In Dialogo mag2012

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Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Postale – D.L. 353/2003 (conv. In 27/02/2004 n° 46), comma 2, DCB Milano – e 1,20 - ANNO XXVI – n. 3/maggio 2012 www.azionecattolicamilano.it/indialogo pubblicazione informativa no profit Omologato 3/2012 in dialogo unitario Mensile dell’Azione Cattolica ambrosiana ALL’INTERNO pp. 2/3 Speciale Family 2012 p. 4 Giovani e lavoro, i dati della ricerca del settore giovani p.8 Le nuove rubriche L'invito della Presidente diocesana Valentina Soncini e dell'assistente don Ivano Valagussa Appuntamento al Family 2012 I l Papa sarà a Milano per tre gior- ni. Una visita eccezionalmen- te lunga. Con lui, in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie, arriveranno decine di migliaia di pellegrini dall'Italia e dal mondo. Abbiamo intervistato la presidente diocesana Valentina Soncini e l’as- sistente unitario don Ivano Valagus- sa, che ci aiuteranno a comprendere come prepararci al meglio a questa straordinaria occasione. Come vivere al meglio questa op- portunità? Valentina: Anzitutto vorrei rinno- vare l’invito a tutti i soci a esserci e a vivere questa opportunità. Secondo lo stile dell’Ac il modo migliore per vivere queste occasioni di “raduno di massa” è quello di arrivare preparati, consapevoli, pronti e motivati. Solo con questa preparazione interiore si può riuscire a non venire travolti dalla dimensione esteriore, dall’orga- nizzazione e dai problemi logistici, Giovani e lavoro: li chiamavano bamboccioni Q uante voci sentiamo parlare dei giovani oggi. Quante po- che voci si sforzano invece di parlare a loro! E chi lo fa, tante volte, usa la lingua della propria generazione, non la loro. Si continuano a ricamare epiteti attorno a idee tanto degradanti quanto stantie che sottolineano anco- ra di più la difficoltà di dialogo tra due generazioni molto diverse e che hanno perso il senso dei ruoli. È difficile capi- re lo scopo di etichettature come “bam- boccioni”, “scansafatiche” o “sfigati”, attribuite senza tanti distinguo a quella fascia della popolazione che è sempre stata il vero motore di ogni popolo. E lo è tut- tora. È vero che molti cattivi esempi di questa generazione sono sotto gli occhi di tut- ti. Ma siamo convinti che questi siano i soliti alberi marci che col rumore della loro caduta sovrastano il lavoro silen- zioso di tutti gli altri. Ma chi vuole ve- ramente conoscere questa generazione farebbe meglio a cercare di ascoltare il silenzio dei giovani che ogni mattina si svegliano nell’incertezza, e scelgono di affrontarla mostrando il coraggio di chi non perde tempo a lamentarsi dell’ere- dità ingiusta che gli è toccata, ma mette in campo il meglio delle sue capacità per dare respiro alla società che abita. Antonio Filieri - Vicepresidente e responsabile settore giovani che in queste occasioni divengono decisivi e… invasivi. La preparazio- ne riguardo al tema e all’importanza dell’incontro con il Pontefice per- mette di accogliere anche da lonta- no, anche nella folla, quelle parole e quelle immagini che nel tempo re- stano nell’anima e portano frutto. I grandi raduni sono occasione visibile particolare per fare esperienza della universalità della Chiesa, della sua cattolicità, oltre e dentro ogni cultu- ra, lingua, popolo. Un’esperienza che se ben preparata dilata gli orizzonti della fede e permette di comprende- re più adeguatamente il ruolo unifi- cante dello stesso ministero petrino. Per preparare al meglio i propri soci e dare un contributo formativo alla nostra Chiesa locale, l’Ac ha prodotto lungo tutto l’anno percorsi ed even- ti dedicati al tema, con il linguaggio della preghiera, della spiritualità, del- la ricerca pensosa, del convegno a più voci. Ciascuno - ragazzo, giovane o adulto - può aver raccolto una parola in preparazione. In ultimo, per tutti ci prepariamo con animo festoso al grande incontro con la Camminata del sì a Magenta-Mesero il 12 maggio, evento associativo, popolare, aperto a tutti... prova generale prima dei gior- ni della festa mondiale Il cardinale Scola ha ribadito che occorre cogliere l'occasione per ri- scoprire la centralità del magistero papale e ha sottolineato: non è una voce tra le tante! L'Ac da sempre educa ad una vita ecclesiale orien- tata al magistero del Papa e alla di- mensione diocesana... don Ivano: La visita del Papa a Milano è motivo per un rinnovato impegno da parte dell’Ac ambrosiana a vivere quanto Benedetto XVI le ha indicato nell’incontro in piazza San Pietro a Roma il 4 maggio 2008: Una festa “in famiglia” con il Fiac Una festa “in famiglia” durante l’Incontro mondiale delle fami- glie. Il gioco di parole serve per parlare dell’iniziativa organizzata dall’Azione cattolica ambrosiana, dalla presidenza nazionale e il Fiac (Il Forum internazionale di Ac): sabato 2 giugno, durante l’In- contro mondiale delle famiglie, anche l’Ac si ritroverà “in famiglia” con una festa che si svolgerà in mattinata presso l’Istituto suore di Maria Consolatrice in via Galvani 26 a Milano (a due passi dalla stazione Centrale). Sono inviati tutti i soci milanesi e lombardi e tutti gli aderenti di Ac provenienti dall’Italia e dal mondo e presenti a Milano in quei giorni. Un’occasione unica di incontro e acco- glienza reciproca nella grande famiglia dell’associazione. La festa inizia alle ore 10 con l’animazione. A seguire: “Tre generazioni a confronto: un bambino, un genitore, un nonno si raccontano”, sa- luti e interventi del presidente di Ac Franco Miano e del presidente del Fiac. Ancora: “Universo famiglia: 5 famiglie di 5 continenti si raccontano” e infine spettacolo di cabaret di Mike Diegoli: “Quat- tro Maschi?”. Alle 13 preghiera conclusiva e saluti. A conclusione si potrà consumare in loco la colazione al sacco, prima di ripren- dere la via per Bresso, dove ci sarà la festa delle testimonianze con la presenza di Bendetto XVI. Continua a pag.2 Continua a pag.4

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Il numero di maggio del mensile dell'azione cattolica ambrosiana

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no profitOmologato

3/2012

in dialogounitario

Mensile dell’ Azione Cattolica ambrosiana

ALL’INTERNO

pp. 2/3Speciale Family 2012

p. 4Giovani e lavoro, i dati della ricerca del settore giovani

p.8Le nuove rubriche

L'invito della Presidente diocesana Valentina Soncini e dell'assistente don Ivano Valagussa

Appuntamento al Family 2012

Il Papa sarà a Milano per tre gior-ni. Una visita eccezionalmen-te lunga. Con lui, in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie, arriveranno decine di

migliaia di pellegrini dall'Italia e dal mondo. Abbiamo intervistato la presidente diocesana Valentina Soncini e l’as-sistente unitario don Ivano Valagus-sa, che ci aiuteranno a comprendere come prepararci al meglio a questa straordinaria occasione.

Come vivere al meglio questa op-portunità?

Valentina: Anzitutto vorrei rinno-vare l’invito a tutti i soci a esserci e a vivere questa opportunità. Secondo lo stile dell’Ac il modo migliore per vivere queste occasioni di “raduno di massa” è quello di arrivare preparati, consapevoli, pronti e motivati. Solo con questa preparazione interiore si può riuscire a non venire travolti dalla dimensione esteriore, dall’orga-nizzazione e dai problemi logistici,

Giovani e lavoro: li chiamavano bamboccioni

Quante voci sentiamo parlare dei giovani oggi. Quante po-che voci si sforzano invece di

parlare a loro! E chi lo fa, tante volte, usa la lingua della propria generazione, non la loro. Si continuano a ricamare epiteti attorno a idee tanto degradanti quanto stantie che sottolineano anco-ra di più la difficoltà di dialogo tra due generazioni molto diverse e che hanno perso il senso dei ruoli. È difficile capi-re lo scopo di etichettature come “bam-boccioni”, “scansafatiche” o “sfigati”, attribuite senza tanti distinguo a quella fascia della popolazione che è sempre

stata il vero motore di ogni popolo. E lo è tut-tora. È vero che molti cattivi esempi di questa

generazione sono sotto gli occhi di tut-ti. Ma siamo convinti che questi siano i soliti alberi marci che col rumore della loro caduta sovrastano il lavoro silen-zioso di tutti gli altri. Ma chi vuole ve-ramente conoscere questa generazione farebbe meglio a cercare di ascoltare il silenzio dei giovani che ogni mattina si svegliano nell’incertezza, e scelgono di affrontarla mostrando il coraggio di chi non perde tempo a lamentarsi dell’ere-dità ingiusta che gli è toccata, ma mette in campo il meglio delle sue capacità per dare respiro alla società che abita.

Antonio Filieri - Vicepresidente e responsabile settore giovani

che in queste occasioni divengono decisivi e… invasivi. La preparazio-ne riguardo al tema e all’importanza dell’incontro con il Pontefice per-mette di accogliere anche da lonta-no, anche nella folla, quelle parole e quelle immagini che nel tempo re-stano nell’anima e portano frutto. I grandi raduni sono occasione visibile particolare per fare esperienza della universalità della Chiesa, della sua cattolicità, oltre e dentro ogni cultu-ra, lingua, popolo. Un’esperienza che se ben preparata dilata gli orizzonti della fede e permette di comprende-re più adeguatamente il ruolo unifi-cante dello stesso ministero petrino. Per preparare al meglio i propri soci e dare un contributo formativo alla nostra Chiesa locale, l’Ac ha prodotto lungo tutto l’anno percorsi ed even-ti dedicati al tema, con il linguaggio della preghiera, della spiritualità, del-la ricerca pensosa, del convegno a più voci. Ciascuno - ragazzo, giovane o adulto - può aver raccolto una parola in preparazione. In ultimo, per tutti ci prepariamo con animo festoso al grande incontro con la Camminata del sì a Magenta-Mesero il 12 maggio, evento associativo, popolare, aperto a tutti... prova generale prima dei gior-ni della festa mondiale

Il cardinale Scola ha ribadito che occorre cogliere l'occasione per ri-

scoprire la centralità del magistero papale e ha sottolineato: non è una voce tra le tante! L'Ac da sempre educa ad una vita ecclesiale orien-tata al magistero del Papa e alla di-mensione diocesana...

don Ivano: La visita del Papa a Milano è motivo per un rinnovato impegno da parte dell’Ac ambrosiana a vivere quanto Benedetto XVI le ha indicato nell’incontro in piazza San Pietro a Roma il 4 maggio 2008:

Una festa “in famiglia” con il FiacUna festa “in famiglia” durante l’Incontro mondiale delle fami-

glie. Il gioco di parole serve per parlare dell’iniziativa organizzata dall’Azione cattolica ambrosiana, dalla presidenza nazionale e il Fiac (Il Forum internazionale di Ac): sabato 2 giugno, durante l’In-contro mondiale delle famiglie, anche l’Ac si ritroverà “in famiglia” con una festa che si svolgerà in mattinata presso l’Istituto suore di Maria Consolatrice in via Galvani 26 a Milano (a due passi dalla stazione Centrale). Sono inviati tutti i soci milanesi e lombardi e tutti gli aderenti di Ac provenienti dall’Italia e dal mondo e presenti a Milano in quei giorni. Un’occasione unica di incontro e acco-glienza reciproca nella grande famiglia dell’associazione. La festa inizia alle ore 10 con l’animazione. A seguire: “Tre generazioni a confronto: un bambino, un genitore, un nonno si raccontano”, sa-luti e interventi del presidente di Ac Franco Miano e del presidente del Fiac. Ancora: “Universo famiglia: 5 famiglie di 5 continenti si raccontano” e infine spettacolo di cabaret di Mike Diegoli: “Quat-tro Maschi?”. Alle 13 preghiera conclusiva e saluti. A conclusione si potrà consumare in loco la colazione al sacco, prima di ripren-dere la via per Bresso, dove ci sarà la festa delle testimonianze con la presenza di Bendetto XVI.

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2maggio

2012

SPECIALE FAMILy 2012

«Vi incoraggio pertanto a prosegui-re con generosità nel vostro servizio alla Chiesa. Assumendone il fine apostolico generale, in spirito di intima unione con il Successore di Pietro e di operosa corresponsabi-lità con i Pastori, voi incarnate una ministerialità in equilibrio fecondo tra Chiesa universale e Chiesa loca-le, che vi chiama ad offrire un con-tributo incessante e insostituibile alla comunione». Questa particola-re vocazione laicale può offrire alle persone incontrate nei diversi am-bienti sintesi concrete tra Vangelo e vita nella misura in cui sarà docile all’azione dello Spirito e ben radi-cata nel mistero di comunione del-la Chiesa. Sono questi gli elementi irrinunciabili della formazione nei gruppi di Ac. La fedeltà a questa for-mazione permette all’Azione catto-lica di raccogliere il compito che il Papa le ha affidato nella continua riscoperta della centralità del suo magistero e nella consapevolezza di edificare come laicato in modo corresponsabile la Chiesa locale in comunione con il proprio Vescovo.

Si parlerà soprattutto di famiglia, in relazione ai temi del lavoro e della festa. Cosa vi aspettate dal Papa su questi temi?

Valentina: Ci aspettiamo dal Papa parole di speranza, di futuro, di vita. I grandi problemi che oggi mettono a dura prova la famiglia chiedono parole di misericordia,

capaci di raccogliere tutte le situa-zioni, quelle felici e quelle tristi, fa-cendo sentire a tutti che veramente le gioie, le speranze, la tristezza e le prove della gente sono le stesse che vive e condivide la Chiesa. Ci aspettiamo anche parole di conver-sione, parole che richiamino al pri-mato della fede, nella quale è pos-sibile dare fondamento alle tante questioni personali e sociali.

