Economia Veronese

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ECONOMIA VERONESE bimestrale n.3 - Anno 10 - luglio 2011 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro profili Santo Passaia AT-OS Simeoni Arti Grafiche Puli Edisal Delta Sistemi Botom Systems Studio Cesaro personaggio Alberto Bauli

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Rivista Economica finanziaria di Apindustria Verona

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Alberto Bauli

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sommario

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ambiente e salute

il punto

previdenza

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profili

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DIRETTORE RESPONSABILECirillo Aldegheri

EDITOREAPISERVIZI S.r.l.Via Albere, 21/C - 37138 Verona

SEGRETERIA DI REDAZIONETosca LucchiniCinzia Trussardi

Anno 10 - Numero 3Luglio 2011

Rivista bimestrale promossa da

REDAZIONEc/o APINDUSTRIA VeronaVia Albere, 21 - 37138 VeronaTel. 045 8102001Fax 045 [email protected]

GRAFICA E STAMPALite srl - Verona - www.lite.it

FOTOGRAFIEEnnevi - Archivio Apindustria

Registrazione Tribunale di Veronan. 1234 del 22 marzo 2000

Poste Italiane SpaSpedizione inabbonamento postale

D.L. 353/2003(con. in L. 27/02/2004 n°46art. 1, comma 1, DCB Verona

Pubblicità raccolta in proprio

Gritti GasBanca Popolare Albrigi TecnologiePromobitSamoMartini

Cattolica Assicurazioni

Fondazione CUOA

Gruppo Argenta

Mediolanum

Santo Passaia

Banca di Verona

Viani Assicurazioni

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Verona Fiere

ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

DELLA PROVINCIA DI VERONA

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Disagio, per non usare un termine molto più pesante, è ciò che provo ogniqualvolta, scorrendo i giornali o accendendo la televi-sione, cerco di capire, informarmi sull’anda-mento economico, sull’agire della politica, sulla società che mi circonda.Disagio per quello che leggo e (peggio) quello che sento.Parole, scritte e verbali. Parole, più o meno forbite, ma sempre e soltanto parole…Fatti concreti zero o zero virgola.Non mi attendo e non ci dobbiamo attende-re alcun aiuto dalla politica e dalle istituzioni (legate sempre più al carro della prima).Tutti sono troppo impegnati a difendere i loro fortini e i loro privilegi, incapaci, impos-sibilitati o semplicemente interessati a man-tenere lo status quo di questo nostro Paese dove, se non si riuscirà a spezzare il legame tra spesa pubblica elevata e corrispondente pressione fiscale elevata (a copertura), non si andrà da nessuna parte (e altri decide-ranno sempre per noi…). Dal mondo della finanza, banche in primis, i segnali che arrivano sono discordanti.Qualità del credito è la parola magica che copre tutto, le cose buone e le operazioni che definire border-line è un caritatevole eu-femismo.È il momento in cui si insinuano i dubbi e ti assale lo sconforto.

Ma è solo un momento.Come imprenditore non mi posso e come imprenditori non ci possiamo permettere di non essere ottimisti.Alzo gli occhi, mi guardo intorno, vedo l’a-zienda, i dipendenti, penso alla mia fami-glia, alle loro famiglie e ritrovo il coraggio di vedere il bicchiere mezzo pieno.Torno, torniamo (anche se non le abbiamo mai lasciate) alle nostre linee di produzio-ne, alle battaglie giornaliere con i fornitori e i clienti. Torniamo alla manifattura, alla tangibilità delle cose concrete, attenti alle innovazioni, alle eccellenze e alle opportunità offerte dal mondo globalizzato.La voglia di fare, di crescere, di avere un fu-turo è la ricchezza che è insita in noi e che, nonostante tutto, nessuno riuscirà mai a ru-barmi e a rubarci.

P.S. È in discussione la Legge Finanziaria contenente la manovra correttiva per i rie-quilibrio dei conti pubblici.È l’ora in cui tutti cercano di “strillare” più forte per far sì che i sacrifici cadano sugli “altri”.Ci siamo chiesti se come Associazione an-che noi dovremmo saltare sui tavoli e gri-dare: non lo faremo perché l’esempio della serietà e dello spirito di sacrificio è l’unico lasciapassare per garantirci un futuro.

editoriale

Arturo Alberti

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“Chi beve l’acqua pensa alla fonte”. Guardando alla Santo Pas-saia di oggi, azienda leader nel set-tore della progettazione e produzio-ne di soluzioni d’arredo su misura, in stile classico o moderno, non si può non pensare a questo antico proverbio cinese: per valutare ap-pieno il valore di una realtà d’im-presa che ha raggiunto importanti traguardi è fondamentale conoscer-ne la storia. Una storia lunga ormai quasi sessanta anni. Tutto iniziò, infatti, nel 1953 quando Santo Pas-saia cominciò il proprio percorso di formazione nel settore del mobile in alcune aziende veronesi per trasfe-rirsi in seguito in Germania, in una grande industria dell’arredamento. Un tirocinio di indiscussa espe-rienza sotto l’aspetto produttivo, organizzativo e commerciale che lo spinse a mettersi in proprio, prima da solo e in seguito con altri soci,

avviando a Bovolone un laboratorio dove produsse mobili di alto artigia-nato per conto di importanti azien-de della Brianza. Fu una scelta che gli consentì di arricchire le proprie conoscenze e lo convinse che fare un ulteriore salto di qualità era an-cora possibile dal momento che, in un mercato dinamico e in costante modificazione, vi erano nuovi spazi disponibili. Decise di sciogliere la società; trasferì il laboratorio a Vil-lafontana e iniziò a produrre pezzi unici “su misura” sempre per con-

to di altri marchi. Un’anteprima che precedette di pochi anni il concretiz-zarsi dell’idea che, da tempo, l’im-prenditore inseguiva: far fare alla propria azienda il definitivo salto di qualità personalizzando la produ-zione. Dal 1982 i suoi preziosi pezzi unici avrebbero finalmente portato la firma “Santo Passaia”.L’ingresso dei figli Pier Angelo (1979) e Giovanni (1994) segna una tappa significativa nella vita dell’a-zienda: ambizione, professionalità, capacità di intercettare i mutevoli desideri di una clientela dai gusti sofisticati, internazionalizzazione, diventano il “credo” di un innovativo programma imprenditoriale che si distingue profondamente dal tradi-zionale modo di fare impresa.Per fare di ogni realizzazione Santo Passaia un’opera d’arte, irripetibile e raffinata nella sua originalità, è imprescindibile la cura meticolosa dei particolari, a cominciare dalla

SANTO PASSAIAL’eccellenza dell’arredamento Made in Italy

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profili

scelta di garantirsi la disponibilità di materiali stabilizzati (in prevalenza essenze di noce nazionale, ciliegio e rovere... anche se negli intarsi più elaborati e complessi si può arrivare all’utilizzo di ben 100 tipi diversi di legno!), fino alla preferenza per l’u-tilizzo di complementi tecnicamente all’avanguardia e affidabili nel tem-po (cerniere, guide per cassettiere, impianti di sicurezza attiva e passi-va).«Essere nati nella pianura veronese, dove insistono laboratori, opifici, artigiani, fornitori di materie prime di ogni genere che fanno di questo comprensorio uno dei poli pro-duttivi più importanti dell’industria mobiliera nazionale – sottolinea Pier Angelo Passaia –, ha sicuramente

influenzato la nostra storia. Questo territorio ci ha trasmesso la cultura del lavoro tenace, sovente duro e non sempre ricco di soddisfazioni, ma ci ha tramandato anche la dote dell’inventiva, la capacità di saper motivare i nostri collaboratori e fare squadra con loro e quella flessibilità che facilita il superamento delle inevitabili ciclicità della domanda».Nel 1986 i fratelli Passaia instaura-no un proficuo dialogo con il mon-do degli architetti e dei designers.

SANTO PASSAIA

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Ad aprire questa nuova “finestra” è la collaborazione con l’architet-to Piergiorgio Pradella, proseguita successivamente con l’architetto Luigi Bruno, con il quale l’azienda collabora tutt’ora, con cui si avviano la progettazione e la realizzazione di pareti attrezzate, boiserie su mi-sura e, successivamente, progetti completi di arredamento e contract residenziali “chiavi in mano”.«È stata la svolta definitiva per la

quale – ricordano Pier Angelo e Giovanni – eravamo ampiamente predisposti. Creare uno studio tec-nico aziendale che collabori costan-temente con lo studio dell’architetto Bruno e che sappia dialogare con gli studi di architettura di tutto il mondo ci ha consentito di portare a compimento il percorso imprendi-toriale cui nostro padre aveva dato il via: calibrando in un attento mix tradizione, tecnologia e innovazio-ne siamo in grado di conseguire la qualità al più alto livello che, dalle origini, è l’obiettivo fondamentale della Santo Passaia».Una ricetta che dà buoni frutti grazie

anche a una metodologia di lavoro nella quale le professionalità interne si integrano con quelle storicamen-te presenti sul territorio.«La filiera operativa attraverso cui sviluppiamo il dialogo con il cliente

per la realizzazione di un progetto “chiavi in mano” – prosegue Pier Angelo – prende le mosse dal “brie-fing”, ovvero l’attento esame delle esigenze del cliente o del punto vendita; a questo momento segue il cosiddetto “rilievo”, cioè il sopral-luogo dei locali con la misurazione, il loro rilievo fotografico e la presa d’atto degli impianti esistenti. Le prime due fasi si completano con il progetto e la formulazione del preventivo: con lo studio di archi-tettura si elaborano le proposte da sottoporre all’attenzione del cliente e, una volta approvata la soluzione presentata, si procede alla definizio-

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ne dei particolari tecnico-costruttivi. Della costruzione si occupano le nostre maestranze integrate da arti-giani di comprovata esperienza che provvedono anche alla realizzazione dei complementi d’arredo (poltrone, specchiere, fregi e capitelli intaglia-ti...). Al termine ogni singolo pezzo o parte dell’arredo viene avviato al reparto logistico interno dove, prima dell’imballaggio e della spedizione, viene eseguita una minuziosa rico-gnizione. Un vero e proprio collau-do attraverso cui siamo in grado di assicurare la bontà del prodotto e di certificarne la qualità».«Vede – sottolinea Pier Angelo – noi siamo fra i pochi in Italia, se non for-se gli unici, a garantire ogni creazio-ne Santo Passaia per ben 10 anni e la fase di montaggio realizzata da nostri installatori o affidata di volta in volta alle diverse maestranze locali, da noi formate, è un’ennesima, defi-nitiva fase di collaudo».L’interpretare il “su misura” non come un realizzare semplicemente, e in maniera seriale, copritermosifo-ni, mensole o librerie nelle dimen-sioni richieste, ma, piuttosto, come un accompagnare il cliente passo passo nella definizione di un am-biente completo totalmente perso-nalizzato, sapendo poi tradurre tutte le sue indicazioni e i suoi desideri in un unicum è stato ciò che ha ac-creditato la ditta di Villafontana per svolgere un ruolo di leadership sia sul mercato interno che su quello internazionale.Dal parquet al controsoffitto, dalle porte ai vari componenti d’arredo: l’azienda veronese è in grado di soddisfare, facendo anche largo uso di rivestimenti in pelle e di fregi e cornici intagliati e ricoperti in foglia oro o argento, ogni desiderio o esi-genza di chi si rivolga a questi veri e propri couturier del mobile alla ricer-ca di qualcosa di esclusivo.Le creazioni Santo Passaia sono ambasciatrici del migliore Made in Italy in lussuose ville e apparta-menti privati, hotel, sedi direzionali

di grandi compagnie o di importanti istituti di credito, sale pubbliche e di consigli comunali, pubblici esercizi ma anche, e qui è emersa la duttilità operativa raggiunta da quest’azien-da, in arredi e allestimenti di yacht.La determinazione e la grande ca-pacità di comprendere il mercato e di saper scegliere il segmento di clientela con cui instaurare solidi rapporti hanno fatto sì che la “mai-son” dell’abitare elegante si sia af-fermata in ogni angolo del mondo: oltre all’Italia (Milano, Napoli, Bari, Verona, Brindisi, Rimini, Taranto), punti vendita ed esposizioni Santo Passaia si trovano a Dubai, S. Pie-troburgo, Mosca, Bratislava, Vilnius,

Novosibirsk, Kiev e Cina (prossima apertura Shangai). Oggi il fatturato di quest’azienda è per l’80% realiz-zato sui più dinamici mercati esteri, quelli dei Paesi emergenti.Una crescita esponenziale in termi-ni commerciali che ha richiesto un adeguamento degli spazi produttivi: nell’immediato futuro prenderanno avvio i lavori per un considerevo-le ampliamento dell’attuale sede aziendale nella quale operano 32 addetti tutti di elevato profilo profes-sionale e dove si svolgono i nume-rosi corsi di formazione dedicati alla preparazione degli addetti alla ge-stione degli show room e dei punti di rivendita.•

profiliSANTO PASSAIA

SEDE AMMINISTRATIVAVia Villafontana, 2137051 Villafontana di Oppeano (Verona)Tel. 045 6989034Fax 045 7146057Skype: santopassaia

PRODUZIONEArredamenti completi su progetto

ANNO DI FONDAZIONE1969

TITOLARIPier Angelo e Giovanni Passaia

RESPONSABILE PRODUZIONE Luciano Zamboni

RESPONSABILE COMMERCIALEGiovanni Passaia

RESPONSABILE ACQUISTIEdoardo Davì

RESPONSABILI AMMINISTRATIVIEdoardo Davì Dott.ssa Eveleen Maragna SUPERFICIE AZIENDALETotale: 18.000 mqCoperta: 5.700 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 21Impiegati: 11 Installatori: 12

[email protected]

SANTO PASSAIA S.r.l.

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AT-OS, azienda leader nel settore di nicchia della produzione di macchine per la disinfezione di dispositivi medi-ci e arredi per sale operatorie e cen-trali di disinfezione, ha puntato, sin dai suoi inizi, su un’attenta progettazione e sulle nuove tecnologie, scelta ne-cessaria per un’impresa che voglia imporsi con autorevolezza nel com-parto, impegnandosi per soddisfare un’utenza sempre più diversificata e assicurarle comprovata affidabilità e standard igienici elevati. AT-OS si fregia, infatti, dei marchi di certificazione EN ISO 13485:2003 da TUV SUD per il sistema qualità; CE

– direttiva 93/42 CEE concernente i dispositivi medici-classe 2A e classe 1; EN ISO 15883-1 (2006) e EN ISO 15883-3 (2006); DVGW (tedesco) e SVGW (svizzero) relativi all’impianto idraulico realizzato in modo da isolare la rete idrica di alimentazione dell’ac-qua potabile come prescritto dalle norme europee EN1717.«Il dinamismo che ci caratterizza – afferma Paolo Lorenzini, Amministra-tore Unico – comporta un’accurata e continua analisi delle dinamiche e delle tendenze del mercato. Per es-sere sempre al passo con i tempi, abbiamo deciso di investire il 7% del

nostro fatturato annuo in innovazione e ricerca. Programmiamo inoltre pe-riodicamente incontri di training con i clienti e con gli addetti all’organiz-zazione commerciale (forza vendita, distributori, etc.): l’intento è quello di preparare o aggiornare degli specia-listi sul funzionamento, e sull’appli-cazione dei dispositivi AT-OS. Corsi di formazione sono rivolti anche agli ingegneri clinici per perfezionare i loro studi, portandoli a conoscenza delle ultime normative entrate in vigore in Italia e all’estero e informandoli sulle nuove metodologie adottate a garan-zia dell’igienicità dei presidi sanitari.

AT-OSSTORIA DI UN’IMPRESA D’ACCIAIO

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profili

Sono quindi diverse e molteplici le for-me di collaborazione e di scambio di esperienze che intratteniamo con tutti gli attori operanti nel campo delle for-niture medicali, dando così vita a un “sistema-azienda” che apre un conti-nuo dialogo tecnico con gli ospedali, le case di riposo, le cliniche, le indu-strie e le strutture sanitarie, farmaceu-tiche e, di recente, dentistiche».AT-OS opera, come anticipato, attra-verso due divisioni. Per quanto riguar-da gli arredamenti l’impresa di Colo-gnola ai Colli è in grado di proporre una vasta gamma di lavelli, arredi tec-nici per CSSD (centrali di sterilizzazio-ne), per reparti operatori, per pronto soccorsi, per ambulatori di endosco-pia, per sale mediche.In questo particolare ambito oltre all’estetica sono fondamentali gli aspetti ergonomici. L’acciaio inox AISI 304 (1.430 1) è un materiale che facilita la pulizia e la manutenzione e garantisce, oltre alla salvaguardia delle condizioni d’igiene, resistenza e funzionalità inalterate nel tempo.«La selezione dei componenti, l’as-semblaggio e le finiture – sottolinea Lorenzini – sono effettuati con cura estrema. Davvero l’attenzione è rivolta anche ai minimi dettagli non solo per impedire la formazione di depositi di sporco, ma anche per eliminare il ri-schio di infortuni al personale».Passando al settore principale, va sottolineato come le macchine cre-ate da AT-OS per lo svuotamento, il lavaggio, la disinfezione dei conteni-tori per rifiuti organici umani (padel-le, pappagalli, vaschette reniformi...) o delle bottiglie per gli aspiratori usate nelle sale operatorie siano tut-te di nuova generazione. Altissimo è il contenuto tecnologico di queste strumentazioni: il loro funzionamento è costantemente assistito e monito-rato e permette di ottenere un pulito a contaminazione “0” riducendo nel contempo al massimo i consumi idri-ci ed elettrici.«Nelle nostre macchine – prosegue Lorenzini – tutte le operazioni, a par-tire dalla chiusura dello sportello, fino

all’ultima fase del processo di disin-fezione, quella del raffreddamento post-lavaggio, sono eseguite auto-maticamente grazie ad AT-OS Mo-nitor, software di programmazione e controllo di tutte le operazioni dei di-versi dispositivi dell’apparecchiatura. L’utilizzatore è in grado, grazie all’in-terfaccia intuitiva dell’ampio display, di programmare funzioni e tempera-ture e di seguire, in corso d’opera, tutte le tappe. Davvero, come recita un nostro slogan, per noi ogni parti-colare crea la differenza».

