Diavoli e demoni nel medioevo - University of Malta · cristianesimo che mostra il diavolo come...

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Diavoli e demoni nel medioevo Glen Micallef A dissertation presented to the Faculty of Arts in the University of Malta for the degree of B.A.(Hons) in Italian June 2013 1

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Diavoli e demoni nel medioevo

Glen Micallef

A dissertation

presented to the

Faculty of Arts

in the

University of Malta

for the

degree of B.A.(Hons)

in Italian

June 2013

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RINGRAZIAMENTI

Innanzitutto desidero ringraziare il Prof. Valentino Baldi, relatore della mia tesi, per la

pazienza, disponibilità e cortesia che mi ha sempre mostrato, nonché per il prezioso aiuto

che mi ha dato durante la stesura di questa tesi.

Vorrei ringraziare anche gli altri docenti del Dipartimento dʼitaliano per la loro dedicazione.

Sono particolarmente grato alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto con affetto

durante i miei studi. Spero che i loro sacrifici siano oggi, almeno in parte, ripagati.

Infine ringrazio anche i miei amici e i miei colleghi.

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Indice

Introduzione" " " " " " " " " " " " 5

CAPITOLO 1: Diavolo e la cultura popolare del medioevo1.1: Origine del diavolo" " " " " " " " " " 81.2: Come era rappresentato il diavolo? " " " " " " " 91.3: Lʼevocazione di Satana" " " " " " " " " 111.4: Tentazione e possedimento" " " " " " " " " 121.5: Lʼesorcismo" " " " " " " " " " " 141.6: Il fenomeno dei sogni"" " " " " " " " " 181.7: La masnada di Hellequin" " " " " " " " " 20

CAPITOLO 2: Analisi del diavolo nei canti della Divina Commedia2.1: Trame" " " " " " " " " " " " 252.2: Linguaggio e stile" " " " " " " " " " 272.3: Virgilio " " " " " " " " " " " " 302.4: I diavoli "" " " " " " " " " " " 322.5: Lucifero" " " " " " " " " " " " 352.6: Le facce"" " " " " " " " " " " 372.7: Le ali" " " " " " " " " " " " 382.8: Lucifero e il nulla " " " " " " " " " " 39

CAPITOLO 3: I diavoli e creature mitologiche3.1: Diavoli e creature mitologiche frutto dellʼimmaginazione di Dante" " " 423.2: Diavoli individuali della mitologia " " " " " " " " 443.3: Gruppi di diavoli/creature che fanno parte della mitologia" " " " 483.4: Fonti dantesche" " " " " " " " " " 50

Conclusione" " " " " " " " " " " " 52

Bibliografia" " " " " " " " " " " " 54

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Introduzione

“Oh quanto parve a me gran maraviglia

quand' io vidi tre facce a la sua testa!

L'una dinanzi, e quella era vermiglia;

l'altr' eran due, che s'aggiugnieno a questa

sovresso 'l mezzo di ciascuna spalla,

e sé giugnieno al loco de la cresta:

e la destra parea tra bianca e gialla;

la sinistra a vedere era tal, quali

vegnon di là onde 'l Nilo s'avvalla.”1

" Sono queste 3 terzine dellʼultimo canto dellʼInferno della Divina Commedia di Dante Alighieri. Precisamente è una parte della descrizione di Satana che in realtà è molto più lunga e dettagliata, una descrizione su cui mi soffermerò allungo più tardi nella seconda parte della mia tesi. Come si può notare già dal titolo, lʼobiettivo della mia tesi sarà quello di affrontare questo tema del diavolo che include: i modi diversi di come era rappresentato nel folklore, le paure della gente nei sogni, e nellʼatto dellʼesorcismo tra lʼaltro e poi nella seconda parte della tesi applicherò questo studio alla Divina Commedia, in modo particolare alla cantica dellʼInferno e metterò in rilievo le differenze principali tra la descrizione dantesca dei diavoli e dello stesso Lucifero e le tradizioni folkloristiche. Se si legge attentamente la Commedia, si nota che ci sono delle digressioni, e queste sono presenti appunto nei canti in cui appaiono i diavoli inventati da Dante. Analizzerò tutto questo dopo aver consultato un numero sostanziale di testi critici. Il principale sarà il libro di Jeffrey B. Russel Il diavolo nel medioevo, che parla un di argomenti come il diavolo nel folklore e nei sogni,

51 Dante , Inferno ,XXIV, vv 37-46

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fino alla rappresentazione di Dante e di altri autori medievali dei diavoli in particolare Lucifero. Altri libri che spiegano i diavoli sono quelli di Henry Asgar Kelly e il suo The devil demonology and witchcraft, Jean-Claude Schmidt con Ghosts in the middle ages e Steven F.Kruger Dreaming in the middle ages. Sono questi i testi principali che utilizzerò nella prima parte della tesi. Nella seconda parte, analizzerò con più attenzione alla Commedia. Continuerò ad usare anche in questa sezione i libri utilizzati nella prima parte in modo particolare quello di J.B Russell, insieme al libro di Pompeo Giannantonio Lectura Dantis Neapolitana, il libro di Tommaso di Salvo Inferno la Divina Commedia e infine Lʼottimo commento della Divina Commedia scritto da Alessandro Torri. Anche in questo caso questi saranno solamente le fonti a cui farò più riferimento.

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1. Il Diavolo e la cultura popolare del medioevo

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1.1 Origine del Diavolo

" Per cominciare, penso che sia giusto discutere di come si pensa che fu creato il Diavolo. Come teoria principale del periodo medievale cʼé quella di Gregorio Magno ( papa dal 590-604). Secondo lui ,fra tutti gli esseri il Diavolo fu il primo a essere creato, era un cherubino, il più eccelso fra gli angeli e avrebbe potuto restare al vertice della creazione se non avesse scelto di peccare. Dopo aver peccato il Diavolo fu scaraventato giù nel più profondo degli abissi, così come era stato nel più alto dei cieli . Secondo Isidoro, gli angeli avevano una gerarchia e formavano delle schiere che riflettevano il loro potere, e insieme a Gregorio, sostengono che il Diavolo prima della caduta era stato signore di tutti gli angeli e dopo la caduta diventa principe dei demoni. Questa rappresentazione, oltre che ha offerto una descrizione chiara di Satana, ha eliminato lʼidea di dualismo, cioè lʼidea che il Diavolo è indipendente da Dio e non è stato creato come angelo buono o il Diavolo è il creatore del corpo umano o che il concepimento dei bambini è opera del Diavolo. Così i vescovi, nel concilio di Braga del 563 hanno dichiarato che tutto ciò è opera di Dio e non dellʼangelo maligno. La caduta degli angeli non fu opera di Dio, sostiene Gregorio, poiché nulla nella loro natura li disponeva al male. Il solo prerequisito per la loro caduta che farebbe ricadere la responsabilità su Dio è mutabilità ; ma questa, inerente alla natura come a quella angelica è il libero arbitrio. Se noi siamo liberi di scegliere il male dal bene, possiamo anche scambiare il bene con il male, ed è proprio questo che fa il Diavolo, aveva una vita buona ma ha scelto quella cattiva. La sua scelta fu assolutamente libera, lui cadde a cause del suo orgoglio che cancellò il suo rispetto e timore nei confronti di Dio. Gregorio sostenne che Satana cadde allʼinizio del mondo, prima della creazione dellʼumanità e il suo peccato consisté nellʼorgoglio e invidia verso Dio e verso lʼumanità, tanto che lo spinse a tentare Adamo ed Eva, come dice proprio Henry Ansgar Kelly; o sotto la forma di un serpente oppure si è impossessato di un serpente per far cadere Adamo e Eva nel peccato.2

82 Henry Ansgar Kelly , The devil demonology and witchcraft, Doubleday&company Inc. p.14

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1.2 Come era rappresentato il Diavolo ?

" Parlando del primo peccato dellʼumanità e del simbolo del serpente, questo è un simbolo che compare più volte nellʼantico testamento, tanto che nel nuovo testamento Caino ed altri peccatori sono considerati come figli del Diavolo. Nellʼantico testamento, il Diavolo è rappresentato molte volte come una personificazione , come ad esempio di una malattia che porta alla morte , nei salmi : “ You will not fear ... the pestilence that stalks in darkness, nor the destruction that wastes at noonday”3 La morte è dimostrata come un mostro che caccia la vita degli esseri umani. Lo stesso ruolo è dato a Sheol, o Belial. Il salmista ad un certo punto dice : “ the cords of death encompassed me , the torrents of perdidtion (Belial) assailed me ; the cords of Sheol entangled me the snares of death confronted me “4 Belial, poi è diventato il nome più comune del principe del buio nel Qumran che corrisponde moltissimo il Satana nel nuovo testamento. Un altro esempio di personificazione è un tratto da Isaiah che nella sua scrittura popola i deserti con delle bestie mostruose, ma non solo, in modo con Lilith che era un demone babilonese. Isaiah usa anche dei mostri del mare come leviathan e Tannin che sono presenti nel Hebrew mantenendo lo stesso nome e gli stessi caratteristici. Dicendo questo, si può notare che la scrittura è stata influenzata moltissimo da altre culture e mitologia classica, o per far sì che quello che scrivono sia più credibile, o perché anche gli scrittori credevano ancora in questi miti . Se si legge la bibbia attentamente, si possono scoprire dei parallelismi tra lʼantico testamento e quello nuovo quando si parla di Diavolo . Un esempio potrebbe essere la tentazione di Abramo allʼinizio della sua vita pubblica con quella di Cristo nel deserto. Nel nuovo testamento non cʼé unʼindicazione chiara dellʼorigine del Diavolo , ma solo alcuni frasi come: “ come un fulmine” 5, “il dragone e i suoi angeli “6. il fatto che s.Matteo ci dice che Cristo ha il fuoco preparato per il Diavolo e i suoi angeli può significare due cose , o che è come punizione per il Diavolo, oppure lo prepara come punizione per gli uomini che vivono nel peccato. La rappresentazione più dettagliata nella

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3 Salmi. 91 5-6

4 Salmi 18 4-5)

5 Luca 10,18

6 Apocalissi 12 7-9

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scrittura è quella del demone Asmodeus nel libro di Tobia che appare solo nei septuagint ( lʼantico testamento greco), la quale descrizione è molto simile a quella dei ebrei in Egitto.

" Molte volte influiscono elementi folklorici provenienti dalle antiche civiltà mediterranee nella rappresentazione del diavolo. Alcune volte il folklore confluiva con il cristianesimo siccome nellʻalto medioevo abbiamo il cristianesimo che mostra il diavolo come spaventoso e terrificante, e il folklore che mostrava il diavolo come buffo ed incapace. Così facendo cʼera una contraddizione da una parte un diavolo terrificante e dallʼaltra un diavolo stupido. Nel Folklore, la distinzione teologica tra il diavolo principe del male e i demoni suoi seguaci non è molto chiara7 . In molte lingue, infatti si usava “diavolo” come sinonimo di “demone” che risale allʼantico inglese , ad esempio i francese “démon”, italiano “diavolo”, spagnolo “diablo”, solamente il tedesco fa una distinzione usando 2 parole diverse “teufel” e “damon”8. Invece di usare delle parole per distinguere tra Satana, diavolo e demoni, si usavano soprannomi come “il vecchio peloso”, “ lʼuomo nero”, “il buon diavolo” e “il vecchio bisbetico” tra gli altri. Erano questi dei soprannomi popolari siccome avevano a che fare col mondo delle favole, fate e folletti. I demoni, poi, nella tradizione greco-romana sono degli angeli caduti e tali furono considerati anche gli spiriti, dei germani e Slavi 9 Come si può notare, sono tutti dei soprannomi buffi, e si usavano per le ragioni già menzionate prima. Dallʼaltra parte, per mettere più in rilievo la differenza tra il diavolo buffo e quello terrificante, esso aveva le immagini di draghi, fantasmi, esseri metà bestie e metà uomini e giganti, tutti quanti esseri malvagi e spaventosi 10.

