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D IABETE I NFORMAZIONE, R ESPONSABILITÀ, E DUCAZIONE 9 I QUADERNI DI quotidianosanità.it PROGETTO DIRE

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DIABETEINFORMAZIONE,RESPONSABILITÀ,EDUCAZIONE

9I QUADERNI DI quotidianosanità.it

PROGETTO DIRE

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3I QUADERNI DI quotidianosanità

Indice

DIABETEINFORMAZIONE,RESPONSABILITÀ,EDUCAZIONE

PROGETTODIRE

9quotidianosanità.itI QUADERNI DI

5 Presentazione

7 Il diabete di tipo 2. L’esperienza di malattia, la governance e l’engagement del pazienteIsabella Cecchini

Lombardia32 Veneto

35Piemonte11

Emilia Romagna23

Toscana26

Lazio15

Sardegna36

Sicilia19

Campaia29 Puglia

37

Nelle pagine seguentiaccanto alle foto degliintervistati è presente il QR code per guardarel’intervista su smartphoneo tablet.

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9. PROGETTO DIRE

5I QUADERNI DI quotidianosanità

Dieci tappe in dieci regioni italiane. Dieci tavoli diapprofondimento e confronto per indagare, insieme ai protagonistiistituzionali, delle società scientifiche e dei pazienti, sullagovernance territoriale del Diabete, paradigma significativo, anchedal punti vista economico, del più vasto (e per certi versi critico)mondo delle patologie croniche.Questo, in estrema sintesi, è stato il Progetto DIRE (Diabete,Informazione, Responsabilità, Cultura), un lungo viaggio di circasei mesi che Quotidiano Sanità ha intrapreso con il sostegno noncondizionante di Sanofi e lo stimolo di una ricerca nazionale sultema condotta da Gfk Eurisko.Un sottile filo rosso lega ciascuna regione alle altre e, più inparticolare, tre elementi di fondo che questa inchiesta sul campoha evidenziato quali fattori comuni. A volte critici, altre volteforieri di un’assistenza e una presa in carico di successo:1. La sfida contro la crescente diffusione delle malattie croniche,

in primis il diabete, potrà essere “aggredita”, se non propriovinta, soltanto se verranno attuate concrete politiche diintegrazione professionale, ossia lo sviluppo (in alcuni casi lacreazione) di reti integrate e tecnologicamente sostenute traprofessionisti: specialisti, medici di famiglia, operatori delterritorio e associazioni di pazienti.

2. La libertà prescrittiva del medico è, in linea di massima,abbastanza salvaguardata, ma il percorso di dialogo traprofessionisti e istituzioni sui temi dell’appropriatezza e deilimiti contro cui si scontra quando in gioco ci sono anchestringenti ristrettezze economiche e finanziarie, è ancora moltolungo.

3. Il cosiddetto “engagement” del paziente si è rivelato, in tutte edieci le regioni visitate, una delle chiavi di volta indispensabiliper garantire non soltanto un’accettabile qualità della vita,affettiva e professionale, ma anche aderenza terapeutica e, piùin generale, sostenibilità economica.

Presentazione

Diabete.Informazione,responsabilità,educazione

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9. PROGETTO DIRE

6I QUADERNI DI quotidianosanità

Modello dellamolecola di insulina

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9. PROGETTO DIRE

7I QUADERNI DI quotidianosanità

L’ESPERIENZA DI MALATTIA, LA GOVERNANCE E L’ENGAGEMENTDEL PAZIENTE

IL DIABETE DI TIPO 2

Una buona relazione con il medico e servi-zi di cura efficienti favoriscono il coinvol-gimento attivo del paziente e migliori out-comes, ma si osservano grandi variabilitàregionali nella governance della malattia.Questi alcuni dei risultati emersi dall’inda-gine realizzata da GfK su un campione di500 persone con diabete, rappresentativo alivello nazionale dei malati di diabete di ti-po 2 in trattamento insulinico. L’indagineha messo confronto esperienze, soddisfa-zione dei pazienti e modelli di cura in 10 Re-gioni italiane.

Esperienza di malattia e qualità di vitaIl diabete influisce in modo significativo sul-la qualità di vita dei malati: oltre 1 pazien-te su 2 non si sente in buona salute, 2 pa-zienti su 3 hanno una complicanza: prima-riamente arteriopatie periferiche (39%), pro-blemi cardiaci (28%), retinopatia (20%), ne-fropatia (11%) e piede diabetico (11%). 1 pa-ziente su 2 è in sovrappeso e circa un quar-to è obeso.La malattia impatta anche sulla mobilità ele abilità funzionali: il 58% prova dolore ofastidio, il 42% ha difficoltà nel cammina-re, e il 35% a causa della malattia ha diffi-coltà nello svolgimento delle abituali attivi-tà quotidiane (Fig.1).Oltre all’impatto sulla salute fisica, la ma-lattia influisce in modo rilevante sulla sferapsicologica ed emozionale, aspetto spessosottovalutato ma particolarmente rilevanteai fini di una gestione attiva ed efficace del-la malattia: 1 paziente su 2 dichiara infattidi sentirsi depresso e ansioso a causa deldiabete.

Il controllo della malattiaIl controllo della malattia non è ottimale:comune - per il 62% dei pazienti - l’espe-rienza di valori fuori norma. 1 paziente su 4ha avuto episodi di ipoglicemie gravi che nel10% dei casi hanno portato ad un accesso alPronto Soccorso. Peggiore la percezione del-lo stato di salute fra i pazienti che hannoesperienza di ipoglicemie gravi.

Engagement e presa in carico In questo quadro appare importante com-prendere quali fattori consentano una mag-giore consapevolezza del paziente, fonda-mentale ai fini di una migliore gestione del-la malattia e al raggiungimento di migliorioutcomes.L’indagine ha messo in evidenza come l’”en-gagement” del paziente, inteso come con-sapevolezza, “empowerment” e coinvolgi-mento attivo del malato nella cura, favori-sca una migliore gestione della malattia: ipazienti maggiormente consapevoli e attivi(sono circa 1/3 sul totale), hanno una mi-gliore aderenza alla terapia e riescono a se-guire stili di vita più adeguati (controllo del-la dieta e attività fisica regolare) (Fig.2)Tutto ciò ha effetti positivi non solo a livel-lo soggettivo (si sentono meglio, sono me-no scoraggiati e ansiosi, più soddisfatti di sestessi, della vita di coppia e delle relazionisociali) ma ha importanti conseguenze sulcontrollo della malattia (valori glicemici me-glio controllati e minori complicanze dellamalattia: arteriopatie, piede diabetico…).I pazienti maggiormente “engaged” dichia-rano infatti un migliore controllo degli in-dici glicemici (+15%), minori ipoglicemiegravi (-15%), riescono maggiormente a se-guire stili di vita salutari (dieta e movimen-to fisico + 20%); sono più soddisfatti dellecure (+17%), si sentono meglio fisicamente(+ 14%) e psicologicamente (+22%) ed han-no migliori relazioni sociali (+15%) e fami-liari (+20%).

Isabella CecchiniDirettore DipartimentoRicerche sulla salute - GfK

Survey nazionale su persone con diabete di tipo 2 in trattamento insulinico

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9. PROGETTO DIRE

8I QUADERNI DI quotidianosanità

2 3365

50

Non ho difficoltà

SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITÀ ABITUALI

ANSIOSO O DEPRESSO

Non ho difficoltà Ho qualche difficoltà Non sono in grado di svolgere le mie attività abituali

Non sono ansioso o depresso Sono moderatamente ansioso o depresso

Sono estremamente ansioso o depresso

Questionario EQ-5D

DOLORE O FASTIDIO

Non provo alcun dolore o fastidio

Provo dolore o fastidio moderati

Provo estremo dolore o fastidio

DIFFICOLTÀ CAMMINARE

9 41

6 5242

4456

Ho qualche difficoltà

IL DIABETE DI TIPO 2

FIGURA 1Il diabete influisce inmodo rilevante sullasfera emozio pressione)e quella fisica,interferendo in modoconsistente con lenormali attivitàquotidiane

Engaged ++ 30%

NON Engaged

22%

Almeno 3 risposte «molto d’accordo»

Almeno 2 risposte «molto in disaccordo/in

disaccordo»

Engaged48%

Sono stato in grado di mantenere i cambiamenti di stile di vita che ho assunto volti a migliorare la mia salute

So cosa posso fare per prevenire ulteriori complicanzerelative al mio problema di salute

Conosco gli effetti di ciascuna delle terapie che mi sono state prescritte

Avere un ruolo attivo nella gestione della mia salute è il fattore più importante nel determinare il mio benessere e la mia qualità di vita

Sono io in prima persona responsabile della gestionedel mio stato di salute

FIGURA 21 paziente su 3 è moltoconsapevole, attivo ecompetente nellagestione della malattia

Solo MMG

MMG/diabetologo

Solo diabetologo

DA CHI È SEGUITO IL PAZIENTE

SODDISFAZIONE COMPLESSIVA

MEDIA 4,3

SODDISFAZIONE PER

Competenza, chiarezza informazioni, umanità, disponibilità, tempo dedicato, reperibilità

Servizi offerti, accessibilitàtempi di attesa

IL MEDICO

I SERVIZI

LUOGO DI CURA

FREQUENZA CONTROLLI

ASL/Ospedale

Privato

3,7 volte all’anno

91%

9%

59%

28%

13%

37%

93%

Molto56%Abbastanza

Molto Abbastanza

Così così 6%

Poco 1%

Per niente -

23% 88%

20% 75%

FIGURA 3Il diabetologo è ilmedico di riferimentoper la gestione deldiabete in quasi il 90%dei casi. In un quartodei casi anche il medicodi medicina generale haun ruolo attivo /complementare allospecialista. Lasoddisfazione generale èbuona (più alta per ilmedico che per i servizi)

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9. PROGETTO DIRE

9I QUADERNI DI quotidianosanità

Ma cosa favorisce un maggiore engage-ment/empowerment del paziente? L’inda-gine mostra che età e livello di scolarità nonsembrano spiegare il diverso livello di en-gagement dei pazienti (si rileva solo una mi-nima differenza in termini di età e scolari-tà fra i pazienti più/meno attivi) mentre so-no la buona relazione con il medico e l’effi-cace presa in carico da parte dei servizi dicura che determinano il coinvolgimento at-tivo e consapevole del paziente. Particolarmente importanti la qualità del-la presa in carico da parte del medico (lacompetenza, il dialogo e la capacità di ascol-to da parte del medico) e dei servizi di cu-ra (servizi, facilità di accesso e minori tem-pi di attesa).

Il ruolo dello specialista e del medico dimedicina generaleUn ultimo tema riguarda il ruolo dello spe-cialista diabetologo e del medico di medici-na generale nella gestione del paziente.Il diabetologo si conferma come il referen-te principale nella gestione del paziente (87%dei casi). Si tratta perlopiù (91%) di uno spe-cialista afferente al Sistema Sanitario na-zionale. La frequenza delle visite e dei con-trolli è di circa 3-4 volte l’anno.A fronte del protagonismo del diabetologo,il medico di medicina generale può avere unruolo complementare di supporto e guidadel paziente, fondamentale per favorire unamigliore gestione della malattia e una mi-gliore aderenza alle cure e agli stili di vita. In generale, la soddisfazione per i servizi dicura è buona (37% molto soddisfatti e 56%abbastanza soddisfatti). Significativamen-te superiore la soddisfazione per gli opera-tori sanitari rispetto ai servizi, che in molticasi risultano carenti, soprattutto in rela-zione all’accesso e ai tempi di attesa (Fig.3)

La variabilità regionaleIn questo quadro generale l’indagine mettetuttavia in luce una certa disomogeneità neimodelli di gestione del diabete: ad esempiogradi diversi di coinvolgimento del medicodi famiglia che in alcune Regioni svolge unruolo più attivo di sostegno e supporto alpaziente, oppure un maggiore ruolo del pri-vato destinato a supplire in alcune Regionile carenze del servizio pubblico. A tale variabilità consegue anche un diver-so livello di soddisfazione per i servizi di cu-ra e – conseguentemente – un diverso gra-do di engagement del paziente (come visto,direttamente legato alla soddisfazione per

la relazione con il medico e per la presa incarico da parte dei servizi di cura).

ConclusioniIl diabete si conferma come una malattiacomplessa, multifattoriale, che impatta inmodo significativo sulla salute fisica e psi-cologica del malato, oggi non ancora gesti-ta in modo ottimale.Fondamentale, al fine di ottenere l’aderen-za alla terapia e outcomes migliori, un ruo-lo attivo e consapevole del paziente e unapresa in carico competente, efficiente e “ac-cogliente” da parte di tutti gli operatori sa-nitari.Il ruolo del medico/dei servizi è fondamen-tale nel favorire il coinvolgimento attivo delpaziente: una migliore relazione con gli ope-ratori sanitari (disponibilità, ascolto, com-petenza, reperibilità) è correlata a livelli piùalti di engagement.A tal fine appare importante operare per:n favorire una presa in carico ottimale ba-

sata su un coinvolgimento attivo e re-sponsabile del paziente nella gestione del-la sua malattia

n limitare le variabilità definendo un mo-dello di gestione del paziente uniformenelle diverse realtà regionali, ove tutti gliinterlocutori coinvolti (medico di medi-cina generale, farmacista, infermiere) pos-sano avere un ruolo attivo di supporto eguida nella governance del paziente com-plementare allo specialista.

IL DIABETE DI TIPO 2

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9. PROGETTO DIRE

10I QUADERNI DI quotidianosanità

Parte dal Piemonte il percorso del Progetto DIREpromosso da Quotidiano Sanità e Diabete&Glucometriche toccherà dieci Regioni italiane per indagare sullagovernance di una patologia cronica così importante dameritarsi il titolo di “pandemica” ancheapprofondendo i dati di un’indagine di Gfk Eurisko cheha fotografato il paziente con diabete in dieci regioniitaliane. Dopo la gara per i glucometri e quella a lottounico per l’insulina in cui ha vinto il farmacobiosimilare, la Regione Piemonte assicura di voleraprire un confronto più serrato con i clinici per ilmiglior percorso di cambiamento a favore dei pazienti

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9. PROGETTO DIRE

11I QUADERNI DI quotidianosanità

In Piemonte dei 282.000 pazienti diabetici, il 95% è di tipo 2 di cuicirca il 30% è insulino trattato, tra questi l’86% è moltoconsapevole, attivo e competente nella gestione della sua malattia.La stragrande maggioranza (oltre il 90%), inoltre, si dice moltosoddisfatta per la disponibilità e competenza dei medici curanti equasi l’80% apprezza i Servizi sanitari che li hanno in carico intermini di accessibilità, tempi di attesa e servizi offerti.

