Idea Generation #6

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Rivista dell’associazione culturale Bang On! Numero 6 - Novembre 2014 GIANNI COLANGELO DAVID MARSILI giulz gender bender picasso e la modernita’ spagnola david lynch comics and games arte food events films travel book web eventi

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Rivista dell'associazione culturale Bang On!

Transcript of Idea Generation #6

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R i v i s t a d e l l ’a s s o c i a z i o n e c u l t u ra l e B a n g O n ! N u m e r o 6 - N o v e m b r e 2 0 1 4

GIANNI COLANGELO

DAVID MARSILI

giulz

gender bender

picasso e la modernita’ spagnola

david lynch

comics and games

arte

food events films travelbookweb

eventi

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idea generation

web magazine bimestrale anno 1 - numero 6 novembre 2014

associazione ricreativa culturale bang on!

via della santina,1 capannori (lucca)

p . iva 02316760467

c.f . 92053860463

www. i d eag en erat i o nmag . c om

ma i l : b a n g o n a r t i s t @ g m a i l . c o m

fa c e b o ok : t h e b a n g o n

redazione: eva perna, g iacomo gregori , emanuele baronti , martina donati

collaboratori : al ice perna, gabriele bertacchi , marta tedolfi , gemma tartagli

grafica : martina donati e Emanuele Baronti

note legali:

E’ vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo senza il consenso scritto dell’autore e della redazione.E’ consentita la copia per uso esclusivamente personale.Tutti i contenuti della Web Magazine sono protetti e tutelati dalle vigenti norme in materia di diritto d’autore e di proprietà intellettuale .E’ vietata qualunque operazione di estrazione o reimpiego non espressamente autorizzata del materiale presente sulla Web Magazine,nonchè ogni altra attività che possa ledere i legittimi interessi degli autori e titolari dei diritti sulle opere dell’ingegno ivi accessibili.Non è possibile copiare e/o riprodurre in tutto o in parte il contenuto della Web Magazine senza l’espressa autorizzazione scritta dell’associazione culturale Bang On!Si informa che nelle pagine della Web Magazine potrebbero trovare collocazione marchi,nomi a dominio,denominazioni sociali,ditte ed insegne in titolarità di terzi,con cui l’associazione Bang On! ha rapporti in collaborazione a vario titolo,i quali godono della medesima tutela accordata ai segni distintivi dell’associazione cultutrale Bang On! e di Idea Generation,dalle vigenti norme in materia.

in copertina:

teschio - gianni colangelo

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indice

intervistaINTERVISTA a..

gianni colangelo 6

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f a t t i u n l i b r o 66

c h e t u s i a p e r m e i l c o l t e l l o - d a v i d g r o s s m a n

f i l m e p o p c o r n 68

h o m e - u r s u l a m e i e r

i n a g e n d a . .

g e n d e r b e n d e r 7 0

p i c a s s o e l a m o d e r n i t a ’ s p a g n o l a 7 4

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r o t o l a n d o v e r s o s u d . . m a d a l l a f r a n c i a !

rubr iche

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Bang On! è un’associazione che promuove giovani artisti e dà spazio

al diffondersi della cultura artistica in ognuna delle sue forme espressive.

L’organizzazione nasce nel Giugno 2012 dall’idea di tre ragazzi: Emanuele

Baronti, Martina Donati ed Eva Perna. La strada percorsa insieme è gia

parecchia: contest artistici, concerti, mostre ed importanti collaborazioni con

altre realtà culturali. Idea Generation è il nostro ultimo progetto:

una web magazine indipendente a cadenza bimestrale dedicata ad arte,

musica e cultura contemporanea.

Il nostro scopo è di far conoscere artisti emergenti, valorizzare le loro opere e

la loro creatività. Vogliamo anche coinvolgere i giovani nell’amore per l’arte,

utilizzando i loro stessi linguaggi. Il nostro intento è di far comprendere quello di

cui siamo convinti, cioè che la creatività, in tutte le sue forme, non è un’occasione

per accademici, ma una possibilità di coinvolgimento, di condivisione e di crescita.

Non vogliamo promuovere un’arte ‘da galleria’ ma un’arte Attiva, stimolante e

coinvolgente. Fare e diffondere cultura significa per noi creare i mezzi per formare

una società consapevole ed unita, capace di pensare, di criticare, di partecipare

attivamente alla costruzione del proprio presente e futuro. Libera di esprimersi,

produrre ed auto realizzarsi.

Crediamo nella cultura come cibo della mente, nutrimento della conoscenza e

delle energie creative che producono innovazione, la base dello sviluppo e del

progresso della società.

Buona lettura!

“La realizzazione di questa Web-Magazine nasce perchè questo progetto ha vinto

la nona edizione del bando “Uno spazio per le idee”

Si ringraziano quindi per l’indispensabile contributo.

what is bang on!

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intevista A..

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gianni colangelo

www.giannicolangelomad.it

Titolo: Anatomia Meccanica Capra

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gianni colangelo

www.giannicolangelomad.it

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Ciao Gianni parlaci di te…chi sei?

Gianni Colangelo alias MAD = pazzo. Scultore per amore, passione e professione.Diploma di conservatorio in Tromba, laurea triennale in Storia e pratica delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, laurea specialistica all’Accademia di Belle Arti in Decorazione indirizzo Beni storico-srtistici e Master in Allestimento Spazi Espositivi. Sono in continua formazione perché nella vita non si finisce mai d’imparare.Mi piacciono gli animali e ho un forte legame con la natura e la mia terra, l’Abruzzo.

Come è nata la tua passione per l’arte?

Non so, non saprei indicare né come né quando. Con certe passioni ci si nasce e non si possono eludere. L’unica cosa che posso dire è che mi è sempre piaciuto avere le mani sporche. La mia infanzia l’ho trascorsa improvvisando giochi con terra, sassi e legnetti. I videogiochi all’epoca erano quasi un miraggio, fortunatamente. Sporcarsi le mani per me è rimasta una cosa fondamentale, perché il contatto con la materia è fra i primi processi della mia produzione artistica.

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Come scegli i materiali?

