Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

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STORIA DEGLI ANTICHI POPOLI ITALIANI DX GIUSEPPE BUCALI éx£s.’ ùm e decohda icciitcìm Di ORA PREFAZIONE E DI ALCUNE ANNOTAZIONI DELL* EDITORE TOMO TERZO MILANO DALLA TIPOGRAFIA DI RANIERI FANFANI i 83C

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S T O R I ADEGLI

A N T I C H I P O P O L II T A L I A N I

DX

G I U S E P P E BUCALI

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Di ORA PREFAZIONE E DI ALCUNE ANNOTAZIONI DELL* EDITORE

T O M O T E R Z O

MI LANODALLA TIPOGRAFIA DI RANIERI FANFANI

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NOTA: Alcune tavole del documento sono incomplete a causa di una cattiva scannerizzazione.
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S T O R I AD E G L I

ANTICHI POPOLI ITALIANI

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P R E F A Z I O N E

I ·Ρ» ^ .n

I monumenti copiosi per me raccolti e pub­blicati nell’Atlante, ed esposti in questo vo- lam e, hanno principalmente per iscopo di arricchire e ampliare con documenti nazio­nali, tanto la storia umana dei costumi, ohe quella dell* arte degli antichi popoli Italiani.

Riuniti in centoventi tavole, e rappresen­tati per copie fedeli, questi monumenti figun rati danno ragione di molte particolarità ri­guardanti alla religione, e alle usanze civili e domestiche, che di luogo in luogo ho ri-, ferite nella storia.

Più particolarmente come esemplari delle, arti del disegno servono essi a dimostrare le diverse condizioni dell9 arte italica da’ suoi principj sino all’ epooa del suo incremento e perfezionamento appresso gli Etruschi. Por­gendo sotto gli occhi de9 miei lettori io tanta

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IT

numero monumenti e documenti certi di una altra civiltà, e di secoli da noi sì remotiΛ troverà pure l'intelletto in questa serie di lavori quel solo genere di prova, che può convenevolmente supplire tutte l*altre, e ap­pagare insieme la ragione.

La massiina parte di questi monumenti, potabili per arte di figura e di disegno, sono inediti : altri di non minore importanza sono ritratti di nuovo diligentemente sopra gli ori·· ginali. Molto numero ne han fornito gli scavi fortunati fattisi in questi ultimi anni per tutto il suolo etrusco, e massimamente nelle vici- .nanze di Canino x o sia nella necropoli di V ulci, donde sono tratti fuori tutto giorno quei pregiati vasi dipinti, che hanno fatto giustamente la maraviglia del nostro tempo, e aperto il campo a nuove indagini così per la storia civile, come per 1*antichità figu­rata. Raccoglitore e alla volta editore di una serie numerosa, quanto scelta di cotesti mo-> Burnenti, mi sono tuttavia limitato a porre in luce soltanto quelli che più direttamente *i riferiscono e si rannodano al mio argot mento di storia, o tendono a schiarire punti rilevanti di controversia. Si vedranno qui

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dispoeti insieme , quanto è possibile, secondo la ragione dei tempi, dello stile e dei sim­boli : di tali simboli figurati; documenti molto importanti delle opinioni popolari e dei co­stami , V officio di parlarne sarà dei monu­menti stessi. Per ciò le mie interpetrazioni delle figure sono piane concise e brevi, dedotte per la maggior parte dalla qualità medesima e dall’ uso dei monumenti. Nello stato presente della scienza archeologica, i cui termini vanno ampliandosi di giorno in giorno, non è più tempo di far grossi vo­lumi, come dettava là filologia di un’ altra età. Il nostro secolo vuol fatti, e non più ragionamenti senza utilità. Contattociò io la­scio aperta a bella posta agli archeologi eru­diti la via a più ampie e nuove illustrazioni. Nè prenderà in mala parte alcuno se le miò spiegazioni delle figure dissentono talora da quelle divolgate innanzi per altri sponitori. Il soggetto di non pochi monumenti può essere dubbio, incerto, ed alle volte anche inesplicabile : questa sorte di disputazioni sono bensì aliene al tema generale della mia opera: spettano all’ antiquario, non alTisto- rico. Non porterò invidia a coloro che per

T om. III. a

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iri

avventura spiegheranno diversamente i mo­numenti stessi per me pubblicati, o andranno più risoluti nelle loro opinioni. Tutti sanno oramai che chiunque adduce in queste ma­terie sentenze assolute, e dottorali s corre gran perìcolo di doverle mutare. Il savio let­tore óon di meno mi saprà buon grado di aver tralasciato in questo volume non pure citazioni superflue, inutili e oziose, ma voci adoperate da un certo numero di scrittori odierni, che danno all’ erudizione un non so che di pedantesco, di ruvido e di strano : la voce italiana più semplice, e di più facile in­telligenza, m* è parsa ogni volta la migliore.

Era mio debito usare per la pubblica­zione di questi monumenti ogni più attenta vigilanza, cura e diligenza. Ho adoperato a tal uopo, come si vede, artefici sperimen­tati e valenti. Però, chiunque conosca le difficoltà materiali che si hanno tutte volte a superare nella pubblicazione esatta e sincera di monumenti inediti, per lo più raccolti in luoghi diversi e lontani, mi terrà conto della mia instancabile sollecitudine. E vorrà di più mostrare indulgenza per le inevitabili sviste, che sogliono farsi anche dai buoni artisti nella non facile esecuzione di simili lavori.

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A N T I C H I MONUMENTI

PER SERVIRE ALLA STORIA

DEGLI

ANTICHI POPOLI ITALIANI

Spiegazione delle Tavole in rame.

C a rta geografica dell9 Italia antica di D’Anville, con la parte fisica notamente disegnata dal Sig. Poirson.

TAVOLA 1.

Pianta topografica di Volterra antica e moderna, misurata e disegnata nel 1809: le parli segnate a buono mostrano quella porzione di mura etnische, che rimane io piede: le punteggiate indicano l’ an­damento delle rovinate. Vedi Tom. 1. pag. 129. i3o. Tom. n. 294.

TAV. Π.

Pianta topografica di Populonia e suoi contorni sino al mare : non vi si trova altro vestigio di fabbrica

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etnisca fuorché la porzione delle mura segnate a buo­no: le altre poche vestigia antiche sono tutte dei tempi romani.

TAV. ΠΙ.

Pianta topografica di Roselle, misurata nel 1774 da L. Ximenes, e verificata sulla faccia del luogo nel 1809.

TAV. IV.

Pianta topografica di Gossa e suoi contorni sino al mare. Di tutte le città in suolo etrusco questa è la meglio conservata nelle sue opere militari. Oltre al cerchio delle mura, che sussiste quasi intero, vi si veggono parecchie torri interne ed esterne..Hanno esse i due fianchi retti, con sua fronte formata da una fac­cia convessa inverso la campagna, e sporgono intera­mente fuori delle mura : le torri interne s’ alzavano, come pare, a cavaliere, e poteano servire ad uso di specole. La mostra della porta num. 6. si presenta in squincio, o sia coi due petti obliqui: ben conser­vato v9 è 1’ incastro della cateratta, o saracinesca, che forse era doppia nel Iato opposto per la ragione ad­dottane da Yegezio x. Mediante la forma presso che

x Quae annuiis ferreis, ac fiuiibus pendet, ut si hostes intra-

verini demissa eadem extinguantur inclusi, ιν. 4*

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circolare della città poteva il nemico esservi da più looghi scoperto.

Nell’ interno, oggidì luogo sai valico, si trova gran numero di conserve d'acqua, che vi supplivano la mancanza delle fonti. Fattura del medio evo sono i vestigi dell’ edifizio num. 3. fatto di pietre collegale con calce, che forse serviva ad uso di chiesa., quando Cossa risorse sotto il nome di Ansidonia : nè paiono molto più antichi i residui d’ un arco di pietra num. 4· di rozza costruzione.

TAV. V .

Pianta topografica di Fiesole. L ’ arco d’ una porta num. a. è di costruzione al tutto diversa a quella delle grandi mura etnische, e può essere lavoro dei tempi romani. Opera romana sono certamente gli avanzi del teatro, di cui fu scoperta anni addietro ana parte della scalinata : è credibile vi fosse edificato da poi che Fiesole vi tenne una colonia militare con­dottavi da Siila.

TAV. VI.

Pianta topografica di Cortona, conforme al disegno originale di Francesco Marchi, esistente nella libreria Magliabechiana. Vi sono distinte le fabbriche etnische, e le principali moderne di pubblico uso della città. Cortona sta esattamente dentro al circuito antico.

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Nella porzione delle mura contrassegnate a buono si trovano salde ancora le grandi pietre del primo re­cinto: la parte superiore inverso la fortezza è tutta opera posteriore del secolo x m , e chiamasi il muro dei Senesi,, perchè rifatto dalla repubblica di Siena, alleata dei Cortonesl·, dopo che fu distrutto dagli Aretini. Le porte della città è credibile assai che sieno collocate tult* ora nell’ antico sito. Vedesi di più una porta antica e due aperture num. 5 , oggidì sfigurata, che serve ad uso di fogna. Vedi Tom. I. p. <4 K·

TAV. VIL

Porta di Volterra, detta all’Arco, dalla parte della campagna. In questa tavola e nella seguente si vede delineata soltanto la fabbricazione antica, spogliata di quanto v’ ha di moderno. Di vera costruzione elru- sca sono visibilmente i grandi macigni quadrilunghi sovrapposti ne9 lati interni ed esterni , e nei pilastri sostenenti l’ arco: tre teste colossali parimente etru- sche, benché sformate per lunga età, sporgono in fuori delle impostature e del mezzo dell’ arco, commesso di coni tirati a un centro: nelPinlerno si vede d'ambo i lati l ’ incastro donde passava la saracinesca, come nelle porte di Cossa *·

I restauri che furono fatti a questa bella porta iti diversi tempi non han cangiato la sua forma antica ;

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2 Uguali tracce delle saraciqesche hanqo le porte <Ji Pom peja,

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la qualità delle pietre dell'arco, o sia dei coni ben tagliati alla maniera romana, moelra bensì che fu ri­fatto per vetustà ; e senza dubbio Γ impostatura del· 1* arco di quella foggia, sì dissimile alla struttura di tutto l’ edificio , è una giunta fattavi secondo lo stile romano, forse dopo l’ assedio calamitoso di Siila. Le tre teste collocate di prospetto si può credere che rappresentassero etruscbe deità salvatrici della terra. Così nella porta del Sarno in Pompeja vedesi in grande la testa d’ una dea incastrata di faccia nella chiave dell'arco. Vedi T. u. p. 333, e più sotto il monumento tav< cvm.

TAV. V ili.

La medesima porta dalla parte della città, annes­savi la sua pianta.

TAV. IX.

Mora militari etnische di Volterra costruite di grandi pietre paralellepipedi, spianate e disposte per piani orizzontali, senza cemento alcuno. Il pezzo num. i. si vede nel luogo detto Menseri : l'altro num. 3. presso S. Chiara : le pietre che sporgono in faori ser­vivano di gronda per l’ acqua. Vedi Tom. i. p. 139.

Tom. 11. p. 394.

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TAV. X.

i. Mora di Popolonia nel luogo detto i Massi.3. Mura di Roselle.3. 4· Mura di Coesa edificate di grosse pietre a fi­

gura poligona irregolare senza cemento. Cossa, terra o colonia dei Volcenti, si può probabilmente credere, che fosse una delle cittk meno antiche dell* Etruria. Nove anni innanzi la prima guerra punica vi fu con­dotta una colonia romana. Cossa e Saturnia, altra colonia nel 569, sono le sole, in tra l’Arno e il Te­vere , che abbiano mura di sì fatta costruzione poli* gona. Vedi Tom. 1. p. 144·

TAV. XI,

Mura di Fiesole.

TAV. XII.

Mura di Fiesole, prese da un altro lato.

TAV. XIII.

Mura prossime a Terni.Sono due muraglioni esistenti presso la terra di

Cesi, discosta tre miglia in circa da Terni. Formano on angolo retto nei due punti segoati a , b; e come ' pare in sulla faccia del luogo facevano parte di un

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moramento molto piò grande. Le piètre Vi sono nette in opera rozzamente a solo martello: nella terza pie­tra al lato a, vi si vede scolpito un Fallo a bassori­lievo. Vedi Tom. il. p. ia i, 193.

1. Mora di Todi. Vedi. Tom. 1. p. 81.3. Mara, di Segni, e porta detta la Saracineicm.

Vedi Tom. 1. p. 333.

TAV· XIV.1. Viso dì terra Cotta rossa ta forma di un Canopo

con lesta muliebre sovrapposta) e braccia sollevate in atto di strpplicazioBe. Questa qualità di vasi si trova principalmente nei «epelcri più vetusti di Chiasi e sue adiacenze. Vi si poneva dopo l’ abbrueiemeoio del corpo morto il eoo cenere, che alle volte si rio* viene ivi entro; ed affinchè potesse esalarne il va­pore si praticavano nella parte superiore del vaso due aperture laterali, o verò un èofo foro al sommo della testa. Questa era mobile rappresentativa, «eng’abbelli· mento, l'effigie del morto: le braccia/ mobili ao- ch' etae, stavano fermate agli oreoehi del vaio fltf· diente piccole caviglie di bronzo. —- Nella Reile Gal* leria di Firenze s.

3. Vaso consimile-in terra cotta con testa virile, mancante però delle sAe braccia. Le cavità degli oc*

3 ,l»a giuda grandezza di ciascun monumento si trova segnata ■otto le respettive ligure: quelle che mancano di contrassegno numerale hanno la grandezza medesima degli originali (nella edt* itone di Firenze, in qàcHa noUta «ono àUftuhto'· minori).

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«bi ti «ooo /ormale di due brecce naturali ; l’ una verdognola, l'altra di color roesigno. — Galleria di Firenze.

3. Vaso consimile io terra oera naturale non eolia, con testa o ritratto d’ un giovane imberbe.

4· Vaso in terra nera parimente a Canopo con co­perchio mobile, dov’ è rozzamente e quasi senz’ arte effigiato un volto femineo. Dalle due aperture ai fian­chi del vaso pendono le braccia, che piegandosi con· .giungono ambo le roani sul venire del vaso formante ÀI petto, alquanto rilevalo dai le mammelle : le bracci*

i* polli sono gtiernite di armille : di dietro «1 vaso v i:* ; véggOna formate mediante un W co anebe 1« jb* ì, <rf> Padlozzi in Chiusi.

TAV. XV.

tv »t: Testfc in terra rossa feminea presa di facci· e 4» profilo, con capelli dinanzi separatamente raccolti 4:JuQ^Mbti intornio al capo: tiene alle orecchie due .pendenti di bronzo formati di quattro aoelletti l’ ano tarato nell’ altro.

5. Testa e ritratto virile al naturale.4- 5. Testa di femmina presa di faccia e in pro­

filo. Ciascuna di queste tre teste posta sopra d’ un vaso canopico, tralasciato nel disegno, forma da se un monumento compilo. Esistono nella Galleria di Firenze.

6. Vaso di terra rossa in forma di un Canopo con

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testa o ritratto d’ uomo barbuto, capelli inanellati da­vanti, e pendenti dietro alle spalle: posa sopra un seggio, fatto di dura querce, e ricoperto per tutti i lati d’ una superficie di materia calcarea di smorto colore gialliccio, che lo ha preservato da ogni guasto* Questo mobile decoroso aveva certamente convenienza di ooore proporzionata alla qualità e dignità del de* funto. Altri vasi cinerarj, della stessa foggia, posano meno degnamente sopra una specie di piedestallo in terra cotta, tav, u t . i. a.

7. Vaso consimile in terra nera con testa parimente virile di più vetusta maniera e di notabile espressione ; posato a neh' esso sopra di un seggio conforme al pre* cedente. Ambedue nella Galleria di Firenze..

8. 9. Altra testa virile barbata soprapposta a un vaso eanopico io terra rossa: le ciglia e la barba, ritoccate, eoo lo stecco dal formatore, serbano qual* che residuo di tinta oera: perciò è credibile molto che queste teste, modellate io creta ordinaria, fossero originalmente dipiote a vari colori secondo il costume

Mitico 4'ΤΑΥ. XVI.

1. a. Testa in terra rossa d*uomo giovane con ca­pelli inanellali, la quale sta posta sopra d’ un vaso

4 I monumenti che non hanno, come questo, indicatione certa di possessore o sono in mano di antiquarj trafficanti qual merce, o furono già trasportati altrove secondo ventura: i presenti dise­gni tuttavia tono stati presi diligentemente sopra gli originali stessi al momento in cui vennero a luoe.

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canopico: presa di faccia e in profilo. — Galleria di Firenze.

3. 4* Testa di doona in terra rossa, però mancante del solito vaso cinerario. I capelli vi sono fortemente graffiti con lo stecco : aveva agli orecchi due pendenti fàttivi di due ghiande di terra cotta iofilate in uno spaghetto.

5. Frammento di una testa virile in terra rossa.6. Testa di giovane imberbe in terra rossa.η. 8. Frammento di una bella testa virile al natu

rale, tirata in lamina di bronzo sottile, e diligente­mente rinettata col cesello. — Museo pubblico di Pe­rugia.

Presso che tutti i descritti monumenti, e altri non pochi d’ uguale specie e figura, sono stati trovati in una necropoli di molta antichità, scopertasi casual­mente nel i8a5 presso a Sarteano, terra distante sei miglia da Chiusi. I sepolcri vi stanno tutti scavati nella rupe, o più tosto nel tufo: vi sono general­mente di mediocré grandezza con una sola camera : nelle grotte più grandi si trova alle volte tagliato nel masso anche un pilastro a sostegno della volta : hanno una sola porta senz’ altro adornamento esterno, nò interno, e poco differiscono dagli altri sepolcri etru­schi che possono pretendere a maggiore vetustà. I vasi cinerarj in forma d’ un Canopo, di cui porgo in queste tavole alcune figure, vi si trovano di frequente, benché spezzati in gran numero per le frane. La imi­tazione egizia in questi recipienti è al tutto manife-

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sta, quantunque, secondo il rito funebre, ponessero soltanto gli Egizj le viscere del corpo imbalsamate nei loro Canopi, che per coperchio hanno la testa simbolica d’alcuno dei quattro genj deU’AmentL Dove che in Etruria, dovunque esisteva il rito dell’ abbru- damento del corpo, si raccoglieva il suo cenere in quei vasi stessi ugualmente simbolici ; e la testa umana che haono per coperchio, figurava il ritratto del de­funto, nomo o donna si fosse. La molta varietà delle teste, 1’età diversa, le differenti capellature, l’aria tutta nazionale dei volti, la conformità dell’angolo faciale, non lascian dubbio nessuno che dessi non sieno' veri ritratti : tanto più importanti, quanto più fedel­mente, e senz’abbellimento alcuno, ci mostrano il tipo fisico dei nostri padri. Desso è lo stesso della grande variata razza del Caucaso. 11 diametro verticale à corto, quindi il viso largo: il contorno della testa, vista di faccia, si direbbe come quadrato, atteso che il cranio v’ apparisce schiacciato alla sommità, e oriz­zontale P estremità inferiore della mascella. La fronte è bassa, il naso aquilino con base piana, il mento tondeggiante dinanzi, la posizione delle orecchie al­quanto alta. (Vedi tav. xv. 7. 8. 9). Tali sono an­cora i caratteri principali del tipo odierno in Toscana, e più generalmente propri della universale razza ita­liana. Vedi Tom. 1. p. 101.

II

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i. Coppa in terra nera naturale non cotta, retta da un fermo piede figurato con tre guerrieri fino a mezza coscia, che hanno volto barbato, grave armatura, e due aste nella destra (tav. xxn) : nella parte infe­riore del piede si veggono quattro piccole teste di leone: all’ orlo del vaso pendono di fuori quattro te· ste gorgoniche di truce sembiante; simbolo, come dirò più sotto, del dio infernale : al di sopra, nel circuito interno ricorrono altrettante testine di leone o di pantera che sia. — Galleria di Firenze*

a. Vaso in terra nera di singolare forma, ornato al basso di quattro teste feminee col capo velato. Tre mezze figurine ugualmente velate, benché di fat­tezze diverse, e con le braccia congiunte sul petto, circondano il fusto del vaso, nel cui sotto piede sono effigiate teste leonine. Sì fatte maschere umane col capo velato si ripetono spesso in questa qualità di vasi funerei, e per concetto simbolico vi stanno come spi­riti o larve della regione inferiore.

3. Tazza da bere a due manichi sporgenti in fuori: sono replicate in entrambi due sfingi colcate e alate, l'una di contro all’ altra guardandosi tra loro.

4* Altra tazza simile, ne’ cui manichi é una dea con scettro nella destra, sedente in trono dinanzi un mo­numento di forma piramidale posto in sua custodia.

5. Manico di una tazza consimile, dove un genio alato benefico rimuove da se, e preme forte con eia-

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TAV. XVII.

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Senna mino il oollo d*un uccello acquatico di mala natura 5: in questa forma medesima, nei cilindri ba­bilonesi, si vede Ized alato premere con ambe le mani uno struzzo, uccello di Ahrìman. Vedi tav. xx. la.

6. Un leone alato e colcato sta di fronte a una sfinge alata. Ambedue questi animali simbolici, unione di forza e d 'intelligenza, teneano 1’ ufficio di guar* diani e difensori dei sepolcri ; quindi si trovano spesso effigiati nei monumenti ohe hanno correlazione col sacro rito dei morti, così in Etruria, come in Egitto : le figure che seguono ne porgeranno d’ ogni maniera frequentissimi esempi.

11 vasellame suddetto, con tutti quelli della mede­sima specie, che seguitano figurali nelle tavole ap~ presso per mostra, sono stati ritrovati nella mento­vata necropoli presso di Sarteano. Sono dessi abbon­dantissimi in quei sepolcri, ed in molti altri del ter­ritorio chiusino. La loro materia è una terra nera pe­sante di colore naturale, non cotta, bensì prosciugata e lustrata con tal processo, che basta a dar loro suf­ficiente solidità e non so qual vaghezza. Sono d* av­viso che sì fatto vasellame; anziché agli usi ordinari

5 Vi raffiguro il cigno, tristo animale «duco af&tto dal nu­mero degli uccelli augurosi, nè tampoco mai nominato ne’ libri sacri. Multi tamen asserunt cycnos inter augurales aves non inve­niri, neque auguralibus commentariis eorum nomen illatum. Seby. i .

398.· Erasi questa, giusta ogni apparenza, un'antica dottrina etni­sca; fine a causa dell’ istinto che attribuivasi al cigno di presa­gire col tuo canto morte imminente.

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della vita domestica, servisse unicamente ai riti fa· nerei. Lo persuade così la qualità dei simboli in essi figurati, allusiva alla dottrina dell' Èrebo, od ai mi­steri , come la forma stessa dei vasi e la poco sal­dezza loro. Tutto il figurato di basso rilievo vi è fatto a stampa: quindi replicato più volte sopra di uno stesso vaso : le parti più minute di tante piccole im­pronte erano all9 uopo finite dal formatore con lo stecco ο la punta a terra fresca $ e similmente gli al­tri fregi accessorj ed ornati. Bassissimi sono i rilievi delle figurine stampate nella creta, e rade volte si tro- vano bene visibili; atteso massimamente, che l'umi­dità di che s’ imbevono sotterra ne ha corrosa e quasi cancellata la superficie. Vedi Tom. 11. p. a49*

TAV. XVIH.

1. Tazza nel coi fregio a stampa una dea sedente e vestita di lunga tunica, porta nelle sue mani un bambino presentatole da una persona ritta in piè, che le sta davanti. Due altre figure divine, ugualmente se­denti in trono, ricevono omaggio dagli offeritori. È questa una scena religiosa d 'iniziazione o di consa­crazione d’ un infante al sacro rito dei piccoli mi­steri, la quale poteva farsi fino dalle fasce : i parenti solean porgere doni e offerte al dio e alla dea per celebrare sì fatta iniziazione.

a. Vaso a due manichi nel cui fregio fanno figura principale i due numi infernali sedenti in trono, con

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iSpredella sotto i piedi. Ricevono da quattro femmine Γ offerta di bende sacre; mentre il dio sovrano dei morti, o Bacco che siasi, regge con ambe le mani il già offertogli vaso da vino : la figura dietro il trono, vestita d1 ampio manto sciolto, potrebb’ essere un iero- fante o ministro del dio.

3. Coppa nel cui fregio ambedue i numi, parimente sedenti in seggio con scettro divino nella destra, ri­cevono dai supplicanti l’ usato omaggio dei rami sa­cri. Due occelli di specie diversa, emblemi di quelle divinità, stanno desti sotto il trono di ciascuna.

4* 5. Coppe di foggia diversa ornate con piccole maschere velate e capillate.

TAV. XIX.

i. Vaso a due manichi: il nome scettrato assiso in trono vi riceve le sacre offerte: uno degli offerenti si vede mascherato in forma di Centauro dendro- foro ; allusivo anch* esso al culto e alle processioni di

Bacco.a. Vaso a due manichi: nomini e supplici donne

vestite di lunga tunica si vedono in ordinata proces­sione : i . primi portano freccia e non so quali aste o tirsi: le donne recano vitte sacre, e nella maoo de­stra un pomo granato: offerta ben conveniente alla dea regina dei morti. I / originale esiste nel Museo di Cortona.

Tom. 111. 3

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TAV. XX.

Porgo in questa tavola una serie di fregi ventano di figurine, tratti dai vasellamenti meglio conservati. Sono queste altrettante scene simboliche e liturgiche: cioè supplicazioni, processioni, ludi sacri, e offerte di diverse sostanze ai numi infernali. Ordine di gente l’ uno innanzi all’ altro in regolata processione mo­strano i num. a. 3. 5. 6. ι ι . ι 3. i 4· i5. 18. Il dio e la dea, presidenti delle cose sotterranee, vi sono da per tutto sedenti in seggio accompagnati eon i loro uccelli sacri. Vi ricevono entrambi l’ offerta delle pri­mizie della messe 6, e della vendemmia, ora in un’ an­fora, ora nel cantaro (a. 4* *3)*· e similmente l ’ o­maggio di supplici rami, di corone sacre e di tenie, emblema dei misteri (3. 5. 6. ìa. i 3. i 5). Una donna ( i 3) porge alla dea il vaso detto Plèmochoè, più propriamente atto alle libazioni funeree 7. Genj alati di buona natura pregano riverenti per la salute del- Γ anima sotto loro custodia (7. 9. 17). Il transito di questa nell9 altra vita viene simboleggiato dalla fi­gura a cavallo (4): altrove si veggono epule sacre, corse di bighe, e altri giuochi confacenti a impetrare dai numi infernali grazia e riposo ai mani (8. 10, 19. a i). I volatili nel campo di varia natura v’ hanno re­

fi Così nelle feste d* Iside gli Egizj portavano per riverenza alla dea manipoli di spighe, o vasi ripieni di grano e d’orzo* Diodob. 1. 14.

7 Athbw. xi. ι3. p. 496.» Pouuc. x. 74.

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fazione certa colle divinità, e vi stanno come signifi­cazione di augurj (io. 16. 17) 8: finalmente i Centauri portatori di rami, la chimera, la sfinge, il leone alato, la pantera, e alcun altro animale del gregge bac­chico ( f . to. i5. 16. 30) tengono tutti più o meno convenienza tra loro, e col soggetto principale, per­chè tutti s’ aggirano entro un determinato ordine d’ i- dee correlative al giudizio delle anime nella regione infernale. Nè mi par niente dubbioso, che qui ogni cosa non si riferisca alla dottrina acherootica degli Etruschi , tanto conforme all' egizia dell’Àmenti. Il domma fondamentale del dualismo si fa manifesto con la presenza del dio e della dea, entrambi signori de­gl’ inferni: aieno essi per figura Osiride, Bacco, Plu­tone, o, secondo la mitologia etnisca, Manto o Ve­dio 5 sieno Iside, Cerere, Proserpina, o l’ innominata moglie del malo dio 9. V ’ apparisce ugualmente per via di simboli noti la dottrina primitiva de’ buoni e mali Genj ; grande la religione dei sepolcri 3 certa la buona speranza nelle pietose sapplicazioni ed offerte: potentissima in fine l’ efficacia dei misteri a tener viva nell* uomo P idea principale d* ano stato futuro di pre­mio o di gastigo nella vita nuova. Vedi Tom. u.

p. n 4> u 5* 2^9-351.

8 Per etnische dottrine gli uccelli augurosi erano di molto Damerò, e variatissimi di specie. Arr. Claud. ap. F o t. Osci- nts ave*.

9 Vedi Tom. n. p. io5.

*7

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.8

i. s. Coppa in terra nera retta da un piede in· terno, e al di fuori da quattro sottili fasce arcuate. In ciascuna di esse si vede figurato un Genio alato agli omeri, che tiene con ambe le mani fortemente strette per le zampe due fiere : rappresentanza simbo­lica che ha manifesta relazione col significato del basso rilievo tav. xvn. 5 , col bronzo perugino s x v i i i . 5, e con molti altri monumenti etruschi. — Galleria di Firenze.

3. Altra simile coppa nelle cui fasce un genio, o altro spirito divino, avente quattro ali dinanzi che si partono dal petto; due sollevale, le altre abbassate verso terra. — Galleria di Firenze.

Il re o giudice dell’Amenti, sedente in trono, tiene nelle mani lo scettro adorno in cima d’ un fiore mistico, o altro fregio che sia: al di sotto del seg­gio sta vigile il sacro uccello, come attenenza al nume.

η. La dea compagna del dio infernale ritta in piedi, vestita di lunga e stretta tunica, tiene anch’ ella in ambe le mani lo scettro, 0 asta pura. Ambedue le fi­gure effigiate come sopra nelle fasce esterne di una coppa in terra nera. — Galleria di Firenze.

5. Figura con quattro ali agli omeri, due spiegate in alto, le altre distese verso terra : tiene molto della forma raccolta dei Pateci e Gabiri di grosso ventre. Fu trovata con altre consimili a Cerveteri, ov’ era l’ antica Cere. Hanno tulte ugualmente superficie piana

TAV. XXI.

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al di dietro, e quattro fori nelle ali ; il che fa certo che stavano poste per decorazione in qualche sepolcro, tenutevi appese con chiodi alle pareti.

Quanto è manifesta Γ imitazione egizia nei prece­denti bassi rilievi descritti, altrettanto è palese io questo l’ imitazione orientale. Di tal maniera i Fenici e Babilonesi effigiavano i loro dei maggiori con quat­tro ali 10 : e note a tutti sono le figure di simil fog­gia ritratte nei cilindri persiani, e in altri antichi monumenti sì dell'Asia occidentale come dell’Asia me­dia. Di misterioso significato in queste figure è la po­situra uniforme, e non dubbiamente simbolica, delle mani raggiunte l’ una all’ altra in sul petto: positura che si ritrova pur sempre anche nelle figurine egizie di Phtah riposte per entro le mummie, come im­magini di grande divozione funerea. Vedi tav. x l v i .

1. 2. 3.6. Coppa di forma rara con piede rotondo traforato,

ne’ coi sodi sono replicate quattro figurine in piede con asta nella destra.

8. Una dea vestita di lunga tunica e peplo in te­sta , ambo guerniti con ricca ornatura nel lembo. Ma- vico di un vaso simile al num. 1. tav. xxiv.

9. 10. Un uomo e una donna in piede, 1’ uno di faccia air altro, in atto di abbracciamento ; entrambi vestiti con vestimento civile. Rappresentano il solito

io Duae expansaej duae demissae . . . eundem quiescente vo­lare, et volantem quiescere, Suvcbohiat. ap. Eusbb. Pr. Ev. p. 3g.

»9

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congedo, o sia Pestremo a dio cooiogale per l'altra vita, sì frequente nelle scultore delle urne sepolcrali. Vedi tav, xxvii. 4 Ambedue le figure impresse sopra

manichi di vasi in terra nera.

TAV. XXII.

Vaso a un solo manico di notabile grandezza, le cui figure fatte a stampa vi sono replicate tre volte, e ricoprono tutto il ventre del vaso,

La prima figura a barba cuneiforme coperta d’ elmo e di corrazza, con due lunghe aste in mano, si vede ripetuta più volte in vasi della medesima specie (tav. XVII. i. Xxiv. i. l . 3), e vi sta certamente quale immagine d' una divinità potente e guerriera : la donna appresso colla testa ammantata può essere la regina stessa dei morti : non saprei qualificare V uomo bar* bato ch'ella ritiene per un braccio, e che si mostra con elmo in testa di foggia singolare, e con spada breve nella destra. 11 mostro gorgonico che segue con lingua tirata fuori e lunghi denti sannuti, armato in fronte di corna, e con due ali distese che muor vono dal petto, è Pimmagine terribile del gran dio4 infernale sotto figura d’ implacabile divoratore delle anime (vedi tav. cu): la figura barbata che gli sta vicino, alata agli omeri, è lo spirito conduttore delle anime, grecamente detto Mercurio Ctonio: Poca a' suoi piedi, sacra a Bacco, è un simbolo di deità in­fernale ; finalmente l’ultima figura mostruosa eoo testa

20

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ai

Animalesca vi sta bene per mistica corrispondenza con Anubi, qnal compagno del dio sovrano dell1 Amenti, e guardiano dei morti. L ’ uccello volante e l’ acquatico che gli sono intorno fanno quivi allusione al domma dei due principj, come animali avversi l'uno all’ al­tro, e di contraria natura: antipatici, al dire di Pli­nio, teneansi appunto l’ aquila e Poca, o il cigno. Così tutto nella singolare e unica rappresentanza di qoesto vaso si riferisce alle dottrine acherontiche: il serpente animale mistico, che cinge l’ imboccatura del vaso, è un attributo noto del genio buono: le repli­cate maschere gorgoniche con lingua distesa impresse nel manico e nel collo del vaso, la coi forma stessa spira fazione paesana, ripetono, come in altri monu­menti, le tremende fattezze del dio infernale. — Casuc* cini in Chiusi.

Niente meno singolare è la forma d’ un altro vaso assai grande in terra nera di Chiusi tav. cxvin. i. Vi si veggono figurate , come in altri vasi funerei, le solite immagini simboliche di mostri e fiere fram­miste con teste velate. In cima del coperchio, forato per quattro aperture, sta inginocchiata una statuetta, alta quattro pollici, che tiene la mano destra sul capo10 atto riverenziale: ha vestiario succinto all’ etnisca (tav. xxxvii. 8): nè qui può rappresentare altro che11 sepolto supplicante gli iddìi infernali} tema che frequentemente si vede ritratto sopra le stelo egizie. Molto gradita ha dovuto essere la forma di questo vaso ai Chiusini : cinque uguali, benché spezzati, ne

conta la sola raccolta Casuccini.

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TAV. XXIII.

i. Vaso a un manico, volgarmente detto Preferì- colo, che nella sua integrità aveva per ornato del ventre due cervi pascolanti, e quattro leste feminee coperte d’ una cuffia di foggia particolare, e con ca­pelli davanti inanellati : di stile rigido vetusto, non già d'inesperto artefice, ma bensì di scuola. Forse dessa è Γ immagine di una dea, la cui acconciatura poco differisce da quella del basso rilievo tav. xxi. 7.

a. Vaso simile ornato nel corpo di tre figure uguali con barba aguzzata, chioma prolissa, e asta armata di punta nella mano sinistra: lavoro di antica maniera.

3. Vaso simile con doppia fascia di ornati : nella superiore quattro galli, nell’ inferiore quattro tigri e altrettante teste crinite di cavallo. Sopra i due qua­dretti congiunti al manico da Γ uno e l’ altro lato, sono effigiate due protome d’ uomo e di donna ; o sia in compendio lo stesso soggetto figurato tav. xxi. 9. 10.

TAV. XXIV.

1. Vaso a un manico, dov’ è ripetuta l'immagine tav. xxii., l . 3. Nel corpo del vaso tre tigri divise l’ una dall’ altra per mezzo di un ornato fattovi dal formatore con lo stecco, e spesse volte replicato in queste figuline ( tav. g x v iii . 1.) 11 : la qual cosa noto

11. Vedi per confronto altri vasi chiusioi figurati della stessa maniera ap. Dempstero tav; 75. 76.

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espressamente per toglier via il supposto ideale, che sì fatto fregio rappresenti un vero priapo con quattro a li, come dice un recente spositore — Galleria di Firenze.

a. Vaso con testa di faccia barbata, e con capelli lunghi e lucignolati, la quale reputo essere un Bacco : benché di maniera non troppo antica. Vedi tav. ci. 12.

3. Vaso a due manichi perpendicolari, con sfingi capillate e alate tutt’ intorno.

TAV. XXV.

1. Vaso a due manichi orizzontali di non comune forma e grandezza ornato di maschere velate, e d’ una gran testa di faccia stranamente effigiata con doppie corna, che debb’ essere l’ immagine d'uno spirito delle tenebre: al di sopra del coperchio, sopra un lungo stelo, riposa un gallo, animale bene appropriato a deità infernale qual era Mercurio, avente sì gran parte degli attributi d1 Anobi.

3. Vaso a due manichi ornato di maschere velate e di due file d’ animali simbolici : cioè sfingi aligere tramezzate da ornati, e di sotto quattro corsieri alati volanti a tutta carriera.

3. Vaso parimente a due manichi con quattro sfingi colcate, alate e chiomate, della solita forma egizia.— Galleria di Firenze.

a3

12 Doaow, Voyagc don» ione. Etrurie. p. 34-

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*4TAV. XXVI,

i. Recipiente di forma quadrilunga con due aose o maniglie orizzontali, ornalo al di sopra di quattro maschere velate ; il lato di faccia lascia in mezzo una apertura semicircolare, per cui si ponevano le cose, che vi stavano entro collocate: cioè vaselli, e altri piccoli arnesi, come nella tavola seguente xxvu. i.

3. Vaso ornato di chimere con lingua distesa : nella sua integrità aveva quattro manichi. — Paolozzi in Chiusi.

3. Vaso grande in forma di globo con quattro ip­pocampi per ornato : simbolo di malo principio repli­cato spesse volte in questi monumenti funerei, e ri­tratto anche nei sepolcri di Tarquinia (tav. l x v h . 7.). Per gli Egizj ^ippopotamo, che di sua natura lene- vasi per voracissimo, figurava il Genio malo, o sia Tifone l3 : e sotto quella specie era pure veneralo in Ermopoli *4. — Galleria di Firenze.

4· Tazza ornata di un fregio di oche Γ una dietro all’ altra: uccello proprio delle divinità notturne, e massime di Bacco. 11 fermo non isvelto piede ha teste velate e leoncini come nella tav. xvn. 2.

5. Vaso a quattro manichi con altrettanti cavalli aligeri o pegasei tratti a volo.

13 Tvfivtvx Ιηιτδΐτότάμγ είκΛψεηhv. Eused. Pr. Evan. 3. 12. p. 116,14 Plutàhch. de Itici, p. 371.

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TAV. XXVU.

*5

i. Recipiente sostenuto da zampe leonine ornato di faccia con sfingi colcate senz* ali, ed ai quattro canti con teste velate e alate. L’ apertura in mezzo semicir­colare lascia vedere ciò che v* era riposto : vaselletti, un piccolo pestello, on cucchiaino, e un figurato gallo, Questa singolare qualità di monumenti, che si trovano tali quali nei sepolcri etruschi di Chiusi, han dovuto estere puramente simbolici del rito funereo : il gallo, che si ripete così spesso, v* aveva certamente allusione.

3. Faccia opposta del medesimo recipiente , dove tono ripetete le medesime sfingi : nel mezzo e da una delle branche animalesche sorge una figura feminea colle braccia aperte, e con due ali al petto distese in alto.

3. Vaso grande a un solo manico alquanto indi· nato, dov’ è scolpita una faccia umana, ed una figu· rina in piè: sotto il piede del vaso si trova segnata con lo stecco 1* etrusca lettera A.

4* Vaso d’ uguale forma ornato di maschere, o (àcce umane allungate a guisa di larve : nel manico ai vede rappresentato il solito congedo di due coniu­

gati. tav. m 9. 10.Molti fono i vasi di questa medesima foggia num. 3·

4. trovati negli scavi del Ponte alla Badia e di Ca­pino, o sia nella grande necropoli di Vulci l5. Per la

*5 Vedi Tom. u. p. *5o.

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forma, grandezza, e notabile pesantezza loro, è ma­nifesta cosa che non han servito ad usi domestici, ma soltanto per apparato e per servigio dei funerali. Ab­bondantissimo è il vasellame /iella stessa specie in terra nera non cotta, che ho veduto sul posto, tratto da quelle grotte, massime con i consueti simboli di sfingi, leoni e grifi : le figure delineate appresso in questa tavola sono prese da vasi colà ritrovati: le forme vi sono generalmente vaghe, piuttosto proprie e nostrali, che d’ altra foggia : benché, a dir vero, nessuna di quelle figuline abbia Γ importanza dei va- eell amenti istoriati chiusini, sia per la singolarità dei soggetti, sia per arte di disegno, che in questi ultimi non manca alle vo te di buone proporzioni, né di naturalezza.

5. Vaso a un manico o Prefericolo con tre figure di baccanti: suona l’ uno la doppia tibia; tripudiano gli altri: il primo ascoforo tiene l’ otre vinaria in sulla spalla e un tazza in màno; l’ altro col rhyton,o corno potorio: la testa a rilievo interna congiunta al manico é di Bacco.

6L Balsamario di foggia orbiculare molto simile ai Canopi. Museo del Collegio romano.

7. 8. Vasi di terra rosea ordinaria in forma di glo­bo , con suoi coperchi ornati alla cima di mostruosi animali. Si trovano in molto numero tanto nei sepol­cri di Vulci, che di Tarquinia.

, 9. Vaso di terra nera a due alti manichi con etru-

sca iscrizione fattavi col graffio: vedi tav. ci. 16· — Presso Feoli in Roma.

»6

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10. Vaso da bere della solita forma antica a guisa di corno terminante in una testa di bne.

11. Vasello o recipiente a forma di culla retto da un piede, con testine crinite di cavallo a ciascun lato.

12. Fiala di collo lungo, facile all’ uso di versare il liquore.

13. Tazza da bere con svelto manico: entrambi di foggia tarquiniese.

ΤΑΥ. XXVIII.

In questa tavola e nelle tre seguenti porgo delineatii più grandi importanti bronzi etruschi trovali nel 1812 nel territorio perugino, i quali per la singolarità del significato, e per lo stile vetusto, che sente massima- mente un fare egizio, debbono aversi tra i più antichi e rari pezzi venuti finora a luce dell1 arti italiche: monumenti tanto più notabili, quaoto più maggior· mente confermano l’ identità di certe dottrine etnische colle simboliche orientali ed egizie.

Il cootrasto e perpetuo combattimento dei due genj contrarj, o sia dei due principi di natura necessari all’ ordine dell’ universo » fondamentale sentenza della teosofia, si vede assai bene rappresentato in queste kmioe sotto forma simbolica ed allegorica.

Emanazioni o forme particolari del Demogorgoneyo altrimenti della intelligenza demiurgica ,6, erano

*7

16 Vedi Ton, u. p. 101.

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αβ

ugualmente per gli Etruschi tanto il genio buono, ctitì il cattivo, generatori del bene e del male per tutta la macchina mondiale. La fìgura primitiva dello spirito malo, divoratore delle anime, si ha tutta intera nel mostro gorgonico effigiato tav. xxu., ci. 6 ; e più in compendio num. i. 2. 3. 8. 10. All’ opposto l1 altra figura gorgonica priva di zanne, e di più placido aspetto, qui rappresentata nel mezzo del quadro princl· pale num. 5, è un simbolo dell’ autore stesso del bene reprimente il male. Con ambo le braccia distese al­lontana da sé, e preme fortemente per il collo due gagliarde fiere che raffrontano, simboleggienti pur esse,

-fecondo il concetto popolare, genj perversi : quasi nel· Ostessa forma che si vede effigiato uguale contrasto ne* vasi chiusini tav. xvii. 5., xxi. 1. 2; in un sepol* ero tarquiniese tav. lxiv. 4 5 € itl scarabei funebri tav. xlvi. 8. ia. 17. 18. a3. A destra di chi guarda sta fuggente un ippocampo, o cavai marino, altro sim­bolo del perverso Tifone (tav. xxvi. 3): al di sotto di quello solleva il colló ritto in sulle gambe e risen­tito un uccello parimente simbolico: pare della spe­cie di quelli che si veggono appresso i numi benivo­lenti tav. XX.

Nel quadro episodico allato num. 1. vedesi un* grosso cinghiale selvatico, cui vien passata da un canto al- 1’ altro la gola dal cacciatore armato di un verrettone, nell’atto che due gran molossi gli stanno addosso ad­dentati per fermarlo : segue un servo che mena le­gato un altro cane per aiuto : vicino si mostra un ca-

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tal marino come nell’ altro quadro. Ìndi (2. 6.) una figura feminea con chioma prolissa, veste lunga e stretta al corpo, dove al dorso e sotto il ventre son collocate le pinne a guisa di pesce. Seguono appresso rivolti ad un’ altra impresa, due cacciatori arcieri in veste succiola: manca ivi ciò che compiva la scena figurata entro la cornice intorno.

Si può presumere che per figura d’ allegoria la caccia qui rappresentata abbia correlazione alcuna col tema principale dei due principj, in cui sovrasta la facoltà migliore. Il cinghiale selvaggio, considerato qual fiera nociva,' si ri presenta spesso in monumenti figurati etruschi d’ ogni maniera *7: assalito nell'i-

17 II cinghiale o il porco, animale tenuto per impuro, im­mondo , nocente alle campagne e ai luoghi colti, ha una signi· ficanza notabile nell'antichità primitiva e religiosa. Un cinghiale, ministro di vendette divine, uccide Atti; mette in brani Adone; devasta la Lidia, le terre di Calidone, le selve di Erimanto ec. Gli Egizj non immolavano U porco se non se alla Luna « ad Osiride, o sia il Bacco dei misteri ( H e b o d o t . 11. 47 ) : > Fenici e gli Ebrei non lo sacrificavano, nè lo mangiavano mai: lo stésso facevano i preti della città santa nella Siria (Luciah. De Dea Syr. 13). Nè porco, nè cinghiale immolavano i Gelati di Pessi­nunte (Pausas, vii. 17): infine cotesto animale abominevole era vittima più specialmente atta ai sacrifizi di Cerere vendicatrice i beni suoi.

Prima Ceres avidas gavisa sanguine porcae Ulta suas merita caede nocentis opes.

Ovid. Fast, u 349-58., iv. 4*4·E col medesimo intendimento il coltello vendicatore Γ immolava a Silvano, ai Lari ςς.

*9

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stesso modo» e sempre depresso da differenti animali di tutt’ altra natura e costume, vedesi il cinghiale nella lamina di argento ritrovata insieme con questi bronzi stessi ( tav. x l v . 2 ) ; nelle sculture di un sepolcro di Tarquinia ( tav. l x iv . 4 ) > fregio della patera a destra (tav. x t ix ) ; nel vaso dipinto all’ egizia (tav. l x x i v . 7.); nel vaso tarquiniese (tav. x c v iii . i . ) j

in scarabei funebri ( tav. x l v i . 18., ex vii. 7 ) 5 ed in molti altri monumenti nostrali x9. 11 cacciatore barbalo vestito alla maniera antica con veste succinta) e in atto di uccidere la fiera dannosa , mostra far quivi alla volta opra di valore e di beneficenza. Di con-: cetto asiatico è senza dubbio l’ immagine della figura mitologica partecipante della natura di donna e di pe­sce: quasi come le favole sirie dicevano essere Àter- gati la dea, o Derceto: il petto rilevato, la chioma prolungata alle spalle, la veste lunga, le maniche brevi, palesano in questa immagine sì stranamente foggiata natura feminea. Quale si fosse il ministerio cui era diputato questo ente nella demonologia etrusca, e quale il titolo che portava, è ignoto al pari per noi ; ma sicuramente egli aveva qui correlazione con la seconda scena episodica del presente anaglifo, ora mancante, in cui gli arcieri, attori secondari, fan

18 Ivi nel suo rovescio, non disegnato.19 La caccia fonata di uno sterminato cinghiale si vede di più

replicata in pittura su le pareti di un sepolcro tarquiniese ulti· mamente scoperto. Vedi alla tav. lxviii. n. 1.

3o

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Zigiustamente presumere vi fosse rappresentato ì»n sog­getto conforme di venazione.

3. Malamente io questo quadro bo creduto ravvi­sare altra volta Ercole domatore dei leoni Giteroneo e Nerneo *° : laddove qui pure simbolicamente si vede esposto il preminente potere del genio buono sopra il perverso» Assai trasparente ili questa lamina è l’ allei goria del domina : Γ abborrito malo demone, simbo­leggiato ; siccome altrove, da fiere indomite, sta quivi come incatenalo dal suo contrario agatodemone, ar­mato per più ostare di gladio. 11 soggetto, benché diversamente ritratto , è lo stesso effigiato di soprS num. 5. La varietà dell'artificio e delle figurate for­me , cosi in questo, come in altre rappresentanze del simbolo, proviene non tanto dalla diversa maniera dell9 artista nel concepire uno stesso tema emblema­tico, e in personificarlo, quanto dalla varietà dei tem­pi , di fògge » e di stile nell9 arte : così di fatto qua­lunque altra immagine concernente al dualismo ap* parirà più sótto affatto mutata di sembianze e di forme nei monnmenti dell* Etruria latina.

4· Sfinge colcata e alata con lunga e copiosa ca­pellatura di maniera egizia: nel rosico lato un leone ugualmente posato e desto. Entrambi custodi e vigi­lanti guardiani delle cose sacre, si veggono figurali molto spesso nei monumenti sepolcrali. La sfinge,

io Antichi monumenti per servire a lt Italia ec. p. vii», ed. se· conda 1811.

T om. IH. 4

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come simbolo nolo d’ intelligenza e di forza *f ; il. leone, qaal emblema di Bacco,, di cui rammentava le prodezze nella pugna contro i giganti M.

6. Sfinge similmente coricata e alata, con trecce molto studiate alle spalle.

η. Donna di giovanile aspetto, con capelli inanel­lati , lunga veste, e peplo in testa ripiegalo sopra le spalle : porge con la mano destra un balsamario, e con la sinistra sollera alquanto la veste. Vedi appresso

tav. xxxi. 3.I bronzi num. i. a. 3. 4· 5. 7. esistono oggidì a

Monaco nella Gliltoteca dei re di Baviera : il num. 6 nel Museo pubblico di Perugia.

TAV. XXIX.

1. Statuetta muliebre immota, che puossi presu­mere una dea, con veste lunga e stretta al corpo, tutulo o berretta conica io capo, e al di sotto un velo o panno breve pendente addietro sopra le spalle, cal­zari a punta rilevata : foggia di vestimento antico lutto nazionale.

4· Statuetta parimenti muliebre e immota, con braccia distese lungo le membra del corpo, tutulo in testa, capelliera prolissa, veste lunga fino alle cal­

2 1 Ά λ κ ιί xotì cuvtats. C lem . A le x . S tro m . p . 2 ^2 .

22 R h o etu m re to rsisti leo n is

U nguibus j h o rr ìb iliq u e m a la .

H o b a t. h. o d . i g . 23 .

3l

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cagna, sopravveste o paramento, il cui estremo lembo

ha forma semicircolare, e calzari con punta.

a. Una dea fornita di quattro ali al dorso, due

distese in alto, le altre verso terra: ha tutulo in

capo, capelli lunghi e intrecciati, anelli agli orecchi,

calza mento a punta: nella destra tiene per simbolo

una colomba.

Non v* ha dubbio che il tipo primitivo di questa dea ignota non sia di concetto asiatico : nè solamente

le quattro ali, a quel modo conformale *3, ma Li co­

lomba stessa è un simbolo tutto proprio della reli­

gione fenicia *4. Per gli Assiri , reputa vasi il più sacro

di tutti gli uccelli *5 : la sua facoltà divinatoria era

ugualmente sacra agli Egizj. In quest1 idolo tuttavia ,

come in molti altri di maniera vetusta, a indubitati

segni d’ origine aliena, si veggono appropriate vesti,

caliamenti, acconciature del capo, e ogni altro ador­

namento di foggia etnisca.

3. Statuetta muliebre con due ali spiegate 9 che si

muovono dal petto, braccia composte dinanzi, tutulo

in capo, da cui pende alle spalle un lungo velo, ve­

ste ornata, e calzari con punta. La singolarità delle

ali attaccate al petto non è nuova in questi vetusti

simboli degli Etruschi : sieno pur dessi, secondo mi­

tologia, rappresentativi di dei, di genj, o di qualun­

que altri spiriti della gerarchia celeste. Vedi tav. xxi.