" Avendo specificato alcuni soprannomi e alcune forme con i quali è rappresentato, diamo ora unʼocchiata ad altre caratteristici di come era creduto di essere. Il Diavolo appariva in varie forme umane ; vecchi , giovani in modo speciale belle ragazze o bei ragazzi , altre volte anche come prete o pellegrino , come un angelo o mostrarsi nelle vesti della Madonna. Insomma, il Diavolo si

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7 J.B Russell, Il Diavolo nel medioevo ,Laterza , 1999 p.44

8 Ibidem.44-45

9 Ivi p. 52

10 Ivi pp 41-45

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trasforma in base ai suoi obiettivi siccome la forma propria non è visibile, o non esiste affatto. Il Diavolo è nero, secondo la tradizione cristiana. La sua pelle è nera oppure egli si presente come un animale nero ovvero indossa un abito nero ; a volte è un nero cavaliere sul dorso di un nero cavallo. In secondo luogo al nero si trova il rosso, il colore del sangue e del fuoco; egli veste in rosso o ha la barba rossa e fiammeggiante. Alcune volte il Diavolo è verde, associato al cacciatore, cacciatore di anime11. Ogni cosa consacrata agli dèi pagani può esserlo anche al Diavolo. Alcuni esempi sarebbero i templi pagani, alberi, sorgenti, montagne, steccati, grotte e rovine. I demoni possono abitare anche in case. Si crede anche che Lucifero abiti nel sottosuolo, con la sua sede di solito posta al centro della terra, una tradizione minore lo pone allʼIslanda, dove cʼè un freddo estremo e appunto questo ci fa ricordare ad un luogo di tormento. Il Diavolo ha anche dei complici e persino una famiglia.La nonna(più di rado la madre) è una figura ricorrente nel folklore. Originariamente Cibele , dea della fertilità , è una figura terribile e potentissima. Satana ha anche un certo numero di mogli; sua moglie era stata , certe volte , una dea della fertilità ;egli poteva prender moglie fra le donne che avevano dormito con un incubo .Egli ha sete figlie, ossia i sette vizi capitali, o anche due ragazzi, cioè la morte e il peccato, dal cui incesto nascono i sette vizi; questi nipoti sono la delizia del nonno che li invia nel mondo a tentare lʼumanità 12

1.3 Lʼevocazione di Satana

" Lʼevocazione più seria di Satana è quella in funzione di un patto con lui. Lʼidea di un patto formale con il Diavolo risale a un racconto su san Basilio che risale al V secolo, e quelle più importante di Teofila di Cicilia. Nel primo episodio, un uomo che voleva ottenere i favori di una bella fanciulla si recò da un amgo in cerca di aiuto e in cambio si disse pronto a rinunciare per iscritto alla sua fede in Cristo. Il mago scrive al Diavolo, e ordinò al uomo di uscire di notte e lanciare per aria il messaggio. Lʼuomo eseguì e invocò immediatamente le potenze del male, gli spiriti delle tenebre lo condissero a Lucifero. Gli chiede se credesse in lui, e rispose di sì. Insomma, chiede altre domande che fanno

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11 Ivi. p.46-47

12 Cfr. Ivi. pp 50-54

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una parodia del battesimo. Poi il Diavolo incominciò a lamentarsi dicendo che i cristiani prima si rivolgono a lui e quando ottengono ciò che volevano ritornano a Dio per la sua misericordia. Così il Diavolo gli chiede di impegnarsi per iscritto. Lui è d ʻaccordo e la ragazza si innamora veramente di lui . Dopo alcuni ostacoli dal padre che voleva che lei diventasse monaca lei cedette. Alla fine scoprì la storia del patto e con lʼaiuto di San Basilo il giovane si pentì e la ragazza venne salvata da un destino peggiore della morte. Lʼaltro racconto è quello della leggenda di Teofilo, un prete in Asia Minore, al quale, morto il vescovo del luogo, viene offerta la carica episcopale. Teofilo non accetta, ma si dispiace moltissimo per questo. Così si mette a tramare per riconquistare il potere.Consulta un mago ebreo che dice di poter aiutarlo attraverso un incontro con il Diavolo .Per unʼaltra volta, il Diavolo fa la parodia del rito di battesimo e fa Teofilo promettere di vivere nel peccato. Da questo momento Teofilo diventa sempre più potente e arrogante, e alla fine il Diavolo reclama il suo dovuto , lʼanima dellʼuomo, e manda i demoni a torturare il prete corrotto e trascinarlo nellʼInferno. Teofilo si pente e chiede aiuto alla Madonna , che scende nellʻ Inferno, strappa il contratto dalle mani di Satana e lo consegna al prete , che lo distrugge. Maria poi lo porta vicino Dio e viene perdonate, e il Diavolo è truffato. Questi racconti di patti col Diavolo erano abbastanza diffusi nel medioevo, anche nelle omelie, poesie e nel teatro. 13

1.4 Tentazione e possedimento

" Parlando di patto col Diavolo, anche nella scrittura ci sono molti riferimenti al diavolo e come agisce sullʼuomo. Ci sono due modi in cui è possibile il possedimento, una di essi è il possedimento del diavolo, e l ʻaltro è la tentazione. Molte volte, se i demoni non riescono con la loro tentazione attraverso pensieri, tentano di adeguare la tattica della profezia di alcuni avvenimenti, come ad esempio la visita di alcuni personaggi nella città, questo lo fanno con l impossessarsi di alcune creature veloci:

cosa che è meravigliosa di questo è che, se coloro che hanno corpi più leggeri rispetto agli uomini, visto che gli uomini hanno intrapreso un viaggio su

1213Cfr J.B Russell,. Il Diavolo nel medioevo ,Laterza pp. 52-58

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distanza, loro e annunciare il loro arrivo? .. spesso, però, i viaggiatori tornano indietro e la loro relazione è falsa14

" Anche Santʼ Agostino nella sua opera ʻDivinazione dei demoniʼ tratto lo stesso punto . Grazie ai loro corpi, i demoni sono veloci e possono sapere delle cose molto prima che avvengono. Peter Lombard chiede se i demoni possono completamente penetrare nelle anime degli uomini o, se al contrario si dice che sono penetrati nei uomini solamente grazie al perché Dio gli ha dato il permesso . Lui poi quota SantʼAgostino quando dice che lui non crede che i demoni possono impossessarsi dellʼanima, perché essa può essere posseduta solo da colui che lʼha creata. Al contrario, San Tommaso dʼAquino crede che lʼintelletto degli angeli sia molto superiore a quello degli uomini , e anche quello degli angeli caduti è rimasto intatto 15 . San Tommaso dice che sia il possedimento e sia la tentazione si fanno con la stessa tecnica, quella della manipolazione delle cose in uno spazio definito. Tommaso mette in rilievo che i demoni agiscono sui fluidi corporei anziché sui diversi organi del corpo siccome questo risulterebbe in dolore e così non riusciranno ad invocare delle memorie e fantasie che loro vorrebbero . Tutto ciò Dio può non permetterlo. s.Tommaso, quindi, crede che Dio permette più la tentazione che possedimento ( anche se si fanno con la stessa tecnica) ma il possedimento dura più al lungo. Tuttavia, dice anche che il Diavolo può alcune volte impossedersi del corpo, come appunto mostrano alcuni casi .16

" Ma allora, perché Dio permette tutto ciò ? Gregorio Magno ( papa dal 590-604) nel suo libro ʻi Dialoghiʼ dice che uno spirito è cattivo perché la sua volontà e il suo desiderio intendono fare il male, e viene davvero da Dio perché è Dio che permette allo spirito cattivo di operare ; ma non per gli scopi malvagi di Satana , bensì per gli scopi buoni di Dio. Al Diavolo piacerebbe poterci tentare senza restrizioni e limiti e ridurre la nostra anima e corpo, ma tutto questo che sembrerebbe ingiusto, Dio lo converte in giustizia .Lucifero ci tenta con la speranza di distruggerci, ma Dio non gli concede di gravarci con prove che vadano al di là della nostra capacità di resistenza , e il Diavolo si accorge

13

14 Ivi. p. 96

15 cfr.Henry Ansgar Kelly , The devil demonology and witchcraft, Doubleday&company Inc. pp. 109-114

16 Cfr.Ivi . p 115

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con delusione che Dio usa le sue tentazioni per fortificare il uomo anziché per distruggerli. Come ha detto Thomas Merton millecinquecento anni dopo, lʼanima umana è come un atleta, ha bisogno di lottare e competere per realizzare tutta la sua potenzialità17. Gregorio dice anche che Dio permetti sì al Diavolo di accostarsi allʼumanità ma sa che gli eletti non cederanno e non potranno uscire rinvigoriti dallʼassalto. Il cuore del problema è la bontà e la potenza di Dio; Dio è responsabile dellʼuniverso che ha creato ,dove permette e limita il male ,egli sa che gli eletti non cedono alla tentazione e in tal modo non concede al Diavolo un reale potere di tentarli . 18

1.5 Lʼesorcismo

" Verso il III secolo nella chiesa occidentale il battesimo si amministrava di solito a Pasqua, ma prima durante le messe venivano fatti una serie di esami ed esorcismi ai catecumeni che dovevano essere ammessi nella chiesa. Fu solamente durante questo rito che lʼesorcismo ebbe una parte della liturgia. Dal III secolo in poi è esistito un ordine di esorcisti consacrati, ma presto le loro funzioni vennero assorbite dai preti . Il significato del termine ʻesorcismoʼ non è stato mai esattamente definito ; le sue origini sono nel paganesimo greco e deriva dal greco exorkizo ( garantire con giuramento o pregare intensamente ) Il significato radicale della parola implica quindi un rivolgersi, solenne ed energetico verso qualcuno o qualcosa e non è affatto da connettere necessariamente con i demoni. Lʼesorcismo si poteva indirizzare sia alle potenze del male e sia del bene, ad esempio nel nuovo testamento Gesù fu esorcizzato due volte, la prima dal sommo sacerdote e lʼaltra dallʼindemoniato di Gerasa. Questa definizione è rimasta fino al III secolo , il nuovo significato divenne ; lʼespulsione rituale degli spiriti maligni da persone o oggetti da essi colpiti , con lʼaiuto di poteri spirituali superiori. Nella liturgia medievale erano comuni tre tipi di esorcismi: degli oggetti, dei catecumeni negli esami prebattesimali e degli indemoniati. All ʻinizio si credeva che non erano il Diavolo e i demoni a essere esorcizzati perché lʼesorcismo era sempre una parola, non diretta, rivolta a Cristo. A scopi liturgici venivano direttamente esorcizzati

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17Cfr. Russell Jeffrey B. Il Diavolo nel medioevo , Ivi pp. 70-72

18 Ibidem

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lʼincenso , lʼacqua santa, il sale e lʼolio santo. Cito adesso un esempio di come si esorcizzavano le cose, ed è chiaro che non è diretto a Cristo ma solo rivolta 19:

“ Io esorcizzo te , creatura sale ...: che questa creatura sale possa in nome della trinità divenire sacramento per mettere in fuga il nemico “ 20

" Ma col passare del tempo, le preghiere divennero sempre più dirette al diavolo e ai demoni , ad esempio qui lʼesorcizzazione dellʼacqua santa: “ Io ti esorcizzo , creatura acqua; io esorcizzo voi , schiere tutte del Diavolo “. Negli esami prebattesimali ci furono tutta una serie di confronti con Satana, fra i quali gli esorcismi erano più drammatici. Il Diavolo veniva severamente ammonito a riconoscere la sentenza di condanna emessa su di lui, a rendere omaggio alla Trinità e infine abbandonare il catecumeno, ad esempio: “ Partiti di qua , Diavolo maledetto !”. Gli esami includevano anche la exsufflatio, mediante il quale il prete alitava sul volto del candidato : elemento ricorrente in molte liturgie a partire del IV secolo, la exsufflatio voleva essere una dimostrazione di disprezzo nei confronti dei demoni e i pensava li scacciasse via; molto simile allʼusanza dei padri del deserto di fischiare o sputare allʼindirizzo dei demoni . Con la saliva il prete toccava le orecchie del candidato , come segno di disprezzo verso il Diavolo, ma anche perché la saliva aveva proprietà terapeutiche. Sulla fronte, poi, si faceva n segno della croce per far sì che i demoni rimangino lontani. Poi il candidato dice una rinuncia formale a Satana , chiamata la apotaxis con il viso rivolto allʼoccidente, regione delle tenebre e della morte, dichiara per tre volte di rinunciare a Satana alle sue opere e angeli, e poi esprime la sua nuova fedeltà verso Cristo rivolgendo il volto allʼoriente , regione della luce . Il candidato veniva poi unto con lʼolio per essere protetto contro attacchi maligni futuri21. Nellʼatto battesimale, il candidato discende nelʼ acqua e poi esce ancora, questo simboleggiava la discesa negli inferi, e poi la risurrezione.

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19 Cfr J.B Russell, Il Diavolo nel medioevo ,Ivi pp.88-90

20 Ibidem

21 Cfr. Ivi pp. 91-93

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Parlando di esorcismo e di spiriti che si impossessano delle persone, una domanda che viene dʻistinto dovrebbe essere: ma come si fa a capire che una persona e posseduta, poi, come si fa a distinguere da uno spirito buono e un altro del male ? Questo si chiama discernimento degli spiriti, e col passare del tempo molti studiosi ci hanno dato una serie di regole che ci possono guidare.

