Colore e Colorimetria Contributi...

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Colore e Colorimetria Contributi Multidisciplinari Vol. VIII A A cura di Maurizio Rossi e Andrea Siniscalco www.gruppodelcolore.it Associate Member AIC Association Internationale de la Couleur Colore e Colorimetria. Contributi Multidisciplinari. Vol. VIII A A cura di Maurizio Rossi e Andrea Siniscalco – Dip. Indaco – Politecnico di Milano GdC – Associazione Italiana Colore - www.gruppodelcolore.it, [email protected] Impaginazione Maurizio Rossi e Andrea Siniscalco ISBN 88-387-6136-1 EAN 978-88-387-6136-2 © Copyright 2012 by Maggioli S.p.A. Maggioli Editore è un marchio di Maggioli S.p.A. Azienda con sistema qualità certificato ISO 9001: 2000 47822 Santarcangelo di Romagna (RN) • Via del Carpino, 8 Tel. 0541/628111 • Fax 0541/622020 www.maggioli.it/servizioclienti e-mail: [email protected] Diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i Paesi. Finito di stampare nel mese di luglio 2012 Da Digital Print Service srl via Torricelli, 9 20090 Segrate (MI)

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Colore e Colorimetria

Contributi Multidisciplinari

Vol. VIII A

A cura di

Maurizio Rossi e Andrea Siniscalco

www.gruppodelcolore.it

Associate Member

AIC Association Internationale de la Couleur

Colore e Colorimetria. Contributi Multidisciplinari. Vol. VIII A

A cura di Maurizio Rossi e Andrea Siniscalco – Dip. Indaco – Politecnico di Milano

GdC – Associazione Italiana Colore - www.gruppodelcolore.it, [email protected]

Impaginazione Maurizio Rossi e Andrea Siniscalco

ISBN 88-387-6136-1

EAN 978-88-387-6136-2

© Copyright 2012 by Maggioli S.p.A.

Maggioli Editore è un marchio di Maggioli S.p.A.

Azienda con sistema qualità certificato ISO 9001: 2000

47822 Santarcangelo di Romagna (RN) • Via del Carpino, 8

Tel. 0541/628111 • Fax 0541/622020

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Diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione

e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i Paesi.

Finito di stampare nel mese di luglio 2012

Da Digital Print Service srl via Torricelli, 9 20090 Segrate (MI)

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Colore e Colorimetria. Contributi Multidisciplinari

Vol. VIII A

Atti della Ottava Conferenza del Colore.

GdC-Associazione Italiana Colore - www.gruppodelcolore.it

Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Facoltà di Ingegneria,Bologna, 13-14 settembre 2012

Comitato organizzatore Marco Gaiani Fabrizio Ivan Apollonio Maurizio Rossi

Comitato di programma Fabrizio Ivan Apollonio Federico Fallavollita Veronica Marchiafava Renata Pompas

Comitato scientifico Fabrizio Ivan Apollonio | Università di Bologna, Italy Harald Arnkil | University of Art and Design Helsinki, Finland Salvatore Asselta | Flint Group Italia SpA, Italy Massimo Baldacci | Università di Urbino, Italy Cristiana Bedoni | Università degli Studi Roma Tre, Italy Giordano Beretta | HP, USA Fabio Bisegna | Sapienza Università di Roma, Italy Marino Bonaiuto | Sapienza Università di Roma, Italy Mauro Boscarol | Colore digitale blog, Italy Aldo Bottoli | Osservatorio Colore, Italy Carlo Branzaglia | ADI, Italy Patrick Callet | École Centrale Paris, France Ingrid Calvo Ivanovic | Proyectacolor, Chile Jean-Luc Capron | Université Catholique de Louvain, Belgique Leonardo Ciaccheri | CNR-IFAC, Italy Osvaldo Da Pos | Università degli Studi di Padova, Italy Arturo Dell'Acqua Bellavitis | Politecnico di Milano, Italy Maria Luisa De Giorgi | Università degli Studi del Salento, Italy Bepi De Mario | Andrea Della Patria | INO-CNR, Italy Mario Docci | Sapienza Università di Roma, Italy Reiner Eschbach | Xerox, USA Maria Linda Falcidieno | Università degli Studi di Genova, Italy Federico Fallavollita | Università di Bologna, Italy Patrizia Falzone | Università degli Studi di Genova, Italy Marta Fibiani | CRA-IAA, Italy Ferdinando Fornara | Università di Cagliari, Italy Davide Gadia | Università degli Studi di Milano, Italy Marco Gaiani | Università di Bologna, Italy Marisa Galbiati | Politecnico di Milano, Italy Alessandra Galmonte | Università degli Studi di Verona, Italy Anna Maria Giannini | Sapienza Università di Roma, Italy Steffen Görlich | Jeti, Germany Anna M. Gueli | Università degli Studi di Catania, Italy Francisco Imai | Canon, USA Maria Dulce Loução | Universidade Tecnica de Lisboa, Portugal Nicola Ludwig | Università degli Studi di Milano, Italy Lia Luzzatto | Color and colors, Italy Lindsay MacDonald | London College of Communication, UK

Veronica Marchiafava | IFAC-CNR, Italy Gabriel Marcu | Apple, USA Anna Marotta | Politecnico di Torino, Italy Gianfranco Marrone | Università di Palermo, Italy Berta Martini | Università di Urbino, Italy Stefano Mastandrea | Università degli Studi Roma Tre, Italy Giovanni Matteucci | Università di Bologna, Italy John McCann | McCann Imaging, USA Manuel Melgosa | University of Granada, Spain Paolo Mensatti | CRA-ING, Italy Roberto Mingucci | Università di Bologna, Italy Claudio Oleari | Università degli Studi di Parma, Italy Nadia Olivero | Università di Milano Bicocca, Italy Sergio Omarini | INO-CNR, Italy Carinna Parramann | University of the West of England, UK Silvia Piardi | Politecnico di Milano, Italy Marcello Picollo | IFAC-CNR, Italy Angela Piegari | ENEA, Italy Renata Pompas | AFOL Milano-Moda, Italy Fernanda Prestileo | ICVBC - CNR, Italy Boris Pretzel | Victoria & Albert Museum, UK Caterina Ripamonti | University College London, UK Alessandro Rizzi | Università degli Studi di Milano, Italy Maurizio Rossi | Politecnico di Milano, Italy Paolo Salonia | ITABC-CNR, Italy Nicola Santopuoli | Sapienza Università di Roma, Italy Raimondo Schettini | Università degli Studi di Milano Bicocca,

Italy Branka Spehar | University of New South Wales, Australia Daniela Sgrulletta | CRA-QCE, Italy Ferenc Szabó | University of Pannonia, Hungary Stefano Tubaro | Politecnico di Milano, Italy Andrea Urland | Slovak Technical University in Bratislava,