PAZIENTI MOLTO INFORMATI SULLA MALATTIA E SODDISFATTI DI MEDICI E CENTRI DI CURA

PIEMONTE

Sono questi alcuni tra i dati più evidenti diun’indagine condotta su scala nazionale daGfk Eurisko e che, estrapolati a livello re-gionale, posizionano il Piemonte tra le re-gioni più avanzate dal punto di vista orga-nizzativo e dell’autonomia e competenza deipazienti.La declinazione piemontese della ricerca Eu-risko è stata presentata l’11 maggio scorso aTorino nel corso di un incontro tra espertiorganizzato da Sics, Società italiana di co-municazione scientifica e sanitaria, realiz-zato con il sostegno non condizionante di Sa-nofi e promosso da Quotidiano Sanità e Dia-bete & Glucometri nell’ambito del più vastoprogramma del progetto DIRE (Diabete, In-formazione, Responsabilità, Educazione)che toccherà dieci regioni fino al prossimosettembre. DIRE è un percorso di appro-fondimento sulle realtà regionali di gover-nance del Diabete di cui il Piemonte è statala prima tappa. Al centro del dibattito tra gliesperti e gli stakeholder regionali c’è il per-corso di presa in carico e di cura del pazientediabetico, anche alla luce delle recenti no-vità introdotte a livello legislativo, come lanecessità di aderire a meccanismi di acqui-sto dei dispositivi il più possibile centraliz-zati, nonché l’introduzione sul mercato dinuovi farmaci biosimilari. Per queste novi-tà, infatti, non mancano problematiche an-che di ordine medico-legale e di continuitàterapeutica, anch’esse oggetto di approfon-dimento nel corso dell’incontro tra esperti.Il Piemonte è stata, infatti, la prima regio-ne ad espletare una gara a lotto unico pre-vedendo lo “switch” automatico dal vecchio

farmaco originator al nuovo biosimilare ri-sultato vincente, salvo diversa, dettagliatae motivata scelta del medico.Tuttavia, in un patologia cronica come il dia-bete la sostituzione di un farmaco come l’in-sulina o di un presidio come il glucometropuò arrecare molto disagio e incertezza, an-cor più in persone anziane e pazienti fragi-li. Il cambiamento rischia di mettere in dif-ficoltà tanto il medico (in termini di surplusdi lavoro nel far accettare le modifiche e diresponsabilità medico-legale dal momentoche molti esperti sostengono la necessità disupportare il cambiamento del farmaco ad-dirittura con una solida acquisizione di con-senso informato) sia il paziente, che rischiadi rimanere disorientato a danno di unacompliance e autonomia terapeutica che or-mai, nel tempo, aveva acquisito.All’incontro hanno partecipato rappresen-tanti delle associazioni dei pazienti AGD,Associazione per l’aiuto al giovane diabeti-co e Coordinamento fra le Associazioni dipersone con diabete del Piemonte e Valled’Aosta, della Regione - presenti il Diretto-re del servizio farmaceutico LoredanoGiorni e il Consigliere Regionale Paolo Al-lemano -, delle Società scientifiche di rife-rimento SID, Società italiana di diabetolo-gia e AMD, Associazione dei medici diabe-tologi , dei medici di famiglia - Società ita-liana di medicina generale e delle cure pri-marie e delle farmacie del territorio, Feder-farma.E proprio dal responsabile della farmaceu-tica regionale, in un confronto franco e di-retto con i clinici presenti, è giunta l’aper-tura e la disponibilità ad avviare un percor-so comune e condiviso per dare attuazione,nel concreto, alle scelte che la regione ha co-munque già compiuto nella scelta dell’in-sulina risultata vincitrice della gara.“Nel settore della diabetologia” ha spiegatoLoredano Giorni “abbiamo compiuto dellescelte abbastanza importanti. La prima èstata quella del gennaio/febbraio scorso con

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9. PROGETTO DIRE PIEMONTE

12I QUADERNI DI quotidianosanità

l’adesione alla gara Consip per l’acquisizio-ne dei glucometri della ditta risultata vinci-trice. Abbiamo condiviso con tutti i diabe-tologi questa scelta e il processo sta proce-dendo in modo abbastanza soddisfacente.Ad oggi, infatti, i medici hanno sostituitocirca 20mila glucometri su circa 80mila pa-zienti che utilizzano questo strumento. Conl’arrivo sul mercato dell’insulina glarginebiosimilare” ha quindi aggiunto Giorni “co-me la legge impone abbiamo espletato unagara a lotto unico ed è risultato vincitore ilprodotto biosimilare con un prezzo inferio-re del 30% rispetto al biologico originator”.Se tutti i pazienti utilizzassero il biosimila-re “la regione ha calcolato un risparmio subase annua di circa 3 milioni di euro ma èchiaro”, ha quindi convenuto Giorni “chequesto, realisticamente, sarà impossibilepoiché non tutti i pazienti saranno deputa-ti a “switchare” verso il nuovo farmaco. Ab-biamo dato precise disposizioni in tal sen-so e cioè che il medico e il paziente dovran-no decidere insieme che cosa è meglio. Perquesto motivo ci attendiamo che, come peri glucometri dove in alcuni casi non è statopossibile switchare da uno strumento al-l’altro, lo stesso accadrà anche per l’insuli-na”. Sarà comunque una risposta che ci con-sentirà di curare bene tutti i pazienti e di fa-re anche quelle economie necessarie perreinvestire nel settore e nei farmaci inno-vativi che sono, come è noto, molto costosi.È comprensibile, ha quindi concluso Gior-ni “che cambiamenti così ravvicinati possa-no creare qualche imbarazzo e necessità diconfronto. In tal senso siamo assolutamen-te disponibili ad un incontro quanto prima,per discutere insieme di questa linea chetuttavia è stata già presa e tracciata. Cer-cheremo di trovare insieme il modo miglio-re per percorrerla”.“Nella gestione di una malattia cronica co-me il diabete è senz’altro necessaria” ha quin-di osservato dal canto suo Andrea Pizzi-ni, Vice presidente della Simg Piemonte“una maggiore concertazione. Il medico difamiglia è in prima linea nel rapporto con ipazienti e non c’è nulla di peggio che nonpoter dare risposte convinte. che sono taliin base a quello che è il nostro ragionamentoin scienza e coscienza. Credo quindi sia im-portante la possibilità prospettata dalla re-gione di ascoltare i pazienti e i medici, spe-cialisti e di medicina generale, affinché sipossano trovare le migliori soluzioni”.Al momento, ha quindi aggiunto “con le scel-te compiute dalla regione ritengo non ci sia

ancora sufficiente chiarezza su come il me-dico di famiglia si debba comportare, in par-ticolare con quelle categorie di pazienti cheeventualmente necessitassero, per esempio,di proseguire con la consueta terapia insu-linica senza cambiare farmaco. Non c’è an-cora piena chiarezza su come il medico difamiglia debba comportarsi, se la necessitàdi redigere una dettagliata motivazione pergarantire il prosieguo della terapia debba omeno essere scritto dal medico di famiglia,se debba redigerlo per tutte le prescrizioni,se debba segnarlo in cartella, se debba se-gnarlo sulla ricetta. Tutte dinamiche moltoconcrete “che non sono ancora sufficiente-mente chiare e che possono generare con-fusione”.“La prima esigenza del cittadino diabetico”ha quindi sottolineatoEzio Labaguer, Pre-sidente del Coordinamento delle Associa-zioni dei pazienti con Diabete del Piemon-te “è quella di essere informato molto benesu quello che sta avvenendo, di sapere a co-sa andrà in contro nella terapia quando do-vrà, forse, mettere in atto un cambiamentoma, soprattutto, avere la certezza da partedi chi lo sta curando, sia esso il medico difamiglia come lo specialista, che quello chegli si sta proponendo è il meglio che ha a di-sposizione”.L’indagine ha confermato come il diabeto-logo sia il principale riferimento per il pa-ziente; evidenziando, però, anche un ruoloimportante di supporto e guida nella quoti-dianità del medico di famiglia. In Piemon-te la gestione integrata del paziente - che ri-sulta più rilevante rispetto alla media na-zionale - ha, infatti, un effetto positivo sul-l’efficacia della cura e sulla soddisfazionecomplessiva del paziente per il medico e peri servizi di cura.Soddisfazione per i risultati dell’indagine èstata espressa da Milena Paola Tagliabue,Presidente della sezione regionale della So-cietà italiana di Diabetologia e dal suo col-lega Alessandro Ozzello, Presidente regio-nale dell’Associazione dei medici diabeto-logi che, parallelamente, hanno ancheespressa forte preoccupazione “per l’estre-ma decisionalità con cui ha agito la Regio-ne”.“Quello che mettiamo in discussione” han-no sottolineato “non è la dispensazione delfarmaco biosimilare ai pazienti naive ma loswitch. Peraltro ci piacerebbe che venissericonosciuto il fatto che i medici sono mol-to attenti a dispensare esami e farmaci e intal senso controlli serrati sono inopportuni.

Loredano Giorni Direttore FarmaceuticaRegione Piemonte

Paolo Allemano Commissione Sanità CRPiemonte

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PIEMONTE9. PROGETTO DIRE

13I QUADERNI DI quotidianosanità

I medici, inoltre, seppure non abbiano unruolo nei processi di distribuzione e ap-provvigionamento, hanno fatto comunquemoltissimo. Abbiamo erogato un buon ser-vizio con standard di riferimento elevati econ un trend di complicanze e di ricoveri indiminuzione. Abbiamo anche risparmiato eper questo non crediamo sia possibile chie-derci molto di più. Neanche in termini ditempo da dedicare nel giustificare appro-fonditamente la nostra scelta terapeutica.Pensiamo, invece, che dovrebbe bastare edessere più che sufficiente il nostro referto.In scienza e coscienza”.“I Pazienti diabetici” hanno sottolineato an-cora i clinici “in Piemonte hanno potuto spe-rimentare l’offerta più avanzata dei Servizidi Diabetologia proprio per l’impegno ri-chiesto loro nell’autogestione della terapiaa domicilio, fatta di un’appropriata inter-pretazione delle informazioni che derivanodall’integrazione di alimentazione, attivitàfisica, tipo d’insulina iniettata, impiego cor-retto di aghi e dispositivi per l’iniezione edi valori della glicemia misurata, indispen-sabili per prendere decisioni nel quotidia-no. Tutto questo” hanno chiarito ancora Ta-gliabue e Ozzello “è promosso da qualche

anno in Piemonte con una specifica presta-zione di “Educazione Terapeutica” che la no-stra regione, prima in Italia, ha riconosciu-to come prerogativa dei Servizi di Diabeto-logia, come essenziale per supportare il pa-ziente nella gestione integrata con il Medi-co di Medicina Generale, nonché fonda-mentale per un impiego appropriato di di-spositivi medici, aghi e strisce e per l’auto-somministrazione della terapia stessa. Ciauguriamo” hanno quindi auspicato i dueclinici “che anche le parti sociali e politichecoinvolte nel fronteggiare la pandemia dia-bete, leggano i buoni risultati del Piemontecon la stessa propensione a riflettere sul-l’appropriatezza di questi Servizi, non osta-colandone la loro attività ma anzi poten-ziandola con supporti adeguati”.Questi argomenti saranno peraltro oggettodel prossimo Congresso Regionale di AMDe SID che per la prima volta sarà Congiun-to, proprio a significare la volontà degli spe-cialisti a proseguire insieme un aggiorna-mento professionale attento non solo ai Pa-zienti ma anche alle richieste del SistemaSanità. Auspichiamo” hanno concluso “cheil contributo che i diabetologi possono da-re per creare soluzioni assistenziali soste-

Andrea Pizzini Simg Piemonte

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9. PROGETTO DIRE PIEMONTE

14I QUADERNI DI quotidianosanità

nibili sia, in futuro nella nostra regione, con-siderato in modo adeguato e non come giàsuccesso, ed a tutti noto, trascurato”.Il coinvolgimento attivo del paziente nellagestione della malattia, lo sottolineano an-che i risultati dell’indagine Eurisko, e quin-di la sua piena accettazione anche di un nuo-vo farmaco, una volta che il medico avrà sta-bilito la possibilità di sostituirlo ha, infatti,effetti significativi sulla soddisfazione delpaziente stesso, sulla sua qualità di vita esulla compliance nella gestione della pato-logia: questo significa una migliore perce-zione dello stato di salute, un umore mi-gliore, migliori relazioni sociali e familiarie, come esiti della terapia, ne risultano mi-gliore controllo glicemico, minori ipoglice-mie gravi, migliore aderenza al trattamen-to, e maggiore capacità di migliorare il pro-prio stile di vita.Nella “filiera” assistenziale del paziente dia-betico, inoltre, un ruolo importante è an-che quello del farmacista. A giudizio di Mas-simo Mana, Presidente di Federfarma Pie-monte “le novità che la politica regionaleha introdotto con questa serie di provvedi-menti, vuoi sulla distribuzione delle strisceper i diabetici vuoi per i biosimilari, sta cre-ando qualche problema gestionale anche li-vello delle farmacie poiché bisogna co-munque trovare nuovi metodi per avere pro-dotti e poterli distribuire. Questi nuovi me-todi all’inizio possono impattare negativa-mente sull’operatività di tutti i giorni madirei che dopo alcuni mesi di prove sullestrisce i problemi non sussistono più e tut-to sta funzionando. Sui biosimilari la re-gione ha diramato una serie di informazio-ni che permettono al farmacista di operarecorrettamente. In primis quello che stabi-lisce che nel momento in cui ha una pre-

scrizione non possa sostituire il prodotto.Posso comprendere, di contro, il disagio delmedico chiamato a motivare dettagliata-mente i motivi di un’eventuale permanen-za del farmaco originale e quindi, in buonasostanza, dinanzi a una serie di regole cherischiano di complicare la sua scelta pre-scrittiva”. Sulla base delle risposte dei pa-zienti diabetici in terapia con insulina, i ri-cercatori Gfk Eurisko hanno stimato in cir-ca 7mila/anno i ricoveri legati al diabete inPiemonte. Una percentuale più alta rispet-to alla media nazionale (14% contro 6%) le-gata, tuttavia, ad una maggiore concentra-zione in Piemonte di persone con diabeteover 70 e con co-morbilità cardiache. Dicontro, la durata del ricovero è nettamen-te inferiore: mediamente 4,7 giorni controgli 8,5 giorni della media nazionale. La sti-ma dei costi per questi ricoveri fissa l’asti-cella alla cifra di 25milioni di Euro. Sonoinvece mediamente 800 euro/anno, quellispesi privatamente da ogni paziente per tra-sporti, visite specialistiche, prodotti speci-fici o attività a supporto della gestione del-la malattia.Soddisfazione per l’esito del confronto è sta-ta infine espressa da Paolo Allemano, me-dico ospedaliero e componente della Com-missione Sanità della Regione Piemonte se-condo cui “l’incontro è stato molto positi-vo poiché abbiamo parlato di fiducia, di con-certazione, di alleanza terapeutica. E a talproposito” ha aggiunto “credo che le coseandranno molto meglio se questa rinnova-ta alleanza terapeutica che si sta ricercan-do, non sarà limitata a medico e pazientema includerà anche i decisori della politica,quelli che devono compiere scelte respon-sabili affinché il sistema produca salute inmodo sostenibile, guardando al futuro”. 

Massimo Mana Federfarma Piemonte

Ezio Labaguer Coord. Ass. Diabete

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9. PROGETTO DIRE

15I QUADERNI DI quotidianosanità

Ha fatto tappa nella Regione Lazio il secondo appuntamento delProgetto DIRE promosso da Quotidiano Sanità che, dopo essere giàpassato per il Piemonte, toccherà altre otto Regioni italiane perindagare sulla governance di una patologia cronica così importanteda meritarsi l’aggettivo di “pandemica”. Anche nel Lazio qualchecriticità per le modalità di introduzione di nuovi farmaci edispositivi, soprattutto nei pazienti stabilizzati da anni.

PAZIENTI INFORMATI SULLAMALATTIA E SODDISFATTI DEI MEDICI,MOLTO MENO PER LISTE D’ATTESA E SERVIZI

LAZIO

La maggior parte dei circa 80mila pazientidiabetici del Lazio in terapia con insulina(sui 385mila totali) risulta consapevole, at-tiva e competente nella gestione della pro-pria patologia. La stragrande maggioranza(quasi il 90%) si dice inoltre molto soddi-sfatta per la disponibilità e competenza deimedici curanti. Percentuale che tuttavia ca-la drasticamente (meno del 70%) quando ipazienti sono chiamati a esprimersi sullaqualità dei Servizi sanitari in termini di ac-cessibilità, tempi di attesa e servizi offerti.Sono questi alcuni tra i dati più evidenti del-l’indagine condotta su scala nazionale daGfk Eurisko e che, estrapolati a livello re-gionale, posizionano il Lazio tra le regionisostanzialmente nella media per autonomiae competenza dei pazienti, un po’più in bas-so dal punto di vista organizzativo. Una ca-renza a cui la Regione stessa ha intenzionedi rimediare avendo approvato recentementeil primo Piano regionale per l’assistenza alpaziente diabetico.La declinazione laziale della ricerca Euriskoè stata presentata nei giorni scorsi a Romanel corso di un incontro tra esperti orga-nizzato da Sics, Società italiana di comuni-cazione scientifica e sanitaria, realizzato conil sostegno non condizionante di Sanofi epromosso da Quotidiano Sanità nell’ambi-to del più vasto programma di approfondi-mento del progetto DIRE (Diabete, Infor-mazione, Responsabilità, Educazione) che

toccherà dieci regioni fino al prossimo set-tembre.All’incontro hanno partecipato rappresen-tanti delle associazioni dei pazienti, dellaRegione - presenti Teresa Petrangoli-ni, componente della Commissione Sanitàdella Regione Lazio e Gianni Vicario, Di-rigente dell’Ufficio “Assistenza Primaria”della Direzione Regionale Salute e Integra-zione Socio-sanitaria - delle Società scien-tifiche di riferimento come l’Associazionedei medici diabetologi, dell’Assistenza Ter-ritoriale come la Card Lazio rappresentatadal Presidente Rosario Mete, della Pe-diatria e degli Specialisti ambulatoriali delSUMAI.Il coinvolgimento attivo del paziente nellagestione della malattia ha effetti significa-tivi sulla soddisfazione del paziente, sullasua qualità di vita e sugli outcomes. Questosignifica una migliore percezione dello sta-to di salute, un umore migliore, migliori re-lazioni sociali e familiari e migliori risulta-ti: buon controllo glicemico, minori ipogli-cemie gravi, più aderenza al trattamento emaggiore capacità di migliorare il propriostile di vita.I risultati dello studio condotto da GfK Eu-risko su un campione nazionale di 500 pa-zienti con diabete di tipo 2 in trattamentocon insulina confermano – anche a livellodella Regione Lazio – l’importanza di unabuona relazione medico-paziente nel favo-rire il coinvolgimento attivo del paziente enel migliorare i risultati della cura. Pazien-te che tuttavia, nella Regione Lazio, si ca-ratterizza per una maggiore incidenza, ri-spetto all’Italia, dell’obesità (56% contro il27% del dato medio nazionale).“Il medico – ha dichiarato Isabella Cec-chini, Direttrice del Dipartimento di Ri-cerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha unruolo fondamentale nell’educare il pazien-te e renderlo consapevole dell’importanzadella cura e di un corretto stile di vita. Taleconsapevolezza migliora la soddisfazione