Lorenzini dimostra di avere le idee chiare, su come affrontare la con-correnza di imprese similari: i più agguerriti competitors di AT-OS, altri colossi del settore presenti in Germa-nia, Svezia e Danimarca, non spaven-tano l’impresa veronese che, forte del bagaglio di competenze acquisito in tanti anni di storia, grazie alla flessibi-lità, alla professionalità e alla determi-nazione nel perseguire l’innovazione di processo e prodotto, ha conqui-stato ampi spazi e qualificanti con-sensi tanto in Italia quanto all’estero.

AT-OS

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Tali prerogative hanno consentito in-fatti a questa realtà di affermarsi, so-prattutto per talune specifiche tipolo-gie di prodotto, su mercati di primaria importanza: in primis in Germania, Svizzera, Austria, Francia, Belgio, Grecia, Irlanda, Gran Bretagna, e poi nel Nord e nell’Est Europa, in Medio Oriente, Asia (Giappone, Hong Kong, Malesia, Singapore), Sudafrica e Afri-ca del Nord, America (Canada, in par-ticolare). Proprio l’export è una delle voci principali del bilancio di AT-OS.«Attualmente – conclude Paolo Lo-renzini – il 70% del nostro fatturato è realizzato all’estero. È questo un dato che mette in rilievo l’alta considerazio-ne di cui è accreditata la nostra pro-duzione e quanto sia stimata la pro-fessionalità dei nostri addetti».Per raggiungere questi traguardi, oltre alla qualità dei prodotti, è indispen-sabile una perfetta organizzazione strutturale secondo criteri razionali e di grande efficienza dato che AT-OS segue tutti gli stadi della “vita” delle sue creazioni. L’azienda effettua una consulenza gratuita pre-vendita con l’approntamento, da parte dello staff dell’ufficio tecnico, di progetti in 3D personalizzati, evade le ordinazioni con tempi certi di consegna, si occu-

pa dell’assemblaggio e del montag-gio per arredi e macchinari “chiavi in mano” e infine garantisce anche un servizio di assistenza tecnica post-vendita con celere intervento in loco in caso di necessità.La soddisfazione del cliente, la cura

dei dipendenti e la promozione del-l’R&D, le tre mission che Lorenzini ha voluto dare ad AT-OS, sono quindi obiettivi pienamente raggiunti, ma di certo l’imprenditore veronese saprà porsi nuove, stimolanti sfide.•

SEDE AMMINISTRATIVAViale del Lavoro, 1937030 Colognola ai Colli (Verona)Tel. 045 6159411Fax 045 6159419

PRODUZIONEProgettazione e produzione di macchine per lavaggio e disinfezione di dispositivi medici, arredamenti tecnici in acciaio inox per sale operatorie e centrali di sterilizzazione

ANNO DI FONDAZIONE1996

TITOLAREPaolo Lorenzini

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 4.000 mq coperta, in diversi siti

RISORSE UMANEAddetti alla produzione e impiegati: 30

SITO INTERNET / [email protected]

AT-OS S.r.l.

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Dove c’è Albrigi c’è tradizione

Albrigi srlVia Tessare, 6/A

37023 • Stallavena - Grezzana di VeronaTel.: + 39 045 907411 • Fax: + 39 045 907427

e-mail: [email protected] • http: //www.albrigi.itUn terzo di secolo di evoluzioneTECNOLOGIE

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Page 14: Economia Veronese

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Investire in tecnologie all’avan-guardia e avvalersi del contribu-to di giovani professionisti. Un

credo che ha portato questa azienda a diventare, in poco più di vent’anni, uno dei referenti di maggiore affidabi-lità nel panorama dell’industria grafica scaligera.L’avventura inizia nel 1989 quando Sil-vano Simeoni, fresco di diploma con-seguito all’Istituto Grafico Salesiano S. Zeno e appassionato del montag-gio manuale, decide di aprire un suo piccolo studio artigianale. Seguono anni di significative esperienze che si traducono, giorno dopo giorno, nella convinzione di poter realizzare quel progetto che si concretizzerà, appun-to, nella costituzione di Arti Grafiche Simeoni. Silvano viene poi affiancato dal nipote Diego – diplomato nello stesso settore – che capito quanto sia ormai fondamentale per ogni azienda avvalersi dei supporti tecnologici, inizia un impegnativo programma di investimenti in impianti e macchina-ri di ultima generazione e promuove una radicale informatizzazione di tutti i dati fino allora conservati, per presi-diare in tempo reale tutte le fasi delle lavorazioni, rendendo accessibile il programma ai clienti interessati, con-

ferendo in tal modo un elevato valore aggiunto al servizio offerto.«Per noi – sottolinea Diego Simeoni, attualmente impegnato anche nel di-rettivo del Gruppo Giovani Apindustria Verona – riuscire a soddisfare le aspet-tative del cliente è l’obiettivo primario e l’esperienza è il mezzo per raggiun-gerlo. Su questi pilastri abbiamo co-struito la storia recente dei successi della nostra azienda facendone quel “gioiellino” di tecnologie d’avanguar-dia e contemporaneamente quel team di giovani professionisti che fanno di questa realtà una entità dinamica».Un’azienda giovane, volitiva, in grado di operare a 360 gradi nella realizza-zione di qualsiasi prodotto tipografico partendo dalla sua progettazione, arri-vando alla sua esecuzione e confezio-namento. Vincente la politica che ha caratterizzato gli ultimi anni di attività: creare forti partnerships con azien-de complementari, leader nel settore grafico di appartenenza, per arrivare in tempi molto brevi, a prezzi compe-titivi e nell’ottica di essere sempre in sintonia con le esigenze del cliente, all’esecuzione di ogni tipo di ordine, senza creare un sovraccarico di lavori all’interno e a vantaggio di quell’effi-cacia operativa e qualità per prodotto

SIMEONI ARTI GRAFICHEUn mix di qualità e professionalità

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finito che rappresentano il risultato di un team di lavoro in possesso di grandi competenze e di forti motivazioni di cre-scita professionale.La stampa digitale a foglio rappresenta il punto forte del-la Simeoni Arti Grafiche. Basti pensare che questo set-tore produce da solo il 50% del fatturato aziendale e su di esso si concentra l’attenzione del management interno che ha scelto di investire in macchinari tecnologicamente raffinati, realizzati dalle più importanti industrie mondiali del settore. A fianco di un impianto per la stampa digitale a foglio per la realizzazione di stampati in piccolo formato, applicazione ideale per poche unità o per anticipi di tiratura dove si ottiene il prodotto finito senza alcuna spesa per gli impianti, Simeoni Arti Grafiche opera anche con un macchi-nario per la stampa digitale in grande formato, per la realiz-zazione di striscioni da interno/esterno in PVC o manifesti in carta fotografica o pannelli rigidi o in microforato. Questo dispositivo, tra l’altro, grazie alla capacità di intagliare in automatico lo stampato, consente di produrre adesivi pub-blicitari sagomati, adesivi intagliati in PVC, scritte adesive colorate, adesivi in formati fantasiosi, etichette resinate, eti-chette adesive in fogli o in bobina. Un parco macchine di notevole flessibilità che, da qual-che mese, si è arricchito del KIP Color 80, una stampante

di ultimissima generazione, dotata di un avveniristico si-stema di imaging a colori fra i più potenti presenti oggi sul mercato, che utilizza, prima di questa tipologia, la tec-nologia LED. È questa una tecnica di nuova concezione ideale per la creazione di prodotti e materiali per il mercato della comunicazione visiva e che garantisce un elevato in-dice di produttività.Con l’utilizzo di toner idrorepellenti, KIP Color 80 permette di realizzare, con elevati risparmi di tempo, stampati per circa 240mq/ora. Stampe per interno o esterno nei formati 50X70, 70X100, 90X130 su qualsiasi tipo di carta, ma an-che su altri materiali, tipo TNT, PET e assimilabili.

profiliSIMEONI ARTI GRAFICHE

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Una realtà imprenditoriale che fa dell’efficienza tecnologica uno stru-mento importante di competitività e che, offrendo in parallelo alla stampa in digitale un servizio di stampa tradi-zionale, può far fronte alle richieste più diverse in maniera completa e sempre al massimo livello di qualità.Il dinamismo di Simeoni Arti Grafiche ha fatto sì che questa azienda, già da tempo, si sia specializzata, oltre che nei tradizionali lavori di grafica, nel-la personalizzazione di gadget e in quella di espositori, mezzi in grado di veicolare all’utenza finale, in manie-ra originale e efficace, il messaggio promo-pubblicitario delle aziende.Intensa anche l’attività di formazione e aggiornamento dello staff operativo, particolarmente indirizzata alla cono-scenza e all’approfondimento delle nuove tecnologie di cui l’azienda è dotata.«Per noi è essenziale – conclude Die-go Simeoni – non solo investire in nuovi sempre più avanzati e sofisticati strumenti di lavoro, quanto approfon-dire la conoscenza del loro utilizzo. Per questo, in occasione dell’introdu-zione dei nuovi impianti per la stampa

in digitale, abbiamo frequentato corsi formativi “presso le aziende produttri-ci di macchinari” in Olanda e Spagna. Tuttavia, la vera scelta vincente della nostra organizzazione è l’aver infor-matizzato la gestione dei rapporti con la clientela con un software innovativo che ci dà l’opportunità di conoscere in tempi rapidi la filiera di tutti i lavori: uno strumento che ci consente di monito-rare, in tempo reale, lo stato di avan-zamento di tutti i lavori e ci permette di potenziare la nostra capacità di essere competitivi in ogni situazione, grazie al diretto coinvolgimento del cliente in

ogni fase della lavorazione, attraverso una sofisticata tecnologia resa possi-bile dal programma adottati».•

SIMEONI ARTI GRAFICHE S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Ciro Ferrari, 937060 Caselle di Sommacampagna (Verona)Tel. 045 8580791Fax 045 8589238

PRODUZIONEStampa digitale in piccolo e grande formato.Realizzazioni grafiche

ANNO DI FONDAZIONE1989

TITOLARIDiego e Silvano Simeoni

RESPONSABILE PRODUZIONE Paola Paglia (digitale grande formato)Alessandro Trolesi (digitale piccolo formato)

RESPONSABILECOMMERCIALEMarco Pavoni

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOE ACQUISTIDiego e Silvano Simeoni FATTURATO 20101 milione e 600 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 1.760 mqCoperta: 1.600 mq su due piani

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 10Impiegati: 5

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Gli slogan stanno stretti ai dirigenti della Puli Edisal, l’azienda con sede in via Silvestrini a Verona che

da oltre trentacinque anni si occupa con successo di cleaning industriale e di servizi di manutenzione generale destinati alle imprese. All’enfasi delle frasi fatte preferiscono il resoconto concreto di un impegno puntuale, di una passione che nel tempo ha fatto di quest’azienda una delle realtà più

innovative del comparto. Al timone della quale rimane saldamente la fa-miglia Padovani, che, giunta alla se-conda generazione, si appresta ad affrontare le sfide del futuro con rinno-vata energia.La Puli Edisal nasce nel 1974, dall’in-tuizione di Marco Padovani, attuale direttore generale, che decide di ab-bandonare la carriera da dipendente dopo una lettura molto attenta del mercato, quando si iniziò a parlare

di outsourcing, di dare in affidamen-to all’esterno i servizi complemen-tari di manutenzione delle strutture aziendali: «Il nostro intento, fin dalla nascita dell’impresa, è sempre stato quello di offrire un servizio di qualità e competenza – ha spiegato Marco Padovani –, applicando anche in questo settore la ricerca e l’innova-zione, infatti, oltre ai prodotti e alle attrezzature è necessario conosce-re a fondo le superfici da trattare e

PULI EDISALCLEANING A 360 GRADI

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profiliPULI EDISAL

i nuovi materiali che il mercato continua a proporre». La Puli Edisal, infatti, si avvale di importanti partnership con alcune delle case produttrici di detergenti più importanti, colla-borazioni che portano a soluzioni adatte per ogni tipo di esigenza e di struttura: «La nostra peculiarità è proprio questa. Per ogni super-ficie che andiamo a trattare procediamo in-

nanzitutto con uno studio dei materiali, per arrivare successivamente a metodi di pulizia mirati che garantiscono il massimo del risul-tato anche in termini di durata», ha spiegato Francesco Padovani, figlio di Marco e attuale titolare insieme al cugino Nicola Padovani. I settori di lavorazione sono i più disparati e spaziano dall’ambito prettamente industriale

(alimentare, farmaceutico, editoriale, metalmeccanico) a quello sanitario (camere sterili di ospedali, laboratori analisi, case di riposo), senza trala-sciare il civile (uffici, banche, scuole). Accanto ai servizi di pulizia, sanifi-cazione e disinfezione, la Puli Edisal ha messo in campo anche altri tipi di interventi grazie all’apporto di profes-sionisti per la gestione e la manuten-zione di magazzini, giardini e impianti-stica: «Il mercato richiede sempre più

manodopera specializzata in attività sempre più tecniche – ha proseguito Francesco Padovani –. Per questo motivo abbiamo allargato la nostra offerta, assicurando alla clientela per-sonale qualificato, selezionato con attenzione dal nostro ufficio compe-tente. Sulle assunzioni, infatti, siamo molto rigorosi, coscienti che siamo “ospiti” in casa d’altri e quindi serve discrezione, professionalità e anche una certa propensione alla stabilità, al

fine di creare un rapporto di fiducia tra operatore e cliente. Un rapporto che non si può certo instaurare con conti-nui turn over».Altro fiore all’occhiello dell’azienda della famiglia Padovani è il forte inve-stimento in termini di formazione del personale: «Ai nostri dipendenti, oltre ai corsi base sulla prevenzione e sicu-rezza nei luoghi di lavoro, ne vengono effettuati altri mirati, basati su testi da noi redatti, nei quali insegniamo i prin-

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PULI EDISAL S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Silvestrini, 7/A Z.A.I.37135 VeronaTel. 045 502512Fax 045 8207556

PRODUZIONEImpresa di servizi. Pulizie, disin-festazione, gestione del verde, gestione magazzini e movimen-tazioni interne, portierato.

ANNO DI FONDAZIONE1974

TITOLARIMarco PadovaniFrancesco PadovaniNicola Padovani

RESPONSABILE PRODUZIONE Francesco Padovani

RESPONSABILE QUALITÀAlessia Martari

RESPONSABILE DEL PERSONALENalin Chiara

UFFICIO ACQUISTINicola Padovani

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOMarco Padovani RISORSE UMANEAddetti: oltre 200 tra operai e impiegati

SITO INTERNET / [email protected]

cipi della pulizia, le tecniche di intervento e le diverse caratteristiche dei materiali. Tutto questo ha un costo per la nostra azienda, ma il ritorno è la qualità che possiamo offrire alla clientela. Inoltre la nostra presenza sul territorio permette una flessibilità che le imprese decentra-te non sempre riescono a garantire». Il mercato della Puli Edisal, infatti, si svi-luppa prevalentemente nel Nordest, al fine di concentrare le proprie risorse sul territorio, scegliendo di non allargare troppo il raggio d’azione: «Porre troppi chilometri tra la sede centrale e le strut-ture del cliente imporrebbe, oltre a spe-se maggiori, minore possibilità di con-trolli – ha spiegato Marco Padovani –, aspetto che inciderebbe negativamente sul servizio». In un settore in cui nascono aziende quasi tutti i giorni, talvolta all’insegna dell’improvvisazione, è sempre più pres-sante la richiesta di partner responsabili e di totale fiducia.Esigenza che Puli Edisal è in grado di soddisfare contando su una collaudata ed efficiente organizzazione azienda-le, che ha ottenuto la Certificazione di Qualità ISO 9001 e quella Ambientale 14001: «Un impegno e un impiego di ri-sorse, il nostro – ha sottolineato Nicola Padovani –, che talvolta è penalizzato dalla concorrenza sleale di alcune im-prese, che si fanno largo sul mercato of-frendo prezzi molto bassi a scapito della professionalità, della regolarità nell’im-piego e nella retribuzione del personale, del rispetto delle norme di sicurezza. Da questo punto di vista sarebbero oppor-tune maggiore sensibilizzazione e infor-mazione, affinché le aziende clienti non si lascino allettare da simili apparenti vantaggi. Perché, in definitiva, è impor-tante sapere chi si fa entrare in casa».I numeri della Puli Edisal confermano, tuttavia, che la crisi non ha intaccato chi ha deciso di investire sui cardini dell’im-presa, qualità e affidabilità: «Diamo lavo-ro a oltre 200 persone e abbiamo clienti fidelizzati da più di 30 anni – ha conclu-so Marco Padovani –. Questo conferma che il nostro metodo è vincente, nono-stante le numerose problematiche del settore».•

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UniqUe Desiderio d’eccelso

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Ogni giorno di più siamo portati a constatare come le diverse, mol-teplici applicazioni del-

la scienza informatica abbiano un ruolo diretto e visibile nella nostra vita. Nel giro di due decenni l’infor-matica è cresciuta con una rapidi-tà sconosciuta a tutte le tecnologie che l’hanno preceduta, trasfor-mando profondamente il modo di lavorare, i tempi e l’efficienza delle risorse umane in azienda, la capa-cità di utilizzare e condividere age-volmente una grande mole di in-formazioni, al punto che adesso si faticherebbe a pensare un ufficio senza computer sulle scrivanie.

