Ecologia e ambiente? Vai sul sicuro. - Camera di … Come si riconoscono i prodotti Ecolabel?...
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Ecologia e ambiente?Vai sul sicuro.
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Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Torino.Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione a terzi.
Direzione scientifica della collana Guide ai diritti: Raffaele Caterina, Sergio Chiarloni, Lucia Delogu - Docenti del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Torino, componenti della Commissione di regolazione del mercato, Camera di commercio di Torino
Autore: Francesca Ilgrande - Laboratorio Chimico Camera di commercio Torino
Coordinamento editoriale: Claudia Savio, Maria Elena De Bonis, Arianna Bortolotti - Settore Conciliazione e Regolazione del mercato, Camera di commercio di Torino
Coordinamento grafico: Settore Comunicazione esterna, Camera di commercio di TorinoIdeazione grafica copertina: Art Collection SncImpaginazione e stampa: CAST Industrie Grafiche - Moncalieri (TO)Finito di stampare: maggio 2010Stampa su carta ecologica certificata Ecolabel
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Indice
Introduzione .........................................................................................5
Capitolo primoL’etichettatura di prodotto 1.1 Le ecoetichette ......................................................................11 1.2 Categorie di ecoetichette ........................................................12 1.2.1 Marchi di Tipo I ..........................................................13 1.2.2 Marchi di Tipo II .........................................................14 1.2.3 Marchi di Tipo III ........................................................16
Capitolo secondoIl marchio comunitario di qualità ecologica: Ecolabel Europeo 2.1 Come si riconoscono i prodotti Ecolabel? ..................................20 2.2 I numeri dell’Ecolabel Europeo .................................................21 2.3 Prodotti e servizi certificati Ecolabel Europeo in Italia: alcuni esempi di categorie ......................................................27 2.3.1 Prodotti tessili .............................................................28 2.3.2 Calzature ..................................................................29 2.3.3 Detergenti per la casa ..................................................30 2.3.4 Carta per copia..........................................................31 2.3.5 Servizi di ricettività turistica e campeggi ..........................32
Capitolo terzoLa certificazione ecologica dei prodotti del settore legno - arredo 3.1 Il Forest Stewadship Council (FSC) ............................................37 3.1.1 Il gruppo FSC Italia .....................................................38 3.1.2 Cosa accade al legno: dalla foresta al negozio ...............39 3.2 Certificazione forestale PEFC ...................................................41 3.3 I sistemi di certificazione FSC e PEFC a confronto .......................44 3.4 Catas Quality Award .............................................................45 3.5 Pannello Ecologico ................................................................47 3.5.1 Leb e Idroleb ..............................................................49
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Capitolo quartoLa certificazione ecologica dei prodotti tessili 4.1 Oeko-Tex Standard 100 .........................................................52 4.2 Oeko-Tex Standard 1000 .......................................................54 4.3 Oeko-Tex Standard 100plus ....................................................55
Capitolo quintoLe etichette energetiche 5.1 Gli elettrodomestici ................................................................57 5.2 Le apparecchiature informatiche: il marchio Energy Star ...............60 5.3 Gli edifici ............................................................................61 5.3.1 L’attestato di certificazione energetica .............................63
Capitolo sestoI sistemi di gestione ambientale 6.1 Il Regolamento EMAS ............................................................69 6.2 La certificazione ISO 14001...................................................73
Allegato AAlcuni dei marchi ecologici più diffusi sul mercato ....................................77
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Secondo un recente sondaggio1 condotto dall’Unione europea
sull’atteggiamento dei cittadini europei nei confronti dell’ambiente, il 96%
ritiene importante salvare il pianeta, ma solo una piccola parte di essi è
disposta a impegnarsi personalmente per questa causa, modificando il proprio
comportamento e le proprie abitudini. Sono pochi quelli che fanno qualcosa di
concreto, come usare meno l’auto o comprare prodotti ecocompatibili al posto
di quelli abituali.
Pensiamo per un momento all’origine dei prodotti che comperiamo e
utilizziamo in qualsiasi settore.
Si prenda ad esempio il settore dei prodotti in legno. L’Europa è uno dei
principali mercati mondiali di legname da costruzione, compensato e mobili e,
purtroppo, risulta che circa il 20% delle importazioni di legno nell’Unione europea
proviene da alberi abbattuti illegalmente.
Il disboscamento illegale è all’origine di tutta una serie di distruzioni ambientali:
accelera la deforestazione, la perdita della biodiversità e favorisce i cambiamenti
climatici. Circa il 20% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra è imputabile
alla deforestazione. Ogni anno il disboscamento illegale è responsabile della
distruzione di milioni di ettari di foresta.
Per citare un altro settore, si pensi alla produzione tessile. Il processo produttivo
è in questo caso caratterizzato da un ampio uso di risorse, in particolare di
(1) “Attitudes of European citizens towards the environment” - Publication: March 2008 Special Eurobarometer 295.
Introduzione
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Introduzione
acqua. Inoltre molti dei prodotti chimici e delle modalità impiegate lungo la filiera
tessile sono associati a elevati rischi per l’uomo e l’ambiente: la tintura e il
finissaggio dei tessuti possono essere estremamente inquinanti, soprattutto con
riferimento agli scarichi idrici; l’uso di pesticidi nella coltivazione del cotone, o
coloranti o altri prodotti chimici impiegati nei processi tessili possono comportare
la presenza di residui nei capi di abbigliamento, fonte di allergie e di altre forme
di malattia.
Ancora, si considerino le modalità di consumo e di produzione di energia,
con cui sono alimentati i nostri elettrodomestici, il nostro cellulare o l’impianto
di condizionamento e di riscaldamento delle nostre case: tutte queste macchine
hanno un significativo impatto ambientale in termini di emissione di gas a effetto
serra, inquinamento e quindi di degrado delle risorse naturali.
Un noto proverbio indiano cita “abbiamo la Terra non in eredità dai genitori,
ma in affitto dai figli”: poche e semplici parole riassumono così le finalità dello
sviluppo sostenibile. Questo è, secondo la definizione originaria, “uno sviluppo
che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle
generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.2
Esistono modi semplici per ridurre i danni senza compromettere il nostro
benessere e, tuttavia, riuscire a dare in prima persona il nostro contributo per
ridurre l’impatto ambientale causato dalle nostre abitudini.
Gli strumenti ci sono e sono anche ben consolidati, occorre semplicemente
passare dalle parole ai fatti: ogni cittadino attraverso semplici azioni quotidiane,
come i suoi acquisti, può contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, per
esempio comprando i prodotti certificati ecologici.
(2) Si tratta della prima definizione di sviluppo sostenibile contenuta nel Rap-porto della Commissione Mondiale dell’Ambiente e lo Sviluppo, in occasione del Summit della Terra di Rio de Janeiro del 1992.
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Introduzione
Se vogliamo fare questo dobbiamo imparare a tener conto dei marchi
ecologici e delle etichette energetiche, che sono tra gli strumenti più semplici
ed efficaci per identificare le caratteristiche ambientali di un prodotto. Facendo
attenzione alla presenza – o no – di un logo, il consumatore può immediatamente
conoscere i requisiti ecologici a cui quel prodotto risponde.
L’apposizione di un logo attesta una certificazione, oramai molto diffusa in
diversi settori merceologici: a oggi esiste un gran numero di schemi di certificazione
fondati su differenti criteri predeterminati.
Le etichette ecologiche descrivono le caratteristiche ambientali dei prodotti
e dei servizi e hanno lo scopo di informare e aiutare i consumatori a scegliere
prodotti e servizi a minor impatto ambientale.
Le etichette ecologiche sono così in grado di divulgare informazioni veritiere e
scientificamente valide sui prodotti immessi nei mercati, con particolare riferimento
all’utilizzo di materie prime, di energia e allo smaltimento finale.
Il sondaggio dell’Unione europea, già richiamato, rivela che il 75% degli
europei si dice pronto ad acquistare prodotti ecologici, anche se risultano
più costosi: e, tuttavia, constata che solo il 17% ha effettivamente fatto questa
scelta nell’ultimo mese prima dell’indagine (per l’Italia questi dati si traducono
rispettivamente in 72% e 11%). Dunque, la quota maggiore dei cittadini intervistati,
circa il 60% (in linea con i dati italiani), non ha superato la soglia tra intenzione
e azione.
Questo comportamento incoerente dei consumatori dipende anche dalla
quantità e qualità delle informazioni sui prodotti ecologici: per esempio, non
sempre l’etichettatura è chiara. Infatti, se il 52% degli europei si ritiene in grado di
riconoscere dalla sua etichetta se un prodotto è realmente rispettoso dell’ambiente,
solo il 12% dichiara di essere in grado di farlo con assoluta certezza.
Ciò significa che l’etichettatura “verde” dovrebbe essere perfezionata, resa
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Introduzione
più leggibile e, probabilmente, semplificata: è certo, infatti, che il moltiplicarsi di
etichette e loghi può creare perplessità e confusioni e, al di là delle buone intenzioni,
influire negativamente sullo sviluppo di un consumo critico e consapevole.
Questo opuscolo ha lo scopo di fornire ai consumatori gli elementi utili per
leggere e capire i simboli riportati sulle etichette, così che riconoscere un prodotto
ecologicamente sostenibile possa essere più facile per tutti, diventando magari
anche uno stimolo per acquistarlo.
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Capitolo I
L’etichetta è lo strumento attraverso il quale il produttore informa il consumatore
circa le caratteristiche del prodotto. Tra le informazioni contenute nelle etichette,
alcune sono imposte dalla legge, altre invece sono di carattere volontario, ma
devono risultare il più possibile chiare, comprensibili e veritiere, in modo da
permettere al consumatore una scelta informata e consapevole.
Non tutti i settori sono ugualmente disciplinati dalla legge; così, la normativa
sull’etichettatura è estremamente precisa riguardo ai prodotti alimentari
preconfezionati3, mentre è meno dettagliata per i prodotti non-alimentari.
Per tutti i prodotti destinati al consumatore finale 4 vigono le disposizioni del
Codice del consumo (Decreto Legislativo 6 settembre 2005, n. 206).
L’art. 5 stabilisce che sicurezza, composizione e qualità dei prodotti e dei
servizi costituiscono contenuto essenziale degli obblighi informativi; e che tali
informazioni “devono essere adeguate alla tecnica di comunicazione impiegata
ed espresse in modo chiaro e comprensibile, tenuto anche conto delle modalità
di conclusione del contratto o delle caratteristiche del settore, tali da assicurare la
consapevolezza del consumatore”.
Più in dettaglio, l’art. 6 determina il contenuto minimo delle informazioni da
porre sui prodotti o sulle confezioni dei prodotti destinati alla vendita sul territorio
(3) Si veda la pubblicazione n. 3/2009 della Collana Unione Europea: istru-zioni per l’uso, della Camera di commercio di Torino “L’etichettatura dei prodotti alimentari” (Ottobre 2009).
(4) Sono esclusi i prodotti “oggetto di specifiche disposizioni contenute in diret-tive o in altre disposizioni comunitarie e nelle relative norme nazionali di recepi-mento” (come per esempio i prodotti alimentari, i prodotti cosmetici, i giocattoli).
L’etichettatura di prodotto
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Capitolo I
nazionale e prescrive che siano “chiaramente visibili e leggibili, almeno le
indicazioni relative a:
a) denominazione legale o merceologica del prodotto;
b) nome o ragione sociale o marchio e alla sede legale del produttore o di
un importatore stabilito nell’Unione europea;
c) Paese di origine se situato fuori dell’Unione europea;
d) eventuale presenza di materiali o sostanze che possono arrecare danno
all’uomo, alle cose o all’ambiente;
e) materiali impiegati e ai metodi di lavorazione ove questi siano determinanti
per la qualità o le caratteristiche merceologiche del prodotto;
f) istruzioni, alle eventuali precauzioni e alla destinazione d’uso, ove utili ai
fini di fruizione e sicurezza del prodotto.”
Queste indicazioni “devono figurare sulle confezioni o sulle etichette dei
prodotti nel momento in cui sono posti in vendita al consumatore, o su altra
documentazione illustrativa che viene fornita in accompagnamento dei prodotti
stessi” (art. 7).
A proposito della sicurezza si deve fare riferimento alla specifica parte
del Codice del consumo che si occupa di questa materia (artt. 102-113): vi è
prescritto che possono essere immessi nel mercato solo prodotti sicuri; inoltre
si dispone che il produttore ha l’obbligo di fornire tutte le informazioni relative
alla prevenzione dei rischi legati sia all’utilizzo normale del prodotto, sia al suo
eventuale uso scorretto. Le informazioni sulla composizione servono a identificare
con esattezza il prodotto.
Le informazioni sulla qualità danno qualsiasi altra notizia che il produttore
voglia mettere a disposizione dell’acquirente; non sono dovute per legge ma,
quando vengano fornite, sono soggette agli stessi obblighi di chiarezza e
veridicità delle altre.
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L’etichettatura di prodotto
1.1 Le Ecoetichette
In ambito nazionale come nell’Unione europea, in considerazione della
crescente consapevolezza ecologica della collettività, il contenuto delle
informazioni obbligatorie sulle etichette si è via via esteso oltre gli aspetti relativi a
salute e sicurezza dell’acquirente, fino a comprendere anche alcune caratteristiche
ambientali dei prodotti: si pensi per esempio alle etichette energetiche per gli
elettrodomestici.
Accanto allo strumento delle disposizioni imperative di legge, col tempo,
per favorire lo sviluppo delle prestazioni ambientali dei prodotti e al tempo
stesso sensibilizzare sia produttori che utilizzatori, sono stati creati strumenti di
etichettatura ecologica volontaria quali l’Ecolabel europeo e molti altri marchi di
settore. I marchi ecologici, quindi, rispettano la propria funzione solo se forniscono
informazioni accurate, non ingannevoli e scientificamente provate rispetto alle
interazioni del prodotto/servizio nei confronti dell’ambiente.
I criteri con cui vengono assegnate le ecoetichette volontarie non si basano su
un unico parametro, ma su studi che analizzano l’impatto ambientale di un prodotto
o servizio attraverso il suo intero ciclo di vita, il cosiddetto Life Cycle Assessment,
conosciuto anche con l’acronimo LCA (in italiano “analisi del ciclo di vita”). Si
tratta di un approccio “dalla culla alla tomba”, basato cioè sulla valutazione
delle interazioni che un prodotto o un servizio ha con l’ambiente, a partire
dall’estrazione delle materie prime, durante la produzione, la distribuzione (quindi
anche riuso e manutenzione) ed eventuale riciclaggio, fino allo smaltimento finale.
In generale l’etichettatura ecologica volontaria viene a essere utilizzata
dal produttore come strumento di marketing, per comunicare al mercato le
caratteristiche e le prestazioni ambientali del prodotto/servizio e dimostrare
all’acquirente (sia esso intermediario, professionista o consumatore finale) la
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Capitolo I
propria sensibilità ecologica, in modo da indirizzare la scelta dell’acquisto verso
beni più rispettosi dell’ambiente.
1.2 Categorie di ecoetichette
Per assicurare che le informazioni veicolate mediante le etichette ambientali
seguano uno standard comune di riferimento, sono state emanate le norme della
serie ISO 14020, che contengono sia i principi generali per la classificazione dei
marchi, sia i requisiti specifici per le singole tipologie di strumenti.
