CODICE LILLA a cura di Simona Corridori e Mariella Falsini · CONTRO I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO...

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CONTRO I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE DCA ASSOCIAZIONE PERLE ONLUS C.F. 92051600531- P.I. 01357160538- Iscrizione al registro regionale vol. n. 93 del 15.03.2004 Presidente Mariella Falsini tel: 328.8223810 - 393.9939444 -E-mail: [email protected] - Website: www.perleonlus.it Facebook: Associazione Perle Onlus- IBAN: IT09R0885114302000000343359 intestato a Perle Onlus CODICE LILLA a cura di Simona Corridori e Mariella Falsini Il presente progetto è stato oggetto di tesi dal titolo “ Il codice lilla che non c'è”, per il conseguimento di laurea magistrale in scienze infermieristiche. La votazione riportata è stata 110/110 cum laudae INDAGINE SPERIMENTALE sulla conoscenza degli infermieri del Pronto soccorso dell’azienda usl9 di Grosseto circa i disturbi del comportamento alimentare , da applicare anche ad altri professionisti sanitari ( medici ). Il Codice Lilla può rappresentare uno strumento importantissimo per la diagnosi precoce e tempestiva durante l'accesso al P.S. Ciò consentirebbe l’identificazione di quelle persone che altrimenti non sarebbero nè identificate nè indirizzate presso i servizi dedicati, qualora presenti, o inviati presso centri specialistici limitrofi. INTRODUZIONE E OBIETTIVO DELLO STUDIO In letteratura emerge sempre più spesso un importante ritardo diagnostico dei DCA, quantificato intorno a 8-12 mesi mentre la formulazione di una diagnosi precoce è in grado di portare alla guarigione entro 5 anni e ad una successiva buona qualità di vita per la maggioranza dei pazienti (Kelle Brown, 2010). Alcuni studi (Swanson 2011, Preti 2009) affermano che la percentuale dei pazienti che afferiscono ai centri clinici con una domanda di cura specifica per i DCA è 27,5% per AN, 21,5% per BN e l’11,4% per DCA-NAS. Inoltre, circa il 60-70% dei casi che si rivolgono ai servizi ottiene risposte terapeutiche aspecifiche e non ottimizzate per la cura e la gestione dei DCA. Questi dati dovrebbero indurre gli operatori sanitari a migliorare il livello di preparazione specifica e il servizio di assistenza offerta. Sono dati preoccupanti, considerando gli elevati indici di mortalità, di prevalenza e d’incidenza riguardanti tali patologie. Dopo aver provveduto ad una revisione della letteratura, non si sono trovati studi alcuni, in merito a indagini condotte per valutare la preparazione degli infermieri riguardo all’argomento dei DCA. Per questo, con questo elaborato si è voluto ricercare se l’operatore sanitario, nello specifico l’infermiere che opera in Pronto Soccorso, ha un’adeguata conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare per poter individuare precocemente i segni e sintomi utili alla diagnosi e se esiste conseguentemente una

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CONTRO I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE DCA

ASSOCIAZIONE PERLE ONLUS C.F. 92051600531- P.I. 01357160538- Iscrizione al registro regionale vol. n. 93 del 15.03.2004 Presidente Mariella Falsini tel: 328.8223810 - 393.9939444 -E-mail: [email protected] - Website: www.perleonlus.it

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CODICE LILLA

a cura di Simona Corridori e Mariella Falsini

Il presente progetto è stato oggetto di tesi dal titolo “ Il codice lilla che non c'è”, per il

conseguimento di laurea magistrale in scienze infermieristiche. La votazione riportata è stata

110/110 cum laudae

INDAGINE SPERIMENTALE sulla conoscenza degli infermieri del Pronto soccorso dell’azienda

usl9 di Grosseto circa i disturbi del comportamento alimentare , da applicare anche ad altri

professionisti sanitari ( medici ).

Il Codice Lilla può rappresentare uno strumento importantissimo per la diagnosi precoce e

tempestiva durante l'accesso al P.S. Ciò consentirebbe l’identificazione di quelle persone che

altrimenti non sarebbero nè identificate nè indirizzate presso i servizi dedicati, qualora presenti, o

inviati presso centri specialistici limitrofi.

INTRODUZIONE E OBIETTIVO DELLO STUDIO

In letteratura emerge sempre più spesso un importante ritardo diagnostico dei DCA, quantificato

intorno a 8-12 mesi mentre la formulazione di una diagnosi precoce è in grado di portare alla

guarigione entro 5 anni e ad una successiva buona qualità di vita per la maggioranza dei pazienti

(Kelle Brown, 2010). Alcuni studi (Swanson 2011, Preti 2009) affermano che la percentuale dei

pazienti che afferiscono ai centri clinici con una domanda di cura specifica per i DCA è 27,5% per

AN, 21,5% per BN e l’11,4% per DCA-NAS. Inoltre, circa il 60-70% dei casi che si rivolgono ai

servizi ottiene risposte terapeutiche aspecifiche e non ottimizzate per la cura e la gestione dei DCA.

Questi dati dovrebbero indurre gli operatori sanitari a migliorare il livello di preparazione specifica

e il servizio di assistenza offerta. Sono dati preoccupanti, considerando gli elevati indici di

mortalità, di prevalenza e d’incidenza riguardanti tali patologie. Dopo aver provveduto ad una

revisione della letteratura, non si sono trovati studi alcuni, in merito a indagini condotte per valutare

la preparazione degli infermieri riguardo all’argomento dei DCA. Per questo, con questo elaborato

si è voluto ricercare se l’operatore sanitario, nello specifico l’infermiere che opera in Pronto

Soccorso, ha un’adeguata conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare per poter

individuare precocemente i segni e sintomi utili alla diagnosi e se esiste conseguentemente una

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ASSOCIAZIONE PERLE ONLUS C.F. 92051600531- P.I. 01357160538- Iscrizione al registro regionale vol. n. 93 del 15.03.2004 Presidente Mariella Falsini tel: 328.8223810 - 393.9939444 -E-mail: [email protected] - Website: www.perleonlus.it

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tempestiva presa in carico di natura multidisciplinare.

Gli scopi dello studio sono stati quelli di :

• avere informazioni riguardo alla conoscenza degli infermieri del Pronto Soccorso sulla

problematica dei DCA, sapere quante nozioni conoscono e da dove deriva la loro

formazione;

• avere informazioni su quanto la cultura degli infermieri riguardo a questo tipo di problema si

è andata modellando nel corso degli anni;

• capire se gli infermieri riconoscono nei DCA un disturbo importante oppure se nonostante

una lunga esperienza professionale continuano a percepire il fenomeno DCA come un

problema poco rilevante;

• vedere se ci sono e dove sono le carenze (es. carenza di formazione, inadeguatezza del

percorso formativo ecc.) in modo che esso fornisca come risultato non soltanto il quadro

conoscitivo della situazione attuale ma anche la proposta di miglioramento;

• descrivere quali conoscenze gli infermieri applicano nella gestione dei pazienti affetti da

DCA in ambito ospedaliero, nella fase acuta;

• determinare l’importanza dell’implementazione nella pratica di un percorso specifico per

DCA;

• conoscere la volontà degli infermieri ad ampliare le proprie conoscenze in merito

all’argomento;

• evidenziare i punti che necessitano di uno sviluppo ulteriore per migliorare l’assistenza.