Quale impegno per i soci di Ac?Don Ivano: Quello di condivi-

dere con altri questo appuntamen-to. Per questo occorre rivolgere l’invito non solo a chi frequenta i nostri ambienti ecclesiali, ma an-che a chi è in ricerca di una nuova visione della vita, delle relazioni familiari, dell’impegno sociale e civile. Una condivisione di un ap-puntamento per coltivare insieme nel quotidiano la speranza cristia-na a partire dal ritmo lavoro e festa in famiglia.

Valentina: Un impegno che sen-to particolarmente urgente è quello che ciascuno cerchi di partecipare e di raccogliere dall’evento dell’In-contro mondiale e soprattutto dalle parole del Santo Padre indicazioni per elaborare - dopo tanti passi sul-la famiglia, sul lavoro e sulla festa - una sintesi nuova da cui ripartire già dal 4 giugno. Il giorno dopo si volta pagina, non per lasciarsi alle spalle un tempo intenso, ma per farne tesoro e muovere nuovi passi a favore della civiltà dell’amore.

Paolo Rappellino

Carissimi,è con grande gioia che vi voglio far partecipi di un importante avvenimento che ha reso felice il nostro Gruppo AC di Novate Milanese e tutta la Comunità della Parrocchia SS MM Gervaso e Protaso.Giovedì 18 aprile scorso due dei nostri più affezio-nati soci (il numero degli anni di associazionismo contateli nei vostri archivi...) Lucia Brambilla e Anto-nio "Gino" Spadari hanno coronato i loro 60 anni di matrimonio. È stata celebrata una Santa Messa dal nostro Assistente Don Massimo Riva: davanti all'al-tare gli sposi con i loro tre figli Mariagrazia, Marco e Anna con i rispettivi coniugi e i numerosi nipoti oltre i parenti, parrocchiani e una folta presenza di soci AC. Lucia e Gino hanno passato la loro vita al servizio della Chiesa locale, disponibili ad ogni ser-vizio per la Comunità, per gli Oratori e per il servizio sociale. Sono stati e ancora oggi continuano esse-re distributori di simpatia e di amicizia, trasparenza di una gioia interiore vissuta quotidianamente nella

Fede. Mi piace ricordarli in prossimità del "VII Incon-tro Mondiale per le Famiglie" quale testimonianza viva alla gioventù di come l'amore sponsale vissuto con fe-deltà, fecondità e carità diventa specchio vivente del grande Amore di Dio per le sue creature. Esempi come questi fanno bene alle Famiglie di tutto il mondo! Ca-rissimi Lucia e Antonio, con i vostri 60 anni di matrimo-nio ci siete testimoni che la famiglia è sempre e ancora viva, che l'amore coniugale è il suo nucleo portante ed irrinunciabile quando diventa specchio dell'amore di Dio verso le sue creature. Il vostro amore fedele, fecondo, caritativo, è un amore da voi voluto per sem-pre richiamandoci alla mente quanto recita il Salmo: “Rendete grazie al Signore perchè è buono, perchè il suo amore è per sempre”. Gli auguri che vi facciamo nascono dal nostro cuore e si esprimono in un corale abbraccio fraterno.

Franco BoldoriniPresidente AC Novate Milanese

SS MM Gervaso e Protaso

Una testimonianza d'amore

L'impegno di Ac nelle parole di Valentina Soncini e don Ivano Valagussa

Appuntamento al Family 2012Segue dalla prima Domenica 27 maggio

11.00 Duomo di Milano: Pontificale di Pentecoste presieduto dall’Arcive-scovo di Milano Cardinale Angelo Scola

Martedì 29 maggioPresso Fieramilano City: Fiera internazionale della famiglia

Mercoledì 30 maggioPresso Fieramilano CityFiera internazionale della famigliaCongresso teologico pastorale:Mattino: congresso09.30: cerimonia di apertura10.00: I relazione11.30: II relazione13.00: pausa pranzoPomeriggio: dibattiti, testimonianza, tavole rotonde15.00: I sessione17.00: II sessioneSera: cena e momento di festa presso le famiglie ospitanti o le parrocchie

Giovedì 31 maggioPresso Fieramilano CityFiera internazionale della famigliaCongresso teologico pastoraleMattino: congresso9.30: III relazione11.00: IV relazione13.00: pausa pranzoPomeriggio: a Milano e in altre dio-cesi lombarde incontri, testimonian-ze, dibattiti, tavole rotondeSera: cena e momento di festa presso il luogo dell’evento pomeridiano, le famiglie ospitanti o le parrocchie

Venerdì 1 giugnoPresso Fieramilano CityFiera internazionale della famigliaCongresso teologico pastorale

Mattino: congresso9.30: V relazione11.00: VI relazione13.00: pausa pranzoPomeriggio: in diversi luoghi signifi-cativi di Milano incontri, dibattiti e tavole rotonde17.30 Piazza Duomo: Benedetto XVI incontra la cittadinanza. Discorso del Santo Padre19.30 Teatro Alla Scala: concerto in onore del Santo PadreSera: Cena presso le famiglie ospitan-ti o le parrocchie21.30: adorazione eucaristica in Duomo e nelle principali basiliche e chiese della Diocesi

Sabato 2 giugnoPresso Fieramilano City: Fiera inter-nazionale della famiglia10.00 Duomo: celebrazioni dell’O-ra Media e meditazione del Santo Padre. 11.00 stadio di San Siro: Benedetto XVI incontra i cresimandiCelebrazioni e incontri nelle parroc-chie per singoli gruppi17.00 in Arcivescovado: Benedetto XVI incontra le autorità civili. Discor-so del Santo Padre.20.30 Parco Milano Nord-Aeroporto di Bresso: Benedetto XVI incontra le famiglie-Festa delle testimonianze

Domenica 3 giugno10.00 Parco Milano Nord-Aeroporto di Bresso: Santa Messa solenne pre-sieduta da papa Benedetto XVI16.30 in Arcivescovado: Benedetto XVI saluta i membri della Fondazio-ne Milano Famiglie 201217.30 in aeroporto: Benedetto XVI saluta le autorità civili

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Speciale Family 2012 3maggio

2012

L’appuntamento del Family 2012 non poteva passare inosser-vato e difatti l’Azione Cattolica ambrosiana ha progettato varie iniziative per quella scadenza, a partire dal bell’appuntamento della «Camminata del Sì», a Mesero. La Cooperativa In Dialogo viene coinvolta in questo lavoro pre-paratorio e ha realizzato diversi strumenti, che possono diven-tare utili in tutto il mese di maggio.Innanzitutto un volume promosso dall’Acr e rivolto ai ragazzi dagli 8 ai 12 anni.

“la famiglia: il pane e la gioia” (pagine 72, euro 9,50) presenta le dieci catechesi pre-paratorie all’incontro con il Papa e le rende comprensibili ai ragazzi tramite un linguag-gio accessibile e a splendidi disegni, tutto a colori. Ogni capitolo (la creazione, il la-voro, il doppio lavoro di mamma, la festa per la famiglia, il giorno del Signore….) ha un’ampia parte didattica che comprende la spiegazione di alcune parole che pos-sono risultare nuove, un breve racconto di

vita di un ragazzo/a, spunti di riflessione e operativi. Il testo risulta un utile strumento da utilizzare in famiglia o nella ca-techesi, può diventare un regalo intelligente da parte dei nonni a quanti si accostano in questi mesi ai sacramenti.

Per i bimbi più piccoli è invece pronto “Una fa-miglia a colori”, libretto similcartonato tutto di disegni, con alcune brevi frasi che evidenziano i valori fondamentali della vita in famiglia: allegria, condivisione, lavoro, festa, gioia… (pagine 16, euro 5,30).

“milano formato family - guida pratica alla città” (pagine 72, euro 4,90) rappresenta il saluto acco-gliente di tutta l’Azione Cattolica delle diocesi della Lombardia a quanti arrivano a Milano per il VII In-contro mondiale, mostrando tutti i “gioielli” artisti-ci, storici, paesaggistici e culturali custoditi dalla nostra città. La Guida presenta - con traduzioni in francese, inglese, spagnolo, tedesco, polacco - alcuni percorsi religiosi e culturali della città, tutti pensati “a misura di famiglia”, segnalando ogni volta l’opportunità di visite non solo per gli adulti ma anche per bambini e ragazzi. Utili le cartine e le indicazioni dei mezzi pubblici per avvicinarsi al

Parco Nord e a Bresso per gli appuntamenti clou del Family con il Santo Padre. Potrebbe diventare un simpatico regalo da porgere alle famiglie che vengono da lontano e sono ospitate nelle nostre parrocchie e nelle nostre case per l’appuntamento con Benedetto XVI.

Sempre l’Acr ha lanciato l’idea della Star light, la lampada da ac-cendere nella notte della veglia, soprattutto da parte di chi non potrà essere a Milano, ma vuole ugualmente dare un segno della sua par-tecipazione. L’Acr spera infatti che tante luci si accendano nelle case delle diocesi della Lombardia. Ci riuscirà? In Dialogo ha preparato la lanterna del Family, a tutti noi l’impegno di procurarle e di diffonderle.

Paolo Danuvola, Presidente della Cooperativa In Dialogo

Una Chiesa "comunione" dove tutti i carismi sono

valorizzati e insieme concorrono a edificare

luoghi fraterni

le proposte di In dialogo per Family 2012I

l nostro Arcivescovo frequente-mente richiama la “comunione” e invita a vivere a livello ecclesiale la “pluriformità nell’unità”. Sono espressioni sulle quali vorrei sof-

fermarmi, sollecitata da tre diverse si-tuazioni. Una prima riguarda il modo di parlare della Chiesa sui media, che ne oscura completamente la vera natu-ra, ne riduce il significato a un livello solo “umano troppo umano”, fatto di lotte intestine tra correnti diverse di vescovi.. In questo “sparlare” di Chie-sa viene coinvolto anche il Pontefice Benedetto XVI, trattato come capo di una potente organizzazione mondiale, e non come successore di Pietro, chia-mato a confermare nella fede i fratelli. La seconda ragione è l’invito del no-stro Arcivescovo rivolto a tutte le asso-ciazioni e movimenti a vivere nell’u-nità il proprio carisma e in particolare l’invito rivolto all’AC di custodire la comunione dentro la Chiesa locale. La terza ragione è data dalle recenti no-mine dei vicari epi-scopali generale e delle zone, a cui guardiamo con grande attenzio-ne, sapendo che anche attraver-so la gerarchia si esprime visibil-mente la comunione ecclesiale.

In un documento del 1992 (Communionis notio) dell’allora card. J. Ratzinger, ripreso re-centemente da uno studio del Card. Ka-sper. il concetto di “comunione” è trat-tato con puntualità. Esso sta nel cuore della consapevolezza che la Chiesa ha di sé in quanto “Mistero dell'unione personale di ogni uomo con la Trinità divina e con gli altri uomini, iniziata dalla fede, ed orientata alla pienezza escatologica nella Chiesa celeste”. La comunione, inoltre, è da intendersi nella duplice dimensione verticale (co-munione con Dio) ed orizzontale (co-munione tra gli uomini). E’ essenziale c o m p r e n d e r e

Chiesa e media, il Papa a Milano e le nomine dei nuovi vicari: una riflessione di Valentina Soncini

Per una Chiesa segno di comunioneche essa è un dono, frutto dell'inizia-tiva divina compiuta nel mistero pa-squale, aperta ad ogni uomo chiamato a vivere nell’appartenenza ecclesiale una nuova dimensione, definita anni fa dal Card. Martini “comunità alter-nativa” rispetto alla logica del mondo, perché definita dall’amore, dal perdo-no, dalla fraternità. Infine la comunio-ne ecclesiale è sia invisibile che visibile, “due dimensioni che si integrano e si rimandano reciprocamente, tanto che tra questa comunione invisibile e la comunione visibile nella dottrina degli Apostoli, nei sacramenti e nell'ordine gerarchico, vi è un intimo rapporto, e attraverso la dimensione visibile si rea-lizza il mistero”.

Sono solo cenni, ma credo utili in questo tempo di eventi importanti, per tenere l’attenzione su ciò che ci sta a cuore: una Chiesa che tende sempre a essere segno nella storia dell’amore di

Dio per ogni uomo; una Chiesa “comunione” dove tutti i

carismi sono valorizzati e insieme concorro-

no a edificare luoghi fraterni, inclusivi e dove “gareggiare nello stimarsi a vi-cenda”; infine, una Chiesa dove tramite il livello gerarchico

e la vita sacramentale si vivono la responsa-

bilità non come pote-re ma come servizio per il

bene comune ecclesiale che oggi chiede cura delle relazioni, stima della fatica di ciascuno, riconoscimento dei diversi doni che lo Spirito suscita, re-sponsabilità condivisa nel far fronte ai grandi processi di trasformazione pa-storale in atto in Diocesi.

È questa la “communio” che vor-remmo concorrere responsabilmente a edificare dentro la nostra Chiesa, in ascolto del successore di Pietro, in-sieme al nostro Arcivescovo e ai suoi collaboratori, esprimendo al meglio la nostra tipicità di Azione Cattolica.

Valentina Soncini

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GIOVANI E LAVORO

Quante voci sentiamo parlare dei giovani oggi. Quante poche voci si sforzano inve-ce di parlare a loro! E chi lo fa, tante vol-te, usa la lingua della propria generazio-ne, non la loro. Si continuano a ricamare epiteti attorno a idee tanto degradanti quanto stantie che sottolineano ancora di più la difficoltà di dialogo tra due ge-nerazioni molto diverse e che hanno per-so il senso dei ruoli. È difficile capire lo scopo di etichettature come “bamboccio-ni”, “scansafatiche” o “sfigati”, attribuite senza tanti distinguo a quella fascia della popolazione che è sempre stata il vero motore di ogni popolo. E lo è tuttora. È vero che molti cattivi esempi di questa generazione sono sotto gli occhi di tutti. Ma siamo convinti che questi siano i so-liti alberi marci che col rumore della loro caduta sovrastano il lavoro silenzioso di tutti gli altri. Ma chi vuole veramente conoscere questa generazione farebbe meglio a cercare di ascoltare il silenzio dei giovani che ogni mattina si svegliano nell’incertezza, e scelgono di affrontarla mostrando il coraggio di chi non perde tempo a lamentarsi dell’eredità ingiusta che gli è toccata, ma mette in campo il meglio delle sue capacità per dare respiro alla società che abita.

