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56 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 3/04 Nature restoration and nature engineering: basic knowledge and its use in a case-study Abstract Nature restoration seeks to recreate an ecosystem's original features and functioning. Besides traditional kinds of action, it can call on the methods of nature engineering, a techno-scientific field that studies ways to use living plants as natural construction material, often in combination with nonliving materials such as earth, wood and stone. Possible applications of these techniques at the Castelporziano Presidential Estate, near Rome studi & ricerche MAURIZIO BUCCI* ANDREA NOVEGNO** ENEA *UTS Protezione e Sviluppo dell’Ambiente e del Territorio, Tecnologie Ambientali **Ospite ENEA La rinaturazione intende ripristinare le caratteristiche ambientali e la funzionalità ecologica di un ecosistema. Oltre ad interventi tradizionali, il ripristino può fare ricorso alle metodiche dell’ingegneria naturalistica, disciplina che studia le modalità di impiego, come materiale da costruzione, di piante viventi, spesso in unione con materiali non viventi come pietrame, terra, legname. La possibile applicazione di tali tecniche alla Tenuta Presidenziale di Castelporziano, vicino Roma Rinaturazione ed ingegneria naturalistica: conoscenze di base ed applicazione ad un caso-studio

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56 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 3/04

Nature restorationand nature engineering:

basic knowledge and its usein a case-study

AbstractNature restoration seeks to recreate an ecosystem's original

features and functioning. Besides traditional kinds of action, it can call on the methods of nature engineering,

a techno-scientific field that studies ways to use living plants asnatural construction material, often in combination with

nonliving materials such as earth, wood and stone. Possibleapplications of these techniques at the Castelporziano

Presidential Estate, near Romestu

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MAURIZIO BUCCI*ANDREA NOVEGNO**

ENEA*UTS Protezione e Sviluppo

dell’Ambiente e del Territorio,Tecnologie Ambientali

**Ospite ENEA

La rinaturazione intende ripristinare le caratteristiche ambientali e la funzionalità ecologica di un ecosistema. Oltre ad interventi

tradizionali, il ripristino può fare ricorso alle metodichedell’ingegneria naturalistica, disciplina che studia le modalità di

impiego, come materiale da costruzione, di piante viventi, spesso inunione con materiali non viventi come pietrame, terra, legname. La possibile applicazione di tali tecniche alla Tenuta Presidenziale

di Castelporziano, vicino Roma

Rinaturazione ed ingegnerianaturalistica: conoscenze di baseed applicazione ad un caso-studio

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turazione debba essere intesa come insie-me di interventi e azioni volte a ripristinarele caratteristiche ambientali e la funzionalitàecologica di un ecosistema in relazione allesue condizioni potenziali, determinate dal-la sua ubicazione geografica, dal clima, dal-le caratteristiche geologiche e geomorfo-logiche del sito e dalla sua storia naturalepregressa. Insito in tale definizione vi è unalogica di pianificazione che non si ferma aconsiderare l’esistente ma si preoccupa dianalizzare la realtà dell’area nella sua com-plessità, determinando le “potenzialità natu-ralistiche” della stessa e mirando al perse-guimento di obiettivi di riduzione delle cau-se di degrado così come di ricostituzionedelle relazioni ecologiche preesistenti e di“ricucitura” del territorio. Quest’ultimaespressione racchiude in sé una finalità dipiù ampia valenza, in cui l’intervento di ripri-stino ambientale non è più soltanto fine a sestesso ma diviene opportunità e punto di par-tenza per una specifica azione di conser-vazione e valorizzazione del patrimonionaturalistico è di ottimale gestione del ter-ritorio.Il nuovo target diviene dunque la rinatura-zione e la connessione di habitat naturalidegradati, spesso frammentati ed isolati equindi soggetti alla riduzione della diversitàbiologica.In tal senso, un importante obiettivo puòessere pertanto la creazione di una rete diaree rinaturalizzate (corridoi verdi) collegatetra loro all’interno di una matrice territoria-le fortemente antropizzata.Posta la rinaturazione come nuovo stile diinterpretazione del ripristino ambientale, siè reso necessario lo studio e l’impiego diparticolari metodiche di intervento chegarantiscano i dettami previsti da tale indi-rizzo d’azione. E proprio in risposta a taleesigenza sono state prese in considerazio-ne e quindi adottate, per la loro legittimitàe validità, le tecniche di IngegneriaNaturalistica (nel seguito indicata con IN).Quest’ultima può essere definita come una“disciplina tecnico-scientifica che studia le

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Il lento processo di sensibilizzazione ver-so problematiche di ordine ambientale ha tro-vato riscontro e conferma anche nel campodella pianificazione degli interventi di ripri-stino di aree degradate sia per cause antro-piche che soggette a dissesto naturale.In particolare non ci si riferisce al principiodi “minimizzazione dell’impatto ambientale”,volto per lo più a mitigare e ridurre l’impat-to sull’ambiente o a migliorare l’inserimen-to paesaggistico di opere deputate a scopidiversi dal ripristino ambientale; il concetto,nuovo da questo punto di vista, è invecequello di “rinaturazione” di un sito naturaleinteressato da fenomeni di squilibrio ecolo-gico a seguito di perturbazioni e modifica-zioni di origine antropica. Il significato lette-rale di rinaturazione è “creazione di nuovanatura”, in siti ormai artificializzati e rappre-senta un’evoluzione del concetto di ripristi-no ambientale e restauro ecologico.