Quanti per primi credettero nelle straordinarie possibilità dello stru-mento informatico e nell’opportu-nità di approntare soluzioni avve-niristiche per problemi di gestione più vari erano dei sognatori: nasce così Delta Sistemi, una società di ingegneria fondata nel 1995. Ge-nialità e sana ambizione guidano le prime mosse di questa avven-tura imprenditoriale. Delta Sistemi avvia, da subito, un intenso dialo-go e fruttuose collaborazioni con le Pubbliche Amministrazioni e il mondo del Trasporto Pubblico: una scelta di campo che si rivelerà decisiva e che porterà a definire l’attività principale dell’azienda,

specializzatasi, negli anni, nello sviluppare sistemi integrati per la realizzazione di sistemi complessi in grado di dialogare tra loro, de-stinati al settore della mobilità. Del-ta Sistemi oggi fa parte del Gruppo Telefin S.p.A. e può vantare di es-sere un’azienda di riferimento nei servizi che essa propone in un’ot-tica di costante ricerca di qualità e innovazione.Rivolgendosi a società di trasporto, ferrovie, metropolitane, aeroporti, enti pubblici l’azienda veronese si trova ad affrontare una compe-tizione sempre più agguerrita. La aiutano a prevalere un’efficiente organizzazione interna e il suo sa-

DELTA SISTEMITecnologia per comunicare

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per essere all’avanguardia, doti grazie alle quali riesce a risponde-re con puntualità e precisione alle aziende, per le quali è sempre più pressante l’esigenza di trasmet-tere informazioni, in tempo reale, agli operatori e ai passeggeri.Nel tempo Delta Sistemi ha sapu-to crearsi un prezioso bagaglio di esperienza, ha affinato le compe-tenze tecniche interne, ha intensifi-cato il lavoro in team e lo scambio di opinioni con il cliente.I settori di attività spaziano dall’ap-prontamento di macchinari per l’emissione dei titoli di viaggio, a quello di sistemi per la gestione e il controllo dei varchi di accesso e delle obliteratrici, dalle applica-zioni per la gestione globale dei sistemi di sicurezza e informazio-ne all’utenza a quelle per il con-trollo tecnologico dei mezzi in cir-colazione (treni o metropolitane), per la visualizzazione della loro localizzazione, per il monitorag-gio del loro funzionamento, per la

supervisione e la manutenzione, passando per i sistemi di video-sorveglianza a bordo, interamen-te digitali e in grado di garantire la sicurezza dei viaggiatori e il digital signage design (monitor, totem informativi...). Tramite Si-tram (Sistema Tecnologico per il Rilevamento Automatico dei Mez-zi) Delta Sistemi assicura il colle-gamento delle apparecchiature di bordo con la struttura di terra per-mettendo una gestione ottimale delle tratte ferroviarie e dei parchi mezzi grazie alla telediagnostica. Per quanto attiene la comunica-zione tra i fornitori dei servizi di trasporto e il pubblico, l’azienda si occupa dei pannelli indicatori, dei monitor informativi LCD e dei sistemi di diffusione di messaggi audio che, dislocati a bordo treno, in metropolitana, in stazione, fan-no sì che il viaggiatore, sia durante il viaggio che nelle sale di attesa o sulle banchine, usufruisca con tempestività di un’ampia gamma di informazioni di servizio (orari aggiornati, ritardi, soppressioni...) o di intrattenimento (news giorna-listiche, meteo, avvisi, spot turistici e/o commerciali, etc.).Delta Sistemi si fregia di prestigio-se certificazioni: ISO 9001/2000, che attesta la qualità aziendale nei diversi processi operativi interni; ISO 27001/2005, per il sistema di gestione sulla sicurezza dei dati;

qualificazione S.O.A. per l’esecu-zione di lavori pubblici, che iden-tifica un’azienda avente le carte in regola per partecipare alle gare d’appalto pubbliche, rilasciata dal-la SOA Mediterranea S.p.A. (So-cietà Organismo di Attestazione Mediterranea), conseguita per le categorie OS5 Class. I (impianti antintrusione) e OS19 (impianti di reti di telecomunicazione e tra-smissione dati). Nell’ottica di un continuo miglioramento l’azienda veronese ha affrontato, nel 2010, un vero e proprio restyling che, ac-canto alla decisione di elaborare un nuovo marchio in sostituzione di quello storico, ha comportato l’esigenza di trasferimento in una nuova sede in grado di contene-re, in spazi adeguati e funzionali, il personale e le attività di produ-zione. Oggi, in via Libero Grassi a S. Pietro di Legnago, Delta Sistemi continua a perfezionare la propria produzione e a intensificare l’inte-sa con la clientela.«Il nostro è uno spettro d’attività assai ampio – sottolinea Marco Mancini che ci ha introdotti alla conoscenza di questa realtà im-prenditoriale – e tale varietà funge da stimolo per ogni risorsa inter-na, chiamata a studiare proposte sempre nuove e a impegnarsi per una significativa evoluzione dei nostri sistemi informativi che, per quanto concerne il software, sono

profiliDE FANTI

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personalizzati sulle esigenze e le necessità del cliente. Se si fa ec-cezione per l’hardware le nostre creazioni sono ben distanti dalla produzione seriale: i diversi staff, a cui dedichiamo particolare at-tenzione con attività di formazio-ne e aggiornamento mirate, ope-rano prevalentemente sui risultati del briefing con il committente. Rispettare gli impegni assunti con i clienti e superare le loro aspetta-tive sono un obbligo permanente per tutto il personale del gruppo: questa assunzione di responsa-bilità è il nostro punto di forza, anche se lavorare con l’ente pub-blico, specie per la tempistica dei pagamenti che adotta, non è semplice e riduce di molto gli eventuali margini aziendali. Per questo stiamo valutando l’oppor-tunità di operare anche sui mer-cati esteri, a cominciare da quelli europei, dove siamo sicuri di ac-creditare con successo la nostra produzione».In vista di tali nuovi, possibili sbocchi Delta Sistemi procede incessantemente a rifinire nei mi-nimi dettagli gli articoli del ricco ventaglio della sua offerta a par-tire dalle biglietterie elettroniche, con operatore o self-service, sem-pre più “mini” e dotate di interfac-ce user-friendly.Certamente il perno della ricerca resta sempre rivolto all’innova-zione continua del software che, come sottolinea Mancini, «Non può che essere a dimensione del cliente e, soprattutto, in grado di dialogare con qualunque sistema

operativo preesistente».Una duttilità progettuale che fa di quest’azienda un partner di gran-de affidabilità per le pubbliche im-prese di trasporto e per le grandi industrie internazionali che opera-no nella costruzione di convogli ferroviari e per metropolitane.•

DELTA SISTEMI S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Libero Grassi, 1137045 San Pietro di Legnago (Verona)Tel. 0442 600961Fax 0442 600966

PRODUZIONEProgettazione e sviluppo di sistemi integrati di hardware e software per pubbliche ammini-strazioni e aziende di trasporto pubblico

ANNO DI FONDAZIONE1995

CAPOGRUPPOTelefin S.p.A.

AMMINISTRATORE DELEGATO E RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Giorgio Bertucci

DIRETTORE COMMERCIALE Enrico Frattini

RESPONSABILE PRODUZIONE E ACQUISTIGabriele Barbieri FATTURATO 20103 milioni di euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 3.000 mq

RISORSE UMANETotale dipendenti: 29

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L’elettronica applicata alla meccanica e alla soluzione dei problemi pratici è sem-pre stata la grande passio-ne di Marco Bologna e da

questa nasce la Botom Electronic Systems, l’azienda con sede in Via Unità d’Italia a Verona che si occupa di progettare, produrre e installare componentistica elettronica destina-ta a qualsiasi settore.Nata nel 1984, dall’unione delle forze di Marco Bologna e Raffaele Tomelle-ri, la Botom si è fin da subito ritaglia-ta uno spazio importante nel settore dell’automazione industriale, in un momento in cui la tecnologia entrava prepotentemente nel mondo produt-tivo: «Nei primi anni ’80 la robotica prese sempre più piede all’interno

BOTOM ELECTRONIC SYSTEMSElettronica al servizio dell’uomo

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delle imprese, andando a ottimizza-re le lavorazioni – ha spiegato Marco Bologna –. In questo campo, quin-di, serviva competenza e flessibilità, perché ogni macchina ha bisogno di un prodotto personalizzato, che doveva nascere parallelamente alla parte meccanica. Oggi, grazie a tutti questi anni di esperienza, pur modi-ficando le nostre produzioni, abbia-mo fortificato la nostra propensione al problem solving, proponendoci come partner per le aziende che intendono affrontare un progetto in cui sia coinvolta anche l’elettronica. Chi già ci conosce associa il nostro marchio all’innovazione e a persone che si impegnano nel risolvere al me-glio le problematiche che gli vengono sottoposte.

Chi invece non ha mai sentito parlare di noi è facile comunque che senza saperlo utilizzi le nostre tecnologie nel quotidiano: non solo ci occupia-mo di forniture orientate al cliente ma ci dedichiamo anche alla progetta-zione e alla realizzazione fisica di in-teressanti prodotti di serie. La nostra

è una azienda relativamente giovane, alimentata dalla passione e dalle soddisfazioni». La Botom, infatti, ha tra le sue mission quello di rendere possibili le idee: «Spesso ci trovia-mo di fronte a clienti che ci chiedo-no di sviluppare praticamente quel-lo che per loro è solo un pensiero,

magari considerato irrealizzabile – ha proseguito Bologna –. La tecnologia e l’elettronica, infatti, sono sempre più presenti nella vita di tutti i giorni e sono indispensabili per facilitare l’interfacciarsi dell’uomo con la mac-china».La Botom, oltre alle forniture orientate al cliente, si dedica anche alla pro-gettazione e alla costruzione di inte-ressanti prodotti di serie.Ogni nuovo progetto viene affrontato da specialisti esperti, e sviluppato nei suoi diversi aspetti con l’eventuale impiego di programmi di simulazione e quasi sempre con la costruzione di prototipi filati e interfacce simula-te. Il software viene sviluppato dopo l’affinamento del modello logico-matematico adottato, e viene poi ot-timizzato al supporto hardware con il linguaggio più adatto. Dopo che il risultato è stato raggiunto si passa alla masterizzazione delle schede con CAD e alla relativa ingegnerizza-zione e costruzione definitiva dell’ap-parecchiatura. Si procede poi ad un test accurato sulla funzionalità delle diverse condizioni previste, verifican-do il rispetto delle prestazioni con i dovuti margini, facendo seguire un adeguato periodo di Burn-in. Si ese-guono tutti i test necessari alle cer-

profiliBOTOM ELECTRONIC SYSTEMS

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tificazioni e solo quando il prodotto soddisfa tutti i presupposti essenziali di prodotto affidabile, si procede alla realizzazione in serie. Tutte le lavorazioni, dalla progettazio-ne, alla verifica e alla produzione di serie, vengono svolte nei locali della Botom Systems per garantire e ga-rantirsi la segretezza del know-how. Tecnici esperti forniscono succes-sivamente l’assistenza che si rende necessaria: «Negli anni il mercato ha imposto qualche cambiamento e l’apertura a nuovi settori. Per que-sto motivo abbiamo lanciato, in col-laborazione con importanti aziende partner, la produzione di memory key, chiavi elettroniche senza contatti elettrici e prive di alimentazione inter-na, con funzionamento a induzione elettromagnetica. Queste possono trovare utilizzo in numerose applica-zioni, dall’accesso ad aree riservate, all’avvio di macchinari, memorizza-zione di dati e altro, inoltre si è dato importanza a sviluppare sistemi di telecontrollo per uso industriale e do-mestico »L’azienda interviene anche nel cam-po biomedicale e della domotica, come spiega l’attuale titolare: «In questi ultimi anni l’elettronica ha compiuto notevoli progressi permet-tendo la realizzazione di apparati veramente eccezionali che possono andare incontro alle diverse esigen-ze di miglioramento psico-fisico della persona. Si parla di bioarmonizzatori, bioimpedenzimetri vettoriali, elettro-stimolatori medicali professionali e biofeedback per il controllo dell’atti-vità muscolare, tutte apparecchiature studiate e realizzate per soddisfare le

esigenze delle aziende del settore». Per affrontare la crisi dell’elettronica, che in Italia ha portato alla chiusura di alcune tra le più importanti impre-se del settore, Marco Bologna ha le idee chiare: «Non è più possibile competere sulla quantità. Per quello esistono i Paesi emergenti dell’estre-mo oriente che producono a prezzi

bassissimi e in tempi rapidi. Quello che dobbiamo offrire ai clienti è un’i-dea, una collaborazione, un’innova-zione che gli permetta di risolvere un problema o di migliorare un prodotto. Quello che gli altri non possono ave-re è la competenza acquisita in anni di esperienza, un biglietto da visita assai importante». •

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PRODUZIONERealizzazione dal progetto alla produzione di piccole e grandi serie di apparecchiature e schede elettroniche specifiche per ogni esigenza

ANNO DI FONDAZIONE1984

TITOLAREMarco Bologna

RESPONSABILE PRODUZIONE E QUALITA’Simone Vallisari

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOMarco Bologna FATTURATO 20101 milione e 50 mila euro SUPERFICIE AZIENDALETotale: 950 mqCoperta: 780 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 3Impiegati: 1

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Economia Veronese - luglio 2011 29

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Page 30: Economia Veronese

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Alberto Bauli Presidente

«Recuperare il “core business” della tradizione e, in primis, vivere con mag-giore attenzione e partecipazione la mu-

tevolezza delle esigenze, che caratteriz-zano la nostra clientela».In questi termini, il presidente della Ban-ca Popolare di Verona, Alberto Bauli,

sottolinea l’esperienza che sta vivendo e lo vede al timone del più importante istituto di credito del territorio, esperien-za che non gli fa dimenticare di essere

un imprenditore di successo che ha sa-puto fare dell’azienda di famiglia – Bauli S.p.A – uno dei più dinamici poli dell’in-dustria dolciaria italiana che gestisce marchi famosi, storici, che sono parte integrante della nostra storia, della no-

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stra cultura e tradizione, del “Made in Italy” più virtuoso e di successo.Non un banchiere dunque ma un im-prenditore in prestito al sistema banca-rio che manifesta una particolare sensi-bilità per le problematiche, e sono tante,

che il sistema delle imprese, specie quelle di piccola e media dimensione sta attraversando, al pari di quelle dei risparmiatori che affidano i risparmi di una vita all’istituto che presiede.Un’attenzione che non può tradursi,

né deve essere considerata, sempli-cisticamente un “ritorno al passato”. È, piuttosto, la volontà di dare risposte concrete a un sistema, a una clientela, che ha maturato nuovi bisogni, che sta traghettandosi verso nuovi stili di vita e di comportamento. Una chiave di let-tura indispensabile per comprendere il senso e il significato delle risposte a questa intervista e, infine, la filosofia che intende riconfermare il ruolo della Banca Popolare di Verona strumento al servizio del territorio.

Presidente, la Banca Popolare è sta-ta per tradizione il punto di riferimen-to sia per i cittadini sia per le imprese del comprensorio veronese e non solo. Quali sono oggi le strategie che la Banca sta portando avanti ribadendo il suo ruolo di volano delle attività imprenditoriali?

A Verona siamo la prima banca con 153 filiali. Più in generale la Banca Popolare di Verona–S.Geminiano e S.Prospero S.p.A. conta 517 sportelli distribuiti perlopiù in Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. I dipendenti sono oltre 4mila, i clienti quasi 600mila e i soci del Banco Popolare appartenenti alle aree di BPV-SGSP sono quasi 81.500, in crescita del 5,6% rispetto all’anno precedente. Questi soci clienti rappresentano il 28% degli oltre 222 mila soci del Gruppo Banco Popolare.Il Veneto resta, nonostante la crisi, un

personaggioAlberto Bauli

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contesto forte, trainato soprattutto dalle imprese esportatrici (esportazioni +16,2%). La vera sfida per crescere è quella della tecnologia e dell’innovazio-ne e per questo ci stiamo focalizzando proprio sulle imprese che vogliono investire in ricerca, innovazione e formazione. In particolare ci siamo concentrati sui processi di internazionalizzazione met-tendo a disposizione prodotti di finan-ziamento specifici anche a sostegno della ricapitalizzazione delle aziende che devono ottimizzare la gestione della liquidità soprattutto nell’ottica di Basilea. Fondamentale anche il dialogo costan-te con le associazioni di categoria.