Le ISO 14020 definiscono le etichette ecologiche come “un set di strumenti
volontari che mirano a sviluppare la domanda di prodotti e servizi con bassi
impatti ambientali fornendo informazioni sul ciclo di vita al fine di indirizzare la
richiesta dei consumatori”.
Secondo la norma ISO 14020 si possono distinguere tre tipologie di
etichettature/dichiarazioni ecologiche volontarie:
• marchi di Tipo I: Etichette – Definite dalla norma UNI EN ISO 14024,
identificano l’eccellenza del prodotto che deve rispettare specifici criteri
ambientali, studiati apposta per quella categoria e verificati da organismi
terzi indipendenti
• marchi di Tipo II: Asserzioni – Definite dalla norma UNI EN ISO 14021,
sono autodichiarazioni dei produttori relativamente alle caratteristiche
ambientali del prodotto, non convalidate da terzi e la cui attendibilità è
fondata sulla correttezza del produttore
• marchi di Tipo III: Dichiarazioni – Definite dalla norma ISO/TR 14025,
riportano le caratteristiche ambientali del prodotto, sono convalidate da
terzi e si basano sull’analisi degli impatti che il prodotto ha durante il suo
intero ciclo di vita.
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1.2.1 Marchi di Tipo I
Sono le etichette ecologiche volontarie, utilizzabili su prodotti ritenuti conformi
a requisiti predefiniti, i cosiddetti “criteri ambientali” relativi a una categoria di
beni e servizi, stabiliti sulla base dell’analisi del ciclo di vita per quella stessa
categoria.
È importante sottolineare che, per ottenere la certificazione e quindi avere
la possibilità di apporre l’etichetta sul prodotto, è indispensabile una verifica di
conformità ai requisiti ambientali da parte di un organismo esterno, indipendente
sia dal fornitore che dall’acquirente, definito “organismo competente per
l’etichettatura ambientale”.
In Italia, l’esempio più conosciuto di etichettatura di Tipo I è il Regolamento
Europeo Ecolabel, caratterizzato da un caratteristico logo che rappresenta un
fiore, come rappresentato nell’immagine sottostante.
A oggi le categorie di prodotti certificabili con l’Ecolabel Europeo (di cui si
parlerà approfonditamente nel capitolo secondo) sono principalmente beni di
largo consumo (con esclusione di alimenti, bevande e medicinali). La presenza
del fiore attesta ai consumatori che il prodotto da loro acquistato soddisfa i criteri
ambientali riportati nelle specifiche Decisioni della Commissione Europea, definite
per categoria di prodotto/servizio.
Ciò che caratterizza un’etichetta di Tipo I è l’unicità del marchio; altri esempi
di etichette di Tipo I, ciascuna con un logo distintivo, diffuse fuori dei confini
nazionali, sono:
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Capitolo I
• Blauer Engel (Angelo Blu, Germania), uno tra i primi marchi ecologici a
essere creati
• White Swan (Cigno Bianco, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda), il solo
marchio, insieme all’Ecolabel Europeo, a essere multinazionale
• Milieukeur (Paesi Bassi) creato nel 1992 su iniziativa del Ministro
dell’Ambiente e dell’Economia olandese
• AENOR Medio Ambiente (Spagna).
Di questi e di altri marchi è riportata una breve descrizione in Allegato.
1.2.2 Marchi di Tipo II
Fanno parte di questa categoria tutte le “asserzioni ambientali autodichiarate”,
ovvero le dichiarazioni, le etichette, i simboli di valenza ambientale presenti sulle
confezioni dei prodotti, sugli imballaggi o nelle pubblicità e utilizzati dai produttori
come strumento di informazione delle caratteristiche ambientali dei prodotti.
A differenza di marchi di Tipo I e III, sono utilizzati senza l’approvazione da
parte di un soggetto esterno e indipendente, per cui affidabilità e correttezza
del produttore divengono elementi fondamentali: utilizzare un marchio di Tipo
II rappresenta da un lato l’impegno del produttore al rispetto di requisiti che
garantiscono l’affidabilità delle informazioni da fornire al consumatore, dall’altro
la garanzia per il produttore stesso di non incorrere in imprevisti effetti di mercato
negativi, come accuse di concorrenza sleale, dovuti ad autodichiarazioni
ingannevoli; per questo motivo è vietato l’utilizzo di espressioni troppo generiche,
quali “amico dell’ambiente”, “verde” o “non inquinante”.
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L’etichettatura di prodotto
Sono invece ammesse dichiarazioni come “privo di ...” 5, ma solo nel caso
in cui il livello della sostanza specificata, in seguito a comprovate analisi di
laboratorio, risulti essere inferiore a quello che potrebbe essere rilevato come
contaminante in tracce.
Sono anche ammessi termini ed espressioni quali compostabile, degradabile,
riciclabile, consumo energetico ridotto, contenuto riciclato pari al..., riduzione dei
rifiuti, e simili: anche in questo caso bisogna prestare attenzione al loro utilizzo
che deve sempre essere supportato da prove che possano essere, all’occorrenza,
verificate.
È anche consentito l’utilizzo di simboli, come il Ciclo di Mobius nella figura
sottostante, utilizzato per indicare la percentuale di contenuto di materiali riciclati
in un prodotto.
In generale le autodichiarazioni devono essere tali da non poter essere
fraintese. Per esempio, una scatola che contiene confezioni di carta bianca e
che riporta l’asserzione “100% di materiale riciclato” può risultare ambigua visto
che l’asserzione può riferirsi sia alla scatola sia alla carta. Per evitare questa
confusione, un’enunciazione appropriata è la seguente “Questa scatola è
costituita con il 100% di materiale riciclato”.
(5) Commissione europea, Direzione generale per la Salute e la Tutela dei consumatori, “Linee guida per la valutazione delle asserzioni ambientali” - Dicem-bre, 2000.
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Capitolo I
1.2.3 Marchi di Tipo III
Sono dichiarazioni ecologiche che comunicano le principali caratteristiche
e impatti ambientali, associate al ciclo di vita del prodotto (LCA, vedi paragrafo
1.1), ossia le interazioni tra prodotto e ambiente, studiate a partire dall’estrazione
delle materie prime necessarie alla sua creazione fino alla dismissione e allo
smaltimento finale.
Tra i marchi di Tipo III, il più diffuso è l’EPD (Environmental Product Declaration,
in italiano Dichiarazione Ambientale di Prodotto), gestito dal Consiglio Svedese di
Gestione Ambientale (Swedish Environmental Management Council).
Le informazioni trasmesse da questa etichetta devono essere presentate in
una forma che faciliti il confronto tra prodotti, attraverso la standardizzazione
di alcuni parametri. Per questo la Dichiarazione Ambientale di Prodotto ha tre
caratteristiche principali:
• oggettività: per il calcolo delle prestazioni ambientali è utilizzata
esclusivamente la metodologia LCA
• confrontabilità: sono state stilate le Regole per Categorie di Prodotto
(PCR, Product Category Rules) che consentono di effettuare confronti tra
prodotti/servizi all’interno di gruppi omogenei e stabiliscono le prestazioni
ambientali più significative da comunicare al consumatore/utilizzatore
• credibilità: le informazioni e la metodologia di calcolo contenute nella
Dichiarazione Ambientale di prodotto sono verificate e sottoposte a un
controllo da parte di un organismo terzo indipendente (società o gruppo,
associazione industriale o di commercio, pubbliche autorità, agenzie
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L’etichettatura di prodotto
o Università), responsabile dell’assegnazione del marchio e della sua
amministrazione.
Un’etichetta di Tipo III, quindi, non afferma l’eccellenza del prodotto/servizio
(come invece è l’etichetta di Tipo I), ma serve alle imprese per accrescerne
la visibilità commerciale e l’accettabilità sociale, lasciando al consumatore la
possibilità di confrontare prodotti diversi sulla base di parametri standard.
Altri marchi ecologici di Tipo III sono:
• JEMAI Type III declaration programme (Giappone)
• KELA EPD programme (Corea del Sud)
• NHO Type III programme (Norvegia)
• SCS Certified Eco-Profile program (USA).
Vi è poi una serie di altri marchi ambientali non riconducibili alla classificazione
proposta dalla ISO 14020, che si sono imposti negli ultimi anni all’attenzione del
mercato e vengono definiti in termini generali come marchi di settore.
Non in tutti i casi infatti l’attribuzione del marchio è subordinata allo svolgimento
e all’analisi del ciclo di vita del prodotto/servizio o al rispetto di criteri elaborati
in accordo a specifiche norme di riferimento, come abbiamo visto per i Marchi
di tipo I, II e III.
Tra i marchi di settore maggiormente conosciuti vi sono l’Energy Star (gestito
dall’EPA statunitense), il Forest Stewardship Council, la certificazione Fiducia nel
tessile e molti altri.
Alcune di queste tipologie verranno esaminate nel corso della trattazione dei
capitoli successivi; in allegato a questa guida è disponibile una breve descrizione
dei maggiori esempi di marchi ed etichette ecologiche che si possono trovare sul
mercato.
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19
Capitolo II
L’Ecolabel è il solo marchio valido in tutti gli Stati membri dell’Unione europea
che promuove la certificazione ambientale volontaria di prodotti e servizi6.
È stato istituito nel 1992 con il Regolamento CEE n. 880/92, poi revisionato
dal Regolamento CE n. 1980/2000, sostituito dal Regolamento CE n. 66/2010
del 25 novembre 2009, in vigore dal 19 febbraio 2010.
I prodotti e servizi che, ottenendo il marchio Ecolabel, possono esibire il
fiore, simbolo facilmente riconoscibile da parte del consumatore, hanno un minor
impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita del prodotto rispetto a prodotti e
servizi dello stesso tipo in commercio, mantenendo comunque elevati standard
funzionali. I criteri ecologici che permettono l’attribuzione del logo derivano da
accurati studi scientifici e sono concordati tra tutti i Paesi dell’Unione europea:
sono basati su studi di valutazione scientifica dell’impatto ambientale del prodotto
in tutte le fasi del suo ciclo di vita, riguardano aspetti quali il consumo di energia,
l’inquinamento idrico e atmosferico, la produzione di rifiuti, la gestione sostenibile
del patrimonio boschivo, nonché l’inquinamento acustico e del suolo. A questi
parametri si aggiungono criteri prestazionali.
Una volta che i criteri vengono adottati a maggioranza qualificata dagli Stati
membri e dalla Commissione europea, hanno una validità compresa tra due e
cinque anni. Al termine di questo periodo, vengono riesaminati ed eventualmente
resi ancora più restrittivi, in funzione dell’evoluzione del mercato e dei progressi
scientifici e tecnologici, al fine di garantire che il prodotto etichettato presenti alte
performance sotto il profilo ambientale.
(6) Sono esclusi alimenti, bevande e medicinali.
Il marchio comunitariodi qualità ecologica:Ecolabel Europeo
Note
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Capitolo II
Il sistema di attribuzione del marchio è pubblico: non si tratta di
un’autocertificazione del fabbricante, ma la certificazione di qualità ecologica al
prodotto/servizio è controllata da un organismo esterno, pubblico e indipendente
sia dal fornitore che dall’acquirente. In Italia tale ruolo viene svolto dall’ISPRA
(Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in qualità di supporto
tecnico al Comitato Ecolabel-Ecoaudit, ossia l’organismo nazionale competente
per il rilascio del marchio.
L’ISPRA svolge anche attività di promozione e diffusione del marchio europeo
sul territorio nazionale.
2.1 Come si riconoscono i prodotti Ecolabel?
Il prodotto certificato Ecolabel europeo deve riportare sulla confezione,
sull’etichetta o sul libretto informativo, un logo di questo tipo:
Oppure, a discrezione del produttore, possono essere inseriti dei campi di
testo, il cui contenuto è specificato nei pertinenti criteri del gruppo di prodotti,
adottati dall’Unione europea, come nell’esempio sottostante.
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Il marchio comunitario di qualità ecologica:Ecolabel Europeo
Sul prodotto appare anche il numero di registrazione del marchio Ecolabel
UE. Tale numero adotta il seguente formato:
dove xxxx indica il paese di registrazione, yyy il gruppo di prodotti e zzzz il
numero assegnato dall’organismo competente.
Solo i prodotti e i servizi con il numero di registrazione e con il logo sopra
riportato sono i prodotti certificati Ecolabel europeo.
2.2 I numeri dell’Ecolabel Europeo7
In Italia, dal 1998 al 2008, sono state rilasciate 218 licenze Ecolabel, con
provvedimenti attualmente efficaci, per un totale di 3503 prodotti etichettati per
15 categorie di prodotti (indicati nel grafico n. 1).
La categoria di prodotto con il maggior numero di licenze Ecolabel in Italia
rimane comunque il “servizio di ricettività turistica” con 108 licenze, seguito da
quello relativo ai detergenti multiuso e per “servizi sanitari” (18 licenze) e ai
“prodotti tessili” con 13 licenze.
(7) Fonte: Guida Ecolabel 2008 – Aggiornamento 17.09.2008.
Note
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Capitolo II
Distribuzione del numero di licenze Ecolabel europeo in Italia
per gruppi di prodotti (aggiornamento sett. 2008)
Fonte: Settore Ecolabel - ISPRA
Grafico 1
AmmendantiSaponi, shampoo, balsami per capelli
Carta per copia e Carta graficaDetersivi per lavastoviglie
MaterassiCalzature
Coperture dure per pavimentiServizio di campeggio
Detersivi per bucatoProdotti vernicianti per interni
Detersivi per piattiTessuto carta
Prodotti tessiliDetergenti multiuso/servizi sanitari
Servizi di ricettività turistica
0234
778999101113
0 20 40 60 80 100 120
18108
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Il marchio comunitario di qualità ecologica:Ecolabel Europeo
Evoluzione delle licenze e dei Prodotti - Servizi Ecolabel europeo
in Italia (aggiornamento sett. 2008)
Fonte: Settore Ecolabel - ISPRA
Le elaborazioni grafiche mostrano un andamento positivo di crescita nel tempo
(1998-2008) sia per il numero totale di licenze Ecolabel rilasciate in Italia, che
per il numero di prodotti e servizi etichettati (grafico 2).
L’Italia detiene il primato tra gli Stati membri europei per il maggior numero di
licenze Ecolabel europeo rilasciate e attualmente in vigore (grafico 3).
La crescita delle licenze Ecolabel può essere rapportata alla maggiore visibilità
che sta assumendo il marchio tra i consumatori e all’aumento della “sensibilità
ambientale” delle aziende, dovuta a fattori quali la crescita del “mercato verde”,
concorrenza e incentivi.
Grafico 2
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 set. 2008
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
02 1 9 63
237491
657789
11401384
2474
3503
2 6 12 26 31 58 83 82 174 218
Numero prodottiNumero licenze rilasciate
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Capitolo II
Europa - Distribuzione del numero di licenze Ecolabel europeo
per Stato membro (aggiornamento sett. 2008)
Fonte: Commissione Europea DG ENV / G2/ EU Ecolabel
La ripartizione geografica delle licenze Ecolabel per l’Italia mostra una netta
prevalenza di licenze rilasciate al Nord (74%) seguito dal Centro (19%) e infine
dal Sud e Isole (6%).
Da notare poi che solo l’1% delle licenze è stato rilasciato all’estero (Francia)
(grafico 4). La regione italiana con il maggior numero di licenze Ecolabel totali
(prodotti e servizi) è il Trentino Alto Adige (67 licenze) seguita dalla Toscana
(32 licenze) e dall’Emilia Romagna (27 licenze).
