CAS TELLO AMA RINA - units.it · 2019. 11. 5. · Narra lo stesso Caroldo: • Gli Capitani...

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CAS T E LLO AMA RINA ]. Ritenendo in1it:u·c a.utica tra(lhionc l ati11a, 80levano i Vcnc- ,.;b, 11i, dopo ci:;pug nabt una cittiL, mediante prosidì ccl opere f'ol'ti - li catorio consol i<l ai_·yj il propr io do1ninio. SaJ )Crnl o poi quanto mal sicuri erano i novelli acquist i, cercavano cl csfi i di ga.rnntiro anz i- tutto 1 1 n sci ta ve rso mare, sia diroccandone le n1u rn, sia innalz.an- dovi ben munito eastcllo. Scgn irono i Veneziani pi ù volt e questo metodo anche di fronte all a. c iti.i~ di T rieste, special mente do 1l o la. g uerra. e cl edi- z.ionc del 136\J, na rrando gli stori ci e ris ult a ndo il a documenti irrcfragab ili che due castelli essi vi costrui ro no a llora nell a. nos tra città, un o alla so mmi tit del colle di S. Giusto cd uno alla marina. Però l' id ea di costruire castello alla marin a. fu già. durante l'nsscdio de l 136\J mani festal a da Astolfo Pi loso, condot tie re tri csti no 1 il qnalc, pa tteg-g ia,ndo coi Venezian i ne avea prnposta la res a. so tto tal e espressa comliziouc. Nella Sto ri a, ine dita del Ua.roldo occorre difatti il seguente passo : «Doppo S. Giacomo Barozzi nennc ù V enctia., con Lettere di Cl'Cdeuza di esso Astolfo, et es po se per sno nome come lni supplicana, ch e s' usasse mise- ri co rdia a/ rrriestini, e che fossero acce ttati in g'l'atia, pei· il che no lcua pr oponer, e concludere cose tali, che sari cno uoloniì cr i aggra. ditc, e diede in te ntione, che essi Tri est ini sar icno contenti, da r Li Città, con le condicioni di quelli di Parcnzo, e do\l 1 allr~ Terr e dell' lli st ri a, et anche rouinar le mnra dall a. parte cli mai-, e che iui si face~se una. Forte1.'l,a, e se questo non fosse accettato, s' offeri na dar Trieste nelle mani de Capitani Veneti, ne l te rmino di giorni XV, et ucn ir ali' l~scrcito et uelli Bastioni. Questo secondo par tito fil ac- cettato , rnit non hcbbc csecnl ionc, pcrcl1 è fu pr oposto cou in gano. » 1 ) 1) ùiov. Gfac. Ciirol r 1o, Historia delle~ Republi c:i Vcnet.:~ p. 7i:l-3. D,i MS . esistente ali ' Archivio Dip lomatico di Trieste.

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  • CAS T E LLO AMA RINA

    ].

    Ritenendo in1it:u·c a.utica tra(lhion c lati11a, 80levano i Vcnc-,.;b,11i, dopo ci:;pugnabt una cittiL, mediante prosidì ccl opere f'ol'ti -li catorio consol i

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    Avuta l.t città in dedizione, non t.a.rdarouo i Veneziani di premunirla contro nn attncco esterno e

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    Andrea Rcdusi, storico trivigiano, indica perfino il sito ove il castello A marina fu in nalzato : «E t terra. in deditione accepht, et in ea cunctis dispositis, visum est Ducali Dominio Venetonnu

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    suo de1iberato ed ordina di spedire a Trieste dicci solenni prov-vedi tor i da eleggersi mediante scrutinio, i qnali assieme col pod està e capitano di rl' ri cMc abbiano ad esaminare il lnogo pilt oppor-tuno ad innalzarv i cast.ella ed

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    della Locanda g·randc detta Fra.della. Dne cli queste torri, qnella cli S. llfarco e la J,'rndclla o delle Confrntcrnità col rispetlivo mmo di conginnzionc,