Il tessuto produttivo veronese è caratterizzato da una diffusa “ra-gnatela” di PMI. Molte di loro sono fortemente innovative. Quali sono le caratteristiche del programma “piccole imprese” che la Banca ha varato e, soprattutto, quali i poten-ziali vantaggi per queste aziende?

Le PMI sono, insieme alle famiglie, il nostro target di riferimento. Il “Progetto Piccole Imprese”, che abbiamo pensato per loro, si basa sulla “differenziazione” per soddisfare le specifiche esigenze dei segmenti tipici delle Piccole Imprese, ossia i Liberi Professionisti, i Commercianti, gli Ope-ratori Turistici, le Farmacie, gli Artigiani, e le Aziende. A loro servizio mettiamo una rete dedicata di Centri Impresa nella quale operano i nostri Gestori Corporate, affiancati dagli Specialisti Estero, Co-pertura Rischi e Finanza d’Impresa.

La Sua Banca è stata fra le più sollecite ad aderire al progetto tra-sparenza voluto dall’ABI. Con quali risultati e vantaggi per le PMI e per la clientela privata?

La trasparenza nei confronti dei clienti è una prerogativa dalla quale non si può prescindere. È vero, siamo stati tra i primi ad aderire

a Patti Chiari e a tutte le iniziative che l’ABI ha messo e mette in campo per rendere più agevole la lettura e la scelta dei prodotti da parte dei clienti. I vantaggi non sono solo a favore della clientela, ma anche a favore nostro, che siamo chiamati a una costante attenzione nel rispetto degli impegni per la qualità, in ambito di mobilità e assistenza della clientela, di sicurezza e di chiarezza informativa. È uno stimolo a proporsi sempre meglio.

Nel recente passato la Banca Po-polare di Verona si è attivata con il sistema finanziario veronese per la

creazione della cosiddetta “cittadella finanziaria”. Progetto, oggi, superato e che avrebbe dato impulso alla definitiva sistemazione dell’area di Verona Sud. Quale l’impegno del Suo Istituto affinché quest’annoso problema (è dall’inizio degli anni settanta che se ne parla) sia avviato a soluzione?

Il progetto del Polo finanziario è tramontato e non ci sono al momento occasioni di ripristino.

E, in particolare, come intende la Popolare affrontare la concorrenza di altri istituti che stanno sedimentando

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Economia Veronese - luglio 2011 33Economia Veronese - luglio 2011

personaggioAlberto Bauli

la loro presenza nel comprensorio scaligero?

In realtà, come ha dimostrato l’ultimo rapporto annuale sull’economia del Veneto della Bankitalia regionale, nel 2010 sono diminuiti per il secondo anno consecutivo gli sportelli sul territorio (di circa 20 unità). Conferma che la crisi ha colpito pesan-temente anche le banche, soprattutto quelle non abbastanza strutturate per resistere. Dal canto nostro possiamo rilevare invece che Banca Popolare di Verona ha migliorato con le sue performance: rispetto al 2010 l’erogato alle imprese, attraverso i mutui, è cresciuto del 13,6% (attestandosi sui 567 milioni al marzo 2011), e l’erogato ai privati, attraverso mutui e prestiti personali, è cresciuto del 12,7% (superando i 450 milioni al marzo 2011).

Molti privati e imprenditori lamentano il frenetico tourn-over del personale delle agenzie. Molti di loro, infatti, sono l’interfaccia della banca nel rapporto con il cliente che li con-sidera quasi dei “confessori” a cui affidano l’analisi e la soluzione dei loro problemi. Il Suo Istituto pensa di modificare questa strategia per consolidare e fidelizzare il proprio rapporto con la clientela?

Ci siamo resi conto di quanto fosse importante dare punti di riferimento ai nostri clienti, partendo proprio dalla filiale. Per questo, da fine 2010, abbiamo pensato a un cambiamento, attualmen-te in corso di realizzazione, destinato a rifondare a tutti gli effetti il profilo professionale del direttore di filiale che torna ad essere un vero e proprio punto di riferimento per famiglie e imprese. Noi lo abbiamo chiamato “direttore imprenditore” nel senso di direttore che diventa “imprenditore del suo busi-ness” e come tale responsabile della performance reddituale, motore dello sviluppo della sua comunità, figura di riferimento stabile per il cliente.

L’imprenditorialità e la visibilità del ruolo del direttore sarà garantita da maggiori deleghe in materia di credito, sulle con-dizioni e sulla continuità della posizione. Inoltre la riduzione del tempo da de-dicare a incombenze amministrative e

al recupero di informazioni, il migliora-mento dei servizi e delle strutture che costituiscono il back-office del lavoro di filiale sono gli altri ambiti a cui abbia-mo già iniziato a dedicare la massima attenzione.•

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È noto che le piccole e medie aziende famiglia-ri continuino a proliferare e a crescere; ma prese singolarmente, storia per storia, de-nunciano una seria difficoltà a sopravvivere a

causa delle cattive relazioni tra i famigliari stessi: non a caso due terzi di esse non passano alla seconda generazione.La famiglia è il nucleo costitutivo della nostra socie-tà e l’impresa è il motore dell’economia e del ben-essere. Le famiglie che generano impresa sono più dell’85% delle attività in Italia. Sul loro futuro e sulla loro salute sta un po’ anche del nostro domani. Partendo da questo presupposto, Franco Cesaro ha investito su un’idea, su un Metodo che permette alle imprese di supe-rare con maggior slancio questo cambiamento, facendosi trovare pronte alle sfide del futuro. Di questa idea oggi ne è parte integrante anche Ele-na Cesaro, primogenita di Franco e uno dei punti di riferimento dello staff della Cesaro&Associati.«La normale offerta di progetti formativi e consulen-ziali attorno al tema del Family Business è concen-trata sulla preparazione del cambio generazionale e cioè sull’ipotesi che fondatori o comunque vecchie generazioni abbiano problemi a trasferire conoscen-ze e competenze agli eredi – ha spiegato Elena –. Il vero problema, motivo riconosciuto da ricerche ed esperienze professionali, sta invece in lunghi periodi di convivenza generazionale che minano nel profon-do il sistema di relazioni e la stima reciproca». La Cesaro&Associati è una delle rare realtà in Italia

ELENA CESAROCesaro & Associaticultura, impresa, famiglia

Generazioni a confronto

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Economia Veronese - luglio 2011 37

e in Europa che si occupa nello spe-cifico di questo bisogno, mettendo al servizio delle aziende quotati pro-fessionisti e servizi personalizzati. «Altra questione riguarda interventi che normalmente sono concentrati sulle relazioni fra famigliari quasi che la convivenza generazionale fosse un problema che riguarda solo gli imprenditori: sono coinvolti in que-sto processo anche collaboratori, clienti e fornitori. Col nostro Metodo seguiamo tutti coloro i quali hanno la necessità di trovare nuovi equili-bri e allarghiamo in modo innovati-vo il supporto e le competenze che deve avere tutta la catena di relazioni dentro e fuori l’impresa: ad esempio, negli ultimi anni siamo molto richiesti dal mondo dei professionisti, come per esempio medici dentisti, com-mercialisti, ingegneri e notai», ha pro-seguito Elena.Il Metodo Cesaro si sviluppa so-prattutto sulla formazione, vero fiore all’occhiello dello Studio: «Lavoria-mo per piccoli passi, rispettando il tempo necessario. Il nostro lavoro si svolge in un clima conviviale, dove si imparano ad assaporare le relazioni con gli altri e con se stessi, attraver-so l’ascolto, il confronto, il gioco, nel rispetto di valori e differenze. Gli stru-menti che utilizziamo sono patrimo-nio di anni di esperienza e di studio; sono i mezzi che abbiamo ereditato dalla Storia e dalle Scienze che stu-diano l’individuo e le sue peculiarità».Per poter mettere in atto tutto questo al meglio, sta nascendo anche un nuovo progetto a pochi chilometri di distanza dall’attuale sede di Fumane, e più precisamente nella Valle dei Progni, dove la natura abbraccerà il lavoro. Si tratta di una nuova sede, ricavata da un antico mulino, in cui troveranno posto aule e laboratori di ricerca, il tutto nel pieno rispetto del territorio circostante: «Io e mio padre abbiamo un di-segno ambizioso, che è quello di creare nella nuova sede un centro studi internazionale sull’impresa famigliare, mettendo a disposi-

zione spazi adeguati e strutture d’avanguardia, inserite in un contesto di assoluto contatto con l’ambiente circostante. Contiamo sul fatto di poter organizzare al Mulino la chiusura dei festeggia-menti per il 25° anno di fondazione dello Studio già il prossimo 17 di-cembre, giornata in cui si svolgerà un incontro proprio sulla figura del formatore, un mestiere che deve essere frutto di esperienza, cultura e professionalità e non può certo essere improvvisato». Il Mulino Simbeni verrà messo a di-sposizione anche della collettività culturale e quindi della comunità della Valpolicella, che potrà usufruire della risorsa e degli spazi all’interno di essa. Accanto a tutto questo la Cesaro&Associati si occupa anche di affrontare problematiche di tipo

prettamente tecnico sulla convivenza generazionale, come ad esempio in-terventi nelle aree del marketing, del-la gestione delle persone, nell’ambi-to economico e finanziario ed in tutti i settori tipici della piccola e media impresa. Il team è formato da circa 15 pro-fessionisti, suddivisi tra dipendenti e collaboratori, ognuno dei quali eccel-le nel proprio campo di appartenen-za: «Le nostre fonti sono l’economia, il diritto, la psicologia, la sociologia, la filosofia e l’arte secondo un ap-proccio multidisciplinare perché alla conoscenza ci si può arrivare da molte strade. Il Metodo che utiliz-ziamo nella nostra professione può essere disegnato come la struttura del tavolino trentino, sorretto da tre gambe saldamente unite alla base da un poggia piedi – ha proseguito

impresa donnaCesaro&Associati

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Elena Cesaro –. Come questa solida struttura, il nostro sistema poggia sul sostegno di Formazione, Consulenza e Ricerca, e sulla loro sintesi magica. Altri supporti a questa struttura ven-gono dallo stretto rapporto accade-mico con l’Università di Verona e di Milano dove mio padre è docente, e dalla realtà dell’Agenzia per il Lavoro che abbiamo voluto all’interno della nostra azienda per accompagnare i nostri clienti nel reclutamento, ad-destramento e riposizionamento del loro personale».L’ingresso di Elena in azienda ha apportato alcuni cambiamenti, so-prattutto dal punto di vista della co-municazione: «Oltre ad aver contribu-ito a dare una ventata di novità per quanto riguarda la multimedialità, le pubbliche relazioni, mi sento un riferi-mento per le generazioni più giovani delle famiglie di imprenditori che si rivedono in me come seconda gene-razione, si identificano e si fidano. Il prossimo 16 ottobre festeggeremo il 25esimo di attività proprio con un incontro su “il ritorno del figliol pro-digo”, tema che mi vede coinvolta in prima persona, perché sono da poco tornata in Italia dopo un’esperienza biennale in USA». Nuova generazio-ne è anche l’apporto di allievi e altri componenti della “famiglia allargata” che hanno deciso di investire in que-sto progetto.La Cesaro&Associati, insomma, gui-

da le imprese verso il futuro, fornen-do alle stesse i pioli per costruire la scalata al successo che talvolta si-gnifica semplicemente sopravviven-za: «Nel nostro laboratorio si produce “cultura nelle imprese”, un valore che fonda la sua dignità nel significato

dei due termini che lo costituiscono – ha concluso Elena Cesaro –. La nostra unicità sta nella cultura come motore magico di tutti i nostri inter-venti. Cito solo alcuni degli amici che hanno “mangiato alla nostra mensa” durante questi anni: Umberto Galim-berti, Moni Ovadia, Luciano de Cre-scenzo, Domenico de Masi e Fulvio Scaparro.La cultura è il fondamento dell’identi-tà delle persone e dei gruppi di per-sone: il loro sapere, la loro storia, il legame con la loro terra, la polifonia dei loro incontri. Le imprese, invece, sono il luogo del rischio, dove si rea-lizza la ricchezza di tutti coloro che vi operano, in relazione alle loro poten-zialità. La definizione, la salvaguardia e la divulgazione di questo patrimo-nio delle persone che ci incontrano, è per noi lo scopo, l’impegno e la pas-sione che governano il nostro agire quotidiano».•

FRANCO CESARO S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia C. Ledri, 737022 Fumane (Verona)Tel. 045 6801972Fax 045 6899175

PRODUZIONEConsulenza, formazione e ricer-ca per aziende famigliari

ANNO DI FONDAZIONE1986

TITOLARIFranco Cesaro

AZIENDE CHE ABBIAMO ACCOMPAGNATOIN QUESTI 25 ANNI437

SONO PASSATI DALLE NOSTRE AULE DI FOR-MAZIONE25.935 persone

SITO INTERNET / [email protected]

Page 39: Economia Veronese

Economia Veronese - luglio 2011 39

Apigiovani

Alessio, Federico, Stefania... Diego, An-drea, Michele… Silvia, Francesca, Ales-sandro… E le presentazioni potrebbero continuare! Anche quest’anno più di cento giovani imprenditori stanno par-tecipando alla quarta edizione della Scuola per l’Imprenditoria. Un’idea, un sogno…diventato realtà. “Tutti i nostri sogni possono diventare realtà se abbiamo il coraggio di perse-guirli” (Walt Disney). Ed è proprio qui che sta la forza dei giovani imprenditori. Idee che diven-tano progetti concreti, occasioni di in-contro, crescita, formazione personale ed imprenditoriale! E la Scuola per l’im-prenditoria ne è un esempio condiviso anche dai gruppi giovani imprenditori delle principali associazioni datoriali veronesi.

PERCHÈ UNA SCUOLA PER L’IMPRENDITORIA:- Per condividere percorsi formativi di alta qualità rivolti ai giovani imprenditori- Per sviluppare attività di informazione e formazione professionale e culturale- Per fare sistema sul territorio occu-pandoci del futuro dell’economia della nostra provincia- Per elaborare una visione imprendi-toriale comune e creare una radicata cultura d’impresa- Per approfondire la conoscenza degli aspetti economici, sociali, politici, aziendali e favorire la crescita personale e professionale dei giovani imprenditori(www. scuola imprenditoria.it).Giovani imprenditori, sempre in movi-mento: nel corpo e nella mente!

L’informazione e la formazione sono elementi importanti ormai è risaputo e inconfutabile e il continuare ad “andar a scuola” con altri colleghi studenti au-menta in modo esponenziale la capaci-tà di apprendimento e confronto. Anco-ra di più se la scuola è frequentata da imprenditori provenienti da mondi com-pletamente diversi: dall’industria all’arti-gianato, dall’agricoltura al commercio.Diversità che diventa scambio, confron-to, arricchimento: la diversità non come limite, ma come ricchezza. Diversità che si trasforma in complementarietà e sinergia.Molti giovani imprenditori aderenti ad Apindustria hanno frequentato e fre-quentano la Scuola per l’Imprenditoria avendo compreso e sperimentato le potenzialità di un’occasione tanto pre-ziosa.Una Scuola quindi che forma, ma so-prattutto degli imprenditori in azione.•

Marina Scavini

Giovani in FormAzione!!!

