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1 / 11 Data Pagina Foglio 01-10-2020 1+6/7 L'OSSERVATORE ROMANO Lettera apostolica «Scripturae Sacrae affectus» PAGINE 6 E 7 Lettera apostolica di Papa Francesco nel xvr centenario della morte di san Girolamo «Scripturae Sacrae affectus» LEI '1 ERA APOSTOLICA SCRIPI URBE SACRAE AFFECI US DEL SANTO PADRE FRANCESCO NEL XVI CENTENARIO DELLA MORTE DI SAN GIROLAMO Un affetto per la Sacra Scrittura, un amore vivo e soave per la Parola Dio scrítta è l'eredítà che San Giro- lamo ha lasciato alla Chiesa attraver- so la sua vita e le sue opere. Le espressioni tratte dalla memoria li- turgica del Santo' offrono una chiave lettura indispensabile per conoscere, nel Xvi centenario dalla morte, la sua imponente figura nella storia della Chiesa e íl suo grande amore per Cristo. Questo amore si dirama, come un fiume ín tanti rivo- li, nella sua opera infaticabile stu- dioso, traduttore, esegeta, profondo conoscítore e appassionato divulga- tore della Sacra Scrittura; di raffina- to interprete dei testi biblici; ar- dente e talvolta impetuoso difensore della verità cristiana; ascetico e in- transigente eremita oltre che esperta guida spirituale, nella sua generosità e tenerezza. Oggí, mille - seicento anni dopo, la sua figura ri- mane grande attualità per noi cri- stiani del xx] secolo. Introduzione T1 30 settembre del 420 Girolamo concludeva a Betlemme, nella comu- nità da luí fondata presso la grotta della Natività, la sua vicenda terre- na. affidava, così, a quel Signore che aveva sempre cercato e conosciu- to nella Scrittura, lo stesso che come Giudice aveva già incontrato, febbri- citante, ín una visione, forse nella Quaresima del 375. In quell'avveni- mento, che segnò una svolta decisiva nella sua vita, momento conver- sione e cambiamento prospettiva, egli sentì trascinato alla presenza del Gíudice: «interrogato circa la mía condizione, risposi che ero cri- stiano. Ma colui che presiedeva sog- giunse: "Tu mentisci! Seí cíceronia- no, non cristiano"». Gírolamo, m- fattí, aveva amato fin da giovane la limpida bellezza dei testi classící la- tini, al cui confronto gli scritti della Bibbia gli apparivano, inizialmente, rozzi e sgrammaticati, troppo aspri per il suo raffinato gusto letterario. Quell'episodio della sua vita favo- risce la decisione dedicarsi intera- mente a Cristo e alla sua Parola, consacrando la sua esistenza a ren- dere sempre più accessibili le lettere divine agli altri, con il suo infatícabí- le lavoro traduttore e commenta- tore. Quell'evento imprime alla sua víta un nuovo e più deciso orienta- mento: diventare servitore della Pa- rola Dio, come innamorato della "carne della Scrittura". Così, nella ri- cerca contínua che ha caratterizzato la sua vita, valorizza í suol studi gío- vanili e la formazione ricevuta a Ro- ma, riordinando il suo sapere nel più maturo servizio a Dío e alla co- munità ecclesiale. Per questo, San Girolamo entra a pieno titolo tra le grandi figure della Chiesa antíca, nel periodo definito il secolo d'oro della Patristica, vero ponte tra Oriente e Occidente: è amico di gioventù Rufino di Aquileía, incontra Ambrogio e in- trattiene una fitta corrispondenza con Agostino. In Oriente conosce Gregorio di Nazíanzo, Dídimo il Cieco, Epifanio Salamína. La tra- dizione iconografica cristiana lo con- sacra rappresentandolo, insieme ad Agostino, Ambrogío e Gregorío Ma- gno, tra í quattro grandi dottori del- la Chiesa di Occidente. Gíà í miei predecessori hanno vo- luto ricordare la sua figura ín diverse circostanze. Un secolo fa, in occasio- ne del quindicesimo centenario della morte, Benedetto xv dedicò a lui la Lettera enciclica Spiritus Paraclitus (i5 settembre 1920), presentandolo al mondo come ««dottor maximus explanandis Scripturis»3. In tempi più recenti, Benedetto xvi ha pre- sentato ín due catechesi successive la sua personalità e le sue opere4. Ora, nel sedicesimo centenario della mor- te, desidero anch'ío ricordare San Girolamo e riproporre l'attualítà del suo messaggio e dei suoi ínsegna- mentí, a partire dal suo grande affet- to per le Scritture. In questo senso, egli può essere Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. 084806 Quotidiano Altre Segnalazioni Tiratura: 60.000

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01-10-20201+6/7L'OSSERVATORE ROMANO

Lettera apostolica

«Scripturae Sacraeaffectus»

PAGINE 6 E 7

Lettera apostolica di Papa Francesco nel xvr centenario della morte di san Girolamo

«Scripturae Sacrae affectus»

LEI '1 ERA APOSTOLICASCRIPI URBE SACRAE

AFFECI USDEL SANTO PADRE

FRANCESCONEL XVI CENTENARIO

DELLA MORTEDI SAN GIROLAMO

Un affetto per la Sacra Scrittura, unamore vivo e soave per la Parola díDio scrítta è l'eredítà che San Giro-lamo ha lasciato alla Chiesa attraver-so la sua vita e le sue opere. Leespressioni tratte dalla memoria li-turgica del Santo' cí offrono unachiave dí lettura indispensabile perconoscere, nel Xvi centenario dallamorte, la sua imponente figura nellastoria della Chiesa e íl suo grandeamore per Cristo. Questo amore sidirama, come un fiume ín tanti rivo-li, nella sua opera dí infaticabile stu-dioso, traduttore, esegeta, profondoconoscítore e appassionato divulga-tore della Sacra Scrittura; di raffina-

to interprete dei testi biblici; dí ar-dente e talvolta impetuoso difensoredella verità cristiana; dí ascetico e in-transigente eremita oltre che díesperta guida spirituale, nella suagenerosità e tenerezza. Oggí, mille-seicento anni dopo, la sua figura ri-mane dí grande attualità per noi cri-stiani del xx] secolo.

Introduzione

T1 30 settembre del 420 Girolamoconcludeva a Betlemme, nella comu-nità da luí fondata presso la grottadella Natività, la sua vicenda terre-na. Sí affidava, così, a quel Signoreche aveva sempre cercato e conosciu-to nella Scrittura, lo stesso che comeGiudice aveva già incontrato, febbri-citante, ín una visione, forse nellaQuaresima del 375. In quell'avveni-mento, che segnò una svolta decisivanella sua vita, momento dí conver-sione e cambiamento dí prospettiva,egli sí sentì trascinato alla presenzadel Gíudice: «interrogato circa lamía condizione, risposi che ero cri-stiano. Ma colui che presiedeva sog-giunse: "Tu mentisci! Seí cíceronia-no, non cristiano"». Gírolamo, m-fattí, aveva amato fin da giovane lalimpida bellezza dei testi classící la-tini, al cui confronto gli scritti dellaBibbia gli apparivano, inizialmente,rozzi e sgrammaticati, troppo aspriper il suo raffinato gusto letterario.

