CODICE LILLA a cura di Simona Corridori e Mariella Falsini · CONTRO I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO...
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CONTRO I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE DCA
ASSOCIAZIONE PERLE ONLUS C.F. 92051600531- P.I. 01357160538- Iscrizione al registro regionale vol. n. 93 del 15.03.2004 Presidente Mariella Falsini tel: 328.8223810 - 393.9939444 -E-mail: [email protected] - Website: www.perleonlus.it
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CODICE LILLA
a cura di Simona Corridori e Mariella Falsini
Il presente progetto è stato oggetto di tesi dal titolo “ Il codice lilla che non c'è”, per il
conseguimento di laurea magistrale in scienze infermieristiche. La votazione riportata è stata
110/110 cum laudae
INDAGINE SPERIMENTALE sulla conoscenza degli infermieri del Pronto soccorso dell’azienda
usl9 di Grosseto circa i disturbi del comportamento alimentare , da applicare anche ad altri
professionisti sanitari ( medici ).
Il Codice Lilla può rappresentare uno strumento importantissimo per la diagnosi precoce e
tempestiva durante l'accesso al P.S. Ciò consentirebbe l’identificazione di quelle persone che
altrimenti non sarebbero nè identificate nè indirizzate presso i servizi dedicati, qualora presenti, o
inviati presso centri specialistici limitrofi.
INTRODUZIONE E OBIETTIVO DELLO STUDIO
In letteratura emerge sempre più spesso un importante ritardo diagnostico dei DCA, quantificato
intorno a 8-12 mesi mentre la formulazione di una diagnosi precoce è in grado di portare alla
guarigione entro 5 anni e ad una successiva buona qualità di vita per la maggioranza dei pazienti
(Kelle Brown, 2010). Alcuni studi (Swanson 2011, Preti 2009) affermano che la percentuale dei
pazienti che afferiscono ai centri clinici con una domanda di cura specifica per i DCA è 27,5% per
AN, 21,5% per BN e l’11,4% per DCA-NAS. Inoltre, circa il 60-70% dei casi che si rivolgono ai
servizi ottiene risposte terapeutiche aspecifiche e non ottimizzate per la cura e la gestione dei DCA.
Questi dati dovrebbero indurre gli operatori sanitari a migliorare il livello di preparazione specifica
e il servizio di assistenza offerta. Sono dati preoccupanti, considerando gli elevati indici di
mortalità, di prevalenza e d’incidenza riguardanti tali patologie. Dopo aver provveduto ad una
revisione della letteratura, non si sono trovati studi alcuni, in merito a indagini condotte per valutare
la preparazione degli infermieri riguardo all’argomento dei DCA. Per questo, con questo elaborato
si è voluto ricercare se l’operatore sanitario, nello specifico l’infermiere che opera in Pronto
Soccorso, ha un’adeguata conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare per poter
individuare precocemente i segni e sintomi utili alla diagnosi e se esiste conseguentemente una
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tempestiva presa in carico di natura multidisciplinare.
Gli scopi dello studio sono stati quelli di :
• avere informazioni riguardo alla conoscenza degli infermieri del Pronto Soccorso sulla
problematica dei DCA, sapere quante nozioni conoscono e da dove deriva la loro
formazione;
• avere informazioni su quanto la cultura degli infermieri riguardo a questo tipo di problema si
è andata modellando nel corso degli anni;
• capire se gli infermieri riconoscono nei DCA un disturbo importante oppure se nonostante
una lunga esperienza professionale continuano a percepire il fenomeno DCA come un
problema poco rilevante;
• vedere se ci sono e dove sono le carenze (es. carenza di formazione, inadeguatezza del
percorso formativo ecc.) in modo che esso fornisca come risultato non soltanto il quadro
conoscitivo della situazione attuale ma anche la proposta di miglioramento;
• descrivere quali conoscenze gli infermieri applicano nella gestione dei pazienti affetti da
DCA in ambito ospedaliero, nella fase acuta;
• determinare l’importanza dell’implementazione nella pratica di un percorso specifico per
DCA;
• conoscere la volontà degli infermieri ad ampliare le proprie conoscenze in merito
all’argomento;
• evidenziare i punti che necessitano di uno sviluppo ulteriore per migliorare l’assistenza.
MATERIALI E METODI
Questo studio è stato condotto sui cinque Presidi Ospedalieri della ASL 9 di Grosseto dopo
l’autorizzazione del Commissario della Asl alla somministrazione di un questionario (strumento
dello studio) strutturato, anonimo, rivolto a tutti gli infermieri che prestano la loro attività lavorativa
all’interno del Dipartimento di Emergenza Urgenza nei Pronto Soccorso di Grosseto, Pitigliano,
Orbetello, Massa Marittima e Castel del Piano. Sono stati distribuiti 108 questionari nei mesi di
ottobre e novembre 2015 tramite l’indirizzo di posta elettronica aziendale, accompagnati da una
lettera di presentazione, con la quale gli infermieri sono stati messi a conoscenza del motivo
dell’indagine, sono state fornite le indicazioni per una corretta compilazione ed è stata data garanzia
del trattamento anonimo dei dati raccolti.
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La popolazione interessata all’indagine è costituita da tutti gli infermieri del Dipartimento di
Emergenza Urgenza dei Pronto Soccorso dell’Asl 9 in possesso di:
• laurea in infermieristica;
• diploma universitario in scienze infermieristiche;
• diploma regionale di infermiere professionale.
Sono stati esclusi dallo studio gli infermieri con funzione di coordinamento perché non svolgono
attività di assistenza diretta alla persona .
Il questionario ha previsto 18 domande chiuse con un numero fisso predefinito di risposte
alternative (solo una con possibilità di fornire più risposte), alcune con risposta dicotomica (si/no)
ed una con risposta aperta, suddivise in quattro sezioni. Nella prima sezione, sono state poste 6
domande mirate all’individuazione delle caratteristiche strutturali del soggetto intervistato (sesso,
età, titolo professionale, formazione post-base, anzianità di servizio). Nella seconda sezione, sono
state poste 5 domande inerenti la conoscenza da parte del personale infermieristico riguardo alla
patologia dei DCA. Nella terza, composta da tre domande, si è indagato se nell’attività lavorativa
quotidiana gli infermieri si interfacciano con tali problematiche e se sono a conoscenza di percorsi
clinico-assistenziali aziendali. Infine, nella quarta sezione composta da 4 domande si è indagata la
formazione degli infermieri riguardo ai DCA e la volontà ad ampliare le proprie conoscenze a
riguardo.
ANALISI DEI DATI
I questionari compilati sono stati 68 (tasso di rispondenza pari al 62,96%).
In questo paragrafo sono stati descritti i dati raccolti procedendo singolarmente ad analizzare ogni
domanda.
SEZIONE N°1: CARATTERISTICHE SOCIO-ANAGRAFICHE E LAVORATIVE.
SESSO
Nella sezione n°1 relativa alle caratteristiche socio anagrafiche e lavorative si rileva che sul numero
dei rispondenti, cioè 68 infermieri, 39 sono di sesso femminile e 29 sono di sesso maschile (figura
3.4.1).