Contesto di riferimentoe aspetti tecnici introduttiviUna significativa distinzione, talora eviden-ziata da alcuni studiosi, è quella tra “rinatu-ralizzazione” e “rinaturazione”: trattasi didue sfumature di significato dello stesso ter-mine inglese (nature restoration), ma nelprimo caso la traduzione letterale è “aggiun-ta di caratteristiche di naturalità” e si utiliz-za tale espressione per interventi limitati aduna ricostruzione fisionomica naturale, sen-za l’intenzione di ripristino del habitat natu-rale potenziale, mentre nel caso della rina-turazione, il cui significato letterale è “crea-zione di nuova natura”, l’obiettivo è la rico-stituzione del habitat potenziale del sitodegradato, seguendo un iter più rigoroso eattento alla realtà ecosistemica locale, attra-verso l’impiego, ad esempio, di specie vege-tali autoctone e di loro ecotipi locali(MALCEVSCHI, BISOGNI, GARIBOLDI, 1996).Una soddisfacente definizione del concettodi rinaturazione si ritiene possa essere quel-la formulata dal CIRF, Centro Italiano diRiqualificazione Fluviale, secondo cui la rina-

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modalità di impiego, come materiale dacostruzione, di piante viventi, di loro parti oaddirittura di intere biocenosi vegetali, spes-so in unione con materiali non viventi comepietrame, terra, legname, […]” (SCHIECHTL,1991); similmente l’AIPIN, AssociazioneItaliana Per l’Ingegneria Naturalistica, la indi-ca come una “disciplina tecnica che utiliz-za le piante negli interventi antierosivi e diconsolidamento in genere in abbinamentocon altri materiali (legno, pietrame, reti zin-cate, geotessuti, biostuoie ecc.)”.La stessa AIPIN individua quattro principa-li finalità cui mirano gli interventi di IN:• tecnico-funzionali, riconducibili al com-

plesso delle azioni fisiche che le pianteinducono sul suolo nel processo di con-solidamento dei terreni, delle funzioni difiltrazione dei solidi sospesi e degli inqui-nanti di origine diffusa (fitodepurazione)e degli effetti antierosivi e di drenaggio;

• naturalistiche (o ecologiche), riferite allacreazione o ricostituzione di habitat coninnesco di ecosistemi paranaturali attra-verso l’impiego di specie autoctone, alrecupero di aree degradate e all’aumen-to della biodiversità locale;

• estetiche e paesaggistiche, da ricondurread effetti di ricostruzione del paesaggionaturale circostante e di riduzione del-l’impatto estetico-visivo delle opere rea-lizzate;

• economiche, in quanto strutture competi-tive ed alternative ad opere tradizionali peri costi di realizzazione e di manutenzione.

Per quanto concerne gli ambiti di azione del-le tecniche di IN, queste ultime trovano appli-cazione in diversi tipi di ambiente: i corsid’acqua, con interventi di consolidamento erinverdimento delle sponde soggette aderosione, di costruzione di briglie e pennelli,di creazione di rampe di risalita per l’ittio-fauna ecc.; i versanti, con il consolidamen-to e l’inerbimento di pendici franose; le zoneumide, con la realizzazione di ambienti ido-nei alla sosta ed alla riproduzione degli ani-mali; le coste marine e lacustri, con il con-solidamento dei litorali soggetti ad erosio-

ne ed assestamento delle dune sabbiose; lecave, con il recupero ambientale di areeestrattive degradate; le discariche, con ilrinverdimento di zone erose e degradate; leinfrastrutture, in cui si procede al rinverdi-mento e al consolidamento di scarpate e trin-cee soggette ad erosione, e alla realizzazionedi barriere antirumore.L’obiettivo generale dell’IN è quello di “inne-scare negli ecosistemi non in equilibrio,processi evolutivi naturali che portino ad unnuovo equilibrio dinamico in grado di garan-tire una maggiore stabilità ed un migliora-mento dei valori paesaggistici dell’ambientein un quadro di aumento della complessitàe della biodiversità dell’ecosistema” (REGIONE

LOMBARDIA, 2000).Le metodologie di intervento proprie dell’INsfruttano essenzialmente particolari carat-teristiche biotecniche di alcune specie vege-tali per poter espletare la funzione e l’effet-to desiderati; nello specifico alcune specie“pioniere” presentano apparati radicali talida svolgere efficacemente un’azione di con-solidamento di sponde, versanti e scarpa-te, garantendo, nel contempo, un significa-tivo esito drenante dovuto alla loro elevatacapacità di traspirazione. Tra le suddetteproprietà biotecniche delle specie vegeta-li si possono menzionare la capacità di rige-nerazione, di adattamento all’ambiente, diemettere radici avventizie, di riproduzioneper via vegetativa, la resistenza alla som-mersione, la formazione del capillizio super-ficiale nel suolo, la regolazione del bilancioidrologico del terreno (evapotraspirazione,miglioramento chimico-fisico del suolo), ladifesa dall’erosione (copertura del terrenocon riduzione degli impatti delle precipita-zioni, riduzione della velocità di scorrimentosuperficiale e della forza di trascinamentodell’acqua), l’aumento della resistenza altaglio ecc.Fondamentale rilevanza riveste poi, negliinterventi di IN, il complesso di materiali dacostruzione impiegati, che rappresenta lapeculiarità e la sostanziale innovazione diquesta metodica costruttiva.