Quell'episodio della sua vita favo-risce la decisione dí dedicarsi intera-mente a Cristo e alla sua Parola,consacrando la sua esistenza a ren-dere sempre più accessibili le letteredivine agli altri, con il suo infatícabí-le lavoro dí traduttore e commenta-tore. Quell'evento imprime alla suavíta un nuovo e più deciso orienta-

mento: diventare servitore della Pa-rola dí Dio, come innamorato della"carne della Scrittura". Così, nella ri-cerca contínua che ha caratterizzatola sua vita, valorizza í suol studi gío-vanili e la formazione ricevuta a Ro-ma, riordinando il suo sapere nelpiù maturo servizio a Dío e alla co-munità ecclesiale.

Per questo, San Girolamo entra apieno titolo tra le grandi figure dellaChiesa antíca, nel periodo definito ilsecolo d'oro della Patristica, veroponte tra Oriente e Occidente: èamico di gioventù dí Rufino diAquileía, incontra Ambrogio e in-trattiene una fitta corrispondenzacon Agostino. In Oriente conosceGregorio di Nazíanzo, Dídimo ilCieco, Epifanio dí Salamína. La tra-dizione iconografica cristiana lo con-sacra rappresentandolo, insieme adAgostino, Ambrogío e Gregorío Ma-gno, tra í quattro grandi dottori del-la Chiesa di Occidente.

Gíà í miei predecessori hanno vo-luto ricordare la sua figura ín diversecircostanze. Un secolo fa, in occasio-ne del quindicesimo centenario dellamorte, Benedetto xv dedicò a lui laLettera enciclica Spiritus Paraclitus(i5 settembre 1920), presentandolo almondo come ««dottor maximusexplanandis Scripturis»3. In tempipiù recenti, Benedetto xvi ha pre-sentato ín due catechesi successive lasua personalità e le sue opere4. Ora,nel sedicesimo centenario della mor-te, desidero anch'ío ricordare SanGirolamo e riproporre l'attualítà del

suo messaggio e dei suoi ínsegna-mentí, a partire dal suo grande affet-to per le Scritture.

In questo senso, egli può essere

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posto ín connessione ideale, comeguida sicura e testimone privilegiato,con la xit Assemblea del Sinodo deiVescovi, dedicata alla Parola di Díos,e con l'Esortazione Apostolica r/er-bum Domini (vD) del mio predeces-sore Benedetto xvt, pubblicata pro-prio nella festa del Santo, il 30 set-tembre 20106.

Da Roma a Betlemme

La vita e l'itinerario personale diSan Girolamo sí consumano lungole strade dell'impero romano, tral'Europa e l'Oriente. Nato intorno al

345 a Stridone, al confine tra la Dal-mazia e la Pannonía, nel territoriodell'odierna Croazia o Slovenia, rice-ve una solida educazione ín una fa-miglia cristiana. Secondo l'usodell'epoca, è battezzato ín età adultanegli anni che lo vedono a Romastudente di retorica, tra il 358 e il364. Proprio in questo periodo ro-mano diventa insaziabile lettore deiclassici latini, che studia sotto la gui-da dei più illustri maestri di retoricadel tempo.

Conclusi gli studi, intraprende unlungo viaggio ín Gallia che lo portanella città imperiale dí Trevírí, oggiín Germania. È là che viene a con-tatto, per la prima volta, con l'espe-rienza monastica orientale diffusa daSant'Atanasio. Matura così un desi-derio profondo che lo accompagnaad Aquileía dove inizia, con alcunisuoi amici, «un coro di beati»7, unperiodo dí vita comune.

Verso l'anno 174, passando perAntiochia, decide dí ritirarsi nel de-serto della Calcíde, per realizzare, ín

maniera sempre più radicale, una vi-ta ascetica in cui grande spazio è ri-servato allo studio delle lingue bibli-che, prima del greco e poi dell'ebrai-co. Si affida a un fratello ebreo, di-ventato cristiano, che Io introducealla conoscenza della nuova linguaebraica e dei suoni che definisce«striduli e aspirati»8.

Il deserto, con la conseguente vitaeremitica, viene scelto e vissuto daGirolamo nel suo significato piùprofondo: come luogo delle scelteesistenziali fondamentali, di intimitàe di incontro con Dío, dove attraver-so la contemplazione, le prove inte-riori, il combattimento spirituale, ar-

riva alla conoscenza della fragilità,con una maggiore consapevolezzadel limite proprio e altrui, ricono-scendo l'importanza delle lacrime&Così, nel deserto, avverte la concretapresenza di Dio, il necessario rap-porto dell'essere umano con Lui, lasua consolazione misericordiosa. Mipiace al riguardo ricordare un aned-doto, dí tradizione apocrifa. Girola-mo chiede al Signore: "Cosa vuoi dame?". Ed Egli risponde: "Ancoranon mí hai dato tutto". "Ma Signo-re, ío ti ho dato questo, questo equesto..." — "Manca una cosa" -"Che cosa?" — "Dammi í tuoi pecca-ti perché io possa avere la gioia díperdonarli ancora"1°.

Lo ritroviamo ad Antiochia, doveè ordinato sacerdote dal VescovoPaolino, poi a Costantinopolí, versoil 379, dove conosce Gregorio dí Na-manzo e dove prosegue i suoi studi,sí dedica alla traduzione ín latino díimportanti opere dal greco (omeliedí Origene e la cronaca di Eusebío),respira il clima del Concilio celebra-to ín quella città nel 381. In questianni è nello studio che si rivelano lasua passione e la sua generosità. Èuna benedetta inquietudine a gui-darlo e a renderlo instancabile e ap-passionato nella ricerca: «Ogni tantomí disperavo, più volte mi arresi; mapoi riprendevo per l'ostinata decisio-ne d'imparare», condotto dal "semeamaro" dí tali studi a raccogliere"frutti saporosi"".

Nel 382 Girolamo torna a Roma,mettendosi a disposizione dí PapaDamaso che, apprezzando le suegrandi qualità, ne fa un suo stretto

collaboratore. Qui Girolamo sí im-pegna in una incessante attività sen-za dimenticare la dimensione spiri-tuale: sull'Aventíno, grazie al soste-gno di donne aristocratiche romanedesiderose di scelte radicali evangeli-che, coree Marcella, Paola e la figliadí lei Eustochio, crea un cenacolofondato sulla lettura e sullo studiorigoroso della Scrittura. Girolamo èesegeta, docente, guida spirituale. Inquesto tempo intraprende una revi-sione delle precedenti traduzioni la-tine dei Vangeli, forse anche dí altreparti del Nuovo Testamento; conti-nua il suo lavoro come traduttore díomelie e commenti scritturistici díOrigene, dispiega una frenetica attí-

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vítà epistolare, si confronta pubblica-mente con autori eretici, a volte coneccessi e intemperanze, ma sempremosso sinceramente dal desiderio dídifendere la vera fede e il depositodelle Scritture.

