Forchetta & Coltello 01 / 2016
description
Transcript of Forchetta & Coltello 01 / 2016
«Nose to Tail» – The Challenge Innovative creazioni a base di carne
di vitello di cuochi svizzeri di prim’ordine.
>> Pagina 6
Muuulto bene!Ecco come funziona in modo sostenibile
l’ingrasso dei vitelli svizzeri.
>> Pagina 12
«Rising Chefs Geneva»
Il concetto gastronomico innovativo delle
giovani stelle della cucina ginevrina.
>> Pagina 2
INFO-GASTRO DI CARNE SVIZZERA EDIZIONE 1 | 2016
«Rising Chefs Geneva»
Nasser Jeffane, chef al Café Calla dell’hotel Mandarin Oriental,
Paulo Airaudo e Francesco Gasbarro del ristorante
La Bottega e Yoann Caloué di «Le Flacon» sono i «rising chef»,
gli astri nascenti del cielo gastronomico ginevrino. Tutti
hanno imparato lavorando nelle cucine di diversi Paesi del mondo
e utilizzano il nuovo concetto gastronomico per condividere e
scambiare le proprie visioni in fatto di arte culinaria e gusto per il
piacere del pubblico ginevrino.
Un incontro gastronomico al verticeCi si conosce un po’ tutti nell’ambiente culinario ginevrino, grazie a
eventi, progetti precedenti o concorsi culinari. Ecco perché anche
questi quattro giovani cuochi sono ormai amici da tempo. Quando si
incontrano, i loro discorsi ruotano perlopiù intorno al tema cucina,
ricette, metodi di preparazione e prodotti. «Parlavamo sempre molto
delle nostre esperienze, delle nostre ultime scoperte, discutevamo
sulla tecnica migliore e, a un certo punto, ci siamo detti che sarebbe
stato molto più semplice incontrarci davanti ai fornelli», racconta
Nasser Jeffane. Così è nata l’idea di «Rising Chefs Geneva»: una volta
al mese, uno dei quattro chef cucina insieme a un altro chef come
ospite nella cucina di quest’ultimo.
«Ciascuno di noi ha viaggiato molto e ha collaborato in numerose
cucine con molti chef diversi», racconta Yoann Caloué. «L’esperienza
ha insegnato a tutti noi quanto possa arricchire poter lasciare i propri
fornelli di tanto in tanto. All’inizio, questo aspetto mi è mancato un
po’ qui a Ginevra. Incontrare altri cuochi e osservarli mentre lavorano
può solo permetterci di migliorare. Impariamo l’uno dall’altro e
cresciamo insieme influenzandoci e stimolandoci a vicenda.»
QUATTRO CUOCHI D'ECCELLENZA CONQUISTANO
LA SCENA GASTRONOMICA GINEVRINA
Da dicembre 2015, quattro giovani e talentuosi chef di Ginevra, una volta al
mese organizzano insieme una grande cena. A rendere particolari questi
appuntamenti è il fatto che, di volta in volta, uno degli chef cucina come
special guest nel locale di un altro chef. «Forchetta & Coltello» ha partecipato
alla terza edizione della serie culinaria.
Un menu, quattro culture Il menu per la serata viene studiato dal padrone di casa insieme al
cuoco ospite – ed è ogni volta un menu ad hoc per quel determinato
evento. Ogni chef crea un antipasto, un piatto principale e un dessert.
E, quando infine gli chef chiamano a tavola, l’ospite può assaporare
due cucine del tutto diverse: Francesco Gasbarro e Paulo Airaudo
sono maestri della cucina italiana nella sua più eccelsa espressione –
molto al di là delle tipiche pasta e pizza. «Da parte mia, io mi oriento
ancora molto alla cucina italiana tradizionale, ovviamente con un
tocco moderno. Paulo si occupa della parte creativa e innovativa»,
spiega Francesco Gasbarro. Nasser Jeffane e Yoann Caloué proven-
gono invece dalla cucina francese e si lasciano ispirare fortemente
dalle loro radici. Cosa che naturalmente si riflette anche nei loro
piatti. Nel caso di Jeffane, le preparazioni ricordano il Marocco e
l’Oriente, per Caloué è netto il richiamo alla freschezza e all’auten-
ticità della Normandia.
La sfida per i quattro amici consiste quindi anche nel creare un
menu che sia armonioso al suo interno, ma che al contempo faccia
emergere la visione del singolo cuoco. Ma non basta: «Una grande
sfida è anche quella di cucinare in un ambiente sconosciuto. Ogni
cucina, ogni team funziona in modo diverso, ogni ristorante ha le
proprie regole. E, al contempo, è estremamente arricchente e fonte
di grande ispirazione apprendere le tecniche e la filosofia degli altri
chef. Torno sempre da queste esperienze con la testa piena di idee
per la mia cucina», afferma compiaciuto Nasser Jeffane.
