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Newsletter Cluster Alisei | n. 43 ottobre 2019 1 In questo numero Editoriale Speciale Meet in Italy for Life Sciences 2019 ¯ Concluso con successo il Meet in Italy for Life Sciences 2019 ¯ Diana Bracco: Conclusioni della conferenza internazionale. ¯ Iain Mattaj: La medicina personalizzata richiede lo studio di modelli differenti ¯ Maria Cristina Messa: L’imaging come strumento integrato alla genomica ¯ Lucia Migliore: Come l’ambiente influenza il genoma ¯ Michele Morgante: C’è bisogno di una nuova formazione per i biologi ¯ Stefano Piccolo: I dati sono il petrolio del future ¯ Paola Testori Coggi: Il futuro e il costo delle terapie avanzate ¯ Meet in Italy for Life Sciences a Genova nel 2020 Vita di Alisei ¯ Assemblea annuale ALISEI ¯ Alisei all’Italy-China Best Startup Showcase Notizie dai soci ¯ Dalla ricerca alla realizzazione di prodotti innovativi. I risultati del progetto IRMI ¯ La ‘mappa’ degli organi più a rischio di effetti collaterali della radioterapia ¯ Antibiotici più efficienti, trovata una possibile chiave d’ingresso ¯ Cancro alla prostata, un nuovo metodo diagnostico potrebbe sostituire il test del PSA ¯ Medicina personalizzata: TLS sigla accordo quinquennale con Area Science Park ¯ Lotta al melanoma: studio italiano segna un altro punto a favore della ricerca italiana Bandi e premi ¯ Italia-Argentina: bando per progetti congiunti di ricerca ¯ Pubblicati i termini e le modalità per accedere alle nuove agevolazioni Mise per grandi progetti di ricerca e sviluppo ¯ A febbraio 2020 una nuova call di AAL ¯ Relief, Immerxive e PatchAI vincono la Sprint for Ideas 2019 Notizie dall’Italia e dal mondo ¯ Tumori: tra gli ultra 65enni più di 1 su 10 ha ricevuto una diagnosi ma non tutti hanno abbandonato le cattive abitudini ¯ Vincenti contro obesità, campagna con storie di successo ¯ Sperimentazioni di nuovo in aumento in Italia Eventi ¯ Progetto MIND: il nuovo distretto dell’innovazione a Milano – Milano, 30 ottobre 2019 ¯ BBI JU Stakeholder Forum 2019 – Bruxelles, 4 dicembre 2019 ¯ Hacking AMR 2019, using the digital world to fight antimicrobial resistance – Stoccolma, 13-15 dicembre 2019

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In questo numero Editoriale

Speciale Meet in Italy for Life Sciences 2019

¯ Concluso con successo il Meet in Italy for Life Sciences 2019 ¯ Diana Bracco: Conclusioni della conferenza internazionale. ¯ Iain Mattaj: La medicina personalizzata richiede lo studio di modelli differenti ¯ Maria Cristina Messa: L’imaging come strumento integrato alla genomica ¯ Lucia Migliore: Come l’ambiente influenza il genoma ¯ Michele Morgante: C’è bisogno di una nuova formazione per i biologi ¯ Stefano Piccolo: I dati sono il petrolio del future ¯ Paola Testori Coggi: Il futuro e il costo delle terapie avanzate ¯ Meet in Italy for Life Sciences a Genova nel 2020

Vita di Alisei

¯ Assemblea annuale ALISEI ¯ Alisei all’Italy-China Best Startup Showcase

Notizie dai soci

¯ Dalla ricerca alla realizzazione di prodotti innovativi. I risultati del progetto IRMI ¯ La ‘mappa’ degli organi più a rischio di effetti collaterali della radioterapia ¯ Antibiotici più efficienti, trovata una possibile chiave d’ingresso ¯ Cancro alla prostata, un nuovo metodo diagnostico potrebbe sostituire il test del PSA ¯ Medicina personalizzata: TLS sigla accordo quinquennale con Area Science Park ¯ Lotta al melanoma: studio italiano segna un altro punto a favore della ricerca italiana

Bandi e premi

¯ Italia-Argentina: bando per progetti congiunti di ricerca ¯ Pubblicati i termini e le modalità per accedere alle nuove agevolazioni Mise per grandi progetti di ricerca

e sviluppo ¯ A febbraio 2020 una nuova call di AAL ¯ Relief, Immerxive e PatchAI vincono la Sprint for Ideas 2019

Notizie dall’Italia e dal mondo

¯ Tumori: tra gli ultra 65enni più di 1 su 10 ha ricevuto una diagnosi ma non tutti hanno abbandonato le cattive abitudini

¯ Vincenti contro obesità, campagna con storie di successo ¯ Sperimentazioni di nuovo in aumento in Italia

Eventi

¯ Progetto MIND: il nuovo distretto dell’innovazione a Milano – Milano, 30 ottobre 2019 ¯ BBI JU Stakeholder Forum 2019 – Bruxelles, 4 dicembre 2019 ¯ Hacking AMR 2019, using the digital world to fight antimicrobial resistance – Stoccolma, 13-15 dicembre

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Editoriale

Dal 16 al 18 ottobre scorsi si è tenuto a Trieste Meet in Italy for Life Sciences 2019, l’evento voluto dal Cluster Tecnologico Scienze della Vita ALISEI, che ha visto un grande successo di pubblico: oltre 1.000 presenze, con 1.600 incontri B2B e oltre 400 organizzazioni provenienti da 31 Paesi.

La conferenza internazionale, che ha aperto i lavori di questa edizione, ha evidenziato le nuove frontiere della medicina, con le ricerche sull’epigenomica e le terapie avanzate.

Questo numero della newsletter è in gran parte dedicato a questo evento che mostra come il settore delle life science sia in continua e costante evoluzione e rappresenti oggi uno dei comparti di punta in Italia.

Riportiamo una sintesi dell’intervento conclusivo di Diana Bracco, Presidente del Cluster ALISEI, e le interviste ad alcuni dei relatori intervenuti alla conferenza internazionale.

Ricordiamo che il 30 ottobre prossimo si terrà l’Assemblea annuale del Cluster ALISEI e, tra le attività del Cluster, la presenza alla cerimonia inaugurale dell’Italy - China Best Startup Showcase – Entrepreneurship Competition (BSSEC) che si è svolta a Roma, all’Università La Sapienza nelle scorse settimane.

Seguono una serie di notizie dai soci, dal mondo delle life science e, in chiusura, la segnalazione di eventi che interessano il settore nelle prossime settimane.

Ricordiamo che è possibile inviare commenti e segnalazioni di iniziative ed eventi a [email protected].

Buona lettura!

Redazione diffusa Emilio Conti e Cecilia Bergamasco (coordinamento) Vera Codazzi (Cluster Lombardo Scienze della vita e Segreteria tecnica Cluster Alisei) Giuliano Faliva (Presidenza Cluster Alisei) Sara Robibaro e Maria Francesca Moroni (Confindustria Dispositivi Medici) Francesca Pedrali (Assobiotec) Cecilia Maini (ART-ER) Laura Cerni (CBM) Filippo D'Arpa (Distretto Tecnologico Sicilia Micro e Nano Sistemi) Antonio Morelli (Farmindustria) Donatella Piccione (Lazio Innova) Matteo Santoro (Polo Ligure Scienze della Vita) Francesco Senatore (Toscana Life Sciences) Ivan Boesso (Veneto Innovazione)

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Speciale Meet in Italy for Life Sciences 2019

Concluso con successo Meet in Italy for Life Sciences 2019 Si è tenuta a Trieste dal 16 al 18 ottobre scorso la sesta edizione di Meet in Italy for Life Sciences 2019, che ha visto un grande successo di operatori del settore. Oltre 1.600 incontri bilaterali, 400 organizzazioni provenienti da 31 Paesi, 40 espositori e 30 workshop e una conferenza internazionale dove sono emersi spunti molto interessanti.

La conferenza internazionale del 16 ottobre, dal titolo “Dalla genomica all’epigenomica: il futuro della medicina”, ha evidenziato come le nuove tecnologie stanno rapidamente cambiando l’approccio della medicina. Si è discusso di diagnostica sempre più personalizzata, di imaging molecolare, di studi di epigenetica che evidenziano come l’ambiente, l’alimentazione e gli stili di vita possano influenzare l’espressione del nostro genoma e variare il grado di rischio nei confronti delle più comuni patologie complesse: dai tumori all’Alzheimer, dall’obesità alle malattie autoimmuni.