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figura 3.4.1
La risposta al questionario vede una
leggera prevalenza da parte del
personale femminile (figura 3.4.1) ma tenendo conto del fatto che il campione complessivo era
composto da meno uomini, la percentuale di rispondenza all’indagine è in realtà leggermente
spostata a favore degli uomini (figura 3.4.2).
figura 3.4.2
ETA’
Per quanto riguarda la caratteristica “età” il campione si distribuisce da 28 a 62 anni di età. Tale
distribuzione è stata divisa poi in cinque classi:
• 1^ CLASSE comprende le età da 28 a 34 anni;
• 2^ CLASSE comprende le età da 35 a 41 anni;
• 3^ CLASSE comprende le età da 42 a 48 anni;
• 4^ CLASSE comprende le età da 49 a 55 anni;
• 5^ CLASSE comprende le età da 56 a 62 anni.
Associando tali classi alle frequenze rilevate è stato creato un istogramma ( figura 3.4.3) che
rappresenta la distribuzione della frequenza. La classe che ha maggior frequenza è quella con
età compresa tra 42 e 48 anni. Per poter asserire che hanno risposto di più all’indagine coloro
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che hanno un’età compresa in questa fascia dovremmo conoscere l’età dei componenti il
campione originario, dato non rilevabile, e considerare se la fascia di età in questione non fosse
già prevalente.
figura 3.4.3
Dal diagramma di Pareto ( figura 3.4.4) dove i valori della frequenza, associate alle vari classi, sono
stati messi in ordine decrescente si evince che l’80% del campione è rappresentato dalla terza, dalla
quarta e dalla seconda classe di età mentre il restante 20% del campione dalla prima e dalla quinta
classe di età. È importante sapere dove si configura l’80% del campione nella distribuzione per età
perché questo potrebbe avere presumibilmente una correlazione con le risposte al questionario date
in seguito.
figura 3.4.4
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FORMAZIONE DI BASE
Altra caratteristica presa in esame è la formazione. E’ facile notare come ci sia un’ equipartizione tra
infermieri con diploma regionale e infermieri con laurea in infermieristica e come esista una forte
minoranza di infermieri con diploma universitario in scienze infermieristiche ( figura 3.4.5). Questo
può essere riferito al fatto che il titolo di diploma universitario ha avuto una durata temporale breve
e quindi, soltanto pochi hanno avuto l’accesso a questo tipo di formazione. Come per l’età anche
per la formazione di base ci si attende che ci possa essere una correlazione con le risposte date
successivamente nel questionario. Non è possibile fare un confronto relativo alla caratteristica
“formazione” tra i rispondenti e tutti i componenti il campione a cui è stato somministrato il
questionario perché il dato non è rilevabile.
figura 3.4.5
FORMAZIONE POST-BASE
In relazione alla formazione post-base 17 infermieri sono in possesso di una formazione post-base,
15 possiedono un master di primo livello e 2 una laurea specialistica in Scienze Infermieristiche (
figura 3.4.6). Tali percentuali non si riferiscono ai 68 infermieri rispondenti ma ai 17 infermieri in
possesso di formazione post-base.
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figura 3.4.6
Se si rapportano i numeri al campione di 68 rispondenti si vede che il 22% ha un master di primo
livello e il 3% ha una laurea Magistrale/Specialistica in Scienze Infermieristiche e nessuno possiede
un master di 2 livello (figura 3.4.7). In conclusione si rileva una bassa percentuale di infermieri con
formazione post-base e quindi risulterà difficile inseguito trovare una correlazione tra la formazione
post-base e le risposte date successivamente al questionario.
figura 3.4.7
AMBITO DI SERVIZIO
Considerando l’ambito di servizio a cui appartengono gli infermieri che hanno risposto al
questionario si evidenzia una maggiore adesione alla compilazione dello stesso da parte degli
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infermieri che lavorano nel Pronto Soccorso Generale rispetto a quello Pediatrico ( figura 3.4.8) .
Dobbiamo tenere conto però che il Pronto Soccorso Pediatrico è presente solo nel Presidio
Ospedaliero di Grosseto e che quindi la presenza nel campione iniziale degli infermieri provenienti
dal Pronto Soccorso Pediatrico era di solo 12 elementi rispetto al totale di 108.
figura 3.4.8
La rispondenza maggiore sembrerebbe a favore del generale rispetto al pediatrico ma se mettiamo a
confronto la caratteristica “ambito di servizio” di tali numeri con il totale degli elementi del
campione iniziale la situazione cambia e vediamo che solo 57 infermieri su un totale di 96
appartenenti al Pronto Soccorso Generale hanno risposto all’indagine contro 11 infermieri su un
totale di 12 appartenenti al Pronto Soccorso Pediatrico ( figure 3.4.9 e 3.4.10). Quindi stratificati per
la caratteristica dell’ambito di servizio hanno risposto di più gli infermieri del Pronto Soccorso
Pediatrico rispetto al Pronto Soccorso Generale.
figura 3.4.9
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ANZIANITA’ PROFESSIONALE
L’anzianità di servizio, a cui si chiedeva, di rispondere nel questionario, non si riferiva all’anzianità
maturata in Pronto Soccorso ma alla vita professionale di ogni infermiere, perché potrebbe esserci
una correlazione tra gli anni di servizio e le risposte date in seguito. L’anzianità professionale a
differenza dell’età anagrafica è stata indagata e suddivisa in 6 classi così ripartite:
• 1^ classe inferiore a 5 anni;
• 2^ classe da 5 a 10 anni;
• 3^ classe da 11 a 20 anni;
• 4^ classe da 21 a 30 anni;
• 5^ classe da 31 a 40 anni;
• 6^ classe maggiore di 40 anni.
Dalla distribuzione delle frequenze delle varie classi, si evince che la classe 3^ è quella più
rappresentativa ( figura 3.4.11).
figura 3.4.11
Come per la variabile età, è stato costruito oltre all’istogramma anche il diagramma di Pareto
(figura 3.4.12). Nello specifico si vede come l’80% del campione sia compreso nelle classi tra i 5 e
i 30 anni di servizio, mentre il restante 20% è rappresentato dalla classe inferiore a 5 anni e da
quelle che vanno da 31 a 40 e quella oltre i 40.
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figura 3.4.12
Qualitativamente la distribuzione di frequenza ci dice che effettivamente la maggior parte delle
risposte, come era logico attendersi, sono state date dal personale che è in servizio dagli 11 e i 20
anni. La maggiore rispondenza al questionario da parte di questa fascia può derivare da svariate
motivazioni. Va sottolineato che, la percentuale maggiore della 3^ classe, andrebbe confrontata con
l’anzianità di servizio di tutti i soggetti del campione originario formato da 108 elementi, per vedere
se in effetti gli infermieri che hanno un’anzianità di servizio che va da 11 a 20 anni non fossero già
in gran parte in numero superiore rispetto agli altri. Ma questo dato non è rilevabile, in quanto non
siamo a conoscenza dell’anzianità di servizio dei soggetti che non hanno risposto al questionario.
Questo però non è sufficiente a giustificare l’andamento, probabilmente quelli che sono troppo
giovani non hanno risposto perché non hanno avuto il tempo di adeguare la loro formazione; quelli
invece che professionalmente sono troppo anziani non hanno risposto perché probabilmente non
sono mai stati formati all’argomento. Ha risposto invece la fascia centrale che probabilmente è
quella che negli ultimi anni ha fatto dei corsi di aggiornamento a riguardo.