3
4
La Normandia in Italia Il 29 febbraio gli amanti della cucina ginevrina si sono incontrati per
la terza edizione di «Rising Chefs Geneva». E, ad ogni evento, il numero
degli ospiti aumenta. «Questa volta eravamo quasi al completo»,
racconta soddisfatto Paulo Airaudo. In occasione di questo evento,
lui e Francesco Gasbarro hanno condiviso i fornelli con Yoann Caloué,
in esclusiva nel nuovo locale di «La Bottega», di prossima inaugura-
zione. Come antipasto, Paulo Airaudo serve salmone e rape rosse
in tre variazioni, Yoann Caloué opta invece per «asparagi di Roques
Hautes, manzo e bottarga». «La carne di manzo viene soltanto
affumicata e servita cruda – il gusto e la consistenza si collocano
all’incirca a metà strada tra la carne essiccata e la carne cruda.
Sono affascinato da questo metodo di preparazione», racconta il
cuoco originario della Normandia. Come piatto principale serve
una pietanza a base di pesce: «Il pollak e i molluschi mi ricordano
il mio Paese natale.» Paulo Airaudo stupisce quindi gli ospiti con
un tenerissimo agnello. «Proviene dalla ’Boucherie du Palais’ che ci
fornisce il migliore agnello di Verbier», spiega. Cuoce la carne d’agnello
insieme a un sottile strato di grasso, così che la carne acquisti un gusto
particolarmente intenso.
Alla domanda su quale sia la differenza tra lui e i due cuochi italiani,
Yoann Caloué risponde ridendo: «Il Monte Bianco. Loro due cucinano
italiano, io francese. Ma non si deve dimenticare che tutti noi apparte-
niamo alla stessa generazione. Tutti curiamo una cucina concentrata
sull’essenziale. Niente fronzoli, ma gusto, consistenza e prodotti
freschi. Penso che tutti cerchiamo cose originarie e autentiche.» E,
grazie alla cucina a vista di «La Bottega», anche gli ospiti possono
vivere questa filosofia in modo diretto: quando i cuochi iniziano a
Paulo Airaudo, figlio di
genitori piemontesi, è nato in
Argentina – e ha già cucinato nei
luoghi più disparati. Dal Messico
al Perù, la sua carriera l’ha portato
in Europa, e in particolare in Italia.
A maggio 2015 ha aperto insieme
a Francesco Gasbarro il ristorante
La Bottega.
Francesco Gasbarro ha
appreso l’arte culinaria a Firenze. A
contraddistinguere ancor oggi la sua
cucina è la tradizione gastronomica
toscana e una vena moderna e
creativa. Ed è questo che conta:
appena tre mesi dopo l’inaugura-
zione, «La Bottega» ha
ricevuto la sua prima stella Michelin
e 13 punti Gault Millau.
La Bottega | Rue de la Corraterie 21, Ginevra | labottegatrattoria.com
Paulo Airaudo molto
concentrato quando
impiatta la sua portata
principale: «Agnello,
pastinaca e limone».
Portrait
5
Stay tuned!
preparare un nuovo piatto, il suo profumo si diffonde direttamente in
tutto il locale.
Souvenir culinari Anche le due prime edizioni di «Rising Chefs Geneva» hanno entusia-
smato il pubblico. Entrambi gli eventi hanno visto ai fornelli Nasser
Jeffane – una volta a «La Bottega» e una volta come padrone di casa
presso il suo Café Calla. Per il giovane chef, la serie gastronomica
rappresenta un’opportunità unica per trovare la propria cucina e
creare piatti che portino la sua firma. «La mia cucina si contraddistin-
gue per tre elementi: i sapori della mia infanzia in Marocco, il mio
savoir-faire – che devo alla mia formazione nei migliori ristoranti di
Parigi – e i prodotti della regione in cui lavoro.» Così, durante la prima
serata di «Rising Chefs Geneva», Jeffane ha servito un filetto di manzo
al carbone – che ha cotto al forno in una crosta di bucce di melanzana
grigliate, nero di seppia e radice di liquirizia. «Il mio obiettivo era
conferire alla preparazione il tipico sapore della carne grigliata a legna,
così come si mangia in Marocco.»
Ogni chef ha il proprio modo di cucinare – ma, per quanto diverso
possa essere ciascun approccio, su una cosa i quattro cuochi sono
concordi: lavorano esclusivamente con prodotti freschi, qualitativa-
mente eccellenti e di stagione. «Preferibilmente, è ovvio, provenienti
dalla regione», afferma Francesco Gasbarro. «Se possibile, collabo-
riamo con produttori e fornitori del posto. Tuttavia, poiché alcuni
prodotti sono reperibili solo in Toscana, andiamo regolarmente in
Italia e li scegliamo personalmente. Conosciamo anche i nostri
produttori nella regione italiana – tutto è della migliore qualità!»
Coming soonLa prima serie di «Rising Chefs Geneva» continua: fino alla fine di
maggio gli ospiti potranno godere della collaborazione tra questi
cuochi creativi. E, a giudicare dall’entusiasmo dei quattro, sentiremo
ancora parlare di loro. L’estate prossima il Café Calla ospiterà il
premiato cuoco francese Thierry Marx come special guest, e anche
«La Bottega» ha in programma un avvincente scambio con cuochi
d’eccellenza provenienti da tutto il mondo. Per esempio con Agustin
Balbi del ristorante The Ocean di Hong Kong. E non è escluso che la
collaborazione tra i quattro «rising chef» prosegua.