3. , XXII. XXVII. 2.

23 Vedi sopra p. 19.24 Bora a r t, Phocnic. p. 813.

ί5 L u cia», (te dea Syr.

33

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5. Mostro marino, la cui parte superiore dal mezzo

in su ha il petto, le braccia e il volto femminile,

con capelli studiosamente inanellati dinanzi, e intrec­ciati lunghi alle spalle: il restante del corpo è io

forata di pesce che si svolge in diverse sinuosità,

con natatoie radiate dorsali e ventrali: un’ estrema

pinna raddoppiata alla coda del mostro. Sì fatte fi­

gure mostruose della primitiva mitologia tanto virili,

che feminee, terminate a coda di pesce, della specie

dei cetacei, sono frequenti in monumenti etruschi,

massime sepolcrali : V idea di distruzione o di cattivo

principio vi suol essere connessa, quasi parli del

maligno Tifone. Consimili mostri di natura maschile

e femminile si veggono figurati qual confacente sim­

bolo nelle pitture dei sepolcri di Tarquinia; in scul­

ture di Chiusi (tav. lv i. i o ) ; in vaselli di maniera

egizia; in altro bronzo perugino qui sotto esposto

( tav. xxxi. 4· ) » e e* Pure negli snelli che pone· vsnsi in dito ai morti (tav. x lv i. 19) : tanto era

grande la cura per tutti di placare il possente genio

melefico.

Nelle urne sepolcrali etrusche di bassa età si tro­

vano con la stessa intenzione religiosa frequentemente

scolpite Scille, Glauchi, e altri mostri marini di si­mile natura, benché figurati secondo le idee mitologi·

che greche o romane: di che porgo esempi nelle

tav. ex. cxi. *6.

26 Vedi per altri confronti i monumenti per servire a lt Italia ec. tav. xxin. h it .

34

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6. Leone sedente nella solita positura di guardiano e difenditore : piccola statua notabile pel corretto di­seguo antico.

7. 8. 9. Tre facce d’ uguale foggia, dimensione, e ornato, che unite insieme formano un tripode o sot­topiede, il quale sosteneva il fusto di un candelabro ad uso religioso. Nella prima faccia num. 7 sta effi­giato Ercole giovane ed imberbe, coperto della sua leonina al di sopra d’ una veste succinta a mezza co­scia: strigne con la destra non so qual cosa figurata, che ben potrebbe rappresentarvi 1’ arco piegalo da saet- tare, come nella tav. xxxi. 1. NelPaltra faccia num. 8 si ravvisa chiaramente Giunone, salvatrice : vestita di lungp tunica, ella porla in capo una pelle di capra cornuta, che le pende giù da ambo i Iati lungo le membra del corpo : i suoi calzari sono a punta : nella sinistra imbraccia lo scudo *7.

La tersa lamina num. 9 preseuta un’ altra dea co­perta di ampio peplo, che le discende dalla sommità della testa fin quasi all* estremi là della tunica: sol­leva con la mano sinistra la veste, mentre con la de­stra distende alquanto il suo peplo: gesto non dissi­mile a quello della diva efligiata nelle antiche figuline di Chiosi tav. xxi. 8. Non avendo simbolo suo proprio tengo per ignota questa dea.

Tutte e tre le lamine descritte sono cesellale con

27 Iuno Sospita . . . asm pelle caprina, cum hasta, ctun scu· tufo, ctun calccplU repandis. Gasa. de Div. 1. 29.

35

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molto artifizio, a causa dei sottosqoadri profondi che ne rendono la «cultura assai rilevata: le due prime esistono intere nel museo regio di Monaco: la terza num. 9, che compie il tripode, nel museo di Peru­gia. In entrambi i musei si trovano pure duplicate tulle Γaltre statuette qui disegnate: meno quella se­gnata num. 6, esistente nel solo museo di Monaco.

TAV. XXX.

ì. Frammento al naturale di una lamina di bronzo finemente cesellata a basso rilievo. Ercole giovane ed imberbe si rappresenta di nuovo coperto d’ una pelle leonina in atto di saettare: impugna l’ arco scitico piegato ad angoli acuti : il braccio sinistro, che regge l’ arco portante sue frecce, è ornato di armilla: la clava, che vedesi sospesa in alto, poteva esservi retta dal suo fido compagno ed oploforo, mancante nel monumento. Di faccia ad Ercole stanno due guerrieri nobilmente armati di galea cristata, di giavellotto, e d’ ampio scudo rotondo: armatura propria dei fanti etruschi delle prime file. Le mancanze per rottura di questo singolarissimo basso rilievo, del più antico e diligente tu stile, non permettono d’ iuterpelrare qual mito vi fosse esposto : bensì tutto spira nazionalità di costume etrusco in cotesto pezzo, molto fedelmente disegnato. — Museo di Perugia.

3. Frammento di altra lamina d’ uguale stile antico, in cui si veggono i vesligi di un ben formato eoe·

3G

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chio a due ruote col suo timone ; in oltre quelli delle sole code dei cavalli e dell1 auriga. — Museo di Pe­rugia.

3. Una divinità con barba cuneiforme, e con ca­pellatura prolissa, vestita d* una tonicella stretta alla vita fino a messa coscia, e armala di folgore nella destra : con la sinistra preme fortemente il capo d1 un uomo, al pari barbato, che a bocca semiaperta mo­stra sentire il duolo del ricevuto colpo. Il dio offen- ditore è certamente uno dei nove iddìi, che secondo la dottrina etnisca avevano facoltà di tirare il fulmi­ne: la figura percossa, di tanto minore statura a petto del nume, debb* aversi per umana, anziché per divina: forse erasi questo un mito particolare etrusco. Lamina molto guasta nel Museo di Perugia.

4· Uomo ignudo curvalo colle braccia distese verso terra, quasi come in atto di chiamar fuori le anime per invocazioni e scongiuri: ha lesta giovanile, con acconciatura del capo inanellata a guisa di femmina. La statuetta è di buon lavoro, e di stile non troppo rigido, indicante un9 arte migliorala. In fatti per que­sti bronzi medesimi, che vado esponendo, si può ben conoscere, che l’ essere al tutto ignuda le figure non è il carattere proprio dello stile etrusco il più antica — Museo di Monaco.

5. Lamina sottilmente tirata a martello, che rico­priva il piede intero di un mobile. — Museo di Pe­

rugia.

37

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TAV. XXXI.

i. Ercole barbato vestito con tunica succinta oome nella tav. y x ix . 7, e parimente coperto di pelle leo­nina; tiene l’ arco nella sinistra, mentre che in atto amichevole strigne oon la sua destra quella del nume similmente barbato, che gli sta dinansi. vestito d’ un largo e lungo manto : nella sinistra ha lo scettro di­vino adorno alla cima d* un fiore, o altro fregio sim­bolico, come nelle figuline di Chiusi tav. xx. 5. 7·11. ia v xxi. 4· ■“ Lamina assai guasta, di forma e di­mensione consimili alla precedente tav. xxx. 3. — Mu­seo di Perugia.

a. Figura umana con testa di toro in atto di muo· versi, con la destra alzata, e la sinistra pendente: parto mostruoso molto simile a quello effigiato in vaso chiusino tav. x x u , rappresentante uno spirito ddl’A* menti. — Due lamine uguali ne* musei di Monaco * di Perugia.

3. Donna vestita di lunga tunica e breve soprav­veste, ajubedue fregiate al lembo dei panni : ba lunga capellatura, e il capo coperto d’ una berrettina a punta bene ornata : si mostra in azione di camminare co? piedi scalzi: tiene nella destra un aupplioe ramo piegato sopra la spalla : oon la sinistra porge un va­sello in forma di balsamario. Altri interpetri hanno creduto ravvisare in questa figura una Nemesi: io vi scorgo soltanto una supplichevole, che riverente reca alla divinità mistiche offerte: quali erano appunto i

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rami sacri e preziosi unguenti. Il disegno di questa lamina sente sopra tutte le altre del fare egizio· —· Museo di Perugia.

4. Lamina circolarey in coi sono effigiate sette fi­gure tra mostri e fiere, tutte correlative alla dottrina del buono e malo geoio. Quasi eccitatore di pugna si. presenta il mostro con faccia umana barbata e coda

di pesce. L ’ ippocampo, il pegaso, il grifo vendica­tore, sono tanti simboli che porgono a un di presso la stessa combinazione d* idee : le altre fiere gagliarde e nocive, replicate in moltissimi monumenti etruschi, sono anche elle per dottrina orientale ed egizia altret­tante dannose attenenze di Tifone, potente di clien­tele e di partigiani: sicché in questa lamina, che puossi presumere destinata al rito funereo, veggiamo uniti insieme gli aderenti maggiori del temuto artefice d’ ogni male. — Museo di Perugia.

Le stesse fiere voraci e mostri, simboli tutti del malo principio., si ripresentano ancora frequentemente in pittore · sculture di sepolcri tarquiniesi e chiusini, col medesimo intendimento.

5. Protome di Sfinge alata con lunga chioma, e con berretta in capo, a cuffia a punta, rivolta addie­tro. — Duplicata nel museo di Moneco e di Perugia.

Tutti i bronzi finora descritti furono trovati alla volta, come ho detto di sopra, in un luogo del pe­rugino, unitamente con molto altre lamine di me­tallo istoriate, figure di lavoro rotondo, bassi ri­

lievi in argento cesellati, e più sorta di belli arredi,

3g

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la massima parie de* quali andò dispersa per P in­curia e l’ avidità dei trovatori. Non può esservi dub­bio cbe tulli insieme questi oggetti preziosi non fos­sero sepolti a cautela in quel nascoodiglio sotterra ; nè pare tampoco dubbioso, che sì fatti mobili ed arredi già servissero all* uopo di un sacrario o tem­pio. Per i vestigi indubitati d’ un carro votivo, cbe vennero alle mani de9 primi indagatori, fu credulo che il tutto s’ appartenesse alla costruzione e agli ornamenti di quel carro. Io stesso tenni allora questa opinione ·*, e debbo adesso ritrattarmi, perchè dopo nuovo e più consideralo esame dei monumenti stessi sono d’ avviso, che nessuna delle lamine o statuette soprauimentovate sì per la forma , si per le dimen* eioni loro, sì pel soggetto, non abbia mai apparte­nuto alla struttura d’ un cocchio qualunque. Ma piut­tosto che, fermate con chiodi sopra ossature di legno, desse ricoprissero veri mobili istoriati e ornati ad ap­parato di feste sacre : come lellisterni, altari porta­tili, od altri acconci arnesi; di che in oltre fa buona prova il piede intero d’ uno di colesti mobili, che ho dato di sopra in disegno.

Molto osservabile però è la differenza di lavoro e di stile che apparisoe in queste opere d’ arte: diffe­renza che opportunamente segue i passi e i progressi della statuaria più antica ; perciocché quivi, per buona ventura, abbiamo monumenti di età diverse adunati

»8 Antichi Monumenti por servire a lt Italia ec. p. vii.

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in lungo spazio di tempo o per le cure dei sacerdoti,

o per la pietà dei donatovi. Del più antico stile, elio sente ancor molto dell’ orientalismo e dell1 egizio, sono infatti le figure i. a. 3. 4* 5. tav. xxvm e xxix : alquanto meno rigido e con più movenza il bronzo lav. xxxi. 3: di maniera secca e dura toscanica le la· mine tav. xxx. i. 3., xxxi. i: più miglioralo e cor· retto, benché partecipante di stile vetusto, il tripode tav. xxix. η. 8. 9: di maniera quasi eginetica la figura tav. xxx. 4 * >n fine d’ un fare migliore, e con buoni panneggiamenti, il basso rilievo tav. xxyjii. 7.

ΤΑΥ. XXXII.

6. Una dea vestita di lunga tunica fregiata al Porlo, o coperta di un gran peplo, che dalla sommità della te­sta le discende parte sul petto, e parte addietro fino alla estremilii della veste, ha in piè le suola guernite di coreggia *9 : colla sinistra solleva alquanto la tunica per muovere più francamente il passo ; con 1a destra reggeva on simbolo mancante per rottura. — Museo Venuti in Cortona. w

Quest’ idolo in bronzo della più antica maniera porge I1 immagine d'una delle più principali deilk etruscbe femraioili, quale doveva essere venerata in sull1 altare: forse Cupra o Giunone. La stessa dea,

ag I pezzi sporgenti in fuora de'piedi, che si veggono nel di· segno, servivano a tener l'idolo fermo sopra una base.

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ugualmente velata, si ripreseuta sovente in altri simu­lacri etruschi d 'età e di artificio diversi.

a. Una dea nell* azione medesima della precedente, vestita della sola tanica a maniche corte, strette con fermagli : ha in capo il tutulo, calzari in p ii , e con la destra mano regge, a quel che pare, un pomo.— Museo Venuti.

3. Figura femminile o dea con petto e braccia nu­de, e con vestimento sciolto, che le ricopre la parte inferiore del corpo. Ha capellatura diligentemente rac­colta; pendenti agli orecchi, collana al collo; in piè stivaletti molto gentili ; nella mano sinistra tiene un fiore estivo appena sbocciato. — Già nel museo Co­razzi di Cortona; oggidì nel museo d*antichità di Leida.

Non dubbiamente si vede quivi effigiata Venere, quale si concepiva nella mitologia etnisca. A lei stava il presedere a’ germi delle piante, e di quanto nasce in natura : ben dunque le compete quel fiore di beltà e di giovanezza: simbolo consueto della dea.

i. Statuetta che nella sua grande semplicità mostra 1* altitudine, il vestiario, e le forme spesso ripetute nelle immagini femminili più antiche.·— Museo Dacci in Arezzo.

4· Idolo di uno de* maggiori dei etruschi, giovane e imberbe, armato della sua folgore nella destra. Vedi tav. xxx. 3. — Museo pubblico di Cortona.

5. Statuetta nuda virile di maniera vetusta, col

capo coperto di un galericulo fregialo all* intorno. Galleria di Firenze.

4*

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tav. xxxm.

i. a. Una dea coperta di alto tutolo, con vesti­menti stretti e ornati con più fregiature: tiene ar- mille alle braccia, e calzari a punta : alza la destra con gesto di amoroso accoglimento : con la sinistra soleva la tunica quasi in atto di camminare. — Museo regio di Berlino.

Riproduco questa statuetta con etnisca iscrizione in» cisa nel dorso 30, come un esemplare legittiftio del più vecchio stile: forse uno dei primi passi fatti nel- Parte quando cominciava a dar forma e mossa alle figure. L ’ immagine è certamente di dea primaria del- Γ antico culto italico. L’ atto consueto di sollevare dai un lato la tunica è un gesto puramente simbolico, che qualifica essere o natura divina: quindi sì spesso replicato in idoletti etnischi muliebri, perchè derivato da un tipo sacro originale della effigiata divinità!, cbe dagli artisti s’ andava ricopiando di età in età con va· riato atile. Le vesti strette alla vita, e la molta sot­tigliezza dei corpo sopra dei fianchi, 1’ unione e Pim­mobilità ne*piedi, sono bensì contrassegni certi dello stile ieratico più vetusto nel gittar di bronzo.

3. La stessa dea effigiata in uno stile meno antico.— Museo dell9 Instituto di Bologna.

3o Lascio qui, come per tutt* altrove, intentata qualunque in* terpetrasione delle iscrizioni etnische che portano i monumenti esposti: argomento grammaticale alieno al disegno dèli'opera presente.

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<4TAV. XXXtV,

3> 4. Statuette in bronzo rappresentanti la mede* sima dea figurata nella tavola precedente, coperte en- trambi del tutulo. —- Bacci in Arezzo.

10. Statuetta onda virile di maniera toscanica* — Museo di Cortona*

1. 5. 6. 7. 9. 11. Statuette imitanti Γ antico egizio.— Le figure num. 1. 9. nella Galleria di Firenze; le altre quattro nel museo Bacci.

8. 1*2. Statuette di stile egizio rinnovato. Gal­leria di Firenze e museo Bacci»

a. Idoletto etrusco di una deità agraria con falce nella destra. — Paolozzi in Chiusi.

Mostra questa tavola una serie di statuette in bronzo di foggia egizia, ritrovate presso che tulle nel terri­torio di Arezzo, di Cortona e di Chiusi : non poche altre statuette consimili si sono trovate più recente* mente a Vulci ( tav. xxxv. xxxvi ). È qui palese 1’ i- mitazione egizia, benché non tutti questi bronzi sieno, come si vede manifesto, per la fattura loro, di una medesima età. Alcuni, indubitabilmente molto antichi, sentono del fare più vetusto adoperato nella scuola toscanica, a cbe vi durò lungamente: si direbbono modellati sopra un primo tipo originale, quasi come foggia dello stile ieratico di pura convenzione. Altri, meno antichi, appartengono allo stile egizio rinno­valo, di cui ragiono nel testo. Tom. 11. p. 167. Questi saggi bastano all* osservatore intelligente come sinceri esemplari dell1 una e dell’ altra maniera.

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TAV. XXXV.45

io. Figura nuda virilo in bronzo d’aulico stile egi- zio-toscanico : ha in piò calsamenti di foggia etnisca»— Museo del Collegio romano.

8. Figura virile con lunga chioma alle spalle, di maniera antica imitativa egizia. — Museo Venuti in Cortona.

i. Figurina di uguale stile» ritrovatasi nella necro­poli di Vulci. —- Museo etrusco del Sig. Principe di Canino.

а. Figora muliebre vestita di una lunga tunica con pieghe ondeggianti e regolari, breve sopravveste fino alla cintola, e maniche corte a mezze braccia : ha capellatura inanellata e piedi scalzi. — Pr. di Canino.

5. Figura nnda virile, con pesante martello levalo in alto, simile a quello che si vede frequente in mano dei mali genj nelle sculture sepolcrali etnische (tav. l ix .

5. 7., cui. i. 3.)> Può egsere Tanato, o il genio stesso della morte : così Dispater vedevasi in Roma armato di un martello 3t. Statuetta trovata a Vulci. — Presso dei Signori Coudelori in Roma.

б. Ercole giovane imberbe e nodo* coperto soltanto della sua leonina, con clava nella destra. Statuetta ritrovata a Tarquinia.

7. Ercole nella virilità, imberbe, coperto di pelle leonina al di sopra d’ un corta veste: tiene la clava

3 i T ertu ia . ad nat. 1. 10.

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alzata nella destra. Idoletto trovato a Vulci. — Pr. di Canino.

Questa grande divozione per Ercole, nel rito se­polcrale, veniva forse dal mito che lo tiene per vin* citore della morte nella sua discesa agli inferni. Ma il vederlo sì di frequente effigiato imberbe nei vetusti idoletti etruschi, anziché barbato, fa molto probabil­mente credere, che in prima si volgessero gli artefici alla imitazione del solo Ercole Tirio, che di tal modo si trova sempre ritratto nelle medaglie fenicie.

11. Una dea vestita di sola tunica, con ali al dorsol e diadema radiato in testa 5 avente Γ atteggiamento medesimo della figura tav. xxxtu. 2. Statuetta molto antica, e rozza d’ artificio, trovata a Chiusi*

12. Un' altra dea, o forse là stessa immagine; effigiala d* uno stile più studiato e corretto : tiene in mano un simbolo equivoco. — Galleria di Firenze.

3. 4. Immagine di una dea ammantata di nobile palla, con diadema radiato in testa: tiene ambo le braccia aperte, e in ciascuna mano un uovo : simbolo d’ espiazione, bene appropriato a Proserpina infernale. Figurina di semplice maniera cesellata finemente. — Paolozzi in Chiosi.

13. Statua di un giovane di speciali fattezze: tiene in capo un’ alta copertura, o mitra che sia, avente la forma singolare di un’ oca dal busto in su. L’ oca è non dubbiamente un simbolo dei più notabili di Bacco e de’ suoi misteri : quindi non discredo sia un Bacco giovine e imberbe. — Venuti in Cortona.

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' l i Un dio indigete sembiìi quivi rappresentato sotto tè' forme di Èrcole giovane e imberbe: con la sinistra giù distesa tiene per le zampe unaag nell ina. Potreblie credersi un Lare, cui ai conta bene per simbolo V a- goella. — Galleria di Firenze.

9. Figura nuda muliebre portante in capo il calcato, 6 paniere sacrò; ha iscrizione incisa nel petto ΛΗ1 0 ΥΜ-, Bfuthina.

Il presente disegno è stalo calcato sopra quello che fu tratto dall1 originale nel 1753, benché non troppo accuratamente , come si vede *». Il canestro sacro fa bensì manifesto, eh* la 6gura qui simboleggiata te­meva convenienza alcuoa coi misteri : l'iscrizione Afa· ihina è la stessa che si legge per titolo di sepolcri, e sopra le patere, arredi dell’ estqoSe ; formula, come pare, d*espiazione e di preghiera. Vedi tav.* xlvui. Tom. 11. p. 320.

TAV. XXXVI.

1. 2 .'Un giovane cinto del pallio con alti calcei; nel modo che suol esser messa comunemente la torba dei Lari in bronzi toscanici. Statuetta di bella sem­plicità. —* Galleria di Firenze.

3s Si trova nelle biblioteca del Fu Proposto Venuti di Cortona, per entro un libro intitolato Conversazioni di Livorno, òon questo nota: « Statua trovata pochi giorni avanti del dì a*. Marzo 17 che il detto giorno (u presentata neBa convertttùone teputa in Li­vorno da un celebre antiquario oltramontano, che .deprava da qualche mese in Firenze. » — (Abbiam già avvertito αΙΙμ ρ. η. n. 3. che in questa nostra edizione i disegni sono di minor dimensione).

T om. III. 5

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4* Figurft nuda virile, ( >r,se un Genio fluviale, ςΐιβ in ciascuna roano tiene per distintivo di simbolo

pesce. Statuetta posta su di un arnese a colonnetta a «onte alla tav. cxm. —<- Pr. di Canino,

5. Minerva: una lunga e sottile tunica la ricopre;

la una specie di manto breve disciolto e la gorgone

in petto,. con galea cristata in testa. Sta in atto d|

brandire sue armi o di ferire: atteggiamento in cui si

ponevano per l’ ordinario gli dei guerrieri. — Museo

dell' Instituito di Bologna.

6. η. 8. Figurine di vario stile, e in differenti at?

tiludini, ritrovate a Vulci: la prima d’ imitazione

egizia j le altre due di fire anzi toscaqica, — Pr. di

Canino.

9. io. Gruppo di due figure appoggiatesi piacevol­

mente l’ una all’ altra: la più giovanile fecpinea ve?

stila di tunica e manto; l’ altra virile cinta di solo pallio: hanno entrambi in capo la benda, segno di

divina o d'orrevole stirpe: qual sia l'arnese che l'uomo

tiene pendente nella destra non saprei dirlo. —- Pr,

di Canino.

11. Giovane cinto di un panno eoo cappelletto so­

pra i capelli : tiene le gambe incrociate, appoggia·*

tosi colla sinistra ad un bastoncello, come in atto di

,mestizia dolorosa. — Pr. di Canino.12. |3. Figura virile con petaso o cappelletip i(i

tèsta, ammantata di un pallio listato e hene ornato, StàlUéttà finemente cesellata. — Paulozsi ία Chiusi..

3, Atlante pudo e barbato 4 IQA , sostiene sopra gK

49

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omeri colle sue braccia il cielo sotto forma di un globo

sparso di stelle raggianti. Ercole giovane ZXflAAfl

coperto della sola pelle leonina allacciata al petto, e

col capo cinto d'uno slrofio, tiene nella destra la cla­

va , e nella sinistra un pomo dell1 Esperidi : presso il

primo è una lancia fitta in terra, ed una pianta spe­

ciale , forse il silfio, denotante il luogo della scena:

cioè le parti della Libia vicina alle Sirti 9 dove re­

gnava Aliante padre e fratello d* Esperò.

È notissima la favola primitiva d’ origine cosmo-

grafica , die faceva d’Atlante il sostegno del cielo:

era di più tenuto dai poeti per invenlore dell1 astro­

nomia , che aveva esso stesso insegnato ad Ercole be­

nemerito 33. Assai rara è la rappresentanza figurata dj

questo m ito, e qui comparisce la prima volta di

mano d’ etrusco artefice. Lo stile non accenna un'o­

pera antica : e il ramo d’ ellera che ricigoe intorno

il disco, palesa senza più un arnese appartenente al

nuovo culto di Bacco 34. Notabile nel nudo è lo

sfarzo di parti anatomiche, più singolare è Γ epiteto

nuovo che porta Ercole (mostra intitolarsi Alceo) co­

munemente appellato behclb in altri monumenti etru­

schi, tav. z lv ii. xlix. cxvi. — Patera ritrovata a

Vulci. — Presso de1 Signori Feoli in Roma.

49

33 Diodo·, in. 5g ., ιν. ιη.34 Vedi Tom. u. p. 348.

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5o

Porgo per mostra in questa tavola alcune'fogge e

maniere usitate dell'antico vestiario civile.

i. a. L ’ immagine può essere di dea: però si fatta

foggia di stretta tunica e di manto in testa si trova

spesso nei bronzi più vetusti, quale ordinario vesti· mento delle femmine di onorevole condizione. 11 num. i esiste nella Galleria di Firenze.

3. Vestimento femineo d’ inferiore condizione, con

capelli rivoluti dietro e intrecciati a coda. — Bacci

in Arezzo.

' 6. 7. Vestimenta di nobili fanciulli d'ambo i sessi.8. Vestiario degli uomini assai comune, composto

di un semplice giubbone serrato a vita fino a · mezza

coscia. — Bacci in Arezzo.9. 10. 11. Vestiario volgare e servile, composto di

una sola fascia stretta in su i fianchi, ond’ essere più

pronti e spediti nel faticare. — Il num. 9. 10. presso

Bacci.

4· 5. Sacerdotessa in atto di fare libazione con una

patera: bel rovesciò epigrafe etnisca. Statuetta più

tosto rozza, cbe antica. —■ Presso dell’ autore.

ia. Subulo o tibicine etrusco in veste succinta,,

con due tibie, e con certa coreggiola che lega vasi

in giro al capo, e serviva d’ imboccatura, acciocché

l'appoggio dei flauti non offendesse la bocca. Sono

queste probabilmente le tibie dette turariae , s’ adope-

TAV. XXXVII.

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Siravano soltanto nelle funzioni sacre 3S. — Pr. di Ca-

nino.

13. Un fante armato alla leggiera , col nasale del-

Γ elmo abbassato, e in atto di lanciare di sopram­

mano un’ asta velitare : altre aste tiene apparecchiate

sotto il braccio sinistro. — Statuetta presso dell’ au­

tore.

14. Soldato con breve camicia, armato di elmo,

scudo, e spada di grossa costola a punta ; . di quella

forma medesima che ha Γ arme di ferro molte volte

riposta nei sepolcri etruschi. Pr. di Canino.

TAV. XXXVIII.

1. Figura militare· armata di grave armatura: elmo,

corazza, e alte gambiere: un breve grembiale copre

dinanzi la nudità : tiene la destra in atto di ferire : -

iscrizione etrusca, o dedica del monumento incisa nella coscia. - Statua molto antica di duro stile tosca-

nico. — Museo <F antichità di Leida.

a. 3. Statua di un guerriero delle prime file, pa­

rimente fornito di grave armatura: nella sinistra im­

bracciava lo scodo mancante. Museo, dell’ Instituto di

Bologna.4. Guerriero similmente armato : sopra l ’ elmo ha

per cimiere la testa di un aquilotto. Museo di Leida.

5. Figura atletica solo con elmo in testa, e in ,

35 So un. 5 : fatte di bosso dice Pmhio. xvi. 36.

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azione di muovere alla pugna. Posa βα di un tripode,

e serviva a reggere una lucerna. — Museo del Pr. di

Canino.

ΤΑΥ. XXXIX.

Una figura militare, ed è creduto Marte, nobil­

mente armato di elmo, scudo rotondo, e corazza di

squame, sotto la quale una tonaca cbe toccava la

carne: coprono ambo le gambe alti schinieri. Statua di

stile toscauico, disegnata con Γ usata durezza, quasi

eginetica. — ■ Galleria di Firenze.

TAV. XL.

Presento in questa tavola disegnati alcuni di quei

celebrati candelabri in bronzo tirreni, che sf adopera­

vano egualmente per usi religiosi e domestici, e che

il buon gusto dell’Attica non isdegnava di trovare an­

che belli. Vedi Tom. il. p. 2$j.

Pougo in primo luogo num. i il candelabro con

iscrizione etrusca già trovato nel 1746 presso a Cor­

tona. Posa sopra tre fermi piedi leonioi, ed è formato

d'una colonnetta scanalata nella parte inferiore; li­

scia nella superiore; a questa sono adisse 1’ una in

sull’ altra tre girelle ornate di fogliami, che van de­

gradando di circonferenza: altre minori girelle do-

veano seguitare per tutta la lunghezza del fusto, alla

cui cima pone vasi la lucerna. — Museo di Leida.

5a

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Di maggiore eleganza è il candelabro nata. 2, tro­

vato poco anzi a Voi ter ri, ed oggi esistente nella Gal­

lerìa di Firenze. Il suo fusto scanalato e svelto con

bella proporzione posa su di un piede formato da tre

cosce e gambe umane calzate, in mezzo alle quali si frammettono per ornato alcune palmette: una piccola

volpe insegue un galletto lungo il fusto, terminato

in cima da un grazioso catino, dove si abbeverano

quattro colombe.

Ecco Ik un giovine Satiro o Sileno armato del sno

pedo pastorale, ohe il valente artefice fece servire di

piede all’ arnese num. 3 : egli preme col suo baston­

cello un serpe comparso nell’ atto ch’ ei coglieva un

fungo ; e per ucciderlo scaglia con tutta sua possa un

sasso contro di quello. Posa sul capo del Satiretto no

grazioso fusto fatto a spire, lungo il quale giace un

cane, e alla cima del fusto sorge una Sirena alata al

dosso, che sollevando le braccia reggeva il piatto dove

ai metteva la lucerna. — Pr. di Canino.

A l di aopra di un carretto a quattro mobili ruote num. e di più guernito d’ altrettanti leoncini gia­

centi, sta ritto in piedi un giovane ermafrodito di

belle forme, o Bacco stesso, con armi He alle braccia

e monile al collo. Egli regge sul capo a guisa di Te­

lamone una coppa, ove ardeva la lucerna. — Pr. di

Canino.Tre piedi leonini alati, posanti sopra altrettante tar­

tarughe terrestri, formano la base di questo arnese

oum. 5. Al di sopra ua giovine androgino di fattezze

53

Page 62: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

delicate e rotonde, o sia Bacco, con acconciatura ina­

nellata da femmina, porge colia destra un pomo : il

fusto, distinto da due padellini bene ornati, è termi·

nato nella sommità da una pianta acquatica ; là dove

s’ adattava la lucerna. — Gandelori.

Questa grazia e varietà di forme ; questa eleganza

di belle allusioni, vera poesia dell’ arte, sì frequente

nelle opere degli antichi maestri, è sopra tutto nota­

bile in questa specie di arnesi d’ uso sì consueto al-

l ’ uopo religioso e al domestico : non potrei dire la

vaghezza, la diversità, la leggiadria di tanti altri can­

delabri o lucernieri da me veduti, e tutti ugualmente

tratti, come questi tre, dalla necropoli di VulcL L’al­

lusione a Bacco ed a’ suoi misteri è qui manifesta.

Bacco ermafrodito è lo stesso degli orfici coguominato

Mjrsès 36 : i Saliri ed i Sileni massimamente vi sono

bene appropriali: il pomo anch’ esso è un simbolo­

speciale di quel nume 37: perciò non discredo che sì

falli candelabri servissero appunto all’ apparato e al-

l’ uso de’ sacrifizi al dio datore di eterna beatitudine,

eia nelle cerimonie iniziali, sia nelle funebri. Si tro·'

vano numerosi nei sepolcri con altri sacri arredi, per­

chè era debito di religione, e conforme al costume

ohe ciò aveva servilo alla iniziazione in vita, e alla

espiazione dell* anima dopo morte, si avesse seco nella sepoltura.

36 Oura. Hymn. 4 «·37 TsócaiT. ldyL 11. 120.

54

Page 63: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Insieme eoo i candelabri, e certi arnesi di cui ra*

giono più sotto tav. c x m , si sooo ritrovati alle volte

in quei sepolcri di Vaici tripodi, o sia are portatili

io bronzo, di non minore vaghezza e leggiadria di

forme, con simboli non ambigui parimente allusivi al

culto di Bacco. Alcuni di questi attrezzi più notabili

si conservano nei museo etrusco del Pr. di Canino*

Uno di essi sopra ciascuno dei tre piedi a traforo ,

che sostengono il recipiente, ha per ornamento sim­

bolico due protome di cavallo, come nei vasi di

Chiusi tav. cu. 8 ; consueto emblema del transito delle

anime all1 Èrebo. Nello spazio in tra Γ uno e V al~

tro piede sono collocale tre distinte figure di alto ri­

lievo T una all'altra corrispondente: la principale è

capillata, barbata, e alata agli omeri, con veste corta,

e calzari similmente aliferi, porta sulle braccia un

giovane come estinto. La figura appresso che l ’ in­

segne ha cimiero in testa, calzari alati, e gladio

nella destra: indi vien dietro Ercole coperto della sua leonina, e con là clava sollevata in positura mi­

naccevole.

Non pare dubbioso che l’ immagine primaria sia il

buon Genio conduttore dell’ anime agli Elisi, o se

vaolsi altrimenti Mercurio infernale, inseguito dal Ge­

nio m alo, contrastante alla beatitudine di una vita

futura. Non discende Ercole al soggetto qual com­

battitore egli stesso e trionfatore della morte. Così

sempre più si conferma che gli arredi, i quali si rin­

vengono nei sepolcri hanno precipuamente servito al

sacrifizio e ad ogni altro rito funereo.

55

Page 64: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Non debbo penare sotto silenzio certo numero di

pezzi di bronco molto più singolari nel museo del Pr.

dì Canino. Per l’ unione di sì fatti pezzi, trovati insie­

m e, si conosce obe dessi formavano come un gran

cerchio, il quale, nella sua integrità, stava fisso per

molte punte dello stesso metallo sopra una ruota, o

disco di legno che si fosse : questo legno trovossi im­

putridito. I mentovati pezzi hanno di larghezza circa

quattro pollici, quanto era la grossezza della mota:

una fila continuata di piccole oche in rilievo ricorro

luti*intorno alle due estremità laterali: nel mezzo

stanno prostrate e confitte figure virili di mezzo palmo

incirca nude e barbate, in attitudine di pena} e tra l’ una e l ' altra figura umana alternatamente stanno

poste figure di due specie di quadrupedi : 1* uno di

essi può essere 1* Ippopotamo \ l’ altro, parimente eao-

tico, mostra ugual natura feroce: entrambi tengono

•palancata Torrida bocca per indizio dell’ appetito loro

divoratore.Niente meno angolare è un lungo fregio alto forse

a tre pollici di bronzo, il quale si piega da più lati

mediante acconci mastietti dello stesso metallo : il fre­

gio di getto fatto a traforo rappresenta più file rad­

doppiate di piccole ocbe, sotto le quali sono poste

altre file di piccole figurine in forma di larve. Il tutto

è assai rozzamente lavorato.

È cosa manifesta che i bronzi qui descritti non

han potuto servire che per la sola mostra ed appa­

rato: il luogo dove furono ritrovati, con altre molte

56

Page 65: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

suppellettili di maggior pregio, era più tosto no na-

aoondiglio sotterra , clie un sepolcro. Che però il si­

gnificato loro si riferisca a Bacco ei fa palese per

F uccello acquatico, simbolo speciale del nume, ripe­

tutovi le tante volte : Γ Ippopotamo è lo stesso Tifone

( vedi p. 24. ). Or dunque, divinando, può aversi per

cosa molto probabile, che cotesti strumenti d’ appa­

recchio abbiano servito alle celate iniziazioni dei mi-

eteri, le quali, com’è noto, avevano una parte scenica

o teatrale, in cui per ordigni e macchine si rappre­

sentavano tra V altre cose i futuri destini dell’ anima

nel Tartaro e negli Elisi. Lo spettacolo degli inferni

mostrava tutte le pene ed i supplizj, di cui gli uo­

mini potevano essere tormentati lfe entro. Quindi le

figure soprarnmentovate sarebbono anime punite, che

senza avere mai posa van girando su di una ruota;

gastigo infernale ben cognito per la favola d’ Iasione :

volgare poi è il concetto acherontico dei mali Genj

eolio figura di fiere insaziabili e crudeli. Così pure

le figurine, o sien larve del fregio, ivi acompagnate

con altrettante oche, vi possono avere corrispondente

significauza.

TAV. XLI.

Undici pezzi in bronzo di questa foggia, num. 1,

ti trovarono insieme non guari tempo addietro in un

sepolcro nobile scopertosi presso a Corneto, dov'era

Γ antica Tarquinia. Stavano essi da prima appesi alle

57

Page 66: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

pareti per ornato. Sooo fatti d’una lamina sottile molto

finemente cesellata. Nel messo di ciascun disco, inca­

vato tutt1 intorno , v ’ apparisce chiaramente effigiato d’ alto rilievo in vario sembiante Bacco bicornigero

barbalo, e porta le basette all’ antica, con orecchie

di natura bovina num. i. a : la cavità degli occhi è

ripiena d’ una pasta già lucida, nerissima nella pu­

pilla sopra un bulbo bianco: pareochi dischi hanno

in cambio per ornato nel centro una testa leonina'

con lingua distesa num. 3, e v’ appare anche in ta­

luni qualche vestigio di doratura. Il disegno è della

più antica maniera : il dio grande vi si mostra in,

età diversa, rigido e severo; grandiosa soprattutto

è Γ espressione del più senile num. i con grave so-,

pracciglio.

In questo medesimo sepolcro, gik frugato antica­mente, fu trovata una base di pietra del paese* con.

etrusca iscrizione. Vedi tav. cxx. 6.

4· Effigie di Bacco senile parimente bicornigero

con orecchie bovine : bronzo il quale serviva di or­

nato a qualche attrezzo d’ uso bacchico. — Pr. di

Canino.

5. Statua in bronzo di Bacco, soltanto bicornigero,

in età virile, ed imberbe: ha il capo cinto della mi­

tra, monile al collo, armille alle braccia: è notabile

assai in questa immagine il viso corto e schiacciato,

con le ossa delle gote rilevate, e col mento arric­

ciato alquanto : indizi non equivoci di razza forestiera.*

Sopra tutto singolare si è la posizione elevata delle

58

Page 67: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

%orecchie, e del foro auricolare a livello della linea

media degli occhi; particolarità soltanto osservabile nelle statue egizie. Lo stile del disegno scuopre molta

antichità : l’ atteggiamento, quale gli artefici, usciti ap­

pena del fare egizio, solcano mettere gli dei 38. — Mu-

'aeo del Collegio romano.

6. 7. Statuetta in bronzo di un Sileno barbato, iti·

fallico, di finissimo lavoro. — Presso del Sig. cav.

Thorwaldsen in Roma.

8. 9. Statuette in avorio d’ imitazione egizia. —

Pr. di Canino.

10» Due figure di sesso diverso giacenti so cPuù letto

tridinario: costarne proprio d’ Etruria. Vedi Tom. 11.

p. ao3.

11. Una piccola figura virile con lancia abbassata in

atto di gagliardamente affrontare uno smisurato leone: soggetto simbolico analogo al tema della tav. xxviir.

1. 2: nel rovescio due lettere intagliate etrusche.

1 3 . i 3. Quadrupedi di varia specie giacenti in ri­

poso: nel rovescio lettere etrusche.

Sono questi quattro pezzi sciolti in avorio figuràti

a basso rilievo, con vestigi di colori e di doratura,

trovati nei sepolcri di Vulci: parecchi altri ne ho ve­

duti presso del possessore Sig. Pr. di Canino, pari*

mente intagliati in avorio, o in osso, con simboli

38 Vedasi per confronto un altro bronzo etrusco di Bacco bicornigero barbalo, già del museo Corazzi, ed ora in quello di Leida: statuetta molto antica figurata non malamente nel Mus.

Corion, ta?. 7, e nel Mus. Etr, T . 1. tav. 53.

Page 68: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

presso a poco uguali. Tengo opinione che fossero le

facce laterali di quelle cassettóne che pone·

vansi nelle tombe a lato del morto, per chiudere e

custodire piccole suppellettili di donativo, o d’ atte­

nenza dell’ estinto: molte di queste cassettone in le­

gno figurate e dipinte, che servivano al medesimo uso,

si trovano nelle , tombe egizie frequentemente.

TAV. XLII.

i. Lupa esistente nel Campidoglio: alla palmi tre

once cinque romani, lunga cinque palmi on. 6.

È questo il più singolare e il più raro monumento

in bronzo dell’ arte vetusta : opera cbe sente molto del

migliore stile toscanico, se non più tosto di mafto

d’ etrusco artefice. Molto verisimilmente è la statua

che gli Ogulnj, edili curuli fecero Ciré nel 45$ , e

dedicarono in un’ area sacra presso il Lupercale, dove

la vide Dionisio; che la qualifica di antichissimo la­

voro *9. Abbiamo in quella un esemplare sincero dello

stile toscanico, quale correva circa la metà del quinto

secolo. Bella è la simmetria, corretto il disegno, na» turatissima Γ espressione di fiera ammansita lattante

i due gemelli, ma soprattutto ammirabile per iotelli-

genza di forma, e per la maestria con cui è trattato

il bronzo in tutte le sue parti.

Mostra la gamba, distinta nella presente tavola,

6o

39 Vedi Tom. 11. p. *35. n. 5o.

Page 69: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

quella tal fraltnra del bronzo che vedesi nell’ originale,

e fa ripetere a molti esser dessa la medesima lupa,

che fu colpita dal fulmine ai giorni di G. Cesare:

tutl’allra però era cotesta statua posta in Campidoglio,

dove, secondo che dice Cicerone, il fulmine non

toccò la lupa, ma la svelse, e distrasse l’ immagine

di Romolo 4°.

a. Chimera, statua in bronzo alta due palmi ro­

mani, lunga quattro. — Nella R. Galleria di Firenze.

Fn trovata in Arezzo nel i 534 mancante della coda, la quale è restauro moderno. La statua è giu­

stamente lodata per la purità dei contorni, per la

simmetrìa, e per la molta espressione del furore cor­

rispondente alle ferite cbe ha sul tergo, e su la testa di

capra già moribonda 4«. Lo stile nobilitato di tanto, come si vede, per forme corrette e grandiose, sente

tuttavia non poco della maniera antica; soprattutto

nei velli. Trattati nella stessa dura foggia s’osservano

nei bronzi perugini tav. xvm. 3., xix. 6, ed anco nelle

figuline ordinarie di Chiusi xxvi. a : da ciò si conosce

senza fallo esser questa una maniera convenzionale

tutta propria dell’ arte vetusta.

Nel concetto più antico la Chimera, parto della

fantasia orientale, era un mostro divino del sangue

di Tifone e d’ Echidna, altro mostro orrendo mezzo

donna, mezzo serpente 4*. Composta delle forme del

40 Cica. CaliUn. in. 8., de Div. ι. ι 3υ u. io. cf. Dior, xixvn.41 Ripeto le parole del Lato citate Tom. ii. p. a36.4i Hcnoo. Theogoru 3ig.

6f

Page 70: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

leone, di capra e di serpente, tre animali che e’ ap*

partengono a Bacco primigenio, dovette la Chimera

in origine trovar posto fra i simboli maggiori della

demonologia, o sia della massima dottrina dei doe

principj : dottrina in cui Bacco stesso, per virtù del

dualismo , ora comparisce ai mortali qual dio bene­

fico generatore della vita , ora spietato e tremendo

qual signore delle regioni sotterra. Perciò la Chimera

così ferita e languente, simbolo di malvagio spirito,

può aneli’ ella fare allusione alla dottrina del buono

e malo genio, la quale non tanto si manifesta in tutte

le idee religiose dell’ Etruria nella prima età, ma sì

trova più specialmente dimostrata col sussidio dell’ an­

tichità figurata. La iscrizione Tinmcuil o Tinscuil, che porta incisa in una gamba, è non dubbiamente una

voce o formula rituale correlativa al tema, che si rin­

viene tal quale in altri monumenti analoghi.

3, Porco votivo. Uno dei più bei bronzi etruschi

per maestria, e per verità di. forme. — Museo di

Leida.

4· Griffone: animale mostruoso composto dell’ u­

nione del leone e dell’ aquila ; o sia dei due più po­

tenti animali, della terra e dell’ aria. Era ano dei

tanti animali miracolosi dell’ Iodie e deli’Asia cen­

trale : si trova figurato anche nei bassi rilievi di Per­

sepoli; e da quelle regioni se ne propagò notizia per

le contrade occidentali, e quivi in Etruria massima-

mente. Come simbolo è conveniente non pure ad

Apollo, ma sì ancora a Bacco, dappoiché il culto loro

6*

Page 71: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

(SI

s’ era mischiato prima a Delfo, iodi per altri paesi.

Per ciò non di rado si trova il Grifo effigiato in rap­

presentazioni bacchiche j e come sacro specialmenté al

dio infernale spesso si vede nei monumenti funerei

dell* Etruria-. Il-Griffone, dinotato per vendicatore 43,

ben si confaceva in tal serie d’ idee altresì a Nemesi

ed a Plutone. Là iscrizione etrusca è simile a quella

della Chimera. — Statuetta in bronzo nel museo di

Leida.

TAV. XLIIT.

Fanciullo ritto in piedi con la bolla sospesa al collo

e armilla al braccio manco, tiene un'oca o anitrella

nella sinistra. Bellissima statua’ in bronzo, con etrusca

iscrizione nel destro lato. — Museo di Leida.

Ho detto di sopra ehe l’oca, delizia di Priapo 44, è

un simbolo certo di Bacco e dei suoi misteri. Or questo bel fanciullo, che la bolla d'oro ci mostra di nobile

prosapia, era probabilmente un voto sèiolto a Bacco.

Quel dio potente che dava e toglieva salute a suo

grado, e da cui l’ uomo sperava in tutte 1’ età i mag­

giori beni di questa vita terrena e della fatura. An­

che per la sola tutela i fanciulli, secondo la primi­

tiva religione italica, si offerivano agli dei.

43 Kon. XLYin. 38.44 Delicue Priapi. Pmoii.

Το*. ΙΠ. 6

Page 72: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

64TAV. XL|V.

i. Fanciullo sedente, fregialo di bolla, in mossa

di sorgere. Statua in bronzo con iscrizione nel braccio

sinistro spezzato, gik trovata presso l’ iotici Tarqui­

nia. — Museo del Vaticano.

Pronta è la mossa, vivace il volto, e scelto bene

il momento clie accenna salute ristabilita, come no·

tava il Passeri, primo illustratore del monumento.

Benché lodevole assai per magistero d’ arte, manca

tuttavia a questa statuetta non so qual morbidezza,

massime nella piegatura delle carni, indicatavi sol· Unto con rozze linee : di tal maniera vi sono segnati

un po’ grossamente ancora i capelli.

a. Statua di ‘A. Metello, volgarmente detta l ’Arin-

gatore, nella Galleria di Firenze : gife trovata presso

il Trasimeno circa Panno alta più di sei piedi., Questo insigne monumento dell’ arte etrusca meno

remota, pubblicato più volte per P innanzi, è ormai

nolo a tutti. Io lo ripeto con accoratezza maggiore

di disegno per compiere quei termini di comparazio·

- n e , cbe mi sono prefìsso di porgere all’ osservatore,

cosi in questa, come nelle due tavole precedenti. La

persona onorala è Aulo Metello, figlio di Velio, nato

di una Vesia: ha tunica e pallio, nel cui lembo è la

iscrizione. È calzato oltre a mezza gamba : la sinistra

mano è ornata di anello, la destra eretta a modo di

chi perora, o di chi supplica fi. Bene il Lanzi, a

45 Lì.izi T . 11. p. 547.

Page 73: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

cane» della formola fmres: tkce: ripetuta in molti donarj , tiene che la iscrizione - corrisponda a dono sacro.

TAV. XLV.

t. Due figure a cavallo vestite di breve tunica eoo

fimbria ornata, cavalcanti vtfloci corsieri con freno:

hanno entrambi chiome prolisse, e calzamenti a mezza gamba. .Uno di essi stimola il suo corridore col puti-

getto. Al di sotto sta dimessa per terra una figura

consimile, che direbbesi un altro cavalcatore, laggiù

buttato dal suo cavallo. — Basso rilievo in piastra di

argento finemente lavorato a cesello: le criuiere dei

cavalli, e tutte l’ altre parti colorate in giallo, sono

di foglie d’ oro sovrapposte.

Questo pezzo faceva parte senta dubbio di una scena

maggiore, rappresentante una corsa equestre. Fu Irò*

veto nel medesimo ripostiglio, dove stavano i bronzi

perugini di sopra descritti ed è il solo di luì fa­

zione conservatosi unico insieme col fregio che porgo

delineato in questa tavola: tutti gli altri pezzi d’ ar­

gento figurati furono distrutti. L ’ arte vi sente ancora

non poco dell’ antica durezza.·

Il eh. Sig. Millingen ha di gik esposto questo raro

mooumento 4?. Io lo metto a luce nuovamente dell*

46 Vedi p.'3fjf*4ó.47 AncìenU itncdihrd m&mtmcnls. Set. ». p. 17. ter. tnr.

65

Page 74: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

grandezza medesima dell1 originale M : quasi come un

fac simile di quello, che debbo al favore del suo ul­

timo possessore il fu R. Paine-Kuight.

2. Frammento di un fregio parimente di argento

con lame d’oro sovrapposte, dov’era rappresentata una

zuffa di fiere; a mano destra di chi guarda si vede la

parte inferiore di un griffone. — Ambedue questi saggi

dell1 arte toreutica etrusca esistono oggidì nel Museo

BriUannico per donativo del nominalo Paine-Knight

3. Grande affibbiatilo tutto in oro, lavorato col

cesello, con sua punta addietro. Nella parte superiore

per entro di un'ornata cintura sono intagliate rozza­mente due fiere ed alquanti uccelli : tutti simboli fu­

nerei della medesima specie che ho dichiarato più

volle: le due figure sottoposte armate sembrano a o

coltellanti, che adempiono Γ ufficio, come nelle pila­

ture di Tarquinia tav. lx v i , d’ onorare con giuochi

o zuffe la memoria del defunto : il cui monumento, o

sepolcro, si vede figurato da un edilìzio di forma pi­

ramidale, che sta dinanzi i due combattenti.

Questo singolare arnese fu trovato al principio del

i 83o negli scavamenti fatti fare a Ponte Sodo dal

Sig. Principe di Canino. Io lo tengo per uno di quei

ricchi arredi che nei martorj ponevansi per paramento

sul vestiario dei morti : della medesima specie di quelli

che ho raccolto nella tavola seguente. La sottigliezza

e fragilità loro non permette al certo di credere, che

abbiano mai servito in vita ad uso civile.

66

(a) Y . l’avvertenza a p. 7. n. 3 , e p. 47· n· 3».

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ΤΑΎ.ΧίΛΠ.6y

i. Idolett» egizio in pasta verde rappresentante1

Phtahf ricoperto di iaminette d’ oro con figurine di-

animali simbolici ed altri fregi fattivi à stampa. Il-pici-·

cofocertehietto ftetl'alto della'ioMnagiftetta mostra chia­

ramente che vi passava un nastro per tenerla pensile/

I/idoletto è*propriamente e g iz io lé figure stampate

aoHa lammella d’ oro, che giisérv'e'di'Ticca veste, sono

piuttosto lavdro etrusco- imitàitte l ’ «gizio.

a. Faceta latetale ideila tnedrtinia' immagine. ■

3. Idotetto staile parimente guarnito di' laminette

d* orò 'figurate come- sopra à stampa. ■

4· Mostra del guprai mento d’ oro ohe fasciava in­

torno per veste1 un altro; idolo di Phtah alquanto

più grande,' trovato* ideicele, coi precedenti, benché infante pei· I» fragilemateria. — Pr. di Canino.

5. Fibula, o eia fermaglio, di Qntoima lamina

d ’O ro co o u n ·-«finge grande Goleata; capillata e alata,

ed altre due sfingi minori : il' tutto fatto a stampa.