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SEZIONE N° 2 : CONOSCENZA DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO
ALIMENTARE (DCA)
1) DOMANDA: SAI COSA S’INTENDE PER DISTURBI DEL COMPORTAMENTO
ALIMENTARE (DCA) ?
A questa domanda 58 soggetti hanno risposto di conoscere la patologia in questione e 10 soggetti
hanno dichiarato di non conoscerla ( figura 3.4.13).
figura 3.4.13
2) DOMANDA: SE SI, DI CHE TIPO DI PATOLOGIA SI TRATTA?
Nella seconda domanda, alla quale dovevano rispondere, come specificato nella “guida al
questionario”, solo coloro che alla 1° domanda avevano dichiarato di conoscere l’argomento, si
chiedeva di segnare di che tipo di patologia si trattava. La risposta corretta era che i disturbi del
comportamento alimentare sono una patologia di tipo psichiatrico. Dalle risposte date, avendone 68
in totale, si vede che tutti hanno risposto alla seconda domanda, compreso coloro che hanno
risposto NO alla prima. La maggior parte del campione ha dato la risposta corretta (figura 3.4.14).
figura 3.4.14
Poiché si possiede tutte e 68 le risposte si può effettuare una correlazione tra la prima e la seconda
domanda. Essa, infatti, permette di capire se vi è coerenza con quanto risposto al primo quesito. Per
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questo ci si aspetta che chi ha risposto”NO” alla prima domanda non risponda correttamente alla
seconda domanda e viceversa chi ha risposto di “SI” alla prima risponda correttamente alla seconda,
e che questa situazione rimanga stabile anche per le domande successive di questa sezione sulla
conoscenza dei DCA. Per poter verificare quanto detto è necessario stratificare il campione dei
rispondenti, in base alla risposta data alla prima domanda. Dividendo il campione in rispondenti
“SI” ( figura 3.4.15) e rispondenti “NO” ( figura 3.4.16) si evidenzia quanto segue:
• nel campione di 58 persone che hanno risposto “SI” cioè che ha dichiarato di conoscere la
patologia, 47 persone hanno dato la risposta giusta, patologia psichiatrica , cioè l’81%
mentre 11 persone cioè il 19% del campione hanno dato una risposta errata.
• Nel campione dei rispondenti “NO” composto da 10 persone, 8 persone cioè l’80% ha
risposto in maniera corretta pur avendo dichiarato di non conoscere la patologia e 2 pari al
20% hanno risposto in maniera errata.
Da questa prima analisi si evidenzia una discrepanza significativa tra quello che è la percezione
degli infermieri che hanno risposto all’indagine sulla conoscenza della malattia e la conoscenza
effettiva sull’argomento.
figura 3.4.15
3) DOMANDA: UN COMPORTAMENTO ALIMENTARE ALTERATO È DA CONSIDERARSI
PATOLOGICO SE…..
La risposta corretta a questa domanda era che un comportamento alimentare alterato è da
considerarsi patologico se provoca danni clinicamente significativi sul piano della salute fisica e/o
del funzionamento psicosociale. Il 93% del campione ha risposto correttamente ( figura 3.4.17).
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figura 3.4.17
Anche in questo caso ci si aspettava che chi aveva risposto “SI” alla prima domanda di questa
sezione rispondesse correttamente anche a quella successiva e chi aveva risposto” NO” rispondesse
in maniera errata. Invece questo non accade. Dall’analisi del campione dei 58 rispondenti “SI” alla
prima domanda si evince che 53 persone hanno risposto correttamente e 5 persone hanno risposto in
maniera errata (figura 3.4.18). Nel campione dei rispondenti “NO” tutti hanno risposto
correttamente (figura 3.4.19). Quindi rispondono, in percentuale, in modo corretto a questa
domanda più coloro che alla prima domanda hanno risposto di non conoscere la patologia rispetto
a coloro che invece hanno dichiarato di conoscerla.
figura 3.4.18
figura 3.4.19
Il questionario è utile perché mi mette in evidenza che ammesso che vi sia una buona percentuale di
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risposte che non sono state accuratamente ponderate, una fetta delle risposte che sono state date è
errata rispetto a quello che doveva essere il percorso corretto. Le motivazioni di questa incoerenza
nelle risposte possono essere:
• mancata formazione;
• inadeguata formazione;
• formazione non recepita.
4) DOMANDA: LA PROGNOSI DI UN PAZIENTE AFFETTO DA DCA E’ FORTEMENTE
INFLUENZATA DA….
La risposta corretta a questa domanda era che la prognosi di un paziente affetto da DCA è
fortemente influenzata dalla diagnosi precoce e dall’invio alle cure specialistiche. Il 79% del
campione ha dato la risposta corretta ( figura 3.4.20).
figura 3.4.20
Anche in questo caso ci si aspettava che chi aveva risposto “SI” alla prima domanda di questa
sezione rispondesse correttamente e chi ha risposto “ NO” rispondesse in maniera errata.
Dall’analisi del campione dei 58 rispondenti “SI” alla prima domanda si evince che 46 persone
hanno risposto correttamente e 12 persone hanno risposto in maniera errata (figura 3.4.21). Nel
campione dei rispondenti “NO” alla prima domanda, 8 sono le persone che hanno risposto
correttamente e 2 sono le persone che hanno sbagliato ( figura 3.4.22). Quindi in percentuale le
risposte errate provengono dal campione dei “SI” cioè da coloro che dichiaravano di conoscere la
malattia.
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figura 3.4.21
5) DOMANDA: QUALI PROFESSIONALITA’ SONO COINVOLTE NELLA PRESA IN
CARICO DI QUESTI PAZIENTI?
L’esperienza clinica internazionale, le indicazioni delle linee guida (APA 2006) hanno dimostrato la
indiscutibile necessità di trattare questi disturbi formando un’equipe multidisciplinare. Per questo la
risposta giusta a questa domanda era che le figure professionali che devono essere coinvolte nella
presa in carico di questi pazienti sono il medico psichiatra, il medico internista e nutrizionista, lo
psicologo, il dietista e in base all’età il pediatra. L’opzione “ALTRO” era un confondente. La
domanda era, a differenza delle altre a scelta multipla, la scelta si poteva fare su 7 opzioni
contemporaneamente. Dal risultato delle risposte si evidenzia che l’opzione che vede lo psicologo
come importante nell’equipe di cura è stata contrassegnata 60 volte cioè si legge nell’88% delle
risposte, contrassegnata 54 volte quella del nutrizionista, pari al 79% delle risposte, 44 volte, pari al
65%, lo psichiatra, 29 volte, pari al 42%, la dietista, 25 volte , pari al 37%, il pediatra, 24 volte pari
al 35% il medico internista e 11 volte, pari al 16% l’opzione altro che rappresenta una percentuale
piuttosto importante ( figura 3.4.23).
figura 3.4.23
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A questa domanda ci si aspettava che i rispondenti “SI”al primo quesito di questa sezione, cioè
coloro che hanno dichiarato di conoscere la patologia, appartenenti al Pronto Soccorso Generale
indicassero nella presa in carico tutte le figure elencate tranne il pediatra e coloro appartenenti al
Pronto Soccorso Pediatrico, tutte le figure compreso il pediatra. Ci si aspettava altresì che i “NO”,
cioè coloro che hanno dichiarato di non conoscere la patologia, non rispondessero correttamente. Si
vede invece come una percentuale abbastanza alta che ha dichiarato di conoscere la patologia in
realtà dimostra di saperne poco se non conosce le professionalità coinvolte nella cura (figura 3.4.24)
e come una percentuale piuttosto alta di chi ha invece dichiarato in precedenza di non conoscere
fornisce la risposta giusta (figura 3.4.25).
figura 3.4.24
figura 3.4.2 5
SEZIONE N°3: ESPERIENZA PROFESSIONALE RELATIVA AI DISTURBI DEL
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COMPORTAMENTO ALIMENTARE (DCA)
1) DOMANDA: TI CAPITA IN PRONTO SOCCORSO DI INTERFACCIARTI CON PAZIENTI
AFFETTI DA DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE?