Yoann Caloué, il giovane chef
normanno è subentrato di recente a
Serge Labrosse come chef di «Le Flacon» a Carouge. Nella sua
cucina, punta su prodotti di stagione
per preparare piatti essenziali,
freschi e creativi basati su
combinazioni insolite. Anche Caloué
ha già ottenuto una stella Michelin e
15 punti Gault Millau.
Prima di diventare chef al Café Calla del «Mandarin Oriental»,
Nasser Jeffane ha imparato
nei grandi ristoranti stellati parigini
ed è stato sous-chef presso il «Sur
Mesure» del «Mandarin Oriental»
Paris sotto la guida del cuoco
stellato Thierry Marx. A Ginevra
serve prelibatezze della cucina
francese, con un tocco d’Oriente.
© P
ho
to: M
an
da
rin
Ori
en
tal H
ote
l Gro
up
© P
ho
to: l
e F
laco
n
Le Flacon | Rue Vautier 45, Carouge | leflacon.ch
L'antipasto di Yoann Caloué – con asparagi di Roques Hautes e carne di manzo
affumicata ancora cruda.
Café Calla | Quai Turrettini 1, Ginevra | mandarinoriental.com
6
Cucinare secondo il principio «Nose to Tail» è una sfida. Utilizzare
tutto l’animale e trasformare anche i tagli meno pregiati in
preparazioni in grado di entusiasmare gli ospiti è un qualcosa che
richiede conoscenza culinaria e creatività. Chi raccoglie la sfida
lanciata da «Forchetta & Coltello» riceve una traccia semplice e al
contempo impegnativa: partendo da tre tagli di carne prestabiliti – in
questo primo numero lingua, animella e sottofesa di vitello – e da altri
due ingredienti base deve essere creato un piatto principale.
Ma, prima che The Challenge abbia inizio, vogliamo innanzitutto
presentare i nostri protagonisti.
La chef e lo chefLei lavora nell’idilliaca località di Lömmenschwil, lui a nord di Neuchâtel,
ai margini della gola del Seyon. E, anche se li separano più di 200 km
di distanza, Bernadette Lisibach e Jean-Yves Drevet sono uniti da molte
cose: lontano dai grandi agglomerati urbani, entrambi i cuochi
d’eccellenza sono riusciti a creare, in locali raccolti e raffinati e con
l’aiuto di team piccoli e affiatati, offerte culinarie in grado di attirare
buongustai da tutto il Paese – e non a caso premiate con 16 punti
Gault Millau ciascuna.
«Forchetta & Coltello» inaugura il nuovo anno
con una nuova serie: The Challenge «Nose to Tail».
In ogni numero, due cuochi svizzeri d’eccellenza
dimostreranno quanto la cucina «Nose to Tail»
può essere innovativa e fantasiosa. Avventura-
tevi insieme a noi alla scoperta di creazioni
estrose e non convenzionali di altissimo livello!
La prima sfida ci porta nella località sangal-
lese di Lömmenschwil, al ristorante di Bernadette
Lisibach, e a Neuchâtel, al ristorante di
Jean-Yves Drevet.
Serie «Nose to Tail»
TH E C HALLE NG E – PART I
Dal musetto alla coda
3
2
1
Cresciuti con l’approccio «Nose to Tail»Mentre Bernadette Lisibach cresceva nella località lucernese di Hellbühl
nella fattoria dei genitori, da bambino Jean-Yves Drevet trascorreva
ogni momento libero dai nonni in Auvergne, anche lui in una fattoria.
Ciò che entrambi hanno imparato durante l’infanzia li accompagna
ancora oggi. Tra le altre cose, il fatto che degli animali si può utilizzare
praticamente tutto. Così, sul menù di entrambi si trovano regolar-
mente piatti «Nose to Tail».
«Mia nonna era una cuoca straordinaria. Generosa in tutto, negli
ingredienti, nel gusto, tutto era ricco e abbondante – e nulla veniva
buttato.» A questo principio Drevet si ispira ancora oggi: ciò che si
compra, si utilizza. Anche i ritagli o le interiora. Il risultato sono spesso
degli amuse-bouche ovvero degli assaggini appetitosi.
Anche Bernadette Lisibach è abituata a utilizzare i tagli di carne meno
pregiati. Il buono non sta affatto solo nel filetto: «I pezzi pregiati sono
delicati e lussuosi per natura, non posso renderli molto migliori di quanto
non siano già.» Con i tagli meno pregiati è diverso: «Prendiamo lo
spezzatino: qui posso davvero dimostrare cosa so fare. Solo dopo ore
di accurata preparazione riesco a portare in tavola qualcosa di
squisito con un mio tocco personale.»
Il compito
«NOSE TO TA I L»
D I V ITE LLO SV IZZE RO«Forchetta & Coltello» ha chiesto a Lisibach e Drevet di creare un piatto principale a
base di lingua, animella e sottofesa di vitello svizzero. Ai due cuochi è consentito di scegliere
liberamente altri due ingredienti, le spezie, le erbe aromatiche e il metodo di cottura.