Una di esse è il discorso di Antonio nella biografia di Atanasio :

“ La visione dei santi non è turbolente, ma viene così tranquillamente e gentilmente che immediatamente ci riempia la nostra anima con un senso di coraggio e felicità, perché Dio è la nostra felicità. Il nostro desiderio sarà per le cose divine e la vita futura e noi non potremmo vivere senza di esso. Ma se si è sequestrati con paura davanti alla visione del giusto, allora sono quelli che scacciano via la paura con lʼamore; come ha fatto Gabriele a Zaccheria, lʼangelo che è apparso alla donne nel santo sepolcro e lʼangelo che ha parlato con i pastori nel vangelo : non avete paura. Questi casi sono tutti una visione dai santi. Dʼaltronde, lʼattacco dal male è pieno di confusione accompagnato da urli e voci ruggenti come quelli che si sentono durante un rapimento. Questo immediatamente suscita sentimenti di agitazione, confusione dei pensieri , tristezza, paura dalla morte, desiderio per il Diavolo ed una completa sovversione del carattere. Allora, se hai una visione e ti spaventi e questa paura è sostituita immediatamente dalla felicità e amore per Dio, allora siate di buon animo e prega per la tua felicità e di avere un anima tranquillo perché Dio è presente. ma quando hai certi visioni in cui sei confuso e distratto, la visita è del maligno “ 22

" Anche se Antonio rende chiaro che la prima tattica del Diavolo è la tentazione sui pensieri, lui non da alcune regole che ci possono aiutare a riconoscerli, ma si limita a categorizzare le apparizioni esterne e le reazioni che lasciano sul osservatore. È importante notare che Antonio dice che è semplice identificare la natura degli spiriti con lʼaiuto di Dio, e così lui anticipa il ragionamento più recente che dice che questa capacità è data a certe persone come pregio dallo spirito santo. Dopo quella di Antonio cʼerano molte altre regole di come si può accorgersi di uno spirito maligno, tra lʼaltri quella di Ignazio di Loyola nel suo libro “ esercizi spirituali”, tuttavia , al contrario di come

1622 Henry Ansgar Kelly , The devil demonology and witchcraft, Doubleday&company Inc.pp. 115-116

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molti commentatori pensano, questi non sono state scritte con lo scopo di differenziare la natura tra i pensieri da Dio e quelli del Diavolo, ma per discutere lo i diversi stati della mente, ma sfortunatamente molti degli ebrei misinterpretano ancora questo libro. Simile allʼinterpretazione di Ignazio, è quella di Robert Burton , che da alcune regole di come si riconosce un spirito maligno. Lui dice che il Diavolo è corretto, inietta pensieri maligni, è assurdo e ha dei concetti malvagi. Il Diavolo molte volte ci suggerisce cose che vanno contro la natura e contro Dio. Ci suggerisce di abbandonare questi pensieri e di lasciarli andare proprio come sono venuti. Tutto questo un un buon esempio della tentazione diabolica ed è usato ancora fino al giorno dʼoggi. Lo stesso approccio può essere trovato in William Demal, un psicologo molto più recente , e dice :

“la piaga della tentazione consiste nel l'influenza del diavolo sui sensi esterni o interni. Si sa che il diavolo tenta di guidare i santi fuori strada attraverso le tentazioni del senso della vista, dell'udito e di sentire. Allo stesso modo può influenzare i sensi interni: lʼ immaginario e memoria, nonché le passioni. Tali tentazioni possono essere facilmente distinguibili dalle tribolazioni abituali per la loro più lunga durata. In primo luogo, il sacerdote impiega gli stessi rimedi, come nel caso delle tentazioni normali. Ma se cʼè almeno una probabilità morale per l'esistenza di tentazione, lui segretamente e privatamente usa lʼesorcismo. “

Quello che dice Demal è tutto vero, ma in realtà è molto difficile accorgersi che una persona è attaccata da uno spirito maligno, proprio come dice SantʼAgostino :

“ Discernimento è molto difficile quando lo spirito maligno agisce in modo tranquillo con nessuna turbolenza del corpo, così lʼessere umano si fida di lui e potrà tranquillamente farlo agire come vuole lui”

" Così abbiamo una differenza tra quello che dice SantʼAgostino e quello che dicono Burton e Demal . Il primo dice che si può capire uno spirito attraverso la ragione , mentre lʼultime due si fidano dellʼesperienza. Finalmente, dice S.Bernard di Clairvaux, quello che conta non è distinguere gli spiriti, ma che

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ognuno sa cosa è giusto e quello che è meno, se si sa questo , nessun danno può essere fatto. Poi se sai che sei posseduto, allora resistilo e rifiutalo con tutta la tua forza . 23

1.6 Il fenomeno dei sogni

" La letteratura sul Diavolo non è solo frutto dellʼimmaginazione dellʼautore, ma è anche il risultato di altri fattori esterni e incontrollabili dalla mente umana. Mi riferisco proprio ai sogni, questo mondo fantastico in cui la nostra mente esplode dʼimmaginazione senza che noi ne facciamo un minimo di sforzo. Tanti studi furono fatti su questo soggetto fin dagli antichi tempi siccome questa realtà affascinò molta gente, in modo speciale studiosi. Alcuni di questi includono Aristotele, SantʼAgostino e Macrobio. Nel alto medioevo cʼerano due teorie sui sogni, quella di Aristotele e lʼaltra di Sinesio. Queste due teorie sono completamente opposte lʼuna dallʼaltra. Aristotele non crede che i sogni avvengono tramite il potere divino, invece dice che i sogni sono pura coincidenza. Crede che siano causate tramite fenomeni interni causati dalla psicologia (immaginazione) e fisiologia (che include sia il movimento e purificazione del sangue e sia il processo del mangiare e la digestione del cibo). Dallʼaltra parte Sinesio dice che quello che Aristotele afferma è giusto ma aggiunge che la cosa più importante non sono tanto i motivi sottolineati da Aristotele, ma la purezza dellʼanima, più pura che è, più chiara la rivelazione nei sogni. Studi più approfonditi sono stati fatti nel medioevo dagli studiosi neoplatonici Macrobio e Calcidius nelle loro opere Sogni di Scipio e commentario sul timeo di Platone24 rispettivamente in cui affermarono che i sogni possono essere sia divini e sia mondani. Anche se entrambi stabiliscono che i sogni devono essere trattati in modo dualistico ed entrambi hanno creato delle categorie opposte : veri e falsi, divini e mondani, nessuno ha parlato in dettaglio solamente di questo fatto e rimane solo un fatto conosciuto ma non approfondito. Malgrado questo, Macrobio contribuì moltissimo negli studi sui sogni siccome le sue ricerche dimostrano che tutti i sogni sono veri, falsi, opachi o rivelatrici. I sogni “con nessun significato profetico” provengono dal

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23 Cfr. Henry Ansgar Kelly , The devil demonology and witchcraft, Doubleday&company Inc. pp 113-122

24 Steven F.Kruger , Dreaming in the middle ages , Cambridge university press p.21

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“cancello dʼavorio” mentre i sogni “affidabili” provengono “dal cancello del corno” .Così facendo, tramite lʼantica tradizione del topos dei due cancelli opposti fornisce una struttura in cui tutti i sogni possono essere messi . Inoltre a questo Macrobio suddivide ancora i sogni veri da quelli falsi in cinque tipi : oraculum, visio e somnium ( veri) e insommnium e visium ( falsi ). Ovviamente i primi tre sono considerati più come divini , e gli ultimi due come mondane , ma Macrobio parla di più sul somnium siccome è il tipo più popolare e più realistico . Scrittori come SantʼAgostino Tertulliano e Gregorio il grande dicono che quando si sogna di peccati non necessariamente implicano il sognatore perché i poteri dellʼanima sono inattivi mentra si dorme, Tertulliano dice, infatti :

“Nei nostri sogni, le buone azioni sono senza merito e i nostri crimini sono irreprensibili. Noi non saremo condannati per un stupro fatto in un sogno e allo stesso modo non saremo incoronati di sognare di essere martiri”

" La verità è che lʼagente responsabile dei sogni può essere sia buono e sia cattivo, gli spiriti buoni insegnano agli uomini e quelli cattivi li ingannano. A questo, Gregorio il grande aggiunge che si può avere sogni che sono influenzati sia dal buono e sia dal male, e questo è quando ai sogni si aggiungono i nostri pensieri, quindi alle forze esterne si aggiungono le forze interne. I sogni benevolenti mostrano sempre la verità e non mentono mai , sono “onesti, divini profetici e ispirati” mentre quelli malevolenti trasmettono “profezie false, inganno e impuri “, usando aggettivi che usa Tertulliano. Se si segue questa distinzione,allora è facile distinguere da sogni che sono opera del Diavolo da quelli di Dio, ma in realtà non è così e la natura del sogno non può essere così facilmente notata dalla verità o falsità del sogno. I sogni demonici, infatti, non sono sempre falsi e ingannevoli, ma certe volte possono rivelare delle informazioni importanti. Tertulliano infatti dice che sogni ispirati dal Diavolo possono qualche volte essere “uera et gratiosa”( veri e in favore a noi). Allo stesso modo, Gregorio categorizza questi sogni come non veritieri, usando la parola “inlusiones”. Secondo lui, lʼintenzione di questo tipo di sogni è di ingannare il sognatore :

“ se la mente non è messa in guardia contro questo tipo di sogni, sarà confusa nelle numerose vanità del maestro dellʼinganno, che è abbastanza intelligente

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di predire molte cose che sono vere in modo che finalmente ottenga possesso dellʼanima”25

" SantʼAgostino è dʼaccordo con entrambi e dice anche lui che il piano dʼinganno del Diavolo alcune volte opera tramite qualcosa che sembra giusta e utile. La differenza essenziale tra le visioni angeliche e quelle demoniche non sta tanto nellʼaffidabilità dellʼinformazione che rivelano, ma nei motivi che stanno alla base di questa informazione, che molte volte è contro quello che è giusto per lʼumanità. Quindi, anche se i sogni demonici sono simili a quelli angelici, sono sempre una tentazione non una rivelazione 26.

1.7 La masnada di Hellequin

" Un tipo di sogno che nel medioevo non si credeva che potesse esistere è quello in cui appaiono i morti. Questa negazione dei fantasmi è in parte il risultato dellʼassenza degli stessi fantasmi nella Bibbia. Non si parla solo di assenza, ma anche di negazione siccome alcuni riferimenti nel nuovo testamento possono essere interpretati come rifiuto totale alla credenza nei fantasmi. Due esempi sarebbero: quando Gesù camminò sullʼacqua e e i discepoli si spaventano così tanto che Gesù dovette riassicurarli che non è un fantasma27, e per la stessa ragione Gesù dice alla donna di non aver paura quando le appare dopo la sua resurrezione28.

" Malgrado questo , ci sono alcune favole che fanno parte del folklore quando si parla di apparizioni dei morti, infatti dodicesimo secolo marcò le prime apparizioni della Hellequinʼs hunt ( caccia selvaggia), che si trova fino al giorno dʼoggi in forme diverse. Il primo che la nomina è il monaco anglo-normanno Orderic-Vitalis (1075-1142) . Quando aveva dieci anni lui viene messo dal padre nellʼabbazia di s.Evroult . In questa abbazia Orderic comincia a scrivere tredici libri della storia ecclesiastica normanna, di cui il nostro interesse più grande è del VIII libro che parla dei misfatti del malvagio signore Roberto di Belleme e

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25 Steven F.Kruger , Dreaming in the middle ages , Cambridge university press p.48

26 Cfr. Ivi pp 70-125

27 Matt. 14:26 , Mark 6:49

28 Matt 28:10

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sua madre Mabel che assassinava tutti i suoi prigionieri, ed è in questo contesto che Hellequinʼs hunt è nominata. La storia che raconta Orderic la sentì direttamente dal giovane prete Walchelin, che è il protagonista di essa. Walchein stava ritornando a casa dopo una visita che aveva fatto ad un ammalato della sua parrocchia, e ad un certo punto sentì il frastuono di un grande esercito, che presume che sia quella di Roberto di Bellume nella sua rotta per la guerra. Era un prete giovane e coraggioso e trova rifugio tra gli alberi per difendere se stesso, preparato anche a lottare se ci sarebbe stato bisogno. In quel momento apparve un gigante armato con una mazza che gli ordinò di stare dove era e osservare lʼesercito che stava avvicinandosi in ondate una dopo lʼaltra.29

" Il primo gruppo è composto da molte persone che camminano con delle bestie, vestiti e ogni tipo di arredamenti. Questi muovevano velocemente e lamentavano tra di loro, con il prete che riconosce alcuni di loro morte recentemente .Poi un gruppo di portatori, ai quali il giganti si è congiunto. Dopo di questi sono arrivati una truppa di donne sui cavalli sulle selle laterali, che mentre passava il vento le alzava e poi le sbatteva nel loro posto . Queste donna, che Walchein riconosce molte di loro erano nobili e hanno vissuto una vita pervertita e ostentazione. Il prete, terrificato vide poi un grande gruppo di monaci condatti da vescovi, con questi ultimi vestiti con cappotti neri e i primi con cappucci neri. Loro andarono dal prete, chiedendogli di pregare per loro. Il prete rimase scioccato di vedere fra di loro alcune persone verso i quali lui aveva grande rispetto e ammirazione. Lʼultimo gruppo è quello che descritto più dettagliatamente composto da migliaia di cavalieri, tutti vestiti di nero e sputano fuoco. Tutti cavalcarono cavalli enormi trasportando diverse armi. Dopo che tutti passarono il prete si accorge che quello che aveva appena visto fosse la marmaglia di Hellequin. Come testimonianza di tutto questo , prende un cavallo nero, ma immediatamente, il cavallo gli fa male e così lo lascia libero. Vedendo questo, quattro cavalieri intervengono, ma lʼultimo di essi gli ha fermati, e invece ha chiesto al prete di dare un messaggio a sua moglie e suo figlio. Come segno di prete esemplare, non voleva trasmettere il messaggio e vedendo questo il cavaliere lo prese per il collo. In quel momento è apparso il fratello di Walchein.