Il Piemonte occupa la quarta posizione con un totale di 23 licenze (grafico 5),
assegnate a prodotti e servizi.
Grafico 3
250
200
150
100
50
01 1 1 1 1 2 3 3 6 6 8 8 8 10 11 16 18 20 21
37 4251
68
127
218
SK RO EE CY MT HU SI LV PL FI NO PT BE CZ NL IE GB GR SE ES AT DE DK FR IT
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Il marchio comunitario di qualità ecologica:Ecolabel Europeo
Ripartizione geografica delle licenze Ecolabel europeo in Italia
(aggiornamento sett. 2008)
Fonte: Settore Ecolabel - ISPRA
Distribuzione regionale delle licenze Ecolabel europeo in Italia
(aggiornamento sett. 2008)
Fonte: Settore Ecolabel - ISPRA
Grafico 4
Grafico 5
Nord 74%Centro 19%Sud-Isole 6%Estero 1%
0
10
Trentin
o Alto
Adige
Toscan
a
Emilia
Romagn
a
Piemont
e
Lombar
diaVen
etoLig
uria
Sardeg
naUmbria Laz
ioAbr
uzzo
Sicilia
Calabr
iaEste
roMarc
he
Friuli V
enezia
Giulia
Puglia
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30
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70
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Capitolo II
Il primato italiano8 tuttavia deve essere letto con estrema attenzione e
collocato in una giusta prospettiva. Infatti, se si considera la situazione negli altri
Paesi europei in cui esiste anche un Ecolabel nazionale, il nostro primato viene
fortemente ridimensionato.
Ecolabel a confronto
Paese Ecolabel Europeo Ecolabel nazionale Tot.Germania 44 10.000 10.044Regno Unito 13 1.400 1.413Svezia 19 1.000 1.019Repubblica Ceca 9 360 369Ungheria 2 314 316Spagna 32 194 226Italia 218 0 218Paesi Bassi 14 100 114
Dalla tabella risulta che la leadership spetta in realtà alla Germania, mentre
l’Italia è solo al settimo posto.
Si vede pertanto che, a fronte di una richiesta in Italia di certificazione Ecolabel,
l’offerta (28 criteri Ecolabel contro 81 dell’Angelo Azzurro9) non è sufficiente
proprio per la mancanza di una certificazione nazionale che complementi quella
europea.
(8) “L’Ecolabel Europeo e la necessità di un Ecolabel italiano” di Alberto G. Pincherle su Il Chimico Italiano – n. 6 nov/dic 2008.
(9) L’Ecolabel nazionale tedesco. Si veda l’Allegato 1 “I marchi ecologici”.
Tabella 1
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Il marchio comunitario di qualità ecologica:Ecolabel Europeo
A questo si aggiunga che l’Ecolabel europeo non è sempre in grado di
sopperire alla sempre crescente richiesta di certificazione ambientale di prodotti e
servizi da parte dell’Italia, quindi, per soddisfare la sempre maggiore domanda,
alcuni ritengono che potrebbe essere utile adottare un Ecolabel nazionale, come
hanno già i grandi Paesi dell’UE.
Questo potrebbe ampliare il campo di azione anche nei confronti dei prodotti
alimentari, preparati e dei prodotti della pesca. La presenza di un Ecolabel
italiano potrebbe essere una soluzione, tramite la chiara definizione del singolo
prodotto e delle sue caratteristiche, per la tutela dei prodotti alimentari tipici
italiani troppo spesso oggetto di copie (parmigiano, vino, pasta).
2.3 Prodotti e servizi certificati Ecolabel Europeo in Italia: alcuni esempi
di categorie10
Dalla nascita dell’Ecolabel, oltre 300 prodotti di uso quotidiano hanno
ottenuto il marchio.
Attualmente l’Ecolabel può essere assegnato a 23 gruppi di prodotti che
corrispondono a 6 grandi settori produttivi e a un’attività di servizi.
L’elenco aggiornato dei prodotti/servizi o dei titolari del marchio è disponibile
su internet all’indirizzo http://www.eco-label.com/italian alla voce Categorie di
Prodotti.
(10) Le informazioni e le caratteristiche dei prodotti di seguito analizzati ripor-tano quanto indicato nella documentazione divulgativa Ecolabel e disponibile all’indirizzo http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/it-it/Ecolabel/
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Capitolo II
2.3.1 Prodotti tessili
Il marchio si applica a tutti i prodotti tessili, compresi i capi di abbigliamento
tessile, i filati e tessuti, i prodotti tessili per interni e per la casa (tende, tovaglie,
asciugamani), a esclusione dei rivestimenti per pavimenti.
L’impatto ambientale dei prodotti tessili è maggiore nelle fasi in cui le fibre e
i tessuti vengono tinti e trattati per dare loro l’aspetto finale: candeggio, tintura,
stampa e finissaggio.
Tutti i tessuti possono ottenere l’Ecolabel, a prescindere dal colore e dal tipo
di fibra, sintetica o naturale.
Per ottenere l’Ecolabel, i fabbricanti di prodotti tessili devono dimostrare che
l’emissione nell’acqua di sostanze a base di cloro, metalli o tinte nocive per la
salute e per l’ambiente è molto limitata.
I requisiti ambientali sono periodicamente revisionati (ogni 3/5 anni circa) e
resi più restrittivi per favorire il miglioramento continuo della qualità ambientale del
prodotto. Inoltre, il marchio Ecolabel è limitato a quei prodotti tessili che, in seguito
ad appositi test, dimostrino di non restringersi con il lavaggio, che i colori non
sbiadiscano durante il lavaggio o l’asciugatura e che resistano allo sfregamento
e al sudore.
In generale, il fiore sul prodotto tessile indica che:
• durante la produzione delle fibre è limitato l’uso di sostanze nocive per
l’ambiente acquatico e l’atmosfera
• il rischio di reazioni allergiche è ridotto
• il prodotto non si restringe più dei prodotti normali
• la solidità delle tinte al lavaggio, allo sfregamento a secco e alla luce è
equivalente a quella dei prodotti convenzionali.
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Il marchio comunitario di qualità ecologica:Ecolabel Europeo
Criteri tecnici: Le prove seguenti devono essere eseguite su filati tinti, sui tessuti
finali e sul prodotto finito: • variazioni dimensionali nel lavaggio e asciugamento: non deve
essere superiore all’ 8% per maglieria, all’8% per la biancheria da casa in spugna, al 6% per gli altri prodotti tessili. Al 2% per le tende e i tessili da arredamento sfoderabili e lavabili
• solidità delle tinte al sudore (acido, alcalino), al lavaggio, allo sfregamento a umido, allo sfregamento a secco, alla luce.
Per avere cura in modo ecologico degli abiti: • seguire le istruzioni per il lavaggio e l’asciugatura indicate dal
produttore sull’etichetta• scegliere preferibilmente detersivi e lavatrici con il marchio Eco-
label• usare la quantità di detersivi raccomandata dal produttore.
2.3.2 Calzature
Il marchio si applica a tutte le categorie di calzature, comprese le calzature
sportive, da lavoro, da città per bambino, uomo e donna, le calzature tecniche
resistenti al freddo, casual, moda e per ambienti interni.
Tutte le calzature possono ottenere il marchio Ecolabel, purché, ovviamente,
rispettino rigorosi criteri ecologici e a condizione che i residui di pesticidi e di
sostanze chimiche siano inferiori a determinati valori.
Anche le calzature, per ottenere il marchio, sono testate per verificarne la
resistenza all’acqua, allo strappo e all’abrasione della suola.
In generale, il fiore sul prodotto indica:
• una riduzione al minimo del rischio di reazioni allergiche a determinate
sostanze chimiche
• il contenimento dell’inquinamento idrico e atmosferico durante il processo
produttivo
• l’uso di imballaggi di vendita costituiti da materiale riciclato
• una resistenza almeno equivalente a quella delle calzature tradizionali.
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Capitolo II
Criteri tecnici: Le calzature da lavoro e di sicurezza devono recare il marchio CE.Per le altre calzature devono essere verificati, mediante opportune
prove, i seguenti parametri: • resistenza alle flessioni ripetute della tomaia• capacità all’incollaggio della tomaia• resistenza allo strappo della tomaia• resistenza alle flessioni ripetute della suola, all’abrasione della suola• capacità all’incollaggio della suola• assorbimento e deassorbimento di acqua dal sottopiede.Per le calzature tecniche resistenti al freddo: • resistenza all’acqua della suola• resistenza all’acqua della tomaia. Per avere cura in modo ecologico delle calzature: • farle riparare finché è possibile• non trattare le calzature con sostanze impermeabilizzanti se già
sono state trattate durante la fabbricazione.
2.3.3 Detergenti per la casa
Il fiore può essere assegnato a tutti i detergenti destinati alla pulizia di routine
di superfici quali pavimenti, muri, soffitti e finestre e alla rimozione di sporcizia e
depositi in lavanderie, bagni, docce, toilet e cucine.
Non è invece previsto per i prodotti destinati a usi speciali, quali ad esempio
quelli di dosaggio automatico, come i prodotti per le cisterne dei WC, i prodotti
per rimuovere le incrostazioni di calcare o i disinfettanti.
In generale il fiore sul prodotto indica che:
• riducono o prevengono i rischi per l’ambiente e la salute dell’uomo dovuti
all’impiego di sostanze pericolose
• non contengono determinate sostanze pericolose dannose per l’ambiente
acquatico
• sono altamente biodegradabili
• utilizzano una minore quantità di imballaggi
• garantiscono almeno la stessa efficacia dei prodotti convenzionali.
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Il marchio comunitario di qualità ecologica:Ecolabel Europeo
Criteri tecnici: • per i detergenti multiuso e per i detergenti delle cucine, deve
essere testata, da parte del produttore, l’azione sgrassante• per i detergenti di servizi sanitari e per finestre, deve essere testata,
da parte del produttore, sia l’azione sgrassante che anticalcare• al personale addetto alle pulizie deve essere offerta una for-
mazione sui detergenti per usi professionali, incluse istruzioni dettagliate sulle diluizioni, utilizzo ed eliminazione del prodotto e sull’uso delle necessarie attrezzature.
Per un uso dei detergenti rispettoso dell’ambiente: • seguire le raccomandazioni sul dosaggio riportati sull’imballaggio • per i detergenti multiuso: l’esatta dose raccomandata• per i detergenti concentrati per le pulizie dei servizi sanitari:
l’indicazione che è sufficiente utilizzare il prodotto in quantità ridotta.
La dose consigliata consente di risparmiare e ridurre al minimo l’im-patto ambientale.
2.3.4 Carta per copia
Il marchio si applica alla carta in fogli o in rotoli di vari formati utilizzata per
stampanti, fax o fotocopiatrici.
Ogni cittadino europeo ogni anno consuma in media 7 chilogrammi di carta
per stampare, copiare, scrivere o disegnare: se per molti versi la carta riciclata è
da preferire alla carta vergine dal punto di vista ambientale, anche nel processo
di riciclaggio viene consumata energia e vengono emesse nell’aria e nell’acqua
sostanze inquinanti.
In realtà tutto dipende dal modo in cui la carta è prodotta: il marchio Ecolabel
garantisce un forte contenimento delle emissioni di inquinanti nell’acqua e
nell’atmosfera.
Il fiore sul prodotto in carta indica:
• l’utilizzo di fibre riciclate o di fibre vergini provenienti da foreste a gestione
sostenibile, cioè nel rispetto e protezione della biodiversità, con l’impiego
di piante locali, ecc.
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Capitolo II
• la limitazione delle emissioni di anidride carbonica e di zolfo nell’aria
durante il processo
• la riduzione dell’emissioni inquinanti nelle acque durante il processo.
L’imballaggio del prodotto deve recare chiare informazioni sui vantaggi
ambientali del marchio di qualità ecologica e sui comportamenti che salvaguardano
l’ambiente.
Criteri tecnici Il marchio Ecolabel è limitato a quelle carte per copia che, in segui-to a appositi test, dimostrino di:• non aver impiegato gas cloro come sbiancante• presentare sostanze chimiche classificate come molto tossiche o
tossiche per gli organismi acquatici e in grado di causare effetti negativi sull’ambiente acquatico inferiore allo 0,1% in peso.
Per un uso della carta rispettoso dell’ambiente: Il consumatore può aiutare l’ambiente attraverso piccole azioni quo-
tidiane come, per esempio, utilizzare la parte non stampata del foglio per bozze o stampe non importanti.
2.3.5 Servizi di ricettività turistica e campeggi
Dal primo maggio 2003, data di entrata in vigore dei criteri per il Servizio
di ricettività turistica (2003/287/CE), le strutture ricettive possono ottenere
questo riconoscimento di eccellenza ambientale del servizio offerto. In base alla
decisione della Commissione europea (2005/338/CE), poi, anche i campeggi
possono ottenere il marchio Ecolabel.
Sono sempre più numerose le strutture ricettive che scelgono il marchio
Ecolabel Europeo, come dimostra il trend di crescita del numero di licenze
concesse (grafico 6).
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Il marchio comunitario di qualità ecologica:Ecolabel Europeo
Trend di crescita del numero di licenze Ecolabel europeo
rilasciate in Italia per il Servizio di ricettività turistica
(aggiornamento settembre 2008)
Fonte: Settore Ecolabel - ISPRA
Attualmente (settembre 2008) in Italia vi sono 108 servizi di ricettività turistica
e 9 servizi di campeggio che hanno ricevuto il marchio Ecolabel.
Le strutture ricettive che hanno ottenuto il marchio Ecolabel europeo comunicano
l’eccellenza ambientale del proprio servizio offerto in termini di efficienza
energetica, risparmio idrico, riduzione nella produzione dei rifiuti e nell’uso
di sostanze chimiche, utilizzo di prodotti tipici locali e biologici, educazione e
sensibilizzazione della clientela a comportamenti più compatibili con l’ambiente,
tutto questo a parità di comfort e servizi offerti.
I vantaggi per le imprese turistiche che si avvalgono del marchio sono relativi
all’utilizzo di un riconoscimento ufficiale su tutto il territorio europeo, che esprime
l’alta qualità ambientale del servizio offerto: il marchio, riconosciuto dai turisti,
0
20
2004
2
2005
16
2006
22
2007
79
set. 2008
108
40
60
80
100
120
Grafico 6
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Capitolo II
garantisce che al servizio offerto corrisponda un’alta efficienza ambientale
riconosciuta a livello europeo.
Per i consumatori-turisti, molto spesso confusi e disorientati da numerose e
diverse iniziative non confrontabili e prive di adeguata trasparenza, è garanzia
di qualità ambientale oltre che di qualità intrinseca del bene o del servizio e offre
la possibilità di effettuare scelte consapevoli di beni e servizi a ridotto impatto
ambientale.
L’elenco dei servizi di ricettività turistica che hanno ottenuto il marchio Ecolabel
europeo è disponibile al sito www.eco-label.com/italian alla voce Prodotti/
servizi, selezionando la categoria Servizi turistici.
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Capitolo III
Ogni anno il disboscamento illegale in aree come il bacino amazzonico,
l’Africa centrale e il Sudest asiatico, è responsabile della distruzione di milioni di
ettari di foresta; una larga parte di quello stesso legname è poi utilizzata in Europa
per la produzione di legname da costruzione, compensato e mobili.