Noi Giovani di Azione Cattolica ab-biamo cercato di dar voce a questi silen-zi, incontrandoli e tracciando con loro un’immagine della situazione giovanile raccontata dai giovani ai giovani.

Abbiamo incontrato circa 1000 giovani, soprattutto fuori dall’associa-zione. Abbiamo finora processato 568 questionari presentando i primi trat-ti del nostro quadro nel convegno “Li chiamavano bamboccioni: giovani e la-voro nell’era della flessibilità”, patroci-nato dal Comune di Milano e tenutosi il 13 aprile presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale. L’anali-si scientifica dei dati è stata coordina-ta dal prof. Francesco Marcaletti e dal dott. Giovanni Castiglioni, del Dipar-timento di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il commen-to dei primi risultati è stato affidato a Roberto Benaglia, segretario regionale della CISL, Emiliano Novelli, vicepre-sidente del gruppo Giovani Imprendi-tori di Assolombarda, e Cristina Tajani, assessore alle Politiche del Lavoro del Comune di Milano. Il campionamento snowball ha raggiunto principalmente giovani laureati, offrendo pertanto evi-denze statisticamente più significative per questa fascia.

Alcuni tratti dell’essere “bamboc-cioni” possono intravedersi in un certo grado di selettività espresso riguardo al lavoro, che possibilmente dovrebbe es-sere stabile, ben pagato e vicino a casa. Molti hanno dimostrando una scarsa capacità di coniugare studio e lavoro, soprattutto tra gli uomini. Ma dalla no-stra indagine emerge anche che il 36,7% degli intervistati lavorano con un con-tratto a tempo indeterminato mentre il 14,2% con uno a tempo determinato. Questo primo barlume si contrappone, almeno per il territorio ambrosiano, ai titoli catastrofisti che vedevano l’occu-pazione sotto il 30%. Ma il risultato più interessante di questo primo screening è l’evidenza di una complessità del fe-nomeno che viene spesso trascurata dai principali media. Per cominciare, il 53,2% dei lavoratori a tempo indeter-minato sono uomini, mentre le don-ne sono in maggioranza nei contratti a progetto e nel lavoro informale. Le donne percepiscono mediamente uno stipendio inferiore, sono più propense a forme di lavoro part time, cercano la coerenza tra gli studi fatti e il lavoro, al contrario dei colleghi maschi che inve-ce preferiscono il full time e una buona

E’ vero che un giovane su tre è disoccupato? E’ vero che i giovani italiani sono tutti “bamboccioni”? Ma soprattutto, quali storie e quali percorsi si nascondono nel passaggio dallo studio al lavoro dei giovani? Queste sono alcune do-mande a cui ha cercato di rispondere la ricerca promossa dal settore giovani di Azione Cattolica Ambrosiana e cura-ta dal prof. Francesco Marcaletti della Cattolica di Milano.

- 1) non creiamo allarmismi sociali: non è vero che un giovane su 3 è senza lavoro; il dato corretto è 5/7 giovani su 100.Il discorso sulla disoccupazione giovanile è abbastanza in-flazionato, più se ne parla più diventa uno stereotipo. An-che senza guadare i dati della nostra ricerca è già la lettura stessa del dato ISTAT a smentire questa semplificazione: nella Provincia di Milano il tasso di disoccupazione giova-nile totale (maschi e femmine insieme) è 19,7%. Tale dato però va però letto alla luce del tasso di attività, ossia del numero di giovani che sono nel mercato del lavoro. Il tas-so di attività nel 2011 era il 29% (quindi 29 giovani su 100 sono nel mercato del lavoro). Questo significa che è il 19% del 29% ad essere disoccupato: quindi non un giovane su 3 è senza lavoro, ma 5 – 7 giovani su 100 che cercano lavoro, gli altri fanno altre cose, non per forza sono disoc-cupati, ci sono anche gli studenti universitari.

- 2) la domanda vera è cosa fanno i giovani quan-do sono ancora studenti e cominciano però ad af-facciarsi al lavoro? Come avviene questo percorso di transizione?Sicuramente misurare la disoccupazione solo sul tasso di attività è riduttivo se si parla di fascia giovanile: è essenzia-le tenere conto delle due variabili fondamentali, lo studio e il lavoro, ed analizzarne l’interrelazione. Tra gli intervistati il 33% studia soltanto, 23% studia e lavora, 41% lavora sol-tanto, mentre solo il 3% non studia né lavora (è un campio-ne sicuramente selezionato, non va a toccare tutte le fasce sociali). Se però utilizziamo i 25 anni come spartiacque, se

siamo sotto i 25 allora il 53% studia soltanto, il 27% studia e lavora, il 18% lavora soltanto e il 2% non studia né lavo-ra; sopra i 25 invece, dove il percorso di studi è concluso o si avvia a conclusione, la situazione muta con il 6% che studia soltanto, il 19% che studia e lavora, il 70% che la-vora soltanto e il 4% che né studia né lavora.

- 3)Ledonnesonosfavoritefindalprimoingressoalmondo del lavoro, ma sanno adattarsi meglioTra gli uomini che lavorano il 52,7% ha un contratto a tem-po indeterminato, per le donne questo dato è molto infe-riore (21,8%), inoltre per le donne sono più numerosi i con-tratti in COCOPRO (17,8%) e il lavoro informale (17%). Gli uomini che lavorano con contratto a tempo indeterminato nella fascia sotto i 25 anni sono il 29,1%, contro il 5,4% delle donne. Nella fascia sopra i 25 anni invece, il 27,6% degli uomini dichiara un reddito superiore ai 1500 euro, contro il 7% delle donne. Tra il totale delle donne, il 29,3% dichiara di guadagnare meno di 500 euro. Sono differen-ze di genere molto significative, soprattutto considerando che si tratta di giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro. In generale dalla ricerca emerge che le ragazze sono più adattabili alla flessibilità del lavoro, più disponibili alle esperienze lavorative, riescono a conciliare meglio studio e lavoro, d’altra parte sono più penalizzate dal punto di vista della stabilità e formalità e di conseguen-za anche dal punto di vista del reddito.Questi dati di differenza di genere sono curiose in quan-to si tratta di un campione di persone appena uscite dal sistema scolastico che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro: le differenze sono maggiormente pre-vedibili nella fascia dai 30 ai 40 dove le donne più frequen-temente diventano mamme. Da che cosa deriva questa diversa socializzazione del lavoro tra i generi?

- 4) la forza dei legami familiari nel trovare lavoro e la soddisfazione dal lavoro non per forza legata alla coe-renza dello stesso con il percorso di studi

Emerge netta dalle interviste l’importanza della rete fami-gliare nella ricerca efficace del lavoro: il 23,2% degli in-tervistati dichiara di aver trovato lavoro tramite genitori, amici, parenti. Il 19,5% proponendosi autonomamente al datore di lavoro, il 15,6% ha ricevuto un’offerta, l’11,3% attraverso un concorso. Secondo i dati emersi la maggiore soddisfazione dal lavoro è per i lavoratori subordinati, e i punteggi di soddisfazione sono nettamente più alti rispetto a quelli di coerenza. Tale dato è molto diverso tra i ge-neri: gli uomini sono in generale più soddisfatti, le donne svolgono in generale attività più coerenti con il percorso di studi effettuato.

- 5) li chiamavano “bamboccioni”: forse, per alcuni versi, non hanno tutti i torti…Sul tema dei bamboccioni la domanda resta aperta: i giovani non sono tutti disoccupati come qualcuno vuole farci credere e neanche disperati… Coloro che lavorano esprimono anche un buon grado di soddisfazione per il lavoro svolto. Dalla ricerca emerge che l’80% degli intervi-stati vive ancora in famiglia, con una bassa partecipazione alle attività domestiche e con un grande grado di libertà (avere momenti di intimità con il partner o ospitare amici per la notte per esempio). In più, alla domanda “che cosa saresti disposto a fare pur di lavorare”, le risposte sono molto esigenti: gli intervistati sono molto selettivi rispetto alla scelta del lavoro: solo per le donne il part time supera il voto 7 su 10 ed è bassa la predisposizione a lavorare di sera, notte o nel fine settimana. Quindi si guarda al lavoro in questa classe d’età con apprensione (alimentata anche dalla stampa) ma i giovani rimangono selettivi, cercano lavoro a determinate condizioni. Un altro esempio è la di-screpanza tra i dati dichiarati sulla disponibilità ad essere pendolari per lavoro e la realtà dei fatti dove chi lavora lo fa per il 55% dei casi a 15-30 minuti da casa.

Per richiedere i dati completi scrivere a [email protected]

retribuzione anche a costo di una mi-nore coerenza con gli studi. Non solo quindi differenze di trattamento, ma anche di approccio e di modalità di socializzazione al lavoro, fattori diffi-cilmente riconducibili alla formazione scolastica. Forse è tempo di riconoscere un ruolo primario agli istituti educativi “de facto”, come associazioni, movi-menti, luoghi d’incontro “informali”, siano essi reali o virtuali, e a retaggi culturali in qualche modo legati a una cultura dei ruoli ereditata.

Il primo risultato che vogliamo con-dividere è metodologico: smettiamo di cercare una singola cifra di merito della condizione giovanile e proviamo a guardare il quadro d’insieme. I giova-ni sognano serenità e la possibilità di esprimersi al meglio delle loro capaci-tà e aspettative. Questo sogno non si può ridurre a una percentuale sull’oc-cupazione o a catastrofismi mediatici. I problemi sono complessi e richiedono un’analisi comprensiva e approfondita da parte di tutti coloro che hanno vera-mente a cuore il futuro dell’Italia

Antonio Filieri vicepresidente e respon-sabile del settore giovani

risultati della ricerca curata dal prof. Francesco marcaletti

Giovani e Lavoro nell'era della flessibilità: presentati i dati della ricerca del settore giovani

Li chiamavano bamboccioniSegue dalla prima

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LAVORO ED ECONOMIA 5maggio

2012

la ricerca presentata da Azio-ne Cattolica è coraggiosa e utile, in quanto si propone di presentare uno sguardo sulla condizione del lavoro

tra i giovani lontano dagli stereotipi. La mancanza di lavoro e la precarietà sono fattori ben presenti nella condizione giovanile oggi, ma non sono unici né rappresentano adeguatamente una re-altà ben più articolata.” Così spiega Roberto Benaglia, segretario regionale della CISL Lombarda. Infatti il 13 apri-le scorso, presso l’Università Statale di Milano, c’era anche lui a commentare i dati della ricerca presentata dal settore giovani dell’Azione Cattolica, insieme con l’assessore del Comune di Milano Tajani e all’imprenditore Emiliano No-velli di Assolombarda. “Da sindacalista la ricerca mi stimola a credere che per dare risposte ai giovani non serve né promettere una condizione lavorativa non più aderente alla econo-mia flessibile che ormai è una costante del nostro presente, né proporsi di dare a tutti i gio-vani gli stessi stru-menti o le stesse risposte. La realtà variegata che ci viene raccontata richiede piuttosto una elaborazione più raffinata: i giova-ni hanno bisogno di tutele nuove e di servizi che il welfare impostato anco-ra in chiave fordista (sono protetto se lavoro a tempo pieno e a tempo inde-terminato) non ha ancora imparato a dare.” Roberto Benaglia sottolinea poi quattro importanti punti riguardo a giovani e lavoro: “Per prima cosa la rete familiare che governa le opportunità di ingresso nel mercato del lavoro non è una leva da sopprimere ma consegna troppi giovani alla “lotteria” della pro-

pria condizione familiare nello spende-re i propri talenti; un modo nuovo e più europeo di incontro tra scuola e lavoro e di contatto tra domanda e offerta è ur-gente. In secondo luogo il basso reddi-to dei lavoratori giovani chiede risposte nuove di sostegno: partirei dal garanti-re, più diffusamente di quanto la rifor-ma del lavoro in discussione compie, un sostegno tra un periodo di lavoro e l'altro di lavoro e a forme di protezione integrativa (voucher per elevare la pro-pria formazione e per forme di welfare integrativo come veri e propri menù dal quale il giovane sceglie il sostegno più utile) . Un welfare per chi lavora in modo flessibile è urgente. In terzo luo-go la condizione delle giovani lavoratri-ci appare particolarmente fragile sia nel reddito che nelle opportunità. Probabil-mente ciò è condizionato dalla maggio-re presenza di questa fascia nel terziario e in professioni non tecniche, fattori di

debolezza nel mercato del lavoro. Servono correttivi e politiche

che rafforzino le opportu-nità. Sono forse più le

ragazze che i ragazzi ad avere bisogno di un apprendistato quale canale di in-gresso al lavoro. Da ultimo se è vero che la ricerca attenua il

dato spesso gridato sui giornali sulla disoc-

cupazione reale, i troppi giovani che né studiano né

lavorano e coloro che faticano a trovare una collocazione professiona-le adeguata sono vittime di un sistema scolastico ancora troppo distante dalle reali esigenze del mondo del lavoro. Ai giovani italiani manca una reale alter-nanza scuola-lavoro e la coerenza tra titolo di studio e lavoro, per evitare di essere condannati a bassi salari e ad un ruolo debole nel mercato del lavoro."