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9. PROGETTO DIRE LAZIO

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del paziente attraverso un migliore controllodella malattia”.L’indagine ha confermato che anche nellaRegione Lazio il diabetologo è il medico diriferimento per il paziente, mentre il medi-co di medicina generale ha un ruolo più col-laterale, anche se ha una funzione di sup-porto e guida nella gestione quotidiana del-la malattia e dello stile di vita. Nel Lazio nonesiste ancora, infatti, una gestione integra-ta del paziente, frutto di comune proget-tualità e presa in carico tra specialistica emedico di medicina generale e probabil-mente i primi risultati positivi di un pro-cesso del genere vedranno la luce nei pros-simi mesi con l’attuazione del Piano regio-nale Diabete, redatto in collaborazione contutti i protagonisti della patologia, e appro-vato alla fine dello scorso anno. La sinergiatra medico di famiglia e team specialisticoha, infatti, un effetto positivo sull’efficaciadella cura e sulla soddisfazione complessi-va del paziente per il medico e per i servizidi cura.“Il Piano regionale del Lazio sul diabete” hasottolineato Lina Delle Monache, Presi-dente regionale del Cladiab - CoordinamentoLazio Associazioni Persone con Diabete “èunico in Italia e le associazioni dei pazientine sono state tra i principali promotori, at-traverso un’importante attività di advoca-cy, per creare le condizioni affinché lo stes-so venisse redatto e diventasse patrimoniodel servizio sanitario regionale. Esso” ha ag-giunto “rappresenta per noi la realizzazio-ne di un sogno, un cambio di paradigma, lapossibilità di godere di nuove politiche sa-

nitarie per la gestione di una patologia im-portante come il diabete”. Il Piano, infatti,prevede la realizzazione di percorsi assi-stenziali e di presa in carico ben precisi, lavalorizzazione del cd “team diabetologico”,con l’obiettivo principale di garantire un ve-ro empowerment del paziente diabetico ol-tre che, naturalmente, cure eccellenti.“Tutti questi sforzi” ha quindi aggiunto Del-le Monche “sono finalizzati anche a preve-nire eventuali complicanze che rappresen-tano, in definitiva, i veri costi del diabete.In Italia ogni 20 minuti una persona muo-re a causa del diabete e ogni 90 minuti unapersona subisce un’amputazione per il dia-bete. Controllare e prevenire eventuali com-plicanze diventa pertanto un obiettivo fon-damentale sia dal punto di vista sociale siaeconomico. Certamente sussistono alcunecriticità” ha quindi concluso “ci aspetta unperiodo di sperimentazione e implementa-zione del piano e il fatto che la Regione La-zio sia in Piano di rientro non aiuta. Ci so-no scarse risorse economiche e di persona-le ma noi siamo pronti e determinati, at-traverso continue azioni di policy, per sti-molare le istituzioni affinché il Piano vengacompiutamente realizzato”.“Il Piano regionale Diabete” ha aggiunto dalcanto suo Claudia Arnaldi, Pediatra e dia-betologa della Società italiana di Pediatria“rappresenta una grande opportunità maanche una grande responsabilità per chi la-vora con persone con diabete. La diabeto-logia pediatrica nel Piano ha una parte im-portante e prevede la realizzazione di unarete che possa portare assistenza a tutti ibambini con questo problema nella nostraregione. Speriamo che questa progettualitàcostituisca davvero un’occasione per potercostruire una rete che non sia fondata solosulla buona volontà di chi lavora quotidia-namente per assistere questi pazienti e leloro famiglie, ma che preveda anche un mi-nimo di investimento che ci permetta di ot-timizzare il nostro lavoro quotidiano”.A giudizio di Rocco Bulzomì, diabetolo-go rappresentante del Sumai e componen-te del tavolo tecnico della Regione, “siamoveramente di fronte ad un momento epo-cale di cambio di gestione. Abbiamo l’op-portunità di prendere in carico il pazientediabetico, che è anche più costoso di altri,in maniera più appropriata, più vicina allesue esigenze, più economica e virtuosa rea-lizzando servizi che operino in una logica diteam”. Il motto, secondo Bulzomì, potreb-be essere: “La prestazione giusta, quando

Teresa Petrangolini Comm. Salute Reg. Lazio

Rosario Mete Presidente Card Lazio

Claudia Arnaldi Sip

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LAZIO9. PROGETTO DIRE

17I QUADERNI DI quotidianosanità

ficacia e sicurezza”.“Noi pensiamo che quello della regione La-zio sia un ottimo Piano” ha quindi sottoli-neato Renato Giordano, past Presidentdell’Associazione regionale dei medici dia-betologi “ma certo non significa che, nellasua piena realizzazione, non si possano in-contrare alcune criticità. È fondamentalecreare i team dove non esistono ma poi bi-sogna creare la rete con i centri di secondoe terzo livello affinché il percorso della per-sona con diabete sia più strutturato ed equi-librato per poter erogare il maggior nume-ro di prestazioni in poco tempo. Poi c’è il te-ma, molto forte, della prevenzione della for-mazione del personale e dei team miglio-rando tutti i meccanismi di comunicazionemedico-paziente ma anche quello dell’in-troduzione di nuovi farmaci come i biosi-milari. Penso tuttavia che lavorando tuttiquanti insieme nella stessa direzione comeabbiamo fatto per redigere il piano regio-nale, i problemi si possano risolvere”.E sul tema della formazione dei professio-nisti ma anche sul loro incremento si è sof-fermato anche Rosario Mete, Direttore diDistretto e Presidente di Card Lazio, (Con-federazione delle associazioni regionali deidistretti) la Società scientifica di riferimen-to delle attività sociosanitarie del territorio.“L’attività dei distretti nel Lazio è strategi-ca per l’introduzione di nuovi modelli or-ganizzativi dell’assistenza primaria comequelli descritti nel Piano regionale per ildiabete” ha osservato ”e abbiamo certa-mente necessità di formare il personale intal senso ma anche di integrarlo. Per l’ap-plicazione del piano” ha esemplificato “c’ènecessità di dare gambe ai servizi attraver-so adeguate risorse umane, strumentali etecnologiche che ormai sono indispensabi-li per rispondere alle esigenze assistenzia-li dei cittadini”.Sulla base delle risposte dei pazienti diabe-tici in terapia con insulina, i ricercatori GfkEurisko hanno inoltre stimato circa 4milaricoveri all’anno legati al diabete. Una per-centuale in linea rispetto alla media nazio-nale e positiva rispetto al Paese per la du-rata del ricovero: 5,3 giorni nel Lazio con-tro gli 8,5 del dato medio nazionale. La sti-ma dei costi per questi ricoveri fissa l’asti-cella alla cifra di circa 16milioni di Euro men-tre sono mediamente 1300 euro all’annoquelli spesi privatamente da ogni pazienteper trasporti, visite specialistiche, prodottispecifici o attività a supporto della gestionedella malattia. Anche per contrastare al mas-

serve, al paziente che ne ha bisogno quan-do ne ha bisogno”.“Tutto questo” ha aggiunto “in una logicanon soltanto di team professionale ma an-che di collateralità con gli altri servizi offertidal servizio sanitario quali i device, che de-vono essere di assoluta qualità e non sceltiin una logica di mero risparmio sul costodella striscia, nonché le terapie con farma-ci innovativi che stanno veramente dimo-strando la loro superiorità in termini di si-curezza ed efficacia, impedendo moltissimiaccessi al pronto soccorso per crisi ipogli-cemiche severe o gravi che avrebbero gene-rato costi di ricovero sono molto superioririspetto alla logica del piccolo risparmio de-rivante dall’utilizzo del farmaco non griffa-to o dall’uso di device non di comprovata ef-

Rocco Bulzomì Sumai

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9. PROGETTO DIRE LAZIO

18I QUADERNI DI quotidianosanità

simo dinamiche come quelle appena de-scritte, attraverso quanto previsto nel Pia-no regionale, a giudizio di Gianni Vicario,Dirigente dell’Ufficio “Assistenza Primaria”della Direzione Regionale Salute e Integra-zione Socio-sanitaria, è fondamentale che iprofessioni e gli operatori cambino il loromodo di lavorare, cambino la loro praticaclinica e assistenziale. Fino ad ora” ha spie-gato “c’è stata sicuramente una certa fram-mentazione nell’assistenza alla persona condiabete. È però necessario, e questo Pianolo favorisce, che si crei un vero e proprio te-am che prenda in carico la persona sia perquanto riguarda l’aspetto più puramentemedico clinico, sia assistenziale. Diventaquindi indispensabile che le diverse figureprofessionali interessate nel percorso del

paziente parlino tra di loro. Non sarà più ilpaziente a portare le proprie informazionidal singolo professionista ma è il sistemache dovrà assicurare questa disponibilità equesta integrazione. La vera scommessa diquesto piano risiede proprio nella gestioneintegrata soprattutto per quanto riguarda ilmedico di famiglia e lo specialista diabeto-logo che per alcune classi di pazienti devo-no necessariamente interagire”.“Ciò che sostiene il Piano” ha quindi con-cluso Teresa Petrangolini, Consigliereregionale e membro della Commissione po-litiche della salute “è proprio la scelta diaverlo elaborato direttamente con chi lo do-vrà realizzare. Averlo scritto insieme ai cli-nici, alle aziende sanitarie e ai pazienti of-fre una buona prospettiva per evitare di ave-re un bel documento che poi però non ven-ga realizzato. L’aver lavorato insieme” ha ag-giunto “ha permesso di risolvere a montequalche conflitto e di capire come nelle di-verse aziende sanitarie sarà possibile realiz-zare questo modello di presa in carico che,oltre a prevede un forte lavoro di equipe, haal centro il cittadino e i suoi bisogni. La Re-gione Lazio” ha quindi tenuto a sottolineareTeresa Petrangolini “seppure in Piano di rien-tro, ha scelto una strada che mai ha antepo-sto il risparmio economico alle necessità deicittadini. Certamente dobbiamo tenere con-to dei costi e delle risorse disponibili, masempre tenendo in considerazione le esigenzedei clinici e dei pazienti. Il che significa ope-rare delle scelte precise ma sempre secondouno stile e dei principi che contribuiscano aevitare di trovarsi in un secondo momentoa risolvere conflitti che possono rivelarsi mol-to costosi per la collettività”.

Gianni Vicario Regione Lazio

Lina Delle Monache Presidente Cladiab

Renato Giordano Past President AMD

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9. PROGETTO DIRE

19I QUADERNI DI quotidianosanità

Medici e pazienti esortano la Regione a dare piena attuazione alla Legge 5/1998. Tangibile lo “scollamento” tra specialistica e medicina di famiglia

PAZIENTI ABBASTANZA INFORMATI,NON COMPLETAMENTE SODDISFATTIDEI MEDICI, ANCORA MENO PER LISTED’ATTESA E SERVIZI

SICILIA

Sebbene la maggior parte dei pazienti dia-betici siciliani in terapia risulti consapevo-le, attiva e competente nella gestione dellapropria patologia la percentuale è legger-mente più bassa che nel resto d’Italia. Ana-logamente, altrettanto più bassa appare lasoddisfazione dichiarata per la disponibili-tà e competenza dei medici curanti (84%contro 88% del resto d’Italia) e per la qua-lità dei Servizi sanitari in termini di acces-sibilità, tempi di attesa e servizi offerti (70%contro 75% della media nazionale). E que-sto sebbene la Regione Siciliana abbia unalegge (la n. 5/98) tra le più avanzate del Pae-se per la creazione e il mantenimento di re-ti per la presa in carico dei pazienti cronici.Sono questi alcuni tra i dati più evidenti del-l’indagine condotta su scala nazionale daGfk Eurisko e che, estrapolati a livello re-gionale, posizionano la Sicilia tra le regionisostanzialmente nella media bassa per au-tonomia e competenza dei pazienti, ma an-cora un po’ peggio dal punto di vista orga-nizzativo. Una carenza a cui la Regione stes-sa aveva cercato di rimediare in passato conuna Legge ad hoc che però, nel tempo, si èun po’ persa per strada.La declinazione siciliana della ricerca Euri-sko è stata presentata nei giorni scorsi a Pa-lermo nel corso di un incontro tra espertiorganizzato da Sics, Società italiana di co-municazione scientifica e sanitaria, realiz-zato con il sostegno non condizionante diSanofi e promosso da Quotidiano Sanità nel-l’ambito del più vasto programma di ap-profondimento del progetto DIRE (Diabe-te, Informazione, Responsabilità, Educa-

zione) che toccherà dieci regioni fino al pros-simo mese di ottobre.All’incontro hanno partecipato rappresen-tanti delle associazioni dei pazienti, dei cit-tadini, delle Società scientifiche di riferi-mento e della medicina generale.Il coinvolgimento attivo del paziente nellagestione della malattia ha effetti significa-tivi sulla soddisfazione del paziente e sullasua qualità di vita. Questo significa una mi-gliore percezione dello stato di salute, unumore migliore, migliori relazioni sociali efamiliari e migliori risultati in termini dibuon controllo glicemico, minori ipoglice-mie gravi, più aderenza al trattamento emaggiore capacità di migliorare il propriostile di vita.I risultati dello studio condotto da GfK Eu-risko su un campione nazionale di 500 pa-zienti con diabete di tipo 2 in trattamentocon insulina confermano – anche a livellodella Regione Siciliana – l’importanza di unabuona relazione medico-paziente nel favo-rire il coinvolgimento attivo del paziente enel migliorare i risultati della cura. Pazien-te che tuttavia, nella Regione Siciliana, sicaratterizza per una lievissima maggiore in-cidenza, rispetto all’Italia, di persone in so-vrappeso (47% in Sicilia vs 46% in Italia) odobese (28% contro 27%).“Il medico – ha dichiarato Isabella Cec-chini, Direttrice del Dipartimento di Ri-cerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha unruolo fondamentale nell’educare il pazien-te e renderlo consapevole dell’importanzadella cura e di un corretto stile di vita. Taleconsapevolezza migliora la soddisfazionedel paziente attraverso un migliore controllodella malattia”.L’indagine ha confermato che anche nellaRegione Siciliana il diabetologo è il medicodi riferimento per il paziente, mentre il me-dico di medicina generale ha un ruolo piùcollaterale, anche se in quasi la metà dei pa-zienti ha una funzione di supporto e guidanella gestione quotidiana della malattia e

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9. PROGETTO DIRE SICILIA

20I QUADERNI DI quotidianosanità

dello stile di vita. In Sicilia, inoltre, è menoaccentuata la quota di pazienti seguiti in mo-do integrato da specialista e medico di fa-miglia ed è più alta la quota di pazienti chesi rivolgono al privato.Il “limbo” in cui sembra essere sospesa lalegge 5/98 che mirava alla creazione di re-ti integrate di assistenza, denunciato sia daipazienti sia dai medici, sembra non volercedere il passo ad una piena attuazione men-tre è ormai acclarato, anche dall’indagineEurisko, come la sinergia tra medico di fa-miglia e team specialistico abbia un effettopositivo sull’efficacia della cura e sulla sod-disfazione complessiva del paziente per ilmedico e per i servizi di cura.In Sicilia, ha osservato Antonino Di Be-nedetto, Responsabile dell’Ambulatorio diDiabetologia del Policlinico di Messina ePresidente regionale della SID “la gestioneintegrata funziona di più alcuni centri, mol-to meno in altri. Inoltre, con il Decreto ap-propriatezza del ministro Lorenzin, presoalla lettera dalla medicina di famiglia, i dia-betologi si sono trovati sostanzialmente co-stretti ad un aumento del lavoro burocrati-co, allungando enormemente i tempi dellavisita. Lo specialista, in pratica, in molte zo-ne della regione deve fare tutto quello cheprima faceva il medico di famiglia: elabora-re il piano terapeutico, compilare la ricettasul ricettario regionale e quella demateria-lizzata per gli esami di laboratorio e i nuo-vi moduli regionali per la prescrizione del-le insuline basali, caricandosi di un surplusdi lavoro a fronte, peraltro, di un numerosempre più in calo di specialisti”.Secondo Vittorio Di Carlo, membro deldirettivo provinciale della Fimmg e dellaSimg (medici di famiglia) la medicina ge-nerale sconta certamente la mancata appli-

cazione di un corretto PDTA, percorso dia-gnostico terapeutico assistenziale, dove cia-scun operatore della sanità svolga il propriolavoro in maniera integrata come previstodalla legge regionale ma anche un certo re-taggio del passato quando il paziente ritor-nava dal medico di famiglia con un foglioprestampato dallo specialista e gli chiedevatout court di prescrivere su ricetta rossaquanto indicato. Oggi, la disponibilità delricettario SSN da parte di tutte le struttureaccreditate e l’avvento della ricetta dema-terializzata stabiliscono, su delibera asses-soriale, che il medico specialista faccia se-guire alla propria visita, se necessario, laprescrizione di accertamenti e/o nuovi far-maci. Tutto questo conforta e valida la pre-stazione specialistica evitando al paziente,in molti casi, di fare andirivieni dal propriodomicilio, ancor più se in provincia, per pre-notare ulteriori esami etc.

Il dibattito sull’uso del ricettario, seppur am-piamento chiarito dalla dirigenza regiona-le e aziendale, registra ancora momenti diattrito a discapito di una fattiva collabora-zione che il medico di medicina generalenon si stanca di ricercare con l’obiettivo prin-cipale di salvaguardare il benessere saluta-re e la qualità di vita dei proprio assistito.In un certo senso” ha quindi osservato DiCarlo “siamo da sempre gli attori non pro-tagonisti della vita del paziente, condivi-dendo gioie e dolori in un tempo ragione-volmente lungo. Registriamo in maniera at-tenta e continua la storia clinica correlatadi esami e terapie e ricercando con la me-dicina di iniziativa ogni momento utile perproporre interventi decisivi per la salute del-la persona assistita. In definitiva va sottoli-neato che soffriamo moltissimo questa man-cata integrazione così come rifiutiamo l’es-sere considerati meri trascrittori seppur con-vinti che un miglioramento della comuni-cazione risolverà ogni verosimile conflitto”.