Il disboscamento illegale non è solo causa di importanti conseguenze
ambientali, poiché accelera la deforestazione, la perdita della biodiversità e
i cambiamenti climatici, ma anche di tipo sociale perché priva le popolazioni
indigene e locali di risorse e posti di lavoro ed incentiva la corruzione e la
criminalità organizzata, che spesso utilizzano i suoi proventi per finanziare conflitti
regionali.
Finora l’Unione europea si è limitata a promuovere interventi su base volontaria
per ridurre il disboscamento illegale. Una nuova proposta legislativa impone ora
agli importatori di adottare determinate misure per assicurarsi della provenienza
legale del legno. La normativa si applicherebbe anche ai produttori di legname
dell’UE: pratiche di disboscamento illegale sono state infatti riscontrate anche in
alcuni Paesi europei11.
Su base volontaria, un primo tipo di certificazione, quella della Gestione
Forestale Sostenibile (GFS), riguarda la gestione di una proprietà forestale,
condotta rispettandone la biodiversità, produttività, capacità di rinnovazione,
vitalità, mantenendone le caratteristiche ecologiche, economiche e sociali a livello
locale, nazionale e globale senza danneggiare altri ecosistemi.
(11) http://ec.europa.eu/news/environment/081017_1_it.htm
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Capitolo III
Il legname o la fibra che ne deriva viene marchiato: è quindi commerciabile
come proveniente da boschi gestiti in modo sostenibile.
Il legname e la cellulosa proveniente da pioppeti e foreste certificate GFS
per la corretta gestione forestale, poi, deve rimanere rintracciabile nelle varie
fasi delle successive lavorazioni, sino al prodotto finito: questo secondo tipo di
certificazione viene denominato catena di rintracciabilità (Chain of Custody –
CoC).
Se il tipo di manufatto rispetta le condizioni della catena di rintracciabilità,
anch’esso sarà riconoscibile dal consumatore finale attraverso un apposito
marchio: nessun legname proveniente da fonti non sicure (per esempio da
abbattimento illegale o da aree protette) potrà entrare nella catena dei prodotti
certificati.
La certificazione forestale porta con sé vantaggi di tipo economico per un
proprietario forestale o per un’azienda di lavorazione del legno e della carta: con
una giusta informazione il consumatore finale potrà essere orientato all’acquisto
di un prodotto certificato, anche se di prezzo maggiore rispetto ad altri prodotti
equivalenti.
Le certificazioni volontarie nel settore legno-arredo più comunemente utilizzati
nella realtà italiana ed europea sono:
• FCS (Forest Stewardship Council)
• PEFC (Pan-European Forest Certification Council)
• Catas Quality Award
• Pannello Ecologico.
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3.1 Forest Stewardship Council (FSC)
Il Forest Stewardship Council (Comitato per la Gestione del Patrimonio Forestale) è una Organizzazione Non Governativa (ONG) internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, creata nel 1993 in Canada, con sede centrale a Bonn, in Germania.
FSC12 è costituita da gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene,
associazioni di consumatori, proprietari forestali, tecnici, enti di certificazione,
industrie di prima lavorazione, trasformazione e commercializzazione del legno
che collaborano per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo.
L’organizzazione interna prevede la ripartizione in tre Camere: una rappresenta
gli interessi ambientali, una quelli sociali, una quelli economici. Il potere di voto
dei membri è equamente distribuito tra le Camere, in modo da bilanciare gli
interessi dei Paesi del sud del mondo rispetto a quelli del nord.
Lo scopo prioritario di FSC infatti è quello di realizzare una gestione
ambientale delle foreste e delle piantagioni che preservi l’ambiente naturale,
rispettando i principi dello sviluppo sostenibile, regolamentando, per esempio,
aspetti quali l’uso di pesticidi, l’uso di organismi geneticamente modificati, la
tutela dei diritti dei lavoratori, la conservazione delle foresta di grande valore, ma
che possa anche essere economicamente e socialmente utile per i lavoratori e le
popolazioni locali.
L’FSC è un ente di accreditamento: non effettua attività di certificazione, ma ha
sviluppato un sistema di certificazione indipendente, per il settore foresta-legno,
basato su “Principi e Criteri” di buona gestione, per una gestione ecocompatibile
nonché economicamente e socialmente corretta del patrimonio forestale.
(12) http://www.fsc-italia.it
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Capitolo III
Un prodotto (legnoso e non) marchiato FSC, dimostra che il legno con cui è
realizzato proviene da una foresta controllata e valutata in maniera indipendente
e che sono rispettati i Principi e Criteri di buona gestione forestale sviluppati da
FSC, riconosciuti a livello internazionale.
È importante sottolineare che la certificazione, a cui possono aderire tutte
le aziende che prendono parte alla filiera del legno (dalle aziende forestali di
produzione di legname, fino alle aziende di trasformazione e realizzazione del
prodotto finito), è rigorosamente concessa solo da organismi accreditati dall’FSC
e indipendenti.
Scegliendo aziende e prodotti certificati FSC, i consumatori spingono i
produttori e le industrie ad adottare comportamenti più responsabili, contribuendo
nel concreto a un uso sostenibile delle risorse forestali del pianeta.
3.1.1 Il gruppo FSC Italia
Il gruppo FSC Italia, costituitosi nel mese di ottobre 2001, è un’associazione
di volontariato, senza fini di lucro, che si rifà all’FSC internazionale e si
configura come Gruppo di Lavoro Nazionale, volto a stimolare la diffusione e
la certificazione FSC su scala locale, incoraggiando la partecipazione di tutti gli
interessati alla gestione delle risorse forestali.
Nella sua struttura e funzionamento, il Gruppo FSC Italia rispecchia tutti i
meccanismi FSC Internazionale che permettono di dare voce, in maniera
equilibrata, tanto alle istanze ambientaliste che a quelle sociali e degli interessi
economici.
Tra i membri della Camera Ambientale vi sono organizzazioni quali il Wwf-
Italia, Greenpeace Italia e Legambiente, nonché Enti di ricerca quali l’Accademia
Italiana di Scienze Forestali.
Tra quelli della Camera Economica vi sono associazioni di aziende,
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organizzazioni quali confCooperative, AIAB (l’Associazione Italiana Agricoltura
Biologica), AIEL (l’Associazione Italiana per l’Energia del Legno), Enti di
certificazione.
Tra i membri della Camera Sociale, infine, vi sono sindacati come FeNEal-UIL,
consorzi di lavoratori boschivi come Co.L.A.For (Consorzio Lavori Agro-Forestali)
e A.V.E. (Consorzio Appennino Vivo Europa), organizzazioni come Amnesty
International, Enti per la cooperazione allo sviluppo.
3.1.2 Cosa accade al legno: dalla foresta al negozio
Le foreste certificate FSC forniscono legno che sarà messo in commercio con
il relativo marchio di certificazione; questo verrà trasformato in prodotti a base di
legno o derivati (come per esempio la cellulosa per la carta), a loro volta certificati
FSC. Perché ciò avvenga, il materiale legnoso dovrà rimanere rintracciabile
durante tutte le successive fasi di lavorazione e trasformazione del prodotto e i
passaggi commerciali a esse collegati (a partire dall’arrivo dei tronchi in segheria,
fino alla produzione di semi-lavorati – pannelli, compensati, ecc. – e fino al
prodotto finito – mobile, pavimento, utensile, carta, ecc).
Per questo motivo, ogni singola impresa che prende parte alla lavorazione di
quel prodotto, garantisce la rintracciabilità (CoC, Chain of custody) del materiale
legnoso certificato FSC al suo interno, certificata da organismi indipendenti (Enti
di certificazione) valutati, accreditati e controllati da FSC.
Con il certificato di rintracciabilità (CoC), le aziende del settore legno e i
commercianti possono usare il marchio FSC sui propri prodotti.
Il codice di rintracciabilità è riportato in etichetta insieme al marchio, la prima
sigla identifica l’ente di certificazione che ha rilasciato il certificato, la seconda
sigla è CoC, la terza sigla è un numero identificativo.
È possibile chiedere conferma del codice direttamente a FSC.
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Ad oggi il marchio FSC compare su oltre 3 milioni di prodotti nel mondo,
appartenenti a differenti tipologie: mobili e arredi per interni e esterni, utensili
da cucina, carta da cucina, fazzolettini di carta, rivestimenti e pavimentazioni,
cornici e moltissimi altri, compresi alcuni prodotti forestali non legnosi (gomma,
noci, ecc.) tutti coperti con copyright, regolamentati e tutelati dallo stesso FSC.
Nel nostro Paese, le certificazioni FSC emesse hanno raggiunto nel 2004
quota 100, raddoppiando di numero nell’ottobre del 2007, per arrivare a
raggiungere e superare quota 400 all’inizio di aprile 2009.
FSC ha diverse opzioni di marchio:
Etichetta FSC-puroGruppi di prodotti fabbricati con il 100% di materiale proveniente da foreste certificate interamente conformi alle norme ambientali e sociali FSC.
Etichetta FSC-riciclatoGruppi di prodotti fabbricati con il 100% di materiale riciclato, che cioè contengono solo fibra di legno riciclata post-consumo o in conformità con gli standard FSC.
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Etichetta FSC-mistoLe possibili etichettature da fonti miste prevedono le seguenti combinazioni:a. gruppi di prodotti provenienti da foreste gestite
in modo corretto e da altre origini controllate e ottenuti da legno o fibre riciclate
b. gruppi di prodotti provenienti da foreste gestite in modo corretto e da altre origini controllate
c. gruppi di prodotti provenienti da foreste gestite in modo corretto e ottenuti da legno o fibre riciclate.
3.2 Certificazione forestale PEFC
Lo schema PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification Scheme, Programma per il riconoscimento di schemi nazionali di Certificazione Forestale), nasce nel 1998 come esigenza di proprietari forestali e dell’industria del legno europei per facilitare il reciproco riconoscimento degli schemi di certificazione forestale nazionali.
A ottobre 2008 risultano certificati oltre 204 milioni di ettari di foresta per
lo più in Finlandia, Canada, Stati Uniti, Norvegia, Svezia, Germania, Francia
e Austria. Oltre a questi Stati, insieme ad altri 10 europei, si segnala l’adesione
degli schemi certificativi di Brasile, Cile, Gabon, Russia e Australia.13
L’Italia ha raggiunto (a febbraio 2009) la quota di 704.170,961 ettari
certificati (+6% rispetto a dodici mesi prima) e sono 164 le aziende che utilizzano
il marchio PEFC (+60% rispetto all’anno precedente)14.
(13) Il Sistema PEFC e la certificazione forestale del legno in Italia di Antonio Brunori (Segretario PEFC Italia) – ottobre 2008.
(14) È boom di certificazione forestale, crescono le aziende e la superficie – Agricoltura italiana on line 25.03.09.
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Capitolo III
Lo schema PEFC, presente in Europa dal 1999, è stato fondato in Italia nel
2001 da 45 soci, tra cui Federforeste, secondo le regole definite dal Consiglio
PEFCC, “Pan-European Forest Certification Council” (Consiglio Pan-Europeo per
la Certificazione Forestale).
Il Consiglio PEFCC è un’associazione indipendente, no profit e non
governativa, la cui Segreteria Generale ha sede in Lussemburgo.
È costituito da 31 Paesi europei membri, con il ruolo di riconoscere e
accreditare gli schemi nazionali di certificazione forestale; per questo motivo è
richiesta l’organizzazione di un Ente di Gestione a livello nazionale.
In Italia questo Ente di Gestione è rappresentato da proprietari forestali, gruppi
ambientalisti, industrie della carta, enti locali e nazionali, federazioni, sindacati
e più in generale da tutti quei soggetti interessati alla gestione forestale
sostenibile.
I criteri e gli indicatori proposti dal PEFC servono ad individuare uno
strumento europeo idoneo a rispondere alle differenti necessità di ogni singolo
Paese membro, ma anche a fornire ai proprietari forestali uno strumento che
possa consentire una gestione ecologicamente appropriata, ma anche mirata al
conseguimento di benefici sociali ed economicamente valida15.
È possibile certificare PEFC sia la foresta/piantagione che il prodotto finito,
grazie all’azione su due livelli:
1. Certificazione Forestale: per le imprese e gli enti che gestiscono la foresta/
piantagione e che applicano una gestione forestale corretta e sostenibile, sia dal
punto di vista ecologico che economico e sociale, conforme ai criteri stabiliti dallo
schema PEFC.
(15) http://www.pefc.it/certificazione.asp.
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2. Certificazione di rintracciabilità (CoC): per le Aziende che utilizzano e
trasformano la materia prima già certificata PEFC e realizzano il prodotto finito
o i relativi componenti. Tale certificazione attesta che la materia prima utilizzata
(legname, pannelli o carta) proviene da foreste certificate PEFC.
Grazie alla possibilità di porre sul prodotto il logo PEFC è possibile:
• garantire agli acquirenti dei prodotti del legno e della carta la certezza di
favorire le attività forestali sostenibili
• promuovere e rafforzare l’immagine positiva dell’attività forestale e del
legno come materia prima rinnovabile
• promuovere la gestione forestale sostenibile attraverso la certificazione di
una parte terza indipendente.
Il logo PEFC si presenta associato al ciclo di Mobius (vedi paragrafo 1.2.2)
quando, per la realizzazione del prodotto finito, sono state utilizzate materie prime
riciclate PEFC, con relativa indicazione della percentuale di materiale riciclato:
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3.3 I sistemi di certificazione FSC e PEFC a confronto
FSC PEFCAnno 1993 1998Ambito Internazionale EuropeoSettori Foreste e legno Foreste e legnoIniziatori e sostenitori
ONG ambientaliste e parti sociali Proprietari forestali, industrie, associazioni private e Pubbliche Amministrazioni
Norme di riferimento Standard FSC (anche nazionali) Linee guida pan-europee (anche standard nazionali)
Finalità Promuovere in tutto il mondo una gestione delle foreste e delle piantagioni che tuteli l’am-biente naturale e che sia utile anche per lavoratori e popola-zioni locali e valida dal punto di vista economico, in linea con lo sviluppo sostenibile.
Intesa delle parti interessate all’implementazione della ge-stione forestale sostenibile e della rintracciabilità del legname certificato. Promuovere la gestione delle foreste e piantagioni in equilibrio tra economia, ecologia e impatto sulla società.
Certificazione Enti di Certificazione accreditati direttamente.Certificati aziendali e di gruppo, per sopperire agli alti costi di certificazione.
Enti di certificazione accreditati da parte di Enti Nazionali (SIN-CERT).Certificazioni Regionali.Costi di certificazione più limi-tati, in modo da poter essere applicabili anche a piccole realtà aziendali.
Certificazione della gestione forestale e della catena di custo-dia (CoC)
Sì, basata sulla separazione dei prodotti certificati.
Sì, per prodotti divisi in tre cate-gorie riconoscibili da due loghi e da diciture differenti in base a percentuali di materiali di cui sono composti.
Visite periodiche di ispezione
Sì. Sì.
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Limitazioni relative alle piantagioni dove sorgeranno (sorgevano) foreste naturali
Il legno proveniente da pianta-gioni realizzate in luoghi dove sorgevano foreste naturali (e se la conversione è avvenuta dopo novembre 1994, anno dell’en-trata in vigore degli standard FSC) non può essere classificato come legno controllato, a meno che non sia data adeguata evi-denza del fatto che l’attuale gestore della piantagione non ha alcuna responsabilità, diretta o indiretta, per tale conversione.