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Si distinguono:– materiali vegetali vivi, di cui fanno parte

sementi, piante radicate e talee di speciearbustive ed arboree, ramaglia viva, rizo-mi e radici (parti vegetali di piante legno-se moltiplicabili per via agamica), zolleerbose (insieme compatto di radici e fustierbacei) e dove la scelta progettuale perl’applicazione di questi materiali variasensibilmente in funzione delle condizio-ni climatiche e pedologiche;

– materiali organici inerti, quali legname,reti di juta, fibra di cocco, stuoie in fibradi paglia o di cocco, paglia, fieno, com-post ecc., ovvero materiali organici bio-degradabili e senza capacità vegetativa;

– materiali sintetici, che assolvono bene alruolo di protezione del suolo fornendouna maggiore stabilità del terreno e di cuifanno parte griglie, reti e tessuti in mate-riale sintetico come nylon, polipropilene opolietilene, fertilizzanti e collanti chimici,geotessili ecc.;

– materiali generici inerti, come pietrame, filodi ferro, reti zincate ecc.

Gli elementi caratterizzanti un intervento diIN, che lo contraddistinguono da un tipo tra-dizionale di opera costruttiva, sono:• l’esame delle caratteristiche topografiche,

climatiche e microclimatiche di ogni super-ficie in cui si interviene;

• l’analisi del substrato pedologico con rife-rimento alle caratteristiche chimiche, fisi-che ed idrologiche del suolo;

• l’esame delle caratteristiche geomorfolo-giche, geotecniche ed idrauliche;

• la valutazioni di eventuali interferenze coninfrastrutture presenti;

• lo studio floristico e fitosociologico del-l’area in esame, con particolare riferi-mento alle serie dinamiche degli ecosi-stemi interessati per ottimizzare lo sfrut-tamento delle caratteristiche biotiche diogni singola specie;

• l’utilizzo, oltre che di inerti tradizionali, dimateriali di nuova concezione quali geo-reti tridimensionali e geotessuti sinteticiabbinati a specie vegetali;

• l’accurata selezione delle specie vegeta-li da impiegare con particolare attenzio-ne a miscele di sementi di specie erba-cee, a specie arbustive ed arboree davivaio, a talee, al trapianto di zolle erbo-se e all’uso di stoloni o rizomi;

• l’abbinamento della funzione di consoli-damento con quella di reinserimentoambientale e naturalistico;

• il miglioramento nel tempo delle due fun-zioni sopra citate a seguito dello svilup-po delle parti aeree e sotterranee dellepiante impiegate, con il mascheramentodelle componenti artificiali dell’opera.

La priorità nella scelta delle specie vegeta-li da utilizzare in tali tipi di interventi è il risul-tato di un’analisi che inizia con uno studiofitosociologico dell’area in esame, da cui siestrae una lista floristica con gli ecotipi loca-li, privilegiati rispetto ad altri e prevede suc-cessivamente una cernita in base alle carat-teristiche biotecniche delle specie, alla lorocapacità e velocità di propagazione, allacapacità di colonizzazione e di migliora-mento dell’ambiente, alla capacità di adat-tamento a condizioni limitanti e di stressambientale, nonché all’eventuale reperibi-lità sul mercato.L’approfondita indagine preventiva del sitoda sottoporre a rinaturazione mediante l’u-tilizzo di tecniche di IN, menzionata in pre-cedenza, prevede alcune operazioni ricor-renti, tra cui le principali sono:• descrizione geografica generale del sito

(quota, esposizione, venti dominanti, pre-cipitazioni medie stagionali, temperature,uso antropico del suolo, litologia ecc.);

• elenco delle specie vegetali presenti (spet-tro corologico dell’area);

• elenco delle specie animali presenti(soprattutto microfauna stanziale, ento-mofauna, auto- e sinecologia delle specie,delle popolazioni e delle comunità);

• relazioni ecologiche e cicli stagionali (pervalutare un eventuale impatto ambientalecon l’introduzione di altre specie vegetali);

• parametri chimici e fisici (pH, composi-zione e tessitura del suolo, umidità ecc.);

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• ricostruzione teorica del climax (confrontodei dati e parametri locali con quelli di eco-sistemi simili meglio conservati);

• analisi degli elementi che ostacolano laricrescita della vegetazione spontanea ol’evoluzione verso il climax;

• progetto di intervento: scelta delle speciearboree e arbustive ad alto valore ecolo-gico, protezione da elementi di disturbo,impianto di specie pioniere, difesa mec-canica del suolo, creazione di barrieretemporanee per attenuare l’eccessivoirraggiamento solare ecc.;

• studio dell’impatto dell’intervento sul-l’ambiente (monitoraggi periodici).

In un ultimo, sintetico, quadro descrittivo sipossono confrontare gli aspetti, per cosìdire, positivi degli interventi di IN, ovvero ivantaggi che questi ultimi possono offrire inrelazione ad obiettivi di rinaturazione rispet-to ad un intervento tradizionale, e i limiti piùevidenti.Tra i vantaggi offerti sicuramente vanno con-siderati l’efficienza meccanica delle solu-zioni, che rendono l’IN equiparabile conbuona approssimazione alle tipiche opere“in grigio”, i costi relativamente bassi direalizzazione e manutenzione, la creazionedi habitat naturali o paranaturali, la conser-vazione e il miglioramento del paesaggio,l’azione stabilizzatrice e di consolidamentoche migliora nel tempo.Tra gli svantaggi possiamo citare la neces-sità di manutenzione periodica degli inter-venti, la limitatezza nella possibilità di utilizzodelle piante in funzione del problema darisolvere, la limitatezza nella dimensionefisica degli interventi da affrontare (ad esem-pio lungo un versante è applicabile solo perfrane superficiali) e i tempi non sempreimmediati di raggiungimento dei risultati, iquali necessitano spesso di due o tre ciclivegetativi per arrivare a regime.