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    io appresso. Risalgon tutte a ll ' anno 1377, al tempo cioè in cui digià preparavasi la guerra di Chioggia e il domini o Yeneto area

    motivo di temere per 1'ricste. Notasi espressamente nelle relative deliberazioni che i lavor i

    del Castello Amariua erano arrirati a buon punto. Ordinasi ai due cassieri della repubblica di abitare or

    innanzi nel Cast ello , di rimanervi ambedue la notte e di non sorti rvi che ad nno ad uno cli giorno. Sono sciolti i medesim i dall'obbligo di tenere un cavallo e provvedesi perchè sian o fatt i

    ai medesimi ùegli a11oggi entro il Castello stesso. Aclott-asi d'innalzare le mura verso mare fino all'altezza di

    passi v. sette, compresa la merlatura. La proposta di rinforzare quelle mura mediante barbacano di otto piedi in altezza e cli aprirn un portello nella torre di mezzo è respinta. Deliberazio ne improvvida perchè il principale attacco successe, alcuu i anni più

    tardi, appunto da parte di mare. OrdinaRi di costruire le torri a volto, cosi le nùove corue

    le vecchie e ciò fino ai solaii superiori, in modo che abbiano a

    ricscire forti ed opera perpetua. La torre S . .Marco alla marina, che mai fu completa, debbasi innalzare fino ali ' altezza delle altre torri.

    Raccomandasi di procedere con tutta sollecitndi ne e di applicarvi ogni studio nella spedizione dell' oggetto.

    Statuiscesi per la buona custodia del Castello: che debba essere continuam ente presidia to da 40 balestrieri con so ldo cli lire 14, 20 fanti con lire IO, un tamburino con lire 6 al mese -che la guarnigione debba essere comandata da tre capi con lire W al mese per ognuno - che qnesti coman danti debbano essere

    d i origine veneti - che gli stipendiarii debbano essere pure veneti od avere almeno lungamente abitato o servito a Venezia, e nel-1' età dai 25 ai 40 anni - che le loro famiglie debbano egoal-meute abitare in Castello - non debbano i predetti o i loro capi teucre ragazzi o paghe morte.

    Essendochè le torri verso la città non erano peranco com-piute, ingiungesi maggior sollecitudine e di contorn iare le torri di

    ballatoi alla parte esterna, in modo da non impedirne il prose-guimento dei larari.

    I t

  • I r

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    Per maggiore sicurezza ùel fo rte staccasi finalmente il divieto di lasciar sortire più di 8 fra balestrieri e fanti c pi,, di un ca-pitano a un tem po. " )

    Il castello Amariua non ebbe lunga durata.

    Addl 26 g iugno 1380 i Genovesi presentaronsi innanzi T ri-este e attaccata battaglia coi Veneziani impossessaro usi in breve della città e delle sue castella, ridouando i T ries tini alla pri miern loro indip endenza e libertà, i quali, conoscendo troppo bene il significato dell ' Amariua non tardarono invero di abbatte rla e distruggerla fin dalle sn e foudamenta.

    Andrea Gataro nella sua Istoria Padovana narra : « •• e poi si messero a combattere il Castello da mare, similmente quello da alto di S. Giusto, i qnali trovarouo malissimo forniti di gente alla difesa, di mo do che per fo rza di battaglia tutti e due si renderono salve le persone, e le lor anni. Fatto questo, subito Triestini tennero la Terra per loro proprj, come facevano prima che Veneziani la togliessero, e spianarono i due Castelli, che averano fatto far e Veneziani; acciocchè pill non fo ssero in danno della Terra di Trieste.• ")