Slovakia Stephen Westland | University of Leeds, UK Alexander Wilkie | Charles University in Prague, Czech

Republic

Segreteria Organizzativa Teresa Velardi – Università di Bologna Andrea Siniscalco – GdC-Associazione Italiana Colore

Indice

1. COLORE E DIGITALE. Riproduzione, gestione, correzione digitale del colore, elaborazione delle immagini, grafica, fotografia, tecniche di stampa, produzione video, visione artificiale, realtà virtuale…………………………………………………………………13 Una metodologia low-cost per l’analisi tramite metodi 3D di disegni antichi mantenendo la consistenza del colore 15 Marco Gaiani, Pier Carlo Ricci, Massimo Zancolich Tecniche speditive per la realtà aumentata nell’analisi, comunicazione e musealizzazione del patrimonio storico artistico. La città Ideale di Urbino 23 Paolo Clini, Maria Rosaria Valazzi, Ramona Quattrini, Armando V. Razionale, Gianni Plescia, Luigi Sagone Il problema della mappatura del colore nei modelli digitali 3D a displaced subdivision surface da rilevamento laser scanner in ambito archeologico 31 Filippo Fantini, Pablo Rodríguez-Navarro, Sergio Di Tondo La cattura della luce e del colore: note su Fotografia e Architettura 39 Antonella Salucci “GANI Wall Design”: studio di un’applicazione per smartphone 47 Giorgio Buratti, Alessandro Bozzon Un confronto tra algoritmi di demosaicing per Color Filter Array 56 Olga Stopazzolo, Cristian Bonanomi, Davide Gadia, Alessandro Rizzi

2. COLORE E ILLUMINAZIONE. Metamerismo, resa del colore, adattamento, costanza cromatica, apparenza, illusioni, memoria cromatica e percezione, colore in ambienti extra-atmosferici, lighting design………………………………………………………………63 Il design della luce e del colore nella performance rock. Verso una storia 65 Maurizio Unali Disegno e simulazione del colore nel progetto per l’Ospedale di Le Corbusier a Venezia 71 Alberto Sdegno, Silvia Masserano

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3. COLORE E PSICOLOGIA. Fenomenologia in generale dei colori, aspetti percettivi, emotivi, estetici, diagnostici………………………………………………………………………79 Il decimo senso 81 Alessandro Marata Colore e percezione visiva nel progetto di umanizzazione dei luoghi di cura tra teoria e prassi 88 Serena Abello, Chiara Cannavicci Ambiente ufficio: comfort in relazione al colore 96 Sebastiano Luciano, Elisabetta Baldanzi, Alessandro Farini, Fabio Peron

4. COLORE E MERCEOLOGIA. Alimenti e bevande, tessile, materie plastiche, ceramica, vernici..………………………………………………………………………………………………105 Il colore delle materie prime (1712-2012). Fonti e piccoli spunti per una storia narrata da conti di cucina, diari, quadri e molto altro 107 Lisa Valli

5. COLORE E RESTAURO. Archeometria, materiali pittorici, diagnostica e tecniche di conservazione, restauro e valorizzazione dei beni culturali, coloriture e sintassi architettonica, identità territoriali …………………………………………………………...…115 Una normativa a “colori” per i Centri Storici. Uno strumento operativo digitale per la riqualificazione dell’immagine urbana 117 Cristiana Bartolomei I colori delle fortezze. Il caso veneto 125 Manuela Zorzi Il rapporto tra arti monocrome e uso del colore: l’influenza dell’antico sull’uso della monocromia nell’architettura rinascimentale a Roma 133 Angela Quattrocchi Studio cromatico e geometrico dei paliotti in marmi intarsiati delle chiese della Sardegna 141 Paola Casu, Claudia Pisu L’architettura rappresenta se stessa: architetture residenziali a Roma 149 Olinda Ferrieri Caputi, Giacomo Martines Indagini spettroradiometriche di supporto alla progettazione del nuovo impianto di illuminazione dei mosaici della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina 157 Maria F. Alberghina, Ermanno Cacciatore, Guido Meli, Fernanda Prestileo, Emanuela Pulvirenti, Salvatore Schiavone Il restauro del colore de “La lunga calza verde” 165 Anna J. Berolo, Simone Brivio, Desirée Sabatini, Alessandro Rizzi

Studio preliminare su un frammento di Lastra Campana: caratterizzazione dei pigmenti attraverso analisi chimico-fisiche 171 Ombretta Tarquini, Anna Candida Felici, Mario Piacentini, Marcello Colapietro, Roberta Sulpizio, Giacomo Pardini Tecniche di modellazione tridimensionale applicate all’archeologia con l’ausilio dei modelli di colore 177 Giovanni Mongiello, Giancarlo Di Fronzo L’Appartamento di Troia di Giulio Romano a Mantova. La documentazione tridimensionale delle cromie in architettura a fini conservativi come diretta integrazione delle caratteristiche spaziali 183 Michele Cassini, Lisa Valli Innovative methodologies of automatic color survey in the service of architectural restoration 191 Antonella Versaci, Alessio Cardaci Colori e caratteri dei rivestimenti esterni ad intonaco: il caso veneziano, conoscenza e conservazione 199 Luca Scappin Rimozione di una vernice alterata. Analisi colorimetriche a supporto dell’intervento di restauro 207 Susanna Bracci, Donata Magrini Identità cromatica e paesaggio 215 Maria Vitiello Colori dello spazio urbano. Rinnovo cromatico e rinascita culturale 222 Barbara Tetti Restauro e colore dei Centri Storici fra identità e salvaguardia 229 Nicola Santopuoli, Federica Maietti, Alessandra Alvisi, Azzurra Sylos Labini Le ocre di Roussillon: un esempio di valorizzazione del territorio attraverso il colore 237 Laura Blotto

6. COLORE E AMBIENTE COSTRUITO. Urbanistica, piani del colore, architettura…...245 Stratificazioni di colore: lettura cromatica del complesso del Foro Boario a Roma 247 Laura Farroni Il mutamento del colore degli spazi urbani: il progetto di Formignano 254 Stefano Piraccini Percezione cromatica del centro storico di Chieti 262 Pasquale Tunzi La gestione cromatica delle superfici architettoniche: simulazione digitale e progetto in una sperimentazione didattica e operativa 269 Marcello Balzani, Carlo Bughi, Federico Ferrari