Martino Incarbone

Si discute molto in questi giorni di riforma del lavoro e del si-stema pensionistico, ma che cosa cambierà concretamente? A partire da questo numero, Indialogo vuole fornire ai suoi let-tori un piccolo glossario, senza alcuna pretesa di esaustività, che aiuti a mettere a fuoco il significato dei termini di cui si sente tanto parlare, e i principali cambiamenti che verranno introdotti.

esodati: lavoratori che hanno perso il posto del lavoro a se-guito di una ristrutturazione aziendale, di un accordo sindaca-le o di un accordo economico con il datore di lavoro, contan-do di poter accedere in breve tempo al sistema pensionistico. Così però non è stato, a causa della riforma del sistema che ha introdotto l'innalzamento dell'età e il cambiamento dei re-quisiti per accedere al trattamento pensionistico. Si tratta di una fascia sociale particolarmente debole poiché, trovandosi in età già adulta, risente maggiormente delle difficoltà a rein-serirsi nel mercato del lavoro, oltre a dover fare i conti con obblighi ed oneri economici derivanti dalle spese famigliari, come ad esempio il mutuo o le spese di mantenimento dei figli. La riforma Fornero prevede la costituzione di un fondo di solidarietà coperto dalle aziende per il finanziamento parziale del sostegno al reddito di questi lavoratori. Si prevede cioè che parte dell'aliquota "risparmiata" sull'indennità di mobilità (che gradualmente sparirà) possa essere destinata al fondo.

Flessibilità: concetto in base al quale un lavoratore non rima-ne impiegato presso il medesimo posto di lavoro (il cosiddet-to “posto fisso”), bensì muta più volte nell'arco della propria vita lavorativa. Nell'ottica iniziale, la flessibilità voleva portare a un costante miglioramento delle conoscenze e delle compe-tenze del lavoratore, che si sarebbero dunque trasformate in un arricchimento per l'intero sistema produttivo. Il concetto di flessibilità degenera però nel concetto di precariato qualora il lavoratore venga sottoposto, contro la sua volontà, a instabi-lità del rapporto di lavoro e mancanza di un reddito adeguato. A questo problema sono legati i concetti di flessibilità in uscita e in entrata. Gli imprenditori lamentano di non poter variare il numero dei dipendenti a seconda delle esigenze lavorative, perchè impossibilitati a licenziare coloro che sono stati assunti a tempo indeterminato. Di conseguenza, si ricorre al preca-riato giovanile con contratti a termine per avere manodopera quando serve, e diminuirla quando c'è crisi.

ammortizzatori sociali: misure a cui ricorrono le aziende in difficoltà che hanno esigenze di ridimensionamento, al fine di sostenere il reddito delle persone che verranno lasciate senza lavoro. I principali ammortizzatori, ad oggi (quindi prima della riforma Fornero), sono la mobilità, la cassa integrazione, l'in-dennità ordinaria di disoccupazione e il pre-pensionamento. La riforma Fornero introduce un nuovo tipo di ammortizzatore sociale, l'Aspi (Assicurazione Sociale per l'Impiego), che an-drà a sostituire i vecchi ammortizzatori. L'Aspi infatti partirà subito dopo l'entrata in vigore della riforma, ma entrerà a pie-no regime solamente dal 2017. Fino ad allora, funzioneranno ancora la cassa integrazione e la mobilità. Le risorse stanziate finora per l'Aspi ammontano a 1,8 miliardi di euro, ma esso sarà finanziato anche da un aumento dell'1,4% dei contributi sui contratti a termine (esclusi stagionali, apprendisti e precari della P.a.) a partire dal 2013. Annalisa Perteghella

Non serve promettere una

condizione lavora-tiva non più aderente

all'economia flessibile che ormai è una co-

stante del nostro presente

le parole della riforma

Giovani e lavoro, parla Roberto Benaglia di Cisl Lombardia

Quattro idee per giovani e lavoro

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6maggio

2012

ATTUALITà

“roba del comune, roba di nessuno” Il proverbio esprime lo scarso civismo degli Italiani, le cui radici rimontano almeno al “Franza o Spagna purchè se magna” dell’epoca delle dominazioni straniere (XVI sec), che indusse il Guicciardini a deplorare l’esclusivo attac-camento dell’italiano medio per il proprio “particulare”.Naturalmente il proverbio dice il falso, ma stimola chiunque sia abbastanza abile, furbo, o svelto ad ap-propriarsi senza problemi di quella roba.Il sociologo Banfield parla di familismo amorale, per-chè la famiglia è l’orizzonte in cui viene inquadrato quel “particulare”, e bene e male non discendono da principi etici, ma coincidono col bene e il male della fa-miglia. A questo scopo, il familista è pronto a infrange-re la legge, ogni volta che sia ragionevolmente sicuro di farla franca. Se riesce a conquistare un frammento di potere - fosse anche solo uno sportello - tenderà a usarlo non al servizio della comunità, ma per procurar-si vantaggi, di regola illeciti.

Ebbene, la Questione morale - prima ancora che la ponesse Berlinguer nel 1981 - nasce qui. Sorge, allora, una domanda: siamo cattolici da sempre, accogliamo il centro della Cristianità. Com’è, allora, che siamo una delle nazioni più corrotte, 69° posto nella scala dell’one-stà? Siamo certi, noi credenti, di aver fatto tutto il nostro dovere di annuncio e testimonianza? Antonio Contursi

Cosa sta succedendo in Regione Lombardia? Tra indagini della ma-gistratura e rese dei conti interne ai partiti, il consiglio regionale, ma anche la stessa giunta, continuano

a “perdere pezzi”. Abbiamo provato a fotografare l'attuale situazione, e il risultato che si desume dalla cronaca è assai problematico: consiglieri e assessori indagati e costretti a dare le dimissioni, ma anche consiglieri indagati che rimangono al proprio posto.

Come giornale cattolico e profondamente at-tento alla realtà territoriale nella quale è inserito, Indialogo vuole stimolare una riflessione su che cosa significhi, per un cattolico, essere impegnato in politica, soprattutto alla luce dei recenti avve-nimenti che rischiano di mettere ulteriormente in crisi il già precario rapporto tra cittadino e isti-tuzioni. Siamo infatti profondamente convinti che grande sia il contributo che un cattolico, at-traverso la propria testimonianza di fede e di vita, possa dare all' “arte di governare la società”. Aven-do presente anche le scadenze elettorali delle ele-zioni amministrative che interesseranno alcuni importanti comuni della nostra Diocesi (Monza per esempio), vogliamo dunque riproporre un antico appello: “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della patria, senza pre-giudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e di libertà”. Era il 1919, era sta-to da poco abrogato il non expedit, ma soprattut-to l'Italia usciva dalla Grande Guerra in condizio-

ni economiche, politiche e sociali estremamente disastrose. Era in quella “grave ora”, dunque, che si rendeva più necessario lo sforzo congiunto di “tutti gli uomini liberi e forti” affinchè lo spettro del fascismo non si tramutasse in presenza con-creta, affinchè i principi dell'internazionalismo wilsoniano venissero recepiti, ma soprattutto affinchè “la nostra Italia” potesse avere “un mi-gliore avvenire”. A distanza di novantatré anni, il nostro Paese si trova ad affrontare un altro mo-mento di estrema difficoltà, una “grave ora” con-traddistinta da una profonda crisi economica, da una preoccupante instabilità politica, ma soprat-tutto da una cupa incertezza sul piano sociale. È in questa “grave ora”, dunque, che si rende neces-saria la presenza di nuovi uomini “liberi e forti” che, “con fervore di entusiasmi e con fermezza di illuminati propositi”, sappiano assumere su di sé l'onere, ma anche l'onore, di guidare il Paese in questo momento di grande difficoltà, di tra-ghettarlo fuori dalle tenebre della crisi verso un nuovo “migliore avvenire”.

Quale contributo possono dunque assicurare oggi, in questa particolare e delicata congiuntura storica, i cattolici in politica? Quale contributo a quella tutela del bene comune che noi citta-dini deleghiamo loro? Vogliamo dare spazio, in questa pagina, alle riflessioni di tre consiglieri regionali circa l'attuale situazione lombarda, sol-lecitando tutti a una rinnovata responsabilità, so-prattutto coloro che sono già chiamati al rinnovo dei consigli comunali (votanti e candidati).

Annalisa Perteghella

La parola a tre consiglieri regionali di area cattolica che militano in partiti politici diversi

Regione Lombardia: una “questione morale”?

Non é facile capire che cosa stia accadendo in Regione Lombardia. Meno ancora che cosa potrà accadere nei pros-simi mesi. Una cosa mi pare certa: l'ammini-strazione guidata da Roberto Formigoni ne-gli ultimi 17 anni non é mai stata cosí fragile e in difficoltà. Sono lí a testimoniarlo gli av-

vicendamenti tra gli assessori e la continue frizioni tra una Lega in grande affanno e un Pdl alla ricerca di motivi che portino oltre le tentazioni di smembra-mento. Le stesse minoranze, Pd compreso, subiscono le conseguenze di questa situazione e, al di là della ormai necessaria richiesta di tornare al più presto alle urne, faticano a trovare idee convincenti per andare oltre la stagione formigoniana.Una situazione di stallo, dunque, che rischia di creare ulteriore distacco tra le istituzioni regionali e i citta-dini. Questa mi pare la prima emergenza a cui ten-tare di porre rimedio. Difficilmente questa legislatura arriverà al suo termine naturale previsto per il 2015. Il tempo (non sappiamo ancora quanto) che ci sepa-ra dalle prossime elezioni non deve essere sprecato: é necessario dare ai cittadini lombardi buone ragioni perché possano ancora fidarsi della regione e non si facciano tentare dall'anti-politica o dall'indifferenza. Come consigliere regionale auspico allora che ci si possa impegnare a offrire dei segnali concreti ai cit-tadini, da una nuova legge elettorale a qualche passo pratico verso un reale federalismo (attento ai comuni e alle loro esigenze) a qualche segnale sui costi della sanità.

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In questo momento di crisi morale e politica che sta colpendo la Re-gione Lombardia noi chiediamo al presidente Formigoni di azzerare la Giunta e ripartire con un Governo di salute pub-blica attingendo dalle eccellenze della società civile lombarda; non è sufficiente l’impegno al dibattito pubblico sulla

corruzione perché la situazione è ormai palesemente insostenibile. Formigoni deve andare oltre portando avanti con coraggio una nuova prospettiva di governo e deve ricercare in aula il sostegno delle forze politiche più responsabili perché l’alternativa è l’ingo-vernabilità, la sterile contrapposizione di una eventua-le campagna elettorale e l’inerzia rispetto a problemi concreti che vanno affrontati con determinazione e compattezza.Per un futuro immediato vediamo questa prospettiva tecnica perché le elezioni sarebbero peggio ma a lun-go termine i partiti devono rivedere i propri assetti se vogliono affrontare una campagna elettorale basata su sobrietà e meritocrazia, punti di forza del governo Monti. In campagna elettorale avevamo già deciso di correre autonomamente perché avevamo valutato che una maggioranza a trazione leghista e un modello di governo ormai ventennale non poteva più avere spin-ta propulsiva e innovativa, purtroppo i fatti ci stanno dando ragione.Occorre un cambio di passo radicale perché le riforme che dobbiamo affrontare sono sostanziali, come quella della sanità e dei servizi sociali che vanno ottimizzati perché attualmente gravano in maniera pesante sulle famiglie lombarde.e

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dC Premessa: fare oggi

politica è assai diffici-le! La gente ti consi-dera il più delle volte un pericolo o un qual-cosa di indecifrabile

o ingiudicabile (il più prevale il giudizio negativo massimali-sta ahimè!). Se poi sei anche cattolico, praticante ci tengo a sottolineare, non si capisce come tu pos-

sa esser "puro e testimone di fede" in un mondo così corrotto! A me piace fare la politica e credo ancora che sia possibile farla in modo serio com-petente e pensando alla gente. Per me è realmente una forma di "carità", un modo di testimoniare la fede in cui credo nel mondo, portando in modo concreto i miei valori: in tal senso già quando ero Assessore ai servizi sociali a Monza e ora in Re-gione mi sono battuto per aiutare le mamme che volevano abortire per motivi economici promuo-vendo un fondo in tal senso a loro favore, nonchè aiuti per i carcerati (altra mia grande passione) nonchè atti a favore delle famiglie numerose. Io credo inoltre che ad oggi il partito a cui appratengo nonostante tutto sia quello che ad oggi ti consenta in modo più libero di testimoniare tali valori e di portarli avanti senza se e senza ma. Voglio però rivolgere a tutti un appello: aiutate i vostri politi-ci, soprattutto quelli cattolici in questo momento affinchè possano trovare una sintesi ci dialogo che vada oltre ai partiti stessi per cercare di essere te-stimoni di quanto ci è accaduto: spesso ci criticate ma proposte o aiuti non ci arrivano. Non lasciateci soli, la politica è utile: fidatevi!

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uNO SGuARDO ALL'ESTERNO

la Libia è tornata sotto i ri-flettori in questo periodo, non solo per la puntata spe-ciale dedicata alla difficile si-tuazione del paese da parte

di Presa Diretta, programma di infor-mazione della RAI, ma soprattutto per la campagna “Diritto di scelta”, una petizione lanciata dal progetto Melting Pot che chiede l’immediato rilascio di un titolo di soggiorno temporaneo per i profughi arrivati dalla Libia ospita-ti all’interno del piano di accoglienza affidato dal governo alla Protezione Civile. Infatti, le varie commissioni ter-ritoriali stanno vagliando le domande d’asilo richieste dai profughi e ne stan-no bocciando la maggior parte. «A Giu-gno dovrebbero concludersi le audizio-ni della Commissione Territoriale di Milano a cui fanno riferimento le per-sone accolte in Lombardia - conferma Luca Bettinelli, responsabile Area Stra-nieri della Caritas Ambrosiana - Le sti-me sugli esiti dell’audizione parlano di circa un 60-70% di rigetti, anche se non sono in grado di confermare queste sti-me perché non sono in possesso di dati ufficiali a livello nazionale. Posso esse-re più preciso invece per le persone ac-colte da Caritas Ambrosiana: delle 143 persone attualmente già ascoltate dalla Commissione, il 4,2% si è visto ricono-scere lo status di rifugiato, il 12,6% è titolare di una protezione sussidiaria, il

28% è titolare di protezione umanita-ria e il 38,5% si è invece vista negare la protezione (dati al 31 marzo 2012). I restanti sono in attesa della decisione da parte della questura».

Quante sono le persone presenti in Lombardia?