D i -sotto è ib ■ pùntale o spillone elastico, che s* in­

contra 'in un cavo per fermarlo. — Pr. di Canino.

fi. Fibula parimente oro a stampa con una Chi­

mera per ornato sitnbofkio, e due piccole sfingi co­

perte di - berretta aguzzata a loggia di tutulo. Vedi'

tav. xxvin. &., xxxi. 5* — Feoli. '

7. Collana muliebre di filo d’ oro a guisa di nastro

fatto a maglia, dov’ è appeso ano soarabeo di oniée

legalo in oro. — Feoli.

Page 76: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

8. Incisione figurata del medesimo scarabeo.

9. Collana d'oro, dove aono appese sei piccole im»

magioetle di Phtah iu pasta verde, e sei mésso di

esse uno scarabeo pendente eoo geroglifici della stessa

materia 4*. — Pr. di Canino.10. Geroglifici ripetuti dietro ciascuna delle mento­

vate immagineUe.

11. Bolla d 'o ro , fregio distintivo dei fanciulli d i'

nobile condizione. Vedi tav. xliii. * liv. u ·— FeoKk

la. Pezzo d’ oro figurato fallo a stampe; v’ è rap­

presentato il solito Genio buono d ie tiene fermi col

freno due mostri a lunga coda di peace, variati sito-

boli di maligni spiriti: lateralmente due masuberci

umane, o larve cbe sieno. — Più pezzi uguali <serbà il

Pr. di Canino trovati nei sepolcri di Volci: un altro

pezzo d’oro affollo simile, venuto d’el traode, esiste da

lungo tempo nella R. Galleria di Firenze. Giò moatta

cbe sì fatti lavori a stampa d’ oreficeria si replicavamo

con facilità dagli orefici, e si spandevano egualmente per commercio da un ltìogo all' alino.

13. Pezzo di una lunga collana d’ oro composta1 di tante pallottole alternatamente lisce e ornale , «00

una tejla di montone all'-estremitk. Pr. rdi Canuto.14. Arredo in oro di superficie convessa ali' esita­

no , e concava all’ interno, atto a contenere, a cià

che pare, preziosi aromi o profumi: lo regge tra

48 Nello scarabeo ti legge tsi, vaia a dire la figlia, giusta

Γ jolcipr«Uzioae fattane dal Sig· Roswj.uh.

68

Page 77: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

mobile manichette : quelle piccole figurine che vi si

veggooo effigiate di uomini e di animali di varia

natura contrastanti in tra toro, palesano un soggettò

simbolico,-più tosto che un semplice ornamento. Sonò

esse fatte di minutissime granelline d’ oro saldale t

fuoco, per buon artificio dell' oreficeria. — Pr. di Ca­nino.

15. 16. Altro piccolo arnése in oro di uguale forma

ed oso, visto al di fuori e all'interno: vi manca il pic­

colo maniche Ito. — Pr. di Caninò.

17. Figura mostruosa, mezzo fiera » mezzo uomo,

avente faccia gorgonica con serpi al crine, che sta

combattendo con tutta sua possa contro a un leone.— Scat-abeo in corniola.

18. Lo stesso mostro gorgonico -domatore’ di un cin­

ghiale. — Scarabeo in corniola!

‘ 19. Mostrò marino barbato, dal cui dorso sorge lai

Chiinfera, rappresentatavi dalla testa di leone, di ca­

pra e di serpente. Anello <f oro a stampa della forma

nnm.’ a 4> trovato- a Chiosi.>o. Auriga vincitore condotto né! Suo carro da ca­

valli aliferi* con palme attorno, «imbolo di - vittoria.'

Anello d'oro intagliato a cesello. — -Pr; di Canino.

a i. Sfinge e leone ambedue alati. Anello d’ oro di

basso rilievo a stampa.aa. Due mostruosi Animali1 ugualmente alati. Anello

«Toro intagliato. Pr. di Canino.

a3. Genio alato che rattieue per le zampe una ufioge

• un leone. — Anello d'oro a stampa.

<»9

Page 78: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

a4· Cerchietto d’ ororcou piccolo aearahsp diooic*,

dov’ è figurata una maschera gorgonir,a: ella portar

yasi di tal foggia ία dito anche; per amuleto j onde

preservarsi dall’ invidia e da mali accidenti* — ' Can*

delori. .a5. Scarabeo, il cui lavoro pare d' iqaitasiqne egizia

V i si rappresenta un’ adorazione a Phro ( il sole ).

11 dio è sedente, eoo.testa di sparviere .stara la quale un disco. — P/·.. di Canino..

36. Pendente di pasta verdognola cqn.testadi.lopnn

cino nell’ alto, c ove. pa^a. un cerdiie^ d’ oro: al, di

Sotto si vede figuralo all’ egizia un «oggetto inperto.; -— Candejori.

¥]. Scarabeo egizio di pasta uguale,, con, ; geroglifi­

ci te. .7—' Candelori.

a 8. Diadema d’ oroJf ^Ue cui e?tremiti, .dove stanno,

i. gancetti per f e r i r l o , sono , e^giali 4ue £en^tii

alali con balssmario appresso, p?r .contrassegno, loro «ffieio funebre., — Pf, 4* Caniryj,,

Ho riunito in questa tavpja up n qerlQ .numero..,di

suppellettili..pre iofse. Ritrovate, tutte Λεϊ. sppoJcjti d lla

necropoli di Yujci. MoU? più n e . consprvafìo: i| ;Prv di Canjno nel «uo museo, e gli altri, stftvajprj,diqqfi

sepolcri 3 senza -parlare di; taote altrp ,cose notabili d’ uguale specie gik distrutte, o, passate n^ cp^u cn e

in commercio. Una paste, ; di esse servivano ad uso

4g 11 primo .carattere inciso,.nello «eambeo (Papa} «ignifica il Ite; l'ultimo carattere esprime l’ idea signore. — RosaiWl.;

79

Page 79: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

f*civile, altre, e sona le più copioee, ad uso pupa?

nente funereo. Queste ultime, fatte d* ordinario a

•lampa difioUsima foglia d’ oro, si riconoscono facile

ménte alJa loro fragilità, come i pezzi num. 5. 13,;

e , siccome par certo, aervivano nel mortorio 3 dei

ooraziòne dei corpi morti, che si recavano con appai

rato grande dalla magione .alla sepoltura (tav. xcyi. 1)«

innumerabili frammenti di foglie d'oro finissime a

stampa e di variatissime forme, in cui si trova# ? \ bucherelli che le fermavano sul drappo p?r opera di

ricsmo, hanno » servito, fuor di dubbio, a orpafelq

vestimenta del morto con più o meno di, soutuositbr*,

tanto nef mortorj dei facoltosi era grande e magnifica

la pompa. La figurazione stessa di coteste /suppelleVj tali fa conoscere con evidenza che unicaapeftte

ne vano al rito funebre. Qui tu vedi replicato pift volley

come in moltissimi altri monumenti di siftile. nqtunff

il perpetuo contrasto del Genio buono col m ale^ofò

sotto una aemhisnza, ed ora sotto un1 altra. « eeeopdfe

che portava il concetto più o meno significativo idei*

1*artista (num. 8. ia. 17. i5. 23): vi ritrovi al pari

e Gorgoni, e Sfingi, e Grifoni, e Chimere, e mostri

fieri, e qualunque altra figura di simbolo concernente

alla dottrina acherontica e al dualismo: in Gommai le

elesse identiche rappresentanze, che abbiamo vddolQ

ripresentarsi di tante maniere in tutti i monumenti

figurati etruschi di rito sepolcrale. Alludeva senza fallo

Virgilio alla dottrina medesima degli Etruschi po­

nendo alla porta degli inferni gran numero di sì fette

Page 80: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Tariate fiere, mostruose di forme e di sembianze &>:

e tra queste la Chimera stessa x Gorgoni e Scille. ·—»

Quanto poi fosse grande per -taluni la divozione alle

divinità egizie, lo dimostrano con tutta certezza quelle,

figurine di Phtah sì nobilmente fregiate di oro eoa

emblemi analoghi, gli scarabei anulari, gli adorna­

menti muliebri e tanti altri capi di superstizione o

propriamente egizj, od imitati a quella foggia. Di tal

modo sempre più si conferma come in una certa eU

gli Etruschi studiassero ad imitare nelle loro tombe,

e nel rito sepolcrale le usanze medesime degli Egizj,

mescolandovi all’ uopo le proprie cerimonie etrusche.

; Non essendosi fioora osservato nei monumenti egizj

trovati a Vulci alcun nome regio, non è facile deter­

minarne l ’ epoca} nè lo stile loro ha caratteri tanta

decisi da poterne dare indizio corrispondente. Bensì ì

al parere del Sig. Roselliui, giudice competente, quei

monumenti che sono veramente originali egiziani

debbono ascriversi ad un’ epoca anteriore al dominio

dei Lagidi.

TAV. XLVII.

i. Castore e Polluce amo-,

revolmente abbracciati da un’ altra figura virile d 'i­

gnoto nome Tutti e tre hanno cinto i l »

5 o MuUaque praeterea variarunt monstra ferarum. V ib g il. t i .

a&5. Così pure la religione greca poneva negli inferni consimili fiere t mostri. A&iston, in Rami» i43. 280. 47 · sqq.

Page 81: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

capo d'imo «trofio. À sinistra Minerva udènte* coperta dell'elmo, a eoa Pasta appoggiata all1 omero (manca per la fratiora il solito (itolo divino): a destra ufna. figura femminile MHOVt alca il coperchio di uno stipo m atto di considerarvi entto alcuna cosa. Patera tro­vata in un sepolcro chiueipo nel i8a6L

Non discredo che questo soggetto abbia conveoieaeaj

col sacro mito dai Cabiri, quale si concepiva^* un tem^

pò, in coi amarrile le idee della religione primitiva,

ciascun tema misterioso s* interpetrava per simboli è

usiti grefll È noto come i potenti Cabiri1 dèlta Sa­

motracia , o di fen ic ia , bpn cogniti airfitruria

indi s i . tramutarono in Castore1 e Polluce, cm unìvàs^

un altro dio chiamato Casoario o oontpagii^/ greM«

mente Mercurio» $000 altresì nòte le relationi che'**"

condo quei misteri passavano in tra le diviniti* Ga-

biricbe e Venere s* , o sia queir ente generatore che

figurava Axiokersa. Or dunque Tuntn la dea (siasi

pur Venere stessa, o alfra deità) sembra quivi" rtfp-

sentata come Custode deli1 arca mistica, cbe ìfaoohlu^

dera il misterioso deposito» che Cerere tfitya7 dafo fa'

guardia ai Cabiri, a sopra di oui erètto* fondati gir

alessi toro misteri cioè ai dire il Fallo» sitatolo, materiale di Dionisio *4 cognominata anobe.il rabo*

» t * t r

5i Vedi Ton». w, p» 106. 107. -5a Fenerem eie. . . . qui Samothrace sanctissimis caerimoniis

coluntur. P u r. u i v i . 5.

53 Pausa*, m 19 ., ιχ . a5.

54 Pausas. L c.; Cum. A&bju Proitsp. X. l p. ia·

7&

Page 82: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

i*p5?: cotesto w n M o /ACere p<erte eMtfraWiaaiuìi-ddjk qerwQQnie, arcane dei baccanti; allusive alla motte del

più giovine dei Cabiri, messo ia ,b(?hi, « cbe. gl' in*·

«iati, ave vano, per fede essere Bacco..

- st Arcale 3O fl3S vineHore di Ci«no,del cm titota restano due sole, lettera sopra , la scada.. Soggetto <b*y (dicalo in scarabeo <tev. qxvl i. Una! figora a li tarata va sedente, «ve il rame, è consunto; Js isòrtziuoee trust»· a j'disopra i . la più. lrtoga ohe scabbia; in questa qua->| lila ; di. ; arredi. r-r Museo Yefwti, io. Cortona.-1.3. Ur:auriga in latto di (guidane Ja aaa biga :■ pio*

•lo^bffPiOAo, ma.unico», perpbè;iaijuest® la.formai dejLcocchios’ intende meglio, che ne» , nella biga «e*> stanata .del Vaticano,< e . in base rilievi che nppre»’

sentano corse di cocchi, tot. 4v ,L*4· sao > di, JUida.

TAV. XLYIILi

il, c val o di Troja 4 Z3&4 ciftto^di caaapiv chè glij

ei(ripiegane! intorno al c o llo s e itone alenai , anelli di'

q^tem.:al pm l« perintUearne i l ricino-trasporto.1 ìE ped

mantello levato io «alto neetìcelera i l iò o ·^

.p ilo ta ta : .Ytdcdno *ΗιΑΊΡ3 ΐΉι cott una iaasaa,dl pece,.

eicCAOidipftte,.iSt· inchinato jaj quanto qiidsi.la ieapegor

lam e le commissure. Ivi accanto una tavoletta votiva

eoo cornice, ove leggesi 2 Η1ΥΉ x . Patera con manico

55 kievpnmt.56 Descriv di. L**u T„ u .p . a?3. .

7*

Page 83: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

alquanto concava, nel cui rovescia^ « grandi caratteri

si legge l’ epigrafe /IfffOYMf: come nella tftv» u x t .

9. — Museo regio di Parigi.

TAV. XLIX.

Ercole S'PQ^B barbato in piede colla deetra ap­poggiata alla clava: a lato di esso.Minerva

vestita di un' ampia tunica, tu cui è aoprapposta l’ e-

gida col capo di Medusa: ivi appresso una dea nuda

lo tutto il corpo eccetto le gambe, col braccio destro

ripiegato aul petto, e un ramo di mirto in mano, la

quale si riconosce per Venere : al fianco di essa un’al­

tra dea, o sia Giunone, con diadema e peplo in te­

sta : Apollo ΥΉ Α è. sedente sopra una sedia pieghe­

vole, involte le parti inferiori nel suo pallio nobil­

mente ornato : e con predella sotto i piedi : strigae

colla sinistra un lungo scettro, .che termina in ramo

<f alloro. Nella fascia all* intorno è rappresentata una

auffa di fiere, tra le qoali anco il grifone : le più fe­

roci urtano e offendono le più mansuete: figurazione

molto significativa dell'inevitabile contrasto dei da·

principj ; quindi replicato tal quale spesse volte alla

sponda di altre patere. Abbasso, per adornamento del

manico, e per allusione a Bacco, s’ adagia un Sileno.

— Patera di fino graffilo gih trovata nel 1830 nel

viterbese. — Attualmente presso il Sig. B. Beugnot.

Benchò' le patere etrueche in generale, monumenti

non troppo antichi, sien òpera di artefici etnischi,

*5

Page 84: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

nondimeito è um ifM ti cosa eh1 elle furono figurate

fecondo le idee cbe ormai ■ predominavano al tempo f

in coi Tennero intagliate; epoca che non può credersi

anteriore al sesto e settimo secolo. Quindi rappresen­

tanze e miti di foggia ellenica, anziché propria etru­

sca. Poco più restava in allora di nazionale oltre a

certe credenze , radicate molto a Pondo nell' animo del popolo. Così; senza moltiplicare gli esempi, veggi amo

mediante questa patera stessa conservatosi per tradi­

zione il doinma fondamentale del dualismo, bene ap­

propriato alla religione dei sepolcri ; perciò sotto mille

forme ritratto nei monumenti funerei. Di tale specie

sono per certo questi arredi, cbe chiamo espressa­

mente patere, veri istrumenti dei funebri ufficj e at­

trezzi dell* esequie, come li teneva anche il giudizioso

Lanzi: essendo mera vaniti il nominarli oggidì con

lezioso vocabolo -specchi mistici. — · Pare ugualmente

oerto che I1 uso di queste patere si facesse molto co­

mune in Etruria dopo l'introduzione del rinnovatosi

culto di Bacco nel sesto secolo, poiché tutte ai tro­

iano nell* interno dei sepolcri allato del morto, o per

entro le ciste mistiche: il lavoro stesso, il disegno,

la forma dei caratteri, mostrano assai chiaramente 9

che tali suppellettili s’appartengono ad un'epoca stessa,

e furone fatte non lontanamente Γ una dall'altra. Ot­

timamente queste patere con luogo manico, non gfo

destinate a versar liquidi, ma bens» atte a porgere

qualunque altro libamento, come mole salse, granella,

bacche, aromati é incenso, si confacevano per prò-

7*

Page 85: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

η

prio rito a Bacca o Libero Padre 57 : anzi, non ve

b’ ha forse albuna che ood presenti qualche aimbolo

manifesto dei nume invocato! sia nella sua figurazione principale, sia ne* suoi fregi, medesimi o di ellere, ·

di alloro, o di teste di cavriuolo e simili cose, del

pari sacre e dilette a Bacco. Sì fatti arredi, come tutto

ciò che serviva all'uopo dei mortorj, era una merce.

Funerali occorrevano tutto giorno per ufficio di pa­

renti: chi sceglieva a suo grado un mito, e chi un

altro : obi bramava uniti o questi o quegli altri numi

tutelari della sua famiglia : chi adoperava, come mo­

strano le iscrizioni, ora una formula rituale di pre­

ghiera, e chi un9 altra. Tutto però si riferiva al]e dot­

trine acherontiche, e al grande mistero, ognor pre­

sente nelle menti degli uomini mortali, di dover tran-

sire lo spirito per nuova vita dinanzi al dio infernale·

Noto per ultimo che i sepolcri volcenti han dato

a luce un genere nuovo di monumenti : voglio dire

patere in bronzo cesellate con figure ‘di basso rili/evo:

altre indorate ad ambo le facce. Minerva alata * Er­

cole , e qualche altro mito . consueto, compariscono

tra quelle che conserva nel suo museo il Sig. Prin»

cipe di Canino. Tanto più notabili, quanto che la

Sy Jpse gravi patera sacri libamina Bacchi.

Bite ferens, umbram vocat, et sic fertwr ad aras.

Vales. F lìc. γ. >93-94·; Ovto. Fast. iu. 733. §qq.

Nomine ab auctoris ducunt libamina nomen,

Libaque: quod sacris pars datur M e focis.

Page 86: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

,8

pitterà à rilièvo nel museo dell* Instituto di Bologne

rappresentante Fi lotte te e Maearao, già edita e illu­

strata per le stampe, è un getto evidentemente mo­

derno per chiunque lo vede.

TAV. L.

Per più recente scoperta posso aggiungere adesso

eoh la descrizione anche la figura di un' altra patera

del Pr. di Canino a rilievo, molto finemente cesel­

lata e intera : unica quanto rara.

~ i. Prometeo 3 ofl*lVQ/| laureato a barba aguzza si

vede sedente, involte le ginocchia nel suo manto:

a* suoi piedi è nn’ aquila bramosa o un avoltoio che

sia: a destra ha Castore <|Y1*2A3 ; alla sinistra Poi- luce con la leggenda HlCg 58 : appresso loro

due stelle. Entrambi sollevano per le braccia Prome­

teo' 1 liberato : nell’ altra mano Γ uno e l’ altro dei ge­

melli ha per suo proprio simbolo un uovo. A piè di

Poliuee sta posta per terra una clava e l'arco: sim­

boli maggiori d’ Èrcole liberatore del figlio di Oiapeto.

TiitV intorno alla patera è un fregio di ellera.

Frequente è. l’ immagine dei Dioscuri sopra le pa-

58 Qui l'iscrizione procede da sinistra a destra: la voce è af­fatto nuova in cambio di f u l t u c e come in altre patere. Sì que­sta, che l'altra epigrafe di Castore sono graffite: all’ opposto la terza leggenda, posta nel luogo pih visibile, i in lettere a ri­lievo , comt sono tutte le figure ed ì loro acoessorj.

Page 87: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

tere, .qual significalo volgare del superiore.e'deif in­feriore emisfero, o della vita e della (porte : unica

questa di Prometeo. Nè fa specie il ritrovarla ία uu

monumento degli Etruschi* Nell’ ordine dei demoni

ai teneva quel prudentissimo per il più sublime: di- cevasi in oltre, che egli avesse insegnato agli uo­

mini la scienza della fòlgore h. Quindi molto bene

addice il.soggetto, per dottrine etnische tanto alla

credenza comune del dualismo, che all1 arte domestica fulgurale., ,

Portava il nome di Prometeo, secondo mitologia , anche il Cahiro ospite di Cerere, cui la dea confidò il

misterioso deposito mentovato di sopra pag. η3. Or 9 se mai si fece allusione alcuna tale omonimo, non

disdice la compagnia dei Dioscuri tenuti essi stessi

per Cabiri; e coli eguale proprietà il figurato sog­

getto della patera avrebbe pure correlazione col cullo

di Bacco.2. Patera io bronzo concava circa un pòllice, con

gentile cornice dintorno per ornato a , e con suo ma­

nico formato <T una figpra muliebre vestita di tunica

e sopravveste cinta » mezza vita : porta calzari : il diadema che tiene in capo la palesa per uoa dea pri­

maria ; direhbesi una Giunone. ·— La conveniente po-

situra, il. bel panneggia mento. Paria dignitosa della

testa) la finitezza e squisitezza del lavoro mostrano

79

59 Deprehendit praeterea rationem fulminum eliciendorum, et hominibus indicavit* Sea?, ad ecL τι. 4?»

T om. III. 7

Page 88: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

con evidenza, che il monnrtlenfo spetta all’ epoca mi­

gliore dell* arte di gettar di brónzo.La figura principale num. a. mostra il rovescio detti

patera nella sua superficie convessa, ridotta à due terzi dell’ originale: la figura separata- num. 3 è qui

disegnata al naturale (a).Questa bella patera fu trovata unitamente colla pre­

cedente in un piccolo sepolcro presso la Castellina nel piano di Canino: non eravi entro nessun vaso,

nè altra suppellettile qualunque. — Per esse abbiamo

manifestamente dimostrato l’ uso d* entrambi queste

specie di patere nell’ esequie : 1’ una serviva a versar

liquidi sull’ ara nelle consuete libazioni} l'altra ad

offerire, come dissi di sopra, o mole salde, o qual­

sivoglia sorte di materie aride, secondo che portava

il sacrifizio.

TAV. LL

i. Una-figura militare, don capelli prolissi, stri· gne l’ asta con la dettra ; nella sinistra tiene per

simbolo uft fiore di ninfea loto, su cui posa un vo·

latile : significati mistici della risurrezione o rigenere·

zione dell’ anima. Scnhura sopra d’ una stele in pietra

arenaria nostrale, che fa trovata vicino a Fiesole.

— Esemplare unico dell’ antica maniera etrusca, che

(a) Abbiam già avvertito il Lettore che in questa edizione le figure sono di una dimensione alquanto minore.

8o

Page 89: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

più ti rassomigli* aN* egizia. t caratteri bislunghi, il nome «dico , è la desinenza di esso1, sono altri indizj

non ambigui di grande antichità. — Nél cortile del papasso Bonàrroti in Firenze.

a. Una figura militare barbata , coperta di' arma-

tara, con asta'nella deetra e spada Cinta. Altra scul­

tura anticlrisrim* di maniera più nazionale ih tufb

giallognolo. — Museo pubblico di Volterra.'S. Una fÌgiiro parimente militare con barba cùnei-

forme, armata di elmo con alta cresta, di còròiza :0

corsaletto, e di due htnghe aste. Bastò rilievo a stampa

replicato più 'volte nelle grandi aitee dei vasi in terfa

chiusini, dove sta per figura di un nume guerriero,

© di Marte stesso. Υβ<Π tav. xxu. xxiv. 1.

TAV. Ln.

i. Due guerrieri a cavallo forniti della consueta

armatura imbracciano la panna, scodo proprio della

cavallerìa, come nei bassi rilievi volsci tav. u i . a. 3.— Scultura replicata quattro volte su le facce di

un’ ara quadrangolare in tufo, o pietra tenera del paese

di color gialliccio. V i restano, come nel disegno, ve­

stigi di colorito. Casuccini in Chiusi.Questa scultura con le oltre ché seguono nelle tavole

appresso porgono esemplari <T nuo etile speciale di

maniera toscanica. Sono senz’ alcun dubbio opere pae-

aaot pwm éciali, e lotto in loro dimostra nazionale

costume. Si trovano mbsvtaiameùMt nella vai di Chia-

8*

Page 90: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

,pa , nel territorio di Chiosi, e nel pr ostiamo perugine; Vnolsi notare in queste, sculture antiche maggiore

semplicità , e atteggiamenti assai meno rigidi e sfer­zati che eoo io quelle di una.età posteriore; conte

sono le sculture volterrane io alabastro.

a. Frammento di simile scultura, dove per figura

.principale si v^le on guerriero combattente, -*■ Gal­leria di Fireose.

Qui l ' artista pare che abbia condotto il lavoro con

quella maggior perfezione ohe poteva .darle; ancora

che lo stile vi mantenga quei metodi di durezza · di

uniformità, che più specialmente sono propri delle

opere antiche.3. Frammento di scultura ov’ era figurata-uqa sacra

funzione: vi si veggono donne che riverenti portano

rami sacri: le seguita appresso un sacerdote: un ti­

bicine accompagna col suono il cantico delle supplì- cbevoli.

4· Altro frammento notabile per la iscrizione etni­

sca: o v 'è un giovane prostrato oon testa velala. — Casuccini.

TAV. un.

1. Un Sileno barbato con petaso in capo tien die­

tro tripudiando ad una femmina, o dea, che ha pe­

plo e diadema in testa: nell'altra faccia due figuro

sedenti sopra una sedia .portatile, coperta di pelle

lanosa, stanno a parlamento insieme: ima di *as* ha

8a

Page 91: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

per distintivo lo scettro uncinato, e dietro a se on

araldo io piede con la eoa verga levata in alto: indi

succede un’ altra'figura in piede ammantata di pàl­

lio. — Frammento'di un’ ara, plesso Paolozzi in.

Chiusi ®°. ·

s. Un Sileno Barbato a lunga coda: Frammento io pietra.

3. Altro frammento-, dove apparisce un Sileno ed

una femmina ammantata: lo stesse soggètto'figarato di sopra num. i.

4. Frammento di un’ urna sepolcrale, dove si rap-

presentava un mortorio: i vestigi del carro funebre,

degli accompagnatori e .delle accompagnatrici, del tibi­

cine, e delle prefiche, vi eono manifesti. Vedi tav. lvi.'

1. a.

T A V .L1V .L V .

Quattro facce di un'ara alquanto rastremata nella sommili dove si veggono le vestigie di animali cori­

cati , come nella tav. lviii. a.

È quivi istoriata una pompa sacra, con esitazione

al suono delle tibie e della cetra. Un coro di femmine '

danzatili, e come pare cantanti, tripudiano solenne­

mente per feste : guidano la dansa ministri del aanr toario **. —- Casacci ni.

60 Questo basto rilievo era stato da me pubblicalo già nel t8 io : qui lo ripresento ptit fedelmente disegnato.

61 Questi disegni insieme con altri molti di antichità chiosine, fitti cavare anni addietro per le sole mie cure sopra gli originali,

83

Page 92: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

8*TAV.LVL

Quattro &qce di uom on umento funereo quadran­

golare, in. cui ai vede Ja religione dpgli Etnischi nel

morire. V i si figura il letto e la donna poco a ozi

apirata, eoa la famiglia dattorno -rattristata e dpi ente al mesto suono delle tibie : il fanciullo, che allato del

tetto piange la spenta madre ,. ha tutta 1! espressione

del dolore i nutn. i . Ivi appreso aluuiie . ^oaoe fumi-

gliari con chiome prolisse si mostrano , io. atteggia *-

menti di vivo cordoglio, tmtn, a. I tre · tqgpti con fastose augurale'vi tengono luogo di e*cre. p^r^one,

num 3. Nell* ultimo quadro, il più malconcio per 1#

fratture» due figwre sedessi di «e*so divetep, vi gu^-

piono in famiglia non so quale ufficio, num. 4t —r

Paolozzi in Chiusi *·..

erano di già intagliati, e pronti per la pubblicazióne, allora <jban6o, sulle mie orme éte*$e> véntierd'a lude^i {iriml itecieoli ckt- oasi detto Mkseo Chiosino , dove /veggono replicati/i^ stessi monumenti. Altri dirà se fu oqesta la stiw ea gai·? dqgU

— Certo è cbe da mal seme roietesi mal frutto. I presenti disegni tutta volta essendo sfati diligentemente don ciotti in* sulla faccia del luogo da valente artista, presso che al tno^ mento in cui si trassero di sotterra g(i originali, ciò* mi dà U vantaggio di poterne presentare al pubblio c^pie» fedeli, ***** alterazione nessuna, senza mancanze 3 e in fot-afe tale * «he pt>fi&| meglio soddisfare agl*intelligenti.

63 Vuol essere , qui confrontato il cippo sepolcrale perugino di teina uguale, Mus. Etr. tav. ao-a3, notabile per grande evidenza di affetti; e à ancora l’urna volterrana» benché non molto amica e di artificiata mamgra, Mus* Eir* Tom. m, tav. *3. i.

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TAV. LVII.85

Come nella precedente tavola si vede, esposto il co· sturpe domestico, quale si praticava nell* ultim’ ora

elei moribondi , così in questa veggiamo ciò che s’ u- aava dopo la morte, q nei funerali.

i. Un gran carro funebre a quattro ruote con due

cavalli, guidalo dal suo auriga, trasporta il corpo

Worto alla sepoltura : allato di quello sopra del carro

yi stanno i congiunti addolorati e. piangenti. L ’ anima deir estinto vola a compiere il suo futuro destino

•otto la forma di Un uccello: simbolo di buon augu*

rio può essere il quadrupede cbe vien presso al carro:

aj confronti la tav. l i l 3. e xcvi. i. .а. Segue una compagnia di Prefiche velate, eoa

capelli disciolti, .la cni funzione, era di cantare di coro

in coro le lamentevoli neuie a) suono, come si vede, delle iitie,

, Entrambi sculture rozze sopra le facce principali di u* mpnufnento sepolcrale in forma di tempietto, phfii ha il tetto disposto 4 due acque. Poche e rare sono

le opere di scultura trovate., come le presente, negli

scavamenti fattisi a V aici, dove al contrario abbon­

dano di tanto i vasellami dipinti.

3. 4« 5* Prospetto e pianta del monumento «tesso, il cui materiale è una pietra di specie vulcanica del

paese, alquanto forte e di colore cinereo, chiamatavi

nenfiro. — Presso Feoli in Roma.

б . Frammento di una statua Malta grossamente, le

Page 94: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

cui braccia sembra ohe fossero distese lungo le membra del corpo alla maniera egizia. Trovato come sopra a

Vulci. — Feoli.

η. Animale mostruoso scolpito io nenfro: ano di

quelli cbe insieme con sfingi stavano per figura di

guardiani e custodi al sepolcro detto la Cucumella.

Vedi tav. lxii. i **.

8. 9. Due frammenti di uno stesso monumento, dov’ era ripetuta sopra ciascuna faccia due volte la

figura di Bacco tauriforme colcalo in riposo. Tutti

sanno in quale e quanta venerazione si tenesse Bacco

toro , emblema del sole, nei misteri, consideratovi

come una forma particolare dell’ anima del mondo.

Scultura in pietra di basso rilievo, gik trovata a Chili·

si. — Presso del Sig. 0 . Gerhard in Roma.

' 10. Due mostri con faccia barbala e braccia amane;

il restante del corpo, che si svolge in grandi sinuo­

sità , è dì pesce cetaceo con pinne dorsali e ventrali.

Basso rilievo in pietra su di una lastra, che proba­

bilmente formava la fronte di un’ urna sepolcrale: fa

trovato a Chiusi. — O. Gerhard.

TAV. LVin.

1. Un triclinio, dove si figura un convito funereo:

la persona di sesso virile, colcatà all’ estremili, regge

63 Con lo stesso ufficio di guardiani del sepolcro si veggono convenevolmente effigiati'consimili animali mostruosi sopra un’ur- na perugina ap. Dem fìtto ; tav. SS. a.

86

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ia niano una ver geeor i t t in altri itioflb nà isti ti' tf a-

gaale soggètto. Scultura ehiusma di rilievo basso so­

pra di oda lastra bislunga — ■ Casuccini.

a. Qojrttto faqce 'di. «d'ara alquanto rastremata alla

sommità, dove sono coricati animali. Tutte insieme

rappresentano una solennità saònf, come nelle taV. u t.u . A meglio «ignificare il r i t o ■ tutto religioso, v 'è

di plà una figura che porta il ramo sacro, simbolo

di lustrazione. — Nel palazzo1 Contestabile in Perugia.

In ambedue i monumenti si riscontrano i metodi

•tessi della soaola antica : durezza di contorni ; cari·

calura soverchia nelle mosse; estremità oltre misura prolungate; poca o niuna varietà di volti; occhi di

(aglio obliquo; panneggiamenti uniformi con pieghe

eadrggianti e regolari: tuttavia nella scultura che

spi espongo lo stile V appare più corretto cbe nel

aaooumeoto provinciale di Chiusi : qualitk che suole

mantenersi costante negli altri bassi rilievi perugini:

massime n el. cippo sepolcrale che ho mentovato di

aopra pag. 84· n. 6a.

3. Frammento di acultura chiusioa. Non è dubbioso

poeto il suo significato religioso: la prima figura vi­rile , cbe apriva l’ ordinata precessone, reca seco

nella destra il supplice ramo : gli sta appresso una

femmina che portava un sìmbolo ora cassato per la

rottura : indi due ministri del santuario : uno di essi

64 Oggi questa (cultura vedeà incompleta, perché ne fu tolto via inettamente un pezzo per adattarla al posto, dov’ è collocata.

*1

Page 96: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

lift jp m*Bp 1· w rga65, c e · «ai il Mistagogo dava cenno doverti teuere diecpsto i profeoi:66,) oon le sinistra levala io allo- tiene ,* vista i un m ìo : aimboloj «he si opnfa bene «Ila F ebrm , o (MitgaaianideUe anime.

. 4. Altro frammento idi «cultura cbiusinaj, in .qui· spi tanto si Veggono i .vestigi d\un cocchio· a da# ca- Yilli guidai» dall’aurigai Vedi per compattatone ili di· segno le tav. xxx. a . , lxi. i.

5 . Grande bu»o rilievo 1 in peperino, tr tw to tempo addietro in prossimità dell’ antica Volsinio, ed ogg* esistente in Bolseua alessa fuori della parta.1 II vittimarlo, p' Popa che siasi, conduce all1 ara con laccio al collo un torello per vittima f nella dei atra levata in alto tiene. il coltellp aacrificatorio : q m seconda vittima'destinala ai vede iviiappresso: m- deetra di .chi guarda, un uomo senile barbala, vestita alla. rustica, ed appoggiato al suo pedo, sta in aitai di aspettare penaoso Tesilo del aacrifizitt In questa rozza antica scultura, benché di eOrn posizione sì sera- plice, ai volle e Sigiato un sacrificio a: Cerere, . onde renderla; poppisi· all’agricoltore offerente : gratissimo ostie alla dea .erano appunto- Cori e buoi $7., 11 presente, monumento fu pei- a ran ti. pubblicai» dall7 Adami, o più tosto traviaato affati# nella stampa

65 Commenlacula. F e s t . s. r.66 Cum. Alix. Protrep. p. ιφ ; Akhob. p. y5.67 Plutabcb. de Genio &ocr, T. il p. 586.; Attuti, de Anifud.

«.•4·

98

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%annessa «11· Storia di Bohemi, p. »33. Io lo porgo

disegnai? di nuovo eo o , quell* ' maggiore accuratezza

che si è potuta ottenere, atteso i guasti del tempo y e la grande altezza in cui ai trova posta al presento

1# pietra.

TAV. LDL

i .a . Grande urna sepolcrale, in travertino, estratta.'

dagli scavamenti del fondo Marzi presso a Corneto. ·

Sul coperchio sta disteso il morto con vestimento

e simboli di sacerdote di. Bacco. Vi si vede decorato di ricco monile, di aroiille, di: fibule e d’ altri fregi:

s o d o questi gli adornamenti coi quali si parava il

defunto *ei njQrlorj, e quindi si poneva sotterra :'

perciò 'molto frequentemente uguali suppellettili si

trovano addosso al cadavere entro i più .nobili seftol-r

cri ( v e d i lav. x l v i ) . Il morto qui efiigiato era certq tu» baccante: notabilissimo èi il oostvune d’, essere stato

seppellito eob divise sacerdotali del suo dio. A guardia

• difesa dell1 estinto ai. veggono scolpite entro nn ton->

detto, alle due fronti della cassa mortuaria, teste

gorgonichjt.. U n altro, monumepto consimile della lunghezza di

nove, palmi incirca ho veduto a Musignano presso del Sig. Pr. di Canino: in esso la giacente è fem-

iqina,, con lunga veste a grandi pieghe > che si .di?

rebbe a prima giunta una scultura sepolcrale del- «e?

dio evo j tanto te rassomiglia. Io sono d'avviso «he

Page 98: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

questa specie di cassie marinerie , cotanto singolari

tra i monumenti deif Etruria, non sreno d* etk troppo

antica. Me lo persuade non meno la forma dell’ avel­

lo , che lo stile «fella scultura».

3. Ornato di una cassa mortuaria della forma e

grandezza della precedente, senza figura sul coper­

chio : cioè testa gorgonica intrecciata di serpi , posta

in mezzo di due animali, con qualche vestigio di co­

lorito : simboli consueti di sepolcro. —1* Pr. di Canino

in Musignano.

4· Scultura in alabastro <f una piccola urna volter­

rana , esistente nella Galleria di Firenze.

Dué figli compiono Γ ultimo pietoso ufficio di chiu­

dere gli occhi al vecchio padre moribondo. Il genio

buono con ali distese, come in procinto di menar

Γ anima alle genti beate, conforta entrambi: il genia

malo, armato di gladio, sta in dietro inoperoso e im­

potente.

' 5. Urna in marmo cP alto rilievo. V i si vede figu­

rato un tombattimento, soggetto di volgare signifi­

cato, assai comune nelle sculture delle urne meno

antiche : a deatra la figura nuda di troee aspetto, che

tiene levato in alto con ambe le mani un grosso ma­

glio, è il genio della morte o Tanato, rappresenta­tovi secondo il concetto etrusco. Nel corpo dell* urna, al momento in cui fu tratta fuori di terra, leggevasi

a neri caratteri l’ epigrafe, oggi estinta, die si vede iscritta nel disegno : al di sopra sta collocato il suo

vero coperchio , benché molto danneggiato, con fi­

gura Tirile «oleata.

Page 99: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

6L 7. Facce laterali della medesima orna., ove sodo effigiati aotto figura virile e femminile i due consueti

genj buono e malo, entrambi custodi delle porte in»

fernali, per cui dehbono transitare le ai ime nelle di­

more tenebrose. — Casuccini.

TAV. I X

Urna sepolcrale in marmo di straordinaria gran- dezsa. Vi è rappresentata la scena consueta del con­

gedo di due coniugati della famiglia Apponia, /HfV

nobile casato di Chiusi, attorniati con i loro più

prossimi parenti. Il genio buono alato tira a se dol­

cemente la donna al momento, in cui ella dà l’ e-

atremo addio al marito : dall* altro lato il genio malo,

posto a guardia della porta infernale, ha nella destra

le forbici, colle quali recide il capello fatale 68 : non

so dire qual significato possa avere l’ altra figura sim­

bolica ivi presso, nè quale arnese ella tenga sotto braccio. Molto ragguardevole è il coperchio per la

qualità e copia degli adornamenti, che fregiano il

collo e il petto delia defunta: simili affatto ai veri

gioielli e alle leggiadre suppellettili in oro finemente

lavorate» che si trovano alle volle nei sepolcri etru­

schi , per rara ventura non frugati. — Casuccini.

Qualora si paragoni questo bel monumento colle

terre nere di Chiosi, dov’ è più volte figurato lo

SM

68 Vi»oa. nr. 698-99.; S tai. 11· <Syty. 1. 147.

Page 100: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

fetesso aaggetto (lar. xxt. 9. to ) , ben ai vede qual

corso avesse fatto Γ arte provinciale nello Spazio df

più secoli. Sì quest* urna, come la precedente del pari

chiusine, ma di stile romano, piuttosto che etrusco,

spettano ad un’ età , in cui già .erano presso che tutte

cancellate nell’ Etruria, fattasi latina, le costumanze,

e le fogge auliche. Solo per tradizione ai conserva·

vano 9 come ho mostrato anche di aopra, certe ere·

denze popolari, concernenti massi reamente ai fati del·

Γ anima. Pure i simboli di queste credenze {stesse

sotto la mano degli artefici vi pigliavano tuli*altre

form e, che non le antiche, le quali troppo male

avrebbero corrisposto al genio del secolo. Qui reg­

giamo in fatti simboleggiati, come anticamente, i

due contrari genj, non più sotto mostruose sembian­

z e , ma umane: il * femminile, rappresa n lato vi col- l’ accesa teda, ha il costume grecizzante delle dee

vendicatrici; ciò che induce pur sempre certi enti·

quarj sistematici a tener falsamente queste figure, sì

Costanti nei 'monumenti funerei degli etruschi, per

altrettante Erinni. Ugualmente tolto dal mito grecò

delle Parche è la forbice destinata a troncare 16 stame o il capello della vita: laddove di pura antica

dottrina etrusca sono tuttavia quelle porte delle ani­

m e, per le quali in passando elle doveano giungere

dopo purgazione af riposo della beatitudine. Vedi ap­

presso. tav.^txv.

Altri esempi di queste trasformazioni ne1 miti anti­chi, e quindi nell’ a r te , traggo dalle scolture volter­

rane tav. chi. e sqq.

9*

Page 101: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

TAV. LXI.9«

Sono* ormai noti a tutti i bassi rilievi volici irt

terra cotta dipinti a vari colori, già trovati nel 1734

presso Velletri; e'pubblicati dal Becchetti. Tutta volta,

per farne qui paragone, presento in questa tavola utì

«aggio di quello stile sì naturale e sì semplice, tratto

dagli drigiaali atessi oggidì esistenti nel ' Museo Bor­

bonico di Nàpoli. Vedesi num.. 1 una corsa di brgheì

altre corse di giovani armati a cavallo sono rappre­

sentate num. a. 3 , · del pari allusive ai ludi festivi.

Una testa feminea al naturale con singolare accon­

ciatura di càpelli num. 6 , è a neh’ ella dipinta a co­

lori', e di aguale fattura volsca. Al contrario la pic­

cola testina votiva in terra cotta, num. 4* , fu ri­

trovata nell’ interno della Sabina.

TAY. LXI1.

i. Vedota del monumento sepolcrale detto la Cu-

catnella ®», posto nel piano di Canino, come appa­

riva uel Giugno i 83o. La torre quadrata tutta di

•odo ha di presente-cirea quarautacinque palmi ro-

69 CucumeHa e Cucnunelletta (cacumen), chiamano volgar­mente i paesani qualunque prominenza di terra, p monti cello, cbe c’innalzi alquanto sul piano delle loro maremme: queste masse coniche di terra, il piti delle volte ammontata sopra d’un sepolcro sotterra, erano tanti tumuli di memoria : rito consacrato fino dai tempi più rinatiti.

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inani d’ altezza, ma di costruzione irregolare, benché

morata a secco: la torre laterale rotonda di , forma contea, vuota al φ dentro , è fabbricata con massi

più regolari e più grandi, e di costruzione migliore;

è credibile molto che un’ altra torre consimile esista

coperta, nel lato opposto del montichilo, non per an­

cora scalzato attorno.

Il sepolcro spttoposto è di buon: fabbricato eon

grandi pietre paralel(epipedi Λ e. con ingresso fatto a

sesto acuto: il suo basamento, e il basao scaglione appresso, sono cavati nella rupe. Tutt’ intorno alla

base, di questo singolare èdifizio si veggono qua e là

avanzi d’ un muro di grandi massi, che probabilmente

ricingeva totto il fabbricato. Vedi Yom. i. p. i 4$·а.· Pianta del sepolcro inferiore suddetto.

3. Frammento listato m pietra, detta nenfro, grosse

un palmo, ritrovato con altri pezzi uguali sul posto.

4· Piccolo frammento d'un fregio fatto a stampa

di sottilissime foglie di oro aderenti a un forte stucco

nericcio, trovate in molta quantità nelf interno stesso

del monumento: le quali, come par certo, vi adorna­

vano le pareti d’ nna cella sepolcrale: le foglie, d’ el-

lera e di mortella sono indizj manifesti, che .v’ era

usato rito bacchico.

5. Prospetto di tre grotte o sepolcri etruschi inca­

vali nella rupe , non molto lùngi da Canino.

б. Pianta dei soddetti sepolcri.

7. Monumento etrusco circolare costruito di grossi

pezzi di travertino senza cemento, nel ljMPgo detto

J#

Page 103: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Λfonterozzi, distante un miglio e mezzo in circa da

Corneto, dov’ era la principale necropoli di Tarqui­

nia : la parte superiore dell' edilizio vi manca del tulio.

8. Altro monumento consimile edificato come sopra, nel· luogo stesso.

g. Pianta della cella interna sepolcrale del medesimo edilizio.

10. Prospetto di un monumento etrusco con porta

«Γ ingresso, i cui stipiti reggono l'architrave sporgente

in fuori alla maniera egizia : di più due pilastri late­

ra li; il tutto intagliato nella rupe. Esiste fra Monte

romano e Corneto.11. ia . Pianta e spaccato del medesimo sepolcro.

i 3. Prospetto di un altro monumento , nel luogo

istesso.

TAV. LX1II.

i . a. Pianta e veduta interna di una grotta sepol­

crale etrusca situata all’ oriente di S. Maria dell’ Oli­v o , nn miglio circa distante da Toscanella, antica­

mente Tuscania: chiamata dai paesani Grotta della

regina.A. Ingresso della grotta esposto all’ oriente.

a. Pilastro, la cui cimasa è formata di una gola,

rovescia assai rozza, come nel dettaglio.

c. Colonna di diametro palmi a once 4 romani:

alta, compreso l’ abaco, palmi 8 once 7.

d . Colonna di diametro pai. a. once 6 : alta, com­

preso Γ abaco, pai. 3 e 1/2.

T oh. III. 8

95

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Queste colonne poggiano in terra sene* alcuna base':

sono di peperino, piuttosto rozze, con gti abaclii di

altezze disuguali : cioè la colonna più bassa ba l’abaco

più allo ; e viceversa la più alta ha l1 abaco minore.

e . Cunicolo attualmente interrato, per ove si passa

strisciando il ventre : l’ acqua che vi penetra e il fango

hanno impedito di visitare oltre il punto r.G. Luogo interrato, il quale era forse una camera

sepolcrale.

h. Punto nel quale è stata disegnata la veduta in­

terna.

Il basso della grotta è incavato in una pietra te­

nera detta tufo : lo strato superiore, cbe forma la

volta , è all* opposto di pietra calcarea, volgarmente-

chiamata scoglio a libretto.3. 4· Alzato e pianta di un sepolcro a due celle con

vestibolo.

5. Pianta di un sepolcro di forma più semplice con

suo vestibolo : di prospetto alla porta d’ ingresso nella seconda cella si alza uno zoccolo.

6. Pianta di un sepolcro maggiore atto a contenere

dieci corpi: tutt’ intorno vi sono sedili, su i quali,

come in tanti cataletti, collocavansi i corpi morti : la testa riposava sopra piccoli rialti, a guisa di origlieri,

dove sono incavate a tal uopo acconce cavità di forma

ovale.

η. 8. Alzato e pianta di un altro sepolcro mollo

singolare. Nel luogo dell’ ingresso a aveva forma cir­

colare: indi per linee rette pigliava -figura quadran-

96

Page 105: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

polare r seguono due faccie circolari, nel cui mezzo si

trova una specie di pilastro b , che le divide io due

regolari sparlimenti, i quali si presentano appunto a

rincontro dellJantico ingresso. Da imo a sommo ricor­rono per tulli i Iati Unti ordini orizzontali di piccole

cavità quadrate e aguzzate alla cima, fattevi a scarpello,

Puna sopra dell1 altra.

Presso Toscanella, dalla parie di levante e mezzo

giorno, è una valle cinta di alte rupi, per cui scorre

il fiume Marta. In queste rupi stesse si veggono in*

cavate grandissimo numero di grotte, quasi che tutte

d’ una medesima forma. Variano soltanto Puna dal­

l’ altra nella grandezza; nè può esservi dubbio alcuno,

che desse non facessero insieme uqa sola necropoli.

Molti sepolcri sono umili d* una sóla cameretta , con

basso zoccolo attorno: altri si compongono di due,

tre e quattro camere, benché senza ornamento interno.

I untn. 3. 4· 6 mostrano la forma più consueta di così falli sepolcri della necropoli di Tuscania, molto

simili a quelli che si trovano da per tutto nel terri*

torio adiacente. La natura della rupe, eh1 è un sasso

tenero e poroso, chiamato tufo , facilitava non poco

questi scavamenti. Il monumento num; 7. 6 è unico,

ai per la sua formai come per la bizzarria dell’ ador­

namento interno: il disegno lo rappresenta tal quale

esisteva nel 1808 quando io lo visitava. — Non tengo

questi sepolcri per molto antichi: forse Tuscania ella

stessa, me lo perdonino i paesani, non potrebbe pre­tendere alla primitiva antichità dell· Etruria.

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9»TÀV. LXTV.

Sepolcri di Tarquinia.

È la prima grotta num. i scavata come tutte l*af~

tre nel tufo, lunga e larga in quadro 72 palmi romani

per ogni lato, e alta palmi nove: il num. 2 ne mo­

stra la pianta. Il soffitto è piano, diviso in tanti cas-

aettoni quadrilateri, con lunghe liste e pitture di or··

nato: ed è sostenuto da quattro piloni quadrati eoa impostatura, lasciati nel sasso medesimo per fortezza,

ciascuno de9 quali ha nove palmi per ogni lato.

Sopra una grossa intonacatura di stucco bene spia­

nata, ricorre al sommo delle pareti una linea di den-

telli dipinti in prospettiva, che ne fingono la cornice.

Sotto a questa si vede una fascia, in cui sono dipinti

genj alati preposti al passaggio e alla purgazione delle

anime dopo morte.

A piè delle pareti s’ alza uno zoccolo che rigira

tuli’ in torno, sopra cui si ponevano le casse sepolcrali,

simili a quella che si vede figurata nella favola in

rame. — Sopra uno dei muri sono scritte a neri ca­

ratteri molte epigrafi mortuali della famiglia tarqui­

niese, Velcia, 4/1 0 3 8 } oggidì per la mas­

sima parte perite.

L ’ altro sepolcro num. 3 di forma quadrata, è non

solo incavato, ma tutto scolpito a rilievo nel sasso. In

questo il soffitto è tagliato in volta piramidale, con

apertura al centro quadrata che va diminuendo a forma

di cono. Sotto il soffitto ricorre all’ intorno un fregio,

Page 107: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

dorè sono scolpite fiere azzuffatesi in tra loro, e altre

figure simboliche num. 4 > della natura di quelle già

esposte in altri monumenti funerei.

Le. pareti sono ugualmente istoriate con figure a ri­lievo di grandezza naturale, ma non può ravvisarsene

in verun modo il soggetto, per essere oggidì quelle

sculture oltremodo danneggiate e guaste.

TAV. XLV.

Vedesi in questa tavola, da me per l’ innanzi pub­

blicata, ciò che di più conservato appariva Tanno 1808 nel fregio dipinto del soprammentovato ipogeo num. t.

Ritornato sulla faccia del luogo nel i 83o ho ritrovato

quelle pitture stesse quasi cbe affatto cadute e smar­

rite a cagione della umidità : quel eh* è peggio anche

involate a pezzi da vagheggiatori oltramontani, che

por si dicono iQtelligenti. Data opera non di meno a

rivedere e ritoccare il primo disegno dinanzi agli ori­

ginali, lo produco nuovamente non solo più accurato,

ma colorito altresì come vidi dapprima il dipinto:

tutto i vero, salvo un po’ troppo di studiato nei con­

torni delle figure.In tutto questo fregio si vede chiaramente espressa

per via di simboli la dottrina etrusca circa Io stato

delle anime separate dai corpi. I G enj, custodi del- Γ uomo in vita, e conduttori delle anime dopo morte,

v i sono rappresentati alati, ed hanno tutti una parti­

colare foggia di calzari alti sino a mezza gamba con

99

Page 108: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ιοο

pendagli, simili a quelli che si veggono ritratti nelle

sculture delle urne (tav. evi. civ. cv.): nè senza ra­

gione poiché il colurno, nell* antichità classica figu-

rata, è per Io più usalo in un senso correlativo alle

diviuilà infernali, alle tenebre, al sonno e alla morte·

I buonj Genj, che aveano per ufficio condurre agli' Elisi le auime pure, hanno veste succinta, e tengono

un sottile bastone nella destra : simbolo del loro mi·

nislerio sotterra : quella stessa verga con cui Plutone,

in Pindaro, pigne oltre 1’ ombre nelle dimore Stigie 7°.