Si può dire che sono loro che scelgono me. Vivo in un piccolo centro e le voci corrono: tutti sanno che sono “l’uomo del ferro”! Per questo spesso mi capita di ricevere il materiale a domicilio, come fosse pizza. Chi svuota le proprie cantine o ha semplicemente roba di cui vuole disfarsi bussa direttamente alla porta del mio laboratorio. Questo aspetto per me è molto importante, in una grande città tutto ciò non sarebbe possibile.

Altre volte ho la fortuna di trovare cose vicino ai cassonetti. I più rabbrividiscono all’idea, ma a me non importa perché penso solo a quello che potrà diventare.Il materiale io lo guardo, lo osservo, lo studio, lo accarezzo, a volte lo catalogo e lo assemblo in base a quello che mi suggerisce. Anche se può sembrare assurdo e un po’ folle ho la sensazione di capirlo meglio di chiunque altro.

Titolo: b&n

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Titolo: Ragno

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Titolo: Ragno

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Titolo: Macchina Infernale

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Il materiale riciclato è una critica alla società o è una scelta estetica?

Direi entrambe le cose, anche se più che una critica alla società lo vivo come dovere morale. Il problema ambientale è, anzi deve essere un problema di tutti. Noi “artisti” (odio definirmi così, ma non sono riuscito a trovare altro termine adatto alla frase) dobbiamo produrre. Perché allora non utilizzare per la nostra produzione materiale di scarto? Inoltre è molto interessante mettersi in gioco di volta in volta, perché il materiale che si riesce a reperire è sempre diverso e stimola continuamente. Il ferro, in particolare, quando è vecchio ed usurato ha una forza in più, data dalle sfumature di colore che assume attraverso la ruggine. Non a caso in questo periodo sono in mostra presso lo Spazio Inangolo di Penne (PE) con la mia Personale dal titolo Ruggine Esistenziale, a cura di Linda Musa.

I tuoi soggetti sono tantissimi, chi sono?

Adoro l’anatomia, sia umana che animale. Mi piace studiare le parti del corpo, osservare per poi replicare. Per questo molto spesso le mie opere rappresentano animali, a volte stilizzati e ridotti ai minimi termini, altre volte tanto realistici da essere affiancati a veri teschi ossei di cui ne riproduco le fattezze. Mi riferisco alle mie Anatomie Meccaniche, ovvero una serie di sculture caratterizzate dalla riproduzione fedele di teschi ossei di vari animali, che io provvedo personalmente a scarnificare. Poi ci sono le opere cinetiche. La mia necessità di donargli la vita mi ha portato a inserire ingranaggi, componenti meccaniche e sonore che permettono alla scultura di muoversi, implicando sempre l’intervento del fruitore. Mi piace pensare che chi si trova di fronte all’opera ne diventi parte integrante. In molti non sanno che io non sono solo scultore. Una mia serie di opere infatti è costituita da tele, con un elemento fondamentale che le accomuna alle sculture: il metallo riciclato; infatti vengono realizzate posizionando sul supporto degli oggetti metallici, che esposti alle intemperie e al mio intervento (tramite colore, fuoco, tagli, etc.) formano delle figure che io amo chiamare sindoni. D’altronde la ruggine che si forma non fa altro che restituire sul supporto la forma esatta dell’oggetto tornando al concetto di clone già affrontato nelle mie Anatomie, anche se in modo differente.

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Titolo: Anatomia Meccanica Agnello

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Titolo: Anatomia Meccanica Maiale

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Titolo: Dettaglio Anatomia Meccanica Capra

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Titolo: Dettaglio Anatomia Meccanica Agnello

Titolo: Dettaglio Anatomia Meccanica Agnello

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Titolo: Dettaglio Anatomia Meccanica Maiale

Titolo: Dettaglio Anatomia Meccanica Capra

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Titolo: Teschio

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Vogliono raccontare qualche storia o sono fini a se stessi?

Hanno molte storie da raccontare. I materiali stessi che li compongono raccontano storie, tristi ed interessanti, fatte di vita contadina, sudore e duro lavoro. Io parto da questo presupposto per raccontarne altre, sempre diverse.

Mi piace molto la tua arte, ricorda l’arte primitiva, resa in chiave moderna dalla scelta dei materiali. Che tipo di riflessione c’è dietro questa coesistenza di primitivo e contemporaneo?

Mi piace molto la definizione di arte primitiva. Secondo me la chiave sta lì, nella reinterpretazione del passato attraverso tecniche moderne. Un altro concetto che c’è dietro alla mia poetica è quello della decontestualizzazione. Infatti, io prendo un vecchio materiale che aveva un uso specifico, lo tolgo dal suo contesto originario e lo ricolloco in uno nuovo, dandogli una nuova opportunità di vita ed un uso differente da quello di partenza.

Chi o che cosa ha ispirato il tuo lavoro?

Come dico sempre io l’ispirazione viene solo vivendo. Vivere, viaggiare, incontrare gente. In questo modo il cervello è sempre in moto, riceve input positivi e stimoli continui da mettere in pratica nel momento creativo.

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Titolo: Chupacabras

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Titolo: Ectopesci

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Progetti per il futuro?

Il mio progetto principale è sempre quello di CREARE, sperimentare cose nuove e più complesse. Ho iniziato a produrre una serie di sculture con meccanismi sonori e di movimento; per il momento mi concentro su quel genere di opere. Per quanto riguarda concorsi ed esposizioni…bè, a quello ci pensa il mio entourage. Ho la fortuna di aver intrapreso da poco un percorso con un gruppo (formato da un grafico, un architetto ed un jolly) che si occupa di comunicazione e tutto ciò che ruota attorno alla promozione artistica. Posso dedicarmi esclusivamente al mio lavoro.

Un consiglio che daresti a un ragazzo/a che vuole intraprendere la strada dell’arte?

L’unica cosa che mi viene da dire è: “Lascia stare, se non sei davvero motivato!”Se invece come me, sapete di non poter fare altro nella vita allora tentate con tutte le vostre forze, seguite i vostri sogni ad ogni costo, ma fatelo seriamente, con impegno e costanza. Oggi si confonde spesso la figura dell’artista, che nell’immaginario collettivo è maledetto e dalla vita sregolata. Niente di più sbagliato secondo me! Si tratta di un lavoro qualificato, come quello del medico o dell’ingegnere e se lo si vuole fare, va preso come tale.