1 L’animella Proviene dalla zona anteriore del petto. Offre il
meglio di sé quando è fresca, ma in questo caso
può essere conservata solo per brevi periodi
di tempo. Se surgelata, invece, si conserva anche
per mesi.
2 La sottofesa È una parte della coscia e, se cucinata
con metodi delicati, può tranquillamente
tenere testa ai tagli pregiati della
cucina «à la minute». Inoltre la sottofesa
è indicata per arrosti teneri e magri.
3 La lingua È tenera, povera di grasso e
particolarmente ricca di proteine.
Affinché la lingua diventi tenera
e possa essere pelata, deve bollire
per ca. 2 ore in acqua.
7
La ricetta di Bernadette Lisibach
« Arrotolato di sottofesa con lingua e cipolle ripiene di animelle»
«Quando creo una ricetta, ho bisogno di
pochi elementi che, sul piatto, si combinano
in modi sempre nuovi», spiega Bernadette
Lisibach. «In questo modo l’ospite può
assaporare le diverse sfaccettature di ogni
prodotto.»
L’animella: nascosta Lisibach ha affogato l’animella di vitello e
l’ha «nascosta» in una cipolla stufata insieme
a spugnole e aglio orsino. «I tagli di carne
che l’ospite non conosce più devono talvolta
essergli ‹riproposti› in una veste che
non permetta più di riconoscerne la forma
originaria.»
La lingua in primo piano «Quando possibile, tuttavia, cerco di lasciare
i prodotti nella loro forma naturale. Desidero
infatti che l’ospite possa in seguito ricordarsi
cosa ha mangiato. In generale, noi cuochi
talvolta tendiamo a eccedere con il voler
sorprendere i nostri ospiti con molte consi-
stenze insolite – così che, alla fine, gli ospiti
non sanno più cosa hanno nel piatto»,
spiega Lisibach, drappeggiando sul piatto
una sottile fetta di lingua bollita nel fondo
chiaro di vitello.
La sottofesa: arrotolataDa sottilissime scaloppine di sottofesa, Lisibach
ha realizzato il suo arrotolato di sottofesa,
che combina i vari elementi in modo ancora
una volta nuovo: il ripieno è preparato con
ritagli della sottofesa. A questi si aggiungono
gustosi dadini della lingua di vitello bollita e
le spugnole, questa volta glassate con il cognac.
Dunque, questo piatto sarà introdotto anche
nel menù del «Neue Blumenau»? «Così
completo probabilmente no, perché per il
mio gusto contiene troppi elementi.
Ma singoli componenti di certo. Servirei
l’arrotolato insieme al pezzo di lingua.
L’animella magari come intermezzo tra due
portate.»
Serie «Nose to Tail»
Dopo la formazione presso la
«Klinik St. Anna» di Lucerna, Bernadette
Lisibach ha lavorato come cuoca
presso l’hotel Montana di Lucerna e al
«Victoria-Jungfrau» di Interlaken. In seguito,
per 11 anni è stata il braccio destro del
cuoco d’eccellenza Daniel Bumann, prima
di rilevare il «Neue Blumenau» nel 2011.
Qui entusiasma i suoi ospiti con
creazioni esclusive a base dei migliori
prodotti regionali e con un servizio
intenzionalmente personale.
8
Il «Neue Blumenau» di Bernadette Lisibach, Lömmenschwil
9
La ricetta di Jean-Yves Drevet
«Sottofesa, lingua e animella di vitello – rosata, in bianchetto e in crocchetta»
Per Drevet, creare una ricetta significa:
ascoltare il prodotto e trovare la prepara-
zione che più si adatta ad esso. «Le animelle
sono tenere, estremamente morbide –
la loro consistenza voglio mantenerla.
La lingua, dal canto suo, ha un sapore ricco,
intenso, che voglio sottolineare.»
L’animella: nascosta Anche Drevet nasconde le animelle, nello
specifico in una croccante crocchetta alle
nocciole. «Gli ospiti assaggiano quasi
qualunque prodotto se glielo si serve sotto
forma di crocchetta, persino il musetto del
maiale», afferma compiaciuto Drevet.
L’animella la taglia a fettine, che rosola nel
burro e, infine, taglia a cubetti. «In questo
modo, all’interno della crocchetta rimangono
tenere e si sciolgono in bocca.»
Bianchetto di vitello con sauce neuchâteloise Jean-Yves Drevet ama reinventare le ricette
tradizionali. «Prendo gli elementi che mi
piacciono – e preparo il piatto a modo mio.»
Così, pur cucinando la lingua come un
tradizionale bianchetto, la serve rivisitata
sotto forma di charlotte. Nella sua sauce
neuchâteloise, Drevet mantiene il tradi-
zionale gusto fresco e leggermente acidulo-
amarognolo dei capperi, rinunciando
tuttavia al pesante roux.
La sottofesa: rosata«Affinché la sottofesa diventi succosa,
aromatica e tenera, la cuocio sotto vuoto»,
spiega Drevet. Per prima cosa, rosola breve-
mente le bistecche di sottofesa da entrambi
i lati. «Un pizzico di sale e pepe – poi tre ore
e mezza a 50 °C a bagnomaria. In questo
modo diventano magnificamente rosate.»