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Forma architettonica e colore nell'immagine dell'ambiente urbano 277 Pia Davico Il colore nelle architetture dei bambini 285 Francesca Valan Il bianco in Architettura 291 Massimo Zammerini Interazione del Colore nel Design. Modelli percettivi ed interfacce digitali 299 Giuseppe Amoruso Colore come strumento di rigenerazione urbana, spazi pubblici nella città contemporanea 307 Alessandro Gaiani, Giovanni Avosani, Architetture contemporanee e colore: amplificazioni di senso 315 Marco Borsotti “Because I like it”. Note sul colore nell’architettura di James Stirling 323 Fabio Colonnese “Architettura non in bianco e nero”. Il caso della città di Mantova attraverso le opere di uno strenuo difensore del colore della città: revisione degli scritti di Noris Zuccoli ed introduzione ad alcuni spunti inediti 331 Lisa Valli Il ruolo del colore nel recupero dell’ospedale San Filippo Neri: la riscoperta della qualità e della sintassi architettonica 339 Luca Ribichini, Alfonso Ippolito, Luca James Senatore, Chiara Capocefalo, Francesco Cosentino, Eliana Capiato Materia, colore, architettura 347 Giovanni Maria Bagordo Albenga città medievale di facciate dipinte. Analisi, rilievi e schedature dei valori cromatici del Centro Antico di Albenga 354 Giulia Pellegri, Francesca Salvetti Riqualificazione della piscina comunale di Olgiate Comasco (CO) Color and perception design 361 Elisa Castelli, Claudio Tognacca, Camillo Villa Colore e Comunicazione. La percezione del colore sulle pareti articolate 368 Andrea Casale, Graziano Mario Valenti, Michele Calvano L’influenza del colore nella progettazione dei componenti solari attivi e passivi dell’involucro edilizio 375 Luca Guardigli, Fausto Barbolini Piano di riqualificazione percettiva: il caso di Monza 383 Giulio Bertagna, Aldo Bottoli, Elisa Castelli, Camillo Villa

7. COLORE E PROGETTAZIONE. Arredo, design, moda, tessile, grafica, comunicazione, packaging, lettering, cosmesi……………………………………….……..391

Bai: il bianco in Cina 393 Lia Luzzatto

Una metodologia rapida e consistente per assicurare la qualità di visualizzazione del colore per modelli digitali di arredi con elevati numeri di varianti in applicazioni di RTR 399 Marco Gaiani, Pier Carlo Ricci, Silvia Ferioli

Il colore dell'architettura nel web. Alcune riflessioni sul progetto cromatico dei siti di architetti 407 Giovanni Caffio

Il colore nella comunicazione tecnico-progettuale 415 Carlo Biagini, Vincenzo Donato

Metamorfismi cromatici. Il colore nell’identità visiva contemporanea 423 Francesco E. Guida

Comunicare con il colore spazi e percorsi: aspetti metodologici, ergonomici e user-centered. Campus Bicocca: un caso studio 431 Letizia Bollini

Geometria e Colore. Tra psicologia e percezione del design 439 Laura Carlomagno, Nicola Pisacane

Museum color index. Trend cromatici nell’identità dei brand museali 447 Sara Radice, Giulia Pils

Il disegno sinestetico del supporto tessile per l’attivazione della percezione cromatica in soggetti non vedenti 455 Paola Puma Il Noir: da genere narrativo a espressione progettuale nell’illustrazione e nell’allestimento 463 Raffaella Trocchianesi

La funzione strategica del colore nel marketing dei fattori immateriali: costruire e influenzare l’esperienza di consumo nella progettazione dei TEMPORARY STORE 471 Daniela De Biase, Luisa Malaspina

Il Caso Mensa Orogel: intervento cromatico per ottimizzare ciò che già c’è 479 Marina Mastropietro

La matrice: metodo strumentale per la progettazione del colore 485 Eliana Maria Lorena

Il labirinto del colore: un progetto in color-design come spazio ludico didattico 493 Silvia Rizzo

Colori che appaiono sulla superficie dello zirconio mediante trattamenti di ossidazione 497 Paola Garbagnoli, Maria Vittoria Diamanti, Barbara Del Curto, MariaPia Pedeferri

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8. COLORE E CULTURA. Arte, storia, filosofia, antropologia, sociologia, estetica, rappresentazione e disegno, lessicologia, semantica …………………………………….503 Riproduzione a colori di opere d’arte: prestampa e stampa prima e dopo l’elettronica 505 Daniele Torcellini “Non c’è il blu senza il giallo e senza l’arancione” 513 Maria Grazia CianciLe sfumature del paesaggio, letture cromatiche e percettive nella rappresentazione di contesti ambientali 521 Caterina PalestiniLa rappresentazione della città. Colori, luci ed altre questioni iconografiche 529 Gabriele PierluisiVitruvio e il libro VII del De Architectura Libri Decem. Per una conoscenza storica, scientifica, della tradizione di dipingere le facciate 537 Patrizia Falzone Le geometrie del colore, la “forma” come spiegazione e misura 549 Michela Rossi I colori dell'arte contemporanea 557 Renata Pompas Spazio e colore: i futuristi torinesi alla IV Triennale di Monza (1930) 564 Giampiero Mele C.S.I.: colore, spazio, immaginazione 572 Alessandro Villa Colore e rappresentazione nell’architettura dell’artifizio: le grotte artificiali genovesi 579 Luisa Cogorno La grammatica del colore tra vedere e parlare 587 Moira De Iaco Il colore dell’architettura nei disegni di progetto tra funzione e rappresentazione: il caso degli elaborati di concorso per una villa “moderna”, IV Triennale (1930) 594 Manuela Incerti, Uliva Velo L’estetica fondativa del colore 602 Angelo Catricalà La “rivista” e il Colore. Diffusione di nuovi pigmenti e sostanze coloranti nella prima serie de “Il Politecnico” (1839-1844). Innovazione e produzione 609 Giulia Brun Il disegno del colore dell’edificio: linguaggio e stile 617 Maria Linda Falcidieno

Il colore come soggetto della rappresentazione a scala territoriale, urbana e architettonica. Alcuni esempi 625 Maria Martone Una lettura in chiave europea del De Lumine, Coloribus et Iride (1665) del bolognese F. M. Grimaldi 633 Giusy Petruzzelli “Colore” e colori nei manuali italiani di tecniche pittoriche della prima metà del Novecento 641 Paola Travaglio Colori extra moenia: la selezione delle mutazioni cromatiche spontanee 649 Cristina Pellegatta Cinema e usi sociali del colore 657 Federico Pierotti Principi e prime indicazioni per la valutazione del colore delle infrastrutture della mobilità nel paesaggio 665 Enzo Siviero, Alessandro Stocco, Michele Culatti La linea del cielo. Sperimentazioni sulla rappresentazione del colore di skyline romani 673 Emanuela Chiavoni, Livia Fabbri, Francesca Porfiri, Gaia Lisa Tacchi Colore come “male culturale”. Incongruenze cromatiche fra architettura e struttura visiva della città 681 Anna Marotta La policromia dell'Ara Pacis Augustae: osservazioni sulla storia dell’arte romana 689 Simone Foresta Analisi del colore nelle contrade di Siena come sistema simbolico e relazionale 697 Riccardo Putti Il linguaggio decorativo nell’architettura degli anni ‘30 a Genova: colori, forme e significati 707 Michela Mazzucchelli, Maria Elisabetta Ruggiero Colore e materia in architettura. Loro senso e ruolo nella storia dei luoghi e nella cultura dei popoli 715 Cristiana Bedoni