Contatti:

www.giannicolangelomad.com

a cura di Martina Donati

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www.dav idmars i l i . com

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david marsiliwww.dav idmars i l i . com

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Parlaci di te.. Chi sei?

Mi chiamo David, 32 anni, fiorentino doc e vagabondo part time fissato col fotografare.

Chi sono i soggetti delle tue fotografie?

In questi anni mi sono occupato principalmente di mountainboard,surf e longskate.

Parlaci dei tuoi progetti fotografici legati al longskate.

Faccio longskate dal 2008 e fin dai primi passi sulla tavola mi sono sempre portato dietro la macchina fotografica. Mi ha sempre affascinato documentare ciò che mi circonda, i trick e le giornate passate con gli amici alla ricerca di nuovi spot dove poter praticare questa disciplina, così dopo un paio di anni ho deciso di allargare i miei orizzonti cercando di documentare una parte

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della scena italiana e così sono sceso giù fino in Puglia dall’amico di sempre Eliseo Mattioli col quale abbiamo esplorato una buona parte della Basilicata,per poi proseguire nella splendida Sardegna di Fabrizio ara fino alle dolomiti insieme a fabiano ferretti e la sua crew. Il mio è ancora un “work in progress”, le strade da shreddare sono ancora tante e i posti da scoprire qui in Italia di certo non mancano…

Cosa ti affascina dello skatebording?

Tutto!!! Essendo uno sport giovane siamo in pochi, ci conosciamo tutti (o quasi) e abbiamo una gran voglia di far festa. Rispetto agli altri sport da tavola qui ci sono meno poser e meno gente che se la tira….Un’altra cosa che mi affascina è la ricerca continua di nuove strade che si adattino a questa disciplina. Questo ti porta a viaggiare facendoti conoscere sempre gente nuova e facendoti vedere posti stupendi che di solito sono lontani dal caos cittadino.

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Qual’è il miglior scenario?

Non ho un luogo preferito, basta che ci sia una bella strada, una buona luce e dei bravi rider davanti alla mia lente….comunque adoro poter dormire in tenda/macchina/furgone e svegliarmi all’alba sullo spot.

Quando ritieni che una tua fotografia sia completa?

Quando riesce a trasmette la sensazione di esser lì con i soggetti dello scatto.

Quali problematiche fotografiche ci sono nel ritrarre skater?

I problemi in cui mi sono imbattuto sono principalmente tre: il primo consiste nel fatto che, a causa della prospettiva, non è mai possibile dare un’idea precisa della difficoltà della strada. O sembrano più difficili o sembrano più facili ma mai come sono in realtà.La seconda è che non sempre una strada bella da sk8are è bella anche da fotografare (e viceversa)…Terzo problema: la natura! C’è sempre qualche albero nel mezzo o qualche crepaccio che mi impediscono di stare dove voglio per tirar giù un buono scatto, spesso mi trovo “bloccato” nello scegliere le inquadrature e questo mi costringe ad arrampicarmi nei posti più improbabili.

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Che macchina fotografica usi?

Al momento una Canon 7d / Tokina 12-24 f4 II /Canon 24-105 f4/ Canon 300 f4 L USM. Tra poco spero di poter tornare alla pellicola…

Tre cose che salveresti in caso d’incendio?

Gli hard disk con le mie foto, la mia attrezzaura fotografica e la mia collezione di Ratman :D

La canzone adatta come soundtrack alle tue fotografie? Slow motion - Third Eye Blind Led Zeppelin – When the levee breaks

Contatti:

www.davidmarsili.com email: [email protected]: /davidmarsilifotografia

a cura di Eva Perna

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Ciao Giulia parlaci di te..chi sei?

Mmh..cominciamo, sono una ragazza siciliana di 25 annni, dal ‘98 vivo in Toscana. Dopo aver conseguito la maturità all’Istituto d’Arte di Lucca, per un breve periodo ho frequentato scenografia a Firenze.Una formazione troppo tecnica ed un eccessivo legame con l’antichità mi han fatto venire voglia di sentirmi nel 20° secolo e cosi mi sono spostata all’Accademia di Carrara ad arti multimediali.Ma facendola breve...mi ritrovo a concludere la triennale di Pittura.Con questo indirizzo, più aperto e meno schematico, tengo maggiormente vivo il mio desidero di dipingere e creare spaziando dal disegno alla filosofia, dalla storia dell’arte alla sua critica. Argomenti che stimolano l’apertura della mente dal lato artistico con una visione completa sulla vita e la propria identità. Quando è nato il tuo interesse per l’arte? Da più di 10 anni coltivo la passione dell’arte ed ho sempre ammirato ciò che viene creato dal pensiero umano. Per me l’arte è questo, qualsiasi cosa che viene dalla mente, un’idea che dal nulla ritrova i mezzi per rendersi reale, visibile, udibile...

“Le dita che muovono delle corde ed esce un suono, quella che senti, è Arte.”

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Quali tecniche e materiali usi? Da quasi due anni, ho abbandonato l’uso dei colori e la ricerca della perfezione nella pittura.Quando ho firmato il primo lavoro Giulz ho iniziato a sentire come un bisogno di seguire una linea, come se si fosse ribaltato tutto. La mano segue solo il pensiero, influenzata da ciò che vivo, assorbo e butto giù. La tecnica, il suporto, non è più importante. Che sia un muro, un pannello, della carta, vestiti, oggetti, materiali trovati per strada o già proposti dal mercato, sfogo ovunque.Ovunque il marker o l’acrilico nero scorrono lisci, seguono la strada che crea la mano e fanno fluire in maniera naturale il liquido.

Come scegli i tuoi soggetti?

La scelta dei soggetti è molto casuale...Lo visualizzo nel supporto stesso, ed iniziando a disegnare viene fuori. Faccio partire una colata di liquido nero, e concentrata nel guidare le sgocciolature inizio a immaginare cosa ne verrà. Capita di vedere direttamente l’oggetto perfetto per farci scivolare il liquido, dove il pennarello scorre a meraviglia. Se decido di fare qualcosa di realistico, inizio a disegnare un accumulo di occhi ciechi che creano un soggetto visibile a tutti. E se prendo un supporto bianco,un marker nero ed inizio ad andare in freestyle... uuuh, li si che mi libero, si che sto bene! Quale opera consideri il tuo “biglietto da visita”? Direi “Vacca +”. In questo lavoro ho raffigurato due buste aperte di latte, che fuoriuscendo crea una mucca. Pur essendo tra i più semplici e ben leggibile dal fruitore, ritengo questo pezzo uno dei più completi e rappresentativo del mio modo di lavorare.Il supporto è creato con materiali riciclati e la tecnica è mista, di marker, spray ed acrilico nero.La figura di occhi senza pupille nasce dal liquido ed a sua volta essi lo riperdono.E’ tra le prime, tra le prime con la firma Giulz sopra il logo... il quadrato, dalla quale cade la goccia.