2129 Jean-Claude Schmitt, Ghosts in the middle ages , university of Chicago press , p. 94

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Anche lui, come diversi altri prima gli chiese di ricordarsi di lui nelle sue preghiere assicurando così la sua liberazione il domenica delle palme successivo, e poi scomparì.

" Questo primo racconto ha inciso la struttura generica dellʼapparizione di Hellequinʼs Hunt: i quattro alberi di nespolo e il giovane prete come “messaggero delle anime”, entrambi hanno influenzato il contenuto folklorico del documento. Inoltre, le ondate di questa visione hanno alcuni aspetti in comune : Il primo gruppo è il più eterogeneo. Sono i morti che appartengono alla terza classe della società, la truppa. Camminano sempre a piedi ed è composta la maggior parte di persone anonime. Poi arriva la seconda classe dei monaci e chierici .Il terzo è quello più importante e omogeneo dei cavalieri , tutti sui cavalieri e armati , che sono simbolo della ferocia con la quale la chiesa voleva trasmettere pace ma tramite guerre e crociate.30

" In una lettera di Pietro di Blois ai cappellani Anglo-normanni , parla dei chierici della corte , che hanno solo lʼambizione degli oggetti materiali . Lo scrittore gli chiama martiri , ma invece di ottenere un posto nel Paradiso , otterranno posto all ʻInferno . Walter Map , autore del “De nugis curialum” I chierici , con la loro peregrinazione nella corte di Enrico II sono paragonati alla peregrinazione di Hellequinʼs Hunt. Quello che ho trovato molto interessante è che in questa opera Walter Map da una spiegazione dellʼorigine del nome di “Hellequinʼs Hunt”. La credenza è che il nome abbia avuto origine dal re degli antichi Bretoni, il re Herla, che condotte un patto con i nani: la morte. Il re dei nani va, senza essere stato invitato al matrimonio della figlia del re dandole i suoi regali. Un anno dopo il re Herla va nelle caverne del re dei nani, in cui scopre un palazzo bellissimo. Il nano lascia il re andare caricato con delle armi , cavalli, cani, e tutto ciò che rende più facile la caccia. Inoltre , il nano gli da un piccolo segugio. Herla lo doveva portare ovunque lui e quelli che erano con lui andarono, e non potevano smontarsi prima del cane, se lo fanno, il rischio è che si trasformino in polvere. Ma quando Herla esce dalle caverne scopre che due secoli sono passati e non tre giorni come lui credeva. Cʼera una nuova popolazione, i sassoni, così il re e la sua truppa furono condannate a vagare intorno siccome il cane non scenderà mai a terra. Secondo Walter Map, questa

2230 Ivi p. 93-100

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è la punizione per aver fatto un patto don il re della morte prefigura le tribolazioni della corte di Enrico II. 31 Tutto sommato , questa tradizione della letteratura è rimasta molto popolare, e nuovi modi in cui si descrive sono introdotti , basta un esempio, Virgilio dice che i morti appaiono nei vestiti con i quali erano prima di morire, e con i beni a cui erano più attaccati, ma poi Virgilio si è provato scorretto da molti, tra di loro dal chierico Cistercian Helinand di Froidmont.

2331 Ivi, p. 108-112

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2.Analisi del diavolo nei canti dellʼInferno della

Divina Commedia

"

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" È arrivato il momento di concentrarsi sullʼanalisi di canti specifici in cui appaiono i diavoli, e anche Lucifero. Mi chiederò se questi canti si distinguono dagli altri nella la lingua e nello lo stile. Sono convinto che questi canti siano delle digressioni da tutto il poema, e perciò analizzerò perché il poeta lo fà. Secondo Dante il diavolo è il nulla, infatti il vero essere di Satana è la mancanza di essere. Perché Lucifero si trova proprio al centro della terra ? Sono tutte domande che tenterò di spiegare in questa seconda parte della mia tesi.

2.1 Trame

" Comincio con i canti 21 e poi il 22. Questi due canti sono considerati come i canti gemelli. Un interludio unico nel suo genere in cui Dante e Virgilio restano nella stessa bolgia, cioè la quinta, quella in mezzo alle Malebolge in cui i protagonisti sono i barattieri. Questi peccatori sono pubblici ufficiali e amministratori del potere comune che utilizzarono la carica per traffici personali da cui trassero disonesti guadagni.32 Anche in questa bolgia , come in ogni altra bolgia dellʼInferno si trova la legge del contrappasso. In questo canto (ma anche in quello successivo) la legge del contrappasso è per analogia siccome la condanna in questo caso è di vivere sotto la pece bollente in corrispondenza sarcastica con il modo subdolo sotterraneo con cui in vita arraffarono denaro in modo illecito.33 Come afferma Alessandro Torri :

ʻ li si punisce nella tenace pece nera e oscura , a mostrare, che le loro baratterie erano sì oscure, ovvero secrete, che non si potevano vedere, né discernere.ʼ34

Dante non lascia niente al caso, ma tutto è strutturato in modo preciso. Molti critici per secoli hanno discusso se in questo canto cʼé un riferimento autobiografico o no. A quel tempo Dante fu accusato di baratteria, ma non tutti credono che qui Dante si sente come uno di essi. Secondo me ci sono molti

25

32 Tommaso di Salvo , Inferno la Divina Commedia . Zanichelli , Bologna , 2003 ,p 402

33 Ivi.cit, p. 42

34 Alessandro Torri, Lʼottimo commento della Divina Commedia, Arnaldo forni editore,1995, p. 375

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fattori che rendono lʼipotesi che Dante stia scrivendo di sé in questo canto e durante la mia analisi cercherò di metterlo in evidenza.

" Il canto successivo è di solito considerato il gemello del precedente ma io ho deciso di separarli per mettere in rilievo alcuni punti divergenti.

ʻPoi che trattato è di sopra deʼbarattieri, che barattarono la repubblica, qui intende di trattare di quello medesimo vizio in coloro che barattarono nelle corti deʼloro signori.ʼ35

" La beffa/inganno è una parte integrale di questo canto e il protagonista di tutto questo è Ciampolo di Navarra, il cui nome non è detto esplicitamente, probabilmente per dare la possibilità a Virgilio di fare più domande : a causa del tempo perso i demoni vanno quasi ad attaccarlo. Vedendo questo, Ciampolo fa di tutto per guadagnare tempo per pensare a qualcosa che lo può salvare. Infatti lui riesce ad escogitare un piano, usando la sua astuzia dice a Dante e Virgilio che se volevano parlare con alcuni toscani lui poteva farli riemergere, a patto che i demoni restino lontani. È qui che entra la sua astuzia, non parla direttamente del suo amico, ma allude solo a lui per suscitare curiosità. Unʼaltra parola chiave in questa scena è la parola ʻmaliziaʼ al v. 107. Quando Cagnazzo usa questa parola e ci fa vedere che ha capito le intenzioni di Ciampolo e la sua astuzia, Ciampolo altera il significato della parola da ʻastuziaʼ a ʻmalvagitàʼ, e aitutato con i gesti deglʼ occhi e delle mani assume un atteggiamento di finto dolore per quella parola. Così si vede che questo canto è pieno di inganni da parte dei diavoli e Ciampolo, proprio come faceva quando era ancora vivo, ma alla fine nessuno esce vincitore, né i diavoli, né Ciampolo, solo i due viaggiatori che riescono a scappare dalla beffa e finalmente continuano il loro cammino verso la bolgia successiva dopo due canti fermi nello stesso luogo.

" Lʼultimo canto analizzato è il 34, che è anche lʼultimo canto dellʼInferno e al punto più basso che si può scendere. È uno degli estremi della storia dellʼumanità dove risiede <<lʼimperador del doloroso regno>>, e lʼaltro estremo è dove cʼè <<lʼimperador che la su regna>>. Comincia da qui la lunga e precisa

2635 Ivi p.386

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descrizione di Lucifero e i dannati che si trovano in questa ultima bolgia : la giudecca, da Giuda Iscariota. Giuda era un traditore, tradì Cristo, ed è questo il peccato più grande secondo Dante, il tradimento. Quindi ci sono i traditori verso la chiesa , lʼimpero e i loro benefattori. La loro punizione consiste in essere coperti dal ghiaccio e traspaiono come pagliuzze sotto vetro. Le anime sono tutti in posizioni diverse, e alcuni studiosi come Buti, dividono tutte le anime in 4 : 1. Quelli che tradirono i benefattori dello stesso rango sociale; e questi stanno a giacere, 2,3. I traditori di un maggiore/minore stato sociale; che stanno con la testa in giù e i piedi in su, 4. Quelli che tradirono sia i benefattori di un grado sociale più alto e sia quelli di più basso; stanno inarcati.36 Questa è solo una teoria, ma pochi la danno importanza siccome Dante più che descrivere con esattezza come stanno i dannati, ci vuole farci vedere la furia, la rabbia e lʼabnormalità di questo paesaggio.

2.2 Linguaggio e stile

" Dopo aver visto il contenuto di ciascuno canto, vorrei discutere lo stile di questi canti che è anchʼesso piuttosto speciale, li rende unici e distinti dal resto della Commedia. In mezzo allʼInferno ci aspettiamo uno stile aspro e doloroso, come i canti precedenti, ma invece in questo canto e quello gemello Dante usa la comicità. Usa la comicità consciamente, una ragione potrebbe essere per dare più rilievo a questo canto che fin dallʼinizio ci appare speciale e serve come una pausa tra gli altri canti. Per mostrarci che lui è certo dello stile che usa, al secondo verso di questo canto usa la parola Commedia, che è proprio il titolo di tutta lʼopera e la parola è usata solamente due volte nei cento canto che compongono il poema. Al contrario di come intendiamo noi oggi la comicità, in quella di Dante non cʼè il riso, come dice proprio De Sanctis : <<il comico è rozzamente formato e non è artistico>> perché non ha la sua immagine che è la caricatura, né la sua impressione, che è il riso. Il comico dantesco è sia medievale e sia moderno ed è per questo che la ʻDivina Commediaʼ è un capolavoro. Dante non inserisce il comico per far sì che la sua opera abbia un repertorio linguistico più grande, ma per uno scopo preciso. La serietà di base è ancora lì, la paura dei demoni e la paura dellʼInferno, ma Dante usa il comico

2736 Cfr. Tommaso di Salvo , Inferno la Divina Commedia ivi. pp.648-649

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per essere capito di più. Il comico di Dante è composto da uno stile popolare e inferiore ma nello stesso tempo è ricco di toni duri. Si usa il gergo, il dialetto , la lingua popolare e parole tronche, come è mostrato molto bene in questa terzina :

Ei chinavan li raffi e “Vuoʼ che ʻl tocchi”,

diceva lʼun con lʼaltro, “ in sul groppone?”.

E rispondien: “Sì, fa che glielʼaccocchi”37.

" Questa terzina illustra molto bene le tecniche che spiegavo sopra, dove ci sono parole tronche e parole dialettali fiorentine. Per noi che leggiamo oggi potrebbe essere più difficile da interpretare, ma nel Trecento questo canto era molto più vicino al popolo ed era questo che Dante voleva, anche perché il peccato della baratteria era molto popolare a quel tempo. Al verso 89 Dante usa lʼespressione ʻquatto quattoʼ in cui la comicità è più nella cadenza fraseologica che nella situazione, in realtà Dante poteva scrivere rannicchiato e non sarebbe stata una frase comica.38 Per rendere il canto più realistico possibile, a parte delle parole Dante usa dei luoghi popolari di quel tempo come Lucca. Inoltre i diavoli sono simili alla tradizione e anche lʼimmagine della cucina . I diavoli sono i cuochi che fanno arrostire le anime dei dannati nella pece bollente, che è unʼimmagine molto comica specialmente dei diavoli che sono delle creature temibili e adesso sono rappresentati come dei semplici cuochi. La comicità è anche nei gesti, ad esempio alla fine del canto quando uno dei diavoli fa una pernacchia ad un altro diavolo dopo aver fatto un segnale sconcio con la lingua.