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9. COLORE ED EDUCAZIONE. Pedagogia, didattica del colore, educazione estetica, educazione artistica……………………………………………………………………………....723 Il sentiero del colore 725 Eraldo Spila A scuola di colore. Pensieri e parole di insegnanti e di bambini 733 Franca Zuccoli Colori ed emozioni nell’arte infantile 741 Chiara Panciroli La comprensione del colore come oggetto di sapere nell’ambito della formazione universitaria 747 Berta Martini, Rossella D’Ugo

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Restauro e colore dei Centri Storici fra identità e salvaguardia

1Nicola Santopuoli, 2Federica Maietti, 3Alessandra Alvisi, 3Azzurra Sylos Labini 1 Dip. di Storia, Disegno e Restauro dell'Architettura, "Sapienza" Università di Roma, [email protected]

2 Dottore di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura, [email protected] 3 Dottorato di Ricerca in “Riqualificazione e recupero insediativo”, "Sapienza" Università di Roma,

[email protected], [email protected]

1. Introduzione

Il carattere dei centri storici è il risultato di un’operazione corale che, nel corso dei secoli, in ragione del

mutamento delle esigenze e del gusto, o di semplice necessità di manutenzione, ha portato all’aggiunta di

elementi architettonici, alla sostituzione di parti deteriorate e alla variazione di materiali e cromie,

contribuendo così a realizzare una consolidata stratificazione, quale testimonianza delle vicende storiche e

costruttive dei singoli edifici e del tessuto urbano di cui fanno parte. Questi luoghi hanno subito nel

passato - e subiscono ancora oggi - lente trasformazioni indotte da continui interventi, i quali, se non

controllati, rischiano di portare alla perdita del carattere stesso del paesaggio urbano. La superficie

dell’architettura con le sue coloriture, infatti, è il luogo dove maggiormente si depositano i segni del

tempo, sia naturali che antropici; in questo modo costituisce un documento, una testimonianza storica e,

contemporaneamente, si rende portavoce delle valenze estetiche del costruito, sia che si tratti di

un’architettura a carattere monumentale, che di un semplice edificio, comunque parte integrante di un

tessuto urbano storicizzato.

Nel quadro così delineato, l’analisi conoscitiva si configura come momento irrinunciabile all’interno del

percorso critico che porterà alla redazione di scelte progettuali consapevoli e appropriate al contesto: a

partire dallo studio della storia, dall’osservazione diretta e dalle indagini strumentali sulle superfici

architettoniche, passando attraverso le necessarie riflessioni critiche, si giungerà a definire, caso per caso,

le linee di intervento più opportune per il progetto di restauro, che tenderà alla conservazione dei valori

storici, figurativi e materici dell’edificio e all’armonia con il contesto in cui si inserisce. Tra le indagini

strumentali l’acquisizione di dati colorimetrici, dovrebbe costituire una fase essenziale del processo

conoscitivo.

In tale processo di conoscenza, acquisiscono particolare rilevanza la lettura e la comprensione

dell’impaginato architettonico, rispetto al quale l’uso del colore si pone in stretta sinergia, per identificare

e sottolineare la gerarchia degli elementi costruttivi e la sintassi architettonica che caratterizzano il

linguaggio del costruito.

In virtù, quindi, dei valori storici ed estetici di cui è portatore e del ruolo attivo che riveste nella

definizione della grammatica dell’impaginato, il colore dell’edilizia storica si configura a pieno titolo

come tema da affrontare con lo spirito storico-critico proprio del progetto di restauro.

2. Il colore della città storica: ricerca e progetto

Quando ci si trova ad affrontare “il progetto del colore esistente”, quindi a doversi confrontare con

un’architettura storica stratificata, l’approccio più corretto, rispettoso e prudente con cui muoversi è

quello di affrontare il tema ponendosi degli interrogativi in merito alle motivazioni e agli obiettivi del

progetto. L’intervento di recupero dei centri storici e la riqualificazione cromatica delle loro superfici

deve, infatti, necessariamente ricercare il fondamento delle proprie modalità operative in una preventiva,

irrinunciabile, riflessione metodologica.

La questione del trattamento delle antiche superfici intonacate e tinteggiate rivela ancora oggi una prassi

operativa generalmente deludente, con il prevalere di tendenze che predicano, in maniera aprioristica, il

ripristino della prima facies o, al contrario, la rigorosa perpetuazione dello stato di fatto, senza entrare nel

merito della specificità della realtà architettonica e urbana in analisi. Gli interventi “esemplari” nel

trattamento delle superfici storiche risultano, infatti, quasi un’eccezione rispetto ai «diffusi interventi

cromatici oggetto di critica, in quanto evidentemente mal riusciti, non solo dal punto di vista del

linguaggio e del rispetto dell’assetto storico di quello specifico ambito urbano, ma anche dal punto di

vista tecnico, in quanto piatti, non vibranti e non stesi per esaltare il dinamismo cromatico». Non ultimi, i

piani del colore, che molte città hanno adottato per la necessità delle amministrazioni pubbliche di

regolamentare e controllare gli interventi sulle superfici dei centri storici, si sono rivelati, in molti casi,

strumenti imperfetti o inefficaci, responsabili dell’eccessiva semplificazione del processo conoscitivo o

del confezionamento di soluzioni operative impostate su rigide griglie d’intervento.