Cenni sul quadro normativonazionaleTra la fine degli anni 80 ed i primi anni 90,dopo un diffuso scetticismo iniziale, riferito

più che altro ai dubbi sulla sicurezza e l’ef-ficacia di opere ingegneristiche che impie-gassero specie vegetali, l’IN ha trovato sem-pre maggior affermazione, confermando lasua validità nell’assolvere alla funzione richie-sta, rispettando le esigenze di sicurezza eassicurando, nel contempo, un bassissimoimpatto ambientale e la possibilità di rispon-dere pienamente ai criteri di rinaturazioneche andavano imponendosi nelle scelte pro-gettuali e di pianificazione territoriale.Nonostante questa tendenza, il ricorso all’INnelle opere pubbliche non è ancora sup-portato da una normativa nazionale speci-fica; l’applicazione di tali tecniche non èregolamentata da un’apposita legislazionema è più che altro raccomandata all’inter-no di leggi, direttive e circolari in materiadi bonifica ambientale, difesa del suolo etutela del territorio. Si tratta dunque di sem-plici indirizzi tesi ad orientare le istituzioninella scelta delle tipologie di intervento perla realizzazione di opere civili, infrastruttu-rali o di risanamento ambientale.Si riportano, a titolo di esempio, alcuni rife-rimenti normativi contenenti tali raccoman-dazioni:• il decreto del Ministero dell’Ambiente

471/99 “Regolamento recante criteri, pro-cedure e modalità per la messa in sicu-rezza, la bonifica e il ripristino ambienta-le dei siti inquinati, ai sensi dell’articolo 17del decreto legislativo 5 febbraio 1997 n.22 e successive modificazioni ed integra-zioni”, dove si prevede l’eventuale ado-zione di tecniche di IN per la messa in sicu-rezza permanente e il ripristino ambien-tale di siti inquinati dalla presenza di rifiu-ti stoccati non smaltibili;

• il DPR 348/99 “Regolamento recante nor-me tecniche concernenti gli studi di impat-to ambientale per talune categorie di ope-re”, in cui si stabilisce che tra gli aspettida valutare nella stima degli effetti sul-l’ambiente dovuti alla realizzazione, eser-cizio ed eventuale smantellamento di talu-ne opere, vi siano le “misure di correttoinserimento nel paesaggio e nell’ecosi-

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stema, attraversi l’uso preferenziale di eco-sistemi filtro e di tecniche di IN”;

• la legge 109/94 (Merloni ter-Legge qua-dro in materia di lavori pubblici) che intro-duce tra le attività dei lavori pubblici anchel’IN;

• la legge regionale n. 24/98 “Pianificazionepaesistica e tutela di beni e di aree sotto-poste a vincolo paesistico” e la leggeregionale n°53/98 “Organizzazione regio-nale della difesa del suolo in applicazio-ne della legge 183/89”, entrambe emanatedalla Regione Lazio e contenenti precisidettami per l’impiego di tecniche di IN inmolti interventi di bonifica e sistemazio-ne di corsi d’acqua ed infrastrutture;

• la delibera della Regione Toscana n.442/95, che annovera tra le competenzedelle imprese agro-forestali gli interventidi rinaturalizzazione e le azioni di bioin-gegneria, e n. 155/97 “Direttive sui crite-ri progettuali per l’attuazione degli inter-venti in materia di difesa idrogeologica”,in cui si esorta all’impiego di tecniche diIN, compatibilmente con esigenze di sicu-rezza, per la realizzazione di opere pub-bliche in materia di difesa del suolo;

• la legge regionale. 25/99 della RegioneSicilia, concernente i giacimenti di mate-riali da cava, in cui si prescrive il recupe-ro ambientale di aree di cava esclusiva-mente mediante tecniche di rinaturazionee di Ingegneria Naturalistica.

Rinaturazione di un corsod’acqua antropizzatoUn corso d’acqua è un sistema fisico con unastruttura complessa derivante dall’intera-zione delle componenti biologiche, fisico-chi-miche e geomorfologiche. Nella determi-nazione della fisionomia e dell’evoluzione diun sistema fluviale assume particolare impor-tanza la componente vegetazionale. In lineadel tutto generale i principali effetti dellavegetazione, d’alveo e di sponda, sono ricon-ducibili ad un’azione di filtrazione e depu-razione dell’acqua trasportata, di controllo

del fenomeno dell’eutrofizzazione median-te rimozione di azoto da parte degli appa-rati radicali, di stabilizzazione delle spondefluviali con attenuazione dei processi erosi-vi, di aumento della scabrezza idraulica conconseguente aumento della resistenza almoto del fluido e diminuzione della velocitàdella corrente, di agevolazione dei proces-si di sedimentazione con innesco di mec-canismi di successione ecologica, di crea-zione di fasce vegetate ripariali e zone umi-de perifluviali che fungono da ecotoni tral’ambiente terrestre e quello strettamente flu-viale, andando a creare habitat con elevatabiodiversità in grado di bilanciare le dina-miche tra i due ambienti suddetti.La costruzione di opere idrauliche in ambi-to fluviale genera sempre un danno ambien-tale, sia a carico del sistema fisico in sestesso, sia a carico del complesso e delicatoequilibrio ecosistemico che vi ruota attor-no. La regimazione dei corsi d’acqua(cementificazione dell’alveo, arginature, bri-glie ecc.), realizzata con l’intento di ridurrei rischi di esondazione e contenere fenomenierosivi a carico dell’alveo e delle sponde,innesca una serie di sconvolgimenti a livel-lo fisico, strutturale e di ecosistema, di note-vole entità e gravità; si assiste alla riduzio-ne delle aree di naturale espansione in fasedi piena, con riduzione della sicurezza idrau-lica, alla riduzione della diversità biologicadell’ecosistema fluviale, con estinzione dipopolazioni e specie vegetali ed animali, allosconvolgimento dell’intera rete trofica delcorso d’acqua, con rischi di eutrofizzazione,all’eliminazione della flora riparia, all’incre-mento delle oscillazioni di molti parametrichimico-fisici.Valutando gli effetti negativi indotti, nellospecifico, dalla cementificazione di un cor-so d’acqua, vanno considerati una serie diaspetti ad essa riferibili: l’impermeabilizza-zione dell’alveo genera un aumento deldeflusso dell’acqua e compromette gli equi-libri naturali dell’ecosistema fluviale; il rive-stimento dell’asta fluviale con una coltre dicemento non consente l’interscambio