Oltre alla conferenza internazionale che ha aperto i lavori, i partecipanti a Meet in Italy 2019 hanno avuto un’occasione importante di networking. Vi sono stati oltre 1.600 incontri bilaterali, organizzati in collaborazione con l’Enterprise Europe Network, in cui start-up, aziende, istituti di ricerca pubblici e privati e investitori si sono confrontati su temi strettamente legati al business ponendo le basi per possibili future partnership. Le realtà presenti, appartenenti ai settori della farmaceutica, della nutraceutica, delle biotecnologie, dei dispositivi medici e, più in generale, del settore della medicina e del benessere, hanno animato per tre giorni i locali del Molo IV, predisposti per l’evento.

Nell’ambito dell’Italian Healthcare Venture Forum, organizzato in collaborazione con TechTour, sono state premiate 6 start-up. Tra le 20 start-up finaliste, provenienti da 6 Paesi – una da Austria, Regno Unito e Bulgaria, 2 da Finlandia e Germania e 13 dall’Italia – la giuria di esperti composta da Venture Capitalist ed esperti in digital health, medtech, biotech e pharma – ha premiato Atlas Biomed Group, Exosomics, M2Test, Hospitex Internazional, SynDiag e Transactiva.

Atlas Biomed è un'azienda che applica le più recenti tecnologie genetiche per ispirare i consumatori a un cambiamento positivo dello stile di vita e condurli verso un futuro più sano. A tal fine, Atlas Biomed dispone di due test: l'Atlas DNA Test e l'Atlas Microbiome Test. Entrambi confluiscono nella piattaforma Atlas, che permette di assumere il controllo della propria salute attraverso consigli pratici e personalizzati.

Exosomics è un'azienda leader nell'innovazione che svolge attività di R&S nel campo dei biomarcatori associati agli esosomi, con particolare attenzione allo sviluppo e alla validazione di test multiplex immunometrici proprietari per la diagnostica oncologica non invasiva e dispositivi di monitoraggio e point of care per lo screening dei tumori. Sviluppano anche array per la diagnostica in collaborazione con le aziende farmaceutiche.

M2Test fornisce un servizio a ortopedici e altri specialisti delle malattie ossee per una valutazione più accurata del rischio di frattura ossea per i pazienti. Il prodotto, BESTESTESTEST, è un test innovativo che valuta la qualità ossea a partire da una biopsia virtuale del paziente; si basa su un'architettura client-server con cloud computing, che separa il software di imaging da quello dedicato al calcolo e alla generazione della risposta.

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Hospitex International sviluppa e commercializza soluzioni innovative per il mercato IVD con particolare attenzione alle nuove tecnologie quali biologia molecolare e citologia a base liquida in particolare.

SynDiag sviluppa una tecnologia per promuovere la trasformazione digitale in ginecologia. Attraverso la piattaforma digitale, SynDiag porta ai medici conoscenze all'avanguardia, dati di imaging medico di alta qualità e tecnologia basata sull'IA per la pratica clinica. Il cancro ovarico è la prima patologia affrontata essendo il tumore ginecologico più letale e la sesta causa di morte tra tutti i tipi di tumori a livello globale.

Transactiva è una microimpresa di ricerca e sviluppo che opera nel campo delle biotecnologie farmaceutiche che sviluppa e realizza piattaforme tecnologiche per la produzione di proteine terapeutiche attraverso una tecnologia nota come Plant Molecular Farming (PMF). Transactiva sviluppa prototipi di bioreattori verdi (per la produzione di proteine terapeutiche) che vengono successivamente scalati insieme ai partner industriali.

Al termine della conferenza internazionale è stato annunciato il soggetto vincitore della call per l’organizzazione dell’edizione 2020: la Regione Liguria con il Comune di Genova.

Conclusioni della conferenza internazionale “Dalla genomica all’epigenomica: il futuro della medicina”

Diana Bracco, Presidente del Cluster Tecnologico Nazionale ALISEI

Gli spunti emersi dalla conferenza sono tantissimi ed è stato dimostrato che il settore delle Scienze della Vita sta vivendo un momento di grande dinamismo offrendo continue opportunità di crescita.

I dati confermano che il settore delle life science è una delle punte di diamante dell’industria del nostro Paese, un comparto in grado di generare benefici socioeconomici rilevanti, con una forte propensione all’export, all’internazionalizzazione e con un’elevata spinta all’innovazione.

Le attività di Ricerca & Sviluppo delle imprese delle Scienze della Vita non soltanto costituiscono un investimento strategico per l’economia nazionale, ma si concretizzano in terapie che hanno effetti positivi per la salvaguardia della salute dei cittadini e il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti.

Come è stato evidenziato nel corso dell’incontro, la ricerca nel settore sta affrontando un cambio di paradigma, sempre più legata a una logica di medicina personalizzata. Lo sviluppo di terapie di ultima generazione, con la possibilità di proporre migliori attività di prevenzione, migliori diagnosi, terapie più mirate e con ridotti effetti collaterali, deve adesso impegnare tutti gli attori pubblico-privati ad acquisire un nuovo modus operandi.

Alle imprese del settore sono infatti richiesti sempre più investimenti in automazione e digitalizzazione. L’intersezione con le tecnologie ICT e la disponibilità di strumenti di analisi dei Big Data stanno permettendo di raccogliere, tracciare ed elaborare un’enorme quantità di dati in tutte le fasi di sviluppo, rendendo questo percorso sempre più efficiente ed efficace. Questo progresso è stato possibile anche grazie all’introduzione di nuove tecnologie di sequenziamento massivo del DNA, note come “Next Generation Sequencing”, che consentono di indagare l’intero genoma umano per identificare le basi genetiche o molecolari di diverse patologie o la diversa risposta ai farmaci di un individuo. E i costi sono oggi molto più abbordabili: il costo del sequenziamento genomico è sceso dai 95 milioni di dollari nel 2001 per singolo genoma ai 1.300 dollari nel febbraio 2019.

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Oltre all’epigenetica, su cui si è prevalentemente discusso in questa conferenza, ricordo anche l’emergere di un’altra disciplina all’avanguardia, la radiomica, in cui i big data e l’Intelligenza Artificiale giocano un ruolo decisivo nell’ambito della diagnostica per immagini.

Il Meet in Italy, e questa edizione lo conferma, anno dopo anno si identifica sempre più come il principale momento di incontro e networking tra tutti i soggetti della filiera delle scienze della vita italiani ed europei. Anche grazie a questo appuntamento annuale, il Cluster ALISEI si sta sempre di più accreditando come un grande motore dell’innovazione italiana nelle Life Sciences, un catalizzatore di idee, un punto di raccordo tra ricerca e industria oltre che un’efficace cabina di regia – cabina di regia dove le imprese dovranno esercitare un ruolo sempre più importante. Da parte nostra, continueremo a pungolare le Istituzioni perché si impegnino in scelte decisive per la ricerca e innovazione italiana, ad esempio insistendo sull’idea di creare un’Agenzia unica che coordini tutti gli attori impegnati.

Bisogna comunque passare dalle parole ai fatti. In primo luogo, in termini di risorse. A oggi il livello degli investimenti italiani raggiunge appena l’1,35% del PIL, pari a 23,3 miliardi di euro, il che fa del nostro Paese il penultimo in Europa. È evidente dunque che da un lato si deve aumentare il budget e dall’altro si devono mettere in campo persone di valore in grado di intercettare le risorse messe a disposizione dai bandi europei. Infine, occorre sviluppare una piattaforma nazionale di Open Innovation per le Scienze della Vita, che ci può permettere di massimizzare l’effetto sinergico degli stakeholders della filiera. La sinergia tra settori diversi ma contigui diventa un elemento centrale per vincere le sfide del futuro.

Ringrazio tutti gli intervenuti alla conferenza internazionale, relatori e pubblico, oltre agli organizzatori e alle Istituzioni triestini per l’ottima riuscita dell’evento.

Grazie a Trieste e grazie a Genova che ospiterà il Meet in Italy for Life Sciences nel 2020.

La medicina personalizzata richiede lo studio di modelli differenti Iain Mattaj – Direttore Human Technopole

La mia idea per il futuro della medicina è che questa guarderà al singolo caso e diventerà sempre più una medicina stratificata, con il passaggio da cure con trattamenti generici a cure personalizzate.

