FABIANO GROUP srl - Via Cesare Battisti, 19 - 12058 S ... · 36 Combustione delle biomasse....

64
FABIANO GROUP srl - Via Cesare Battisti, 19 - 12058 S. Stefano Belbo (CN) - N. 4/2009 - Anno X - Trimestrale

Transcript of FABIANO GROUP srl - Via Cesare Battisti, 19 - 12058 S ... · 36 Combustione delle biomasse....

FABIANO GROUP srl - Via Cesare Battisti, 19 - 12058 S. Stefano Belbo (CN) - N. 4/2009 - Anno X - Trimestrale

gestione energiaperiodico di informazione tecnica per gli energy manager

4/2009

www.italiaenergia.euwww.fire-italia.org

GESTIONE ENERGIA è un’iniziativa editoriale maturata negli anninovanta all’interno dell’OPET (Organisations for the Promotion ofEnergy Technologies), rete delle organizzazioni interessate alla diffu-sione dell’efficienza energetica nei paesi della Comunità Europeaallargata, promossa dalla Commissione Europea. La rivista si è avval-sa quindi fin dall’inizio dei contributi ENEA, ISNOVA e FIRE e del sup-porto di Gruppo Italia Energia. Dal 2005 Gestione Energia diventaorgano ufficiale di comunicazione della FIRE. Indirizzata principal-mente alle figure professionali che operano nel campo della gestionedell’energia, quali i tecnici responsabili dell’uso razionale dell’energia,gli esperti in energy management, i professionisti ed i tecnici di azien-de di servizi energetici, di energy utility, Gestione Energia si rivolgeanche a produttori di tecnologie, università, organismi di ricerca einnovazione, grandi consumatori industriali e civili. Persegue unaduplice finalità: da una parte intende essere uno strumento di infor-mazione tecnica e tecnico-gestionale per le figure professionali sud-dette, dall’altra vuole contribuire al dibattito sui temi generali di politi-ca tecnica che interessano attualmente il settore energetico nel qua-dro più complessivo delle politiche economiche ed ambientali. I con-tenuti della rivista sono ricercati e selezionati principalmente da FIRE,che ne cura direttamente la parte degli aggiornamenti informatico –istituzionali e assicura articoli sulle tematiche più rilevanti del momen-to, individuando in Gestione Energia uno dei canali privilegiati dicomunicazione delle proprie posizioni ed iniziative nel settore dell’u-so razionale dell’energia, con la collaborazione di ENEA, ISNOVA eITALIA ENERGIA, nell’ambito dei campi di competenza di questiorganismi e dei relativi programmi di attività.

FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia) è nata periniziativa ENEA nel 1988 ed è un’associazione tecnico-scientifica senzafinalità di lucro per la promozione dell’uso razionale dell’energia e perla diffusione mirata dell’informazione di settore, in particolare a soste-gno degli utenti finali. La FIRE offre ai suoi associati una serie di servi-zi di aggiornamento on-line e consulenza di prima guida per supporta-re le loro iniziative in campo energetico. Dal 1992 è incaricata ed operain supporto al Ministero dello Sviluppo Economico per l’attuazione del-l’art. 19 della legge 10 del 1991 concernente la figura del Responsabiledell’uso dell’energia, Energy manager, raccogliendone tra l’altro lenomine e gestendone la banca dati. Nel contesto del mercato liberaliz-zato, la FIRE rinnova il proprio impegno istituzionale e, grazie ai colle-gamenti con gli utenti può contribuire con efficacia anche alla messa apunto delle politiche di “demand side management”. L’attività di comu-nicazione della Federazione legata alla rivista Gestione Energia si avva-le della stretta collaborazione con Fabiano Group.

GRUPPO ITALIA ENERGIA, collabora con FIRE, ISNOVA ed ENEAda circa un decennio. È una realtà che dal 1979 opera nel settoredell’informazione in campo energetico e, con le sue pubblicazioni,rappresenta il “polo editoriale dell’energia” in Italia. Nel contesto diun mercato liberalizzato, con la sua attività mira a rinnovare e con-solidare la funzione istituzionale di “Gestione Energia”, rafforzandoun prodotto realizzato per rispondere alle esigenze informative e for-mative degli energy manager riguardanti le opportunità d’impresa,gli incentivi, le normative, le tecnologie e le soluzioni finanziarie neisettori della generazione e dell’uso razionale dell’energia. L’attivitàdi una redazione composta da autorevoli giornalisti ed esperti rendela rivista punto di riferimento per gli operatori di un settore, quelloenergetico, che gioca un ruolo di primaria importanza nell’economianazionale.

Manoscritti, fotografie e disegni non richiesti anche se non pubblicati, non vengono restituiti.Le opinioni e i giudizi pubblicati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti sono riser-vati. È vietata ogni riproduzione senza permesso scritto dell’Editore.

GRUPPO ITALIA ENERGIA SrlVia Piave, 7 - 00187 Roma - Tel. 06 45479150 - Fax 06 45479172 - [email protected] - www.italiaenergia.eu

Direttore responsabilePaolo De Pascali

Direttore editorialeArmando Claudi

Comitato scientificoUgo Bilardo, Cesare Boffa, Dario Chello, Sergio Garribba,

Ugo Farinelli, Sergio Ferrari, Giovanni Lelli

Comitato tecnicoWalter Cariani, Francesco Ciampa, Paolo De Pascali,

Mario de Renzio, Dario Di Santo, Wen Guo, Giuseppe Tomassetti

RedazioneMicaela Ancora, Emanuele Martinelli

DirezioneFIRE

via Flaminia, 441 – 00196 Romatel. 06 36002543 – fax 06 36002544

[email protected]

Redazione

FIREvia Anguillarese, 301 – 00123 S. Maria di Galeria (RM)

tel. 06 30484059 - 30483626 fax 06 30484447

[email protected] [email protected]

www.fire-italia.org

PubblicitàGruppo Italia Energia Srl – tel. 0141 8278226; fax 0141 8278300

[email protected]@gruppoitaliaenergia.it

Grafica e impaginazioneNicoletta Troncon

Rivista trimestraleAnno X - N. 4/2009 - Dicembre

Registrazione presso il Tribunale di Asti N° 1 del 20.01.2000Abbonamento annuale: Italia Euro 27,00 Estero Euro 54,00Costo copia: Euro 7,00 – Copie arretrate: Euro 14,00 cad.

StampaFabiano Group Srl

Regione S. Giovanni 40 – 14053 Canelli (AT)tel. 0141 827801 – fax 0141 827830

®

Som

mar

ioP

OLI

TIC

HE

,P

RO

GR

AM

MI,

NO

RM

ATIV

E 54 Il Piano Energetico Ambientale della Provincia di CasertaCarmine Lubritto

NE

WS

RU

BR

ICH

E

58 Richmond Italia lancia a Gubbio la due giorni di business e aggiornamento sul mercatodell’energia in Italia • Partito il cantiere di Schmack Biogas per il gruppo Benetton •Cogenerazione per non perdere un’altra occasione

59 AppuntamentiNormativa. Delibere e comunicazioni dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas e Ministero dello Sviluppo Economico

PR

IM

AP

AG

IN

A 10 La crisi economica e le prospettive per il mercatodelle fonti rinnovabiliIntervista a Paride De Masi - Micaela Ancora

5 Editoriale. Decennio che va, decennio che vienePaolo De Pascali

6 FIRE e i 10 anni di “Gestione Energia”Emanuele Martinelli

L’O

SS

ER

VATO

RIO 52 Ambrosetti: ricetta da 40 milioni di euro

Carlo Maciocco

60 Le risposte ai Soci

FOR

MA

ZIO

NE

& P

RO

FES

SIO

NE

12 Illuminazione a LED per gallerie autostradaliAlessandro Senatori, Gabriele Gamannossi

22 Fonti rinnovabili per produzione di calore.Tecnologie e mercatoGiuseppe Tomassetti

26 Teleriscaldamento = cogenerazione?Luigi Franco Bottio

30 Cogenerazione a olio vegetale nel settore ceramicoGaetano Tagliaferri

32 La Direttiva 2008/28/CE e le proposte Fiper per il settoreWalter Righini

36 Combustione delle biomasse. Valorizzazione energeticadegli impatti ambientaliAlberto Pacher

40 Il mercato degli apparecchi a biomassa in ItaliaGianni Santarossa

42 Sostituisci la caldaia e non bruci il 55% di quanto spendi!Giampaolo Valentini

44 Solare termico: stato e prospettiveGiacobbe Braccio, Domenico Marano, Vincenzo Sabatelli

F O C U S

f o n t i r i n n o v a b i l i t e r m i c h e22

ME

RC

AT

O

& F

INA

NZ

A 48 La proposta ENEA per la riqualificazione energeticadel patrimonio edilizio pubblico. Piano di intervento e analisidell’impatto economicoMarco Citterio, Gaetano Fasano, Carlo Manna, Carmela Notaro

TE

CN

OL

OG

IE&

IN

IZIA

TIV

E 18 Power Quality: effetti delle armoniche e risoluzionedei problemiAlessandro Nalbone

54/2009

Ebbene si, sono passati dieci anni. Mi rigiro tra le mani lo smilzofascicolo del primo numero di Gestione Energia del 1999 e provoun senso di tenerezza per la sua originaria semplicità, quasi fosse

un figliolo nato un po’ gracile e incerto di cui siano riaffiorate improvvi-samente alla memoria le origini critiche già dimenticate da tempo.Contribuisce a creare l’atmosfera anche un leggero rimpianto per iltempo trascorso. L’inizio dell’avventura sembra ieri, ma ben sappiamoche non è così. Probabilmente a breve la decade diventerà unità dimisura standard per la lunga vita dei nostri nipoti, ma ancora adessorappresenta una gran bella fetta di esistenza, purtroppo irreversibilmen-te andata, nel corso della quale peraltro, col senno di poi, si sarebberopotute fare tante altre cose.“Ma falla finita con questa lagna!”, mi ha rimbrottato duramente il sem-per virens amico Mario de Renzio con il quale ho oramai una comunica-zione telepatica più che telematica, “smettila di dire ‘purtroppo per idieci anni passati’ e proclama invece ‘evviva per i dieci anni positiva-mente percorsi’”. In effetti nel caso di Gestione Energia il tempo è statogalantuomo perché ci ha permesso di costruire via via una ricca e lar-gamente apprezzata rivista, oramai radicata nel panorama nazionale ericonosciuta come tale. Il figliolo è diventato gagliardo e risoluto, perfinoun po’ autorevole. Risulta così in qualche modo comprensibile averinconsapevolmente sepolto il ricordo della sua dimessa nascita, comepure quello dell’impegno profuso e delle apprensioni sofferte, dei con-fronti e dei conflitti, dei nemici e degli ignavi, di tutte le piccole e menopiccole difficoltà e fatiche incontrate che da questo attuale punto di vistaappaiono compresse nel tempo, triturate nel tourbillon di questi anni esoprattutto irrilevanti a fronte del risultato finora raggiunto. Ogni tanto bisogna avere il coraggio di essere presuntuosi, di abbando-nare false modestie e riconoscere apertamente a se stessi quello chegià ci riconoscono altri. Per una volta fatemi essere coraggioso e lascia-temi dire che siamo stati bravi. Prometto che non lo dirò più se non tradieci anni, sempre se sarà il caso e se si porranno le condizioni. Masiamo stati davvero bravi nel costruire Gestione Energia e farla cresce-re, coprendo uno spazio che allora appariva ai più striminzito e poco rile-vante; quello delle competenze nel campo dell’energy management,che invece va diventando uno dei baricentri dello sviluppo e delle poli-tiche energetico-ambientali. Forse, tanto per continuare con la megalo-mania, anche grazie al nostro piccolo contributo. Non tanto il sottoscritto che talvolta si è trasformato in attento osservato-re, ma sono stati bravi tutti i partecipanti allo stretto gruppo operativodella temeraria impresa. Non mi sembra il caso di fare nomi, i pochi cuimi riferisco ne sono già coscienti e ampiamente soddisfatti, ma il meritova ai giovani e meno giovani collaboratori della redazione, a chi ha svol-to le public relations, allo staff dell’editore. Non sono stati anni facili. Certamente più complicati dei precedenti, nonsolo per noi ma in generale per l’intero ambito che si occupa di energiae affini. Dopo molto parlare sono effettivamente iniziati i grandi, epocalicambiamenti legati alla liberalizzazione e privatizzazione dei mercati,determinando una situazione, prima sconosciuta, di continua evoluzionee forte dinamismo in termini di normative, procedure, tecnologie, artico-lazioni del mercato. Situazione ancora adesso tutt’altro che consolidata. Su questa direttrice abbiamo cercato di seguire ed interpretare neglieffetti prodotti il lento ma costante ampliamento del numero e delle cate-gorie dei soggetti coinvolti e interessati al settore dell’energia lungo una

filiera che vede moltiplicarsi la quantità e le tipologie degli operatoridiretti ma che va anche allungandosi ed allargandosi sempre più versocategorie non direttamente coinvolte fino ad espandersi gradatamentema decisamente tra gli utenti finali e i semplici consumatori.Ci siamo trovati spesso disorientati nel comparare i temi da noi trattati equelli dei nostri interlocutori con il potente, largo dispiegarsi, nel bene enel male, degli effetti della globalizzazione. Ma mi sento di poter affer-mare con ragionevole certezza che non abbiamo cercato di sottrarci,pur nei limiti delle risorse e delle capacità a disposizione, al confrontocon la complessità della situazione; e ritengo che abbiamo perseguito,sempre con le limitazioni di cui sopra (e forse con gli alti e bassi dovutialla contingenza degli avvenimenti), il compito che ci eravamo dati ori-ginariamente di approfondire il difficile connubio management/tecnolo-gia per contribuire alla costruzione di una integrazione disciplinare tra ledue aree, così come indicato nell’editoriale del primo numero. Non so cosa ci aspetta nel decennio che verrà. Non sono tanto sicuroche ci sarà luce tutto l’anno come va dicendo Lucio Dalla da un trenten-nio a questa parte. Anzi penso che il problema energetico diventerà piùpressante, presentando anche aspetti diversi rispetto al passato cherisulta ancora difficile delineare con chiarezza ma di cui occorrerà osser-vare tempestivamente l’evoluzione appunto per comprenderli adeguata-mente. Al riguardo non voglio in ogni modo addentrarmi in previsioni cherischiano inevitabilmente di confrontarsi in astratto con le varie catastro-fi annunciate sulla fine dei combustibili fossili, l’instabilità climatica, l’in-nalzamento degli oceani, la desertificazione, il gap tra paesi ricchi epoveri, e via cantando. Anche perché intendo per ora seguire l’esempiodi qualcuno di cui non ricordo il nome (forse Mark Twain?) che facevaprevisioni solo a cinquant’anni e oltre, in modo tale che a scadenza nonfosse possibile ricevere rimproveri per gli errori commessi.Lungi da me pensare di abbandonare tali questioni. Dico solo che voglia-mo confrontarci concretamente con esse, e con le ricadute che produr-ranno in termini di politiche e tecnologie, in rapporto alla nostra tematicadi riferimento che riguarda la crescita e la qualificazione delle competen-ze professionali nel campo dell’energy management.Confermo quindi con sempre maggior convinzione il nostro originariocampo di interesse, che corrisponde anche ad una specie di mandatoauto assegnato, per la crescita e la qualificazione dell’area professiona-le relativa all’uso efficiente dell’energia. In tal senso credo che la nostramodesta opera debba svilupparsi per contribuire a riequilibrare, nellacrescita complessiva, la bilancia degli investimenti tra quelli di tipo finan-ziario e non. Soprattutto per l’incremento di questi ultimi in termini di atten-zione e considerazione per lo sviluppo delle conoscenze e capacità delsettore. In mancanza di questi investimenti immateriali, quelli in impianti,manufatti, processi, applicazioni tecnologiche, per quanto consistentirischiano l’inefficacia o quanto meno l’inefficienza. Conservo inoltre il miopersonale e segreto (non più di tanto, come sa chi si avventura a legge-re i miei editoriali) intendimento di poter trattare anche delle valenze eti-che e soprattutto culturali nella declinazione professionale dell’uso razio-nale dell’energia, per il superamento di una dimensione strettamente edesclusivamente ragionieristica e geometresca delle competenze, contutto il rispetto per i ragionieri e per i geometri che nel loro operare sonosicuramente migliori degli stereotipi negativi loro assegnati. La strada è ripida e lunga, ma appassionante. Sursum corda. Buondecennio a tutti e lunga vita a Gestione Energia. �

Paolo De PascaliDirettore ResponsabileE

dito

riale

Decennio che va, decennio che viene

Energy Manageral centro del sistema energiaCesare BoffaPresidente FIRELa crisi energetica degli ultimi 30 anni e l’au-mento dei costi per la collettività ha accelerato ilprocesso di consapevolezza sui temi dell’effi-cienza energetica e dell’ambiente. Gli operatori più illuminati già all’inizio della crisiavevano cercato di dare delle risposte con unapproccio però non di sistema ma relativo a sin-gole realtà, fossero esse di ambito universitarioo industriale. È mancata per molto tempo – eforse rimane un problema per certi versi irrisolto– una visione complessiva su cui si è insediatala necessità della creazione di una nuova scien-za in grado di dare il via a un percorso virtuosoper: sviluppare specifiche competenze, struttu-rare mezzi adeguati per trasmetterle, farleaccettare soprattutto dalla pubblica amministra-zione, tradurre questa consapevolezza in leggie incentivi. Possiamo dire senza paura di esser smentiti cheFIRE abbia partecipato da protagonista all’inte-ro progetto, fungendo da collettore di interessidiversi e creando una figura, quella dell’EnergyManager, in grado di unire competenze diverse,dando dignità a tutta una serie di mansioni finoallora rimaste nell’ombra o nella discrezionalitàdi alcuni illuminati imprenditori. Una professionalità presente all’interno di azien-de energivore o di enti pubblici, in grado dioccuparsi di manutenzione delle centrali termi-che, di ottimizzare la gestione dei consumi ener-getici, fino a incidere con strategie di lobbing ein stretto accordo con l’associazione nei con-fronti dei ministeri preposti. Pur nella sua trasversalità oggi l’EnergyManager può godere di una forte specializza-zione ma si tratta di una figura in continua

gestione energia6

“Gestione Energia” ha compiuto nel

2009 dieci anni. Abbiamo colto

l’occasione per fare il punto non

solo sul progetto editoriale che ha

portato la rivista a occupare una

posizione centrale nel panorama

della pubblicistica specializzata del

settore, ma anche per qualche

riflessione sul ruolo dell’Energy

Manager oggi e del FIRE stesso

all’interno dell’attuale scenario

energetico.

FIRE e i 10 anni di “Gestione Energia”: FIRE e i 10 anni di “Gestione Energia”: da un’idea vincente uno strumento di crescita per gli Energy Manager italianidi Emanuele Martinelli

Da sinistra:Armando Claudi

Ferdinando FabianoEmanuele Martinelli

Carlo RicciMicaela Ancora

Cesare BoffaPaolo De Pascali

Dario Di SantoAntonella Ricci

evoluzione che avrà tanto più efficacia quantopiù ne sarà legittimato, anche a livello legale, ilruolo. La FIRE sta contribuendo con un ricco program-ma di attività a questo processo, in cui oltre allaFormazione, alla consulenza e alla convegnisti-ca, va certamente inserita Gestione Energia,centro non solo del mondo FIRE ma di tuttoquello che riguarda la cultura dell’efficienzaenergetica. Un’opera di disseminazione che siaprirà a nuovi target (per esempio gli ammini-stratori di condomini) e che sta contribuendo inmodo importante a far evolvere il sistema ener-getico italiano nella direzioni di rinnovabili edenergia distribuita.

I have a dream: una Gestione Energiadigitale e interattiva nella comunità virtuale FIREPaolo De Pascali Direttore responsabile Gestione EnergiaNegli ultimi tempi sembrano essersi notevolmen-te ravvivate le previsioni sulla morte della cartastampata. I libri e i giornali di carta vengono datida molti autorevoli osservatori prossimi ad esse-re definitivamente abbandonati a favore del-l’informazione per via elettronica o telematica ocome altro vengono ad essere specificamentechiamati tutti quei sistemi e diavolerie varie chefanno a meno della carta per diffondere testi eimmagini. Ritengo anch’io che il destino della carta sia ine-sorabilmente segnato e stia lasciando il posto aibit o ai pixel per veicolare le informazioni. Obiettivamente non si può fare a meno di rico-noscere che si siano già costituite tutte le condi-zioni per la svolta, e che anzi questa sia già ini-ziata da tempo. Lo dimostra le sempre più get-tonate versioni elettroniche dei grandi quotidia-ni, alcuni dei quali dopo più di un secolo di ono-rata vita cartacea stanno pensando di eliminarela versione analogica per la digitale. Inoltre iperiodici, specialmente in campo tecnico-scien-tifico, oramai vengono in genere configurati oriconfigurati direttamente ed esclusivamente perinternet. Infine, un altro importante segnaleviene dato dall’evoluzione del mercato delle tec-nologie collegate. Le vendite di Kindle, e-book di Amazon.com chesi collega wireless e scarica direttamente dalla

rete, crescono a ritmo vertiginoso (+140% in unanno). Il problema quindi non è se avverrà lasvolta definitiva ma quando questo succederà.Tutta questa filastrocca per dire che per quantomi riguarda sarei molto contento che accadesseprima possibile e che si verificasse specialmen-te per Gestione Energia.Non solo per le solite e solide ragioni tutte con-divisibili che riguardano la salvaguardia dell’am-biente in quanto ad abbattimento di alberi,impiego di sostanze chimiche, uso dei trasporti,etc., ma anche e soprattutto per poter lavorarealla costruzione di uno strumento di comunica-zione multi direzionale attivo.In fondo la forma di comunicazione della cartastampata non è molto cambiata da quando èstata inventata più di cinquecento anni fa.Gutemberg non credo avrebbe grandi difficoltàa comprendere un libro di oggi ed a riconosce-re in esso l’anima della sua bibbia stampata aMagonza con il torchio a mano.L’uso del veicolo digitale rivoluziona i connotatistessi della comunicazione. Non più unidirezio-nale, da chi scrive a chi legge, ma bidirezionaleo, meglio ancora, multi direzionale.Mi piacerebbe molto lavorare per costruireGestione Energia come rivista interattiva traredattori e lettori, e tra lettori e lettori (che a quelpunto diventano redattori anch’essi), non soloper realizzare una sorta di giornalismo coopera-tivo o public magazine (anche se l’idea che siaffaccia al lontano orizzonte di un’opera aperta anome collettivo tipo Luther Bisset o Wu Mingappare di per sé già molto affascinante pur sepoco appropriata), ma principalmente per contri-buire a promuovere la creazione di una ampiacomunità virtuale di competenze interattive nelcampo dell’uso razionale dell’energia, costituitadagli operatori del settore ma anche dai semprepiù numerosi interessati a vario titolo al tema. Sobene che per arrivare a tanto non bisogna soloaffrontare il problema tecnologico, di cambiodella tecnologia, ma che occorre superare benaltri e più difficili ostacoli di ordine organizzativoe culturale che tutti possiamo immaginare. Ma latecnologia è il punto di partenza, la condicio sinequa non. Orsù, lavoriamo tutti per una Gestione Energiadigitale e interattiva nella FIRE comunità virtualeallargata. Abbiamo davanti molto meno di diecianni.