Insomma, non soltanto un problema di rap-porti tra professionisti, per la cui risoluzio-ne come ha comunque ricordato Giusep-pe Greco, Segretario Regionale di Cittadi-nanzattiva, sono attivi alcuni tavoli di lavo-ro, ma di vero e proprio flusso prescrittivoche rischia, sostanzialmente, di rallentare adetrimento della veloce ed efficace presa incarico dei pazienti.Ma se da un lato la specialistica osserva co-me la medicina generale abbia preso trop-po alla lettera il decreto appropriatezza (e

Vincenzo Provenzano Presidente eletto SIMDO

Vittorio Di Carlo Fimmg - Simg

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SICILIA9. PROGETTO DIRE

21I QUADERNI DI quotidianosanità

non il successivo dietrofront del ministrodell’aprile scorso) sul “banco degli imputa-ti” a giudizio dei clinici deve essere messala Regione ritenuta colpevole di essere trop-po passiva nel definire compitamente le di-namiche di governance dando piena attua-zione alla stessa Legge regionale 5/1998.Peraltro entrambi, medici di famiglia e spe-cialisti, sentono invece molto la pressioneper un indiscriminato contenimento dei co-sti “con il rischio reale di esitare nel pre-scrivere il farmaco migliore e più adatto al-lo specifico paziente”.Un problema quest’ultimo non di poco con-to anche alla luce degli stimoli offerti dagliinterventi in video di Paola Frati e Stefa-no Ferracuti, rispettivamente Ordinariodi Medicina legale e psichiatra forense allaSapienza, sulla responsabilità professiona-le in caso di prescrizioni dettate più dal-l’economia che da “scienza e coscienza”. Seper la Frati è fondamentale una comunica-zione e un’informazione puntuale, chiara etrasparente al paziente per una scelta con-sapevole e concordata dei trattamenti di cu-ra, in buona sostanza il consenso informa-to, per Ferracuti diventa “verosimilmenteprudente assumerlo addirittura in formascritta”, perché se è vero che il codice de-ontologico non impone in maniera assolu-ta l’acquisizione scritta del consenso del pa-ziente qualora un medico si trovasse nellacondizione di prescrivere una farmaco piùeconomico al posto di un altro (perché nonsono trattamenti pericolosi o off label) “èanche vero che molti di questi farmaci sonodrammaticamente recenti e manchiamo atutt’oggi di sufficiente pratica clinica percomprendere bene le differenti alterative”.In ogni caso in questa partita, per Paola Fra-ti è essenziale che il medico rimanga prota-gonista della scelta prescrittiva. “Prescin-dere totalmente dalla possibilità di sceltadel medico – ha aggiunto – è in palese con-trasto con gli articoli del codice deontologi-co e con lo stesso spirito della professionesanitaria”.Insomma, una sorta di “paradosso sicilia-no” in cui la medicina difensiva rischia dimanifestarsi non già per attacchi esterni ditipo giudiziario o risarcitorio ma, come hasottolineato Greco “interni allo stesso Ser-vizio Sanitario Regionale e identificabili congli stringenti obiettivi di spesa posti ai Di-rettori Generali dalla Regione”.A giudizio di Vincenzo Provenzano, Di-rettore CRR Diabetologia ed impianto mi-croinfusori Sicilia e Presidente nazionale

eletto SIMDO, intervenendo sulla normati-va regionale ancora abbastanza disattesa,“la L. 5/98 è una delle normative più belleed etiche per la cura delle persone con dia-bete. Aveva ed ha il merito di mettere as-sieme tutti, medici di famiglia, specialisti epazienti nella gestione integrata della pato-logia ma, se possibile, ha fatto di più: avevamesso insieme la sanità con il sociale. Ra-gione per cui in Sicilia, per legge, la dimis-sione delle persone con diabete non avvie-ne più in maniera tradizionale ma assumela connotazione di ma facilitata/guidata oaddirittura protetta nel caso delle personepiù fragili. Questa legge ha avuto un gran-de slancio nel 2009 e nel 2010 ma negli ul-timi anni, forse per i continui cambi al ti-mone dell’assessorato, il processo sembraessersi un po’ sopito. La mia speranza” haquindi aggiunto “è che la politica torni adessere protagonista riprendendo in manoquanto previsto dalla legge e dando nuovoimpulso alle azioni che la stessa prevede.Peraltro non riguarda soltanto il diabete,patologia con numeri già molto elevati, maanche per esempio la Bpco o lo scompensocardiaco, tutte di alto impatto sociale. In-somma” ha concluso Provenzano “abbiamoridotto gli ospedali e le ospedalizzazioni mase poi non rafforziamo il territorio le vitti-me legate alle patologie croniche non dimi-nuiranno affatto, anzi. Non dimentichiamo”ha quindi chiosato Provenzano “che in Sici-lia la mortalità per diabete è doppia rispet-to alla media nazionale, abbiamo la più al-ta presenza di diabete di tipo 1, in quantoseconda regione con più bambini e, pur-troppo, registriamo la più alta percentualedi amputazione di piede a causa di questapatologia”.Anche Di Carlo ha sottolineato l’importan-za di questa legge ed ha sollecitato, dal can-to suo, le istituzioni regionali e le aziendesanitarie affinché tornino ad essere prota-goniste di una estesa attuazione della stes-sa. Peraltro, ha sottolineato ancora Di Car-lo, “la cosiddetta spending review sta note-volmente influenzando l’attività dei clinici.Il taglio della spesa sui farmaci e sulle pre-stazioni incide in maniera tangibile sul la-voro di ogni giorno ma non sempre è possi-bile fare di necessità virtù. Perché prima ditutto viene la salute della persona e il mi-glioramento della sua qualità di vita. Sicu-ramente c’è da discutere parecchio con i no-stri decisori perché non è possibile tagliarea piè pari un farmaco così come non è pos-sibile, per esempio, sostituirlo automatica-

Giuseppe Greco Cittadinanzattiva

Michele Girone Fed. Diabete Sicilia

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9. PROGETTO DIRE

22I QUADERNI DI quotidianosanità

SICILIA

mente con un altro solo perché costa me-no”. Un riferimento, questo, direttamentecollegato all’introduzione dei esempio deinuovi farmaci biosimilari che se da una par-te non vedono alcun ostacolo, nell’accetta-zione da parte dei clinici per i pazienti naï-ve, sollevano qualche perplessità se impo-sti dall’alto anche a pazienti già efficace-mente compensati con farmaci originator.

Non meno esortativa la voce dei pazientirappresentati all’incontro palermitanoda Michele Girone, Presidente della Fe-derazione Diabete Sicilia, e da FrancescoSammarco, Presidente dell’AssociazioneCastelli (Fand). Se da un lato anche Gironeha esortato la Regione a dare attuazione al-la L. 5/98 soprattutto “per evitare di averemedici di famiglia disconnessi dalla specia-listica e quindi non in grado di essere ancheloro protagonisti dell’evoluzione della pa-tologia”, Sammarco ha invitato le Aziendefarmaceutiche produttrici di farmaci per dia-betici ad avvicinare e formare anche i me-dici di medicina generale sulle terapie di-sponibili per aumentarne la competenza avantaggio di una migliore gestione del pa-ziente e della sua malattia”.

Sulla base delle risposte dei pazienti diabe-tici in terapia con insulina, i ricercatori GfkEurisko hanno stimato circa 1500 i ricove-ri all’anno legati al diabete. Una percentua-le inferiore alla media nazionale anche se ladurata del ricovero è superiore (mediamente10 giorni contro gli 8,5 della media nazio-nale). La stima dei costi per questi ricoverifissa l’asticella alla cifra di circa 11,3milionidi Euro mentre sono mediamente oltre 900gli euro all’anno spesi privatamente da ognipaziente per trasporti, visite specialistiche,prodotti specifici o attività a supporto dellagestione della malattia.

Quello di Palermo, ha quindi concluso Giu-seppe Greco “è stato un incontro importan-te e utile. Non v’è dubbio” ha sottolineato“che a volte si pensi solo alla soluzione fi-nale del problema ma per arrivarci c’è unpercorso da fare, un compito anche arduoma che condividiamo. Noi siamo innamo-rati del servizio sanitario ma le leggi cam-minano con le gambe e con la volontà di tut-ti. Andiamo verso nuovi scenari nelle curema occorre tornare quanto prima a cimen-tarsi in un progetto che premi soprattutto illavoro comune”. 

Francesco Sammarco Presidente ’AssociazioneCastelli (Fand)

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9. PROGETTO DIRE

23I QUADERNI DI quotidianosanità

Sebbene tutti gli indicatori siano positivi non mancano elementi dipreoccupazione, soprattutto da parte dei clinici. Da un lato per iltrasferimento di competenze, ritenuto eccessivo, al territorio cherischia di minare il livello di eccellenza di molti centri specialistici,dall’altro per la crisi economica, che rischia di impoverire la capacitàdi risposta generale di eccellenza dei servizi sanitari

PAZIENTI MOLTO INFORMATI SULLA MALATTIA E SODDISFATTI DI MEDICI E SERVIZI. MA LA CRISI MINACCIA L’IDILLIO

EMILIA ROMAGNA

Quasi l’85% dei pazienti diabetici dell’Emi-lia Romagna in terapia con insulina è con-sapevole, attivo e competente nella gestio-ne della propria patologia. Quasi la totalità(ben il 97%) si dice inoltre molto soddisfat-ta per la disponibilità e competenza dei me-dici curanti. Percentuale che cala ma di po-co (90%) quando i pazienti sono chiamati aesprimersi sulla qualità dei Servizi sanitariin termini di accessibilità, tempi di attesa eservizi offerti.Sono questi alcuni tra i dati più evidenti del-l’indagine condotta su scala nazionale da GfkEurisko e che, estrapolati a livello regio-nale, posizionano l’Emilia Romagna tra leregioni più avanzate per autonomia, com-petenza dei pazienti e rapporto degli stessicon i centri e i medici che li hanno in cura.La declinazione emiliano-romagnola dellaricerca Eurisko è stata presentata nei gior-ni scorsi a Bologna nel corso di un incontrotra esperti organizzato da Sics, Società ita-liana di comunicazione scientifica e sanita-ria, realizzato con il sostegno non condizio-nante di Sanofi e promosso da QuotidianoSanità nell’ambito del più vasto program-ma di approfondimento del progetto DIRE(Diabete, Informazione, Responsabilità,Educazione)che toccherà dieci regioni finoal prossimo mese di ottobre.All’incontro hanno partecipato rappresen-tanti delle associazioni dei pazienti, dellaRegione - presente il Direttore Generale del-l’Assessorato Kyriakoula Petropulakos edelle Società scientifiche di riferimento.Il coinvolgimento attivo del paziente nellagestione della malattia ha effetti significa-

tivi sulla soddisfazione del paziente e sullasua qualità di vita. Questo significa una mi-gliore percezione dello stato di salute, unumore migliore, migliori relazioni sociali efamiliari e migliori risultati in termini dibuon controllo glicemico, minori ipoglice-mie gravi, più aderenza al trattamento emaggiore capacità di migliorare il propriostile di vita.I risultati dello studio condotto da GfK Eu-risko su un campione nazionale di 500 pa-zienti con diabete di tipo 2 in trattamentocon insulina confermano – anche a livellodella Regione Emilia Romagna – l’impor-tanza di una buona relazione medico-pa-ziente nel favorire il coinvolgimento attivodel paziente e nel migliorare i risultati del-la cura. Paziente che tuttavia, nella Regio-ne ER, si caratterizza da un lato per una lie-ve maggiore incidenza di sovrappeso rispettoall’Italia (67% contro 46% del dato nazio-nale) cui fa da contraltare una più decisa di-minuzione del dato sull’obesità (12% con-tro il 27% del dato medio nazionale).“Il medico – ha dichiarato Isabella Cec-chini, Direttrice del Dipartimento di Ri-cerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha unruolo fondamentale nell’educare il pazien-te e renderlo consapevole dell’importanzadella cura e di un corretto stile di vita. Taleconsapevolezza migliora la soddisfazionedel paziente attraverso un migliore controllodella malattia”.L’indagine ha confermato che in Emilia Ro-magna il diabetologo è il medico di riferi-mento per il paziente ma il medico di me-dicina generale, sebbene abbia un ruolo piùcollaterale in termini prescrittivi, esercitauna consistente funzione di supporto e gui-da nella gestione quotidiana della malattiae dello stile di vita. Quasi totalizzante, inol-tre, il ruolo del servizio pubblico a cui si ri-volge praticamente il 100% delle personecon Diabete. La sinergia tra medico di fa-miglia e team specialistico ha un effetto po-sitivo sull’efficacia della cura e sulla soddi-

Gabriele Forlani Presidente regionale dellaSocietà italiana diDiabetologia

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9. PROGETTO DIRE SICILIA

24I QUADERNI DI quotidianosanità

sfazione complessiva del paziente per il me-dico e per i servizi di cura, affermazione que-sta che, in Emila Romagna, appare piena-mente rispettata.Un così positivo risultato nella gestione diquesta patologia cronica ha, inoltre, un po-sitivo riscontro nel numero di ricoveri ospe-dalieri legati al Diabete che, sulla base del-le dichiarazioni degli intervistati, registrauna percentuale decisamente inferiore ri-spetto alla media nazionale (2% contro 6%).Un dato che diventa ancor più eclatante semisurato anche alla luce del numero dei gior-ni di ricovero: soltanto uno per l’Emilia Ro-magna contro gli 8,5 della media naziona-le. In un quadro di governance della pato-logia così apparentemente (ma per certi ver-si anche concretamente…) idilliaco non man-cano tuttavia elementi di preoccupazioneda parte degli addetti ai lavori che, a causadella crisi economica generale e di una po-litica necessariamente sofferente per qual-che limitazioni di budget, paventano il ri-schio di non vedere nel futuro prossimo stan-dard di assistenza così elevati come quelliattuali. E se da un lato la “territorializza-zione” della governance di una patologiacronica come il Diabete porta con se moltiaspetti positivi, dall’altro si addensano gli

interrogativi sulla fine che faranno i centrispecialistici di alta qualità e come sarà pos-sibile garantire analoghi standard, appun-to, sul territorio.“Non possiamo non essere soddisfatti del-l’atteggiamento dei pazienti nei confrontidelle strutture sanitarie e dei medici e diquanto essi stessi siano responsabilizzatinella gestione della terapia” ha sottolinea-to Gabriele Forlani, Presidente regiona-le della Società italiana di Diabetologia “madel resto investire nell’empowerment delpaziente è parte integrante di una filosofiadi approccio che nella nostra regione vaavanti da molto tempo. Si può migliorareancora molto su questa strada ma le miemaggiori perplessità” ha aggiunto “riguar-dano i rischi, in periodo di tagli economico-finanziari, connessi con una riduzione del-le risorse e quindi della possibilità che i cen-tri di eccellenza, in qualche modo, perdanole loro caratteristiche. Si parla molto di vo-ler portare la diabetologia sul territorio, co-sa ottima di per se, purché gli operatori sa-nitari del territorio non siano slegati da unarealtà di assistenza che abbia delle capaci-tà organizzative e scientifiche importanti”.Tra le criticità evidenziate dagli esperti con-venuti anche il tema che riguarda l’attuale

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9. PROGETTO DIRE

25I QUADERNI DI quotidianosanità

SICILIA

metodo di approvvigionamento di beni eservizi. Le gare, insomma, che sebbene vi-vano nell’ambito di leggi nazionali e prov-vedimenti regionali al momento difficilmentemodificabili, non rappresentano più oggi ilmetodo migliore per garantire qualità e co-sto-efficacia in quanto fanno perdere la vi-sione d’insieme del sistema.Soddisfazione è stata espressa anche da Giu-lio Marchesini Reggiani, Professore Or-dinario presso il Dipartimento di ScienzeMediche e Chirurgiche dell’Università di Bo-logna. “L’Emilia Romagna si è sempre ca-ratterizzata in maniera molto particolareper uno specifico interesse allo stile di vitadelle persone e all’educazione terapeutica.Un elemento che, credo, giustifica con ra-gione la buona percezione che le personecon diabete hanno del loro trattamento. Ilche tuttavia non significa” ha aggiunto “chenon persistano delle criticità, in parte an-cora all’orizzonte, in parte già presenti. Acominciare da una serie di tagli” ha quindisottolineato Reggiani “che hanno compor-tato una forte riduzione delle strutture dia-betologiche in regione, creando delle diffi-coltà organizzative che sono state solo tem-poraneamente tamponate dalla buona vo-lontà dei professionisti. Inoltre, un’altra cri-ticità all’orizzonte, ma che si sta concretiz-zando, è rappresentata dal progressivo di-sinvestimento da parte delle aziende far-maceutiche nel campo del diabete, almenoin Italia, a causa di alcune criticità che insi-stono in maniera molto sensibile nella ge-stione delle gare di approvvigionamento difarmaci e presidi. Abbiamo avuto notevoliproblemi per la gara sui dispositivi per il dia-bete che sono stati solo parzialmente risol-

ti e che stiamo ancora pagando. Ma altre cri-ticità sono quelle che si stanno realizzando,per esempio, per i farmaci maggiormenteinnovativi che, sicuramente, sono più pe-nalizzati in regione ER che da altre parti perdifficoltà e ritardi di accesso e che rendonoragione di un certo disinteresse delle azien-de farmaceutiche. Il che non significa” haquindi concluso “che sia favorevole a un pa-gamento a pié di lista. Ritengo che le garevadano fatte, ma che bisogni anche tutela-re il sistema paese nel suo complesso: nonè importante soltanto il costo del farmaco,ma il costo della patologia nel suo insiemeche, per essere curata al meglio, può ancherichiedere un piccolo costo aggiuntivo chealla fine rappresenta solo una piccola partedel totale della malattia”.Fiduciosa che il clima e le consuetudini dicollaborazione tra gli interessati con le isti-tuzioni potranno risolvere i problemi al-l’orizzonte si è quindi detta Rita Lidia Sta-ra, Presidente della Federazione DiabeteEmilia Romagna in rappresentanza dei pa-zienti. “I dati della ricerca corrispondono al-la percezione che noi abbiamo dell’assistenzain Emilia Romagna” ha osservato “e siamoconvinti di avere un buon livello di assi-stenza. E’ chiaro che esistono delle zoned’ombra che devono essere migliorate manel tempo abbiamo creato un rapporto mol-to stretto tra associazioni dei cittadini, so-cietà scientifiche e governo regionale per cuile strade di miglioramento le stiamo cer-cando veramente insieme. In Emilia Ro-magna abbiamo già fatto tanto e, per mi-gliorare ancora, non c’è altra strada che quel-la di lavorare insieme”.