Secondo i dati ufficiali diffusi dal Dipartimento di Protezione Civile le persone accolte in Lombardia sono 2.920, a fronte di circa 21.234 persone arrivate in tutta Italia. Come Caritas Ambrosiana stiamo accogliendo 237 persone, mentre sono 717 quelle ospi-tate dalla Caritas regionali.

Di che nazionalità sono le persone che richiedono l’asilo?

Delle 700 persone accolte in Lom-bardia dalle Caritas diocesane solo 3 sono di nazionalità libica. In mag-gioranza sono persone provenienti da vari paesi dell’Africa Sub-sahariana ai quali si aggiungono alcune persone di origine asiatica. Alcuni di loro avevano già in progetto di raggiungere un pae-se UE, non necessariamente l’Italia, e hanno approfittato del venir meno dei pattugliamenti delle coste da parte delle autorità libiche. Altri, la maggior parte in verità, vivevano e lavoravano in Libia, magari anche da anni, e sono

stati costretti ad imbarcarsi sulle “car-rette del mare” dai soldati dell’esercito di Gheddafi quale mezzo di ritorsione contro i bombardamenti Nato oppu-re perché considerati mercenari dagli insorti.

Queste persone cosa troverebbero tornando in Libia?

Molte delle persone da noi accol-te tra coloro che sono stati costretti a lasciare la Libia, hanno manifestato la volontà di farvi rientro anche per-ché hanno lasciato un lavoro ed altri interessi, anche di natura economica. Diverso è il caso di coloro che si tro-vavano in Libia solo come paese di transito: costoro non hanno ancora intenzione di farvi ritorno. C’è un con-creto rischio per queste persone se do-vessero tornare in Libia. Attualmente infatti il Paese non è pacificato e c’è un rischio concreto che queste persone mettano in pericolo la propria vita. A ciò si aggiungono le difficoltà burocra-tiche in quanto non erano in possesso di un titolo giuridico che legittimasse il loro soggiorno in Libia, quindi a livello formale occorrerebbe far otte-nere loro un regolare visto d’ingresso rilasciato dall’attuale governo. Alla luce di questo è impossibile accogliere l’istanza manifestata da molti di un ri-torno in Libia.

Donata Sala

Con la morte del papa copto She-nouda III si chiude una pagina importante della storia recen-

te della Chiesa d’Egitto. Il patriarca, da tempo ammalato di insufficienza epa-tica e tumore ai polmoni, si è spento all'età di 88 anni sabato 17 marzo, dopo oltre 40 anni alla guida della Chiesa copta. Nato nel 1923, Nazeera Gayed si laureò in storia all’Università del Cairo nel 1949. Dopo aver insegnato studi ne-otestamentari, divenne monaco con il nome di Antonio il Siriano e dal 1954 si ritirò a vivere da eremita in una grot-ta per 6 anni, finché l’allora papa Cirillo VI lo nominò vescovo per l’educazione cristiana: assunse quindi il nome di She-nouda, santo egiziano del IV secolo. Lo stesso Cirillo lo propose come suo suc-cessore e il 14 novembre 1971 Shenouda III divenne il 117esimo patriarca della sede episcopale dell’evangelista Marco.

Alla guida della Chiesa più nume-rosa del Medioriente – i copti formano

circa il 10% degli 80 milioni di egiziani – Shenouda III ha attraversato una fase di trasformazioni e tensioni con il mon-do islamico. Il patriarca ha spinto all’ap-profondimento della fede, scrivendo lui stesso più di 100 libri e rinsaldando i le-gami con i copti nel mondo. Shenouda ha inoltre aperto all’ecumenismo, impe-gnandosi per l’unità dei cristiani: nel suo messaggio di cordoglio papa Benedetto XVI ha ricordato la sua «memorabile vi-sita a Paolo VI e la loro firma il 10 mag-gio 1973 a Roma della Dichiarazione comune di fede nell’Incarnazione del Figlio di Dio » e il suo incontro al Cairo con Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000.

Forti furono le tensioni tra Shenouda III e l'allora presidente egiziano Anwar-al-Sadat: accusato da Shenouda di im-mobilismo nei confronti dei musulmani estremisti, nel 1981 Sadat lo fece rinchiu-dere in un monastero nel deserto, dove rimase fino al 1985, liberato dal nuovo

presidente Hosni Mubarak. I rapporti tra i due furono di reciproco appoggio, ma controversi: Mubarak mantenne un atteggiamento ambiguo e le richieste del papa di maggiori diritti per la sua mino-ranza caddero; non mancarono attentati contro i copti, soprattutto dal 2000 in avanti. La costante linea del patriarca fu però la moderazione, con cui cercava di ricucire ogni divisione sottolineando la comune nazionalità egiziana tra cristiani e musulmani.

Messaggi di cordoglio da tutto il mondo e la commozione dei copti han-no accompagnato la sepoltura di She-nouda III. Nel giro di 3 mesi sarà eletto il suo successore, che avrà un compito non facile: guidare una comunità esasperata che chiede leggi giuste in un Paese dove i partiti islamici, integralisti compresi, sono fortissimi e i militari non si fanno ancora da parte.

Paolo Bovio

Facciamo il punto della situazione con Luca Bettinelli della Caritas ambrosiana

Profughi libici: a che punto siamo?

Da tempo malato, si è spento all'età di 88 anni l'uomo che da oltre 40 anni guidava la Chiesa copta

Si è spento il papa copto Shenouda III

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ASSOCIAzIONE

e passato più di un anno dal 13 febbraio 2011, quando l’assemblea diocesana di AC ha approvato il documento finale con cui consegnava

all’associazione le linee di azione per questo triennio. In uno degli ultimi paragrafi del documento si parla anche di comunicazione come di un impre-scindibile ambito di cura, che necessita attenzione, investimenti e una giusta orchestrazione dei diversi strumenti a disposizione.

A che punto siamo in questo can-tiere? In breve quest’anno abbiamo raf-forzato la già stretta collaborazione tra Azione Cattolica e strumenti di comu-nicazione diocesani che con costante dedizione prestano attenzione alla vita della nostra associazione. In secondo luogo, stanno arrivando alla redazione del sito, molte notizie di incontri orga-nizzati dalle associazioni parrocchiali sul territorio: ma si può fare di più! Fa-teci sapere che cosa fate! In terzo luogo si è modificata la redazione di In Dialo-go. Oltre al passaggio di testimone alla direzione da Maria Teresa Antognazza alla coppia Gianni Borsa e Annalisa Per-teghella, abbiamo visto nuovi ingressi in redazione: hanno iniziato a collabo-rare giovani studenti con la passione per il giornalismo, che iniziano con questa palestra ad allenarsi per il proprio fu-turo. Sono tanti i soci che hanno colla-

borato con la redazione del giornale e ora lavorano a tempo pieno nel mondo della comunicazione e del giornalismo.

Un’altra novità la vedete già da que-sto numero: partono alcune nuove ru-briche (oltre al tema migranti e famiglia che sono già attive) che diventeranno un appuntamento fisso e i cui contenuti saranno ripresi anche sul web.

La prima rubrica sarà dedicata alla Parola di Dio: in Avvento e Quaresima sul sito dell’associazione viene pubbli-cato il commento al Vangelo del giorno a cura del settore giovani. Questa rubri-

ca sarà complementare a quanto avvie-ne già sul sito: una introduzione ed una lettura biblica della Parola di Dio dei mesi successivi all’uscita di In Dialogo. A guidarci in questo viaggio (come ha già fatto nel pellegrinaggio unitario in Terra Santa due anni fa), sarà Don Isac-co Pagani, sacerdote ambrosiano ora re-sidente a Roma, dove frequenta il Ponti-ficio Istituto Biblico.

La seconda rubrica, in collaborazio-ne con la Cooperativa In Dialogo, ci presenterà le storie che stanno dietro ai libri: molto spesso la tematica cultura-

le affrontata in un libro si intreccia in maniera straordinaria con la vita degli autori. In questo numero iniziamo a co-noscere Rosangela Carù, socia di AC di Gallarate, che ha recentemente pubbli-cato con In Dialogo il libro La Bacchetta Magica.

Una terza rubrica sarà uno spazio dedicato ai giovani. Molti sono i temi che riempiono le pagine dei quotidia-ni su questo tema: dai bamboccioni alla fuga di cervelli, dall’erasmus agli stagisti, dai fuoricorso alla disoccu-pazione. Vogliamo andare a fondo su questo tema, per capire, aiutati da dati e da storie, quale sia la realtà prima di fare proposte per modificarla. Dedicare questo spazio è un dovere per l’Azione Cattolica: in Italia, possiamo dirlo chia-ro, ci sono ambienti che sono nemici dei giovani come la ricerca universitaria, l’insegnamento, le professioni, la poli-tica, ecc…; la comunità ecclesiale in ge-nerale e l’Azione Cattolica in particolare sono invece a mio giudizio tra le realtà più amiche dei giovani: ne favorisco-no il protagonismo, la formazione, la crescita, l’assunzione di responsabilità senza avere preconcetti riguardo all’età anagrafica.

Questo è solo l’inizio perché sicu-ramente quest’anno nasceranno altre rubriche. Per ora buona lettura e fateci sapere che cosa ne pensate!

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l e recente Beatificazione di Giuseppe Toniolo, avvenuta il 29 aprile, ci dà l’occasione

di riflettere sulla figura di questo be-ato che riveste un’importanza fon-damentale per il mondo cattolico.

Originario di Treviso (7.3.1845 – 7.10.1918), Giuseppe Toniolo è stato un insigne economista che per primo ha coniugato la fede con la politica sociale. Il tempo in cui visse fu socialmente travagliato: in quel periodo di prima industrializzazio-ne, infatti, furono soprattutto la mi-seria e la povertà ad accompagnare il cammino dell’Italia.

Giuseppe Toniolo elaborò una propria teoria che prevedeva il pre-valere dell’etica e dello spirito cri-stiano sulle dure leggi dell’econo-mia.

Propose una soluzione del pro-blema sociale che rifiutava sia l’in-dividualismo del sistema capitalista

che il collettivismo esasperato pro-pugnato dal socialismo, attraverso la creazione di corporazioni. Avan-zò numerose proposte di azione quali il riposo festivo, la limitazio-ne delle ore lavorative, la tutela del lavoro delle donne e dei bambini. Fu il primo ideatore di un sindacali-smo cattolico e di una forza politica cristiana.

La sua politica fu sempre osse-quiosa verso l’autorità ecclesiastica. Fondò l’Unione Cattolica di Studi Sociali, si occupò di riorganizza-re l’Azione Cattolica, fu ispiratore della Prima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani e fu tra i fondatori della Fuci.

La serietà della sua ricerca scien-tifica e l’elevatezza della sua testi-monianza cristiana si concretizza-rono nel pensiero secondo il quale l’etica è un fattore intrinseco delle leggi economiche. L’economia deve

servire il bene complessivo dell’uo-mo; non deve essere indirizzata so-lamente al benessere materiale. L’u-niverso umano è costituito anche da altri fattori quali la fede, la famiglia, la società, la cultura e il desiderio instancabile di costruire.

L’economia deve quindi avere come fine l’uomo nel suo insieme e ricercare una giustizia sociale. Da qui la scelta del titolo “L’Uomo come Fine” per il recente convegno tenutosi presso l’Università Catto-lica il 21-22-23 marzo scorso, con l’ illuminata presenza in apertura del Cardinale Tettamanzi e di tanti illustri studiosi, che hanno analiz-zato diversi aspetti della vita e delle opere del Beato Giuseppe Toniolo. Considerata la sua attualità, calza a pennello per lui il famoso detto: “è proprio dei santi essere contempo-ranei ad ogni generazione”.

Vittorio Castoldi

Da questo numero tre nuove rubriche per coniugare giornale cartaceo e sito web

Progetto comunicazione: soci, fatevi sentire!

Riflettiamo sulla figura di questo beato che fu tra i padri della nostra associazione

Giuseppe Toniolo, modello di santità laicale

Page 9: In Dialogo mag2012

9maggio

2012

LA PAROLA AI GIOVANI

Questo il titolo dell'interessante rapporto voluto dal Forum Nazionale dei Giovani e dal Comitato Nazionale dell'Economia e del Lavoro

URG: Urge Ricambio Generazionale

Scrive Marta Simoni nell’in-troduzione: “I genitori italiani sono tra i più ge-nerosi d’Europa quando è necessario dare un aiuto

ai propri figli; nel momento in cui sono chiamati a pensare ai giovani in quanto tali (e quindi anche ai figli de-gli altri) diventano egoisti. In pratica ci troviamo di fronte a una vera e pro-pria legge del contrappasso: ciò che i genitori tolgono ai propri figli nella vita pubblica, è restituito (e con inte-ressi molto alti) all’interno dei nuclei famigliari”.

Leggendo questa frase viene subito alla mente da una parte il costo della retta di un asilo nido e la difficoltà ad entrare nelle graduatorie e dall’altra la necessità per una giovane famiglia di rivolgersi ai nonni (quando sono in forma e vicini come residenza) per la cura dei figli piccoli: lo stato paga le pensioni degli anziani, ma non inve-ste con altrettanta convinzione nella crescita dei bambini. Forse conviene fermare l’immaginazione e l’inter-pretazione perché invece sono dati, tabelle, grafici, risultati di ricerche e studi approfonditi a caratterizzare lo stile di “URG! Urge ricambio genera-zionale”, volume di 277 pagine edito da Rubettino voluto e sostenuto dal Forum Nazionale dei Giovani. Sicura-mente questo stile analitico potrebbe scoraggiare molti lettori, ma invece in

questo caso è l’unico modo per poter scrivere cose sensate: possiamo trova-re in libreria e sui giornali molte affer-mazioni e giudizi circa la condizione giovanile in Italia. Se non si parte dai dati però è difficile farsi un’idea di una realtà così variegata e complessa sen-za cadere nello stereotipo e nel pre-giudizio. La curatrice della ricerca è Marta Simoni, ricercatrice delle ACLI, che nell’introduzione spiega come “il nesso tra mobilità sociale e questione giovanile va affrontato in modo det-tagliato e documentato. […]

Il rapporto rappresenta un tentati-vo (ben riuscito!, ndr) di raccogliere in modo sistematico tutta una serie di informazioni sulla presenza dei gio-vani nelle rappresentanze istituziona-li e in alcuni settori chiave della cultu-ra e del mondo del lavoro. I rapporti intergenerazionali stanno assumendo contorni tali da non poter essere più ignorati: se i risvolti di questi processi profondi di trasformazione demogra-fica e sociale non vengono valutati per tempo diventeranno sempre più insostenibili e, di conseguenza, an-che più difficili da risolvere e da af-frontare”. L’ottica del rapporto non è generalista: i primi due capitoli del libro sono per così dire introduttivi e dedicati ai numeri della questione generazionale e ai recenti mutamenti del mercato del lavoro. Nei capitoli successivi si affrontano con coraggio

alcuni degli ambiti più bloccati dal punto di vista generazionale nel no-stro paese: la politica prima di tutto, ma anche l’università, il mondo del giornalismo, la professione di medi-co, avvocato e notaio.