Sono convinto che questo approccio non sarà la chiave per risolvere ogni malattia o ogni problema, ma sarà sempre di più l’approccio che la medicina avrà nei confronti dei pazienti. Invece di pensare a una malattia o a un’infezione come a un solo problema, dobbiamo pensare di considerarle come patologie diverse e sottoporre il paziente a una cura che sia pensata in funzione delle sue caratteristiche.

In questo senso il ruolo che può giocare lo Human Technopole è di aiutare a capire le differenze tra le persone e a raccogliere e analizzare i dati. Una delle scommesse maggiori su cui stiamo investendo sono proprio i dati scientifici. La biologia dell’uomo non dipende solo dall’analisi della componente biologica ma dipende anche dallo studio di altri modelli e noi abbiamo bisogno di questi altri modelli. Non si può ad esempio studiare solo il cervello di una persona umana se si vogliono studiare le malattie neurodegenerative, in questo caso abbiamo la necessità di studiare anche modelli di umanoidi o di diverse specie animali. Ci saranno quindi molteplici studi inclusi quelli relativi alla struttura biologica che è una parte tradizionale e fondamentale della ricerca delle scienze della vita e ha un ruolo fondamentale nello sviluppo di nuovi farmaci. In quest’ottica mi aspetto di realizzare nello Human Technopole un istituto interdisciplinare con ricercatori provenienti da settori diversi.

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L’imaging come strumento integrato alla genomica Maria Cristina Messa, Già Rettore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca

Oggi “vedere” con l’imaging non basta più. È necessario estrarre i dati contenuti nelle immagini, tanto che si parla di radiomica, ovvero identificazione di molecole target attraverso le immagini radiologiche con metodi di intelligenza artificiale. Questo metodo di indagine va oltre i tradizionali sistemi CAD, i sistemi automatici di analisi delle immagini, estrapolando le informazioni che l’immagine contiene e i parametri correlati alla risposta alla terapia piuttosto che la scelta terapeutica da fare.

L’imaging molecolare che, se interpretato in maniera adeguata, può evidenziare trasformazioni che avvengono a livello molecolare: uno strumento molto interessante per correlare le immagini ai parametri genomici ed epigenomici. Con il vantaggio di “vedere” lo stato dell’organismo in maniera non invasiva.

Si spera che questo approccio possa essere utilizzato per diagnosi sempre più precoci e di prevenzione secondaria nelle popolazioni a rischio come ad esempio i fumatori, per i quali sono già state messe a punto delle tecniche per individuare il livello di rischio per la diagnosi di tumore al polmone.

Si sta evolvendo anche un altro aspetto dell’imaging: comprendere il destino dei farmaci somministrati al paziente. Poiché i farmaci sono sempre più selettivi, poter identificare le popolazioni di pazienti in grado di rispondere a un farmaco specifico può essere importante anche per ridurre i costi, visto che le terapie personalizzate hanno un costo sempre più alto.

Come l’ambiente influenza il genoma Lucia Migliore, Professoressa di Genetica Medica, Università di Pisa

Una delle maggiori sfide che oggi la medicina sta affrontando è quella di identificare i fattori genetici e ambientali in grado di provocare le patologie complesse che generalmente insorgono a una certa età: malattie neurovegetative, metaboliche, diabete tipo 2, obesità, malattie psichiatriche, autoimmuni e tutte le forme più comuni di tumori.

Oggi si cerca di capire la quota di ereditarietà dovuta all’ambiente. È stato visto che coppie di gemelli monovulari che condividono lo stesso genoma, non sviluppano tutte la stessa malattia complessa: può essere che in tarda età uno dei due gemelli si ammali di Alzheimer mentre l’altro no. Si vuole cercare capire il ruolo dell’ambiente, dal contesto abitativo all’alimentazione e agli stili di vita, sulle modificazioni molecolari del genoma, ovvero sull’epigenoma.

Sono stati individuati dei biomarcatori molecolari che ci consentono di comprendere le possibili alterazioni legate ai livelli di metilazione del DNA, che possono essere presenti in determinati organismi che presentano la malattia. Sempre prendendo come esempio i gemelli monovulari, se a due anni di età facciamo un epigenoma analizzando la metilazione del genoma, vediamo che ci sono poche differenze. Se rifacciamo la stessa indagine sui due gemelli a 50 anni, il genoma è evidentemente sempre uguale, ma l’epigenoma è cambiato: i due fratelli possono andare incontro a rischi differenziati di sviluppare determinate malattie.

Alterazioni ambientali nel periodo di gravidanza – dieta, stress – interferiscono con la rimodulazione del genoma a livello embrionale. Ci sono evidenze che i cosiddetti primi 1.000

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giorni di vita sono fondamentali e determinano il rischio di un individuo di sviluppare malattie complesse.

In questo quadro, si cita sempre lo studio fatto su una popolazione di donne in Olanda in gravidanza nel corso dell’inverno tra il 1944 e il 1945, in cui ci fu un periodo di grave carenza alimentare. I figli nati in quel periodo, dopo 60 anni sono stati studiati ed è emerso che nella popolazione il rischio di insorgenza di malattie complesse era molto alto. Alcuni geni studiati presentavano alterazioni della metilazione del DNA rispetto alla popolazione di controllo rappresentata dai fratelli nati in periodi precedenti o successivi dalle stesse madri.

C’è bisogno di una nuova formazione per i biologi Michele Morgante, Direttore Scientifico dell’Istituto di Genomica Applicata, Università di Udine.

Il problema della formazione dei biologi, ma anche dei medici, è un tema spinoso, in quanto oggi nelle università non si affrontano in maniera adeguata materie come la matematica, la fisica e l’informatica.

La necessità di sviluppare una maggiore conoscenza in queste materie deriva da due aspetti fondamentali. Il primo è che la biologia è sempre di più analisi di una grande mole di dati. In futuro ci saranno sempre meno ricercatori che lavoreranno in laboratorio per produrre i dati e sempre più persone che dovranno analizzarli e interpretarli. Oggi, di fatto, la tecnologia ha superato la scienza ed è in grado di produrre più dati di quanto la scienza sia in grado di interpretarli, e questo richiede la conoscenza di strumenti matematici e informatici.

È necessario preparare una nuova classe di biologi, cambiando il modo di insegnare la biologia con un nuovo paradigma, introducendo metodi matematici e statistici per affrontare l’interpretazione di un numero sempre maggiore di dati biologici a nostra disposizione.

Il secondo aspetto fondamentale è che la biologia deve passare da una scienza descrittiva a una scienza predittiva. Ciò porta inevitabilmente a descrivere i fenomeni biologici in termini matematici perché bisogna essere in grado di capire che cosa succederà a valle di determinati eventi cellulari. Questo potrà essere fatto attraverso una serie di equazioni differenziali che potranno descrivere il cammino attraverso cui la cellula passerà da uno stato all’altro. Per fare ciò la biologia si deve arricchire di conoscenze matematiche, fisiche e informatiche.

In Italia il percorso verso un nuovo insegnamento della biologia è difficile: con i corsi di laurea attualmente in essere è arduo pensare a corsi trasversali tra le varie discipline. Ma siamo fiduciosi che ciò possa cambiare.

I dati sono il petrolio del futuro Stefano Piccolo, Professore di biologia molecolare, Facoltà di Medicina, Università di Padova

Oggi dobbiamo veramente fare un esercizio per pensare a come sarà il futuro.

La ricchezza di dati raccolti ci permette, per esempio per un tumore o per disturbi nelle cellule, di riconoscere quelle deviazioni che ci consentono di prevedere cosa accadrà in futuro. Ciò è reso possibile grazie al grande numero di informazioni a disposizione.

In funzione della ricchezza dei dati è possibile costruire un puzzle che evidenzia in maniera chiara una traiettoria di futuro ben definita: potremmo comprendere come andrà a finire una certa malattia, in modo personalizzato, grazie proprio alla ricchezza di informazioni.

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L’informazione ci dà la capacità di gestire il futuro ed è la ricchezza del futuro.

Tutto ciò non deriva solamente dall’esplorazione dello spazio dell’espressione dei geni, ma anche da altri spazi che vanno integrati tra loro, tra cui quello del microbioma o quello delle cartelle cliniche. Quanto più siamo accurati, tanto più le tessere del puzzle ci permetteranno di predire il futuro della malattia, il futuro della risposta a un certo farmaco o come l’ambiente può influire sulla salute.

I dati sono il petrolio del futuro!