Non ci sono limitazioni di sorta, purché la gestione delle pianta-gioni sia fatta in maniera corret-ta e con il massimo rispetto della legge.
3.4 Catas Quality Award
Il CATAS16, l’Istituto italiano di ricerca applicata e laboratorio di prove nel settore del legno e dell’arredo, è stato istituito nel 1969, con la finalità di migliorare la qualità dei prodotti delle imprese italiane del legno, del mobile e dell’arredamento e dei settori ad essi collegati, partendo dal loro sviluppo tecnologico.
Dall’anno 1993 è stato istituito il marchio “CATAS QUALITY AWARD” (CQA),
rilasciato dal CATAS stesso come parte terza indipendente.
La certificazione CATAS è volontaria e si basa su limiti e requisiti tecnici che
in molti casi sono richiesti anche dalla normativa in vigore.
Le aziende che richiedono la certificazione di prodotto CATAS sono sottoposte
a due visite ispettive annuali per la valutazione del processo produttivo e
organizzativo aziendale, mentre i prodotti devono essere sottoposti a una serie di
controlli e prove di laboratorio:
(16) Fonte: Centro ricerche-sviluppo e laboratorio di prove settore legno-arredo - http://www.catas.it
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• periodiche da parte di CATAS, in occasione delle visite ispettive
• continue da parte dell’azienda, inviando una volta al mese le analisi a
CATAS.
È per questo che la certificazione di prodotto CATAS non si riferisce soltanto
al singolo campione, ma al processo produttivo nel suo insieme. In questo modo
si riducono notevolmente le possibilità di realizzazione di prodotti non conformi,
e, al tempo stesso, grazie al continuo controllo da parte del CATAS, si favorisce
il miglioramento dei prodotti.
La certificazione CATAS si può applicare su diverse tipologie di prodotto della
filiera legno-arredo:
• materie prime (pannelli grezzi a base di legno, cicli di verniciatura)
• semilavorati (pannelli nobilitati, profili lamellari)
• componenti (superfici di mobili domestici, ante da cucina)
• mobili (letti e materassi).
L’attività di certificazione è presieduta dal Comitato di Certificazione, nominato
dal Consiglio di Amministrazione del CATAS.
Tra le diverse certificazioni CATAS, vogliamo segnalare la certificazione CQA
– Formaldehyde che contraddistingue i pannelli derivati dal legno, grezzi o
rivestiti, a basso contenuto o emissione di formaldeide.
La formaldeide, una sostanza chimica pericolosa per la salute dell’uomo,
per i suoi possibili effetti a breve e lungo termine sull’apparato respiratorio,
è comunemente impiegata per la preparazione di resine utilizzate per la
realizzazione di diverse tipologie di pannelli. Tali resine, col tempo, rilasciano
la formaldeide nell’ambiente e quindi nelle camere delle abitazioni e dei luoghi
di lavoro.
Dal 2006 CATAS ha sviluppato il nuovo protocollo di certificazione CQA –
Formaldehyde **** (4 stelle) per i pannelli di particelle e di fibra, sia grezzi che
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nobilitati, il quale richiede che i pannelli soddisfino sia i limiti europei, sia i limiti
giapponesi, più rigorosi di quelli europei17.
3.5 Pannello ecologico
Il Consorzio Pannello Ecologico è un’associazione di aziende che hanno scelto di produrre pannelli prodotti esclusivamente con legno riciclato al 100%, proveniente da pallets, residui di lavorazione, cassette da frutta e altri imballaggi, trucioli, mobili vecchi, potatura di alberi.
Per la produzione di Pannelli Ecologici non è abbattuto nessun albero. Il
Consorzio infatti considera il legno come risorsa preziosa da recuperare
e riciclare: grazie al riciclaggio, il Consorzio, salva più di 10.000 alberi al
giorno18 e al tempo stesso libera il legno dalle discariche dove confluiscono circa
3-4 milioni di tonnellate di legno usato ogni anno.
Il legno in ingresso deve garantire le medesime prestazioni di un legno non
riciclato: per questo motivo è sottoposto a rigorosi controlli, da parte di laboratori
di analisi accreditati, che ne verificano le caratteristiche chimico-fisiche nel rispetto
dei più elevati standard di sicurezza. Le aziende aderenti al Consorzio produttrici
di articoli per l’infanzia e di giocattoli, oltre ai medesimi controlli analitici, hanno
adottato volontariamente limiti di autocontrollo più severi di quelli previsti dalle
norme europee relative (CR 13887 Articoli per l’infanzia EN 71-3 Sicurezza dei
giocattoli).
(17) La legge giapponese n. 34 del 1 luglio 2003 stabilisce una classificazio-ne dei pannelli per quantità di formaldeide emessa, sulla base della quale vengo-no fissati limiti alla quantità di pannelli utilizzabili in un determinato ambiente, in rapporto al suo volume e caratteristiche, ad esempio il ricambio d’aria.
(18) http://www.pannelloecologico.com/it/
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Dopo il superamento di tutte le verifiche di sicurezza, il legno in ingresso
è pulito e selezionato: da queste operazioni si ottiene il legno puro, che verrà
lavorato per la produzione del pannello.
Tutte le aziende Consorziate Pannello Ecologico devono:
• possedere la certificazione di qualità del loro sistema di gestione
aziendale secondo le norme ISO 9001, che attesta l’utilizzo esclusivo di
legno post-consumo nella produzione del Pannello Ecologico
• avere ottenuto il CATAS Quality Award (vedi paragrafo 3.4), che attesta
la rispondenza del Pannello Ecologico alle normative europee in fatto di
emissione di formaldeide, sia per il prodotto grezzo che per il prodotto
nobilitato (rivestito con le carte decorative)
• avere la certificazione FSC 100% Riciclato (vedi paragrafo 3.1) rilasciata
dal Forest Stewardship Council, che attesta l’utilizzo esclusivo di legno
post-consumo nella produzione del Pannello Ecologico
• essere in possesso della scheda tecnica del Pannello Ecologico.
Inoltre, nel processo di realizzazione del prodotto finito, grazie ad un impegno
costante di ricerca, sono tenuti sotto controllo gli aspetti ambientali derivanti dalle
diverse fasi produttive: le emissioni in aria, limitate dall’adozione di filtri per le
polveri e le sostanze organiche, sono tenute costantemente sotto controllo da
piani analitici di monitoraggio periodico; gli scarti in ferro, plastica, carta e
vetro presenti nel legno in ingresso sono inviati ad aziende per il riciclaggio del
materiale, mentre il legno di scarto è inviato a impianti di termovalorizzazione che
producono energia utile per il medesimo ciclo produttivo.
La scelta di un mobile deve diventare quindi una scelta ecosostenibile che non
si esaurisce con l’acquisto, ma continua anche dopo che il mobile ha esaurito
la sua funzione, attraverso il riciclaggio e la realizzazione di un nuovo mobile.
Il marchio Pannello Ecologico garantisce al consumatore finale che il mobile da
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lui acquistato soddisfa queste caratteristiche perché è stato realizzato nel pieno
rispetto dell’ambiente.
3.5.1 Leb e Idroleb19
LEB e la versione impermeabile all’acqua IDROLEB, certificano il Pannello Ecologico realizzato al 100% con materiale legnoso post-consumo, certificato FSC (Forest Stewardship Council, vedi paragrafo 3.1) e con valori di emissioni di formaldeide inferiori ai limiti imposti dal regolamento F**** (Formaldeide **** 4 stelle - vedi paragrafo 3.4).
Come già detto (paragrafo 3.4), la formaldeide è utilizzata comunemente nella
realizzazione dei pannelli in legno. Il limite attuale di emissioni di formaldeide da
manufatti in legno in Europa è fissato a 0,1 ppm (parti per milione) e il pannello
corrispondente è chiamato E1.
In Giappone la classificazione delle emissioni è in funzione della destinazione
d’uso del prodotto: i pannelli vengono classificati da F* (1 stella) a F**** (4
stelle).
In California, lo Stato americano più sensibile in materia di ecologia e salute,
è stata emanata una legge che stabilisce che, entro il 2011, i limiti di emissione
per tutti i prodotti in legno non dovranno superare gli 0,09 ppm.
I valori di emissione del Pannello Ecologico LEB e IDROLEB sono, già oggi,
a 0,04 ppm: si collocano quindi al di sotto del valore giapponese F**** (il più
severo) e risultano 5 volte più bassi dell’ E1.
(19) Consorzio pannello ecologico – www.pannelloecologico.com
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Capitolo III
Le aziende produttrici di questo pannello hanno incaricato il CATAS di
farsi garante delle caratteristiche del LEB e IDROLEB, certificando il prodotto,
attraverso controlli costanti sulle emissioni. Le prove del CATAS vengono eseguite
conformemente alle norme EN, europee e secondo la legge giapponese (vedi
paragrafo 3.4). Il risultato è un certificato valido e confrontabile in tutto il mondo.
Oltre alle caratteristiche analitiche di emissione, il certificato garantisce che
tutta la produzione del pannello è conforme agli standard del Pannello Ecologico
più tradizionale (vedi paragrafo 3.5).
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Capitolo IV
Vi sono diverse certificazioni che attestano l’impatto ambientale dei prodotti
tessili: possono essere disciplinate da normative comunitarie (Ecolabel di cui
abbiamo illustrato le caratteristiche fondamentali al Capitolo secondo), oppure
da disposizioni di settore, alcuni dei quali sono brevemente illustrati in Allegato 1.
Tra le certificazioni di settore di rilievo risultano le certificazioni Fiducia nel
tessile secondo gli standard Oeko-Tex che comprendono:
• Oeko-Tex standard 100: per i prodotti tessili testati per le sostanze nocive
• Oeko-Tex standard 1000: per i siti produttivi tessili a basso impatto
ambientale
• Oeko-Tex standard 100plus: per i prodotti ottimizzati dal punto di vista
umano-ecologico e prodotti con processi ottimizzati dal punto di vista
dell’impatto ambientale.
“Fiducia nel tessile”, riconosciuta a livello internazionale, garantisce una
produzione tessile responsabile, che coinvolge tutta la filiera, dalla materia
prima al prodotto finito.
Il marchio OeKo-Tex è un marchio commerciale internazionale, protetto per
legge ai sensi dell’Accordo di Madrid, che ne persegue, ai sensi del diritto civile
e penale, la contraffazione e l’uso improprio a livello commerciale, e lo riconosce
valido solo se sono correttamente indicati il numero del rapporto di prova e
l’Istituto di riferimento.
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Capitolo IV
4.1 Oeko-Tex Standard 10020
All’inizio degli anni ´90 tra l’opinione
pubblica si scatenò l’allarme “veleno nei tessuti”,
derivante dal fatto che da più parti venivano
indicate come dannose per la salute dell’uomo
molte delle sostanze chimiche utilizzate nelle
lavorazioni dei manufatti tessili, in particolare durante le fasi di nobilitazione
(tintura, stampa e finissaggio dei tessuti).
In quel periodo non esisteva uno standard di sicurezza unitario che potesse
essere utilizzato dalle aziende del settore per una valutazione oggettiva delle
sostanze nocive presenti nei prodotti tessili.
Per questo, l’Istituto Austriaco per la Ricerca Tessile (ÖTI - Österreichische
Textil-Forschungsinstitut) e l’Istituto di ricerca Hohenstein tedesco hanno lavorato
insieme per sviluppare, sulla base di metodologie di controllo già esistenti, uno
schema certificativo al fine di attestare l’innocuità dei prodotti tessili per la salute
dell’uomo: l’Oeko-Tex Standard 100.
Le aziende del settore tessile e dell’abbigliamento devono sottoporre i
manufatti che intendono certificare ad una serie di analisi qualitative e quantitative
che evidenzino eventuali sostanze nocive presenti nei tessuti, mediante test di
simulazione che si basano sulle possibili vie d’ingresso delle sostanze chimiche
all’interno del nostro organismo:
• assorbimento tramite l’epidermide: analisi in soluzione di sudore
artificiale, per valutare la presenza nel manufatto, ed eventualmente la
quantità, di sostanze che potrebbero essere rilasciate dal prodotto sulla
pelle durante la sudorazione
(20) Associazione Internazionale Oeko-tex – www.oeko-Tex.com
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La certificazione ecologica dei prodotti tessili
• ingestione: analisi in soluzione di saliva artificiale, particolarmente
importante per i manufatti destinati ai neonati, per verificare la possibilità
di ingestione di sostanze potenzialmente nocive
• inalazione: analisi olfattive con misurazione delle emissioni, per verificare
la possibilità di inalazione di sostanze potenzialmente nocive.
Oltre a queste simulazioni, attraverso altre analisi strumentali, è verificata la
presenza o il rilascio nei semilavorati e nei prodotti tessili finiti, di sostanze nocive
regolamentate e vietate per legge o note per essere nocive alla salute (pesticidi,
metalli pesanti, formaldeide, ammine aromatiche, coloranti allergizzanti, ecc.).
Il marchio OeKo-Tex non considera però eventuali sostanze nocive derivanti
dal danneggiamento durante il trasporto e l’immagazzinamento o conseguente a
manipolazioni per promozioni di vendita (ad esempio le profumazioni).
L’elenco dei requisiti cui le aziende devono sottoporsi viene aggiornato e
adeguato secondo le normative più recenti; nel complesso i requisiti sono sempre
più restrittivi delle leggi nazionali.
Il rilascio di questo marchio è applicabile in tutti gli stadi produttivi della
filiera (tintura, stampa, finissaggio, ecc.) a tutti i prodotti tessili e in pelle (capi
di abbigliamento, filati, tessuti, ecc.), compresi gli accessori, sia tessili che non
tessili (bottoni, cerniere, spalline, ecc.). I manufatti tessili sono raggruppati in 4
classi, in relazione alla loro destinazione d’uso:
• Classe I: prodotti tessili e giocattoli per neonati e per bambini (biancheria
intima, tutine, biancheria per la culla/lettino, pupazzi di stoffa, ecc.)
• Classe II: prodotti tessili che con la gran parte della loro superficie vengono
a diretto contatto con la pelle (biancheria intima, biancheria per il letto,
articoli in spugna, camicie, camicette, calze, ecc.)
• Classe III: prodotti tessili che con la loro superficie non vengono a contatto
con la pelle o solo in piccola parte (giacche, cappotti, ecc.)
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Capitolo IV
• Classe IV: materiali di arredamento e decorativi (tovaglie e tovaglioli,
tende, stoffe per mobili, materassi, tessuti per il rivestimento di pareti e
pavimenti, ecc.).
Per la biancheria da letto occorre sottolineare che, a causa dei diversi canali
di distribuzione, è possibile applicare il marchio OeKo-Tex all’esterno del prodotto
solo se, sia la parte tessile che il materiale d’imbottitura, sono stati analizzati con
successo secondo l’OeKo-Tex Standard 100.
Prodotti come poltrone e divani che non possono essere analizzati nella loro
totalità in accordo con i criteri OeKo-Tex, rappresentano un caso particolare:
questi prodotti non devono essere contrassegnati visibilmente con il marchio
OeKo-Tex per evitare di ingannare il consumatore.
Verificato il rispetto dei requisiti di settore, si ottiene quindi il rilascio del
certificato per un anno. Alla scadenza, è possibile, previa presentazione di
apposita domanda, rinnovarlo per un altro anno.
4.2 Oeko-Tex Standard 100021
Nel 1995, a completamento dell’Oeko-Tex Standard 100 riferito ai prodotti, compare l’Oeko-Tex Standard 1000, un sistema di controllo, analisi e certificazione per siti produttivi eco-compatibili in tutta la catena tessile.