Quest’ottica permette di capire come alcuni degli ambiti più elitari, e quindi anche con maggior potere decisionale / di influenza per l’agenda politica, siano particolarmente sbilan-ciati verso l’alto dal punto di vista ge-nerazionale. Un dato per tutti: “Secon-do gli archivi della banca dati Who’s

who (il database dei top manager pubblici e privati), il sistema di potere italiano invecchia di anno in anno: si tratta di una cerchia chiusa, composta più o meno dalle stesse persone (due terzi dei dirigenti censiti al 2004 - età media 61 anni - era già in carica nel 1998 - età media 56,8 anni).” Quindi? Essere informati è il minimo. Poi… cari giovani forse è necessario dare salutari spintarelle ai gerontosauri in circolazione, altrimenti continueremo a vivere in un paese in cui altri hanno deciso il futuro per noi.

Il Forum Nazionale dei Giovani (www.forumnazionalegiovani.it) è una piat-taforma di organizzazioni giovanili,

con potenziali sviluppi a livello regiona-le, provinciale e comunale, riconosciuta ufficialmente nel 2004 sull’esempio di alcuni stati europei e in coordinamento con l’European Youth Forum.

Tra i soggetti fondatori del Forum figurano alcune tra le più diffuse as-sociazioni tra cui l’Azione Cattolica che sin dal principio ha creduto nella mission del FNG, che è quella di dare voce alle giovani generazioni creando un organismo di rappresentanza che possa rinsaldare la rete di rapporti tra le varie associazioni ed essere promo-tore degli interessi giovanili presso Go-verno, Parlamento e istituzioni socio-economiche.

Gli obiettivi, com’è intuibile, rap-presentano mete non facili da raggiun-gere e uno dei limiti più evidenti è l’attuale mancanza di un radicamento

diretto e diffuso nel territorio. Difatti, i membri del FNG non sono i singoli giovani, ma le associazioni. Aderisco-no così al Forum associazioni religio-se, studentesche e culturali, giovanili di partito, professionali e sindacali, spor-tive e ricreative. Se a questa varietà, che è in sè un pregio esemplare, sommia-mo la breve vita del FNG, la mancata rappresentanza di persone “non asso-ciate” e il confronto non sempre facile tra stili associativi diversi, è facilmente giustificabile il fatto che oggi il Forum sia considerato da alcuni un “illustre sconosciuto”, il quale non perde oc-casione però di essere all’altezza delle finalità illustri cercando di ovviare a un’oggettiva ignoranza da parte di mol-ti giovani.

Sul punto l’Azione Cattolica cerca di mettere a disposizione il proprio radi-camento territoriale favorendo una co-noscenza il più capillare possibile del-le potenzialità di questa piattaforma.

Inoltre, a livello non solo nazionale, scommette su questa sfida innanzi tut-to testimoniando uno stile associativo di mediazione maturato in decenni di feconda esperienza e mettendo a di-sposizione alcune competenze al fine di favorire una maggiore autorevolezza di un soggetto che viene consultato da alcuni organismi di governo.

Per questo motivo l’AC, tramite l’As-semblea e il Direttivo FNG (che sono i due organi principali), mi ha invitato in questo triennio (2009-2012) a pre-siedere la Commissione “Riforme e attività legislativa” dove un gruppo di giuristi (e non solo) dalle idee spesso distanti ma non per questo sempre con-trastanti, ha cercato di offrire spunti di riflessione tramite un serio approfondi-mento (con 5 pubblicazioni in corso) e proponendo i risultati delle ricerche anche in alcuni incontri pubblici (con 10 Convegni in 5 città d’Italia). L’espe-rienza personale è positiva, specie per

Attraverso le parole di uno dei suoi membri, facciamo la conoscenza di un'importante piattaforma

Alla scoperta del Forum Nazionale dei Giovanigli stimoli ricevuti e la possibilità di un confronto costante e prolungato nel tempo con giovani spesso brillanti e preparati, ma soprattutto appassionati e impegnati a porre le premesse per un futuro migliore del Paese.

Dal punto di vista personale, credo che molto lavoro rimanga da compiere per definire contorni e soprattutto con-tenuti di una piattaforma in movimen-to, nella quale, come AC, ritengo valga la pena offrire un contributo di qualità, a livello nazionale come a livello loca-le, specie nell’attuale momento di crisi del Paese. Su questo e sul servizio della nostra associazione nutro infinite spe-ranze, consapevole della storia dell’A-zione Cattolica che ha sempre accolto le sfide più ardue e che anche oggi può scommettere la carta della profezia col-laborando anche coi molti giovani pro-tagonisti del FNG.

Andrea Favarogià Consigliere nazionale AC

premio Combi: 5 borse di studio da 2500 euro per progetti giovaniL'edizione 2012 del Premio Combi volto a premiare i progetti presentati da giovani (18-28 anni) , vuole essere un segno di fiducia verso le giovani generazioni e la loro capacità di interpretare i bisogni dell'oggi e trovare nuove risposte.Anche l'AC invita a prendere in considerazione tale possi-bilità che può divenire occasione di premio per giovani.I progetti dovranno avere questi tre requisiti:- l'effettivo riferimento a uno dei grandi valori evangelici- la capacità di offrire un reale e originale contributo alla vita civile:per la sezione a tema libero e per la sezione dedicata al Sinodo dei Ve-scovi La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana- la possibilità di sostenersi economicamente La scadenza per la presentazione dei progetti è l'8 luglio 2012 - il regolamento è consultabile sul portale www.premiocombi.it

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10maggio

2012

L'ANGOLO DELLA LETTuRA

La crisi di coppia può sfociare solo nella separazione? No, assicura Rosangela Carù

Rosangela Carù, professione mediatrice familiare

rosangela Carù, gallarate-se di origine e responsa-bile di Ac da molti anni nel suo decanato, di pro-fessione è una mediatri-

ce familiare. Figura poco conosciuta ma essenziale nell’accompagnamen-to delle coppie che sono in crisi dal punto di vista coniugale e hanno in-trapreso un percorso di separazione. Proprio con lei, autrice di un interes-sante volume sul tema, edito da In dialogo, dal titolo “La bacchetta ma-gica”, abbiamo voluto approfondire questa problematica.

In Italia assistiamo a una continua crescita di fatiche coniugali; cosa di-cono i dati?

Le statistiche Istat rilevano l’au-mento di separazioni e divorzi. In Italia nel 2009 le separazioni sono state 85.945 e i divorzi 54.456, con un incremento relativamente del 2,1 e 0,2% rispetto all’anno precedente. Dal 1995 le separazioni sono aumen-tate di oltre il 64% ed i divorzi sono praticamente raddoppiati (+101%).

Che cosa «non funziona» nella vita di coppia? Perché si arriva alla separazio-ne?

Oggi i matrimoni sembrano na-scere già fragili, tanto che l’instabilità coniugale è un fenomeno in costante incremento. Spesso non c’è un mo-tivo preciso per la separazione: sem-plicemente, non c’è più la voglia di mettersi in discussione, di capirsi, di ricominciare. Ma una coppia «scop-pia» quando entra al suo interno un

«terzo» che mina l’amore tra i due. Non sempre si tratta di un’altra perso-na: il 30% delle separazioni è dovuto all’ingerenza della famiglia d’origine; altre volte il «terzo» possono essere il lavoro, un figlio, una malattia, un lutto, l’aborto, l’eccessivo ordine/di-sordine in casa, lo sport. Le cause più frequenti di incomprensione sono il carattere, la mancanza di sincerità e di rispetto; la violenza verbale o fisica; problemi legati alla sfera sessuale; la differenza culturale o di ceto sociale; l’incapacità di dialogare, di comuni-care sentimenti; l’assenza di interessi comuni o di scelte condivise. Talvolta la coppia ha già scritto nel suo dna la difficoltà a stare unita, perché è nata senza i presupposti per essere coppia, come la mancanza di un periodo di conoscenza.

Esiste un tipo di coppia più vulne-rabile o si tratta di un «male» profon-do che tocca tutte le categorie sociali?

Non esistono un’età anagrafica o matrimoniale precisa in cui avven-gono le crisi: è possibile che queste avvengano quasi subito o dopo tanti anni dalle nozze; a soli 25 anni di età o oltre i 50; dopo un breve o un lungo fidanzamento o dopo un periodo di convivenza; si separano le coppie sen-za figli e quelle con figli. Se a decidere di separarsi è una giovane coppia (28-35 anni di età), spesso i due si cono-scono dai banchi di scuola: allora li aveva uniti un amore folle, privandoli dell’adolescenza e della costruzione di una personalità matura e da adul-ti si scoprono diversi, incompatibili. Non esiste un ceto sociale unico e neppure la «garanzia» di una fede reli-giosa nell’andamento di un matrimo-nio. Oggi occorre confrontarsi con i

segni di vulnerabilità che alimentano inquietudine, indecisioni e incapacità di fare scelte progettuali e che richie-dono impegno, responsabilità e qual-che volta anche sacrificio.

A che cosa serve la mediazione fa-miliare e che tipo di obiettivo si pone?

La mediazione familiare favorisce l’ascolto reciproco e la comunicazio-ne per la riorganizzazione delle re-lazioni familiari. All’interno di uno spazio neutrale, il mediatore familia-re si adopera affinché i genitori trovi-no soluzioni condivise, soddisfacenti per sé e per i figli, motivati dall’affet-to per i figli e dal riconoscimento dei loro bisogni.

Esistono anche possibilità concrete di riconciliazione? A quali condi-zioni questo avviene?

Non è realistico pensare che due persone vadano sempre d’accordo;

litigare deve però diventare occasio-ne di confronto e crescita. È possibile «ricominciare» dopo una forte crisi se crediamo nel perdono. La ferita lascia un segno grande; ma se c’è l’amore tutto si supera. È importante guar-dare avanti, vedere il positivo prima del negativo e fare una buona scorta di pazienza! È necessario confrontar-si e affrontare insieme le difficoltà; è indispensabile mantenere “viva” l’intimità, anche dopo tanti anni di matrimonio. La fede, la preghiera fatta insieme, leggere la propria vita matrimoniale alla luce della Parola di Dio sono ausili indispensabili per nutrire l’amore. Come Chiesa e come società dobbiamo mettere sul campo le migliori energie e le strategie più accurate per promuovere, motivare, conservare il benessere della coppia e della famiglia.

A cura di Maria Teresa Antognazza

rosangela Carù, la bacchetta magica. Cento incontri nella stanza di mediazione familiare, In dialogo, Milano 2012, pagine 160, 14 euro.

«Questo libro nasce dal desiderio di condividere un’esperienza professionale speciale, che sono spesso invitata a raccontare: si tratta degli incontri avuti nei primi dieci anni del mio lavoro nella stanza di mediazione familiare, dove ho incontrato decine di coppie alle prese con la crisi della separazione e del divorzio. Qui ci sono le loro storie, i loro drammi, le ferite e le fatiche del lento lavoro che li porta a riallacciare i fili del dialogo. Il mediatore è solo un “traghettatore”, non può risolvere i problemi; tocca alla coppia mettersi in gioco e usare la “bacchetta magica” per passare dalla conflittualità alla mediazione e trovare soluzioni condivise, soprattutto in vista del bene dei figli. I coniugi possono decidere di porre fine alla loro unione matrimoniale, ma non possono annullare l’unione geni-toriale, perché essere genitori ed essere figli è un legame dal quale non si può uscire».“La bacchetta magica” è un libro rivolto a tutti coloro che vogliono conoscere da vicino il tema della separazione

e della crisi della coppia, scoprendo il valore della mediazione familiare come una via privilegiata per chi si avvia alla separazione; come risorsa per i figli che subiscono le conseguenze della separazione dei genitori; come aiuto per la società intera. Ma si tratta anche di un testo prezioso per quanti operano nei corsi di preparazione alle nozze e nella pastorale familiare.

rosangela Carù, sposata e madre di due figlie, vive e lavora a Gallarate (Varese). Mediatrice familiare e pedagogista, esercita la sua profes-sione privatamente e presso il Consultorio della famiglia del decanato di Gallarate.

Page 11: In Dialogo mag2012

PAROLA DI VITA 11maggio

2012

abbiamo chiesto a don Isacco Pagani, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, di raccontarci come si è avvicinato allo

studio della Sacra Scrittura e qualche consiglio per entrare meglio in relazio-ne con la Parola di Dio.

Come è nato il tuo interesse per gli studi biblici?

Ho sempre vissuto quello per la Parola di Dio come un interesse perso-nale, non mi sarei mai immaginato di dover andare realmente ad “imparare” la Scrittura. Comunque, fin da quando ero in oratorio, mi piaceva leggere la Bibbia: il don ce la faceva sottolineare con la biro a quattro colori! È stato poi in seminario che mi hanno chiesto di andare a Roma a studiare, perché po-tesse diventare una cosa da insegnare ad altri.

Ci vuole un certo allenamento alla lettura della Parola di Dio. C'è molta differenza tra il lettore specialistico e il semplice fedele nella comprensio-ne del testo biblico?