74/2009

FIRE e i 10 anni di “Gestione Energia”

Un’associazione viva, in continua crescitaDario Di SantoDirettore FIRELa FIRE nel corso degli ultimi dieci anni ha vissu-to trasformazioni importanti, dapprima rendendo-si indipendente dall'ENEA – che un tempo ne for-niva il personale – e poi cercando di cresceresviluppando nuovi servizi e attività. Tutto questomantenendo un atteggiamento super partes eportando avanti le attività di base relative allanomina e al supporto dei responsabili nominati aisensi della legge 10/91, nonostante tale funzionenon sia retribuita dal MSE. Nel corso degli annisi è realizzato un portale ricco di informazioni,guide, aggiornamenti e strumenti utili per chiopera nel settore, ampliato costantemente neicontenuti, si è investito in convegni e corsi di for-mazione, si è aumentata la presenza in eventiorganizzati da terzi, si è rafforzato il ruolo dilobby tecnica con presenza in tavoli di lavoroministeriali, presso l'AEEG e alcune Regioni, cosìcome in tavoli di normativa tecnica a livello euro-peo e nazionale. Sono state inoltre avviate azio-ni per intervenire anche sul fronte degli strumen-ti finanziari, oltreché su quello legislativo e degliincentivi. Per garantire e rafforzare i servizi aisoci, essendo le entrate sociali insufficienti alloscopo, la FIRE ha incrementato la partecipazio-ne a progetti europei (quattro nel 2010) e a com-messe. Contemporaneamente ha creato e av-viato il Secem per la certificazione delle compe-tenze degli Esperti in Gestione dell'Energia e hainiziato una ristrutturazione dell'organizzazioneinterna e dei sistemi di comunicazione, che pro-durrà benefici crescenti nel prossimo futuro.Inutile dire che la rivista Gestione Energia rap-presenta uno strumento importante in questoschema, che si integra con la nuova newsletterquindicinale, il portale web, l’ufficio stampa e leattività convegnistiche e formative, per offrire aisoci, agli energy manager e agli operatori di set-tore un quadro sempre più esaustivo e comple-to di novità e opportunità di intervento.

Gestione Energia: un investimento in qualitàArmando ClaudiDirettore editoriale Gestione Energia Gruppo Italia EnergiaIl tono autorevole della rivista è reso possibile

dal rigore con cui scegliamo i contenuti numeroper numero e dall’apporto che l’associazionestessa dà in termini redazionali. La qualità dellavoro svolto da FIRE in tutte le sue attività, si ètradotta nel tempo in comunicazione all’internodel periodico, che ha l’obiettivo primario di dareinformazioni utili agli Energy Manager per ope-rare sempre meglio all’interno dei rispettivi ambi-ti di competenza. I prossimi numeri di GestioneEnergia cercheranno di esplorare nuovi scenarisu cui oggi il mondo dell’efficienza è impegnata,penso per esempio alla generazione distribuitae alle smart grids, grazie anche a una serie dipartnership prestigiose che andranno a inciderepositivamente sia sulla rivista che sull’attivitàdell’associazione. L’editore ha sempre creduto nel progetto e gliinvestimenti di questi anni hanno portato allarealizzazione di un buon prodotto che comeogni organo “vivo” necessita comunque di con-tinue rivisitazioni e implementazioni. Stiamolavorando per una foliazione più ricca, maggiortiratura con più numeri all’anno.

Un mix virtuoso con al centro l’informazione specializzataMicaela AncoraCaporedattore Gestione Energia – FIREIn 10 anni di attività la rivista è stata notevolmen-te potenziata e l’obiettivo per il futuro è senz’al-tro quello di continuare su questa strada. Si èpuntato principalmente sul fornire un’informazio-ne concreta, privilegiando articoli e focus incen-trati sui temi più cogenti ed attuali del settoredell’efficienza e delle fonti rinnovabili. La rivista è organo ufficiale di comunicazionedella FIRE e rispecchia in toto la mission che laFederazione si è data; peraltro è riconosciutanei contesti energetici al di fuori dell’associazio-ne stessa, questo anche grazie alla fitta rete dicollaborazioni avviata negli ambienti universitari,imprenditoriali, di ricerca, decisionali, nonchéalla assidua partecipazione della rivista ai piùimportanti eventi di settore. Gestione Energia continuerà a seguire gli svi-luppi del mercato e la crescita dei diversi pro-cessi tecnico-politico-gestionali, così da potersostenere sempre al meglio l’operatività dienergy manager, operatori del settore e ammi-nistrazioni pubbliche, che costituiscono i targetdi riferimento della rivista. �

gestione energia8

FIRE e i 10 anni di “Gestione Energia”

P R I M A P A G I N A P R I M A P A G I N A P R I M A P A G I N A P R I M

gestione energia10

Dott. De Masi, Lei rappresenta le aziende delsettore energetico legato alle rinnovabili sulterritorio italiano. Come vede l’attualemomento di crisi economica? Crede che ilsettore abbia le basi giuste per superare ilmomento ed uscirne consolidato?La crisi può e deve diventare il più straordinariofattore di innovazione. L’appello è rivolto a tutti:politici, mondo delle imprese e società civile.Non sprechiamo la crisi! Anche se la congiuntu-ra economica è negativa, le energie rinnovabiliregistrano una domanda crescente e generanoinvestimenti. Secondo una ricerca dell’Istitutodi Economia e Politica dell’Energia e del-l’Ambiente dell’Università Bocconi la finestra diinvestimento nello scenario condizionato dallepolitiche del “Pacchetto UE per il Clima el’Energia” raggiunge per l’Italia un valore com-plessivo di circa 100 miliardi di euro nei prossi-mi dodici anni, con un potenziale occupaziona-le di 250.000 unità lavorative al 2020. Dalbruco della peggiore crisi dal ‘29 può nascereuna splendida farfalla.

Cito una Sua dichiarazione: “Attualmente cisono 20 miliardi di euro di fondi privati(aziende, fondi di investimento) disponibiliper essere investiti in ricerca ed innovazione”.Perché a Suo parere non vengono utilizzati?Perché nel nostro Paese, investire nelle rinnova-bili (cui alludevo in quella dichiarazione) non èsolo difficile, ma – come dimostra uno studiodella Columbia University commissionato dallaDeutsche Bank – è diventato anche “rischioso”.Non a caso, secondo questo studio, l’Italia è infondo alla classifica dei Paesi dove gli investi-menti nelle rinnovabili sono più sicuri, al con-trario di Francia, Germania, Cina e Brasile, doveinvece il coefficiente di rischio è minore. Le

Intervista a Paride De MasiCoordinatore nazionale di Confindustria per le energie rinnovabili

di Micaela Ancora

La crisi economica e le prospettive per il mercato

delle fonti rinnovabili

Le imprese che investono in fonti

rinnovabili oggi si trovano di fronte a

grandi difficoltà a causa della crisi

economica e delle congiunture in atto.

Ne abbiamo parlato con Paride De Masi,

coordinatore nazionale di Confindustria per

le energie rinnovabili, che ha sottolineato

come questo momento deve essere un

input per il Paese e per il mercato

dell'energia.

A P A G I N A P R I M A P A G I N A P A G I N A P R I M A P A G I N A P R I

114/2009

cause individuate dallo studio sono le stesse perle quali noi operatori del settore combiattiamoquotidianamente e cioè: politiche nazionalipoco incisive, lungaggini burocratiche per leautorizzazioni a livello locale e, soprattutto,disinformazione: la vera bestia nera delle energierinnovabili!

Potrebbe delinearci in che modo Confin-dustria spinge sullo sviluppo delle fonti rin-novabili e dell’efficienza energetica? Qualisono le attività in atto?L’Europa ci chiede di portare la quota di energiada fonti rinnovabili sul consumo finale lordo dienergia al 17% entro il 2020. Attualmentesiamo a metà strada: 8,8%. Confindustria ritie-ne che, per raggiungere questo obiettivo, sidebba puntare soprattutto su un miglioramentodell’efficienza energetica e su un maggiore coin-volgimento delle Regioni. Viviamo in un paesein cui i cittadini sprecano energia pari a quellaprodotta da 8 centrali nucleari e nel quale vapersa almeno la metà dell’energia che acquistia-mo a scopi domestici. Il miglioramento dell’ef-ficienza energetica può svolgere dunque unruolo fondamentale nel garantire che gli obietti-vi in materia di clima ed energia siano raggiun-ti al minor costo possibile e possano altresì offri-re nuove possibilità all’economia nazionale.Quanto al necessario coinvolgimento delleRegioni, si dovrebbe procedere ad una riparti-zione del potenziale di sviluppo delle fonti rin-novabili in ogni Regione allo scopo di responsa-bilizzare le autorità locali.

Si parla spesso di riconversione industriale. Èrealmente un meccanismo che funziona e cheporta beneficio alle popolazioni locali?L’Italia non ha né combustibili fossili, né uranio,

ma in compenso ha una grande risorsa inspie-gabilmente sottoutilizzata: il sole. L’Italia ha piùsole dell’Austria, eppure ha una superficie procapite di pannelli solari termici 20 volte menoestesa. L’Italia ha più sole della Germania,eppure la potenza fotovoltaica pro capite instal-lata in Germania è 30 volte maggiore. Nonsolo! Secondo le ultime stime della ItalianBiomass Association (ITABIA), il nostro paesepuò contare su un quantitativo annuo di bio-masse residuali che si attesta oltre i 25 milionidi tonnellate di sostanza secca: un vero e pro-prio giacimento di petrolio verde che attendesolo di essere sfruttato adeguatamente. Nellasola Puglia le aree idonee alla conversione ener-getica sono quantificabili in più di 600milaettari. Che cosa significa tutto ciò? Il nuovorinascimento industriale passa dalla riconver-sione “verde”, soprattutto nel settore manifattu-riero e in quello agricolo. Gli esempi dellaFerrania di Cairo Montenotte, della EridaniaSadam di Bologna, della Electrolux diScandicci, della Burgo di Marzabotto e dellaFilanto di Casarano (un ambizioso progetto diItalgest) sono significativi delle importanti rica-dute economiche, sociali e – perché no – cultu-rali che un simile processo può determinare peril territorio.

Due battute conclusive: quali sono le propo-ste o le osservazioni che rivolgerebbe aiMinisteri attinenti e agli organi istituzionalinel settore energetico?Meno prudenza, meno scetticismo, meno timo-re e più coraggio, più senso di responsabilità,più determinazione a Copenhagen. Chiedereiprima di ogni altra cosa questo, perché troppospesso ci si dimentica che la questione energeti-ca non riguarda solo le nostre bollette e le nostretasche, ma anche la democrazia, la pace, ilbenessere, il clima, la sopravvivenza del nostropianeta e di tutte le specie viventi, compresa lanostra. L’energia è il banco di prova del futuro.Il 19 dicembre mi piacerebbe poter ripetere leparole pronunciate da Barack Obama il giornodel suo insediamento: abbiamo scelto la speranzasulla paura, l’unità degli scopi sul conflitto e ladiscordia. �

La recente evoluzione normativa nell’ambito dellailluminazione stradale ha notevolmente incenti-vato i tentativi di riduzione del consumo energe-

tico negli impianti attraverso luce di qualità. È ormai unfatto consolidato dalla nuova Norma UNI 11248 chel’utilizzo di sorgenti luminose a luce bianca consente unnotevole risparmio energetico ed apre, di fatto, grandiopportunità alle sorgenti a LED, con ulteriori vantaggiquali i risparmi sulla manutenzione e l’aumento dell’af-fidabilità grazie alla durata dei diodi e alla loro soliditàmeccanica. Le nuove normative puntano a livelli di sicurezza viariadelle gallerie sempre maggiori e questo ha fatto sì chegli impianti tecnologici all’interno delle stesse assumes-sero un ruolo sempre più determinante; ma ha fatto sìanche che i consumi energetici salissero vertiginosa-mente.L’ufficio Energia e Sicurezza di Autostrade gestisce lamanutenzione e l’energia degli impianti di galleria ormaida diversi anni impegnandosi sempre più nella ricercadi nuove tecnologie che puntino al risparmio energeti-co e riducano gli interventi di manutenzione.Le conclusioni della nuova Norma UNI 11248 e dellaUNI 13201, le prescrizioni di quanto riportato all’Art.2comma a) del D.M. 14/09/2005, nonché il recepimen-to a livello Europeo della “teoria della luce bianca”,hanno spinto ad effettuare delle riflessioni sulla tipolo-gia dell’illuminazione delle zone di permanente dellegallerie.

Il progettoCome primo obiettivo ci siamo posti il problema dellascelta della sorgente di illuminazione e volendo utilizza-re sorgenti luminose con resa cromatica superiore al60% abbiamo individuato il LED come la tipologia conmaggiore rendimento in assoluto tra le sorgenti a lucebianca.Il secondo obiettivo che ci siamo posti è stato quello direalizzare un corpo illuminante a led che potesse esse-re utilizzato subito in sostituzione degli attuali al sodiogià installati. Per prima cosa abbiamo provveduto ad effettuareun’analisi dettagliata di tutti gli impianti di illuminazionegallerie già installati in modo tale da poter avere unvalor medio dei dati principali che ci servivano comeinput al calcolo illuminotecnico. Dati che naturalmenteerano riferiti all’interasse dei corpi e alla tipologia diimpianto monofilare o bifilare. Questi dati erano per noifondamentali in quanto avevamo come obiettivo la pro-gettazione di un corpo illuminante che potesse sostitui-re gli attuali al sodio già installati.Il progetto del calcolo illuminotecnico è stato effettuatotenendo conto :� delle Norme UNI 11095, UNI 11248 e UNI EN

13201;� di mantenere una luminanza media di 2,25 cd/m2

(essendo luce con resa cromatica superiore a 60 siscende di una categoria);

� ottenere una uniformità non inferiore a 0,4;

gestione energia12

FO

RM

AZ

ION

E&

PR

OF

ES

SIO

NE

Illuminazione a LED per gallerie autostradaliAlessandro Senatori • Responsabile Energia e Sicurezza ImpiantiGabriele Gamannossi • Energia e Sicurezza Impianti (Membro Commissione UNI - U29 Luce e Illuminazione)

Autostrade per l’Italia S.p.A. - Direzione Servizi Evoluti

� ottenere una uniformità longitudinale non inferiore a0.7;

� ed avere un indice di abbagliamento TI non superio-re a 10.

Per raggiungere le caratteristiche tecniche del proget-to illuminotecnico era necessario creare un corpo illu-minante dotato di un sistema ottico a led a distribuzio-ne asimmetrica specificatamente studiato per il campoapplicativo in questione.Dopo varie prove di laboratorio siamo stati in grado diindividuare il led che più si avvicinava alle nostre esi-genze; mancava a questo punto lo studio dell’otticaideale per l’applicazione in oggetto.Per fare questo ci siamo avvalsi della collaborazione diuna ditta di esperienza pluriennale nell’applicazione delled nell’illuminazione. Il led inteso come singolo puntodi emissione luminosa è stato da noi scelto in base avarie caratteristiche tecniche. Meccanicamente il led scelto si presenta come mostra-to in figura 2.È importante dire che il led per poter emettere lucegenera del calore, che è in grado di cedere all’esternoa mezzo della sua struttura di dissipazione. Questatemperatura si chiama temperatura di giunzione. Seguardiamo il grafico riportato in figura 3, possiamonotare che le ore di funzionamento (vita utile) sonodipendenti dalla temperatura di giunzione; cioè piùquest’ultima è alta, minore è la sua durata nel tempo.Il corpo illuminante che abbiamo adottato nel progetto,ha un accoppiamento della struttura di dissipazione delled al sistema di dissipazione/raffreddamento che glipermette di tenere la TJ a 45°C con una temperaturaambiente di 15°C (si precisa che questo dato si rag-giunge grazie anche all’elettronica di pilotaggio del led). Determinato la temperatura di esercizio, ci siamo posticome dato fotometrico fondamentale, di non far anda-re il led a fine vita al disotto di un rendimento del 90%e questo, di conseguenza, ha determinato una duratadel led di circa 93.000 ore (oltre 10 anni).

Determinati i dati di cui sopra, siamo andati a lavoraresull’ottica del led o meglio abbiamo disegnato, grazieall’esperienza e al know-how maturato negl’anni, lacurva fotometrica ideale che il nostro corpo illuminantedoveva avere per soddisfare tutti i requisiti illuminotec-nici che ci eravamo imposti.L’ottica prevista garantiva di raggiungere gli obiettivi diluminanza, con un aumento considerevole dell’unifor-mità, decisamente superiore rispetto all’impianto pre-cedente. L’ottica è stata inoltre misurata presso i labo-ratori CNR e riscontrata di classe 1 relativamente allaNorma CEI EN 60825-1 ovvero con impatto fotobiolo-gico minimo sull’occhio umano. Pertanto, la fase progettuale aveva dato alla “luce” unprototipo di corpo illuminante dalle seguenti caratteri-stiche tecniche:� piena compatibilità con le attuali infrastrutture esi-

stenti (canaletta e distribuzione elettrica); � stesso sistema di aggancio del corpo illuminante alla

canaletta; � stesso sistema di accoppiamento presa-spina al cir-

cuito di alimentazione; � potenza elettrica di ciascun corpo illuminante, com-

preso le perdite (alimentatore), 75 W (contro gliattuali 120 W del sodio);

� vita media attesa 93.000 ore (dichiarate);

FORMAZIONE & PROFESSIONE

134/2009

Figura 1. Particolare del corpo illuminante a LED utilizzato in galleria

Figura 3. Rendimento nel tempo

Figura 2. Struttura del led utilizzato

� conforme a tutte le Direttive e Normative vigenti inmateria, comprese quelle di prodotto (UNI 11095 –UNI 11248 – UNI EN 13201 – CEI EN 60825.1);

� sorgente costituita da n.60 Led monocromatici atemperatura di colore 5.500°K (contro le attuali alsodio con resa di 2.000°K) da 100 lm/W (con rendi-mento netto di 86 lm/W).

Quindi confrontando gli obiettivi che ci eravamo prepo-sti e i risultati potevamo affermare di essere sulla buonastrada e pertanto si poteva passare ad effettuare delleprove su strada.

Prototipo impiantoSuccessivamente si è eseguito un collaudo in tratto digalleria appositamente dedicato alle sperimentazioni, alfine di verificare attraverso misurazioni specifiche ilrisultato reale della installazione. Il collaudo ha dato

ressante notare come la tipologia del colore della luce,nel caso del led, aumenti il confort visivo facendo per-cepire maggiormente le caratteristiche dello scenarioilluminato.Sempre dal confronto tra la figura 4 e la figura 5 èimportante mettere in evidenza la distribuzione dellaluce o meglio, l’uniformità generale di illuminamento. Sinoti che nel caso dell’impianto a led (figura 4) la distri-buzione della luce sulle pareti è effettuata in modouniforme con quella a terra; mentre nell’impianto alsodio (figura 5) il livello di illuminamento delle pareti (siconfronti la parete lato corsia di sorpasso con la pare-te lato corsia di marcia) è disuniforme e diverso daquello a terra.

Vantaggi per la manutenzioneNegli impianti di illuminazione gallerie, acquistano

FORMAZIONE & PROFESSIONE

gestione energia14

Figura 4. Prototipo illuminazione di permanente a LED galleria Crocina Figura 5. Illuminazione di permanente al sodio alta pressione galleria Crocina

esito positivo, pertanto si è proceduto alla installazionedell’impianto in una gallerie in esercizio.Dopo circa 4 mesi dall’inizio dello studio, abbiamo rea-lizzato la prima galleria autostradale con l’illuminazionedi permanente effettuata a Led. In particolare la galle-ria in questione si chiama Crocina e si trova sul-l’Autostrada A1 al Km 335+700 (procedendo da Romaverso Milano) la galleria è ubicata subito dopo il casel-lo di Arezzo. Si precisa che il prototipo è stato installa-to solo nel fornice in direzione Nord. Nella figura 4 è possibile vedere l’illuminazione del for-nice con il nuovo impianto a Led.La galleria Crocina di lunghezza complessiva di 160 mera dotata di impianto monofilare al sodio alta pressio-ne con lampade da 100 W installate ad una interdistan-za variabile da 9 a 11 m, per un totale complessivo din. 21 corpi illuminanti. Nella figura 5 è possibile vederecome era l’illuminazione della galleria prima dell’instal-lazione dell’impianto a Led.Facendo un confronto tra la figura 4 e la figura 5 è inte-

importanza sempre più rilevante, i problemi della effi-cienza delle installazioni e dei costi di esercizio.I problemi sono strettamente connessi: da una parteesiste l'esigenza di avere livelli di illuminamento semprecostanti; dall’altra esiste l’onere crescente per l’ordina-ria manutenzione.Da tutto ciò, ne deriva che un impianto di illuminazionedi galleria dovrà avere una affidabilità più elevata pos-sibile.Trovare un buon grado di affidabilità é ben più difficileche riuscire ad ottenere un buon grado di sicurezza.Questo perché, la rispondenza di un impianto allenorme, é condizione sufficiente per garantire la sicurez-za ma non é sufficiente per garantire una buona affi-dabilità.Oggi, in un impianto al sodio, le cause principali cheinfluiscono negativamente sull’affidabilità dell’impiantosono principalmente due; in particolare:1. mortalità delle sorgenti luminose;2. decadimento dell’efficienza dei corpi illuminanti.

Per ovviare agli inconvenienti di cui ai punti 1) e 2),effettuiamo una manutenzione programmata calcolatain base alla vita media delle lampade e al decadimen-to del corpo illuminante, quest'ultimo determinato dal-l’accumulo di polveri e dal deposito del fumo sui vetridei corpi illuminanti, causando una consistente diminu-zione del flusso luminoso emesso e di conseguenzauna diminuzione delle prestazioni dell'impianto. In altreparole, attualmente effettuiamo un anno il lavaggio deicorpi e un anno lavaggio e sostituzione lampade.Con la tecnologia Led, rispetto agli impianti attuali, lecause che influiscono negativamente sull’affidabilitàdell’impianto si riducono solo ad un punto. Questo per-ché la durata della sorgente luminosa passa da i 2 anni(cioè 17.520 ore del sodio) a 10 anni (cioè circa 93.000ore del led) pertanto questo porta il vantaggio di nondover più intervenire per la sostituzione delle lampade. Pertanto l’unico vero problema per la manutenzione,con la tecnologia Led, rimane il problema del decadi-mento del corpo illuminante dovuto all’accumulo delle

polveri del particolato dei motori sulla parte emittentedel corpo illuminante stesso. Anche in questo caso il Led è vincente rispetto al sodioin quanto grazie alle dimensioni nettamente ridotte delcorpo illuminante stesso e alle basse temperature cheraggiunge la parte emittente, ci potrebbe permettere dipoter effettuare la pulizia con dei sistemi automatici dilavaggio.

Ipotesi di sistema automatico di lavaggio del corpo illuminanteNella figura 7 è possibile apprezzare come le dimensio-ni meccaniche di ingombro del corpo illuminante a Ledsiano nettamente più ridotte rispetto a quelle di unotradizionale al sodio. Allo stesso tempo però è possibi-le notare come le dimensioni meccaniche del corpoilluminante a Led siano più proporzionate al sistema disostegno (canaletta). Questo ci ha consentito di potereffettuare l’analisi di fattibilità di un sistema che permet-tesse di realizzare il lavaggio dei corpi illuminanti inmaniera automatica. Cioè, un mezzo mobile (furgone)dotato di idoneo braccio meccanico estensibile corre-dato alla sua estremità di rullo ruotante (tipo quello deilavaggi auto) e vasca di raccolta acqua. Il tutto, natu-ralmente, realizzato in modo tale da poter effettuaretale operazione transitando in galleria ad una velocità dicirca 3 Km/h. Da tutto ciò ne deriva che, si riducono sia i costi dimanutenzione (in quanto non c’è più bisogno di effet-tuare una riduzione di carreggiata ma possiamo usareil cantiere mobile) sia i tempi per l’effettuazione dellastessa, con riduzione dell’impatto sull’utenza. La particolarità di effettuare il lavaggio in automatico, cipermette di poter anche considerare più lavaggi l’annoe pertanto progettare impianti con un livello di illumina-mento che tenga conto non del 20% di incremento delflusso luminoso in fase iniziale, per sopperire al deca-dimento, ma di una percentuale nettamente più bassa(circa il 5%) il che si traduce anche in un minore assor-bimento di energia e quindi in risparmio energetico.Infine attraverso una verifica economica relativamenteai costi benefici, possiamo affermare che eseguire gliimpianti di galleria con le apparecchiature a LED rispet-to all’utilizzo dei corpi illuminanti al Sodio alta pressio-ne, si ottiene il rientro economico dell’investimento incirca 3 anni, in funzione del notevole risparmio sia dalpunto di vista energetico che manutentivo. Pertanto essendo la vita attesa delle apparecchiature aLED superiore ai 10 anni è facilmente intuibile la bontàdel risultato espresso dalla sperimentazione effettuatanella galleria Crocina. �

RingraziamentiSi ringrazia per la collaborazione ricevuta per la messa inopera del prototipo dell’impianto di illuminazione della galleriaCrocina i colleghi della D.T.4 Firenze; in particolare Ing.Donato Dino Giuseppe Maselli, Sig. Claudio Cecchi, Sig.Massimo Vignozzi, Sig. Massimo Fusi.