Questo intenso e proficuo periodosí interrompe con la morte dí PapaDamaso. Si vede costretto a lasciareRoma e, seguito da amící e da alcu-ne donne desiderose di continuarel'esperienza spirituale e dí studio bi-blico avviata, parte alla voltadell'Egitto — dove incontra il grandeteologo Dídimo il Cieco — e dellaPalestina, per stabilirsi definitiva-mente a Betlemme nel 386. Ripren-de í suoi studi filologicí, ancorati ailuoghi fisici che dí quelle narrazionierano stati lo scenario.

L'importanza data aí luoghi santiè evidenziata non solo dalla scelta dívivere ín Palestina, dal 386 fino allamorte, ma anche dal servizio per ípellegrinaggi. Proprio a Betlemme,luogo per lui privilegiato, presso lagrotta della Natività fonda due mo-nasteri "gemelli", maschile e femmi-nile, con ospizi per l'accoglienza dei

pellegrini giunti ad loca sancta, rive-lando la sua generosità nell'ospitarequanti giungevano in quella terraper vedere e toccare i luoghi dellastoria della salvezza, unendo così laricerca culturale a quella spirituale'.

L nella Sacra Scrittura che, met-tendosi ín ascolto, Girolamo trova séstesso, il volto di Dio e quello deifratelli, e affina la sua predilezioneper la vita comunitaria. Da qui ilsuo desiderio dí vivere con gli amící,come già dai tempi dí Aquileia, e dífondare comunità monastiche, perse-guendo l'ideale cenobitico dí vita re-ligiosa che vede il monastero come"palestra" in cuí formare persone«che sí ritengono inferiori a tutti peressere primi fra tutti», felici nellapovertà e capaci di insegnare con ilproprio stile dí vita. Ritiene formati-vo, infatti, il vivere «sotto il governodi un unico superiore e ín compa-gnia di molti» per apprenderel'umiltà, la pazienza, il silenzio e lamansuetudine, nella consapevolezzache «la verità non ama gli angolioscuri, e non cerca í sussurratori»'3.Confessa, inoltre, di «anelare alle

cellette del monastero, [...] desidera-re quella sollecitudine delle formi-che, dove si lavora insieme e nonesiste niente che sia proprietà diqualcuno, ma tutto è dí tutti»'4.

Nello studio Girolamo non trovaun effimero diletto fine a sé stesso,ma un esercizio dí vita spirituale, unmezzo per arrivare a Dío, e così an-che la sua formazione classica vieneriordinata nel più maturo servizio al-la comunità ecclesiale. Pensiamoall'aiuto dato al Papa Damaso,all'insegnamento che dedica alledonne, specie per l'ebraico, sin dalprimo cenacolo sull'Aventíno, tantoda fare entrare Paola ed Eustochio«nei combattimenti dei traduttori»'se, cosa ínaudíta per il tempo, garan-tire loro dí poter leggere e cantare iSalmi nella lingua origínale'6.

Una cultura, la sua, messa a servi-zio e ribadita come necessaria adogni evangelizzatore. Così ricordaall'amico Nepoziano: «La parola delsacerdote deve prendere sapore gra-zie alla lettura delle Scritture. Nonvoglio che tu sia un declan-Datore oun ciarlatano dalle molte parole, mauno che comprende la sacra dottrina

(nzysterii) e conosce fino ín fondo gliinsegnamenti (sacranzentorum) deltuo Dio. tipico degli ignoranti ri-girare le parole e accattivarsi l'ammi-razione del popolo inesperto con ilparlare velocemente. Chi è senza pu-dore spesso spiega ciò che non co-nosce e pretende di essere un grandeesperto solo perché riesce a persua-dere gli altri»'?.

A Betlemme Girolamo vive, finoalla sua morte nel 42o, il periodopiù fecondo e intenso della sua vita,completamente dedicato allo studiodella Scrittura, impegnato nella mo-numentale opera della traduzione ditutto l'Antico Testamento a partiredall'originale ebraico. Nello stessotempo, commenta í libri profetici, ísalmi, le opere paoline, scrive sussidiper lo studio della Bibbia. Il prezio-so lavoro confluito nelle sue opere èfrutto dí confronto e dí collaborazio-ne, dalla copiatura e collazione deimanoscritti alla riflessione e discus-sione: «Non mi sono fidato mai del-le mie proprie forze per studiare ívolumi divini, [...] ho l'abitudine díporre questioni, anche a proposito diciò che credevo sapere, a più ragione

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su ciò dí cui non ero sicuro»'s. Per-ciò, consapevole del proprio limite,chiede continuo sostegno nella pre-ghiera dí intercessione per la riuscitadella sua traduzione dei testi sacri«nello stesso Spirito con cui furonoscrítti»'9, senza dimenticare di tra-durre anche opere dí autori indi-spensabili per il lavoro esegetico, co-me Orígene, ín modo da «mettere adisposizione dí chi vuole approfon-dire gli studi scientifici questo mate-ríale»20.

Lo studio di Girolamo si rivelacome uno sforzo compiuto nella co-munità e a servizio della comunità,modello dí sínodalítà anche per noi,per í nostri tempi e per le diverseistituzioni culturali della Chiesa,perché siano sempre «luogo dove ilsapere diventa servizio, perché senzaun sapere che nasce dalla collabora-zione e sfocia nella cooperazionenon c'è sviluppo genuinamente e in-tegralmente umano»2'. Fondamentodí tale comunione è la Scrittura, chenon possiamo leggere da soli: «LaBibbia è stata scritta dal Popolo diDío e per il Popolo di Dío, sottol'ispirazione dello Spirito Santo. So-lo ín questa comunione col Popolodí Dío possiamo realmente entrarecon il "noi" nel nucleo della veritàche Dío stesso ci vuol dire»22.

La robusta esperienza di vita, nu-trita dalla Parola dí Dío, fa sì cheGirolamo, attraverso una fitta corri-spondenza epistolare, diventi guidaspirituale. Egli si fa compagno díviaggio, convinto che «non c'è arteche s'impari senza maestro», comescrive a Rustico: «Ciò che desiderofarti capire, prendendoti per mano,come se io fossi un marinaio che,fatta ormai l'esperienza dí parecchinaufragi, tenta d'istruire un navigan-te inesperto»23. Da quell'angolo pa-cifico di mondo segue l'umanità ínun'epoca dí grandi capovolgimenti,segnata da eventi come il sacco díRoma del 410 che lo colpì profonda-mente.

Alle lettere affida le polemichedottrinali, sempre nella difesa dellaretta fede, rivelandosi uomo dí rela-zioni, vissute con forza e con dolcez-za, con pieno coinvolgimento, senzaforme edulcorate, sperimentando che«l'amore non ha prezzo»24. Così vi-ve i suoi affetti con impeto e sinceri-tà. Questo coinvolgersi nelle sítua-,

zioni in cui vive e opera si riscontraanche nel fatto che egli offre il suolavoro dí traduzione e dí commentocome munus anzicitiae. E un donoprima di tutto per gli amici, destina-tari e dedicatari delle sue opere e aíquali chiede di leggerle con occhioamichevole piuttosto che critico, epoi per í lettori, í suoi contempora-nei e quelli dí ogni tempo25.