Per ottenerlo, le aziende devono adempiere a criteri ambientali prestabiliti
per i loro processi produttivi e dimostrare che almeno il 30% della produzione
totale è già certificata secondo l’Oeko-Tex Standard 100.
I criteri richiesti comprendono:
• il divieto di utilizzo di ausiliari e coloranti dannosi per l’ambiente
(21) www.oeko-tex.com.
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• l’osservanza dei valori standard per il trattamento delle acque di scarico e
delle emissioni
• l’ottimizzazione del consumo energetico
• le misure per evitare rumore e polvere
• le misure per assicurare la sicurezza sul posto di lavoro
• il divieto del lavoro minorile
• l’introduzione di elementi base per un sistema di gestione ambientale.
L’azienda è controllata da un ispettore indipendente incaricato da uno degli
istituti appartenenti all’Associazione Oeko-Tex International. Il certificato è valido
per tre anni.
4.3 Oeko-Tex Standard 100plus
Con il marchio di prodotto Oeko-Tex Standard 100plus le aziende del settore tessile e abbigliamento hanno la possibilità dimostrare ai consumatori che i loro prodotti sono assolutamente sicuri in termini di ecologia umana.
La certificazione Oeko-Tex Standard 100plus, infatti, prevede la certificazione
secondo l’Oeko-Tex Standard 100 e quindi la garanzia che i prodotti siano
innocui per la salute umana, ma anche la garanzia che tutti gli stabilimenti che
contribuiscono alla produzione di un articolo sono imprese consapevoli dal punto
di vista ambientale perché conformi ai requisiti dell’Oeko-Tex Standard 1000.
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Capitolo V
5.1 Gli elettrodomestici
Di tutte le fonti di consumo energetico, quelle provenienti dalle nostre abitazioni
(derivanti dall’utilizzo di elettrodomestici e dall’illuminazione) sono ben il 25%.
Per poter ridurre questi consumi non occorre fare chissà quali sacrifici o rinunciare
al nostro comfort: basta solo saper usare gli apparecchi domestici con intelligenza
e, anche al momento dell’acquisto, tenere d’occhio l’etichetta energetica.
Riducendo i consumi energetici, non solo ci troveremo a pagare una bolletta
meno cara, ma saremo anche artefici di un minore consumo di risorse energetiche
e di un minore inquinamento.
La Direttiva n. 92/75/CEE emanata dall’Unione europea, ha introdotto
l’apposizione di un’etichetta energetica ai principali elettrodomestici; in Italia,
dal 1998, è stato introdotto l’obbligo di porre l’etichetta energetica dapprima
per i frigoriferi e congelatori e poi via via per tutte le altre categorie di prodotti
(lavastoviglie, lampade ad uso domestico, forni elettrici e condizionatori).
L’etichettatura22 energetica degli elettrodomestici serve a informare i
consumatori circa il reale consumo energetico degli apparecchi, favorendo il
risparmio energetico e la conseguente riduzione dell’inquinamento atmosferico.
(22) Edizioni ENEA – Opuscoli sviluppo sostenibile. “Etichetta energetica di frigoriferi”. http://www.enea.it/produzione_scientifica/edizioni_tipo/opusco-li_svil_sost.html.
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Capitolo V
L’etichetta deve essere posta dal negoziante, ben visibile, davanti o sopra
l’apparecchio. In caso di impossibilità da parte del venditore di esporre l’etichetta
sull’apparecchio (ad esempio nelle vendite per corrispondenza), le stesse
informazioni relative alle prestazioni energetiche devono essere fornite all’interno
dei cataloghi di vendita.
L’etichetta energetica, come quella della figura sottostante, è rappresentata da
una serie di frecce, di colore differente e di lunghezza crescente, a ognuna delle
quali corrisponde una lettera dell’alfabeto, dalla A alla G.
La lunghezza delle frecce corrisponde al consumo dell’apparecchio: tra due elettrodomestici con prestazioni analoghe, quello caratterizzato da consumi inferiori sarà contrassegnato da una freccia più corta, quello con consumi superiori da una freccia più lunga.
Utilizzando la stessa logica del semaforo, le frecce rosse indicano lo stop: il
prodotto consuma troppo e non è consigliato l’acquisto. Le frecce gialle indicano
l’attenzione, la cautela nell’acquisto, mentre con le frecce verdi si va sul sicuro: il
prodotto ha ottime prestazioni energetiche!
Secondo le disposizioni stabilite dal Comitato Regolatore sull’Ecodesign
e sull’Etichettatura23, l’Unione europea ha recentemente introdotto revisioni
sull’etichettatura di elettrodomestici quali frigoriferi, congelatori, lavatrici e
(23) http://ec.europa.eu/environment/etap/inaction/showcases/eu/387_it.html
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Le etichette energetiche
lavastoviglie, che mirano a raggiungere prestazioni migliori, con conseguente
risparmio di energia.
L’innovazione più rilevante è rappresentata dalla introduzione di nuove classi
energetiche che si aggiungeranno in cima alla scala, superando la classe A: sono
le categorie A-20% e A-40% che, come si intuisce, risparmiano rispettivamente il
20% e il 40% nei consumi di energia, rispetto alla più tradizionale classe A.
Secondo le nuove disposizioni comunitarie, inoltre, i frigoriferi e i congelatori
di classe B e C dovranno essere ritirati dal mercato entro luglio 2010 e la stessa
sorte toccherà a quelli di classe A entro il 2012. Analogamente, la produzione di
lavatrici appartenenti alle categorie più basse verrà dismessa nel 2010, mentre
per quelle di classe A si attenderà fino al 2013.
Obiettivo delle disposizioni, è quello di ridurre il consumo dell’intera Unione
Europea di 51 terawatt/ora entro il 2020, l’equivalente cioè del consumo
annuale combinato di Portogallo e Lettonia.
Una etichetta ben visibile, che indichi in modo chiaro i reali consumi di
energia dell’elettrodomestico, aumenta la sensibilità del consumatore, anche in
termini ambientali: è questa una strategia di azione della Comunità Europea per
ridurre i consumi di elettricità.
Riportiamo un esempio di
etichetta energetica di un frigorifero
o congelatore:
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Capitolo V
5.2 Le apparecchiature informatiche: il marchio Energy Star
Energy star è il marchio che contraddistingue le apparecchiature informatiche caratterizzate da un uso efficiente di energia. Il Programma Energy Star è stato adottato negli Stati Uniti nel 1993 e la diffusione dell’etichettatura in Europa è stata avviata in seguito all’accordo tra la Commissione Europea e l’Agenzia Statunitense per la Tutela dell’Ambiente (EPA).
Attualmente possono essere etichettati i seguenti prodotti: computer, monitor,
stampanti e fax, fotocopiatrici, scanner e dispositivi multifunzione.
Il logo garantisce che l’apparecchiatura (monitor, stampante, fax, ecc.)
è conforme alle specifiche energetiche del programma internazionale Energy
Star.
Il logo ufficiale è assegnato soltanto nel caso di strumenti che sotto il profilo del
consumo di energia si distinguono nettamente dalla media di mercato e poiché
le apparecchiature interessate sono soggette a cambiamenti tecnici veloci, il
programma prevede cambiamenti sia per le specifiche tecniche, sia per i gruppi
di prodotti interessati.
Il Programma Energy Star promuove la partecipazione dell’industria per
l’attuazione delle politiche finalizzate al risparmio energetico, permette la riduzione
delle emissioni di CO2 e il risparmio di energia per gli utenti e offre ai consumatori
uno strumento per contribuire a un uso più sostenibile delle risorse energetiche.
Energy Star distingue le apparecchiature a basso consumo dalle altre: i prodotti
in commercio, infatti, presentano notevoli differenze (specie nel modo stand-by) e
il consumatore non ha la possibilità immediata di cogliere tali differenze.
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Le etichette energetiche
Acquistare un prodotto Energy Star significa risparmiare sui costi dell’energia
elettrica e soprattutto contribuire alla tutela dell’ambiente.
Obiettivo del programma di etichettatura, secondo gli studi condotti dai tecnici
dell’ECESB (European Community Energy Star Board, ossia il Comitato Europeo
costituito da rappresentanti nazionali e rappresentanti delle parti interessate,
istituito per l’attuazione del programma Energy Star), è quello di produrre nel
2015 un risparmio energetico di circa 10 terawattora e la riduzione di circa 5
milioni di tonnellate di emissione di CO2 l’anno.
5.3 Gli edifici
Nel 200524, in Italia, il 32% dei consumi energetici finali totali provenivano
dal settore residenziale e terziario. Per il residenziale nel suo specifico i consumi
erano rappresentati principalmente dal riscaldamento (68%), seguito dagli usi
elettrici obbligati (16%), dalla produzione di acqua calda (11%) e dalla cucina
(5%). Seguendo poi l’andamento dei consumi totali negli ultimi anni, si rileva che i
consumi elettrici hanno aumentato la loro quota relativa, malgrado il miglioramento
dell’efficienza degli elettrodomestici, molto probabilmente a causa dell’eccessiva
diffusione dei condizionatori e del numero di famiglie che ne dispongono: in
Italia i condizionatori di potenza inferiore ai 7 kilowatt installati sono passati da
4 milioni nel 2000 a oltre 10 milioni nel 2004, numeri che ci vedono in testa, a
livello europeo, sia per il numero di metri quadrati condizionati, sia nelle previsioni
di crescita, seguiti dagli spagnoli.
(24) “Manuale per la certificazione energetica degli edifici” Giuliano Dall’Ò, Mario Gamberale e Gianni Silvestrini – Edizioni Ambiente.
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Capitolo V
Il trend dell’Italia va però in controtendenza sia rispetto al protocollo di
Kyoto (che sottolinea la necessita di ridurre le emissioni di anidride carbonica),
sia rispetto al sempre crescente aumento dei prezzi energetici (basti pensare al
prezzo del petrolio!): due buone ragioni per dare il via a una politica di riduzione
dei consumi energetici, partendo dagli edifici.
Il comparto dell’edilizia è stato infatti individuato come un’area prioritaria
di intervento: da qui l’attenzione contenuta nelle ultime Leggi Finanziarie, con
un innalzamento fino al 55% delle detrazioni fiscali nel caso di riqualificazione
energetica delle costruzioni.
Dal punto di vista delle prestazioni energetiche, le costruzioni in Italia
risultano tra le più scadenti di tutta l’Europa e questo si traduce in alte spese
di climatizzazione per gli inquilini, in importazioni di gas e in alto livello delle
emissioni di anidride carbonica.
Negli anni la legislazione italiana del settore edile ha fatto notevoli sforzi per
sopperire a queste carenze e sono state emanate diverse norme sull’argomento:
dalla Legge 10/1991 in materia di risparmio energetico, al Decreto Legislativo
311/2006 sul rendimento energetico in edilizia che integra il precedente
Decreto Legislativo 192/200525. I contenuti dei due decreti hanno l’obiettivo
di diminuire i consumi energetici attraverso un maggior isolamento dell’involucro
edilizio e, contestualmente, rendere obbligatoria la certificazione, attraverso un
meccanismo graduale, secondo il seguente iter26:
• a decorrere dal luglio 2007, nel caso di vendita di edifici già esistenti
(o in costruzione alla data di entrata in vigore del D.Lgs 195/2005) di
superficie utile superiore a 1000 metri quadrati
(25) Recepimento della Direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2002.
(26) Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n.311, art.2 comma 1-bis e comma 4.
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• a decorrere dal luglio 2008, nel caso di vendita di edifici di superficie fino
a 1000 metri quadrati (con l’esclusione delle singole unità immobiliari)
• a decorrere dal luglio 2009, in caso di vendita anche delle singole unità
immobiliari; il documento dovrà essere messo a disposizione all’inquilino
in caso di affitto.
Le Linee Guida Nazionali, pubblicate con il DM 26 giugno 2009, hanno dato
un indirizzo comune alle diverse Regioni, coniugando la necessità di identificare
principi generali e un’applicazione attenta alle specificità locali, per garantire
la massima efficacia nell’applicazione dall’attestato di certificazione energetica.
5.3.1 L’attestato di certificazione energetica27
In seguito all’emanazione delle Linee Guida Nazionali, la Regione Piemonte,
con la Deliberazione della Giunta Regionale del 4 agosto 2009 n. 43-11965,
attuativa della Legge Regionale n.13/2007, ha fissato l’obbligo di allegare,
all’atto di compravendita dell’immobile, la certificazione energetica, a partire
dal 1 ottobre 200928.
La certificazione è un documento che dichiara i consumi energetici di un
immobile, con conseguente attribuzione di una certa classe di merito. La classe
energetica globale dell’edificio è l’etichetta di efficienza energetica attribuita
all’edificio, contrassegnata da una lettera da A a G nel senso di efficienza
decrescente (possono coesistere delle maggiori specificazioni all’interno della
stessa classe, per esempio classe B, B+).
(27) Quanto riportato nel paragrafo fa riferimento alle indicazioni delle norme emanate dalla Regione Piemonte in materia di certificazione energetica degli edi-fici, e nello specifico la Deliberazione della Giunta Regionale del 4 agosto 2009 n.43-11965 e la Legge Regionale n.13/2007.
(28) L’allegato A della citata deliberazione mostra il modello di attestato di certificazione energetica degli edifici.
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Capitolo V
La scelta di adottare per la classificazione energetica una tabella, abbinata
alle lettere dell’alfabeto da A a G, serve per consentire a tutti di capire se un
edificio consuma molta o poca energia.
La classe energetica globale dell’edificio comprende sottoclassi rappresentative
dei singoli servizi energetici certificati: riscaldamento, raffrescamento, acqua
calda sanitaria e illuminazione.
La certificazione energetica degli edifici determina forti cambiamenti nel modo
di costruire gli edifici, attraverso uno sforzo maggiore nella fase progettuale,
un utilizzo diverso dei materiali da costruzione, una rivisitazione drastica della
componente impiantistica. È un attestato che comprende i dati relativi alle
prestazioni energetiche proprie dell’edificio, con indicazione delle metodologie
di calcolo adottate e delle caratteristiche dell’edificio preso in esame, i valori
vigenti a norma di legge e i valori di riferimento, che consentono ai cittadini di
effettuare valutazioni e confronti. Per gli edifici esistenti l’attestato è corredato
da suggerimenti in merito agli interventi più significativi ed economicamente
convenienti per il miglioramento della prestazione energetica.
Ogni edificio di nuova costruzione o soggetto a ristrutturazione è dotato, a
cura del costruttore, di attestato di certificazione energetica29.
Nel caso di compravendita di un intero immobile o di singole unità immobiliari
l’attestato di certificazione energetica è allegato al contratto, in originale o in
copia autenticata, a cura del venditore.
Nel caso di locazione di un intero immobile o di singole unità immobiliari
l’attestato di certificazione energetica è messo a disposizione del locatario o ad
(29) In questi edifici è affissa una targa di efficienza energetica in un luogo in cui sia facilmente visibile al pubblico. L’allegato C della Delierbazione della Giunta regionale del 4 agosto 2009 raffigura un modello di targa di efficienza energetica.
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Le etichette energetiche
esso consegnato, in copia dichiarata dal proprietario conforme all’originale in
suo possesso.