" Il comico è anche rappresentato dalle beffe, quando Malacoda spiegava a Virgilio del ponte caduto che è un fatto veramente accaduto ma poi prosegue con una beffa, solo per far sì che i diavoli potranno accompagnarli. Da questa beffa Dante ci da unʼindicazione di quando stava scrivendo lʼopera, perché si può dedurre che : dato che 1266 anni sono passati dalla morte di Cristo , e lui

28

37 Dante, Inferno XXI, vv. 99-102

38 Pompeo Giannantonio, Lectura Dantis Neapolitana, Loffredo,Napoli, 1986 , p. 330

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muore quando aveva 33 anni, allora 1266 più 33 fanno 1300, quindi il viaggio fu fatto nella primavera del 1300.

" Nel canto successivo, come per quello precedente, lo stile è comico, un comico che si crea dalla selezione verbale ai valori fonosimbolici delle morfologie lessicali. Tutto è diverso dagli altri canti, nel mezzo dellʼInferno, un esperimento linguistico molto rischioso ma che sembra aver lasciato lo scopo voluto di una Commedia, come dice proprio Guido Favati <<organizzato nei modi di una rappresentazione teatrale, di una Commedia.. buffonesca” e “tutta la vicenda si svolge col ritmo travolgente dʼun jeu, dʼun mistère, dʼuna laica rappresentazione >> 39 Alcune caratteristiche del comico che si usano in questo canto sono le proposizioni infinitive ad esempio ʻIo vidiʼ + infinito, molti hapax ( parole che appaiono solo una volta in un testo), e molte allitterazioni e in rime ad esempio: lORO, corridOR, voSTRA, TORneamenti, gioSTRA, TRombe. Si nota qui facilmente luso del ʻtrʼ, un suono che nel medioevo si associava moltissimo al comico. Altre espressioni usate da Dante sono “grattare la tigna”, “levare il muso” e anche dei proverbi come “tra male gatte era venuto il sorco”.

" Accanto allo stile comico, abbiamo in questo canto il grottesco. In letteratura, uno degli aspetti del comico è il grottesco, che nasce da uno squilibrio, dal contrasto fra la drammaticità, una decorazione sovraccarica e fantasiosa di qualcosa che in realtà non è così. In questo canto siamo nellʼInferno, ma questo non esclude il riferimento al Paradiso e la sua esistenza. I demoni erano una volta degli angeli decaduti, e adesso sono brutti quanto erano belli prima. Questa contraddizione fa parte del grottesco, come afferma proprio Salvatore Battaglia nel suo Dizionario ʻ ciò che è paradossale e innaturale fino a raggiungere il redicoloʼ40 Per quanto riguarda la lingua, essa è piena di suoni onomatopeici come ʻsdruscìaʼ e ʻstracciandoʼ, cʼè molta azione, ad esempio di gesti aggressivi dei diavoli, ed infine è da notare una mancanza di aggettivi. Un altro esempio del grottesco in questo canto sono le similitudini con il mondo animalesco : i dannati sotto la pece sono come dei delfini, Ciampolo come una lontra e Ciriatto come un cinghiale. Dante fa questo per mettere in rilievo da una parte la bestialità aggressività della gente e la loro

29

39 Ivi. p.389

40 S.Battaglia, Grande dizionario della lingua, Torino,U.T.E.T.

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situazione misera quando sono nella pece e dallʼaltra la tetra bestialità dei diavoli.41

2.3 Virgilio

" Questi canti hanno come protagonista Virgilio, la personificazione della ragione in questo poema. Ci sono due avvenimenti che lo rendono protagonista : il primo è quando accetta di farsi accompagnare dai diavoli e non si accorge della beffa, e il secondo punto è quando si accorge di essa. Con questo, Dante vuole farci notare i limiti della ragione. La dipendenza sulla ragione al tempo di Dante era un fenomeno molto popolare. Con Virgilio, Dante ci fa accorgere che neanche ad uomo con un intelletto così alto come quello di Virgilio è bastata la ragione e lʼintelletto siccome è messo nel sacco dai diavoli perché era senza lʼassistenza divina.Infatti a questo punto si notano due figure : il primo è Virgilio stesso, che è tranquillo perché ignaro dellʼinganno, e dallʼaltra parte Dante che comprende tutto. Questo succede non perché Virgilio sia sciocco, ma perché il suo spirito è troppo superiore a quello dei demoni, mentre Dante è più vicino ad essi. Virgilio in entrambi canti si fa da scudo a Dante, è come una figura paterna che protegge il proprio figlio. Infatti quando i due protagonisti si incontrano coi demoni si può vedere il carattere di Virgilio42 :

Con quel furore e con quella tempesta

ch;escono i cani a dosso al poverello

che di sùbito chiede ove sʼarresta,

usciron quei di sotto al ponticello,

e volser contra lui tuttʼi runcigli;

ma el gridò:”nessun di voi sia fello!” 43

30

41 www.DivinaCommedia.weebly.com consultato il 3aprile 2013

42 J.Ryan, Virgil and Dante : A study in contrasts, American Association of teachers Italian, 2013 p.16

43 Dante, Inferno XXI, vv.67- 72

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Si noti che è lui che va sempre da solo ad affrontare le situazioni difficili e quando i diavoli tentano di opporsi, lui ha sempre la meglio. È piuttosto chiaro il fatto che in tutto il canto il linguaggio e lo stile cambiano quando parla Virgilio, lui è il punto di serietà in questi canti. Questo assume un ruolo essenziale siccome grazie a lui si può misurare la comicità e la bassezza diabolica44

" Per capire di più il personaggio di Virgilio penso che sia giusto dare unʼocchiata al canto che viene dopo, cioè quello degli ipocriti. Dopo aver parlato un pò con i due frati e Dante capisce meglio il loro peccato e sta per lanciarsi contro di loro vede un dannato crocifisso in terra con tre pali. Vedendo che Dante si interrompe, Catalano gli spiega che quello che vede è Caifàs, il sommo sacerdote ebreo che indusse il sinedrio ad uccidere Cristo. Di fronte alla gente lui si è finto benefattore, ma in realtà lʼha fatto solo per il bene personale siccome vedendo un uomo così potente, era spaventato che prendesse il suo posto come sommo sacerdote. Nello stesso modo sono puniti Anna, suocero di Caifàs e i sacerdoti ebrei che votarono per la morte di Cristo. 45 Nelle parole di Catalano, quando descrive la pena di Caifàs e i suoi segaci cʼè un senso di gelida perfidia vendicativa :

Attraversato è, nudo, ne la via,

come tu vedi, ed è mestier chʼel senta

qualunque passa, come pesa, pria.46

Questa terzina trova le sue punte più alte nellʼuso pregnante di ʻattraversatoʼ. Questa parola dà un grande rilievo al fatto che poiché con il suo corpo blocca il passaggio, deve per forza sentire su di sé il peso di tutti quelli che per passare devono salire sopra di lui. Così in questo caso gli altri ipocriti servono come strumento della giustizia divina che aiutano a punire quelli che hanno peccato più gravemente. A questo punto Dante dichiara di aver visto Virgilio agire in modo diverso, stupito. Perché è sorpreso? È sorpreso primariamente perché

31

44 Cfr. Pompeo Giannantonio, Lectura Dantis Neapolitana, Loffredo,Napoli, 1986 , pp.374-376

45 Cfr. Tommaso di Salvo , Inferno la Divina Commedia ivi. pp. 444-446

46 Dante,Inferno XXIII, vv.118-120

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nel suo viaggio precedente nellʼInferno non ha visto ne questi dannati ne la punizione perché non esistevano ancora siccome sono dellʼera cristiana. Si può argomentare che questo non è il primo caso che Virgilio vede dannati nuovi, ma oltre a questo fatto lui esprime una profonda commozione morale perché si sente escluso perché non ha avuto lʼopportunità di conoscere Cristo anche se ha preannunciato il suo arrivo , e si meraviglia di Caifàs e gli altri sacerdoti che pur avendolo conosciuto, abbiano commesso il grave errore di ucciderlo. Infine, per mostrare che vuole uscire da questa bolgia chiede a Catalano il modo di uscire e finisce così il canto con Catalano che canzona Virgilio per la sua ingenuità, ed è qui che riappare lʼatmosfera comica dei canti precedenti. Si nota che lʼapparizione dei diavoli è accompagnata sempre dalla comicità. Virgilio incassa questo colpo in silenzio, che ha un significato allegorico molto importante, quello che la ragione può essere ingannata dalla frode.

2.4 I Diavoli

" Il primo fatto è che questi due canti sono piuttosto singolari in tutta la Divina Commedia siccome nel ventunesimo canto i protagonisti cambiano, per la prima volta nellʼInferno non sono più i dannati, ma sono i demoni stessi insieme a Dante e Virgilio, quindi cʼé la mancanza della presenza umana. I diavoli sono quelli che le persone del medioevo desumevano dalla vita religiosa e furono i colpevoli di tutto il male e incubi. Ora Dante li vedrà di persona, non solo uno, ma in grandi masse. Essendo una persona del medioevo , Dante gli dà delle caratteristiche tradizionali delle rappresentazioni popolari , delle tradizioni orali e di quelle religiose come il nero, la ferocia , la crudeltà , la furbizia e le mani artigliate ( è per questo che li chiama Malebranche ). Essi riconoscono un capo , che è Malacoda, ma non al punto di sentirsi impiegati per sempre, come si vede tra lʼaltro nel canto quando Scarmiglione tenta di attaccare Dante nonostante gli ordini dati da Malacoda di non attaccare. Le persone del medioevo credevano che gli spiriti malvagi erano in vicini ai vivi e lʼuomo nʼera circondato47, e il diavolo è sempre pronto ad approfittare di ogni debolezza dellʼuomo. A parte le caratteristiche tradizionali , Dante fu influenzato moltissimo

3247 Jean-Claude Schmitt, Ghosts in the middle ages, university of Chicago press pp. 94-95

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dal capolavoro delʼXI secolo ʻLa visione di Tundaleʼ48.Nella sua descrizione del primo diavolo che vede Dante ne sintetizza la ferocia :

ʻe vidi dietro s noi un diavol nero

correndo su per lo scoglio venire.

Ahi quantʼelli era ne lʼaspetto fero!

e quanto mi pare ne lʼatto acerbo,

con lʼali aperte e sovra i pié leggero! 49

Si vede qui che Dante trasfigura il basso diavolo e lo descrive con tre aggettivi terminali : ʻfieroʼ, ʻacerboʼ e ʻleggeroʼ. Un fatto interessante è che nel Purgatorio Dante descrive un angelo esattamente rovesciato, eppure dipendente :

A noi venia la creatura bella

biancovestro e ne la faccia quale

par tremolando mattutina stella.

Le braccia aperse, e indi aperse lʼale..50

Si vede che cʼè un parallelo tra queste due descrizioni, dove prima abbiamo il colore nero che si trasforma in biancovestito, lʼaspetto del volto che è ʻne lʼaspetto feroʼ e ʻne la faccia qualeʼ ed infine lʼatto delle ali: ʻcon lʼali aperteʼ - ʻe indi aperse lʼaleʼ .

" Riflettendo sulle caratteristiche dei diavoli in questo canto si può notare che anche i nomi scelti rappresentano le caratteristiche di ciascuno e le loro qualità psicologiche, ad esempio : Alichino che fa pensare alla velocità , Rubicante che è rabbioso e pazzo, Scarmiglione che ha tendenze scompigliatrici da tipico

33

48 Cfr Russell Jeffrey B. Il Diavolo nel medioevo ,cit p.158

49 Dante, Inferno , XXI vv.29-33

50 Dante, Purgatorio, XII vv.88-91

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provocatore , Libicocco che deriva dalla Libia per i suoi deserti e Draghinazzo che deriva dal drago. Sono tutti diavoli che vengono chiamati da Malacoda per condurre i due viaggiatori verso la beffa preparate per loro:

ʻ “Traʼti avante, Alichino e Calabrina”,

Cominciò elli a dir, “e tu, Cagnazzo;

e Barbaricciaguidi la decina.

Libicocco vegnʼ oltre e Draghinazzo,

Ciriatto sannuto e Grafficane

e Farfarello e Rubicante pazzo.ʼ51

Si vede proprio qui la specialità di questi due canti: per la prima volta Dante ci presenta chi veramente cʼè nellʼInferno, i diavoli che è proprio la loro casa. È interessante notare che Dante aspetta fino al canto 21 per dare una descrizione dei diavoli.

" Questi due canti sono come una digressione dallʼattuale racconto, il viaggio si ferma, anche il fatto che Dante spende due canti in questa bolgia ci illustra meglio questo fatto. È ovvio il senso di morte e immobilità dei diavoli, in contrasto di Dio che si muove ed è onnisciente. Il racconto non si sviluppa, anzi siamo lì nella stessa bolgia per due canti interi senza muoverci. Quindi, un senso di immobilità ogni volta che compaiono i diavoli e anche, come analizzerò successivamente quando appare Lucifero. Lʼunico movimento è nel cammino verso la direzione sbagliata quando i diavoli tentano di beffare Dante e Virgilio dicendogli dellʼuscita sbagliata da quel luogo.