FORMAZIONE & PROFESSIONE

154/2009

Figura 7. Particolare corpo illuminante al sodio e a led

Figura 6. Particolari della distribuzione dell’illuminamento impiantoa led parete/strada

CGT DIVISIONE ENERGIA

Un nuovo modello di main contractor

Energia distribuita e cogenerazione rappresentano la risposta più immediata

ai problemi di sicurezza del paese e di attenzione all’ambiente.

CGT S.p.A.S.S. Padana Superiore, 1920090 Vimodrone (MI)Tel. +39 02 274271

www.cgt.it

Parlare oggi di CGT Divisione Energia significa aprirsi a due ambiticomplementari e di pari importanza tra di essi: la proposta di prodottiCaterpillar,con caratteristiche qualitative riconosciute su scalamondiale; una concezione del servizio in grado di tracciare nuoviorizzonti strategici e operativi. L’expertise su prodotti e soluzioniingegneristiche ha portato CGT a trasformarsi da dealer Caterpillar avero e proprio main contractor: una trasformazione frutto diesperienza e know-how in grado di posizionare l’azienda come veraGlobal Service Company in ambito cogenerativo e impiantistico. La fornitura di prodotti quali gruppi di cogenerazione, scambiatori dicalore, quadri elettrici, solo per citarne alcuni, si unisce oggi a servizifino a qualche tempo fa ad appannaggio del cliente e dei suoimolteplici fornitori. Un modello grazie al quale tutto può essere oggiconcentrato su CGT: dalla richiesta di autorizzazione dell’impianto, finoal completamento di una centrale, all’allacciamento alle utenze e allastipula di un contratto di manutenzione.Dare al cliente un’interfaccia unica è il principio che ha guidato nelprimo semestre del 2008 la realizzazione dell’impianto per SanPellegrino - per la quale sono state realizzate anche opere di carpenteria- e per Gelsia Calore. Una società privata e un’utility con cui è statopossibile testare direttamente questo nuovo ruolo di main contractorassunto da CGT. L’accordo nel 2007 con il Gruppo Nestlé ha portato allamessa in opera, oltre che dell’impianto San Pellegrino, anche di quelloAcqua Vera a Padova. Entrambi i progetti sono arrivati subito dopoquelli realizzati per Auricchio, leader nel settore alimentare, e perl’industria del latte Virgilio, il cui impianto è gestito oggi da Siram.

GLOBAL SERVICE CGT PER CATERPILLAR, MA NON SOLOCGT dispone attualmente di una rete di 26 filiali all’interno delle qualiopera con oltre cento di tecnici specializzati in manutenzione diimpianti, in grado di sviluppare negli anni competenze tecniche egestionali di assoluto rilievo. Know-how e conoscenza del settore sono i punti di forza della divisioneenergia: dalla consulenza per analisi di fattibilità e fornitura didocumentazione per conferenza servizi fino a ingegneria di progetto,realizzazione impianto e manutenzione. Un processo trasversale, cheha come baricentro un nuovo modo di relazionarsi con il cliente e lesue necessità, sviluppatosi attraverso nuove dinamiche di dialogo traufficio tecnico, vendita e servizio post-vendita. L’esperienza maturata in prima battuta nel settore petrolifero consenteoggi al servizio post-vendita di CGT Divisione Energia di operare suimpianti che vedono la presenza di motori di differenti casecostruttrici; questo grazie al rapporto privilegiato venutosi a creare conil Gruppo Eni, per il quale CGT cura la manutenzione di tutti i motoriinstallati sia sulle piattaforme dell’Adriatico, sia su quelle a terra in

Medio Oriente, Africa e Kazakistan. Un processo che ha dato un nuovoorientamento a CGT con la fornitura di servizi chiavi in mano, a cui siè unita, nel tempo, tutta la conoscenza necessaria per applicare egestire tecnologie avanzate per il telecontrollo. Il sistema disupervisione locale organizzato all’interno di una control room situataa Vercelli, è infatti oggi tra le più moderne ed efficienti a livellointernazionale ed è in grado di tenere monitorati tutti gli impianti sottocontratto CGT. Ogni tecnico con un semplice collegamento è in gradodi controllare i dati di potenza erogata, l’energia prodotta, le ore difunzionamento, le temperature in camera di combustione e così via,favorendo il timing e il tipo di intervento manutentivo. Attraversoun’attenta analisi vengono inoltre calcolati gli indici di risparmioenergetico utili al cliente per la richiesta di agevolazioni fiscali per lacogenerazione ad alta efficienza.

COGENERAZIONE CGT, UN PRODOTTO SARTORIALECON UN APPROCCIO INDUSTRIALEIn termini di generazione di energia si registra oggi un confrontoserrato tra due modelli: quello che propende per la costruzione digrosse centrali di produzione e quello che invece indica la generazionedistribuita come un sistema più consono alle esigenze del paese.È a questa seconda tipologia, secondo un concetto di SistemaEnergetico Integrato, che CGT rivolge la propria attenzione; ancheperché, in termini temporali, se una grossa centrale turbogas richiededai 7 ai 10 anni, tra iter autorizzativi e realizzazione, per un impianto dimedia taglia si parla di 12-15 mesi. In questo contesto la cogenerazioneè la tecnologia che offre oggi maggiori garanzie in termini di efficienza,di risparmio energetico e di attenzione per l’ambiente. I nuovi asset strategici di CGT - fornitura di prodotti affidabili e serviziopersonalizzato - rispondono dunque sia alle necessità di sicurezzaenergetica che il paese richiede, sia al bisogno di ottimizzare i consumienergetici da parte dei clienti. La filosofia CGT consente un approccio“sartoriale” e al tempo stesso “industriale” ai problemi, con unastrategia che guarda inoltre con estremo interesse a nuovi target diriferimento, quali energy manager e consulenti energetici sul territorio. L’intervento dei sistemi di cogenerazione CGT su un tessutoimportante di piccole e medie imprese può realmente rispondere alleesigenze di ottimizzazione dei costi e di attenzione all’ambiente. Il tutto mettendo in campo tre fattori chiave: capacità di proporresoluzioni di main contractor, utilizzo di tecnologie avanzate consolidatein decenni di attività, approccio e interventi di Global Service resipossibili dall’alta formazione tecnico-gestionale della divisione CGT.Un processo virtuoso, in grado di soddisfare le esigenze di ognisingolo cliente contribuendo, al tempo stesso, a far evolvere il sistemaenergetico nazionale secondo modelli di efficienza e di reale sviluppo.

Power Quality: effetti delle armoniche e risoluzionidei problemiAlessandro Nalbone • Chloride Italia, Divisione di consulenza progettuale CSC (Chloride Support & Consulting)

Per qualità nella fornitura di energia elettrica siintende l’insieme dei requisiti minimi che, serispettati, portano alla soddisfazione dell’utente.

In genere si considerano sia gli aspetti commerciali,quali i tempi di allaccio o il servizio di misura, sia quel-li tecnici, dipendenti dalla differenza fra la tensione di ali-mentazione effettiva e quella teorica. In questo articolosi tratterà il tema della power quality, un concetto lega-

to a diversi aspetti, quali la continuità della fornitura, lalimitata variazione della tensione di alimentazione, lacostanza della frequenza e l’assenza di armoniche. Inparticolare ci si focalizzerà sull’aspetto delle armoniche,dovute a carichi ad assorbimento non lineare. Simostrerà il fatto che sono difficilmente individuabili inassenza di strumenti specifici e dunque subdole.Saranno esaminate alcune cause di disturbi e si spie-

gestione energia18

TE

CN

OLO

GIE

& I

NIZ

IAT

IVE

Figura 1. Confronto dei principali rimedi contro il problema delle armoniche. Il confronto delle 5 tecnologie prese in esame viene fatto in baseal costo iniziale della soluzione, il valore di affidabilità, i possibili effetti collaterali, le prestazioni al carico variabile e la potenzialità a compensare le armoniche di corrente

gherà come condizionano la rete elettrica. Qui di segui-to riportiamo un confronto delle varie tecnologie cheverranno esposte in questo articolo (figura 1): si tratta diun’analisi comparativa dei principali rimedi alle armoni-che in rete, ricorrendo a:� induttanze di linea� filtri LC� raddrizzatori dodecafase� UPS con raddrizzatori a IGBT� filtri attivi.

Armoniche: Cause ed effetti

La generazione delle armoniche nei sistemi elettriciIn un sistema elettrico trifase, nel caso ideale, le tresinusoidi di tensione alla frequenza nominale (50 Hz)hanno uno sfasamento di 120°. In condizioni ideali, l’in-stallazione supporterebbe solo carichi lineari (resistivi)che a fronte di una tensione sinusoidale presentano unacorrente sinusoidale su ciascuna fase. Questo scenarioprevede la circolazione della sola frequenza fondamen-tale (50 Hz). Tuttavia, nella pratica, il carico reale è spes-so da vedersi come un carico non lineare. Questi cari-chi non lineari includono: convertitori di potenza, mac-chine rotanti, strumentazione elettronica e molti altri. Iconvertitori statici di potenza, nei quali può essere inclu-so l’UPS, sono oggigiorno ampiamente impiegati peruna grande varietà di applicazioni.I carichi non lineari possono cambiare il contenutoarmonico della tensione in alternata della sorgente: essigenerano numerose armoniche di corrente che hannouna frequenza multipla della fondamentale. Tali correntisovrappongono i propri effetti a quelli dovuti alla fonda-mentale lungo la stessa impedenza di linea, ciò signifi-ca che la presenza di carichi non lineari provocherà l’i-niezione di tensioni armoniche multiple della fondamen-tale alla sorgente di tensione, e che si propagherà all’in-tero sistema se non adeguatamente controllata. A partela valutazione della singola componente armonica, cisono due principali modi per valutare il contributo armo-nico in una linea: il THD (Total Harmonic Distortion) e ilTDD (Total Demand Distortion). Il THD, è diventato unostrumento comune di calcolo per valutare la distorsionearmonica in corrente (o tensione).

Gli effetti delle armonicheLe correnti armoniche generate dai carichi non linearipossono essere generalmente rappresentati come sor-genti di correnti armoniche. La distorsione armonica nelsistema di potenza che ne deriva dipenderà dalle carat-teristiche d’impedenza e di frequenza.Il livello di tolleranza alle armoniche per un carico èdeterminato dalla suscettibilità del carico (o della sor-gente di potenza). La tipologia di apparecchiatura menosuscettibile è quella in cui la funzione principale è la pro-duzione di calore o di energia meccanica (questo tipo diapparecchiatura è tipicamente robusto e pertanto l’e-nergia delle armoniche è utilizzata dal carico ed è quasicompletamente tollerata).

Passando all’influenza del THDi sul THDv, come giàvisto in figura 2, il flusso delle armoniche lungo l’impe-denza della sorgente genera una distorsione della ten-sione di ingresso. Il THDv (distorsione armonica in ten-sione) deve rimanere contenuto entro certi valori (gene-ralmente il 5%), per evitare eccessivi disturbi ad altricarichi collegati allo stesso sistema di distribuzione. Dalmomento che il THDv dipende dall’impedenza dellasorgente, è necessario rispettare questo valore sia incaso di una sorgente con un’elevata impedenza (gene-ratore), sia con un’impedenza più bassa (trasformatore).Segue che per ridurre il THDv è necessario ridurre learmoniche di corrente, se possibile con una soluzioneindipendente dalle caratteristiche della sorgente. Inoltre, uno degli effetti più rilevanti delle armoniche nellemacchine elettriche rotanti è l’aumento di dissipazionetermica a causa di perdite nel rame e nel ferro dovutealle varie frequenze armoniche. Le componenti armoni-che penalizzano dunque il rendimento della macchina e

TECNOLOGIE & INIZIATIVE

194/2009

Figura 2. Modello utilizzato per la valutazione degli effetti delle armoniche. La sorgente è rappresentata da un’impedenza, mentre l’UPS è visto come una sorgente di armoniche

la coppia sviluppata. Un caso particolare è quello deigruppi diesel collegati a monte degli UPS per avere lun-ghe autonomie. Il fatto che i gruppi elettrogeni sianosolitamente dimensionati per carichi lineari rende neces-sario prendere rimedi contro possibili ripercussioni sulgeneratore. Alcune conseguenze potrebbero essere:� difficoltà nella regolazione. La distorsione aumenta il

valore efficace (o RMS) della tensione di uscita, percui disturba la regolazione del gruppo elettrogeno,che si basa appunto sul valore efficace della sinu-soide;

� aumento della temperatura negli avvolgimenti delgeneratore, a causa dell’aumento del valore efficacedella corrente;

� amplificazione delle armoniche dovuta all’impedenzadel generatore diesel (3-4 volte superiore a quella deltrasformatore).

Per ciò che riguarda i trasformatori, gli effetti delle armo-niche sui trasformatori sono generalmente un aumentodelle correnti parassite ed un successivo surriscalda-mento (le perdite aumentano con la frequenza: con l’au-mentare delle armoniche si ha anche un aumento delle

perdite, quindi maggior riscaldamento). I cavi di potenza potrebbero, poi, essere soggetti arisonanza e possono risentire stress elettrici del dielet-trico (isolante). Inoltre, i cavi sottoposti ad un “ordinario”spettro armonico saranno più soggetti a surriscalda-mento.Sul fronte dei condensatori, notiamo che l’aspetto prin-cipale legato all’uso di condensatori di potenza è lapossibile risonanza che può imporre tensioni e correntipiù elevate rispetto al caso nominale. Inoltre, l’impeden-za diminuisce con l’aumentare della frequenza, pertan-to il banco di condensatori aumenta il surriscaldamentoe lo stress elettrico, con diretta conseguenza sulla vitadel dielettrico. Gli effetti delle armoniche si riscontranoanche nel caso di componenti elettronici di potenza,che potrebbero essere soggetti a malfunzionamenti in

caso di distorsione armonica. Questi apparecchi lavora-no spesso sfruttando il passaggio per lo zero (“zerocrossing”) della tensione, o da altri aspetti della formad’onda. Le apparecchiature informatiche richiedonosempre più frequentemente sorgenti in alternata conuna distorsione armonica in tensione (THDv%) nonsuperiore al 5% e con la singola armonica di tensionenon superiore al 3% della fondamentale. Sui quadri elettrici, le correnti armoniche possonoaumentare il surriscaldamento e le perdite nei quadri,così da ridurre la vita attesa di alcuni componenti.Infine, un effetto peculiare collegato alle correnti armo-niche generate da carichi non lineari è il fatto che laterza armonica nel sistema trifase non elimina se stes-sa nel neutro. Considerando le tre fondamentali delsistema trifase come nel grafico sotto, è facile capirecome ciascuna fase (sfasata di 120°) presenti la terzaarmonica in fase con le altre due, il che implica che leterze armoniche si sommino sul neutro. Questo eventosi ripete per ogni altra armonica multipla della terza. Perquesta ragione il conduttore di neutro va sovradimen-sionato, prendendo in considerazione questo effetto.

Rimedi al problema delle armonicheCi sono molti e differenti aspetti, quello economico inprimis, ma anche quello affidabilistico e di progetto, datenere in considerazione per capire se e quale rimedioesiste alle armoniche. Ricordiamo anche:� problematica del rifasamento;� disturbi che le armoniche possono causare ad altre

apparecchiature nella stessa installazione;� sovradimensionamenti delle apparecchiature (come

nel caso dei generatori) in installazioni dall’elevatoinquinamento armonico;

� costo delle attrezzature per il filtraggio delle armoni-che in funzione del THDi.

TECNOLOGIE & INIZIATIVE

gestione energia20

Figura 3. Comportamento della terza armonica nel neutro

Le scelte a livello di progetto, ma anche a livello econo-mico sono numerose: esse vanno fatte allo scopo dimassimizzare l’affidabilità del sistema e di minimizzare icosti di esercizio dell’intera installazione. Di seguito siriportano alcune delle soluzioni più efficaci.

Filtri LC passiviQuesta tipologia di filtro è detta “trappola armonica”. Ilfunzionamento di questo filtro dipende dalle caratteristi-che di risonanza del circuito LC. Si noti che, comemostrato nella figura di seguito, la costruzione di que-sto filtro dà risonanza per un valore LF*CF*ω0

2 = 1. Inquesta condizione, f0 (ω0 = 2πf0) è la frequenza di riso-nanza, il che significa che alla frequenza f0 l’impedenzadel filtro risulta praticamente nulla. Pertanto la correntearmonica viene “accordata” alla frequenza di risonanzae incontrerà un percorso per così dire preferenzialelungo il filtro, anziché fluire verso la sorgente. Il filtroappartenente a questa tipologia va studiato per ridurre

in queste situazioni non ci sono filtri passivi che possa-no mitigare l’inquinamento armonico causato. Inoltre,alcuni tipi di filtro passivo come i filtri LC possono pro-vocare l’effetto contrario in alcune situazioni, provocan-do risonanza, sfasamenti e incompatibilità con i gruppielettrogeni.

TECNOLOGIE & INIZIATIVE

214/2009

Riduzione del THDi%

• THDi al 100% del carico 7 - 8%

• THDi al 50% del carico 10%

Armoniche eliminate H5, H7

Power Factor

• al 100% del carico 0.95

• al 50% del carico 1

Tabella 1. Prestazioni del filtro LC passivo

Figura 4. Rappresentazione del filtro attivo inserito a monte di un carico distorcente, quale un UPS

l’inquinamento armonico, tipicamente per armonichedel quinto ordine, ad esempio per i raddrizzatori esafa-se degli UPS.

Filtri attiviUna delle principali caratteristiche dei filtri passivi, comedescritto sopra, è il potere di filtraggio delle armonicheridotto (in termini di numero di armoniche filtrate).Inoltre, ogni soluzione ha un comportamento diverso aseconda della percentuale del carico: per esempio, unUPS con raddrizzatore dodecafase e con un’induttanzadi linea ha un THDi del 5% al carico nominale, che peròraggiunge il 10% al 25% del carico nominale. Va inoltre considerato che nella maggior parte dellesituazioni reali l’UPS è usato al 50% del carico (adesempio in configurazioni di parallelo ridondante N+1):

Il filtro attivo reagisce istantaneamente alle armoniche,le identifica e le elimina iniettando in linea la stessa cor-rente armonica in opposizione di fase. La sequenza completa del controllo è di seguitoesposta:� il trasformatore di corrente misura le armoniche di

corrente in ingresso al carico (nel caso di un UPS, iningresso al raddrizzatore);

� il circuito elettronico del filtro analizza lo spettro armo-nico fino all’ordine armonico selezionato (tipicamentefino alla 31-esima);

� basandosi sui valori determinati, il filtro inietta conti-nuamente le armoniche di corrente richieste (in oppo-sizione di fase rispetto a quelle valutate) a monte.

Con questo tipo di filtro è possibile raggiungere valori diTHDi fino al 3%, per ogni frazione del carico. �

Nel contesto europeo 1 kWh elettricoo 1 kWh termico hanno lo stesso

valore; ad esempio in Germania edAustria si spinge sul bio gas non perprodurre elettricità da immettere nellarete elettrica ma per generare metano daimmettere nella rete del gas.Nel contesto italiano attuale le fontienergetiche rinnovabili potenzialmenteutilizzabili per produrre calore sono: 1. l’energia irraggiata dal sole2. l’energia termica dell’ambiente ester-

no (aria, acqua, terreno)3. le biomasse solide, liquide o gassose.La qualifica di rinnovabile va valutata conriferimento all’intero ciclo di vita dellatecnologia; per il solare termico la valu-tazione è immediatamente del 100% poi-ché l’assorbimento delle pompe di circo-lazione non è di valore molto diverso daquello di un impianto per caldaie a fontefossile; per le tecnologie di utilizzo delcalore ambientale mediante geotermia abassa temperatura o a valle di impiantigeotermici, ugualmente si considera100% dell’energia disponibile mentre perle tecnologie per pompa di calore occor-re tener conto dell’energia elettrica con-sumata. Infine per l’utilizzo delle biomas-se si pongono due punti di verifica, dauna parte ci sono i consumi di fonti fos-sili per il trasporto di trasformazionemeccanica o chimica del materiale di ori-gine biologica per renderlo adatto all’uti-lizzo, dall’altro ci sono i consumi dell’a-

gricoltura dai concimi alle lavorazioni e laperdita di carbonio nel terreno dovuta siaalle coltivazioni profonde sia alle defore-stazioni (come avvenuto ed avviene nellearee tropicali destinate alla palma da olioper esportazione in Europa).È prevedibile che a breve queste valuta-zioni saranno formalizzate in un modopiù preciso, che le biomasse importateavranno un loro certificato di origine,che ne dichiari oltre alla sostenibilità(già oggi in via di definizione) anche ilgrado di rinnovabilità.Il termine “usi finali” richiede una valu-tazione più approfondita anche per lasua novità nel contesto italiano. Gli usifinali sono definiti come gli usi degli uti-lizzatori finali, sono quindi altra cosache il fabbisogno dell’utente; usi finalisono i kWh elettrici e termici che l’indu-stria dell’energia fornisce e vende agliutilizzatori senza tener conto del rendi-mento degli impianti dell’utilizzatorestesso. Da questo punto di vista unutente che sostituisca un suo inefficien-te camino a legna con una moderna cal-daia sempre a legna, facendo diminuireil consumo di biomassa, farebbe dimi-nuire anche la quota di penetrazionedell’energie rinnovabili nel suo paese!Si osserva che in generale tutto il siste-ma delle statistiche energetiche nato esviluppato per descrivere l’industria del-l’energia è poco adeguato a descriverecosa accade nel paese reale. Gli inter-venti di efficienza energetica degli uten-ti, gli autoconsumi diretti di fonti rinno-vabili non statisticamente formalizzati, lavalorizzazione energetica dei prodotti direcupero e dei rifiuti urbani (riciclandocosì usi non energetici di fonti prima-rie), fino ultimo non di minore rilevanza,il contenuto energetico dei prodottiimportati per effetto della delocalizzazio-ne delle industrie manifatturiere, sonotutti fattori non solo parzialmente consi-derati nelle tradizionali statistiche ener-getiche.Sarà certamente necessario svilupparealtri schemi di classificazione e monito-raggio ma per il momento è opportunoche l’Italia si adegui agli schemiEurostat per evitare continue difficoltà

gestione energia22 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

GiuseppeTomassetti

FIREFederazione Italianaper l’uso Razionale

dell’Energia

Fonti rinnovabiliper produzione di caloreTecnologie e mercato

L’entrata in operatività delladirettiva europea 28/2008,sugli impegni 20/20/20 al

2020 (la schematicità dellaripetizione delle cifre nella

sigla rileva l’importanza dataagli aspetti di marketing), ha

evidenziato che nel contestoeuropeo, dove carbone e

nucleare sono consideratelegittimamente fonti interne

per la generazione dielettricità, l’attenzione vienespostata dalle fonti primarie(petrolio, metano, nucleare,

solare) agli usi degliutilizzatori finali (elettricità,

calore, carburanti).L’impegno cogente della

direttiva riguardal’introduzione di fonti

rinnovabili negli usi finali.

nei confronti dei nostri risultati verso gliimpegni della U.E.