MATERIALI E METODI

Questo studio è stato condotto sui cinque Presidi Ospedalieri della ASL 9 di Grosseto dopo

l’autorizzazione del Commissario della Asl alla somministrazione di un questionario (strumento

dello studio) strutturato, anonimo, rivolto a tutti gli infermieri che prestano la loro attività lavorativa

all’interno del Dipartimento di Emergenza Urgenza nei Pronto Soccorso di Grosseto, Pitigliano,

Orbetello, Massa Marittima e Castel del Piano. Sono stati distribuiti 108 questionari nei mesi di

ottobre e novembre 2015 tramite l’indirizzo di posta elettronica aziendale, accompagnati da una

lettera di presentazione, con la quale gli infermieri sono stati messi a conoscenza del motivo

dell’indagine, sono state fornite le indicazioni per una corretta compilazione ed è stata data garanzia

del trattamento anonimo dei dati raccolti.

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La popolazione interessata all’indagine è costituita da tutti gli infermieri del Dipartimento di

Emergenza Urgenza dei Pronto Soccorso dell’Asl 9 in possesso di:

• laurea in infermieristica;

• diploma universitario in scienze infermieristiche;

• diploma regionale di infermiere professionale.

Sono stati esclusi dallo studio gli infermieri con funzione di coordinamento perché non svolgono

attività di assistenza diretta alla persona .

Il questionario ha previsto 18 domande chiuse con un numero fisso predefinito di risposte

alternative (solo una con possibilità di fornire più risposte), alcune con risposta dicotomica (si/no)

ed una con risposta aperta, suddivise in quattro sezioni. Nella prima sezione, sono state poste 6

domande mirate all’individuazione delle caratteristiche strutturali del soggetto intervistato (sesso,

età, titolo professionale, formazione post-base, anzianità di servizio). Nella seconda sezione, sono

state poste 5 domande inerenti la conoscenza da parte del personale infermieristico riguardo alla

patologia dei DCA. Nella terza, composta da tre domande, si è indagato se nell’attività lavorativa

quotidiana gli infermieri si interfacciano con tali problematiche e se sono a conoscenza di percorsi

clinico-assistenziali aziendali. Infine, nella quarta sezione composta da 4 domande si è indagata la

formazione degli infermieri riguardo ai DCA e la volontà ad ampliare le proprie conoscenze a

riguardo.

ANALISI DEI DATI

I questionari compilati sono stati 68 (tasso di rispondenza pari al 62,96%).

In questo paragrafo sono stati descritti i dati raccolti procedendo singolarmente ad analizzare ogni

domanda.

SEZIONE N°1: CARATTERISTICHE SOCIO-ANAGRAFICHE E LAVORATIVE.

SESSO

Nella sezione n°1 relativa alle caratteristiche socio anagrafiche e lavorative si rileva che sul numero

dei rispondenti, cioè 68 infermieri, 39 sono di sesso femminile e 29 sono di sesso maschile (figura

3.4.1).

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figura 3.4.1

La risposta al questionario vede una

leggera prevalenza da parte del

personale femminile (figura 3.4.1) ma tenendo conto del fatto che il campione complessivo era

composto da meno uomini, la percentuale di rispondenza all’indagine è in realtà leggermente

spostata a favore degli uomini (figura 3.4.2).

figura 3.4.2

ETA’

Per quanto riguarda la caratteristica “età” il campione si distribuisce da 28 a 62 anni di età. Tale

distribuzione è stata divisa poi in cinque classi:

• 1^ CLASSE comprende le età da 28 a 34 anni;

• 2^ CLASSE comprende le età da 35 a 41 anni;

• 3^ CLASSE comprende le età da 42 a 48 anni;

• 4^ CLASSE comprende le età da 49 a 55 anni;

• 5^ CLASSE comprende le età da 56 a 62 anni.

Associando tali classi alle frequenze rilevate è stato creato un istogramma ( figura 3.4.3) che

rappresenta la distribuzione della frequenza. La classe che ha maggior frequenza è quella con

età compresa tra 42 e 48 anni. Per poter asserire che hanno risposto di più all’indagine coloro

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che hanno un’età compresa in questa fascia dovremmo conoscere l’età dei componenti il

campione originario, dato non rilevabile, e considerare se la fascia di età in questione non fosse

già prevalente.

figura 3.4.3

Dal diagramma di Pareto ( figura 3.4.4) dove i valori della frequenza, associate alle vari classi, sono

stati messi in ordine decrescente si evince che l’80% del campione è rappresentato dalla terza, dalla

quarta e dalla seconda classe di età mentre il restante 20% del campione dalla prima e dalla quinta

classe di età. È importante sapere dove si configura l’80% del campione nella distribuzione per età

perché questo potrebbe avere presumibilmente una correlazione con le risposte al questionario date

in seguito.

figura 3.4.4

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FORMAZIONE DI BASE

Altra caratteristica presa in esame è la formazione. E’ facile notare come ci sia un’ equipartizione tra

infermieri con diploma regionale e infermieri con laurea in infermieristica e come esista una forte

minoranza di infermieri con diploma universitario in scienze infermieristiche ( figura 3.4.5). Questo

può essere riferito al fatto che il titolo di diploma universitario ha avuto una durata temporale breve

e quindi, soltanto pochi hanno avuto l’accesso a questo tipo di formazione. Come per l’età anche

per la formazione di base ci si attende che ci possa essere una correlazione con le risposte date

successivamente nel questionario. Non è possibile fare un confronto relativo alla caratteristica

“formazione” tra i rispondenti e tutti i componenti il campione a cui è stato somministrato il

questionario perché il dato non è rilevabile.

figura 3.4.5

FORMAZIONE POST-BASE

In relazione alla formazione post-base 17 infermieri sono in possesso di una formazione post-base,

15 possiedono un master di primo livello e 2 una laurea specialistica in Scienze Infermieristiche (

figura 3.4.6). Tali percentuali non si riferiscono ai 68 infermieri rispondenti ma ai 17 infermieri in

possesso di formazione post-base.

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figura 3.4.6

Se si rapportano i numeri al campione di 68 rispondenti si vede che il 22% ha un master di primo

livello e il 3% ha una laurea Magistrale/Specialistica in Scienze Infermieristiche e nessuno possiede

un master di 2 livello (figura 3.4.7). In conclusione si rileva una bassa percentuale di infermieri con

formazione post-base e quindi risulterà difficile inseguito trovare una correlazione tra la formazione

post-base e le risposte date successivamente al questionario.

figura 3.4.7

AMBITO DI SERVIZIO

Considerando l’ambito di servizio a cui appartengono gli infermieri che hanno risposto al

questionario si evidenzia una maggiore adesione alla compilazione dello stesso da parte degli

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infermieri che lavorano nel Pronto Soccorso Generale rispetto a quello Pediatrico ( figura 3.4.8) .

Dobbiamo tenere conto però che il Pronto Soccorso Pediatrico è presente solo nel Presidio

Ospedaliero di Grosseto e che quindi la presenza nel campione iniziale degli infermieri provenienti

dal Pronto Soccorso Pediatrico era di solo 12 elementi rispetto al totale di 108.

figura 3.4.8

La rispondenza maggiore sembrerebbe a favore del generale rispetto al pediatrico ma se mettiamo a

confronto la caratteristica “ambito di servizio” di tali numeri con il totale degli elementi del

campione iniziale la situazione cambia e vediamo che solo 57 infermieri su un totale di 96

appartenenti al Pronto Soccorso Generale hanno risposto all’indagine contro 11 infermieri su un

totale di 12 appartenenti al Pronto Soccorso Pediatrico ( figure 3.4.9 e 3.4.10). Quindi stratificati per

la caratteristica dell’ambito di servizio hanno risposto di più gli infermieri del Pronto Soccorso

Pediatrico rispetto al Pronto Soccorso Generale.

figura 3.4.9

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ANZIANITA’ PROFESSIONALE

L’anzianità di servizio, a cui si chiedeva, di rispondere nel questionario, non si riferiva all’anzianità

maturata in Pronto Soccorso ma alla vita professionale di ogni infermiere, perché potrebbe esserci

una correlazione tra gli anni di servizio e le risposte date in seguito. L’anzianità professionale a

differenza dell’età anagrafica è stata indagata e suddivisa in 6 classi così ripartite:

• 1^ classe inferiore a 5 anni;

• 2^ classe da 5 a 10 anni;

• 3^ classe da 11 a 20 anni;

• 4^ classe da 21 a 30 anni;

• 5^ classe da 31 a 40 anni;

• 6^ classe maggiore di 40 anni.