Giulio MarchesiniReggiani Università di Bologna

Rita Lidia Stara Presidente dellaFederazione DiabeteEmilia Romagna

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9. PROGETTO DIRE

26I QUADERNI DI quotidianosanità

In Toscana Medici e pazienti esortano la Regione a spingere di più suterritorio e formazione. Dall'indagine la Toscana si posizionerebbe inuna fascia media rispetto all’Italia, ma i dati vanno interpretaticonsiderando l’ottima organizzazione a cui sono abituati i cittadini eche li rende, probabilmente, più esigenti di altri.

PAZIENTI INFORMATI E SODDISFATTIDEI MEDICI, MENO PER LISTED'ATTESA E SERVIZI

TOSCANA

E sebbene la maggior parte dei pazienti dia-betici toscani in terapia risulti consapevole,attiva e competente nella gestione della pro-pria patologia in una misura percentuale so-stanzialmente in linea con il resto d’Italia,il dato registra una lieve flessione per la sod-disfazione nei confronti dei servizi. Infattila soddisfazione dichiarata per la disponi-bilità e competenza dei medici curanti è ta-le per l’84% dei toscani (contro 88% di me-dia del resto d’Italia) mentre il valore di gra-dimento per la qualità dei Servizi sanitari intermini di accessibilità, tempi di attesa e ser-vizi offerti è del 76% (contro il 75% del re-sto d’Italia).Dati che posizionerebbero la Toscana in unafascia media rispetto all’Italia ma che inve-ce vanno interpretati considerando l’ottimaorganizzazione a cui sono abituati i cittadi-ni e che li rende, probabilmente, più esigentidi altri. Sono questi alcuni tra i dati più evi-denti dell’indagine condotta su scala nazio-nale da Gfk Eurisko e che, estrapolati a li-vello regionale, posizionano la Toscana trale regioni sostanzialmente nella media altaper autonomia e competenza dei pazientima con valori di gradimento dei servizi chenon eguagliano quelli del medico.La declinazione toscana della ricerca Euri-sko è stata presentata nei giorni scorsi a Fi-renze nel corso di un incontro tra esperti or-ganizzato da Sics, Società italiana di comu-nicazione scientifica e sanitaria e realizzatocon il sostegno di Sanofi.All’incontro hanno partecipato rappresen-tanti delle associazioni dei pazienti, rap-presentate da Roberto Cocci, Presidente

di Federazione Toscana Diabete, delle So-cietà scientifiche di riferimento (RobertoAnichini, Direttore Diabetologia Az. Usl 3Pistoia e Past President della Società italia-na di diabetologia,Graziano Di Cianni,Direttore Diabetologia di Livorno e Presi-dente dell’Associazione medici diabetologiedEdoardo Mannucci, Direttore dellaDiabetologia di Careggi); delle farmacie ospe-daliere e del territorio (Cesare Pellini, Vi-cepresidente Urtofar Toscana; Fabio Le-na, Direttore Politiche del farmaco Azien-da Usl Toscana Sud-Est) della Regione, rap-presentata da Lorenzo Roti, Responsabi-le dell’Organizzazione delle cure e percorsidi cronicità e Paolo Bambagioni, Vice-presidente della Commissione Sanità e delmanagement con Enrico Desideri, DGToscana Sud-Est e Vicepresidente di Fe-dersanità Anci.Il coinvolgimento attivo del paziente nellagestione della malattia ha effetti significa-tivi sulla soddisfazione del paziente e sullasua qualità di vita. Questo significa una mi-gliore percezione dello stato di salute, unumore migliore, migliori relazioni sociali efamiliari e migliori risultati in termini dibuon controllo glicemico, minori ipoglice-mie gravi, più aderenza al trattamento emaggiore capacità di migliorare il propriostile di vita.I risultati dello studio condotto da GfK Eu-risko su un campione nazionale di 500 pa-zienti con diabete di tipo 2 in trattamentocon insulina confermano – anche a livellodella Regione Toscana – l’importanza di unabuona relazione medico-paziente nel favo-rire il coinvolgimento attivo del paziente enel migliorare i risultati della cura. Pazien-te che, in Toscana, si caratterizza per unamigliore condizione fisica rispetto all’Italia,in termini di sovrappeso (43% in Toscanavs 46% in Italia) e obesità (24% contro 27%),due fattori di rischio i portanti nella pato-logia diabetica.“Il medico – ha dichiarato Isabella Cec-

Enrico DesideriDG Toscana Sud-Est eVicepresidente diFedersanità Anci.

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9. PROGETTO DIRE

27I QUADERNI DI quotidianosanità

chini, Direttrice del Dipartimento di Ri-cerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha unruolo fondamentale nell’educare il pazien-te e renderlo consapevole dell’importanzadella cura e di un corretto stile di vita. Taleconsapevolezza migliora la soddisfazionedel paziente attraverso un migliore controllodella malattia”.L’indagine ha confermato che anche nellaRegione Toscana, più che nel resto d’Italia,il diabetologo è il medico di riferimento peril paziente (per il 92% degli intervistati),mentre il medico di medicina generale haun ruolo più collaterale, anche se per quasiil 60% dei pazienti ha una funzione di sup-porto e guida importante nella gestione quo-tidiana della malattia e dello stile di vita. InToscana, questo dato, rafforza quello asso-lutamente marginale (4%) circa la quota dipazienti che si rivolgono al privato.“Sappiamo” ha osservato Enrico Deside-ri, Direttore Generale dell’Azienda Usl To-scana Sud-Est e Vicepresidente di Federsa-nità Anci “che gran parte dei costi (circal’85% del totale) e delle sofferenze dei no-stri cittadini sono legati alle malattie croni-che e la patologia diabetica è estremamen-te paradigmatica in tal senso. Sono malat-tie che posso essere prese in carico dagli spe-cialisti ma trovano nelle Cure Primarie lamigliore risposta di prossimità. Di questonon possiamo non tenerne conto e per que-sto motivo l’idea che stiamo percorrendo èche i medici di famiglia organizzati in Ag-gregazioni Funzionali Territoriali (AFT) pos-sano strutturare una risposta forte e orga-nizzata al loro interno grazie a un rapportocontinuo con lo specialista dell’ospedale diriferimento. Un paziente diabetico ben as-sistito peraltro è anche meno costoso” haquindi sottolineato Desideri “il che signifi-ca da un lato avere una vista sostanzialmentenormale allontanando il rischio di infarto,ictus o insufficienza renale, dall’altro, per ilsistema, rappresenta la soddisfazione di cu-rare bene spendendo meglio per reinvesti-re in tecnologie e nuovi farmaci. Una stra-tegia” ha concluso “che premia l’autonomiaprescrittiva del medico (che reputo fonda-mentale), la continuità terapeutica e so-prattutto l’aderenza alla terapia. In questocontesto diventa importante anche la figu-ra del farmacista del territorio che assumeuna funzione di raccordo e di sostegno”.Il fatto che in Toscana i pazienti diabetici sisiano detti molto soddisfatti dei medici maun po’ meno dei servizi non deve tuttaviastupire più di tanto. Come detto la com-

plessiva ottima organizzazione dei serviziha reso i cittadini toscani certamente mol-to esigenti ma se da un lato si spiega con ilfatto che in Toscana, più che in altre regio-ni, è stata operata una concentrazione deicentri diabetologici, scelta che spesso vienepercepita dal paziente come una “diminu-tio” dei servizi poiché non ha più l’ambula-torio sotto casa, dall’altro un potenziale ri-schio che la “periferia” offra un livello assi-stenziale meno performante esiste. Soprat-tutto se le reti con le Cure primarie non so-no più che strutturate.“Crediamo” ha sottolineato in tal sensoGra-ziano Di Cianni, Direttore della Diabeto-logia di Livorno e Presidente dell’Associa-zione Medici Diabetologi della Toscana “chespazi di miglioramento ce ne siano. In pri-mis nei servizi di secondo livello. Il sistemasi regge su due gambe importanti: la medi-cina generale e i servizi specialistici e que-sti, soprattutto in periferia, devono esserepotenziati. Il servizio sanitario toscano fun-zionerà ancora meglio nella misura in cuisarà uniforme su tutto il territorio. Il pa-ziente diabetico che vive in zone periferichenon può essere svantaggiato rispetto a chivive più vicino ai grandi centri ma la secon-da grande sfida” ha aggiunto Di Cianni “èquella di creare delle strutture di team dia-betologico veramente complete, dal diabe-tologo al dietista, dal podologo allo psicolo-go così come prevede, del resto, la norma-tiva regionale. Le risorse necessarie per com-pletare questo disegno” ha concluso “nonpotranno che scaturire da percorsi di ap-propriatezza”.Anche secondo Edoardo Mannucci, Di-rettore della Diabetologia dell’Azienda ospe-daliera universitaria di Careggi, la Toscanapuò intraprendere strade di miglioramentoorganizzativo ma anche di carattere forma-tivo. “È necessario” ha osservato “tenersi alpasso con la rapidissima evoluzione tecno-logica a cui abbiamo assistito negli ultimianni. Un professionista competente e ag-giornato che lavora in un sistema che fun-ziona ne ricaverà certamente un vantaggioin termini di miglioramento della sua atti-vità professionale e quindi della qualità diprestazioni offerte ai cittadini. La Regionedal canto suo” ha quindi concluso Mannuc-ci “dovrebbe investire da un lato modifi-cando i modelli organizzativi ma anche dalpunto di vista tecnologico dotando il siste-ma, per esempio, di supporti informatici chepermettano un rapido e agevole scambio didati e informazione sul territorio”.

TOSCANA

Graziano Di Cianni Presidente AMD Toscana

Edoardo Mannucci Dir. Diabetologia Careggi

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9. PROGETTO DIRE

28I QUADERNI DI quotidianosanità

TOSCANA

“Il nostro obiettivo” ha fatto eco LorenzoRoti, Responsabile dei Percorsi di cronici-tà della regione Toscana “è sempre statoquello di creare un rapporto diverso e piùsinergico tra MMG e specialisti. L’abbiamofatto non burocraticamente, ma costruen-do dei raccordi professionali, facendo di-ventare in alcuni casi il diabetologo una sor-ta di consulente per i gruppi di medicina ge-nerale senza con questo ridurre il livello diimportanza dei centri specialistici”.“Seppure in presenza di risorse economichediminuenti e domande di salute e di servi-zi crescenti” ha infine sottolineato PaoloBambagioni, Vicepresidente della Com-missione Sanità della regione Toscana “lapatologia diabetica è gestita con una pre-senza territoriale abbastanza diffusa e qua-

lificata tant’è che c’è un buon giudizio daparte dei pazienti. Siamo però in una fasedi grandi cambiamenti e per questo abbia-mo invitato i rappresentanti del mondo as-sociativo, insieme ai direttori generali del-la Toscana, in Commissione per poter capi-re bene nei prossimi tre o quattro anni chetipo di evoluzione ci potrà essere e ipotiz-zare i miglioramenti più opportuni. Miglio-ramento” ha aggiunto Bambagioni “signifi-ca passare anche per una migliore forma-zione del paziente, del medico di famiglia eanche dello specialista sfruttando risorse al-l’interno delle università. Abbiamo visto cheladdove il paziente è più competente ha an-che un maggior grado di soddisfazione e rie-sce a controllare meglio la sua salute e la suamalattia. Quindi si tratta di un’evoluzione,una sfida, e da questo punto di vista credosia importante che la Regione Toscana so-stenga questo investimento perché spende-re in tal senso non significa buttare via i sol-di ma credere nel fatto che un paziente bencurato oggi porterà molti risparmi, pensia-mo ai ricoveri evitati, domani”.Sulla base delle risposte dei pazienti diabe-tici in terapia con insulina, i ricercatori GfkEurisko hanno stimato in circa 5000 i rico-veri all’anno legati al diabete. Una percen-tuale superiore alla media nazionale ma conuna durata media del ricovero inferiore (me-diamente 6 giorni contro gli 8,5 della me-dia nazionale). La stima dei costi per questiricoveri fissa l’asticella alla cifra annua dicirca 23milioni di Euro mentre sono me-diamente circa 1200,00 gli euro all’annospesi privatamente da ogni paziente per tra-sporti, visite specialistiche, prodotti speci-fici o attività a supporto della gestione del-la malattia. 

Paolo BambagioniVicepresidente dellaCommissione Sanità dellaregione Toscana

Fabio LenaDirettore Politiche delfarmaco Azienda UslToscana Sud-Est

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9. PROGETTO DIRE

29I QUADERNI DI quotidianosanità

I pazienti campani sono abbastanza informati sulla malattia mameno soddisfatti di medici, liste d’attesa e servizi rispetto al datonazionale. Presto ricostituita la Commissione diabetologica.

FORTE L’IMPEGNO DELLA REGIONE A FAVORE DI UNA MIGLIOREGESTIONE SUL TERRITORIO

CAMPANIA

La maggior parte dei pazienti diabetici cam-pani in terapia risulta abbastanza consape-vole, attiva e competente nella gestione del-la propria patologia per una misura per-centuale sostanzialmente in linea con il re-sto d’Italia. Il dato di soddisfazione registraperò una lieve flessione in termini di soddi-sfazione nei confronti dei medici e dei ser-vizi. Infatti, la soddisfazione dichiarata perla disponibilità e competenza dei medici cu-ranti è tale per l’80% dei campani control’88% di media del resto d’Italia mentre ilvalore di gradimento per la qualità dei Ser-vizi sanitari in termini di accessibilità, tem-pi di attesa e servizi offerti è del 62% con-tro il 75% del resto d’Italia, uno tra i valoripiù bassi registrati.Dati che posizionano la Campania in una fa-scia media rispetto all’Italia in termini dicompetenza del paziente ma inferiore ri-spetto al gradimento dei servizi.Sono questi alcuni tra i dati più evidenti del-l’indagine condotta su scala nazionale daGfk Eurisko e che, estrapolati a livello re-gionale, inquadrano la Campania tra le re-gioni che hanno ancora molta strada da fa-re soprattutto nell’organizzazione e nei ser-vizi sul territorio.La declinazione regionale della ricerca GfkEurisko è stata presentata nei giorni scorsia Napoli nel corso di un incontro tra esper-ti organizzato da Sics, Società italiana di co-municazione scientifica e sanitaria con il so-stegno non condizionante di Sanofi e pro-mosso da Quotidiano Sanità nell’ambito delpiù vasto programma del progetto DIRE(Diabete, Informazione, Responsabilità,