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Il cuore del problema viene illustrato in maniera chiara ed esauriente dalle parole di G. Carbonara: «Se in

gran parte conosciamo tecniche e materiali di coloritura antichi, […] ciò che realmente manca è una seria coscienza teorica del problema, frutto d’una riflessione che correttamente inquadri il restauro del colore delle città storiche nel più vasto alveo del restauro e della conservazione generalmente intesi». L’approccio metodologico da adottare nel confrontarsi con il “problema” della conservazione (o del risarcimento, dell’integrazione e, a volte, anche della sostituzione) delle finiture cromatiche rappresenta, quindi, il fulcro e il motore delle svariate operazioni da intraprendere per comprendere l’identità delle superfici in analisi e, di conseguenza, per definire modalità operative idonee al contesto. Sarà quindi l’approccio storico-critico a individuare, in relazione, alla specifica architettura, letta nella sua individualità e inserita all’interno della propria realtà urbana, in virtù di una riflessione prima metodologica, quali siano le corrette modalità operative d’intervento. Il percorso attraverso cui le scelte operative vengono elaborate sulla base di una preventiva, consapevole, riflessione di metodo, trova riscontro nel progetto di ricerca sulle coloriture dell’edilizia del centro storico di Bologna e nel progetto di recupero e valorizzazione del centro storico di Mesola, in provincia di Ferrara, interessanti casi di progettazione critica di strumenti normativi indirizzati alla salvaguardia del patrimonio storico. La finalità dei progetti è volta alla tutela e alla valorizzazione del costruito attraverso un percorso di conoscenza che, a partire da uno studio storico-critico del tessuto storico urbano in esame, si spinga fino all’analisi del singolo edificio: il progetto si articola, infatti, in una rigorosa campagna di studi e indagini che si integrano alla lettura critica del costruito e alla ricerca storica. La direzione ricercata punta alla tutela del centro storico, da attuarsi attraverso opportuni strumenti normativi che identifichino “categorie di intervento” ammissibili per ogni singolo edificio, lontano dalla logica di piani rigidi e di ricette preconfezionate ma suggerendo indicazioni di metodo e di coerenza operativa. Il fine è quello di indicare agli operatori come procedere nelle diverse fasi per la definizione del progetto di intervento, riconoscendo, inoltre, parametri di valutazione della qualità delle attività di rilievo, di progetto e di realizzazione di interventi di coloritura sui fronti del centro storico, per consentire la predisposizone di un corpus di procedure gestionali e operative per la certificazione di qualità e riguardanti tutte le fasi degli interventi sulle coloriture delle facciate. È, inoltre, verosimile che progetti di questa natura e obiettivo, conducano ad un reale cambiamento nell’approccio di recupero e valorizzazione dei centri storici solo e grazie ad un progressivo e sistematico coinvolgimento di forze locali appartenenti alle categorie interessate, come i tecnici professionisti, i funzionari tecnici della pubblica amministrazione, gli architetti, gli esperti scientifici e i restauratori.

3. Il ruolo del colore nella definizione della sintassi architettonica

L'obiettivo della ricerca sul colore urbano è quello di studiare e mettere a punto uno strumento per la salvaguardia dei valori cromatico-ambientali del tessuto storico urbano rispettosi del carattere della città, senza ricadere nel dilemma su quale periodo storico e cromatico privilegiare tra le stratificazioni che si sono susseguite nel tempo; l’invito è “a tener insieme conto delle ragioni del passato e di quelle del presente, non mitizzando né le une né le altre, ma operando con equilibrio e attitudine critica e creativa” (G. Carbonara, 1994). Dall’edilizia rinascimentale e barocca a quella del primo novecento liberty, sia che si tratti di edifici pubblici che privati, è presente un rigore nel rispetto della geometria e nell’utilizzo degli ordini classici; tali prospetti, in parte intonacati, in parte realizzati con materiali lapidei naturali o simulati, sono governati da un corretto cromatismo di superficie, che partecipa a definire un'architettura di apparenza prestigiosa, anche grazie alla sapienza di maestranze che si tramandavano antiche ricette di velature, scialbature e tecniche decorative. Tutto questo rappresenta un portato storico e tecnologico di grande valore, che molto spesso è stato annullato nei recenti interventi di “restauro” sotto strati uniformi di pellicola pittorica, come si evince nel caso del Museo storico dei granatieri a Roma o in quello del Teatro Margherita di Bari, situazioni in cui il progetto del colore non ha tenuto conto dell’importante relazione che lega cromie superficiali e sintatti architettonica; l'armoniosa policromia, infatti, scompare perché gli ordini vengono frequentemente ricoperti con la stessa tinta dei fondi. Spesso si assiste a interventi in cui gli elementi in pietra (colonne, cantonali, portali, ecc.) sono visivamente spezzati in modo tale che la porzione in materiale lapideo naturale viene lasciata a vista, mentre la parte simulata con intonaco e stucco viene tinteggiata con un tono diverso, o spesso con il colore dei fondi, snaturando così l'unità dell’elemento architettonico. Analoga sorte tocca molto spesso ai materiali lapidei artificiali, testimonianza di un fare che oggi si è perso. La scarsa conoscenza storica e tecnologica porta a considerare quelle superfici caratterizzate a simulazione di pietre naturali, quali comuni superfici da sottoporre a un rinnovamento con la stesura di una nuova cromia, andando così a celare per sempre l’originaria materia vibrante. Nel quadro delineato emerge la necessità di intervenire per la formazione della necessaria conoscenza storico-critica, in quanto il fine del restauro non è rinnovare cromaticamente

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le facciate, ma conservare e tramandare alle generazioni future il palinsesto culturale del monumento, facendo in modo che la superficie “polverosa per antica data […] non sembri sudiciume, ma solo una preziosa attestazione di antichità e autenticità” (C. Brandi). Questo non significa rinunciare all’istanza estetica, quanto piuttosto ricusare i rapidi e vistosi risultati che vestono gli edifici di una pelle nuova che non rispetta la sua struttura e materia. Quando le scelte critiche, effettuate sulla base della conoscenza dell’opera, indicheranno la necessità di intervenire per aggiunta con un nuovo strato pittorico, l’intervento, in continuità con i principi del restauro, dovrà rispondere alle esigenze di compatibilità chimico-fisica con la materia originale senza imitare una cromia storica che le analisi stratigrafiche possono aver mostrato, inserendosi nell’attuale contesto del centro storico di cui l’edificio è parte. A tal proposito si pone l’attenzione sui casi dei grandi isolati costituiti da edifici seriali dei quali spesso si perde la percezione unitaria, a causa delle differenti gamme cromatiche con cui le singole proprietà hanno scelto di rinnovare i propri prospetti frammentandone l’immagine. Solo il riconoscimento del significato sintattico di ogni parte, permetterà il corretto uso del rapporto cromatico fra le partizioni architettoniche, le cornici, gli ordini e i fondi, conservando l’equilibrio figurativo dell’architettura, senza cadere in quei fraintendimenti, oggi tanto diffusi nei nostri centri storici, di elementi erroneamente separati o impropriamente uniti.