Dalla distribuzione delle frequenze delle varie classi, si evince che la classe 3^ è quella più

rappresentativa ( figura 3.4.11).

figura 3.4.11

Come per la variabile età, è stato costruito oltre all’istogramma anche il diagramma di Pareto

(figura 3.4.12). Nello specifico si vede come l’80% del campione sia compreso nelle classi tra i 5 e

i 30 anni di servizio, mentre il restante 20% è rappresentato dalla classe inferiore a 5 anni e da

quelle che vanno da 31 a 40 e quella oltre i 40.

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figura 3.4.12

Qualitativamente la distribuzione di frequenza ci dice che effettivamente la maggior parte delle

risposte, come era logico attendersi, sono state date dal personale che è in servizio dagli 11 e i 20

anni. La maggiore rispondenza al questionario da parte di questa fascia può derivare da svariate

motivazioni. Va sottolineato che, la percentuale maggiore della 3^ classe, andrebbe confrontata con

l’anzianità di servizio di tutti i soggetti del campione originario formato da 108 elementi, per vedere

se in effetti gli infermieri che hanno un’anzianità di servizio che va da 11 a 20 anni non fossero già

in gran parte in numero superiore rispetto agli altri. Ma questo dato non è rilevabile, in quanto non

siamo a conoscenza dell’anzianità di servizio dei soggetti che non hanno risposto al questionario.

Questo però non è sufficiente a giustificare l’andamento, probabilmente quelli che sono troppo

giovani non hanno risposto perché non hanno avuto il tempo di adeguare la loro formazione; quelli

invece che professionalmente sono troppo anziani non hanno risposto perché probabilmente non

sono mai stati formati all’argomento. Ha risposto invece la fascia centrale che probabilmente è

quella che negli ultimi anni ha fatto dei corsi di aggiornamento a riguardo.

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SEZIONE N° 2 : CONOSCENZA DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

ALIMENTARE (DCA)

1) DOMANDA: SAI COSA S’INTENDE PER DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

ALIMENTARE (DCA) ?

A questa domanda 58 soggetti hanno risposto di conoscere la patologia in questione e 10 soggetti

hanno dichiarato di non conoscerla ( figura 3.4.13).

figura 3.4.13

2) DOMANDA: SE SI, DI CHE TIPO DI PATOLOGIA SI TRATTA?

Nella seconda domanda, alla quale dovevano rispondere, come specificato nella “guida al

questionario”, solo coloro che alla 1° domanda avevano dichiarato di conoscere l’argomento, si

chiedeva di segnare di che tipo di patologia si trattava. La risposta corretta era che i disturbi del

comportamento alimentare sono una patologia di tipo psichiatrico. Dalle risposte date, avendone 68

in totale, si vede che tutti hanno risposto alla seconda domanda, compreso coloro che hanno

risposto NO alla prima. La maggior parte del campione ha dato la risposta corretta (figura 3.4.14).

figura 3.4.14

Poiché si possiede tutte e 68 le risposte si può effettuare una correlazione tra la prima e la seconda

domanda. Essa, infatti, permette di capire se vi è coerenza con quanto risposto al primo quesito. Per

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questo ci si aspetta che chi ha risposto”NO” alla prima domanda non risponda correttamente alla

seconda domanda e viceversa chi ha risposto di “SI” alla prima risponda correttamente alla seconda,

e che questa situazione rimanga stabile anche per le domande successive di questa sezione sulla

conoscenza dei DCA. Per poter verificare quanto detto è necessario stratificare il campione dei

rispondenti, in base alla risposta data alla prima domanda. Dividendo il campione in rispondenti

“SI” ( figura 3.4.15) e rispondenti “NO” ( figura 3.4.16) si evidenzia quanto segue:

• nel campione di 58 persone che hanno risposto “SI” cioè che ha dichiarato di conoscere la

patologia, 47 persone hanno dato la risposta giusta, patologia psichiatrica , cioè l’81%

mentre 11 persone cioè il 19% del campione hanno dato una risposta errata.

• Nel campione dei rispondenti “NO” composto da 10 persone, 8 persone cioè l’80% ha

risposto in maniera corretta pur avendo dichiarato di non conoscere la patologia e 2 pari al

20% hanno risposto in maniera errata.

Da questa prima analisi si evidenzia una discrepanza significativa tra quello che è la percezione

degli infermieri che hanno risposto all’indagine sulla conoscenza della malattia e la conoscenza

effettiva sull’argomento.

figura 3.4.15

3) DOMANDA: UN COMPORTAMENTO ALIMENTARE ALTERATO È DA CONSIDERARSI

PATOLOGICO SE…..

La risposta corretta a questa domanda era che un comportamento alimentare alterato è da

considerarsi patologico se provoca danni clinicamente significativi sul piano della salute fisica e/o

del funzionamento psicosociale. Il 93% del campione ha risposto correttamente ( figura 3.4.17).

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figura 3.4.17

Anche in questo caso ci si aspettava che chi aveva risposto “SI” alla prima domanda di questa

sezione rispondesse correttamente anche a quella successiva e chi aveva risposto” NO” rispondesse

in maniera errata. Invece questo non accade. Dall’analisi del campione dei 58 rispondenti “SI” alla

prima domanda si evince che 53 persone hanno risposto correttamente e 5 persone hanno risposto in

maniera errata (figura 3.4.18). Nel campione dei rispondenti “NO” tutti hanno risposto

correttamente (figura 3.4.19). Quindi rispondono, in percentuale, in modo corretto a questa

domanda più coloro che alla prima domanda hanno risposto di non conoscere la patologia rispetto

a coloro che invece hanno dichiarato di conoscerla.

figura 3.4.18

figura 3.4.19

Il questionario è utile perché mi mette in evidenza che ammesso che vi sia una buona percentuale di

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risposte che non sono state accuratamente ponderate, una fetta delle risposte che sono state date è

errata rispetto a quello che doveva essere il percorso corretto. Le motivazioni di questa incoerenza

nelle risposte possono essere:

• mancata formazione;

• inadeguata formazione;

• formazione non recepita.

4) DOMANDA: LA PROGNOSI DI UN PAZIENTE AFFETTO DA DCA E’ FORTEMENTE

INFLUENZATA DA….

La risposta corretta a questa domanda era che la prognosi di un paziente affetto da DCA è

fortemente influenzata dalla diagnosi precoce e dall’invio alle cure specialistiche. Il 79% del

campione ha dato la risposta corretta ( figura 3.4.20).

figura 3.4.20

Anche in questo caso ci si aspettava che chi aveva risposto “SI” alla prima domanda di questa

sezione rispondesse correttamente e chi ha risposto “ NO” rispondesse in maniera errata.