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Per venticinque anni è stato il palcoscenico dell’innovazio-ne e dell’eccellenza nel pia-

neta dell’arredamento. Una sintesi del mobile di tendenza nel quale, anno dopo anno, si poteva vedere il meglio della genialità dei proget-tisti e l’alto livello di professionalità raggiunto dalle aziende. Un “sancta sanctorum” dell’offerta più originale, elegante, funzionale, rispondente alle esigenze e ai gusti dei consu-matori. In sintesi, uno strumento di confronto tra gli operatori del setto-re, l’offerta e le istanze diversificate, della domanda del mercato. Una vetrina internazionale che rappre-sentava una vera e propria rampa di lancio per l’internazionalizzazione dell’industria italiana dell’arreda-mento oltre che per la produzione mobiliera della Bassa Veronese.Tali caratteristiche hanno contribui-to a fare di Abitare Il Tempo molto di più di una esposizione di mobili e complementi: questa manifesta-

zione è stata, per diverso tempo, un veicolo comunicazionale di rara effi-cacia tra imprese, designer, proget-tisti, distributori, etc., interpreti che, nel reciproco dialogo, hanno trovato nuovi stimoli d’evoluzione.Tuttavia in questi ultimi anni il mutare degli scenari internazionali, la glo-balizzazione sempre più pressante che andava acuendo i termini della concorrenza, il progressivo modi-ficarsi delle esigenze e degli stili di vita dei consumatori, specie fra i giovani e giovanissimi e l’erosione delle disponibilità economiche nei bilanci familiari hanno contribuito a modificare profondamente non solo il ruolo di Abitare Il Tempo, quanto la sua efficacia nei confronti dei suoi utenti.Questa consapevolezza, unita ai non lusinghieri risultati delle ultime due edizioni, ha indotto la Fiera di Verona a rivedere formula, contenu-ti, obiettivi dell’evento. Una rivisita-zione voluta per rispondere adegua-

tamente alle richieste del sistema di imprese che hanno avuto nella manifestazione il loro trampolino di lancio. I risultati di un’indagine con-dotta alcuni mesi fa fra produttori e distributori hanno dimostrato come si possano aprire nuovi spazi per una più sinergica collaborazione tra universo della distribuzione e impre-se solo mutando filosofia operativa. La strategia vincente impone di va-riare il tradizionale approccio con il mercato proponendosi come eroga-tori di servizi e di soluzioni.L’organizzazione ha così pensato non solo di rinnovare il format della rassegna, ma di indirizzarla verso obiettivi che nascono da una mag-giore interazione tra i titolari del pun-to vendita e i produttori, tra i vendi-tori e la clientela, tra le imprese e i maggiori mercati di sbocco del mo-bile “Made in Italy”. Un intento che ha fatto da collante tra la Fiera di Verona e la Federmobili, non nuova al lavoro di squadra con l’Ente scali-

ABITARE IL TEMPONUOVO FORMAT PER

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gero, tra le Associazioni imprendito-riali territoriali – Apindustria, Confar-tigianato, Casa, Cna – e le imprese dell’arredamento della Bassa.Nell’incontro di presentazione del nuovo format, avvenuto nella sede di Apindustria Legnago, i rappre-sentanti di Verona Fiere, Simone Toaiari (brand manager Veronafiere) e Stefano Bezzetto (responsabile progetto Abitare il Tempo), hanno illustrato ai presenti i contenuti della prossima edizione di Abitare il Tem-po in calendario dal 15 al 19 ottobre 2011. Un’edizione “a dimensione delle esigenze delle imprese e dei visitatori professionali” pensata per agevolare i rapporti di affari tra espo-sitori e operatori, nazionali ed esteri, che interverranno ma, prima di tutto un evento “a misura d’uomo”, come è stato sottolineato, anche in quan-to “sostenibile” (moduli da 16 mq. o suoi multipli allestiti), poiché richie-de all’azienda espositrice un investi-mento economico contenuto.Abitare il Tempo, grazie al suo re-

styling, sarà la cassa di risonanza per tutto quanto di nuovo in termini di fruizione e di utilizzo ma anche di processi, soluzioni, modelli, mate-riali, colori il mercato propone; sarà un interessante e dinamico “tempo-rary store”, volano di inedite part-nership commerciali, nel cui ambito verranno suggeriti, al punto vendita i format più innovativi. Un susseguirsi

di proposte consentirà al visitatore di capovolgere il tradizionale percor-so di visita delle fiere specializzate partendo dalle soluzioni e dalle idee per giungere allo stand del fornitore avendo individuato con chiarezza cosa possa rispondere alle necessi-tà dell’utente finale.Si tratta, quindi, di una manifesta-zione interamente ricostruita “su misura” rispetto alle esigenze degli espositori e alla domanda di mer-cato che, specie negli ultimi cinque anni, si è radicalmente trasformata. Come sottolineato nel corso della presentazione, Abitare il Tempo rap-presenterà la piattaforma di pianifi-cazione e sviluppo di nuovi modelli di produzione e di vendita e potrà inoltre fungere da molla per rendere efficace e tracciabile l’organizzazio-ne produttiva del mobile “Made in Italy”. Di certo tale percorso trarrà linfa vitale dal continuo confronto di idee e dal contributo dei guru della grande industria dell’arredamento nazionale come Giulio Cappellini.•

attualitàAbitare il Tempo

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Ha preso il via la 2^ Edi-zione di Conoscere per Competere la rassegna

di incontri organizzata da Uni-

matica e Apindustria Verona per aiutare le PMI a cogliere i benefi-ci e le opportunità offerte dall’u-so delle nuove tecnologie. «Visto il successo e l’interesse riscontrati dalla prima edizio-

ne abbiamo pensato – precisa Francesca Toffali, presidente Unimatica Verona –, di potenzia-re ulteriormente il nostro proget-

to mettendo in calendario otto appuntamenti. Gli incontri con cadenza mensile, organizzati grazie anche al contributo della C.C.I.A.A. di Verona si terran-no fino al 30 novembre e sono

rivolti in particolare a titolari di azienda, amministratori delega-ti, responsabili amministrativi, addetti ITC e CED, e consulenti.

Lo scopo dei seminari è quello di dimostrare l’importanza e la sostenibilità anche economica e finanziaria di investimenti in tec-nologia che permettono di com-petere adeguatamente sul mer-

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Verona

Imprenditori

CONFAPI

Verona

Giovani

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attualitàGestione rifiuti aziendali

cato globale e a testimonianza di ciò saranno presentati alcuni Case History di PMI di successo. Il primo appuntamento era dedi-cato all’approfondimento del-le problematiche legate all’ICT (Information & Communication Technology), ovvero dell’infor-matica e delle comunicazioni legate al business della PMI. «Le aziende non hanno ancora capito che i dispositivi mobili, sempre più diffusi, costituiscono una importante opportunità di business e sono strumenti che,

a costo minimo, permettono di raggiungere un vasto mercato i potenziali clienti » così ha esor-dito Franco Fummi, docente or-dinario nel dipartimento di Infor-matica dell’università di Verona

dando inizio ai lavori.Durante questo incontro si è par-lato di “Mobile Marketing: come raggiungere con efficacia i con-sumatori nelle nuove communi-ty” e di argomenti più specifici quali “mobile e le applicazioni mobile” che sono stati trattati da qualificati relatori esperti di comunicazione come la dott.ssa Marta Valsecchi della School of Management del Politecnico di Milano, il dott. Pierfranco Rodi di Telecom Italia, il dott. France-sco Detti di Matrix – IoPubblicità

e la dott.ssa Federica Festi del Gruppo Mediarete, web agency di Verona impegnata nell’orga-nizzazione dell’evento.Nel corso dei lavori è stato pre-sentato uno studio realizzato dal

Gruppo Mediarete dal titolo “Mo-bile Revolution: le PMI a che pun-to sono?” che ha esaminato un campione delle 640 aziende più performanti del panorama eco-nomico veronese. Lo studio ha preso in considerazione l’analisi di alcuni strumenti fondamentali per la navigazione mobile, come l’ottimizzazione del sito internet, la presenza su Google Places, lo sviluppo di applicazioni, la pre-senza su Foursquare, Facebook Places e il possesso di una pagi-na aziendale su Facebook.

Questi i risultati:- su 188 aziende analizzate il 19,15% possiede un sito ottimiz-zato, mentre il 47,34% è visibile sul mobile ma non è ottimizzato. Il 33,51% non è visibile;

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- per quanto riguarda Google places il 92,02% delle azien-de è presente, mentre solo il 7,98% ha deciso di non aderire o non conosce le potenzialità di questo strumento; - le applicazioni non hanno ri-scontrato per il momento mol-to successo, infatti solo l’1,6% possiede un’applicazione;

-

delle 188 aziende solo il 15,96% è iscritto a Foursquare, la per-centuale restante probabilmen-te non conosce le potenzialità di questo social network;- per quanto riguarda le pagine aziendali su Facebook, solo il 19,15% delle aziende ne pos-siede una; - infine, solo il 22,34% del cam-pione analizzato è presente su Facebook Places, la percen-tuale restante non conosce o non è interessata a questo so-cial.

In conclusione, i dati emersi non sono rassicuranti: nonostante la capillare diffusione di dispositivi mobili come smartphone o tablet, la maggior parte dei comparti economici sembra non essere più di tanto interessata alla rivoluzio-ne che il mobile sta portando nelle scelte dei canali di acquisto degli utenti.

Il secondo incontro, dedicato al Sistema Qualità come semplifica-tore dei processi aziendaliha toccato alcuni punti fonda-mentali legati ai benefici derivanti dall’uso della qualità all’ interno di una struttura aziendale, met-tendone in luce i benefici opera-tivi e anche i vantaggi economici in termini di risparmio e migliore gestione delle risorse umane. In particolare il dott. Roberto Cor-della, consulente di Adawen S.r.l, storica software house veronese curatrice del meeting, ha posto

l’accento sui rischi di impresa de-rivanti dal cattivo uso delle norme ISO 9001 andando poi a focaliz-zare l’ obiettivo sulle varie moda-lità di intervento che una PMI può mettere in pratica per correggere le proprie “disfunzioni” operative.È stata quindi la volta di Ezio Bompieri, A.d. di HBS S.r.l, che ha portato la propria esperienza,

dimostrando come l’uso di ade-guati strumenti informatici abbia aiutato l’azienda a migliorare le proprie performances produttive e a diventare sempre più com-petitiva nel mercato di riferimento (produzione di valvole e compo-nenti oleoidraulici). Infine anche il dott. Paolo Ferrarini, A.d. di Blu-link, ha sottolineato come il siste-ma qualità, spesso sottovalutato, snellisca l’operatività e i processi decisionali contribuendo così a migliorare le sinergie tra azienda e collaboratori.•

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Economia Veronese - luglio 2011 45

attualità

Donne e associazione: tempo perso o tempo guadagnato? Questo l’interroga-tivo che Patrizia Patti e Cristina Sandrin, rispettivamente presidente di Apid-

Apindustria Verona e FIDAPA-B.W.P.VERONA EST hanno rivolto alle aderenti alle due realtà, coinvolgendo nell’iniziativa anche tutte le altre rappresentati del mondo associativo veronese in ambito socio-economico. Insieme per la prima volta, Patti e Sandrin, dimostrando che le donne sanno fare squadra, si sono impegnate nell’or-ganizzare un incontro, che si è tenuto nella sede

di Apindustria, durante il quale ogni partecipante ha potuto portare il proprio contributo e la pro-pria esperienza: le organizzatrici hanno infatti

Donne e associazione

Donne e associazione: tempo perso o tempo guadagnato?

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pensato di dare voce a tutte le associate presenti chiedendo loro una riflessione/testimo-nianza scritta proprio sul tema proposto al meeting.«Le donne imprenditrici – ha precisato Patti – sono abituate, proprio per loro natura, a pren-dere decisioni importanti sia in ambito privato che in ambito professionale, ma non sem-pre hanno spazi adeguati per dialogare tra loro e raffrontarsi con un mondo spesso domi-nato solo da uomini». «La do-manda – ha continuato Pat-ti – è, come si può capire, puramente retorica poiché per noi donne la possibilità di prendere parte alla vita associativa è una risorsa preziosa, è “il tempo” del

confronto e della crescita, quello meglio investito. Si possono aprire scenari di collaborazione impensati e trovare anche trampolini di lancio per aumentare la nostra presenza e il nostro peso in ambito politico».La preoccupante instabilità poli-tica-economica, che si ripercuo-te anche nell’universo dell’as-sociazionismo, viene sentita in modo ancora più forte dalle donne sempre più impegnate nel loro ruolo di imprenditrici e professioniste, oltre che in quello di cittadine. Dovendo gestire il futuro delle loro impre-se, dei loro collaboratori, delle loro famiglie le donne ricorrono al loro innato e spiccato senso di responsabilità che sembra

contrastare con i tempi di chi non sa pensare rapidamente a meccanismi e soluzioni che consentano di raggiungere un obiettivo comune: la rinascita del nostro Sistema-Paese. Il mondo dell’associazionismo femminile avverte, ora più che mai, l’esigenza di porsi delle domande e di avere risposte concrete per portare le donne ad assumere con sempre mag-giore consapevolezza e autore-volezza i vari ruoli che l’odierna società delega loro.«Credo che le associazioni in questo momento soffrano di una vera e propria patologia – ha aggiunto Cristina Sandrin – un problema che non riguarda le realtà a indirizzo sociale, ma nello specifico le associazioni

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Economia Veronese - luglio 2011 47

attualitàDonne e associazione

di servizi e di potere e il ruolo che queste non sembrano più in grado di assumere nell’in-fluenzare i movimenti di opinio-ne e i luoghi decisionali, essen-do comandate dai soliti cinque soggetti, mentre gli altri iscritti sono degli esibitori di spillette, che aderiscono solo perché è uno status symbol». «Per le donne poi – conclude Sandrin – è spesso difficile occupa-re i vertici delle associazioni e spesso ci frena il timore di non essere valorizzate per ciò che siamo ma di essere considera-te come le “le mogli di” ».Questi i punti nei quali l’incon-tro-dibattito moderato dal prof. Franco Cesaro, che da 25 anni si occupa di temi legati alla for-mazione professionale e alla

vita associativa, si è articolato:- quali sono le aspettative che hanno le donne per il tempo im-

piegato in campo associativo?- come sono rappresentate all’interno delle associazioni ?- che valore concreto viene ri-conosciuto al tempo impiegato nel mondo dell’associazioni-smo?- la presenza femminile è giu-stamente valutata a livello istitu-zionale?- quali mancanze si riscontrano in tali contesti?- le donne considerano questi loro impegni tempo rubato alla famiglia, a se stesse, al lavoro o un arricchimento professionale ed umano?- che aspettative hanno e che risultati si attendono?Le testimonianze scritte dalle partecipanti all’incontro, rac-colte da Patti Patrizia di APID, da Maria Cristina Sandrin di Fidapa VR EST, da Antonia Pa-vesi della Commissione Provin-ciale Pari Opportunità, da Anna Maria Nalini dell’ Associazione sociale Andos, da Graziella Basevi Tabacchi del Comitato Imprenditoria Femminile della CCIAA di Verona, forniranno gli argomenti e lo spunto per un prossimo incontro.•

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Sant’AnastasiaDue Gobbi, una principessa, un drago e...

Qual è la chiesa più grande di Verona? Non si tratta del Duomo, né della basilica

dedicata al patrono, San Zeno. Il primato appartiene invece a Sant’A-nastasia, la cui imponente e mae-stosa facciata, rimasta incompiuta (è priva del rivestimento architetto-nico), domina l’ariosa piazzetta che si apre alla testata di quella che era la romana via Postumia, il Decuma-nus Maximus della città.La basilica sorge sull’area di due piccole chiese preesistenti, forse volute da Teodorico, una, di cui si hanno notizie dall’890, dedicata a S. Anastasia, martire sotto Diocle-ziano nel 304, l’altra a S. Remigio.I lavori per la costruzione dell’edifi-cio attuale (su disegno di Fra Ben-venuto da Bologna e Fra Nicola da Imola), voluto dai frati Domenicani per onorare il loro confratello ve-ronese San Pietro Martire, assas-sinato nel 1252, cominciarono nel 1290 e si conclusero soltanto nel

1481: il nuovo, immenso comples-so conservò, tuttavia, benché dedi-cato a San Pietro Martire dal 1307, il nome di Sant’Anastasia così come, probabilmente, nella Cappella del

Crocifisso, parte delle antiche mu-rature.Interamente in cotto, divisa in tre navate separate da altissime co-lonne che sostengono le volte a crociera, articolata in un transetto su cui si aprono cinque absidi po-ligonali, Sant’Anastasia, anche per la suggestione degli effetti spaziali, in primis per lo slanciato verticali-smo, è uno dei più insigni esempi di stile gotico italiano non intaccato dai successivi innesti rinascimentali che, anzi, si integrano armonica-mente nell’insieme.Procedendo a una “visita virtua-le” tra gli elementi che, all’esterno, sono degni di nota vanno senz’al-tro segnalati, a fianco dell’abside estrema di sinistra, il campanile (1398-1440), che culmina in una bella cuspide ottagonale a profili marmorei ed è uno dei più slancia-ti ed eleganti della città, e, al lato sinistro della piazza della chiesa, proprio sopra l’ingresso dell’antico