Consuma gli ultimi anni della suavita nella lettura orante personale ecomunitaria della Scrittura, nellacontemplazione, nel seivízio aí fra-telli attraverso le sue opere. Tuttoquesto a Betlemme, accanto allagrotta dove il Verbo fu partorito dal-la Vergine, consapevole che è «felicecolui che porta nel suo intimo lacroce, la risurrezione, il luogo dellanascita e dell'ascensione dí Cristo!Felice chi ha Betlemme nel suo cuo-re, nel cui cuore Cristo nasce ognigiorno T»26

La chiave sapienzialedel suo ritratto

Per una piena comprensione dellapersonalità di San Girolamo è neces-

sario coniugare due dimensioni ca-ratteristiche della sua esistenza dicredente: da un lato, l'assoluta e ri-gorosa consacrazione a Dio, con larinuncia a qualsiasi umana soddisfa-zione, per amore di Cristo crocifisso(cfr. I Cor 2, 2; Fil 3, 8.1o); dall'al-tro, l'impegno di studio assiduo, vol-to esclusivamente a una sempre piùpiena comprensione del mistero delSignore. E proprio questa duplicetestimonianza, mirabilmente offertada San Girolamo, che viene propo-sta come modello: per í monaci, in-nanzitutto, perché chi vive dí ascesie dí preghiera venga sollecitato a de-dicarsi all'assiduo travaglio della i-i-cerca e del pensiero; per gli studiosi,poi, che devono ricordare che il sa-pere è valido religiosamente solo sefondato sull'amore esclusivo perDío, sulla spoliazione di ogni umanaambizione e di ogni mondana aspi-razione.

Tali dimensioni sono state recepitenel campo della storia dell'arte, dovela presenza di San Girolamo è fre-quente: grandi maestri della pitturaoccidentale cl hanno lasciato le loro

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raffigurazioni. Potremmo organizza-re le varie tipologie iconografichelungo due linee distinte. L'una lodefinisce soprattutto come monaco epenitente, con un corpo scolpito daldigiuno, ritirato ín zone desertiche,ín ginocchio o prostrato a terra, inmolti casi stringendo un sasso nelladestra per battersi il petto, e con gliocchi rivolti al Crocifisso. In questalinea sí pone il toccante capolavorodí Leonardo da Vinci conservatonella Pinacoteca Vaticana. Un altromodo di raffigurare Girolamo èquello che ce lo mostra ín veste dístudioso, seduto al suo scrittoio, in-tento a tradurre e commentare la Sa-cra Scrittura, attorniato da volumi epergamene, investito della missionedi difendere la fede attraverso ilpensiero e lo scritto. Albrecht Dürer,per citare un altro esempio illustre,lo ha raffigurato più dí una volta ínquesto atteggiamento.

I due aspetti sopra evocati si ritro-vano congiunti nella tela del Cara-vaggio, alla Galleria Borghese díRoma: ín un'unica scena, infatti, vie-ne presentato l'anziano asceta, som-mariamente rivestito da un pannorosso, che sul tavolo ha un cranio,simbolo della vanità delle realtà ter-rene; ma assieme è pure potente-mente raffigurata la qualità dellostudioso, che tiene gli occhi fissi sullibro, mentre la sua mano intinge lapenna nel calamaio nell'atto caratte-ristico dello scrittore.

In modo analogo — un modo chechiamerei sapienziale — dobbiamocomprendere il duplice profilo delpercorso biografico dí Girolamo.Quando, da vero «Leone di Betlem-me», esagerava nei toni, lo facevaper la ricerca di una verità della qua-le era pronto a farsi incondizionatoservitore. E come lui stesso spieganel primo dei suol scritti, Vita di SanPaolo, eremita di 'Tebe, í leoni sonocapaci dí "potenti ruggiti" ma anchedí lacrime-q. Per questo motivo, quel-le che nella sua figura appaiono duefisionomie giustapposte sono, ínrealtà, elementi con í quali lo SpiritoSanto gli ha permesso dí maturare lasua unità interiore.

Amore per la Sacra Scrittura

Il tratto peculiare della figura spi-rituale di San Girolamo rimane sen-

za dubbio il suo amore appassionatoper la Parola dí Dio, trasmessa allaChiesa nella Sacra Scrittura. Se tuttií Dottori della Chiesa — e ín partico-lare quelli della prima epoca cristia-na — hanno attinto esplicitamentedalla Bibbia i contenuti del loro in-segnamento, Girolamo lo ha fatto ínmodo più sistematico e per certi ver-si unico.

Gli esegeti negli ultimi tempi han-no scoperto la genialità narrativa epoetica della Bibbia, esaltata proprioper la sua qualità espressiva; Girola-mo, invece, sottolineava piuttostonella Scrittura il carattere umile delrivelarsi di Dío ed espresso nella na-tura aspra e quasi primitiva della lin-gua ebraica, paragonata alla raffina-tezza del latino ciceroníano. Non èdunque per un gusto estetico cheegli sí dedica alla Sacra Scrittura,ma — come è ben noto — solamenteperché essa lo porta a conoscere Cri-sto, perché l'ignoranza delle Scrittu-re è ignoranza dí Cristo$s.

Girolamo ci insegna che non van-no studiati solo í Vangeli, e non èsolo la tradizione apostolica, presen-te negli Atti degli Apostoli e nelleLettere, a dover essere commentata,

perché tutto l'Antico Testamento èindispensabile per penetrare nellaverità e nella ricchezza del Cristo'49.Le stesse pagine evangeliche lo atte-stano: esse ci parlano di Gesù comeMaestro che, per spiegare il suo mi-stero, ricorre a Mosè, aí profeti e aíSalmi (cfr. Le 4, 76-21; 24, 27. 44-47).Anche la predicazione dí Pietro ePaolo, negli Attí, sí radica emblema-ticamente nelle antiche Scritture;senza di esse non può essere piena-mente compresa la figura del Figliodí Dío, il Messia Salvatore. L'AnticoTestamento non deve essere conside-rato come un vasto repertorio di ci-tazioni che dimostrano il compiersidelle profezie nella persona dí Gesùdi Nazaret; più radicalmente, invece,è solo alla luce delle "figure" antico-testamentarie che è possibile cono-scere ín pienezza il senso dell'eventodi Cristo, compiutosi nella sua mor-te e risurrezione. Da qui la necessitàdí riscoprire, nella prassi catechetícae nella predicazione, come anchenelle trattazioni teologiche, l'apportoindispensabile dell'Antico Testamen-

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to, che va letto e assimilato comenutrimento prezioso (cfr. Ez 3, 1-n;Ap Io, 8-11)3°.

La dedizione totale dí Girolamoalla Scrittura sí manifesta in una for-ma espressiva appassionata, simile aquella degli antichi profeti. E da lo-ro che il nostro Dottore attinge ilfuoco interiore che diventa verboimpetuoso e dirompente (cfr. Ger 5,14; 20, 9; 23, 29; Ml 3, 2; Sir 48, I;Mt 3, I1; LC I2, 49), necessario peresprimere lo zelo ardente del servito-re per la causa dí Dio. Nella scia diElia, di Giovanni Battista e anchedell'apostolo Paolo, lo sdegno neiconfronti della menzogna, dell'ipo-crisia e delle false dottrine infiammail discorso dí Girolamo rendendoloprovocatorio e apparentementeaspro. La dimensione polemica deísuoi scritti si comprende meglio seletta come una sorta di calco e di at-tualízzazione della più autentica tra-dizione profetica. Girolamo, dunque,è modello di inflessibile testimonian-za della verità, che assume la severi-tà del rimprovero per indurre a con-versione. Nell'intensità delle locuzio-ni e delle immagini sí manifesta ilcoraggio del servitore che non vuolecompiacere gli uomini ma esclusiva-mente il suo Signore (Gal 1, Io), peril quale egli ha consumato ognienergia spirituale.