Dunque, qual è l’epilogo di questa creazione?
«La prossima settimana diventerà il mio
Menu per pranzi di lavoro. Pochi pezzi meno
pregiati sono perfetti per il business lunch:
pur dovendo dedicare più tempo alla
preparazione, posso comunque vendere il
menu a un prezzo abbordabile, poiché i tagli
di carne sono nettamente più economici
all’acquisto rispetto ai tagli pregiati.»
carnesvizzera.ch/1601�
Volete saperne di più?
Le creazioni di Jean-Yves Drevet e Bernadette
Lisibach per The Challenge «Nose to Tail»
lo dimostrano: anche da tagli di carne più
economici e insoliti nascono creazioni
d’eccellenza, squisite nel gusto e inoltre
estremamente versatili.
Lasciatevi ispirare e provate le ricette di
Lisibach e Drevet. Trovate le ricette complete
«Nose to Tail» all’indirizzo:
Dopo la formazione presso due scuole
alberghiere, Jean-Yves Drevet ha raccolto
i suoi primi successi in diverse aziende
francesi, nello specifico presso «Le Vieux
Castillon» a Castillon-du-Gard e presso il
«Pavillon de l’Ermitage» a Tain-l’Hermitage.
Dal 1996 lavora presso l’hotel-ristorante
La Maison du Prussien, che ha rilevato
nel 2000. La sua cucina è ispirata alla
fusione di elementi regionali con elementi
della cucina tradizionale francese in un
tutt’uno creativo.
«La Maison du Prussien» di Jean-Yves Drevet, Neuchâtel
E l’attesa per il prossimo numero sarà ancora più trepidante: la sfida «Nose to Tail» sarà dedicata al
maiale svizzero – con ardite creazioni a base di coda-musetto-orecchie, stinco e noce!
10
Ovviamente, sul menu dell’hotel Post di Andeer sono presenti
anche specialità grigionesi. «Noi, tuttavia, crediamo nel
cambiamento, sperimentiamo e proviamo un po’ di tutto»,
afferma l’amministratrice d’albergo e gerente Stephanie
Stalder. È così che, al «Post», non vengono offerti soltanto capuns,
maluns e taglieri di salumi e formaggi tipici dei Grigioni, ma per
esempio anche una schiena di maialino da latte affumicata in
corteccia di pino. Oppure un consommé di coda di bue chiarificato
due volte.
«Quasi tutto ciò che c’è sul nostro menu è a km zero», afferma Joos.
Ma non solo: «In genere, acquistiamo e utilizziamo l’intero animale.»
Il manzo Angus, per esempio, ha vissuto nella Val Madris a 2000 metri
di quota. E viene utilizzato tutto – dal muso fino alla già menzionata
AD AN DE E RS È
L’hotel Post di Andeer: un altro ristorante di specialità grigionesi?
Non esattamente: lo chef di cucina Benedikt Joos osa audaci
connubi tra innovazione e tradizione, da cui nascono piatti
diversi dal solito, preparati con i migliori prodotti della regione.
coda di bue. «Solo ciò che gli allevatori biologici locali non riescono
a fornire, lo acquistiamo presso il nostro macellaio di fiducia. Si tratta
comunque sempre di carne svizzera.»
Una questione di rispettoIl fatto di puntare su prodotti regionali e, soprattutto, anche sulla
carne locale, per Stalder e Joos è innanzitutto anche una questione
di rispetto. Rispetto dell’animale, che deve avere una vita dignitosa.
Rispetto anche per l’allevatore, che custodisce e cura l’animale.
Rispetto per l’ospite, che si aspetta un taglio di carne di qualità elevata.
E, non da ultimo, rispetto per la propria professione: «L’acquisto di
un animale intero rappresenta una sfida per me: dalla disossatura fino
alla preparazione dei tagli che notoriamente non sono molto
richiesti», spiega Joos.
diverso
«Siamo ancora gio- vani – e indomiti. Lo si vede anche dai nostri piatti.»
Chef di cucina Benedikt Joos
Eccellente
11
Maggiori informazioni sul riconoscimento
«La nostra scelta Carne Svizzera»:
carnesvizzera.ch/1602�
Mare? Montagna! Stephanie Stalder e Benedikt Joos si sono conosciuti durante il corso
di studi per conseguire il titolo di «Albergatore-ristoratore dipl.».
Quando, un anno fa, hanno rilevato il «Post», sono partiti già avvantag-
giati. «Sono cresciuto in questa zona. Questo ci ha permesso di
allacciare rapidamente rapporti con gli abitanti del luogo e gli allevatori
bio locali», spiega Joos, che da ragazzo sognava al contrario di gestire
un resort a cinque stelle sul mare. Tuttavia, le cose sono andate
«diversamente» e, anziché al mare, Joos è tornato nel comune più grande
del parco naturale di Beverin.