4. L’arbitrarietà cromatica e la perdita di valore del monumento

Il complesso di Colle Ameno6, situato nel Comune di Sasso Marconi (BO), costituisce una rara espressione dell’architettura illuminista bolognese di campagna e, in ragione delle vicende che lo hanno portato alle drammatiche condizioni in cui verte oggi, si configura come caso significativo dell’importante ruolo che rivestono le finiture superficiali e le coloriture nell’esprimere i valori di cui l’organismo architettonico è portatore. La storia di Colle Ameno ha inizio con la trasformazione della seicentesca palazzina della famiglia Davia, su disegno del marchese senatore Filippo Carlo Ghisilieri, in una ricca residenza signorile di villeggiatura con l’edificazione di un annesso borgo rurale. Il periodo di massimo splendore del complesso, nella seconda metà del XVIII secolo - momento in cui la residenza di campagna non è seconda alla villa di città né per aspetto, né per pulsione culturale, ma piuttosto complementare ad essa - vede la villa e il borgo costituire un’organismo inscindibile, inserito nelle terre della tenuta agricola, saldo e ben visibile punto di riferimento, anche funzionale, sul territorio. Negli intenti del Ghisilieri, il complesso avrebbe dovuto costituire un insediamento amministrativamente indipendente: per questo, lo sviluppo del borgo vede la fabbricazione di botteghe artigiane, artistiche, economiche, agricole e culturali, di un ospedale, una stamperia, un teatro e una fabbrica di maioliche: attività gestite in stretta relazione con la villa. Una delle caratteristiche più significative del complesso è data dal connubio delle arti impiegate per la sua realizzazione in quanto, accanto ad una tecnica costruttiva piuttosto semplice e povera che sfrutta materiali reperibili in loco (prevalentemente legno e ciottoli di fiume), si riscontra un ricco apparato decorativo costituito da superfici impreziosite da architetture dipinte, quadrature, stucchi e tecniche a graffito. La peculiarità del complesso è data proprio dallo stretto rapporto delle diverse arti fra loro, dove l’architettura nasce e si sviluppa con intenti scenografici e di rappresentazione, chiamati ad accrescere la monumentalità di una serie di edifici concepiti, anche dal punto di vista urbanistico, in modo altrettanto scenografico. I decenni d’incuria e abbandono, putroppo, hanno graventemente depauperato il complesso architettonico, colpito dal crollo di intere porzioni del costruito e dalla contemporanea crescita di vegetazione infestante; seppur in condizioni di forte degrado, però, era ancora possibile godere di un’immagine unitaria che in qualche modo evocava quelle che un tempo erano l’imponenza e la ricchezza del complesso. Il forte legame tra la villa e il borgo, fino a ieri solo vagamente percepibile ma potenzialmente ancora richiamabile in vita, oggi si è del tutto infranto, a causa dell’intervento di “restauro” attivato a cavallo dei primi anni ’90 del secolo scorso. Nonostante fossero preventivamente stati condotti studi e indagini conoscitive sulle finiture delle facciate del complesso architettonico, anche con l’ausilio di analisi spettrofotometriche e stratigrafiche, le scelte progettuali adottate hanno profondamente alterato l’impaginato cromatico delle superfici del borgo, attraverso la stesura di un nuovo intonaco ad alta saturazione che ha appiattito i fronti lasciando in vista sporadici lacerti di intonaco originale decorato, ora

6 Il complesso di Colle Ameno è stato oggetto di una tesi di Laurea in Architettura svolta presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara, a.a. 2005/06, dal titolo Il complesso monumentale di

Colle Ameno: dal restauro della villa padronale al progetto di un nuovo polo culturale nella provincia di

Bologna; laureande: arch. Alessandra Alvisi, arch. Elena Gentilini; relatori: prof. arch. Nicola Santopuoli, prof. arch. Spiridione Alessandro Curuni; correlatori: arch. Federica Maietti, arch. Riccardo Cami.

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“galleggianti” sui prospetti, privi di una qualunque connessione reciproca. La scelta di una tinta poco

luminosa, di colore rosso cupo, del tutto estranea tanto alla tradizione bolognese, quanto alle fasi storiche

di Colle Ameno, non trova riscontro nelle indagini stratigrafiche sugli intonaci originali, che mettono in

luce sì la presenza di un colore rosso di fondo, rivestito però dalla successiva stesura di un giallo,

realizzando così una velatura dall’effetto vibrante, effetto oggi completamente azzerato. Lo stridente

contrasto fra villa e borgo è particolarmente visibile sul prospetto nord, un tempo facciata principale del

complesso, oggi non più percepibile come tale, e nel passaggio voltato che porta alla chiesa, cioè nei

punti di contatto diretto tra gli edifici del borgo e il corpo della villa. La sgrammaticatura della sintassi dei

fronti del borgo, infatti, dettata da intenti eccessivamente filologici, ha impresso una forte dicotomia

all’insediamento in cui, paradossalmente, la villa che costituiva il perno del complesso architettonico sul

territorio, oggi rudere coperto dalla vegetazione, passa nettamente in secondo piano, sia dal punto di vista

formale, che funzionale (la villa è ancora in disuso mentre gli edifici del borgo sono stati recentemente

rifunzionalizzati). Alla perdita materiale degli intonaci originali di cui si sono “salvate” solo alcune

isolate decorazioni, si aggiunge, quindi, il capovolgimento percettivo del rapporto gerarchico villa-borgo

e l’annullamento dell’apparato scenografico che costituiva la peculiarità e uno dei principali motivi di

valore del complesso di Colle Ameno.

5. Il rilievo del colore dell’edilizia storica: l’apporto diagnostico

La definizione del colore delle superfici storiche e il suo rilievo sono legati tanto agli aspetti soggettivi

della percezione visiva e della sensibilità individuale, quanto alle caratteristiche oggettive della sorgente

di illuminazione e della modalità di osservazione. Lo stesso Isaac Newton, nel 1730, sosteneva che il

colore non esiste, essendo una sensazione soggettiva: “For the Rays (of light) to speak properly are not

coloured. In them there is nothing else than a certain Power and Disposition to stir up a Sensation of this

or that Colour” (Newton, 1952). Pertanto, da più di due secoli è iniziato un cammino via via più

sistematico per assegnare ai diversi colori una caratterizzazione univoca: il colore di un oggetto (non

luminoso) è detto anche colore superficiale (surface colour) e può essere definito come il colore

manifestato da un corpo illuminato e non autoluminoso che, naturalmente, dipenderà dallo spettro di

riflessione del corpo e dal tipo di spettro di emissione della sorgente illuminante (7). Attraverso lo

sviluppo della colorimetria, l’analisi e il rilievo del colore hanno visto, col tempo, la messa a punto di

numerose applicazioni in svariati settori industriali e di ricerca, fra cui quello della conservazione e del

restauro dei beni culturali.

Attualmente, anche se la situazione sta rapidamente migliorando, la scienza del colore in Italia non ha

ancora una diffusione e un successivo utilizzo dei dati acquisiti commisurati alla sua importanza,

soprattutto proprio nel campo della conservazione. Questo fatto risulta sempre meno giustificabile, dal

momento che, con le tecnologie a disposizione per il rilievo del colore è possibile effettuare, in tempi

rapidi e a costi accettabili, diverse affidabili indagini non distruttive, sia di tipo qualitativo che

quantitativo.