Potenzialità e mercato delle varie tecnologieEnergia termica dal soleL’energia dal sole entra negli usi termiciin due modi:� pannelli solari per acqua calda sani-

taria,� edilizia bioclimatica.I pannelli solari per uso di acqua caldahanno avuto in Italia un precedente for-temente negativo per il fallimento dellacampagna ENEL nei primi anni ’80 pererrori non legati ai componenti ma prin-cipalmente alla progettazione degliimpianti e alla gestione degli stessi. La presenza capillare di caldaie a meta-no da appartamento, senza fiamma pilo-ta, rende il pannello solare di interesseeconomico spesso limitato.Esteticamente questi impianti sonooggetti strani, non sono mai diventati dimoda, basti pensare al settore balneareestivo ove sarebbero possibili soluzionidal costo molto basso. Gli obblighi dilegge per l’uso del solare termico nellenuove costruzioni, contenuti nel D.Lgs.192/2005 e resi attuativi in molti rego-lamenti edilizi, non sembrano per ilmomento aver modificato le cose. Ilmercato è in ripresa con molte piccolemedie imprese nazionali in presenza diun rilevante flusso di importazione.Il driver del mercato sembra essere pre-valentemente di tipo culturale, quindidifficile da aggregare. È prevedibile unaregolare espansione ma non un’esplo-sione se non si modificano le capacitàdi incidere delle normative sugli edifici.L’edilizia bioclimatica è un tema ancorpiù complesso. Si tratta di edifici nuoviquindi fortemente coibentati con consu-mi invernali molto limitati; dopo leprime esperienze nel contesto italiano,molto problematiche per il surriscalda-mento estivo, l’attenzione si ponesoprattutto sulla schermatura estiva delcarico solare, con ricadute più sull’effi-cienza energetica e minori utilizzi dielettricità che su un uso per così dire“negativo” del solare.

consumi di fonte primaria, sia comeintroduzione, negli usi finali, di fonti rin-novabili; vedi riquadro.Si tratta di iniziative attuabili anche dalsingolo edificio o condominio o centrocommerciale, possono avere un doppiouso sia per il riscaldamento invernalesia per il condizionamento estivo, quin-di sono imprenditorialmente più interes-santi della geotermia. Le applicazioni sono in crescenteespansione a partire dalla provincia diBolzano; fra i più recenti interventi sisegnala il centro IKEA di Parma.I compressori delle pompe di calorepossono essere comandati da motore agas, operanti in cogenerazione, con van-taggio sia per l’utente grazie all’alta effi-cienza globale sia per la collettività per-ché si continua ad usare rete gas, giàesistente, senza sovraccaricare la reteelettrica con un carico costante.Le prestazioni di una pompa di caloredipendono fondamentalmente dalla dif-ferenza di temperatura fra quella delcalore da fornire all’edificio e quella delcalore della sorgente esterna. Per ridurre questo salto occorre da una

Energia geotermica per produzione di caloreEsistono già oggi numerose applicazio-ni dell’ordine di 0,025 Mtep di utilizzi dicalore geotermico (riferimento BatiniC.E.G.L.), nei numerosi sistemi termali(Abano), nelle serre agricole (Flo-ramiata), teleriscaldamento (Ferrara) inprogressiva anche se lenta espansione.Il principale ostacolo è costituito da vin-coli normativi sulle autorizzazione edalla limitata presenza di progetti diurbanistica residenziale con attrezzaturadi aree di una certa dimensione e reti perla fornitura di calore per le abitazioni, lamancanza di reti non è facilmenteaffrontabile da singolo operatore anchese operante in un terreno tendenzial-mente vocato.

Utilizzo di calore ambientalemediante pompe di caloreLe pompe di calore permettono di prele-vare calore dall’ambiente esterno, aria,acqua o terreno e trasferirlo agli am-bienti. Nello schema 20/20/20 queste tecnolo-gie operano sia come riduzione dei

234/2009FOCUS fonti rinnovabili termiche

FO

CU

Sfo

nti r

inno

vabi

lite

rmic

heP OT E N Z I A L I T À D E L L E P O M P E D I C A LO R E

Le pompe di calore valorizzano calore prelevato dall’ambiente esternoall’edificio; in condizioni ottimali esse risparmiano energia primaria evalorizzano fonti rinnovabili di calore prelevato dall’ambiente esternoall’edificio.Abbiamo due diversi risultati, espressi con i simboli della direttiva28/2009:

ΔE risparmio di fonti primarie di energia

Qusable Qusable Qusable 1 1ΔE = ––––––– – Qe = ––––––– – ––––––– = Qusable –– – –––––––

ηe ηe SPF *η ηe SPF *η

EERS quota del calore esterno assimilata a fonte rinnovabile

Qusable 1EERS = Qusable – ––––––– = Qusable 1 – ––––––

SPF SPF

Nel contesto italiano si hanno risultati interessanti. Se si considera unimpianto ottimale che utilizzi come sorgente acqua di falda con SPF = 4,si avrebbe:

ΔE EERS––––––– = 0,59 ––––––– = 0,75Qusable Qusable

( (

( (

Estratto da “Differenze Metodologiche tra BEN ed EUROSTA e conseguenze sui vincoli di impegno 20/20/20”, Tomassetti (FIRE)

parte utilizzare come sorgente esterna ilterreno o le acque di falda o superficia-li (attorno ai 15°C) e dall’altra installa-re impianti di riscaldamento a bassatemperatura (attorno ai 25°C) qualiquelli a tutt’aria degli edifici commer-ciali o quelli del tipo annegato nei pavi-menti o nelle pareti per gli edifici resi-denziali. Il mercato di riferimento èquindi quello degli edifici commercialio del terziario o delle nuove residenze;le proposte nel comune di Milano pergli edifici esistenti appaiono menoreplicabili.

Gli impieghi termici delle biomasseÈ questo il settore di maggior rilevanzagià oggi, così come di maggiori oppor-tunità per il futuro. Gli impieghi attuali considerano le bio-masse solide come combustibile per usodiretto in un impianto residenziale o inuna centrale di teleriscaldamento; gliimpieghi futuri prevedono invece le bio-masse come materia prima per la produ-zione di biocombustibili gassosi o liqui-di mediante processi di tipo termochimi-co o biologico.Alcuni degli impieghi attuali sono benmonitorati, in particolare il calore gene-rato dagli impianti di teleriscaldamentoviene fatturato sulla base della misura,mentre invece non esistono dati per gliimpianti individuali.

Alcuni teleriscaldamenti utilizzano com-bustibile vegetale preparato in scaglie osminuzzato (cippato o cips), altri invecerecuperano calore dalla combustione dirifiuti urbani che contengono una quotarilevante di materiale di origine biogeni-ca. La letteratura indica in 0,12 Mtep ilcalore da biomasse fornito da impiantidi teleriscaldamento. Molte industrie del settore legno e diquello agro alimentare hanno scarticombustibili, in genere utilizzati per lenecessità termiche del processo; spessonon si curano i rendimenti né sonomonitorate le prestazioni perché prevalel’interesse a smaltire i residui per nonrientrare nelle problematiche dei rifiuti.Indagine degli anni ’80 davano caldaieper più di 1000 MW termici con fattoridi carico molto incerti.Come già indicato, il mercato del riscal-damento domestico non è ben docu-mentato; questi impianti sono presentiprevalentemente nelle zone montane ocollinari e nelle periferie urbane. Vieneutilizzata legna da ardere sia approvvi-gionata in boschi pubblici che nelledirette proprietà o legna acquistata daidepositi sorti numerosi in tutta Italia lacui attività commerciale è molto pocoformalizzata.Solo il consumo dei combustibili lavo-rati meccanicamente, tali da permettereun funzionamento automatico delle cal-daie, è monitorato in modo sufficiente; il

consumo di legno pastigliato (pellet) èstato stimano nell’inverno 2008/09 paria circa 1 milione di tonnellate di cui il20% importato. Per gli obblighi comu-nitari si tratta di un consumo rinnovabi-le di 0,45 Mtep, per un prodotto scono-sciuto in Italia solo 10 anni fa. I consumi globali degli usi delle bio-masse nelle famiglie sono stati stimatinegli anni passati con vari meccanismi.È risultato che 1/3 delle famiglie italianeusa anche legno per scaldarsi con con-sumi globali tra i 15-20 milioni di ton-nellate corrispondenti formalmente a 4-6 Mtep. L’industria italiana è molto attiva nelsettore dell’industria delle caldaie conforti flussi di esportazione, con appa-recchi dal costo contenuto rispetto agliapparati dotati di regolazione automati-ca dell’aria primaria e di quella secon-daria prevalenti nel mercato dell’Europacentrale. Una specificità italiana è quel-la del termocamino, apparecchio darendimento attorno al 50% che peròpermette di mantenere gli aspetti ludicidi osservazione delle fiamme e quelligastronomici della cottura di bistecchee salsicce.Esistono infine ancora milioni di caminidi tecnologia spesso molto primitiva,spesso in case dotate di caldaia a gas,ma usati per motivi estetico tradizionali.C’è quindi un’enorme spazio di mercatoper iniziative tese a migliorare gliimpianti esistenti mediando la tradizionecon l’innovazione tecnologica ed intro-ducendo dispositivi per l’abbattimentodelle polveri mediante la gestione dellecaldaie con accumulo ad acqua emediante filtri al camino prevedibilmen-te di tipo elettrostatico.

Necessità di datiGli impegni verso la U.E. richiedono didocumentare i cambiamenti prodotti daivari dispositivi di legge; tutto il settoredel calore non essendo soggetto a fisca-lità al momento dell’uso ma solo all’u-scita dalle raffinerie dei prodotti petroli-feri, non è mai stato oggetto di specifi-che misurazioni.Per rispondere ai formulari della U.E.

gestione energia24 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

come il “template” del 30/06/09, sarànecessario attivare monitoraggi a cam-pione presso le utenze in aree tipiche, epresso i venditori di materiali ed appa-recchi con risorse di dimensioni ben piùgrande dell’attuale. La tabella 1 seguen-te mostra le discordanze tra i dati BEN(Bilancio Energetico Nazionale) e quelli

assunti nel Position Paper 2007.La tabella 2 mostra come gli impegnipresi siano poco correlati con le stimedella situazione attuale, si sottostima larealtà del riscaldamento autonomo, giàvicino all’obiettivo finale mentre si ipo-tizza l’espansione del teleriscaldamentodel tutto incongrua con quanto avvenu-

to nel passato. Infine si allega una stimaENEA (tabella 3) delle potenzialidisponibilità delle biomasse, stimache prudentemente lascia in secondopiano i boschi, attualmente in largaparte abbandonati, rispetto ai residuidell’agricoltura più facilmente recupe-rabili. ��

254/2009FOCUS fonti rinnovabili termiche

FO

CU

Sfo

nti r

inno

vabi

lite

rmic

he

Dati sugli usi finali di fonti rinnovabili in Mtep

BEN 2005 BEN 2007

Industria 0,265 0,368

Trasporti 0,153 0,159

Civile 1,252 1,755

Agricoltura 0,153 0,220

Totale 1,823 2,502

Position paper 10/09/2007

2005 2020

Geotermico 0,21 0,96

Solare 0,03 1,12

Biomasse 1,885,573,74

Totale 2,12 11,39

Tabella 1Fonti rinnovabiliper usi termici

Tabella 2Riferimento degliobiettivi rispetto allasituazione attuale

Tabella 3Biomassa attualmentedisponibile sul territorionazionale

Impieghi per usi diretti Mtep

Stima 2000 Stima 2003 Obiettivo 2020

15-20 milioni3,94 5,57

di tonnellate

Impieghi per teleriscaldamento Mtep

2007 2020

Legno 0,0453,74

FORSU 0,07

Energia (Mtep)Prod. (Mt) PCI (tep/t ss) Biomassa Biogas

Foreste • Tagli bosco ceduo, cippato, potature 2,20 0,5 1• Non censito 10,0 0,5 5

Agricoltura • Colture energetiche 0,8• Scarti cerealicoli 15,7 0,4 6,3• Sanse e vinacce 1,3 0,4 0,6

9,8

• Potature fruttiferi 4,9 0,5 2,2• Reflui zootecnici (biogas) 1,8 0,9 1,5

Scarti industriali • Scarti agroalimentari 1,40 0,4 0,5• Pellets 1,56 0,5 0,7 1,6• Scarti industriali (ind. legno) 1,10 0,4 0,4• Biogas da scarti industriali 0,06 0,9 0,1

Rifiuti • FORSU 10 0,2 2,3• Biogas discarica 1,33 0,9 1,1

Totale 19,7 2,7

}}

Fonte: ENEA

re velleitario. Le annose vicende delle“caldaiette” installate anche in edifici didieci piani lo dimostrano facilmente.

Non era sempre stato così L’idea di sostituire le singole stufe loca-li – quasi sempre alimentate dall’ingom-brante e “nero” carbone – con impianticentralizzati gestiti da professionistispecializzati era meta nelle città del nordEuropa ancora alla fine dell’ottocento equesto modello aveva sostanzialmentedominato la politica dei sistemi centra-lizzati fino al secondo dopoguerra quan-do il gas naturale è prepotentementedilagato nel mondo occidentale con dueconseguenze dirette:� l’allargamento del mercato anche di

territori non dotati di antracite;� la nascita di tecnologie meno rozze e

ben più attente al secondo principiodella termodinamica.

Naturalmente il cambiamento è statosubito recepito laddove una consolidataesperienza ha permesso di coglierne ilsignificato prorompente ed i grandi pro-gressi, da tutti i punti di vista, che essopreannunciava.L’Italia che non possedeva tale tradizio-ne e che – come detto – era “stregata”dalla politica della monocultura delmetano direttamente bruciato in impian-ti solo termici, si è disinteressata allaquestione e solo negli anni settanta si èaffacciata a questo mercato per il verifi-carsi di una favorevole situazione localedi cui ho già fatto cenno. Situazioneallora irripetibile che ha sollevato parec-chio scalpore non esente da forti criti-che, perplessità, riserve.Tutto bene, dunque, ma il mondo cam-mina ed anche il riscaldamento urbanoha dovuto fare i conti con il sensibileincremento del rendimento globale dellecentrali termoelettriche che da un28÷32% di trent’anni fa supera oggi, coni propri gruppi combinati, il 55%.Per di più si dovettero fare i conti anchecon la altrettanto rapida crescita, sullacoscienza collettiva, delle tematicheecologiche e dello sviluppo sostenibileassieme al consolidamento delle sensi-bilità verso le fonti rinnovabili intese

gestione energia26 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

Luigi FrancoBottioAIRU

AssociazioneItaliana

RiscaldamentoUrbano

Teleriscaldamento =cogenerazione?

Non c’è dubbio. Il concetto di teleri-scaldamento, almeno per noi italia-

ni, è ancora strettamente abbinato aquello della “produzione combinata”.Il motivo è molto semplice: i primiimpianti di Brescia (si era agli inizidegli anni ’70), con i relativi forti inve-stimenti per la rete di distribuzione delcalore, erano giustificati economica-mente dalla minor spesa per il combu-stibile primario e dalla possibilità dicontare su un “sottoprodotto pregiato”,quale l’energia elettrica. Il petrolio, perla verità, costava ancora molto poco(qualche dollaro al barile) ma già eranonell’aria nere previsioni, poi ampiamen-te avverate, sulla instabilità del prezzolegato alle vecchie politiche delle “settesorelle”, non più sostenibili con l’emer-gere prepotente di una nuova coscienzaindustriale dei Paesi.Lo slogan che allora si usava, ricordo,suonava pressappoco così: “Con i soldi

non dati agli sceicchi procurino lavoriper i nostri operai”.La scommessa (perché si trattava divera e propria sfida alla SNAM tutta tesaalla metanizzazione capillare della peni-sola) non era certo da poco e potevaessere sostenuta solo da una forte multiutility energetica che gestiva nel territo-rio di competenza i servizi del gas edell’energia elettrica con logica unitariae sinergica.I gruppi combinati erano sconosciuti nelcampo civile e ben poco utilizzati inquelli industriali. Si è trattato, quindi, diuna vera rivoluzione.La reazione piuttosto cauta e freddinadell’opinione pubblica, a partire da quel-la accademica, era basata soprattutto sulconvincimento che con l’avvento del“gas per tutti” il problema del riscalda-mento degli edifici fosse definitivamenterisolto e che ogni tentativo di superarlo(energeticamente) si dovesse considera-

non più come mero cascame seconda-rio ma, piuttosto, come tassello fonda-mentale della politica energetico-ambientale.I capitoli relativi alle allora così dette“fonti a tecnologia alternative” eranoconfinate alla fine, quasi per dovere d’uf-ficio. Quei documenti sembrano ora anti-caglie, alla luce dei progressi dei dueultimi decenni (dell’ultimo, soprattutto)!Le conseguenze di questa nuova travol-gente maturazione culturale non si sonofatte attendere, a livello mondiale, anchenel settore oggetto della presente nota.Ne elenchiamo qualcuna.� Nel “paniere”, veramente cospicuo

oramai, delle esperienze italiane spe-cifiche si sta attuando un forte pro-cesso di diversificazione delle fontiutilizzate per alimentare i sistemi diriscaldamento urbano. La cogenera-zione rimane tuttora l’asse portantema progressivamente riduce il suopeso a favore delle geotermia, delricupero da termovalorizzatori RSU,dei cosiddetti “cascami termici indu-striali”, dalle pompe di calore, dallospillamento da centrali termoelettri-che, ecc.

� Gli impianti di produzione combina-ta dedicati al teleriscaldamento ven-gono oggi progettati con estremaprudenza ed attenzione perché ilimiti di redditività si sono – comedetto – ridotti. Solo la geotermia e lebiomasse sono incentivate dalloStato. Il ricorso massiccio al meta-no, quindi, deve risultare competiti-vo per se stesso: altrimenti, con lavigente normativa della “borsa del-l’energia”, il surplus non è più re-munerato adeguatamente e, in certicasi, non è più conveniente neppurel’autoconsumo interno.

A dimostrazione di questo continuo di-venire si riportano alcune tabelle presedall’”Annuario 2008” dell’AIRU. Le figure 1 e 2 dimostrano che lagamma delle risorse sta diventandoveramente interessante, con prospettivedi significativa estensione (es.: pompedi calore).Anche il terzo istogramma (figura 3) è

274/2009FOCUS fonti rinnovabili termiche

FO

CU

Sfo

nti r

inno

vabi

lite

rmic

he

Figura 1. Tipologia e potenza installata delle centrali che alimentano le reti diteleriscaldamento - Anno 2007

Figura 2. Energia termica immessa nelle reti di teleriscaldamento distinta pertipologia d’impianto - Anno 2007

Figura 3. Energia primaria utilizzata nei sistemi di produzioneConfronto anni 2007 e 1995

interessante. In dodici anni il ricorso almetano è cresciuto molto meno, percen-tualmente, delle biomasse e dell’uso delcalore disperso dei termovalorizzatoriRSU con un sensibile risparmio di com-bustibili fossili. Il quadro delineato hadescritto un mosaico tutt’altro che stati-co e consolidato. Rappresenta anzi uncomplesso di vicende niente affatto sta-bilizzate con prevedibili forti sviluppi,nel breve e nel medio periodo.Ci sono a nostro avviso dei forti segna-li, molto confortanti, che dovrebberopresto dare frutti copiosi, a livello cul-turale prima ancora che politico e tec-nologico.Si è tenuto il 3-4 novembre scorsi aCopenhagen, quale prologo alla succes-siva conferenza ONU sui cambiamenticlimatici, il “First District Energy Cli-mate Summit”. È una novità assolutache porta le prestigiose firme, oltre chedelle danesi Dansk Fjermvarme e DBDH,di Euroheat & Power, dell’americanaInternational District Energy Associatione dell’Agenzia Internazionale perl’Energia (IEA).L’obiettivo dei promotori era bene evi-denziato nella lettera invito.

«Poichè il mondo è concentratosul prossimo incontro sull’accordo

sui cambiamenti climatici mondia-li, che si terrà a Copenhagen ilprossimo dicembre, la nostra at-tenzione deve essere focalizzata suciò che è necessario fare per rag-giungere tali obiettivi. È unmomento critico per noi del setto-re del teleriscaldamento per dimo-strare come i Sistemi EnergeticiIntegrati possano giocare un ruolochiave in questo accordo. Sap-piamo che il teleriscaldamentooffre gli strumenti necessari allecittà per raggiungere gli obiettiviposti. Il summit dimostrerà ai deci-sori politici che un maggiore svi-luppo del teleriscaldamento puòridurre le emissioni di CO2: con-vincendoli dei vantaggi ad adottarela nostra tecnologia.»

Sottolineiamo, in particolare, la grandeenfasi data ai benefici ambientali dellanostra tecnologia, in sintonia con letematiche specifiche attualmente pre-senti, in modo che potremmo definireangosciante, all’opinione pubblica mon-diale.La “District Energy”, dunque, compareper la prima volta – formalmente – nel-l’agenda di una importantissima Con-ferenza ONU!Non vorremmo peccare di eccessivoentusiasmo ma ho l’impressione che la“filosofia” che sorregge il riscaldamentourbano sta decisamente diventando unodei tasselli portanti della drammatica“sfida” contro l’aumento globale dellatemperatura.Sta forse maturando, a livello internazio-nale una nuova branca dell’energeticache mira ad ottimizzare l’insieme dellerisorse locali, sulla scorta del secondoprincipio della termodinamica e delvalore exergretico delle diverse fonti, inun sistema ottimale e dinamico. Ave-vamo battezzato questo approccio conl’acronimo SEI – “Sistemi EnergeticiIntegrati”. Ora ha un nome ufficiale“District Energy”.Di che cosa si tratta, in soldoni? È pre-sto detto. La politica dell’energia e del-

l’ambiente dei centri abitati segue, con150 anni di ritardo, le vicende dei PianiRegolatori Edilizi.Dalla seconda metà dell’ottocento sisono disegnate le linee di sviluppo inse-diativo di molte metropoli. Basti pensa-re a Vienna, Berlino, Parigi, Londra,Washington. Torino – unica città italiana– ha seguito lo stesso itinerario mentreRoma, per le note vicende postrisorgi-mentali, ha dovuto occuparsi di benaltre contingenze molto più urgenti evincolanti, con le nefaste conseguenzedi cui ancor oggi patiamo lo scotto (lametropolitana, ad esempio).Ci si accorse poi, a partire dal secondodopoguerra, che questo approccio nonbastava più, a fronte delle mille proble-matiche connesse al funzionamentodella “macchina città”. Agli urbanisti sisono via-via uniti specialisti di geoter-mica, di acustica, di sismica, di rifiuti,del traffico, dell’ambiente, degli inquina-menti, ecc.È ora maturo il tempo perché anche laprogrammazione energetico-ambientalelocale, intesa nel senso globale appenadescritto, entri a pieno diritto (e di pre-potenza!) in questo moderno sistemapianificato del territorio.Se queste stimolanti prospettive grada-tamente entreranno nella “logica” dellepolitiche europee potremo, in Italia,assistere anche ad un alto balzo in avan-ti: ottimizzare in un sistema sinergico lerisorse energetiche degradate presentisul territorio non più considerate sepa-ratamente ma valorizzate complessiva-mente nel modo più razionale possibile.Il tutto avente, quale baricentro, una retedi distribuzione di energia termica nonsolo utilizzabile dal proprietario – gesto-re del servizio del teleriscaldamento –ma a disposizione di tutti i cittadini inte-ressati a “mettere sul mercato” i “casca-mi energetici” in qualsiasi modo prodot-ti. Si tratterebbe, per la verità, di concet-ti già ampiamente sperimentati con larete di trasmissione elettrica, con l’usoaperto della condotte gas, con i telefoni-ci, ecc.Ma di questo parleremo un’altra volta. ��

gestione energia28 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

La divisione Impianti di Cefla S.C. hapromosso e sviluppato, con l’ausi-

lio scientifico del Centro Ceramico diBologna, un’indagineper verificare l’even-tuale inquinamento dipolveri atomizzate aseguito dell’applica-zione di un impiantodi cogenerazione conmotore endotermicoalimentato ad oliovegetale ad un ato-mizzatore. L’indagine sperimen-tale condotta in scaladi laboratorio ha adottato il criterio diinquinare artificialmente un impasto dagrès porcellanato, ipotizzando in viacautelativa che tutto il particolatoinquinante venga intrappolato nellepolveri atomizzate. Per dare maggiore

evidenza all’inquinamento, l’impasto èstato preparato in modo tale da conte-nere una concentrazione di polveri

inquinanti (raccolteper gorgogliamentodei fumi in acquadistillata), in partico-lare di ferro, di 120volte superiore aquella prevista.Con l’impasto inqui-nato e con quellostandard di riferimen-to sono state prepara-te due serie di provini,mediante pressatura,

essiccamento e cottura nelle condizio-ni del grès porcellanato.Le misure colorimetriche effettuate suiprovini di materiale cotto in forno agradienti, formati coll’impasto standarde coll’impasto inquinato, non hanno

rilevato differenze significative di colo-re nell’intervallo di temperatura di cot-tura del grès porcellanato (1200-1220°C in forno industriale, equiva-lenti a 1220-1240°C in forno a muffo-la da laboratorio).Dall’indagine condotta, nei limiti dellasperimentazione in scala di laborato-rio, si può ricavare una bassa o bassis-sima probabilità che si manifestinovariazioni di qualità del prodotto (intermini di variazione di colore delmateriale dopo cottura) dovute all’ap-plicazione di un motore cogenerativoalimentato ad olio vegetale direttamen-te all’atomizzatore, cioè con immissio-ne diretta dei fumi nella camera diessiccamento, ovviamente dopo depu-razione tramite il catalizzatore. Ciò soprattutto per la grande diluizionedegli inquinanti nell’impasto atomiz-zato. ��

gestione energia30 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

Gaetano TagliaferriCEFLA Group

Divisione Impianti

Cogenerazione a olio vegetale nel settore ceramico

La ricerca è nata pervalutare come la pre-senza di polveri con-tenti elementi cro-mofori nei fumi di sca-rico possa inquinare unimpasto, variandone ilcolore o in generaleprovocando difettiestetici del materialedopo cottura.