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acqua/terreno, impedendo così l’alimenta-zione della falda sottostante che vede dimi-nuire progressivamente il proprio livello pie-zometrico, con il rischio, nel caso di zoneprossime allo sbocco in mare, di innescarefenomeni di intrusione marina. Un alveocementato presenta poi il tipico andamen-to rettilineo, con scarsa variabilità morfolo-gica e sinuosità del tracciato, favorendo lavelocità di deflusso e la competenza (capa-cità di trasporto) del corpo idrico; la ridu-zione dei tempi di percorrenza e di contat-to dell’acqua con il fondo, diminuisce l’atti-vità depurativa; l’eliminazione della vegeta-zione ripariale impoverisce l’acqua di nutri-mento e, a causa dell’assenza di ombra, siassiste ad un aumento dell’irraggiamentosolare con incremento della temperatura edella concentrazione di ossigeno dell’ac-qua stessa.In accordo con quanto proposto dal WWFItalia, la rinaturazione di un ecosistema flu-viale deve prevedere, tra l’altro:• il recupero della continuità ecologica e la

salvaguardia della natura (costituzione di

una rete ecologica, garanzia del minimodeflusso vitale ecc.);

• l’aumento della capacità di ritenzione delterritorio (ad esempio mediante rimbo-schimento e manutenzione dei territorimontani);

• l’aumento della capacità di laminazione(recupero aree di esondazione e zoneumide lungo i fiumi ecc.);

• riduzione capacità erosiva dei corsi d’ac-qua (ad esempio con impiego di tecnichedi IN);

• l’aumento del potere autodepurativo(ampliamento boschi igrofili, formazionedi ecosistemi filtro ecc.).

Il sito oggettodi studi di rinaturazioneLa Tenuta Presidenziale di Castelporzianoè una Riserva Statale situata a sud-ovest diRoma, con una superficie di circa 6.200ettari, che insiste su una porzione di terri-torio che si estende fino al Mar Tirreno(figura 1). Splendido esempio di ecosiste-ma forestale costiero mediterraneo, laTenuta è oggetto di numerose ricerche dicarattere ambientale, tra cui la più impor-tante è il progetto di monitoraggio deno-minato SITAC (Sistema Informativo Ter-ritoriale Ambientale Castelporziano), cheha visto la partecipazione di numerosi entidi ricerca ed è attualmente in fase di aggior-namento al termine di più di cinque annidi studi multidisciplinari.L’ENEA è stato coinvolto in maniera moltosignificativa in tali ricerche, coordinandoalcune attività e svolgendo approfonditeindagini ambientali soprattutto nell’ambito delmonitoraggio dell’atmosfera, delle ricercheidrogeologiche e dell’elaborazione del siste-ma di informatizzazione dei dati ambienta-li raccolti.Nell’ambito delle diverse attività di studio emonitoraggio ambientale che tuttora ven-gono condotte nella Tenuta, sono in fase dipianificazione alcune indagini finalizzate allarinaturazione di un canale di bonifica; tale

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Figura 1Tenuta Presidenzialedi Castelporziano:modello digitale del-l’elevazione e prin-cipali motivi morfo-logici

Fonte: Bucci, Grillini, 2001

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intervento si ritiene necessario per il rag-giungimento di due obiettivi interdipendenti:recuperare la funzionalità ecologica delcanale, ripristinando una situazione di natu-ralità ottimale, e contribuire ad alimentare lafalda acquifera sottostante, attualmente ingrave stato di deficit idrico con incipientifenomeni di intrusione marina.Nella presente trattazione si riporta una sin-tesi di alcune indagini svolte sul canale inquestione e mirate a definirne lo stato attua-le, le condizioni potenziali e a delineare unquadro tecnico di base che consenta diselezionare alcune possibili tecniche di INapplicabili per la sua rinaturazione.Il Canale Allacciante del Pantanello, ovveroCanale Palocco, principale collettore diacque superficiali della Tenuta di Castel-porziano, proviene dalle zone residenzialidell’Infernetto e di Casalpalocco, si immet-te nel territorio della Tenuta dal settore sud-occidentale e, dopo aver percorso circa 4km nella piana costiera, sfocia nel MarTirreno (figura 2).Il canale è stato sottoposto a regimazione,al pari degli altri corsi d’acqua della Tenuta,e presenta un alveo cementificato con tipi-co andamento rettilineo. Si tratta dunque diun canale artificiale, il quale raccoglie leacque reflue del Consorzio di Bonifica diCasalpalocco, “opportunamente” trattate, ele convoglia in mare.L’alveo, rivestito di cemento, presenta unasezione trapezoidale, con base minore di cir-ca 5,60 m, lunghezza delle sponde di 6,40m con pendenza di circa 30°. Il flusso d’ac-qua nel canale è caratterizzato da portateimpulsive, non costanti, determinate dagliapporti discontinui delle acque reflue e dal-le variazioni stagionali delle acque meteo-riche. In figura 3 si riporta un grafico dellealtezze idrometriche registrate alla stazionedenominata Ponte degli Ulivi.La velocità della corrente non raggiungemai valori elevati ed il flusso, anche a cau-sa della cementificazione dell’alveo, è ditipo laminare, con poca movimentazionedell’acqua e quindi scarsa ossigenazione. Il