Educazione) che sta toccando dieci regionifino al prossimo novembre. DIRE è un per-corso di approfondimento sulle realtà re-gionali di governance del Diabete di cui laCampania è stata la sesta tappa.All’incontro hanno partecipato rappresen-tanti delle associazioni dei pazienti, rap-presentate da Fabiana Anastasio, Coor-dinatrice regionale FAND, dei clinici e del-le Società scientifiche di riferimento (Er-nesto Rossi, Presidente AMD Campa-nia; Gabriele Riccardi, Direttore dellaDiabetologia del Policlinico UniversitarioFederico II; Michela Petrizzo, Diabeto-loga presso la Seconda Università di Napo-li; Valentina Orlando, Ricercatrice delCIRFF); delle farmacie del territorio (Mi-chele Di Iorio, Presidente di FederfarmaCampania) e della Regione, rappresentatada Antonio Postiglione, Direttore Gene-rale Tutela della Salute.Il coinvolgimento attivo del paziente nellagestione della propria malattia ha effetti si-gnificativi sulla sua soddisfazione e sulla suaqualità di vita. Questo significa una miglio-re percezione dello stato di salute, un umo-re migliore, migliori relazioni sociali e fa-miliari e migliori risultati in termini di buoncontrollo glicemico, minori ipoglicemie gra-vi, più aderenza al trattamento e maggiorecapacità di migliorare il proprio stile di vi-ta.I risultati dello studio condotto da GfK Eu-risko su un campione nazionale di 500 pa-zienti con diabete di tipo 2 in trattamentocon insulina confermano – anche a livellodella Regione Campania – l’importanza diuna buona relazione medico-paziente nelfavorire il coinvolgimento attivo del pazientee nel migliorare i risultati della cura. Pa-ziente che, in Campania, si caratterizza peruna lieve peggiore condizione fisica rispet-to all’Italia, in termini di sovrappeso (48%in Campania vs 46% in Italia) ma miglioreper l’obesità (22% contro 27%).“Il medico - ha dichiarato Isabella Cec-

Antonio PostiglioneDirettore Generale Tuteladella Salute

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9. PROGETTO DIRE

30I QUADERNI DI quotidianosanità

CAMPANIA

chini, Direttrice del Dipartimento di Ri-cerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha unruolo fondamentale nell’educare il pazien-te e renderlo consapevole dell’importanzadella cura e di un corretto stile di vita. Taleconsapevolezza migliora la soddisfazionedel paziente attraverso un migliore controllodella malattia”.Ma l’indagine ha confermato che, sebbeneanche in Campania il diabetologo sia il me-dico di riferimento per il paziente (lo è perl’88% degli intervistati), il medico di medi-cina generale ha un ruolo molto più colla-terale (segue il 24% dei pazienti contro il41% del resto d’Italia). Nella maggior partedei casi il medico di famiglia ha un ruolo ditrascrittore delle ricette dello specialista eper meno della metà dei casi ha un ruolo disupporto e motivazione nella gestione del-la malattia. Di una certa importanza la per-centuale di pazienti che si rivolgono al pri-vato (il 10%).La diabetologia campana è però in fermen-to poiché nuove progettualità sembrano pro-filarsi all’orizzonte. A tutto vantaggio dei pa-zienti e dei clinici alle prese con una so-stanziale riorganizzazione dei servizi sul ter-ritorio.“Le modifiche allo studio della Regione perl’assistenza diabetologica” ha confermato in

tal senso Ernesto Rossi, Presidente del-l’Associazione medici diabetologi della Cam-pania “sembrano essere tutte positive. A co-minciare dalla strutturazione dell’assisten-za sul territorio diversa dal passato che fis-sa il numero dei Centri Antidiabete ad unoogni centomila abitanti, anziché 150mila. E’chiaro” ha sottolineato “che al momentoqueste modifiche sono ancora sulla carta maconfidiamo nel fatto che, come promessodalla Regione, vengano attuate il prima pos-sibile”. Anche perché, come ha ricorda-to Gabriele Riccardi, Direttore della Dia-betologia del Policlinico Universitario Fe-derico II, in Campania “la mortalità per dia-bete è tra le più alte d’Italia, così come quel-la per malattie cardiovascolari. Le amputa-zioni sono circa 600 l’anno ed è fondamen-

Ernesto RossiPresidente Associazionemedici diabetologi dellaCampania

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9. PROGETTO DIRE

31I QUADERNI DI quotidianosanità

CAMPANIA

tale la prevenzione. Nella regione l’esamedel piede viene fatto in appena il 30% deipazienti e la microalbuminuria viene misu-rata nel 40% dei casi. Dati importanti da cuiè assolutamente necessario partire”.Una tensione collettiva al miglioramento deiservizi utile anche per “rimediare”, in qual-che modo, a qualche “pasticcio” del passa-to come il decreto di circa tre anni fa, ricor-dato dai clinici presenti, “per cui il pazien-te diabetico fu affidato in gestione al medi-co di medicina generale, salvo quelli concomplicanze. Ma il compito del diabetolo-go” ha sottolineato “dovrebbe proprio esse-re quello di evitare le complicanze… cosa so-stanzialmente impossibile se vengono affi-dati quasi esclusivamente ai medici di fa-miglia pazienti molto complessi e con nu-merose comorbidità”.Soddisfazione è stata espressa anche da Mi-chele Di Iorio, Presidente di FederfarmaCampania, secondo cui in questo particola-re momento storico e politico “la Regionesembra essere molto sensibile alla necessi-tà di adeguare i servizi ai cittadini respon-sabilizzando al contempo questi ultimi a unpiù corretto utilizzo delle risorse”.E, sebbene preoccupata per l’assenza di ogniriferimento ai Centri di Assistenza diabeto-logica nelle bozze dei nuovi Atti aziendalidelle Asl (preoccupazione fugata dal Diret-tore generale della Salute della Regione),Fa-biana Anastasio, Coordinatrice regiona-le della FAND, ha espresso massimo sollie-vo per l’impegno della Regione alla ricosti-tuzione della Commissione regionale dia-betologica quale luogo privilegiato per por-tare alle istituzioni le istanze dei cittadini edei pazienti nonché soddisfazione poichéin Campania “la prescrizione del farmacoal minor costo è limitata alle nuove diagnosie la legge garantisce la continuità terapeu-tica”.Del resto, ha sottolineato dal canto suo An-tonio Postiglione, Direttore generale del-la Salute della Regione Campania, “abbia-mo registrato un grande impulso da partedel Presidente Vincenzo De Luca affin-ché si avviasse un serio processo di moni-toraggio delle esigenze di organizzazionesul territorio dei centri per la cura del dia-bete. Così come fortemente voluta dallaGiunta regionale è stata la delibera ap-provata nel luglio scorso che finalmenteha fatto luce sul fabbisogno dei Centri dia-bete sia per quelli di secondo livello (gliHub) sia per quelli più di prossimità (gliSpoke) che debbono riferire ai primi. Bi-

sogna peraltro considerare che anche que-sta materia rientra nelle competenze del-la gestione commissariale, cosa che nonha impedito al Presidente di stimolare for-temente l’amministrazione regionale af-finché decolli presto un nuovo sistema dipotenziamento delle cure del diabete sulterritorio. Per quanto riguarda la ricosti-tuzione della Commissione diabetologicaregionale, ferma dal settembre dello scorsoanno, l’amministrazione regionale è forte-mente impegnata per ripristinare tutte le at-tività di collaborazione sia con le associa-zioni di categoria, sia con i medici del terri-torio, sia con la valutazione degli atti azien-dali affinché si abbia a riferimento la defi-nizione dell’organizzazione dell’assistenzain ospedale come sul territorio per questapatologia”.In Campania inoltre, nonostante le difficol-tà economiche, non è stata operata (comein altre Regioni) una stretta sulla libertà eautonomia del medico quanto, semmai unforte monitoraggio dell’appropriatezza pre-scrittiva mai disgiunto, ha tenuto a precisa-re Postiglione “da un forte rispetto dell’au-tonomia del professionista per la scelta del-le cure, quando sono dettate da esigenzescientifiche a garanzia del diritto alla salu-te dei cittadini”.A questo serve anche l’implementazione del-la piattaforma informatica Saniarp, (non an-cora però ben digerita dei diabetologi…) che,ha quindi concluso Postiglione “ci consen-tano di monitorare qualità e quantità delleprescrizioni senza alcuna intenzione né prov-vedimento al fine di mortificare la profes-sionalità di chi, a giusta ragione, prescriveper la salute dei suoi pazienti”.  

Michele Di IorioPresidente di FederfarmaCampania

Fabiana AnastasioCoordinatrice regionaleFAND

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9. PROGETTO DIRE

32I QUADERNI DI quotidianosanità

I pazienti lombardi sono tra i più informati sulla malattia esoddisfatti di medici, liste d’attesa e servizi rispetto al datonazionale. Nell’implementazione dei Creg (Chronic Related Group) edelle Asst (Azienda Socio Sanitaria Territoriale), il futuro dellagovernance di patologie croniche come il diabete.

IN REGIONE SI DISCUTE LA TERZA PARTEDELLA RIFORMA SANITARIA E LA RICERCA LANCIA LA SFIDA DEI “BIG DATA”

LOMBARDIA

La maggior parte dei pazienti diabetici lom-bardi in terapia risulta consapevole, attivae competente nella gestione della propriapatologia per una misura percentuale su-periore al resto d’Italia. E il dato positivo simantiene tale anche per il gradimento neiconfronti di medici e servizi. Infatti, se lasoddisfazione dichiarata per la disponibili-tà e competenza dei medici curanti è so-stanzialmente allineata al resto d’Italia(88%), la quota dei lombardi che si è detta“molto soddisfatta” è risultata pari al 44%contro il 32% del dato nazionale.Il valore di gradimento per la qualità dei ser-vizi sanitari in termini di accessibilità, tem-pi di attesa e servizi offerti è invece dell’80%contro il 75% del resto d’Italia, vale a direuno tra i valori più alti registrati. Valori cheposizionano quindi la Lombardia in una fa-scia alta rispetto all’Italia sia in termini dicompetenza del paziente sia rispetto al gra-dimento dei servizi.Sono questi alcuni tra i dati più evidenti del-l’indagine condotta su scala nazionale da GfkEurisko e che, estrapolati a livello regiona-le, inquadrano la Lombardia tra le regionipiù avanzate nell’organizzazione, nei servi-zi sul territorio e, di conseguenza, nella ca-pacità dei pazienti di saper e poter gestireefficacemente la propria malattia.La declinazione regionale della ricerca GfkEurisko è stata presentata nei giorni scorsia Milano nel corso di un incontro tra esper-ti organizzato da Sics, Società italiana di co-municazione scientifica e sanitaria, realiz-zato con il sostegno non condizionante diSanofi e promosso da Quotidiano Sani-

tà nell’ambito del più vasto programma delprogetto DIRE (Diabete, Informazione, Re-sponsabilità, Educazione) che sta toccandodieci regioni italiane. DIRE è un percorsodi approfondimento sulle realtà regionali digovernance del diabete di cui la Lombardiaè stata la settima tappa.All’incontro hanno partecipato Luigia Mot-tes, Presidente CLAD Lombardia in rap-presentanza delle Associazioni dei pazien-ti, Fabio Rolfi, Presidente CommissioneSanità e Politiche Sociali della Regione Lom-bardia, Paola Macchi, membro della IICommissione Sanità e PoliticheSociali, Maurizio Bersani, Dirigente UOStruttura Piani e Progetti, Direzione Gene-rale Sanità Regione Lombardia, FiorenzoCorti, Segretario Regionale FIMMG, Lo-renzo Piemonti, Membro del ConsiglioDirettivo SID Lombardia e Direttore del Dia-betes Research Institute del San Raffaelee Attilio Marcantonio, Vicepresidente diFederfarma Lombardia.Il coinvolgimento attivo del paziente nellagestione della propria malattia ha effetti si-gnificativi sulla sua soddisfazione e sulla suaqualità di vita. Questo significa una miglio-re percezione del suo stato di salute, un mi-gliore umore, migliori relazioni sociali e fa-miliari e migliori risultati in termini di buoncontrollo glicemico, minori ipoglicemie gra-vi, più aderenza al trattamento e maggiorecapacità di migliorare il proprio stile di vi-ta.I risultati dello studio condotto da GfK Eu-risko su un campione nazionale di 500 pa-zienti con diabete di tipo 2 in trattamentocon insulina confermano – anche a livellodella Regione Lombardia – l’importanza diuna buona relazione tra medico e pazientenel favorire il coinvolgimento attivo dellapersona con diabete e nel migliorare i ri-sultati della cura. Paziente che, in Lombar-dia, si caratterizza per una condizione fisi-ca lievemente peggiore rispetto al resto d’Ita-lia, in termini di sovrappeso (il 52% in Lom-

Fiorenzo CortiSegretario RegionaleFIMMG

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9. PROGETTO DIRE

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LOMBARDIA

bardia contro il 46% nel resto d’Italia) madi poco migliore per l’obesità (il 22% con-tro il 27%). Ottima la performance tra i lom-bardi che hanno sofferto di complicanze co-me nel caso di arteriopatie periferiche (26%in Lombardia contro il 39% del resto d’Ita-lia), problemi cardiaci (4% contro 28%) enefropatie (8% contro l’11%). Più alto inve-ce il valore registrato per le retinopatie (40%in Lombardia contro il 20% della media na-zionale).“Il medico - ha dichiarato Isabella Cec-chini, Direttrice del Dipartimento di Ri-cerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha unruolo fondamentale nell’educare il pazien-te e renderlo consapevole dell’importanzadella cura e di un corretto stile di vita. Taleconsapevolezza migliora la soddisfazionedel paziente attraverso un migliore controllodella malattia”.L’indagine ha confermato come anche inLombardia il diabetologo sia il medico di ri-ferimento per il paziente (lo è per l’82% de-gli intervistati) mentre il medico di medici-na generale abbia un ruolo più collateralead eccezione di alcune zone dove, vuoi perla sperimentazione dei Creg vuoi per la giàdiffusa organizzazione sul territorio di stu-di medici associati, lo stretto rapporto dicollaborazione tra Centri specialistici e me-dicina generale è più sviluppato. Nella mag-gior parte dei casi, il medico di famiglia haun ruolo di trascrittore delle ricette dellospecialista (lo dichiara il 70% dei pazientiintervistati) ma per ben il 40% di essi ha unforte ruolo di supporto e motivazione nel-la gestione della malattia. Doppia rispettoal dato nazionale è, inoltre, la percentualedi pazienti che si rivolgono direttamente alprivato (16% contro l’8% della media na-zionale).Soddisfazione per i dati della ricerca sonostati espressi da Luigia Mottes, Presiden-te CLAD Lombardia, che in qualità di rap-presentante dei pazienti altro non chiede al-la Regione che una maggiore attenzione alcoinvolgimento degli stessi, anche in ter-mini formativi. Se da un lato “bisogna cer-care di dare sempre maggiore autonomia aipazienti, anche utilizzando le migliori in-novazioni tecnologiche disponibili” ha sot-tolineato Mottes,“Regione Lombardia deve ricominciare a la-vorare sul campo, insieme ai cittadini-pa-zienti, coinvolgendoli nei tavoli istituziona-li, per programmare e mantenere un’assi-stenza diabetologica avanzata”.A giudizio di Fiorenzo Corti, Segretario

Regionale Fimmg, “l’emergenza cronicità èun aspetto che ha comportato una serie diimpegni molto importanti in questa regio-ne. In modo particolare per quanto riguar-da la gestione di pazienti con diabete, rischiocardiovascolare e bronchite cronica. Essirappresentano una parte molto importantedella nostra popolazione e già quattro annifa abbiamo intrapreso una strada, quelladella sperimentazione dei Creg (la realizza-zione di percorsi assistenziali personalizza-ti per le patologie croniche) che sta dandobuoni risultati. Abbiamo oggi 500 mediciaderenti alla sperimentazione (su 6mila) el’anno prossimo saranno mille con risulta-ti ancor più visibili. Sotto il profilo gestio-nale i risultati sembrano darci ragione inquanto i pazienti che sono seguiti con que-sta metodica vanno meno al Pronto soccor-so e subiscono meno ricoveri. Di contro”, hasottolineato Corti facendo esplicito riferi-mento alla legge di riforma del Servizio sa-nitario regionale in discussione, “la norma-tiva in itinere può contribuire a mettere aposto alcune cose importanti sia per quan-to riguarda la rete informatica sia per la re-te di collaborazione delle strutture eroga-trici con gli studi dei medici di famiglia che,è bene ricordarlo, non hanno (come gli spe-cialisti dei Centri di diabetologia) una strut-tura deputata ad accogliere il paziente, fareeducazione sanitaria, migliorare il suo em-powerment”. Tema importante per il qua-le, ha reso noto Corti, è stato attivato un ta-volo di confronto in Regione sulla necessi-tà di avere più personale.Uno sguardo al futuro prossimo è giuntoda Lorenzo Piemonti, Direttore del Dia-betes Research Institute del San Raffaele emembro del direttivo di SID Lombardia. Unfuturo che, come accennato, può definirsiprossimo solo in regioni come la Lombar-dia, dove il livello assistenziale e la visionetecnologica e infrastrutturale è già sostan-zialmente avanzata, quando altrove avreb-be un mero sapore “futuristico”. “Il futurodel paziente diabetico è nel taschino dellasua giacca e ha la forma di uno smartpho-ne” ha esordito il ricercatore. “E non è unamera previsione ma una realtà. Nel futuroavremo a disposizione strumenti e infor-mazioni che fino ad ora non potevamo ave-re. Avremo sicuramente tutto quello che at-tualmente viene definito nella categoria deicosiddetti “indossabili”, sensori che regi-streranno tutta una serie di parametri deipazienti: cosa mangiano, come si muovono,quanto dormono, come vivono la loro vita.