Il 2009 ha finalmente rappresentato unasvolta per gli usi termici da fonti rinno-

vabili definiti dalla Direttiva 2008/28/CEdel 23 Aprile 2009. L’Europa ha ricono-sciuto il valore strategico della produ-zione di energia termica da fonti rinno-vabili, quale strumento rilevante percombattere i cambiamenti climatici.E’ un’importante conquista per gli ope-ratori della filiera biomassa-energia, cheda tempo suggerivano una via alternati-va alla visione “elettrocentrica” da sem-pre illogicamente promossa e privilegia-ta dal governo italiano.Dall’analisi dei dati presentati da AEEGnell’audizione parlamentare del 27 otto-bre 2009, si stima che, mantenendo

costante la crescita dei consumi di ener-gia primaria, il target italiano del 17% diproduzione di energia da fonte rinnova-bile entro il 2020, equivarrebbe a 28Mtep di energia finale prodotta da fontirinnovabili a fronte del valore attuale dicirca 8 Mtep e di 24,5 Mtep1, qualevalore del massimo teorico di utilizzodelle fonti rinnovabili stimato dalGoverno italiano. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato daENEA sugli usi termici da fonti rinnova-bili per raggiungere gli obiettivi europeial 2020 non solo è auspicabile ma èindispensabile puntare sulle rinnovabilinegli usi termici: costano meno di quel-le elettriche sia come investimenti che

come incentivi e permetterebberoall’Italia di raggiungere più facilmente iltraguardo. La Direttiva sancisce paritàdi valore al kWh termico ed elettrico,visto che il 17% di energia è calcolatosui consumi finali. Ciononostante si registra un grave ritar-do dell’Italia sugli usi termici da fontirinnovabili lungo la filiera a monte evalle. Al momento la priorità è definirenel piano di azione nazionale la lineaprogrammatica per lo sviluppo delcomparto che contempli una revisionecompleta della politica degli incentivi, apartire dai “titoli di efficienza energeti-ca”, non esaustivi nel promuovere ilkWh termico. Il Rapporto Enea tuttaviasottolinea e ribadisce i vantaggi deri-vanti dalla diffusione degli usi termicida rinnovabili. In particolare: la possi-bilità di poter contare su tecnologieofferte a livello competitivo dall’indu-stria italiana con relative “ricadute eco-nomiche e occupazionali, una maggioreprobabilità di raggiungere il target evi-tando di pagare penali ma soprattutto lacapacità di consolidare una filiera italia-na nella ricerca e sviluppo.Ridimensionando il ruolo delle rinnova-bili elettriche e ipotizzando un sistemache incentivi di più quelle che produco-no calore, come biomasse, solare termi-co e geotermia a bassa entalpia, secon-do l’ENEA si riuscirebbe a centrare l’o-biettivo del 17% con investimenti piùche dimezzati: 40 miliardi di euro anzi-ché 88. E il risparmio ci sarebbe anchesulle spese per gli incentivi: dal 60all’80% in meno.

Linee guida FIPER per potenziare il settore dellerinnovabili termicheIl potenziale massimo teorico di utilizzodelle fonti rinnovabili attribuisce 9,3Mtep alla produzione di energia termicaderivante dalle biomasse e 4,2 Mtepdella produzione di biocarburanti, perun totale di oltre il 50%. È evidente che la produzione di energiatermica e/o cogenerativa da biomasserappresenta l’asse strategico su cui ilsistema Italia dovrà puntare nei prossi-

gestione energia32 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

Walter RighiniFIPER

La Direttiva 2008/28/CEe le proposte Fiper per il settore

3

41

mi anni per raggiungere gli obiettivi delClimate Package. La filosofia della Fiper punta alla gene-razione distribuita attraverso la costitu-zione e il consolidamento di piccoliimpianti a biomassa legnosa e a biogas,altamente tecnologici, che valorizzano lerisorse locali, tutelano l’uso dei suoli esono strettamente connessi all’ambitolocale di appartenenza e con quindi con-seguenti ricadute positive tangibili efruibili nell’ambito locale stesso. Fiper promuove un approccio di svilup-po territoriale, in cui la centrale di tele-riscaldamento o cogenerativa costitui-sce l’anello di congiunzione della filierabiomassa – energia a monte e a valle.Infatti, l’aumento della produzione dienergia termica ed elettrica provenientedalle biomasse è strettamente correlatoalla gestione forestale e al miglioraccesso alla biomassa agricola di pros-simità. Fiper sottolinea la necessità diuna strategia del “tele riscaldare” diver-sificata a seconda del territorio di riferi-mento: in città utilizzando in calore pro-veniente dal metano e dai termovaloriz-zatori; nelle campagne e in montagnadalle biomasse. Per rilanciare il settoredell’energia termica da fonti rinnovabili,è fondamentale ragionare in un’ottica disistema; occorre un’azione politicacoordinata tra Stato e Regioni che puntia creare l’eccellenza italiana a livelloeuropeo della filiera biomassa-energia. Iprincipali vantaggi della produzioneenergetica da biomassa in Italia sono:� potenziale di produzione significan-

temente superiore alle altre fonti rin-novabili;

� il possibile contributo in termini divalore aggiunto e quindi di PILsuperiore alle altre fonti rinnovabili.

A tal fine Fiper identifica una serie diazioni prioritarie da sviluppare lungo lafiliera.

Modalità approvvigionamentobiomassa: stimolare l’offerta

Nei Piani di Sviluppo Rurali Regionali(2007-2013) sono definite misure adhoc per la coltivazione delle ShortRotation Forestry (SRF) e la gestione dei

acquirenti per accedere direttamenteall’informazione sull’andamento deiprezzi di prodotti energetici classificatiuniformemente. In quest’ottica è giàoperativa da luglio 2009, la commissio-ne prezzi biocombustibile all’ingrossoistituita dalla Camera di Commercio diMilano. Si tratta quindi di consolidare alivello regionale questo servizio, garan-tendo l’accesso a questo tipo di infor-mazione per ogni biomassa legnosa,vegetale ed animale funzionale alla filie-ra biomassa- energia.

Caratterizzazione dellabiomassa

Per l’industria del calore da fonti rinno-vabili e in particolare da biomasselegnose, è fondamentale effettuare undistinguo tra l’energia prodotta dallabiomassa proveniente dal legno (cippa-to, pellet) e quella derivante dai rifiutibiodegradabili urbani ed industriali. Ilcosto del calore prodotto a parità di tec-nologia utilizzata è sostanzialmentediverso, così come gli effetti ambientaligenerati dall’uso di uno dei due combu-stibili. Fiper sollecita la definizione di criteriche premino l’uso delle biomasse cheproducono una maggiore incidenzanella riduzione delle emissioni di CO2 epromuovono la sostenibilità ambientalenei territori dove hanno sede gli impian-ti. Inoltre, la messa a punto di una bancadati nazionale che fornisca indicazionidell’energia termica prodotta ripartitasecondo le diverse tipologie di biomas-sa e di tecnologia utilizzata rappresentail primo passo per definire l’incidenzadell’energia prodotta in termini di impat-to ambientale. Nel paniere delle biomas-se legnose, un ulteriore categorizzazionepermetterebbe di identificare la percen-tuale di uso dei pellet, del cippato e larelativa trasformazione in caldaie ad altacondensazione, a bassa entalpia e allecentrali di teleriscaldamento.

Potenziare la filiera biomassa-energia

La produzione di energia da biomassenecessita nelle fasi di concimazione,

334/2009FOCUS fonti rinnovabili termiche

FO

CU

Sfo

nti r

inno

vabi

lite

rmic

he

2

boschi. Tuttavia solo il 15% della bio-massa utilizzata dalle centrali di teleri-scaldamento proviene da queste duefonti. La differenza di costo tra cippatoproveniente dall’industria del legno(scarti di segheria) e la manutenzionedei boschi, induce le centrali di teleri-scaldamento ad approvvigionarsi princi-palmente dall’industria. L’attuale crisieconomica ha rallentato l’apporto discarti delle segherie, facendo registrarenell’inverno 2008 un irrigidimento del-l’offerta di materia prima. Fiper proponedi istituzionalizzare in ogni territorio avocazione forestale (in alcuni valli è giàstato effettuato), un riconoscimento eco-nomico per la manutenzione dei boschiai consorzi forestali e agli imprenditoriagricoli. Nella provincia autonoma diBolzano, per esempio, è stata stilatauna convenzione tra la provincia, laforestale e il Consorzio di produttori diteleriscaldamento per incentivare l’ap-provvigionamento di materia prima daiboschi locali. In Friuli, invece, è previ-sto un intervento pubblico, corrispon-dente alla differenziale tra il valore dimercato e il costo reale del legno prove-niente dai boschi, elargito dallaComunità montana, che riconosce ladifferenza direttamente al privato. Inquesto modo, il prezzo del cippato pro-veniente dai boschi locali diviene estre-mamente competitivo.

Accesso al mercato dei prodotti agro-energetici

I prodotti agro-energetici non hanno unmercato vero e proprio di riferimentocome previsto dalla riforma del PAC.Nonostante sul Mercato delle principalicittà europee si registri un flusso di con-trattazioni dei biocombustibili, questeavvengono in assenza di contratti di rife-rimento, di specifiche merceologichesecondo prodotto e destinazione d’uso,di listino prezzi e storico. L’accessoall’informazione è estremamente labo-rioso con margini di incertezza elevati. Atal fine, Fiper suggerisce la realizzazionedi osservatori regionali e nazionale delmercato delle biomasse vegetali ed ani-mali, strumento utile ai produttori e

6

5

coltivazione, trasformazione, trasporto eutilizzo, consumi energetici di fonti con-venzionali a volte rilevanti. La prossi-mità territoriale è uno dei fattori checoncorre ad aumentare l’efficienza pro-duttiva, ma non l’unico. Fiper suggeri-sce una politica energetica che stimoliuna progettualità di sistema con ricadu-te in termini di innovazione tecnologicaed organizzativa. Occorre evitare gli erro-ri commessi per il fotovoltaico, i cuiincentivi sono stati trasferiti a prodottiimportati dall’estero. A tal fine, la prioritàè strutturare a livello locale l’offerta dellafiliera legno-energia e biogas. In Lombardia, per esempio, sono pre-senti aziende leader mondiali per la pro-duzione di co-generatori, componentisti-ca. Sulla gestione e manutenzione, inve-ce, è necessario investire in formazionee specializzazione destinata agli impren-ditori, agli operatori tecnici e alle mae-stranze. Inoltre, essendo gli impianti di teleriscal-damento e biogas alimentati a biomassedislocati sul territorio, diviene semprepiù strategica la presenza di ESCO diqualità, capaci intervenire in situazioni diemergenza, nella qualifica dei progetti enel servizio post-contatore.

Impianti a biomassa e biogasin co-generazione

Da anni la Federazione è impegnata per-ché venga riconosciuto l’utilizzo dellebiomasse vergine, quale biocombustibi-le per la produzione di calore ed even-tualmente di energia elettrica in rappor-to al calore necessario ed utilizzato.Ciononostante, persiste una distorsionenel mercato, indotta da un sistema diincentivi che premia la produzione dienergia elettrica dalla biomasse legnoseattraverso il rilascio dei Certificati Verdi,indipendentemente dall’utilizzo del calo-re prodotto. La massima efficienza nell’uso delle bio-masse legnose è risultato della produ-zione combinata di energia termica edelettrica. Il rapporto di produzione fraenergia elettrica ed energia termica è dicirca 1 a 4, dove la produzione di calo-re è vincolata alle esigenze locali degli

utilizzatori. La produzione elettrica, per-tanto, è auspicabile a condizione che icarici termici corrispondenti prodotti inco-generazione vengano totalmenteimpiegati. Da un recente studio svoltodal Politecnico di Milano2, si è effettua-to un confronto empirico sui risultatiprodotti dall’uso della biomassa a finienergetici: in un impianto che produceesclusivamente elettricità, dissipando ilcalore3, l’energia primaria risparmiata èdel 63%; mentre in un impianto di co-generazione4 l’energia primaria rispar-miata è del 103%. Nell’analisi di sostenibilità economicaed ambientale, la definizione di criteri diefficienza e di rendimento condivisi perla produzione di energia dalla biomassalegnosa risulta fondamentale. Per que-sta ragione, Fiper sostiene una politicaenergetica che armonizzi gli incentiviper la produzione di energia termica edelettrica da fonti rinnovabili.A riguardo, Fiper concorda con il legi-slatore francese, che riconosce l’incen-tivo pubblico per la produzione di ener-gia elettrica in co-generazione con unlivello minimo di efficienza produttivapari al 60%.In questo senso soluzioni impiantistichedi piccola taglia (5-10 MW termici – 1MW elettrico), con reperimento dellabiomassa in un ambito locale nel raggiodi 60-80 km., appaiono più consone allefinalità d’ottimizzazione ed efficienza

energetica ed evitano sprechi di combu-stibile da fonti rinnovabili.

Reti e infrastrutture eteleriscaldamento

La rete dei servizi di pubblica utilità è undriver di crescita, che necessita continuiampliamenti per soddisfare la domandadi energia crescente e delocalizzata. Retiintelligenti, che favoriscano la genera-zione distribuita di energia. Lo sviluppodella rete di teleriscaldamento è unapriorità dell’industria del calore da fontirinnovabili, costretta a contrarre mutuidi breve-medio periodo (5-10 anni) perammortizzare l’onere finanziario dellastessa. Gli impianti di teleriscaldamento ali-mentati a biomasse hanno limitati rischidi impresa, ma lunghi tempi di ritorno;pertanto è opportuno che i finanziamen-ti pubblici si concentrino su fondi digaranzia rotativi, a protezione di mutuipluriennali. Inoltre, il settore necessitadi una politica finanziaria regionale chefavorisca la definizione di accordi qua-dro con il sistema bancario, capaci dipromuovere fondi di garanzia, creditoagevolato per garantire uno sviluppocostante delle reti. Ciò permetterebbeagli imprenditori di ammortizzare l’inve-stimento in un orizzonte temporale inlinea con il ritorno dell’investimentostesso, ed alleggerire i Bilanci dall’inde-bitamento di breve periodo. ��

gestione energia34 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

1. Ref. Position Paper governo Italiano presentato a Bruxelles in settembre 2007. 2. Prof. Ennio Macchi. L’importanza della co-generazione nell’uso energetico delle biomasse.

Politecnico di Milano - 20073. Rendimento elettrico = 33%4. Rendimento elettrico = 18%, rendimento termico 62%.

N O T E

- Rapporto Enea 2009 sugli Usi termici da Rinnovabili: http://www.enea.it/produzione_scientifica/pdf_dossier/D20-Usi-termici-fonti-rinnovabili.pdf

- Direttiva 2008/28/CE del 23 Aprile 2009: http://www.fiper.it/fileadmin/user_upload/docu-menti_settore/legislazione/Direttiva_2009_28_CE_del_23_Aprile_2009_promo_uso_e_da_fonti_rinnovabili_abroga_Dir._2001_77_Ce_e_2003_30_CE.pdf

- Ennio Macchi. L’importanza della cogenerazione nell’uso energetico delle biomasse.Politecnico Milano. Marzo 2008.

B I B L I O G R A F I A

La legna da sempre è stato il combu-stibile più impiegato dall’uomo per

riscaldare la propria casa.Soltanto con l’avvento dell’industrializ-zazione e con la diffusione dei combu-stibili fossili, soprattutto nelle città e neigrandi complessi condominiali, sonosubentrati impianti di riscaldamento ditaglia più rilevante, alimentati prima acarbone, poi ad olio combustibile ed agasolio, infine a metano e gas naturale.Il progressivo passaggio da combustibi-li solidi, a liquidi ed a gassosi, con latrasformazione delle tecnologie impian-tistiche verso caldaie che, oltre a piùelevati rendimenti, offrono semplicità diconduzione e maggiore sicurezza, hafavorito anche riduzione delle emissioniderivanti dal processo di combustionecon un complessivo miglioramentosotto il profilo ambientale.

Al giorno d’oggi per il riscaldamentocivile non si usano più combustibili“sporchi” come il carbone o l’olio com-bustibile, ed i rendimenti degli impianti(intesi come rapporto fra calore svilup-pato dal combustibile introdotto ed calo-re utile recuperato) superano abbondan-temente il 90%. Inoltre gli impianti ter-mici a legna si sono ridotti, sopravviven-do nelle realtà periferiche dove le unitàabitative mantengono le caratteristicheautonome e con gestione unifamiliare.Tuttavia nelle località montane o nei pae-setti situati in zone remote rispetto allearee più congestionate, dove è ancoratradizionale l’impiego della legna nelriscaldamento domestico, l’atmosferanon sempre risulta più pulita di quelladelle grandi aree urbane, rendendosivisibile la caligine prodotta dalla miriadedi piccoli camini che rilasciano i propri

effluvi e potendosi percepire l’inconfon-dibile odore di fumo di legna.

La biomassa legnosaPer quanto riguarda l’inquinamento, se alivello locale le problematiche sonoriconducibili alla presenza di inquinantiprimari (polveri, ossidi di azoto, ossidi dizolfo, monossido di carbonio, etc) esecondari (PM10, ozono), per i quali lenormative si preoccupano di fissare stan-dard via via più stringenti, a livello glo-bale la combustione dei fossili comportal’emissione di anidride carbonica, gas adeffetto serra. Per tale problematica gliobiettivi dell’Unione Europea impongonola riduzione dei consumi energetici e l’in-cremento dell’impiego delle fonti rinno-vabili (tra cui le biomasse).L’impiego della legna nel riscaldamentocomporta i seguenti vantaggi:� elevata disponibilità,� emissioni climalteranti nulle (la CO2

emessa è la stessa assorbita dallepiante durante la crescita),

� costo inferiore rispetto ai combusti-bili fossili,

� contributo positivo all’economialocale valorizzando una risorsa lar-gamente disponibile in loco.

Tuttavia, se il processo di combustionenon è ottimizzato, produce emissioni disostanze inquinanti in atmosfera conconseguenze negative sulla salute del-l’uomo e sull’ambiente. Come dire che,per quanto concerne l’inquinamento, ilvantaggio a livello globale si traduce inuno svantaggio a livello locale.

La combustione della legnaLa combustione è una reazione chimicafortemente esotermica che comportal’ossidazione di un combustibile (bio-massa legnosa) da parte di un combu-rente (l’ossigeno dell’aria) con sviluppodi calore e di luce. Dal punto di vistachimico essa avviene in due momenti:� combustione primaria, incom-

pleta, il carbonio contenuto nel com-bustibile si ossida a monossido dicarbonio (CO),

� combustione secondaria o post-combustione, si completa l’ossida-zione del monossido di carbonio adanidride carbonica (CO2).

gestione energia36 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

Alberto Pacher

Provincia di Trento

Combustione dellebiomasse Valorizzazione energetica e riduzione degliimpatti ambientali

Nel processo ideale (teorico) i prodottidella completa combustione sono ani-dride carbonica ed acqua, nonché, comeinquinanti, ossidi di azoto ed ossidi dizolfo. Gli ossidi di azoto (NOx) si produ-cono per la reazione ad alta temperaturadell’azoto presente nell’aria di combu-stione, gli ossidi di zolfo per le impurez-ze di zolfo eventualmente presenti nelcombustibile. Inoltre si formano le cene-ri incombustibili costituite da particelleinorganiche di sali minerali (KCl,K2SO4, CaO, Al2O3, SiO2, CaCO3).Nella situazione pratica, soprattutto nelcaso di combustione della legna inapparecchi termici tradizionali, ancorpiù se a focolare aperto, la combustionenon è completa, talché, accanto ai pro-dotti di combustione completa, si for-mano incombusti solidi (particolatoorganico) ed incombusti gassosi (so-prattutto monossido di carbonio – CO,composti organici volatili – COV, idro-carburi policiclici aromatici – IPA, etc.).

D’altra parte a condizioni di combustio-ne incompleta, oltre alle rilevanti emis-sioni di inquinanti in forma sia solidasia gassosa, corrispondono ridotti ren-dimenti.Le principali cause della combustioneincompleta della biomassa legnosa so-no riconducibili a:� rapporto aria/combustibile non cor-

retto,� inadeguata miscelazione tra combu-

stibile e comburente nella camera dicombustione,

� tempo di permanenza troppo basso,� disomogeneità della temperatura in

camera di combustione.

La biomassa “legno”: una risorsaPer valorizzare la risorsa “biomassalegnosa” nel riscaldamento residenzialesi tratta dunque di migliorare i rendi-menti di combustione, limitandone gliimpatti negativi dovuti alle emissioni in

atmosfera degli inquinanti. A tal fine sipossono individuare le seguenti strate-gie:1. utilizzare biomassa di buona qualità,2. promuovere tecnologie impiantisti-

che innovative (con combustioneottimizzata),

3. intervenire sugli impianti tradizionalie nuovi mediante trattamento deifumi.

Qualità del combustibile, tecnologie diconcezione moderna e dispositivi diabbattimento dei fumi consentono infat-ti di ottimizzare la combustione, conpositive ricadute di tipo economico, per-ché si riducono i consumi, e di tipoambientale, per la limitazione delleemissioni inquinanti.