Un totale di 53 persone risponde che in Pronto Soccorso gli capita di interfacciarsi con persone
affette da DCA mentre un totale di 15 persone risponde che non gli capita ( figura 3.4.26).
Lo scopo di questa domanda non era quello di rilevare la frequenza della patologia al Pronto
Soccorso quanto di capire la percezione dell’operatore alla problematica dei DCA. Il questionario
così come strutturato non è stato in grado di capire se veramente gli operatori che dicono che in
Pronto Soccorso si sono interfacciati con persone che avevano il problema poi lo avevano davvero e
se coloro che dicono invece di non essersi mai interfacciati in realtà non sono stati in grado di
riconoscere il problema o se davvero non gli è mai capitato.
2) DOMANDA: HAI AVUTO DIFFICOLTA’ AD INTERAGIRE CON L’ASSISTITO?
A questa domanda la maggior parte del campione ha risposto che non ha avuto difficoltà ad
interagire con l’assistito affetto da DCA (figura 3.4.27).
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figura 3.4.27
Ci si aspetta che l’indagine effettuata in seguito dallo statistico mi possa mettere in evidenza se c’è
correlazione tra questa domanda e quella precedente cioè capire se la facilità o la difficoltà ad
interagire con l’assistito dipende dal fatto di riconoscere e conoscere o meno la patologia.
3) DOMANDA: SEI A CONOSCENZA DI PERCORSI CLINICO ASSISTENZIALI DEDICATI
NELLA TUA REALTA’ LAVORATIVA?
A questa domanda la maggior parte del campione risponde di non conoscere percorsi clinico
assistenziali dedicati ai DCA (figura 3.4.28).
figura 3.4.28
3B) SE SI, QUALI?
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Il 50% del campione di coloro che asseriscono di conoscere percorsi clinico-assistenziali dedicati,
specifica di sapere che esiste il centro “Il Mandorlo”, l’11% del campione, riconosce il percorso in
una figura professionale come il neuropsichiatra, l’11% riconosce il percorso clinico assistenziale
dedicato nel “Mandorlo” in collaborazione con l’associazione Perle Onlus, l’11% conosce come
percorso un ambito di servizio che è quello del Dipartimento di Salute Mentale (DSM), il 5%, parla
di ambulatorio dedicato, il 5% parla di territorio e un altro 5% di percorso protetto ( figura 3.4.29).
figura 3.4.29
SEZIONE N°4: FORMAZIONE RELATIVA AI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO
ALIMENTARE (DCA)
1) DOMANDA: RITERRESTI UTILE UNA FORMAZIONE SPECIFICA PER I DCA?
Alla prima domanda di questa sezione, 59 persone rispondono che riterrebbero utile una formazione
specifica per DCA mentre 9 persone, una parte importante del campione, non la riterrebbero utile (
figura 3.4.30).
figura 3.4.30
Sarebbe stato interessante forse domandare poi il perché di tale scelta. Per chi ha scelto che non
ritiene utile una formazione specifica capire se la ragione è insita nel fatto che non ha capito il
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problema o se si ritiene sufficientemente preparato per affrontarlo o se pensa che il problema non
sia rilevante. A questo punto l’analisi oggettiva del questionario avrebbe bisogno di un dato meno
aggregato di un “SI” o di un “NO” per poter discriminare una parte delle risposte ma per come è
stato formulato il questionario non siamo in grado di poterlo fare. Esso necessiterebbe di ulteriori
approfondimenti in relazione alle motivazioni rispetto alle quali si è scelto di rispondere “SI” e a
quelle per cui si è scelto di rispondere “NO”. L’unica correlazione possibile è confrontare i dati di
questa domanda con le risposte date alla prima domanda della prima sezione relativa alla
conoscenza della patologia.
Nel campione di 10 persone che non conoscono la patologia, 9 persone ritengono utile una
formazione specifica relativa ai DCA mentre 1 persona non la ritiene utile, pur non conoscendola (
figura 3.4.31). Nel campione composto da 58 persone che conoscono la patologia 50 persone
ritengono utile una formazione specifica per DCA e solo 8 persone rispondono che non la ritengono
utile ( figura 3.4.32).
figura 3.4.31
figura 3.4.32
2) DOMANDA: QUANTO GLI STUDI FATTI TI HANNO FORNITO CONOSCENZE DI BASE
SUI DCA?
A questa domanda 46 persone hanno risposto che gli studi fatti hanno fornito poche conoscenze
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sui DCA, 13 persone non ne hanno ricevute per niente, 9 persone hanno risposto che gli studi
fatti hanno fornito abbastanza conoscenze e nessuno ha risposto che gli studi hanno fornito
molte conoscenze di base sui DCA (figura 3.4.33).
figura 3.4.33
Confrontando questa domanda con la prima domanda della prima sezione relativa alla conoscenza
dei DCA si evince che dei 58 elementi che componevano il campione di coloro che hanno risposto
di conoscere la patologia , 39 elementi hanno ricevuto poche conoscenze durante gli studi di base,
11 elementi non ne ha ricevute per niente, 9 elementi ne hanno ricevute abbastanza e nessuno
risponde di averne ricevute molte (figura 3.4.34).
figura 3.4.34
Sarebbe utile un ulteriore approfondimento dell’indagine per vedere da dove proviene la
conoscenza sui DCA che gli operatori ritengono di avere senza aver avuto formazione o averne
ricevuta poca a riguardo.
3) DOMANDA: HAI MAI PARTECIPATO A CORSI DI FORMAZIONE SPECIFICA PER I
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DCA?
A questa domanda 63 persone hanno risposto di non aver mai partecipato a un corso di formazione
specifica per DCA e solo 3 persone hanno risposto di avervi partecipato. Va sottolineato che 58
persone rispondono di conoscere i DCA, ma solo 3 sul totale dei 68 rispondenti hanno una
formazione specifica (figura 3.4.35). Allo stesso tempo sarebbe da indagare se tra coloro che non
hanno avuto una formazione specifica, ci rientrano anche quelli che hanno dichiarato di avere
difficoltà ad interagire con la persona affetta da DCA. E’ molto probabile leggere che ci sia da parte
degli operatori un’autoreferenzialità molto forte ossia probabilmente pensano di essere già a
conoscenza di come si tratta un disturbo del comportamento alimentare pur ammettendo che non
hanno mai avuto una formazione specifica.
figura 3.4.35
4) DOMANDA: CHE TIPO DI FORMAZIONE TI PIACEREBBE RICEVERE RIGUARDO AI
DCA?