3451 Dante, Inferno, XXI vv.118-122

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2.5 Lucifero

" Perché Dio sta in su e Satana sta giù ? Perché secondo SantʼAgostino è il fuoco che muove naturalmente verso lʼalto e lʼacqua naturalmente verso il basso. Trasferendo questa concezione di moto spaziale dalla fisica etica, sarà la virtù a far salire naturalmente verso lʼalto e il peccato a tirare giù verso il basso.

" Satana sta in basso perché è lì il peggior posto in cui si può trovare siccome è un luogo morto, anche come ce lo spiega Dante dove tutto è statico, il solo movimento è quello dei dannati che si agitano per mostrare la loro rabbia e dannazione. Oltre che in basso, Lucifero è al centro della terra e questo fatto ci dà lʼidea di gravità, che è lʼaltra cosa che sta al centro della terra. Lucifero attira a sé, proprio come la gravità le persone che peccano, come un incantesimo e più grande il peccato, più grande è la forza con cui li attira e più in basso scenderanno.

" Al tempo di Dante cʼera più di una teoria su come si fosse creato Lucifero e formato lʼInferno, ma Dante attinge a quella dettata da San Tommaso dʼAquino che concorda con la tradizione in modo speciale SantʼAgostino che dice che il peccato degli angeli era di superbia e di invidia infatti Dante nel Paradiso afferma :

E ciò fa certo che il primo superbo

che fu la somma dʼogni creatura,

per non aspettar lume, cadde acerbo52

Dante usa queste parole siccome Dio aveva creato lʼuniverso buono, ma Lucifero ne aveva tolto la perfezione introducendo il peccato. Il suo orgoglio lʼha spinto a fare delle cose per ottenere la felicità immediatamente e con i propri sforzi anziché aspettarla da Dio. Secondo questa teoria dopo la creazione gli angeli furono sottoposti ad una prova e alcuni scelsero di obbedire alle regole e restare fedeli a Dio e altri, che sono Lucifero e i suoi seguaci decisero di

3552 Dante, Paradiso XIX, vv.46-48

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scegliere il peccato. Questi ultimi furono cacciati dal cielo in esilio e Dio li recupera creando lʼumanità e la salvezza dei santi. Siccome Lucifero fu creato il più bello e il più eccelso di tutti gli angeli, la sua caduta fu la più grande e lui si trova al centro della terra. Quando si parla della sua bellezza, in Paradiso era molto grande e adesso nellʼInferno è il più brutto di tutti: ciò fa parte della legge del contrappasso di cui parlerò più in avanti.

" Per sottolineare lʼimportanza di questo canto Dante decide di cominciarlo con una frase in latino :

Vexilla regis prodeunt inferni53

Questa frase fa parte di un inno in latino composto da Venanzio Fortunato, vescovo di Potiers, quindi automaticamente il tono si alza e acquista una certa solennità. È interessante che Virgilio prepara Dante mentalmente per la visione di Lucifero fin dal canto XI quando spiega la divisione del basso Inferno e fa un riassunto del viaggio che faranno per far sì che alla fine incontrino la figura di Lucifero, come un re che è preceduto da un banditore e dai suoi segni, come si usava in terra con le massime autorità politiche e religiose nelle processioni. Lucifero appare per la prima volta entro una grossa nebbia o nel crepuscolo che precede la notte, mentre Dio appare nella luce. Con questo paragone vuole mettere in rilievo la materialità e la fisicità di Lucifero che è in contrasto con la spiritualità purissima di Dio.

" Dopo la descrizione di come stanno i dannati, Dante si prepara a descrivere Lucifero, << lo ʻmperador del doloroso regno >>, ma prima per creare un po di tensione, Virgilio lascia la visuale libera a Dante, ed esso dice ogni sua parola sarebbe inadeguata ad esprimerlo, così confessa la sua ineffabilità davanti ad una scena così spaventosa in antitesi come quando vede Dio nel Paradiso. Come anche nella tradizione medievale, alcune volte Dante non usa la parola ʻSatanaʼ o ʻLuciferoʼ, ma una metafora per fare riferimento ad esso. La descrizione propria comincia al verso 28 fino al verso 56, Lucifero spargeva fuori dal ghiaccio dal petto in sù. È un fatto che contraddice la scrittura, siccome come si è già detto precedentemente s.Matteo dice che Cristo ha già il fuoco

3653 Dante, Inferno XXXIV, v.1

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preparato , ma qui non cʼè fuoco, ne i peccatori sono puniti in esso e ne il diavolo è circondato, invece a questo fuoco prende posto il suo contrario, cioè il ghiaccio. È una descrizione assurda siccome lui è imprigionato e sepolto in una caverna senza luce. Questa assurdità e comicità con la quale Dante descrive Lucifero corrisponde a quella folkloristica, che fin da prima di Dante cʼera questo conflitto tra la descrizione terrificante di Lucifero da parte della chiesa e la descrizione buffa da parte del folklore. Per continuare su questa tradizione Dante fa lo stesso, da una parte mostra il nulla di Satana e la sua impotenza, che è la parte comica e dallʼaltra parte Dante mette in rilievo lʼenormità di Lucifero, e per darci unʼidea dice che Lucifero è più grande degli altri giganti e se si mette in proporzione, è più grande di quanto i giganti non siano di Dante. Ma la sua statura non è la cosa che più spaventa Dante, la sua bruttezza è quella che lo spaventa di più perché Dante crede che Satana quando era ancora in Paradiso, era bellissimo, e adesso è in antitesi a prima perciò è bruttissimo. Qui possiamo vedere come agisce la legge del contrappasso: oltre dal essere brutto in proporzione a quanto era bello, Lucifero è quello che ha scelto di essere chiuso in se stesso, bloccato e così nellʼInferno lui è bloccato nel ghiaccio. Il canto prosegue poi con la sua descrizione di Lucifero, dopo che mette in rilievo la sua bruttezza ed enormità, facce e ali .

2.6 Le facce

" Lucifero ha una sola testa ma con tre facce, elemento che è prefigurato fin dal primo canto del poema con lʼincontro con le tre fiere cioè lupa, lonza e leone( come Lucifero i nomi iniziano con la vocale ʻiʼ ). Inoltre le tre facce sono di tre colori diversi : una rossa che è volta in avanti, la destra è giallastra, e la destra nera. Chi è conscio della religione cristiana e delle sue regole sa che una delle credenze fondamentali era la trinità, potrebbe essere che questa sia una parodia di essa ? Le tre facce rappresentano tre principi da dove i peccati vengono cioè ignoranza rappresentata dalla faccia giallastra, odio rappresentato dalla faccia rossa e impotenza da quella nera. Al contrario di questo tre principi si contrappongono quelle della trinità e del bene : la sapienza, lʼamore e la potenza54. Oltre a questo, in ognuna delle bocche cʼé un

3754 Cfr. Alessandro Torri , Lʼottimo commento della Divina Commedia, Ivi. p.581

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peccatore, in quella nera vediamo Bruto, e in quella giallastra Cassio. Entrambi hanno i piedi dentro la bocca di Lucifero, e la faccia fuori. Bruto, che nella vita reale era Marco Giunio Bruto uomo politico ed era un traditore di Cesare, si muoveva bruscamente ma non parla, poi, allo stesso modo cʼera Cassio, che probabilmente è Lucio Cassio perché è robusto. Quello in mezzo, ed è anche quello su cui Dante si è soffermato, è Giuda. Lui è il traditore di Cristo nella bocca della faccia rossa. In più, Cerbero (Lucifero) gli morde la faccia e le gambe sono fuori, una punizione diversa e più dura siccome lui è stato un apostolo di Cristo. Così, sommando i peccati di questi tre dannati, si può concludere che i dannati della Giudecca sono composti da quelli che tradirono il vangelo, come Giuda, e quelli che hanno tradito lʼimpero, con i maggiori esempi sono Giuda nel primo caso e Cassio e Bruto nel secondo, ed è per questo che Dante gli da unʼimportanza più grande e li mette nelle bocche di Lucifero.

2.7 Le ali

" Unʼaltra caratteristica del Diavolo, presente anche nella tradizione e su cui Dante si sofferma sono le ali. Fin dallʼinizio del canto il poeta mette i rilievo le ali di Lucifero quando parla del vento che cʼè in questa bolgia, tanto che il poeta deve cercare rifugio. Questo vento può essere considerato come un simbolo di negazione dellʼamore, della ragione e anzi rappresenta la gelida violenza del peccato. Lucifero ha sei ali, due da ciascuna faccia, ali grandissimi tanto che li paragona con le vele delle imbarcazioni e dice che non aveva mai visto vele così grandi. La forma di queste ali non erano belle come quelle di un angelo , ma erano le ali senza penne di un pipistrello È qui che ci accorgeremo che il gelido di questo canto origina da questi ali, che è la sola cosa che sono capaci di fare siccome non si usano nemmeno per volare. Ovviamente Dante non si accontenta mai di fare solo una descrizione fisica di qualcosa, tutto ha il suo significato più profondo e anche qui abbiamo un contrasto con il Paradiso siccome questo gelido infernale si contrasta con il fuoco dʼamore che esce dal soffio dello spirito santo. Oltre a questo Dante rappresenta Lucifero con sei ali proprio come i Sèrafi anziché Cherubi che ne hanno quattro. La differenza tra di essi è che il primo non può coesistere con il peccato mortale mentre il secondo può . Così potrebbe essere che Dante abbia fatto uno sbaglio a dare a Lucifero sei ali ? La risposta è no. Dante gli ha dato sei ali per sottolineare il fatto che

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Lucifero è disceso allʼInferno dopo una sua scelta libera, basata sulla legge del libero arbitrio. Perciò Dio non lʼha creato con l ʻintenzione di essere precipitato nellʼInferno, infatti ha sei ali e non quattro. 55

2.8 La Lucifero e il nulla

" Vedendo così queste caratteristiche di questi canti, tra linguaggio, stile, contenuto e descrizione dei protagonisti, si notano alcune particolari importanti. Si nota, primariamente la descrizione di Satana, che anche se ci troviamo nel suo regno, ha solo una cantica dedicata a lui, in cui è umiliato e presentato solo come un semplice tirapiedi di Dio. Dante lo presenta in modo piuttosto ridicolo, anche il fatto che lo usano come una scala per passare nellʼaltro emisfero mette in rilievo lʼidea di comicità di Dante ogni volta che descrive i diavoli, infatti per descrivere questo Pietro Genesini nel Lʼofficina di Dante usa il sottotitolo anche esso dispregiativo <<un diavolo poverello: soltanto deuteragonista o ancor peggio>> quando parla sul modo in cui Dante descrive Satana. Questo tono comico non è unʼinvenzione dantesca siccome da molto tempo esso è il simbolo della sconfitta, una sconfitta che causa tra lʼaltro ilarità, perché fin da sempre è spesso rappresentato in modo goffo e ridicolo, in atteggiamenti stupidi e burleschi. Dante non è stato originale neanche quando descrive la sua bruttezza. Lui lo descrive come il più brutto dei diavoli, una tradizione folkloristica che Lucifero era il più bello degli angeli e adesso è il più brutto dei demoni. Beelzebul in Dante è il massimo contrasto con la forza di Dio. Dante riprende la concezione filosofica tomista del male come la negazione dellʼessere, raffigurando il male in contrapposizione negativa del bene. Alcuni dei contrasti tra Dio e Satana sono luce - buio, bellezza - bruttezza, armonia - disarmonia , attività - passività, tutti quanti sottolineati da Dante nellʼultimo canto dellʼInferno. Questo è solo per via della ribellione di Satana, e la sua superbia di voler essere come Dio, come fanno proprio Adamo ed Eva, i primi due che peccarono lo stesso peccato di Lucifero dopo aver mangiato la mela proibita con lʼintento di diventare potenti quanto Dio.

# Oltre a questo è interessante il modo in cui lo descrive fisicamente, coerente ancora con la tradizione, cioè con aggettivi come grossissimo,

3955 Pompeo Giannantonio, Lectura Dantis Neapolitana, Ivi pp.634-635

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bruttissimo e nero. Sono aggettivi che dovrebbero suscitare paura nel lettore e così fanno, finché non si scopre che la sua grandiosità non suggerisce lʼidea di una grande forza contenuta, ma al contrario è privo di vera attività e vitalità, è in realtà un essere vuoto, stupido, inutile e vano. Questa è proprio il tema del nulla, si trova in un punto morto della terra, dove tutto è inerte con le natiche incollati nel ghiaccio, quindi senza segno di vita e movimento. Tutti i peccati gravitano su di lui. La Giudecca è il luogo della negazione assoluta della verità e dellʼamore. Tutto il luogo è dominato dalla presenza grossolana di Lucifero, oltre a lui non cʼè niente altro, imprigionato in questa caverna senza luce e vita. Il non essere di Satana è quindi la sua impotenza, nonostante il suo grossissimo corpo. e nonostante le paure che avevano le generazioni precedenti, in realtà Lucifero non è niente, solo un simbolo per mostrare cosa è il contrario di Dio, quindi il simbolo del nulla.