Come ci ha insegnato la tradizio-ne della Chiesa, bisogna distinguere tra testo scritto e Parola di Dio. La Pa-rola di Dio parla in molti modi e in maniera inesauribile. Il testo scritto è una sorgente speciale dalla quale la Parola di Dio scaturisce e parla. Non dobbiamo dimenticare che è Dio che parla, e che quindi ciò che dipende da noi è semplicemente mettersi in ascol-to. Poi, certo, il testo presenta anche delle difficoltà perché è stato scritto in determinati tempi e con determinate culture: più si conoscono queste cose più si può entrare nella profondità nel testo, cogliendone alcune sfumature. Questo però non preclude a nessuno la possibilità di leggere la Bibbia e di ascoltare la Parola di Dio; piuttosto, è uno stimolo perché uno impari a leg-gere sempre più la Scrittura. Secondo quanto può e riesce.

Si può pensare che ci siano passi del-la Scrittura particolarmente adatti ad interpretare l'attualità, o addirittura il particolare frangente storico che stiamo vivendo?

La Parola di Dio può aiutare a leg-gere i tempi, ma il rischio è quello di dire: ho davanti questa persona, real-tà, o fatto, e per spiegarlo scelgo quel brano lì. Invece l'operazione dovrebbe essere inversa: alla luce della Parola di Dio come posso leggere questo fatto, come posso guardare questa persona? Lasciando, cioè, che la Parola mi illu-mini e mi aiuti a capire quali sono i segni della presenza di Dio in questo tempo e, da qui, mi aiuti a capire a cosa Dio sta chiamando me, e la Chiesa, oggi, in questa realtà. Ogni volta che

ci si metterà in rapporto con la Scrit-tura ci si sen-tirà messi in discussione, su ogni am-bito, proprio perché la Bibbia è un testo vivo, che chiede sempre di entrare in una relazio-ne.

Noi che ve-niamo 2000 anni dopo rispetto agli ultimi libri della Bib-bia che sono stati scritti, in che po-sizione siamo verso questo testo che continua a dare i suoi frutti, ma che almeno cronologicamente è sempre più distante da noi? Ci può essere una sorta di disagio nel leggere una Parola che non corrisponde cronolo-gicamente al nostro tempo...

Non possiamo dimenticarci che la Parola di Dio si è fatta carne in quel tempo e in quel luogo. Quindi, da una parte Dio ha fatto di tutto perché pos-siamo ancora stare in ascolto e perché possiamo ancora sentire questa Parola,

ha donato lo Spirito santo, ha chiesto ai discepoli e poi via via alla Chiesa la capacità e gli strumenti per poter leg-gere questo testo. La Scrittura è distan-te da noi nel tempo ma non è rimasta in uno scaffale di biblioteca: Gesù si è premurato di far sì che ci fossero per-sone e una comunità viva che custodis-sero anche la capacità di comprendere. Ecco perché è importante non leggere la Scrittura solo da soli ma anche in-sieme alla Chiesa. D'altra parte, dob-biamo sempre domandarci come ci poniamo noi di fronte alla Scrittura: ogni uomo, di ogni tempo e luogo si

può porre in modo diverso. Sappiamo che il modo in cui ci poniamo di fronte a que-sto testo conta. Questa è la grandezza e la debolezza an-che del testo scritto, ma è la stessa grandezza e debolezza, lo stesso rischio che ha corso Gesù facendosi uomo: c'è chi lo ha colto e chi no, chi lo ha capito e chi no, c'è chi lo ha capito prima e chi lo ha capito dopo. Proprio in questa gran-dezza fragile, dice San Paolo, si rivela tutta la potenza di Dio: una potenza che si dona e non si impone.

Cosa ci insegna la Bibbia al di là della storia della salvez-za?

La Bibbia insegna a vive-re, nella maniera più bella,

più profonda e completa che si pos-sa immaginare. La Bibbia racconta la storia dell'uomo e di Dio. Ogni volta che la si ascolta e la si medita ci si è come coinvolti, e ci si trova quindi a dover riflettere anche sul proprio tem-po, sulle relazioni, sul proprio rappor-to con Dio, su quanto Dio fa, e quindi si possono aprire gli occhi. Per usare un'immagine biblica, è come Gesù che ripercorre le Scritture con i discepoli di Emmaus: alla fine spezza il pane e lì gli occhi si aprono.

Claudio Urbano

In dialogo per grandi e piccini

Don Isacco Pagani: «La Bibbia insegna a vivere nel modo più bello che si possa immaginare»

La bellezza inesauribile della Scrittura

Luisella Sacchi, Paola Valtorta, raccontami gesù. Storie di vangelo per i ragazzi In dialogo, Milano 2012, 5,80 euro

Far conoscere Gesù ai ragazzi attraverso storie in rima. Un agi-le libretto, tutto splen-didamente illustrato, da leggere insieme alla mamma, la sera

prima di addormentarsi o da usare nel gruppo di catechismo per iniziare a conoscere il Vangelo. Attraverso la forma poetica della filastrocca ven-gono raccontati tutti gli episodi più importanti della vita di Gesù, dall’arrivo della stella cometa alla scelta dei discepoli, dalle nozze di Cana fino all’ultima cena.

Maurizio Ambrosini, Paola Bignardi, Erminio De Scalzi, Amilcare Risi, Giordano Pisanellieducare in un mondo che cambia. Un ruolo per gli anzianiIn dialogo, Milano 2012, 5 euro

Le difficoltà dell'edu-cazione in questo mo-mento storico portano con sé un guadagno

importante: è quello che ci costringe a ripensare al senso che ha l'educare. Non è spontaneo l'edu-care; di esso bisogna ridirsi il valore umano, quali sono la ricchezza e l'intensità di umanità che sono insite in quest'esperienza che, mentre ci fa fare la nostra parte nei confronti delle nuove generazioni, contribuisce a costruire anche noi: costruisce noi adulti e anziani, costruisce noi che abbiamo una responsabilità verso i più giovani.

Page 12: In Dialogo mag2012

12maggio

2012

EVENTI

Ornaghi, Miano e Crociata il 20 marzo in Cattolica per il convegno su università e associazionismo

Un invito alla collaborazione nei luoghi dell'educazione

Comunità cristiana, asso-ciazionismo, università. Luoghi dell'educazione”. Questo è il titolo del con-vegno organizzato dall'A-

zione Cattolica Nazionale e dall'Uni-versità Cattolica del Sacro Cuore che si è tenuto nella mattinata di martedì 20 marzo presso l'ateneo milanese. Una mattinata di riflessione attorno a quei luoghi dell'educazione tanto nominati quanto dati per scontati, allo scopo di riappropriarsi del significato autentico della missione educativa che la comu-nità cristiana è chiamata a compiere.

Ad aprire il convegno sono stati i sa-luti di Lorenzo Ornaghi, Ministro per i beni e le attività culturali, di S.E. Mons. Domenico Sigalini, Assistente eccle-siastico generale dell'Azione Cattolica Nazionale, e di Mons. Sergio Lanza, As-sistente ecclesiastico generale dell'Uni-versità Cattolica. A seguire, la relazione

di S.E. Mons. Mariano Crociata, il quale ha aperto il proprio intervento metten-do in evidenza due pratiche dominanti nel nostro tempo: la prima, la tendenza a considerare l’educazione come mera trasmissione di contenuti, la seconda rappresentata dalla tendenza a confon-dere l’educazione con la promozione di comportamenti socializzanti. En-trambe queste tendenze rivelano con-seguenze problematiche, che appaiono in contrasto con quella “fioritura della persona” che deve essere invece l’oriz-zonte dell’educazione.

La parola è poi passata a diversi esponenti del mondo associativo catto-lico, in particolar modo studenti e do-centi che hanno raccontato la propria esperienza di educatori e discepoli in-seriti in un contesto associativo. Gioele Anni, studente della Laurea triennale in Lettere moderne all’Università Cattoli-ca, ha messo in evidenza come il fatto di fare parte di un gruppo offra la possi-bilità di costruire una relazione con un “altro” che non è più visto come sem-plice “individuo”, bensì come “perso-na” nella sua interezza. Anche Alberto Ratti, studente della Laurea magistrale in Economia e Presidente nazionale della Fuci, ha portato la propria testi-monianza di studente che considera lo studio non una pratica fine a se stessa, ma piuttosto come un tempo che pre-

para alla relazione, alla mitezza, alla costanza della ricerca.

A chiudere il convegno è stato l'in-tervento di Valentina Soncini, Presiden-te dell'Azione Cattolica Ambrosiana, la quale, dopo aver ribadito l'esistenza di legami profondi tra l'Azione Cattolica e l'Università Cattolica, ha lanciato un invito al rinnovo e al rinvigorimento della collaborazione tra i due soggetti. Nel ribadire il ruolo fondamentale del-le associazioni come tramite tra l'indi-viduo e il bene comune, la Presidente

ha sottolineato l'importanza di fare rete, lanciando anche in questo caso un appello alla collaborazione con le altre associazioni e movimenti che popola-no la comunità cristiana. Un appello, quello alla collaborazione, ripreso an-che dal Presidente dell'Azione Cattoli-ca Nazionale, Franco Miano, il quale ha esortato a rimettersi sulla comune strada dell'educazione con una carica di «fiducia, passione, voglia e desiderio di collaborare».

Annalisa Perteghella

Può, l'attuale teologia del matrimonio, aiutare a formulare un rinnovato paradigma di famiglia?

In Cattolica il MEIC a convegno

88° giornata per l'Università CattolicaRiportiamo di seguito alcuni passi significativi del Messag-gio della CEI per l’88° Giornata dell’Università Cattolica, cele-bratasi lo scorso 22 aprile.«Si può pensare legittimamen-te che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et spes, n. 31). È proprio dei gio-vani amare la vita, immergersi in essa con passione ed entu-siasmo, ma anche ritrarsene, a volte, sconfitti da brucianti espe-rienze; troppo spesso delusi proprio da coloro in cui avevano riposto fiducia e disegnato idea-li. È necessario, perciò, un solido riferimento alla verità piena. Non c’è posto per le ideologie della violenza, per la corruzione, per la smania di potere e di posses-so. La prospettiva escatologica apre il credente ai cieli nuovi e ad una terra nuova (cfr Ap 21,1) dove Dio «asciugherà ogni lacri-ma dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamen-to né affanno, perché le cose di prima sono passate. E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”» (Ap 21,4-5). A cominciare dall’umile, fattivo, impegno quotidiano.

novità in famiglia? La teologia del matrimonio per una rinnovata idea di famiglia è il titolo di un interes-

sante convegno che ha avuto luogo il 15 marzo scorso all’Università Cattolica di Mi-lano. A partire dalla constatazione dei debi-ti molto forti che storicamente la teologia cristiana del matrimonio ha contratto nei confronti della forma culturalmente ege-mone di istituzione famigliare (caratteriz-zata da una autorità paterna assoluta, dalla sottomissione della moglie, dal primato della finalità procreativa…), il convegno si è proposto di verificare se l’attuale teologia del matrimonio possa aiutare a formulare un rinnovato paradigma di famiglia: soprat-tutto oggi che quella forma tradizionale di famiglia non esiste più.

Quattro i relatori: Claudio Doglio (Facoltà teologica di Milano) ha mostra-to come il matrimonio cristiano prenda senso dal rapporto sponsale tra Cristo e la Chiesa: un rapporto che ad un tempo re-lativizza il matrimonio, ma che anche lo esalta, rendendolo una via autentica di par-tecipazione alla vita stessa di Dio. Giorgio Campanini (Università di Parma) ha posto la questione di cosa renda un matrimonio

“tra cristiani” un matrimonio “cristiano”, rispondendo che ogni matrimonio – se è autenticamente tale – ha un carattere reli-gioso e implicitamente sacramentale (ciò che, nel dibattito pubblico, rende in qual-che modo pertinente la difesa ecclesiastica delle ragioni del matrimonio civile). An-drea Grillo (Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma) ha mostrato come si debba supe-rare l’alternativa secca tra famiglie di fatto e famiglie di diritto riconoscendo che lo spe-cifico cristiano sta nella famiglia di mistero e di dono: il sacramento del matrimonio è infatti irriducibile al piano dei fatti e a quello – giuridico – del diritto.

Esso non è semplicemente “consen-so” tra gli sposi, ma è “consenso bene-detto”: è cioè il dono di grazia che abilita gli sposi all’impegno reciproco. Giuseppe Angelini (Facoltà teologica di Milano) ha quindi posto l’accento sulla necessità di una maggiore attenzione ecclesiale alle trasformazioni epocali che investono oggi la famiglia, a partire dal riconoscimento di come essa sia uno dei luoghi privilegiati di formazione dell’autonomia e dell’identità personale degli individui. Promosso dal Meic di Milano insieme all’Associazione

Direttore responsabile: Gianni BorsaDirettore editoriale: Annalisa Perteghella

Hanno collaborato a questo numero:Paolo Rappellino, Donata Sala, Claudio Urbano, Elisa Verrecchia Valentina Soncini, Paolo Bovio, Maria Teresa Antognazza, Vittorio Castoldi, Martino Incarbone, Paolo Danuvola, Antonio Contursi

Direzione, Redazione: 20122 Milano, Via S. Antonio, 5Tel. 02/58391309. Amministrazione e pubblicità: Tel. 02/58391341

Editore: Coop. Culturale IN DIALOGO s.r.l.Milano Tel. 02/58391341 - Fax 02/58391345

E-mail: [email protected] internet: www.azionecattolicamilano.it/indialogo

Col patrocinio della Fondazione Ambrosiana Attività Pastorali

Composizione: Coop. Culturale IN DIALOGO, via S. Antonio, 5 Milano

Progetto grafico: Annalisa PorcelliStampa: A.G. Bellavite Srl, Via I° Maggio 41, Missaglia (LC)

Una copia: 1,20 euro, arretrati il doppio.Abbonamento: Annuale 12 euro - Sostenitore 20 euro

Versare su ccp 18834200 intestato a In Dialogo,Via S. Antonio, 5 20122 - Milano

Registrato presso il tribunale di Milano n. 71 del 2-2-87Spedizione in Abb. postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Milano

Milano, 30 aprile 2012, anno XXVI - n. 3Associato all’USPI – Unione Stampa Periodica Italiana

Questo numero è stato chiuso in redazione e consegnatoalla tipografia il giorno 30 aprile 2012

L’Asina di Balaam, al Centro Pastorale e alla Fuci dell’Università Cattolica, il con-vegno si è svolto sotto il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Famiglia e del Pontificio Consiglio della Cultura.