A questa domanda 61 persone hanno risposto che gli piacerebbe ricevere una formazione
specifica per i DCA attraverso un corso aziendale, 3 persone attraverso un corso di
perfezionamento, 3 persone hanno risposto altro e solo 1 persona ha risposto attraverso un
master (figura 3.4.36). Il fatto che la maggior parte delle persone pensa che un corso aziendale
sia sufficiente a fornire conoscenze per inquadrare e trattare la patologia è piuttosto significativo
e fa pensare che tale patologia venga percepita dagli operatori come poco rilevante e di facile
gestione.
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figura 3.4.36
capitolo 4. conclusioni e sviluppi futuri
I risultati dello studio dimostrano fattori molto interessanti. Con ragionevole certezza si può
affermare che esiste una contraddizione tra quello che è il livello di conoscenza/formazione
effettivo degli operatori coinvolti riguardo alla problematica dei DCA e quello che gli operatori
percepiscono di sapere. Il tutto può dipendere da svariati problemi: una cattiva formazione, un
approccio pressappochistico, una cultura radicata che non considera queste problematiche come
patologie ma come capricci, una convinzione/presunzione che con un po’ di buon senso si possano
affrontare senza bisogno di particolare conoscenza, competenza specifica e percorsi clinico
assistenziali ad hoc. Mettendo in relazione, con analisi inferenziale la domanda n° 2 con la domanda
n°1 della terza sezione è risultata una certa significatività che dimostra che gli operatori sanitari che
dichiarano di non aver avuto difficoltà ad interagire con l’assistito in realtà poi non sono mai venuti
a contatto con un DCA. Va aggiunto inoltre che oltre ad essere carenti di un’adeguata formazione,
gli operatori mettono in atto interventi variabili e disomogenei visto l’assenza di un percorso
specifico. L’assistenza offerta è inappropriata, e lasciata alla libera interpretazione del singolo
operatore; tutto questo non può che inevitabilmente condizionare pesantemente la malattia perché
gli interventi inappropriati e non strutturati vanno a costituire un fattore iatrogeno di mantenimento
del sintomo e cronicizzazione dello stesso. Dallo studio condotto emerge che c’è un bisogno di un
migliore e maggiore quantità di formazione per questo dobbiamo agire in due direzioni: aumentare
la quantità di nozioni somministrate ma soprattutto aumentare la qualità delle nozioni
somministrate. Tali patologie devono essere comprese nella loro dignità di disturbo per fare in modo
che le persone affette possano avere gli stessi diritti alle cure di tutte le altre affette da altre
patologie. Quindi in primis è necessario lavorare sulla formazione e sulla sensibilizzazione culturale
degli operatori alla problematica dei DCA e poi implementare percorsi clinico-assistenziali dedicati
che definiscono la migliore sequenza spazio-temporale delle azioni e degli interventi da effettuare
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in questi pazienti. I risultati ottenuti dimostrano altresì effettivamente che il questionario così come
è strutturato presenta una parte manchevole che dovrebbe essere approfondita in un’ ulteriore
indagine attraverso la formulazione di domande più specifiche, successivamente rielaborata. E’
facile pensare anche che la somministrazione di questo tipo di questionario è fortemente vincolata
dall’intenzione delle persone di rispondere in maniera propositiva al questionario stesso e sarebbe
auspicabile in seconda battuta scegliere un campione casuale, omogeneo ma preventivamente
interpellato sulla motivazione a rispondere all’indagine.
capitolo 5. Il percorso: Il codice lilla
5.1 PREMESSA
La patologia dei Disturbi del Comportamento Alimentare può essere fraintesa, travisata o
sottovalutata e non percepita nella sua drammaticità. Ancora oggi infatti tali disturbi sono pensati
purtroppo come un capriccio e capita spesso che chi ne soffre e si rivolge a un Pronto Soccorso
venga rimandato a casa senza una diagnosi precisa e senza ricevere cure dedicate per questo tipo di
malattia. In mancanza di un training specifico, i pregiudizi culturali e sociali nei confronti dei
pazienti affetti da DCA possono influenzare la qualità del supporto offerto dagli operatori sanitari
che si trovano in difficoltà nel fornire risposte a causa della mancanza di comprensione della
patologia stessa. Se dunque come affermava J.W.Goethe “non si possiede ciò che non si
comprende”, il primo step per avvicinarsi in modo efficace e sensibile ai DCA è proprio la loro
comprensione, da intendere nel senso etimologico del termine: comprendere con l’intelletto, far
propria una nozione o un ragionamento, avere la capacità di capire con la ragione un contenuto
conoscitivo che, nel nostro caso, sono appunto i DCA. Una persona che soffre di Disturbi del
Comportamento Alimentare si rivolge al Pronto Soccorso o per le immancabili complicanze
organiche (alterazione dei sistemi cardiocircolatorio, osseo, gastroenterico, endocrinologico,
ginecologico, neuropsicologico) o perché costretta da amici e familiari allarmati per il suo stato di
salute (importanti dimagrimenti, abbuffate, vomito, diarrea persistente). Poiché si tratta di una
patologia ego sintonica le ragazze negano o sottovalutano i propri sintomi, non accettano le cure e
quando le accettano è molto importante che ci siano servizi dedicati, appropriati, integrati, pronti ad
accogliere e a prendersi cura tempestivamente. Tempestività e appropriatezza d’intervento, infatti,
come evidenziato in letteratura, rappresentano fattori determinanti per una buona prognosi. Le linee
guida del National Istitute for health and Clinical Excellence (2004) dell’American Psychiatric
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Association (2006) e le indicazioni della Conferenza di Consenso (2013) evidenziano per il
trattamento elettivo di tali patologie a eziologia multifattoriale una multidisciplinarietà formata
dalla collaborazione di differenti figure professionali (psicologo, psichiatra, internista, nutrizionista,
dietista). Sono malattie complesse perché comprendono sia il soma che la psiche e sono ad elevato
rischio clinico, per questo richiedono un approccio terapeutico dedicato, specialistico condotto da
un’equipe interdisciplinare, nella quale tutti i professionisti devono avere una formazione specifica.
Il percorso deve garantire:
• la gestione specifica per età;
• il coinvolgimento attivo dei familiari;
• la presenza di personale altamente formato specifico sui DCA;
• la valutazione diagnostica delle persone con DCA che deve comprendere l’esame delle
condizioni di salute fisica e nutrizionale, dei bisogni psicologici, comportamentali, familiari
e sociali (NICE 2004 grado C);
• un primo passo per la diagnosi dei DCA con un’attenta valutazione della storia clinica del
paziente, dei sintomi, dei comportamenti e dello stato mentale (per quanto riguarda lo stato
mentale, è importante valutare elementi di rischio quali l’ideazione suicidaria e l’eventuale
presenza di comportamenti autolesivi secondo APA 2006 livello I, NICE 2004 grado C);
• che le persone con DCA debbano essere valutate e ricevere un trattamento appena possibile,
preferibilmente, prima di raggiungere condizioni fisiche preoccupanti.