Deve essere redatto da un professionista abilitato (o soggetto certificatore,
come indicato dalla Legge), estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla
realizzazione dell’edificio, nel rispetto delle norme attuative imposte dalla Regione
di competenza, che ne attesti la prestazione in termini di energia assorbita ed
eventualmente alcuni parametri energetici, caratteristici del sistema edificio-
impianto. Presso la Regione è istituito l’elenco dei professionisti e dei soggetti
abilitati al rilascio dell’attestato di certificazione energetica.
Ha una validità massima di 10 anni a partire dal suo rilascio ed è aggiornato
a ogni intervento che modifica la prestazione dell’edificio o dell’impianto.
Tra le categorie di edifici con obbligo di certificazione energetica non
rientrano: box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture
stagionali a protezione degli impianti sportivi, strutture temporanee previste per un
massimo di sei mesi e altre strutture o edifici a queste assimilabili.
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Capitolo VI
Oltre alle etichette ecologiche specifiche per i prodotti, i sistemi di certificazione
ambientale riguardano anche i sistemi di gestione interni delle aziende.
Lo sviluppo industriale del secolo scorso ha portato un maggiore benessere
alla società, ma spesso è risultato sconsiderato dal punto di vista ambientale,
facendo emergere la necessità di preservare le risorse naturali, limitare le emissioni
di inquinanti nell’aria, nell’acqua nel suolo e in generale di porre maggiore
attenzione per l’ambiente.
Il legislatore ha perciò imposto una quantità di leggi e regolamenti
estremamente rigorosi in materia ambientale.
Per far fronte alle sempre più numerose e stringenti responsabilità in materia
ambientale (vincoli legislativi da rispettare, autorizzazioni da ottenere, responsabilità
nei confronti dei dipendenti e della collettività), le aziende devono investire nelle
loro capacità tecniche, organizzative e finanziarie. Spesso, affinché tali sforzi
non siano vani, gli investimenti si traducono con l’esigenza di adottare adeguati
strumenti che consentano loro di gestire in modo più razionale e sistematico le
problematiche ambientali: questi sono i sistemi di gestione ambientale.
Per sistema di gestione ambientale si intende un insieme di elementi e azioni
correlate tra loro per il raggiungimento di un chiaro e definito obiettivo: la
protezione dell’ambiente.
Per ogni azienda, la gestione dell’ambiente consiste nell’organizzazione
delle proprie attività in funzione del loro impatto ambientale. Tutte le attività legate
alla produzione possono avere un impatto rilevante sull’ambiente: non solo la
I sistemi di gestioneambientale
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Capitolo VI
fabbricazione di prodotti per cui è necessaria l’estrazione di materie prime, con
il conseguente consumo di acqua e di energia, ma anche le attività associate ai
processi di fabbricazione, come la manutenzione, l’imballaggio, il trasporto o le
forniture e le prestazioni di servizi, generano rifiuti ed emissioni inquinanti derivanti
dall’utilizzo di prodotti e dell’energia necessaria alla loro realizzazione.
Fra le differenti fasi di realizzazione si trovano:
• l’analisi ambientale iniziale e l’inventario degli aspetti ambientali associati
alle attività dell’impresa
• la pianificazione del sistema di gestione
• il programma delle azioni da intraprendere per raggiungere degli obiettivi
specifici
• la formazione e la sensibilizzazione del personale
• l’applicazione del sistema
• l’inventario della legislazione vigente
• il controllo interno del sistema e gli audit
• la comunicazione interna e esterna
• la verifica indipendente.
L’intero sistema ha come obiettivo principale il miglioramento continuo delle
prestazioni ambientali dell’impresa.
I principali sistemi di gestione sviluppati negli anni si rifanno a norme nazionali,
comunitarie o internazionali, tutte a carattere esclusivamente volontario.
1. Sistemi di gestione promossi da norme nazionali
Fanno riferimento a norme tecniche nazionali, come per esempio la britannica
BS 7750, la francese NF X30-200, la spagnola UNE 77801 e l’italiana UNI
10461. Tali norme nazionali oramai sono state tutte sostituite dalla internazionale
ISO 14000, ma ne hanno costituito in origine la base per il suo sviluppo.
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69
I sistemi di gestione ambientale
2. Sistemi di gestione promossi dal sistema comunitario
Il più noto è il Regolamento EMAS, introdotto con la pubblicazione del
Regolamento CEE n.1836/93, Eco-Management and Audit Scheme (vedi
paragrafo 6.1).
3. Sistemi di gestione promossi da organismi internazionali
Fanno riferimento alla norma ISO 14001 “Sistemi di Gestione Ambientale -
Requisiti e guida per l’uso” è stata recepita in Italia nel 1996 e successivamente
aggiornata dalla edizione del 2004. Dal momento della prima pubblicazione ha
soppiantato le norme tecniche nazionali (vedi punto 1) divenendo un unico punto
di riferimento internazionalmente accettato (vedi paragrafo 6.2).
6.1 Il Regolamento EMAS
EMAS, acronimo di Eco-Management and Audit Scheme, è il sistema comunitario di ecogestione e audit a cui possono aderire volontariamente tutte le imprese e le organizzazioni che desiderano impegnarsi a valutare e migliorare la propria efficienza ambientale.
EMAS non è quindi un sistema di certificazione di prodotto, ma di sistema con
cui sono gestite le diverse attività per la produzione di beni e servizi.
È stato introdotto dall’Unione Europea30, per sperimentare concretamente
l’effetto di uno strumento preventivo di tipo volontario rivolto alle organizzazioni
(aziende, enti pubblici, ecc.) che intendono valutare e migliorare le proprie
(30) EMAS è stato adottato dal Consiglio europeo il 29 Giugno 1993 (EMAS I) e recepito dallo Stato Italiano con il DM 413/1995. E’ stato sottoposto a una prima revisione (EMAS II) con il Regolamento (CE) n. 761/2001, recentemente abrogato dal Regolamento (CE) n. 1221/2009 (EMAS III).
Note
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Capitolo VI
prestazioni ambientali, rispetto al tradizionale approccio impositivo tipico di leggi
e regolamenti obbligatori.
È principalmente destinato a migliorare l’ambiente e a fornire alle
organizzazioni, alle autorità di controllo, ai cittadini (al pubblico in senso lato) e
ad altri soggetti interessati, uno strumento di valutazione e gestione dell’impatto
ambientale di una organizzazione.
Esso aiuta a migliorare i requisiti minimi previsti dalla legislazione ambientale:
EMAS rappresenta la risposta diretta ad alcuni dei principi chiave del programma
di azione ambientale dell’Unione Europea e alla sfida per uno sviluppo sostenibile.
Il sistema è riconosciuto dagli Stati membri dell’Unione Europea e da quelli
dello spazio economico europeo.
Scopo prioritario dell’EMAS, ponendo in rilievo il ruolo e le responsabilità
delle imprese, è di favorire una crescita delle loro capacità gestionali dal punto
di vista ambientale, basata non solo sul rispetto dei limiti imposti dalle leggi
vigenti, ma sul miglioramento continuo delle proprie prestazioni ambientali, sulla
partecipazione attiva dei dipendenti e sulla creazione di un rapporto nuovo e di
fiducia con le istituzioni e con il pubblico, attraverso una comunicazione periodica
relativa alle prestazioni ambientali dell’impresa.
Trattandosi di una norma volontaria, non vengono posti dei limiti quantitativi
o dei vincoli operativi, ma sono delineate le caratteristiche che un Sistema di
gestione ambientale (SGA) deve possedere affinché all’impresa venga attribuito
un pubblico riconoscimento per il suo impegno nei confronti di una gestione
ambientalmente corretta.
Un’altra prerogativa dell’EMAS è di riferirsi a siti produttivi e non alle imprese.
Questo deriva dalla necessità di considerare un ambito di applicazione locale,
sufficientemente omogeneo, con problematiche ambientali specifiche in riferimento
alle quali realizzare concretamente la logica del miglioramento continuo e
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I sistemi di gestione ambientale
del dialogo con il pubblico. In base a questo Regolamento un’azienda ha la
possibilità di dimostrare che, presso un determinato sito, ha instaurato un SGA per
tenere sotto controllo tutte quelle attività che hanno un impatto sull’ambiente esterno
(emissioni in atmosfera, scarichi in corpi idrici, gestione rifiuti, contaminazioni del
suolo, rumore, radiazioni, ecc.).
La normativa europea intende stimolare le imprese ad avere una gestione
rispettosa dell’ambiente, mediante l’introduzione di politiche e programmi di
gestione ambientale e consentire loro di concepire l’ambiente non più solo come
un costo da sopportare ma anche come un mezzo per migliorare la propria
immagine e competitività. Il Regolamento prevede che le organizzazioni
partecipanti pubblichino una Dichiarazione Ambientale sottoposta a convalida
da parte di un Verificatore Ambientale Accreditato indipendente dall’impresa.
Una volta che la Dichiarazione ambientale sia stata convalidata,
l’organizzazione può chiedere la registrazione, da parte dell’Organismo
nazionale competente, per essere inserita in un apposito Registro EMAS europeo.
Ottenuta la registrazione, le organizzazioni possono utilizzare l’apposito logo.
La maggior parte delle imprese registrate EMAS dichiara di essere soddisfatta in
quanto a benefici economici, di aver riscontrato dei miglioramenti nella gestione
e un miglior coinvolgimento dei dipendenti.
Mentre in alcuni Paesi, quali il Regno Unito, la Germania e l’Austria sono stati
registrati i primi siti già a partire dall’estate 1995, in Italia si è dovuto attendere
la fine del 1997 per consentire alla prima azienda, di registrare il proprio sito di
Catania avvalendosi, tra l’altro, di un verificatore estero.
Tuttavia fin da subito si è riscontrato un deciso trend di crescita che, nel giro di
poco tempo, non solo ha colmato il ritardo con il resto d’Europa, ma ha portato
l’Italia ben presto a superare numericamente quegli Stati membri che all’inizio
avevano avuto un avvio decisamente promettente.
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Capitolo VI
Oggi infatti vantiamo il terzo posto per numero di registrazioni dopo la
Germania e la Spagna, con una curva di crescita in aumento.
Allo stato attuale (dati dicembre 2008) risultano nel registro nazionale 1050
siti registrati e solo nel 2008 i nuovi siti registrati sono stati 246 rispetto ai 205
del 2007.
Evoluzione del numero di certificati di Registrazione EMAS
rilasciati in Italia
Fonte: APAT - ISPRA
0 1 1 1213
1225
1742
4183
43
126
51
177
94 146
413
188
598
804
206 246
1050
271
200
400
600
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1000
1200
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
AnnualeTotale
Grafico 7
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I sistemi di gestione ambientale
6.2 La Certificazione ISO 14001
La norma ISO 14001 è una norma tecnica internazionale di carattere privatistico, che fornisce uno schema di riferimento per l’implementazione di un sistema di gestione ambientale.
All’interno della norma sono definiti i requisiti organizzativo-gestionali che
un’organizzazione deve soddisfare per ottenere il riconoscimento di un certificatore
esterno indipendente.
La norma, seguendo la medesima impostazione dei sistemi di gestione per
la qualità (norme ISO 9000), si concentra in particolare sulle fasi di: politica,
pianificazione, attuazione e funzionamento, controlli e azioni correttive e riesame.
Le finalità essenziali della UNI EN ISO 14001 sono:
• la prevenzione degli impatti ambientali significativi
• il miglioramento continuo
• il rispetto della normativa vigente e degli obblighi derivanti
• lo sviluppo di un Sistema di Gestione Ambientale documentato tramite
procedure, istruzioni, modulistica, registrazioni.
Per ottenere la certificazione ambientale, l’impresa che ha sviluppato un
Sistema di Gestione Ambientale (SGA) in conformità alla norma ISO 14001
deve presentare apposita domanda a un organismo accreditato. Attraverso tale
domanda l’impresa fornisce informazioni generali su di essa e sui principali
aspetti ambientali, compilando appositi documenti forniti dall’ente, e consegna il
manuale ambientale che descrive il SGA e le procedure utilizzate.
Gli organismi di certificazione sono controllati dal SINCERT e sono
generalmente gli stessi che operano nell’ambito dei sistemi qualità (Certiquality,
DNV, Rina, Certo, ecc.).
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Capitolo VI
Dopo l’istruttoria, i valutatori del gruppo di verifica ispettiva dell’organismo
di certificazione si recano presso l’impresa per effettuare la visita di valutazione.
Se l’istruttoria e la visita di valutazione hanno esito positivo, il comitato di
certificazione trasmette la proposta al consiglio per la delibera definitiva e il
rilascio della certificazione.
Il certificato ha validità per tre anni e durante questo periodo l’impresa è
soggetta a delle visite annuali di sorveglianza, al fine di verificare il corretto
mantenimento del SGA. Allo scadere del termine è possibile il rinnovo della
certificazione se vengono mantenuti tutti i requisiti della norma ISO 14001,
compreso il miglioramento delle prestazioni ambientali.
Tra i settori maggiormente interessati alla certificazione troviamo al primo
posto quello chimico seguito dai settori meccanico, elettromeccanico e dei servizi.
Evoluzione del numero di certificazioni ISO 14001
rilasciate in Italia
Fonte: SINCERT
0
20002081
921
30021642
4644
2223
6867
2702
9569
1171712425
2148708
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
4000
6000
8000
10000
12000
14000
AnnualeTotale
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I sistemi di gestione ambientale
A livello applicativo la certificazione secondo la norma ISO 14001 e la
registrazione EMAS hanno un percorso comune, anche se si differenziano
su alcuni punti, per cui un’organizzazione che ha sviluppato o che intende
sviluppare un SGA, può valutare in termini strategici la convenienza di ottenere la
certificazione ambientale ISO 14001 o la registrazione EMAS, oppure ottenere
la certificazione ambientale ISO 14001 per poi arrivare anche alla registrazione
EMAS, essendo agevole il passaggio dalla prima alla seconda.