Dall’analisi del campione dei 58 rispondenti “SI” alla prima domanda si evince che 46 persone

hanno risposto correttamente e 12 persone hanno risposto in maniera errata (figura 3.4.21). Nel

campione dei rispondenti “NO” alla prima domanda, 8 sono le persone che hanno risposto

correttamente e 2 sono le persone che hanno sbagliato ( figura 3.4.22). Quindi in percentuale le

risposte errate provengono dal campione dei “SI” cioè da coloro che dichiaravano di conoscere la

malattia.

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figura 3.4.21

5) DOMANDA: QUALI PROFESSIONALITA’ SONO COINVOLTE NELLA PRESA IN

CARICO DI QUESTI PAZIENTI?

L’esperienza clinica internazionale, le indicazioni delle linee guida (APA 2006) hanno dimostrato la

indiscutibile necessità di trattare questi disturbi formando un’equipe multidisciplinare. Per questo la

risposta giusta a questa domanda era che le figure professionali che devono essere coinvolte nella

presa in carico di questi pazienti sono il medico psichiatra, il medico internista e nutrizionista, lo

psicologo, il dietista e in base all’età il pediatra. L’opzione “ALTRO” era un confondente. La

domanda era, a differenza delle altre a scelta multipla, la scelta si poteva fare su 7 opzioni

contemporaneamente. Dal risultato delle risposte si evidenzia che l’opzione che vede lo psicologo

come importante nell’equipe di cura è stata contrassegnata 60 volte cioè si legge nell’88% delle

risposte, contrassegnata 54 volte quella del nutrizionista, pari al 79% delle risposte, 44 volte, pari al

65%, lo psichiatra, 29 volte, pari al 42%, la dietista, 25 volte , pari al 37%, il pediatra, 24 volte pari

al 35% il medico internista e 11 volte, pari al 16% l’opzione altro che rappresenta una percentuale

piuttosto importante ( figura 3.4.23).

figura 3.4.23

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A questa domanda ci si aspettava che i rispondenti “SI”al primo quesito di questa sezione, cioè

coloro che hanno dichiarato di conoscere la patologia, appartenenti al Pronto Soccorso Generale

indicassero nella presa in carico tutte le figure elencate tranne il pediatra e coloro appartenenti al

Pronto Soccorso Pediatrico, tutte le figure compreso il pediatra. Ci si aspettava altresì che i “NO”,

cioè coloro che hanno dichiarato di non conoscere la patologia, non rispondessero correttamente. Si

vede invece come una percentuale abbastanza alta che ha dichiarato di conoscere la patologia in

realtà dimostra di saperne poco se non conosce le professionalità coinvolte nella cura (figura 3.4.24)

e come una percentuale piuttosto alta di chi ha invece dichiarato in precedenza di non conoscere

fornisce la risposta giusta (figura 3.4.25).

figura 3.4.24

figura 3.4.2 5

SEZIONE N°3: ESPERIENZA PROFESSIONALE RELATIVA AI DISTURBI DEL

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COMPORTAMENTO ALIMENTARE (DCA)

1) DOMANDA: TI CAPITA IN PRONTO SOCCORSO DI INTERFACCIARTI CON PAZIENTI

AFFETTI DA DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE?

Un totale di 53 persone risponde che in Pronto Soccorso gli capita di interfacciarsi con persone

affette da DCA mentre un totale di 15 persone risponde che non gli capita ( figura 3.4.26).

Lo scopo di questa domanda non era quello di rilevare la frequenza della patologia al Pronto

Soccorso quanto di capire la percezione dell’operatore alla problematica dei DCA. Il questionario

così come strutturato non è stato in grado di capire se veramente gli operatori che dicono che in

Pronto Soccorso si sono interfacciati con persone che avevano il problema poi lo avevano davvero e

se coloro che dicono invece di non essersi mai interfacciati in realtà non sono stati in grado di

riconoscere il problema o se davvero non gli è mai capitato.

2) DOMANDA: HAI AVUTO DIFFICOLTA’ AD INTERAGIRE CON L’ASSISTITO?

A questa domanda la maggior parte del campione ha risposto che non ha avuto difficoltà ad

interagire con l’assistito affetto da DCA (figura 3.4.27).

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figura 3.4.27

Ci si aspetta che l’indagine effettuata in seguito dallo statistico mi possa mettere in evidenza se c’è

correlazione tra questa domanda e quella precedente cioè capire se la facilità o la difficoltà ad

interagire con l’assistito dipende dal fatto di riconoscere e conoscere o meno la patologia.

3) DOMANDA: SEI A CONOSCENZA DI PERCORSI CLINICO ASSISTENZIALI DEDICATI

NELLA TUA REALTA’ LAVORATIVA?

A questa domanda la maggior parte del campione risponde di non conoscere percorsi clinico

assistenziali dedicati ai DCA (figura 3.4.28).

figura 3.4.28

3B) SE SI, QUALI?

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Il 50% del campione di coloro che asseriscono di conoscere percorsi clinico-assistenziali dedicati,

specifica di sapere che esiste il centro “Il Mandorlo”, l’11% del campione, riconosce il percorso in

una figura professionale come il neuropsichiatra, l’11% riconosce il percorso clinico assistenziale

dedicato nel “Mandorlo” in collaborazione con l’associazione Perle Onlus, l’11% conosce come

percorso un ambito di servizio che è quello del Dipartimento di Salute Mentale (DSM), il 5%, parla

di ambulatorio dedicato, il 5% parla di territorio e un altro 5% di percorso protetto ( figura 3.4.29).

figura 3.4.29

SEZIONE N°4: FORMAZIONE RELATIVA AI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

ALIMENTARE (DCA)

1) DOMANDA: RITERRESTI UTILE UNA FORMAZIONE SPECIFICA PER I DCA?

Alla prima domanda di questa sezione, 59 persone rispondono che riterrebbero utile una formazione

specifica per DCA mentre 9 persone, una parte importante del campione, non la riterrebbero utile (

figura 3.4.30).

figura 3.4.30

Sarebbe stato interessante forse domandare poi il perché di tale scelta. Per chi ha scelto che non

ritiene utile una formazione specifica capire se la ragione è insita nel fatto che non ha capito il

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problema o se si ritiene sufficientemente preparato per affrontarlo o se pensa che il problema non

sia rilevante. A questo punto l’analisi oggettiva del questionario avrebbe bisogno di un dato meno

aggregato di un “SI” o di un “NO” per poter discriminare una parte delle risposte ma per come è

stato formulato il questionario non siamo in grado di poterlo fare. Esso necessiterebbe di ulteriori

approfondimenti in relazione alle motivazioni rispetto alle quali si è scelto di rispondere “SI” e a

quelle per cui si è scelto di rispondere “NO”. L’unica correlazione possibile è confrontare i dati di

questa domanda con le risposte date alla prima domanda della prima sezione relativa alla

conoscenza della patologia.

Nel campione di 10 persone che non conoscono la patologia, 9 persone ritengono utile una

formazione specifica relativa ai DCA mentre 1 persona non la ritiene utile, pur non conoscendola (

figura 3.4.31). Nel campione composto da 58 persone che conoscono la patologia 50 persone

ritengono utile una formazione specifica per DCA e solo 8 persone rispondono che non la ritengono

utile ( figura 3.4.32).

figura 3.4.31

figura 3.4.32

2) DOMANDA: QUANTO GLI STUDI FATTI TI HANNO FORNITO CONOSCENZE DI BASE

SUI DCA?