La diffusione dei DCA, la multifattorialità degli elementi eziologici e di mantenimento della
malattia, conferma la necessità di promuovere livelli di intervento diversificati e integrati che
corrispondano ad una metodologia rigorosa ed affidabile e che applichino un protocollo terapeutico
integrato e multidisciplinare.
E’ nell’ottica di rispondere tempestivamente alla domanda di cura dei DCA che ha la presunzione di
inserirsi questo progetto, codificato come “Codice Lilla”. Esso prevede la possibilità di avere un
percorso di presa in carico del DCA già al Pronto Soccorso nella convinzione che tali patologie
qualora non riconosciute o non adeguatamente trattate possono condurre a gravi conseguenze
internistiche sia sul piano fisico che psicologico e a un marcato peggioramento della qualità di vita
(non dimentichiamo che secondo i dati dell’OMS, i DCA rappresentano nei giovani la seconda
causa di morte dopo gli incidenti stradali). Il raggiungimento dell’ obiettivo dichiarato presuppone
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non solo la collaborazione ed interazione di differenti figure professionali intra ed extraospedaliere,
ma anche una progettazione e programmazione operativa che consentano la immediata definizione
del programma di cura. Per la redazione del progetto ci siamo avvalsi della disciplina del Project
Management intesa come mezzo guida di svariati tipi di risorse in grado di assicurare la consegna
dell’output del progetto secondo i parametri principali: costo, qualità e tempi. Il modello applicativo
del project management prevede cinque aree di processo identificate come segue:
• definizione (definition);
• pianificazione (planning)
• esecuzione (execution);
• controllo (control);
• chiusura (closing).
5.2 DIAGRAMMA DI ISHIKAWATI
Mancanza di formazione
specifica sui DCA
Scarsa sensibilità al
problema
Mancanza di un agire
professionale condiviso
Mancanza strumenti
comunicativi tra Pronto
Soccorso e Centro
semiresidenziale “il
Mandorlo
Approccio al DCA
Monospecialistico
Ritardo di diagnosi
Scarsa tempestività
della presa in carico
del DCA
Cronicizzazione del
disturbo
Assenza della presa in
carico dedicata della
persona affetta da DCA
5.1 LA PRIMA FASE DEL PROGETTO: LA DEFINIZIONE
Abbiamo visto come nell’ambito della Azienda Usl 9, le persone con problematiche
relative ai disturbi del comportamento alimentare vengano prese in carico dai professionisti
del Centro semiresidenziale “Il Mandorlo” ma ad oggi non è attuata una sinergia di
interventi in occasioni di casi acuti che si presentano al Pronto Soccorso dove non si
dispone né di percorsi, né di luoghi e spazi dedicati né tanto meno di adeguate competenze
e specifiche professionalità per approcciare tali patologie . Le ricerche scientifiche hanno
dimostrato che gli interventi precoci riducono sensibilmente la processualità cronica dei
disturbi del comportamento alimentare, pertanto, vi è la necessità di predisporre interventi
tempestivi e coordinati. Il seguente progetto si propone, a partire da risorse già disponibili
all’interno dell’Azienda Usl 9, di migliorare la risposta alla domanda di cura dei pazienti
affetti da DCA afferenti ai vari punti di accesso del Pronto Soccorso, implementando un
percorso codificato come “Codice Lilla”. Per la realizzazione di tale percorso le persone
coinvolte sono i professionisti dei Pronto Soccorso dell’Azienda, del Centro
semiresidenziale “il Mandorlo” e dell’Associazione Perle Onlus. Si avvia pertanto, un lavoro
di rete che permette la costituzione di un gruppo di coordinamento, composto da 6
professionisti, scelti per competenza tecnica e capacità di integrazione, con a capo un project
management. Si redige il cosiddetto charter cioè il primo documento che racchiude l’intera
fase di definizione e getta le fondamenta per una linea chiara e comune, da sviluppare
attraverso le successive quattro fasi del ciclo. Il charter è un documento che mette in
evidenza scopo, obiettivi, risorse occorrenti e tempi di durata (figura 5.1.1).
oggetto descrizione
Nome del progetto Il Codice lilla
Nome dello sponsor Direttore del Pronto Soccorso di Grosseto
Nome del cliente Persone affette da Dca
Descrizione dello scopo Scopo del progetto “ Codice Lilla” è
riconoscere la persona affetta da DCA per
giungere ad una valutazione diagnostica e ad
un trattamento precoce attraverso un
percorso terapeutico pianificato e strutturato.
Descrizione degli obiettivi • formare e sensibilizzare alla
problematica dei DCA tutti gli
operatori presenti al Pronto Soccorso
dell’Azienda Usl 9 di Grosseto;
• individuare e prendere in carico
subito il paziente affetto da DCA ;
• utilizzare correttamente e
tempestivamente strumenti adeguati
per la presa in carico della persona e
per il passaggio di informazioni tra
Pronto Soccorso, Centro
semiresidenziale Il Mandorlo e
professionisti Associazione Perle
Onlus ;
• formare due team multidisciplinare
integrati per garantire una
valutazione/ intervento immediato;
• Fornire riferimenti chiari e univoci a
tutti gli attori del percorso circa fasi,
tempi, modalità della valutazione e
della presa in carico;
• Fornire chiari riferimenti circa
l’attivazione del team
multidisciplinare in presenza di
sospetto DCA;
Deliverable Le task principali che devono essere
realizzate per il completamento del
progetto sono:
• formazione del personale
• elaborazione strumenti operativi
• creazione team multidisciplinare
d’intervento
• attivazione Codice Lilla
Risorse occorrenti e timing Tempo limite di consegna: fine febbraio
2017
Limite di spesa 6000 euro
Stakeholder Associazione familiari Perle Onlus
N. OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI STANDARD
1
Definizione di un
percorso
formativo e
svolgimento del
programma di
formazione
N°di edizioni
effettuate in un
anno
= 8 edizioni
2 Accreditamento
Ecm corsi di
formazione
Accreditamento
corsi di
formazione
Apertura
fascicolo corso ed
inserimento dati
sulla piattaforma
regionale
3 Formazione
specifica di
medici e
infermieri del
Pronto Soccorso
N° di medici e
infermieri
formati al
Pronto
Soccorso/N° di
medici e
infermieri
presenti al
Pronto Soccorso
90%
4 Creare gruppi di
lavoro
interdisciplinari
e multiprof.li
N° gruppi di
lavoro formati
6 gruppi di
lavoro formati
da 8 persone
5
Individuare
strumenti per la
presa in carico
dei DCA
Elaborazione di
un percorso
clinico
assistenziale
Adozione di un
percorso clinico-
assistenziale nei
Pronto Soccorso
dell’Azienda Usl
9 entro giugno
2016
6
Individuare
strumenti per la
comunicazione
tra Pronto
Soccorso, il
Mandorlo e
l’associazione
Perle Onlus
Elaborazione di
un protocollo di
chiamata intra
ed
extraospedaliero
Adozione schede
entro giugno
2016
7
Individuare due
team
interdisciplinari
Definizione delle
figure
professionali e
delle
competenze
Presenza di
almento 4 figure
professionali
diverse nel team
8
Garantire la
pronta
disponibilità di
esperti
Creazione turni
di reperibilità
Disponibilità di
almeno un team
365 giorni l’anno
9
Attivare un team
codice lilla
Creazione di un
protocollo di
chiamata
Tempi d’
intervento =30
minuti
10 Sostenere un
programma di
aggiornamento
continuo sui DCA
medici e
infermieri
Numero di corsi
all’anno
Presenza nel
piano formativo
obbligatorio 1
corso di retrying
all’anno
11 Implementazione
di una rete
assistenziale di
presa in carico
DCA
Numero di
riunioni
operative
periodiche
organizzate tra
Pronto
Soccorso,
Mandorlo,
associazione
Perle
Almeno 2
incontri al mese
5.2 LA SECONDA FASE DEL PROGETTO: LA PIANIFICAZIONE
Una volta definito lo scopo, si passa alla fase della pianificazione, si disegna la mappa da
percorrere per l’esecuzione delle attività procedendo graficamente alla stesura del Worck
Breakdown Structure.