    Scrive il Sabellico nella sua Storia delle cose veneziane : , Tergestini1 s umptis annis, praetorium occnpant, Douatum Thro-num praetorem, et omnes Venet i nominis subita def'ectione per-culsos, rebus prius direptis, in vinculis couj icinnt. Conversi inde a d utranque arcem oppng'nandam (quia mo dico praesidio tene-l.iantur) facta ab iis qui iutus era.nt deditione, brevi in suam potestatem redigunt, redactas ab imis partibus dirnnnt.., 16)

    Una conforma d i quest i fatti abbiamo pure nella S toria di Ma riu Sannclo : , Aveano (i Genovesi) Galere 38. E tanto sepp ero fare, che i' Triestini si renderono, e ribellarono alla Signoria uostr~. E subito fecer o gittar g i(1 qnel Castello da mare, che i

    11; A i·ch. 'l'ricst. l. c. p. 3GG-370. Da.11 prì nrn. eransi Hfabilit i pel cnstello Amarina 50 lrnl cs trieri, A rch. 'l'r. !. c. p. iHiO.

    15) Andrea Gataro, Istoria P:lrl ovana.1 i'Hmato ri H.. I. $. Tom. XVII, col. 393. 1 ti ) :M. A nton ii Sabell ici, His toriae re rum Venctarum. Storici dell~ colle Vene-

    ziane. Venez ia, 1718 p. 41G.

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    nostri fecero fare, e il detto lnogo e Terra di rrr icste si tennero -per loro a governarsi in libertà. t 1 ;)

    Conforme it Chiua.zzo, trivigiano1 nell a sua Crouaca llclla g·ucrra. di Chioggia : •Triestini a11i 2G. di dct.to mese (giug·no) trat-tarono con Furlani d i dare a' Gcnoresi una porta; e cJsi g'lic Lt diedero. Fn corso a.Ila. piazza) et al palaz1,o, dove presern Dona.t o

    Trono Podcstil, per Veneziani, e rubarono tutte le case dc' Ve-neziani, e forest ieri, che stcwano in essa Cittù.; e fu corulrnUato; ma al fine a' GcnoYcsi si resc rn il C,istcllo clcl bt Marina, e rin clltJ cli Monte detto di S. Gìn::it1J; e si perse ro, pcl'chè erano mal fo r-niti di gente cb di fosn., la qnal si rese sah·o lo hancrc, e le per-so ne. 1\Ja T riestini tennero la Terra per loro1 sicornc facev ano prima, che Veneziani l' haxes.scro. E spianarono i dett i Castell i, che erano si.atti fatti da' Vcn e'l. iani , acciocliè mai non fossero loro di danno . • 1$)

    Il crouista. Ccincellieri che non si dis li ugue inYcro per mo lta esattezza, coufouden~lo l'assedio

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    Ìrnpreclse sono eg-ualmcnte ]e notiz ie del canonico Scussa, come quelle che parlano di un torrio1101 mentre secondo i docu-menti e le attestazion i degli storici l' Amarina era un castello, non meno di quello eretto s ul colle di S. Gi usto. , Non cessarono li genovesi, inirnici venet i, abbcnchè questi rotti e presi in Chiozza

    1

    d i volcl' vendicarsi d c' danni. Onde 1,en armate ven ti galere, sotto

    il comando tli Matteo :MaruITo, genovese, conduitosi in faccia bri cato1 l ' anno ];370, da1 fon dament i atterra, cosi dcstrutta

    detta citb't, al patriarca Marqnardo conscg-nù l'anno 1380.» Con-

    fondendo le date dice però al trove : • Spiantati dne fo rti, che li veneti eressero in questa, cittù1 gi urarono fod eltù in mano del 111cdcs imo Marqua.rdo1 1

    1 anno IJG8 (?), ~0)

    rr. Tracciata eosl qnanto meglio per noi s i poteva la breve

    storb. tlel castello Amarinn1 riten iamo cosa, non inutile scendere

    ad alcuni deUagli, che nel loro com plesso ci ri veleranno l' uHimo peusiel'O dei V cne-ziani.