A questa domanda 46 persone hanno risposto che gli studi fatti hanno fornito poche conoscenze

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sui DCA, 13 persone non ne hanno ricevute per niente, 9 persone hanno risposto che gli studi

fatti hanno fornito abbastanza conoscenze e nessuno ha risposto che gli studi hanno fornito

molte conoscenze di base sui DCA (figura 3.4.33).

figura 3.4.33

Confrontando questa domanda con la prima domanda della prima sezione relativa alla conoscenza

dei DCA si evince che dei 58 elementi che componevano il campione di coloro che hanno risposto

di conoscere la patologia , 39 elementi hanno ricevuto poche conoscenze durante gli studi di base,

11 elementi non ne ha ricevute per niente, 9 elementi ne hanno ricevute abbastanza e nessuno

risponde di averne ricevute molte (figura 3.4.34).

figura 3.4.34

Sarebbe utile un ulteriore approfondimento dell’indagine per vedere da dove proviene la

conoscenza sui DCA che gli operatori ritengono di avere senza aver avuto formazione o averne

ricevuta poca a riguardo.

3) DOMANDA: HAI MAI PARTECIPATO A CORSI DI FORMAZIONE SPECIFICA PER I

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DCA?

A questa domanda 63 persone hanno risposto di non aver mai partecipato a un corso di formazione

specifica per DCA e solo 3 persone hanno risposto di avervi partecipato. Va sottolineato che 58

persone rispondono di conoscere i DCA, ma solo 3 sul totale dei 68 rispondenti hanno una

formazione specifica (figura 3.4.35). Allo stesso tempo sarebbe da indagare se tra coloro che non

hanno avuto una formazione specifica, ci rientrano anche quelli che hanno dichiarato di avere

difficoltà ad interagire con la persona affetta da DCA. E’ molto probabile leggere che ci sia da parte

degli operatori un’autoreferenzialità molto forte ossia probabilmente pensano di essere già a

conoscenza di come si tratta un disturbo del comportamento alimentare pur ammettendo che non

hanno mai avuto una formazione specifica.

figura 3.4.35

4) DOMANDA: CHE TIPO DI FORMAZIONE TI PIACEREBBE RICEVERE RIGUARDO AI

DCA?

A questa domanda 61 persone hanno risposto che gli piacerebbe ricevere una formazione

specifica per i DCA attraverso un corso aziendale, 3 persone attraverso un corso di

perfezionamento, 3 persone hanno risposto altro e solo 1 persona ha risposto attraverso un

master (figura 3.4.36). Il fatto che la maggior parte delle persone pensa che un corso aziendale

sia sufficiente a fornire conoscenze per inquadrare e trattare la patologia è piuttosto significativo

e fa pensare che tale patologia venga percepita dagli operatori come poco rilevante e di facile

gestione.

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figura 3.4.36

capitolo 4. conclusioni e sviluppi futuri

I risultati dello studio dimostrano fattori molto interessanti. Con ragionevole certezza si può

affermare che esiste una contraddizione tra quello che è il livello di conoscenza/formazione

effettivo degli operatori coinvolti riguardo alla problematica dei DCA e quello che gli operatori

percepiscono di sapere. Il tutto può dipendere da svariati problemi: una cattiva formazione, un

approccio pressappochistico, una cultura radicata che non considera queste problematiche come

patologie ma come capricci, una convinzione/presunzione che con un po’ di buon senso si possano

affrontare senza bisogno di particolare conoscenza, competenza specifica e percorsi clinico

assistenziali ad hoc. Mettendo in relazione, con analisi inferenziale la domanda n° 2 con la domanda

n°1 della terza sezione è risultata una certa significatività che dimostra che gli operatori sanitari che

dichiarano di non aver avuto difficoltà ad interagire con l’assistito in realtà poi non sono mai venuti

a contatto con un DCA. Va aggiunto inoltre che oltre ad essere carenti di un’adeguata formazione,

gli operatori mettono in atto interventi variabili e disomogenei visto l’assenza di un percorso

specifico. L’assistenza offerta è inappropriata, e lasciata alla libera interpretazione del singolo

operatore; tutto questo non può che inevitabilmente condizionare pesantemente la malattia perché

gli interventi inappropriati e non strutturati vanno a costituire un fattore iatrogeno di mantenimento

del sintomo e cronicizzazione dello stesso. Dallo studio condotto emerge che c’è un bisogno di un

migliore e maggiore quantità di formazione per questo dobbiamo agire in due direzioni: aumentare

la quantità di nozioni somministrate ma soprattutto aumentare la qualità delle nozioni

somministrate. Tali patologie devono essere comprese nella loro dignità di disturbo per fare in modo

che le persone affette possano avere gli stessi diritti alle cure di tutte le altre affette da altre

patologie. Quindi in primis è necessario lavorare sulla formazione e sulla sensibilizzazione culturale

degli operatori alla problematica dei DCA e poi implementare percorsi clinico-assistenziali dedicati

che definiscono la migliore sequenza spazio-temporale delle azioni e degli interventi da effettuare

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in questi pazienti. I risultati ottenuti dimostrano altresì effettivamente che il questionario così come

è strutturato presenta una parte manchevole che dovrebbe essere approfondita in un’ ulteriore

indagine attraverso la formulazione di domande più specifiche, successivamente rielaborata. E’

facile pensare anche che la somministrazione di questo tipo di questionario è fortemente vincolata

dall’intenzione delle persone di rispondere in maniera propositiva al questionario stesso e sarebbe

auspicabile in seconda battuta scegliere un campione casuale, omogeneo ma preventivamente

interpellato sulla motivazione a rispondere all’indagine.

capitolo 5. Il percorso: Il codice lilla

5.1 PREMESSA

La patologia dei Disturbi del Comportamento Alimentare può essere fraintesa, travisata o

sottovalutata e non percepita nella sua drammaticità. Ancora oggi infatti tali disturbi sono pensati

purtroppo come un capriccio e capita spesso che chi ne soffre e si rivolge a un Pronto Soccorso

venga rimandato a casa senza una diagnosi precisa e senza ricevere cure dedicate per questo tipo di

malattia. In mancanza di un training specifico, i pregiudizi culturali e sociali nei confronti dei

pazienti affetti da DCA possono influenzare la qualità del supporto offerto dagli operatori sanitari

che si trovano in difficoltà nel fornire risposte a causa della mancanza di comprensione della

patologia stessa. Se dunque come affermava J.W.Goethe “non si possiede ciò che non si

comprende”, il primo step per avvicinarsi in modo efficace e sensibile ai DCA è proprio la loro

comprensione, da intendere nel senso etimologico del termine: comprendere con l’intelletto, far

propria una nozione o un ragionamento, avere la capacità di capire con la ragione un contenuto

conoscitivo che, nel nostro caso, sono appunto i DCA. Una persona che soffre di Disturbi del

Comportamento Alimentare si rivolge al Pronto Soccorso o per le immancabili complicanze

organiche (alterazione dei sistemi cardiocircolatorio, osseo, gastroenterico, endocrinologico,

ginecologico, neuropsicologico) o perché costretta da amici e familiari allarmati per il suo stato di

salute (importanti dimagrimenti, abbuffate, vomito, diarrea persistente). Poiché si tratta di una

patologia ego sintonica le ragazze negano o sottovalutano i propri sintomi, non accettano le cure e

quando le accettano è molto importante che ci siano servizi dedicati, appropriati, integrati, pronti ad

accogliere e a prendersi cura tempestivamente. Tempestività e appropriatezza d’intervento, infatti,

come evidenziato in letteratura, rappresentano fattori determinanti per una buona prognosi. Le linee

guida del National Istitute for health and Clinical Excellence (2004) dell’American Psychiatric

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Association (2006) e le indicazioni della Conferenza di Consenso (2013) evidenziano per il

trattamento elettivo di tali patologie a eziologia multifattoriale una multidisciplinarietà formata

dalla collaborazione di differenti figure professionali (psicologo, psichiatra, internista, nutrizionista,

dietista). Sono malattie complesse perché comprendono sia il soma che la psiche e sono ad elevato

rischio clinico, per questo richiedono un approccio terapeutico dedicato, specialistico condotto da

un’equipe interdisciplinare, nella quale tutti i professionisti devono avere una formazione specifica.