Lo studio della Sacra Scrittura

L'amore appassionato dí San Gi-rolamo per le divine Scritture è intri-so dí obbedienza. innanzitutto neiconfronti di Dio, che si è comunica-to ín parole che esigono ascolto ríve-rente3', e, dí conseguenza, obbedien-za anche a coloro che nella Chiesarappresentano la vivente tradizioneinterpretativa del messaggio rivelato.La «obbedienza della fede» (Ria I,

5; 16, 2b) non è però una mera rece-zione passiva di ciò che è noto; essaesige, al contrario, l'impegno attivodella personale ricerca. Possiamoconsiderare San Girolamo un servi-tore della Parola, fedele e laborioso,consacrato interamente a favorire neisuoi fratelli di fede una più adeguatacomprensione del «deposito» sacroloro affidato (cfr. r Tm 6, 20; 2 Tm1, 14). Senza intelligenza dí ciò che èstato scritto dagli autori ispirati, lastessa Parola di Dío è priva dí ef}ica-

cía (cfr. Mt 13, 19) e l'amore per Díonon può scaturire.

Ora, le pagine bibliche non sem-pre sono immediatamente accessibili.Come è detto ín Isaia (29, 11), ancheper coloro che sanno "leggere" —che hanno cioè avuto una sufficienteformazione intellettuale — il libro sa-cro appare "sigillato", chiuso ermeti-camente all'interpretazione. E, per-ciò, necessario che intervenga un te-stimone competente ad apportare lachiave liberatoria, quella del CristoSignore, il solo capace di sciogliere ísigilli e aprire il libro (cfr. Ap 5, 1-10), così da svelare il prodigioso ef-fondersi della grazia (cfr. Le 4, 17-21). Molti poi, anche fra í cristianipraticanti, dichiarano apertamente dinon essere capaci dí leggere (cfr. Ls29, 12), non per analfabetismo, maperché impreparati al linguaggio bi-blico, aí suoi modi espressivi e alletradizioni culturali antiche, per cuí iltesto biblico risulta indecifrabile, co-me se fosse scritto ín un alfabetosconosciuto e ín una lingua astrusa.

Si rende dunque necessaria la me-diazione dell'interprete che esercitila sua funzione "diaconale", metten-dosi al servizio di chi non riesce acomprendere il senso di ciò che è

stato scritto profeticamente. L'imma-gine che può essere evocata, al pro-posito, è quella del diacono Filippo,suscitato dal Signore per andare in-contro all'eunuco che sul suo carrosta leggendo un passo dí Isaia (53, 7-8), senza però poterne dischiudere ilsignificato. «Capisci quello che leg-gi?», domanda Filippo; e l'eunucorisponde: «E come potrei capire senessuno mí guida?» (At 8, 3o-31)32.

Girolamo è la nostra guida siaperché, come ha fatto Filippo (cfr.At 8, 35), conduce ogni lettore al mi-stero dí Gesù, sia perché assume re-sponsabilmente e sistematicamentele mediazioni esegetiche e culturalinecessarie per una corretta e profi-cua lettura delle Sacre .Scrítture33. Lacompetenza nelle lingue ín cui laParola di Dio è stata trasmessa, l'ac-curata analisi e valutazione deí ma-noscritti, la puntuale ricerca archeo-logica, oltre alla conoscenza dellastoria dell'interpretazione, tutte le ri-sorse metodologiche, insomma, chenella sua epoca storica erano díspo-

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nibili, vengono da lui utilizzate, con-cordemente e sapientemente, perorientare a una giusta comprensionedella Scrittura ispirata.

Una tale dimensione esemplaredell'attività dí San Girolamo è quan-to maí importante anche nella Chie-sa dí oggi. Se, come insegna la DeiVerbum, la Bibbia costituisce «comel'anima della sacra teologia»34 e co-me il nerbo spirituale della praticareligiosa cristiana35, è indispensabileche l'atto interpretativo della Bibbiasia sorretto da specifiche competen-ze.

A questo scopo servono certamen-te í centri dí eccellenza della ricercabiblica (come il Pontificio IstitutoBíblico di Roma, e a Gerusalemmel'Ecole Biblíque e lo Studium Bibli-cum Franciscanum) e patrístíca (co-me l'Augustiníanum dí Roma), maanche ogni Facoltà dí Teologia deveimpegnarsi affinché l'insegnamentodella Sacra Scrittura sia programma-to in modo da assicurare agli stu-denti una competente capacità inter-pretativa, sia nell'esegesí dei testi, sianelle sintesi di teologia biblica. Laricchezza della Scrittura è purtroppoda molti ignorata o minimizzata,perché a loro non sono state fornitele basi essenziali di conoscenza. Ac-canto quindi a un incremento deglistudi ecclesiastici, indirizzati a sacer-doti e a catechisti, che valorizzino ínmodo più adeguato la competenzanelle Sacre Scritture, va promossauna formazione estesa a tutti í cri-stiani, perché ciascuno diventi capa-ce dí aprire il libro sacro e dí trarne ífrutti inestimabili di sapienza, dísperanza e di vita36.

Vorrei qui ricordare quantoespresso dal mio Predecessore nel-l'Esortazione apostolica Verbum Do-mini: «La sacramentalítà della Parolasí lascia così comprendere ín analo-gia alla presenza reale di Cristo sot-to le specie del pane e del vino con-sacrati. [...] Sull'atteggiamento daavere sia nei confronti dell'Eucari-stia, che della Parola di Dio, San Gi-rolamo afferma: "Noi leggiamo lesante Scritture. Io penso che il Van-gelo è il Corpo dí Cristo; io pensoche le sante Scritture sono il suo in-segnamento. E quando egli dice:Chi non mangerà la mia carne e ber-rà il mio sangue (Cv 6, 53), benchéqueste parole sí possano intendere

anche del Mistero [eucaristico], tut-tavia il corpo di Cristo e il suo san-gue è veramente la parola dellaScrittura, è l'insegnamento dí)io ».3..

Purtroppo in molte famiglie cri-stiane nessuno si sente ín grado —come invece è prescritto nella Törah(cfr. Dt 6, 6) — dí far conoscere aí ti-gli la Parola del Signore, con tutta lasua bellezza, con tutta la sua forzaspirituale. Per questo ho voluto isti-tuire la Domenica della Parola díDío35, incoraggiando la lettura oran-te della Bibbia e la familiarità con laParola di Dío'tt. Ogni altra manife-stazione dí religiosità sarà così arric-chita dí senso, sarà guidata nella ge-rarchia dí valori e sarà indirizzata aciò che costituisce il vertice della fe-de: l'adesione piena al mistero diCristo.