Al contrario i Genj cattivi vi sono effigiali tutti neri,

armati di grossi martelli micidiali, coi quali spingono e percuotono le anime impure, che debbono conse·

gnare nel Tartaro alle Furie. Uno di essi siede guar-

diauo di una delle porte purgatorie, per le quali do­

vevano passare Γ ombre nel corso della loro purifica·

zioni: secondo un antico erano otto porte: Γ ultima

di esse Γ ingresso alla vita beata 7*. Le ombre quivi

figurate veslite di bianco, cioè congiunte a un corpo

lucido, esili e magre, come le chiama Ovidio, recano

seco stesse la somiglianza dei loro corpi, e vi sono

tutte assoggettate alla medesima legge, senza distin­

zione alcuna di grado : perciò l’ immagine del grande

personaggio, che siede sopra un cocchio tirato pel li-

>/o P in d ar. Ol. ìx . a . v . 8. sqq.

71 Cels. ap. Or igei*, vi. p. 2 9 0 . Diverse altre porte si distin­guono ancora chiaramente nel dipinto: cosi, per conformità no­tabile di dottrine, si veggono nei papiri egizj porte purgatorie, ivi guardate dagli SchacaL

Page 109: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ΙΟΙ

mone dai due genj contrari, non ha miglior sorte de*

gli altri fantasmi che vanno a piede, e portano seco

certi attrezzi di basso mestiere, per segnale della loro

volgare condicione in vita.

Tutta la scena nel suo intero, composta di oltre

cento figure, rappresentava così seguitamente i fati dell’ anima nell’Amenti.

TAV. LXVI.

Combattimenti funerali dipinti in un fregio, che

ricorre nella parte superiore dei piloni dell’ anzidetto

sepolcro, di stile più corretto delle altre pitture: in alcuui luoghi i contorni delle figure vi sono graditi

sopra un campo nero : tal è il saggio, dato in mostra

nella tavola presente, colorilo siccome vedevasi nel 1808.

TAV. LXVII.

Sepolcri di Tarquinia aperti nel 1827 nella collina

adiacente chiamata di Monterozzi, a causa delle som­

mità, o tumuli di terra ammassata, che vi si veggono

in molto numero. Quivi era la principale necropoli

di Tarquinia, distante circa un miglio dalla città, si­

tuata sulla cima del colle più eminente. Questa necro­

poli s’ estende pel tratto di due miglia almeno, e com­

prende parecchie centinaia di sepolcri, che vi si tro­

vano quasi tutti aperti per l’ innanzi, frugati e vuotati :

sicché rarissimo è rinvenirvi vasi dipinti, o altri ar­

Page 110: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

redi di vaiata, come nei sepolcri di Vulci. Buon com­

penso danno bensì le pitture di alcuni di questi , ipo­

gei : un saggio delle più notabili, colorite secondo gli

originali, porgo in questa tavola e nella seguente.

i. Facciata principale dirimpetto alla porta del se­

polcro, la cui pianta è delineata num. 4 * H num. a

dà in dimensione maggiore una parte del fregio at­

torno.V i si vede un uomo barbato, cinto di pallio sul

nudo, in atto di porgere alla dea regina dei morti

una coppa a due anse che conteneva il liquido

preparalo a libazione : un giovanetto tibicine accom-

pagoa col suono di doppia tibia il rito della sacra

offerta. La dea., nobilmente vestita e calzata alla ma­

niera antica, fa gesto propizio d’ accoglimento. Le te­

nie, emblema dei misteri, appese intorno sotto la cor­

nice, indicano fatto sacro: ed i cavalieri ben mon­

tati , cbe si ripetono più volte, apparecchio di giuo­

chi festivi.

Nel doppio frontone tra il fregio e la volta, l’uno

dov’ è l’ ingresso, l’ altro di fronte all*ingresso num. i.

3, vi sono figurati mostri e fiere di più nature uni­

tamente con pesci mostruosi : rappresentanze di senso

simbolico sepolcrale già dichiarato di sopra, p. 34· 39.

Num. 5. Faccia di fronte all’ ingresso di un altro

sepolcro, la cui pianta si vede num. 8.

71 Cioè di forma affatto simile a quelle tazze, che si trovano in tanto numero nei sepolcri medesimi. Vedi tav. c. a.

103

Page 111: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Le figure vi sono ritratte la metà io circa del na-

tarale. Due scene differenti danno tema a tutto il di­

pinto: cioè un tripudio bacchico, ed un apparato di

ludi festivi. Una porta rastremata dipinta, posta in

mezzo, divide in due parti eguali la faccia qui dise­

gnata. A destra di chi guarda, due figure di sesso di­

verso danzano tripùdiando, accompagnate col suono

di un tibicine : la donna, presso cui sta bramosa una

cagna levriera, tiene in màno un nappo da bere : se­

guono nella parete laterale, del pari tramezzata da una

porta finta, altre sette figure in piede, e in variate at­

titudini , con vasi e tazze e vitte e palme in roano :

tra esse fa mostra principale un uomo barbato con

doppia benda in capo, palliato sul nudo : rappresen­

tanza non dubbia di un festeggiamento baccanale.

Nel lato opposto del sepolcro a sinistra, distinto

eoo uguale simmetria di parti, si rappresentano giuo-

cbi consacrati a Bacco stesso. Il disegno num. 5 mo­

stra due cavalieri già disposti alla corsa : vengono dòpo

altre due figure equestri: indi due gruppi di lottatori

al suono di un tibicine palliato. £ finalmente nei due

sodi a lato dell’ iugresso si veggono quattro figure nude,

che hanno simboli bacchici parimente. Or questi giuo­

chi equestri e ginnastici sono appunto i medesimi che

Bacco aveva egli stesso instituiti, secondo la favola,

in facendo celebrare i funerali .del Suo diletto Ofelte.

Corsa di carri, corsa a piedi, pugilato col cesto, lotta,

disco e tiro 7*. D’ orìgine dunque funerea, e sacri par-

73 Non. Dionys. xxxvu. v. io4-75o.

ιο3

Page 112: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ticolarmente al dio delle anime, si coanpreode bene

perchè sì fatti ludi sogliono · essere la consueta deco­

razione non pure dei sepolcri, ma dei rasi stessi di­

pinti, che si ponevano nelle tombe allato ai corpi

morti.

Nei due frontoni tra il cornicione e la volta num. 5.

6 sono dipinte coricate eerte figure itifalliche, paniere,

leoni, cerbiatti, e altri quadrupedi e volatili, lutti al­

lusivi al tema principale. Quindi non sembrami niente

dubbioso, che in tutto questo dipinto siasi voluto rap­

presentare l'apparato di una preeipua solennità in onore

di Bacco, qualificato dio supremo dei morii.Questa tomba è la meno disegnata a paragone delle

altre due tarquiniesi, che qui espongo insieme j ma

le ?ince d’ assai per la singolarità delle iscrizioni etru-

•che sovrapposte a ciascuna figura, come si vede nel

disegno, benché ivi trascritte in caratteri troppo mi­

nuti per necessità di proporzione. La vara forma delle

lettere di cotali leggende si ha nel facsimile iscritto

a piè della tavola. Per mio avviso elle sono per la

massima parte prenomi e cognomi.soltanto degli in­

dividui della famiglia 74, cui atteneva il defunto quivi

sepolto, e che il sovvennero dei dovuti suffragj:

potrebbe essere il nome stesso della cagna diletta che

si volle pitturata nel sepolcro.

U ingresso di questa tomba era chiuso da una gran

pietra num. 7, sopra la quale in tanti quadretti sono

74 U gentilizio meno dubbio è QYO'JiH , Fclthur: Volturia.

ι<>4

Page 113: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

scolpili alquanto rozzamente animali feroci di varia

natura, cavalli marini, sfingi, geo] alati, ed altre dif­

ferenti figure simboliche ; le stesse che il lettore ha

veduto replicate sì sovente nei monumenti funerei, o

che ottimamente si confacevano quivi alla porta del,

sepolcro, come tanti emblemi di quei tremendi spirili

infernali, a’ quali era affidata, a spavento dei malvagi

viola tori, la buona guardia.

TAV. LXVIII.

Sepolcro tarquiniese, la cui pianta si vede num. 7.

Facciata a fronte dell’ ingresso num. 15 parete laterale

num. a.

Ricorre intorno sotto la volta un fregio dipinto,

alto 18 pollici incirca, in cui sono ritratte forse a

cento figure. Vi si rappresenta uno spettacolo con la

corsa delle bighe, il pugilato, la lotta ed altri esercizi

atletici, in presenza di spettatori dell’uno e dell’altro

sesso, parte sedenti sopra d’un tavolato, parte colcati di

sotto a quello. Nò vi manca il direttore o regolatore dei

giuochi, cinto del pallio, e con bacillo ginnastico in.

mano, solita insegna, degli agonoteti. Nelle pareti la­

terali sotlo il fregio, lo spazio è occupato con figure

d’ ambo i sessi danzanti al suono dei flauti: danze

precipuamente comandale dal culto bacchico: di fac­

cia si vede rappresentata la cena funebre, dove i

commensali, coricati sopra triclinj, tengono corona in

capo e veste cenatoria· Nè vi sono tampoco tralasciati

ιο5

Page 114: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

i famigli serventi al convito, e il consueto tibicine 75.

Da un lato si veggono apparecchiate sopra un desco

le anfore convivali. Le oche sotto i letti triclinarj danno quivi a intendere simbolicamente che il convito

è consacrato a Bacco, il gran dio delle anime. Nel

frontone superiore fanno ornato altri due commen­

sali , e due serventi alla cena A

I dettagli num. 3. 4 mostrano in maggior propor­zione alcuna delle figure del fregio. Il lato interno,

ov* è l’ ingresso del sepolcro, si vede disegnato in pic­

colo num. 6. Tutta la volta è disposta, ornata, e co­

lorita quale si mostra num. 5.Questa è la tomba più bella, e la più ornata :· di

maniera piuttosto semplice, benché vi si trovino mo­

tivi, atteggiamenti, e forme, che sentono di opere mi­

gliori. Sì fatte pitture tarquiniesi non possono certo

pretendere nè a molta antichità, nè a bellezza di forme,

nè a nobiltà di stile: si facevano da artefici provin­

ciali ; vi si cercava un certo effetto d'armouia nel

colorito, anziché proprietà e verità : per ciò si veg­

gono i cavalli promiscuamente o di color turchino, o

rosso; le unghie loro sono verdi; le criniere d’ altro

colore. Uguali bizzarrie mostrano le figure umane,

per solo fine di accordare e armonizzare le tinte a talento del colorista 77.

75 Vedasi per confronto la scultura volterrana tav. cri.76 II vaso che si vede abbozzato di sotto le figure ritratte é

un pentimento del pittore.77 I pittori adoperavano corpi coloranti del paese, dove ab·

ιο6

Page 115: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

f atj

I disegni che qui espongo sono stati diligentemente

condotti nel i 83o dal signore Labroust e suoi com­

pagni, abili alunni dell’Accademia di Francia in Roma, alla cui gentilezza io ne sono debitore. Gli stessi tre

ipogei furono per avanti disegnati in più acconcia

proporzione dal sig. Barone di Stackelberg, per le cui

diligenze ne aspetta il pubblico la promessa pubblica­

zione: e, per cosa certa, avendone io stesso veduto i

disegni colorati, ella sarà degna di quel valente ar­

cheologo, non meno che del suo intelligente coopera­

tore sig. Gav. Kestner. Per la cortesia di questo ono­

revole signore posso intanto dare un saggio dello stile

il più corretto preso dal fregio di quelle pitture nel

sepolcro tav. lxviii, ed esattamente conforme al suo

originale: rappresenta un cavalcatore a piede, che

tiene colle lente redini il suo cavallo. V . tav. lxxiii.

3. A

bondano ocre, ossidi, e altri composti metallici, che danno grande varietà di colori minerali osservabili in questi dipinti. Massimamente ne fornisce il Monte Amiate e la Montagnola Senese: sono valutabili soprattutto il cinabro nativo di Sei- vena; la Sinopia o siliciato di ferro del Gastei del piano ; la terra gialla finissima e qnella d'ombra dello atesso paese} il bianco di creta di Pian Castagnaio; il nero di graffite ec.

78 Veggo poco ansi pubblicate per le cure dell* Instituto Archeologico tav. x x x ii . x x x m . le pitture di altre due tombe tarquiniesi più recentemente aperte. La rappresentanza loro è in tutto analoga e corrispondente alla tav. txvm. di sopra «sposta. Sì nell*una, come nell* altra, vi sono figurati uguali Cridinj con la cena funebre t i commensali uomini e donne

Page 116: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Sepolcro di Chiusi scoperto nel 1826.

Questo ipogeo è incavato, come tutti gli altri se«

polcri chiusini, nel tufo: è diviso in tre stanze distinte,

parimente incoronati; sonatori di tibia e di cetra; serventi alla

cenat e* per più dimostrazione vera del costume, un mobile

ani quale stanno apparecchiati in bell'ordine t vasi da vino ,

le coppe, e altre stoviglie ad uso del convito. Qui pnre sono

replicate, come nella mentovata tav. t tv u i, consimili figure

ammantate d* ambo i sessi, che saltano e ballano tripudiando

a modo dt baccanti: v*appariscono al pari tigri, pantere, e

altri animali bacchici : di più la volta del sepolcro xxxii forma

come nn solo pergolato intrecciato d'edere e di corimbi. Tutto

ciò evidentemente conferma significare queste pitture sepol­

crali un apparato di festività e di'convito sacro a Bacco: al­

legrezze manifestanti agli iniziati la beatitudine delle anime

belle nella vita eterna. Anche Io stile del dipinto si rassomi·

glia all’ antidetta tav. lxviii; se non che assai maggiore è

P o m ato , ed i vestimenti v'appaiono molto più guerniti di

meandri e di fregi d’ ogni maniera. La mossa delle figure è sempre artificiata e forzata ; i volti caricati ; Γ estremità so­

verchiamente allungate : non poco si rassomigliano in questo

alle sculture chiusine sav. nv. lv . lviii. a, 11 che non era in

capacità di artista, sì bene nn fare imitativo di maniera an­

tica , mantenutosi gran tempo nella scuola paesana. Non oc­

corre il dire che di pennello etrusco, e non greco, io tengo

onninamente st fatte pitture tarquiniesi e chiusine.

Nel fregio inferiore del sepolcro xxxm si vede inoltre figu­

rata la caccia di uno smisurato cinghiale inseguito da parec­

chi cacciatori : tema che può aversi per allegorico , siccome

ne* bronci perugini tav. xxvm. i. Vedi p a8. 39.

io#

TAV. L i f t .

Page 117: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

come mostra la pianta tav. l u i . i . Un vestibolo di­

pinto, qui rappreeentato in prospettiva, db ingresso

per due porte rastremate a doe camere sepolcrali eoo

banchine intorno, sopra le quali si trovarono- poste

con ordine te urne cinerarie. Una porta finta pitturata

sta di fronte a quella ehe introduce nella camera la­

terale. Un fregio all’ intorno con liste rosse e nere, e

nel mezzo di ciascuna parete una maschera grande gor-

gonica con lingua distesa ( tav. cu. 4 )> fanno l ’ orna­mento di una di queste camere mortuali.

Α1Γ opposto il vestibolo, sì bene ornato di pitture

allegoriche, era la sala del funebre convito, dove i

parenti e gli amici solevano celebrare i dovuti ufficj,

e l’ anniversario anche della morte dei loro più cari

congiunti.

TAV. LXX

Fregio dipinto intorno l’ anzidetto vestibolo, le cui

figure maggiori hanno di altezza quattordici pollici in circa.

Nella prima scena si vede una corsa figurata di tre

bighe, una delle quali spezzata e riversata nella corsa,

gittato capo volto l’ auriga: il vincitore oltrepassa la

meta. Seguono i giuochi minori, o pedestri, inco­

minciando da due pugilatori in azione eccitati alla pu­

gna, secondo costume , col suono delle tibie : viene

dopo la corsa figurata per quattro giovani, appresso

de’ quali si vede il ginnaste o pedrotiba, cinto di pai·

100

Page 118: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

n o

lio 9 con doppio bacillo in mano. L ’ azione che degne è il saltò del cavalletto formato di due bastonj posti

in bilico. Indi succede il giuoco, detto delle ascolie,

in cui il giuocante doveva saltar ritto sopra di un' otre

gonfiata, che avea levigata e sdrucciolante superficie: il

saltatore vi si mostra caduto a terra. Vengono di poi

nel cospetto di altri due instruttori, l ’ uno de*quali

distinto pel suo bacillo nodoso, gli esercizi del salto

con gli alterj; il lanciar del disco e la lotta: ivi

presso, sopra d’ una colonnetta, posa una tazza, entro

cui ponevasi l’ olio col quale i lottatori s’ ungevano

le membra. Finalmente, in preseoza di un altro so­

natore di tibie, si vede il giuoco armigero della picca,

cbe facevasi votare lontano. Se in questo luogo non

mancasse parte della parete e del dipinto si avrebbe

una continuazione di altri giuochi usitati: tutti a un

modo esercizi di destrezza, di forza e di valore.

Nelle due lunette al di sopra delle porte si vede

compendiosamente figurata la cena funebre : due com­

mensali vi tengono in mano, a quel cbe pare, il rhy-

ton y o solito corno potorio: ben distinto vi è il so­

natore di lira; in un angolo sono visibili due mense,

Γ una apparecchiata con vasi da vino, e presso a quelle

il servente alla cena. Il guasto del dipinto non per­

mette di riconoscervi altri dettagli certi.

Le pitture di questo sepolcro, molto meno valevoli

per disegno delle tarquiniesi, in luogo di essere di­

stese sopra un piano di stucco, sono semplicemente

dipinte a fondo secco sopra il tufo naturale: quindi

Page 119: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Iti

ora mai ai trovano presso che annullate ani posto. Il

disegno che porgo, fallo al momento della scoperta ,

ne mostra una copia fedele 79.

TAV. LXXI.

i. Pianta dell’ anzidetto sepolcro chiusino.

i 3. Pianta e alzalo di un altro sepolcro* presso. Chiusi scopertovi nel 1810, fabbricato di pietre tra·

▼ertine tagliate io figore regolari , commesse insieme

senza semento. All* intorno ricorre uno - zoccolo con­

tinualo, largo un braccio e alto la metà, su etti sono

posale otto urne cinerarie di travertino istoriate, con

epigrafi etnische mortuali. La porta era chluKà Ja due

imposte, parimente di travertino, che giravano sopra

cardini lasciati nelle imposte medesime , e che ioca- 1 atra vano nella soglia e nell'architrave.

4. Nuraghe A'Isili; luogo aentrale dell* isola di Sar­degna. Veduta, pianta e spaccato del monumento.

Questo Nuraghe d’/*///, costrutto in pietre calcaree

di medioete grandezza, è semplice e eoo fiancheggiato

da altre torri, ό sieo 'còni laterali, come si veggono*iiW quello di' Bofg/iidà, e- parecchi ahri sparsi qUa è fò

per l’ isola. Per entrare nel Nuraghe dall'uniàa -««a'

7 9 Un altro sepolcro dipinto, non molto dissimile al presente, fi· aperto nel 1734 presso di Chiusi. Mus. Etr. Tom. in. tav. 6 . Malgrado le deformità della copia «'appariscono nondimeno fi· gunti uguali ’giùocfii alici io: singolarmente SI pugilato al suono ddlf tibie , e la ktUr in presènza Ai-. rikpMtWi^gfonosta.

T om. III. 9

Page 120: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

u t

apertura o pori·, che trovasi inverso mezzogiorno, fa

d* uopo coricarsi a terra e strascinarsi così tatto il lungo della pietra d'architrave: passai* questa l'uomo

può reggersi in piedi. L ’ entrala, fatta in guisa di cono,

va allargandosi, ed è di grandezza e altezza sufficiente

per potere senza ostacolo penetrare nella camera in-

terna. Questa camera ha figura di cono , e .termina

presso a poco come un uovo preso nella parte più acuta. I sassi che formano questa camera vi sono di­

sposti |ier linee orizzontali, e le pietre diminuiscono

dì volume a misura che vanno verso la cima. N os

vedasi in questo camerone nessuna di quelle cellette»;

che si osservano negli altri Nuraghi, ma v 'è Contro­

ls parete, ed all’ altezza di più d* un' uòmo* un per­

tugio, ne) quale si penetra da principio colla massima:

diiBcolik: cangiasi poi questa.apertura in und scalai a-

spirale di grandezza ed elevazione bastante da permet­

ter* all'Domo, di salire facilmente sino alla .cima at­

tuale del monumento, dove veggoasi vestigi di uni

camera superiore, oggi distrutta quasi totalmente.

, 11 disegno di questo Nuraghe d'Itili, è alata! preso

dal. vero nel i 83o dal sig. Cav. Alberto della Marmora ^io lo debbo al favore «Ielle atesso, mio pregiato amioQj

V«tii Tom. li. p. 43.

TAV. LXX1I.

3. 3· Facciata e fianco di uu’ urna cineraria iq terra

colla difwols a colori, ebp ha la, formi di. u« t«m->

Page 121: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

piatto. Quivi ti distingue bene la parte sa|ieriore dì

legno, aecondochè dice Vilruvio, e come posano ì'a->

sineilo, i puntoni, e le m i , in modo cbe lo scolo

del tetto penda a «Ine acque. Vedi Tom. u. p. a$4·

l. Urna cineraria parimente in terra cotta dipinta

a vari coleri , ma di forma più ideale e capricciosa.

Furono entrambi trovate negli scavi aperti presso la

Cecina nel volterrano; oggidì esistòno nella Galleria

di Firenaè.

TAV. LXXtff.

1. Vaso in terra cotta dipinto a forma di balsama·

rio: figura nere in campo di colore cbe nel giallo ros-

aeggia : vestimenti >« ornati parte porporini, parte giallo acori. — Il colorito sì di questo, come degli

altri vasi appresso, è indicato a’ suoi luòghi nel dise­

gno, -conforme agli originali, per met2o di piceoK

numeri, corria] «ondanti alla1 nostra posta in piè di

ciascuna tavola. Dì tal modo non solo si dimostrano al vero i diversi colori dei vasi, ma possono i dise­

gni alesai colorirsi al naturale da chi na abbia talento.In questo singolarissimo vaso, già del museo Vi-

venato, ed ora nel museo Borbonico di Napoli, si

vede figurato il medesimo soggetto simbolico, esposto più volte nelle antiche figuline a stampa di Chiusi

(tav. xvii. 5)j e più variamente in altri montHnenli

etruschi. Qui apparisce il Genia buono chiomato, mi­

trato ; e alato, vestito d’ una lunga tunica : rimuovi

ιι3

Page 122: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

da sè, · strigqe violentemente con ambe le mani

per il collo due cigni quasi comprerò, emblemi delle

spirito malp. Le ali del benefico ente, che ai disten­

dono |>er tutta la circonferenza del vaso, possono di

più significare sotto simbolo, eh1 egli abbraccia di sua

propria esseuza ogni parte del sistema creato. *

Tulli i vuoti nel campo del vaso hanno fiori ed

altri' ornali, che vi prendono-variatissime e ideali fi­gure. QueMa foggia di adornamento è cosa .tutta pro­

pria di tale specie di vasi antichissimi, che i mercanti

sogliono chiamare comunemente 'egizj, da poi che la

stessa impropria denominazione fu data loro quando

vennero la prima volta iti luoe.

a. Vaso balsamario dipinto come di sopra.Abbiamo per avveutura in questo vaso la più an­

tica immagine di Bacco, quale si concepiva innanzi

die la poesia e l’ arie no abbellissero le sembianze e le forme. V ’ è rapprasentyto sÌenopogone, o sia a barba

cuneiforme, e chiomato j cinto il capo d’.uno strofi·:

tiene in maoo il cornò potorio, forma primitiva del

nappo sacro : può muoversi à fatica tanto è panciuto

e grosso; figura rozzamente tondeggiala del corpo, e

pressoché orbiculata, quale soleva darsi da («rima, per

qoricello simbolico, alle immagini elesse dèi Paleci e

Cabiri, Iu qùesto dipinto, Bacco, Cabirico egli stesso,

se ne sia in messo a due oche riite in piedi uocellq

onninamente .sabro ed emblema del nume. Tulio il

ritoiiuente· è di <pairo: ornamento. ■— . Pfvnao ' Feoli ia

Kootauii

Ii4

Page 123: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

TAV. LXXIV.

7. Vaao gratulo a in e aow, figure nere e rosse in campo gialle.

QiiaUra i n e distinte oocàpaao la superficie intera

del vaao: n e lla u h m inferiore sono figurale di verno

qualrth di 6t#ré : nelle Superiori sfingi alifete « tramez­

zate da Vicariti a y q H o amano, emblemi dell’ anima,

quali «ybggénsi. di frequente pitturati sopra le mummie

egisie. Parfeccbi capponi mostrano ancor quivi manife- sutmeuteunteroà aKuaivo al culto e ai misteri di

Baoco. — Pcesao Caudatari in Roma.

8. Vaso a un solo manico, figure nere, con rosso

c bianéo, in campo’ di color giallognolo.

Gli stessi animali, l ' oca, P emblema deH’ afaima ,

cooif nel vaso attxidetto: — Gandelori.

5. Bilsaajario, io cui è dipinto un animale mo*

struoso alato eoa testa d’ irco : simbolo non piè ve­

duto in quatta specie di antichi vasi emblematici. — *

Candelora ·6« Altra balsemario d’ uguale antica maniera, in cm

saoo -ritratte due fiere, Γ una di contro ali* altra. F m

trovato in, 00 sepolcro chiusino, dove non di rado si

rinvengono vaselli con emblemi della stessa naturai

— Paolozzi in Ghiusi.

1. 2. 3. 4· Pitture di quattro vasotti d’ uguale ma­

niera : le parti tratteggiate nel disegno iadicano i l co­

lor rosso sovrapposto al nero.

Questi vasi dd museo Blacas furono eoo altri molli

Page 124: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

somiglianti trovati negli *ca vantanti aperti, son pochi

anni, presso di Nola. Per cotiHescendeiiza del prò·

prietarìo gli do esattamentadelineati si mtaralt dal

Sig. Dubois Wf disegnatore del regio museo egizio in

Parigi. — Sooo della medesima -specie « 'fittan dei

vasi, cbe ai trovano in numero entro i sepolcri del- Γ Etruria di messo , esposti di sopra : ha ano i mede­simi emblemi, e certamente s* appartenga*» tutti · ht»

sieste a uo’ jjieM» serie d’ idèe religiosa. R d s o is if

etrusco nella Campania; certe afetmencb di famiglie

tra l ' uno c Γ altro paese ; k usata fimqeenlazieau del

popolo 80 ; erano di fatto tonte c i use pdtenti^ ehé

«incorreva 00 a rendere coi>forme il più .«aero e più

universale costume delle genti c iv ili, qual è il santo ^itO'della sepoltura.

Noterò per ultimo, che non .tutti » vasi .dipinti

di questa foggia tanto in Etruria, ohe. neUa ; Canapa·

b ù , non sono ugualmente antichi r;pflrd>&' ritornate in mezzo più secoli dopo le ■ supérslisiooi egizi·, si fe­

cero in copia vasi di stile imitstivo aulico 1 ieieou quelli appunto che ai trovano io molto uuakÀro di

terra grossa e pesante, e di.tal goffo dipinto, else non potrebbe nè pure ingandare i ' menu «aperti·1 Vedi

Tom. 11. p. 167. 367. 266.

(<2) Abbiam più volte avvertito il Lettore che * disegni di que­sta edizione sono di minor dimensione dc-ΙΓ edizione firijntiua.

80 Védi Tom. 1. p. 117- 122 ,

116

Page 125: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

TAV. LXXV.

Vaio grande intero a due manichi; figure nere «

porporine in campo g ia llo .P é e k s o . Sua Era. ilCar»

dittale Pncb in Roma : segnato nei catalogo d e l : Pr.

d i'C en in o, num. 1.540.

Primo quadro A.T ra personaggi· ricca mente Toltili d ilu n g a fuoibA

e di paNia.fierilo, con benda in capi») grati dipoer linrinta e d^anni, muòvono u·.gióvane feroe e gtor riosa impresa. Uno di essi per simbolo del. premio eterno d etta to g li dai fali, gli porge innanzi αα bai* aanonfio* · palla ('vedi tav. lxxxu-. 4 )· L ’ ero· arnaatf d’ cfauo, idi catan a , di. gambali, di. spada e scudo^ cbe ka ! per (divisa un serpente fallo vi a tutto rilievo^ a·’ inoqtnaiioa con atto» e .passi di spedltb guerrìcerei a Ma pog»K'i^«] dufe itgtire virili, cbe ha· breve .tuento* compagni1 di guerra o araldi suoi,, téngóno dietro con peri^im|iÌ;to<e ffawiliezta al- guerrieia.

Secondò quadro fcinai fovescio dei vaso: tìv. iaxv%

Ritorna vittorioso l’ eroe coperto della medesMN

armatura : deposto lo scudo egli tiene in cambio im­

pugnato il giavellotto, cbe portò il colpo fatale. Viaue

accolto dagli stessi‘ tre personaggi, l* uno dei quali

presenta in guiderdóne la cotona, emblema della glo­

ria acquistatasi col valore. 1 due seguaci del guerriere

ai ripresentauo aneli’ essi in iscena.I due minori quadri.sopra il colio del vaso, cia­

scuno con tre ligure, souo episodici. Nello spazio

Page 126: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

« iS

eolio i manichi vederi aitai sRrtge alata da un lato, conveniente simbolo di prudenza e di forza : nell’ al· tro tina piccola figura virile. Sotto il piede del vaso i graffila la-««fra delineata.

II'ptem io dovuto alla virtù, ao*l in fucata vita, come nell* al ira , sembra dunque, sotto· forata mito* logica e simbolica, easeve il tema di questo dipintoa‘. Che Γ erae effigialo ( pooo rileva Γ tadivUnairl· per nome) sia quiviona sola e unica persona, io ipoatra nò» tanto la medesinmes» dell’ armatola, -quanto la cenrvetla, ’■ dhe > nell* uno a nell1 altro quadra il preoom «m ìo··, simbolo'.della divinidi à sepraptaiai «a*» f**eam b o i capi introdotti nell'asione hanno* dovuta avervi, secondo eoslume, senso simbolico.! Per aug-* giare kienliU dèi latto si ripetono al paci -o»|ristesso ηκίηκαίΟ' scrii’ 'una e n&JI’ qllr» scena iti ère· peno* uaggi ainiuni |«οάιotori dell’ impresa. L i·· pu|gnas«t»N c* , a Cui s’ alludevedeai rappresentata Qcl va»· di’* segnato appresso tav, l^xvux: la· palesa . Γ iosego*

atessa < del· serpente poeta eopta'Jor aetido di' uno dei ohm battenti.

8t II soggetto medesimo j teppreaeàtaio afejuanto diversa· diente iu altro vaso del Pr. di Canino-- L'eroe »( riceve l ’ama*

tuia intera, asta, corazza, eLtpo e gambiere dalle qiani degli «tessi personaggi ; due di loro .gli presentano il balsamai-io d’ i*.

guaio f<inn;i ; un terzo la corona. Nei rovescio si vede tuli' ac*

nato il guerriere, che imbraccia lo scudo colla stessa divisa del serpente, in otto di fare partita; Uguale è anehfe la foggia ' dei vestimenti e del dieegao.

Page 127: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

i. V ae· « un manico, figere pere e rosse, Pr. di

Casino.

Ercole barbalo, coperto di pplle' leonina sqpra,

breve tunica, e con gladio al fianco, tiene nella si·

niatra Parme sua piÙ Q oo rifìcaarco e saetta: esso

porge in alto riverente la destra mano a Euristeo, «•capiate leieue glorioso fati«lie, || ge.diM jcety?ha

benda purpurea in capo, *, iti Μ & ,Ιφ scettri adwfiot

«oh qn· 'tèsta di naototqne alla , cUna. Diedro Ercple

ed Euniaiao atbnoo «aetnaU ir loro respirivi Wguaei

dorifori 'o lancieri, Roma dell’autore ^t^A^IfEJlO^BSEft%. Vasof » A » manichi, figure Mwe..e r#sje, φ lu-.

eidissima .vernice· — £Jaà4eU>ri. in Uoqu*.

MeiCueto «ΕβΜΕΣ chiomato e r b a to ,, 8SPi**to ,de|) ptotaso, oon caduceo d* asta lunga nella detlrq , je alti

calcari . a la t i , . epatiche ipr hracciq ravvolto nel suo

meato . Ercole infante HEPAK4JES, eh’ egli soUnje dal

vieentimanto. di. Giunone. Da un lato, l’ us*tfi scrittone

ΚΑΔΟΣ ΗΟΠ4ΙΣ : più «otto il gentil saluto ΛΑΙΡΕΣΤ

( x*f* *> ).X Vaso grande a due au*e, figure nerqe rosse ,

carnagioni dcllè donne biacche.Due guerrieri pedoni astati combattono tra di , lerp:

nn terso guerriere caduto » tèrra vi giace moribondo,

percosso dalla dea assistente colui , ebe per impresa

multo scudo.beolieo porta un Itone, una.tasta di Me*

dota j e un serpente. Uo’ altra dea astata, aocqqrrc al·*

H9>

ΤΑΥ. L m v i

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fio

l'opposto combattente: «ohi in mezzo Γ uccello se­

gnale dell* augurio.' Nel rovescio di questo bellissimo Taso sono dipìnte

due Amazzoni combattenti contro di un guerriere 4 òavalìo. Candeiori.

TkV. LXXVn. LXXYIII.

Vaso grande i due manichi, figure'neroi, f)hia— ha

è purpuree. Perii in Rotea.

:Bacco,-barbate»;e chiomato, «tato 4i nobile pallio fittie-'ttella meno dèstra il eàntavo a dbe ake ab». La sua tèsta è cotonata di pampani: la cellari Λ fo gnÉ1 drgtìftoia con labbri ripiegati sufi’ eri». Fanno corteggio al burrrt le dee fignrè ammantile j Nf^aci duoi. Bacco móstra di togliere rn protezione l’ indi- Viduo,-Che sta riverente nel suo cospetto, e m odq lè sacrè parole: la cervetlh, à fui fedele campa­gna , e animale gratissimo a quel dio , il fa ricotto· scefe per fó stesso personaggio -eroico figurato nella tav. lxxv. Lxkvi. Una dèa non quaglicela da simbolo speciale, sta rivolta inverso il lato, dove pugnano dile guerrièri astati: l’ uno imbraecra scado beolieo; Peltro, il favorito dei numi, porla Ιό scudo mede·· simo' che ' lò ' distingue nelle due precedenti tavole.

Gli uccèlli'volanti intorno, qui stanno'per presagio

di veritum ; léddove i galli, collocati sull’ arnato ch<?

ricorre irit&fott le «me, vi simboleggiano il contra­

sto e h gara. Nello spazio di eolio ai manichi una

Page 129: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Ili

dell· figure ritrattevi in pnpónioee mfoom Iiene <»

dmdo la corona di premia Nell* opposte hto altri due'

individui corrispondenti y socio fom •caldi' pubbli ca­

lori'della vittoria. Le due figure virili ritte in piedi

palliate sul nudo, e in attitudine ansiosa dietro ·*

ciasctsno dei combatterti, μοη possono qui /appresen-" tare altri ohe i loro .compagni*

Ha esposta nel lesto Tom» li. p. 359. 1« mia ope*,

s io ·* intorno a questi skogolamsimi tasi di stile :,ar-i

«ύςο, tanto maggiormente premiabili per Γ atte, quanto

più rari. Forse sono essi altrettanti esemplari di qpei;

▼asoilaacDti vetusti per uso di sepolcri, che Strabone

chiamava neorócorintj. Il vaso tav· ixxy. 1, si pu&

avelie per .uno· de1 più antichi saggi della. piUera. fleg

Greci. Jl pittore Amasi era forse desso ua oòHbtio»

o di quella scuola. Lo stile secco, rigido, eirome?

trico, tutto convenzionale, fa pieoamente conoscere

quanto nel secondo o terso sècolo di Roma si fosse

ancora lontani nell’ Ellade dall’ idea del bello.

Afqusfnto più franco è lo stilè dei fast ttxv-txxvui:

le figure in generale vi hanno più mòto e 1 più axio­

ne , benché violenta oltre il naturale. L’ occhio co­

sta n temente formato nelle figure virili circolare, tfon due linguette laterali, indicanti la cttdé dell* occhio

e 11 canto lacrimale ; nelle figure femminili attuo·

gato e schiacciato oltre misura ; móstra' un metodo,

un far convenzionale proprio di uria* scuola anche

più antica} la quale fu norma allo stile di questa

sorta pitture che reggiamo nei vaai, ; Nessuna delle

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IM

scultore etrasehe, -nè i boemi tosoaaici più vetusti,

hanno gli ©cèbi di quella Fatta. Un neo so cbe di

asiatico apparite· ancora odia forma, nella ricchezsa,

e nella pompa delle vestì: il manto o pallio vi Suol

essere quadrato alla marnerà lidie *», o più tòsto orien­

tale: le aeconoiatnre del capo, la singolari tir dei fregi,

la foggia stessa delle armature m finemente abbellito,

che mostrano essere 4lati lavori 4 i toreotica, indicttao

pare m opere òf arte speèiatttk di maniera, al tatto

dtMoeta dàl gusto propriamente ellenico deH’ età pfr-

Aériore. Sopra'tutto notabile oélla pktara dei vasi di tale specie si è la finezza e equini lessa del lavoro in

Ogni qualunque dettaglio: nulla vi à omesso, nò pare le pi il minime cose. Contrassegno finalmente non dub­

bi» della; maniera antica -sono i còntorni a graffito

a«Mi diligetftau» e leggiero.

.^AV. LOJX.

Minerva esce.pipata dal capo di Giove,. 9 impu­

gna Pasta slanciandosi fuori con impeto., gri laodo terribil grido di; guerra*5. Giove sedente io trono % con predella,pot^p.i p ied itiene il folgore nella destra.; con la siniplrq; rpgge ' lo . scettro. Dietro a Giove è Qiu-

nooe con rollata corona in testa, e dietro a questa

Vulcano. Dinanzi al nume sovrano Diana llizia rac­

coglie il ημο,νο, p^rto: JU Vittoria, già destinata a

83 tìlONYS. III. 61.83 Cosi la Jescme Fìduo omerico xxvni. g; e Pmbabo OL vii. 69.

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«occorrere Minerva n*Ha pugna contro.i giganti, t ie f ·

in anno coroaa reggiani· : ivi assisteste è Marte *4.

TAV. LXXX.

Lo iieu o soggetto io tu o a dne manichi trovato

a Vulci. — Feoli.

i. La dea gik venuta a luce si posa armata in

grembo a Giove. Nel cospetto del nume è Diana Ili-

sia, e «n dio maschio, cinto del pallio, ina non qua·

lificato da, strabalo. D^ll’ allro lato Apollo citaredo e

Vulcano. La sedia, q sia il trono di Giove, si v«dp

ornalo di piccole statuette.

a. Lo stesso soggetto in altro vaso parimente tro­

vato a Vulci. — Campanari in Roma.

Esce Minerva dalla testa di Giove: la civetta suo

proprio simbolo si (iosa sul braccio sinistro di Giove;,

cbe qui si mostra disarmalo della saetta. Apollo .ci­

taredo, Hi zia 9 .Marte stanilo presenti alla, nascita

misteriosa: manca per la rottura Vulcano, .di cui fin-

84 II presente disegno i tolto al naturale aspra i frammenti d 'u o vaco di Chiusi, ivi trovalo nel i8a6 (<*). Quando vennero di

sotterra a luce noto v’ appariva, in Alt ma visibile, il braccio si· Distro alla Vittoria, forse per esservi estinto, come mostra la

tavola qui davanti agli' occhi, e nessuno, fra taqti euròpi opser-

valori, ve lo vide. Per lo contrario in altri disegni fatti tempo

dopo, e dati fuori in istampa, quel braccio vi si trova supplito

a caprìccio. Debbo perciò avvertire, che con i rottami antichi i •tato di poi malamente raffaizoaalo un vaao di fantasia , quale

si vede nella raccolta Casuccini.

(a) V. ravmleuà a pag. u6.·

n3

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aero i poeti, ohe apriste il capo « Giove eoa la n * scure per comando del ηαα» H. trono di ■ Giove è aucor quivi fregiato eoa statuette e teste di leoocini ®.

TAV. LXXXI.

Vaso o idria « ire maniebi — Museo del Pr. di

Caoino.

Giove laureato e armato di folgore siede iof trono

allato di Giunone, ornata in capo della corona, e con 'asta lunga nella destra. Dietro a quelli, ritto in

piedi, sta Mercurio col solito petaso e caduceo ; indi

Bacco coronato di pam pani col cantaro a due anse

nella destra. Di faccia alle diviniti principali, le sole

sedenti in questo concilia divino, si riconosce Pro­

serpina che mostra nn fiore dì granato coll' usato

rezzo; l’ altra dea, priva di simbolo, può essere

Diana. — Questo bel vaso così colorato al naturale

porge, quanto è all* arte, una giusta idea delle pitture

le più consuete nelle Ggulioe di Vulci.

TAV- LXXX1I.

Vaso a due manichi, trovato a Chiusi.

i. Achille imberbe, riverente nel cospetto della

. 85 II medesimo soggetto della nascita di Minerva, finora sì raro, (i vede ripetuto con maggior numero di figure in un grande eylix, ugualmente trovato a Vulci; oggidì esistente nel musco

Blacas. V. Pasofka , Mutét Bieca» p. 4°· Pari* 1809.

ι«4

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madre, riceve da eua l’ armatura fattagli da Vulca­no. Il giovine eroe con gladio o parazonio, al fianco

gik tiene in sue titani la corazza : Tetide gli presenta

l ’ elmo, fa s ta , e h) seudo poggiato in terra, di cui tocca l'alto con le somme dita della destra. Dietro

A chille, il vecchio padre Pelea, ciato il capo di

beada purpurea, s’ appoggia allo scettro.a. Nella faecia opposta del vaso si ripete il mede­

simo soggetto, fuorché. Achille vi comparisce barbato :

Peleo vi porge gli schinieri. Vedasi per confronto

U f. lxxxvui. i. a.3. Altro vaso parimente trovato a Chiusi. V i sono,

rappresentale quattro figure consimili, 1‘ una dietro,

all' altra, in sito di andare a gran passo co|la chioma

sventolante : sembrano genj infernali, armati di aste

a punta, colle quali inseguono i malvagi. Sì fatte fi­

gure sono molto frequenti eneo nei vasi di Vulci di

terra grossa, di grafito profondo, e di cattiva vernice,

segnali tetti di decadensa nell'arte» e di non molta

antichità. Tal è anche il. vaso che qui espongo per saggio.

4- Balsamerio a palla figurato oon i soliti animali

emhlematioi r anch’ esso di Chiosi.

TAV. LXXXHL

Anfora a due manichi, trovala negli acavi di Sari

treno presso. Chiusi.

Nella, tona superiorejsul ventre del vaso sono fi-

ιι5

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!·»(!

gtirali combattimenti di guerrieri pedestri: nella· faccia-

dpposla si vede una danza di baccanti : »’ era qualche

reliquia d’ iscrizione in lettere greche. Le due soae inferiori hanno tutt’ intorno per ornato «fingi, galli, e

quadrupedi di varia natura, che sogliono accompe»

gnare qualunque tema allusivo a Bacco ed a1 suoi

misteri. Di tal qualità vasi, vere- anfore Diooisie,

moltissimi ne sodo venuti fuori della aeeropoli di Voi·

c i , e tutti con dipinti di tema bacchico, molto so­

miglianti a questo di Chiusi. Della medesima forma,

e d’ uguale pittura di pennello groìsetto, sono altresì

quei vasi volcenti, in coi si veggono ritratte notturne

orgie, che haaoo congiungimenti carnali di ogni ma-' niera: vasi come dirò più sotto, non troppo antichi,

nè di buono artificio, quatito è al dipinto.

TAV. LXXXIV.

i. a. Vaso grande a due manichi, figure: nére e biauche con tinte purpuree. Sotto· il piede v’ è dipinta

in rosso la sigla delineata. — S. Era. Fesch.

Vedesi nel primo quadro Apòllo citaredo è Diana

coperta del m o d io e o a areo scitico e due frecce

nella sinistra : altre saette porta la dea nel suo tur­

casso , che tiene scoperto e' sospéso dietro la schiena

per mezzo d’ una coreggiola, che le passa sul petto.

Questa nOa 'è * cèrtamente la. Diati*' CàecrMPhse ben

nota, di cui pòrgo per comparazione l’ immagine ri-

trotta in altro itile ( («v. d. i )> ma Diana ’ Artemide,

#

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coltivata ma*eimameote pel l'Asia minore j ovvero, se

più aggrada, la Diana antica di Deio. Il vestiario si tanto speciale dei due divini gemelli, e la stessa loro positura immota, non possono essere fantasie dei pit­

tore : bensì 1’ imitatione vera d’ un qualche idolo molto

antico di quelle deità medesime di foggia ieratica; appunto come fi vede effigiato il vetusto idolo di Mi­

nerva nei vasi panatenaici. La tunica candida cbe ve­ste Apollo poteva essere di porpora bianca

Nell’ altra faccia di questo singolarissimo vaso du­bito del tema. Benché siavi stato un Apollo barbato,

venerato nella Siria, come dice Luciano *7, ο Γ au­

tore più antico che ne porta il nome, pure Tessere

quest* unica figura priva della benda divina; quei ve­

stiario sì molto singolare e di foggia ù nuota fi­nalmente questa particolarità, certo non casuale, che

la lira quivi figurata tanto diligentemente dal pittore ha nove * corde, laddove quella che tocca Apollo

ne ha sette soltanto, mi ha fatto pensare ad altro

soggetto, non male confacente all'argomento princi­

pale dei misteri, nè punto disdicevole a quello del

quadro pitturato nell’ altro lato. Mi pare dunque rico­

noscervi Orfeo, il figlio d’ Eagro e della musa Cal­

liope, che per altra tradizione di volgala da poeti di*

cevasi pure genito di Apollo. Alunno di questo iddio

medesimo nella musica e nella poesia, n’ ebbe in

dono la lira, coi aggiunse due corde alle sette che

86 V. Amati, De restii, purpur. p. a.87 De dea Syr.

T om. IH. 10

ii?

Page 136: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

«ver· per 1’ innanzi. Ministrò e interpetre degli d ei,

come lo chiama Orazio 88, si vede quivi nella sua .

qualità di Pontefice parato delPamraanto sacerdotale *9.

Come insegnatore dei misteri di Bacco, e massima·

itiente della dottrina dell* Èrebo ai Greci, la sua pre-

senza in questi vasi di rito funereo è nn simbolo convenientissimo delia istituitone di quei sacri arcani,

che aveano per iscopo espiare i peccati, purificare i colpevoli, e placare insieme gli dei sdegnati. Le sfingi

finalmente, situate sul capitello delle due colonne

doriche, simboleggiano bene la recondita sapienza dei

comunicati misteri.

3. 4· Vaso grande a due manichi bene ornato, «otto il cui piede sono graffite le due lettere segnate. — · S. JSm. Fesch.

Nel quadro primo Mercurio, Apollo musico col

cavriuolo appresso, e Diana Artemide, vi sono ot­

timamente simboleggiati con i suoi propri sìmboli. In mezzo di loro due grandi uccelli a testa umana

virile e femminile le cui ali hanno la forma emble­

matica di due smisurati occhioni.

Questo strano simbolo s'osserva frequentissimo nei

vasi di Vaici : più volte lo vidi anche in frammenti

di vasi chiusini. La frequenza n'addita per certo

l'importanza. Sì fatto emblema, o geroglifico che

88 Saeer interpretque deorum. De or. poet. 3g i.

89 E senza dubbio cosa accidentale, ma tuttavia notabile, che i preti della Chiesa orientale adoperino per proprio rito pa­ramenti quadrati di quella foggia.

ta8

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is jaia, βαοΙ esser lettipre composto di Aie grandissimi occhi no«i gtfe umani, «na mostfoosi e spaventosi, con

popi Ila nerissima sopra un batto corrispondente bianco,

talvolta come turchiniccio} e con lunghi sopraccigli

levati. Alle volte le due sopracciglia é gli occhioni st veggono bene afltgurati insieme co| tratto del naso

( tav. xcix. a. ) , sicché non può dubitarsi che il tutto

non sia emblema di nn volto spaventevole 9». Per mio avviso con cotesto geroglifico figurativo si rap-*

presentava eompeodiosament*%acco infernale: o siisi quell* stessa immagine gorgonica mostruosa e teni­

bile cbe s» vede figurata le mille volte si nei vasi dl·*

pinti, ά nelle figaline di Chiusi, sì nei bronzi etru­

schi , e sempre con allusione evidente al dio signore

e giudice delle anime. Vedi tav. cn.Or cotesto emblema convenzionale degli occhioni

ponevasi dagli artisti, come si vede, nel vasellame

quale acconcia ornativa, ovunque lo spazio il per-

mettesse: soprattutto nelle pittore cPogni maniera di vasi che hanno tema allusivo a Bacco ed ai misteri,

siccome ciascuno può riconoscere da se per queste

mie tavole, cbe ne mostrano saggi s soffio tenia. Nella

pittura per tanto del vaso qui sotto gli occhi, le due

principali figure di doppia natura, portanti corona

entrambi, sono il dio e la dea: Bacco e Libera: ot­timamente gli sono compagni Mercurio, Apollo e

Diana. Il primo gili benemerito di Bacco infante, e

90 Vedasi per confronto Vasct Etrutques du Ph. db Carino

p i *.

Page 138: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

i 3q

legittimo conduttore delle anime, per più mostrare

le eoe aderente a quel dio, tiene nella destra un trai·»

ciò di vile insieme col caduceo. Bacco e Apollo ger­

mani aveano. tra loro anche maggiore appartenenza > tosi medeeimessa tale per coafdrmità di attribnti, che

sei tentipo antico questo due divinità non ne facevano

propria mente che una: sola, ed aveano culto comune, sul Parnaso »*. Che più ? Canta Nonnio, che Bacco, ai

collocava egli stesso in cielo allatoi di .Mercurio e di

Apollo 9». Così Diana, la quale ritenne seco Arianna

ia Nasso alla; preghiera del nonne, come narra Ome­

tti 9*, ben s’ addice al Ganco della dea compagna di Bacco. Aggiungo che Diana Artemide, secondo la

dottrina orfw*> era ella stessa Proaevpma In oline

Diana e Bacco, per uguale convenienza di religioni,

avevano ciascuno templi contigui a Egina, e a Felloè iu Achsia e5.

Nella faocia opposta del vaso si ripetono .i duo

grandi emblemi divini. Nel messo Peleo rapitore di

Teli. II.capro, le pantere, i leoni, effigiati nei due

fregi superiore e inferiore attorno il ventre del vaso,

confermano l’ argomento bacchico del dipinto con que­sti notissimi, emblemi di episodio.

91 V edi Tom .· 11. p . a 56.

91 N om . Dioniys. x lviii. in fin.

y 3 Odyss. x i. 3a 3.

9 4 S c u o l. H esiod., Theog. a d . v . 2G8.

g ì P a u s a · . 11. 3o . , v ii. 26.

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' i. s. Vaso grande a due manichi, figure nere e

bianche con tinte rosse: di sollo il piede sono dipinte in grande a color rósso le tre lettere segnate. — β . Ετη. Feseb.

Narra distesamente Nonnio 9® come Aura , figlia di

Lelanle e Peribeo 97, affaticatasi nella caccia viene a

dissetarsi ad una fontana di vion, che Bacco ha fatto scaturire dai massi : quivi' sorpresa dall· ebrietà e’ ad­

dormenta la ninfa bella di Diana, che presa nel lac­

cio pone finalmente al mondo due figli. Or qui ve·

desi Aura, cinta di diadema purpureo, che sostiene

nelle sue braccia i due pargoli, e li presenta a-Bacco

coronato di pampani, e qualificato insieme pel rimo

di vite e il corno potorio che regge in mano. Il gio­

vine Sileno sarà ano de’ più favoriti del dio ; o Le-

neo, o Cisso ; Ampelo era gik morto innanzi la spe­

dizione di Bacco nell’ Indie.La storia riferita da Nonnio 9* porta al contrario

che Aura, messi al mondo i due geaielli, ne uccide

otto, iodi si precipita nel fiume, ed è convertita in

fonte. Diana placata prende cura del figlio lasciato

da Aura : egli è Eritteo, ordinatore e capo dei misteri

di Bacco in Eieusi. Beo dunque il tutto si riferisce

al Bacco primigenio o Zagreo dei misteri.