Il percorso deve garantire:

• la gestione specifica per età;

• il coinvolgimento attivo dei familiari;

• la presenza di personale altamente formato specifico sui DCA;

• la valutazione diagnostica delle persone con DCA che deve comprendere l’esame delle

condizioni di salute fisica e nutrizionale, dei bisogni psicologici, comportamentali, familiari

e sociali (NICE 2004 grado C);

• un primo passo per la diagnosi dei DCA con un’attenta valutazione della storia clinica del

paziente, dei sintomi, dei comportamenti e dello stato mentale (per quanto riguarda lo stato

mentale, è importante valutare elementi di rischio quali l’ideazione suicidaria e l’eventuale

presenza di comportamenti autolesivi secondo APA 2006 livello I, NICE 2004 grado C);

• che le persone con DCA debbano essere valutate e ricevere un trattamento appena possibile,

preferibilmente, prima di raggiungere condizioni fisiche preoccupanti.

La diffusione dei DCA, la multifattorialità degli elementi eziologici e di mantenimento della

malattia, conferma la necessità di promuovere livelli di intervento diversificati e integrati che

corrispondano ad una metodologia rigorosa ed affidabile e che applichino un protocollo terapeutico

integrato e multidisciplinare.

E’ nell’ottica di rispondere tempestivamente alla domanda di cura dei DCA che ha la presunzione di

inserirsi questo progetto, codificato come “Codice Lilla”. Esso prevede la possibilità di avere un

percorso di presa in carico del DCA già al Pronto Soccorso nella convinzione che tali patologie

qualora non riconosciute o non adeguatamente trattate possono condurre a gravi conseguenze

internistiche sia sul piano fisico che psicologico e a un marcato peggioramento della qualità di vita

(non dimentichiamo che secondo i dati dell’OMS, i DCA rappresentano nei giovani la seconda

causa di morte dopo gli incidenti stradali). Il raggiungimento dell’ obiettivo dichiarato presuppone

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non solo la collaborazione ed interazione di differenti figure professionali intra ed extraospedaliere,

ma anche una progettazione e programmazione operativa che consentano la immediata definizione

del programma di cura. Per la redazione del progetto ci siamo avvalsi della disciplina del Project

Management intesa come mezzo guida di svariati tipi di risorse in grado di assicurare la consegna

dell’output del progetto secondo i parametri principali: costo, qualità e tempi. Il modello applicativo

del project management prevede cinque aree di processo identificate come segue:

• definizione (definition);

• pianificazione (planning)

• esecuzione (execution);

• controllo (control);

• chiusura (closing).

5.2 DIAGRAMMA DI ISHIKAWATI

Mancanza di formazione

specifica sui DCA

Scarsa sensibilità al

problema

Mancanza di un agire

professionale condiviso

Mancanza strumenti

comunicativi tra Pronto

Soccorso e Centro

semiresidenziale “il

Mandorlo

Approccio al DCA

Monospecialistico

Ritardo di diagnosi

Scarsa tempestività

della presa in carico

del DCA

Cronicizzazione del

disturbo

Assenza della presa in

carico dedicata della

persona affetta da DCA

5.1 LA PRIMA FASE DEL PROGETTO: LA DEFINIZIONE

Abbiamo visto come nell’ambito della Azienda Usl 9, le persone con problematiche

relative ai disturbi del comportamento alimentare vengano prese in carico dai professionisti

del Centro semiresidenziale “Il Mandorlo” ma ad oggi non è attuata una sinergia di

interventi in occasioni di casi acuti che si presentano al Pronto Soccorso dove non si

dispone né di percorsi, né di luoghi e spazi dedicati né tanto meno di adeguate competenze

e specifiche professionalità per approcciare tali patologie . Le ricerche scientifiche hanno

dimostrato che gli interventi precoci riducono sensibilmente la processualità cronica dei

disturbi del comportamento alimentare, pertanto, vi è la necessità di predisporre interventi

tempestivi e coordinati. Il seguente progetto si propone, a partire da risorse già disponibili

all’interno dell’Azienda Usl 9, di migliorare la risposta alla domanda di cura dei pazienti

affetti da DCA afferenti ai vari punti di accesso del Pronto Soccorso, implementando un

percorso codificato come “Codice Lilla”. Per la realizzazione di tale percorso le persone

coinvolte sono i professionisti dei Pronto Soccorso dell’Azienda, del Centro

semiresidenziale “il Mandorlo” e dell’Associazione Perle Onlus. Si avvia pertanto, un lavoro

di rete che permette la costituzione di un gruppo di coordinamento, composto da 6

professionisti, scelti per competenza tecnica e capacità di integrazione, con a capo un project

management. Si redige il cosiddetto charter cioè il primo documento che racchiude l’intera

fase di definizione e getta le fondamenta per una linea chiara e comune, da sviluppare

attraverso le successive quattro fasi del ciclo. Il charter è un documento che mette in

evidenza scopo, obiettivi, risorse occorrenti e tempi di durata (figura 5.1.1).

oggetto descrizione

Nome del progetto Il Codice lilla

Nome dello sponsor Direttore del Pronto Soccorso di Grosseto

Nome del cliente Persone affette da Dca

Descrizione dello scopo Scopo del progetto “ Codice Lilla” è

riconoscere la persona affetta da DCA per

giungere ad una valutazione diagnostica e ad

un trattamento precoce attraverso un

percorso terapeutico pianificato e strutturato.

Descrizione degli obiettivi • formare e sensibilizzare alla

problematica dei DCA tutti gli

operatori presenti al Pronto Soccorso

dell’Azienda Usl 9 di Grosseto;

• individuare e prendere in carico

subito il paziente affetto da DCA ;

• utilizzare correttamente e

tempestivamente strumenti adeguati

per la presa in carico della persona e

per il passaggio di informazioni tra

Pronto Soccorso, Centro

semiresidenziale Il Mandorlo e

professionisti Associazione Perle

Onlus ;

• formare due team multidisciplinare

integrati per garantire una

valutazione/ intervento immediato;

• Fornire riferimenti chiari e univoci a

tutti gli attori del percorso circa fasi,

tempi, modalità della valutazione e

della presa in carico;

• Fornire chiari riferimenti circa

l’attivazione del team

multidisciplinare in presenza di

sospetto DCA;

Deliverable Le task principali che devono essere

realizzate per il completamento del

progetto sono:

• formazione del personale

• elaborazione strumenti operativi

• creazione team multidisciplinare

d’intervento

• attivazione Codice Lilla

Risorse occorrenti e timing Tempo limite di consegna: fine febbraio

2017

Limite di spesa 6000 euro

Stakeholder Associazione familiari Perle Onlus

N. OBIETTIVI

SPECIFICI

INDICATORI STANDARD

1

Definizione di un

percorso

formativo e

svolgimento del

programma di

formazione

N°di edizioni

effettuate in un

anno

= 8 edizioni

2 Accreditamento

Ecm corsi di

formazione

Accreditamento

corsi di

formazione

Apertura

fascicolo corso ed

inserimento dati

sulla piattaforma

regionale

3 Formazione

specifica di

medici e

infermieri del

Pronto Soccorso

N° di medici e

infermieri

formati al

Pronto

Soccorso/N° di

medici e

infermieri

presenti al

Pronto Soccorso

90%

4 Creare gruppi di

lavoro

interdisciplinari

e multiprof.li

N° gruppi di

lavoro formati

6 gruppi di

lavoro formati

da 8 persone

5

Individuare

strumenti per la

presa in carico

dei DCA

Elaborazione di

un percorso

clinico

assistenziale

Adozione di un

percorso clinico-

assistenziale nei

Pronto Soccorso

dell’Azienda Usl

9 entro giugno

2016

6

Individuare

strumenti per la

comunicazione

tra Pronto

Soccorso, il

Mandorlo e

l’associazione

Perle Onlus

Elaborazione di

un protocollo di

chiamata intra

ed

extraospedaliero

Adozione schede

entro giugno

2016

7

Individuare due

team

interdisciplinari

Definizione delle

figure

professionali e

delle

competenze

Presenza di

almento 4 figure

professionali

diverse nel team

8

Garantire la

pronta

disponibilità di

esperti

Creazione turni

di reperibilità

Disponibilità di

almeno un team

365 giorni l’anno

9

Attivare un team

codice lilla

Creazione di un

protocollo di

chiamata

Tempi d’

intervento =30

minuti

10 Sostenere un

programma di

aggiornamento

continuo sui DCA

medici e

infermieri

Numero di corsi

all’anno

Presenza nel

piano formativo

obbligatorio 1

corso di retrying

all’anno

11 Implementazione

di una rete

assistenziale di

presa in carico

DCA

Numero di

riunioni

operative

periodiche

organizzate tra

Pronto

Soccorso,

Mandorlo,

associazione

Perle

Almeno 2

incontri al mese

5.2 LA SECONDA FASE DEL PROGETTO: LA PIANIFICAZIONE

Una volta definito lo scopo, si passa alla fase della pianificazione, si disegna la mappa da

percorrere per l’esecuzione delle attività procedendo graficamente alla stesura del Worck

Breakdown Structure.

Per prima cosa dopo aver avuto l’autorizzazione del progetto è fondamentale far conoscere a

tutto il personale coinvolto le finalità dello stesso per creare omogeneità di comportamenti e

rafforzare gli output sia individuali che di gruppo.

L'aggiornamento professionale degli operatori è il primo obiettivo da raggiungere tenendo

conto degli obiettivi Ministeriali, delle esigenze aziendali e dei bisogni formativi di tutti gli

operatori, si attuano percorsi formativi dedicati al personale sanitario del Pronto Soccorso.

Approcciare e prendere in carico i giovani affetti da DCA presenta problematiche specifiche

e particolari, richiede specifiche capacità emozionali e competenze tecnico-professionali,

che solo la formazione degli operatori può favorire in una piena integrazione di pensiero-

azione. La formazione ha l’obiettivo di far acquisire le abilità relazionali e le competenze

per l’identificazione precoce della patologia attraverso l’uso di una didattica interattiva. I

corsi, in cui è previsto l’accreditamento ECM, sono organizzati con lezioni magistrali,

lavoro a piccoli gruppi con discussione di casi clinici, tavole rotonde su tema pre-ordinato e

confronto dibattito con esperti. Si prevede la formazione per 150 operatori, medici e

infermieri, distribuiti in 8 edizioni, ognuna delle quali destinata ad un numero limitato di

PERCORSO CODICE LILLA

U. O. FORMAZIONE

PRONTO SOCCORSO CENTRO IL MANDORLO

FORMAZIONE SPECIFICA

PERSONALE

ELABORAZIONE STRUMENTI OPERATIVI

ELABORAZIONE STRUMENTI OPERATIVI

CORSI RETRAINING

ASSOCIAZIONE

PERLE ONLUS

ELABORAZIONE STRUMENTI OPERATIVI

ATTIVAZIONE TEAM

DI INTERVENTO TEAM INTERVENTO

TEAM INTERVENTO

partecipanti per ottimizzare la resa formativa. Il corso comprende 6 giornate, per un totale di

48 ore di attività didattica e formativa. Inoltre sono previste due giornate di tirocinio, di otto

ore, presso il Centro semiresidenziale il Mandorlo. Per le docenze e i contenuti è previsto il

coinvolgimento di operatori della rete aziendale individuati all’interno del gruppo di lavoro

del Mandorlo e di Perle Onlus, che hanno funzione di formatori e facilitatori dei processi di

attivazione degli interventi di rete. Terminata la formazione, il gruppo di coordinamento del

progetto organizza un incontro con i Responsabili Medici e Infermieristici dei Pronto

Soccorso, il Responsabile del Centro semiresidenziale il “Mandorlo” e il Presidente

dell’Associazione Perle per studiare strategie per la costituzione di almeno 6 gruppi di

lavoro, formati da 3 infermieri, 3 medici e 2 professionisti del Mandorlo o dell’Associazione

Perle, finalizzati ad elaborare strumenti operativi. Questi ultimi sono necessari per attuare

una reale comunicazione tra gli operatori coinvolti durante l’intera fase di gestione del caso

di DCA che si presenta in Pronto Soccorso. Devono essere elaborati il percorso clinico

assistenziale con le schede di monitoraggio, strumenti ad hoc per l’identificazione dei DCA,

procedure per permettere una comunicazione efficace tra Pronto Soccorso, Mandorlo e

Associazione Perle. I lavori di gruppo della durata di 6 ore sono cadenzati una volta a

settimana per la durata di 2 mesi. Sarà cura del gruppo di coordinamento presentare gli

strumenti elaborati alla Direzione e provvedere alla loro diffusione. Terminata la fase della

formazione e quella per l’elaborazione degli strumenti operativi, il gruppo di coordinamento

identifica due team multidisciplinari formati da 1 psichiatra, 1 internista e/o nutrizionista, 1

psicologo, 1 dietista e 1 infermiere scelti tra i professionisti del Mandorlo e tra i

professionisti volontari dell’Associazione Perle. Uno dei due team precostituiti sarà attivato

ogni volta che medici e infermieri del Pronto Soccorso riconosceranno i segnali

riconducibili a un Disturbo dell’Alimentazione dopo aver attribuito alla persona un codice,

denominato “Codice Lilla”, che affiancherà il normale codice di gravità.

Il team si attiverà per:

garantire una prima accoglienza;

una valutazione iniziale;

un inquadramento diagnostico;

instaurare un rapporto di collaborazione e di fiducia per facilitare la motivazione a farsi

curare;

orientare la persona ai setting di cura più appropriati.

Il team afferente al Mandorlo sarà contattabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle ore

8,00 alle ore 19,00. Nelle ore notturne, il sabato e la domenica sarà reperibile il team del

Mandorlo o il team formato dai professionisti volontari dell’Associazione Perle Onlus

secondo turni prestabiliti. La sperimentazione avrà la durata di 6 mesi, momento in cui il

gruppo di coordinamento si occuperà anche di valutare gli esiti del progetto.