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convento domenicano, la Tomba di Guglielmo da Castelbarco († 1321), monumento pensile di linee nobi-li e severe, primo esempio di arca “a baldacchino” che servì probabil-mente da modello alla più celebri Arche dei principi della Scala.Nella facciata di Sant’Anastasia risalta il magnifico portale biforo archiacuto, composto da tanti ar-chi e da tanti sottili pilastri di mar-mi colorati, strettamente collegati in fascio: si tratta d un elemento compiutamente gotico, il cui effetto generale è bellissimo e grandioso. Nelle lunette si possono osserva-re affreschi della scuola di Stefano da Zevio, un’Annunciazione e L’in-gresso dei Domenicani in Verona, databili al primo Quattrocento; la colonna a divisione delle due aper-ture reca scolpiti la Madonna con ai lati le Sante Caterina e Anasta-sia e San Domenico, mentre i rilievi sull’architrave rappresentano scene della vita di Cristo il cui autore sa-rebbe da ricercare nella cerchia di collaboratori di Rigino da Enrico. A destra del portale i due soli realiz-zati, nei primi anni del Cinquecen-to, degli otto previsti con le storie di San Pietro Martire, raffiguranti la Predicazione e la Morte.Entrando in chiesa, prima di alzare lo sguardo ad ammirare la decora-zione delle volte, riccamente affre-scate con festoni, fiorami e busti di santi, o di soffermarsi a notare il disegno del pavimento, quello ori-ginale ideato da Pietro da Porlez-za (1462), col suo gioco di marmi bianchi, rossi e blu, l’attenzione viene subito catturata dalle due cu-riose cariatidi in forma di gobbetti che, all’inizio della navata centrale, ai piedi delle prime due colonne, reggono sulle spalle curve le due acquasantiere.Sono i famosi Gobbi di Sant’Ana-stasia, scolpiti in maniera tanto realistica nella tensione e nel do-lore della loro “eterna” fatica da sembrare vivi. Quello di destra, Il pasquino, è datato 1591 ed è sta-

to attribuito ad Alessandrino Ros-si mentre per quello di sinistra, di parecchi decenni prima (1495?) si è fatto il nome di Gabriele Ca-liari, padre di Paolo.È impossibile procedere a un’esplo-razione sistematica e dettagliata di questa chiesa che accoglie tanti straordinari capolavori: sculture di Orazio Marinali, tele di Francesco Caroto e di Alessandro Turchi det-to l’Orbetto, affreschi di Liberale da Verona e di Altichiero, che è forse il più grande pittore del Trecento dell’Italia settentrionale (in Sant’A-nastasia è autore della decorazione della parete destra della Cappella Cavalli).A ornare l’altare collocato a ridosso della parete di fondo del transetto destro, va segnalata la splendida tela di Girolamo dai Libri, Madonna col Bambino e con i Santi Tomma-so e Agostino e i coniugi Centrego. Nella Cappella Maggiore, immensa, ecco invece il Monumento funebre di Cortesia Serego, eseguito nel terzo decennio del Quattrocento. È incerto l’autore del complesso marmoreo, un baldacchino tenuto aperto da due paggi che svela il gentiluomo a cavallo sopra il sar-cofago, mentre è opera di Michele Giambono e reca la data 1432 l’af-fresco con il Padre Eterno in man-dorla, gli angeli e i santi Domenicani e gli edifici fantastici che sembrano di avorio traforato.È tuttavia la Cappella Pellegrini la meta irrinunciabile per esperti e ap-passionati d’arte di tutto il mondo. L’interno è caratterizzato da una straordinaria decorazione delle pa-reti: la tipologia impiegata è davve-ro fuori dall’usuale in quanto la mu-ratura è quasi interamente ricoperta da ventiquattro formelle di terracot-ta accostate l’una all’altra. Il ciclo di Storie della vita di Cristo, descritte con commovente delicatezza e senso di verità, è opera di Michele da Firenze, scultore toscano spe-cialista in questa tecnica, che lavorò in questa cappella di Sant’Anasta-

sia nel 1435-1436. Più o meno negli stessi anni, e comunque tra il 1433 e il 1438, come ormai concorda la maggior parte degli storici, Antonio Pisano, detto Pisanello, eseguì gli affreschi della cappella, sfortunata-mente andati perduti ad eccezione di quello sull’arco trionfale d’ac-cesso: si tratta della celeberrima scena che vede immortalati San Giorgio e la principessa, conside-rata una delle opere capitali del go-tico internazionale. Per il soggetto Pisanello si ispirò alla Leggenda aurea del predicatore Domenica-no Jacopo da Varazze. Si narrava qui di un drago dal fiato mefitico (la peste?) che pretendeva ogni giorno il sacrificio di due pecore per non avvelenare la città di Silena in Libia. Finite le pecore si sorteggiarono le vittime tra gli abitanti e, nel giorno

Sant’Anastasia

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dell’incontro tra Giorgio e il drago, era stata indica-ta dalla sorte proprio l’unica figlia del re: il cavaliere cristiano sconfisse però l’orrido mostro, salvando la principessa.Il dipinto di Pisanello coglie l’attimo di sospen-sione e tensione inesplosa che precede il com-battimento. San Giorgio, splendidamente armato e con i capelli biondi svolazzanti, mette il piede nella staffa per balzare a cavallo; la principessa in piedi, immobile fra due enormi cavalli, ardita-mente scorciati a suggerire la profondità spazia-le, è volta verso il cavaliere e posa di profilo, con i capelli pettinati alti in un’incredibile acconciatu-ra all’ultima moda (di allora!) e la veste regale dal lunghissimo strascico che la copre fino ai piedi.

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Si tratta di un tema tipico della cultura cavalleresca e cortese: San Giorgio, eroe della fede e del coraggio, incarna valori e ideali però ormai in declino all’inizio del Quattrocento, destinati a essere sostituiti dalla fiducia nelle capacità individuali propria dell’emergente classe borghese.Il carattere evocativo del dipinto esprime dunque uno stato d’animo di malinconia, mentre dal lucido disin-canto di Pisanello nasce la sottigliezza descrittiva.L’affresco è stato purtroppo gravemente danneggia-to, soprattutto nella parte sinistra (quella occupata dal drago, raffigurato con minuzia nei dettagli della pelle squamosa, acquattato e insidioso fra i resti dei suoi pasti immondi), da un’infiltrazione d’acqua dal soffitto che costrinse più volte (già nell’Ottocento e poi durante l’ultima guerra) a staccarlo e restaurarlo. Conservato per diversi anni in sagrestia, dove, era possibile ammi-rarlo più da vicino, pur se in un contesto estraneo da quello d’origine, il delicato manufatto è stato infine ri-collocato nella sua sede negli anni Novanta del secolo scorso, dopo interventi al soffitto e alle murature atti a garantirne la salvaguardia.Accurati restauri furono eseguiti già tra il 1878 e il 1881, ma un’ulteriore campagna di lavori iniziata nel 2005, promossa e finanziata dalla Banca Popolare di Verona, si è conclusa nello scorso aprile (per celebrare l’evento la Popolare ha organizzato, venerdì 6 maggio, alle 21, un concerto all’interno della basilica), restituendo a fe-deli e visitatori Sant’Anastasia in tutto il suo splendore.Il restauro ha visto impegnata un’ottantina di persone e si è articolato in tre fasi: la prima volta a riportare i marmi esterni ai colori originali, la seconda indirizzata al consolidamento della struttura portante della chie-sta e la terza, la più complessa, che ha coinvolto gli spazi interni (decorazioni, ori, dipinti, marmi, archi e affreschi).•

Sant’Anastasia

Decennale dell’Accademia

Mondiale della Poesia

Nata il 23 giugno 2001 per iniziativa di 50 poeti riunitisi attorno a Mario Luzi e Nadir Aziza e sostenuti dal Co-mune di Verona e dalla Fondazione Verona per l’Are-na, l’Accademia Mondiale della Poesia ha quest’anno festeggiato il suo decennale. L’Accademia, costituita per celebrare degnamente la Giornata Mondiale della Poesia, ricorrenza istituita nel 1999 da un atto dell’U-NESCO e fissata il 21 marzo, ha organizzato per ogni anniversario giornate di approfondimento e riflessione con conferenze e tavole rotonde, incontri con gli autori (tantissimi gli scrittori e i poeti ospitati, tra cui 3 premi Nobel per la letteratura), momenti di spettacolo e in-trattenimento.L’evento svoltosi a Palazzo della Gran Guardia l’11 e il 12 giugno scorsi era stavolta dedicato a Mario Luzi e Léopold Sédar Senghor e ha ospitato la prima Fiera dell’Editoria Poetica Italiana.Le giornate sono state precedute dall’anteprima del 10 giugno alla Fnac in presenza della poetessa Maria Lu-isa Spaziani che ha presentato di Poesie 1954-2006, l’autoantologia della sua opera recentemente uscita per gli Oscar Mondadori.Tanti i momenti significativi. Il sindaco Flavio Tosi ha consegnato le Medaglie d’Onore della città di Verona a Jacques Diouf, direttore generale della FAO, ad Abdul Aziz Saud Al-Babtain, presidente della Fondazione Al-Babtain per la Poesia, e a Nadir M. Aziza, cancelliere dell’Accademia Mondiale della Poesia.All’omaggio a Senghor hanno partecipato Diouf, Aziza, Antonino Velez, professore dell’Università di Palermo, e Antonella Emina del CNR di Torino. Luzi, co-fondato-re dell’Accademia, è stato invece ricordato negli inter-venti di Aziza, della Spaziani, presidente della giuria del Premio Mario Luzi, di Paolo Lagazzi, scrittore e critico, e di Davide Rondoni, scrittore, poeta e critico.•

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In un momento economico ancora difficile, ricon-fermata l’importanza del ruolo del Confidi, con 88 milioni di euro di garanzie e 1.700 imprese socie

attive in tutto il Veneto.

L’Assemblea annuale dei Soci ha approvato il bi-lancio 2010 di Apiveneto Fidi, che conferma gli im-portanti risultati raggiunti dal Confidi ma che, allo stesso tempo, mette in luce una situazione econo-mico-finanziaria ancora difficile per il tessuto im-prenditoriale regionale.Tra le azioni maggiormente degne di nota, vanno ricordate l’iscrizione nell’elenco speciale degli In-termediari Finanziari e l’accordo, in partnership con altri primari confidi nazionali, con il Fondo Eu-ropeo degli Investimenti (FEI) per l’ottenimento di un plafond di garanzie nell’ambito del programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione della Comunità Europea (CIP) che, nel solo 2010, ha per-messo ad Apiveneto Fidi di garantire l’erogazione di finanziamenti al sistema industriale veneto per oltre 50 milioni di euro a sostegno del capitale circolante e degli investimenti. Un impegno, questo, che proseguirà fino al 2013 a sostegno degli investimenti per il rilancio e la cre-scita del nostro sistema economico.Nonostante il perdurare della crisi, sono in cresci-ta sia il numero dei soci, attualmente circa 1.700 (+6%), sia le garanzie rilasciate, pari a 88 milioni

(84 milioni nel 2009), che si concretizzano in oltre 180 milioni di euro di finanziamenti concessi dal si-stema bancario alle imprese venete grazie all’inter-mediazione di Apiveneto Fidi. La struttura patrimo-niale del Confidi si presenta solida, con coefficienti patrimoniali ben sopra i minimi previsti dalla vigi-lanza prudenziale e con una struttura organizzativa snella ed efficiente; requisiti indispensabili per dare concretezza alla volontà del Confidi di mantenere un ruolo di primo piano al servizio del sistema pro-duttivo veneto.Contestualmente all’approvazione del bilancio 2010, l’Assemblea dei Soci ha nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione per il triennio 2011-2013, essendo arrivato alla naturale scadenza quel-lo in carica. Nuovo presidente di Apiveneto Fidi è stato nominato Enrico Dall’Osto, che raccoglie così il testimone dal veronese Gianni Tommasi. Vi-centino, 53 anni, già vicepresidente di Apindustria Vicenza, Dall’Osto guiderà un Consiglio di Ammi-nistrazione che sintetizza in sé elementi di rinnova-

GARANZIE E SOCI IN AUMENTO PER IL BILANCIO 2010 DI APIVENETO FIDI

RINNOVATO IL CDA ENRICO DALL’OSTO è il nuovo Presidente

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mento e altri di continuità. Innanzi tutto, il numero dei consiglieri è stato sensibilmente ridotto rispet-to al precedente CdA, con l’o-biettivo di ottenere una struttura

di governo ancora più efficiente e rapida, in linea con le esigen-ze delle imprese. Inoltre, per la prima volta, entrano a far parte del CdA due rappresentanti dei giovani imprenditori, Alessandro Trentin e Alessandro Ferrari, ri-spettivamente presidente e vice presidente dei Gruppi Giovani Imprenditori di Apindustria Vicen-za e Apindustria Verona. Accan-to a loro sono stati riconfermati i consiglieri Patrizia Barbieri (pre-sidente di Confapi Veneto), Luca Fabris (Vi), Alberto Griggio (Vr) e Claudio Danilo Tommasi (Vr), a dimostrazione dell’apprezzamen-

to dei Soci per l’operato svolto dal CdA uscente.Un concetto, questo, che è stato espresso anche dal neo-presi-dente Enrico Dall’Osto, traccian-

do le future linee guida dell’at-tività di Apiveneto Fidi: «Il CdA uscente, al quale vanno i nostri ringraziamenti, ha lavorato in modo impeccabile raggiungen-do importanti obiettivi, a partire dall’accordo con il FEI fino all’ot-tenimento dell’iscrizione nell’e-lenco degli intermediari finanziari, e allo stesso tempo lasciandoci in eredità una situazione patri-moniale solida e una struttura operativa eccellente, sulle quali possiamo costruire con serenità il nostro futuro. Vogliamo conti-nuare a svolgere un ruolo impor-tante nell’agevolare l’accesso al

credito delle PMI regionali in un momento economico che pur-troppo continua a essere difficile. Se, infatti, gli ultimi dati congiun-turali mostrano da più parti una

certa ripresa degli ordini, soprat-tutto dall’estero, e della produzio-ne, ciò nonostante il livello delle sofferenze bancarie rimane ele-vato tra le imprese del territorio, segnale chiaro di un malessere ancora diffuso. Nonostante ciò, Apiveneto Fidi continuerà a fare la sua parte, mantenendo uno stretto contatto con le Imprese e con le Istituzioni e diffondendo cultura finanziaria, un tema que-sto che ci sta particolarmente a cuore poiché rappresenta un in-grediente essenziale per la com-petitività e lo sviluppo futuro del nostro sistema produttivo». •

apivenetofidiGaranzie e soci in aumento per il bIlancio 2010

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RESILIENZA E STRESS LAVORO-CORRELATO

In ingegneria, la resilienza è la capacità di un materiale di resi-stere a forze impulsive (cioè la

capacità di resistere ad urti improv-visi senza spezzarsi).In psicologia, la resilienza è la ca-pacità di far fronte in maniera posi-tiva agli eventi traumatici, di riorga-nizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità. Persone resilienti sono coloro che immerse in circostanze avverse ri-escono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteg-giare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esi-stenza e perfino a raggiungere mete importanti.Essere resilienti significa rimanere produttivi anche nelle turbolenze e nelle difficoltà, capitalizzare espe-rienze e far tesoro di esse come anche dei propri errori – compresi e corretti – per guardare avanti con energia, fiducia nei propri mezzi e voglia rinnovata di superare positi-vamente nuove sfide. Il termine “resilienza psicologica” si riferisce quindi alla capacità dell’in-dividuo di resistere agli agenti stres-santi senza manifestare disfunzioni psicologiche.Gli individui e le comunità (e quindi

anche le aziende) resilienti sono più inclini a vedere le difficoltà come op-portunità di crescita. In altre parole, gli individui resilienti sembrano non solo fronteggiare meglio fatiche ed eventi stressanti, ma sperimentare i cambiamenti come opportunità per apprendere e svilupparsi. Nell’ambito delle organizzazioni è dimostrato che un lavoratore resi-

liente gestisce e affronta lo stress in modo sano cercando di mettere in atto tutte le sue risorse personali.Un lavoratore resiliente ha un’alta capacità di riflessione sulla propria vita lavorativa: è capace di stabilire rapporti soddisfacenti con i pro-pri colleghi di lavoro, è in grado di mantenersi ad una certa distanza dai problemi ma senza isolarsi ed è

Plinio Menegalli Medico Competente

ambiente e salute

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determinato a raggiungere gli obiet-tivi prefissati.Egli ha costruito una rete di supporto sociale nell’ambiente sia lavorativo che extralavorativo riuscendo a dare un senso alla sua vita professionale agendo in accordo con il proprio sé e le proprie abitudini. Ha la capacità di gestire ed affrontare lo stress an-che grazie ad un atteggiamento otti-mista e propositivo che gli permette di proiettarsi oltre l’ostacolo.Un lavoratore resiliente ha compe-tenze sociali ovvero sa ascoltare, conversare, esprimere in modo ac-curato atteggiamenti ed emozioni, ha una buona stima di sé e buone capacità di problem solving.L’insorgere di un improvviso motivo di allarme o di preoccupazione in-teressa tutti i lavoratori, resilienti e non. La differenza consiste nel fatto che il lavoratore resiliente gestisce e affronta lo stress mettendo in atto tutte le sue risorse personali, in cui risiedono le sue potenzialità di su-perare le difficoltà che impone la vita durante il cammino di ognuno. Un lavoratore resiliente, quindi, è meno in pericolo, rispetto ad un lavoratore non resiliente, ai meccanismi noci-vi dello stress che possono portare a profondi stati d’ansia, attacchi di rabbia, depressione, disturbi e pa-tologie organiche. Una buona protezione dallo stress è data da un atteggiamento ottimi-sta e propositivo rispetto al futuro, una buona integrazione sociale e un’estesa rete di relazioni interper-sonali, una concezione di sé fles-sibile e adattabile alle varie circo-stanze.Le persone resilienti hanno la con-vinzione di essere in grado di con-trollare l’ambiente circostante e l’esito degli eventi, definiscono un obiettivo significativo nella propria esistenza, sono convinte di ap-prendere e crescere anche grazie ad esperienze negative, vedendo i cambiamenti come incentivi e op-portunità di crescita piuttosto che come minaccia alle proprie sicu-