96 Dionys. x l t i i i. 614* *<H·97 Idem v.g8 uviu. T, ga3*935.j v. 943-968.

ι3ι

TAV. LXXXV.

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Nel secondo quadro Èrcole col mostruoso cinghiale d'Erimanto in sulla spalla lo presenta ad Euristeo,

d ie si nasconde .per la paura nel doglio. Adornano il fregio superiore sei cavalcatori nudi a cavallo, e io

messo di quelli lanciatori armati di giavellotti.

3. 4* Vaso grande a due manichi, mollo adorno di fregi, ligure nere e bianche eoo tinte rosse : sotto

il piede le due lettere segnate a rosso. ;— S. Em.

Fesch.

Nel messo del primo quadro si vede ripetuto il

medesimo personaggio citaredo rappresentato tavo­la l x x x i v . 99. Se non dispiacque 1* ihterpetrazione

cbe ne ho data di sopra, potrebbe qui raffigurarsi di

anovo, per altro tema simbolico, Orfeo, ammaestrato dagli stessi numi inferuali nei misteri dell'Èrebo,

allora ch’ ei fece sua discesa agli inferni ,OQ. Il primo a sinistra di chi guarda è sicuramente Mercurio Cto­

nio, coi piedi calzati, e con la sua ?erga in mano.

Non lia petaso in caj>o, il cbe suol essere frequenta

nelle pitture più antiche : bensì, qual conduttore delle

anime, si vede qui alato , dove che per tult* altrove

facente funzione o di semplice messaggero, o di com­pagno dei numi 9 si troya effigiato senz' ali. V altra

divinità a destra, benché simboleggiata col tridente

99 Non troppo diligente é il graffito di questo vaso descritto) per ciò indeterminato τί è anche il tminero delle corde nella lira.

100 Ermesujiax ap. A to v. xui. p. 597. conf. lUuottftius, EpisL

crii in fio.

ι3ι

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io cambio d’ altro scettro, può essere lo stesso re dei

morti Bacco Zagreo o Plutone : finalmente le due

donne acedrate saranno Ecate e Proserpina, cbe le

auliche teogonie ben distinguono per divinità sepa­

rate I*una dall’ .altra, a causa dell’ origine diversa. Cbe desse sieno dee, come le altre figure descritte

n o » veri dei, lo dimostra il diadema, distintivo sacro,

col quale beano cinta la testa; laddove Orfeo, uoaoo

mortale, è il solo iu questo colloquio che siavi privo

di bende.Ercole in quadriga retta da Iolao è il bel soggetto

nobilmente dipinto nell1 altra faccia del vaso. Nel fre­

gio superiore da una banda si vede figurato Ercole

stesso combattente con l’ aiuto di Minerva: dall'altra

parte una pugna tra guerrieri pedoni e altri combat­

titori . in quadriga.

Ciascuno dei vasi posti fin’ ora dinanzi agli occhi

debbe aver mostrato agl' intelligenti con quale e quanto

buon gusto siavi trattata sempre la parte ornativa. Non

parlo delle forme nobili, semplici, corrette e alle volte

grandiose del vasellame. L’ arte sola di compartire a

proposito gli ornamenti accessori quanto aia propria,

elegante, adorna, e vestita di belle fautasie, il vede

Ognuno per questi e altri moltissimi esemplari de* vasi

di Vulci, tutti più o meno fregiati con pari diligenza

e squisitezza di belli ornali.

1.33

Page 142: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ι34

i. 3. Vaso grande a due manichi , figure nere con

tinte purpuree : carnagioni delle donne bianche : sotto

il piede le tre lettere segnate toltevi a graffito. —

S. Em. Fesch.Bacco ammantato della sua veste basearide, e col

isolo corno potorio nella sinistra, coixfafoe seeo Li*

bera coperta d’ un ampio velo, simbolo della sua

unione col nume. La corteggiano tripudiando donne

baccanti e un coro di Sileni, taluni a lunga coda, gli

altri senza. Nel rovescio del vaso con bella e bricca

composizione di dodici figure si Vede rappresentato Ercole trionfale in quadriga, retta dal suo indivisi­

bile compagno lolao : sei guerrieri pedoni, che im­

bracciano scudo rotondo, stanno attorno la quadriga :

in uno degli scudi è dipinta in rosso per impresa la lettera A.

3. 4· Vaso grande a due manichi, figure nere e bianche con tinte porporiue. — Feoli,

Libera nobilmente ammantata , chiomata, e coro­

nata di pampani sale au di una quadriga, cbe regge

ella stessa. Bacco ugualmente ammantato e coronato

di pampani, con tralci di vite in mano, apre egli

stesso la via dellOlimpo alla sua compagna, assistente

Mercurio con petaso e calzari. Un satiretlo o sileno

tibicine, e altri due Sileni tripudiatori fatino festa, e

danzano il cordace per letizia intorno al dio e alla dea.

Nel quadro opposto si ripresentauo ugualtneule Bacco,

TAV. LXXXVI.

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Libera e Mercurio, in messo a due Sileni, uno de*

quali suona la doppia tibia.

TAV. LXXXVII.

ì. Coppa grande mollo profonda a due anse di fi­

nissima terra, figure nere e purpuree ; carnagioni delle donne bianche. — Feoli.

Da un lato Peleo porta nelle sue braccia Achille

bambino per commetterne l ' educazione al centauro Cbirone , che tiene sua preda appesa ad un frassine.

La donna ammantata e velata, che segue Peleo,

debb’ essere Tetide: altre tre femmine parimente co­

perte del peplo, e , siccome pare, compagne di Te­

tide! stanno appresso a Chirone : una di esse ha nella

destra la corona radiata, simbolo della futura gloria

immortale del pargolo.

Nell*altro lato Bacco, maturo d’ anni e di consi­

glio , siede in sedia d’ onore, incoronato di pampani,

e col corno potorio nella sinistra, qual datore agli

nomini dell'almo liquore,

Per cui parte tristezza, e spente riede.

Gli fanno corteggio quattro seguaci suoi, ammantati

e astati, e due ninfe Nisee, cbe tengono ambe le­

vata in alto una corona. Un serto d’ellera ricigne in­

torno per ornamento Γ orlo della coppa : sotto i ma­

nichi , per altro fregio corrispondente, vi sono collo­

cati i soliti uccelli acquatici attenenti a Bacco,

135

Page 144: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

a. Nell’ interno della medesima coppa di disegno

arcaico, lavorata con diligente cura, si vede figurato;

all1 aulica Ercole vincitore di Cicno : per poveri?» d’ in­

venzione nell’ arte, il pittore non ha omesso nè pure

di mostrarvi il sangue gocciolante dalle ferite del

domato figlio di Marte.

3. Coppa a due anse di minore grandezza , figure

nere e rosse sopra fondo di color biancastro: trovai*

a S. Pier rotto presso di Canino.L’ eroe quivi effigiato a cavallo, e armato di asta,

volge il passo alla meditata impresa. Lo segue il suo

buon genio colle volanti a li, portando in ciascuna

vano una. corona, qual pronostico di fama gloriosa

e di grande ventura : li due uccelli intorno vi stanno

per significazione di favorevoli augurj ; così pure il serpente, attributo caratteristico del genio venefico»

è un emblema noto di quella nuova vita felice e beata,

di cui gode il virtuoso per bene opraro al di Ib della tomba.

Questo soggetto sì confacente alla dottrina etru-

sca, quanto è al senso misterioso e morale, si trova

ripetuto spesse volte in vasellami consimili, che po-

trebbono essere, com’ io li reputò, manifattura propria

del paese, benché d’ artificio,, a dir vero, non troppo studiato.

TAV. LXXXVIII.

i. a. Vaso grande a due manichi, figure nere,, bian­

che e rosse di bella vernice: sotto il piede le due

lettere segnate. : Pr. di Canino.

ι36

Page 145: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Tetid*! presenta a suo figlio due lunghe aste e lo

scudo, che ha per impresa il sacro tripode. Nel co*

•petto di lei Achille, con parozonio al fianco, alca

la gamba sinistra, onde applicare ad essa con am­

bedue le mani una delle gambiere : I1 elmo di grave

armatura si vedo posato in terra. Appresso Achille , tutto coperto dell’ armi e impaziente dell' indugio ,

già si muove il compagno di guerra dell' eroe, ohe

mostra per impresa sopra lo scudo una protome di

tigre.

Vedasi a comparazione della tav. l x x x i i . i . a, q u a l e

progresso avesse già fatto Parte del disegno, e in* sieme quella dell1 ornato.

3. 4* Grande anfora con ventre spatioso e due brevi manichi che toccano il collo del vaso: figure

nere, biaoche e purpuree, Museo del Pr. di Cauiuo;

num. 1767 del catalogo.

Porgo in questo disegno ano de' più belli esemplari

dei vasi di premio, detti panateuaici, trovati in buoa

numero per entro i sepolcri di Vulci IQI. L’ imma­

gine , ο Γ idolo stesso antico di Miuerva egidarmata,

sta in positura di vibrare la lancia: atteggiamento in

cui l’ arte vetusta soleva mettere i numi guerrieri. 1

serpenti dell’ egida divina vi sono iu grande movi·

101 Se ne contano finora forte a 5o di più grandezze tra sani e spezzati Vedi intorno a questi singolari vasi Γ accurata notizia che ne ha data il diligente e dotto Sig. Prof. O. G m u o «egli Annali dclTIttii. ArchcoL T. 11. p. 309. xjfj. j con le figure aq*

Desse tav, 1x1. sxu.

i3jr

Page 146: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

mento. Tiene la dea per impresa dello scudo una

Gorgone, la quale noti ho visla mai ritratta iu questi

▼osi sopra dell’ egida. L'immagine è posta io mezzo

di due colono e doriche, sopra le quali si posa un

gallo; simbolo ben confacente alle gare degli atleti:

bepsì per la pittura di nn vaso istoriato del museo Borbonico si vede che cotesti galli, situati sul capi­tello d’ una colonna, erano anche veri bersagli appa­

recchiati per il giuoco del dardo IO*. £ tal era in fatti uno dei certami di premio. Fra i giuochi che Bacco

instituisce, e fa celebrare in onore del defunto Ofelte,

Γ ultimo è il tiro alla colomba posta nel più alto d’ un grande albero

La iscrizione di premio ΤΟΝΑΘΕΝΕΘΕΝΑΘΛΟΝ è sem­

pre uniforme, come in questo vaso.

- Nel rovescio quattro atleti barbati e nudi scorrono

lo stadio a tutta corsa : il primo di essi, già vinci­

tore , oltrepassa col piè sinistro la meta.

Altri vasi hanno parimente istoriati altri giuochi atletici : corsa delle quadrighe, corsa a cavallo, pu­

gilato, salto, ed altri esercizi del pentatlo. Tutti giuo­

chi originalmente di rito funereo, che si dicevano io-

Slituiti da Bacco io4. Ed ecco il perchè taluni di sì

fatti vasi hanno anche figure e simboli manifestameute allusivi al culto di Bacco, e a'suoi divini misteri:

talvolta Bacco stesso, e Bacco e Libera vi sono ef-

ιο ί Mus. Borbonico. Voi. vii. tar. i li . io3 Noni»., Dionys, ixviu 705-745. jt>4 Vedi sopra p. iq3.

>38

Page 147: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

figì a ti in mezzo delle due colonne con sovrapposti

galli: talora in luogo di galli vi sono collocate pan­tere, col solo idolo di Minerva nel mezzo: diino·

stranza che il culto medesimo della dea , tutrice dei virtuosi, aveva non dubbiamente corrispondenza mi­

stica con quello di Bacco; ciò che si conferma an­

cora per altri monumenti. Questa sorte vasi erano

probabilmente doni di private persone, che si face·

vano per le feste di Bacco solennizzate nell1 Etru­

ria ,o5. Chi vorrebbe credere in fatti cbe a V ulci,

etrusca citili, fossero tanti vincitori alle feste attiche

di Minerva, quanti sono i vasi finora trovati ne1 suoi sepolcri, e tulli quelli che forse in maggior numero

etmano riposti ancora sotterra ? A me pare più ragio?

nevole cosa , che questi vasi di premio, simbolo di virtù e di valore, fossero posti unicamente nelle tombe

per motivo di religione, e insieme per onoranza del-

l ’ estinto, siccome ho detto nel testo Tom. a. p. *54· * 55. »*.

5. Vaso grande a due manichi, figure nere, bianche

e rosse, di bellrf e ricca composizioue. — Caodelori.

105 Vedi le pitture de* sepolcri di Tarquinia e di Vulci tav. lxvu.

lxviu. LX1X.

106 Ciò era scrìtto quando mi cadde sotto gli occhi la disseti, del Prof. Boxata, unita al programma della Università di Beo fino per l'anno i83i- i83a. Ed ora io mi compiaccio di trovarmi nella sostanza delle cose di uno stesso avviso con qu?l grande

maestro, che altaraeute onoro. Per la di lui sagace penetrazione si fa di più manifesto, che questi nostri vasi, detti panatenaid,

non corrispondono in tenuta alla misura attica, uè potevano con­

tenere l’ olio minervale secondo il rito d’Atene.

i39

Page 148: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Minerva astata tiene avviota in lacci la Gorgone di*

batteiitesi colle ali, benché prostrata, al momento in

cui Perseo coperto del petaso, o cappello da viaggio,

le ha reciso colF arpe il capo, g ii riposto entro la

cibisi, che esso tiene sospesa al braccio sinistro.

6. Nella faccia opposta del vaso, Enea per la ca­duta di Troja prende la fuga tntt’ armato col vecchio padre Anchise in sulle spalle. Lo precedono la mo­

glie Creusa e il figlio Ascanio : un altro giovinetto

tien dietro a Eoea, al momento eh1 ei sta |>er sepa*

rarsi da un’ altra sua donna, e dirle a dio.

Ho veduto questo medesimo soggetto replicato piò

volte in altri vasi 'di V ulci, ma sempre ritratto con qualche diversità di personaggi: il cbe non fa mara­

viglia , sapendosi cbe il fatto della fuga d* Enea era

stato narrato molto diversamente da Aretino di Mileto

poeta ciclico, da Stesicoro, da Sofocle nel Lacoonte,

e da altri ancora xo7. Perciò nel vaso pubblicato dal

eh. Sig. Panofka ,o9 si veggono bensì due figli d’ Enea

con Acale, ma non due spose : all1 opposto in quello

per avanti edito da Tiachbein ( iv. tav. 60 ) vv appa­

riscono le due donne insieme, e di più Acate.

7. 8. Vasello a un mauico perpendicolare, o sia

un Procoo, figure nere, bianche e rosse, di bella ver­

nice e di fino graffito. — Candelori.

Combattimento d’ Èrcole e di Apollo disputanti»!

tra loro i’1 sacro tripode : simbolo della gran lotta fra

10 7 D io itts . 1. 48.

108 Vosi di premio, tav. iv.

f4o

Page 149: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

«<«

1« vecchia e la nuora religione solare. Nell’ altro lato

Minerva e Mercurio assistono a quel contrasto divino,

<ftmi eccitatori e partigiani : la prima annata di lancia

e scudo, dov’è figuralo per impresa il tripode stesso:

Mercurio. vi è barbato, coperto del pelaso, cinto

della clamide, e con la sua verga o scettro polente

in roano.

T à V . L XXXIX.

Grande idria a tre manichi, figure nere, bianche ·

purpuree, di bella vernice, e di molto fine gradito.

— S. Em. Fescb. Catalogo del Pr.di Canino num. i635.

Quadro mitologico principale.

Ercole ΗΕΡΑΚΛΕΣ barbato, cinto il capo dello atro-

fio, si riposa semicolco col destro ginocchio rialzato

•opra di un adorno triclinio: tiene dinanzi la mensa

apparecchiata di ciba e del cantaro a due anse. Mi·

nerva ΑΘΕΝΑΙΑ regge con ambe le mani una co·

rotta, che va ponendo ella stessa in capo d’ Ercole,

qoal premio della meritatasi immortalili! : al fianoo

di Minerva è Mercurio ΗΕΡΜΕΣ, uguale proteggitore dell' eroe tebano. Incontro a lui sta ritta in piedi la

madre A’Icmena λΛΚΜΕΝΕ , che mostra compiacersi della beatitudine del figlio. Come fatte inutili si veg­

gono posate in terra la clava e il carchesio; appese

la pelle leonina e la spada. Sì fattamente il pittore,

intendeva di rappresentare Ercole divinizzato.

Nel quadro episodico superiore, Ercole ΗΕΡΑΚΛΕΓ

Page 150: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ί Ί

uccide il leone neitieo con l’ assistenza di Minerva

ΑΘΕΝΑΙΑ· Dall' altro lato, lolao ΕΙΟΛΕΟΣ sedente tiene levata in alto la clava del domator dei mostri, il cui

turcasso e il gladio stanno ivi preparati al bisogno.

La caccia d’ un cervo inseguito da due cacciatori a cavallo, e da due pedoni, fa il soggetto accessorio del vago quadretto inferiore.

Non occorre dire cbe tutto è greco nella pittura di

questo bellissimo vaso : il cui stile mostra un' arte già

molto avanzata è migliorata, bencbè ritenga ancora

non poco del disegno aspro e secco della prima ma­

niera. Ercole nelle pitture più antiche dei vasi, come

nei bronzi etruschi, si vede sempre armalo di gla­

dio : qui comparisce anco la clava, la quale, codi* è

noto, gli fu data primieramente ne’ suoi versi da Ste-

sicoro, che morì intorno al 200 di Roma. E questo

aucora , se male non m’ appongo J esser può norma

a ben. giudicare questo vaso fattura del terzo o quarto secolo.

TAV. XC.

1. Coppa a due anse, figure gialle sopra fondo

nero. — S. Em. Fesch. Catalogo del Pr. di Canino

num. 572.

Nell· esterno da un Iato Ercole, già ferito nel pet­

to, per insidia, dinanzi al sanguinoso altare, uccide

con la sua clava Busiride, eh* ei tiene stretto per la

gola, e col capo intriso di sangue. Quattro assistenti

Page 151: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

•1Γa fe , incoronati e [tarati coll'abito di dllOfstrr

crtSoalorl, fbggono veloci presi da spavento cogli or-

redi del sacrifizio: Fimo tiene il coltella sacro, Γ»|·

tro il vaso da libazione: il sonatore di cetra in fug­

gendo ba gettato V istrumento per terra : dalFaltra

parte s'allontana il tibicine portando alla bocca F u­

sata coreggiola dei flauti· Di sopra sta scritto il ttoine

del facitore ΠΤΘΟΝ ΕΠΟΙΕ2ΕΝ.

N dF altro lato esterno, tre figure virili riposano colcate ciascuna sopra iin triclinio distinto: presso di loro un giovanetto mesce da bere, ed una vaga ae-

natrice suona il flauto. Di più la iscrizione ΕΠΙΚΤΒ-

TOX ΕΓΡΑΦΪΕΡί.Al di dentro la co p p a , una sonatrice di crotàfl sta

danzando ‘insieme oon un giovane nudoj che suona

la doppia tibia.

Questo è sicuramente uno dei più belli e rari vasi;

in cui si trovi unito insieme il nome di dite artefici:

cioè del disegnatore o pittore, e de) vasaio. Il nome

di quest’ ultimo, P ito , si trova di rado, laddove quello di Epitteto si rinviene frequente, e tutte volte

qualificato nelFisteeao modo come disegnatore, sia

che il suo nome apparisca unico, sia congiunto con

quello d’ un altro artefice *°9. 11 quadro di sopra espo­

sto è più che sufficiente a dar buon noriie agli au­

tori. Bene scelto è il momento detrazione, vivo il*

movimcuto delle figure, significante Γ espressione dei

109 Nd catalogo del Pi. 01 Cavwo questo mcdaiuo si trova socio di un Hischuius f num. i i i 5.

To». 111. 11

3

Page 152: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

volti; soprattutto di grande effetto vi è il contrasto della fisionomia ideale del Tebano con i profili delle tfpte egizie , o piuttosto etiopiche. <• a. Vaso a tre manichi, figure rosee In.tfampo gialloj

$qij un quadro unico mitologico. —r Gandeiori.. , Lo stesso mito di Ercole punitore di Busiride; 1}

Tebano, coperto de(la sua leoniua e. armalo di gladio, dìi morte all’insidiatore egìzio, che invano si fa schermo di. un. arnese del sacrifizio: ferito in |lie parti del fq rpo , i'.ara è di gik.tinta del suo proprio «angue} figgono sbigottiti due ministri sacrificatomi un terzd Cqdpjtl· terra per morto. Notabili Sono <aocor qaivi le fisionomie egizie, benché più assai caricate, che oel- l'«Ititi;quadro·· pÌM vero è il. postum* sacerdotale egi- giftUQ ; ci&è poi capo ru^o e acoperto ,„e eon semplice veste di lino: agli orecchi hanno ciascuno, cerji pen*

d^nV di·, forgia: circolare. Però .nell’uno e nei!'altro quadro ivon si ravvisano per nessun, distintivo «è il tiglio, di Busiride. Anfidamo ,. nè I’ araldo Gaibes, u n ·

bedut nominati speoialmente da (Apollodoro ,to.J l ,m ilo d i Ercole, e di Busiride prese la· Sua ori­

gine, «secondo Zocga I(I, dai riti e. d ille cerimonie (VufWi gj}i 'praticate in Egitto dinanzi il sepolcro di Qiiifid?. .Da ciò si comprende perchè pienamenteV ad­

dica quel tema, alle pitture deHe figuline, ‘destinate, «tpim.le presenti t all'uso sepolcrale

fo o W W :' il: 5. i l . PnF.nrcYn. ■■ Frà^m. p. ι ^ i .

r i i J)e Oln\lif>c, p. 288.

112 Vedaci per confroulo d ’uoo stile di dreadenw* mcdesiipo

>44

Page 153: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

TAV. XCI.i45

1. Vaso a un manico, figure nere, bianche e rosse.

— Pr. di Canino, num. 1755 del catalogo»

Due giovani Amazzoni ΝΟΕΟΚΤΣ» ΤΙΛΕΝΑΝΕΟΣ a cavallo, armate di scudo e di doppia lancia, col

capo coperto dell’ elmo , e con schinieri alle gambe :

sooo seguitate entrambe da due cagne ETOTME la ben odorante, ΚΑΛΕ la brava.

3. Altro vaso simile. — Pr. di Canino, num. 1796

del catalogo.

Uu citaredo nobilmente ammantato ΝΕΟΤΛΟΕΎ, cot capo cinto dello strofio, tocca le corde della lira col

plettro in mezzo a tre femmine vestite di tunica e

mauto fisse ad ascoltarlo. Una di esse OINTOH (*?) E, sta tutta intenta ; la sua compagna ΝΙΟΕΤΣ ( forse Vtfetas la nivea ) s* accosta un fiore al naso con vezzo

proprio delle ninfe : la terza donna ΕΤΟΙΛΕΤΟΣ ΚΑΛΕ

( la ben amata bella ) tiene anch? ella un fiore nella eoa destra inchinata.

Ecco esempi di quelle tali iscrizioni in greco carat­

tere, molto frequenti nei vasi di V u lci, e tuttavia

ai oscure per insolito adunameoto di note, che resi­

stono a qualunque tentativo sia nel pronunziarle, sia

nell’ interpetrarle coll’oso grammaticale : iscrizioni non

soggetto pitturalo sopra un vaso edito da Milligen ( Peinl. de

vases grecs, xxvni). D*assai peggiore disegno, e di esecuzione

pessima, è un frammento di vaso nel Museo Borbonico travato in Basilicata col mito stesso di Busiride. V. lutuo, Ctitalogo μ. r)tf.

Page 154: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

pertanto mescolale alle volte con voci di significato

cerio, come in queste leggende medesime Κ«λλ, Ευοτμ*Ενψιμιτοί ?

TAV. XCII. J

Vaso a due manichi, figare nere, bianche e rosse.

Ercole col parazonio sospeso al fianco sinistro porla

lo smisurato cinghiale d1 Erimanlo al re di Micene,

che per lo spavento si cela nell’ orcio. Il fedele com­pagno lolao, facente ufficio di aploforo, tien seco

Γ arco scitico e la clava. Miuerva armala assiste il suo

protetto. Nel rovescio due rustici, coperti di pelle

lanosa battono un albero con lunga pertica: un terzo ne raccoglie i frulli per terra.

Parecchie volte ho visto ripresentato questo tema

rustico nel rovescio di altri vasi. Quello che ora espongo fu ritrovalo circa quindici anni addietro nelle viciuanze di Toscanella, e fu come la primizia dei

vasellami che indi appresso si sono trovati in tanto

numero nella prossima necropoli di Vulci. Io lo feci

pubblico nella seconda edizione della mia Italia tav. l x y .

Quftudo venne a luce la prima volta cotesto vaso qua

in suolo etrusco, parve cosa sì rara che fu venduto

a caro prezzo dal proprietario: passò nella raccolta

Barlboldy: di poi nel museo regio di Berlino.

TAV. XCIII.

Vaso a due manichi, figure nere, bianche e rosse.

Trovalo, come Tallio vaso descritto di sopra, circa

lo stesso tempo.

»46 *

Page 155: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Diomede combattente coir assistenza di Minerva. — Nrl rovescio soggetto incerto.

Queste due tavole insieme con la precedente, danno

oo saggio dello stile più consueto che vedesi nel maggior numero dei vasi ritrovatisi a Vulci: stile non

mollo coltivato, a paragone delle pitture più pregiate.

Sicuramente questi erano arredi di sepolcri meno di­

spendiosi: quindi più di frequente adoperati all1 uopo.

TAV. XCIV.

Vaso a tre manichi, figure gialle in campo nero.

— Feoli.Apollo, insignito de*suoi simboli maggiori, è qui

rappresentato come il dio della luce surgente dal mare,

è assiso sopra il suo tripode alato, che lo solleva maestoso fuori dell’ onde. I delfini attorno il sacro

tripode non male lo farebbono qualificare per Apollo

Delfinio, ugualmente venerato e in Egina e in Atene ll3.

Semplice, bella, e insieme graziata è la composizione

di questo vaso di fina terra, e di lucentissima ver­

nice, molto somigliante a quelli di Nola.

TAV. XCV.

Vaso grande a due manichi, figure nere, bianche e

rosse in campo giallo, tutto pitturalo all’ iotorno e

spartito in cinque zone. — Candelora.

u 3 ScgoL. Piud. Ifem. v. 81.; Pausai», i. 19.

«47

Page 156: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

a. Da ciascuna banda due uccelli a volto nroano, emblemi consueti dell’ anima, tramezzali da Bori di

loto campanulare, simbolo della risurrezione di quella.

. b. Da un lato (grandezza deli* originale s ) (a) Ercole sterminatore dei Centauri: gli alberi e sterpi indicano

ivi ìe selve intorno Malea , dove seguì il fiero com­

battimento. Nel lato opposto, Ettore armato sale con

rapido impeto sopra la sua quadriga impugnando la

spada. Andromaca e il figlio Astianatte gli dan Γ ul­

timo addio. Parie il cocchio di guerra guidato dal suo

auriga per la pugna fatale, preceduto da due pedoni

armati. Gli vola intorno un uccello di funesto augu­

rio. Il vecchio Priamo, in atto di pensieroso , siede in sedia simile alla curule degli Etruschi, presente

alla partenza del figlio.

c. Due sfingi alate, due grifoni, un ippocampo, e

la zuffa di una tigre contro una vacca , formano il

tenia principale: e precisamente sono questi i mede­

simi simboli del dualismo, che si ripresentano più di

frequente nei monumenti propri degli Etruschi, e che

più volte ho esposti ftil. V ’ appariscono in oltre due

guerrieri coperti delΓ elmo, e con ocree alle gambe,

armati di clipeo e d’ asta in atteggiamento di vibrarla.

Voglio notare, che queste due figurine sono molto si­mili per fogge particolari a quelle dei· militi che si

veggono intagliate nei celebre vaso etrusco di argento

{a) la questa edizione è di dimensione alcjuauto minore*■ 14 Vedi pag. 3 ^ 3g.

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già trovato in Oltiusi, ed oggidì esistente nella (3al* leria di Firenze " 5.

D. Corsa di sette hi "h e , guidate dai loro cocchieri. Piena di fuoco e di movimento è Γ azione : ben

espressa l'ansietà e la destrezza d’ ogni auriga a go­

vernare il suo cocchio: naturale la velocità tè la’ gara

dèi cavalli: notabile la loro bardatura;

Tutte le figure nel disegno àono 4a metà délf.ori*^ ginale, salvò la sezione e disegnata al véiO, accioc­

ché 1* osservatore posia fardi una jiiù giusta idea dello'

alile ¥i.Questo vaso è forse uno de* più singolari, e pfcàJ

rari, non già per bellezza di disegno, ma per prò·’

jrrielà di stile, che a me pare tutto etrusco: come

senza dubbio alcuno sono di foggia etrusca i ’simboli

rappresentativi. Questo dunque sdirebbe un vaao di ar­

tefice paesano, dipinto al tempo in cui Parte etni­

sca già principiava a trattare istorie greche, come

mostra il fatto iliaco introdottovi' per solo episodio:

il qoale, se non ha eleganza ellenica, non manca tut­

tavia di' verità, nè di certa espressióne d’ affetti. Mol­

tissimi altri vasi di uguale creta, e di fattura e stile

conforme, se non di più accorato disegno, ho veduto

tra quelli ritrovati a Vulci: il carattere pronunziatis-

simo di stile etrusco che hatinb tutti quanti, e la tìtt-,

tura stessa dei simboli ritratti, nón ‘ (hi faotio poeto

115 V. Dempstbr! ta*. 77. 78.(λ) V. l’ avvertenza a pag. 1

'4o

Page 158: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ifo

diftftiire, che dessi non sieoo geaeraliaeMe veri vasi etruschi di manifattura locale.

TAV. XCVI.

I. In questa rarissima tazza del museo privato dei

Sig. Pr. di Canino, figure nere, bianche e pavonazse,

si rappi esenta al vero un convoglio funebre.

A sinistra di chi guarda si vede la porta della terra,

d* onde è uscito il convoglio per accompagnare il

morto alla destinatagli sepoltura. Cinque 6gure miti*

tari armate d'elmo e di clipeo, con lancia abbassata,

seguono mesti il carro funebre tirato da due mule.

Sul carro sta disteso il defunto barbnlo coperto di

una coltre con volto scoperto, e con acconcio orna»

mento in lesta, che può essere il serto funebre. Due

giovanetti d1 ambo i sessi > che vogliono aversi per figli, stanno sedenti dall'uno e dall'altro lato* sopra

il feretro custodi del corpo, seguitato appresso da

u»o de' più prossimi parenti cinto del pallio» e in at*

teggiameuto di duolo. Cli va dietro il tibicine con due

tibie alla bocca, consueto accompagnatore dei fune·

rati. Due prefiche fanno il tribolo piangendo. Ivi presso

è.il luogo della sepoltura*, vi si vede bene figurata la

porla stessa della grotta con alberi attorno, indicanti sito campestre., Vedi tav, ivi. i. 2.

a. Vaso grande a due manichi a colonnelle, forma

nou consueta tra i volcenti; figure nere, rosse e bian­

che. — Pr. di Canino.

Page 159: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ι?ι

Sacrifizio di vera costume a Priapo. Dinanzi l ’Erme

del dio, uno dei sacrificanti taglia col coltello le vi·

■cere della vittima apparecchiate sopra un desco: al

di sotto si vede messo per terra il capo reciso di un

capro, e il calino entro cui raccoglieva*! il sangue

dell'ostia: le due cosce divise dell'animale immolato stanno appese io alto alla parete insieme con una

viUa o benda, simbolo di rito e luogo sacro. L’ altro

sacrificatore di feccia all'ara solleva tra fiammante

fuoco con una lingula il viscere dejla vittima per me­

glio esplorarlo, vietando la religione il toccai lo colle mani.

Nel rovescio due guerrieri pedoni combattenti.

Questo vaso, il quale conteneva le ceneri del morto,

fu trovato chioso dentro una cassa di pietra del paese

o sia di neofro, che formava da per se una tomba.

V ’ erano chiusi parimente un solo balsamario di ala·

basirò e una coppa di.terra da libazione, che ave·

▼ano servito ambedue al rito funereo.

3. Vaso a due manichi, figure gialle in cam|>o nera

— · Pr. di Canino.

Ritto su di un’ altura in-sito campestre vedesi un

Erme di Priapo^ custode dei luoghi colti. Un Fauno

barbato gli passa dioanzi, avente un ligone o altro

strumento rusticule in mano. Vedi tav. exiv. a. 3.

4. Tazza senza manico, figure nere, bianche e pa-

vonazze. — Pr. di Canioo.Due figure giovanili alate, con un ginocchio pie­

gato a terra combattono l ' una conlro Γ altra armale

Page 160: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

d1 arco e di clava. AI loro fianoo una sfinge alata e un Icone. ' >

5. Piccolo balsamario , figure nere e rosse. — Gari- delori.

Genio alato con ali distese, e un' oca da presso.

Vedi tav. xcix. io.Produco in questa tavola altri esemplari di vasi

che possono aversi meno dubbiamente per· etruschi

Tal è per fermo la tazza ov’ è figurato il convoglio

funebre : scena al tutto locale e conforme al costume

etrusco. Le figure virili ben barbale mostrano di più

con certezza, che I* uso della barba era tutt’ ora Co­

mune in Etruria all’ epoca di quel dipinto : uso che

si mantenne anche in Roma fino alla metk del quinto

secolo ,l6. *— Il dipinto figurato num. 4· ripresenta la solita scena dei due genj buono e inalò contrastanti fra loro: benché quivi si veda bene a proposito come

il simbolo andava alterandosi dalle sue primitive fògge

per fatto degli artefici, pigliando forme che sentono sì

visibilmente della maniera secondaria dell’arte. Quella

clava, nè quell’ arco scitico , non sono affatto del pri-

roo mito. Mostrerò appresso quanto più maggiormente

l ’ arte grecizzante cangiasse di poi in opere di scul­

tura le forme antiche.

TAV. XCVII.

Coppa grande a due anse di argilla piuttosto grave

116 Vedi Tom. u. p. 206. in oltre p. 266. 267.

Page 161: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

153

color biancastro : figure dipinte a più colorì ; bianco,

rossigno, e verde olivastro.

Uu gran tendone sospeso e legato con funi mostra

che la scena qui rappreseotata si passa allo scoperto In

campagna aperta. Siede il padrone Arcesilao ΛΡΚΕΣΙΛΛΣ su di una sedia, che ha per ornamento abbasso una

pantera bacchica. Desso è barbato, con capelli in sulla

fronte inanellati e chioma prolissa: tiene il capo co­

perto di un cappello di forma singolare, e nella de­

atra uno scettro o bastone cbe termina a guisa di Gore

(T ed i tav. xx^ 4·)·* Per veste una lunga tunica e manto posato sulle braccia ; con calzari a punta (tir­renici) d' alte suola.

Un ministro principale ΙΟΨΟΡΤΟΣ sta da presso al pa­

drone favellando seco lui: un altro ministro ΛΘΜΟΣ

(mancano due lettere per rottura al piede ; forse

ΣΤΑΘΜΟί) guarda al bacino della stadera, dov’ è posto

il frumento insaccato per pesarlo ; due servi, Γ uno

OPTXO ( ογνχος ) sta legando con funicelle un sacco gik ripieno del frumento, che si vede ammontato qua e III

per terra: Γ altro ΙΡΜΟΦΟΡΟΣ porta in spalla un altro

sacco legato per porlo sulla stadera. Un pesatore

2 Λ1Τ0 ΜΛΧ0 Σ bada al peso, guardando attentamente

alla linguetta. Sul bacino sinistro della stadera sono

i pesi sovrapposti Puno all’ altro: paiono pezzi di

pietra, usanza antica, per essere nel dipinto figurati informi e di colore biancastro.

La lucertola ritratta a sinistra di chi guarda mostra

cbe la scena ha quivi luogo in stagioue estiva: coat

Page 162: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

i54 e . :la natura degli uccelli, e animali dipinti nella parte

superiore, indicano bene la qualità del paese marem­

mano dove si è fatta la messe.‘Nel piano inferiore si vede rappresentato il gra­

naio. Il custode ΦΙΛΑ.ΚΟΣ siede alla porta : due servi, Testiti come tutti gli altri con veste corta sino alle

ginocchia, portano un sacco ciascuno in spalla per

ammontarli nel granaio: uno di essi ha per nome

MAEN o Maes: nome proprio servile, che si ritrova frequente in lapidi greche e latine >f7. Si osservi an­

che in questo al costume: i servi, miiystri principali del signore, portano in capo un berrettino, forse di

cuoio ( galericulum ) : i servi inferiori ne sono senza.

Tutti bensì hanno i capelli corti, eccetto il padrone

che porla lunga chioma : segno precipuo d* ingenua

nascila.

Quanto è degna per il soggetto raro la pittura di questo vaso, tanto n’ è rozza l’ esecuzione e negletto

il disegno. Puossi probabilmente presumere, che siasi

qui figurata una scena locale e domestica: forse così

volle quel ricco possidente Arcesilao, (uhi sa s’ ei non

era nn greco stabilitosi in Vulci, o in altra parie

delle nostre pingui maremme sì feconde di biade?

Ecco tutta volta un nuovo esempio di vaso fabbricato

sul luogo, di speciale fattura, che sente ancor· molto del costume e del fare antico.

2. Coppa a due anse, figure gialle' in oampo nero.

— Pr. di .Canino; num. n 85 del catalogo.

117 Μα»ίί. Gbuteb. mcxivu. 8. et al.

Page 163: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

I ssNell'interno un giovane sacrificatore tiene in eolie

fiamme delP altare una lingula, dov* è infilzato il vi­

scere della vittima, eh* egli va esplorando attenta mente. Sulla faccia dell* altare è figurato un serpente:

rettile profetico, e simbolo insieme di buon augurio.

Le due palette e la capedine sono altri arredi del sa­

cri G zio. Da un lato ΝΑΕΚΧΣ ( per metatesi Niafxe«): Γ altra iscrizione incerta **·.

All* esterno una saltazione bacchica di dieci gio­vani parte nudi, parte col manto gettato in sulla

•palla, e tutti incoronati di fiori, portano in mano o

cantaro, o corno potorio, o altri arredi del rito bac­chico: so no vi attorno parecchie iscrizioni trascritte

nel citato catalogo tav. xxvn. 1 185 bis· — Pare cosa

certa che il tema della figura esposta sia il sacrificio stesso augurale, che facevasi tutte volte nelle orgie bacchiche.

3. Altra coppa a due manichi, figure gialle in campo nero. — Pr. di Canino.

Un giovane di contado vestito e calzato alla rustica,

regge sopra un bastone due panieri appesivi coll* un»

c in o , e eh’ ei va posando a terra : quel bastoncello

a* suoi piedi è senza dubbio il pedo viatorio del gio-

118 Non bisogna maravigliarti troppo delle frequenti transpo- siziooi, mutazioni, e omissioni di lettere, notate nelle leggende

dei vasi: l’ uso della regolata scrittura non era comune antica· mente: nè si fa gran torto a chi poneva tali epigrafi., fesse pureil pittore o il vasaio, credendo eh’ ei scrivesse come parlava,

senza molto curarsi delle regole dei grammatici.

Page 164: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

vinetto: sta appeso in alto nn arnese villesco. Intorno

la solita leggenda ΗΟΠΑΙ ΚΑΛΟΣ, aggiuntavi Tattica

esclamazione NAIXI.

TAV. XCVIII.

i. Vaso a due manichi, figure nere in campo giallo: trovate a Tarquinia gib nel 1809.

.Zuffa simbolica di animali, di stile etrusco, molto

simile ai bronzi perugini esposti disopra. Vedi pag. 3o.,

66. n. a . , 75.a. Frammento di una tazza senza piede -umile a

quella figurata tav. xcix. a. Fu trovato presso Arezzo.

Vi è dipinta di etile vetusto una caccia a piccole fi-

gore nere e rosse in campo giallo di finissima creta.

3. Vaso di fina creta, figure nere, bianche e rosse. .— Candelori.

Il toro, per la massima parte dei popoli antichi,

era un emblema di gran momento, come simbolo

del sole o della forza fecondatile. Qui ne sono figu­

rati tre: due bene membruti , e un torello. Uno dei

maggiori, posto sopra fallare in quell1 atteggiamento

misterioso di cozzare, vi simboleggia I’ essere suo ge­

neratore. Come vittima compete ugualmente il bove a

Bacco, Minerva, Mercurio e altre divinità: la giovenca

ad Apollo **9.

4· Piccolo gotto ( cyathus ), in cui parimente sono

if6

1 1 9 A lcaeus np. P ausasi. vii. 20.

Page 165: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

i 57*

effigiati tre tori, con altrettante figure< virili roteate,

dipinte a nero io fondo gialletto. — Pr. di Cauino.

tav. xax.

In qaeeta tavola mi sono proposto dare una serie

di vasi folcenti uniti iosieme con lo scopo principale

di porre 90U0 gli occhi dell’ osservatore le forme o più uHtate, o più rare, cbe finora siensi vedale in quei

vasellami di recente Scoperta : mostrare in olire la relazioni che queste forme hanno col soggetto del di­

pinto , e coll’ oso stesso dei vasi : ed in fine perchè

pose* farsene paragone con i vasi dipinti che vpngono

della Màgna Grecia, di Sicilia, e della Campania

tuessima mente.

1. Ciotola , o piccola tazza a due alte anse di fi*

nissima argilla, con volto umano da ciascun lato. — ■ Gandelori.

Le rettezze giovanili e delicate, che sentono della

femmina, il lipo fisico, piuttosto forestiero, che no·

strale, la corona d'edera cbe tiene in capo, i del*

fini figurati nel fregio interno, lo fanno subito rico· noscere per un Bacco ancora adolescente. Gli orecchi forati fa» pensare cbe vi fossero appesi due piccoli

pendenti. — Non può vedersi vasello più leggiadro

di qiteato: il volto è del nativo color della creta ros- eipeio : gli occhi, le ciglia, la corona d’ eli era, i del­

fini , vi sono dipinti finemente a nero soltanto.

a. Ciotola a due manichi terminata di aotto in

Page 166: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

iffi

puufà. Figure nere in campo rossiccio di fini creta. —

Pr. di Cauino.Id mezzo di tralci di vile con pampani attentamente

disposti, due grandi occhioni, con corrispondenti so­

pracciglia e tratto del naso, sono quivi un emblema

di Bacco, come dissi di sopra pag. 139. Due Sàtiri

in atto di correre furibondi compiono la pittura del

vaso , che si ripete tal quale dall’ altro lato.Le anse che hanno ambedue queste oiotole, e pa­

recchie altre di simile forma da me vedute, mostrano

bene eh'erano fatte per servire a bere, benché man­canti di piedi per poggiarle in tavola· A questo si

suppliva mediante certi piccoli cerchielli in terra eolie

della forma che qui si vede num. 4) sopra i quali gì

posava la tazza : e sicuramente, atteso la finezsa ed

eleganza estrema di questi vasi, erasi questa una delle

fogge di bere usala alle mense convivali più squisitej

col prescritto rito di dover vuotare fino all* ultima

gocciola il recipiente.

5. 6. 7. Tazze da bere a nn manico leggerissime, di forma e tornitura tutta eleganza : figure nere, bian­

che e rosse con cotorni a graffilo molto fine. — Pr· di Canino.

Nella prima, Bacco barbato orientale cinto delle sue bassaride se ne sta colcato in riposo sotto un per·

golato di v ili , con due femmine baccanti intorno.

Nell* interno , all’ attaccatura del manico, si vede

efiigialà a rilievo., con qualche lineamento dipinto, una

Leila teslinala di Bacco loro incoronalo.

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Nella seconda e terza tazza si ripetono per simbolo

principale i due grandi occhioni, e )>er episodico pe*

gasi e uccelli a volto femineo , come in altri vasi.

Spesse volte il pegaso si trova effigiato anche nelle fi­

guline di Chiusi (tav. xxv. a., xxvi. 5): e vi sta bene,

da per tutto come parto gorgonico.

7. Vaso grande a due manichi, ovvero anfora

Dionisia, figure nere, bianche e rosse, di creta e di

stile molto simile a quello della tav. x c v .Ia0. —* Can­delora

Vedesi l’ idra a dodici teste in gran movimento,

bramosa del cibo di vivi animali, che le porge un gio­

vine , cinto di breve tunica. — Nel rovescio Centauri.

dendrofori, ciascono dei quali porta nell’ altra mano

un cerbiatto.

Nella zona inferiore sfingi, leoni, tigri e altri ani­

mali simbolici. Intorno al collo del vaso fiori di loto

caropanulare.

9. Anfora simile, figure nere, bianche e rosse. —

Candelori.

Due smisurati occhioni in mezzo dei quali Ercole

coperto della sua leonina, con turcasso sospeso agli

omeri, e colla sua clava nella sinistra, prende il vino

entro il doglio di Folo Centauro. Nel rovescio lo

atesso simbolo degli occhioni, e due centauri con zampe

120 Entrambi i vasi possono servire di norma all’ osservatore

per riconoscere le altre stoviglie d*uguale maniera, che porgo

nella presente tavola ed altrove.

T om. III. 12

i59

Page 168: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

cavalline : tutt’ intorno rami di vite portanti grappoli

d’ uva. Sotto il piede la cifra delineata.

io. Anfora sim ile, figure come sopra. — Gandelori.

Un Genio bacchico con le ali volanti agli omeri

ed ai calzari, e con rami d’ ellera in mano. È veri-

simile che egli sia il Genio stesso che s’ invocava a

quelle cerimonie di baccanti.

10. bis. Nel rovescio, Ulisse legato con funicelle

sotto il ventre d’ un montone fugge Tira di Polifemo.

In altre pitture di vasi volcenti vedesi Ulisse non più

legato , ma giacente sotto il ventre del montone, ab­

bracciandogli con ambe le mani il dorso, come lo de­

scrive Omero.

11. Idria, figure nere, bianche e rosse. — Feoli.

Nel primo fregio sfingi alate con rami d* ellera: nel·

fregio sottoposto pegasi, e in mezzo di quelli figure

nudé virili in azione di baccanti.

8. Grande idria con quadro mitologico unico prin­

cipale, figure nere, bianche e purpuree: sotto il piede

la sigla contrassegnata. —- Candelori.

Ercole citaredo sedente, coperto di pelle leonina,

col auo carchesio e la clava sospesa dietro all’ omero

sinistro, tocca le corde della lira col pletlro; fra

Tarmi d’ Èrcole è qui notabile anche lo scudo pog­

giato in terra, che ha per impresa la testa d’ un toro.

Stanno ad ascoltarlo da un lato Bacco barbuto ritto

in piedi, che tiene in una mano il cantaro, nell’ al­

tra rami di vite che ombreggiano il tebano eroe : le

altre sue deità protettrici Mercurio c Minerva sono

dall’ altro lato.

ι6ο

Page 169: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Nel quadro episodico superiore una quadriga di

guerra, con altre figure di pedoni armali.

ία. Vaso grande a un manico della forma dell'olpe

con ampio ventre ; figure nere, rosse e bianche. —-

Candelori.

Nelle sue zone superiore ed inferiore leoni, tigri,

c a p r o n i , volatili, e altre specie animali, come nei vasi

tav. l x x i v . 7. 8, cui molto rassomigliano per lo stile,

e per la qualità del dipinto. L’ ornato a squame, nel

corpo del vaso, si ripete molto spesso in questa spe­

cie vasellami, anch’ essi Dionisiaci.i 3. Vasello a un manico, figure nere in campo

biancastro, di stile antico: sotto il piede una sigla.

— Candelori.Bacco, Apollo citaredo, e Mercurio, con tralci di vite

intorno.

ιφ Altro vaso a un manico, figure nere e rosse:

aotto il piede la sigla disegnata. — Candelori.

Bacco barbato con cantaro a due alte anse, e il

suo capro diletto a' piedi : tutt’ intorno per fregio tralci

di vite con grappi d’ uva, e rami d’ ellera.

15. Coppa a due manichi, figure nere, rosse e bian­

che. — Candelori.

In ambo 1 lati all’ esterno due occhioni, e nel mezzo

una testa barbata con capelli prolissi, che atteso il

petaso che porta in capo ben può essere quivi Mercurio

Ctonio. Tralci, e grappoli d’ uva fanno tutto Tornato.

16. 17. Coppe a due anse, figure come sopra, della

forma e figurazione la più consueta, e con dipinto

volgare.

ι6ι

Page 170: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Al di fuori due grandi occhioni da ciascun lato ,

simbolo che ei trova sempre accompagnato con ani­

mali appartenenti a Bacco in questa specie numerosa

di cylix: più raro è il genietto alato e la doppia

sfinge, come nel num. 17. — Nell’ interno ciascuno di

questi vasi porta dipinta a più colori la mostruosa

testa gorgonica disegnata tav. c i i . 10 .

TAV. C.

1. Vaso a due manichi alto un palmo circa, figure

rosse in campo nero. — Pr. di Canino.Diana e Àtleone. 11 pittore ha qui seguito la nar­

razione d1 Euripide, che fa divorato Atteone dai cani

di Diana, per aver avuto I’ arroganza di chiamarsi

più valente cacciatore di lei. La casta dea vi tiene

pronte e preparate all’ uopo le sue proprie armi. At­

teone assalito con furore da tre veltri, si difende da

quelli col suo pedo pastorale. Si paragoni lo stile, e

in un le fogge elleniche di questo quadro con lo stile

arcaico della tav. l x x x i v . i . 3.a. Tazza da bere di finissimo materiale con allo

sottopiede, da porgersi gentilmente con le due dita :

il vaso è di color nero dentro e fuori, eccetto i due

quadretti con figurine delicatissime in campo rosso di

stile arcaico. — Pr. di Canino.

Nel primo quadretto, con iscrizione, vedesi Ercole armato del solo gladio vincitore di Cicno, assistente

Mercurio: nell’ altro Ercole combattitore di Acheloo

gli schianta dal capo uno de* suoi corni.

i6a

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3. Vaso a un manico di bella vernice, figure nere, bianche e rosse. — Candelori.

Creole con la eoa leonina posta ani braccio manco

a difesa, e col gladio nella destra, assale furiosamente

una figura con lunga barba cuneiforme, capellatura pro­

lissa , e benda, in testa, la quale tranquilla, se ne sta

colcata ed immobile. Un genio colle ali spiegate ap­

parisce librato in allo, e si frappone ai colpi di Ercole.

Non saprei a qual fatto delle Eraelee attribuire il mito con sì viva azione rappresentato in questo bel

vasello. I tralci di vite per adornamento fanno solo

pensare che desso possa avere relazione alcuna colle storie di Bacco.

4* Piattello di fina creta, figura nera in campo

giallo : finissimo è. il graffito : sull1 orlo dei piatto cor­

done nero, e simile cordone nel piede. — Feoli.

Un sonatore con lunga tibia di foggia particolare.

Tiene per appoggiarla Γ usata coreggiola alla bocca :

in testa porta una berretta fatta a punta con due pendagli da ciascun lato, dove passa Γ orecchio :

tiene cinta al fianco sinistro una teca, entro cui stanno

riposti altri strumenti da fiato: il vestiario stretto alla

vita si direbbe tutto fregiato in sul drappo con •rabe­

schi: non ha calzari in piede. Sicuramente questi è

un Subulo, o sonatore di tibia : coll’ istesso vestiario

da festa ho veduto ritratto in altro piattello anche un

sagittario.Parecchi piattelli consimili trovausi nel privato mu­

seo del Sig. Pr. di Canino con una sola figura, tra

163

Page 172: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

le quali talune di bizzarro significato: altre con ma­

nifesta allusione alle orgie dei baccanti : per esempio

una femmina in positura molto agitata, che in cia­

scuna mano tiene l ' organo della generazione 1,1 : fun­

zione rituale che usavasi nelle cerimonie iniziatorie.

Voglio pure mentovare un uomo che vi sta evocando

due robusti Falli.