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So che in questo momento sei a Berlino.. ti chiederei un paragone con l’Italia per quanto riguarda la sperimentazione dei linguaggi artistici.Ci sono molti artisti li: come si promuovono, quali sono i loro canali di esposizione e comunicazione? Berlino presenta moltissime e differenti possibilità di autopromozione e autoproduzione per un artista.L’artista qui può vivere molto più serenamente le proprie aspirazioni, che riscontrano ogni giorno stimoli dall’esterno.

E’ una città che corre tra le gallerie, musei, street art, residenze d’artista, mostre organizzate in differenti aree e locali, project house, botteghe di produzioni artigianali, e tanto altro.Un centro per l’artista, dove può avere la possbilità di spazi e mezzi per dare sfogo alle proprie passione e poter regalare al prossimo il piacere ed il fascino dell’arte.

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Qua l’artista costruisce qualcosa di bello da condividere con la società. L’arte viene incentivata, non si sfrutta anche questa per far girare i soldi sempre fra le stesse mani...E poi i giovani lasciano il proprio paese? E magari vengono a Berlino? eh,eh...

Comunque, si, questa città presentando differenti canali di esposizione, accoglie e propone molti artisti, provenienti da molti posti e quindi da diversi stili.

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Quanto è difficile stare lontani da casa?

Non cosi tanto.. Berlino è stata la mia prima esperienza ed è andata alla grande! Non mi piace rimanere legata in una città, amo viaggiare portando con me la mia arte. E gli amici.. se sono “veri” li troverai sempre.

Progetti per il futuro?

Voglio investire su di me, portare la mia arte in giro coi furgoni magari Londra, Francia.. Poi mostre, street art e perchè no..divenire design.

Contatti:

Giulz.comFb /Giulz

a cura di Martina Donati

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fatti un libro

david grossman

che tu sia per me il coltello

Quando si sceglie un libro motivi diversi ci portano a trovarci tra le mani proprio ‘quel’ libro. Una bella copertina, un consiglio ricevuto o aprendolo le prime due righe preannunciano qualcosa di interessante. Per me, in questo caso è stato il titolo. Che tu sia per me il coltello. Una minaccia? Una pro-messa? Un augurio? Volevo saperne di più e ho iniziato a leggere. Il titolo corrisponde perfettamente a quello che troverete dentro. Si sente la lama del coltello che scava, che apre, che taglia. La lettura è densa, a volte faticosa. Un romanzo di due persone mai incontrate che si scrivono lettere d’amore di una potenza che lascia interdetti. Loro sono Yair e Miriam.

La frase da postare :‘Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.’

Consiglio questo libro a: Chi è curioso!

La musica da ascoltare: Blood, Editors

Se ti è piaciuto, potrebbe piacerti anche: Conoscere una donna, Amos Oz

a cura di Alice Perna

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film e pop corn

homeUn film di ursula meier

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Genere: Drammatico

Film di esordio della regista franco-svizzera Ursula Meier.

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Trama:

Una famiglia vive in una casa vicino ad un autostrada ormai chiusa da tempo, considerandola come proprio spazio per i momenti di relax e divertimento della famiglia. Un bel giorno viene riaperta e il traffico diventa assordante e alienante. In cerca di una soluzione e di un riparo finiscono per imprigionarsi con le proprie mani. Madre nevrotica, padre arrabbiato e figli fragili in questo spicchio di realtà, trasportato dalla paura di non trovare il proprio posto nel mondo.

Consigliato a chi: Chi ama le situazioni estreme!

Se ti è piaciuto potrebbe piacerti anche: “Killer in viaggio” di Ben Wheatley.

a cura di Martina Donati

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gender benderPERFORMING GENDER - RICCARDO BUSCARINI

in agenda

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gender benderPERFORMING GENDER - RICCARDO BUSCARINI

Dodicesima edizione per Gender Bender, il festival internazionale e multidisciplinare dedicato alla rappresentazione del corpo e dell’identità di genere nella cultura e nelle arti contemporanee. Dal 25 ottobre al 2 novembre, la manifestazione organizzata dal Cassero LGBT Center di Bologna torna in città con un programma ricco di appuntamenti e con una novità: Performing Gender. Di cosa si tratta? Ne abbiamo parlato con Riccardo Buscarini, uno dei sedici danzatori selezionati per questo progetto biennale, di cui Gender Bender è capofila.

La prima cosa che voglio chiederti riguarda la tua biografia: hai iniziato a studiare danza a diciassette anni, abbastanza tardi per i canoni tradizionali. Cos’ha spinto un ragazzo quasi maggiorenne a seguire i corsi dell’Accademia Domenichino di Piacenza?

“Riccardo, balla!” è quello che, ridendo, dice mio nonno nel video del matrimonio dei miei zii. Era il 1987, avevo due anni e mi avevano messo in piedi su un tavolinetto, tipo attrazione della festa. Mi piace pensare che l’amore per la danza sia sempre stato dentro di me. L’ho scoperto tardi anche se mi sono sempre sentito un creativo, fin da piccolo. Tappezzavo la mia stanza di disegni e mi divertivo a comporre spettacoli di burattini, cosa che ho fatto fino ai sedici, diciassette anni. In fin dei conti, quello che il mio mestiere prevede oggi non è poi così diverso. Schizzi, appunti, invenzione, direzione. Solo che ora il teatro è più grande! Ho iniziato a ballare perché il mio corpo me lo chiedeva. Ballavo un sacco con gli amici in discoteca e un giorno mi sono detto che volevo studiare con disciplina. È stata dura all’inizio, il corpo non lo cambi. Ma ripeterei tutte le scelte fatte negli ultimi anni.