Tutto il viaggio nellʼInferno dura ventiquattro ore, come afferma proprio Dante, e dopo che sono usciti dallʼInferno, si vede il contrasto dalla discesa di prima (verso lʼInferno) e poi lʼascesa di questo momento per far sì che vadano al purgatorio, e questo Dante lo mette in rilievo dicendo:

E quindi uscimmo a riveder le stelle56

4056 Dante, Inferno XXXIV, v.139

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3. I diavoli e creature mitologiche

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" Una lettura attenta dellʼinferno dantesco ci potrebbe mostrare abbastanza facilmente che la maggior parte dei personaggi che lo popolano sono figure realmente esistite; alcune conosciute direttamente da Dante ad esempio nobili o figure politiche, e altri che ha incontrato durante il suo esilio. Dallʼaltra parte ci sono quelli che conosce attraverso la loro fama, in modo speciale dellʼantichità e la mitologia greca e latina quando si parla dei diavoli. Rari sono i casi in cui Dante inventa personaggi, ma uno di questi ci riguarda in modo speciale. In questo capitolo vorrei parlare e fare dei distinzioni tra i vari diavoli presenti nella Commedia. Tutti i diavoli hanno delle caratteristiche diverse, ma possono essere raggruppati a seconda delle caratteristiche comuni. Oltre a questo, metterò in evidenza le caratteristiche che sono coerenti con la tradizione e dallʼaltra parte quelle nuove perché inventate da Dante.

"

3.1 Diavoli e creature frutto dellʼ immaginazione di Dante"" La prima categoria di Diavoli sono i diavoli già nominati prima : le malebranche, posti a custodia dellʼottavo cerchio infernale.ʻMalebranche è un nome composto da due parole :ʻbrancheʼ e ʻmaleʼ, cioè dotati di maligni artigli con i quali graffiano la carne dei peccatori. Le malebranche sono un gruppo di dodici diavoli, tutti frutto della fantasia dantesca che risentono della tradizione medievale, dellʼiconografia e, soprattutto, dellʼimmaginario popolare. I diavoli sono neri, colore che simboleggia il peccato, feroci, crudeli nel comportarsi, si muovono con agilità e tutti con le ali, simbolo della loro caduta dal Paradiso e dalla condizione angelica. In altre parole, questi diavoli sono proprio come li immagina la gente popolare. Lʼinnovazione più grande di Dante a riguardo di questi demoni è lʼallegoria di ciascun nome, che è il simbolo delle qualità psicologiche, il modo di comportarsi e la caratteristica rispettiva più evidente. Il primo di questi esempi è Malacoda, il capo di questo gruppo di diavoli, un nome piuttosto facile da ricollegare al suo senso allegorico siccome è composto dall epiteto ʻmalaʼ e ʻcodaʼ quindi significa ʻsenza codaʼ che è un aspetto grave considerando lʼaspetto tradizionale generalmente assegnato ai demoni. Il secondo caso è Scarmiglione che ha alla base il verbo ʻscarmigliareʼ, preceduto da un accrescitivo, probabilmente per il suo aspetto non molto presentabile. Il

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sottocapo dei diavoli `Barbariccia, il suo nome è esplicito, formato da un nome comune ʻbarbaʼ seguito da un aggettivo ʻricciaʼ, ovviamente riporta un tratto fisico : la barba che è riccia. A parte il suo nome, Dante dà anche un altro dettaglio della suo personalità volgare, osservato ovviamente con il gesto che chiude il canto XXI. È lʼunica volta che Dante lascia i suoi personaggi ad agire da soli , forse per lasciare unʼimpronta in questi due canti prodotti dalla sua finzione e metterli in rilievo in tutto il poema. Alichino è il quarto personaggio con un nome comico che deriva dal francese ʻHellequinʼ, il quale otre che ricorda molto la ʻmasnada di Hellequinʼ, analizzata prima, è un nome che ha come base un sostantivo ʻaliʼ, termine che testimonia la rapidità di movimento, una caratteristica evidente in questo demone, anche nelle parole di Dante :

ʻSe tu ti cali,Io non ti verrò dietro di galoppo,ma batterò sovra la pece lʼaliʼ57

" Un altro è Farfarello, un nome che si trova nella demonologia medievale, che fa riferimento alla sua fisionomia di un uccello di preda. Alcuni nomi sono composti di un sostantivo comune e un verbo, come nel caso di Graffiacane, che fa pensare alla bestialità tradizionale del diavoli che li associano ad animali crudeli e spietati, come anche quello di Ciriatto che sembra avere le più tendenze animalesche. Infatti suo nome ha origine nella parola ʻciroʻ che nel fiorentino significa porco. Per soffermarmi sui nomi con comportamento animalesco, un altro demone è Cagnazzo, che ovviamente allude ad un cane che però è di una certa intelligenza. Non si può mancare un diavolo che allude allʼanimale più presente nei libri di magia, cioè il drago. In questo caso il nome del diavolo è Draghinazzo Un nome interessante è quello di Rubicante, un nome che deriva da ruber che significa rosso, che indica la malvagità e aggressività. Libicocco deriva da un nome proprio : Libia , un paese ritenuto come spazio dei demoni per via dei suoi deserti. Lʼultimo demone è Calabrina, che deriva da un ʻcalcare la brinaʼ, nel senso di rapidità nellʼagire. Esso è protagonista di una rissa con Alichino, finendo entrambi nella pece bollente. Questo episodio descritto alla fine del canto XXII è simbolo lʼira e la violenza

4357 Dante, Inferno XXII, vv.113-115

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dei diavoli che non è solo strumento contro di punizione contro i peccatori , ma se non possono agire contro i dannati scaricano la loro rabbia tra di loro, sottomettendosi alla propria natura violenta e irrazionale.

" Tommaso di Salvo spiega il legame tra il nome e la sostanza del diavolo :

ʻOgni diavolo ha un nome che rileva le caratteristiche maligne più salienti ; secondo un principio medievale per cui i nomi sono una conseguenza delle cose, per cui cioè vi è un rapporto preciso tra il nome e le caratteristiche psicologiche dellʼindividuo.ʼ58

" Dante così, anche se questi personaggi sono frutto della sua fantasia, attinge con la tradizione medievale siccome nella Commedia definisce i personaggi che non fanno parte del mondo classico attraverso il loro nome, come si è visto in questa sezione. Quindi, anche se non si sa assolutamente niente di un personaggio, dal proprio nome si può già creare unʼimmagine delle sue caratteristiche e aspetto. Oltre al nome, Dante usa anche degli aggettivi che rappresentano la somma caratteristica del personaggio , alcuni esempi sono: ʻil gran nemicoʼ o ʻlo salvo mioʼ riferendosi in questo caso a Lucifero e Virgilio rispettivamente.

3.2 Diavoli della mitologia" "" Il tipo di diavoli che segue e su cui vorrei soffermarmi sono quelli che sono soli nella bolgia rispettiva, non sono unʼinvenzione di Dante, ma realmente esistiti. Ovviamente con questa affermazione si deve adottare la mentalità medievale, siccome per lui e le persone del suo tempo i personaggi mitologici sono figure esistite realmente, uomini che magari si distinsero in qualche modo e furono divinizzati, ma oggi si sa che in realtà tutti i personaggi mitologici non sono realmente esistiti. Il primo personaggio in questa categoria è Caronte, che è anche la prima figura diabolica che appare nellʼInferno. È interessante notare che Caronte è demonizzato nella Commedia, è una tradizione tipica del medioevo quella di reinterpretare in chiave cristiana le divinità pagane, ma

4458 Cfr.T.Barolini, Danteʼs poets textuality and truth in the comedy,,Princeton university press, pp. 14-16

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inserendone notevoli trasformazioni. In Dante, Caronte è il nocchiero infernale che traghetta le anime dei dannati al di là dellʼAcheronte, un ruolo molto simile a quello datogli da Virgilio nellʼEneide. La prima immagine che ci dà di Caronte è più umana che diabolica, infatti sembra un vecchio,coperto di barba bianca e occhi circondati da fiamme che è disceso dallʼantichità :

ʻEd ecco verso di noi venir per naveun vecchio, bianco per antico peloʼ59

Questo si fa per il fatto che appunto i diavoli furono proprio degli uomini che dopo la morte finivano nellʼInferno e si realizzavano pienamente come diavoli. Caronte, come molti altri si oppone al passaggio di Dante, ma Virgilio lo fa stare zitto con delle parole usate anche verso Minosse e Pluto :

ʻvuolsi così colà dove si puoteʼ60

" Unʼaltra figura demoniaca si trova al canto V, Minosse, che è il secondo custode dellʼinferno. Questo personaggio è anche esso mitologico, e si nota ancora una volta la mancanza di fantasia in Dante. Il suo compito è quello di giudicare i morti, esattamente lo stesso che fece nella tradizione, lʼunico cambiamento è che adesso lo fa per la legge cristiana. Se Minosse mantiene il suo compito che faceva nella tradizione, non si può dire lo stesso per il suo aspetto. Dante lo presenta con delle caratteristiche da lui inventate come ad esempio la bruttezza che è molto più grande di quella di Caronte. Minosse ha anche una coda, che è tipica dei diavoli che con la quale mostra ai dannati il numero del cerchio in cui devono andare 61 Tutti i diavoli non sono messi a caso nelle bolge rispettive, ma sono messi lì per via di qualcosa che fecero quando erano ancora vivi. Minosse si trova nel cerchio dei lussuriosi. I lussuriosi sono quelle persone che agiscono senza razionalità. Minosse, secondo la tradizione, fece così quando era re di Creta, scatenò una guerra, mostrando la sua

45

59 Dante, Inferno III, vv.82-83

60 Dante, Inferno III vv.95-96

61 R. Merlante, Il dizionario della commedia, Zanichelli,1999 p.177

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animalità e mancanza di razionalità, proprio come ad esempio Paolo e Francesca."" Più si immerge nellʼInferno più il peccato è grande e più si è vicini a Lucifero, quindi più i diavoli sono simili a lui, cioè brutti. È il discorso che riguarda Cerbero, che è il terzo custode dellʼinferno. Cerbero è molto più bestiale e animalesco dei due precedenti, e la sua figura è molto più diabolica e violenta. Questa figura si trova anche in Virgilio, in cui è il simbolo dellʼingordigia ma anche della discordia intestina. Come nei casi precedenti Dante trasforma Cerbero in strumento della volontà divina. Cerbero ha tre teste ed è custode del cerchio dei golosi. Esso ha gli occhi di fuoco, la barba nera e un ventre largo. Questa descrizione è unʼaltra volta ispirata a Virgilio, ma ancora una volta con delle differenze. Prima di tutto questa immagine supera come violenza quella virgiliana, influenzato anche dallʼarte del grottesco molto popolare nel medioevo, e lʼaltro fatto è che per Virgilio Cerbero era il custode di tutto il mondo infernale, mentre per Dante lo è soltanto di questo cerchio. Cerbero viene collocato nel cerchio dei golosi, e quindi, quando sta per attaccare Dante, Virgilio non ha la stessa reazione come dei due di prima, ma riprende lʼatto di chiudergli la bocca, proprio come la Sibilla fa nellʼEneide, gettandogli una focaccia di miele, lʼunica differenza qui è che gli getta una manciata di terra che la divora immediatamente, simbolo del peccato che sta per arrivare. "" Dante non esita a trasformare in forma diabolica gli dei della mitologia, come nel caso di Pluto, che è il quarto custode del cerchio dei prodighi. Anche in questo caso, Pluto è messo in questo cerchio per una ragione, che è che la mitologia gli affidava la protezione delle ricchezze. La caratteristica più importante di Pluto è la sua voce, che è aspra e rauca, che esprime parole incomprensibili come proprio mette in evidenza il primo verso del canto dodici :

ʻPape Satan, pape Satan aleppe!62 ʻ

Virgilio fa riferimento a Pluto come ʻmaledetto lupoʼ, che ovviamente ci fa ricordare il primo canto in cui la lupa rappresenta lʼavarizia, che secondo Dante