Elisa Verrecchia

Page 13: In Dialogo mag2012

Caro diarioAppuntamenti e notizie dall’Ac 3/2012

Inserto periodico di In dialogo

Invitiamo i soci a partecipare e a far conoscere le nostre iniziative estive

E...state con l’Ac!!!S i avvicina l’estate e in

questo tempo ciascuno decide delle proprie ini-ziative estive (vacanze, formazione…). Come

AC scommettiamo molto sulla for-mazione residenziale e l’esperienza di decenni ci conferma la decisivi-tà di questa esperienza per formare persone adulte nella fede, aperte alla realtà diocesana, attente alla storia di tutti.

Ogni settore ha programmato le iniziative con mete, date, temi. Rite-niamo però che ci voglia un’azione più coordinata e mirata per far co-noscere queste esperienze così belle e importanti per chi le frequenta.

Innanzitutto desideriamo che i soci partecipino. Non basta aver fatto una volta questa esperienza, è importante ripeterla in diversi mo-menti della crescita. Constatiamo con sorpresa ogni anno che il 60% circa dei partecipanti sono non soci e che i soci si fanno vivi con molta più rarità. In secondo luogo abbia-mo esperienza di nuovi partecipanti non soci che al ritorno da santa Ca-terina o altre esperienze vorrebbero continuare il cammino, pur nella difficoltà di trovare gruppi. Perché allora non invitare a partecipare alle iniziative estive qualche ragazzo o giovane o adulto con il quale si sta

avviando un discorso e un cammino di AC nel decanato? Potrebbe essere ciò che poi conduce ad avviare con slancio un gruppo locale di ragazzi o adolescenti o giovani, ma anche di adulti.

Segnaliamo poi un’ulteriore ti-pologia di persone da invitare: di questi tempi con la mancanza di sacerdoti giovani, molti oratori non organizzano più proposte esti-ve formative. Se qualche gruppo di comunità pastorale avesse desiderio di vivere una esperienza formativa e

Tabgha, una nuova proposta dall’Acr

Tempo di Pasqua, tempo di novità e di gioia per tutti, soprattutto per gli educatori

e per i 14 enni dell’ACR. È il mo-mento di tabgha, la nuova proposta a livello di zona rivolta a tutti gli educatori .

Tabgha è il luogo dove Gesù ha condiviso la vita quotidiana, ha moltiplicato i pani, ha vissuto con

dell’acr e sulle modalità per lavo-rare in gruppo. Momento comune sarà una serata sulle tec-niche di animazione, ri-teniamo che sia un baga-glio imprescindibile, al di là delle capacità, per ogni persona che voglia mettersi al servizio dei ragazzi. Infine, ultimo elemento sarà il servizio, vogliamo educarci a vi-vere secondo uno stile di gratuità e disponibilità sempre maggiore.

Questo nuovo ap-puntamento rientra nel cammino di formazio-ne di quel luogo speciale che è la cordata, esperimento in tre zone per quest’anno: controlla il sito per maggiori informazioni.

Molte sono le novità ma conti-nua il cammino degli oltre 50 grup-pi sparsi sul territorio, dopo la sali-ta e la sosta, è il momento

Ilaria Fumagalli

insieme fraterna perché non propor-re la possibilità di partecipare come gruppo, presi i dovuti accordi con i nostri assistenti, a qualche iniziativa estiva? Potrebbe essere una risposta adeguata a un bisogno che sempre più si mostrerà nella diocesi.

Il buon apprezzamento per la qualità delle proposte ci spinge a essere più propositivi e anche crea-tivi nel proporre. Insieme avvertia-mo che ci vuole un po’ di metodo o strategia per non disperdere le no-stre energie. Questo è il tempo per

progettare qualche invito e qualche passo in più, sapendo che non si tratta di fare proseliti ma di far sco-prire belle opportunità di crescita. E’ come fare un regalo a chi non se lo aspetta.

Infine la questione economica: alla luce della crisi in atto, stiamo cercando di contenere al massimo i costi delle settimane, non inse-rendo nelle quote dei ragazzi le ri-partizioni delle spese effettive delle settimane decidendo di farci carico come AC dell’onere legato a una for-mazione di qualità. Perché non far conoscere questa scelta e concorrere a raccogliere qualche aiuto a pro-posito? Molti adulti anziani non in difficoltà economica si pongono se-riamente il problema del coinvolgi-mento dei giovani e un aiuto econo-mico alla loro portata sarebbe molto utile per giungere al risultato di un ringiovanimento dell’associazione.

I volantini, le informazioni e i video promozionali di tutte le proposte le trovi sul nostro sito internet. I giovani hanno curato in specifico la loro proposta: www.azionecattolicamilano.it/giovani, per qualunque altra domanda scri-vici all’indirizzo [email protected] o [email protected] .

La Presidenza diocesana

All’interno

La locandina per l’estate da staccare e appendere nelle parrocchie

A pag.4A ritmo di Cazzuffi

la gente; quest’anno vogliamo pro-porre una mini esperienza di vita fraterna, di preghiera e di formazio-ne.

Il nuovo momento, sul model-lo della Casa di Zaccheo propo-sta ai giovani, avrà alcuni pilastri fondamentali. Ci accompagnerà la preghiera in cui andremo alle radi-ci della nostra chiamata ad essere educatori, ci confronteremo sulle pagine del progetto formativo che delineano la figura dell’educatore e avremo spazio per riprendere in mano la regola. Altra colonna sa-ranno i momenti formativi, in al-cune cordate si è scelto di trattare il tema acr e oratorio, quale sviluppo per la nostra chiesa? Come l’acr può sempre di più essere lievito nelle nostre comunità? In altre cordate ci si soffermerà sulla regola di vita

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Page 16: In Dialogo mag2012

Dall’associazione Parrocchiale di AC ss Cosma e Damiano - Airuno

Il giorno 14 febbraio all’età di 84 anni è mancata Mariuccia Nava: Mariuccia è stata socia fedele dell’AC per tutta la sua vita assumendo negli anni diverse responsabilità associative anche a livello decanale e partecipando sempre attivamente alle iniziative proposte. Consacrata laica nell’Istituto delle “Discepole del Crocifisso” è stata impegnata anche nel gruppo Caritas, nella liturgia, nella catechesi, nei vari Consigli parrocchiali e decanali della nostra zona di Lecco: sempre disponibile per le persone bisognose ale quali elargiva gli aiuti necessari. Dotata di un coscienzioso senso civico ha ricoperto per lungo tempo la carica di assessore ai servizi sociali nel consiglio comunale ed è stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica. Dopo lunga malattia sopportata con cristiana rassegnazione è tornata alla casa del Padre dove l’attende la pienezza della Sua vita.

Il 5 marzo è stata chiamata alla vita eterna anche la nostra socia Rita Cereda Villa di anni 92 che nel lungo cammino della sua vita ha aderito generosamen-te all’associazione sostenendo le varie attività con la sua fede e la sua preghiera. L’affidiamo alla bontà del Signore perché le doni la gioia del suo Regno.

4maggio

2012

PROPOSTE ESTIVE

Anche quest’anno l’Ac pro-pone la consueta setti-mana di vacanza a Santa Caterina, dedicata a tutta la famiglia. Una vacanza

differente, per ricaricare il corpo e lo spirito; un tempo speciale da regala-re alla propria famiglia. Una vacanza non per evadere dalla realtà quotidia-na ma per andarne a fondo, condivi-dendo la propria esperienza familiare, nel riposo, nel gioco e nella preghiera.Abbiamo chiesto a Susanna e Danie-

le di raccontarci la loro esperienza a S. Caterina della scorsa estate, a cui hanno partecipato per la prima volta come famiglia, con i loro tre figli: Lu-cia, Pietro e Anna, dai 6 ai 12 anni.«È stata un’esperienza a pieno “Rit-mo”!» - ci dice Susanna. «Il tempo della vacanza o del lavoro quotidia-no è stato il filo conduttore che ci ha accompagnati. Abbiamo riflettuto sul giusto ritmo da dare al tempo, allo scopo di riuscire a dare significato di vita familiare alla quotidianità.»

A S.Caterina le giornate sono ricche di condivisione e di momenti dedica-ti ad ogni fascia di età! La preghiera e la messa quotidiana sono seguite da attività per i ragazzi e momenti di ri-flessione con testimonianze dedicate agli adulti. «Gli incontri per noi adulti - raccon-ta Susanna - sono stati una vera con-divisione di esperienze familiari, con uno spazio personale dedicato alla riflessione di coppia. Ogni giorno ave-va come simbolo una canzone ed una nota musicale che ci hanno introdotti alla riflessione sul ritmo: abbiamo par-lato di tempo armonico, ma anche di tempo spezzato, legato alla sofferenza, o dell’andare fuori tempo, come mo-mento di crisi. Il tempo per bambini e ragazzi è stato scandito invece dalla visione del film di “Momo” ed arric-chito da esperienze suggestive come la gita notturna dei ragazzi con don Luca al fienile. Per tutti è stata meravigliosa la messa ai piedi del Monte Sobret-ta, in un anfiteatro di rocce naturali, con una splendida giornata di sole! Si, perchè due giornate sono dedicate alle gite con pranzo al sacco, e non ab-biate timore: anche qui sono proposte escursioni per ogni possibilità, più im-pegnative per chi lo desidera o soft per i genitori con bambini piccoli!».Perchè avete scelto una vacanza così?

Le testimonianze di alcuni acierrini che durante la Quaresima hanno vissuto l’esperienza del Tabor

Ho scoperto la bellezza del silenzioIn questo spazio vogliamo dare voce

direttamente ai ragazzi, perché pos-sano esprimersi sull’esperienza del

Tabor vissuta in Quaresima. Infatti an-che i più piccoli hanno potuto rendere più intenso il tempo di preparazione alla Pasqua grazie a questa due giorni di ritiro spirituale, a loro misura, che l’ACR ha proposto a Casciago per la zona di Varese, alla comunità S. Gior-gio per Milano-Rho-Sesto-Melegnano, a Canzo per la zona di Lecco. I ragaz-zi di prima e seconda media, grazie ai tanti e generosi educatori ACR e agli assistenti AC di zona, hanno potuto così restare immersi, cuore a cuore, nel Vangelo di Bartimeo, costruendo una

strada, partecipando alla Lectio Divi-na, pregando e condividendo la pro-pria fede con i nuovi amici. A loro la parola!

Le ragazze di 2°media di Renate: «Questa è stata la prima volta che ab-biamo partecipato al Tabor e, a nostro parere, è stato semplicemente magni-fico! Ci sono piaciuti i giochi perché racchiudevano un significato profon-do; così anche le riflessioni, guidate da don Enrico, ci hanno aiutato ad avvicinarci a Gesù, guardando con un nuovo sguardo il Vangelo e trovando nuovi messaggi che non avevamo mai notato. Abbiamo capito che, come Bartimeo, dobbiamo lasciarci indietro

La testimonianza di Susanna e Daniele sulla vacanza estiva per famiglie a S.Caterina

A ritmo di CazzuffiChe cosa ne resta una volta tornati a casa? «Desideravamo una vacanza in cui po-ter condividere valori e obiettivi, un momento di sosta in cui poter cresce-re! La proposta è arrivata da mio mari-to che da giovane era già stato con l’AC a S.Caterina». «Si, - ci racconta Daniele – nell’ormai lontano 1977 avevo par-tecipato ad una vacanza con l’allora Assistente don Erminio De Scalzi e posso dire che per me e la mia fami-glia il ritorno a S.Caterina è stato un successo! I nostri figli ne sono entusia-sti e non vediamo l’ora di partecipare anche quest’anno!».«Abbiamo respirato spirito di acco-glienza - dice Susanna - e siamo torna-ti a casa con un bagaglio in più che ci aiuta a vivere le piccole e grandi fatiche quotidiane. È stato bellissimo vedere i nostri figli condividere le giornate con altri ragazzi, una condivisione educa-tiva che oggi li accompagna a scuola e nella loro quotidianità».S. Caterina è una vacanza per tutti, col-ma di intense esperienze, una settima-na dedicata ad un riposo diverso, che invita alla riflessione ed alla condivi-sione. Il tema proposto di quest’anno è: “Stare nella casa del Padre”, vi aspet-tiamo dal 28 luglio al 4 agosto 2012!!!

Chiara Pozzi

Vicini ai nostri amici

le nostre preoccupazioni e seguire la chiamata di Gesù».

Angela, di Gallarate: «A me il Ta-bor è piaciuto molto e mi ha colpito che anche i ragazzi più scatenati nei momenti di riflessione tiravano fuori il meglio di sé partecipando e inter-venendo. La cosa più bella è stata la riflessione del sabato sera con il don, che ci ha spiegato tutte le cose più na-scoste e profonde sulla parola del cieco Bartimeo. Penso sia stato un fantastico ritiro e vorrei invitare tutti gli ACerrini a parteciparvi numerosi nelle prossime occasioni (anche perché, se vi può in-teressare, alla cena in condivisione ab-biamo mangiato cose buonissime!)».

Marianna, di Albizzate: «Quest’an-no per la prima volta ho accettato di partecipare alla fantastica esperienza del Tabor! Mi ha insegnato che è ne-cessario lasciare tutto per seguire Gesù e questo ce lo insegna egli stesso. È “solo” necessario credere e se credi ver-rai premiato!»

Paola, di Lecco: «È stata una bella esperienza vissuta con amici ed edu-catori. Questa due giorni mi ha fatto imparare a stare più vicino a Gesù, con giochi e riflessioni, e ho scoperto la bellezza del silenzio».

Grazie a tutti i partecipanti, e alla prossima!

Chiara Zambon