Paola MacchiCommissione SanitàRegione Lombardia

Luigia Mottes Presidente CLADLombardia

Lorenzo PiemontiDirettore del DiabetesResearch Institute HSR

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9. PROGETTO DIRE

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LOMBARDIA

Questo, nel complesso, costituirà circa il 70per cento del totale dei dati disponibili cheserviranno a uno scopo clinico per l’identi-ficazione della personalità biologica ma an-che sociale e ambientale del paziente. A que-sti si sommeranno un 20% di dati che sa-ranno di origine strettamente clinica e un10% di dati che presumibilmente arrive-ranno in termini quantitativi da quelle chenoi chiamiamo “omiche” e che, come la ge-nomica, afferiscono all’identità genetica diciascuno”.Questo è un po’ il futuro che ci attende tra5/10 anni e se pensiamo alle ricadute neipazienti con diabete, i primi effetti riguar-dano la prevenzione potendo in tal modoidentificare la popolazione o le persone diuna determinata popolazione che potrannopotenzialmente sviluppare la patologia. Ilche si traduce, come sottolineato da Pie-monti, nella possibilità di “sviluppare dellepolitiche di prevenzione del diabete di tipo2 più aggressive e incisive. La possibilità diavvalersi di fattori predittivi ci permetteràinoltre di avere atteggiamenti terapeutici edassistenziali sempre più personalizzati a se-conda delle singole soggettività nella rispo-sta ai farmaci”. Una prospettiva che riman-da direttamente alla necessità di investire

in sistemi in grado di elaborare efficace-mente una tale mole e qualità di dati (i co-siddetti Big Data).La “vision” di Regione Lombardia sulla go-vernance di patologie croniche come il dia-bete è quindi giunta daMaurizio Bersa-ni, Dirigente UO Struttura Piani e Proget-ti, Direzione Generale Sanità Regione Lom-bardia secondo cui “le istituzioni devonofondamentalmente creare la miglior situa-zione per favorire il dialogo tra tutti gli at-tori del sistema senza entrare nel merito de-gli aspetti più prettamente professionali”.Quindi favorire dei percorsi, dare delle re-gole e, laddove ci si trovi in presenza di no-vità tecnologiche, “verificare che queste sia-no supportate da evidenze scientifiche e diefficacia”. La Regione dunque non aspira adavere unicità di strumenti o presidi bensì al-la sicurezza che quanto immesso nel mer-cato e pagato con risorse pubbliche, rispondaa parametri di sicurezza ed efficacia inop-pugnabili. Insomma, una vera e propria va-lutazione di Technology Assessment per con-fermare il fatto che un qualsiasi prodotto seda un lato deve rispondere alle esigenze deipazienti e dei clinici, dall’altro deve esserecaratterizzato da valori economici compa-tibili. 

Attilio MarcantonioVicepresidente diFederfarma Lombardia

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9. PROGETTO DIRE

35I QUADERNI DI quotidianosanità

In Veneto le persone con diabete sono tra le più informate sullamalattia e soddisfatte di medici, liste d’attesa e servizi rispetto aldato nazionale. Consolidata la collaborazione professionale traspecialisti e medici di famiglia

IN VENETO CLINICI E PAZIENTI“VIGILANO” SULLA TUTELA DEI LIVELLI DI ASSISTENZA

VENETO

La maggior parte dei pazienti diabetici ve-neti in trattamento con insulina risulta con-sapevole, attiva e competente nella gestio-ne della propria patologia per una misurapercentuale sostanzialmente in linea al re-sto d’Italia. E il dato positivo si mantiene ta-le anche per il gradimento nei confronti dimedici e servizi. La soddisfazione dichiara-ta per la disponibilità e competenza dei me-dici curanti è tale per circa l’87% dei pazientiveneti.Il valore di gradimento per la qualità dei ser-vizi sanitari in termini di accessibilità, tem-pi di attesa e servizi offerti è invece del79%(contro il 75% del resto d’Italia).Risultati che posizionano il Veneto in unafascia alta rispetto all’Italia sia in termini dicompetenza del paziente sia rispetto al gra-dimento dei servizi.Sono questi alcuni tra i dati più evidenti del-l’indagine condotta su scala nazionale daGfk Eurisko e che, estrapolati a livello re-gionale, inquadrano il Veneto tra le regionipiù avanzate nell’organizzazione, nei servi-zi sul territorio e, di conseguenza, nella ca-pacità dei pazienti di saper epoter gestire ef-ficacemente la propria malattia.La declinazione regionale della ricerca GfkEurisko è stata presentata nei giorni scorsia Padova nel corso di un incontro tra esper-ti organizzato da Sics, Società italiana di co-municazione scientifica e sanitaria, realiz-zato con il sostegno non condizionante diSanofi e promosso da Quotidiano Sanità-nell’ambito del più vasto programma delprogetto DIRE (Diabete, Informazione, Re-sponsabilità, Educazione) che sta toccando

dieci regioni italiane. DIRE è un percorsodi approfondimento sulle realtà regionali digovernance del diabete di cui di cui il Ve-neto è stato l’ottava tappa.All’incontro hanno partecipato GiovanniFranchin - Coordinatore Associazioni Dia-betici della Regione Veneto, Albino Bot-tazzo - Presidente Nazionale FAND, Fran-co Novelletto – Vice Presidente Regiona-le SIMG,  Loris Confortin - PresidenteSID Regione Veneto e Trentino Alto Adi-ge, Giovanni Sartore - Presidente AMDRegione Veneto e Trentino Alto Adige, An-nunziata Lapolla - Direttore UOC Dia-betologia e Dietetica ULSS 16 Padova.Secondo l’indagine,il coinvolgimento attivodella persona con diabete nella gestione del-la propria malattia ha effetti significativisulla sua soddisfazione e sulla sua qualitàdi vita. Questo significa una migliore per-cezione dello stato di salute, un umore mi-gliore, migliori relazioni sociali e familiarie migliori risultati in termini di buon con-trollo glicemico, minori ipoglicemie gravi,maggiore aderenza al trattamento e mag-giore capacità di migliorare il proprio stiledi vita.I risultati dello studio condotto da GfK Eu-risko su un campione nazionale di 500 pa-zienti con diabete di tipo 2 in trattamentocon insulina confermano – anche a livellodella Regione Veneto – l’importanza di unabuona relazione tra medico e paziente nelfavorire il coinvolgimento attivo della per-sona con diabete e nel migliorare i risultatidella cura. Paziente che, in Veneto, si ca-ratterizza per una condizione fisica sostan-zialmente allineata con il resto d’Italia intermini di sovrappeso e obesità e, in temadi complicanze legate al diabete, registra undato molto positivo per quanto riguarda leretinopatie che registrano un 9% contro il20% del dato nazionale.“Il medico - ha dichiarato Isabella Cec-chini, Direttrice del Dipartimento di Ri-cerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha un

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36I QUADERNI DI quotidianosanità

VENETO

ruolo fondamentale nell’educare il pazien-te e renderlo consapevole dell’importanzadella cura e di un corretto stile di vita. Taleconsapevolezza migliora la soddisfazionedel paziente attraverso un migliore controllodella malattia”.

L’indagine ha confermato come anche in Ve-neto il diabetologo sia il medico di riferi-mento per il paziente (lo è per il 75% degliintervistati) ma il medico di medicina ge-nerale ha un ruolo più importanterispettoad altre regioni. Viene infatti consideratotra i clinici di riferimento dal 56% dei pa-zienti intervistati contro il 41% della medianazionale. Un dato evidente sull’ottimo li-vello di collaborazione tra specialisti diabe-tologi e medici di famiglia per una presa incarico efficace dei pazienti. In linea rispet-to al dato nazionale, 9%, è inoltre la per-centuale di pazienti che si rivolgono diret-tamente al privato.

Tutti i partecipanti al tavolo guardano conestrema attenzione al percorso di riordinodella sanità veneta con la riduzione del nu-mero delle ULSS da 23 a 9 la contestualel’istituzione della “Azienda Zero” che, comeè noto, risponde alla finalità di unificare ecentralizzare in capo ad un solo soggetto lefunzioni di programmazione, di attuazionesanitaria e socio-sanitaria, nonché di coor-dinamento e governance del SSR, ricondu-cendo a esso le attività di gestione tecnico-amministrativa su scala regionale. La colla-borazione ormai consolidata delle istituzio-ni regionali con le società scientifiche e pro-fessionali nonché con le associazioni dei pa-zienti, se da un lato consente di stare suffi-cientemente tranquilli circa il mantenimentodei livelli organizzativi e assistenziali sul ter-ritorio, dall’altro rende forse più efficacel’azione di controllo affinché i pazienti ve-neti non debbano trovarsi a subire un peg-gioramento degli standard qualitativi del lo-ro percorso di accoglienza.E se la Sanità veneta è nota per la storica ecostante attenzione alla dimensione socio-sanitaria dell’assistenza, la diabetologia hafatto propri alcuni principi di fondo secon-do cui è importante non restare chiusi nelproprio specifico ambito di attività. Se daun lato la collaborazione con la medicina difamiglia è sostanzialmente una dinamicaconsolidata, gli specialisti diabetologi ri-tengono che la loro azione debba guardareanche al momento delle acuzie e non solo alvasto campo delle malattie croniche.

“Se Il ruolo del diabetologo nell’intero si-stema è centrale per il futuro della nostraorganizzazione e deve pertanto essere con-sapevole e partecipe nell’organizzazione del-l’assistenza territoriale” ha sottolineato Lo-ris Confortin, Presidente della Società ita-liana di diabetologia del Veneto “oltre chenella formazione di tutte le figure profes-sionali (anche non mediche) necessarie peraffrontare questa vera e propria “epidemia”di diabete, riteniamo che debba esserlo al-trettanto nelle strutture sanitarie per acuti.Il che significa”, ha spiegato “garantire lapropria presenza nel momento in cui un dia-betico va incontro ad un fatto acuto comeuno scompenso, un intervento chirurgico,un parto o un accesso al Pronto Soccorsodove, affiancando i clinici della struttura diemergenza, è stato possibile nella speri-mentazione che stiamo conducendo, ancheevitare il ricovero”. Non di meno, estremaattenzione deve essere posta ai temi dellaprevenzione. “Nel PDTA che stiamo redi-gendo” ha quindi spiegato Confortin, “unaparte molto importate è, per esempio, de-dicata ai non diabetici, a chi cioè ha valoriglicemici elevati ma non è ancora malato, eche dobbiamo fare in modo non lo diventi.

Un grido di allarme che non riguarda peròdirettamente il Veneto è quindi giunto da Al-bino Bottazzo, Presidente nazionale, ol-tre che regionale, della Federazione delle as-sociazioni nazionali diabetici. “In linea ge-nerale” ha sottolineato “credo che il siste-ma diabetologico italiano sia gravemente inpericolo poiché, soprattutto nelle regionieconomicamente più in difficoltà, si rischiadi tralasciare specificità di assistenza chesono assolutamente peculiari e caratteristi-che di una efficace presa in carico del pa-ziente diabetologico, a cominciare dal-l’identità e dal ruolo del Centro diabetolo-gico che riteniamo sia di assoluta impor-tanza, soprattutto per la prevenzione dellecomplicanze che, alla fine, rappresentano ilmaggiore costo sociale oltre che economi-co. Quello che abbiamo fatto in Veneto, la-vorando come team, più che in altre regio-ni è di aver “limato” questo grado di peri-colosità facendo sì che ciascuno, pazienti,clinici, decisori politici volontariato, potes-sero lavorare insieme su modelli organiz-zativi condivisi”.

Loris ConfortinPresidente della Societàitaliana di diabetologiadel Veneto

Albino BottazzoPresidente nazionale FAND

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9. PROGETTO DIRE

37I QUADERNI DI quotidianosanità

I pazienti pugliesi sono sufficientemente informati sulla malattia eabbastanza soddisfatti di medici, liste d’attesa e servizi. La Puglia siattesta tra le regioni sostanzialmente in linea nella capacità deipazienti di saper e poter gestire efficacemente la propria malattiaanche se qualche problema emerge in termini di organizzazione deiservizi e reti di collaborazione tra professionisti sul territorio

MEDICI DI FAMIGLIA TRA IPROTAGONISTI DELLA GESTIONECLINICA, MA TUTTI CHIEDONO PIÙINTEGRAZIONE TRA PROFESSIONISTI

PUGLIA

La maggior parte delle persone con diabetedi tipo 2 in trattamento insulinico in Pugliarisulta consapevole, attiva e competente nel-la gestione della propria patologia per unamisura percentuale sostanzialmente in lineaal resto d’Italia. E il dato positivo si mantie-ne tale sia in termini di gradimento nei con-fronti di medici e servizi sia per la disponibi-lità e competenza dei medici curanti, anchese in una misura leggermente inferiore al re-sto d’Italia (69% contro il 75% della. Sebbe-ne Il medico di riferimento sia nella maggiorparte dei casi (72% contro l’83% della medianazionale) il diabetologo venga consideratocome il medico di riferimento, ben il 56% deipazienti pugliesi ha sottolineato l’importan-za del proprio medico di famiglia (contro il41% del dato italiano) anche se, sostanzial-mente, quasi esclusivamente in termini di“presenza” nella vita quotidiana del malatovisto che è più che altro considerato come un“trascrittore” delle ricette dello specialista.Sono questi alcuni tra i dati più evidenti del-l’indagine condotta su scala nazionale da GfkEurisko e che, estrapolati a livello regionale,inquadrano la Puglia tra le regioni sostan-zialmente in linea nella capacità dei pazien-ti di saper e poter gestire efficacemente la pro-pria malattia anche se qualche problemaemerge in termini di organizzazione dei ser-vizi e reti di collaborazione tra professionistisul territorio. La declinazione regionale del-la ricerca Gfk Eurisko è stata presentata neigiorni scorsi a Bari nel corso di un incontrotra esperti organizzato da Sics, Società ita-liana di comunicazione scientifica e sanita-ria e realizzato con il sostegno non condizio-

nante di Sanofi e promosso da QuotidianoSanità nell’ambito del più vasto programmadel progetto DIRE (Diabete, Informazione,Responsabilità, Educazione) che ha toccatodieci regioni italiane. DIRE è un percorso diapprofondimento sulle realtà regionali di go-vernance del diabete di cui di cui la Puglia èstata la decima ed ultima tappa.All’incontro hanno partecipato Luigi San-toiemma, Farmacologo e medico di medi-cina generale; Pietro Montedoro, Diabe-tologo Specialista Ambulatoriale dell’Asso-ciazione dei Medici Diabetologi (AMD); Fran-cesco Gentile, Responsabile del Diparti-mento di Diabetologia della Asl di Tarantoe Giuseppe Traversa, Coordinatore regio-nale FAND in rappresentanza delle associa-zioni dei pazienti diabetici.Secondo l’indagine, il coinvolgimento attivodel paziente nella gestione della propria ma-lattia ha effetti significativi sulla sua soddi-sfazione e sulla sua qualità di vita. Questo si-gnifica una migliore percezione dello stato disalute, un umore migliore, migliori relazionisociali e familiari e migliori risultati in ter-mini di buon controllo glicemico, minori ipo-glicemie gravi, maggiore aderenza al tratta-mento e maggiore capacità di migliorare ilproprio stile di vita.I risultati dello studio condotto da GfK Euri-sko su un campione nazionale di 500 pazienticon diabete di tipo 2 in trattamento con in-sulina confermano – anche a livello della Re-gione Puglia – l’importanza di una buona re-lazione tra medico e paziente nel favorire ilcoinvolgimento attivo della persona con dia-bete e nel migliorare i risultati della cura. Pa-ziente che, in Puglia, si caratterizza per unacondizione fisica sostanzialmente allineatacon il resto d’Italia in termini di sovrappesoe obesità e, in tema di complicanze legate aldiabete, registra un dato molto positivo perquanto riguarda le retinopatie che registra-no un 9% contro il 20% del dato nazionale.“Il medico - ha dichiarato Isabella Cecchi-ni, Direttrice del Dipartimento di Ricerche