La Vulgata

Il "frutto più dolce dell'ardua se-mina"4° dí studio del greco e del-l'ebraico, compiuto da Girolamo, èla traduzione dell'Antico Testamentoín latino a partire dall'originaleebraico. Fino a quel momento í crí-stíani dell'impero romano potevanoleggere integralmente la Bibbia solo

ín greco. Mentre i libri del NuovoTestamento erano stati scritti ín gre-co, per quelli dell'Antico esistevauna versione completa, la cosiddettaSeptuaginta (ossia la versione deiSettanta) fatta dalla comunità ebrai-ca dí Alessandria attorno al II secoloa.C. Per í lettori di lingua latina, in-vece, non vi era una versione com-pleta della Bibbia nella loro lingua,bensì solo alcune traduzioni, parzialie incomplete, a partire dal greco. AGírolamo, e dopo dí lui ai suoi con-tinuatori, spetta il merito dí aver in-trapreso una revisione e una nuovatraduzione dí tutta la Scrittura. Ini-ziata a Roma la revisione dei Vange-li e dei Salmi, con l'incoraggiamentodi Papa Damaso, Girolamo diedepoi inizio nel suo ritiro dí Betlemmealla traduzione dí tutti í libri antico-testamentari, direttamente dall'ebrai-co: un'opera protrattasi per anni.

Per portare a termine questo lavo-ro di traduzione, Girolamo mise a

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frutto la sua conoscenza del greco edell'ebraico, nonché la sua solidaformazione latina, e sí servì deglistrumenti filologici che aveva a di-sposizione, ín particolare delle He-xapla di Origene. Il testo finale co-niugava la continuità nelle formule,ormai entrate nell'uso comune, conuna maggiore aderenza al dettatoebraico, senza sacrificare l'eleganzadella lingua latina. Il risultato è unvero monumento che ha segnato lastoria culturale dell'Occidente, mo-dellandone il linguaggio teologico.La traduzione di Girolamo, superatíalcuni rifiuti iniziali, diventa subitopatrimonio comune sia dei dotti, siadel popolo cristiano, donde il nomeVulgata4'. L'Europa del medioevo haimparato a leggere, a pregare e a ra-gionare sulle pagine della Bibbia tra-dotta da Girolamo. Così «la SacraScrittura è diventata una sorta dí"immenso vocabolario" (P. Claudel)e dí "atlante iconografico" (M. Cha-gall), a cui hanno attinto la cultura el'arte cristiana»42. La letteratura, learti, e anche il linguaggio popolarehanno costantemente attinto allaversione geronimíana della Bibbialasciandoci tesori dí bellezza e dí de-vozione.

ín ossequio a questo fatto in-contestabile che il Concilio dí Tren-to stabilì il carattere «autentico» del-la Vulgata nel decreto Insu/ er ren-dendo omaggio all'uso secolare chela Chiesa ne aveva fatto e attestan-done il valore come strumento per lostudio, la predicazione e le disputepubblíche43. Tuttavia, esso non cer-cava dí minimizzare l'importanzadelle lingue originali, come Girola-mo non smetteva dí ricordare, né,tantomeno, di vietare ín futuro nuo-ve imprese dí traduzione integrale.San Paolo vi, raccogliendo il manda-to dei Padri del Concilio Vaticano ii,volle che il lavoro dí revisione dellatraduzione della Vulgata fosse porta-to a compimento e messo a disposi-zione dí tutta la Chiesa. E così cheSan Giovanni Paolo ii, nella Costi-tuzione apostolica Scripturaruna the-saurus44, ha promulgato l'edizione ti-pica chiamata Neovulgata nel 1979.

La traduzionecome inc.ulturazione

Con questa sua traduzione, Giro-

lauro è riuscito a "inculturare" la

Bibbia nella lingua e nella culturalatina e questa sua operazione è di-ventata un paradigma permanenteper l'azione missionaria della Chiesa.In effetti, «quando una comunità ac-coglie l'annuncio della salvezza, loSpirito Santo ne feconda la culturacon la forza trasformante del Vange-lo»,4$ e si instaura così una sorta dícircolarità: come la traduzione dí Gí-rolamo è debitrice della lingua e del-la cultura dei classici latini, le cuiimpronte sono ben visibili, così essa,con il suo linguaggio e il suo conte-nuto simbolico e immaginifico, è di-ventata a sua volta elemento creatoredí cultura.

L'opera dí traduzione di Girolamocí insegna che í valori e le forme po-sitive di ogni cultura rappresentanoun arricchimento per tutta la Chiesa.I diversi modi in cuí la Parola diDio è annunciata, compresa e vissu-ta ad ogni nuova traduzione, arric-chiscono la Scrittura stessa, poichéessa, secondo la nota espressione díGregorio Magno, cresce con il letto-re46, ricevendo lungo i secoli nuoviaccenti e nuove sonorità. L'inseri-mento della Bibbia e del Vangelonelle diverse culture fa si che laChiesa si manifesti sempre più quale«sponsa ornata monilibus suís» (Is6i, lo). E attesta, nello stesso tempo,che la Bibbia ha bisogno dí esserecostantemente tradotta nelle catego-rie linguistiche e mentali di ogni cul-tura e dí ogni generazione, anchenella cultura secolarízzata globaledel nostro tempo47.

E stato ricordato, a ragione, che èpossibile stabilire un'analogia fra latraduzione, in quanto atto di ospita-lità linguistica, e altre forme dí acco-

glíenza48. Per questo la traduzionenon è un lavoro che riguarda unica-mente il linguaggio, ma corrisponde,ín verità, a una decisione etica piùampia, che sí connette con l'interavisione della vita. Senza traduzione,le differenti comunità linguistichesarebbero nell'impossibilità dí comu-nicare tra loro; noi chiuderemmo gliuni agli altri le porte della storia enegheremmo la possibilità di costrui-re una cultura dell'incontro49. Senza

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traduzione, ín effetti, non si dà ospi-talità, e anzi sí rafforzano le pratichedi ostilità. Il traduttore è un costrut-tore di ponti. Quanti giudizi avven-tati, quante condanne e conflitti na-scono dal fatto che ignoriamo la lin-gua degli altri e che non ci appli-chiamo, con tenace speranza, a que-sta interminabile prova d'amore cheè la traduzione!

Anche Girolamo dovette contra-stare il pensiero dominante del suotempo. Se agli albori dell'Impero ro-mano conoscere il greco era relativa-mente comune, alla sua epoca già sitrattava dí una rarità. Egli venne co-munque a essere uno dei miglioriconoscitori della lingua e della lette-ratura greca cristiana e intraprese unancor più arduo viaggio ín solitariaquando si diede allo studio del-l'ebraico. Se, come è stato scritto, «ilimiti del mio linguaggio sono i limi-ti del mio mondo»s°, possiamo direche dobbiamo al poliglottismo díSan Girolamo una comprensione delcristianesimo più universale e, altempo stesso, più coerente con lesue fonti.