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Da Piacenza, una piccola città di provincia al confine tra Emilia e Lombardia, sei volato a Londra. Il salto è notevole. Come descriveresti il tuo trasferimento: come un’opportunità di crescita e ricerca personale, oltre che artistica, o piuttosto come una vera e propria fuga da un terreno ostile?

Entrambe le cose. Volevo poter studiare danza contemporanea. Purtroppo, in Italia, l’assenza di strutture e istituzioni adeguate obbliga molti danzatori a spostarsi all’estero e la London Contemporary Dance School, dove già due mie compagne di corso avevano studiato, sembrava la scuola migliore per potermi formare. Amo tornare in Italia, però. Soprattutto in Emilia.

Che cosa significa danzare nel Regno Unito?

Vivo a Londra da otto anni, quindi mi soffermerò di più su questa città che conosco decisamente meglio del resto del Paese.

Da giovane coreografo, Londra vince sotto molti punti di vista: è un ambiente multiculturale, aperto e strabordante di eventi di ogni tipo, dove la meritocrazia e un sistema burocratico abbastanza snello rendono il processo creativo più ricco e, allo stesso tempo, più semplice. Non è il paradiso, però. L’ambiente della danza è molto piccolo e in una capitale così grande, dove molti si spostano e cercano di lavorare, c’è anche tanta competizione. E, soprattutto, è una città carissima!Dal punto di vista del pubblico e dell’estetica della danza, trovo che il Regno Unito, in generale, sia alquanto conservatore: vedo spesso coreografie molto fisiche e formali e credo siano una componente residua dell’aspetto virtuosistico del balletto classico, di cui il Paese vanta una lunga tradizione. Se, da un lato, questo fattore può essere interpretato come una tendenza a rimanere immobili entro confini sicuri, dall’altro offre invece un terreno fertile per una sperimentazione costante e coraggiosa, indirizzata verso la novità.

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Si sa, le cose da queste parti non vanno poi così bene. La danza, soprattutto quella contemporanea, fatica a trovare un pubblico fedele e appassionato. Tuttavia, a giudicare dal programma del festival Gender Bender, pare che a Bologna le cose vadano diversamente: in totale, quest’anno, gli spettacoli di danza in cartellone sono undici. Non male, direi. Quale consiglieresti di vedere a una persona che non se ne intende.

Sono curiosissimo di vedere “Cascas D’Ovo” di Lander Patrick, un artista giovanissimo che ho conosciuto durante un laboratorio di improvvisazione a Vienna, nel 2008, prima ancora che iniziasse a studiare danza.

Parliamo di Performing Gender. Tu e altri quindici coreografi – provenienti da quattro paesi diversi: Italia, Spagna, Croazia e Paesi Bassi - siete stati selezionati per questo progetto biennale di ricerca e riflessione sulle differenze di genere e orientamento sessuale che terminerà a marzo del 2015. La danza contemporanea spesso viene accusata di essere un linguaggio indecifrabile e quello dell’omosessualità è un tema particolarmente scottante nel nostro Paese, che necessita una discussione chiara dal punto di vista del riconoscimento dei diritti della persona. Secondo te, come può contribuire la danza, che cosa aggiunge?

Rimango fedele al mio credo: tutti possediamo un corpo. Questa è la grande forza politica della danza. La nostra presenza, il nostro esserci sono il principio della nostra azione nel mondo. Voglio credere in questo potere intrinseco al movimento che è anche ciò che da artista mi fa essere motivato ad andare avanti e a creare.Hai voglia di raccontarci, a grandi linee, la coreografia che presenterai al MAMbo, Blur? Leggendo il titolo, ho immediatamente pensato al noto gruppo musicale britannico, ma non credo tu ti riferisca a loro. La traduzione dell’inglese sta per “annebbiare, confondere”. Ha a che fare con questo?

Nonostante passassi i miei pomeriggi davanti a MTV negli ultimi anni Novanta, no, l’ispirazione non è il Brit Pop! Comunque, non vorrei svelare troppo dell’installazione che sto preparando. Per ora immagino un corpo avvolto nell’ombra,

un canto sommesso e un’atmosfera indefinita per suggerire quello che per me è l’identità di genere: uno stato di confusione irrisolta simboleggiata da una chimera che si evolve e cambia nel tempo, senza mai riuscire ad assumere una forma precisa.

Ricerca, scoperta, identità. Non è facile dirlo a parole, chissà com’è raccontarlo con il corpo. In fase di progettazione quanto ha influito sapere che il tema dell’orientamento sessuale sarebbe stato il filo rosso dell’intero festival? Come si fa a evitare di essere troppo didascalici?

Questo è stato uno dei grandi punti di riflessione su Performing Gender e sulla mia pratica artistica. Come evitare di essere nudi o in drag, per esempio? La mia risposta è: non lo so, perché noi esseri umani siamo intrisi di banalità. Sta all’artista trovare un modo per relazionarsi all’ovvio, a ciò che è reale o vissuto come “normale”. Nel mio processo creativo ho cercato una traduzione tra i temi del progetto e un’immagine simbolica che potesse farmi distaccare da ciò che a me personalmente sembrerebbe scontato o troppo letterale. Spero di esserci riuscito!

La danza, tra le arti, potrebbe sembrare quella più autoreferenziale, più lontana dal coinvolgimento nelle grandi questioni sociali e politiche. Ma lavorare su questi temi, in un paese in cui gli omosessuali sono ancora vittime di discriminazione anche violente e gli adolescenti gay si suicidano, è indubbiamente un impegno civile e un atto politico. Che cosa ne pensi?