Per prima cosa dopo aver avuto l’autorizzazione del progetto è fondamentale far conoscere a
tutto il personale coinvolto le finalità dello stesso per creare omogeneità di comportamenti e
rafforzare gli output sia individuali che di gruppo.
L'aggiornamento professionale degli operatori è il primo obiettivo da raggiungere tenendo
conto degli obiettivi Ministeriali, delle esigenze aziendali e dei bisogni formativi di tutti gli
operatori, si attuano percorsi formativi dedicati al personale sanitario del Pronto Soccorso.
Approcciare e prendere in carico i giovani affetti da DCA presenta problematiche specifiche
e particolari, richiede specifiche capacità emozionali e competenze tecnico-professionali,
che solo la formazione degli operatori può favorire in una piena integrazione di pensiero-
azione. La formazione ha l’obiettivo di far acquisire le abilità relazionali e le competenze
per l’identificazione precoce della patologia attraverso l’uso di una didattica interattiva. I
corsi, in cui è previsto l’accreditamento ECM, sono organizzati con lezioni magistrali,
lavoro a piccoli gruppi con discussione di casi clinici, tavole rotonde su tema pre-ordinato e
confronto dibattito con esperti. Si prevede la formazione per 150 operatori, medici e
infermieri, distribuiti in 8 edizioni, ognuna delle quali destinata ad un numero limitato di
PERCORSO CODICE LILLA
U. O. FORMAZIONE
PRONTO SOCCORSO CENTRO IL MANDORLO
FORMAZIONE SPECIFICA
PERSONALE
ELABORAZIONE STRUMENTI OPERATIVI
ELABORAZIONE STRUMENTI OPERATIVI
CORSI RETRAINING
ASSOCIAZIONE
PERLE ONLUS
ELABORAZIONE STRUMENTI OPERATIVI
ATTIVAZIONE TEAM
DI INTERVENTO TEAM INTERVENTO
TEAM INTERVENTO
partecipanti per ottimizzare la resa formativa. Il corso comprende 6 giornate, per un totale di
48 ore di attività didattica e formativa. Inoltre sono previste due giornate di tirocinio, di otto
ore, presso il Centro semiresidenziale il Mandorlo. Per le docenze e i contenuti è previsto il
coinvolgimento di operatori della rete aziendale individuati all’interno del gruppo di lavoro
del Mandorlo e di Perle Onlus, che hanno funzione di formatori e facilitatori dei processi di
attivazione degli interventi di rete. Terminata la formazione, il gruppo di coordinamento del
progetto organizza un incontro con i Responsabili Medici e Infermieristici dei Pronto
Soccorso, il Responsabile del Centro semiresidenziale il “Mandorlo” e il Presidente
dell’Associazione Perle per studiare strategie per la costituzione di almeno 6 gruppi di
lavoro, formati da 3 infermieri, 3 medici e 2 professionisti del Mandorlo o dell’Associazione
Perle, finalizzati ad elaborare strumenti operativi. Questi ultimi sono necessari per attuare
una reale comunicazione tra gli operatori coinvolti durante l’intera fase di gestione del caso
di DCA che si presenta in Pronto Soccorso. Devono essere elaborati il percorso clinico
assistenziale con le schede di monitoraggio, strumenti ad hoc per l’identificazione dei DCA,
procedure per permettere una comunicazione efficace tra Pronto Soccorso, Mandorlo e
Associazione Perle. I lavori di gruppo della durata di 6 ore sono cadenzati una volta a
settimana per la durata di 2 mesi. Sarà cura del gruppo di coordinamento presentare gli
strumenti elaborati alla Direzione e provvedere alla loro diffusione. Terminata la fase della
formazione e quella per l’elaborazione degli strumenti operativi, il gruppo di coordinamento
identifica due team multidisciplinari formati da 1 psichiatra, 1 internista e/o nutrizionista, 1
psicologo, 1 dietista e 1 infermiere scelti tra i professionisti del Mandorlo e tra i
professionisti volontari dell’Associazione Perle. Uno dei due team precostituiti sarà attivato
ogni volta che medici e infermieri del Pronto Soccorso riconosceranno i segnali
riconducibili a un Disturbo dell’Alimentazione dopo aver attribuito alla persona un codice,
denominato “Codice Lilla”, che affiancherà il normale codice di gravità.
Il team si attiverà per:
garantire una prima accoglienza;
una valutazione iniziale;
un inquadramento diagnostico;
instaurare un rapporto di collaborazione e di fiducia per facilitare la motivazione a farsi
curare;
orientare la persona ai setting di cura più appropriati.
Il team afferente al Mandorlo sarà contattabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle ore
8,00 alle ore 19,00. Nelle ore notturne, il sabato e la domenica sarà reperibile il team del
Mandorlo o il team formato dai professionisti volontari dell’Associazione Perle Onlus
secondo turni prestabiliti. La sperimentazione avrà la durata di 6 mesi, momento in cui il
gruppo di coordinamento si occuperà anche di valutare gli esiti del progetto.
