490% - sottolinea l'Aduc - e' fuori da qualsiasi logica di mercato''. L'associazione invita quindi i consumatori ad utilizzare la forma di protesta ''che gli e' propria: il boicottaggio''. Ma i calcoli dell'Aduc non convincono la Fipe-Confcommercio, che li definisce ''incompleti'. Gli ingredienti rappresentano infatti ''solo il 20% del costo del prodotto finito e servito al tavolo''. Sul prezzo finale, spiega la Fipe, incidono anche il 30% di spese per la manodopera (il costo del lavoro di cuochi, pizzaioli, camerieri), il 25-30% di spese di gestione (affitto dei locali, arredamento, bollette, occupazione di suolo pubblico), infine il 20-25% di margine lordo di guadagno. ''Dati questi costi fissi - replica ancora la federazione - su un fatturato totale annuo di 200 mila euro ante imposte per esercizio ne rimangono di guadagno effettivo circa 40 mila, sempre al lordo delle tasse''. Ecco in una tabella i prezzi dei singoli ingredienti calcolati dell'Aduc. Impasto del disco (180 grammi) 0,14 euro Pomodoro (75 grammi) 0,10 euro Mozzarella (70 grammi) 0,60 euro Basilico (10 grammi) 0,20 euro Olio d'oliva (15 grammi) 0,06 euro ================================================================ TOTALE 1,10 euro 22/09/2004 17:20

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GIORNALE.it Il prezzo della benzina ritorna ai massimi A causa del petrolio, rincarato per il calo delle scorte Usa, la benzina ha ripreso la sua corsa al rialzo, tornando ai massimi oltre 1,17 euro al litro raggiunti ad agosto. A ritoccare il listino, secondo quanto risulta dal monitoraggio del ministero delle Attività produttive, sono state oggi cinque compagnie. Hanno messo mano al listino Api, Q8, Fina, Shell e Tamoil. Le prime due sono arrivate ai massimi di 1,171, mentre le altre tre si sono fermate a 1,169 euro al litro. A incidere sulla nuova ripresa dei prezzi dei carburanti giocano l'andamento delle quotazioni dell'oro nero sui mercati internazionali. Dopo qualche segnale di rallentamento, infatti, la tensione è ripresa a salire nelle ultime settimane non solo a causa dell'uragano Ivan, ma anche per i rinnovati timori per un possibile stop delle esportazioni del colosso russo Yukos. Era dai primi di agosto che la verde non arrivava a questi livelli, a parte un brevissimo passaggio della Ip sopra quota 1,17 il 9 settembre. Da allora i listini erano rimasti bloccati immediatamente sotto quella soglia, intorno a 1,167-1,168. Alla piccola ondata di rincari non è rimasto estraneo il gasolio, che da oggi alle pompe Api e Q8 costa 0,993 euro al litro e a quelle Fina e Tamoil 0,991. 22 Set 2004 ANSA.it Prezzi: ogni 100 euro spesi a famiglia solo 17,5 in alimenti VENEZIA - ''Ogni 100 euro di spesa per i consumi di ciascuna famiglia italiana solo 17,5 euro sono destinati agli acquisti dei prodotti alimentari''. A rilevarlo e' Giuseppe Bortolussi, segretario degli artigiani della Cgia di Mestre, che ritiene ''quanto meno eufemistico sostenere che gli accordi fatti a livello nazionale tra Governo e grandi gruppi commerciali consentiranno di far risparmiare qualcosa alle tasche dei consumatori''. Infatti, stando all'elaborazione dell'Ufficio studi della Cgia su dati Istat, ogni 100 euro di spesa per consumi le famiglie la ripartiscono cosi': 18,2 euro per l'abitazione, l'acqua, l'elettricita' il gas e altre bollette; 17,5 euro per alimentari e tabacco; 16,6 euro per i trasporti e le comunicazioni; 9,4 euro per la manutenzione della casa, il mobilio e gli elettrodomestici; 9,2 euro per ristoranti; 9 euro per l'abbigliamento, le calzature e la cultura e l'istruzione. Con 7,9 euro incidono meno sui conti familiari, invece, i beni e servizi vari e i servizi sanitari con 3,1 euro. ''Indubbiamente - conclude Bortolussi - sono dati medi che possono leggermente cambiare a seconda della composizione anagrafica della famiglia. Di sicuro il carovita subito in questi ultimi periodi dalle famiglie italiane e' da addebitare maggiormente a tariffe e i costi delle varie bollette che alla spesa quotidiana''. SPESA PER CONSUMI DELLE FAMIGLIE ITALIANE OGNI 100 EURO (anno 2003) Abitazione, acqua, elettricita', gas e altri comb. 18,2 Alimentari e tabacco 17,5 Trasporti e comunicazioni 16,6 Mobili, elettrodomestici e manutenzione casa 9,4 Alberghi e ristoranti 9,2 Vestiario e calzature 9,0 Ricreazione, cultura e istruzione 9,0 Beni e servizi vari 7,9 Servizi sanitari 3,1 Totale 100,0. 23/09/2004 17:16