Qualità della biomassaSul mercato la biomassa legnosa, condifferenza di prezzo e diverse modalità diutilizzo, è reperibile come:� legna da ardere legno in pezzi, ge-

FO

CU

Sfo

nti r

inno

vabi

lite

rmic

he

neralmente umido e che richiede sta-gionatura,

� bricchette e pellet legno compressocon bassa umidità e buona unifor-mità dimensionale,

� cippatolegno sminuzzato, poco co-stoso ma normalmente molto umido.

Per bruciare bene legna da ardere ènecessario impiegare legna ben secca(umidità 10-20%), stagionata per 1-2anni in un luogo protetto dalle intempe-rie, tagliata in ciocchi della dimensionemassima di 7-10 cm. Prima dell’utilizzoè importante depositare la legna daardere per almeno un giorno in un loca-le riscaldato, in quanto la legna freddabrucia male. Per l’accensione è inoltrepreferibile utilizzare gli appositi prepara-ti disponibili sul mercato piuttosto checarta o cartone.È comunque importante non usarelegno contaminato o rifiuti di qualsiasitipo, che in combustione possono libe-rare sostanze particolarmente tossiche,pericolose per l’ambiente e per la salu-te, ed aggressive per i materiali costi-tuenti l’impianto termico ed il sistema

di scarico dei fumi. Così, oltre a rifiutipiù o meno sintetici (plastiche, tetra-pak, etc.) in stufe e caminetti non sipossono impiegare carta, cartone,legno da palette riutilizzabili o monou-so, cassette, imballaggi, mobili e serra-menti vecchi, resti di demolizioni e dicantieri.Nel caso di corretto funzionamento,negli impianti alimentati con legna daardere in ciocchi il fumo della combu-stione diventa invisibile entro 15 minutidall’accensione. Il fumo è indicatore deltrascinamento di ceneri ed incombusti(polveri fini).

Tecnologie impiantisticheinnovativeStufe, termocaminetti e caldaie modernehanno consentito di raggiungere, rispet-to agli impianti tradizionali di vecchiagenerazione, elevati rendimenti (oltre80%) ed emissioni inquinanti moltocontenute. In tali nuovi impianti l’otti-mizzazione del processo di combustioneè ottenuto mediante:� apporto di aria secondaria, per

migliorare e completare la combu-stione dei gas combustibili;

� miglioramento delle geometrie della

camera di combustione, per consen-tire buona miscelazione tra aria efumi e maggior tempo di residenza;

� ventilazione forzata, per garantire unbuon tiraggio anche con temperaturedei fumi più basse;

� circolazione forzata dei fumi, permigliorare lo scambio termico.

Inoltre negli impianti automatici vieneimpiegato il controllo della temperaturae/o la sonda lambda per la misura del-l’ossigeno nei fumi, al fine di regolare incontinuo l’apporto di aria nella cameradi combustione.

Post-trattamento dei fumiIn generale per gli impianti di ridottadimensione, come sono le stufe ed icaminetti domestici, i sistemi di abbatti-mento applicabili sono i depolveratorielettrostatici, i cosiddetti elettrofiltri.Essi agiscono sulle particelle presentinei fumi ionizzandole (caricandole elet-tricamente), favorendo in tal modo l’at-trazione delle stesse sull’elettrodo costi-tuito dalla parete interna del camino neltratto immediatamente seguente. L’effi-cienza di abbattimento è dell’ordine del75–85%, con preferenza nei confrontidelle particelle più fini (PM10). ��

gestione energia38 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

G L I I N T E R V E N T I P R O M O S S I D A L L A P R OV I N C I A AU TO N O M A D I T R E N TO

Fra i vari interventi individuati dalla Provincia Autonomadi Trento nell’ambito delle azioni inserite nel Piano ditutela dell’aria (d.G.P. n. 2051 DD.21/9/2007), e specifica-mente destinate a ridurre le emissioni degli impianti civi-li, si dà risalto alla Valutazione delle migliori tecnologie dicombustione della biomassa legnosa e della commercia-lizzazione di filtri elettrostatici per impianti domestici.

Per l’attuazione di tale misura è stato conferito uno specifico incarico alDipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi diTrento per la valutazione dell’efficienza dei filtri elettrostatici per la rimozio-ne delle PM10 emesse dagli impianti a legna domestici.A seguito del favorevole esito della ricerca sperimentale, la ProvinciaAutonoma di Trento, come regione pilota, ha dato corso al progetto Cielopulito che prevede l’incentivazione per limitare la diffusione di polveri sottiligenerate dagli impianti termici civili a biomassa legnosa mediante la conces-sione di un contributo per l’installazione di filtri elettrostatici, secondo criteristabiliti in appositi bandi annuali, a partire dal 2008. L'intervento di finanzia-mento interessa sia gli impianti a legna nuovi sia quelli già installati.

Ogni giorno ci troviamo di fronte alcostante aumento del prezzo dei

combustibili fossili, una realtà che incidepesantemente sulla bolletta e sul bilanciofamiliare annuale.Le fonti più utilizzate per il riscaldamen-to, infatti, sono i combustibili fossili (gas,gasolio, metano e gpl): flessibili e auto-matizzabili, ma sempre più costosi epoco eco-sostenibili. Dal punto di vista ecologico, lo sfrutta-mento adeguato (anche dal punto di vistatecnologico) di fonti energetiche rinnova-bili, come la legna, il pellet o l’energiasolare, risulta sostenibile in natura e rien-tra in una strategia globale di riduzione econtenimento delle emissioni nocive inatmosfera. Al fine di soddisfare questidue obiettivi (riduzione dei costi di riscal-damento e utilizzo di energia rinnovabile)in Italia da sempre si è diffuso l’utilizzo diapparecchi quali stufe e caminetti, per“integrare” o sostituire il riscaldamentodomestico.Per capire quale è la situazione del mer-cato italiano degli apparecchi a biomassalegnosa è necessario osservare le appa-

recchiature installate nelle nostre case. Gli apparecchi per il riscaldamento a bio-massa sono classificati, in base alle nor-mative di prodotto, nelle seguenti macrocategorie:� caminetti aperti (foto 1): sono

caratterizzati da un basso rendimento,possono essere utilizzati per riscalda-re singole stanze e per cucinare;

� caminetti chiusi e inserti (foto 2):hanno rendimenti che sono notevol-mente migliorati nel tempo e raggiun-gono ora valori superiori al 75%;

� stufe a legna (foto 3): hanno carat-teristiche tecniche simili a quelle deicaminetti chiusi;

� cucine a legna (foto 4): hannocaratteristiche tecniche leggermenteinferiori a caminetti chiusi e stufe alegna;

� stufe pellet (foto 5): è la nuova tec-nologia nella combustione della bio-massa e si caratterizza per alto rendi-mento, semplicità di utilizzo, comoditànella gestione del combustibile, auto-mazione dell’accensione/spegnimentoe regolazione della temperatura;

� caldaie a legna o pellet (foto 6):caratterizzate dal riscaldamento indi-retto delle abitazioni.

Non esiste, purtroppo, alcuna statisticaufficiale che definisca quanti sono gliapparecchi oggi installati e funzionanti inItalia. Uno dei dati attendibili più recentiè il progetto svolto nel 2007 da APAT, incollaborazione con ARPA Lombardia. Laricerca aveva lo scopo di determinare ilconsumo di legna da parte delle famiglieitaliane, ma ci permette anche di fare unaclassificazione dei generatori installati.Il primo dato fondamentale è che circa il20% delle famiglie italiane usa la legna oil pellet per il riscaldamento domestico.Questo equivale ad un parco installato dicirca 4.5 milioni di apparecchi.L’indagine prosegue con una suddivisio-ne degli stessi, come risulta dal grafico 1. Emerge chiaramente che, ad oggi, il pro-dotto maggiormente presente nel merca-to è il caminetto aperto.Nella statistica non sono considerate lecaldaie a legna o pellet, il cui numerodovrebbe aggirarsi attorno ai 250.000pezzi. (Per questo motivo, nella parterimanente dell’articolo, questo genere di

gestione energia40 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

Gianni Santarossa

Gruppo Palazzetti

Il mercato degli apparecchia biomassa in Italia

Foto 1. Caminetti aperti

Foto 2. Caminetti chiusiinterni

Foto 3. Stufe a legna

Foto 4. Cucine a legna

Foto 5. Stufe pellet

Foto 6. Caldaie a legnao pellet

l’aria e quelle che utilizzano l’acqua. Lestufe e i focolari ad acqua, in particolare,sono dei veri e propri impianti di riscal-damento e consentono la produzione diacqua calda per i radiatori e l’uso sanita-rio. Pur non essendo in numero ancorafortemente significativo, questi prodottipresentano un evidente trend in crescitanel mercato (escluso il 2006) (grafico 3).Facilmente integrabili con i sistemi diriscaldamento tradizionali o di ultimagenerazione, possono operare in sinergiacon altri sistemi di riscaldamento alterna-tivo (per es. solare termico) e permettonodi riscaldare tutta la casa con notevolirisparmi sui consumi. Un ulteriore dato che emerge dal trend dimercato è che vengono richiesti prodotticon una potenza sempre più bassa.Grazie alle nuove politiche energetiche, leabitazioni sono sempre più costruite conun’attenzione particolare al risparmioenergetico e le tecniche costruttive e diisolamento permettono di avere edificiche richiedono bassi consumi energetici.La richiesta di prodotti da 15-20 kW stadiminuendo, spostando la scelta su pro-dotti da 9-12 kW e, in alcuni paesi euro-pei, addirittura da 5-7 kW.Possiamo quindi concludere dicendo cheil mercato degli apparecchi a legna o pel-let si sta spostando sempre più versoprodotti tecnologicamente avanzati, chedevono rispettare dei precisi limiti di effi-cienza e di emissione, richiesti nellamaggior parte dei paesi europei (anchese al momento non sono presenti inItalia). Questi apparecchi garantisconoall’abitazione un’autonomia completa daicombustibili fossili, fornendo così ener-gia pulita a CO2 neutro. ��

414/2009FOCUS fonti rinnovabili termiche

FO

CU

Sfo

nti r

inno

vabi

lite

rmic

he

Grafico 1 Grafico 2

Grafico 3

VENDITE 2008

apparecchi non verrà considerato).La situazione dell’installato non rispec-chia naturalmente quello che è l’anda-mento delle vendite nel nostro Paese. Dalgrafico 2 si denota subito come la stufa apellet sia l’apparecchiatura che più sivende nel mercato. Resistono i caminichiusi, le stufe e le cucine, mentre sonoin forte calo i caminetti aperti.

Una così netta predominanza delle stufe apellet dimostra come il mercato Italiano(ma possiamo dire anche Europeo) pre-ferisca puntare su prodotti automatici,programmabili e che permettano un age-vole stoccaggio del combustibile. Tra le apparecchiature vendute è utileeffettuare un’ulteriore suddivisione traquelle che utilizzano, come fluido vettore,

In Italia il parco degli impianti termiciper la climatizzazione invernale degli

edifici non brilla certamente per efficien-za o attenzione al risparmio energetico.Ciò non desta alcuna meraviglia se siconsidera che il patrimonio immobiliareitaliano risale, per la massima parte, adanni in cui il problema energetico eambientale non esisteva a causa dellalarga disponibilità delle fonti energeti-che fossili a buon mercato e dell’assen-za di fenomeni meteorologici estremidovuti al riscaldamento globale.In quel periodo – stiamo parlandosoprattutto degli anni 50, 60 e 70 – lenuove costruzioni sorgevano badandopoco o addirittura affatto al contenimen-to dei consumi. Parole come bioedilizia,architettura passiva o fonti rinnovabilierano quasi senza senso, anche per gliaddetti ai lavori. Come conseguenza, abbiamo ereditatoun parco immobiliare che mediamenteha uno dei più alti consumi specificidell’intera Europa – si parla di 150kWh/mq anno e oltre.Gli impianti termici hanno contribuitonon poco a creare questa situazione nonpiù tollerabile. In molte zone del nostroPaese, infatti, persistono ancora caldaiea carbone di vecchia generazione chesolo in epoca relativamente recentesono state soggette a controlli dei fumidi scarico. Di più, anche le caldaie agasolio non costituiscono certo un toc-casana ambientale se non vengonoattentamente e continuamente monitora-te le emissioni rilasciate in atmosfera. La legge Finanziaria 2007 ha voluto,

forse per la prima volta in maniera vera-mente incisiva, sfruttare una risorsalatente, il risparmio energetico, introdu-cendo generose detrazioni fiscali del55% per coloro che intraprendono nelleproprie abitazioni, uffici, aziende, strut-ture del terziario esistenti, interventifinalizzati al contenimento dei consumi.Fra questi interventi sono esplicitamen-te compresi la sostituzione delle vecchiecaldaie con nuovi apparecchi a conden-sazione, con pompe di calore ad altaefficienza e con caldaie a biomassa dinuova generazione.Va da sé che questi impianti, per essereagevolati, devono rispondere a determi-nati requisiti di rendimento energetico edi prestazioni ambientali che purtroppoqui non si ha lo spazio per dettagliare.Ma per rispondere a tutte le domande inmateria e anche per ottenere assistenzapersonalizzata e gratuita in tempi rapi-dissimi è disponibile il sito dell’Eneahttp://efficienzaenergetica.acs.enea.it,attraverso il quale finora quasi 50.000utenti hanno chiesto e ottenuto consu-lenza diretta. Attenzione: gli incentivi, almomento, sono disponibili sino al 31dicembre 2010. E’ quindi opportuno, sesi ha intenzione di sfruttare questaopportunità, mettere in cantiere da subi-to il lavoro di sostituzione del vecchioimpianto termico.Per dare poi un’ulteriore spinta e perconvincere anche coloro che avevanoforse timore di qualche difficoltà buro-cratica nel presentare la documentazio-ne necessaria, il Governo, dal 15 agostoscorso, ha introdotto un’ulteriore sem-

plificazione. Coloro che ultimano i lavo-ri dopo questa data, infatti, non sono piùsoggetti a predisporre e ad inviareall’Enea l’attestato di qualificazione ener-getica relativo all’immobile su cui si èintervenuti. Ciò significa che, sotto determinate con-dizioni, si può anche fare a meno di untecnico che certifichi la rispondenza del-l’impianto alla normativa incentivante,risparmiando la relativa parcella (che, inogni caso, sarebbe sempre detraibile al55%).È facile quindi capire perché sinora sisono già avuti circa 28.000 interventidel genere nel 2007 e oltre 60.000 nel2008: molti non hanno voluto lasciarsiscappare un’occasione così allettante. Eanche nel 2009 i primi dati disponibiliindicano una corsa all’acquisto e all’in-stallazione dei nuovi impianti termiciagevolati, siamo già a oltre 15.000 inter-venti realizzati alla fine di ottobre, ossiaa distanza di cinque mesi dal termineultimo del 31 marzo 2010 per l’inviodelle dichiarazioni relative ai lavori effet-tuati nel 2009, il che conferma l’alto gra-dimento per il ricorso alle detrazionifiscali. D’altra parte, occorre tener presente chequesta iniziativa costituisce un onere perlo Stato. È vero che, a fronte di quest’o-nere e oltre agli indubbi benefici otteni-bili in termini di energia risparmiata eanidride carbonica non emessa in atmo-sfera, esiste anche una serie di vantaggicollaterali che devono essere comunqueconsiderati (aumento della produzioneindustriale, sostegno all’occupazione,recupero di imposte, emersione dellavoro nero, ecc.), ma sta di fatto che sisono levate anche alcune voci chesostengono che l’onere per l’erario siaalla lunga insostenibile. In attesa divalutare appieno e correttamente tutti icosti e i benefici legati all’iniziativa, aparere di chi scrive e finché le detrazio-ni sono certamente fruibili è opportunoprendere seriamente in considerazionel’ipotesi di sostituzione almeno degliimpianti termici più obsoleti, sfruttandoquesto periodo in cui l’onere a caricodell’utente è ridotto veramente “a prezzidi saldo”. ��

gestione energia42 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

GiampaoloValentini

ENEA

Sostituisci la caldaia e non bruci il 55% di quanto spendi!

Lo scenario di riferimentoIl solare termico a bassa temperatura perapplicazioni residenziali è una tecnolo-gia matura e consolidata. Le principalitecnologie impiegate sono quelle deicollettori vetrati piani selettivi e non(FPC, Flat Plate Collector) e dei collet-tori sottovuoto (ETC, Evacuated TubeCollector) che si trovano in un momen-to di grande diffusione e possono con-tribuire in modo sensibile alla coperturadei consumi finali termici a bassa tem-peratura ed in generale all'obiettivo diuna quota pari al 20% di utilizzo dienergie rinnovabili sul consumo finaledi energia entro il 2020.In Europa ben il 49% dei consumi fina-li riguarda l'energia termica (di cui il34% si riferisce al solo calore alle bassetemperature) e ben il 61% dei fabbiso-gni totali di calore alla basse temperatu-re riguardano il settore residenziale. InItalia, pur essendo tali percentuali piùbasse, il solo consumo di energia finaleper uso residenziale ammonta a circa 25Mtep su circa 140 complessivi. Pertantoil solare termico rappresenta una tecno-

logia in grado di incidere in manierasignificativa sul raggiungimento dellacopertura del 17% con fonti rinnovabili.Grazie agli strumenti di incentivazione enonostante la crisi economica, il solaretermico (con un incremento negli ultimidue anni superiore al 70%) è in costan-te ascesa. Infatti, rispetto al mercatoannuo che agli inizi degli anni 2000 siattestava intorno ai 30.000-40.000m2/annui, nel 2008 si è superata lasoglia di 400.000 m2/annui.Con questo trend di crescita a fine 2009l’installato dovrebbe essere di circa 2milioni di m2, tasso di crescita peròinsufficiente a raggiungere gli obiettividell’Action Plan nazionale che prevedeun installato al 2020 di circa 17 milionidi m2 con un equivalente energia prodot-ta per usi finali pari a circa 1,12 Mtep.Tuttavia già gli attuali 2 milioni di m2

incidono in modo sensibile sul rispar-mio di energia primaria che risulta equi-valente a circa 0,13 Mtep, tant’è che setale valore lo si volesse confrontare conil fotovoltaico ciò rischierebbe un instal-lato pari a circa 1200 MWp pari quindi

a tutto l’attuale conto energia.La produttività della tecnologia è forte-mente dipendente dal sito di collocazio-ne e dalla tipologia di applicazione. Nelcaso della applicazione più comune cheè quella di produrre acqua calda sanita-ria (ACS), assumendo per l’irraggia-mento al m2 valori di riferimento pari a3,8 kWh/m2/giorno nel Nord Italia, 4,6kWh/m2/giorno per le Regioni centrali e5,0 kWh/m2/giorno per il Sud e tenendoconto che i rendimenti di impianto mediannui sono compresi tra il 40% ed il45%, si ottiene una produzione com-plessiva annua compresa fra i 550 ed i750 kWh/m2.

Dati tecnico-economiciLa riduzione del costo dell’energia ter-mica prodotta costituisce la chiave diaffermazione della tecnologia solare, siaper le applicazioni a bassa temperaturache per le applicazioni a media tempera-tura per l’uso industriale e la climatizza-zione solare.L’entità dell’investimento e la producibi-lità di un impianto sono i principali fatto-ri nella determinazione del costo dell’e-nergia termica prodotta. Per ottenere unariduzione del valore del kWh termico pro-dotto per via solare, occorre infatti dimi-nuire la spesa d’investimento dell’im-pianto, abbattendo il costo di fabbricazio-ne dei collettori e degli accumuli, e innal-zando il limite di rendimento attuale degliattuali sistemi commerciali che utilizzanocollettori piani e a tubi sottovuoto. Il costo di un impianto per la produzio-ne di ACS varia in funzione della quan-tità d’acqua desiderata, della comples-sità di installazione dell’impianto mede-simo e del tipo di integrazione che lafonte solare realizza su di un impianto

gestione energia44 FOCUS fonti rinnovabili termiche

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

Giacobbe BraccioDomenico MaranoVincenzo Sabatelli

Laboratorio di certificazione

collettori e sistemisolari, ENEA –

Centro RicercheTrisaia

Solare termico:stato e prospettive

Figura 1Mercato del solare

termico in Italia (2008)

Elaborazione ENEA su fonte ESTIF

termo-idraulico già esistente. Questi fattori rendono in generale com-plessa l’analisi tecnico-economica pertale tecnologia, ad ogni modo se ci silimita alla sola produzione di ACS inimpianti mono-familiari, indicativamen-te, i costi possono variare da un minimodi 3.500 Euro ad un massimo di 4.500Euro per l’installazione di una superficiedi collettori che va da un minimo di 4 m2

(2 collettori) ad un massimo di 6 m2 (3collettori).I vincoli tecnici dati dal tetto, dal tipo dicaldaia di integrazione normalmente esi-stente e l’architettura dell’impianto per laproduzione di ACS possono influire for-temente sul costo finale della tecnologia.Diffusi sono anche gli impianti a circo-lazione forzata dimensionati in kit per lacopertura mediamente del 70-80% delfabbisogno monofamiliare e reperibilisul mercato a costi inferiori ai 4.000Euro a cui tuttavia vanno aggiunti i costidi installazione ed integrazione con lapropria caldaia (che ammontano a circa1.000-1.500 Euro). Ne consegue che il costo medio (IVA in-clusa) del m2 di collettore installato, chesi attesta intorno ai 1.000-1.200 Euro/m2,rende difficile la sostenibilità economicadegli investimenti in assenza di adegua-ti meccanismi di incentivazione. Infatti nella comparazione con la produ-zione di energia termica dal gas o dall’e-lettricità, una produzione annua pari acirca 700 kWhth per m2 di collettoresolare installato corrisponde ad unrisparmio per metro quadro di circa 60-70 Euro/anno per mancato consumo digas in caldaia, e di circa il doppio nelcaso di sostituzione degli scaldabagnielettrici. Ciò comporta che in assenza diincentivazione i tempi di ritorno dell’in-

refrigerazione solare sono volte amigliorare i sistemi di controllo, diaccumulo termico ed i mezzi termovetto-ri, nonché ad ottenere unità più efficien-ti e compatte con temperature di funzio-namento più adeguate all’accoppiamen-to con le tecnologie solari. Lo sviluppodi macchine per il raffreddamento adenergia solare può divenire una soluzio-ne ambientalmente sostenibile per argi-nare la crescente richiesta di condizio-natori elettrici, coprendo simultanea-mente la domanda di riscaldamento eclimatizzazione.In alternativa, per il solo riscaldamentodegli ambienti, si può ricorrere ad accu-muli stagionali che utilizzano l’energiadisponibile durante il periodo estivoriducendo drasticamente la superficiedel campo solare necessaria per coprireun dato carico invernale. Il vantaggioenergetico dei sistemi con accumulo sta-gionale vale anche per le zone più rigide.Per ciò che riguarda le attività di ricercanel campo degli accumuli le nuove pro-spettive tecnologiche riguardano lo svi-luppo di accumuli ad alta densità ener-getica come gli accumuli termochimici(TC) e gli accumuli con materiali a cam-biamento di fase (PCM) che consenti-rebbero di ridurre in modo drastico ivolumi (e quindi i costi) necessari.Per ciò che riguarda la produzione dicalore di processo per l’industria essa ètecnicamente ed economicamente con-veniente per settori industriali e proces-si specifici nei quali ci sia richiesta dicalore a bassa temperatura e media tem-peratura (fino a 250°C) e sia effettiva lapossibilità tecnica di inserimento delsistema solare nel processo industrialeesistente. A basse temperature, il calorepuò essere sfruttato nell’ambito alimen-tare in processi di lavaggio e sterilizza-zione, cottura dei cibi, pastorizzazionedel latte, fermentazione dell’alcool; inquello tessile nella pigmentazione elavaggio dei vestiti; in quello cartieroper l’essiccazione dei prodotti e nei trat-tamenti chimici. Una frazione significati-va del calore necessario a questi proces-si è richiesto a temperature inferiori a200°C, operativamente supportabili dasistemi solari con collettori piani o a tubievacuati, per le temperature più basse, econ collettori parabolici ad inseguimen-

vestimento sono di circa 6-7 anni nellasostituzione degli scaldabagni elettrici edi circa 14-15 anni nel caso di caldaie agas; tali tempi vengono circa dimezzatigrazie alle defiscalizzazioni attuali del55%.