Sin dall’inizio per Joos e Stalder era chiaro che avrebbero partecipato
ai progetti del parco naturale che, oltre al turismo, promuovono
anche la collaborazione tra gli allevatori, i gastronomi e le altre aziende
della regione. Così, i due hanno creato una sorta di menu del parco
naturale: dal fieno di montagna per la zuppa, ai funghi porcini per lo
stinco di manzo, fino ai lamponi e alla panna per la panna cotta, tutto
proviene dai villaggi del parco naturale. Ad essere entusiasti non sono
solo gli abitanti della regione: «Oltre agli ospiti del posto abbiamo
sempre più spesso ospiti dalle zone di pianura», afferma Stalder. «Si
tratta di persone che vengono sulle montagne grigionesi per ritrovare
le cose autentiche e originarie. Anche nel cibo.» La filosofia di Joos e
Stalder non affascina tuttavia solo gli ospiti. Nel suo primo anno di
attività, oltre ad essere insignito del riconoscimento «La nostra scelta
carne svizzera» di Carne Svizzera, il «Post» ha ottenuto subito anche
13 punti Gault Millau. Creazioni quali gli agnolotti ripieni di fegato
di pollame, i ravioli allo stinco di vitello o le costolette di agnello a
cottura rosa di Andeer e la blanquette di capra devono aver convinto
i valutatori.
Timori infondatiAnche la rillette è stata un successo tra gli ospiti. Si tratta di una
composta di sfilacci di carne dal petto del maiale d’alpeggio, che viene
preparata fra le altre cose con strutto di maiale e servita come crema
spalmabile. Un altro piatto vincente sono gli hamburger di Angus:
«All’inizio avevamo quasi un po’ paura quando acquistavamo un
manzo intero», ricorda Stalder. «In definitiva, un animale di questo
tipo non è fatto soltanto di lombata, ma anche di molti altri pezzi che
possono diventare carne macinata.» Ma la realtà si è rivelata molto
diversa, dice Joos: «Gli hamburger del ‹Post› sono ormai così apprez-
zati che, talvolta, vorrei quasi che dal manzo si potesse ricavare più
carne macinata.»
Conoscenza della carne
Un vitello RARAM E NTE V I E N E DA SOLO
La carne svizzera di vitello è preziosa per molti aspetti. È facilmente
digeribile e ricca di sostanze nutritive importanti. Ma soprattutto
proviene da allevamenti rispettosi della specie e, in quanto prodotto
congiunto, riveste un ruolo importante per il buon funzionamento
della produzione lattiera. Diamo uno sguardo alle correlazioni nella
produzione svizzera di latte e carne.
Ecco come funziona l’ingrasso dei vitelli svizzeri
12
13
Gruviera stagionato con occhiatura, Appenzeller piccante
e saporito formaggio raclette, Lindt, Sprüngli e Cailler –
la Svizzera è nota in tutto il mondo per le sue specialità di
formaggio e cioccolato. La loro produzione richiede non
solo una lavorazione artigianale tradizionale e solida, ma soprat-
tutto anche molto latte: per questo, ogni anno circa 23 500 pro-
duttori producono con 550 000 mucche da latte ben 3,47 milioni
di tonnellate di latte.
Non c’è latte senza vitelliAffinché le nostre mucche possano produrre così tanto latte, devono
partorire un vitello all’anno. Nei primi giorni dopo la nascita, il vitello
si nutre del latte della vacca madre. «Si tratta di un latte molto grasso,
che contiene anticorpi d’importanza vitale per il sistema immunitario
dei giovani vitelli», spiega Simon Hertig, ingrassatore di vitelli originario
di Arni, vicino a Berna. Solo dopo circa 10 giorni il latte raggiunge
una qualità adatta al consumo umano. Da questo momento, la mucca
produce un latte eccellente – fino a quando, circa sei settimane prima
della nascita del vitello successivo, non viene più munta e il ciclo si ripete.
E cosa succede ai vitelli? I vitelli femmina vengono perlopiù utilizzati per l’allevamento. Alcuni
vitelli maschi vengono allevati per diventare esemplari da riproduzione.
La maggior parte dei vitelli maschi e alcuni capi femmina vengono
destinati all’ingrasso. Mentre alcuni allevatori allevano i propri vitelli
da soli, altri li vendono ad aziende da ingrasso – come per esempio a
quella di Simon Hertig. L’azienda di Hertig nell’Emmental è certificata
IP Suisse e partecipa al programma volontario Uscita regolare
all’aperto (URA). «La nostra stalla è costruita in modo tale da permet-
tere agli animali di uscire all’aria aperta quando vogliono. Sia di giorno
che di notte.» Hertig alleva vitelli propri e ingrassa anche quelli che
acquista dai produttori di latte delle vicinanze.
Allevamento rispettoso della specieLa rigorosa legge svizzera sulla protezione degli animali assicura che,
in Svizzera, sia le mucche da latte, sia i vitelli vengano allevati con
modalità quanto più possibile rispettose della specie. Nell’ambito
dell’ingrasso dei vitelli, prescrive per esempio che gli animali, oltre al
foraggiamento con latte, abbiano anche libero accesso ad acqua e
foraggio grezzo, che i vitelli vengano allevati in gruppi e le stalle siano
cosparse di paglia. «E i controlli vengono rigorosamente eseguiti»,
commenta Hertig. «Mi sta a cuore che, nel nostro Paese, gli animali
conducano sin dall’inizio una vita dignitosa. Solo un animale
allevato adeguatamente e in buone condizioni di salute può dare
una buona carne.»