Con la celebrazione del centenariodella morte dí San Girolamo, losguardo sí volge alla straordinaria vi-talità missionaria espressa dalla tra-duzione della Parola dí Dio ín piùdi tremila lingue. Tanti sono í mis-sionari ai quali si deve la preziosaopera dí pubblicazione dí grammati-che, dizionari e altri strumenti lin-guistici che offrono i fondamenti allacomunicazione umana e sono unveicolo per il «sogno missionario díarrivare a tutti»s'. È necessario valo-rizzare tutto questo lavoro e investiresu dí esso, contribuendo al supera-mento delle frontiere della íncomu-nicabílità e del mancato incontro.C'è ancora tanto da fare. Come èstato affermato, non esiste compren-sione senza traduzíone5A: non com-prenderemmo noi stessi né gli altri.

Girolamo e la Cattedra di Pietro

Girolamo ha avuto sempre unparticolare rapporto con la città diRoma: Roma è il porto spirituale alquale torna continuamente; a Romasí è formato l'umanista e sí è forgia-to il cristiano; egli è homo romanus.Questo legame avviene, ín modo del

tutto peculiare, nella lingua dell'Ur-be, il latino, di cui è stato maestro ecultore, ma è soprattutto legato allaChiesa dí Roma e, segnatamente, al-la cattedra di Pietro. La tradizioneiconografica, ín modo anacronistico,lo ha raffigurato con la porpora car-dinalizia, a segnalare la sua apparte-nenza al presbiterio di Roma accan-to a Papa Damaso. È a Roma cheha iniziato la revisione della tradu-zione. E anche quando le invidie ele incomprensioni lo hanno forzato alasciare l'Urbe, è rimasto sempre for-temente legato alla cattedra dí Pie-tro.

Per Girolamo, la Chiesa di Romaè il terreno fecondo dove il seme díCristo porta frutto abbondantes3. Inun'epoca convulsa, ín cui la tunicainconsutile della Chiesa è spesso la-cerata dalle divisioni tra í cristiani,Girolamo guarda alla cattedra díPietro come punto dí riferimento si-curo: «Io che non seguo nessuno senon il Cristo, mí associo in comu-nione alla Cattedra dí Pietro. So chesu quella roccia è edificata la Chie-sa». Nel pieno delle dispute controgli ariani, scrive a Damaso: «Chinon raccoglie con te, disperde, chinon è del Cristo, è dell'anticristo»54.Perciò può anche affermare: «Chi èunito alla cattedra di Pietro, è deimiei»ss.

Girolamo si è visto spesso coin-volto ín aspre dispute per la causadella fede. Il suo amore per la veritàe la difesa ardente dí Cristo lo han-no forse portato a eccedere nella vio-lenza verbale nelle sue lettere e neisuoi scritti. Egli, però, vive orientatoalla pace: «La pace la voglio an-ch'io; e non solo la desidero ma laimploro! Ma intendo la pace di Cri-sto, la pace autentica, una pace sen-za residui dí ostilità, una pace chenon covi ín sé la guerra; non la paceche soggioga gli avversari, ma quellache ci unisce ín amicizia?»56.

Il nostro mondo ha bisogno piùche mai della medicina della miseri-cordia e della comunione. Permette-temi dí ripetere ancora una volta:diamo una testimonianza dí comu-nione fraterna che diventi attraente eluminosas7. «Da questo tutti sapran-no che siete miei discepoli: se avete

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amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). È quello che ha chiesto con in-tensa preghiera Gesù al Padre: «Sia-no una sola cosa [...] ín noi [...] per-ché il mondo creda» (Gv 17, 21).

Amare ciò che Girolamo amò

A conclusione di questa Lettera,desidero rivolgere un ulteriore appel-lo a tutti. Tra í tanti elogi tributatidai posteri a San Girolamo vi èquello che egli non fu semplicemen-te considerato uno dei massimi cul-tori della "biblioteca" dí cui sí nutreil cristianesimo nel corso del tempo,a cominciare dal tesoro delle SacreScritture; a lui sí può applicare ciòche egli stesso scriveva di Nepozía-no: «Con la lettura assidua e la me-ditazione costante aveva fatto delsuo cuore una biblioteca dí Crí-sto»»ss. Girolamo non risparmiò sfor-zi al fine dí arricchire la propria bi-blioteca, nella quale sempre vide unlaboratorio indispensabile all'intelli-genza della fede e alla vita spiritua-le; e ín questo egli costituisce un mi-rabile esempio anche per il presente.Ma egli andò oltre. Per lui, lo studionon rimase confinato agli anni gio-vanili della formazione, fu un impe-gno costante, una priorità di ognigiorno della sua vita. Possiamo in-somma affermare che assimilò un'in-tera biblioteca e divenne dispensato-re di sapere per molti altri. Postu-miano, che nel 11T secolo viaggiò perl'Oriente alla scoperta dei movimen-ti monastici., fu testimone ocularedello stile di vita dí Girolamo, pres-so il quale soggiornò alcuni mesi, ecosì lo descrisse: «Egli è tutto nellalettura, tutto nei libri; non riposa négiorno né notte; sempre legge o scri-ve qualcosa»»59.

A questo proposito penso spessoall'esperienza che può fare oggi ungiovane entrando ín una libreria del-la sua città, o ín un sito internet, ecercandovi il settore dei libri religio-si. E un settore che, quando esiste,nella maggior parte dei casi è nonsolo marginale, ma sguarnito dí ope-re sostanziose. Esaminando quegliscaffali, o quelle pagine ín rete, diffi-cilmente un giovane potrebbe com-prendere come la ricerca religiosapossa essere un'avventura appassro-

nante die unisce pensiero e cuore;come la sete dí Dío abbia infiamma-to grandi menti lungo tutti í secolifino a oggi; come la maturazionedella vita spirituale abbia contagiatoteologi e filosofi, artisti e poeti, sto-rici e scienziati. Uno dei problemiodierni, non solo della religione, èl'analfabetismo: scarseggiano le com-petenze ermeneutiche che cí rendanointerpreti e traduttori credibili dellanostra stessa tradizione culturale.Specialmente aí giovani voglio lan-ciare una sfida: partite alla ricercadella vostra eredità. Il cristianesimovi rende eredi di un insuperabile pa-trimonio culturale di cui doveteprendere possesso. Appassionatevi díquesta storia, che è vostra. Osate fis-sare lo sguardo su quell'inquietogiovane Girolamo che, come il per-sonaggio della parabola dí Gesù,vendette tutto quanto possedeva peracquistare «la perla dí grande valo-re» (Mt 13, 4b).

Davvero Girolamo è la «Bibliote-ca dí Cristo», una biblioteca peren-ne che sedici secoli più tardi conti-nua a insegnarci che cosa significhil'amore di Cristo, amore che è indis-sociabile dall'incontro con la sua Pa-rola. Per questo l'attuale centenariorappresenta una chiamata ad amareciò che Girolamo amò, riscoprendo ísuoi scritti e lasciandoci toccaredall'impatto di una spiritualità chepuò essere descritta, nel suo nucleopiù vitale, come il desiderio inquietoe appassionato dí una conoscenzapiù grande del Dío della Rivelazio-ne. Come non ascoltare, nel nostrooggi, ciò a cui Girolamo spronavaincessantemente i suoi contempora-nei: «Leggi spesso le Divine Scrittu-re; anzi le tue mani non deponganomai il libro sacro»6°?