suolo su cui scorre il canale è costituito inprevalenza da sabbie mediamente coeren-ti, con granulometria da media a grossola-na (BUCCI ET AL., 2001), ricche di carbonatodi calcio e con basso contenuto di carbo-nio della biomassa microbica.Dai dati relativi alle caratteristiche chimico-fisiche delle acque degli invasi naturali(piscine) limitrofi al canale è stato possibi-le estrapolare alcuni valori riferibili, conmolta approssimazione, alle acque del cana-le stesso:• i valori di pH, superiori a 8, testimoniano

un ambiente basico dovuto all’abbon-danza di sali disciolti;

• l’elevata concentrazione di ioni sodio e di

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Figura 2La rete di monito-raggio idrogeologi-co con ubicazionedei pozzi piezome-trici ed indicazionedella posizione delCanale Palocco

Fonte: Grillini, 2001

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ioni cloro evidenziano un’influenza delmare sotto forma di aerosol e probabilifenomeni di intrusione marina nella falda;

• si registra inoltre abbondanza di silice informa colloidale che conferisce torbiditàall’acqua, di ione bicarbonato derivante dalcarbonato di calcio di cui è ricco il suoloe di azoto, come nitrito, nitrato e azotototale, e di fosforo, a testimonianza del-l’inquinamento da attività agricole e uma-ne (detersivi e fertilizzanti nei reflui).

Per quel che riguarda la vegetazione pre-sente in alveo, sulle sponde e nella fasciariparia del canale è stata riscontrata la pre-senza di piccoli popolamenti di Polygonumhydropiper sulla sabbia che ricopre le lastredi cemento (vegetazione ripariale e di zoneperiodicamente inondate); popolamenti diScirpus holoschoenus sono presenti negliinterstizi tra le lastre di cemento che rive-stono il canale (praterie igromesofile); pic-coli aggruppamenti ad Asphodelus micro-carpus con presenza di Euphorbia terraci-na, Vulpia ciliata, e Linum bienne (praterie egarighe mediterranee); popolamenti diDatura stramonium, Heliotropium europaeum,Reseda luteola e Trisetaria panicea, si rin-vengono sugli accumuli di sabbia sopra lelastre di cemento (vegetazione ruderale ed

infestante); popolamenti erbacei a Spartiumjunceum, Arundo plinii, A. donax, Euphorbiacuneifolia; per la vegetazione ripariale legno-sa si segnala la presenza di Fraxinus oxy-carpa, Populus alba e P. nigra.I boschi che circondano il canale sonosostanzialmente di tre tipologie: nelle depres-sioni interdunali, dove la falda acquifera è piùelevata, si sviluppano boschi igrofili condominanza di Fraxinus angustifolia ssp. oxy-carpa, Populus canescens, P. alba, con unostrato erbaceo di carici (Carex riparia, C. flac-ca, C. elata) e l’interessante presenza dellavite selvatica (Vitis vinifera); nelle zone aquote relativamente maggiori o con falda piùprofonda e pertanto con minor disponibilitàidrica, si sviluppano boscaglie di macchiamediterranea con presenza di Quercus ilex,Pistacia lentiscus, Mirtus communis, Fraxinusornus ecc.; nelle zone a caratteristiche inter-medie tra le prime due si rinvengono boschiumidi a Quercus robur, Ulmus minor eCarpinus betulus. Notevoli inoltre i rimbo-schimenti a Pinus pinea.Dopo aver delineato la struttura del canale,con le sue caratteristiche principali, è neces-sario analizzare la situazione di degrado incui verte e gli squilibri ambientali ad essaconnessi, al fine di poter individuare dove

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Figura 3Andamento dellealtezze idrometrichedel Canale Palocco

Fonte: Bucci, Grillini, 2001 –riadattato

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e come intervenire per una rinaturazionemirata e efficace.L’impoverimento della falda acquifera in tut-to il territorio della tenuta, dovuto in parti-colare alla diminuzione delle precipitazio-ni, all’aumento delle temperature e quindidell’evapotraspirazione delle piante, ed alprogressivo ed indiscriminato aumento degliemungimenti da pozzi esterni alla tenutastessa, ed il fenomeno di intrusione marinain graduale avanzamento non sono i soliproblemi da cui è interessato il canale inesame: il Palocco risente anche di una dra-stica riduzione del suo potenziale ecologi-co di biodiversità e di ricchezza floristica,cui si aggiunge un esteso degrado pae-saggistico.La cementificazione dell’asta fluviale ha pro-dotto diversi “danni ecologici”:• eliminazione della diversità di microha-

bitat;• drastica riduzione di biodiversità;• diminuzione dei fenomeni di infiltrazione

nel sottosuolo;• eliminazione di buona parte della vege-

tazione ripariale;• scomparsa di habitat acquatici e riparia-

li per diverse specie animali;• considerevole diminuzione del potere di

autodepurazione del corso d’acqua permancanza dei naturali sistemi depurantiquali il periphyton (comunità di batteri,funghi, protozoi e microalghe), i macroin-vertebrati, le comunità di vertebrati acqua-tici e terrestri, la vegetazione delle rive;

• aumento della velocità di deflusso del-l’acqua e della sua energia;

• completa assenza di ombreggiamento permancanza di specie vegetali ripariali conconseguente aumento della temperaturadell’acqua e sua maggiore evaporazione,aumento della proliferazione di alghe fila-mentose, riduzione dell’ossigeno disciol-to (eutrofizzazione);

• condizionamento imposto alla fauna ver-tebrata (soprattutto ungulati) che attra-versa il canale e vi si abbevera.