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Allegato A
ECOETICHETTE DI TIPO I
ECOLABELÈ il sistema di etichettatura biologica definito dal regola-mento dell’Unione europea n. 1980 del 2000.Viene apposta sul prodotto o sul servizio caratterizzato da un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita. Sono stati stabiliti i criteri di applicazione per 23 categorie di prodotti, che riguardano varie centinaia di prodotti Ecolabel. Per il catalogo prodotti: www.eco-label.com/italian
UMWELTzEICHENEcolabel ufficiale austriaca del turismo, con oltre 200 al-berghi, case di vacanza, ostelli della gioventù, pensioni, campeggi, case di montagna e ristoranti in tutta l’Austria, attivo dal 1991. www.umweltzeichen.at
BLAUER ENGEL (Angelo Blu - Germania)Primo marchio ambientale al mondo, il tedesco Der Blaue Engel è nato nel 1977 e conta ad oggi migliaia di pro-dotti e servizi certificati. Il numero di categorie per le quali sono stati sviluppati requisiti specifici è in continua crescita e comprende dai prodotti più tradizionali a servizi quali il car sharing e i mezzi pubblici. Il marchio è di proprietà del Ministero Federale dell’Ambiente, la Protezione della Natura e la Sicurezza Nucleare. www.blauer-engel.de
WHITE SWAN (Cigno Bianco - Scandinavia)È attiva in Danimarca, Svezia, Finlandia e Islanda dal 1989. È assegnata a categorie di prodotti non alimenta-ri, caratterizzati da un ridotto impatto ambientale. www.svanen.nu
Alcuni marchi ecologicidiffusi sul mercato
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Alcuni marchi ecologici più diffusi sul mercato
AENOR Medio Ambiente (Spagna)Marchio ecologico spagnolo creato nel 1993 su inizia-tiva dell’Associazione Spagnola di Normalizzazione e Standardizzazione (AENOR). Fa riferimento alla comple-ta analisi del ciclo di vita del prodotto. I prodotti e i servi-zi certificati vengono inoltre monitorati regolarmente con controlli presso l’azienda e sul mercato. www.aenor.es
EL DISTINTIU (Catalogna, Spagna)“El Distintiu de Garantia de Qualitat Ambiental” è stato istituito nel 1994 dal Governo Autonomo della Catalo-gna per promuovere prodotti ecologici appartenenti a categorie merceologiche non etichettabili con l’Ecolabel europeo. Dal 1996 è stato esteso anche ai servizi. Sono etichettabili anche i laboratori fotografici, le stazioni di servizio e i prodotti/sistemi per il risparmio idrico. www.mediambient.gencat.net
NF ENVIRONNEMENT (Francia)È il marchio ambientale ufficiale della Francia, approva-to nel 1991. Viene assegnato ai prodotti che, offrendo un’elevata prestazione qualitativa, hanno ridotti impatti sull’ambiente, definiti da test di idoneità, risultato della negoziazione tra produttori, consumatori, distributori, istituzioni pubbliche, associazioni ambientaliste e consu-matori. www.marque-nf.com
MILIEUKEUR (Paesi Bassi)Il marchio Milieukeur, limitato ai produttori olandesi, viene apposto su prodotti il cui processo produttivo è risultato conforme a specifici requisiti per la tutela dell’ambiente e, nel caso di prodotti agricoli, è caratterizzato dal ridotto impiego di fitofarmaci e di sostanze chimiche. www.milieukeur.nl
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Allegato A
ECOSKAL (Olanda)Skal è l’organismo notificato per la produzione organica in Olanda. Certifica la produzione agricola, i processi ed i prodotti agricoli, l’importazione di prodotti agricoli dai paesi extra europei, il commercio ed il magazzinaggio dei prodotti agricoli (eccettuati i negozi). www.skal.com
ENVIRONMENTAL CHOICE (Nuova zelanda)Il New Zealand Ecolabelling Trust è un programma di cer-tificazione ambientale, sviluppato e sostenuto dal gover-no neozelandese, che gestisce il marchio Environmental Choice. Tra le categorie di prodotto per le quali è possibi-le la certificazione vi è la categoria Mobili e attrezzature. www.enviro-choice.org.nz
GOOD ENVIRONMENTAL CHOICE (Australia)Good Environmantel Choice Australia Ltd. (GECA) ha sviluppato l’omonimo ecolabel nel 2002. Il processo di certificazione segue un percorso in tre fasi: presentazione della richiesta di certificazione, verifica, emissione della licenza per l’utilizzo del logo sul prodotto e il materia-le promozionale. Tra le categorie di prodotto previste vi sono mobili e attrezzature, materiali edili per l’isolamento e arredo per esterni. www.aela.org.au
GREEN SEAL (USA)Green Seal è una organizzazione statunitense senza scopo di lucro. Il marchio viene concesso a prodotti che corrispondono a requisiti individuati come significativi per la riduzione dell’impatto ambientale nelle fasi di produ-zione, uso e smaltimento: riduzione dell’inquinamento atmosferico, uso sostenibile delle risorse naturali, corretta gestione dei rifiuti.www.greenseal.org
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Alcuni marchi ecologici più diffusi sul mercato
ENVIRONMENTAL CHOICE PROGRAMME (Canada)Primo marchio ambientale sviluppato in Nord America e secondo solo all’ecolabel tedesco, è l’unica etichettatura ambientale nordamericana accreditata dal Global Ecola-beling Network in quanto soddisfa lo standard internazio-nale ISO 14024. E’ gestita dalla società di consulenza e ricerche di mercato TerraChoice Environmental Marke-ting, Inc. Ad oggi conta oltre 120 categorie di prodotto, tra cui prodotti per la pavimentazione, caldaie, arredo per uffici.www.environmentalchoice.com
ECOMARK (Giappone)Il marchio ecologico giapponese è gestito dall’Associa-zione Nazionale per l’Ambiente. Il comitato responsabile dei requisiti per le categorie di prodotto è costituito da rappresentanti dell’industria, dei consumatori e da esperti. Tra le diverse categorie di prodotto sono compresi anche mobili e materiali edilizi. www.ecomark.jp
FALCON (Svezia) Bra Miljöval è l’ecolabel della SSNC, la Società Svedese per la Conservazione. www.snf.se
Marchio ecologico della repubblica Ceca
Marchio ecologico ungherese
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Allegato A
ECOETICHETTE DI TIPO II
MARCHIO INTERNAzIONALE PER I MATERIALI RICICLABILI (Ciclo di Mobius)Ha un duplice significato: è utilizzato per indicare che l’imballaggio o il prodotto è riciclabile, ma anche che l’imballaggio o il prodotto è fatto di materiale riciclato (in questo caso deve essere indicato il valore percentuale).
DER GRUNE PUNKT (Il punto verde)Non è un vero e proprio marchio ambientale: è un logo utilizzato in Germania che non specifica nulla in merito alla riciclabilità del materiale con cui è realizzato il pro-dotto o le modalità di recupero: attesta semplicemente che il prodotto è soggetto a recupero da parte dell’orga-nizzazione che gestisce il recupero e il riciclo dei rifiuti da imballaggio in Germania (l’omologo al CONAI in Italia).
COMPOSTABILE CICIl CIC (Consorzio Italiano Compostatori) ha ideato il marchio applicando sui prodotti industriali i criteri previ-sti dalla norma UNI EN 13432:2002, secondo cui un prodotto è compostabile, ossia è trasformato dai micror-ganismi in acqua, anidride carbonica e fertile compost, se è biodegradabile e disintegrabile in tempi brevi e non rilascia sostanze pericolose che alterino la qualità del compost prodotto. I manufatti ottengono il marchio dopo un esame accurato, che ne accerti anche la disintegrazio-ne su scala reale.
OK COMPOST Assegnato ai prodotti che rispettano la norma europea EN13432. Il marchio e la norma definiscono le caratteri-stiche che un materiale o un prodotto devono possedere per essere considerati a tutti gli effetti compostabili e bio-degradabili.
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Alcuni marchi ecologici più diffusi sul mercato
ECOETICHETTE DI TIPO III
EPD Environmental Product DeclarationDichiarazione Ambientale di Prodotto, sulla base di una quantificazione convalidata degli impatti associati al ci-clo di vita del prodotto.www.environdec.com
JEMAI Type III declaration programme (Giappone)www.jemai.or.jp: sito dell’Associazione per la gestione ambientale per le imprese giapponesi.
KELA EPD programme (Corea del Sud)www.koeco.or.kr: sito dell’Istituto coreano per i prodotti ecosostenibili.
NHO Type III programme (Norvegia)www.epd-norge.no Sito della fondazione norvegese per la dichiarazione ambientale di prodotto.
SCS Certified Eco-Profile program (USA)Associazione indipendente americana per la certificazio-ne e la sostenibilità ambientale; SCS ha sviluppato propri standard di certificazione, riconosciuti a livello internazio-nale.www.scscertified.com
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Allegato A
MARCHI DI SETTORE
PECF (Programme for Endorsement of Forest Certification Scheme)Certifica la sostenibilità della gestione dei boschi e la rintracciabilità dei prodotti legnosi commercializzati e tra-sformati che provengono dai boschi certificati PECF. www.pefc.it
FSC (Forest Stewardship Council )Indica che il legno impiegato per fabbricare il prodotto proviene da una foresta gestita secondo rigorosi standard ambientali, sociali e economici. Si trova sul legno FSC e su tutti i derivati della cellulosa: carta, tovaglioli, carta igienica, fazzoletti, ecc. www.fsc-italia.it
CATAS QUALITY AWARDPrevede l’esecuzione di prove di laboratorio per la cer-tificazione di prodotti nel settore del legno-arredo, ridu-cendo i rischi dovuti a prodotti non conformi favorendone il miglioramento attraverso il monitoraggio da parte di un Istituto competente. Il CATAS è in grado di certificare materie prime, semilavorati, componenti e mobili. www.catas.it
PANNELLO ECOLOGICOIl Consorzio Pannello Ecologico è un’associazione di aziende che hanno scelto di produrre pannelli prodotti esclusivamente con legno riciclato al 100%, proveniente da pallets, residui di lavorazione, cassette da frutta e altri imballaggi, trucioli, mobili vecchi, potatura di alberi, resi-dui di lavorazione di recupero.www.pannelloecologico.com
TRANSFAIRIl simbolo Transfair garantisce che i prodotti sono stati la-vorati senza sfruttamento delle popolazioni nei paesi del sud del mondo e che sono acquistati e commercializzati secondo i principi del commercio equo e solidale. www.transfair.it
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Alcuni marchi ecologici più diffusi sul mercato
TÜV Il Marchio TÜV è utilizzato per la certificazione di pro-dotto e sistemi di gestione aziendale per la qualità, la sicurezza e l’ambiente. Pur essendo tedesco è riconosciu-to da tutti i Paesi della Comunità Europea e da numerosi altri Paesi nel mondo.www.tuv.it
COSMETIQUE ECOMarchio francese per la cosmesi ecologica. Certifica che la maggior parte degli ingredienti deve essere di origine naturale. L’intera composizione del prodotto biologico viene accuratamente controllata e deve essere rispondere a rigorosi criteri.www.cosmebio.org
MARCHI AIABL’AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) studia e sperimenta nuove metodologie e disciplinari in difesa dell’ambiente e dei progetti ecologici nel mondo. I di-sciplinari AIAB definiscono standard più elevati rispetto a quelli obbligatori per legge. Le produzioni ottenute nel rispetto di tali disciplinari sono identificate dai marchi di garanzia. I quattro marchi in figura rappresentano i mar-chi AIAB per i settori non alimentari. www.aiab.it.
CERTIFICAzIONI “FIDUCIA NEL TESSILE”È il marchio di controllo più famoso e riguarda la va-lutazione di sostanze nocive nei prodotti tessili; viene adoperato per assicurare al consumatore l’assenza, nei manufatti acquistati, di sostanze pericolose per l’uomo, nonché il rispetto dell’ambiente durante l’intero ciclo di produzione, secondo gli standard OeKo Tex 100, 1000 o 1000-plus. www.oeko-tex.com
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Allegato A
PLASTICA SECONDA VITA È lo strumento creato da IPPR (Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo) per certificare i manufatti o loro componenti dei quali il produttore garantisce l’identifi-cazione, la rintracciabilità e il contenuto percentuale di materie plastiche riciclate provenienti da post-consumo. L’Istituto promuove i prodotti a Marchio presso gli Enti Pub-blici. Il programma di certificazione è gestito dall’Istituto Italiano Plastici (I.I.P.) sotto l’egida di IPPR. www.ippr.it
SETTORE ENERGIA
LIFEGATE ENERGY Ha come obiettivo quello di contribuire in maniera con-creta a sviluppare l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Con il marchio LifeGate Energy garantisce l’utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili: acquista i certificati dai produttori di energia rinnovabile, li propone all’utente che con LifeGate Energy utilizza esclusivamente energia rinnovabile ma non è obbligato a cambiare fornitore di energia elettrica. www.lifegate.it/energy.
ENERGY STAR L’ENERGY STAR è un sistema volontario internaziona-le di etichettatura per l’efficienza energetica introdotto dall’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (EPA) nel 1992. Attraverso un accordo con il governo de-gli Stati Uniti, la Comunità europea partecipa al sistema ENERGY STAR per quanto riguarda le apparecchiature per ufficio. www.eu-energystar.org/it
MARCHIO TCOCertificazione TCO particolarmente diffusa sui monitor da computer che garantisce un basso consumo di corrente, monitor a bassi campi magnetici e elettrici. Nella fab-bricazione e nel montaggio finale è vietato l’impiego di prodotti ignifughi, bromurati, mercurio, cadmio, solventi e freon clorurati. www.tcodevelopment.com
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Alcuni marchi ecologici più diffusi sul mercato
CORRENTE ECOLOGICA NATUREMADE Naturemade è un marchio di qualità per energia asse-gnato dall’Associazione per l’Ambiente svizzera.Naturemade basic: per elettricità, energia di riscaldamen-to/raffreddamento e carburanti provenienti da fonti ener-getiche rinnovabili. Naturemade star: per l’energia pro-veniente al 100% da fonti energetiche rinnovabili (come per naturemade basic) ma in più deve essere prodotta in modo particolarmente rispettoso dell’ambiente. www.naturemade.org
100% ENERGIA VERDE: Il primo marchio italiano, a valenza internazionale, che certifica l’energia prodotta da fonti rinnovabili. È destinato a produttori, consumatori finali, grossisti e commercianti. Titolare del marchio è REEF (una fondazione di utilità socia-le senza fini di lucro); garante ne è una commissione com-posta da associazioni ambientaliste, consumatori e utenti. www.centopercentoverde.org
SETTORE TURISMO
LEGAMBIENTE TURISMOMarchio di Legambiente per strutture turistiche impegnate a salvaguardare l’ambiente e promuovere i beni cultura-li e naturalistici del territorio, attraverso la riduzione dei rifiuti prodotti, uno smaltimento eco-compatibile, la sen-sibilizzazione al risparmio idrico energetico, l’utilizzo di prodotti biologici nella preparazione dei pasti, la valo-rizzazione della gastronomia locale e la promozione di mezzi di trasporto a basso impatto. www.legambienteturismo.it
GREEN TOURISM BUSINESS SCHEMEMarchio adottato in Scozia e Gran Bretagna. Sono oltre 450 le imprese turistiche certificate, dai Bed & Breakfast familiari delle Orcadi, ai 5 stelle di Edinburgo. Si impe-gnano per preservare l’ambiente e il paesaggio. www.green-business.co.uk
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Allegato A
IBExMarchio presente in Svizzera con 11 alberghi tradiziona-li o con specifico orientamento ambientale (in tre cantoni svizzeri) che hanno ricevuto 3, 4 o 5 stambecchi.
MILIEUBAROMETERMarchio dei Paesi Bassi che certifica oltre 200 campeg-gi, parchi vacanze, alberghi, strutture di alloggio collet-tivo, ristoranti e anche 14 imprese di gestione parchi in Germania, Belgio e Olanda. www.milieubarometer.com
THE GREEN KEYMarchio della Danimarca che certifica oltre 100 tra al-berghi, centri conferenze e vacanze, ostelli della gioven-tù, campeggi e case vacanze in Danimarca.Dal 2001 è presente anche in Svezia, Groenlandia e Estonia. www.green-key.org
SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE
EMASAcronimo di “Environmental Management and Audit Scheme”, lo strumento di politica ambientale volontario Europeo, attraverso il quale si responsabilizzano le impre-se nel miglioramento della qualità dell’ambiente, stimolan-dole ad adottare comportamenti ambientalmente sosteni-bili. Il sistema EMAS ha una notevole valenza politica, poiché assegna all’impresa una responsabilità diretta nella crescita complessiva della qualità ambientale.
ISO 14001Basati sulla norma ISO 14001, una norma di sistema che definisce i requisiti organizzativo-gestionali di tipo ambientale che un’organizzazione deve soddisfare per ottenere il riconoscimento di un certificatore esterno indi-pendente.