    E qui ci s i pr~senta inna1rni tutto il quesi to1 in qtad parte della cit t:'t, aiJ!Jiasi rc ctlmcnte f':th!Jricato ques to fam oso balua,t'do Jell'Amariua?

    Citammo già le parole di Andrea Redns i secondo il quale i Veneziani avrcblJero costrnito due ca.ste lla nella nostra città, uno sul monte di S. Giusto cd uno: «ad mar is Portum *, noti-z ia

    che, come vedremo in appresso, corrispomlc perfettamente a l tenore de i documenti non l1a g·uari puULlicati ucl l' Archeografo_

    Triestino. Sennonchè, appogg·ìato ad alcune malferm e ri cordanze tlc l

    Cancellieri} Ireneo e d 'altri, ri tiene il Dr. Kandl er dover enunciare PpiHioue di versa..

    Scrive eg-li nella sua. Storia del Consig·lio dei patrizi di

    'l' rieste che il Castello A ma rina era. in contrad a Riborgo, snll' e -

    dierno Corso.

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    retlameute a Marina, in opposizione ali' altro Castello alzato sull a

    sommità del colle, detto Castello di S. Giusto, furono costrutti dai

    Veneziani l' anno 1369 per tenere in freno la citi.\ presa appunto in quest1 anno, in sudditanza, cosi che vi mandarono Podestà .. ] 1 Castello A Marina fu detto anche Castello ùi Pozacchera perchè

    collocato dirimpetto alla testa della Calle cli tale 110me, n ella via di Riborgo. Era per tutare la città da attacco veniente da lato

    della Valle oggicll di Cittanova.•") I documenti solenni e irrefraga.bili recentemente venuti alb

    luce avrebb ero per ve1·ità clornto persuadere il Dr. Kancl ler del-1' erroneità cli qnasi tutte le suddette sue asserzioni, specialm ente cli quelle ri feribili al sito. Nondimeno scri\"8 egli ancora in data 6 ginguo a. c. : «qnaddlatero era l'altro Ca.stello dei Ven czi,~n i che dissero A Marina perché destinato a chiudere l' accesso a lla

    città dalla par te di terra, come quello di S. Giusto ; lo d issero A ~farina perché accessibi le per canale di mare, co me il fo rt e

    alla foce del Timavo. Ma nou fn eseguito il progetto che in poca parte. •") E iu data 22 giuguo a. c.: , A' tempi della seconda ed ultima guerra dei Gèuovesi si riconobbe la necessità di presid iare le città verso mare, dacchè 11 altra guerra dei Geno ves i non tendeva

    a togliere Venezia sibbene a guastarne i posse

  • 75 luogo ove il Castello Amarina fn costrutto, e per ciò, seguendo l'appello

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    in oggi una sporg·cnza del fianco di questo edifizio verso piazza. Risulta ora dai documenti che la torre cl i S. Marco o di Pescheria trovavasi alla riva del mare, e più specialmente in prossirniUL dcll' antico por to della cittc\ rivelandoci il primo progetto che dalb to rre Pescheria si scendeva sopra un molo, il qual molo div ideva. il porto in d nc e ordiuandosi nel seco ndo progetto di

    aprire una porta presso h\ torre di Pescheria. la. qua.le mTebùe servito ll' ingresso al Castello cfalla parte di mare.

    ~ Tt cm fbt nlincl fnnclnmcntmn ab ang-nlo tnrris Pesca.rie in qua posita c::;t fi gnra Sancti l\farci lapi dei dcnurat i s11per molo

    qui divùl-it portwn usqnc ad capnt dicti moli, cnndo recto trallli!e eins(k:m btitudinis et altitudi nis nt dc ali o d ictnm est. .. '.Hl)

    «I tem qnocl fiat una porta prope tnrriw Sancti lUarci pro in troilu castri a parte mar·is. » ');)