Questi piattelli servivano, com' io credo , ai ban­

chetti notturni delle o rg ie , dappoiché per allettare

maggiore moltitudine, s’ aggiunsero alla religione di

Bacco anche i piaceri de’ cibi e del vino ***. Altri

piattelli, che si rinvengono parimente nei sepolcri, o

avevano servito come arredi della cena funebre, o

s'adoperavano all’ uopo per fare le dovute oblazioni.

Di tale specie sono quelli disegnati nella tavola ap­

presso ci. 7 -11 . e tav. cu. 5.

TAV. CI.

1. Balsamario di alabastro: è certamente un vaso

egizio di forma funebre : la testa può essere d'Isideo di Alyhrì ambedue divinità infernali. — Candelori.

3. Balsamario in terra cotta pitturato e graffito di

forma animalesca, cbe mollo si rassomiglia a un Ci­nocefalo, grossa specie di scimmia egizia, che sim­

boleggiava il dio Thotk: regge con le due zampe d’ a-

l a i T»f ytrnmas Òpj·»». conf. P io ti» . Ennead. 111. 1. vi. 19.

p. 3a i '3? 2.

3X2. LlV. XXX'X. 8 .

164

Page 173: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

vanti un vasello circolare , sa cui è dipinta una pic­cola oca.

3. Balsamario d* uguale fattura avente la forma me­

desima di una scimmia etiopica o egizia.

4· Balsamario a base rotonda in terra cotta dipinta a colori, e in foggia di una testa feminea, cbe ha

lunghe ciocche di capelli legati con piccole vilte o

fettucce. Le sembianze della donna , o dea che siasi,

sentono molto del tipo fisico egizio.

5. Balsamario egizio in terra cotta verniciata e di­

pinta a colori. La figara può essere di Serapide.

6. Balsamario in terra cotta pitturato con ornati a

più colori j avente la forma d* una gamba umana con

piede calzato. — I mentovati cinque balsamari nel museo del Pr. di Canino.

7. 8. 9. Vaselli in terra cotta un poco greve, a

similitudine di piattello alquanto concavo, con liste

circolari nere sul foudo giallo. Hanno iscrizioni ab­

breviate etnische di nomi e cognomi gentilizj, come

mostrano queste quattro leggende. La più notabile ò

quella della Gens Spurinna, casato etrusco di rag­

guardevole prosapia, già cognito per molte altre iscri­

zioni etru&che e latine. — Pr. di Canino.

10. 11. Piattelli in terra nera non colla con etru-

sclie iscrizioni graffite, ambo trovali di recente a

Chiusi. · <13. Vaso da bere della forma del Rhyton, imi-,

tante una coscia, gamba e piede umano, con testai

di Bacco barbato sotto l1 orlo del vaso. La correla*

165

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zione simbolica della coscia con la nascita misteriosa

del nume, secondo mitologia, è qui manifesta. — lo

terra nera di Chiusi. Vedasi per coufronlo tav. xxiv· a.

13. Piccola tazza in terra nera parimente di Chiusi,

con iscrizione etrusca graffita nell’ interno n.° i3. bis.

14. Gullo in terra rossa con iscrizione etrusca sul

manico fattavi a stampa in mezzo a due marchi : no­

me e contrassegni del vasaio. Questo vasello di fina

creta fu trovato a Chiusi. Nel mauico di un gatto si­mile del museo di Volterra, e colà trovato, si legge la medesima iscrizione etrasca Atranemi: all’ opposto

in due altri manichi Γ epigrafe stessa v’apparisce scritta

alla latiua da sinistra a destra: indizio certo di bassa

età, manifestata ancora dalla forma quadrata delle let­

tere. Tutti vengono da una fabbrica stessa, che po*

leva essere aretina, e mostrano come il commercio

spandeva per un paese e l’ altro queste cercate figu*

line nostrali.

15. Iscrizione etrusca intera, graffita nel vaso ta­vola xxvii. 9.

16. Iscrizione etrusca graffita nel sottopiede d’un vaso

rotto già dipinto ritrovatosi a Vulci. — Candelori.

17. Iscrizione sull'orlo di un’ anfora Dionisia di

rozzo dipinto, con diverse figure di uccelli a volto

umano, simbolo consueto dell’ anima. —- Feoli.

Non posso citare fuori di questa epigrafe altre iscri­

zioni per me vedute scritte a caratteri etruschi nel

corpo del vaso. Il nome di Arunte Artuhe si legge

bensì graffito nel manico di un altro vaso di volgare

ι66

Page 175: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

pittura ( Museum Etrusque, num. i 5o o ) , e scritto

pure alla latina sotto il piede di un' anfora ( idem,

num. 17io ). Le iniziali etnische di altri non pochi

prenomi e nomi si veggono però frequentemente o

graffite, o dipinte sotto il piede di queste stoviglie:

le mie tavol* ne danno parecchi esempi, e in più

gran numero il citato Museo Etrusco del Pr. di Ca·

nino. Sono esse mollo probabilmente le iniziali del

nome stesso dei proprietari de’ vasi : più sovente que­

sti nomi sono segnati con pure cifre , o con nessi e

monogrammi : talvolta vi sono contrassegni e marchj

che paiono dei vasai 5 come per esempio una tazza,

una cuspide , un serpe, o altro segnale.

Per mera singolarità del fatto voglio qui notare,

che le sigle di alcuni nobili vasi (vedi sopra tav. xxv.

xxiv. 2. e Museum Etrusque num. 172. 3o4. 338. )

sono presso che simili a quelle che si veggono figu­

rate sopra le pietre messe in opera nelle mura di

Pompeja in questa forma l%\

ψ x ^tav. a i .

1. Testa gorgonica effigiata nel centro di una coppa

a due anse, figure nere le virili, bianche le muliebri,

ia 3. V edi M izo it, Ruittes de Pompei. tav. xui. p. 35.

ι67

Page 176: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

con tinte di color pavonazzo scuro': diametro un palmo

e 4 once. — Presso Candelori.

Δ1Γ esterno due grandi occhioni da ciascun lato, in

mezzo de’ quali Bacco barbato porge il corno potorio

alla sua dea per simbolo d’ unione.

Nell’ interno, al centro, vedesi la figurata testa gor-

gonica num. 1. Le stanno intorno sette gruppi di

maschio e femmina nudi, accoppiati tra loro in diffe­

renti positure e atteggiamenti. Tre piccoli bambini,

nati di quelle unioni, sono situati al lembo del vaso

in giaciture infantili. Sei figure barbate, cbe paiono

androgini, cinto il capo d’ uno strofio, stanno in piè

frapposte fra 1’ una e l’ altra coppia, come incitatori di

quelle unioni carnali : eccetto un di loro inchinato

alla sommità della testa gorgonica in atto di suppli­

cazione.

In questo vaso, unico per rarità, abbiamo da un

lato chiaramente simboleggiata 1’ unione di Bacco con

la d ea, e il geroglifico stesso figuratovi di quel gran

nume del paganesimo, o sia li due grandi occhioni.

Nell’ interno i replicati accoppiamenti, e il prodotto

di quelli, mostrano Bacco autore supremo della forza

generativa della natura, il cui mistero è convenevol­

mente simboleggiato dagli androgini presenti. La testa

gorgonica sannuta porge non dubbiamente il simbolo

stesso di B acco , ivi qualificato iddio degli inferni.

Questa doppia e opposta natura del nume potente si

trova qui figurata sotto attributi suoi propri : cioè

qual generatore della vita, e distruttore insieme di

iG8

Page 177: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

quella: domma principalissimo dei misteri di Bacca

— In altre coppe somiglianti, che non vado ram*

mentendo, ho veduto dipinti uguali accoppiamenti di

maschio e femmina, sempre accompagnati col sim*

bolo terribile della testa gorgonica j o con quello de­

gli occhioni: qaindi di concetto allegorico uniforme,

significativo del dio della natura intera, produttore

e rigeneratore di tutti gli enti. Una grande coppa del

Pr. di Canino, unica di tal foggia, ha per suo piede

Porgano stesso della generazione di tutto rilievo\ per

dipiuto in ambo i lati ha gli occhioni ; e in mezzo a

questi Bacco con Libera e due congiungimenti sul

letto. — ÀIP opposto in parecchie anfore Dionisie della

forma tav. xctx. 7, si trovano alle volte figurate vere

rappresentazioni d’ orgie bacchiche con mescolanza di

maschi con femmine, e con accoppiamenti sì nefandi tra l ' ebbrezza del vino, cbe non pare di troppo in-*

famata la narrazione che ha data Livio di quelle not·

turne superstizioni, già tanto radicale in Etruria, prima

cbe in Roma ,a4. Sopra questi vasi medesimi, di cui

ragiono, si trovano pure iscrizioni grecamente scritte

di costruzione inviluppala e di suoni inusitati, che dq

trascritte tav. cxvm. 3. 4* Sono esse tante invocazioni e acclamazioni al dio, voci rituali e liturgiche, che

i baccanti gridavano con clamori grandi durante le

cerimonie del sacrifizio : voci che qui nel dipinto de­

scritto si tengono per esclamale dalle figure poste io

i6g

124 I«lv· 1U 1X. 8. sqq.

Page 178: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

azione. Così per la pittura di questi vasi abbiamo

sotto gli occhi rappresentate al vivo quelle turpi sce­

ne, insieme lussuriose e malvagie, che di tanto in­

fettarono i domestici costumi. Per ultimo debbo no­

tare , che il disegno non corretto, e la qualità del di­pinto nei vasi soprammentovati, accennano decadenza notabile nell’ arte: circostanza di molto momento,

la quale viene in prova che i vasi stessi, come dissi

per avanti nel testo, non possono essere più antichi

del quinto e sèsto secolo. Vedi Tom. u. p. 266-67.

3. 3. Testa della Gorgone con la lingua tirata fuori, effigiata sopra due vasi in terra nera di Chiusi.

4. La stessa testa dipinta in grande a colori sopra

le pareti (F une camera interna del sepolcro chiusino

ta v . l x i x .

5. Piattello in terra nera trovato a Chiusi, ov’ è

graffita la testa gorgonica, con etrusca iscrizione at­

torno di tema notabile: avverto soltanto che la voce

S/ll2HVtfD, Qlunsiax, o Clusinus, è gentilizio mani­

festo dalla patria Clusium : più anticamente Camars :

quindi altri titoli etruschi chiusini danno il casato

dei Comari:

6. Figura intera del mostro gorgonico tratta da un

vaso chiosino in terra nera, con ali distese che si muo­

vono dal petto , come nella tav. xxu.

7. Lo stesso mostro diversamente effigiato in altro

vaso chiusino.

8. Testa gorgonica sannula con due corna in fronte,

tratta da un frammento di vaso chiusino.

170

Page 179: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ι?ι

9’ Testa della Gorgone con due ali al capo ; fram­

mento in bronzo di un arnese sacro. — Pr. di Ca­

nino.10. Testa gorgonica dipinta a nero, bianco e rosso,

quale si trova effigiata nel centro della massima parte

delle coppe 6gurale tav. xcix. 16. 17.

11. Foglia d'oro coll’ impronta di una Gorgone fat­

tavi a stampa : fu trovata con altre foglie simili in un

sepolcro etrusco presso di Orbitello, per ornato di

nna corona funebre in capo del morto. — Galleria di

Firenze.

ia. Foglia d’ oro con piccola testina gorgonica tro­vata in un sepolcro chiusino.

13. Altra foglia d’ oro con testa di Gorgone col-

Γ ali spiegate. — Galleria di Firenze.

14. Parte di nn fregio fatto a stampa in lamina di rame argentato che ricorre intorno a una cista mi­

stica di bronzo, senz’ altro ornato : i mostri gorgonici

si seguono l’ uno dietro l ’ altro intrecciati con serpenti

al crine. — Pr. di Canino.

15. Testa della Gorgone con serpenti in movimento

alla chioma, frammento in bronzo. — Pr. di Canino.

La lesta della Gorgone tiene un gran posto nei

monumenti sepolcrali dell’ Etruria. Ella vi compari­

sce come un simbolo primario non solo nelle opere

più vetuste, ma in quelle di minore antichità, si eoo

desse senile o dipinte. Questa tavola stessa c u , che

pongo davanti agli occhi, mostra come il simbolo

gorgonico dalle sue prime forme spaventose e ter­

Page 180: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ribili, passò a lineamenti cbe sentono di gusto elle­

nico , come il num. 9. i5 , e più visibilmente an­cora in altri monumenti di più bassa età, quali sono

massimamente le sculture delle urne volterrane, o

quelle in terra cotta dipinte a più colori della re­

gione di Chiusi ra5. Questa testa mostruosa ha dovuto

essere in origine un simbolo orientale, come tanti

altri d’ uguale natura. La sua propria sede era ne·

gli inferni Xft6. I Greci la chiamarono, yo yno*, indi

yofYòvtnrj come a dire un volto terribile, o altrimenti

uno spauracchio. Come tale i guerrieri la portavano

effigiata sopra gli scudi, per infondere spavento nel cuore dei nemici : l’ arte figurativa l’ appropriava col-

l’ istesso concetto alla guerriera Pallade Tritonia, po­

nendo la terribile immagine o sopra l’ egida divina,

o sopra lo scudo : poscia , in età meno antica, la

fece servire alle sue ingegnose fantasie, ri presentan­

dola d’ ogni maniera con forme ideali, anche nelle

opere elleniche le più perfette. All’ opposto in Etru­

ria, sempre tenace nelle sue antiche credenze, si

mantenne con poca o niuna alterazione il mito pri­

mitivo: e la Gorgone infernale sannuta continuò pur

sempre ad esservi V immagine simbolica la più popo­

lare del dio malo, di Manto o Vedio , eh’ è quanto

dire grecamente di Bacco Ctonio o Zagreo. Sotto

i*5 Vedi Dempster. Tav. 82. 2. 83. 5.; Mus. Elr. T. 1. ta­

vola 157. 5. Tom. m. tav. ιφ 3. et al.

126 Homer. Odyss. xi. 632 ; conf. Abistopu. in Ranis 480.;

Apollod. 11. 5. 12.; Virgil. vi. 289. j Sil. xiii. 587.

172

Page 181: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

quest1 unico aspetto lo abbiamo veduto figurato in tulli

i monumenti fin1 ora esposti : non diversamente nelle

medaglie di Populonia ia7 la Gorgone, anziché per

una immagine del disco lunare, come opinava l 'E c -

k e l , si vuol riconoscere per un emblema di B acco,

il dio grande, venerato in Elruria altamente, quanto

almeno Osiride era riverito in Egitto la8. Ambedue

nature dell'anima universale del mondo, e dello spi­

rilo motore delle sfere; rappresentazioni della su­

prema forza generativa della natura ; divinità insieme

celesti ed infernali ; ora generatori d’ ogni eccellenza

v ita le , ora distruttori inesorabili; in somma sì pieni

di attributi e buoni e malvagi, che sopra tulli gli al­

tri iddìi dell’ etrusca ed egizia mitologia venivano col­

tivali dai mortali.

Qui torna a proposito ripetere ciò che dissi nel lesto

Toro. li. p. 353-54· — L 1 uso dei vasi dipinti sotlerrati

nei sepolcri appresso al morto esser derivato dal culto e

dai misteri di Bacco. L’ osservatore imparziale, non

preoccupato d’idee sistematiche, ne trova esso stesso la

prova, e insieme la conferma, negli esemplari dei vasi,

127 Vedi tav. cxv. n .

128 Al momento di porre in torchio questo foglio viene a

mia notizia opportunamente, che in una patera del Sig. Pr. O.

Gerhard, dov’ è Bacco e Semele, e in un frammento di altra

patera del Cav. Thorwaldsen, Bacco vi porta il soprannome

etrusco, ignoto per Γ innanzi, di Υ Ί 8 Y8> Phuphliuis: dal

qual titolo divino, uno dei tanti che competevasi a Bacco, non

male si può presumere che pigliasse il suo nome Populonia.

ι73

Page 182: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ed altri monumenti per me pubblicati, cbe pur sono

menomissima parte di quelli venuti a luce più re­

centemente. Tutti gli altri vasi dipinti finora editi

per le stampe , tulli i musei dell’ Europa , fanno in

oltre certissima dimostranza che la religione ed i riti

di Bacco eono il tema più principale e frequente

delle pitture dei vasi* Ho detto altrove, Tom. 11.

p. a ia . 254*9 perchè gli argomenti eroici e gli at- letici s’ addicono anch’ essi molto bene alle onoranze

che facevansi ai morti, come simboli della sperata

beatitudine degli eroi. Nè solamente le pitture dei vasi,

ma i dipinti medesimi dei sepolcri, le sculture delle

urne, i bronzi, le patere, in breve ogni altro arredo

figurato dell’ esequie, dimostrano una medesima unica

serie d’ idee religiose, conservatesi fino all’ ultimo pe­

riodo deir etrusca nazione. Che poi molta parte delle

stoviglie che si rinvengono nei sepolcri avesse servito

ai conviti funerei, e per religione si lasciasse entro

la tomba» lo fa vedere la qualità stessa di certi va*

sellamenti, tanti piattelli, tante tazze da bere, tanti

nappi bellissimi, ed altre sorta vasi puramente convi­vali. Splendide e costose assai erano colesle cene fu­

nebri. Luciano diceva satireggiando, che i morti vi­

vevano in inferno di quel che i parenti e gli amici

dissipavano nella di loro sepoltura.

Ai monumenti finora esposli mi sono ingegnato di

dare, meglio die per me si poteva , una spiegazione

piena, semplice e ragionevole, ammaestrato da lunga

esperienza, e dai molti naufragj degli sponitori, che

*74

Page 183: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

le interpretazioni più dottoraii non sono le migliori·

Benché io riferisca buon numero delle mie spiegazioni

alla dottrina dell’ Erebo» o sia alle popolari credenze circa lo stato di una vita futura, non sarò già tacciato

per questo di essere caduto nelle fantasie di un si·

stema prefisso: il senso allegorico lo traggo da sim­

boli evidenti, e dall’ uso stesso funereo dei monu­

menti, tutti ritrovati entro i sepolcri allato dei corpi m orti, o contenenti il cenere di quelli. Perchè tutto

in cotesti monumenti, come più volte ho mostrato

con evidenza, s* attiene a un solo e unico ordine

<?idee predominanti, religiose insieme e morali. In

quella forma che le pitture delle mummie, le tavole

dei papiri, le stele istoriate, e generalmente i monu­menti funebri degli Egizj, porgono tutti insieme sotto

variate immagini una medesima significanza d’ idee,

ed un figuramento conforme. Altri esporranno forse diversamente con dichiarazioni più soddisfacenti. Io

sarò lieto se di tal modo potrà ottenere la scienza

avanzamento e profitto.Aggiungo per ultimo che nel numero presso che

innumerabile di vasi fin’ ora trovati a Vulci non vi

mancano nè pure di quelli fregiati con belle dorature,

come si veggono talvolta in vasi della Magna Grecia.

Una coppa bellissima a due anse di tal sorta fu ri­

trovata mentre io era sul posto, ed appartiene oggidì

al Pr. di Canino, fortunato possessore di parecchie

altre stoviglie d’ uguale maniera. Nell’ interno vi è

dipinta in campo bianco una Giunoue in piede con la

Tom. III. i 3

i ?5

Page 184: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

leggenda ΗΡΑ, vestita di una tanica candida con pe­

plo purpureo, il cui lembo è fregiato a palme co· lore su colore : il volto incarnato della dea è vago e

bello : il suo diadema, il monile, e lo scettro che tiene

nella destra sono a rilievo indorati con grossa foglia

d’ oro. Non può vedersi lavoro più ben finito : è inu­

tile il dire che lo stile del dipinto e il gusto di sì

fatti vasi mostrano un'arte lussureggiante non cor­

retta , nè troppo antica.

TAV. e ra .

i. Tazza a un alto manico, figure rosse in fondo nero, della forma medesima num. 6. tav. xcix. — Pr.

di Canino.Molto singolare, quanto nuovo e gradito, dovrà

parere all’ osservatore il tema di questo dipinto. Vi si

vede un uomo sedente ΠΑΝΑΙΤΙΟΣ, involte le ginoc·

chia nel suo manto, che sta leggendo un volume o

papiro. Due giovani uditori, cinti del pallio, ed ambo

appoggiati a un nodoso bastone, attentamente lo ascol­

tano. Dinanzi al leggitore è uno scrigno atto a con­

tenere i volumi, sul di cui coperchio leggesi il titolo

ΧΙΡΟΝΕΙΣ. Gli arredi appesi in alto possono essere

thecae, denotative la professione del maestro. A lato

dei due Efebi uditori è la solita epigrafe ΚΑΛΟΣ : nel

mezzo dello scrigno ΚΑΛΕ.È nota la sapienza di Chirone instruttore de’ più

famosi eroi. Medico, astronomo e musico, quel savio

τ y6

Page 185: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

tessalo vuoisi che superasse nell’ età sua tulli gli nitri

uomini in rettitudine e in bontà. L’ autore della Ti

tanomachia asseriva aver Chirone insegnato al genere

umano a vivere secondo la giustizia, mostrando con savi ammaestramenti quanta fosse la forza del giura*

mento, quali e quanti 1 sacrifizi graditi, ed i segni

celesti ta9. Or non havvi dubbio alcuno che il voluti»' che mostra di leggere Panezio, non sia uno de1 libri

Chironici o Chirofiei : cioè uno di quelli che conte­

neva gl* insegnamenti scientifici attribuiti allo stesso Chirone ,ϊο.

a. Coppa a due manichi, figure rosse in fondo

nero, della stessa forma num. 16. tav. xcix. —> Pr. di Canino.

Nell’ interno della coppa tutta nera è dipinta al cen­tro una maschera gorgonica simile a quella delineata

tav. ciL 10.All9 esterno sono figurate le navi che qui si vedono

ritratte conformi all’ originale : le une con albero e

vela distesa a due ordini di remi, venti per ciascun

lato, hanno forma di galee armate del rostro : le altre

sono navi da carico senza remi : tutte guarnite de’ suoi

timoni > di scale, e d’ altri diversi attrezzi e arnesi

navali.Per la qualità della terra, della vernice e del di*

pioto, io tengo non dubbiamente questo vaso di fat-

129 C lem . A lex. Stromat. 1. p. 4 °·130 Soprattutto della medicina. Xtt veiov, Chironius vulnus,

Jterbac Chironiae etc. s* aveano per farmachi efficacissimi.

*11

Page 186: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

tura paesana etrusca: quindi abbiamo la rappresenta­

zione vera e completa della forma di varie specie di

navi tirrene, le più usitate dai nostrali. Vedi Tom. n.

p. ai4·3. Frammento di un vaso molto grande trovato a

Tarquinia, in cui si vede figurata parte di un grosso

naviglio: il disegno è della grandezza medesima del-

Γ originale.La testa scolpita di rilievo in sulla poppa è quella

figura che ponevasi per insegna della nave. I Fenici

portavano alla prora i1 immagine di alcuno dei loro

iddii Pateci o Cabiri l3z, come numi tutelari della

navigazione e apportatori di ricchezze: i Frigj vi po­

nevano leoni, sacri alla madre Iddea z3* : qui si vede

una testa di Bacco toro. La figura sedente con verga

nella mano si direbbe il padrone della nave; l’ altra

figura, che gli sta appresso ugualmente sedente, non

può essere se non il piloto, che governa il doppio timone e guida la nave.

TAV. XCIV.

1. Figura equestre rappresentante il passaggio di

nn9 anima nei soggiorno dei morti. La larva effigiata

è montata a cavallo, simbolo del suo transito, ed è

guidata per le redini dal Genio buono sotto la figura

d’ un giovine alato, con veste succinta , calzari ed

i 3i Herodot. 111. 37.

i 3a V irgo , x. i5j.

17 8

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una face rovesciata in mano, significante estinzione o morte: il Genio malo che seguita l’ anima, e va die­

tro al cavallo, è parimente alato con occhio nel mezzo

dell’ a li, orrido in volto e barbato, avente orecchi di fiera, e con veste corta e calzari: porta un grosso

maglio appoggiato all’ omero, e nella destra un gla­

dio rovescialo. — Urna in alabastro nel museo di Volterra.

a. Lo stesso Genio buono effigiato come sopra sim­

bolicamente sotto le sembianze di un bel giovine : nella destra tiene la face inversa.

3. Il Genio malo di truce aspetto, con ispida barba, naso adunco, orecchie di fiera : tiene nella de­

stra il solilo maglio micidiale rovesciato. — Facce

laterali di un’ urna in alabastro nel museo di Vol­

terra.

4. Umetta cineraria in terra cotta. V i è figurato il

letto co’ suoi piedi, sopra cui giace la defunta : nel

mezzo si vede la porta delle regioni infernali, dove

sta per entrare 1’ anima della donna all’ istante in cui

dice al marito a dio.

TAV. CV.

Urna in alabastro volterrana, di soggetto incerto :

una delle due figure principali assalisce l’ altra pro­

strata percuotendola con la ruota della quadriga rove­

sciata a terra : ambedue sono incitate da Genj alati

agli omeri e al capo , uno de’ quali barbato, che

*79

Page 188: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

ferma con forza i cavalli per le redini, ha di più

un occhio in mezzo dell' ali : simbolo di celerilà e di previdenza nell’ azione. Nel coperchio si vede colcata

una figura muliehre ammantata, e riccamente adorna di be' gioielli, che mantengono vestigi di doratura :

tiene nella destra uno specchio fatto a libretto, e

nella sinistra un pomo granato, frutto particolarmente

sacro a Proserpina. Per cotesto simbolo la defunta,

giovane di venticinque anni del grande casato dei Ce­cini, come porta la iscrizione, mostra essersi posta

sotto la protezione della dea regina dei morti. — Mu*1

seo regio di Parigi,

TAV. CVI.

Urna in alabastro di buono stile, il cui soggetto

mostra aver'correlazione col precedente. Un geuio si

frappone al colpo mortale che sta per iscagliare con

ruota della quadriga infranta 1' uomo che porta cinea frigia, o sia Γ avversario del guerriero prostrato, in­

citatovi dall’ altro Genio con ali al capo, armato di

gladio. Gli stessi due G enj, buono e malo, sono ri­

petuti nelle facce laterali dell’ urna. Racchiudeva le ceneri di due coniugi, effigiati 1’ uno presso Γ altro

ip riposo sopra origlieri: il vaso da libamenti vacuo,

che l’ nomo tiene in mano, vuol qui denotare, come

altrove la patera, il sacrifizio debitamente offerto per

la salute dell* anta» dei sepolti· —* Musco Pio-die·^ mentine.

ι8 α

Page 189: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Gli esemplari di sopra esposti sono sufficienti a dare

una giusta idea del buono siile delle urne cinerarie

istoriate : sculture sì di artefici etruschi provinciali, ma per la massima parte lavorale nell’ epoca dell’ E-

truria latina, e per conseguenza non molto antiche. Come ognun vede l’ arte è qui cangiata affatto : nulla

più sente, nè d’ egizio, nè di toscanico : la maniera è

tutta propria dello stile greco-romano: le favole più

comunemente vi sono di tema ellenico, secondo il

genio dell’ età. Non però di meno per questi monu­menti ben si conferma quanto fosse già propagata, e

internala negli animi del popolo per tuita Etruria la

credenza antica dei due principj: i genj o demoni

famigliari, che aveano la custodia e il governo di

ciascuno individuo, si trovano sempre simbolicamente

ripreseotati sopra 1’ urne sepolcrali, e posti iti azione

dagli artisti quasi in ogni mito : ora inspiranti furore

e delirio (tav. cv. e v i): ora intenti alla protezione di colui che avevano in loro guardia durante la vita :

ed ora (tav. civ) quali conduttori delle anime l33.

TA Y. CVII.

Nel convito figurato apparisce manifesto il costume

etrusco d’ assidersi le donne a mensa insieme cogli uo­

mini sul medesimo triclinio l34: vi sono introdotte so-

133 Vedi in oltre * monumeru per servire all’ Italia ec. tn-

vo). XXXVI. xlv.

134 Vedi Tom. u. p. ao3.

ι8 ι

Page 190: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

natrici di flauto e di lira ; due ancelle conducono un

nudo giovanetto, cbe può essere un mimo: tutti vi

sono al pari coronali. — È credibile assai che per sola

figurazione del godimento delle anime dopo la morte siasi rappresentata in questa scultura nna cena fune­

bre: però non senza qualche capriccio dell’ artista.

— ■ Urna in alabastro nel museo di Volterra. Vedasi

per confronto del costume e di uno stile più antico tav. lviii. i.

TAV. CVIII.

Capaneo nudo armato dell’ elmo e di clipeo rovina

dalla scala già morto, fulminato da Giove. Altri guer­rieri chi a cavallo, chi a piedi, si veggono tulli im­

pauriti dello spaventoso fragore del tuono. In luogo

della porla Elettride ha qui figurata lo scultore la porta

medesima di Volterra (tav. vu). — Urna in alaba­stro di buona scultura nel museo di Volterra : vi si

mantengono vestigie di pittura e doratura: gli occhi delle figure sono di smalto commessi nella pietra. Vedi

Tom. il. p. 3^7·Figura virile in alabastro colcala riposantesi sopra

due guanciali, là quale serviva per coperchio di un’ ur­

na. È desso non dubbiamente il ritratto del defunto,

adorno di corona, che si direbbe con le parole di

Catullo un corpulento etrusco ,3S. Per mostra di sua

ι8>

«35 Obesiu Etruscus.

Page 191: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

nobile condizione si vede insignito tP una collana o

torque pendente sul petto, e dell1 anello nella sinistra,

con cui strigne un rotolo mezzo spiegato, dov’ era

scritto a neri caratteri un etrusco epitaffio. — Museo

di Volterra.

TAV. CIX.

Urna in alabastro molto danneggiata, nel museo

di Volterra. <

A destra Pilade si vede in atto di uccidere Egisto

prostrato in terra. Di poi Oreste 3+£QY trafigge con

la sua spada, là dove il collo s* annoda alle spalle,

Clitennestra A ttM fh Y O . Nel gruppo appresso Oreste

8 i 2<lY e Pilade, compariscono di nuovo

col ginocchio sulP ara e col ferro rivolto al proprio

petto, facenti espiazione. Al basso vedesi un serpe

ritto sulla coda, una figura con face ardente ed un’al­

tra figura di truce aspetto ΜΥΟΛΨ, armata di grosso

martello.

Per questi emblemi uniti di martorio, arsura, e

morsura di pena, si conosce aperto che l ’ artefice in­

tese a rappresentare le stesse Erinni secondo le idee nazionali etnische, anziché alla maniera ideale dei Gre­

ci: perciò la principale figura, ministra di punizione,

vi tiene le iattezze istesse del Genio malo, e vi porta

come quello, per simbolo di tormento, il maglio mi­

cidiale: più notabilmente ancora quel genio della

morte vi riceve il nome ellenico del nocchiero degli

ι83

Page 192: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

inferoi Charun. Di questa maniera gli artefici etruschi

in figurare storie di tema greco vi mescolavano spesse

Tolte personaggi e simboli della mitologia popolare

etrusca, appropriando loro gli attributi di quegli enti, che nel sistema ellenico adempiono le stesse funzioni.

Nel lato destro dell’ urna medesima, benché molto

guasto, si distingue un grappo episodico di tre figure,

che poteva aver relazione col soggetto principale: al

di sotto leggesi AfóHJMVKM: 2lfo/?.Io posi a luce la prima volta questo singolare

basso rilievo già nel 18to. Altri 1’ hanno pubblicato

dipoi, e più recentemente il Sig. Raoul-Rochette ne* suoi

Monumento inèdits tav. xxix. t. p. 180, con queste parole « le bas relief a été déjà publié par M. Mi-

cali, mais dune manière trop peu fidèlè, sans comp­

ier que Von r a réuni un fmgment de bas relief

qui provieni dune autre urne, et qui appartieni à

une composition differente. »

Ali duole dover qui fare di nuovo le mie difese. Ma bisogna bene che il Sig. Raoul-Rochette non ab­

bia veduto il monumento per asserire così francamen­te , che la faccia laterale dell’ urna da me pubblicata,

e tutt' ora esistente s’ appartenga ad un1 urna diversa,

mentre che dessa è parte integrale di quella. Salvo

un po' d’ abbellimento nei contorni fattovi dal primo disegnatore, ognuno può vedere in oltre, che il di- segno già edito non era tanto infedele quanto il Si­

gnor R. R. vorrebbe darlo a credere. Non è questa la

prima volta cbe il professore archeologo mostra palpa-

ι84

Page 193: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

bilissimo non aver mai veduto, o non bene osservato,i monumenti nostrali eh7 ei va pubblicando, porgendo

lezioni e correzioni a tutti, ristoratore unico della

scienza. Lo hanno fatto palese, per tacer d’ altri, gli

accademici di Napoli l36. Fa poi maraviglia grande che il dotto professore chiami il monumento di cui

ragiono, bas relief de stjle ei de iravail proprement

èirusque: laddove nulla vi ha quivi propriamente di

etrusco, fuorché il simbolo mentovalo dal malo genio

sostituito alle Furie. Tutto il resto, come mostra

Γ originale, è di maniera imitativa greca non corretta,

qual era lo stile rinnovato che adoperavano gli arte­

fici provinciali nell9 ultimo periodo deir arte. Quindi è

che l'urna^ benché porti iscrizioni etrusche, non può

essere molto antica,

TAV. C£.

Deità marina femminile con ali al capo e agli ome*

r i , e con mostruose gambe terminate in coda di pe*

sce: regge un’ ancora bidenlata in ciascuna mano. —

Basso rilievo in terra cotta sopra di un’ urna cinera*

ria. Nella Galleria di Firenze,

TAV. CXi.

Deità marina virile alala con serpenti avvolti in­

torno al crine e al collo, e con un’ ancora sola di

i 36 Iamelli e Avelliho, Osservazioni sopra una pittura Pom· poiana» Napoli i83q.

ι85

Page 194: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

altra foggia nelle due mani. — Basso rilievo in terra

cotta aopra di un’ urna cineraria di Chiusi.

Ho detto altrove p. 34 > che questa qualità di enti mitologia sogliono dare simbolicamente idea di malo

principio, di distruzione o di morte: il veder quivi

che il mostro se ne va notando minaccioso nell’ onde marine, mi fa pensare che il senso allegorico sia la

felice navigazione dell1 anima, impetrata dal malo spi­

nto placato, mediante soddisfazione delle funeree of­

ferte.

TAV. CXII.

i. Magistrato municipale in funzione. I quattro sono

preceduti da due littori, che in ciascuna mano por­

tano mazze, o verghe di quella specie che latina­

mente diconsi bacilli: quattro servi pubblici portano

la sedia curule, lo scrigno delle scritture, ed i pu­

gillari o tavolette da scrivere. — Urna in alabastro nel

museo di Volterra.

a. Benché il basso rilievo di quest’ urna, anch’ essa

esistente nel museo di Volterra, sia molto danneg­

giato, pure vi si distingue molto bene il luogo dove

risedevano i giudici a render ragione, la sella curule,

e gli altri mobili de) tribunale. Qui pare compito

F uffizio del magistrato. I quattro, uno de’ quali tiene

involta una scrittura nella destra, se ne vanno con

ordine l’ uno dietro Γ altro preceduti da pubblici maz­

zieri. Ivi appresso vedesi una matrona, coperta del suo

ι86

Page 195: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

manto, insieme con due adolescenti e due piccoli fan·

ciulli: seoza dubbio questa è la famiglia della mesta

donna intervenuta per indurre a compassione i giu­

dici, secondo il costume.

TAV. CXIII.

1. Arnese di bronzo a colonnetta retta da un piede

formato di tre zampe leonine : alla sommità sporgono

in fuori quattro uncinelli o rampini della forma a;

sopra il capitello è collocata una figura militare. Vedi

tav. x ixvn . 14. — Pr. di Canino.Questa qualità di arnesi si è trovata di frequente

nei sepolcri di Vaici insieme con i candelabri, le aro

portatili, e altri arredi in bronzo. L ’ uso di essi era

unicamente di reggere attaccati a quei rampini gli

strumenti minori necessari al sacrifizio; come a dire

la lingula, la epatoletta, l ’ aspersorio e simili cose.

Ciò è fatto manifesto per la pittura di alcuni vasi

stessi volcenti, dove ho veduto figurati eguali mobili,

annessivi i mentovati attrezzi del sacrifizio. La forma

loro a maniera di tripode, onde occupare minor luogo

possibile, è sempre uniforme: variatissime poi sono

le statuette di ornato alla sommità ; ora un discobolo

al momento di disporsi al tiro j ora due figure aggrup­

pate come alla tav. xxxvi. 9. 10; ora un cavaliere

che regge pel freno il suo cavallo, atteggiati quasi

come i gruppi del Quirinale ; in fine altri non pochi

soggetti di enologo tema.

187

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а. Tanaglia in bronzo, a’ cui manichi sono con-

nesse due mobili ruote, mediante le quali potevansi cautamente prendere e tirare dal fuoco le viscere

della vittima esplorate sull1 ara senza toccarle. — Pr.

di Canino.3. Arnese in bronzo di gentil forma ripiegato a

guisa di manina, con la quale potevasi ugualmente

Ο attizzare il fuoco sull* ara, o ministrare le debile

cautele nel sacrifizio. — Pr. di Canino.

4· Arnese di altra forma all1 uso medesimo. — Pr.

di Canino. — Vedesi fazione di un sacrifizio ta­

vola xcviii. 2.

5. Striglie di fino metallo nel cui manico, dov’ è

replicato il bollo d’ una stella, si legge l’etrusca epi­

grafe Serturius. —* Museo del Collegio

romano.

б. Altere o peso di piombo adoperato dagli atleti

nell1 esercizio del salto ; pesa libbre tre e tre once. —*■ Pr. di Canino.

7. Tuba tirrenica di bronzo. Non è questa certa­

mente la fragorosa tuba militare sì nota: bensì una

tuba minore diritta e ricurva, come quella che gli

Etruschi usavano nelle ceremonie sacre i37. — Feoli.

8. Piccola tibia o flauto di bronzo : aveva all’ im­

boccatura un residuo della sua linguetta in osso: pare

della specie di quelle tibie diritte che si chiamavano

pertugiate o semipertugiate *38. — Feoli.

Ijty POLltJC. IV. I I . 87.

ι 38 Δ<β*ό<; ίμίνηί. P olluc. iv. 10. 77.

* 8 8

Page 197: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

9. Casside etrusca di bronzo. — Feoli.

10. Schiniere di bronzo alto a difendere la gamba

intera dal malleolo fino alla parte superiore del gi­

nocchio. Per la pieghevolezza del metallo Γ armadura

cingeva la gamba senza anelletti agli orli per fer­

marla, i quali si Veggono in altri gambali. — Feoli.

Non pochi altri schinieri consimili si sono ritrovati

entro sepolcri di persone militari : due conservatissimi

ne possiede il Pr. di Canino.

11. ia. Ghiande missili di piombo, trovate ambe­due nell’Abruzzo. La prima colla leggenda fih ha do­

vuto‘appartenere ai militi di Fermo: Taira porta

nell1 epigrafe Italia un contrassegno certo che appar­

tenne a Esernia, o sia alla nuova Italia nella guerra sociale.

TAV. CXIV.

Aratore etrusco in bronzo, grandezza dell’originale,

trovato per l’ addietro in Arezzo. — > Nel museo del

Collegio romano.

Si vede la vera forma dell’ aratro etrusco con la

stiva comodamente traversata da una caviglia, dove

si potevano apporre le due mani. D 'uno stesso pezzo

col temo è il buris, fatto per più solidità d’ una grossa

radica dell’ albero : il vomer vi s'incastrava per mezzo

de’ suoi orecchi. I buoi a corna corte sono di quella

stessa bella razza picena, che oggidì si chiama della

Marca.

««9

Page 198: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

tgo

4· 5. Vomere di ferro co*suoi orecchi tirati fuori:

pesa quattordici libbre e mezzo. — Museo di Cortona.

а. 3. Strumenti rusticani in bronzo trovati a Chian·

ciano: tutti insieme erano cinquanta pezzi, riposti

entro nn gabbione di paglia e fieno impastato con bi­

tume, indi coperto da una pietra.

Una porzione di quelli sono vere scuri ; le altre

znarrette o ligoni, che servivano a triturare e spia­nare la terra dopo l ' opera dell1 aratro.

i. Altro ligone consimile in bronzo. — Museo Ve­

nuti io Cortona.

TAV. CXV.

Etruria.

i. Testa femminile cinta di corona a destra.

Due circoli entravi due linee attraverso l’ una del- l ’ altra ad angoli retti : di sopra lo stesso segno senza

circoli. Arg. a. — Nella raccolta del fu Dolt. Puertas.

a Testa di Giove barbato e laureato a sinistra.

Arg. a. — Museo I. e R. di Milano.

3. Cinghiale selvatico a destra. Arg. a. — Puertas.

4· Testa femminile laureata a sinistra, con pendenti

e monile : dietro x. Arg. 3. — Puertas.

5. Testa di donna cinta d'una benda a destra : die­

tro x. Arg. 3. — Puertas.

б . Testa virile barbata a destra. Arg. 3. — Puertas.

η. Lepre colcata a destra. Arg. 3. — Puertas.

8. Testa imberbe coperta di una pelle vellosa a destra.

Page 199: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Tridente a freccia con due delfini : vicino due glo­

buli: leggenda etrusca J t i l l : FATLunà, o Peti una,

per consueto scambiamento della vocale ▲ in. e. Ae. a· — Puertas.

9. Testa barbata e laureata di Giove a destra : ap­

presso xx.

Aquila volta a destra incusa, e un' pìccolo segno.

Ae. 3. — Puertas.

10. Testa d’ Èrcole barbato coperto della sua leo­nina a destra : dietro xx.

Aquila volta a sinistra incusa , e un piccolo segno.

Ae. a. — Puertas.

11. Testa di Gorgone cinta di una benda; di sotto xx.

Due linee attraverso l’ una dell’ altra, segno ripetu­

tovi tre volte. Arg. a. Tipo nolo di Populonia.

ia. Testa di donna galeata di faccia, con doppio

monile: pesce a sinistra: due xx. Arg. 3. Altro tipo

di Populonia.

13. Testa virile barbata a destra : dietro x.

Incavo senza tipo. Ae. 3. — Puertas.

Sannio.

14. Italia. Testa di donna coperta di galea a de­

stra : corona a sinistra.>‘ ΙΠΠΑΠ >· c. PAAPi. c. — Γ Dioscuri con i cavalli

voltati dalle due bande. Arg. a. Nella raccolta Rey-

nier in Losanna.

ι 5. Υ Η 3Ή 3 V iteliv. Testa virile galeata.

Tom. III. i 4

»9'

Page 200: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

>· ΊΙΠΝΠΓΙ >· c. ρααριι. c. Un Feciale inginocchiato

sostiene una troia : quattro ligure militari in piedi pre­

stano giuramento , toccando la vittima con un bacillo.

Arg. 2. Museo del Sig. Principe di San Giorgio in

Napoli.

Campania.

16. Testa di Giove laureata a destra.

SflRX c a p v . Aquila volta a destra che tiene un

fulmine negli artigli. Arg. 2. Mus. del Pr. di S. Giorgio.

17. Testa di Diana galeata a destra.

S f l lW c a p v . Cerva lattante un bambino: tripode

alla destra. Ae. 3. Mus. det Pr. di S. Giorgio.

18. Testa di Giove laureata a destra.»ΐ Π Ί ΐ Μ c a l a t . Tridente a freccia. Ae. 2. — Nella

raccolta Reynier. Spetta alla Calazia osca di qua del

Volturno, oggi detta le Galazze.

19. Testa di Giove barbata e laureata a destra : die­

tro due globuli.

con due lettere rivoltate, e una mutata P

in cambio di 9 . ad erl> Atella. Due figure in piede,

il pallio alle spalle, aventi ciascuna nella destra un ba­

stoncello adunco, e sostenenti entrambi con la sinistra

una troia: vicino due globuli. Ae. 3 . — Puertas.

Magna Grecia.

20. Testa di Minerva galeata a destra.

BAPtrer· Ercole uccide il leone : clava a destra. Arg. 4·

— Puertas.

102

Page 201: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

21. ΛΑΠ Cinghiale a destra fuggente, fra due cir- c o li, l’uno semplice , l’ altro a granelline.

AOM Lo stesso tipo incuso a sinistra. Arg. a. —

Puertas.

Una simile medaglia per avanti edita venne attri­

buita a Palinuro e Mei pi i39. Io credo che possa me­

glio convenire a Palinuro e Posidonia, le cui lettere

iniziali si trovano nella leggenda AOM., col solo b al­

quanto inclinato dal monetalo : caso, come ognun sa, molto frequente in medaglie. Posidonia e Palinuro,

poste sì vicine sopra lo stesso mare, potevano bene

essere congiunte l’ una all1 altra non meno per con­

cordia , che per parentele. Il cinghiale è tipo proprio

della Lucania, d’ onde veniva la specie più grossa :

si riscontra spesso nelle monete di Pesto mutata in

colonia. II Signor Duca di Luynes, intelligentissimo sopra tutto della numismatica, possiede nel suo gabi­

netto un esemplare legittimo di questa rara medaglia:

avendo qualche dubbio su la sincerità di quella cbe ora espongo, la produco a disegno in istampa perchè

possa farsene il paragone.

ss. Testa di donna laureata, volta a sinistra.

META Spiga di grano, tripode alla sinistra: alla

destra ΤΙΜΏΝ : nome di magistrato che non trovo per

ancora notato tra i conj di Metaponto. Ae. 3. — Puertas.

»93

i3 g S estoh, CUuses gener, urbium, p. 16.

Page 202: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

>94

TAV. CXVI.

1. Ercole ϋ Ό θ 3Β vincitore di Cicno Sca­

rabeo in corniola del Museo Blacas.

2. Giasone HY 2-flÌ dinanzi la nave Argo, col pal­

lio al braccio e un malleo appoggiato all* omero de­

stro. Scarabeo in corniola presso Don Francesco Ca­

relli in Napoli.

3. Tideo 4 ΪΥ 1- armato di clipeo e di gladio con

l’ elmo a terra. Scarabeo in corniola trovato a Vulci.

Moseo del Pr. di Canino.

4· Ercole prende le acque vive al fonte dell* Oeta

per la sua lustrazione, con la leggenda flMOIA. Sca­rabeo in corniola '4°.

5. Ercole col turcasso agli omeri, clava

rovesciata nella sinistra e l’ arco a terra, siede pen­

soso dell'oracolo sopra un masso del monte Oeta di

cóntro al fonte, disponendosi alla sua fine. Scarabeo

in corniola.

6. Atleta saltatore con gli alteri : e per leggenda

tA M i’Q/l'f. Scar. in corniola. Carelli.

η. Ercole prende il vino con un orciuolo dal doglio

nella spelonca di Folo. Scar. in corniola di fine intaglio.

i4o Questa gemma, il cui disegno è tratto con alcune altre dalle impronte gemmarie di Cades, fu già edita dal G obi, Mus. Flor. T. li. tav. i4· Assai diverse sono le interpetrazioni che ne hanno dato e Goni stesso e Vuickelmaim, Pierre* de Stosch, num. 1767, e Visconti, Eposiz. delle impronte ec. num. 227. Io m’ attengo a più piana spiegazione del soggetto.

Page 203: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

8. Guerriero compitamente armato in atto di pren­

dere commiato dall' eroe sedente con la destra appog­

giata a un bastone, o scettro, adunco in cima. Sca­

rabeo in corniola di finissimo intaglio trovato a Vulci.

Pr. di Canino.

9. Tantalo cbe va tentando di approssimarsi alle onde. Scar. in corniola.

10. Capaneo fulminato da Giove. Scar. in corniola.

Del Sig. Cav. Kestner.

11. Lo stesso soggetto. Scar. in corniola.

12. Guerriero ferito sollevandosi da terra col clipeo

appoggiato all’ asta. Scar. in corniola.

13. Peleo presso una fontana in atto di farvi espia­

zione. Scarabeo in corniola del Sig. Cav. Thorwaldsen.

14. Uomo barbalo sedente, con le ginocchia in­

volte nel suo pallio, e la destra appoggiata a un ba­

stone o scettro uncinato. Scar. in corniola trovato a

Chiusi.

15. Alipte che tiene un vasetto da olio nella de­

stra., e una striglie nella sinistra. Scar. in corniola,

nel Museo Blacas.

16. Saltatore con gli alteri. Scar. in corniola, nel

Museo reale di Parigi.

17. Ercole conducente Cerbero fuori degli inferni.

Scar. in corniola trovato a Chiusi.

18. Vittoria, o una Telete. Scar. in corniola. Cav.

Thorwaldsen.19. Lustrazione d* Ercole. Scar. in corniola. Carelli.

20. Giovane che porta un’ anfora nella destra e un

195

Page 204: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

basto ocello nell’ altra mano. Scar. io corniola trovato

in Egitto: già nella collezione di Salt, oggidì nel Mut seo reale egizio in Parigi.

21. Giovane che regge con ambo le mani un vaso.

Scarabeo in corniola.

22. Uomo barbato con zappa appoggiata all’ omero

sinistro, e non so quale attrezzo a terra. Scarbeo in

corniola. Cav. Thorwaldsen.

23. Due guerrieri barbati e armati l’ uno di contro

all’ altro, con un ginocchio a terra. Scar. in corniola,,

nel Museo reale di Parigi.

s 4· Figura di uno scarabeo al vero. Tutti gli sca­rabei nella presente tavola sono disegnati il doppio

degli originali : eccetto il num. 17 al vero.

T A V . CXVII.

1. Biga guidata dal suo cocchiere. Scarabeo in cor­

niola trovato a Vulci. Museo del Pr. di Canino.

2. Quadriga rovesciata nella corsa coll1 auriga sbal­

zato a terra. Scar. in corniola. Carelli.

3. Biga con cavalli aliferi, guidata dall’ auriga.

Scar. in corniola. Museo reale di Parigi.

4. Uomo con ghirlanda in mano, presto a incoro­

narne un porco destinato per ostia Φ . Scar. in cor­niola. Carelli.

196

l4 i Hostiaquc e plena 'mystica porcus hara. Tibull. i . 2. 7,6.

Page 205: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

5. Quattro Sileni, poste a terra le otre vinarie,

tripudiano in tra loro ; un altro Sileno sedente suona le tibie. Scar. in Corniola.

6. Leooe che assalisce un capriuolo. Scar. in cor­

niola trovato a Orbitello.

7. Leone assalitore di un cinghiale. Scar. in corniola.

Carelli.

8. Zuffa tra uo leone e un loro. Scar. in corniola,

trovato a Vulci. Pr. di Canino.

9. Griffone. Scar. in corniola, trovato a Chiusi.

10. Mostro armato di un'asta, còn due teste ani­

malesche all’ estremità inferiori. Scar. in corniola tro­

valo a Chiusi.11. Leone di antica maniera. Scar. in corniola tro­

vato a Vulci. Pr. di Canino.ia. Uccello a testa feminea. Scar. in corniola. Pr.

di Canino.

13. Chimera formata della proiome di uo leone, e

di quella di un gallo. Scar. in corniola trovato a Vulci*

Pr. di Canino.

1 4 . Giovane appoggiato al suo pedo viatorio. Scar.

io Corniola trovato a Vulci. Pr. di Canino.

15. Ercole armato di clava e d’ arco. Scar. in cor­

niola. Carelli.16. Due figure militari in piede, con un bacillo

nella destra, prestano giuramento sopra d’ una troia

sostenuta dal Feciale con un ginocchio piegato a terra.

Corniola trovata in Sannio. Carelli. — Vedi ta?. cxv.

i5. 19.

«97

Page 206: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

17. Lo stesso soggetto di stile romano. U Feciale

è quivi a ginocchio sopra un rialto: le due figure

militari vi prestano giuramento col gladio. Diaspro

verde. — Vedi Tom. u. p. 86. 87.

18. Sileno barbato sedente su di un masso, suona la lira dàvanti una edicola di Priapo. Corniola di stile

romano trovata a Chiusi. Paolozzi.

19. Guerriero armato di elmo e di scudo con la

leggenda i l a v . Scarabeo in corniola di stile romano trovato a Chiusi *4®.

ao. Congedo di due coniugati, ordinario soggetto

funerale. Scar. in corniola di Chiusi. Vedi tav. xxi.

9. 10., xxvii. 4·Tutti i pezzi sono disegnati al doppio degli origi­

nali, salvo i num. 5. 6. 8.