MATRICE DELLE RESPONSABILITA’

GRUPPO COORDINAM

ENTO PROGETTO

Refer. Az.le per la Ric. inf., nuovi

modelli orga.tivi e progetti formativi

Responsbile Centro il Mandorlo

Associazione Perle

Onlus

Coord. Inf.cI

RIAF

Direttori Pronto

Soccorso

Gruppi lavoro

INCONTRO PRES.NE PROGETTO DIR. INF. –

DIR.PRESIDIO– DIRETTORI-RIAF –INF.COORD PRONTO

SOCCORSO. - (2 INCONTRI)

R - E C C C C C

ELABORAZIONE CONTENUTI, E RICHIESTA ACCREDITAMENTO ECM CORSO DI FORMAZIONE

R

RIUNIONE INF. COORD. E PERS. INF. – DIRETTORI PRONTO SOCCORSO E

PERS. MEDICO X PRONTO SOCCORSO

R C C C C C

CORSO FORMAZIONE (5 EDIZIONI/54 ORE)

A R - E

RIUNIONE PER FORMAZIONE GRUPPI DI

LAVORO

R C C S S S

LAVORO DEI GRUPPI 6 ORE/1 VOLTA

SETTIMANA PER 2 MESI

R S S S S R

1° VALUTAZIONE PROGETTO

MIGLIORAMENTO

R-E C C C C C C

ELABORAZIONE STRUMENTI OPERATIVI A - S R S S S S S E

CONDIVISIONE STRUMENTI OPERATIVI R C C R R R

IDENTIFICAZIONE DUE TEAM MULTIDISCIPLINARI C R R C

SPERIMENTAZIONE

R R R R R

. VALUTAZIONE PROGETTO

MIGLIORAMENTO

R-E C C C C C C C

LEGENDA A: Approva E: Esegue/elabora R: Responsabile C:Collabora

S:Supervisione e coordinamento

COMPETENZE

ATTIVITA’

. Diagramma di GANTT del progetto (FASE 1)

PROGETTO: IL CODICE LILLA

N. Attività Data

inizio

Data

fine

gennaio 2016 febbraio 2016 marzo 2016 aprile 2016 maggio 2016 giugno 2016 01 08 15 22 29 05 12 19 26 05 12 19 26 02 09 16 23 30 07 14 21 28 04 11 18 25

1

Incontro pres.ne progetto

Responsabili di Presidio,

ai Responsabili medici e

infermieristici dei vari

Pronto Soccorso, al

Direttore Infermieristico,

al Responsabile del

Mandorlo e al Presidente

dell’Associazione Perle

Onlus (2 incontri)

01/01/16 08/01/16

2

Elaborazione contenuti, e

richiesta accreditamento

ECM corso di formazione

01/01/16 08/01/16

3

Riunione presentazione

progetto Inf. Coord. e

pers. Inf. – Direttori

Pronto Soccorso e pers.

Medico

08/01/16 15/01/16

4

Corso formazione

(8 edizioni/48

ore+tirocinio 16 ore)

15/01/16 26/03/16

5

Riunione Responsabili

medici e infermieristici

dei Pronto Soccorso, il

Responsabile del Centro

semiresidenziale il

“Mandorlo” e il

Presidente

dell’Associazione Perle

(strategie per formazione

gruppi di lavoro)

26/03/16 02/04/16

6

Lavoro dei gruppi

6 ore/1 volta settimana

per 2 mesi circa

02/04/16 04/06/16

7

1° valutazione progetto

miglioramento

21/05/16 04/06/16

8

Elaborazione percorso

clinico-assistenziale per

DCA

30/04/16 04/06/16

9

Elaborazione strumenti

operativi

30/04/16 04/06/16

10

Condivisione strumenti

operativi con tutto il

personale (n°6 incontri )

04/06/16 25/06/16

Diagramma di GANTT del progetto (FASE 2)

PROGETTO: IL CODICE LILLA

N. Attività Data

inizio Data fine

luglio 2016 agosto 2016 settembre 2016 ottobre 2016 novembre 2016 dicembre 2016 01 08 15 22 29 05 12 19 26 05 12 19 26 02 09 16 23 30 07 14 21 28 04 11 18 25

1

Identificazione di

due team

multidisciplinari

(2 incontri)

01/07/16 08/07/16

2

Incontri dei due

team

multidisciplinari

(4 riunioni)

08/07/16 29/07/16

3 29/07/16 31/08/16 ferie

4 Sperimentazione

codice lilla 01/09/16 28/02/2017

5

2° valutazione

progetto

miglioramento

23/10/16 07/11/16

6

3° valutazione

progetto

miglioramento

11/02/16 16/04/16

7 4° valutazione Fine FEBBRAIO

2017

8

Fine progetto +

resoconto

progetto

miglioramento

direzione

aziendale

Fine FEBBRAIO

2017

Piano finanziario

VOCI DI SPESA EURO

Personale

Docenze

3000

Servizi

Utilizzo locali Corso formazione - riunioni (proprietà ASL

9 e associazione Perle onlus)

100

Beni di

consumo

Cancelleria (materiale didattico e di supporto - corso

aggiornamento e riunioni

100

Segreteria

Materiale didattico per i corsi di Aggiornamento

50

Reperibilità

operatori

Mandorlo

Personale interno 25,00 euro di sola reperibilità/attivato

25,00 euro/ora

Personale volontario 25,00 euro di sola reperibilità 4500

Totale Euro 7.750,00

5.3 LA TERZA E LA QUARTA FASE DEL PROGETTO: ESECUZIONE E

CONTROLLO

Esecuzione e controllo sono le fasi che vanno di pari passo, la prima è relativa alla

performance dell’esecuzione del lavoro pianificato, nella seconda si controlla che

l’esecuzione sia in linea con la pianificazione, intervenendo via via con le varianze

emerse. Il gruppo di coordinamento deve monitorare costantemente il progetto perché

ogni segnale rilevato permette di intervenire con azioni tempestive al fine di riportare il

progetto in linea. L’attività di monitoraggio deve focalizzarsi su sei aree: rischi, scopo,

qualità, performance del team, tempistica e budget, aree essenziali per misurare gli

avanzamenti. E’ importante che il project manager e il suo team valutino che il progetto

abbia soddisfatto gli obiettivi prefissati.

RISULTATI ATTESI DEL PROGETTO CODICE LILLA

• efficace ed appropriata presa in carico delle pazienti con percorsi di cura per

DCA;

• continuità delle cure;

• miglioramento degli esiti clinici, della qualità di vita;

• ottimizzazione dei percorsi clinico-assistenziali e dell’uso delle risorse;

• elevato grado di soddisfazione delle pazienti e delle famiglie rispetto al modello

assistenziale;

• miglioramento della qualità della comunicazione tra gli operatori e le pazienti / i

care givers;

• rinforzo della rete di collaborazione tra ospedale, centro semiresidenziale Il

Mandorlo, associazione Perle Onlus;

• sviluppo di empowerment e motivazione del personale;

• sviluppo di un clima organizzativo orientato all’apprendimento continuo;

• promozione di un ambiente di cura e lavoro centrato sulla “persona”.

Conclusioni

A seguito dell’analisi delle criticità e necessità evidenziate dall’indagine, il codice lilla

vuole essere una proposta di percorso- diagnostico – terapeutico – assistenziale, uno

strumento finalizzato alla precoce individualizzazione e corretta gestione diagnostica -

terapeutica dei DCA. Elementi essenziali del percorso proposto sono gli indicatori relativi

alla formazione degli operatori (la formazione continua e aggiornata è necessaria visto

l'estrema eterogeneità delle espressioni sintomatiche dei disturbi alimentari che rende

complessa l’identificazione), alla multidisciplinarietà della diagnosi e della terapia, al

collegamento fra le strutture interessate, all’adeguatezza strutturale e organizzativa della

presa in carico dei pazienti affetti da tale patologie. Il Codice Lilla può rappresentare uno

strumento importantissimo per l’identificazione di quelle persone che altrimenti non

sarebbero nè identificate nè indirizzate presso i servizi dedicati presenti sul nostro

territorio come l’ambulatorio o il “Centro semiresidenziale Il Mandorlo”. Affinché la

persona, a seconda della problematica presentata, non venga esposta al rischio di

interventi frammentari, che ne parcellizzino la storia personale, evolutiva e di

disagio ma perché ci sia una presa in carico complessa ed integrata che

garantisca risposte unitarie.

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