La carne di vitello: un prodotto nobile e preziosoA un’età compresa tra i quattro e al massimo i sei mesi i vitelli
vengono macellati. Affinché il trasporto al macello avvenga arrecando
il minore stress possibile agli animali, in Svizzera sono in vigore regole
severe anche per questo aspetto. «I trasporti degli animali non devono
durare troppo a lungo. Per questo consegniamo per esempio a un
macello di Langnau i.E. – che si trova a poco meno di 10 km da qui»,
spiega Simon Hertig.
La carne di vitello che si ottiene è una prelibatezza – e non solo il filetto:
quasi tutte le parti del vitello possono essere utilizzate. La carne
svizzera di vitello non è solo tenera e a fibra sottile. Contiene una
quantità di grasso relativamente esigua, ma per contro preziose
proteine ed è un’ottima fonte di vitamine del gruppo B, ferro e zinco.
«Un prodotto eccellente, quindi, al quale molte persone apportano
un grande contributo», spiega Hertig.
Per saperne di più sulla carne di
vitello come prodotto congiunto:
carnesvizzera.ch/1603�
Il nostro esperto: l’ingrassatore di vitelli Simon Hertig di Arni, vicino a Berna.
Il 98% circa della carne svizzera di vitello proviene da aziende che producono
latte come alimento per il consumo umano, – ed è pertanto un prodotto congiunto.
Vitello
Manzo
Mucca da latte
Tra amici: Reto Suppiger è stato anche uno dei finalisti de «La Cuisine des Jeunes» 2015. Ora siamo andati a Ginevra insieme. Reto era 2° commis nel team dello chef di cucina Lukas Schär.
Il 14 settembre 2015 Marcel Schori ha vinto il concorso culinario «La Cuisine des Jeunes». Ora, per un anno ha la possibilità di raccontare su «Forchetta & Coltello» le sue esperienze dentro e fuori la cucina. Una cosa, però, è già certa: al talentuoso giovane cuoco bernese piace cimentarsi in sfide sempre nuove – leggete voi stessi!
Un concorso culinario per iniziare l’anno:
il 25 gennaio ho partecipato alle selezioni preliminari
del Bocuse d’Or a Ginevra. Aiuto il team di Mauricio
Muñoz, chef di cucina dell’Hotel Euler di Basilea.
(da sx. a dx.: io, Timo von Siebenthal [1° commis] e
Mauricio Muñoz)
Verso il prossimo concorso: da quest’anno sono membro della squadra nazionale di cuochi svizzeri. Dal 22 al 25 ottobre 2016 partecipe-remo alle Olimpiadi di Erfurt contro i migliori cuochi internazionali. Non sto più nella pelle!
Il vincitore LCDJ 2015
Concentrato sul lavoro:
al Bocuse d’Or Suisse, ciascun team
presenta un piatto di carne e un piatto
di pesce. Ho potuto dare una mano in
veste di 2° commis in molte fasi di lavoro.
È stata un’esperienza entusiasmante!
14
La tradizionale cena:
dopo il Bocuse d’Or Suisse, tutti i partecipanti
gustano insieme un classico pot-au-feu. Anche
se il mio team non è riuscito a conquistare
la vittoria (ha vinto Filipe Fonseca Pinheiro
dell’«Hôtel de Ville» di Crissier), tutti ci siamo
goduti appieno questo momento conviviale
dopo una giornata stressante!
L’ANNO IN CARICA DI
© P
ho
to: H
ote
l & G
ast
ro U
nio
n
© P
ho
to: S
am
ue
l Za
ug
g
© P
ho
to: S
am
ue
l Za
ug
g
© P
ho
to: M
arc
el S
cho
ri
© P
ho
to: M
arc
el S
cho
ri
Attualità
Terreni fertili, precipitazioni sufficienti, leggi
severe e produttori responsabili: sono molti i
fattori che, in Svizzera, contribuiscono a far sì che
la nostra carne sia più sostenibile ed ecologica
rispetto alla carne estera. O, in altre parole: sono
molti i motivi per i quali i gastronomi svizzeri
scelgono di puntare sulla carne svizzera. Convin-
cetevi da soli!
Carne svizzera –
PER UNA BUONA
RAGIONE
Utilizzo sostenibile delle superfici Solo ⅓ della superficie agricola utile in Svizzera
è adatto alla coltivazione di cereali, frutta e
verdura. Il resto sono prati e pascoli. Qui i nostri
animali da reddito possono brucare e, nel
contempo, tenere curato il paesaggio.
Utilizzo limitato di acqua dolce L’agricoltura consuma a livello mondiale circa
il 70% dell’acqua dolce, in Svizzera solo il
2%. Grazie alle grandi quantità di precipitazioni,
infatti, possiamo rinunciare ampiamente a
un’irrigazione artificiale dei pascoli.
Poche importazioni di foraggioIn Svizzera produciamo da soli l’86% del
foraggio per animali. Viene importata
soprattutto la soia, che acquistiamo per
il 93% da produzioni certificate sostenibili.