In queste due tavole ho unito insieme il maggior

numero di gemme elrusche tuttora inedite, die mi

Sono sembrate le piò importanti o pel loro soggetto,

o per l’ arte. Buona parte di questi scarabei trovali

nei sepolcri di Vulci e di Chiusi sono propriamente funerei. Altri d’ uso civile, benché lutti a un modo,

all' usanza degli amuleti, si portassero addosso col

medesimo fine superstizioso ’43. Massimamente i nu­

meri 6 - 1 3. ao. tav. cxvii. non lasciano dubbio sul

ig8

i4? 11 nome degl'ilari si trova giustamente in epigrafi etni­

sche e latine di presso Chiusi. L in i T. 1. pag. 168., T . u. p. 460.

>43 Vedi Tom. 11. p. 115. 116.

Page 207: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

loro significato funebre. Parecchie gemme di tema

eroico esposte nella tav. cxvi. sono assai notabili per

Parte dell* intaglio, la quale si vede portata a grande

perfezione nei num. 7. 8 : indi declinata o trascu­

rata fino a forme irregolari e gibbose. Lo scarabeo

num. 19. tav, c x v ii, se fu scolto a Chiusi, dove

si rinvenne, mostra quale stile praticavasi in Etruria

fatta latina : stile romano che si riscontra anche nelle

sculture delle urne chiusine e volterrane. Qualora la

gemma num. 16 sia lavoro di artefici Oschi, o Cam­

pani, come le medaglie tav. oxv. i4~i9) avremmo un

paragone dello stile di altre genti italiane; ciocchò

può dare qualche maggior lume alla storia delle belle

*rti,

TAV. CXVHI.

1. Vaso in terra nera di Chiusi, descritto per avanti

pag. a i .

a. Pezzo di ambra della forma a , in cui si vede

intagliata a rilievo basso la figura intera di un Sileno '

barbato, con un9 anfora da vino, e un tralcio di vite

con grappoli d9 uva pendenti.

Questo raro pezzo di ambra, il \)iù notabile che

siasi fin9 ora veduto, fu trovato anni addietro insieme

con altri pezzi minori, parimente intagliati, entro

pn sepolcro pugliese. Esistono per la maggior parte

presso del principe di S. Giorgio in Napoli. Non di

rado, specialmente in Puglia e in Basilicata, luoghi di

*99

Page 208: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

grande mercatura nel tempo antico, si rinvegono per

le tombe più ragguardevoli simili pezzi d’ ambra la­

vorati di molte fogge. Ne furono ritrovati non pochi

anche nei sepolcri di Vulci e di Tarquinia ; in specie

pezzi rotondi, o fatti a oliva forati, ad uso di col­lane. La Signora Principessa di Canino ne custodisce

buon numero.

3. Frammento di un vaso egizio in terra colta ver­

niciala , trovato in un sepolcro a Vulci. Nei gerogli­

fici si legge il nome di Ammone e di Phath. Questo

vaso dovette servire al culto : se fosse di quelli che

sogliono chiamarsi Canopi avrebbe un’ altra iscrizione

speciale *44. Candelori.

4. Iscrizioni di un’ anfora Dionisia d esc ri Ita in ge­

nere pag. 169 : presso Candelori.

5. Iscrizioni di un altro vaso di tema uguale: inu-r

seo del Pr. di Canino.

La voce ETOEI de’ tiasi di Bacco ci dimostra chia­

ramente che le trascritte epigrafi sono tante esclama­

zioni e invocazioni bacchiche di forma ditirambica. Per

la composizione licenziosa di più nomi uniti insieme,

i 44 Non è questo il solo pezzo egizio tratto fuori della stessa

necropoli di Vulci; altri ne ho veduti: in specie parecchi vasi

delle consuete forme egizie in terra smaltata di color verdognolo,

alti circa un palmo: v’ era 1*immagine in rilievo del bue Api e

di Osiride, con fiori di loto e altri simboli noti. Non mi è dato

di pubblicarne, coda*io bramava, il disegno, perchè i possessori

immeritevoli tengono oggidì indegnamente celate si queste, corno

altre molte cose di pregio, per farne danaro.

200

Page 209: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

propria del ditirambo, nascevano espressioni inusate

e ampollose, metafore ardite, traslati inviluppati, ar­

monia o modulazione di voci che stordivano Γ udi­

tore : tutto si riscontra benissimo nelle anzidetle iscri? zionj.

TAV. CXIX.

i. Scena di commedia. — Antica pittura alta, pal­

mi 2. on. 4 ; larga palmi 2. on. 2, trovata a Pom­

peja nella casa detta della Fontana, presso a quella

della Follonica.

Due principali attori mascherati si veggono in que­

sta scena : 1’ uno in atteggiamento grave, e con asta

lunga in mano, ascolta il discorso dell9 altro, che fa­

vellando s’ inchina. Tre giovani senza maschera ascol­

tanti stanno indietro ai primi.

Questa medesima pittura è stala per avanti pubbli­

cata nel Museo Borbonico Voi. iv. tav. xviii. Io la

produco di nuovo lucidata sopra il disegno fattone

dal Sig. Zantb già nel 1826, e dal medesimo fino

<1’ allora donatomi. Parve al valente illustratore rico­

noscervi una scena del soldato millantatore di Plauto.

A me sembra al contrario una scena osca burlesca del

Maccus miles, notissima favola ateliana : per la qual

cosa s’ avrebbero in questo dipinto le maschere di quel

famoso Macco e di Bucco, legittimi progenitori del

Pulcinella e del Zanni. — Vedi Tom. 11. p. 194* 195.2. Bella maschera scenica in bronzo, già trovata in

vicinanza di Cortona ; oggidì nel museo di Leida.

201

Page 210: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

202

TAV. CXX.

i. Capitello in peperino con etrusca iscrizione nel­

l'abaco PA N X A i: lettere grandi e ben for­

mate. Trovato nel i 83o con altri vestigi di un edifizio

entro il ricinto di Tarquinia. Vedi Tom. u. p. 225.

a. b. Sezione e pianta del capitello,

a. Capitello in pietra di maniera egizia ornato di

fogliami e fiori di loto campanulare, trovalo a Tu-

ecolo. Si vede oggidì neir atrio della Rufinella. Era

forse ricoperto di quel fino stucco, col quale gli an­

tichi davano Γ ultima mano a siffatti membri archi-

tettonici in peperino, in tufo, o in altra rozza ma­

teria del paese.

3. Iscrizione osca in marmo bianco a grandi let­

tere: (quelle della prima riga hanno ai linee di al­

tezza, le altre 18 linee) ritrovata a Pompeja nel i 3 t3 allato alla chiave della volta di una porta della città,

che menava al Sarno, dove si vede scolpita a tutto

rilievo una grande testa femminile, alquanto danneg­

giata , con lunghe trecce che le cadono in sulle spalle:

pare essere una Cerere, ο Γ Iside pompeiana. Così pure

nella porta di Volterra (tav. v ii.) , e negli archi del-

l’ anfiteatro di Capua, si veggono teste colossali di

altre deità tutelari collocale nella medesima maniera.

Benché la lapide sia rotta, Γ iscrizione già edita dal Sig. de Clarac r45 , e da Mazois *46 ? si trova in-

tera e completa.

i 45 Pompej p. 84. tav. 14.

v 146 Ruines de Pompei tav. xxxvi-xxxvir.

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C. PDBIDIIS. G. MED. TUC. PAMANAPHPHED. ISIDU. PRU-

JATTED.

Caius Popidius Caii Filius, Meddix Tucticus,

restituit et Isidi dedicavit.

4. Iscrizione osca in marmo, trovata nel portico

dorico contiguo al tempio d’ Iside in Pompeja. —

Museo Borbonico.

Per la interpetrazione datane dal eh. Sig. Guarini

insegna la lapide essere stata comandata la costruzione

del tempio d’ Iside da G. Adirano nel suo testamento,

ed effettuata da G. Vicinio *47.

Diversamente interpetra il dotto di lui collega Don

Francesco Garelli : per la permissione ottenutane posso

qui esporre la spiegazione medesima eh* egli ne ha data.

V. AADUIANS. v. E1T1UVAM. PAAMVEREIIAI. PVMPAIANAÌ.

TE1STAAMEIIDUD. DEDED. EISAK. EITIURAD.

V. VIIKIICIIS. MR. KUAISSTUR. PUMPAIIANS, TRI (BUM. EKAK.

KVMBENIIIEIS. TANCINOD. UPSÀNNAM. DEDED. ISIDIJM. PRU-

FATTED.

Velius Adiranus Felii Comitium Universi Collegii

Pompeiani Testamento dedit Huc stare.

Velius Vinicius Marci Quaestor Pompeianus Tri­

bulium Hinc Convenientibus ad Epulum Porticum

dedit Isidi ( vel Isiacis ) Dedicatum.

5. Iscrizióni a caratteri bislunghi e m agri, scritte

a nero e rosso sul muro delle strade dette di Mercu*

>47 R. G u a r is i , in Osca epigrammata nonnulla. Comm. xi.

Neap. i83o.

*o3

Page 212: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Ho e del Teatro in Pompeja : Come si lèggevano sul

luogo nel Maggio i 83o.L ’ una di esse (iorge il nome osco di Erennio.

Μ. N. HERENNI. IIII. . . . DENDED.

Marcus N . Herennius mi . . . dediti dove nella

voce d ended (dedit) si vuol notare Γ idiotismo della n

soprabbondante. Vedi iscriz. 4* 1* 3. 1. 7.

L ’ altra epigrafe osca.

V. MENS MELISSÀ1I.

Velius Menius (Manius) Melissaeus, replica un

gentilizio noto per altre iscrizioni pompeiane.

Ambedue le leggende confermano, che all1 epoca di

sua catastrofe l’ osco s’ usava in Pompeja volgarmente

quanto il latino.

9. Frammento d1 iscrizione osca rinvenutosi nel i 83i

a Pompeja nella casa detta del Fauno. Nella prima

linea leggesi p v r i is ( Furius o Furinius) : nella se­

conda si riscontra 1* ufizio del Questore k v a i s s t v r ,

come nella iscrizione num. 4« 1* 4 : l'ultima voce a a m a n a f f e d si ha nella iscrizione num 3. 1. 3.

10. Frammento di un'ara ritrovata nella stessa casa

del Fauno con iscrizione osca f l w s a i : nome, a quel che sembra , di deità tutelare della famiglia.

6. Iscrizione etrusca tarquiniese, ritrovata entro il

sepolcro dov’ erano i bronzi tav. x l i . i .

7. Cippo sepolcrale in pietra del paese con etrusca

iscrizione, trovato in luogo detto Nova, mezzo miglio

distante dalla Rocchetta al confine del genovesato.

Le lettere sono di forma antica in questa stele: il

2θ4

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nome mexunemunius pare unico, siccome nella ta­vola l . i. *4* 5 consueta è la foggia etrusca del mo­

numento *49, che termina a guisa di sfera, dove ma­

lamente altri ha creduto vedervi effigiato un volto

nmano, o sia Γ anima del sepolto a causa di certi se­

gni di corrosione nel sasso non troppo duro.

8. Iscrizione etrusca in pietra scopertasi nel peru­

gino nel 1822, ed oggi esistente nel museo di Peru­

gia: la più grande e copiosa che fin’ ora si conosca,

con quarantacinque linee di caratteri colorati di mi­

nio; per saggio si vede appresso un facsim ile dei

caratteri stessi.

Di questa grande iscrizione abbiamo due tentativi d ’ interpe trazione ,5°: si vuol rendere la dovuta lode

agli eruditi spositori; ma il vero è , che dalle loro elaborate fatiche non altro può trarsi se non che una

conferma certa della insufficienza del metodo di espli­

cazione. La palma potrà forse lodevolmente ottenersi

un giorno, quando le radici vere della lingua etrusca

sieno meglio conosciute per nuovi monumenti, e per

nuovi studi: non debbesi disperare di nulla in un se*

colo che ha ridonato la vita ai geroglifici.

148 Ovvero antinome e cognome : Mexu Nemumus.

149 Mus. Etr. T . m. tav. 24* *6·150 VntMiGLioLr, Saggio sulla gr. iscr. etnisca. Perugia 1824. Cam­

pa* a h i, sopra la grande lapide etrusca. Giorn. Arcadico. Tom. xxx.

p. 293. eqq.

ao5

FINE

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TAVOLA ANALITICA

D E L L E M A T E R I E

A

A mula e À bellina, città della Campania. I , *83. loro epulo sacro, 282.

ÀBotioan, nome generico degli indigeni, o eia paesani. I, 19. assegnato ai primi abitatori d’Italia, 20. 65.

Anuzzo, antichi suoi abitanti. I, a43.Aceheha, città della Peucetia. I , 3i3.

Agsrra, città della Campania. I, 283.A chei, loro colonie. I , {82. S24. 325. 3a6.A cherohtica dottrina etrusca. Ili, 16. libri detti Acherontici.

II, i 38. 176.A chille bambino. III, 135. col parazonio, 137. riceve le armi

da Tetide, 125.Acomniu, o Aquilonia» città degl’ Irpini. 1, 262.A ddio coniugale. ΙΠ, 21. 91. 198.A dria Veneta, colonia dei Toscani. I, 110.A d u a Picena. I , 122. ripopolata da Dionisio il vecchio, 123.

suoi assi con pegaso volante. II, 3io.A dbiavo, distretto nel Piceno. I, 206.A driatico (Mare), coà chiamato dal nome d'Adria. I, 110.

II, 36o.A s s a i, appellatione generica in lingua etrusca d’iddio. II, 104.A esaboveksi, antico popolo della Sardegna. 11,A gatoclx, combattuto per mare dagli Etruschi e Cartaginesi

II, 55.Agi i l a , antica e trafficante città dell’ Etruria. I , »43. vedi Cere.A gillesi, loro combattimento navale contro i Focesi.II, 49·

messaggio a Delfo, 155.Tom. III. i 5

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.ao8

Agiteli.a, simbolo del Lare. HI, 47·

A gricoltu ra, pone i fondamenti della civiltà in Italia. I , 22.

congiunta colla prima mstituzione dett’Etruria, 106. del San*

nio, 260. e generalmente degli altri italici. II, 269. s tre tta ­

mente unita colla religione, 96. 180.

A la tr i, città degli Ernici; avanzi delle sue mura. 1, 231.

Alba, città del Lazio. I , 214·Alba dei.Marsi. I , 249. vestigi delle sue mura, ivi.Albebi indigeni in Italia, atti alle costrazioni civili, militari e

navali. I, 126. II, 277. materia di traffici. II, 2o3.

Albunsa, Sibilla di Tivoli. II , ι34·

Albbia, città della Corsica, fondata dai Focesi dell’ Ionia. II, 49·

A lessammo Molosso, re d’ Epiro, fa querèla ai Romani contro

i pirati Volsci in prò dei Tarantini. I, 237.

Alfideiia, o Aufidena, città nel Sannio. I , 263. sue mura,

i 9 5. 268.

Aliptb, con vasetto e striglio. I l i , 195.

A llit e , città nel Sannio. I , 162.

Alpi, loro estensione. I , 3 i. sconosciute ai Greci antichi, 32.

valicate dai Galli al tempo di Tarquinio prisco, ivi.Alpini (Popoli), incerti; io parte di razia celtica. I, 32.

Amazoni. III, 120, i45.

A mbra (Lavori, d’) trovati nei sepolcri. I li , 199.

Amenti (Dottrina deir) cognita agli Etruschi. I, ι38. II, 177.

monumenti relativi. Ili, 16 e seg.

Ameria, città dell'Umbria, sua antichità. 1, 77.

Amiterno, prima sede dei Sabini. I, 193. 247» sue rovine, ivi.Amucla, città degli Aurunci. I ,

Anacni negli Ernici. I, 23ο. sede dei paria menti nazionali, ivi. antichità e avanzi delle sue mura, 231.

Arassila, signore <li Reggio. II, 55. fortifica Y Istmo Scilleo, ivi.Ancaria, divinità venerata in Fiesole. II, 112.

Ancona , fondata dai Siracusani fuggenti la tirannide di Dioni­

sio il vecchio. I, 123. 205.

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aogA*co*a bidentata, e Sprone delle navi, intenzioni attribuite agli

Etruschi. II, 3oi. Boa.Anelli A*oro ne* sepolcri e trinchi. HI, 69.Arra p b b ir i, itiadr© di fecondità. H, 1 ^ .

Amo Magno toscano. II, t j 5* 191. solari degli Ctrusuhi, e sue divisioni, 191.

Ansano, città dei Frentani; sue rovine. I , 164.AifSiimnr, popoli nella confederazione dei Marsi. I / 1 ^ .Antemna, città della Sabina. 1, 199. quindi del vecchio La· ’ zio, ivi.

Antichità*. tedi Monumenti.Α ητοτατι, popoli confederati dei Marti. I , 9 ^

A n tioco, siracusano, scrittore diligente delle antichità italiche.

I, 4*·Anxub. vedi Tértocina.Ara ά τ ι, loro pirateria, f , a38. navigatori, 337.A nzio, città marittima dei Volsci. I, *35. avanzi dell'antico

porto, 237.A pollo, non merito va to neH· Tavole Engubiàe. Il « 13o. dettò

dagli Etruschi Aplu, con voce grecizzata, #W. figurato m pa* tere. IH, 76. Apollo Delfinio, <47* Apollo e Diana* ιι(χ bar­buto venerato nella Siria, 137* ApolU ad Ereole, 140.

A ppennini, loro estensione geografica. I, 169.Appitli, popoli della lapigia. I , 3n . loro industrie e ricchez­

za, 3i8.

Apkusto, città di Luoania. I , 3n .

A puani , popoli della Liguria marittima. II ( r3.Aquila, col fulmine negli artigli. I li, 192.

A quilege toscano, sue finzioni. I l, 189.A quilonia, vedi Aóuttunnia»

Aquino, città dei Volsci. I , ? 34·

A im o , sua prima forma. II» 274« degli Etruschi, ivi. figuralo in bronzo. Ili, 189.

Arcuia, di Corinto, edifica Siracusa. I l, 39.

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Arch ita , trionfa più volte dei Messapi. I , 3i6t promotore di prosperità e di scienze nella Magna Grecia, 3a8. 33&

Architettura dei Toscani, o Etruschi. II, 222 e teg. Edifizj, αα3 e seg. ordine toscano, 225. Portico, invenzione etrusca, 227. Tedi Portico, Capitello' con etruma isamioae. Ili, 202. di

foggia estrusca, ivi,

Abdea, città capitale dei Rutuli, I , 224*-so* pitture, >W* ric­chezza, * 25.

Ardeati, una loro colonia fonda Segnato in Upagaa. I, 224«II, 57.

Ardiei, o Yarei, popoli attenenti agli Illiif I , 178.

Arezzo , città Etnisca, f , 233. sue mura, ivL anfiteatro, 234*Aricia, città del Lazio. I , 214. tempio di Diana. I , 21& sua

costruzione. II, 224.Arimho, Lucumone toscano. II, 67. sua sedia reale in Olim­

pia, »39.Armatura grave e leggiera dei diverti popoli d'Italia. I I , 282

e seg. in broozo. I li, 189.

Armi e scudi degli Etruschi e d* altri popoli d’ Italia adottati poi dai Romani. II, 284 e seg.

Arresi m bronzo ad uso dei. sacrifizj. Ili, 188.

A rfi, città della Puglia. I , 3(2.A lm o , città dei Volsci.'I , 234· antichità mentovate da Cice­

rone, 23i.

Arte del disegno in Italia. II, 221 e seg. stile toscaaico imi­

tante l’egizio e greco antico, 229. a3i.

Arte della guerre. II, 280 e seg.A rtefici Etruschi. II, 265.

Arti dell' Etruria in particolare;1 perizia degli Etruschi nell'ar­

chitettura. II, 222. nella statuaria, 229. nella plastica, 234. nella toreutica, 239. nella pittura 241. nell'intaglio in gemme,

244* m lavori a graffito, 248. in figuline e pitture di vasi, 249 e seg. del disegno coltivate dai Campani. I, 288.

Arti liberali in Italia. II, 221. 238. vedi Belle girti.

Arti marine degli Etnischi. Π, 3ot e seg.

210

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a nArusratss, titolo etrusco di alcune comunità nel Veronese.

II, 3a.A ruspici, loro instituto. II, i 3y. i53. 175. Aruspici fulgurato­

ri, φ . loro celebrità, i43.Aruspichia , ectenia propria degli Etruschi. II, 139. notioni na­

turali nascoste «otto questa dottrina, e loro rapporti colla po­

litica, i4o e seg. sua. grande autorità e durata in Italia. I, 160.

II, J»34.Aausncm (Libri). I I , i 38.

Arvali, Collegio sacerdotale; utilità del tao Stabilimento. II, 137.

<49» «53. 270.Ascou, città del Piceno. I , ao5.A scoli, città dell· Puglia. I, 3)s.Assi, antica moneta italica. II, 3og. delTAdriÀ Picena col pe-

gato, 310.

Astronomia, coltivata in Italia. II, 190 e seg.

A toaa, città della Campania. I, 284. eoe medaglie. I li, 193. Atbllahb Favole, tedi Favole,A toriati, sacerdoti ITmbrj. II, i54.

Ατηατο, terra marittima dei Marracini. I, i47* *49· 3° 7* Atuia , città dei Volsci. 1, *35.A tlanti, figurato in patera etrusca con Ercole. Ili, 48.

Aititi. DI, 128. lodi atletici. 194.AtH ori assalito dai veltri. I li, 169.

Automa. vedi Alftdena.Aulo Metello, detto l’Arrìngatore. I l i , 64.

Aura, Ninfa seguace di Diana. HI, i 3i.

ΑστπηΑ. vedi Satùrnia,Aururca, detta dipoi Setta; tua situazione. I, 240.

Auburo, abitatori dell’ alto Appennino. I, 29* ^7· a 9* vinti dai Romani, φ . vedi Osci.

Ausori, abitatori della parte inferiore d'Italia. 1, 162. vedi Oxci

Ausonia, antico nome di una parte dell'Italia meridionale. I, 59.

63. 216. vedi Opicia.Ausonio (Mare). I, 162.

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aia

B

B acio , divinità grande degli Etruschi; euo culto e misteri.

II, i©8. iaa. 161. I li, 6a. tSf. dotto V*aia% 108. con altro soprannome Pkuphiuas. I li, 17X altrimenti Bacco Zagreo,

Ctoaio, e Sabazio. II, 109. aS^. HI, j 53. istitutore dei Ludi equestri, ginnastici e funebri. I li, io3. identificato col dio

malo, o Bacco infernale. II, 109. a5£. suo tariate formo nei tnaeiuneotL 108. »56. ΙΠ, ι34· rappresentato mas· simamente nelle pitture dei tasi, a5y. Ili, 174. sue imma­

gini. Ili, 58. 59. 86. n 4* iao. j 34· >58 e seg. suo culto in Sabina. II, la i. sue relazioni con Apollo, Diana e Mer*

curio. HI» ia$t *61.B al a b i , antichi popoli della Sardegna. II, 4 1·"B alsamabj. Ili, 164.

Barzu, terra della Lucania. I , 3o3. 3 i3. 317.Basi, città della Peucezia, e d'origine greca. I, 3 i3- sue me­

daglie. I li, 193.

Barba cuneiforme III, aai. frequente ne* monumenti etruschi.

Ili, aa. 37. 55. 58 i5a.Barba, terra principale degli Orobi. II, 3o.

Bassi rilievi Volsci. I, a38. I i, a3.o> 1U, 93·Batulo e Rurao, Castelli costruiti sul Sarno dai Sanuiti. I, a68.

Belle A sti, loro stato antico e florido in Italia. II,. a ai. a38.

Bica co'cavalli aliferi IU, 196LBolla d'oro, nobile ornamento presso gli Etruschi. II, a08.

I li, 63. 64, 68.

Bologna, detta Fflsioa, una delle dodici città deli’ Etruriaset­tentrionale. I , n o .

Bolsbra. tedi Polsini*.B o ia , Dea, H, i$$. tramutata in Eoate, Semele e Giuecea, 159.

Itoseli «acri» I» »17.Boti d'Italia. I l, 376.

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B o v ia n o , capitale dei Sanniti Pentri. 1, 261. vestigj di sue mu­ra, 263.

Biddiii, città della Messapia, I , 3 >4· tuo porto, ivi.B rini Ατι, popoli della Liguria mediterranea. I I , 10. i3 .B ronzi etruschi figurati di varie specie. IH , 28 e seg.

• Bnuzzi, popoli della stirpe dei Lucani. 1, 299. loro sollevazione

contro di quellit ivi. nuovo stato politico, 3oo. dettr bilin­gui, ivi.

Boga, terra dei Frentani sul mare. I, 264*Bvcco. tedi Macco.Busserto, o Pisso, colonia di Reggio fondata da Midto. I ,

168, 297.

c

C jariri, introducono in Etruria i misteri di Bacco. 1» 126.

U , 107. I li, 73.C agliari, vedi Cardi.Calami, popoli dellMtelia meridionale. I, 3o6 . 3 n .C alasarna, città deila Lucania. I, 3oi.C alaua , dtlà della Campania. I, 283. sue medaglie. I li, 192.

C alcidesi, u n iti agli Eretriesi occupano Pitecuea, o Ischia. I ,

279. indi Nola, 280. loro colonie nella Campania ed in Cu­

ma, 323.C aleno, città della Campania. I, 284.

C amars. 1, 81. «edi Chiusi.Camene, Ninfe propizie ai vati. II,. ig 3.

Camertmjmrri , così detti da Camars. I , 81.

C amesena, sorella e moglie di Giano. II, ι·6 .C ampani (Nuova repubblica dei). I , 278. inventori dei giuoebi

gladiatorj, 287. 3o8 . loro lusso, 287. 289. arti del disegno

da essi coltivate, 288. vasi dipinti io terra colta, 288. II, 265.

monete. I, 289. III, 192. tìnge» osta. I, 289.

ai3

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Campania, tifila*già Opida, tua estensione. I* 371* posseduta dagli Osci, ed in parte dai Greci dell*Eubea, 373. 175. oc­cupata dagli Etruschi, 118. 273. I l i , 116. suoi cambiamenti

politici, 276.C ampi Fiegre». I , 1 7 1 .

C amuvì, popoli degli Euganei. II, 3o.Cahdblabki tirreni, pregiati anche neH’Attica. I I , 13 7. figure di

essi. III, 53.

Gufopi (Vasi in forma di). 1, ι38. II, 110. a5i. Ili, 8 e seg.Casosa, oiltà della Puglia. I, 3(3.C abusivi, bilingui 1, 317.

Cip ambo fulminato da Giove. I li, i8a. 195.

Capeva, colonia di Veio. I , ·4β·C apillati, popoli della Liguria marittima. I l, ia.Capua, detta in avanti Vulturno. I, tt8. 278. suo nome oscq,

378. descrizione, a8a. medaglie. I li, 194.CapoAm. vedi Campani.Cahacdi, ο Sariceni, popoli confederati dei Sanniti. I, 260. a63.Cabali, o Cagliari, città della Sardegna. II, 4°·C abmì Arvali. Π , 126. dei Fauni e dei Vati, 193. Salj, ο .Sa­

liari, 116. Saturnj. I, a5. II, 193. SibilUni. II, i44*Cahovda, Legislatore di Reggio. 1, 3a6.

Cabsbou , città degli Equi. I , aa8.

CABTAonresi, loro conoordia cogli Etruschi. II, 53. combattono

insieme, con essi i Focesi dell’ Jonia, 49* ** fanno emuli alla potenza navale degli Etruschi. I, ia5. primo trattato con

Roma, a*»4· l°ro colonie in Sicilia. II, 38. in Sardegna, 4°· invadono la Corsica, 49·

Caso, o prischi Latini. I, 175. 2(3.Casilmo, città della Campania. I , a83.

Casmobati, popoli della Liguria mediterranea. II, i3.C asside etnisca di bronco. III, 189.

C assito ; città dei Volsci. I , ι 3φ tolta dai Sanniti ai Volsci,

e quindi da essi recuperata, 234. *35.

3(4

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C irrosi e Polluce. I l i , 72.Cavallo, simbolo dei paesaggio dell*anime alla regione dei

morti. H I, 16.*55. 178. Cavallo di Troja. IH. 74.

Caudini-Sanniti. I, 348» 261.C audio, città del Sannio. I , 201. vallate divenuta celebre.

vedi Forche Caudine.

Cauloma, sua origine Aphea. I, 3*5.

C avalli, loro razze rinomale in Italia. II, 276·

Cechi a, cognome gentilizio di famiglia Volterrana. 1, 141*111,180.

Cbcma, Filosofo etrusco. II, 209.Cecina, Scrittore di storie Etnische. 1, io3. n 3. di dottrine ful­

gurali. Π , i83.

Cecina, Fiume neU’Etruria. I , i4 >*C ellelati, popoli della Liguria mediterranea. II , i 3.

C im elio , città della Liguria. II, 18.

Cote Etnische. I l, ao4* Sabelle, 201. ferali. III. io5. 182. Centauro. ΙΠ, 159.

CEftDiciATi, popoli della Liguria mediterranea. II, i3 .Ceke, vedi Agilla.Cebbeb, suo eulto in Italia. I, 17· in Etruria. U , io5. divinità

componente la sacra triade etrusca, 107· detta Panda» 121·

Cerimonie funebri. II, t49* 187 e seg. ΙΠ, 85. i5o. e riti di

Bacco. II, 161. 164. proscritti per tutta Italia, 164«

C ib i t i , o Agillesi. I , t43. II, 155.Cerva, simbolo di propizia deità. ΠΙ, 118. 192.Canna*, statua in bromo. I li, 62. vedi p. 72. 197·Cnono annale, segno numerico presso gli antichi Toscani· II,

179. 180.Carusi, o Cornar», città Etnisca. I, ι4 ι· antichi monumenti in

essa scoperti, i4 t· IH, 6 e seg. sepolcri. II, *45. HI, 108-113. Ckxopes, ο Ciclopiche (Mura dette); costrmioni poligone irre­

golari. I, 194*198· II» 296.Ciosau nevmonumenti etruschi. I l i, 29. rgo. ig 3.

G hocstalo, d ii simboleggi. I l i , 164.

Citaredo toccante la lira. Ili, i45.

ai5

Page 224: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Città’ principali dell*Etruria. I , i 5 i e seg. città confederate, loro condizione. I, i 3 i - i 33.

Civilita', suoi progressi naturali « cause del tuo avanzamento in Italia. I , 36 e seg.

Cetano, Imperatore, scrittore di storie etnische. I , io3. ora·* zione al Senato, ivi.

Clientela presso gli Etruschi, Sabini, Latini, Volaci e Sanniti.

II, 7*·Cutbbjvio, terra dei Frentani. I , 364*Collare muliebri trovate negli scavi etruschi. Ili, 67.

Collasu, città della Sabina. I , 199.Collegio, degli Arvali e dei Salj. II, 137. 149· 270. dei Fé*

ciali, 86.

Colomba , simbolo proprio della religione fenicia ed etnisca,

III, 33.

Golori* sacre. I» 33. II, 6».CoMisno, città degl’ Irpini. I , 362.

Commedia, scena di essa in antica pittura. I l i , 30.

Commercio degli Etruschi e d'altri popoli d’ ItaHlu II* 3o3-3o9· CoMFLiof e Concenti, nomi dei grandi Dei d* Etruria. l i , 103.

Cohpucteria, città della Campania. 1 , 383.Gozir abraziorh , rito simbolico. l i , 83. vedi MatrimomiL Cchfedbaauorb italica» su* antichità. I , i43» Etnisca» *4°· *46

e seg. Latina. II, 3o4·Cori, antichi abitatori dell'Italia meridionale. I, 393. derivazione

egizia supposta del loro nome, 395. cacciati dalla loro sede dai Sanniti,

Cori a, territorio ne!)’ Enotria. I, 395.Corsa, città degPkpini. 1, 363.

Conserti vedi Complici*C o n im vedi Giamo.Corvito sacro annuale degli antichi popoli Campani* 1, 384«

dei Lucani,3o3. pubblico o Sodata», 396*. lunereo figurato

in monumenti di scultura, III, 87. 182. in pitture di sepol*

cri» io5 e seg.

?ι6

Page 225: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Convoglio funebre* III, i 5o.

CoiFimo, metropoli dei Peligni. I , 348.C orneto, sue grotte» o sepolcri, xedi Tarquinia.

Corona d ’ oro dei Lucumoni. II f 67. fregio d ’ onore dei lin e i·

tori, 391.Comica (Isola di), sua deemione. Il, 48· in possesso dei To*

scani, iW. occupata dai Cartaginesi * 49* carattere dei suoi

abitanti. II f 4 1* 49*C ortona, città etnisca. If ι£ι. II, 309. sue mura. It ι4 ι·.pianta

della città. III, 3.

C osenza, città dei Bruzsi. I» 3o3.Cosmogonia degli Etnischi. I I , 174»

Cossa, sue fortificationi. I , i44 colonia dei Yolcenti, e quindi

dei Romani* >45. i47· Ta ed altre antichità ivi scoperte, >48. antichi edifizi sepolcrali, ivi. mura, 196. II, 309. Ili, 7,

pianta topografica. HI, a.Costruzioni etnische, loro carattere. 11, 331.

Costumi ed usi in Italia. II, 378*. 388 e seg.

Coturno , ia qual .senio fosse mieto» HI, 10.

C re tesi, loro colonie nella Iapigia.,1, 3p6.

C roton e, fondata dagli Achei. I, 395. 3o8. 334.

Crustumeria, città del Lazio e già attenente all’ Etruria. I, a i 7,

C ucu m elle . vedi Tumuli.C u lto degli Etruschi, vedi Religione.

Cuma, fondata dai Calcidesi d’ Eubea. I, 378. suo assedici

impreso dagli Etruschi, 376. Battaglia navale sostenuta con· Irò degli Etruschi, 381.

Cumani, loro inimicizie cogli EtruschL I, 3 7 Ì città da essi fab·

bricate, 379.

C upra montana e marittima* colonie toscane, loro situazione.

1, 133.

Cura*. vedi Giunone-

Cure, terra della Sabina. I , 300. luogo d’adunanza dei con«

317

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3(8D

D ì r u bacchica* 111, \S5.Dardi e T bicalli, tribù dell'alta Albania. I , 179. e Monadi,

tribù della Puglia. I , 179.

Dauki, popoli della Iapigia. I , 3o6 .Dauhu, parte considerevole della Iapigia. I , 3n .Dmicm sepolti co* simboli dei nomi. Π1, 89.

D o maggiori deH'Etniria. II, 102 e seg. differenti da quelli

della Grecia, 113. Indigeti. II, 115. figurati nei monumenti.

I l i , 33. 5 (. 184. Fatidici, vedi Oracoli, vedi Divinità.Dxlvbtoo, divinità tutrice di Gassino. II, 124.Demiurgo, supremo Ente. II, 101.Demoni. vedi Gemi.Dia** col modio. ΙΠ, 126. Diana Artemide, i3o. e Atteone,

162. galeata, 192.D u u tt i italici antichi. II, 3 i8 e seg. vedi Lingua italicaDicEABOQAy Q Pozzuoli , città fabbricata dai Cumani. I, 379.

D istrica , a Medichila ginnastica esercitata in Italia. II, 188.

vedi Medicina.Dusfatkb, come rappresentato. I l i , 4 · 49·

Dionsio Cabirico. vedi Bacco.Dioscobi. l l l r 7 e. 191.Diritto Feciale. II, 86.D i t t a t o r e , sommo magistrato dei prischi Latini. I, a i 5. II, 79.

D ivdiauovb. II, 129 e seg.

Divoiita* proprie degli Etruschi. II, to3. dei Sabini, it8 . degli

Umbri, '121. dei Latini, 127.Domns, austerità dei loro costumi presso i Sabini, i Sanniti ed

altri popoli d'Italia. II, àoi. costumi di esse più liberi presso i Toscani, 204* vestiario presso gli Etruschi, ao5, 206. pre­rogative onorevoli, 128.

Dorici, loro colonie nella Puglia. I, 3 ia. città da essi fondate,

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3ts. introducono in Italia certo rito di vergini che vestivano a foggia di Furie, wL

Doairoai. Ili, 119.

.D otto»a fulgurale degli Etruschi. II, io3. i4*. 181 e seg. teo*

logica, 173 e seg. Pitagorica in Etruria, 174*D ualismo, principio sommo della mitologia etrusca. II, ioa;

u 4- 117· 178·

B

EeumuTi, popoli della Liguria mediterranea. II, i 3.E canm , mostro onendo. II!> 61«

Eclajio, città degli Irpini. I , afa. vestigi delle sue munì, MiE m ù , antica magistratura. II, 80.

Bornio, Tusculano, dittatore dei Latini. I , 3 ι6. II, 79.

E gitto, sua influenza nella civiltà delTEtruria. I, 57. 137« nelle arti, a3Q. *5g.

E ghazu, città della Peucetia.Ί , 3 i3.Elba (Isola dell9), posseduta dagli Etruschi. I , ia& II, 5o.

miniere di ferro. 1, ia& II, 3o4-Elba, vedi Velia.Euxma e mortella indizj di rito bacchico. I li, 94.

E mahativo (Sistema), si rappresenta nel panteismo degli Etra· schi e nella loro filosofia. Π, ioa. 173.

E mbaatub (Imperatore), nome osco del generale supremo delle

armi D , 78.Ehba con Anchise, Creusa e Ascanio. ΙΠ, ι4 ο.

E im vedi Veneti.Ehotei, antichi popoli d’ Italia; loro situazione. I , 60. 83. 282«

cacciati dalle loro sedi dai Sanniti, a8a.

Emotbu, antico nome d’ una regione d'Italia. I, 62. i64* detta terra del vino, 57· H, 375.

Ehotbxdi (Isole dette). I , 60.

ErAsm u, popoli della Liguria marittima. II, n i

a*9

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*2 0E n o u n (Spinte. IH, go.

E qui, o Equicoli, popoli indigeni d’ Italia. I , 217. formidabili a Roma nei primi suoi secoli, 328.

Eqéue Wrrcus, città del Stranio. I , 364.E sca ti, popoli della Liguria marittima. Π , i 3.

E boolb. Ili, 35. 36. 45. 74* 75.inerbate, tgr. citaredo, 160. colla

clava e l'arco, rg7. col· turcasso, ig4- col glàdio, v4 . con­ducente Cerbero. ig 5. vincitore di Cicno, i 63. 19$· uccide

il leone Nemeo, i4*· ig*· H cignale d’ Erimanto, ι3α. 146. e Busiride, ifyi.. stermina i Centauri, i48. combatte con

Apollo pel tripode, i4o. sua lustrazione, ig 5. deiBcato, 14 r *Ercolaho, città della Campania, oocupata dagli Etnischi. II,

t u . 375. tolta loro dai Sanniti» s5g. sue dovizie» 279.Ebdorra in Puglia. I , 3 13.Ebdorea , città degli Irpini. f, 163.E ritreo, capo de9 misteri bacchici in Eieusi. Ili, i 3 i.Ebioci, loro situazione e territorio. I , 238. originari degli

Osci, 239.Esbbnia, città del Sannio. I , 261. sue mura, 363.E sfebia, nome antico d* Italia. I , ,5g.

E ttore, Andromaca e Astianatte. I l i , 148.Etruria antica. I, ιοφ divisa in dodici popoli, ro8. ì 10. sua

potenza e costituzione politica » 136. arricchita dall’ agricoltura

e dal commercio» i53.

Etruschi, ο Toscani» popoli originari d’ Italia. I, 44* 98· de- nominati per Γ innanzi Ra^eeni, 44· I01· detti dai Greci Ti/+ seni o Tirreni, e dai Romani Tusci o Etrusd, 103. creduti

originari della Lidia» 96. 100. guerre con gli Umbri, 79.

io5. potenti in Italia e formidabili ai Greci'prima ohe fosse

Roma, 102. Annali etruschi, 3g. 108. II, 384. antichi scrittori

delle loro istorie. I, 103. governo politico» 108. II, 75 e seg. governo federativo. I , ι3 ι. II, 66. lavori idraulici fatti alle Paludi Adriane. I, p ii. 335. II, 379 soggettati i Volsci si

estendono al di là del Garigliano, e si fermano nella Cam­

pania. I , 117. 376. occupano i litorali di Corsica e vi fab-

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mibricano Nicea» is 5. II, 4 · potenza esterna ed inferna. I ,128. 137. colonie da essi fondate, i 3?. 1^6. istituzione sa·

cerdotale, ι 3φ U, 172. Dignità. II, 104 e seg. tentativo di navigazione in una delle isole Canarie, i43. assediano Clima.I , 276. guerre coi Liparioti. II, 55. Legislazione, 60. g3» Li­

bri sacri citati, i 38. 273. Medicinas 188 e seg. Anatomia, 189. Astronomia, 190. Poesia*, rg3. Mugica, ig5. Storia, 197. Letteratura, 198. Giuochi e spettacoli, 210 e seg. usi

e costumi, 200 e seg. riti funebri, 214 e seg. Arti deldise·

gno, 22r. Pittura, 245. Statuaria, 233. Architettura, 222. ar­

chitettura militare, I , ι 3ο. II, 2o5 e seg. arte della guerra

e leggi militari. I , <33. II» 181 e seg. Agricoltura, 269 e

seg. potenza navale. I, 149. i 5 i . navigazione è commercio, i52. 153. Π, 5 i . 58. 298 e seg. piraterìa.A , 124* Π , 299.

Monete, 309. Lingua, 3i2. 3i 8.

Euganei, antica loro dimora. Π, 24* discacciati dai Veneti, * iW.

incertezza della loro origine. Π, 24. popoli del loro nome,

3o. Colli Euganei, 25.EtTGUBuvB (Tavole), monumento d’ antica liturgia. I, ro2. 129.

137. i 55. 329. origine della loro denominazione. II, 124. N. 106.

F

F abio Pittore, primo annalista di Roma, segue le narrative

greche. I, 47·F alesia, sede antica dei Siculi. I, 69. indi degli Etruschi. II,

106. 129.F a llo , suoi celati misteri introdotti in Etruria. Π, 108. fatti-

v is i licenziosi; i6r. s5 i. introdotto m Sabina e sculto in 100*

munenti, 121. I li, 7. 73.

Famiglie Etnische conosciute per iscrizioni lapidarie. II» 323.F atali (Libri detti). II, i 38. i83.F atu a, vedi Fauna.

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F auna, ο Fatua» moglie di Fauno; antica divinatrice. Π, 147- F auno, divinità misteriosa del Lazio, e suo oracolo. 1, 216.

n , 134.F avole introdotte nelle istorie dei popoli Italici. I , 44 e 8eg·

Favole Atellane, così dette da Atella città della Campania.Π, 194.

Februb, purgazioni dell’ anime. I li 9 88.

F dbuo, Ministro della morte. II, 122.

F acu u (Diritto), in che consistesse, e da quali popoli osser­vato. II, 86.

Facuu (Collegio dei). Π, 86, ano capotivi, vedi III, 192.197. F elsina. vedi Bologna.F o n a , loro colonie in Sicilia. II, 37· in Sardegna, 4<>·

F erentini, popolo degli Ernici. I , 228. avanzi delle sue mu­ra, 23t.

F erentino (Luco d i), luogo d’ adunanza dei popoli Latin».

I , 216.F erento, città delia Peucezia. I , 3 13.

F erie Latine. 1 , 216. Π, 147·F irm o , città del Piceno; suo navale. I , 2o5.Feronia, città marittima della Sardegna. II,. 46·F eronia, divinità indigena venerata dagli Etruschi, Latini, S a­

bini e Volsci. I , 142. II > n o .F escennia, antica sede dei Siculi. I, 69.

F escennini (Canti), così detti da Fescennia. I , 200.

F este, cerimonie e pompe sacre. II, 147 e seg.

F este Palilie. II, 148· 278. Lupercali, /Vi.F ibule d’ oro trovate ne’ sepolcri etruschi. I l i , 67.

F idene, città del Lazio* e colonia degli Etruschi Veienti. I, 116.

i46. 217.F iere e mostri, simboli del malo principio, figurati in monu­

menti. II, 116. 255. III, 39. 57 e seg.

F issole, città etrusca. I , i45. avanci delle sue mura* e di an­

tichi edifizi, 146. I li, 7· suo circuito. II, 209. pianta topo­

grafica. Ili, 3. 6.

i η

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Filosofia politica, divina e naturale degli ElmcbL Π , 170.

e seg. P u h ìh , o figlio di Giove, della religione Sabina e degli Um­

b ri n , n 3.

Fiacco (Valerio), scrittore φ storie etnstfbe. I, mh ii3 . Pochi della Ionia, stabiliti in. Corsie·: II, 49- loco battagliti

navale contro i Toscani i i Cdrtagaieai, m. fendano Alari· in Conica, ttf* indi Velia in Lucania. I, 169. ^3L

Foiooai (Scienza dai). I l , ?83 e seg. vqdi Péttrmm FutgunAi/ Fo«ol, citta dagli Λ amaci. 1, a fi. suo lago ed isola gaMeg»

gianti, M.

Foitn sacri. V, Lajfti...

Foacu cm tm alle odici del Tabacco*!, '«et. II,,87 .Foasrra sacre, vedi ΒοκΜί-

Fobici a città degli Aurunci. I, i | t .FoaTVKUxtom degli Etrltchl « d'altri popoli d ’ iUlia. U» a g l.

3ea. ««di jir*hi(eUnra mUkare*F o«td h « divinità deli· saera Uriad* tftmaca. .Iti*, denani-

Dajaffuitia, 169,; detta primitira · ftancstte» <18> w ié i iain Aakio dai Voteci,,! 34*.

FoMB riufTua, ppme degb Etr9<cl»i. l i i t t .Fwmu*,, città; d aiSidicini,. conquistata dai VoM . I , a34·, F io tta», popoli Sanniti. I, a56. loro situazione c joiità

a63. a64- lingua, ivi. monete, 264. »65» . .Fami άτι, popoli della Liguria marittima,!!» .ifr Firoso (Lago)» ne’ Mersi. I , a4^Foicvaui (Libri detti). II, ι 3β.F un beau presso i Toscani. II, ai4· 9»o. Ili, i$0. rappresetftati

in monumenti. III, 85. i5o.Fumoni e Pompe sacre istoriate in monumenti di Spwllwr*. }II,

8a. 84. 88.

ai3

Page 232: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

G

v t a b i o , città de) Lazio. I , 2 ΐ4·

G iitirf ciÉtàj dagli/taratoci; I , a f f .,Q ammalo* tia,<£ii .^tortet* 1Π, »i54-

fjr*H<Hm*r Proment ο ιίο .ί* γφ '3o5* :

G a b u l i , popoli delb* Liguria tueri Rina . Π *i κ1«

Gkaau «fatuari»e. IT, o43 0 eegx III ,194* ' 199.

Gtìii buéeiteinalir figurati eèi mdmtaMMiétituefe. fl) 11S·! 18IIII, 12. 19. 91. 100. 179-180.

G e n o a ti , popoli della Liguria marittima.-Π, ί χ

€ m iav*,jduà della LigiinA. it/ 3b6* luogo A ÉMealo * 807; *

G ebabcbia sacerdotale etnisca. II* i& t,

Geiunio, città della Puglia. I , 2*4- .CptAjijfe mi—K Mi 1 ìpitnbo. i l , Λ 5. 48g.

Giano e Saturno, riguardati p ff (Mitt^^clbion^ MWe 'M mi

e regi dfgM aWr»f«rt tfIt»Ùa,JIv *&> véoéraftfoòme institutori M fivééiciyilèfiiW lIIi, #oé*dftfuM ^riDÌtiTe· d ltb fii) ivi.

23). II, 98. Giano bifrónte vetìeràUtfegR **59.

129. quadrifroaté voiiert^o fa fàlerkè, rWJCoflfciVk*, oprò*

pagatoli -Mi* ftnfcriv gétfete; 1 £5« ito vuotate tll arti· ergrariej 97* 2 7η

G iasone dinanzi la liavfc Argo» HI* 9$·

G innastica usala m ^ tmriài W x 1

Gioino civile presso gli Etrutehi e g l i Umbri! i l * tg i j

Giove, divinità primaria degli ·Etruschi.·'ΙΓ, *tera. Γ, 2Ìft. dettò

Ainirtmt: H j i 4Ì (A iHtur.. I; a ^ · II, t*»5. 1 Apjtetmftio* i* 3.

Cacuno, 1V1. Laziale, 127. Lucezk). tf, rtg . Titm , 112. Im-

jxvttéM / 127Ì bhrftàté « teureàtaf. IH, 196; 193. Giove,

Giunone, Mercurio ed altre deità, 124.

Giunone. I l i , 79, divinità primaria degli Etruschi. II, io{. 118.

detta Cnpra, ivi. Curiti, 120. Lanuvina o Sospite, 129. come

effigiate ne' monumenti etruschi. Ili* 35.

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Gntocm gladiator), inventali dai Campani. I, 287. I I , 257. At­letici, 213. Circensi* 211. Scenici, 188.

G iuochi e Spettacoli pretto gli Etruschi. I , 216 e seg.Giudici rauméfkll m ut bassorilievo. H I, 18& 1 Gualcali vedi ScìUe.Gcmaom, immagini dìeMf figurate in1 vdsied fa é tti ttiorioniéntt.

Ili, 168. 174 191· loro signifittito* 170 e seg. rirfljgtmino il Dio infernali, io , a8. La iW^ooe flou è mai edr egida A Minerva ne’ monumenti ettttecltf, 13β:

Governilo politico degli antichi ItaUanl. Ily 6ò. g3; «Mite dodici cittàprincipali dell'Etmriè, jS dèi Campàni ■& oltH phpofi dell* hai» meridiewlé, 77 « $eg.

GftAmro (Opere di pitture dette di). ΙΓ, 2/f8.GtAvaacif, UatioM naW fed«T W pm rieei. l y Gaaer, ih véle dà estri dWttlgfrte «olle storie d'Italia. I , 4 f ' 4 ·

loro vomita, e M à t M di cofortié in qttfcsttt dontHadtì, ì%o e seg. vi trèvariò atitiohè nasoni indigene già coUegatc in so­

cietà, 19. 30.' 92: GM if HftKd:*vèdi Itàliòtì. '

Guroire. Ili, 197. simbbfb delgetifotfel niate óssladi Tffotic,

39. 62. Grifi, Sfingi e Ipocampi, 148.GiuMMtto, città deità Letteriirt.;-1* 3o x 1

Gum o, città dell* Umbria. I , 77.Gubbxieao compkàiaètrtetrtltifcto. HI* iq$‘. 198/

H

H n s c a o s , pastori Àrabi ò Ita lic i: epoca di spesse migrazioni

di essi ^laR^EgMo; Ί ', t34*

Page 234: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

2?6I

Iapigia, antica deiHupiQazioBg di noli farle d'.bpU*. I,6 o . abi­tata dagli Ausoni, Opici e Aurunci, i64..etta Mfoeione, 3o5.

tanti ii^Sw^agnqu II, i 36» in Cottia** 48*Idi v vocabolo etrusco, II ,, 191.

h^oii etpiscbi ;figpi$ti in monumenti. III, 3a. 43 e **8- trovati nei sepolcri di V qld , 67.,

IjfltA fi do^ci tpste. IIIj, 1 %

k>BAunq (Layòri) es gMÌii d£|gl* £troschi. I 9 H l· a35. I I ,279. Iebohb, primo re di Siracusa» joQoom Cima» * «onhfltte V ar­

mata navale toscana; II, 54*Iliensi* antichi abitatori ^ c lia ^ r U q g n *, U j 4*· fiavetis Illirici eL ib u rq ista b U iti all' imboccatura del Trovila/<1, 76* éi

, s t a p p o qejle parine deH^Mriatipo, i y 3. 177^ donno *oca-

sipnp a grandi mutazioni d *.pepali, 173

I lv a ti, popoli della J+%ujn*mecJ^errao^ II,, i 3^

Incantatori Μεμ*βΰ Ι^ 2$9. II* ι$ & , ιββ.

Indigeni. vedi Aborigeni.Ingauni, popoli della Liguria ιnfurί^ma I , 97· via^ dai Ro*

m ani* ivi.Inizi azione d’ un infante ai sacri, misteri. III, ιφ Inni Arvali e Saliari. II, 126. vedi Carmi.Intemelii, popoli della Liguria marittima. II , 12.Intehamna, città dei Pretuzi. I* 206.Inuo, Deità del Lazio, trasformato in Pane. II* 127.

Ippi, antico scrittore delle origini italiche. 1, 4 J·Ippocampo, simbolo del malo principio. I l i , >4. 39%

Ipponio, città dei Greci venuta in potere dei Bruzzi. I , 3oo.