Esempio luminoso è la VergineMaria, da Girolamo evocata, soprat-tutto nella sua maternità verginalema anche nel suo atteggiamento dílettrice orante della Scrittura. Mariameditava in cuor suo (cfr. Lc 2,19.51) «perché era santa e aveva lettole Sacre Scritture, conosceva í profetie ricordava ciò che l'angelo Gabrielele aveva annunciato e ciò che erastato vaticinato dai profeti [...], ve-deva il neonato che era suo Figlio, ilsuo unico figlio che giaceva e vagivaín quel presepe, ma chi veramentevedeva giacente era il Figlio dí Dio,

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ciò che lei vedeva lo paragonava con

quanto aveva letto e sentíto»6'. Affi-

diamoci a lei, che meglio dí ogni al-

tro può insegnarci come leggere, me-

ditare, pregare e contemplare Dio

che si fa presente nella nostra vita

senza mai stancarsi.

Roma, San Giovanni ín Laterano,

3o settembre, memoria

di San Girolamo, dell'anno 2020,

ottavo del mio pontificato.

1. Deus qui beato Hieronymo presbitero suavem

et vivum Scripturae Sacrae affectum tribuisti, da, ut

populus tuus verbo tuo uberius alatur et in eo fon-

tem vitae inventar», Colletta Missae Sancti Hiero-

nymi, Missale Ramanzina, editio typica tertia, CivitasVaticana 2002.

2. Epittula (in seguito Ep.) 22, 30: CSEL 54, 190.

3. ARS 12 (1920), 385-423-4. Cfr. Udienze Generali 7 e 14 novembre 2007:

Insegnamenti, III, 2 (2007), 553-556; 586-591.5. SINODO 13E1 VESCOVI, Messaggio al Popolo di

Dia della Xu assemblea generale ordinaria (24 ottobreº008).

6. Cfr. AAS 102 (2010) 681-787.

7. Channicum 374: PL 27, 697-698.

8. Ep. 125, 12: CSEL 56, 131.

9. Cfr. Ep. 122, 3: CSEL 56, 63.

io. Cfr. Meditazione mattutina, lo dicembre 2015.L'aneddoto è riportato in A. Louf, Sotto la guida del-lo Spirito, Q, gaion, Magnano (B1) 1990, 154-155.

11. Cfr. Ep. 125, 12: CSEL 56, 131.

12. Cfr. VD, 89: AAS 102 (2010), 761-762.

13. Cfr. Ep. 125, 9.15.19: CIEL 56, 128.133-134.139.

14. Vita Malchi monachi captali 7, 3: PL 23, 59-60;Opere storiche e agiografiche, a cura di B. DECORSICI,Opere di Girolamo xv, Città Nuova, Roma 2014, 196-

199•

15. Praeef Esther 2: PL 28, 1505.

16. Cfr. Ep. 108, 26: CSEL 55. 344-345•17. Ep. 52, 8: CSEL 54, 428-429; cfr. VD, 6o: RAS

102 (2010), 739.

18. Pruee Paralipomenon LXX, 1.10-15: SCh 592, 340.19. Praef in Pentateuchum: PL 28; 184.

2o. Ep. 8o, 3: CSEL 55, 105.

Á1Meaht ó5iv(ámób 052i)

21. Messaggio in occasione della XXIV solenne Sedutapubblica delle Ponti lcie Accademie, 4 dicembre 2019:L'Osservatore Romano, 6 dicembre 2019, p. 8.

22. VD, 30: ARS 102 (2010), 709.

23. Ep. 125, 15.2: CSEL 56, 133.120.24. Ep. 3, 6: CSEL 54, 18.25. Cfr. Praef. >zie, t, 9-12: SCh 592, 316.26. Homilia in Psalmum 95: PL 26, 1181; cfr. S. GI-

ROLAMO, 59 Omelie sui Salmi (1-rr, j), a cura di A.CAPONE, Opere di Girolamo tX/i, Città Nuova, Roma2018, 357.

27. Cfr. Vita S. Paulì primi eremitae, 16, 2: PL 23,s8; Opere storiche e agiografiche, cit., 111.

28. Cfr. In Isaiam Prol.: PL 24, 17; S. GIROLAMO,Commenta a Isaia 0-3), a cura di R. MAISANO, Ope-re di Girolamo !v/i, Città Nuova, Roma 2013, 52-53.

29 . Cfr. CONC. ECUM. VAT. [t, Cost. dogm. DeiVerbum, 14.30. Cfr. ìhid.31. Cfr. ibìd., 7.32. Cfr. S. GIROLAMO, Ep. 53. 5: CSEL 54, 451; Le

lettere, a cura di S. COLA, u, Città Nuova, Roma1997, 54.33 Cfr. CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. Dei

Veraudm, 12.34. Ibid., 24.

35. Cfr. ibid., 25.

36. Cfr. ibid., 21.

37 N. 56; cfr. In Psalmum r47: CCL 78, 337-338; S.GIROLAMO, 59 Omelie sui Salmi (I19-149), a cura diA. CAPONE, Opere di Girolamo IX/2, Città Nuova,Roma 2018, 171.

38. Cfr. Lett. ap. in forma di Motu PmprioAperuitillù, 3o settembre 2019.

39. Cfr. Eson, ap. Evangelii gaudium, 152.175: ARS105 (2013), 1083-1084.1093-

40. Cfr. Ep. 52, 3: CSEL 54, 417.

41. Cfr. VI), 72: AAS 102 (2010), 746-747.

42. S. GIOVANNI PAOLO II, Lettera agli artisti (4aprile 1999), 5: ARS 91 (1999), 1159-1160.

43. Cfr. DENztNGER-SCHONMETZER, EnchiridionSymbolorunr, 1506.

44. 25 aprile 1979: RAS (XXI (1979), 557-559•

45. Esort. ap. Evangelo gaudium, 116: AAS 105(2013), 1068.

46. Homilia in Ezech. 1, 7: PL 76, 8431).

47. Cfr. Esort. ap. Evangelo gaudium, 116: AAS 705(2013), 1068.

48. Cfr. P. RICŒuR, Sur la traduction, Bayard, Pa-ris 2004.

49. Cfr. Esort. ap. Evangelii gaudium, 24: ARS 105(2013).1029-1030.

5o. L. WITICENS'EIN, 7ractatus logico-philosapisicus,5.6.

51. Esort. ap. Evangelo gaudium, 31: ARS 105 (2013),1033.

52. Cfr. G. STEINER, After BabeL Aspects of Zan-gtlage and ranslation, Oxford University Press, NewYork 1975.

53. Cfr. Ep. t5, 1:. CSEL 54, 63.54. rbid., 15, 2: CSEL 54, 62-64.-55. Ibid., 16, 2: CSEL 54, 69.

56. Ibid., 82, 2: CSEL 55, 7og..

57. C'fr. Esort. ap. Evangeli gaudium., 9$: ARS 105(2013), 1061.

58. Ep. 6o, io: CSEL 54, 561.

59. SULPICIUS SEVEROS, Dialogus 1, 9, 5: SCh 510,136-138.

60.4. 52, 7: CSEL 54, 426.

61. Homdia de nativitate Domini rv: PL Suppl. 2,191.

Caravage,io, «San Girolaurob (r6o6)

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