Severa legge sulla protezione degli animaliLa Svizzera vanta una delle leggi sulla
protezione degli animali più rigorose al
mondo. Questo garantisce che gli animali
siano foraggiati in modo particolarmente
consono alla specie e allevati quanto più
possibile in conformità alle loro esigenze.
Misure volontarieMolte aziende agricole svizzere partecipano ai
programmi volontari Sistemi di stabulazione
particolarmente rispettosi degli animali (SSRA)
e Uscita regolare all’aperto (URA).
Sicuramente un piacereLa carne svizzera è sinonimo di sicurezza e
qualità. Questo anche perché i foraggi degli
animali da reddito sono privi di organismi
geneticamente modificati e di farine animali.
Anche gli ormoni e gli antibiotici usati come
stimolatori di crescita sono vietati.
Successo grazie alla carne svizzera
Circa i ⅔ delle svizzere e degli svizzeri conoscono i vantaggi della
carne nazionale e, per i loro acquisti e per la scelta del ristorante,
mostrano una netta preferenza per i prodotti a base di carne
svizzera. Circa i ⅔ degli ospiti prestano pertanto attenzione a una
chiara dichiarazione della carne, anche quando sono al ristorante.
Un apprezzamento ancora maggiore lo ottengono quei gastronomi
che, oltre all'origine svizzera, indicano anche il nome dei produttori
della regione.
Per saperne di più su una dichiarazione della carne efficace:
carnesvizzera.ch/1604�
Tutte le argomentazioni che depongono a favore
della carne svizzera sono presentate anche in un
breve film d’animazione disponibile all’indirizzo
carnesvizzera.ch/per_una_buona_ragione
15
Scaricate la documentazione di partecipazione su LCDJ.CHCarne Svizzera cerca la
creazione più audace a base
di carne svizzera di vitello
✂
Comunicazione interna
«Clash of Pans» – è questo il motto
del concorso culinario «La Cuisine
des Jeunes» di quest’anno. Dei
quattro finalisti farà parte solo chi
saprà creare una delle ricette più sorprendenti,
innovative e migliori con la carne svizzera di
vitello. Al concorso potranno partecipare tutte
le cuoche e tutti i cuochi che hanno comple-
tato il proprio apprendistato tra il 2012 e il 2015
o lo completeranno nel 2016.
La candidaturaProsegue il conto alla rovescia: i giovani
talenti culinari hanno ancora tempo fino al
13 luglio per allenarsi e creare la loro ricetta
migliore. Una giuria di alto profilo, guidata
dallo chef di cucina Martin Thommen,
sceglierà le quattro migliori creazioni fra
tutte le proposte pervenute.
Il verdetto a Interlaken Il 12 settembre 2016, i quattro tra finaliste e
finalisti si affronteranno al Bildungszentrum
bzi di Interlaken per conquistare la vittoria –
preparando le loro creazioni dal vivo davanti
alla giuria e al pubblico. La vincitrice o il
vincitore sarà decretato lo stesso giorno.
Dal podio dei vincitori alla giuriaLa vincitrice o il vincitore del concorso culina-
rio riceverà non solo un trofeo e un premio
in denaro di CHF 2000.–, ma diventerà anche
Ormai per la 14ª volta Carne Svizzera invita le giovani
cuoche e i giovani cuochi più creativi del Paese al grande
concorso culinario. Chi vuole arrivare alla spettacolare
finale del 12 settembre 2016 dovrà convincere la giuria con
una ricetta creativa.
14º CONCORSO CULINARIO «LA CUISINE DES JEUNES»
membro della giuria in occasione del «Battle
of ZAGG» al fianco del celebre cuoco Ivo Adam!
Let the games begin! La corsa ai posti in finale è iniziata. Mettiti in
gioco e scarica oggi stesso la documenta-
zione di partecipazione al concorso culinario
2016 su lcdj.ch. Non vediamo l’ora di conoscere
la tua ricetta!
Desidero ricevere in futuro la mia copia personale gratuita di «Forchetta & Coltello». i f t
Prego inviarmi anche la Gastro-Newsletter elettronica di Carne Svizzera. i f t
Cognome: Nome:
Azienda: Firma:
Via/N.:
NPA/Località:
E-mail: Telefono:
Segnare con una crocetta l’opzione che interessa. Tagliare o fotocopiare il buono, compilarlo e inviarlo a Proviande,
Carne Svizzera, Brunnhofweg 37, casella postale, 3001 Berna, o spedirlo per fax al numero 031 309 41 99,
o inviateci un’e-mail a [email protected]. Siamo lieti di ricevere anche le vostre rettifiche d’indirizzo.
Abbonatevi a «Forchetta & Coltello». Ora allegato anche a «GastroJournal».
COLOFONE «FORCHETTA & COLTELLO» | Editore: Proviande, Carne Svizzera, Berna, www.carnesvizzera.ch
Concetto, redazione e realizzazione: Polyconsult AG, Berna, www.polyconsult.ch | Fotografia: Valentina Verdesca, Aarau © Proviande, Carne Svizzera, Berna 2016