    La torre Fra.della giaceva egna.lmentc presso il porto e pre -cisamente nl l1 estremità. dell'odierna Locanda grande verso la piazzeltn. del Squero ve ccù.i o, nel sito ove nn tempo staccavasi da terra qnel braccio prolungato e ricnryo che cLiudeva il porto

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    .. Ab a.Ho ,,ero capite fovec qnod eri t versus mnrum Becharie fi at in

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    qnondam Domine Peral'e nxoris quon

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    et in fra palatit1m conn1111s m quo liab itat dominus capitaneus et a dieta pala.tio nsquc ad do mum predictam predicti scr pctd paclnin i

    prout ipsi confi nes scripti descripti et designati sunt in dictis domibus. vidclicet. scr petri padni ui, domine al tidone ser ualexii et domini a lmerici predictorum. »3 1)

    Gli Statuti accennano} è vero, soltanto alle dnc torri F ra• della e Pescùeria, ma probabilmente a motivo che la torre Beccheria, benchè pl'ossima alla piazza pubblica, non era nella medesima compresa. Che anch e la Torre di Beccheria si trovasse alla ri va del porto e in vicinanza della pubblica piazza, Io comprovano a.l cnne disposizio ni statutarie che addurremo orora.

    Primieramente l'addizione N. 0 425 allo Statuto del 1365, la quale, escludendo l' applie,ibil ità delle premesse disposizioni alle parti interne delle case attigue alla piazza pubblica, ne statuisce non pertanto un 'eccezione per il palazzo del comune, il palazzo cli abitazione del capitano, la casa delht Beccheria cd a ltre. Non lungi da questa casa di Beccheria crediamo dover col~ locare l' antica torre d'egual nome.

    , Item correctnm est quod domus posi te infra confines qui snnt designati in precedenti declaratione a parte in teriori dictorum domorum et inter eas non intell igantur nec esse debeant posite infra dictos confi nes sed extra exceptis palatio nono comunis et palatio habitationis domini capitanei et tota dictorum pa1 atiornm tenuta quc int.cll igantur et debeant esse posita infra dictos confines io omni parte inter ipsa palatia et eorum tenuta. Et excepta logia ueteri sub qua solent sedere domini iudices et logia sub qua stant in nocte excubie noctnrne platee comunis et domu s staratici in qua solebat esse logia ac do mus becharie in qua iwnduntur et inciduntur can ies que omnes et unaqneque ipsarum inter eas intellig·antur esse posite infra dictos confines, statuto et additione predicta in omnibus aliis in suo robore permancntibus. • 3 '!)

    Dal sin qui eletto ri sulterebbe tntt' al pii1 che la cas,i di Beccheria trova vasi in vicinanza dell a piazza pubblica. Statuto inedito del 1421 ci serbò del resto precisa memoria perfino del suo sito;

    111 ) Addit. N. 424. ") Addii. N. 425,

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    «exceptis pa.ln.t.io Co mnn is et logia comnnis et domo sf:a, .. rii nbi vcnditnr farina et frnm cn!um, do mo beccha·ric videl icet infra tenutam becchar·ie et cccksiam Sancti Pctri ei dùmo predicta habitationis domini Capitanci et domo Conwnis in qua ha.1Jita11t. V i cari i. » :;:i)

    La casa di Beccheria coufìnava. da uu lato al nrnccllo, dal-l' altro alla. chiesa. di S. Pidl'O. Il rnaccll o trnvantsi dnnriue nel sito del l' odierna casa Sfratti, ed è appnuto all'cstrclllitù di qn esta

    casa clic noi poniamo la. torrn di Beccheria. Notiamo che negli

    sca.v i praticatisi in qncst' a nno, dopo corn pint.a la demolizione della

    chiesa di S. Pietro, vennero alla lncc una. qua n titi~ di co rna., teschi ,

    ossa, cd altri residui di bo vii agnelli c

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    Indubbio riesce per tutto ciò che il castello di Amarina più volte pro gettato e in fi ne anche eseguito, giacesse alla riva del-l'antico porto e pr.ecisamcnte nel sito che si frappone fra questo e la piazza prin cip,cle della citt it .