Il futuro e il costo delle terapie avanzate Paola Testori Coggi, già Direttore Generale, DG per Salute e Sicurezza Alimentare (SANTE), Commissione Europea

Oggi a livello europeo sono disponibili solo 10 terapie avanzate (terapie geniche, terapie cellulari e i farmaci di ingegneria tessutale). Di queste ben tre sono italiane: ricerca, test clinici, sviluppo e commercializzazione fatti a livello nazionale.

La prima è una terapia genica, messa a punto all’Ospedale San Raffaele di Milano, per curare le persone affette da ADA-SCID (un’immunodeficienza molto rara). La seconda è stata messa a punto da Holostem in partnership con Chiesi utilizzando tecniche di ingegneria genetica e agisce sulle staminali della cornea, mentre la terza è una terapia di Molmed destinata a pazienti leucemici.

Le terapie avanzate hanno una storia breve a differenza delle immunoterapie che hanno decenni di esperienza, e il loro trattamento è del tipo one shot a differenza di altre in cui il paziente deve essere sottoposto a somministrazione per lunghi periodi.

L’ultima terapia avanzata approvata europea serve a curare la talassemia e si applica a migliaia di pazienti - 7mila solo in Italia - e ci aspettiamo che a breve arrivi una terapia genica, per l’emofilia, che è già in uno stadio avanzato di sperimentazione negli USA. In questi casi parliamo di terapie che si applicano decine/centinaia di migliaia di malati.

Oggi nel mondo la ricerca farmacologica conta circa 16mila prodotti nelle diverse fasi di sviluppo, di cui mille attualmente sono a livello della fase due o tre dei test clinici. In futuro ci aspettiamo circa 50 nuovi farmaci che arrivino ogni anno sul mercato. È una rivoluzione, per il malato e la società.

Parlando di costi, una terapia oncologica nella seconda metà degli anni ‘90 costava circa 4mila euro, nel 2010 costava 45mila euro, negli anni 2015-2020 con l’immunoterapia costa 70-100mila euro, mentre le terapie avanzate hanno dei costi che si aggirano dai 300mila al milione e mezzo di euro. In quest’ultimo caso faccio riferimento alle cifre che le industrie hanno chiesto e che vengono pagate negli Stati Uniti.

In Italia il prezzo viene definito su un processo complesso che valuta il valore terapeutico aggiunto rispetto agli altri. Vedremo quali saranno le cifre che il nostro Paese riuscirà a negoziare.

Meet in Italy for Life Sciences a Genova nel 2020

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Genova sarà la sede della prossima edizione di Meet in Italy for Life Sciences, ad annunciarlo la Presidente Diana Bracco al termine della conferenza internazionale del Meet in Italy for Life Sciences 2019.

La candidatura per Genova 2020 è stata avanzata da Liguria Digitale, società in house della Regione Liguria, come società incaricata di gestire il Polo Ligure Scienze della Vita, soggetto che raccoglie i più importanti partner pubblici e privati.

“Il nostro obiettivo è valorizzare sia le eccellenze in campo industriale e di ricerca clinica e scientifica sia la nostra città e la nostra regione può vantare – ha affermato Paolo Piccini, Amministratore unico di Liguria Digitale e presidente del Polo Ligure Scienze della Vita – Non solo, vorremmo fare del vero networking: ci aspettiamo una partecipazione non solo nazionale e internazionale, ma vogliamo curare, con il nostro comitato tecnico scientifico, un’agenda che addirittura superi quella, di altissimo livello, organizzata a Trieste. Vogliamo che il Meet in Italy for Life Sciences 2020 diventi un momento di interscambio e di apertura perché una sfida come quella delle scienze della vita non si può giocare neanche a livello continentale, ma necessita di uno sforzo corale a livello internazionale.

Contemporaneamente vorremmo valorizzare le eccellenze superlative che esistono nella nostra regione – l’Istituto Italiano di Tecnologia, l’Università, il Gaslini solo per citarne alcune – mettendo in luce le competenze del nostro territorio che, forse, non sono così note come dovrebbero essere. Una doppia sfida per Genova 2020: networking e valorizzazione delle competenze locali”.

Vita di Alisei

Assemblea dei soci del Cluster ALISEI

Mercoledì 30 ottobre, alle ore 15,00 c/o Assolombarda – sala Falck, si terrà l’Assemblea Ordinaria dei soci dell’associazione ALISEI.

All’ordine del giorno: comunicazioni del Presidente, elezione componente della Commissione Direttiva in rappresentanza delle Associazioni imprenditoriali, aggiornamento piano d’azione triennale e piano finanziario per la fase di avvio presentati al Miur, l’approvazione budget 2020, la delibera in merito alle quote dei contributi ordinari per l’anno 2020 e il riepilogo edizione 2019 di Meet in Italy for Life Sciences e comunicazioni relative all’edizione 2020.

Alisei all’Italy-China Best Startup Showcase Alisei è intervenuta alla cerimonia inaugurale dell’Italy-China Best Startup Showcase – Entrepreneurship Competition (BSSEC) che si è svolta a Roma, all’Università La Sapienza, venerdì scorso, 11 ottobre. Francesco Senatore ha rappresentato ALISEI in occasione della Semifinale sulla verticale Salute e Scienze della Vita, uno dei sei settori tra i più innovativi e trainanti dell’economia mondiale selezionati dell’Italy-China BSSEC.

Insieme ad altri colleghi italiani e cinesi, Senatore ha partecipato anche alla Commissione di valutazione che ha avuto il compito di selezionare le 20 imprese start-up che avranno accesso alla finale che si svolgerà in Cina e tra cui emergeranno le imprese che beneficeranno di uno specifico percorso di accompagnamento e di esplorazione del mercato cinese. Obiettivo

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dell’Italy-China BSSEC è infatti quello di far emergere e selezionare imprese innovative (start-up, spin-off, PMI) dall’elevato potenziale di mercato, interessate al mercato cinese e a percorsi di internazionalizzazione verso la Cina.

Oltre al settore della salute e scienze della vita, la manifestazione premia imprese del settore dell’intelligenza artificiale e big data, della manifattura avanzata, degli apparati intelligenti e IoT, dell’economia digitale e industrie creative e della sostenibilità e innovazione green.

Notizie dai soci

Dalla ricerca alla realizzazione di prodotti innovativi. I risultati del progetto IRMI Il 31 agosto è giunto al termine il Progetto di Ricerca dal titolo "Creazione di un’Infrastruttura multiregionale (Italian Regenerative Medicine Infrastructure - IRMI) per lo sviluppo delle terapie avanzate finalizzate alla rigenerazione di organi e tessuti”, sovvenzionato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) nell’ambito del finanziamento erogato a favore dei Cluster Tecnologici Nazionali "ALISEI" a valere dell'Avviso "Potenziamento e Sviluppo di Cluster Tecnologici Nazionali" emesso dal MIUR di cui al D.D. prot. n. 257/Ric del 30/05/2012

Il progetto è stato proposto da un partenariato pubblico privato coordinato da Maria Pia Hospital S.r.l. (Gruppo Villa Maria), ed ha visto il coinvolgimento del CNR, di 4 prestigiose Università pubbliche (Modena e Reggio Emilia, Politecnico di Torino, Milano, Bologna), di un IRCCS (Istituto Ortopedico Rizzoli-IOR), di 6 realtà industriali private (Maria Pia Hospital S.r.l., AB Tremila S.r.l., Genomnia S.r.l., Chiesi Farmaceutici S.p.A., AB Medica S.p.A., IGEA S.p.A.) e di 1 organismo di ricerca privato (ISMETT S.r.l.).

Nato per ottimizzare rapidamente nuove strategie terapeutiche per la rigenerazione tissutale, il progetto IRMI ha in questi anni favorito il processo di trasformazione dei risultati della ricerca di base in prodotti innovativi autorizzati per l’uso sull’uomo.

In particolare, sono stati realizzati 2 nuovi prodotti di terapia avanzata basati su colture di cellule staminali epiteliali che hanno ottenuto l’avanzamento in fase di sperimentazione terapeutica II (esplorazione terapeutica sull’uomo), sono stati realizzati 6 nuovi prodotti industriali, sono state potenziate le infrastrutture di biobanking e sono state esplorate nuove frontiere nella medicina rigenerativa, quali ad esempio le proprietà delle cellule staminali in pazienti diabetici al fine di migliorare gli approcci terapeutici.