Ippopotamo* figura Tifone, ο il genio malo degli Egizj. IH, 24. 56.

Ibia , fondata dai Cretesi 1, 3oo.

Irpi, progenie sacerdotale. II, 135·

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νχηItmn, popoli confederati.dei Sanniti. I, *56. loro città p\h no­

tabili, 362,

I r a * {hola d '), o Pitécusa, suo circuito. I , 279. abitata dai'

Calcidesi ed Eretriesi, rW. eruzione vulcanica s p Ventosa ivi1 avvenuta, a80.

Iscsixiosi della C&tnpanfa.f, 111. Etnische in utonumenti. IT, nò. 3aa. I li, 6a. aoa; *o3. io 5. in snfott diomsiè, a i i . Osche; m , aoa~?o5. grande iscrizione etrusca perugina, iò 5.

Itau primitivi congregati in triltfk'ó finzioni. I ; tg. 34-

Italia, sua feitiKtb. I , f7. situazione1 favorevole al progresso della sua civiltà, 37. favelle introdotte nella stia storia;

scrittori delle cosc d’ Italia, 4> β euo* confini descritti da Antioco Siracusano, 60. antiche e differenti 'denomina·» zioni di essa, 61 e seg. estenfeieifce sotto tl gotemo der Ro-

■Mtti, £4* sotto Augusto, bri. pttv ristretta ai tempi di' Mas·

simiano , 64.

Iraueti, o C M nativi d’ Italia* t> 44· *§4· traditioni favolose sulle loro città, 33i. " ’

Italo , potente re dell’ Enotria. I , ag6. institutore dei sodafWi,

iW. suppósta demkfciofte da esso del nonte d* Ualia, 61. ig6.

Izbd alato ne’cilindri babilonesi. I l i, n .

L

Labico, città del Lazio. I, 4 i4-Laghi, d Alba no. I, a i4* d’Ansanto, tenuto in vÀieraziotie dal*

Sanniti, a63« <K Ifondi, Fucino; o di Celano, 2^9· Salpi, 3 i 1.

Laiso, colonia di Sibari sul lido thVeno. T , 3i 5.

L anciavo, città dei Frentani. I, 064.L argarsi, popoli della Liguria meditetranca. II, t5.

L argasco, città della Liguria. Il, 18.

L arotiOj città del Lazio antico. I , 214.

Laticmi, popoli della Liguria 'marittima. I I i 3.

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L a b i, o Dei Penati, loro culto ppesso gli EUpratebi, I I , 1 1 7 . ιδ ο .

I l i , 47* presso i Sabini. I I , 121. . ,Ι,Αβτρ*, pronpmc virile degli, Etruschi; I*HTM, di doojwi. JI* 7*.

Larujda, divinità dei Sabini. II , i2o .

Latini prischi, detti Casci. I , 213. chiamati dei Qvaei gente

troiana, 5q. l^ro.φ νίω ώ e itdigionf,.,&ι&.ααίΐ·

L i i r a w p o , ^ it t ù j ip r iU u iw d ^ l ^ a i i o r I , sm5,

L a v u iio , p t lù dpi Lazio. I , * , i5, T ep ip io ia * q e ^M orata, de-

stinato frll^.Piete Latine, 2 rtì. t ,

L \ v o w etru^hi d’ wg£9V> *-ce»elto. l U , G 5,t ìS .

Lasio, abitato d*i S/cuJi. I, 67,. νιο* \Agrari^ I , % . II, 269..

L^ogv F w p le . I I , 9$. 3 %

LfOfB U *57· *59. Il* 145. 289-L * w e .S fatu tt fiivijli d f g l ’ U ali a n tich i.! I I / Cwu 804 E t r o t c k e

su lle p ro p rie tà e sop ra i d e b ito r i, 80 . 8 4 · 272^»*

Leoni eSfogi.JlJ, Ji. 35. Alati obe sigflifiobio»* *>·· Ί * ·* ·5 d*antico stile, 197.

Lprn^ cojeafc, HI, 190,

Lbìtrigow, popodj favolosi, collocarti da O olite a d f o lf o di

Gaeta. II, 233.

Letteratura presso gli Etruschi ed altri antichi Italiani. II, 198.

Leucotea. vedi Matuta.

Levi-Liguri, popolo stanzialo presso al Ticino. II, 5.

Libarne*!, popoli della Liguria mediterranea. II, i 3.

LincnA, compagna di Bacco. I); u q j

Libri Liutai I , 4°* *97'L ibui, popoli d 'origine ligone, a ita n ti tfadki dette Alpi.

II , 6.

L iburni, loro incursioni in Ifalip, I> 90· 9 «$tobilisce#a

all’ imboccatura del Tronto, 176. pivati e pppdaijtfrij ΐ 74·*β*Π

ciati dal Piceno dagli Umbri, j8(»

L i g u r i , lo ro p ro ven ien za . I I , 5 s itu a li npllp LigPPW m e d iterra ­

n ea e m a rittim a , 22. p ta n zifti g io g a ie d i ( J o t tr o , j p y n

.gu erre c o g li E tn isch i- f i , 10. m , poi ^U f>iijesi9 à v , lo ro $4^

328

Page 237: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

cattare e eottumi> *3* pastorizie, i 5. ostinata guerre W l l o ^

a>oni, ·*7·’ trasportali «n parte a c l Sannio^ A*, toro ' leggi**·

ere, 19. linguài; 3a*

LiGuaiA, suareflteftfbne; 1 , 14/ a*»* Ligariainicdfctttaafea c aeteii dai suoi pbpat. li» ; i3 .

Lingua italica, sua ÌooMé!o ri^ ie ;ly Η, Sta.efrusea. I ,

ιο ί. >β{. 3 i& oeeay>3<f& rimana etilica rarità» M.

Locai, colonia di C alcide.l, 164 ‘dòf. ^Mrgotib da èssa té A ie colonie d’ ipponio e Meditai i fy/. sua prosperità per te «atte istituzioni di Zaleùbo l«gfcUtore di «#say*W8r

L u c a n i , colonia dei Sanniti. I , 34· 3 *>6. 2<yit 39^ Itvra ler^' l educkaioae> Sot^'èow^ilstaiM Pm dón^ Tiirfo ed al Irti citta dei Greci Italioti: 398. eccitati da Diouisio ά vecchio cóntro i Greci, 399.

LwAmfcifimi «stearine, e seg; divisa» poi-ia Lucani e

Bruzsi, 398. abbondante nella pastorizia, 3o4- Ili 376;L verni, popoé*>dct Maèsi; 1 , ‘oifg.

Lscemu^ ciUà dèlia Paglia.-1 *> fri*. 3 i 3.

L tftÉ T o u oe^vaer-elftiaAi cbe significhi. UT, i 53l

LecinàoiS# ptiimi iseàgirtrati elèttivi degà Blriw Ai: la& ily ttS .

Ludi aliatici, Mimi» <da Bacco. : III r »38. Ifvdì faoèbri, io3.

te5* · 1 to,

l4 n *,.£ u à «fagli JBtnwM^iv ■** e e o ^ ir tb . I , n4-

i 5 i.Lupa del Cat^pi4bgUo, «taàuain bsoÉ·^ Ai sAc 4òccaap. Ifly 6Λ

Luato degli Etruschi eccessivb. i l ,* a 4L dei Campa»*'<379. 38d>

M

M mo· a Bocca delle JUdlaw, figarkir ia ipitidwi pouspeiattà. I l i , 301.

M aooU) popoli delhi Liguri» mediterranea.* I l , ii. <M iG tm rro mtiuieipale figurato in monumenti etruschi. <111, !f#6.

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Maona Gaacu, io n e dalo dai Greci all*Italia inferiore. l \ 44*

183. 33», «uà conditioae» 3a 1· città principali ivi edifigate da* gli Italioti, 3ai e seg, medaglie, 1)» 341« UI» 19B,

Muto, o aie Gieve, ditinitàdei Tusculani* ΟΙ* M7*

M alvento (oggi Benevento), città degl'lrpiaì. 1* *S«,M4ME&6, nome osco di Marte, vedi Marie*,Μαμεβτοιι, popoli armigeri» di sHtigue osco* I; 384* 3*4 M ^autq, sede dei Mamertipi, II, 18,Mumomq, città della Liguria. II, 181

M antova, città settentrionale deU'Blroria, I , ito . i 32« :

MawTu. vedi f%tono.Maschia, città sul golfo di Salerno* posseduta dai Toaobù I y

118· 385. presa dai Sanniti, 067«M a r ic a , divinità tutelare di Minturaa. II, 135.M arivcuii, loro situazione e c a p ile . I , z fa oanJaderat* dai

Vestini, 1V1. :Mamuvio, capo della nazione Marsica. I , 349· s « vmjtigia, M*' Marsi9 popoli attenenti ài Sabini e àgli Ertód. I 346. loro var

lore, 349· Ut 389. danno origlile a ia gnerra sedale, detta Mettioa, ivi. vktò attribuita ai léro secordati ndU’arte di sa* Dare le'ferite serpie oline, 344* modici incannatori, m r

M a rte , Dio della guerra, detto pure Mamers. I, 3o4- II» *o5, I3 i. ‘ΐ3& Ό ·ο eediaatorè dfeUa pativa» i l i v^èratoidai I*u* cani, 139.

MaItéUo portate da Dispnèe» ie da Tenete, M i i4«-

MAtcaqas uman i cól αψο· vch)td. i l i , 13.

M astarna, indi Servio Tulio, secondo riferivano le storie etru- scbe. II, 67. 389,

M a trim o n ii, Legislazione degli Etruschi a loro riguardo. II, 8 9

e seg. matrimonii sanoitici, iw.M a tu ta , divinità dei Sabini e deiVobm*; U, 130- tramutata

in Leucotea, iSg.

Medaglib, o Moneta dei popoli Italiani* II, 3if* du(l’ Etruria«III, iqq. cWl Sannio. }, 355. IU, 193/della Campanie, ά*7 della Magna Grecia. I , 348 . Ili, i$3,

t*3 o

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Mmeitynmcus, titolo oeeo denotante supremo Magistrato. f ,

3oa. 389. II, 78. in iscrizioni. I li, ao3.H m co i presso gli Etrusohi ed ahii popoli d’itali*. H, ι8θ.'

i^ i.. affatati «i Mli tM erdtli,11 1

M ow i, oelonia d· Lm ì I » ’) ιφU h m , città'deli'Etniria setteatrioAele. Ϊ; u t ;

Msacoaio Ctonio, III, 90. 55. i3t . i 6». Mwcurio ed' Eratlé h - fin te , 119. Mercurio, ApoUo e- Diana, 118: '

Messap , popoli diMessdpia, o della Iapigia. ;I, ·ϊοβ.; inicnki»^

di era eoi Greci, 3 i4* vinti da Archita, 3 i6.M esstru, sua situazione e cuoi confini. I , 306. 3 i3;

M k t a t o b t o , edificata dagli Achei, I, 3n . 3i 5, sua opulenza,

3a8. medaglie. I li, ig4>M tr o n , città dell'Umbria. I, 77.

H noitW i Lucumone, o re di Cere. I , 137. II, 67.M k i t o , edifica Piseo naia Lucani*. I , '16 9 . 3 9 7 .

Moia»* degli Etruschi ed altri popoli d’ Italia;; II, 388 «< «eg-.5 aedi Arte <Uit| Guerra.

H m iT i, o Meoerva, Dea del consiglio, reo orata dagli Etra· Sci», Sebiàiec. B , io 5. 1*0. figurala,.» fcfnaozo. i l i , 48. in­

patere, 7.5. in Tasi dipinti» 119 e seg. Minerva egidirmata,

137. galeata, 193. astata cbe tjéne iarifctsila. Gergone^ 1:39.'

Monna abundanti in.' Italia. U , 2 4 · 3 i<l.

Murruaiu, città degli A u àio cL I, 44*.Mirrali di Bacco. I I , io8 ,Q rficir Inani inteèdods ip Ita·"

lia, 167.Mitologìa Italica astica. II, 9i . gnee. * anelaea, t r i ,tin<

alita d» dottrine orientali ed egisie, 97: greche,· *58. .petti-

colare degli Etruschi, 103, 118. dei Satynr,:Ji8. dagli Dm-

bri, 131.MoastA e Osata, 4ribft della Puglia*.di origine illirica. I,. «79-M o ik t a . Tedi Medaglie; ;t* invenzione attribuita al G ia n o .^ 3ogt

MoRUNom sepolcrali degli Etruschi, i l , *7> 3I.7. 345. vedi Architettura, aedi Medaglie. Monumenti funebri. Ili 34?· Tedi

Urne. Monumenti. eUnsdu poft epigrafi,dipinte. HI, 90. .

a3f

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Mobgetti, popoli deU'Enolm» I , <fo. scacùàti dalla tetro ίβΠΜin Sicilia, 71.

MotTOBff sur un'urtia sepofofata· IU , tì3.

Mostbi marini virili e femdriajli cfeé «fniikiMivK i l i , 34- . 1 M ulta, voce sabina, esprimente*ιηι*β*ίΙη,ο pefta. Il»,8&

Mura, fortiGcaziopi e tta r i «fegli Etaucfci. I , 129. II» *g>, delle

Cilopie.il» i 3o> ι£5, tsfcig#. II, a©9- Murgb, colli petroti d^iTlUrila jm*ridjònale.< l i >8t>5<

Musica, suo.oso presso φ Etruschi· I I , tt)4·

M

N a p o l i , fondata dai Calcidesi <klT Ìn H n .i!,1 *79; ac^ratohrià:

dagli Ateniesi, ivi* (

Nasso, cittii nella Sicilia , fondate <k»i Calcidesi. I , 1 1 1

Navi tirrene da guerra e da carico. II» 3o3 . IH , 177. 479.

Navigazione, sua importanza e suoi progressi paerto ..gli £tru~

sebi, l i , »4« e «eg.

Nucbqpou di Taryaiaia,tdi Vufc i, di ToscanJb,<li ftarteioa, U,

249. 1U» <0. *3 . €c. vedi Sepoìcrié città degli CJesbrL I* 77· ;

Neaisn, divinità dei Sabini «ompagéa kliM àrt**iivS34»

Nerulio, piccola città della, Ludam . 1 , 3ot.

NactA., città 4oN* Cestita, fondata! 4àgfi Etrusfcbi* I , a a5. >H> 4& Nocera, città degli Umbri. I , 68.Nola, tfttà d’ origàse «tresca, sftoatd nella a&tieaO}iici»i, u 8 /

.971, suo notte ia lingua osca,*8 ·, occupata A i >OAlcidesi ,

380. aae monete, àn\Nomi Etruschi in Famiglie Romane. II, a i3.

fiteea, 0 Nura, città marittima della Sardegnfe. II, { ο ·44·

Noracc, capo d*una ootonia d'Iberi. II, 44·

Noma, città dei Volfcci. I, ι 3φ aotiebe sue « ere , 196. JieatiA,.o Ifurria, dea veoettota dai Vofemiesi. II, ì t iv 179.

Novewli, Dei maggiori dei Sabiai. Il, io3* lo » culto, uH,

ι3ι

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Nuceria hfatbb» a, citta < detta Campani*: Γ,ί «87. bue «edi-

glie, a84-Noma, Sabino d'origine, pruikftioM io legkJaJjotfe. H , 179. i

oggetti di. gpan rilievo ntelFoHia* biv^e *e religip— per

gli Etneobi. 1, tfv i H , 191. *iffoe 4ttufobe4 Mftt^nom* di mi meri roafcani» »93,

Ndcuménr, ciUà dei Bhitu\ l , 3«3t .*

tftracioifio, Epidio, antico eroe onorato a Nuoetia!'>fr,‘ *84.

« , 1 N u b i. vedi Nora,Nimicai, nbtecbi edifiij espienti i f Sardegni^Hj* 4^ Ί 1*> 4 i i B fm u, II, t u . 267. vedi 2Vor$/i*. vedi Fortuna,

O

O ca sacra a Bacco. Ili, ao.* £6. 36. 63.· ια6« ιι4 ·Oca» di patta lucida, tìeUe'tètCè rii bnkteo etrtisclielH , 58V

Qccbteni, ;à ebe «làudano; 1(09*. r5& t6 n 466 ' . - ‘

Ó v u o n , fiume nella Totcana; derivazionepróbafiile del ώ ο nome. I, 75·

Ο ηα· vedi Osci.O ncu, provincia detta poi Campania. I 9

O rm o, Tavola ivi ritrovafe 1 , I3d8; 3οψ

O w , divinità unita con daliértfb· ^i) ti^r.

O bacoli di Marte* Ut, iJ5/dl· GtovtiÌ AtnOMHièjι44^Ιΐ*Κ4 *ιϋή aveva OiracoK parianti eoaae m Grada, i d i

OaatvB matricida <ìgum»> h *àà*m+ drodea* IH , rtfoi

O rno. I li, 127. i 3a.

Oaeeart, smk grónde influente Qttta cMllà dkM'£trttrtafJ I, &f. t3a tódboli orientali figurati in Montimoiiti,*36.' HI' *9.

39. 33 e teg.

O u A ia m d^oraficeHd ad im oivili e dei lèortorL III? 6& 68 e teg;

O boju, antichità di loro orìgine, e paem da4ts*i abitato, II, (5J

233

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O stom , oktà dei Frentani'e eUo porto. I , iQ4- U r 307.

O sa, Oschi, Opici, antichi popoli indigeni dell’ Italia inferiore.

I , 63. 7 i- 164. poeseggMO quél traUo dett’Opicia drtU poi Canpeniat 117. detti pure A uranici e dipoi Ausoni* i63. 4er-

ritorioda assi occupato, i64* loro costume e «ita pastorale,

184. derivano da essi i più potenti popoli d* balia # ι84· ιβ ΐ.

loro armi e armature9 i83L II, a86» ttogua. 1,18,7. M* 3 i 8. «Moi dialeUi tVi.

Ospitalità' presso i Lucani, Calabri ec. I , 3o?. pressori» Etau- sdii. II, ?o3.

Otio, simbolo d’ espiasioM approprialo* Proserpito. UI, 88.

P

P adova, città della Venezia. II, 3o.

Padri Libero» U , 109. vedi Bacco.Padro**to, antica institutione d’ Italia. II, 71-

Pale, divioità conponente la sacca triade «ftrusd*. U t i«7, 3tr3.

Dea della pastorizia, 127.Palsmovb. vedi Portiamo.Palkpou. vedi Napoli.Paida. vedi Cerere. .

Paydosu, colonia di Crotone. I, 3a4*P avé, altrimenti Inuo. i l i

Ιλ*»*Μΐϊ>*, Ljegislataittudi Elea»’ oV elte. i* 3«6<P artekopb (o Nap^ti), dittò, faMHriatla da* Cupiant*: 379.

Pa*tobizìa qoUkvata dagli iEtiutebi, Apputì, S^aattì e Luoaei.

I , 3o4* 3 18. II, 375.P atera figurate» «arnesi d*U’ e » e q u ie .U , «14. ,*£». JH , ,73*40;

E aìtbato ( P a d r e ) , denom iittzieae del capo td e L lfa ia iit II ,

86. i 54.

P jltw i p Plebei, distiftuone ci vjl^eute stabilite ia,. Etruria &

altrove. II, t5 .

PmcvLi, popoli dei Pewesi. I , 3 i3.

*34

Page 243: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Pelasgi, ο Prtisòtai, popoli d’ incèrta origine, I, 83. esonvsiotri

o migrazioni è questi popoli, ivi. scorrerie la modo di U n· furieri in Italia. I , 90. io 5. 176. detti Tirreni, 86. appren­dono la mariniefa dagli Etruschi. II , 399.

Pedoni, popoli affini dei Sabini. I, totìfedenati, d a i: Mor­si, a4g.

P e u r a divinità;dai Ffentani.

Peleo, Chirone e Tetide. Ili; iML Polem pittMO ufe* folte, *9 . PcaUTi: (D ei), discùti:presso gli Etruschi ih quaUrpap?^. I li

105. 110. loro culto^:i5oi P estìi, popéli confederati del flaatftiév I , 17*.

Ptanp recide il capo alla Gorgone. I l i , i4o·Pebuoia, città Etrusca principale. 1, dicevea. (buttata dai

Senimli^P estiti* vedi Potklonia.Ptucszi, popoli della Iapigia. I, 3o6u IdmmagisImli^.AiIIf 79- PatrcnU, ragione della Puglia; sua «itUanione^Pisvfa gettai* » alimentari, Iof0 specie ooWvjAe In' Italia*, Wi

372. 275.

Picaai» colonia dei Sabini* I > 82«Picsao, sua situasene geografica. 1,, *αδ»Piaarruii, popoli del Piceno, trasportati nella Caasp^lie. 1«

Pasca e Orette. I li, i83*Punì a , città forte dei Vestini. 1* *38.

PmiTEaiA, professione esercitala dai Tpicftni. I, 11 $· l i , 399,

dai Vohci. I , dai Liparioti. II , 54«

Pano, navale e luogo di a e ra to del comd^e di Cere. I> φ γ l i , 3o5. tempio m venerato. I, 147·

PiaoMJum, loro dmuatiene. II,«»33·

PsaoMMoiA, miracolo in Egoazia. 1, 3 |3.

P isa, d tlà marittima dell' Etruria ; tradizioni circa la sua origine.

I, 154- Mia forza nqvéle· l i , 58.

Piseo» V . Dwiento.Pii>hx>*a# suc mstitnzioni nella Magna Grecia. J, 3^6 c pef.

a35

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P iT A M itO f, lo r d itiflu e n fa su lla p r o s p e r it i d e lla M a g n a G r a d a .

I , 3 6; a g rico ltu ra d a essi iiu e g Q M i « g l 'h a l i b ^ 3 * 8 . distru*

zkfffe d e lla lo ro so c ie tà , 33m

PiTBcusà ( Is o la d i ) , o f o l l i a ; a v o c irc u ito , l s τη%< m in ie re e

1 · v u lc a t i i , i t f ; ’ Wedl Ischia*

P ittu r a , suo antico stato in Italia. II, e seg.

P itture d’Ardea e di Cera aitfWori a Romeni* Π,

di Tartufata ^ d l A f.; U!> 99 escg i

Plastica *ppi>éss0 gli EboscW. II, ?3φ. mfcle éttriboita in ha* lia ad Euchira ed Eugratnmo, iW .ll, *6».

Plbmocboe, vaso froprié delle Rbftzioni funeree.' D i, ^ ·

P iu to w , divinila infèrnalè, dette pèni M a n li o V e d iti 11, ι · 5+

IH ΛP o, anticamente detto Eridano. II, 3o. sue antiofie imboeesMre.

I, 109. II, 7. lavori jdraulici fattivi dagli Etnischi per inca-

Halàre le éue acque. I, u t . »3£ I I ,17 9 1

Politeismo italiéot m e divinità smibolickei 11 t i & 1 4 I i 5i*

Pomo, simbolo 4» Bacco» IH, 54· granato saero> ai Proserpina.

15. 180.Pompeia, città della Campania. I , ft8£ possa sotto il dominio

dei Sanniti, 167. sue mura, i 85. sua porto, III 5 . inseri*

doni. Hi, w è . )aò5i*Pontefice degli Etruschi, nominato pèi suftUgi-deii^dodici po­

poli. I I , i 5 i. di Preneste,1 i53. <Pontifici (Cdlegio deìf, insUturiedM religiosa. Ily ^44 i53.

Pontificali (Libri), non tanno menfciooe & Apollo. Il, 129.

PowTinte (Paludi), bonificate dai Votasi,' e città Wv edificate*

I, i 34- 235.Ponza, isola dei Volsci pròssima· ài- capo Cirdelkrj· l , ; »87.

Ponilo, Erennio, Sannite, istraito célie dottrine < Pitagoriche*

I , 396.

P opolazione copiosa dell’ antica Italia. II» a 79.

P opulonia, città marittima dell’ Etruria. I , 98. i/f& colaniadei

Voitetrani, 9* antiche sue* mura, i 3o< III, 5. pianta topo­

grafica, 1. medaglie, 173. 174* 19T.

α36

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P orco d e s tin a to per ostia . HI, r 36.

Porrim a, deità divinatrice. I l , i 35.

Porsenna, occupo Roma. I , 67. suo sepolcro, o labcrinto, in

Chiusi II, 227. proibisce ai Romani Γ uso del ferro ftm i À é

nelle opere d'agricoltura* 274*

P otrà di Volterra in un monumento etrusco invece dettar (berta

Elettride di Troja. I l i , i5i .

P o rtic o , invenzione etru&ca. IIf 210. 227. vedi Architettura.Postum o, o Palemone, antica divinità. II, i 5g»Posidonia, colonia di Sibari. I j 3a5. conquistata dai Lucani

298, 3o i .

P o s v o ta , antica divinatrice. II, i 35.

P o m fi, piccola città detta Lucania. I y 3oa.Poauou. vedi Dicearchia.Prakfucus, Prefetto, o Rettane dei Brunì e Lucani, ! > 3αφ> « h

gistratura’ d» altri popoli* II* 88*

P ip ic rt, -donne prenotate, che accocffpagoavafco aìse-

poioro, cantando inpi al «donò A 2281 efBgiotein

monumenti. Ili, 83. 85. i 5o.

PKtifttTM ,* sa» situatine- e sné dipènderne.

P r e t o r e , sommo magistrato d e i p risch i Latit i . Il, jg. dei'San­

niti, 80.

PRiTfzj, popofc del Piceno., 1, ao5. rinomatila dèi loro vh

n i, 207.

P r ia p o ,sacrifìcio * questo N um i III, i5 t.

Primavera sagra.’ 1 , t e .1 204; 2S4.

P rin c ip io m a la , su o i simboli. I I I , 3^

Priverno# eittH dei; Volsci. I , :294·Prometeo figurato in pqteife e t ta r a coi S io a cn ri I I I4 781

P u g lia , sua situazione. I, Ì i2 i colonieintrodottevi (fai D om i,

M. sue pcodupoDk II, τη$* lingua «vipavtatow ^ 3ir 7J

P ulcinella e Zanni, forse sono il Macco e il Buooé detta fa tè le

Atellane. I li, 201.

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238

Q iM da ^ éscia ta ih orno.* I li,

Q uestore, uficio di tnagistralu^i qmvkipale. I, 289. Π, 80.

i l i , ao3 . 2o5.

R

R i-seri} antica denominazione degli Etruschi. I, 44.nedi «fial­

idi/„

Reggio, fondata dai Calcidesi, e Mesaeai. I , 3 a3. sua pvospc* rità, 3a6 .

Rm iu o i c i t i deità SàbinAl 1* 1 9 ^ .Religione, suo carattere presto g li1 a à tk )» , popoli id i lt a lk II,

94 e seg.1 legata allap o b lica e allp «*gmriqi«, «attirali, 990

seg. novitó-int^idoilte Bel riio tra i l qttìnló λ i l jettim ó se­

colo di R om a, 159 e sèg.

Repubbliche h^licli*. w b G M 'e CmfittbmUam Jk»ubbiic* Ra* otto** jeditfioflMNi'

Reti, popoli alpigiani abitatori della Rezia. I, ι ιφ .R acu, pccupaMdfitfU Etruschi. 1 ^ua.vestigu <felip dimora dp-

gli Etruschi in quelle contrade, 114·Rieti, città della Sabina. ! , 192. sede d i« bo r igeai, àv.

Rithov a forma di coscia con testa di Bacco barbato. 1U, ι65·

Rtn etruschi. II, 214 e seg. rUi:fìmebr^ IU, 84.

Rituali, Codici di questo nome presso gli Etruschi· H » 73. pre-, ceni e ordinazioni «a «ssi oortepute., 85, io5.

Roma, origini, nome e fomlazione di essac i , .219. %%t.R omani* ρορφίο fermatosi d a ik n*e#golaoza di pih genti italiane.

II, %i5, 3 i8»

Roseli*, citta etnisca. I , 144- H, 210. I li, 6» piatita topogra­fica. I li, 2. sue mura, 5.

Rupia, città dei Sallentini. I , 3x7.

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Anno e B atiao castelli costruiti dai Sanniti presso al Samo.

I, *59.R utuli, popoli consaguineied alleati dei Latini, I, a i3.

S

Sabazi, popoli della Ligaria marittima. II, 12.S amixi, o Seaniti, colonia sacra d à Sabini. 1, 255. loro co­

stumi, a58. vedi Santità.Saboià» sua situaaìóne antica. I , 192. al tempo di Roma» 193.• abitala dagli aborigeni, 193.Sabbi, popoli indigeni d'Italia. I , 189. 199. d* origioe osca,

173.189. nome osco, 193. antica loro sede neU'Àbrazzo supe­riore. 1» 19α. vita pastorale, ao i. valore marziale, aoa. reli­

gione, ivi. II , 118. colonia nel Piceno. 1, 204. colonia sa- . era nel Sannio» a55. loro divinità, venerate poi dai Romani.

II, ini.Saio, nume primario dei Sabini. I , 191. permutato poi in Gio­

ve. II, 118. coltivatore della vite, ìaa.Sackbdoti Etruschi, loro fona sull'opinione dei popoli. II,

147. Irpi. i 35. M ani, i 36. Tarquiniesi, 146. Salj, »53.

Ateriati, i54· libri sacri da essi compilati» 186. loro perizia

nella medicina, a58. maestri di negromanzia nella Campa­nia, 178.

S acerdozio, sua influenza e suoi diritti presso gli Etruschi ed altri popoli d’ Italia. Il, 69. 168 e seg. depositario d'inse­

gnam ento, i5a. 170. sua decadenza al quinto secolo dì Ro­

m a , >57.

Sacavicio a Priapo. I l i, i5 i. a Cerere. HI, 88.S a ia p u , città della Puglia, edificata dai Greci I , 3o5. nuova

Salapia» ivi.S alassi, abitanti la Valle d'Aosta e il Canavese. 1, 32.

S alj, loro instituzione. I l , 137. 14?.

»39

T om. HI. »7

Page 248: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

S a l le n t in i , popoli della Iapigia. I , 3 io. 3 i4* congregati in tre

genti e dodici città, ι4ο. 3ιφ

S a n c o , altrimenti Fidio o Semone. I , 201. Π , 118. Dio nazio­

nale degli Umbri, ia 3. cognominato Ercole, alla greca, i 5g.

Sannio sua estensione. I, 260. popolazione, 2 6 5 .

S a b b i t i , colonia dei Sabini. I, 34· 254· l°ro religione e leggi

sacre, a5g. educazione, 260. confederazione sannitica, ivi. forza militare, 265. tolgono agli Etruschi Pompeio, Marcine

ed altre città della Campania, 267. costruiscono a loro difesa

idue castelli di Rufro e Batulo, 268. pastorizia, 269. II, 307.

ricchezza. I, 269. armature, ivi. II, 284. s’ impadroniscono per

tradimento di Capua. I , 268. di Cuma, 282. Sanniti-Cau­

dini. I , 261.

S a n z io , terra della Lucania. I , 3o3.

S ard e g n a (Isola d i) , occupata dai Fenici e Cartaginesi. II, 4<>

e seg. dagli Etruschi. I , 126. II, 46· sue produzioni, 129.

S a rd i, abitatori della Sardegna, che ritenevano il nome d’ Ilien­

si, Corsi c Balari. Π , 4 1·

Sariceni, o Caraceni, popoli confederati dei Sanniti. I, 263. 265.

vedi Caraceni.S a r r a s t i , popoli che abitavano nei piani intorno al Sarno.

I, 284.S arsina, città degli Umbri. I , 77.

S a rs d ta t i , popoli originari degli Umbri, fondano Perugia. I, 75.

S.vsox, oggi Sazeno, isola all’ imboccatura dell’Adriatico. I , 180.

S a t i c u l a , comune dei Sanniti-Caudini. I , 261.

S a t u r n a l i , Feste anteriori alla loro instituzione in Roma. I , 25 .

II, 89.

S a tu r n ia , nome dato all’ Italia nei tempi favolosi. I , 24. 58.

S a tu r n ia , città etrusca, detta per innanzi Aurinia. I, 144* avanzi

delle antiche mura, 146. 196.

Satubnia, villaggio sul Palatino, che fu poi prima sede di Roma.

I , 211.

S a t u r n i i (Versi). I, 25. II, 193.

2/(θ

Page 249: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

A ιSatubno e Giano, numi e regi degli aborigeni. I , 23. 215. II,

98. institutori del vivere civile, ivi. Divinità propizia-alla col­

tivazione. II, 99. 127. tenuto per fondatore della nazione la­tina, 127. coltivato principalmente nell’ occidente, 98. sim­

boleggiato come potere universale della natura, ivi. Scababeo, capo λ superstizione etnisca. II, 243. scarabei figu­

rati in gemme. Ili, 194. 199. Scarabeo egizio, 70.Scena di commedia. Ili, 201. Scene simboliche e liturgiche re­

lative alla dottrina acherontica ed alla religione dei sepolcri.

16. 17.

Scbikiebe di bronzo. Ili, 189.Schip at abi, o Schippetars, popolo dell'alta Albania. I, 172.

conservano nell'idioma ràdici e temi dell’ antico illirico, ivi.II, 3i8.

Sctoho, sul lido tirreno, colonia di Sibari. I , 325.

Scille , Clauchi ed altri Mostri marini figurati in monumenti.

Ili, 34. i85.Scrittura rara negli antichi tempi. II, 179. 3 i5. tenuta dagli

Etruschi come cosa sacra, ivi.Scudi degli Etruschi, dei Sanniti ed altri popoli d’ Italia. II ,

281. 287. V . Armature.Scultube dipinte. H I, 93. replicate quattro volte sulle quattro

facce di un'ara, 81.

S cuola Pitagorica, o Italica. I, 81. 326 e seg. sacerdotaled'E- truria. II, 179.

Segni, città dei Volsd. I , 234* suoi avanzi, ivi. mura e porta. I li, 7.

S ella Curale dei Lucumoni. II, 67.

Selve Sacre, vedi Boschi sacri.S entino , città dell'Umbria. I , 77.

S epo lcb i di Tarquinia. I , (43. II, 2^5. IIIJ 98-107. di Chiu­si. II, 273. HI, 108. 112. di Vulsci. I , 149. H , 233. I li,

94· di Castel d’ Asso e di Norica. II, i44* di Toscanelta.

I li, 96. Sepolcri etruschi, come costrutti. Ili, 94.

Sebpente, rettile profetico e simbolo di buon augurio. Ili, i 55.

Page 250: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

S essa Aurunca, città degli Aurunci. I, 240.

Setolai». vedi Vulcano,Sezze, città dei Volici. I , ^34·

Sfingi figurate in monumenti. I l i , 12. 3i. 3g. 86. 118. 148.

160, e altrove.

S is a r i , sua edificazione. I , 169· 3*4· colonie. 3a5. sua gran­

dezza c fertilità del suo territorio, 3*8.

S ic a n i, o Sicolensi, popoli indigeni di Sicilia, o secondo altri

di origine Iberica. I , 71. II, 35.

S ig im i, tradizioni sulla sua separazione dalla Calabria. 1, 16 .

passaggio in essa dei Siculi, 70. occupata dai Fenici, Carta­

ginesi e Greci. I l , 35 e seg.

SicnjA ifi scritto ri d i co se ita liche. I , 4?»

S ic u l i , o Siceli, popoli che abitavano gran parte dell'Italia di

mezzo. I , 66. indigeni del Lazio, 67. diramazione degli Au­

runci, ivi, loro guerre cogli Umbri, Osci ed altri popoli d’Ita­

lia , 70. passaggio e stabilimento in Sicilia, 71.

Siculoti, o Siculi, abitanti nel Piceno. 1, 178.

Si di enfi, popoli di sangue osco. 1, 289. loro situazione, ivi, me­

daglie, ivi,S i la , selva della Bruzia 1, 299. 3o3. abbondantissima di pece.

I I , 30 7 .

S ile n o itifallico. I l i , 89. col petaso, 83. coll’otre a terra, 196.

avanti uu ’ edicola di Priapo, 198.

S ilv a n o , deità del Lazio. 11, 129. 15g.

Sim boli orientali ed egizj. 1, 5*j, i 38. 11, 116. effigiati in mo­

numenti. Ili, 16. 19. 29. 33 e seg. Simboli di Bacco, 59.

S ip o n to , città della Puglia, edificata dai Greci. I , 312 . su e r o ­

vine, ivi.Siracusa, edificata da Archia di Corinto. II, 39.

S i r i , città fondata dagli Ionii. I , 3?5.

SoDALizii, in&tituziooe italica. I , 296.

S o ld a t o d i g r a v e a rm a tu ra f ig u r a lo in m o n u m en ti. Ili, 52. 80.

a c a v a llo , 8 1 .

l4l

Page 251: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Sorano, o Summano, deità onorata al pari di Giove. Π, m *

Sobti Preneetìne. II, i 33.

S o s t r a t o , scrittore dei fatti dei Tirreni. I , 4 · io 3.

S p e t ta c o l i civili e religiosi. II, 149· vedi Giuochi.Spina , città alle foci del Po. I , 85. 96* 172 .

Spron e delle navi., invenzione attribuita agli Etruschi. II, 3o t.

S t a t i e l l a t i , popoli della Liguria mediterranea. II, i3.

S t a t u a r i a , arte antichissima e familiare all* Italia. II , 233 e seg.

suo avanzamento in Etruria, ivi.S t a t u e in bronzo etnische di buono stile. III, 63. 64. di siile

egizio, 44*

S t i l e Toscano. II, 223. i 3i e seg.

S t o n i , popoli d’ origine Ligure. II, 6. situati nei monti del T i·

roto presso Trento. I , 3x

S t r i o i l e con nome etrusco. I li, 188.

S tru m e n ti musicali presso gli Etruschi. II, i g 5< III, 188. rusti­

cani, 190 .

S u b u lo , o Trombettiere Toscano. II, 196 . figurato in m o n ti­

m e li ti. I l i , 5i . i 63.

S uessa- P o m ezia, città dei Volsci. I , 235.

S u l c i , città e porto della Sardegna. II, 38.

Sum m ano, antica divinità, vedi Sorano.S u b er E q u u m , città dei Peligni. I, 239.

S u p p e l le t t i l i preziose trovate nei sopolcri di Vulci. I l i , 67 e seg.

Sutri, suo anfiteatro. I, i45.

T

T a g e t e , sovrano maestro di civile e religiosa dottrina in Etra-

ria. I , 106. II, 13 7 . 182. Libri d’ insegnamenti ad esso at­

tribuiti , 180.

T a n a g lia d i b ro n zo . Ili, 188.

T a n a t o , genio della m o rte arm ato d i m artello . Ili, 4 > 9 ° ·

T a n t a l o ch e c erca d ’ ap p rossim arsi a l l ’ on d e. I l i , i 9 j .

T a r a n t in i , c e le b r ità d e lle lo ro lane. I , 329.

343

Page 252: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

T ab An t o , ridotta in colonia da Falanto. I , 3*4-

T a r c o n te , condottiero degli Etruschi. I , i t 3. fenolo per fon­

datore di diverse città, 142. di Pisfc, i 53.

Tarquinia, città Etrusca. I, i {3. tuoi ipogei, ivi. II, 245. Ili, 98-107. sua opulenza, ivi.

T arsinati Toschi j popoli partecipanti ai sacrifizj degli Umbri.

I , 8 1 .

T attica militare dei Toscani, imitala dai Romani. II, 288 e seg.

T aurasia, città degl'Irpini. I , 362.T aurini, popoli del Piemonte d'origine Ligure. II, 5. 6.

T avole E ucubine. vedi Eugubine Tavole. Tavole d'Eraclea- per

la coltura dei campi. II, 3 18. di Lione I , io3. d' Op­

pido, o Banzia. II, 29?. 3 18.Tavole (Dodici), monumento di civile legislazione dell’antica

Italia. II, 83. insussistenza del fatto della legazione di Roma in Grecia, ivi.

Teagene, da Reggio, antico istoriografo dei fatti Italici. I, 41*

Teano, città dei Sidicini. 1, 289. vedi Sidicini.T eano, o Tianud, città della Puglia. I, 3 12.Tegulii, popoli della Liguria marittima. 11, i 3.

T e la m o n e , su o p o rto . I , 147*

T emesa, città marittima dell’ Italia meridionale. I, i 65. viene in potere dei Bruzzi. I, 3oo.

Temfj , loro costruzione presso gli Etruschi. II, 223 e seg. de­stinati alle pubbliche adunanze dei Latini. 1, 167. II, 223.

Terina, colonia di Crotone. I, 325. viene in potere dei Bruzzi»

1 , 3oo.

T ermine, deità originata dalle instituzioni toscane. II, 74 .1» 81·T e r n i , m u ra p ro ss im e a q u esta c ittà . I , 8 1 . II, 122 . 124* IH» &

T erracina, d e tta Anxur in lin g u a vo lsca . I , 200. a v a n zi d e l­

l 'a n t ic o p o r t o , 2 3 7 .

T este virili e femminee sovrapposte ai vasi cinerari canopici. Ili,

10. tipo fisico degli antichi Etruschi. I, 101. gorgoniche, sim­

bolo del dio infernale. III, 12.

T estrm a , villaggio nei contorni di Amiterno. I, 190. di qui

prese origine la nazione dei Sabini, 193.

*44

Page 253: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Tstim presenta Tarmi ad Achille. UT, 137.

T iati , città dei Marrucini. ! , 247.T ib ia e flauto di bronzo. Ili, 188.

Tideo (Gemme incise di). II, 244· armalo di clipeo e gladio.

IH, 194.Tisico di Grecia, scrittore inesatto di cose italiche. I , i3. fyi.,

rimproveri ad esso fotti da Polibio, e da altri antichi scrit­tori, ivi.

Tuia, ο Giove, divinità degli Etruschi. II, 102. vedi Giove. Tibia. vedi Bacco.TiBBin, popoli d'Italia; chiamati più propriamente Etruschi

anzi che Pelasgbi. 1, 64. 120. loro perizia nella navigazione.

I , i 54* l i , 55. 3oo e seg.Tirbemia, nome dato dai Greci a una gran parte deir Italia di

mezzo, ed in specie alla costa occidentale. I , 5g. 64.

Tibreso (M are), con chiamato dagli Etruschi, o Tirreni.

II, 3oo.

T iv o l i, città del Lazio, I , 214·

' Tom, città degli Umbri. I, 70. sue mura, 65. IH, 7.

T oga Pretesta, antico vestimento toscano di nobtl condizione.

II, 208.ToftEtmcA (Arte), presto gli Etruschi. Π , 23g> monumenti.

I l i , 65. 66.T010, simbolo del sole 6 della forza fecondante. ΙΠ, i 56.

Tose a h e l l a , vedi Tuscama.Toccasi, e Toschi, vedi Etruschi.Τ βκμα, o Trebula, città degli Equi. I , 228.TuauLA. vedi Treòia.T adula, comune dei Sanniti-Caudini. I, 261.

Tbebula-Suiteba, città dei Sabini. I , ig 4* sue mura, M. Tbicalll vedi Dardi.Tam nm a freccia. Ili, igs.

Tbivacua, antico nome della Sicilia. II, 3g.T biobvo toscano. II, 292.

TniuxnLon e Camuni, popoli degli Euganei. II, 3o.

»45

Page 254: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Teonto, castello nel Piceno, posseduto dai Liburni ed Iltirici.1 , 178.

T uba tirrenica. II, 391. di bronzo. III., 188. passata di Tkrenia in Grecia. Il, 393.

Tumuli, detti volgarmente Cucumelle. I, i5o. I li, 9 4 .Turi aho, da Fregelle, statuario, sue opere. II, 334·Turno, città nella spiaggia lucana. I , 398.

Tuscania, ο Toscanella, suoi sepolcri. I li , 9 7 .Tuscolo, città del Lazio antico. I , a i4· di nome tosco, n i sue

vestigia, a 18.

Tutulo, usato dalle matrone. I l , 306. figurato in monumenti. HI, 33 e seg.

u

U ccelli a testa umana virile e femminile. I li, 115. ia8. i4#<

197. emblemi dell’anima, 115.

U lisse legato con funicella sotto il montone. III, 160.

U m bri, popolo antichissimo d’ Italia. I , 73. elevatisi a gran­dezza per la rovina dei Siculi, 65. 66. antica loro dimora in Rieti, y3. si fimno possessori di gran tratto di paese fra

il Mediterraneo e l'Adriatico, 74. si dilatano nel Piceno ra­sino al promontorio del Gargano, in. e in altre parti del­

l’ Italia superiore tra l’Appennino e il Po, 75. varcato il Te­

vere si avanzano verso l’Arno, ivi. \ loro città principali. 77. inimicizie coi Sabini, 78. vinti dai Ila-seni, o dagli Etruschi, che li tolgono gran numero di terre, 79. ristringono il loro

dominio fra il Tevere e la Nera, ivi. divengono confederati

degli Etruschi, 80. 81, assoggettati ai Romani, 84· dotati di fortezza, 76. sorta di duello, o giudizio di Dio. l i , 330. giorno civile, 192. auguri. I , 81. lingua. II, .aa8.

U m bria , su a esten sio n e. I , 7 3 e seg . c ittà p rin c ip a li, 7 7 · fer­

t i l i t à , 8 1 .

*46

Page 255: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

U rn e sep olcrali istoriate. 11, 24 6 · HI» 90· 9 1 . 179 . 1 8 7 .0 d o ­

r a t e , 182. scritte a n eri c a ra tte r i, 90 . d ip in te a varj c o lo ­

r i . 1 1 9 .

U rsento , città dei Braxzi. I , 3o3.Usi e Costumi ia Italia. I l , 200 e seg.

V

V acuna, divinità dei Sabini. I , ig3. I I , 120.Vadimonb (Rotta degli Etruschi al Iago di). I , \5η. I I , 265.Vagienni, popoli della Liguria mediterranea. II , i 3.V alenzia, divinità tutelare d’Otricoli. II, 124.V a l l e C au din a. I , 261. vedi Forche Caudine. Siciliana, nome d i

una contrada interna del Piceno. I , 178.Varbi. vedi Ardici.V a s a i e Pittori (nome de ') sopra i vasi dipinti. II, 2 6 4 . HI, l £ 3*

V asaio ( Arte del) antichissima in Italia. II, 266.Vasi in terra cotta dipinti., ritrovati nei sepolcri di Nola. I, 122.

Ili, 100. 116. nell’Italia superiore. I , 112. a Tuscolo> 218. a Vulci, Tarquinia e altrove in suolo etrusco. II, 249· chia­mati egizj, 252. di stile arcaico attribuiti alla scuola di Co­rinto, 259 e seg. di fattura propria degli Etruschi, 265 e seg. disegni d’ogni qualità vasi dipinti. III, 117-179. vasi figurati a stampa di Chiusi. I li, 12 e seg. cinerarj a foggia di Canopi. I l i , 7. egizj ne* sepolcri etruschi, 200. necroco- rintj. II, 259. I l i , 121. Panatenaici o di premio, 137. Vasi etruschi perchè posti nei sepolcri, 173.

V egetabili ed altre piante indigene d’Italia. II, 2 7 2 . 274.V e ie n t t , p eriti n ella p la stica . II , 234*

Veio, città Etrusca. I, i4?· suo Foro. II, 29. antico circui­

to, 209.V eleu , su e ro vin e. II, i 3.

Veleiati, popoli detta Liguria mediterranea. II, i 3. longevi, 379.

*47

Page 256: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

Y e lu , città deU’Enotria fabbricata dai Focesi della Ionia. I ,

j 6 8 . 393. detta anco Elea, ivi. 3*5. ottime leggi i?i restituite

da Parmenide, 326. medaglie, M.V e lit i presso gli Etruschi, loro armatura. U , 282.V e lle tr i , città dei Volsci. I , ^34V e n e n ì, popoli della L isina mediterranea. II, i 3.

Venere nei monumenti etruschi. IH, fa. 75.

V en eti, o Eneti, loro situazione. I, 5g. favole sulla loro ori­

gine. II, 25. confusi con gli Enotri ed Euganei, bri. 3i . loro città, iv i. rinomati per le ottime razze dei cavalli, 276. anti­

che costumanze, 32. Tinti dai Romani, 34· sepolcri nel pe­

rugino della famiglia dei Veneti, o Eneti, 33.

Venezia, suoi confini naturali. II, 3o. celebrità delle sue lane e dei suoi cavalli, 33.

Venosa, città sul confine della Puglia. I , 3 i3 .

Verrugine, città dei Volsci. I , *34*Vehsi. vedi Carmi.V e r tu n n o moltiforme. II, 11 2. divinità campestre, ivi. protet­

trice del commercio presso gli Etruschi, 3o5.

V ebulani, popoli Ernici. II, 221·

V e s c ia , città degli Aurunci. I , &4 1·V e s t i a r i o degli Etruschi. II, ao5. muliebre, 206. tululo, ivi.

vestiario rusticano, 207. urbano, 208· sandali tirreni, 209.

rappresentanze figurate. III, 44* 4& So.Vestini , popoli attenenti ai Sabini. 1, 246. loro territorio, 247·

unione coi Marrucini, ivi. vita pastorale, 249*

V e t u l o n i a , città Etnisca. I, i44· w e insegne di sovranità, iv i.

medaglie. III, ig i.

V eturio, luogo della Liguria. II, 18.V ia g g ia to ri, guastano le antichità per esportarne frammenti.

ΠΙ, 99·Vie, o Strade costruite dagli Etruschi. I , ι 5 ι. II, 3o8. Vale­

ria e Salaria. I , 196. II, 3o8.

Vibbio, eroe venerato in Arida. II, 125. trasformato io Ippo­lito, ivi.

248

Page 257: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

V iktu’ premiatarin questa e nell* altra vita, tema raffigurato nei vasi etruschi. Ili, 48·

Visidiano, divinità tutelare di Nani. Π, ia4* 'V ite , coltivata da tempo immemorabile oeUa Toscana e al~

trove. II, 375. sua propagazione nell'Italia meridionale, iW.V iteliu, nome d'Italia in lingua osca. I, x5i. sua leggenda in

medaglie. ΠΙ, 192.VrmiiA, città degli Equi I , 337.V m n i, popoli della Liguria jnediternmea. Π , x 5.

V ittoria o Telete. Ili, 195.V o lg e r ti , pongono una colonia a Cosse. I, loro attenenza

coi Volsd, i 5o. vinti insieme cor Vohiniesi dai Romani. I ,

>47* II» *65.V olsci, anticamente detti Vulci, o Vulsci; loro situazione. I ,

a3a. guerre cogli Etruschi e coi Romani, 333. marineria, 237.

II, 55. 3o5. lingua. I, 333. arti, 338.

VoLsunesi, vinti dai Romani insieme coi Volcenti. I , >47-VoLsuno, o Bolsena, città etnisca. I , lfyi. alla sua espugna·

zione vi predarono i Romani due mila statue, ivi. Il, i5 i .V olterra, città dell’ Etruria; sua situazione. I , >4i. suo d r·

cuito. II, 209. avanzi delle sue mura. I , i4 i* antica porta degna d’ osservazione. I li, 5. 6. pianta topografica. II, 333.

394. 1Π, 1. resiste alle armi di Silia. I, x4 i·Volterrani conducono una colonia a Populonia da essi fabbri­

cata. I , 9 9 . 146.Voltumna, divinità degli Etruschi. I, i 5 f. I l, 113· suo tem­

pio destinato ai parlamenti nazionali. I, i56.

V o ltu ri, vulcano antichissimo e dei più terribili. I , 1 6 7 .Volturno, vedi VuUumo.Vomitino, scrittore di tragedie toscane. II, 193.

V om ere di ferro antico. III, 190.

Vulcano, divinità degli Etruschi, II, io5. denominato Seihlans,161. mentovato in una iscrizione trovata nel Tirolo. I , 115. figurato in patere. I l i , 75.

»49

Page 258: Giuseppe Micali - Storia Degli Antichi Popoli Italiani Vol. 3 (1832)

• 11, a^7- wpolcrij veti e altro antichità, ivi coperte. II , *5j . I l i , 94 e eeg.

V inci, antica città delTEtruria. I , i^S. eoa necropoli, ivi. 1 Sg. TutTOBSo, o YoUonwv città d’ origine etnisca, detta dipoi Ca­

pua. I , 117. 378. Fum e della Campania, *7?., divinità Uv­

eale. Π , ia5.

Z

Z w o o ) legislatore di Locri. I , 3a5. .Z ijfc u , detta dipoi Messina, fondata dpi Cumini. I , 379»

Zjbjodoto, Krittore d ò fotti degli Umbri. I , 45· 74·

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FINE DELLA TAVOLA

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