MATRICE DELLE RESPONSABILITA’
GRUPPO COORDINAM
ENTO PROGETTO
Refer. Az.le per la Ric. inf., nuovi
modelli orga.tivi e progetti formativi
Responsbile Centro il Mandorlo
Associazione Perle
Onlus
Coord. Inf.cI
RIAF
Direttori Pronto
Soccorso
Gruppi lavoro
INCONTRO PRES.NE PROGETTO DIR. INF. –
DIR.PRESIDIO– DIRETTORI-RIAF –INF.COORD PRONTO
SOCCORSO. - (2 INCONTRI)
R - E C C C C C
ELABORAZIONE CONTENUTI, E RICHIESTA ACCREDITAMENTO ECM CORSO DI FORMAZIONE
R
RIUNIONE INF. COORD. E PERS. INF. – DIRETTORI PRONTO SOCCORSO E
PERS. MEDICO X PRONTO SOCCORSO
R C C C C C
CORSO FORMAZIONE (5 EDIZIONI/54 ORE)
A R - E
RIUNIONE PER FORMAZIONE GRUPPI DI
LAVORO
R C C S S S
LAVORO DEI GRUPPI 6 ORE/1 VOLTA
SETTIMANA PER 2 MESI
R S S S S R
1° VALUTAZIONE PROGETTO
MIGLIORAMENTO
R-E C C C C C C
ELABORAZIONE STRUMENTI OPERATIVI A - S R S S S S S E
CONDIVISIONE STRUMENTI OPERATIVI R C C R R R
IDENTIFICAZIONE DUE TEAM MULTIDISCIPLINARI C R R C
SPERIMENTAZIONE
R R R R R
. VALUTAZIONE PROGETTO
MIGLIORAMENTO
R-E C C C C C C C
LEGENDA A: Approva E: Esegue/elabora R: Responsabile C:Collabora
S:Supervisione e coordinamento
COMPETENZE
ATTIVITA’
. Diagramma di GANTT del progetto (FASE 1)
PROGETTO: IL CODICE LILLA
N. Attività Data
inizio
Data
fine
gennaio 2016 febbraio 2016 marzo 2016 aprile 2016 maggio 2016 giugno 2016 01 08 15 22 29 05 12 19 26 05 12 19 26 02 09 16 23 30 07 14 21 28 04 11 18 25
1
Incontro pres.ne progetto
Responsabili di Presidio,
ai Responsabili medici e
infermieristici dei vari
Pronto Soccorso, al
Direttore Infermieristico,
al Responsabile del
Mandorlo e al Presidente
dell’Associazione Perle
Onlus (2 incontri)
01/01/16 08/01/16
2
Elaborazione contenuti, e
richiesta accreditamento
ECM corso di formazione
01/01/16 08/01/16
3
Riunione presentazione
progetto Inf. Coord. e
pers. Inf. – Direttori
Pronto Soccorso e pers.
Medico
08/01/16 15/01/16
4
Corso formazione
(8 edizioni/48
ore+tirocinio 16 ore)
15/01/16 26/03/16
5
Riunione Responsabili
medici e infermieristici
dei Pronto Soccorso, il
Responsabile del Centro
semiresidenziale il
“Mandorlo” e il
Presidente
dell’Associazione Perle
(strategie per formazione
gruppi di lavoro)
26/03/16 02/04/16
6
Lavoro dei gruppi
6 ore/1 volta settimana
per 2 mesi circa
02/04/16 04/06/16
7
1° valutazione progetto
miglioramento
21/05/16 04/06/16
8
Elaborazione percorso
clinico-assistenziale per
DCA
30/04/16 04/06/16
9
Elaborazione strumenti
operativi
30/04/16 04/06/16
10
Condivisione strumenti
operativi con tutto il
personale (n°6 incontri )
04/06/16 25/06/16
Diagramma di GANTT del progetto (FASE 2)
PROGETTO: IL CODICE LILLA
N. Attività Data
inizio Data fine
luglio 2016 agosto 2016 settembre 2016 ottobre 2016 novembre 2016 dicembre 2016 01 08 15 22 29 05 12 19 26 05 12 19 26 02 09 16 23 30 07 14 21 28 04 11 18 25
1
Identificazione di
due team
multidisciplinari
(2 incontri)
01/07/16 08/07/16
2
Incontri dei due
team
multidisciplinari
(4 riunioni)
08/07/16 29/07/16
3 29/07/16 31/08/16 ferie
4 Sperimentazione
codice lilla 01/09/16 28/02/2017
5
2° valutazione
progetto
miglioramento
23/10/16 07/11/16
6
3° valutazione
progetto
miglioramento
11/02/16 16/04/16
7 4° valutazione Fine FEBBRAIO
2017
8
Fine progetto +
resoconto
progetto
miglioramento
direzione
aziendale
Fine FEBBRAIO
2017
Piano finanziario
VOCI DI SPESA EURO
Personale
Docenze
3000
Servizi
Utilizzo locali Corso formazione - riunioni (proprietà ASL
9 e associazione Perle onlus)
100
Beni di
consumo
Cancelleria (materiale didattico e di supporto - corso
aggiornamento e riunioni
100
Segreteria
Materiale didattico per i corsi di Aggiornamento
50
Reperibilità
operatori
Mandorlo
Personale interno 25,00 euro di sola reperibilità/attivato
25,00 euro/ora
Personale volontario 25,00 euro di sola reperibilità 4500
Totale Euro 7.750,00
5.3 LA TERZA E LA QUARTA FASE DEL PROGETTO: ESECUZIONE E
CONTROLLO
Esecuzione e controllo sono le fasi che vanno di pari passo, la prima è relativa alla
performance dell’esecuzione del lavoro pianificato, nella seconda si controlla che
l’esecuzione sia in linea con la pianificazione, intervenendo via via con le varianze
emerse. Il gruppo di coordinamento deve monitorare costantemente il progetto perché
ogni segnale rilevato permette di intervenire con azioni tempestive al fine di riportare il
progetto in linea. L’attività di monitoraggio deve focalizzarsi su sei aree: rischi, scopo,
qualità, performance del team, tempistica e budget, aree essenziali per misurare gli
avanzamenti. E’ importante che il project manager e il suo team valutino che il progetto
abbia soddisfatto gli obiettivi prefissati.
RISULTATI ATTESI DEL PROGETTO CODICE LILLA
• efficace ed appropriata presa in carico delle pazienti con percorsi di cura per
DCA;
• continuità delle cure;
• miglioramento degli esiti clinici, della qualità di vita;
• ottimizzazione dei percorsi clinico-assistenziali e dell’uso delle risorse;
• elevato grado di soddisfazione delle pazienti e delle famiglie rispetto al modello
assistenziale;
• miglioramento della qualità della comunicazione tra gli operatori e le pazienti / i
care givers;
• rinforzo della rete di collaborazione tra ospedale, centro semiresidenziale Il
Mandorlo, associazione Perle Onlus;
• sviluppo di empowerment e motivazione del personale;
• sviluppo di un clima organizzativo orientato all’apprendimento continuo;
• promozione di un ambiente di cura e lavoro centrato sulla “persona”.
Conclusioni
A seguito dell’analisi delle criticità e necessità evidenziate dall’indagine, il codice lilla
vuole essere una proposta di percorso- diagnostico – terapeutico – assistenziale, uno
strumento finalizzato alla precoce individualizzazione e corretta gestione diagnostica -
terapeutica dei DCA. Elementi essenziali del percorso proposto sono gli indicatori relativi
alla formazione degli operatori (la formazione continua e aggiornata è necessaria visto
l'estrema eterogeneità delle espressioni sintomatiche dei disturbi alimentari che rende
complessa l’identificazione), alla multidisciplinarietà della diagnosi e della terapia, al
collegamento fra le strutture interessate, all’adeguatezza strutturale e organizzativa della
presa in carico dei pazienti affetti da tale patologie. Il Codice Lilla può rappresentare uno
strumento importantissimo per l’identificazione di quelle persone che altrimenti non
sarebbero nè identificate nè indirizzate presso i servizi dedicati presenti sul nostro
territorio come l’ambulatorio o il “Centro semiresidenziale Il Mandorlo”. Affinché la
persona, a seconda della problematica presentata, non venga esposta al rischio di
interventi frammentari, che ne parcellizzino la storia personale, evolutiva e di
disagio ma perché ci sia una presa in carico complessa ed integrata che
garantisca risposte unitarie.
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