IRMI ha prodotto inoltre importanti risultati da un punto di vista scientifico con la pubblicazione di oltre 40 articoli su riviste di settore ad alto impatto, nonché sulla valorizzazione dei giovani ricercatori. Sono stati infatti formati nuove nuovi professionisti che hanno svolto attività di ricerca in diversi ambiti disciplinari, presso enti o aziende, operanti nel settore della medicina rigenerativa applicando le moderne tecnologie biomediche, biotecnologiche e delle nano-biotecnologie. In quest’ottica il progetto ha favorito l’assunzione di circa 22 nuove risorse.

La ‘mappa’ degli organi più a rischio di effetti collaterali della radioterapia

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Newsletter Cluster Alisei | n.43 ottobre 2019 11

Il Cnao, Centro nazionale di adroterapia oncologica, e l’Istituto di biostrutture e bioimmagini del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibb) hanno avviato un progetto per identificare i tessuti più soggetti al rischio di sviluppare effetti collaterali a seguito del trattamento radioterapico. Per realizzarlo saranno analizzati i dati di pazienti sottoposti ad adroterapia, forma avanzata di radioterapia che utilizza fasci di protoni e ioni carbonio al posto dei raggi X. L’obiettivo principale dell’adroterapia è proprio garantire un trattamento preciso ed efficace al tumore, riducendo al minimo il carico sui tessuti sani

Il Cnao, Centro nazionale di adroterapia oncologica, è uno dei sei centri al mondo in grado di effettuare l’adroterapia con protoni e ioni carbonio, l’unico in Italia per ioni carbonio. A differenza della radioterapia convenzionale basata su raggi X, l’adroterapia è dotata di una maggiore efficacia radiobiologica sulla massa tumorale e di una maggiore capacità di colpire i tessuti malati, limitando la dose rilasciata ai tessuti sani. L’adroterapia oncologica è utilizzata per trattare tumori non operabili, che non rispondono alle cure della radioterapia tradizionale a raggi X e che spesso si trovano in prossimità di organi a rischio. Fra questi rientrano cordomi, sarcomi, condrosarcomi, carcinomi adenoido-cistici, meningiomi e tumori solidi pediatrici.

Per questo motivo il Cnao e l’Istituto di biostrutture e bioimmagini del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibb), sede di Napoli, hanno avviato un progetto che si propone di osservare e analizzare quali sono i tessuti sani, vicini al tumore, che potrebbero essere soggetti a tossicità radio-indotta. Cnao condividerà con Cnr-Ibb le immagini di tomografia computerizzata e risonanza magnetica di pazienti con meningiomi di I, II e III grado trattati con protoni, da cui si può valutare l’evoluzione del tumore e dei tessuti sani circostanti prima e dopo il trattamento.

“Integrando le informazioni di tali immagini, il Cnr-Ibb elaborerà un modello innovativo che indicherà le aree anatomiche più a rischio per l’insorgenza di effetti collaterali dovuti all’irradiazione, sfruttando per la prima volta il vantaggio della risonanza magnetica di fornire un migliore dettaglio anatomico dei tessuti a rischio”, afferma Laura Cella, ricercatrice Istituto di biostrutture e bioimmagini del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibb). “Il modello rappresenterà una mappa tridimensionale, integrando le immagini dei diversi pazienti, che sarà in grado di descrivere una relazione tra dose di radiazione somministrata e tossicità radio-indotta. Sarà così possibile identificare le differenze regionali di dose somministrata tra pazienti con e senza tossicità. La disponibilità di immagini di risonanza magnetica con un ottimo dettaglio anatomico permetterà la costruzione di una mappa più accurata, garantendo una migliore identificazione spaziale delle aree soggette a tossicità”.

“La collaborazione strategica tra Cnao e Cnr-Ibb permetterà di integrare un trattamento avanzato, quale l’adroterapia, con tecniche innovative per identificare aree di tessuti sani più sensibili alla radiazione ionizzante, così da derivare strategie per ridurre il danno radio-indotto e ottimizzare al meglio il trattamento”, afferma il professor Guido Baroni, Ordinario di bioingegneria elettronica ed informatica al Politecnico di Milano e responsabile dell’Unità di bioingegneria clinica di Cnao. “L’utilizzo di immagini acquisite nella routine clinica sui pazienti e la creazione di questa mappa di organi a rischio permetterà inoltre di implementare soluzioni mirate alla personalizzazione del trattamento, definendo quindi una terapia su misura per il paziente”.

Questo progetto verrà realizzato in un ambiente multidisciplinare, coinvolgendo competenze ingegneristiche, fisiche, cliniche e radiologiche tali da fornire una analisi accurata del danno radio-indotto e il conseguente sviluppo di modelli sofisticati di predizione delle tossicità. Ciò consentirà di modulare i trattamenti con adroterapia in modo che siano ancora più efficaci e con un minor impatto sui tessuti sani.

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Newsletter Cluster Alisei | n.43 ottobre 2019 12

Antibiotici più efficienti, trovata una possibile chiave d’ingresso È stato spiegato il meccanismo molecolare con cui aggirare l’antibiotico-resistenza di uno dei quattro batteri più pericolosi del mondo, secondo la classifica dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il lavoro, pubblicato su Nature Communications, è frutto di una collaborazione internazionale tra l’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom), le università di Cagliari e di Oxford e il Centre national de la recherche scientifique (Cnrs).

L’antibiotico resistenza, che secondo l’Oms uccide 700mila persone l’anno, è un problema rilevante per le case farmaceutiche, che faticano a sintetizzare nuovi prodotti. Gli antibiotici già esistenti non funzionano più, perché i batteri hanno imparato a riconoscerli e per sconfiggerli bisognerebbe usare dosi tossiche per l’uomo. Il consorzio pubblico di ricercatori scienziati dell’Imi, un’iniziativa dell’Ue che si occupa di medicina innovativa, ha avviato una ricerca nell’ambito di un più ampio progetto europeo per affiancare le case farmaceutiche nella soluzione di problemi di questo genere.

“La difficoltà non è identificare le molecole capaci di uccidere i batteri, quanto quella di renderle capaci di raggiungerli, penetrandone la membrana esterna, un problema che risulta evidente quando si passa dagli esperimenti in laboratorio a quelli in vivo. La membrana di alcuni batteri è particolarmente spessa e affinché l’antibiotico raggiunga il batterio è necessario trovare dei varchi”, spiega Matteo Ceccarelli, del Cnr-Iom.

Una possibile via di ingresso è stata svelata nei suoi aspetti molecolari dal nuovo studio. “Si immagini la spessa membrana che protegge il batterio come un muro con una serie di porte e finestre: sono chiuse, ma esiste una chiave per aprirle. In questo caso la porta è un recettore dal nome PfeA e la chiave si chiama Enterobactin”, prosegue Ceccarelli. “Il recettore PfeA è una proteina di membrana che si trova sullo strato più esterno del batterio e che ha il compito di lasciar passare le molecole che trasportano il ferro all’interno”, spiega Ceccarelli. “La chiave di questa serratura per aprire la porta che fa passare il ferro, nel caso di PfeA, si chiama Enterobactin. Il trucco sta nel legare a questa molecola non solo il ferro ma anche il nostro antibiotico, cosicché i recettori PfeA vengano ingannati e lascino passare anche il farmaco attraverso la membrana”.

La potenziale via di accesso per far penetrare gli antibiotici è stata studiata in Pseudomonas aeuroginosa uno dei quattro batteri considerati dall’Oms i più pericolosi del mondo, responsabile di molte gravi infezioni fra le quali la polmonite nei pazienti affetti da fibrosi cistica. “Il recettore PfeA identificato in questa ricerca è tipico del batterio Pseudomonas aeuroginosa, ma se ne possono trovare di molto simili in altri batteri: Escherichia coli, per esempio, ne ha uno (FepA) che funziona nella stessa maniera”, conclude il ricercatore Cnr-Iom. Ogni partner della ricerca ha avuto un ruolo differente: l’università di Oxford si è occupato della produzione e cristallizzazione del recettore, il Cnrs di Strasburgo ha sintetizzato la molecola Eterobactin, Cnr-Iom con l’università di Cagliari si sono occupati di studiare e modellizzare l’interazione tra Enterobactin e il recettore PfeA.