Mi mette alla prova, ma mi riempie di gioia essere parte di questo progetto. È la prima volta che attraverso il mio lavoro rifletto su di me dal punto di vista del genere e dell’orientamento sessuale – difficilissimo riflettere sulla propria identità – e che sono parte di un progetto di così larghe vedute e impegno sociale. Spero davvero che in Italia le cose cambino, non è un momento facile sotto nessun punto di vista. Credo che ci sia un grandissimo bisogno di lucidità, coraggio e costanza nell’esserci nella vita di tutti i giorni – ossia il vero atto politico dell’individuo – perché sono convinto che ogni azione sia utile, anche la più piccola.

a cura di Marta Tedolfi

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in agenda

Picasso e la modernita’ spagnola

Palazzo Strozzi, Firenze

20 settembre - 25 gennaio

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Picasso e la modernita’ spagnola

Titolo: Ritratto di Dora Maar, 1939 Pablo Picasso

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Titolo: Giovani e pescatore, 1936 Alfonso Ponce de León

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Nel panorama delle offerte museali fiorentine per questo autunno-inverno, spicca senza dubbio la mostra dedicata al maestro del Novecento Pablo Picasso, che la fondazione Palazzo Strozzi ospita nelle sue sale. E’ l’occasione giusta per chi non ha ancora avuto modo di vedere dal vivo una mostra di Picasso, ma anche per coloro che hanno già approfittato di una delle proposte offerte dal fertile panorama espositivo riguardante l’artista.Ecco perché ne vale la pena!Nell’ampio corpus delle opere di Picasso sarebbe possibile perdersi, sia per la vasta quantità, che per la varietà di stili e linguaggi di volta in volta adoperati; l’idea di una mostra sulla sua opera omnia non solo sarebbe irrealizzabile, ma anche estremamente dispersiva agli occhi dei visitatori.

Per questa ragione il curatore ha deciso di ridurre il campo, concentrandosi su una selezione di opere che metta in luce l’influenza dell’artista sull’arte spagnola del suo tempo.L’aspetto più coinvolgente, che non può non conquistare il visitatore, è l’incredibile sperimentalismo di Picasso, che si destreggia magistralmente nell’uso di stili completamente diversi; alcune delle tematiche più care all’artista vennero da lui riaffrontate più e più volte nel corso della sua vita, con esiti de tutto diversi, alla stregua di una stessa poesia tradotta in molte lingue diverse, ma non per questo perde il proprio significato.Il percorso espositivo si snoda per nove ambienti, ognuno dei quali affronta in breve, ma in modo compiuto, una delle tematiche cardine della poetica sia propriamente picassiana, che degli altri artisti coevi e compatrioti, che tanto hanno risentito della sua influenza.

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I temi trattati sono tra i più disparati, come capitoli conclusi di un unico libro, e guardano al rapporto tra artista e modella, con citazioni letterarie al lavoro di Balzac, al realismo magico, che tanto ispirò il lavoro di Dalí, alle relazioni che intercorrono tra pittura e arti costruttive.L’intero percorso è accompagnato da grandi didascalie, sfortunatamente non sempre esaustive, che introducono il contesto storico culturale, e da piccole, che forniscono indicazioni puntuali sui singoli quadri.

Ponendo attenzione, all’interno delle sale, è possibile leggere un diverso tipo di tabellone, quello interattivo, che silenzioso percorre i vari ambienti, portando con sé la voce di chi generalmente è chiamato unicamente ad osservare; qui si possono leggere domande a carattere generale sulla natura e sulle forze che governano l’arte insieme ad alcune delle risposte, regolarmente aggiornate, che hanno fornito i visitatori precedenti a termine della mostra.A conclusione, assolutamente imperdibile, quasi trainante anche se non inedita in Italia, è la rassegna dedicata al ciclo di acqueforti del Minotauro, mitologica creatura a cavallo tra umanità e bestialità, alterego dichiarato di un Picasso in costante bilico tra arte e realtà.

a cura di Gemma Tartagli

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L’arte è viva anche se nessuno la guarda? Il Quadro è vivo anche di notte quando il museo è chiuso; forse

quando nessuno lo guarda cambia.

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Titolo: Arlecchino con violino, 1919 Juan Gris

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Titolo: Silhouette di giovane uomo, 1933-1934 Pablo Gargallo

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Orari:Tutti i giorni (inclusi i festivi) 10.00-20.00Giovedì 10.00-23.00

biglietti:10,00 € Intero

8,50 €Maggiori di 65 anni, giovani fino ai 26 anni, gruppi

organizzati min. 10 persone con prenotazione,

dipendenti Enel con un accompagnatore, Generali

Italia, categorie convenzionate (Soci ACI, FAI,

Touring Club), possessori biglietti Firenze Parcheggi,

biglietti o abbonamenti ATAF, BUSITALIA, Autolinee

Chianti Valdarno e Mugello Valdisieve, possessori

biglietti o abbonamenti Teatro del Maggio Musicale

Fiorentino, ORT-Orchestra della Toscana, Teatro

della Pergola, possessori CartaFreccia e biglietti

Trenitalia con destinazione Firenze, insegnanti con

Card Edumusei.

7,50 €

Clienti di Banca CR Firenze e Gruppo Intesa

Sanpaolo.

4,00 €

Ragazzi dai 7 ai 18 anni, gruppi scuole, studenti

fino a 26 anni, diversamente abili, possessori

Carta Superflash di Banca CR Firenze e Gruppo

Intesa Sanpaolo, Maggio Card e Pergola26 card.

Gratuito:

Bambini fino a 6 anni, accompagnatori di

diversamente abili e di gruppi, insegnanti con classe,

giornalisti con tessera professionale, guide turistiche,

possessori Firenzecard, Amici di Palazzo Strozzi.

a cura di Gemma Tartagli

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david lynch lost vision20 settebre - 9 novembre

archivio di stato, lucca

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in agenda

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David Lynch ospite d’onore della decima edizione del Lucca Film Festival, la manifestazione cinematografica internazionale, che si è svolta a Lucca dal 28 settembre al 3 ottobre 2014. Oltre a una retrospettiva completa dei suoi film, il Festival ha presentato in anteprima nazionale all’Archivio di Stato, via dei Pubblici Macelli 155 la mostra “DAVID LYNCH. Lost Images. L’indiscreto fascino dello sguardo”, dal 20 settembre al 9 novembre. la mostra è dedicata all’inedita attività di fotografo e litografo del regista americano. Lost Images sono immagini perdute, ritrovate e qui cristallizzate su carta, visioni surreali, inquietanti, oniriche, superstrade dimenticate sulle quali lo sguardo ripercorre i sentieri perturbanti prodotti dall’universo creativo di Lynch. Visioni e temi ricorrenti che hanno caratterizzato i suoi film più famosi, da Eraserhead a The Elephant Man, da Velluto Blu a Cuore Selvaggio, Lost Highway, Mulholland Drive..La mostra raccoglie oltre 70 opere dell’artista, lavori in gran parte esposti per la prima volta in Italia, e una serie di proiezioni video qausi sconosciute.videoclip, spot pubblicitari, video sperimentali e videointerviste.