Appare evidente la necessità di interveni-

re in modo mirato per riportare il sito aduno stato di naturalità ed equilibrio più ele-vati. Gli intenti da perseguire con una azio-ne di rinaturazione del canale dovrebberoessere:• ripristinare un alveo naturale;• consentire l’alimentazione della falda

acquifera;• ricreare un ecosistema fluviale comples-

so agevolando un aumento della biodi-versità;

• contrastare il fenomeno dell’intrusionemarina;

• creare un’adeguata copertura vegetale inalveo e sulle rive;

• aumentare il potere autodepurativo delcorso d’acqua e migliorare la qualità del-le acque;

• recuperare la continuità ecologica conl’ambiente circostante;

• contenere eventuali fenomeni erosivi del-le sponde;

• ricreare habitat per specie animali e vege-tali;

• migliorare la situazione microclimaticaaumentando l’ombreggiamento;

• creare la tipica seriazione vegetazionaledegli ambienti fluviali

• creare, per quanto possibile, una varietàmorfologica delle sezioni di deflusso euna qualche tortuosità nel percorso delcanale;

• incrementare il valore paesaggistico delcorso d’acqua.

Per conseguire questi obiettivi è necessarioadottare accorgimenti ed interventi di diver-sa natura e a vari livelli; in linea teorica le prin-cipali azioni da intraprendere dovrebberoessere quelle elencate nel seguito:• rimozione degli elementi artificiali di degra-

do, ovvero del rivestimento di cementodell’alveo, e creazione di una nuova pla-teazione; ciò consente di eliminare di fat-to l’impermeabilizzazione del fondo delcanale, incrementando l’interfaccia ac-qua/suolo, e di ottenere un corso d’acquacon una scabrezza idraulica naturale del-l’alveo;

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• rivitalizzazione della morfologia del cor-so d’acqua; restituire sinuosità ed etero-geneità morfologica al tracciato fluviale;aumentare la varietà morfologica dellesezioni di deflusso modificando, in alcunitratti, la pendenza e la profondità (sequen-za raschi-buche); creare, dove possibile,un profilo longitudinale con sequenze adiverso andamento planimetrico, realiz-zando ad esempio briglie in legname orampe a blocchi;

• assestamento e stabilizzazione delle spon-de con tecniche di IN;

• creazione di un alveo di magra per diver-sificare la velocità della corrente e movi-mentare il flusso d’acqua;

• realizzazione di una zona retroriparia; sitratta di una fascia longitudinale che rac-corda l’alveo con l’area perifluviale cir-costante (ecotono ripario);

• prevenzione e risoluzione del problemadella risalita del cuneo salino in alta marea,mediante, ad esempio, il restringimentodella sezione d’alveo in prossimità dellafoce;

• rinaturazione dell’alveo e delle sponde

attraverso la creazione di un ecosistemafluviale con la tipica seriazione vegeta-zionale comprendente specie propria-mente acquatiche e specie igrofile ripa-riali; la vegetazione, preferibilmente autoc-tona e con ecotipi locali, consente diaumentare la scabrezza idraulica, di favo-rire l’infiltrazione dell’acqua nel sotto-suolo, di attenuare gli effetti della cor-rente sulle sponde riducendo eventualiprocessi erosivi, di stabilizzare le spon-de, di favorire processi di sedimentazio-ne, di creare l’ombreggiamento neces-sario attenuando l’irraggiamento solare ediminuendo così la temperatura dell’ac-qua, di compensare gli effetti dell’evapo-traspirazione, di espletare una funzionefitodepurativa migliorando la qualità del-le acque, di creare microhabitat per fau-na e flora, di aumentare la biodiversità, dicreare ambienti di transito per la macro-fauna vertebrate, di migliorare l’impattoestetico-visivo e la qualità paesaggisticadel canale.

Tenendo in considerazione gli obiettivi dirinaturazione e gli interventi necessari sopra

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Gradonata viva

Scavo di gradoni, trasversali alla lineadi massima pendenza, alla cui base siposano talee e ramaglia viva e/o latifo-glie radicate

Stabilizzzione e copertura su versan-te o sponda. Azione di consolidamentoin profondità. Radicamento profon-do in terreni franosi, prevenzione sol-chi da ruscellamento ed eventi frano-si; effetto drenante

10-20 verghe ramificate di Salice e 1-2 piante radicate di latifoglia con capa-cità di ricaccio (Salice) per m lineare

Radicazione in profondità ma neces-sità di molto materiale vegetale vivo

Palificata viva

Struttura cellulare costituita da un'in-castellatura di pali di legno a formarecamere nelle quali vengono inseritefascine di salici e terreno

Sostegno e consolidamento in alveo;stabilizzazione immediata della spon-da e protezione delle talee in attesa delloro completo attecchimento e svi-luppo

Paleria di castagno, pino, robinia; fasci-ne, talee, astoni di materiale ad altacapacità vegetativa; inerte terroso, pie-trisco e fascine morte

Buon inserimento paesaggistico-am-bientale, ricreazione habitat naturali,immediato consolidamento spondale,materiale reperibile in zona; necessitàmezzo meccanico, lunghi tempi rea-lizzativi, impiego limitato per carichieccessivi