Cancro alla prostata, un nuovo metodo diagnostico potrebbe sostituire il test del PSA

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Newsletter Cluster Alisei | n.43 ottobre 2019 13

Un nuovo test ideato nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità, potrebbe essere in grado di diagnosticare il tumore alla prostata senza ricorrere alla biopsia. Il metodo, i cui risultati sono stati pubblicati su Cancers è stato messo a punto grazie a uno studio clinico prospettico frutto di una collaborazione con l’Unità di Neuroimmunologia dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia e con il Dipartimento di Scienze Urologiche del Policlinico Umberto I di Roma. Il nuovo test è stato applicato su 240 campioni, dimostrandone la precisione diagnostica pari al 100% di specificità (nessun falso positivo) e al 96% di sensibilità.

In base a questi risultati su 100 pazienti 96 potrebbero non avere bisogno di ulteriori approfondimenti diagnostici e con l’allargamento della base dei dati si potrà arrivare, in tempi relativamente brevi, a una procedura decisionale ottimale che renderà necessarie ulteriori analisi invasive a numero minimo di pazienti. Ciò renderà possibile cambiare in modo significativo la gestione clinica del paziente colpito da cancro alla prostata consentendo anche di intervenire con una prevenzione secondaria molto più efficace basata sia su terapia chirurgica che medica.

“Fino ad oggi il dosaggio della PSA sierica – cioè il dosaggio dell’antigene prostatico specifico non era in grado di operare efficacemente la discriminazione tra le patologie maligne e quelle benigne che spesso coesistono nello stesso paziente – afferma Stefano Fais del Dipartimento Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità – grazie a questo nuovo test, invece, attraverso un semplice prelievo ematico è possibile diagnosticare la natura della neoplasia grazie alla possibilità di caratterizzare e quantificare i livelli plasmatici di exosomi che esprimono la PSA”. Gli exosomi (vescicole extracellulari di dimensioni nanometriche), che la gran parte delle cellule del nostro organismo rilasciano, servono infatti a trasportare e a scambiare diversi tipi di molecole tra le cellule, tanto da essere considerate ormai la principale sorgente di biomarcatori di malattia. Nel caso del cancro prostatico trasportano una PSA che per molti aspetti è diversa dalla classica PSA solubile presente nel siero.

Nello studio sono state dimostrate, grazie al confronto dei valori della PSA sierica con quelli degli EXO-PSA, l’elevata sensibilità e la specificità del Test rispetto all’incapacità della PSA sierica nel distinguere il cancro della prostata da tutte le altre condizioni, compresa l’iperplasia prostatica benigna.

“Si tratta di un Test di altissima precisione – afferma Alessandro Sciarra del Dipartimento di Scienze Materno infantili e Scienze urologiche del Policlinico Umberto I - vantaggioso innanzitutto per i pazienti che non devono sottoporsi a ulteriori indagini invasive e psicologicamente non devono sopportare lo stress dell’attesa dei risultati. Inoltre, l’uso diffuso di questo test può notevolmente ridurre la spesa sanitaria, evitando cioè i costi di ulteriori approfondimenti diagnostici”.

Quindi, in base ai dati dello studio pubblicato su Cancers saranno possibili studi di screening basati su EXO-PSA sulla popolazione maschile a livello mondiale.

Per l’Istituto Superiore di Sanità hanno partecipato al lavoro, oltre a Stefano Fais, Mariantonia Logozzi, dello stesso dipartimento che ha messo a punto ed eseguito la totalità dei test, mentre l’analisi statistica è stata eseguita, in collaborazione con il Dipartimento Ambiente e Salute, da Alessandro Giuliani. Il policlinico Umberto I ha curato sia la raccolta dei dati clinici dei pazienti che la raccolta dei campioni e L'IRRCS Fondazione Santa Lucia di Roma, grazie alla collaborazione di Daniela Angelini, ha messo a punto le analisi cito-fluorimetriche.

Medicina personalizzata: TLS sigla accordo quinquennale con Area Science Park

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Newsletter Cluster Alisei | n.43 ottobre 2019 14

Siglato presso la sede di Regione Toscana a Firenze, l’accordo tra la Fondazione Toscana Life Sciences (Toscana) e Area Science Park (Friuli Venezia Giulia), finalizzato all’attuazione di progetti e iniziative di ricerca e sviluppo condivisi e che possa dare vita a un modello di collaborazione nei campi della ricerca di base, clinica, traslazionale e applicata, da considerarsi estendibile ad eventuali ulteriori realtà sul territorio nazionale. Alla firma, apposta dai rispettivi Direttori Generali delle due realtà, erano presenti rappresentanti delle istituzioni regionali come la Vicepresidente della Regione Toscana e assessore cultura università e ricerca Monica Barni, che ha dichiarato: “Siamo davanti ad un esempio di come la sinergie tra realtà innovative e di eccellenza possa tornare a beneficio della comunità. La medicina personalizzata è una frontiera ancora da esplorare, ma la ricerca sta compiendo grandi passi e la Toscana vuol essere all’avanguardia in questo settore e per questo è da sempre al fianco del mondo universitario e della ricerca. Mi auguro che la firma di oggi rappresenti solo il primo passo di un grande percorso verso grandi progressi nei campi della genomica e dell’epigenomica. Sono certa che l’incontro tra eccellenze scientifiche e le imprese specializzate potrà generare un modello virtuoso che contribuirà al progresso scientifico ed al benessere di tutti noi”.

La collaborazione s’ispira ai principi e alle iniziative strategiche messe in cantiere dal sistema ARGO, un modello industriale sostenuto da MISE, MIUR e Regione Friuli-Venezia Giulia che investe su formazione, trasferimento dei risultati della ricerca all’impresa e potenziamento delle infrastrutture scientifiche e tecnologiche con l’intento di aumentare la produttività economica e generare nuovi posti di lavoro. Il sistema ARGO è già in fase di sperimentazione avanzata in Friuli-Venezia Giulia, regione diventata un vero e proprio laboratorio di innovazione, qualificato e virtuoso, grazie all’applicazione di un modello che punta sulla valorizzazione e ottimizzazione delle risorse e delle competenze esistenti.

Lotta al melanoma: studio italiano segna un altro punto a favore della ricerca italiana Pubblicato sulla rivista Clinical Cancer Research, lo studio NIBIT-M4 vede coinvolto il Centro di Immuno-Oncologia (CIO) dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, diretto dal professor Michele Maio, ed è stato progettato e condotto dalla Fondazione NIBIT con il sostegno di Fondazione AIRC.

Sperimentato con successo l’utilizzo di guadecitabina e ipilimumab: la sequenza dei due farmaci è stata in grado migliorare la risposta immunitaria e clinica nei pazienti con melanoma metastatico. L’intento è quello di togliere il “velo” che permette al tumore di non essere riconosciuto in maniera adeguata dal sistema immunitario.

Nei risultati dello studio NIBIT-M4, il gruppo di ricerca ha dimostrato che nei pazienti con melanoma la successione di guadecitabina e ipilimumab migliora la risposta del sistema immunitario nel riconoscere e attaccare le cellule tumorali e aumenta l’efficacia clinica del trattamento con il solo ipilimumab.

L’immunoterapia, come testimoniato dal Nobel per la Medicina 2018, da circa dieci anni sta rivoluzionando la cura dei tumori. Purtroppo,, ad oggi, solo una quota compresa tra il 40% e il 50% risponde a questa strategia terapeutica. Per aumentare la percentuale la ricerca si sta concentrando sull’individuazione di molecole capaci di modificare le caratteristiche della malattia con l'obiettivo di rendere maggiormente visibile il tumore al sistema immunitario.

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Lo studio realizzato dai ricercatori del CIO con la Fondazione NIBIT va in questa direzione. Il primo passo consiste nella somministrazione di un farmaco epigenetico, la guadecitabina, capace di determinare modificazioni nel DNA delle cellule tumorali per poterne modularne l’espressione genica. In questo modo le cellule tumorali esprimono sulla loro superficie molecole che hanno un ruolo fondamentale nell'interazione tra tumore e sistema immunitario. Successivamente il tumore, reso maggiormente visibile dalla guadecitabina, viene attaccato dal sistema immunitario la cui azione è stata potenziata grazie all’utilizzo dell’immunoterapico ipilimumab. La guadecitabina dunque crea le condizioni ottimali per fare in modo che i farmaci immunoterapici somministrati successivamente possano avere maggiore efficacia.

«Questo primo studio clinico, ad opera delle dottoresse Anna Maria Di Giacomo e Alessia Covre del CIO, suggerisce che siamo sulla giusta strada. Agire sul tumore rendendolo maggiormente visibile al sistema immunitario è la chiave per rendere più efficace l'immunoterapia», spiega Michele Maio.