4662 Dante, Inferno XII, v.1

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è il più grave peccato dellʼumanità. Ancora una volta si nota la corrispondenza che esiste tra questi diavoli custodi dei cerchi e i dannati che si trovano nel cerchio rispettivo. Entrambi fecero lo stesso peccato, entrambi sono esistite veramente (sempre secondo la concezione di Dante e della mentalità del medioevo), lʼunica differenza tra di loro è che lʼuno è un diavolo, e gli altri sono delle anime"" Il quinto custode è Flegias, un demone su cui Dante dà poca informazione, mette solo in rilievo la sua ira, e infatti lui lo colloca nel cercho degli iracondi. Non si sa con esattezza neanche il suo compito, che è probabilmente quello simile a quello di Caronte, cioè di traghettare i dannati verso il basso inferno. Siccome non abbiamo molta informazione su di esso, i lessicografi studiano il suo nome, che etimologicamente rimanda al greco ʻFlegètonʼ (ardente) e ʻda fligiʼ che significa fiamma e da ʻasʼ che significa repente, quindi in altre parole il significato completo è ʻinfiammato di peccatoʼ. È un fatto interessante notare che, anche se siamo nellʼInferno, che è un luogo in cui la prima priorità dovrebbe essere data ai diavoli, questi sono a mala pena nominati e descritti, invece lʼimportanza più grande le dà ai peccatori che incontra nei cerchi rispettivi."" Alla guardia delle Malebolge, Dante incontra un altro demone, che è Gerione. Anche esso fa una parte della mitologia, e secondo la tradizione viene ucciso da Ercole per impossessarsi dei suoi armenti, che egli nutriva con carne umana. Anche esso, come molti altri personaggi nella Commedia è stato menzionato nellʼEneide. Proprio come Virgilio, Dante non menziona mai il suo nome, sappiamo chi è solo grazie a Virgilio quando va a parlare con lui63. Lui fa parte dei fraudolenti, infatti lʼautore usa una metafore per alludere ad esso che è: ʻsozza immagine di frodaʻ e come negli altri casi dei demoni, Dante non lo pone lì per caso. Dopo un po di suspense tra lʼ XVI e XVII, Dante comincia con la sua descrizione. Nella descrizione dantesca di Gerione sopravvive la triplicità delle forme ; egli ha infatti un volto umano ( dʼuom giusto ), corpo di rettile e coda di scorpione. La descrizione dura ventiquattro versi, e come si può vedere questo mostro è come se sia composto di pezzi di puzzle. Ovviamente, come in

4763 Cfr. P.Genesini, Lʼofficina di Dante, 2000 pp.22-26

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tutti i casi Dante prende solo lʼidea del personaggio che vuole inserire, ma poi gli dà una descrizione unica e originale in accordo con quello che vuole trasmettere al lettore. In questo caso ad esempio il volto rappresenta la benignità, le zampe artigliate indicano la rapacità, ma anche la violenza bestiale che si nasconde dietro la maschera della bontà e i cerchi che coprono il corpo di serpente simboleggiano gli imbrogli dei fraudolenti. Infine, la coda velenosa dello scorpione, simbolo della malvagia perversa. Si nota così che Dante fa un cambiamento radicale in questo personaggio mitologico, che diventa anche difficile da distinguere dalla tradizione. AlcunI sono stati trovati da Alberto Borghini come ad esempio lo stesso nome di Gerione che etimologicamente è collegato con il verbo ʻgeryoʼ che significa ʻgridareʼ che da un effetto antifrastico siccome vuole mettere in rilievo la mancanza della parola.64

3.3 Gruppi di diavoli/creature che fanno parte della mitologia"" Vorrei adesso riflettere sui diavoli che si trovano in gruppi, come nella prima sezione ma a differenza da essi fanno parte della mitologia. Il primo dei gruppi è rappresentato dalle tre furie Megera, Aletto e Tesifone. I tre rappresentavano i rimorsi che tormentavano chi si era macchiato di delitti di sangue, tutti e tre compaiono in vari poemi e opere greco-latine, inclusa lʼEneide, da cui Dante viene a conoscenza della loro esistenza siccome lui non conosceva il greco. Dante li colloca nel canto IX, e come gli altri diavoli questi 3 si oppongono al cammino dei due viaggiatori, e per la prima volta, la formula magica di Virgilio non funziona. Come sempre Dante ritiene alcune caratteristiche come ad esempio i capelli fatti di serpenti verdi, come le Medusa. Quello che hanno di diverso dal mondo classico è il fatto che appaiono sporche di sangue per via dellʼautoflagellazione, che probabilmente per Dante rappresenta il manifestarsi della passione scatenata. Loro vogliono evocare Medusa, che è anche essa un mostro mitologico che pietrifica con il suo sguardo chi la guarda, una capacità che Dante non altera. È interessante scoprire cosa sia il significato che lei assume nel poema, perché ci sono molte teorie divergenti. Molti dicono che lʼapparizione della Medusa sia simbolo della disperazione del peccatore e il

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64 Cfr. A.Borghini, I nomi di Dante ai contemporanei, Convegno internazionale di onomastica & Letteratura. Pisa, università degli studi, 1998, pp. 27-28

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proprio pericolo di perdizione ed è per questo fatto che Virgilio gli copre il viso, per proteggerlo. Altri pensano che le furie siano solo una parte della coreografia dellʼInferno, e sono solo custodi del sesto cerchio, simbolo dellʼeresia. "" Un altro gruppo mitologico sono i minotauri e i centauri,sono personaggi mitologici greci e che Ovidio introduce nella cultura latina, da cui lʼha tratti Dante. Fin dalla loro creazione sono stati il simbolo della violenza, e infatti il loro compito è quello di punire gli omicidi nel canto XII. Tutta la tradizione descrive i minotauri come animali furiosi con la testa di un toro e il corpo di un uomo. Come sempre, Dante non rimane fedele alla descrizione tradizionale, invece decide di rovesciare queste due caratteristiche li descrive in modo grottesco, avendo un corpo di toro e una testa umana. Dante fa questo per far sì che gli stessi minotauri siano puniti per i loro peccati che consistono in violenza verso i loro sudditi. Il rovesciamento del corpo con la testa è il simbolo della propria sconfitta. Seguiranno, nello stesso canto altri tre personaggi mitologici: Nesso, Folo e Chirione, che sono tutti e tre dei centauri, metà cavalli e metà uomini, i quali secondo la tradizione girano il mondo armati di saette e spinti dalla loro duplice natura proprio come i minotauri. Il primo di essi, Nesso, minaccia con lʼarco Dante e Virgilio. Un fatto interessante è che questa volta Dante non cambia niente della mitologia, neanche la sua storia dʼamore, che lascia inalterata e in una terzina descrive tutta la sua storia. Il secondo, Folo come il primo, Dante lo descrive in modo piuttosto negativo mettendo in rilievo la sua ira ʻfu sì pien dʼiraʼ65. Infine, Chirone è il comandante dei centauri e Dante loda la sua saggezza e la sua capacità di distinguere lʼuomo vivo dai morti, al contrario degli altri demoni. Molto probabilmente Dante gli dà belle qualità umane per la sua fama di maestro di Achille. Infatti lʼaggettivo grottesco ʻ gran Chironʼ non riferisce alla sua statura, ma proprio per la sua capacità di nutrire lʼeroe greco con conoscenza e virtù."" Si può notare che nei centauri danteschi è molto evidente la duplicità dei loro comportamenti : da una parte la natura umana che rappresenta la saggezza e magnanimità mentre dallʼaltra la natura bestiale composta da violenza e sangue. Secondo Boccaccio, nei suoi centauri Dante vedeva

4965 Dante, Inferno, XII v.72

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lʼimmagine dei soldati mercenari, al servizio dei signorotti-tiranni, per questo fatto, al contrario delle Malebranche non agiscono unitariamente, ma la loro doppia natura gli concede di agire in modi diversi. Le Malebranche dallʼaltro lato facevano tutto come se fossero la stessa persona, un esempio che mette in rilievo questo è che tutti furono ingannati dalla beffa di Ciampolo, nemmeno uno se ne accorto della sua bugia.

3.4 Fonti dantesche"" Nelle sue descrizioni dei diavoli, Dante attinge molto dalle descrizioni mitologiche. in modo speciale da Virgilio, creando così una grande intertestualità tra i due testi massimi di questi due poeti, cioè lʼEneide e la Divina Commedia. È interessante notare che Dante usa dei personaggi che sono comparsi prima, ma li fa suoi. Questo significa che in molti dei casi cambia il loro aspetto o le loro caratteristiche. Un esempio tipico è quello di Cerbero, una creatura ispirata da Virgilio ma Dante lo fa molto più violento forse anche per via dellʼarte medievale che lo ha influenzato. Unʼaltra differenza è che per Virgilio Cerbero era il custode di tutto il mondo infernale, mentre per Dante lo è soltanto del cerchio dei golosi. Minosse è un altro diavolo usato anche da Virgilio nel libro VI dellʼEneide, nella Commedia, anche se mantiene il suo compito, è molto più brutto e possiede una coda. Anche se Virgilio può essere considerato come lʼispirazione centrale di Dante, sa che non tutto quello che fece Virgilio è sacrosanto. Un esempio di questo è Caco, che secondo Dante è un centauro, mentre secondo Virgilio, al contrario di quello che dice lo scrittore greco Ovidio, non lo è. Dante così segue la tradizione di Ovidio e non quella dellʼautore dellʼEneide. "" Quindi, si può notare che Dante usa molti personaggi pagani e li adotta nel suo poema cristiano, che tra lʼaltro era una tradizione di fare questo nel medioevo. Quando nei canti ventuno e ventidue Virgilio parla con alcuni diavoli, essi riescono a farlo cadere nella loro trappola perché la sua eccessiva fiducia in sé stesso risulta insufficiente. Questa ammirazione di Dante verso Virgilio non si mostra solo in simile riferimento, ma anche dal fatto che lo sceglie come guida della sua opera, e inoltre usa parole come ʻdolceʼ quando lo menziona e

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parole affettive come ʻpadreʼ, parole di rispetto che aumentano nella frequenza più che si avvicina il momento della separazione dei due.

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Conclusione

" Giunto alla conclusione della mia tesi vorrei ricordare lʼobiettivo principale , cioè quello di riflettere sui diavoli e demoni e vedere come Dante li descrive nella sua Divina Commedia, mettendo in evidenza le differenze e similitudini con la tradizione.

" Il diavolo nel folklore è discusso nella prima parte, grazie ad aiuti di testi critici si scopre che molte volte è rappresentato in modo buffo , proprio come fa Dante e questo avveniva per diminuire la paura dalla gente che era circondata da questo tema.

" Grazie a questi studi ho ottenuto unʼimmagine del diavolo piuttosto chiara nella mia mente e così sono stato capace di notare le differenze e somiglianze tra il modo in cui lo descrive Dante e le la descrizione tradizionale, ad esempio entrambi lo descrivono in forma di un animale, in Dante dimostrata proprio con lʼimmagine delle malebranche e delle tre fiere nel proemio. Una differenza dalla tradizione, dallʼaltra parte è che Dante ce lo presenta con tre faccie con colori diverse; una descrizione mai vista prima nella tradizione. Lucifero di Dante è rappresentato come lʼantitesi totale di Dio: si trova nel Cocito, il punto più basso della terra e che è più in contrasto con la posizione di Dio, cioè quella in su, nel cielo e messo in rilievo. Ho scritto anche sul fatto di contrasto tra lʼoscurità in cui vive Lucifero e la luce che inonda il cielo.

" Anche il cambiamento nel linguaggio nei tre canti in cui ci sono i diavoli è stato uno dei sottotitoli della mia tesi. Dante usa qui un linguaggio grottesco e comico e lo fa per mettere questi due canti in rilievo, riservando proprio il linguaggio che corrisponde al titolo Commedia per questi due canti speciali del poema. Per questa ragione e per la loro immobilità sono anche dei canti digressivi dalla struttura del poema, in cui Dante resta per due canti interi nella stessa bolgia. Così si è visto che dove i diavoli sono i protagonisti la storia non continua e lʼunico movimento è quello dei due viaggiatori verso il luogo erraneo.

" Dopo che il secondo era focalizzato di più su questi tre canti, nellʼultimo capitolo ho preso in considerazione tutti i diavoli che compaiono nel poema che

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si trovano in guardia ai vari cerchi dellʼInferno. Si è visto come essi sono degli incarnazioni di Lucifero siccome possiedono delle caratteristiche molto simili a lui. È data anche importanza ai nomi utilizzati da Dante, dei diavoli che sono frutto della sua fantasia, e nella mia tesi ho spiegato uno per uno il significato di ciascuno e anche le differenze e similitudini degli altri diavoli che non sono un creazione dantesca.

" È un tema molto interessante che grazie ad altri studi può essere approfondito molto di più. Durante la tesi ho sviluppato una concezione nuova rispetto alla Divina Commedia siccome dopo aver speso un tempo così lungo studiandola ho capito meglio che lʼautore della Commedia ha sempre uno scopo: anche quando sceglie piccole cose come i nomi dei diavoli e la loro descrizione, lo fa con una originalità che lo separa dalla tradizione da cui comunque attinge.

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