Prospettive tecnologiche e R&DIl settore delle tecnologie solari termicheè attualmente caratterizzato da un eleva-to tasso di crescita della domanda diprodotti maturi, affidabili e performantidestinati ad applicazioni tipiche di forni-tura di ACS e riscaldamento delle pisci-ne. Un forte interesse lo si riscontraanche nell’utilizzo combinato per riscal-damento ambiente e acqua calda sanita-ria (soprattutto in siti caratterizzati da unclima rigido) e nelle applicazioni nelsettore industriale dove è richiesta ener-gia termica a bassa e media temperatu-ra. Un’altra applicazione di rilevanteinteresse è rappresentata dal raffresca-mento solare (solar-cooling) che rap-presenta una frontiera strategica per ladiffusione della tecnologia.Al momento in Italia la quasi totalitàdegli impianti solari termici installatisono sistemi di piccola taglia, sotto i 30m2 di superficie di collettori, utilizzatiper la produzione di acqua calda sanita-ria in edifici residenziali. Sempre nelcampo residenziale si riscontrano esem-pi di impianti combinati (produzione diACS e riscaldamento degli ambienti)localizzati prevalentemente nelle regionisettentrionali della penisola. Tuttavia vaevidenziato che l’utilizzo dei collettorisolari per il riscaldamento degli ambien-ti, specie in zone climatiche quali ilCentro e il Sud Italia, non è energetica-mente ed economicamente sostenibiledato che i collettori fornirebbero energiautile solo per pochi mesi con un manca-to utilizzo dell’energia solare disponibi-le nei mesi estivi e primaverili.Lo scenario cambia radicalmente se icollettori utilizzati d’inverno per il riscal-damento, d’estate alimentano unimpianto termico per la climatizzazioneestiva che utilizza macchine ad assorbi-mento, ad adsorbimento o ad essiccan-te solido o liquido (sistemi DEC), conuno sfruttamento del campo solare este-so all’intero anno.Le attività di ricerca nel campo della

454/2009FOCUS fonti rinnovabili termiche

FO

CU

Sfo

nti r

inno

vabi

lite

rmic

he

to per le temperature più elevate.Infine negli ultimi tempi è cresciuto l’in-teresse per i sistemi ibridi termo-fotovol-taici. Con tali sistemi è possibile ottene-re sia elettricità che calore; in tal modo siaumenta l’efficienza complessiva inquanto una parte delle perdite termicheviene convertita in calore utile ed inoltrele celle funzionano a temperatura piùbassa rispetto a un semplice pannellofotovoltaico convenzionale e quindi conefficienza di conversione più elevata. Altro campo di interesse è rappresenta-to dallo studio di nuovi prototipi chesiano facilmente integrabili negli edifici,

vista sia la particolarità del parco edili-zio italiano caratterizzato da molti centristorici sia per andare in contro alle esi-genze estetiche ed architettonicherichieste da progettisti e proprietari.

Qualità dei componenti Aspetto chiave per la diffusione dellatecnologia solare termica è certamenterappresentato dalla disponibilità di nor-mativa tecnica in grado di valutare laqualità dei prodotti immessi sul merca-to sia in termini di resa termica che diaffidabilità e durata nel tempo. Perquanto concerne le tecnologie relative ai

settori di utilizzo tradizionali (produzio-ne di ACS, sistemi combinati per la pro-duzione di ACS e riscaldamento am-biente) la normativa europea di riferi-mento, costituita dalle norme EN12975,EN12976 ed ENV12977, costituisce unvalido strumento sia per la garanzia diqualità dei componenti sia per la certifi-cazione di prodotto (Solar Keymark).Relativamente alle tecnologie noncoperte dagli attuali standard (sistemiibridi termo-fotovoltaici, collettori poli-merici, collettori per applicazioni amedia ed alta temperatura) sono incorso, in ambito CEN/TC 312, attivitàfinalizzate a definire requisiti e procedu-re di test per nuove normative da appli-care a tali tecnologie emergenti. Infine ulteriore aspetto, di importanzarilevante anche per evitare errori passa-ti, è rappresentato dall’esigenza di rin-novare ed introdurre specifiche normeche garantiscano la corretta progettazio-ne, installazione e manutenzione degliimpianti solari. ��

F O C U S

fonti rinnovabili termiche

- Dossier “Usi termici delle fonti rinnovabili”. Roma, 11 novembre 2009 (web link:http://www.enea.it/eventi/resoconti/resoconti2009.html)

- Direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla pro-mozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (Direttiva 20 20 20)

- “Energia: temi e sfide per l’Europa e per l’Italia”. Position Paper del Governo italiano. 10 set-tembre 2007

- ESTIF, “Solar Thermal Market in Europe - Trends and Market Statistics 2008”. May 2009(web link: http://www.estif.org)

B I B L I O G R A F I A

La proposta ENEA per lariqualificazione energetica delpatrimonio edilizio pubblicoPiano di intervento e analisi dell’impatto economicoMarco Citterio, Gaetano Fasano, Carlo Manna, Carmela Notaro • ENEA

Le analisi di scenario condotte dall’ENEA sulsistema Italia affidano agli interventi per il miglio-ramento dell’efficienza energetica negli usi finali

dell’energia il ruolo prevalente per la riduzione delleemissioni di gas serra previste dagli obiettivi comunitarial 2020. D’altra parte la priorità di tali interventi per la loro “con-venienza” rispetto alle altre misure di carattere tecnolo-gico per l’abbattimento delle emissioni sono conferma-te da analisi e documenti prodotti anche recentementein ambito internazionale. È peraltro scontato che taleconvenienza sia particolarmente rilevante in quei Paesi,come l’Italia, affetti da un’elevata dipendenza dalleimportazioni di fonti primarie di energia. Per valutare nonsolo le ricadute all’interno del sistema energetico, in ter-mini di riduzione della bolletta energetica e quindi delleimportazioni di fonti primarie, ma l’impatto che un pianodi questa portata è in grado di determinare sul sistemaeconomico sono state effettuate analisi di impatto ricor-rendo a strumenti macroeconomici, in questo caso lematrici di contabilità sociale messe a punto dall’IPI incollaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata.Lo studio prende le mosse dai dati, rilevati dal CRESMEper conto dell’ENEA, sulla consistenza del parco immo-

biliare relativo ad edilizia scolastica e uffici direzionalidella PA costituito da oltre 40.000 edifici tra scuole euffici corrispondenti al 57% del totale delle Unità immo-biliari della PA. Nello studio tale parco è stato rappresentato, per cia-scuna destinazione d’uso, da 6 edifici tipo, differenziatiper localizzazione climatica (Nord, Centro, Sud) e percaratteristiche energetiche (ante 373/76 e post 373/76);di questi edifici è stato quindi calcolato il fabbisognoenergetico relativo ai servizi di riscaldamento, illumina-zione e condizionamento. Sono stati quindi ipotizzati, suun campione limitato a circa 15.000 unità immobiliari, il35% circa degli edifici censiti dal CRESME, selezionatitra quelli con maggiore potenzialità di risparmio, realiz-zabili con un impatto contenuto e compatibili con unacontinuità d’uso degli edifici stessi. Gli interventi, finalizzati a conseguire gli standard previ-sti dai DLgs 192/05 e 311/06, riguardano l’involucroedilizio (isolamento pareti e sostituzione infissi, installa-zione di elementi schermanti), gli impianti di produzionedi calore e di condizionamento (sostituzione conimpianti di ultima generazione), il ricorso a fonti rinnova-bili (attraverso dispositivi sia attivi che passivi), disposi-tivi per una gestione efficiente dei servizi di climatizza-

gestione energia48

ME

RC

AT

O&

FIN

AN

ZA

La metodologia di analisi (a cura di Carmela Notaro, ENEA)zione e illuminazione modulabili in funzione delladomanda. L’articolazione dei costi, stimati complessivamente in8,2 Miliardi di €, è indicata in figura 1. Tali interventideterminano una riduzione del fabbisogno energeticodell’insieme degli edifici censiti del 20% in termini dienergia primaria (18% di energia termica e 23% di ener-gia elettrica) con una riduzione della bolletta energeticaannua di oltre 400 milioni di €/anno pari al 23% dellabolletta attuale.

Impatto dell’intervento sul sistema economicoLa valutazione dell’impatto economico degli interventi diriqualificazione è stata effettuata con il ricorso a unaMatrice di Contabilità Sociale consente di esaminarequantitativamente i rapporti di scambio e di interdipen-denza che si stabiliscono tra tutti gli agenti di un siste-

MERCATO & FINANZA

gestione energia50

La matrice di contabilità sociale (SAM, dall’inglese SocialAccounting Matrix) è una matrice a doppia entrata che regi-stra i flussi che intercorrono tra gli operatori di un sistemaeconomico. Essa consente di esaminare quantitativamen-te i rapporti di scambio e di interdipendenza che si stabi-liscono tra tutti gli agenti di un sistema economico. Talematrice, la cui introduzione nella modellistica economica èdovuta a Stone (1978), generalizza la matrice input-outputintroducendo, in aggiunta alle transazioni tra settori e set-tori e tra settori e fattori, gli scambi con e tra le istituzioni:famiglie, imprese, governo, formazione del capitale e restodel mondo. La SAM consente di esaminare quantitativamente i rap-porti di scambio e di interdipendenza che si stabilisconotra tutti gli agenti di un sistema economico, quindi di valu-tare come determinati cambiamenti all’interno di un setto-re possano incidere su alcune importanti variabili econo-miche, quali la produzione e l’occupazione, sia nel perio-do di cantiere, sia nel periodo a regime. Nel periodo di cantiere un progetto di investimento com-porta l’acquisto di beni capitali (per beni capitali si inten-dono fabbricati, macchine e impianti, la cui esistenzasopravvive al periodo di produzione) dai settori produttori,ossia i settori che si stima possano generare spese diret-te nella fase di realizzazione degli interventi. I settori produttori sono quelli che, in definitiva, attivano,attraverso i legami a monte e a valle con la struttura pro-duttiva, l’impatto macroeconomico del programma diinterventi. L’acquisto di questi beni, in presenza di capa-cità produttiva inutilizzata, mette in moto una serie di effet-ti concatenati. La dinamica è innestata dall’effetto moltiplicativo dell’inve-stimento effettuato nel settore prescelto. Infatti, se all’ini-zio l’effetto è esclusivamente nei settori coinvolti, susse-guentemente (grazie agli incrementi di domanda dovuti alprogetto) a loro volta essi si rivolgono ai loro fornitori persoddisfare le proprie esigenze produttive facendone cre-scere la domanda derivata; inoltre ciò crea una catena dispesa che fa crescere i redditi di tutti i settori e le istituzio-ni coinvolte, in particolare quelli delle famiglie, e finiscequindi per coinvolgere tutta l’economia, anche successi-vamente alla realizzazione dell’intervento. Considerando prima di tutto il periodo di cantiere, per unavalutazione prudente e completa di un programma diinterventi l’impatto che ne deriva deve sempre essereparagonato ad uno scenario alternativo o controfattual e.Lo scenario più semplice da considerare come controfat-tuale è rappresentato dal vettore di investimenti storici(dalla proporzione degli investimenti contenuti nella SAMper ciascun settore).

Figura 1Incidenza dei costi per

tipo di intervento etipologia edilizia

UFFICI

SCUOLE

ma economico, e quindi di valutare come determinaticambiamenti all’interno di un settore possano incideresu alcune importanti variabili economiche, quali la pro-duzione, l’occupazione e il valore aggiunto.

Stima degli effetti diretti dell’interventoA fronte di una spesa, stimata in 8,2 miliardi di €, sivaluta una crescita della produzione attivata di 19miliardi di €, la creazione di valore aggiunto per 14miliardi di € ed un incremento complessivo del PIL nel-l’ordine dello 0,6% in un anno. I maggiori consumi e la crescita della produzionesarebbero inoltre in grado di attivare un incrementodella domanda di lavoro di circa 150.000 unità. A regi-me l’intervento porterà alla creazione di ulteriori effettiindotti in diversi comparti dell’economia. Questi posso-no essere stimati ancora una volta attraverso la costru-zione di un vettore di spesa che tiene conto del valoreattuale dei costi e dei benefici creati in fase di funzio-namento degli edifici. I benefici creati dall’intervento sono riconducibili princi-palmente alla riduzione dei costi energetici, stimati in337 milioni di € per le scuole e 91 milioni di € per gliuffici, per un totale di 428 milioni di € all’anno.Considerando una durata di 20 anni ed un tasso disconto del 6%, il valore dei benefici attesi complessivi,in termini di risparmio energetico, è pari a 4,6 miliardidi €. Non sono stati quantificati ulteriori benefici comeil miglioramento della produttività del lavoro, il migliora-mento della qualità ambientale del posto di lavoro, lamaggiore sicurezza degli edifici, perché di difficilequantificazione.Mantenendo invariati costi di gestione, a parte quellienergetici, l’analisi finanziaria dell’intervento, effettuataconsiderando una durata progettuale di 20 anni con untasso di sconto prudenziale pari al 5%, porta a un VANpari a –3,4 miliardi di €.

Stima degli effetti indiretti dell’interventoSi stima che la riduzione del fabbisogno energeticoprovochi una diminuzione delle importazioni di energiaprimaria determinando un’espansione delle esporta-zioni nette e un effetto reddito sugli altri settori econo-mici, che a sua volta determinerà un effetto finale sullabilancia dei pagamenti. A fronte di un aumento delle esportazioni nette di 4,6miliardi di euro, l’impatto nei settori produttivi ammon-ta quindi a 23 miliardi di €, e un valore aggiunto paria 17 miliardi di €.L’impatto complessivo dell’intervento è dunque pari alvalore attuale netto dell’intervento (pari a –3,4 miliardidi €) più il valore netto dagli effetti moltiplicativi dell’in-tervento nel periodo di cantiere (pari a 14,3 miliardi di€), più il valore attuale netto degli effetti moltiplicatividell’intervento nel periodo di regime (pari a 17 miliardidi €), con un effetto netto dunque pari a 27,9 miliardidi €. �

MERCATO & FINANZA

514/2009

La misura in cui le proporzioni storiche dell’investimentopossono essere applicate all’ammontare del progetto esa-minato, tuttavia dipende dal cosiddetto grado di spiazza-mento, ossia dalla addizionalità delle risorse immesse nelsistema e dalla cosiddetta fungibilità delle risorse stessenei confronti degli investimenti finanziati. La percentuale dispiazzamento modifica l’ammontare dell’alternativa diinvestimento con cui confrontare l’investimento simulato, el’impatto netto è dato dalla differenza tra l’impatto dell’in-vestimento simulato e l’impatto dell’investimento storicoipotizzato. La valutazione dell’impatto economico di un progetto nelperiodo di regime non può prescindere dalla analisi finan-ziaria del progetto stesso per almeno due motivi. Prima ditutto dall’analisi finanziaria si riesce a ricavare il vettore dispesa dei costi di gestione, che costituisce l’elemento fon-damentale per stimare gli effetti indiretti di un investimen-to. Inoltre dall’analisi finanziaria è possibile stimare l’am-montare dello scenario controfattuale da paragonare all’in-tervento realizzato.Dall’analisi finanziaria emergono i dati di spesa di gestionedel progetto. I valori annuali di tali costi devono esserericondotti dalle voci di spesa dell’analisi ai settori produt-tori ATECO presenti nella matrice input output o di conta-bilità sociale. Così si costruisce per ogni anno di attivitàdel progetto il vettore di spesa relativo ai costi di gestione,sarà questo il vettore che andrà inserito come shock eso-geno nella matrice. Per poter inserire il vettore di spesa diregime nella matrice, questa stessa deve essere diversadal caso di valutazione di impatto del periodo di cantiere.La differenza sta nella scelta dei settori esogeni. Nel casodella valutazione del periodo di cantiere il settore esoge-no è quello della formazione del capitale, perché è in talesettore che vengono registrati tutti gli investimenti neisettori produttori. Nel caso della valutazione di impatto del periodo di regi-me, invece, il settore da rendere esogeno è quello relati-vo all’investimento realizzato. In sostanza considerareesogeno il settore di intervento del progetto equivale aimmettere uno shock in tale vettore non secondo i datiregistrati in contabilità (quelli riportati lungo la colonnadella matrice) ma prendendo in considerazione le voci dicosto dell’analisi finanziaria del progetto. Il secondo problema nella stima dell’impatto del periodo diregime riguarda la stima dello scenario controfattuale. Allostesso modo nel periodo di regime il contro fattuale rappre-senta un’ipotesi di spesa alternativa nel caso in cui l’anali-si finanziaria presenti un VAN positivo e una spesa alterna-tiva maggiorata dell’importo del VAN negativo nel caso diuna analisi finanziaria minore di zero (Scandizzo, 2008).

gestione energia52

L’ OSSERVATORIO

Ambrosetti: ricetta da 40 milioni di euroCarlo Maciocco • Quotidiano Energia

La sfida energetica dell’Italia sipuò vincere in 6 mosse. E il “pre-

mio” è sostanzioso: circa 40 miliardidi euro annui, pari al 2% del Pil.La ricetta la mette a disposizione ilClub Ambrosetti, il prestigioso grup-po di consulenza e ricerche attivo alivello europeo. È contenuta nel rap-porto “La sfida energetica in Italia:realtà e prospettive” (di cui QE èentrato in possesso) presentato in unconvegno a porte chiuse tenutosi aRoma lo scorso novembre di fronte auna platea di tutto rispetto: tra glialtri, sono intervenuti il ministrodello Sviluppo Economico, ClaudioScajola, il suo consigliere SergioGarribba, il presidente dell’Autoritàper l’Energia, Alessandro Ortis e ilvice presidente di Confindustria condelega per l’energia, AntonioCostato.Come detto, le proposte sono sei,due per ogni sotto-obiettivo da rag-giungere. Il primo passo è quello di“rimuovere le patologie”, ossia elimi-nare le carenze di base che impedi-scono il completo sviluppo delnostro sistema energetico. Risultatoche si può ottenere, da una parte,formulando una strategia organica edi lungo periodo (con coerenti siste-mi di incentivazione) che permetta diconcentrare gli sforzi verso qualità ecompetitività. Dall’altra, semplificando tutte le pro-

cedure e le leggi che rallentano la rea-lizzazione delle infrastrutture energe-tiche. Tradotto: riformare il titolo Vdella Costituzione, semplificare lanormativa, attuare meccanismi diconfronto pubblico in grado di crea-re il consenso “a monte”.Quest’ultimo punto costituisce labase anche per il secondo gruppo disottoobiettivi, mirante a ridurre ledistanze con gli altri Paesi più avan-zati. La terza proposta riguarda infat-ti un programma nazionale di infor-mazione sui temi cruciali dell’energiache utilizzi tutti i canali per aumen-tare la consapevolezza e diffondere ilsenso di urgenza, sconfiggendo cosìla sindrome nimby. Proposta tantopiù importante in vista del rilanciodel nucleare (non citato, però, nelrapporto), che non a caso si sposabene con quella dell’Ain per unaCommissione specifica in seno alMse (QE 12/11).Il quarto punto riguarda poi l’istitu-zione di premi per le eccellenzenazionali che si distinguono nellaricerca sui filoni tecnologici definitiprioritari (soprattutto in tema di rin-novabili) e nell’applicazione dell’effi-cienza e del risparmio energetico.L’ultimo sotto-obiettivo è quello deivantaggi competitivi, il più impor-tante sotto il profilo del riscontroeconomico. Ancora una volta, due le proposte:

sviluppare la filiera delle macchineper l’efficienza/risparmio, potenziarequella delle tecnologie di generazioneefficiente. Il tutto selezionando poche soluzionitecnologiche prioritarie e facendoconvergere su di esse tutti gli sforzi.Secondo il Club Ambrosetti l’impat-to totale di tale programma in 6punti sull’economia italiana sarebbedi circa 40 miliardi annui, pari al 2%del Pil. Per lo 0,6% il vantaggio si avrebbedal recupero del costo dell’energia inbolletta (–20% sugli attuali 56miliardi d). Per un altro 0,4% dal-l’attivazione e/o miglioramento dellefiliere industriali.Infine, per l’1% dall’aumento dicompetitività, escludendo però laR&S e l’indotto dei servizi e delleindustrie collegate. La stima, quindi,è “conservativa”.La Corte ha confermato la giurisdi-zione del Tar in materia, così ora isoci di minoranza e le associazionidei consumatori potranno ricorrerenuovamente al Tribunale.In caso di accoglimento del ricorso,si prospetta più che altro un risarci-mento danni da parte del Comunemeneghino, visto che il problemadella golden share è stato risolto amonte con la fusione tra Aem e Asmin A2A, attualmente controllata pari-teticamente da Milano e Brescia. �

Energia, Ambiente e InnovazioneUno strumento di informazione sui risultati del mondo scientificointernazionale, nazionale e dell’ENEA.

Un momento di incontro con esperti qualificati ed importanti personalità.

Un bimestrale ricco di contenuti:Primo piano, l’Intervista, Riflettore su,Studi e Ricerche.

Un punto di riferimentofondamentale nel panoramascientifico nazionale.