Fascinata viva

Disposizione di fascine formate darami con capacità vegetativa fissateall'interno di un solco scavato sullasponda

Stabilizzazione, copertura, regimazio-ne idraulica su versante e in alveo. Seposte orizzontalmente sul pendio, lefascine trattengono e immagazzinanol'acqua, se poste inclinate favorisconoil deflusso laterale

Rami di Salice arbustivo completi diramificazioni secondarie; ramaglia mor-ta; cavalletti e picchetti in legname

Facile realizzazione e materiale repe-ribile in zona; causa restringimentodell'alveo e il consolidamento non èmai molto profondo

Descrizioneintervento

Effetto

Materialiimpiegati

Vantaggie svantaggi

Tabella 1Descrizione sintetica dialcuni interventi diingegneria naturalisti-ca utilizzabili per larinaturazione del Ca-nale Palocco

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menzionati, unitamente alle caratteristiche delcanale e al contesto naturale in cui risultainserito, sono state selezionate alcune tec-niche di IN, puramente indicative e sensibilidi ulteriori approfondimenti, che potrebbe-ro, nella fase successiva allo sbancamentodella coltre di cemento che riveste il cana-le, essere adottate per la sistemazione del-le sponde.Lo schema di tabella 1, tratto dal Manuale“Principi e linee guida per l’IngegneriaNaturalistica – vol. 2 – Sviluppo e applica-zioni in Toscana” della Regione Toscana(2001) e dal “Manuale di Ingegneria Natu-ralistica della Regione Lazio – Bozza 2001”,riporta una sintetica descrizione di alcunedelle tecniche selezionate.Sono inoltre possibili tecniche alternativeche prevedono il rivestimento delle spondecon biostuoie, materassi rinverditi, geostuoie,supporti antierosivi di fibre naturali e sinte-tiche, coperture diffuse, cui abbinare parti-colari tipologie di semina o messa a dimo-ra di arbusti opportunamente scelti.Nell’ottica della ricostituzione di un ecosi-stema fluviale paranaturale che presenti lacaratteristica zonizzazione vegetazionalelungo le sponde del canale secondo un tipi-co gradiente con evoluzione dal centro delcanale verso le rive, è stata formulata un’i-potesi con l’inserimento delle specie vege-tali di seguito elencate.

In acqua(dal centro del canale verso la sponda)

• Macrofite radicate sommerse o flottanti:Potamogeton crispus o P. natans nella fasciadell’alveo di magra, dove è garantito unlivello minimo costante di acqua;

• Macrofite radicate emergenti: Phragmitesaustralis e Iris pseudacorus, in grado diespletare una funzione fitodepurativa nel-la fascia periodicamente inondata;

• Carici e giunchi: Carex riparia e/o C. ela-ta, nella fascia a ridosso delle rive; Scirpusholoschoenus e Juncus inflexus nella fasciameno inondata.

Sulla sponda (dalla base verso l’alto)

• Salici pionieri: Salix cinerea, S. triandrasubsp. discolor, S. purpurea e S. alba, da uti-lizzare, sotto forma di talee, fascine o asto-ni, nelle tecniche di IN prescelte per la sta-bilizzazione delle sponde; possibile anchel’inserimento di Alnus glutinosa;

• Specie arboree igrofile: Populus nigra, P.alba, P. canescens, P. tremula, Alnus gluti-nosa e Fraxinus oxycarpa, a creare unafascia arborea sulla sommità della spon-da, subito a ridosso della fascia domina-ta dai salici.

Zona retroriparia

Si intende, con tale termine, quella zonaecotonale di raccordo tra l’ecosistema pro-prio dell’alveo fluviale e quello dei boschipiù maturi che circondano il canale. Talefascia longitudinale dovrebbe ospitare spe-cie arboree mesoigrofile, tipiche di suolipiù evoluti, come ad esempio Quercus robur,Carpinus betulus e Ulmus minor, già presentinell’area boschiva retrostante il canale.

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Figura 4Schema con ipotesidi rinaturazione delcanale e indicazio-ne delle specie vege-tali impiegabili (se-mi-sezione d’alveo)

Nella scelta della metodologia costruttivapiù idonea risulterà necessario valutare neldettaglio, attraverso specifiche analisi strut-turali, diversi importanti parametri, tra cui lecaratteristiche pedologiche e litologiche delsubstrato, le sue proprietà geomeccaniche

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risultanti dalla rimozione del cemento cheriveste il canale, la variazione delle caratte-ristiche microclimatiche del canale lungotutta la sua lunghezza, le caratteristiche sedi-mentologiche, le possibili interferenze deilavori di sistemazione con l’ecosistema cir-costante e così via.In conclusione, la breve indagine conosci-tiva svolta sul Canale Palocco, i cui risultatisono stati sinteticamente inseriti in questa trat-tazione, è stata finalizzata alla formulazionedi un primo quadro d’insieme delle carat-teristiche del sito da poter utilizzare, senzaalcuna pretesa di esaustività e con limitatorigore scientifico, per la pianificazione diun intervento di rinaturazione del canalemediante l’impiego di tecniche di IN.Nello schema di figura 4 è stata ricreata l’i-potesi realizzativa di sistemazione dell’alveoprecedentemente descritta, con indicazio-ne di alcune delle specie vegetali impie-gabili.

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SEGRETARIATO GENERALE DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

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SEGRETARIATO GENERALE DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

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SEGRETARIATO GENERALE DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

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SEGRETARIATO GENERALE DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

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