In rapida sintesi, le metodologie che possono essere utilizzate per controllare e misurare i colori delle

superfici architettoniche sono le seguenti:

1. Rilievo fotografico con il controllo della temperatura-colore e l'utilizzo di campioni di riflettanza e di

riferimento cromatico, per una più fedele riproduzione delle zone in esame. Questo primo livello di

documentazione degli aspetti cromatici presuppone un controllo accurato di tutti i parametri di ripresa, in

particolare della temperatura-colore; per quanto riguarda l’utilizzo di campioni di riferimento, in

un’esauriente campagna fotografica dovranno essere sempre presenti sia una scala di grigi, sia una

selezione dei principali colori al fine di poter poi tarare il cromatismo delle immagini.

2. Rilievo del colore con il metodo del confronto visivo, che si avvale della comparazione tra la cromia in

esame e una serie di campioni standard, utilizzando un atlante del colore. Gli atlanti o carte del colore

sono delle raccolte di campioni fisici di uguale materiale che contengono un ordinamento più o meno

ampio di colori e rappresentano un modo pratico e diffuso per catalogare le cromie. Il loro limite è dato

dal fatto che i campioni, accostati alle cromie da analizzare, dovrebbero essere osservati sempre secondo

gli stessi parametri di luminosità, su sfondo neutro.

3. Rilievo strumentale del colore, basato sull'elaborazione della misura della riflettanza diffusa dalla

superficie. Il rilievo strumentale consente di rilevare in modo oggettivo, riproducibile e quantitativamente

7 Sulla definizione di colore di un oggetto e sulle normative di riferimento si veda, in particolare, il cap.6

“Colorimetria” del volume di Claudio Oleari (a cura di) Misurare il colore, Seconda edizione, Hoepli

Editore S.p.A Milano 2008, pp. 139-245.

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accurato un colore; le strumentazioni di più frequente utilizzo sono il colorimetro, lo spettrofotometro e il

telefotometro, che, in modi diversi, analizzano la luce riflessa da una superficie, cioè più precisamente il

fattore di riflettanza diffusa8.

In definitiva, le metodiche di rilievo si stanno da un lato sempre più raffinando e dall’altro diversificando,

in modo tale da mettere a disposizione, nel corso degli interventi, affidabili parametri per il controllo

analitico, per esempio, delle fasi di pulitura (valutando quindi il livello a cui spingersi per rimuovere lo

sporco senza alterare la patina) oppure per la costituzione di banche dati, utili per intervenire in modo

preventivo. Nell’ambito delle attività di ricerca svolte a Roma sul Colosseo, per esempio, sono state

definite le procedure da introdurre all’interno del cantiere per l’utilizzo dei tradizionali metodi di rilievo

del colore - attraverso atlanti di riferimento come il Munsell Book of Color - e delle tecniche strumentali -

in particolare della spettrofotometria e della telefotometria - sia in fase di definizione degli interventi

conservativi, sia per il monitoraggio e il collaudo degli interventi stessi; a questo proposito, si è constatato

il vantaggio di poter disporre, per via strumentale, di un confronto diretto di tipo quantitativo su zone

campione precedentemente classificate.

6. Conclusioni

Lo studio delle superfici architettoniche e, in particolar modo, dei sistemi di finitura e di coloritura

superficiale, costituisce un passaggio imprescindibile ai fini della salvaguardia e della trasmissione al

futuro dell’architettura monumentale e del tessuto urbano che costituiscono i nostri centri storici. Una

corretta impostazione metodologica del problema, che si avvalga della guida di un approccio in primis

storico critico, permetterà di impostare un percorso che, attraverso un’analisi conoscitiva condotta con

consapevolezza fra ricerca storica e osservazione diretta del costruito, porterà all’elaborazione di scelte

progettuali coerenti e rispettose del costruito storico. Nel quadro così delinaeto, le indagini strumentali

per l’acquisizione di dati colorimetrici dovrebbero assumere un ruolo cruciale, anche alla luce delle loro

potenzialità ai fini di una successiva corretta taratura degli interventi e di un auspicabile periodico

monitoraggio nel tempo. Tuttavia, nella prassi operativa, da un lato si assiste ancora alla tendenza ad

affidarsi alla sola descrizione nominale, per lo più soggettiva, delle cromie, con grandi rischi per la

salvaguardia delle coloriture storiche e per l’esito finale del progetto di intervento; dall’altro, l’utilizzo di

tecnologie di indagine non adeguatamente inserite nel più generale progetto di conoscenza, rischia di

fornire una visione eccessivamente puntuale del contesto in esame, facendo perdere il riferimento

all’architettura nella sua complessità. Ancora una volta, quindi, risulta essenziale affontare il problema

con una coscienza critica consapevole delle potenzialità degli stumenti a disposizione, che dia il giusto

spazio all’analisi storica, alle indagini conoscitive e agli approfondimenti scientifici, i quali devono

coesistere ed integrarsi in un equilibrio reciproco, lungi dai pericolosi tecnicismi in cui l’approccio

analitico tende ad escludere una visione più sintetica del problema. In definitiva, per giungere a questo

traguardo vanno valorizzate le competenze progettuali e di cantiere proprie dell’architetto restauratore,

che deve saper gestire in modo pluridisciplinare il momento delle indagini, soprattutto nel campo della

diagnostica finalizzata al restauro. Questa figura, attraverso un’adeguata formazione, potrà così ritornare

ad essere sempre più il vero regista dell’intero processo conservativo, salvaguardando il necessario

equilibrio tra strumento e conoscenza, tra mezzo e fine, tra indiscriminata raccolta dei dati e valutazione

critica dello stato di conservazione del bene mediante le diverse tecnologie (Fiorani, 2006).

Bibliografia

[1] AA.VV., La città e il suo colore. Proposta per un piano del colore a Tivoli, Grafiche Chiocca & co.,

Tivoli 1994.

[2] Alvisi A., Gentilini E., Maietti F., Dal rudere alla reintegrazione dell’immagine attraverso il

trattamento della lacuna, in “Kermes”, Nardini, anno XXI, n. 70, aprile-giugno 2008, pp. 55-65.

[3] Alvisi A, Gentilini E., Il complesso monumentale di Colle Ameno: dal restauro della villa padronale

al progetto di un nuovo polo culturale nella provincia di Bologna, tesi di laurea in architettura,

Facoltà di Architettura “Biagio Rossetti”, Università degli Studi di Ferrara, a.a. 2005/06, relatori:

prof. arch. N. Santopuoli, prof. arch. S. A. Curuni.