Francesco Gentile,ResponsabileDipartimento diDiabetologia della Asl diTaranto

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PUGLIA

sulla Salute di GfK Eurisko - ha un ruolo fon-damentale nell’educare il paziente e render-lo consapevole dell’importanza della cura edi un corretto stile di vita. Tale consapevo-lezza migliora la soddisfazione del pazienteattraverso un migliore controllo della malat-tia”. Come accennato l’indagine ha confer-mato come il diabetologo sia il medico di ri-ferimento per il paziente (lo è per il 72% de-gli intervistati) ma il medico di medicina ge-nerale ha un ruolo più importante rispetto adaltre regioni. Viene infatti considerato tra iclinici di riferimento dal 56% dei pazienti in-tervistati contro il 41% della media naziona-le. Leggermente più bassa rispetto al dato na-zionale, 6% contro 8%, è inoltre la percen-tuale di pazienti che si rivolgono direttamenteal privato.Tutti i partecipanti al tavolo guardano peròcon estrema attenzione ai margini di miglio-ramento organizzativo che potrebbero con-seguirsi in Puglia. Soprattutto in termini dirapporti tra medicina specialistica e medici-na generale e del territorio.Luigi Santoiemma, Farmacologo e medi-co di famiglia ha espresso soddisfazione nel“constatare come l’indagine abbia associatouna gestione del paziente diabetico affidatain notevole misura al medico di medicina ge-nerale con degli esiti di consapevolezza del-la propria malattia elevati. Ci farebbe anco-ra più piacere” ha però sottolineato il clinico“se riuscissimo a portare avanti, sotto la gui-da istituzionale, insieme ai colleghi diabeto-logi ed endocrinologi, una strutturazione delpercorso di presa in carico dei pazienti piùdefinita. E cioè” ha spiegato Santoiemma”mettere in condizione i pazienti diabetici conbisogni noti e puntuali, di entrare in un per-corso codificato secondo cui, in tutte le strut-ture specialistiche regionali, si abbia la cer-tezza di uniformità di prestazioni”.Risulta del tutto evidente, ha quindi sottoli-neato Santoiemma “che l’assistenza in Pugliasoffra di una certa connotazione a macchiadi leopardo. Vi sono zone di eccellenza sia dicarattere ospedaliero sia nel territorio e altrezone dove certi bisogni non trovano risposta.Non la trovano in termini organizzativi, qua-litativi e, a volte, in termini temporali con ilrisultato di liste di attesa insostenibili”. Di quil’aspirazione e l’appello alle istituzioni di con-dividere dei percorsi organizzativi comuninell’area del diabete e delle cronicità in ge-nerale.Un percorso organizzativo che, a giudiziodi Pietro Montedoro, Diabetologo Spe-cialista Ambulatoriale, ha un nome ben pre-

ciso: PDTA. È questo, a suo giudizio, “Lo stru-mento per controllare e mettere in pratica leregole che ci si dovrebbe dare. L’ideale sa-rebbe avere un PDTA a livello regionale (oaddirittura nazionale) che, in base anche al-le risorse di ciascun territorio, può avere qual-che modifica”. In buona sostanza, ha esem-plificato, “è un’ipotesi praticabile, per esem-pio, che con le stesse risorse invece di tenerein vita o realizzare 5 ambulatori in 5 comu-ni, si creasse un polo diabetologico con 5 dia-betologi nella stessa sede insieme ad altri spe-cialisti”. A giudizio di Francesco Gentile,Responsabile della Diabetologia territorialedi Taranto “c’è ancora molta abitudine a la-vorare da soli. In Puglia” ha rincarato “ab-biamo una diabetologia, anche a livello di-strettuale, molto capillare, ma oggi è fonda-mentale che questi colleghi possano riunirsiper condividere non solo i dati clinici ma an-che le diverse esigenze assistenziali con en-docrinologi, cardiologi, oculisti, etc. E tuttiinsieme poter avere un collegamento infor-matico con i medici di medicina generale edunque con i pazienti stessi che possono dav-vero diventare veramente attori protagonistidella propria malattia”. In questa prospetti-va, per esempio, un autocontrollo della gli-cemia, fatto da un anziano fragile o dal suocaregiver, potrebbe facilmente essere tra-smesso agli specialisti, viaggiando sulle piat-taforme informatiche che utilizziamo, affin-ché possa essere rapidamente contattato incaso di necessità.Giuseppe Traversa, Coordinatore regio-nale FAND, ha quindi evidenziato alcune cri-ticità ulteriori: “In primis l’attuazione, dopoaverlo recepito, del Piano nazionale Diabeteche in Puglia è sostanzialmente fermo. Esi-steva inoltre” ha aggiunto “una commissio-ne regionale sul Diabete ma sono ormai dueanni che non si riunisce più. E non soltantoesistono difformità di assistenza a livello re-gionale ma anche all’interno di una stessaAsl: da chi riceve solo i sensori e non i tra-smettitori ai ritardi nella consegna dei kit pre-scritti e certificati dalla stessa azienda sani-taria…Al mondo istituzionale” ha quindi conclusoTraversa “chiediamo da un lato di non faregare di acquisto utilizzando come unico pa-rametro il prezzo più basso mettendo così arischio la qualità del dispositivo medico cheil diabetico utilizza e dall’altro di coinvolge-re maggiormente le associazioni dei pazien-ti per ascoltare e comprendere le vere esi-genze di chi vive quotidianamente la malat-tia sulla propria pelle”. 

Luigi SantoiemmaFarmacologo e medico di famiglia

Giuseppe TraversaCoordinatore regionaleFAND

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9. PROGETTO DIRE

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I pazienti sardi sono abbastanza informati sulla malattia esoddisfatti di medici, liste d’attesa e servizi. L’Assessore Arru esorta i professionisti a un cambiamento di cultura.

IN SARDEGNA PARTE LA SFIDA DELLA ASL UNICA, OCCASIONEPREZIOSA PER LA GESTIONEINTEGRATA DELLA PATOLOGIA

SARDEGNA

La maggior parte delle persone con diabetedi tipo 2 in trattamento insulinico in Sar-degna risulta sufficientemente consapevo-le, attiva e competente nella gestione dellapropria patologia per una misura percen-tuale sostanzialmente in linea al resto d’Ita-lia. E il dato positivo si mantiene tale sia intermini di gradimento nei confronti di me-dici e servizi sia per la disponibilità e com-petenza dei medici curanti. In Sardegna, adifferenza di altre regioni, spicca il ruolo im-portante dei medici specialisti diabetologi(principale riferimento per il 92% dei dia-betici contro l’83% della media nazionale),a causa dei tentativi di gestione integratacon i medici di famiglia (riferimento per il16% dei diabetici sardi contro il 41% dellamedia nazionale) mai consolidati e che, conla creazione della Asl Unica, potrebbe tro-vare nuova linfa.Sono questi alcuni tra i dati più evidenti del-l’indagine condotta su scala nazionale daGfk Eurisko e che, estrapolati a livello re-gionale, inquadrano la Sardegna tra le re-gioni abbastanza avanzate nell’organizza-zione, nei servizi sul territorio e, di conse-guenza, nella capacità dei pazienti di sapere poter gestire efficacemente la propria ma-lattia.La declinazione regionale della ricerca GfkEurisko è stata presentata nei giorni scorsia Cagliari nel corso di un incontro tra esper-ti organizzato da Sics, Società italiana di co-municazione scientifica e sanitaria e realiz-zato con il sostegno non condizionante diSanofi e promosso da Quotidiano Sani-tà nell’ambito del più vasto programma del

progetto DIRE (Diabete, Informazione, Re-sponsabilità, Educazione) che ha toccatodieci regioni italiane. DIRE è un percorsodi approfondimento sulle realtà regionali digovernance del diabete di cui di cui la Sar-degna è stata la nona tappa.

All’incontro hanno partecipato Luigi Be-nedetto Arru, Assessore alla Sanità; Gian-carlo Tonolo, Direttore Diabetologia Asl2 Olbia; Anna Paola Frongia, Coord. In-terazionedale diabete pediatrico; GiacomoGuaita, Presidente dell’Ass. dei medici dia-betologi della Sardegna,Marco Martinetti,Presidente regionale della Società italianadei medici di medicina generale; GiorgioCongiu, Presidente regionale Federfarma,Raimondo Perra, Presidente VI Com-missione Salute della Regione e, in rappre-sentanza delle associazioni dei pazienti, Fra-cesco Pili, Presidente Diabete Zero Onluse Stefano Garau del Coordinamento del-le Associazioni dei pazienti diabetici.Secondo l’indagine, il coinvolgimento atti-vo del paziente nella gestione della propriamalattia ha effetti significativi sulla sua sod-disfazione e sulla sua qualità di vita. Questosignifica una migliore percezione dello sta-to di salute, un umore migliore, migliori re-lazioni sociali e familiari e migliori risulta-ti in termini di buon controllo glicemico, mi-nori ipoglicemie gravi, maggiore aderenzaal trattamento e maggiore capacità di mi-gliorare il proprio stile di vita.I risultati dello studio condotto da GfK Eu-risko su un campione nazionale di 500 pa-zienti con diabete di tipo 2 in trattamentocon insulina confermano – anche a livellodella Regione Sardegna – l’importanza diuna buona relazione tra medico e pazientenel favorire il coinvolgimento attivo dellapersona con diabete e nel migliorare i ri-sultati della cura. Paziente che, in Sardegna,una delle Regioni con la più alta incidenzadi Diabete per numero di abitanti, si carat-terizza per una condizione fisica migliore

Luigi Benedetto ArruAssessore alla Sanità

Giancarlo TonoloDirettore Diabetologia Asl 2 Olbia

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9. PROGETTO DIRE

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SARDEGNA

del resto d’Italia sia in termini di sovrappe-so (38% contro il 46% del dato nazionale) eobesità (18% contro il 27%) sia in tema dicomplicanze legate alla malattia dove spic-ca il dato positivo del 28% di Arteriopatieperiferiche contro il 39% della media na-zionale. Dati migliori anche per Retinopa-tie (14% contro 20%, Nefropatie (6% con-tro 11%) mentre sono allineati i valori per iproblemi cardiaci (28%)e piede diabetico(10%).“Il medico - ha dichiarato Isabella Cec-chini, Direttrice del Dipartimento di Ri-cerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha unruolo fondamentale nell’educare il pazien-te e renderlo consapevole dell’importanzadella cura e di un corretto stile di vita. Taleconsapevolezza migliora la soddisfazionedel paziente attraverso un migliore controllodella malattia”.L’indagine ha verificato come in Sardegnail diabetologo sia il principale medico di ri-ferimento per il paziente (lo è per il 92% de-gli intervistati) mentre al medico di medi-cina generale, nelle opinioni dei pazienti,viene assegnato quasi esclusivamente un

ruolo di trascrittore delle ricette dello spe-cialista. Il medico di famiglia viene infatticonsiderato tra i clinici di riferimento sol-tanto dal 16% dei pazienti intervistati con-tro il 41% della media nazionale.Tutti i partecipanti al tavolo guardano conestrema attenzione al percorso di riordinodella sanità sarda, che sta prendendo corpocon la creazione dell’Azienda sanitaria re-gionale unica e auspicano che questa tra-sformazione possa costituire l’occasione ir-rinunciabile di avviare anche in Sardegna,dopo alcuni tentativi del passato non por-tati a compimento, un percorso concreto perla realizzazione di una rete di gestione inte-grata delle malattie croniche (Diabete in pri-mis) tra centri specialistici e medici di fa-miglia. Soprattutto in virtù delle peculiari-tà del territorio che è, per larghissima mi-sura, di carattere rurale e di conseguenzabisognoso di una medicina del territorio dif-fusa e ben organizzata.A tal proposito è opinione di Luigi Bene-detto Arru, Assessore Sanità Sardegna, chele reti possano nascere sia per atto istitu-zionale, una delibera per esempio, “ma so-

Marco MartinettiPresidente Simg Sardegna

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9. PROGETTO DIRE

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SARDEGNA

prattutto perché c’è prima di tutto una con-divisione di obiettivi da parte dei professio-nisti. La condivisione di un modello men-tale” ha precisato “ancor prima di un mo-dello strutturale. Il sistema ha necessità, ol-tre che d’infrastrutture informatiche sullequali stiamo lavorando, anche di un “soft-ware” che è principalmente rappresentatodalla volontà dei professionisti di stare as-sieme in un modello differente, sperimen-tale, in una società che cambia e che invec-chia.La Sardegna” ha dunque spiegato Arru “hacirca 900mila cittadini che vivono in zoneche vengono classificate come rurali e ab-biamo la necessità di garantire da reti assi-stenziali con gradienti di complessità diversi,specializzazione da un lato, prossimità neiterritori dall’altro”.Non meno importante, ha quindi aggiuntol’Assessore Arru, è il tema della prevenzio-ne: “La vera piaga dei sistemi moderni so-no le malattie croniche non trasmissibili.Per contrastare questo fenomeno abbiamobisogno di promuovere modelli di vita piùsani, attività fisica costante, miglior con-

trollo dell’alimentazione”. Temi anch’essi dicarattere fondamentalmente culturale a cuidovrà accompagnarsi “l’introduzione anchedi nuove figure professionali come gli psi-cologi e gli infermieri, per migliorare in par-ticolare l’assistenza e la formazione dei pa-zienti diabetici poiché, come emerso dallaricerca, il paziente correttamente alfabetiz-zato sulla propria malattia, competente e ingrado di gestirla con efficacia, è un pazien-te che aiuta il sistema sanitario a prevenirele complicanze più gravi. Abbiamo dunquedel lavoro da fare in tecnologia e organiz-zazione” ha concluso Arru “ma soprattuttoin cultura”.Anche per Giancarlo Tonolo, DirettoreDiabetologia Asl 2 Olbia La riorganizzazio-ne della sanità in Sardegna “è una preziosaoccasione per rilanciare i rapporti tra pro-fessionisti. La possibilità di avere una ge-stione unitaria, anche con riferimento alcampo diabetologico, porta con se l’opzio-ne concreta di poter razionalizzare ciò cheviene fatto. Oggi rappresentiamo una retevirtuale di diabetologi che fanno bene il lo-ro mestiere ma che sono al contempo di-sorganizzati tra di loro. Riunirci, insieme al-la medicina generale, ci darà la possibilitàdi poter potenziare i servizi al cittadino eportare risparmi senza fare tagli lineari. Po-ter contare su una medicina del territorio ingrado di fare prevenzione e diagnosi preco-ce (che la diabetologia non può fare perchévede il paziente diabetico e non i suoi fra-telli…) organizzata in rete con gli specialistiporterà enormi risparmi. Curare un pazientediabetico che lo ha scoperto tardi, magariinsieme ad altre quattro patologie correla-te” ha sottolineato Tonolo “costa quanto cu-rare venti diabetici di prima diagnosi”.Ed anche la medicina di famiglia, per vocedi Marco Martinetti, Presidente Simg Sar-degna, si è detta non soltanto concorde maanche sostanzialmente pronta a fare rete sulterritorio. “L’Asl unica in Sardegna è con-cettualmente positiva. Un’organizzazioneunica può dettare regole che valgono per tut-ti ma è evidente che ci dovranno essere deiresponsabili dei territori il cui ruolo, se nonsono interpretato nella maniera giusta, ri-schia di ricreare delle piccole Asl nella gran-de Asl, ma questo dipende dalle persone edagli obiettivi. Alla politica chiediamo sem-plicemente di ascoltarci di più. Abbiamo tan-te proposte e tante possibilità di collabora-zione ma bisogna uscire da uno schema uni-camente economico e inserire considera-zioni anche di tipo clinico per un utilizzo più

Anna Paola FrongiaResponsabile delCoordinamentointeraziendale per ilDiabete pediatrico

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Giorgio CongiuPresidente regionaleFederfarma

ragionato e appropriato delle risorse”.Nella concreta visione di una gestione inte-grata sul territorio Giacomo Guaita, Pre-sidente AMD Sardegna, ha dunque messoal primo posto la costituzione della rete dia-betologica regionale “perché consentirebbeun’assistenza più appropriata, soprattuttoper quanto riguarda la gestione delle com-plicanze, ma non solo. Ogni centro, ogni ser-vizio diabetologico, con la prospettiva diun’integrazione con la medicina generale,potrà operare nell’ambito di un’organizza-zione più capillare per raggiungere, insie-me ai medici di famiglia, i singoli territoridove si trovano i pazienti, per garantireun’assistenza diabetologica adeguata”.In Sardegna l’incidenza del Diabete di Tipo1 in ambito pediatrico è la più alta d’Italia(60 per centomila 0/14enni) e su questo fe-nomeno si è incentrato l’intervento di An-na Paola Frongia, Responsabile del Co-ordinamento interaziendale per il Diabetepediatrico.“Un bambino con diabete T1, quindi insuli-no dipendente” ha sottolineato “ha tutta unaserie di problematiche sociali, personali efamiliari che non ha nessun altro tipo di dia-bete. Per questo deve avere un’assistenzaadeguata, moderna e non vecchia come ab-biamo avuto fino ad ora visto che pratica-mente negli ultimi trent’anni non è cam-biato nulla. E’ giusto quindi che ci sia un im-pegno della parte politica affinché ci sianoambulatori e assistenza adeguati e che le fa-miglie abbiano un supporto adeguato per le

loro problematiche con l’ausilio di psicolo-gi, infermieri e dietiste mentre oggi, pur-troppo, hanno solo il diabetologo pediatrache fa tutto pur essendo anche impegnatonella pediatria generale e nelle guardie”.Un ruolo importante, inoltre, potrebbe es-sere ricoperto dalle Farmacie del territorioche, a giudizio di Giorgio Congiu, Presi-dente di Federfarma Sardegna “possono rap-presentare una delle gambe portanti dellagestione delle patologie croniche sul terri-torio”.“La nostra ambizione, e siamo in grado dipoterlo fare, è quella di affiancare i medicidi medicina generale nel monitoraggio delpaziente trasmettendo ai centri diabetolo-gici, attraverso la farmacia, i dati registratidagli apparecchi che hanno al domicilio, inmodo che possano essere seguiti senza per-dite di tempo o lunghi trasferimenti. Po-tremmo poi, sempre in collaborazione coni clinici, monitorare alcuni pazienti per ve-rificarne l’aderenza o l’interruzione delle te-rapie. Un progetto molto ambizioso che spe-riamo di poter implementare per migliora-re la presa in carico del paziente diabeticoin Sardegna”.Sulla necessità di implementare in Sarde-gna, come accade in altre regioni italiane,una gestione integrata della patologia traspecialisti e medici di famiglia si sono infi-ne soffermati i rappresentanti delle asso-ciazioni dei pazienti, Stefano Garau, Co-ord. delle Associazioni Diabetici e France-sco Pili, Presidente di Diabete Zero Onlus.  

Giacomo GuaitaPresidente AMD Sardegna

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