La sperimentazione clinica di fase 1b, iniziata nel 2015, ha coinvolto 19 pazienti con melanoma metastatico e ha raggiunto l’obiettivo di dimostrare la sicurezza e la tollerabilità della sequenza di somministrazione dei due farmaci. Dalle analisi è anche emerso che nel 42% dei pazienti si è verificata una risposta obiettiva al trattamento o un controllo della progressione di malattia. Risultati unici e rilevanti che sono valsi la pubblicazione sull'importante rivista dell'American Association for Cancer Research.

Bandi e premi

Italia-Argentina: bando per progetti congiunti di ricerca Pubblicato un avviso per la raccolta di progetti congiunti di ricerca scientifica e tecnologica nell’ambito del Programma Esecutivo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica tra Italia e Argentina per il periodo 2020-2022.

I settori identificati sono:

• fisica e astrofisica • tecnologie agroalimentari • tecnologie satellitari • scienze del mare • biotecnologie, medicina e salute • energia rinnovabile

Per la parte italiana, possono presentare progetti di ricerca congiunta centri italiani di ricerca pubblici o privati. I progetti di mobilità potranno essere finanziati a partire dal 01/03/2020 fino al 31/12/2022 e saranno finanziati solo i costi per la mobilità dei ricercatori; i progetti di grande rilevanza saranno invece co-finanziati al 50% soltanto da parte del MAECI. È possibile inviare le proposte progettuali entro il 7 novembre 2019. Ulteriori informazioni al seguente link.

Pubblicati i termini e le modalità per accedere alle nuove agevolazioni Mise per grandi progetti di ricerca e sviluppo

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Si tratta di bandi a sportello; per quanto riguarda il bando grandi progetti R&S a valere sulle risorse del FRI, sarà possibile fare domanda a partire dal 26 novembre 2019, tutti i dettagli al seguente link.

Per il bando Fabbrica intelligente, Agrifood, Scienze della vita e Calcolo ad alte prestazioni – Accordi per l’innovazione a partire dal 12 novembre 2019, tutti i dettagli al seguente link.

La dotazione finanziaria complessiva per gli interventi agevolativi in programma è di oltre 500 milioni di euro.

A febbraio 2020 una nuova call di AAL Il programma AAL ha annunciato il lancio di una nuova Challenge-led Call for Proposals, prevista per febbraio 2020, dal titolo "Healthy Ageing through Digital Solutions and Ecosystems”.

L’obiettivo è sostenere progetti collaborativi innovativi, transnazionali e multidisciplinari. Il bando 2020:

• sarà aperto allo sviluppo di nuove soluzioni ICT per qualsiasi area di interesse del programma; • consentirà una maggiore flessibilità per quanto riguarda la portata, le dimensioni e la durata dei

progetti proposti (compresi piccoli progetti collaborativi).

Attraverso questo bando saranno finanziati Collaborative Projects e Small Collaborative Projects.

Ulteriori informazioni al seguente link.

Relief, Immerxive e PatchAI vincono la Sprint for Ideas 2019 Un gioco che utilizza la realtà virtuale e immersiva per accompagnare e “distrarre” i pazienti durante la terapia, una piattaforma cognitiva cloud e mobile per ottimizzare e digitalizzare tutte le fasi di ricerca clinica e un dispositivo per migliorare la qualità della vita dei malati con patologie urinarie: sono i vincitori della seconda edizione di Sprint for Ideas, il bando lanciato da Fondazione ANT e finalizzato a trovare soluzioni ad alto contenuto innovativo per “contaminare” e migliorare ulteriormente il suo modello di assistenza medica, trovare risposte inesplorate ai bisogni concreti di pazienti oncologici assistiti a domicilio, delle loro famiglie e dello staff socio-sanitario.

L’annuncio è stato da AND durante la giornata di chiusura del Meet in Italy for Life Sciences di Trieste. I vincitori si aggiudicano i contributi messi a disposizione da Fondazione Cattolica, Vivisol, Igea Medical.

Il percorso, avviato in aprile con l’apertura della call, ha visto partecipare numerosi makers, innovatori, start up già avviate, piccole e medie imprese e laboratori di ricerca che hanno presentato servizi, medical device, software, presidi sanitari innovativi e progetti di virtual reality da attuare nell’ambito dell’assistenza ANT. I tre progetti sono stati selezionati da una commissione di valutazione composta da professionisti del settore.

Relief si è aggiudicato il contributo da 20.000 euro nella categoria più strettamente legata all’assistenza domiciliare con un dispositivo magnetico endouretrale unisex, minimamente invasivo, sostituibile ambulatorialmente in modo semplice, che non risulta visibile all’esterno

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Newsletter Cluster Alisei | n.43 ottobre 2019 17

del corpo e che è in grado di ripristinare completamente il controllo della minzione anche in pazienti affetti da incontinenza urinaria grave.

Immerxive ha ricevuto il contributo da 15.000 euro nella categoria legata allo sviluppo di progetti di realtà virtuale con l’ampliamento dell’applicazione Il mondo di Yuma, pensata per rendere ai pazienti meno tediose le sedute di terapia, facendo leva sia sul potere di alto coinvolgimento della tecnologia VR sia su una attenta progettazione dell’esperienza-gioco in funzione degli obiettivi definiti.

PatchAI, invece, si aggiudica il contributo da 10.000 euro nella categoria “soluzioni ad alto contenuto innovativo da introdurre nel modello ANT”, per la realizzazione di una piattaforma cognitiva cloud e mobile per l'ottimizzazione e la digitalizzazione di tutte le fasi relative alla ricerca clinica, digitalizzazione dei questionari clinici, monitoraggio e automazione delle interazioni con i pazienti, analisi dell'andamento dei test clinici e dei comportamenti dei pazienti coinvolti nelle attività di sperimentazione.

Notizie dall’Italia e dal mondo

Tumori: tra gli ultra 65enni più di 1 su 10 ha ricevuto una diagnosi ma non tutti hanno abbandonato le cattive abitudini Sono poco meno di 2 milioni gli italiani con più di 65 anni che hanno ricevuto una diagnosi di tumore, di questi 2 su 10 dichiarano di essere in pessime condizioni fisiche e psicologiche. Lo rivela il sistema di sorveglianza PASSI d’Argento (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità). I dati sono stati inseriti nel volume “I numeri del cancro in Italia 2019”, presentato oggi al Ministero della Salute e frutto della collaborazione tra AIOM, AIRTUM, Fondazione AIOM, ISS e SIAPEC-IAP, di cui si allega il comunicato.

L’indagine, condotta nel biennio 2016-17, ha raccolto informazioni su un campione, rappresentativo per genere ed età, di 22.811 persone di 65 anni o più residenti in Italia, non istituzionalizzati, né ospedalizzati o residenti in strutture. Di questi 3.019 hanno riferito di aver ricevuto una diagnosi di tumore.

Il profilo di salute fisica e psicologica e la qualità di vita degli ultra65enni con una diagnosi di tumore risulta decisamente compromesso rispetto al profilo di persone libere da cronicità e comunque peggiore anche rispetto a quanto emerge per persone affette da altre patologie croniche, diverse dal tumore (cardiopatie, ischemia cerebrale, malattie croniche respiratorie, diabete, insufficienza renale, malattie croniche del fegato). Il 22% degli ultra65enni che riferiscono una diagnosi di tumore dichiara di essere in pessime condizioni di salute: il 19% riferisce sintomi di depressione, il 16% dichiara che queste condizioni di salute, fisica e/o psicologica, hanno impedito loro di svolgere le normali attività quotidiane per oltre 2 settimane nel mese precedente l’intervista.

Anche le disabilità percettive legate a vista e udito, che condizionano fortemente le capacità di comunicazione delle persone anziane, peggiorando la loro qualità di vita e inducendo problematiche connesse all’isolamento, alla depressione e alle cadute, sono più frequenti fra gli ultra65enni con una diagnosi di tumore. Ancora, cadute e disabilità sono più frequenti fra gli ultra65enni con diagnosi di tumore.

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“Un dato preoccupante che emerge nel rapporto – dice Maria Masocco responsabile dei sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità – riguarda anche gli stili di vita degli ultra 65enni che hanno avuto una diagnosi di tumore. Mantengono, infatti, abitudini, quali fumo, abuso di alcol, sedentarietà o scarso consumo di frutta e verdura che rappresentano fattori di rischio per recidive tumorali o aggravanti della patologia stessa”.