[4] Brandi C., Teoria del restauro, Einaudi, Torino 1963.

[5] Biscontin G., Volpin S. (a cura di), Superfici dell’architettura: le finiture, in “Atti del VI Convegno

Scienza e beni culturali”, Libreria Progetto editore, Padova 1990.

8 La riflettanza diffusa è definita come il rapporto percentuale fra l’intensità della luce riflessa dalla

superficie in modo non speculare e l’intensità della luce incidente.

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[6] Carbonara G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori editore, Napoli 1997. [7] Carbonara G., La reintegrazione dell’immagine, Bulzoni, Roma 1976.

[8] Carbonara G., Restauro Architettonico, III volume, Utet editore, Torino 1999.

[9] Carbonara G., Restauro dei monumenti e colori della città, presentazione del volume di Muratore O.,

“Il colore dell'architettura storica. Un tema di restauro”, Alinea editore, Firenze 2010, pp. 5-8.

[10] Carbonara G., Teoria e prassi negli ultimi vent’anni, in Fiorani D. (a cura di), “Il colore dell’edilizia

storica”, Gangemi, Roma 2000, p. 17

[11] Fiorani D. (a cura di), Il colore dell’edilizia storica, in “Atti del convegno”, L’Aquila, 13-14

novembre 2000, Gangemi editore, Roma 2000.

[12] Maietti F. (a cura di), Centri storici minori. Progetti di recupero e restauro del tessuto urbano fra

identità e salvaguardia, Maggioli Editore, Rimini 2008

[13] Maietti F., Colore, materia, immagine, identità. Progettare il passato dei centri storici, in Iacomoni A.

(a cura di), “Questioni di recupero della città storica”, Alinea, Firenze, in corso di stampa

[14] Maietti F., Tessuto e architettura dei nuclei urbani minori. Dall’analisi degli spazi pubblici allo

studio della quinta urbana: coloriture e guida agli interventi conservativi. Recupero e valorizzazione

del centro storico di Mesola, in “Dossier” di “Paesaggio Urbano”, 6/2007, Maggioli Editore, Rimini,

pp. I-XIX.

[15] Marinelli L., Santopuoli N., Scarpellini P., Il colore della città storica. Proposta per un sistema

informatizzato di rilevazione tecniche di rilevamento e controllo nelle facciate storiche di Bologna,

in “Recupero edilizio”, n. 10, Alinea editrice, Firenze 1996.

[16] Marinelli L., Scarpellini P., L’arte muraria in Bologna in età pontificia, Nuova Alfa editoriale,

Bologna 1992.

[17] Mora P., Mora L., Le superfici architettoniche, materiale e colore, in Bureca A., Palandri G. (a cura

di), “Intonaci colore e coloriture nell'edilizia storica, Atti del Convegno. Roma, 25-27 ottobre”.

[18] Muratore O, Il colore dell'architettura storica. Un tema di restauro, Alinea editore, Firenze 2010.

[19] Newton I., Optiks, or a Treatise of the Reflections, Refractions, Inflections & Colours of Light,

ristampa basata sulla 4° edizione, Londra 1730, Dover Publications, New York 1952.

[20] Claudio Oleari (a cura di) Misurare il colore, Seconda edizione Ulrico Hoepli Editore S.p.A Milano

2008.

[21] Santopuoli N., Maietti F., A cosa servono le indagini scientifiche? - Dalle indagini preliminari agli

interventi di restauro “filologico” dei fronti esterni del borgo di Colle Ameno di Sasso Marconi a

Bologna, in “Paesaggio urbano”, n. 6/2005, novembre-dicembre, pp. XIV-XVII.

[22] Santopuoli N. (a cura di), I colori dell'edilizia storica bolognese, in “Arkos”, Supplemento: I Grandi

Restauri, n.3/2000, UTET Periodici, Torino 2000.

[23] Santopuoli N., Seccia L., Il rilievo del colore nel campo dei beni culturali, in Carbonara G., “Trattato

di Restauro Architettonico”. Secondo aggiornamento, UTET Scienze Tecniche, Torino 2008, vol. X,

pp. 141-163.

[24] Santopuoli N., Seccia L., Indagini spettrofotometriche e colorimetriche non distruttive sulle pitture

murali della domus del Centenario: monitoraggio e creazione di una banca dati, in Santoro S. (a cura

di), “Indagini diagnostiche geofisiche e analisi archeometriche”, vol. 1, collana Pompei. Insula del

Centenario (IX, 8), Editore Ante Quem, Bologna 2007.

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Bologna, Immagine aerea (Fig. 1) e vista scorciata dei fronti di via Galliera (Fig. 2) in cui è possibile cogliere la tavolozza cromatica caratterizzata da cromie rosse, gialle e aranciate. (Foto aerea di Nazario Spadoni di Forlì, Concessione S.M.A. N.001del 1/4/97).

Colosseo, Roma. Utilizzo dell’atlante Munsell (Fig. 3) e delle indagini spettrofotometriche, per la messa a punto degli interventi di pulitura dei capitelli del secondo ordine (Fig. 4) con impacchi di carbonato di ammonio e nebulizzazione.

Figg. 5-6. Museo storico dei granatieri, Roma. Il progetto non ha tenuto conto della sintassi dell’architettura del prospetto, ma ha uniformato cromaticamente gli elementi basamentali, gli ordini architettonici, le cornici e i fondi. Solo alcuni particolari decorativi sono stati arbitrariamente dipinti di bianco come a voler richiamare il tono caldo del materiale lapideo utilizzato in alcune decorazione del piano terra. Il trattamento a simulazione del travertino utilizzato nelle paraste è stato coperto dagli strati pittorici.

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Fig. 7. Teatro Margherita, Bari. Il progetto cromatico delle superfici non ha tenuto conto della sintassi dell’architettura del prospetto, uniformando cromaticamente gli elementi basamentali, gli ordini architettonici, le cornici e i fondi. Solo alcuni particolari decorativi sono stati arbitrariamente sottolineati con un colore differente.

Fig. 8. Il complesso di Colle Ameno, Sasso Marconi (BO): l’insediamento, composto dalla villa e dal borgo rurale, costituiva un importante polo di riferimento nel territorio della campagna bolognese; negli anni ’80 del secolo scorso il complesso architettonico si presentava degradato per incuria e abbandono, afflitto dal crollo di porzioni del costruito e da vegetazione infestante, ma comunque conservava ancora un’immagine unitaria (Foto IBC, 1981).

Figg. 9-10. Il borgo di Colle Ameno in due immagini a confronto relative alla situazione prima e dopo i lavori di “restauro” che hanno gravemente alterato l’impagnato architettonico e l’assetto cromatico dei fronti (Foto 1994; foto F. Barone e M. Fontana, 2004).