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Orari:

martedi-domenica: 10-13 16-20

(chiuso: lunedi)

Ingresso:

libero

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comics and games lucca 2014

30 ottobre - 2 novembre

Come ogni anno la nuova edizione Comics and Games Lucca (30 Ottobre- 2

Novembre) stupisce con grandi numeri!

Record di 240 mila biglietti staccati e 400 mila visitatori nell’arco dei quattro giorni hanno reso la piccola città piena di colori e costumi.

Festival Internazionale per gli amanti dei fumetti, delle illustrazioni, dei videogiochi.. e anche per chi è solo curioso di vedere loro: i Cospayer, cosi attenti e cosi precisi nel loro personaggio da non badare a freddo e ostacoli, sono una vera festa per gli occhi, riempiono le strade creando un’atmosfera surreale che si respira solo ai Comics!

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Il festival coinvolgeva l’intero centro storico: a Palazzo Ducale in Piazza Napoleone lo spazio per le esposizioni con la presenza di grandi nomi come Silver l’autore di “Lupo Alberto”, Real Collegio area dedicata ai più piccoli con una grande area espositiva per la Lego, Villa Bottini l’universo del video gioco e della videogame, all’ex complesso conventuale San Francesco si arrivava alla Japan Town per gli amanti del Giappone e non poteva mancare Star Wars in Piazza Anfiteatro.

ORARI :

Apertura ore 9.00Chiusura ore 19.00

biglietti :Intero 16 €

Ridotto* 14 €

Bambini (6 - 10 anni) 7 €

Abbonamento 2 giorni 26 €

Abbonamento 3 giorni 36 €

Abbonamento 4 giorni 44 €

* (comitive sopra 20 persone e chi presenta biglietto ferroviario)

cosplay

area games

Anteprime

a cura di Martina Donati

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mangia e bevi

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Salone del Gusto e Terra Madre

torino 23 - 27 ottobre 2014

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Salone del Gusto e Terra Madre

torino 23 - 27 ottobre 2014

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Si è appena concluso il “Salone del Gusto e Terra Madre 2014”, svoltosi dal 23 al 27 ottobre a Torino presso gli spazi di “Lingotto Fiere” e “Oval”, organizzato da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino, in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.Cos’e Terra madre? Terra Madre è una rete mondiale, creata da Slow Food nel 2004, che raggruppa le “comunità dell’alimentazione” impegnate, ciascuna nel suo contesto geografico e culturale, a salvaguardare la qualità delle produzioni agro-alimentari locali.Tema 2014: L’Onu ha dichiarato il 2014 Anno internazionale dell’agricoltura familiare. L’obiettivo è quello di focalizzare l’attenzione mondiale sull’agricoltura familiare di piccola scala, mostrando quale può essere il suo contributo fondamentale allo sradicamento della fame e della povertà, e nel garantire la sicurezza alimentare a tutto il pianeta, preservandone le risorse. L’agricoltura familiare, secondo Slow Food, ha i

volti e le mani delle migliaia di comunità del cibo della rete di Terra Madre. Perché le comunità del cibo rappresentano il modello di sviluppo che vogliamo, uno sviluppo legato in modo inestricabile al benessere ambientale del pianeta e alla sopravvivenza economica delle comunità locali.Cos’è Oval? uno spazio in cui trovare migliaia di cereali, frutti, formaggi, legumi, pani, dolci e altri prodotti provenienti da 60 Paesi che illustrano la varietà della nostra biodiversità.Colori, profumi e sapori dai 5 continenti sono i protagonisti della “Cucina di Terra Madre”. Ad alternarsi ai fornelli, chef da 40 Paesi che sostengono ogni giorno le Comunità del cibo trasformando con creatività i prodotti della propria terra. Grazie a loro, ogni ricetta è un lungo

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viaggio alla scoperta della gastronomia africana, i colori dell’Oriente, i gusti intensi del Sud America, le specialità dell’Europa, del Nord America, dell’Oceania.L’intero padiglione accoglie la rete di “Terra Madre” e i “Presìdi” internazionali, in cui i pescatori, gli agricoltori di piccola scala e i rappresentanti delle Comunità espongono i propri prodotti, raccontandone storia e tradizioni.Prodotti novità 2014: il miele della comunità kenyota di Ogyek, il turco tulum di Divle, formaggio erborinato che stagiona in grotta, e le antiche varietà di mele bosniache. Per non parlare poi dei sette Presìdi provenienti dai Paesi Baschi, tra cui il pecorino dei Pirenei francesi e la ciliegia d’Itxssaou.Chi si trovasse all’“Oval” dalle parti dello

stand dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, poco prima di cena può partecipare a uno degli “Eat-in” organizzati dagli studenti della “Condotta Unisg”. Temi delle quattro cene – un evento gastronomico e allo stesso tempo politico – sono: un viaggio per i “Pani del mondo” giovedì 23, la “Cena nel Buio” (con ospiti bendati) venerdì 24, tutti gli “scarti” in “Dalla Testa alla Coda” sabato 25 e domenica 26 per sperimentare insieme i trucchi dello Spreco Zero.Da non perdere l’area dedicata alle “Cucine

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di strada”, simbolo della gastronomia locale più sincera. Qui ci si può concedere una pausa golosa con le baked potatoes, fiore all’occhiello degli italianissimi “Poormanger”, le immancabili bombette e olive all’ascolana, le preparazioni a base di frutta degli originali Mescè e, per finire in dolcezza, una tigella farcita di crema alla nocciola di “LaTigellina.com”.Cibo di strada per eccellenza, torna anche quest’anno la “Piazza della Pizza”, in cui, grazie alla collaborazione con l’“Associazione Verace Pizza Napoletana”, si sfornano i grandi classici della tradizione e le creazioni di grandi pizzaioli.Si brinda al “Salone” con un vino scelto nella vicina “Enoteca”, che propone centinaia di etichette aderenti al “Progetto Vino” di Slow Food e selezionate dalla Banca del Vino di Pollenzo.Dentro i padiglioni poi c’è l’immancabile “Mercato” italiano, dove ogni regione presenta i prodotti più rappresentativi e sfiziosi. Una bella passeggiata tra gli stand offre la possibilità di conoscere gli artigiani, approfondire le filiere più interessanti, sperimentare nuovi sapori e scoprire nuove idee.Fanno il loro ingresso al “Salone” curiosi Presìdi della nostra penisola: la piemontese cipolla bionda di Cureggio e Fontaneto, il melo decio di Belfiore dal Veneto e le lucane soppressata e salsiccia del Vallo di Diano. Per ogni Presidio un’etichetta narrante ideata da Slow Food arricchisce la degustazione e l’acquisto di informazioni su produttori, razze e tecniche di produzione utilizzate.A grande richiesta tornano i “Personal shopper”,