Il consiglio medico per il contrasto ai comportamenti insalubri è una misura di provata efficacia, ma i dati dimostrano quanto sia strumento poco utilizzato, anche per le persone con diagnosi di tumore.

Anche la copertura vaccinale contro l’influenza, che dovrebbe interessare tutti gli ultra65enni e tutte le persone con tumore è lontana dalla soglia ottimale: complessivamente il 55% degli ultra65enni ha partecipato alla campagna vaccinale nei 12 mesi precedenti l’intervista, il 58% di chi riferisce una diagnosi di tumore, il 62% di chi riferisce altre patologie croniche non tumorali e il 45% degli ultra65enni liberi da cronicità.

Infine fra gli anziani con diagnosi di tumore è minore la partecipazione alla vita sociale e più difficile l’accesso ai servizi sociosanitari o di prima necessità, condizioni queste che accrescono il rischio di isolamento, con le note implicazioni sul benessere psicologico e il declino cognitivo.

Vincenti contro obesità, campagna con storie di successo Una campagna di sensibilizzazione che parte dalla vita vissuta e dai progetti di chi ha affrontato con successo l'obesità, una patologia complessa definita dall'Organizzazione mondiale della sanità come 'l'epidemia del XXI secolo' che colpisce un italiano su dieci.

È la sintesi di “Share your light - Oltre l'obesità, storie di nuovi inizi”, progetto ideato dall'Unità operativa complessa di chirurgia endocrina e metabolica del Policlinico Agostino Gemelli Irccs di Roma, con il patrocinio dell'associazione Fiocchetto verde, impegnata a sostenere le persone che soffrono o hanno sofferto di obesità, e il supporto non condizionante di Johnson & Johnson Medical Spa. La campagna, che vuole mettere in risalto il legame tra chi ce l'ha fatta e chi ancora sta lottando con la malattia, avrà come strumenti principali un portale dedicato e una pagina Facebook che raccoglieranno le videointerviste a quattro testimonial, impegnati a raccontare la propria storia tra emozioni, ricordi, sensazioni e oggetti personali.

L'obiettivo è costruire una community dove condividere sia la propria rinascita oltre l'obesità che la voglia di farcela insieme, dedicata soprattutto a chi, colpito da questa patologia, ha perduto la speranza di affrontarla e ha bisogno della forza di chi ce l'ha fatta per intraprendere un percorso di cura efficace. "La volontà di cambiare la propria situazione deve partire dall'interno. Chi è obeso, ad un certo punto, si deve mettere davanti a una sorta di specchio e chiedersi: 'Sto bene? Mi accetto così come sono?' e non credo che la risposta possa essere: 'Oh come sto bene' o 'Quanto mi è comoda la vita in questa maniera!", racconta Claudio Ciampi, uno dei quattro testimonial della campagna, operato all'inizio 2019.

"La persona obesa deve rendersi conto che ha tutte le possibilità di poter cambiare vita", aggiunge. Nei primi mesi del 2020, all'interno della campagna, è previsto anche un open day gratuito realizzato dall'Uoc di Chirurgia endocrina e metabolica del Policlinico Gemelli di Roma, dove gli specialisti dedicati alla cura dell'obesità saranno a disposizione per valutazioni e controlli gratuiti. Lo stesso format sarà riproposto anche in Sardegna al Mater Olbia Hospital, risultato della partnership fra Qatar Foundation Endowment e Fondazione Policlinico

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Gemelli Irccs, in cui è possibile ritrovare il medesimo approccio integrato al trattamento dell'obesità adottato dal Policlinico romano.

Sperimentazioni di nuovo in aumento in Italia Dopo il calo del 2017, il numero totale delle sperimentazioni presentate in Italia nel 2018 è tornato ai livelli degli anni precedenti, pur in un contesto di costante contrazione delle sperimentazioni globali europee, che ha portato a un incremento dei trial condotti nel nostro Paese rispetto al resto d’Europa di oltre il 20%. È quanto emerge dal 18esimo Rapporto nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali in Italia, con i dati al 2018, pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco. Anche l'anno scorso, come in quelli precedenti, circa la metà delle sperimentazioni avviene in ambito oncologico ed ematooncologico. Secondo l'Aifa, il dato potrebbe riflettere una prima ricaduta dell’avvicinarsi della Brexit, con lo spostamento degli sponsor verso altri Stati membri, ma potrebbe anche significare un aumento di fiducia nel sistema italiano delle sperimentazioni cliniche in seguito alla pubblicazione della Legge n.3/2018, con conseguenti aspettative di una progressiva riorganizzazione e semplificazione a livello nazionale in previsione dell’applicazione futura del Regolamento (Ue) 536/2014, che nel 2018 ha visto come primo passo l’istituzione del Centro di coordinamento nazionale dei Comitati etici territoriali.

L’aumento si osserva per tutte le tipologie di sperimentazioni, pur mostrando un andamento diversificato. L’unico dato in controtendenza è la diminuzione percentuale di quelle internazionali rispetto alle nazionali, che hanno un incremento anche in numero assoluto più significativo. Continua in maniera significativa il trend in rialzo dei trial nelle malattie rare, che rappresentano il 31,5% del totale (25,5% nel 2017), di cui quasi l’80% sperimentazioni profit, con una distribuzione equilibrata fra le varie fasi. Aumentano ancora - emerge dal rapporto - le sperimentazioni di fase I su malattie rare (33,7%) e significativa è soprattutto la percentuale di sperimentazioni con prodotti di terapia avanzata in malattie rare (11%, a fronte di un incremento globale delle sperimentazioni con prodotti di terapia avanzata pari al 4,7%).

Si conferma il trend in aumento delle sperimentazioni no profit rispetto al totale di quelle condotte in Italia, arrivando nel 2018 a quota 27,3%. Rispetto al 2017, è significativo anche l’aumento del numero assoluto di sperimentazioni no profit. Un dato che mostra per la prima volta una inversione di tendenza è quello relativo alle sperimentazioni pediatriche, che salgono all’11,4% del totale rispetto al 9% dello scorso anno e degli anni immediatamente precedenti. Anche in questa edizione del Rapporto sono presentati i dati relativi alla partecipazione dell’Italia al progetto Voluntary Harmonization Procedure (Vhp) per la valutazione congiunta dei protocolli clinici che si svolgono in più Stati dell’Unione europea. Nel 2018 si è osservato un lievissimo incremento del numero totale condotto in Europa, mentre il dato delle richieste di partecipazioni dell’Italia alle Vhp è rimasto identico rispetto al 2017 (117). Anche nel 2018 l’Italia è stato uno dei principali Stati membri a gestire le Vhp quale Reference Member State: negli ultimi 4 anni occupa saldamente il terzo posto dopo Regno Unito e Germania.

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Newsletter Cluster Alisei | n.43 ottobre 2019 20

Eventi

Progetto MIND: il nuovo distretto dell’innovazione a Milano – Milano, 30 ottobre 2019 Un importante appuntamento, organizzato da Assolombarda e MIND mercoledì 30 ottobre dalle 9 alle 13.30 presso l’Auditorium Assolombarda, in via Pantano 9 a Milano.

L’appuntamento è all’interno di un percorso rivolto alle aziende per scoprire tutte le opportunità legate al progetto MIND e creare momenti di confronto sui temi chiave per la realizzazione del Distretto dell’Innovazione nell’ex Area Expo.

Ulteriori informazioni al seguente link.

BBI JU Stakeholder Forum 2019 – Broxelles, 4 dicembre 2019 Evento di incontro tra i membri della BBI JU e i vari stakeholder delle bio-industy.

L'evento, organizzato dalla Bio-Based Industries Joint Undertaking, vuole essere l'occasione di incontro tra i membri della BBI JU e i vari stakeholder settoriali interessati all'argomento.

Per gli interessati, la partecipazione è gratuita previa registrazione online. Maggiori informazioni al seguente link.

Hacking AMR 2019, using the digital world to fight antimicrobial resistance – Stoccolma, 13-15 dicembre 2019 L'hackaton internazionale, organizzato dalla JPIAMR – Joint Programming Initiative on Antimicrobial Resistance, riunirà scienziati, progettisti, pazienti, sviluppatori, innovatori, studenti e imprenditori per collaborare, inventare e creare soluzioni ai problemi del mondo reale, al fine di migliorare il benessere e la salute umana, animale e ambientale in materia di resistenza antimicrobica.

La partecipazione all'evento è gratuita, ma è necessario registrarsi. Ulteriori informazioni al seguente link.