rezze. La parola resilienza è asso-ciata ai concetti di tensione (strain), stress, ansietà facendo riferimento a tutte quelle situazioni più o meno traumatiche che colpiscono gli indi-vidui durante la vita. Resilienza non è, quindi, solo la capacità sviluppata nell’infanzia o nell’adolescenziale di resistere allo stress o a traumi vio-lenti, ma è anche la capacità di usa-re l’esperienza maturata in situazioni difficili per costruire il futuro.Come già illustrato prima, la resi-lienza è intesa non come una qua-lità statica, ma come il risultato di una interazione dinamica che si sviluppa tra individuo e ambiente. La resilienza può essere acquisita, infatti, attraverso un processo di ap-prendimento che deve essere inco-raggiato e sostenuto dalle istituzioni formative.Parte centrale all’interno di un per-corso di costruzione della resilienza è l’allenamento e lo sviluppo di ca-pacità di coping (cioè di far fronte a situazioni stressanti). Gli elementi costitutivi della resilienza sono pre-senti in ogni essere umano e la loro evoluzione può avvenire anche in età adulta.Nei lavoratori la promozione della resilienza comporta il potenziamen-to di competenze e costituisce per-tanto uno strumento di prevenzione. La resilienza si propone non di ridur-re ad una persona i suoi problemi, ma cerca di evidenziare le sue po-tenzialità. In ambito organizzativo le modalità con cui la persona tenta di adattarsi, fronteggiare un problema, gestire la situazione producono poi effetti determinanti sulla qualità del suo operato, sul rapporto con l’am-biente lavorativo e sullo svolgimento della mansione. Essendo il lavoro un luogo in cui l’individuo sperimen-ta in modo considerevole situazioni stressanti e problematiche, lo svi-luppo e l’accrescimento della resi-lienza risulta quindi di particolare importanza.L’azione di progettazione personale e professionale nelle organizzazioni

determina la necessità di interventi formativi creati su un sistema che aiuti i lavoratori a ripensarsi nei pro-pri percorsi di orientamento profes-sionale, ad auto formarsi cercando di incentivare processi di appren-dimento esperienziale crescendo all’interno di una politica socio-pro-fessionale di miglioramento.È sottointeso dire che la crisi eco-nomica ha coinvolto significativa-mente i lavoratori in tanti settori. C’è preoccupazione e incertezza nelle organizzazioni e ciò colpisce le pre-stazioni e la produttività. Sono le organizzazioni resilienti e le persone che vi lavorano coloro che hanno le più alte possibilità di sopravvivere, addirittura a un livello eccellente, in questi tempi duri e difficili.Una organizzazione resiliente può rispondere e adattarsi sia ai col-lassi improvvisi sia ai cambiamenti graduali. La crisi economica attua-le è un perfetto test per valutare la resilienza. Massimizzare le presta-zioni sul lungo termine, attraverso cambiamenti previsti e difficoltà che possono essere impreviste, defini-sce una organizzazione resiliente. Le organizzazioni resilienti richie-dono persone resilienti, e manager che aiutino a sviluppare una cultura adeguata per costruire questo tipo di organizzazione.Le ricerche sulla resilienza si sono focalizzate principalmente su come gli individui e le organizzazioni fron-teggiano le esperienze negative. Ma le ricerche nei differenti campi han-no anche cercato di approfondire l’analisi dei fattori associati al suc-cesso a lungo termine di fronte ai cambiamenti – perché alcune orga-nizzazioni sopravvivono e traggono benefico dai cambiamenti e altre no. I risultati possono essere raggrup-pati in cinque strategie correlate tra di loro. E sono: incoraggiare le in-novazioni; costruire e sviluppare la flessibilità; stringere e ampliare le reti di relazioni; costruire e svi-luppare la propositività; gestire lo stress dei dipendenti.•

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IL NUOVO SPESOMETRO

L’articolo 21 del D.L. n. 78/10 (Manovra d’estate 2010) ha introdotto l’obbligo di comu-

nicazione all’Amministrazione Fi-nanziaria delle operazioni rilevanti ai fini Iva di importo superiore a 3.000.

Ambito soggettivoSono obbligati alla presentazione della comunicazione tutti i soggetti passivi ai fini Iva che effettuano o ricevono operazioni rilevanti ai fini del citato tributo (cessioni di beni e prestazioni di servizi).

Ambito oggettivoOggetto della comunicazione sono le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese e ricevute dai soggetti passivi (...), per le quali i corrispet-tivi dovuti, secondo le condizioni contrattuali, sono di importo pari o superiore a 3.000 al netto dell’Iva. Per le operazioni rilevanti ai fini Iva, per le quali non ricorre l’obbligo di emissione della fattura, il predetto limite è elevato a 3.600 euro al lor-do dell’Iva applicata. Salvo quan-to previsto in via “transitoria” per l’anno 2010, a regime rientrano nell’obbligo di comunicazione tut-te le operazioni rilevanti ai fini Iva (cessioni di beni e prestazioni di servizi), di importo:pari o superiore a 3.000, al netto dell’Iva, in presenza dell’obbligo di fatturazione; pari o superiore a 3.600, Iva compresa, per le opera-zioni per le quali non sussiste l’ob-bligo di fatturazione (documentate da scontrino o ricevuta fiscale).

Stipula di più contrattiIl provvedimento direttoriale del 22/12/10 contiene particolari regole per le determinazione del suddetto limite di 3.000, in relazione all’ipo-tesi in cui siano stipulati più con-tratti tra loro collegati. In tal caso, si deve considerare l’ammontare complessivo dei corrispettivi previ-sti per tutti i predetti contratti.

Contratti con corrispettivi perio-diciParticolari regole sono altresì previ-ste, secondo il punto 2.2. del prov-vedimento, in presenza di «contratti di appalto, di fornitura, di sommini-strazione e gli altri contratti da cui derivano corrispettivi periodici».In tali fattispecie, si deve aver ri-guardo al corrispettivo dovuto per l’intero anno solare, e solamente laddove tale corrispettivo superi l’importo di 3.000 sorge l’obbligo di comunicazione dell’operazione derivante dai predetti contratti.

Operazioni escluseIl punto 2.4 del provvedimento contiene un elenco di operazioni per le quali non sussiste l’obbligo di comunicazione.In dettaglio:Importazioni: L’esonero dovrebbe applicarsi anche se i beni sono in-trodotti in deposito IvaEsportazioni (lett. a e b, art. 8, DPR n.633/72): Esportazioni di beni “dirette” con trasporto a cura del cedente nazionale, esportazio-ni “triangolari” con trasporto a cura o a nome del primo cedente, ed esportazioni con trasporto a cura del cessionario entro 90 giorni dal-la consegna dei beni nel territorio nazionale. Sono invece ricomprese nell’obbligo di comunicazione le “esportazioni” di cui all’art. 8, lett. c), del DPR n.633/72, ossia le ces-sioni a favore di esportatori abitua-li, tramite rilascio della dichiarazio-ne d’intento.

fiscale

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Cessioni di beni e prestazioni di servizi con operatori black listOperazioni oggetto di comunicazione all’Anagrafe tributaria

Dati da inserire nella comunicazioneSecondo quanto stabilito dal punto 3.1 del provvedi-mento direttoriale, nella comunicazione devono esse-re indicati i seguenti dati, per ciascuna operazione:anno di riferimento; partita Iva o, in mancanza, codice fiscale del cedente, prestatore, cessionario o commit-tente; per i soggetti non residenti nel territorio dello Stato: se persone fisiche: cognome e nome, luogo e data di nascita, sesso e domicilio fiscale; se soggetti diversi dalle persone fisiche: denominazione, ragione sociale o ditta e domicilio fiscale; corrispettivi dovuti e l’importo dell’Iva

Periodo transitorioPer il 2011 il monitoraggio delle operazioni per le quali non sussiste l’obbligo di emissione della fattura, ha inizio dal 1° luglio 2011. Da tale data, quindi, deve iniziare la raccolta dati dei soggetti privati con i quali si svolgono operazioni di importo pari o superiore a

3.600,00, al lordo dell’Iva, certificate con scontrino fi-scale o ricevuta fiscale. Si segnala che dal prossimo 1° luglio sarà pertanto indispensabile acquisire il codi-ce fiscale del soggetto privato (è consigliabile acqui-sire anche copia del documento di riconoscimento) e memorizzare tutti i dati riferiti all’operazione (data, importo, imponibile e imposta…).

Invio telematicoLa scadenza per la trasmissione telematica delle sud-dette operazioni è fissata al 30 aprile 2012. Si confer-ma che per le stesse operazioni non soggette a fat-turazione, rese e ricevute fino alla data del 30 giugno 2011, nessuna comunicazione dovrà essere effettua-ta.Con riferimento al periodo d’imposta 2010 (primo anno di applicazione del nuovo obbligo) ricordiamo che: il termine di scadenza per la comunicazione te-lematica delle operazioni è stato fissato al 31 ottobre 2011; oggetto di comunicazione dovranno essere le sole operazioni di importo pari o superiore a euro 25.000 (al netto dell’Iva), rese e ricevute nel periodo d’imposta (2010), limitatamente a quelle per le quali è previsto l’obbligo di emissione della fattura.•

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Fotovoltaico: le polizze assicurative “all risks “

Gli impianti fotovoltaici sono quelli impiegati nell’industria sia per sop-perire alle esigenze energetiche necessarie alla produzione, sia per immettere le eventuali eccedenze nella rete di distribuzione elettrica

alla quale sono collegati.La polizza all risk per il fotovoltaico è un’assicurazione richiesta dalle banche per concedere il finanziamento dell’impianto. Con questa tipologia assicurativa viene ad essere coperto tutto ciò che riguarda il malfunzionamento dell’impianto sia per i danni diretti che per i danni indiretti, nonché quelli di Responsabilità Civile verso Terzi. In genere, si tratta di una copertura di base corredata da eventuali garanzie op-zionali quali: guasto macchine e/o problematiche elettriche, per i danni dovuti, ad esempio, agli errori di fabbricazione o di progetto, vizi di materiale, sovra-tensioni elettriche; atti di terzi, come il furto, atti vandalici e dolosi, atti di terrori-smo e sabotaggio oppure danni indiretti per le perdite pecuniarie derivanti da mancata o ridotta produzione di energia elettrica durante il periodo di inattività totale o parziale dell’impianto causato da un danno indennizzabile ai termini del-la garanzia, danni diretti (perdita di incentivi dal GSE o impossibilità di vendere l’energia al gestore). GARANZIA DA EVENTI ATMOSFERICIImmaginiamo un vento particolarmente forte che provochi il distacco di un pan-nello dai supporti, una grandinata che danneggi il vetro di un pannello, o un ful-mine che danneggi l’inverter. Data l’elevata esposizione dell’impianto agli agenti atmosferici, l’assicurazione all-risks deve proteggere innanzitutto da questo tipo di rischio. Per la tutela del gestore dell’impianto, le polizze per il fotovoltaico di solito proteggono con un’unica copertura da danni diretti dovuti a fulmini o ad eventi atmosferici straordinari di qualsiasi natura (grandine, venti eccezionali, sovraccarico di neve, etc.), catastrofi naturali (inondazioni, alluvioni, allagamenti, terremoti), danni derivanti da cedimenti di terreno, etc. Attenzione, però, perché in tutti questi casi vi può essere uno “scoperto” del 10% e un limite di risar-cimento dell’80%. Quindi, è necessario informarsi bene prima di accettare e firmare la polizza. GARANZIA DA FURTI E ATTI VANDALICILe polizze all-risks di solito proteggono l’impianto fotovoltaico da danni diretti come furto, rapina, atti vandalici commessi dai ladri o comunque da terzi, ma protegge anche da incendio, atti di terrorismo e di sabotaggio. Naturalmente, il danno viene risarcito solo se l’impianto è già collegato alla rete, collaudato e pronto all’uso per il quale è destinato, non in fase di allestimento. In genere, per impianti superiori a una certa taglia esistono delle condizioni per l’indennizzo: ad es., per impianti a terra di potenza superiore a – diciamo – un 50 kw, viene richiesta la presenza di recinzioni e sistemi di videosorveglianza, bulloneria per ancoraggio a terra antieffrazione, etc. Anche in questi casi, il limite di risarci-mento potrebbe essere dell’80%, ma lo “scoperto”, eventualmente sotto forma di franchigia, addirittura del 25%, quindi anche in questo caso occorrerà fare attenzione. Sono operanti per la risoluzione e l’eliminazione dei danni diretti, in precedenza indicati e in presenza di idoneo contratto di manutenzione con il costruttore/

installatore dell’impianto o con ditta specializzata e autorizzata nella manuten-zione di impianti fotovoltaici, anche ditte operanti “ in remoto “.Sono, inoltre, da escludere dalla copertura assicurativa i danni causati da difetti di rendimento, eventi di cui è responsabile per contratto il costruttore dei pannel-li, il deperimento /usura conseguenti all’uso o causati dagli effetti graduali degli agenti atmosferici e le disposizioni di Autorità o leggi che introducano modifiche o requisiti in genere da applicare su impianti esistenti. GARANZIA DA MANCATA PRODUZIONEIn genere è possibile estendere le precedenti garanzie anche a copertura dei danni indiretti causati da uno dei sopraccitati eventi, ossia l’assicurazione co-pre anche le perdite pecuniarie derivanti dalla mancata o ridotta produzione di energia elettrica durante il periodo di inattività totale o parziale dell’impianto. Si tratta di polizze analoghe a quelle stipulate dalle aziende per i macchinari di produzione: questi ultimi non solo sono assicurati contro il furto, l’incendio e la responsabilità civile ma sono anche assicurati per i danni indiretti in modo da tutelare l’imprenditore dal rischio di un brusco calo degli introiti dell’azienda, a causa della mancata produzione dovuta al guasto di un macchinario.In generale, in una polizza è possibile decidere il livello di copertura necessario e che si desidera acquistare, scegliendo fra un range di garanzie disponibili e facilmente adattabili al cliente. COSTO E PREVENTIVOIl costo assicurativo all-risk fotovoltaico per kw installato è stimato in 20-25/ all’anno per ogni kw assicurato. Ad ogni modo, è possibile fare eseguire un preventivo personalizzato da un assicuratore fornendogli le necessarie infor-mazioni, tra cui: (1) ubicazione dell’impianto; (2) potenza nominale o di picco dell’impianto espressa in kwp; (3) valore da assicurare per l’intero impianto costituito da pannelli fotovoltaici, inverter, quadri elettrici e cavi di collegamen-to; (4) somma da assicurare per la perdita di profitto, che normalmente dovrà corrispondere al ricavo (vendita di energia non consumata + incentivi - spese variabili) atteso nell’arco di un anno di produzione. Si noti che queste polizze di assicurazione all-risks sono di solito rivolte agli impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica di distribuzione e non sono normalmente concedibili per gli impianti destinati ad alimentare utenze isolate (stand-alone). •

legale

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Con la Circolare n. 5 del 10.02.2011 il Ministero del lavoro e delle politi-che sociali ha riordinato il quadro normativo in

materia di appalti, reso particolar-mente complesso dalla stratificazione di provvedimenti legislativi intervenuti nel tempo. A tal proposito riteniamo opportune e interessanti alcune pre-cisazioni.

Cos’è il contratto di appaltoL’art 29 del Dlgs n°276/2003 recita““il contratto di appalto stipulato e regola-mentato ai sensi dell’articolo 1655 c.c., si distingue dalla somministrazione di lavoro per l’organizzazione dei mezzi necessari da parte dell’appaltatore, che può anche risultare, in relazione alle esigenze dell’o-pera o del servizio dedotti in contratto, dall’esercizio del potere organizzativo e direttivo nei confronti dei lavoratori utilizza-ti nell’appalto, nonché per la assunzione, da parte del medesimo appaltatore, del rischio d’impresa”. Si abbandona così – recependo anche la migliore elaborazione giurisprudenziale intervenuta nel tempo – il rigido criterio della sussistenza della componente ma-teriale nella gestione dell’appalto, rappre-sentata essenzialmente dall’effettivo ap-porto da parte dell’appaltatore di capitali, macchine e attrezzature.

Requisiti del contratto d’appaltoL’organizzazione dei mezzi è un elemen-to imprescindibile affinché l’appalto sia genuino, intendendo con ciò – precisa la

circolare – anche la sola organizzazione dei mezzi da parte dell’appaltatore. Pertanto, in conformità a quanto enun-ciato nella circolare, si sarà in presenza di una forma lecita di appalto quando sussistono i requisiti prescritti nell’art. 1655 c.c. ovvero organizzazione dei mez-zi necessari da parte dell’appaltatore – consistenti, appunto, anche nel semplice esercizio del potere organizzativo e diret-tivo nei confronti dei lavoratori – oltre che all’assunzione del rischio d’impresa.

Regime sanzionatorio per la mancanza dei requisitiAlla mancanza nell’appalto dei prescritti requisiti, formali e sostanziali, segue, ine-vitabilmente, una sanzione consistente nella pena, a carico del committente e dell’appaltatore, dell’ammenda di euro 50 per ogni lavoratore occupato e per ogni giornata di occupazione. Inoltre, quando l’appalto illecito è stato posto in essere al fine di eludere, in tutto o in parte, i diritti dei lavoratori derivan-ti da disposizioni inderogabili di legge o di contratto collettivo si configura anche l’ipotesi di reato di appalto fraudolento con la conseguenza dell’ulteriore pena dell’ammenda di euro 20 per ogni lavora-tore impiegato e per ogni giorno di lavoro.