GE 4_09

I Piani Energetici Ambientali (PEA) per l'uso raziona-le dell'energia nascono dall'analisi della strutturaenergetica di un territorio e rappresentano uno

strumento indispensabile per dar vita ad una program-mazione sul medio - lungo periodo degli interventi darealizzare per gestire la domanda e pianificare l'offertadi energia, con l’obiettivo contemporaneo di ridurre leemissioni di inquinanti in atmosfera. La realizzazionedel Piano Energetico Ambientale della Provincia diCaserta è stata affidata alla Seconda Università diNapoli e nel seguito vengono presentate alcuni dei

risultati ottenuti e che sono parte integrante delle LineeStrategiche del Piano Energetico Ambientale dellaProvincia di Caserta approvato dalla giunta provincialelo scorso 15 marzo 2009.In figura 1 sono riportati i consumi di energia elettrica(GWh) negli anni 1995-2007 in Provincia di Caserta. Èpossibile osservare che i consumi hanno avuto untrend crescente con un incremento nei soli ultimi 6 anni(dal 2002 al 2007) del 12%.Dall’analisi dei consumi distinti per settore è possibileindividuare una netta prevalenza del settore industriale,

gestione energia54

PO

LIT

ICH

E,

PR

OG

RA

MM

I, N

OR

MA

TIV

E

Il Piano Energetico Ambientaledella Provincia di CasertaCarmine Lubritto • Dipartimento di Scienze Ambientali, II Università di Napoli

Figura 1Consumi di energia elettrica

nella Provincia di Caserta pergli anni 1995-2007

seguito da quello domestico e dal terziario, dall’agricol-tura e dai trasporti (figura 2). È da notare che il settoredomestico (29%) e il terziario (25%) superano insiemeil 50% dei consumi elettrici totali: ciò è indicativo diconsumi elettrici crescenti in ambienti domestici, ufficie dei servizi (es. centri commerciali) anche per l’utilizzodiffuso di sistemi di climatizzazione e condizionamento.Il settore che presenta, invece, maggiori consumi dicombustibili (figura 3) è il settore di trasporti che assor-be più della metà dell’intero fabbisogno provinciale,anche se la sua incidenza è diminuita a partire dal1998. Segue, poi, il settore termoelettrico (21%), il cuipeso è in graduale aumento nell’ultimo quinquennio,ed il settore residenziale e domestico.Si può quindi ottenere il diagramma delle emissioni diCO2eq (figura 4) in atmosfera per la Provincia di Casertadal 1995 al 2006, dal quale si evince come il valoredelle emissioni totali in atmosfera di gas serra è anda-to incrementando nel corso degli anni, mentre nell’ulti-mo triennio ha riscontrato una stabilizzazione con untrend di crescita negativo.Se si guarda ai vari settori si riscontra che il contributomaggiore è dato dal settore trasporti con circa il 40%delle emissioni in atmosfera, seguito dagli usi civili edalle attività produttive con quota percentuale similarepari a circa il 30% delle emissioni. Inoltre se si conside-ra il contributo alle emissioni in atmosfera dei diversivettori energetici si riscontra il primato del vettore ener-gia elettrica (con circa il 40% sul totale), piccolo è ilcontributo del GPL (6-7%), mentre il contributo datodall’olio combustibile è praticamente nullo, soprattuttonegli ultimi anni. Si nota, inoltre, che nel corso deglianni il contributo alle emissioni legato al vettore gaso-lio sia pressoché costante (intorno al 30%), mentre cre-sce quello del gas naturale (grazie alla diffusione dellarete di fornitura domestica) che negli ultimi anni supe-ra in percentuale il contributo del vettore energeticobenzina, in progressiva diminuzione.In parallelo con l’analisi dei consumi energetici provin-ciali si è passati a valutare la potenza efficiente instal-lata nella Provincia di Caserta al 31/12/2007, l’energia

elettrica prodotta nell’anno solare 2007 e le percentua-li calcolate rispetto alla base regionale. I dati raccolti sono stati suddivisi per tipologia impian-tistica: impianti idroelettrici, termoelettrici (distinguendoquelli per la sola produzione di energia da quelli conrecupero di calore a scopi cogenerativi), eolici e foto-voltaici (tabella 1).Si noti che solo il 2,2% dell’energia elettrica prodottanel 2007 in Provincia di Caserta deriva da fonti rinno-vabili: 163,9 GWh contro 7396,2 GWh. La potenza effettiva netta degli impianti installati basatisu fonti rinnovabili è di 236,3 MW contro i 2879,1 MWtotali (8,2%).L’obiettivo obbligatorio proposto dalla ComunitàEuropea di raggiungere il 20% della quota energia elet-trica prodotta con fonti rinnovabili entro il 2020 risultaquindi essere piuttosto lontano.Dalla tabella 2 si comprende d’altronde la notevole inci-denza degli impianti presenti nella Provincia di Casertae della loro produzione energetica rispetto al contestoregionale: la Provincia di Caserta, nel 2007, ha contri-buito all’80% della produzione di energia elettrica dellaregione Campania, mentre la capacità elettrica degliimpianti installati in questo territorio è superiore al 65%del totale regionale. Il contribuito maggiore deriva dallapresenza degli impianti termoelettrici ed idroelettrici(90% dell’energia idroelettrica prodotta in Campania). È stato infine redatto il Bilancio di Energia Elettrica dellaProvincia di Caserta, anche con riferimento alla situa-zione Regionale e Nazionale, per gli anni 2006 e 2007.Si ritrova (figura 5) che l’Italia ha presentato per i dueanni in esame, 2006 e 2007, un deficit tra domanda (= consumi + perdite) e produzione netta destinata alconsumo di circa il 13%. La Campania ha visto ridurre il suo deficit da 80% al60%, proprio grazie alla Provincia di Caserta, la qualeha visto passare il saldo da negativo, pari al –40%, aduno positivo nel 2007 pari al +35% circa. Nel seguito vengono presentati alcuni scenari di inter-venti del Piano Energetico Ambientale della Provincia diCaserta e dei relativi Piani di Azione. Gli interventi sono

554/2009

POLITICHE, PROGRAMMI, NORMATIVE

Figura 2Ripartizione percentuale dei consumi di energia elettrica per

settore per l’anno 2007

Figura 3Ripartizione percentuale per settori del consumo di combustibili

per il 2006 in Provincia di Caserta

inquadrati in un ambito temporale di 12 anni (scaden-za 2020) anche se obiettivi intermedi sono specificati al2013. Il primo settore di intervento è lo stimolo alla produzio-ne di energia da fonte rinnovabile. Sono state pro-grammate azioni di stimolo alla installazione di impian-ti fotovoltaici su immobili di proprietà pubblica: a talproposito la Provincia di Caserta ha già realizzato unostudio di fattibilità per la installazione di impianti foto-

voltaici su scuole di propria proprietà, ricavando unapotenzialità di installazione di pannelli fotovoltaici su 80plessi con potenza ipotizzata totale di circa 4,5 MW,con una riduzione delle emissioni di circa 3200 ton diCO2eq per anno ed un giro di affari di oltre 30 milioni diEuro. Si pensa quindi di far divenire tale progetto unesempio da far emulare da tutti gli Enti Locali dellaProvincia. Inoltre, si avvierà un programma di interven-to sul settore dell’edilizia privata lanciando il progetto “Il

gestione energia56

POLITICHE, PROGRAMMI, NORMATIVE

6000

5000

4000

3000

2000

1000

01995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

anni

CO

2eq

(kto

n)

Figura 4Serie temporale delle emissioni di

CO2eq (in kton) per gli anni 1995-2006in Provincia di Caserta

Potenza efficiente lorda Potenza efficiente nettaTipologia N. impianti (MW) (MW)

Idroelettrico 10 1211.30 1197.46

Termoelettrico • solo energia elettrica 15 1532.00 1484.55• cogenerazione 2 168.40 161.30

Eolico 0 0.00 0.00

Fotovoltaico 42 0.40 0.40

Totale 69 2912.10 2843.71

Tabella 1. Potenza elettrica installata nella Provincia di Caserta suddivisa per tipologia di impianto all’anno 2007

PROVINCIA CASERTA: IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA

Tipologia Potenza efficiente lorda

Idroelettrico 92.4% 89.2%

Termoelettrico • solo energia elettrica 69.0% 97.0%• cogenerazione 44.2% 52.1%

Eolico 0.0% 0.0%

Fotovoltaico 6.1% 20.8%

Totale 66.6% 78.6%

Tabella 2. Percentuale di potenza elettrica installata e di energia elettrica prodotta in Provincia di Caserta rispetto alla regioneCampania, suddivise per tipologia

PERCENTUALI PROVINCIA DI CASERTA RISPETTO A BASE REGIONALE

Fotovoltaico per le residenze private” consistente in unimponente piano di comunicazione, formazione, infor-mazione e di supporto tecnico e di rapporti con istitutibancari o di finanziamento a privati cittadini ed aziendeper agevolarli nella installazione di impianti basati sutecnologia fotovoltaica presso le abitazioni private.Infine si cercherà di favorire lo sviluppo degli impiantifotovoltaici su impianti industriali e in zone da ripristina-re o rivalutare dal punto di vista ambientale. Grazie aquesti interventi, si stima che si possa arrivare adinstallare impianti fotovoltaici sul territorio provincialeper una potenza totale di circa 20 MW per il 2013 e dicirca 30 MW al 2020.Inoltre si dà priorità allo sviluppo del solare termico, inparticolare per strutture ricettive e sportive, ed allo svi-luppo del settore produzione di energia da biomassecon particolare attenzione agli scarti ed ai reflui del set-tore zootecnico. È prevista la realizzazione di un pro-getto pilota, in accordo con le strutture consortili giàpresenti sul territorio, per la costruzione di una filieraenergetica da biogas con l’obiettivo di realizzare undistretto agro-energetico totalmente o parzialmenteautosufficiente. Con tali premesse si stima la presenzadi impianti a biomassa con potenze aggiuntive installa-te in Provincia di Caserta pari a 30 MW per il 2013 epari a 50 MW per il 2020. Infine di notevole interesse è lo sviluppo sia del poten-ziale eolico provinciale con un previsione di installazio-ne di circa 50 MW per il 2013 e di circa 200 MW al2020, che l’incremento di ulteriori 5 MW al 2013 e di10 MW al 2020 di impianti idroelettrici.Per quel che concerne gli interventi sulla produzione dienergia da fonte convenzionale si ritiene che laProvincia debba limitarsi a valutare con attenzione lagià avanzata proposta di costruzione di una nuova cen-trale termoelettrica che farebbe ulteriormente crescereil saldo netto produzione/consumi provinciale di ener-

gia elettrica, mentre in considerazione di una diffusapresenza di nuclei e zone industriali, la costruzione dipiccole centrali a cogenerazione potrebbe aiutare acoprire il fabbisogno di tali realtà territoriali. Infine il ria-prirsi del dibattito a livello nazionale ritorno al nucleareed il fatto che non sia stato ancora completato il deco-missioning della vecchia centrale nucleare delGarigliano fa escludere la possibilità di una nuovainstallazione di una centrale nucleare in una zona delterritorio provinciale.Relativamente agli interventi di razionalizzazione erisparmio energetico si agirà per ottenere una raziona-lizzazione dei consumi energetici elettrici e termici negliedifici pubblici, nella pubblica illuminazione, nel resi-denziale e nel terziario con una riduzione dei consumiprevisti rispetto allo scenario di crescita base del 3% al2013 e del 9.5% al 2020. La politica energetica provinciale ha inoltre negli inter-venti di mobilità sostenibile un altro dei cardini del pianodi Azione. L’obiettivo prioritario sarà la riduzione delle emissioni inatmosfera di gas serra, mediante la riduzione del 10%della distanza annua percorsa da ogni singola autovet-tura, grazie ad interventi infrastrutturali con particolareriferimento a quelli previsti dal progetto “MetropolitanaRegionale 2010-2015”, ad interventi di ammoderna-mento parco automobili, di potenziamento/ammoder-namento dei mezzi pubblici, di riorganizzazione dellalogistica/distribuzione delle merci.Infine particolare attenzione sarà posta ad una serie diinterventi trasversali, quali creazione dello “SportelloEnergia Provinciale”, interventi formativi, sviluppo dellafiliera produttiva del settore energetico, potenziamentodei centri di ricerca, utili a diffondere al territorio la con-sapevolezza delle opportunità offerte dalla introduzionedi politiche energetiche che possono generare uno svi-luppo economico sostenibile. �

574/2009

POLITICHE, PROGRAMMI, NORMATIVE

Figura 5Saldo netto domanda-produzioneenergia elettrica per gli anni 2006 e2007 confrontando Italia, RegioneCampania e Provincia di Caserta

N E W S

gestione energia58

Richmond Italia dopo i successiottenuti con Marketing forum,

Logistics Forum, Finance Directorsforum e Human Resources forum,organizza la prima edizione di “EnergyBusiness forum”, presso il Park Hotelai Cappuccini a Gubbio il 25-26marzo 2010.L’evento si concentrerà sul matching,puntuale e rigoroso, tra domanda eofferta di prodotti, servizi, soluzioni eprogetti che coinvolgono il mercatodell’energia in Italia, favorendo incontribusiness fra delegate (Amministratoridelegati, Energy manager e responsa-bili dell’area energia delle maggioriaziende italiane) ed exhibitor (aziendefornitrici e professionisti del settore)sulla base di un’agenda d’appunta-menti strutturata per assecondare leesigenze di entrambi ed evitaresovrapposizioni.Nelle due giornate del forum, aimomenti di business si affiancheranno

cati, l’ambiente, la finanza”.Richmond Italia, partner di RichmondEvents organizzatrice di oltre 300eventi business to business traInghilterra, America e Italia, entra nelmercato nel 1995 con Inforum, even-to dedicato al mondo dell’IT . L’annosuccessivo afferma definitivamente ilsuo primato nell’organizzazione deglieventi business to business grazie allaprima edizione di Marketing forum, nel2010 alla sua quindicesima edizione. Leader nel mercato in cui opera,Richmond Italia oggi dialoga con il topmanagement di aziende di diversi set-tori, posizionandosi come osservato-rio e punto di riferimento delle tenden-ze dei mercati in cui è presente con ibusiness forum, catalizzatori di busi-ness e importanti centri di incontro econfronto professionale. In 15 anni diattività Richmond Italia ha aiutato oltre600 aziende a incrementare il volumedi affari attraverso i propri eventi.

incontri di aggiornamento che, con ilprogramma conferenze, si alterneran-no a workshop, seminari e momenti diincontro tra colleghi, importanti per farnascere quelle community che rappre-sentano ormai una sedimentata eimportante realtà dei forum Richmond.“Ci è sembrato importante in questo

momento di grande attenzione collet-tiva all’energia, alle sue fonti, ai suoiutilizzi e ai consumi” ha sottolineatoClaudio Honegger, amministratoreunico di Richmond Italia “organizzareun forum focalizzato su questo setto-re considerato strategico, sia a livellopubblico che privato, per i prossimianni e che ci coinvolge tutti, cittadini,imprenditori, manager e professionisti. L’offerta dei forum proposti daRichmond si sta ampliando negli ulti-mi anni in una visione delle impresecome sistemi complessi, con al centrole persone, in continuo interscambiocon i diversi contesti, siano essi i mer-

Richmond Italia lancia a Gubbio la due giorni di business e aggiornamento sul mercato dell’energia in Italia

Partito il cantieredi Schmack Biogas per il gruppo BenettonPosa della prima pietra perl’impianto biogas realizzato perMaccarese SpA

Cogenerazione per non perdere un’altra occasione

Iniziati il 23 novembre scorso a Fiumicino (RM) i lavori perla costruzione dell’impianto che Schmack Biogas realiz-

zerà per Maccarese SpA, la più grande azienda agricolaitaliana controllata al 100% dal gruppo Benetton.

L’impianto avrà una potenzaelettrica di 625 kW e saràalimentato coi liquami deibovini allevati dall’azienda,integrati con insilato di mais.Una volta avviato, l’impiantoprodurrà annualmente ener-gia elettrica pulita sufficientea soddisfare il consumo dioltre 1200 nuclei familiari.

All’interno dell’incontro dedicato a “La cogenerazione oggi in Italia: implica-zioni per gli utenti e le aziende” organizzato da Italcogen, Associazione dei

costruttori e distributori di impianti di cogenerazione – federata in Anima, sisono confrontati istituzioni, enti, associazioni e imprese in un dibattito animatoe vivace che ha fatto emergere numerosi spunti interessanti.“La Regione Emilia Romagna ha dato immediata concretezza alla valorizzazio-ne della cogenerazione in linea con le indicazioni della Comunità europea –afferma Attilio Raimondi, Servizio Politiche Energetiche Regione EmiliaRomagna – il miglioramento delle performance dei nostri sistemi urbani è unapriorità non rinviabile per la tutela della nostra salute, della società in cui vivia-mo e delle future generazioni. Per fare questo ci siamo dotati di un PianoEnergetico Regionale che fornisce linee guida, strumenti e obiettivi per i pros-simi 10 anni sui temi dell’energia e delle fonti rinnovabili. Mettiamo a disposi-zione questa piattaforma normativa e applicativa sviluppata sin dal 2004 perstringere un patto tra istituzioni, enti e industria, finalizzato a sciogliere i nodi chesoffocano l’efficienza energetica. “A cinque anni dall’adozione della Direttiva UE2004/08 altri paesi hanno dato un chiaro indirizzo di sostegno a questa tecno-logia, così come previsto dalla norma” – afferma Alessandro BertoglioResponsabile Energia di Assocarta. “Sostegno e non solo incentivi – puntua-lizzano Marco Mancisi, uno dei primi Energy manager italiani e Rudy Stella, pre-sidente Italcogen – la UE prevede infatti un supporto a lungo termine per soste-nere lo sviluppo di questa tecnologia. Oggi in Italia siamo addirittura agli anti-podi: appesantiamo lo sviluppo della cogenerazione, levando i pochi beneficiche esistono e aggiungiamo oneri di sistema oltre a una burocrazia folle”.

594/2009

01.12.2009 Delibera ARG/gas 184/09http://www.autorita.energia.it/it/docs/09/184-09arg.htmTesto unico della regolazione della qualità e delle tariffe dei servizi di traspor-to e dispacciamento del gas naturale per il periodo 2010-2013 (TUTG):approvazione della parte II Regolazione delle tariffe per il servizio di traspor-to e dispacciamento del gas naturale per il periodo di regolazione 2010-2013(RTTG), approvazione della parte III Regolazione delle tariffe per il servizio dimisura del trasporto di gas naturale per il periodo di regolazione 2010-2013(RMTG), disposizioni in materia di corrispettivo transitorio per il servizio dimisura del trasporto gas per l'anno 2010 e modifiche all'Allegato A della deli-berazione n. 11/07

01.12.2009 Delibera ARG/elt 183/09http://www.autorita.energia.it/it/docs/09/183-09arg.htmApprovazione delle proposte contrattuali di Terna di cui all'articolo 65.bis,comma 65.bis.5 dell'Allegato A alla deliberazione n. 111/06, come succes-sivamente integrata e modificata dalla deliberazione 29 aprile 2009, ARG/eltn. 52/09

01.12.2009 Delibera VIS 134/09http://www.autorita.energia.it/it/docs/09/134-09vis.htmIntimazione ad adempiere agli obblighi di comunicazione dei dati della qua-lità dei servizi telefonici dei venditori di energia elettrica e di gas naturale aisensi degli articoli 29 e 36 del Testo integrato della regolazione della qualitàdei servizi di vendita di energia elettrica e di gas naturale approvato con ladeliberazione dell’Autorità 18 novembre 2008, ARG/com 164/08 ed all’obbli-go di inserimento del codice PDR ai sensi dell’articolo 5 della deliberazionedell’Autorità 29 luglio 2004, n. 138/04

01.12.2009 Delibera GOP 56/09 http://www.autorita.energia.it/it/docs/09/056-09gop.htmRealizzazione di progetti nell’ambito del Protocollo d’intesa tra l’Autorità perl’energia elettrica e il gas e il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degliUtenti

25.11.2009 Delibera VIS 133/09http://www.autorita.energia.it/it/docs/09/133-09vis.htmCriteri e modalità dell’analisi di secondo livello per la verifica del rispetto deldivieto di traslazione della maggiorazione di imposta di cui all’articolo 81,comma 18, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modi-ficazioni in legge 6 agosto 2008, n. 133; semplificazioni per la vigilanza diprimo livello

24.11.2009 Delibera EEN 21/09. Relazione tecnicahttp://www.autorita.energia.it/allegati/docs/09/021-09eenrt.pdfDisposizioni in materia di contributo tariffario per il conseguimento degliobiettivi di risparmio energetico per l’anno 2010 di cui ai decreti ministeriali20 luglio 2004 come modificati e integrati dal decreto ministeriale 21 dicem-bre 2007

A P P U N T A M E N T I R U B R I C H E

Corsi per Energy Manager FIRE-ENEA(durata 5 giorni)

Info: MMaauurriizziioo MMuussiiaanniiENEA - Via Martiri di Monte Sole 4 - 40129 Bologna

Tel. 051.6098479 - Fax 051.6098702 e-mail: [email protected]

� MULTISETTORIALE(Civile - Pubblica Amministrazione - Industria)

25-29 GENNAIO - UDINE

� MULTISETTORIALE(Civile - Pubblica Amministrazione - Sanità)

1-5 MARZO - BOLOGNA

Autorità per l’energia elettrica e il gas

Decreto 16 novembre 2009 - GU n. 278 del 28-11-2009http://www.gazzettaufficiale.itDisposizioni in materia di incentivazione dell'energia elettrica prodotta daimpianti, alimentati da biomasse solide, oggetto di rifacimento parziale.(09A14372)

Ministero dello Sviluppo Economico

20-21/01/2010SOLAR POWER GENERATION USA Las Vegas - USAInfo: www.solarpowercongress.com

31-01/03-02/2010ECO HOTELRiva del GardaInfo: www.exporivahotel.it

04-07/02/2010BIOENERGY EXPOVeronaInfo: www.bioenergyweb.it

04-05/02/2010ENERGY FOR GREEN PORTSVeneziaInfo: www.energyforgreenports.it

11-12/02/2010CONFERENZA DELL'INDUSTRIA SOLARE IN ITALIA -CIS-IT 2010RomaInfo: www.solarpraxis.de/conferences/italian/

04-05/02/2010EDIL SHOWPiacenzaInfo: www.piacenzaexpo.it

23-27/03/2010EXPOCOMFORTMilanoInfo: www.mcexpocomfort.it

24-26/03/2010ECOPOLISRomaInfo: www.ecopolis.fieraroma.it

25-27/03/2010IMPIANTI SOLARI EXPOParmaInfo: www.senaf.it

30-03/01-04/2010ENERGY FORUM - 10a EDIZIONESan Pietroburgo - RussiaInfo: www.seint.com

Esiste ancora la modalità ESCO per effettuarela conversione di caldaie condominiali da gasolio a

gas, senza spese a priori?

Le modalità di intervento di una ESCO in finanzia-mento tramite terzi (cui è dedicata una pagina del sito

FIRE http://www.fire-italia.it/esco_index.asp) continuaa essere utilizzata, ma bisogna considerare alcunenovità che l’hanno resa attualmente meno interessan-te per la sostituzione delle caldaie in ambito civile.Con l'introduzione della detrazione del 55% in 5 anni(http://www.fire-italia.it/eell/certificazioneedilizia.asp#55) per la sostituzione della caldaia esistente conuna a condensazione (e messa a punto dell'impianto)la situazione al contorno è cambiata; per poter acce-dere a tale detrazione la spesa deve essere sostenutadai condomini oppure il contratto deve essere un "ser-vizio energia plus" (vedi d.lgs. 115/08), contratto chealcuni operatori ritengono gravoso.

Circa la predisposizione di una richiesta per l’ot-tenimento di Certificati Bianchi su una rete di tele-

riscaldamento, vorrei sapere se si tratta di un pro-getto a consuntivo e se il rendimento medio da con-siderare è quello minimo previsto per uso civile.

La presentazione del progetto con la scheda ana-litica o a consuntivo dipende dall'utenza cui viene

ceduto il calore. Se l'utenza è civile bisogna utilizzarela scheda 21. Se l'utilizzatore è civile bisogna seguirela scheda e le indicazioni che contiene, altrimenti la

questione diventa un po' più complessa, richiedendo ladefinizione della baseline.

Vorrei affittare terreni agricoli per posizionamentodi impianti fotovoltaici. Che tipo di contratto esiste equali sono le sue criticità?

Innanzitutto bisogna precisare che non tutti i ter-reni sono appetibili per l'installazione di impiantifotovoltaici, in quanto di solito si privilegiano i terre-ni pianeggianti, senza ombre, senza vincoli (archeo-logico, beni culturali, etc.) o problematicheburocratiche (che possono nascere anche a livelloComunale) e di solito senza alberi-arbusti anche difacile espianto. C'è poi da considerare anche lavicinanza o meno della rete di media tensione perl'allaccio (in caso di impianti superiori a 100 kW opoco più a seconda del distributore e della zona).Un valore di riferimento per un campo con dettecaratteristiche in Puglia può essere intorno a 4500d/ha all'anno con contratti di 20-25 anni, ovvia-mente in Regioni con minore insolazione il valorediminuirà; nel nord Italia i terreni potrebbero nonrisultare di interesse alcuno. Se l’impianto ha unapotenza di picco superiore al MW di solito vienerichiesto (in quanto condizione posta dalle banche)il diritto reale di superficie, per impianti più piccoli ilcontratto può essere di affitto di fondo rustico. Ilconsiglio che si può dare al proprietario di un fondoè quello di contattare un certo numero di operatoriper capire quali siano le condizioni offerte.

Le risposte ai Soci

D

D

D

R

R

R

Cosa offriamo

Un sito web (www.fire-italia.it) dedicato ai diversi aspetti del set-tore dell’energia, che permette di averne una visione completa dalpunto di vista normativo e tecnico.

Per i soci è previsto un servizio di consulenza on-line e telefonicache permette di avere il parere dei nostri esperti.

La possibilità di richiedere consulenze, studi di fattibilità e monitoraggio normativo a richiesta.

L’organizzazione di corsi di aggiornamento professionale, di convegni e di incontri su temi diinteresse comune.

La rivista trimestrale “Gestione Energia” e le pubblicazioni FIRE.✔

✔✔

gestione energia60