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studenti dell’Unisg che propongono diversi percorsi nel “Mercato” per capovolgere la prospettiva dalla quale si guarda abitualmente il mondo del cibo e soddisfare le più originali curiosità gastronomiche. Tra le proposte, un tour enogastronomico tra otto regioni italiane, alla scoperta di territori lontani e insoliti, o una full immersion nella filiera di pane, miele, cioccolato e birra.

Concludiamo il nostro viaggio con una sosta “gourmande” all’”Osteria dell’Alleanza”, in cui si alternano gli chef parte del progetto “Alleanza Slow Food” dei cuochi, che si propongono di valorizzare nelle loro preparazioni i prodotti del territorio e i Presìdi Slow Food.

Terra Madre and Arts!

Oliviero Toscani: L’obiettivo di Oliviero Toscani puntato sui presidi tutelati da Slow Food in tutto il mondo. Una ricerca che racconta attraverso un percorso fotografico un territorio, un volto, la storia che c’è dietro ogni cibo. Le immagini e i volti incontrati durante questo viaggio fanno parte di una mostra a cielo aperto che sarà visibile in piazza Carignano dall’8 al 31 ottobre 2014. Ma il lavoro di Toscani continuerà anche a Torino durante il Salone del Gusto e Terra Madre alla ricerca di ispirazione tra i delegati della rete che arriveranno da tutto il mondo all’Oval del Lingotto.

a cura di Giacomo Gregori

SITO: WWW.SALONEDELGUSTO.IT WWW.

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TERRAMADRE.INFO

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YOUTUBE: SLOWFOODITALIA

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l ’arte d i v iagg iare

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Rotolando nel sud..

ma della Francia!

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ma della Francia!

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Come sempre basta poco per vivere un bel viaggio, anzi molto spesso, riuscire a cavarsela con il mini-mo indispensabile è proprio quel fattore che rende indimenticabile un’avventura.Non vi sto dicendo di prendere uno zaino vuoto, al-zare il pollice e partire, anche se non sarebbe una brutta idea, ma vi sto consigliando di prendere la vostra macchina, buttarci dentro una tenda ed una cartina del sud della Francia, convincere una buo-na compagnia a seguirvi, un paio di foglietti verdi con sopra la scritta 100€ e la vostra vacanza ha ini-zio…direzione Camargue!Adesso il vostro unico problema può essere rap-presentato dal traffico, vi sconsiglio di partire nel mese di agosto, in quanto potrete incappare in una serie infinita d’imprecazioni e svariate code con un ammontare di circa 2/3 ore d’attesa. Ma non pren-dete in considerazione l’idea di fare dietro front, mantenete i nervi saldi, ne sarete ricompensati appena vedrete le prime fantastiche scogliere del-la Costa Azzurra, ideali per fermarsi a rinfrescare, ma non altrettanto per il portafoglio. Perciò dopo aver sguazzato in queste fantastiche acque, ripren-dete la marcia. Trovo difficile riuscire ad arrivare in Camargue in una sola giornata, i più temerari si accomodino pure, mentre, per chi vuole pren-dersela con comodo, la prima tappa, decisamen-te affascinante è la zona delle Calanques. Proprio sotto Marsiglia, questo incantevole litorale offre la possibilità d’immergersi nella natura, alla ricerca d’insenature dove potersi rilassare e godere di un mare cristallino, perciò portatevi dietro la masche-ra, ne farete buon uso. Visto che si parla di natura, è il momento di rag-giungere la riserva naturale della Camargue, un territorio a tratti ancora selvaggio cosparso di in-numerevoli lagune, dove fa capo la piccola cittadi-na di Saintes Maries de la Mer.

Questo paesino rappresenta un vero pulpito del turismo, ma qui vi è la possibilità di noleggiare una bicicletta, per poco più di una decina di euro tut-to il giorno, ed inoltrarsi nei meandri della riserva, così sfuggirete alla colossale mole di turisti. A que-sto punto non vi resta che vivere le bellezze natu-ralistiche che questa zona ha da offrire.Non tutti trovano sfogo nel vivere di solo mare, ef-fettivamente dopo un po’ può venire anche a noia, è per questo che vi suggerisco di spostarvi verso nord e raggiungere la zona del Luberon, un concen-trato di verde tra infinite campagne, circondate da suggestive montagne. Ma soprattutto zona pretta-mente vinicola, allora che aspettate, alzate i calici e passate una romantica serata nell’incantevole Avi-gnon! Ah dimenticavo, visto che lo troverete sulla strada e merita assolutamente di essere visto, se siete stanchi di guidare e volete proprio rinfrescar-vi le idee, il sito archeologico, nonché patrimonio dell’Unesco, Pont du Gard fa al caso vostro. Questo maestoso ponte, che potete trovare raffigurate an-che nelle banconote da 10€, ma non con la stessa soddisfazione, sovrasta il fiume Gardon, dalle cui sponde potrete divertirvi con spettacolari tuffi.Bhè…il viaggio volge al termine e siete sulla stra-da del ritorno, ma per lasciare impressa nei vostri ricordi una piacevole sensazione, e se avete acqui-stato una bottiglia di ottimo vino rosé, è il caso di stapparla su una delle numerose spiaggette pro-prio sotto Cannes, lasciandovi avvolgere dall’atmo-sfera magica di un tramonto senza eguali. Questo trasformerà la vostra avventura nel sud della Fran-cia in un gradevole senso di nostalgia.

a cura di Gabriele Bertacchi

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