Valore degli appalti e costi del lavoro e della sicurezzaAl fine di evitare la logica del massimo ri-basso, il Dlgs n. 163/2006 e il successivo Dlgs n. 81/2008 contengono norme volte a salvaguardare, nell’ambito delle proce-dure di aggiudicazione degli appalti, i di-

ritti retributivi e contributivi dei lavoratori, oltre che la sicurezza degli stessi.Precisamente L’art. 86, comma 3-bis, del D.lgs. n. 163/2003 prevede che “nel-la predisposizione delle gare di appalto e nella valutazione dell’anomalia delle offerte nelle procedure di affidamento di appalti di lavori pubblici, di servizi e di for-niture, gli enti aggiudicatori sono tenuti a valutare che il valore economico sia ade-guato e sufficiente rispetto al costo del lavoro e al costo relativo alla sicurezza, il quale deve essere specificamente indica-to e risultare congruo rispetto all’entità e alle caratteristiche dei lavori, dei servizi o delle forniture. Ai fini del presente comma il costo del lavoro è determinato periodi-camente, in apposite tabelle, dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale, sulla base dei valori economici previsti dalla contrattazione collettiva stipulata dai sin-dacati comparativamente più rappresen-tativi, delle norme in materia previdenziale ed assistenziale, dei diversi settori merce-ologici e delle differenti aree territoriali. In mancanza di contratto collettivo applica-bile, il costo del lavoro è determinato in relazione al contratto collettivo del settore merceologico più vicino a quello preso in considerazione”.A tal proposito la circolare sottolinea l’e-sigenza da parte delle stazioni appaltanti pubbliche di monitorare i costi del lavoro e della sicurezza, “che non possono mai essere oggetto di ribasso d’asta, proprio in quanto costi “insopprimibili” legati alla tutela dei diritti fondamentali dei lavorato-ri”.Nella stessa logica opera la disposizione

IL CONTRATTO DI APPALTO

Previdenza

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Economia Veronese - luglio 2011 61

contenuta nell’art. 26, comma 5, del Dlgs n. 81/2008 che preve-de la sanzione della nullità del contratto di appalto nel caso di omessa indicazione nello stesso dei costi relativi alla realizzazio-ne delle misure adottate per eliminare ovvero ridurre al minimo i rischi derivanti dalle interferenze delle lavorazioni.Per cui – precisa la circolare – l’offerta del concorrente, anche in una gara caratterizzata dal criterio di aggiudicazione del prezzo più basso, deve in ogni caso essere rispettosa del costo del lavoro e degli oneri della sicurezza che non possono formare oggetto di alcun ribasso.La circolare contiene, inoltre, una raccomandazione in ordine alla salvaguardia delle professionalità e alla tutela della occu-pazione esistente, avvertendo la necessità che nei capitolati e nelle convenzioni sia esplicitata l’indicazione dell’obbligo di ri-spettare integralmente il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore oggetto dell’appalto, sottoscritto dalle associazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale, non-ché eventuali accordi integrativi, oltre che l’applicazione di tutte le norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e delle norme relative all’inserimento al lavoro dei disabili.

Regime di responsabilità solidale Le norme che regolano l’appalto prevedono una responsabilità solidale tra committente, appaltatore ed eventuali subappalta-tori, con riguardo agli oneri di carattere retributivo, contributivo e fiscale.I riferimenti normativi sono l’art. 29, comma 2, del Dlgs n. 276/2003, come modificato dall’art. 6, comma 1, del Dlgs n. 251/2004 e dal successivo art. 1, comma 911, della legge n. 296/2006, secondo i quali “caso di appalto di opere o di ser-

vizi il committente imprenditore o datore di lavoro è obbligato in solido con l’appaltatore, nonché con ciascuno degli eventuali ulteriori subappaltatori entro il limite di due anni dalla cessazione dell’appalto, a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributi-vi e i contributi previdenziali dovuti”. Pertanto, entro tale limite temporale i lavoratori interessati potranno agire nei confronti del committente perché questi risponda, in solido con l’appaltatore – ed eventuali subappaltatori – dei trattamenti retributivi e pre-videnziali dovuti.Il termine decadenziale di due anni opera esclusivamente nei confronti del responsabile solidale e non nei confronti del datore di lavoro inadempiente, restando ferma l’ordinaria prescrizione quinquennale prevista per il recupero contributivo.Esiste anche una disposizione, quella prevista dall’art. 35, coma 28, del D.L. n. 223/2006, che dispone quanto segue: “ L’ap-paltatore risponde in solido con il subappaltatore delle effettua-zioni e del versamento delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente e del versamento dei contributi previdenziali e dei contributi assicurativi obbligatori per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dei dipendenti a cui è tenuto il subappalta-tore”, estendendo la responsabilità solidale per l’adempimento degli obblighi fiscali anche nell’ambito dei rapporti tra l’appalta-tore e subappaltatore, però esclusivamente con riferimento alle prestazioni rese dai lavoratori subordinati.Anche in tale circostanza la circolare fornisce utili indicazioni operative al personale ispettivo in ordine agli adempimenti da porre in essere, secondo i quali gli organi di vigilanza che accer-tino inadempimenti retributivi e/o contributivi, dovranno provve-dere a notificare i verbali di accertamento/contestazione a tutti i responsabili in solido. Lo stesso vale nel caso in cui vengano

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riscontrate inosservanze da cui scaturi-scono crediti patrimoniali in favore dei la-voratori. Il personale ispettivo sarà tenuto a notificare il provvedimento di diffida accertativa a tutti i soggetti responsabili solidalmente.Altra ipotesi di responsabilità solidale, le-gata alla sicurezza del lavoro, riguarda il caso di danni per infortunio sul lavoro e malattia professionale dei lavoratori coin-volti nell’appalto. A tal proposito l’art. 26, comma 4, del Dlgs n. 81/2008 prevede – a tutela del lavoratore – una responsa-bilità solidale del committente, dell’appal-tatore e degli eventuali subappaltatori per i danni riportati in conseguenza di infor-

tuni sul lavoro che non siano indennizzati dall’Inail. Tali sono quelli che comportano una invalidità inferiore alla soglia minima indennizzabile dall’istituto e l’eventuale danno biologico “differenziale”, calcola-to secondo i criteri della responsabilità civile.Accezione ampia di “lavoratori”È stata ampliata la platea dei possibili beneficiari delle tutele poste dal regime della responsabilità, il termine “lavoratori” assume un significato ampio, facendovi rientrare non solo i lavoratori subordinati ma anche altri soggetti impiegati nell’ap-palto con tipologie contrattuali non stan-dard (ad esempio collaboratori a proget-to e associati in partecipazione), oltre che i lavoratori “in nero”, ossia coloro che non risultano dalle scritture o altra documen-tazione obbligatoria.A tal proposito può essere utile riepiloga-re come segue la materia della responsa-bilità solidale:in capo al committenteesiste un obbligo di solidarietà verso ap-

paltatore e subappaltatore per quanto at-tiene i trattamenti retributivi e contributivi per due anni nei confronti di tutti i lavo-ratori nell’accezione più ampia appena descrittain capo all’appaltatoreesiste un obbligo di solidarietà verso il subappaltatore per quanto attiene ai ver-samenti contributivi, assicurativi e fiscali per 5 anni nei confronti di tutti i dipendenti (escludendosi per es. i parasubordinati)Per i committenti risulta necessario ac-quisire della documentazione dalla quale si evince la correttezza quanto meno for-male e per alcuni aspetti anche sostan-ziale, dei rapporti di lavoro delle persone

addette all’appalto, quali comunicazione al centro per l’impiego, libro unico di cia-scun mese – con i quali ci si accerta che le persone sono assunte regolarmente – durc per la regolarità contributiva dell’ap-paltatore e/o subappaltatore.

La certificazione del contratto di appaltoAl fine di ridurre il contenzioso in materia di qualificazione dei contratti di lavoro, anche il contratto di appalto può essere oggetto di certificazione da parte delle commissioni a ciò abilitate, secondo le procedure stabilite dagli artt. 75 e ss. del Dlgs n. 276/2003, come modificati dalla L. 183/2010.Inoltre – ricorda la circolare –, che, con specifico riferimento all’appalto, è possi-bile ricorrere alla procedura di certifica-zione disciplinata dall’art. 84 del citato decreto anche ai fini della distinzione concreta tra somministrazione di lavoro e appalto.Quanto poi all’efficacia della certificazio-ne, il documento ministeriale, rileva che

la stessa “risulterà tanto evidente quanto più l’indagine dell’organo certificatore si orienterà ad una disamina attenta della sussistenza degli elementi e dei requisi-ti previsti dall’articolo 29, comma 1, del Dlgs n. 276/2003 sopra richiamati, non soltanto su base meramente documen-tale, ma anche mediante dichiarazioni pubblicamente rese e acquisite dalle parti contraenti in sede di audizione personale nel corso dell’iter di certificazione”.

La sicurezza del lavoroLa circolare richiama infine il tema di salute e sicurezza, operando una rico-gnizione della disciplina normativa con-tenuta nel Testo Unico della salute e sicu-rezza nei luoghi di lavoro Dlgs n. 81/2008 – con la quale il Legislatore ha introdotto particolari obblighi in relazione alla stipu-lazione dei contratti di appalto.Vengono definite alcune modalità di ca-rattere operativo “più incisive ed efficaci per realizzare la necessaria cooperazione e il coordinamento tra committenti e ap-paltatori, nella predisposizione della sicu-rezza “globale” delle opere e dei servizi da realizzare”.Come noto tale finalità può essere pro-seguita prima di tutto attraverso la pre-disposizione di un Documento unico di valutazione dei rischi interferenziali (Duvri), con il quale è formalizzata tutta l’attività di cooperazione, coordinamento e informazione reciproca delle imprese coinvolte, e ciò al fine di eliminare ovvero ridurre i rischi connessi alla interferenza delle diverse lavorazioni in conseguenza dell’appalto.

Qualificazione del lavoratore in appal-toPer detta qualificazione è previsto l’ob-bligo di tessera di riconoscimento (26, comma 8, del Dlgs n. 81/2008) corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’indicazione del datore di la-voro. Oltre a tali elementi, la tessera di ri-conoscimento (prescritto dall’art. 5 della legge n. 136/2010) dovrà riportare la data di assunzione e, in caso di subappalto, la relativa autorizzazione. Per i lavoratori au-tonomi la tessera dovrà contenere anche l’indicazione del committente. •

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65Economia Veronese - luglio 2011

Segnali di slogatura

Son passati anni luce da quel 29 maggio del 2007 quando Flavio Tosi stra-

vinse le elezioni amministrative, accasandosi a Palazzo Barbieri. Fece capire da subito, non senza un pizzico di scaltro populismo, cosa voleva e come la pensava.

Perfino Giorgio Napolitano, di pro-fessione Presidente, dovette met-tersi in stand by, prima di trovare spazio appeso a qualche chiodo del muro. Il sindaco gli preferiva Pertini, il quale non sarà stato un gigante, ma parlava alla gente col cuore.

Col passare del tempo Tosi ha capito che amministrare è cosa diversa dal fare comizi. E anche Napolitano ce l’ha fatta a conqui-starsi la maglia rosa, tornando a Verona come gradito ospite e tornando a vigilare alle spalle del sindaco. Il quale s’è ammorbidito

nei toni e soprattutto ha maturato una capacità singolare di affron-tare i problemi. Si condivida o meno la sua Casa politica di pro-venienza, va dato atto che il suo lavoro lo sa fare, eccome. Lo sa fare talmente bene che qualcuno, anche dei suoi, comincia a veder-

lo di traverso. Nella vita è sempre andata così. Basta che uno voli su un ramo sopra gli altri, perché da sotto qualcuno si senta in diritto di impallinarlo. È la logica della cac-cia, signori: basta muovere la fron-da per trovarsi coi pallini nel lato B.Se Tosi avanza come un indomito

Braveheart, di bossiana memoria, non altrettanto vitali sembrano le truppe leghiste. Pontida ha rivelato qualche mal di pancia e l’esercito dei duri (senza specificazione ana-tomica) sembra aprire la conta a qualche segnale di epidemia. Chi di solito batte il petto agli altri, se

il punto

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l’è presa col Berlusca. In realtà sono almeno due le ragioni di que-sta influenza che sta intaccando bronchi e polmoni. La prima viene dal fatto che la Lega s’è messa a governare. E chi governa, l’espe-rienza lo insegna, prima o dopo qualche scottata se la becca. Lo sanno anche i preti. Predicare dal pulpito è una cosa, ma fare il par-roco è un’altra ancora e dopo un po’ di anni un salutare rauss, per un ricambio, non si nega a nessu-no. Forse la Lega s’era abituata al trot-to. I proclami avevano infiammato gli animi, riempiendoli di sogni e di aspettative. Non importa se i toni erano un po’ bislacchi. A volte il colore serve a dare più enfasi ren-dendosi perfino simpatico. Resta

memorabile la vicenda di un giova-ne veronese, un po’ rozzo, benché dotato in denaro, il quale volendo chiedere scusa per il disturbo agli impomatati e borghesissimi futuri suoceri, si presentò al palchetto del Filarmonico di Via Roma dove si teneva una prima, con un candi-do: rompo i cojoni?La cultura borghese sarebbe inor-ridita, ma la presa sul popolo sa-rebbe stata dirompente. Così era la Lega degli esordi. Sguaiata ma accattivante. Poi, si sa, tra il dire e il fare… A complica-re le cose capitò anche la vicenda dello stroke che ha compromesso destino umano e politico del buon Umberto. I suoi avrebbero conti-nuato a vederlo come il padre no-bile, ma non poterono chiudere gli

occhi sulla realtà. Lui, per stare a galla dovette rivolgersi al Tutore di Arcore e intravedendo il capolinea politico cominciò col garantire un futuro al Trota, sua discendenza, e agli amici più cari. Errore da matita rossa e blu. Rimosso ma non di-menticato dalle sue stesse truppe. Stare al governo e una leadership che perde colpi sono dunque la prima causa degli acciacchi leghi-sti.Alla quale bisogna aggiungerne un’altra. Se non curata letale. Il fat-to è che la Lega, dopo il successo delle ultime amministrative, sem-brava avesse pappa per tutti. La storia insegna che in questi casi arrivano gli invitati, quelli per bene, ma anche i gatti randagi e qualche volta i corvi. Quanti randagi siano venuti solo per pascolare sarebbe una conta interessante. Per ora il sospetto di nepotismo e quello di qualche affaretto poco traspa-rente, più che un atto d’accusa, andrebbero considerati come le tacche del termometro. Una tem-peratura da tenere sotto controllo, prima che diventi febbre da caval-lo. E l’antipiretico è uno solo, po-tente e insostituibile: pulizia. Se la truppa dei puri e duri si trasforma in greppia delle vacche, l’implosio-ne è alle porte. A dispetto dei mi-gliori che continuano a crederci e magari a far proclami per un’Italia a briciole, alla quale non crede più nessuno. •

Tse Tse

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il punto

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15-19 Abitare il Tempo - Mostra internazionale per le SOLUZIONI d’interni

21-23 Veronafi l - Manifestazione fi latelica, numismatica, cartofi la

25-26 MCM - Mostra convegno internazionale della manutenzione industriale

25-26 SAVE - Mostra convegno internazionale delle soluzioni e applicazioni verticali di automazione, strumentazione, sensori

25-26 Home & Building - Mostra convegno internazionale della domotica & building technologies

25-26 Acquaria - Mostra convegno internazionale delle tecnologie per l’analisi, la distribuzione e il trattamento dell’acqua e dell’aria

NOVEMBRE3-6 Fieracavalli - International horse festival

11 Bus&Bus Mobility Business Bridge Event

16-17 Geo-Oikos - Rassegna espositiva dei progetti territoriali, urbanistici, edilizi, ambientali delle città e del territorio

24-26 Job & Orienta - Mostra convegno nazionale - orientamento, scuola, formazione, lavoro

24-27 Luxury & Yachts - Salone internazionale del lusso

26-27 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione,componentistica informatica

DICEMBRE3-11 L’Antico e il Prezioso - Mostra mercato nazionale d’antiquariato

9-11 Verona Mineral Show Geo Shop - Mostra di pietre preziose, pietre dure, pietreornamentali, fossili e derivati, oggettistica in pietra

GENNAIO20-22 Motorbikeexpo

FEBBRAIO2-5 BioEnergy Expo - Mostra - convegno internazionale specializzata su biomasse,

biogas e biocarburanti2-5 Fieragricola - International agri-business show

18-2024-27

Vivi la Casa - Evento mostra mercato - Soluzioni d’arredo classiche e moderne.Prodotti e servizi per la casa e gli sposi

18-2024-27 Country Life - Mostra mercato del vivere country

22-26 Progetto Fuoco - Mostra internazionale di impianti ed attrezzature per la produzione di calore ed energia dalla combustione di legna

24-27 Salone Italiano del Golf

MARZO3-4 Model Expo Italy - Fiera del modellismo

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25-28 Vinitaly - Salone internazionale del vino e dei distillati25-28 Enolitech - Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l’enologia e delle

tecnologie olivicole ed olearie

25-28 Agrifood Club - Salone dell’agroalimentare di qualità

25-28 Sol - Salone internazionale dell’olio d’oliva extravergine di qualità

MAGGIO9-11 Solarexpo - Mostra e convegno internazionale su energie rinnovabili e generazione distribuita

9-11 Greenbuilding - Mostra e convegno internazionale su effi cienza energeticae architettura sostenibile

24-27 Eurocarne - Salone internazionale delle tecnologie per lavorazione, conservazione,refrigerazione e distribuzione delle carni

25-27 Verona Mineral Show - Geo Business - Esposizione internazionale della mineralogia-paleontologia-gemmologia-malacologia-attrezzature-lavorati ed editoria

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28-29 Set. Vinitaly World Tour - Russia - Vinitaly in the World Nov. Vinitaly World Tour - Japan - Vinitaly in the World

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