    D' altra opinione, e lo abbiamo detto piit sopra, è il Dr. Kaudler. Sostiene egli in primo luogo che il castello di Amarina contempla to dai documenti non fu mai eseguito, che il castello di Amarina realmente costruito, e d i cui - non parlano i docu-menti - giacesse altrove, che fi nalmente questo castello da esso ideato, fin dal 13G9 sorgesse a capo dellct via di Poza ccbera.

    Conservasi al nostro Archivio diplomatico nn disegno del Dr. Kandler, il quale molto chiaramente ci rivela il StlO pensiero circa il Bi to e la forma del castello Amarina.

    Secondo questo progetto il castello verrebbe a sta rn sul Corso, dirimpetto e all' imboccatura della via del P onte rosso, sul sito dell'odierna casa N. 0 1 (nuovo) attig-ua a quella in cui ha sta11za il Gabinetto (H Minerva. Avrebbe una forma pentag·ona e non quadrilate ra come il Dr. Kandler sostiene in og·gi. Piccolo canale nella d irezio ne dellct P or tina e della Chiesa di S. Pietrn o dell a Borsa. porrebbe il castello iu comunicazione colla marina.

    Ad op in ione del Kandler il Castello sarebbe stato fabbricato nel 1369, subito dopo cbe i Veneti ebbero la città cli T r ieste in dedizione. Ma se il castello ebbe realti, gi à nel 1369, perchè i proget ti successivi de l 1371 e .l 37D? Perchè denominare Amarina un' altro castello oltre quello già esistente? E d' onde risulta elle i Venezia.ni costruissero e progettassero due castelli alla marina ?

    Che il castello di Amariua contemplato dai documenti tes tè venuti a lla luce, fosse poi stato realmente costruito, non vi può avere punto di dubbio.

    Accennasi pure in docum ento del 1377 che i lavori del easte1lo erano g iunti a buon pnuto, che soltanto quelli clelle torri verso piazza non prnccllevano colla necessaria sollecitudine, ordinasi p ure a.i cassieri di prender stanza nel castello, prefi ggesi pure il nnrn ero dei stipcndiari i ch e doveano presidiare il castello, accen-nasi pure c11e nel castello erano giù. prepa ra.te le case di abita.-

    zio ue pe r e;t1 i111p ic1:;ati e sti pendia-rii.

  • 82

    «Qnia. µeni tns oportct proridcre

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    via del P onte rosso non dit alcun diritto a suppor re che ìu quel

    sito, a lcuni secoli n.ddictro 1 sorgesse il castello Amarina, o ciò tanto meno in quanto che quel citstcllo fn clistrntto e non si è minimamente stabilita la. prova. che il torrione fosse un ultimo frammento sopravvanzato alla distrniionc.

    l?erò inntilc rie~ce lo spnziare nei regni della fantasia ove docnmenti sinceri e indubbi ci acldimostrano la 1rnra e vera realtà..

    Passiamo quindi colla scorta di essi ad una, dettagliata descrizioue del c,i,stello.

    III.

    Dacc1iè Trieste esiste, fu luogo fortificato, cosi nll' epoca celtica, ro13l all'epoca romana, cosi nel medio evo e in tempi a noi più vicini.

    Strabone la chiama castello : '?P'1pto·1 . .i.Al cli 1à clcl T imavo evvi una spiaggia mariltima che si stende fra gl' Istrii in fino a Pola., ed è congiunta all'Italia. Nel mezzo sta. il ca.stello di Tergeste a 180 stadii da Aquileja.•"')

    Prisciano la descrive circondata

  • 84

    Nei primi tempi cristiani Ia cit tù gin.cera f.otalmcnte distrntta e non ne rimanevano in piedi che alcnne mnrn, del qual fotto ci

    offre testimonianza i l Cro nico Gradense narrando: ,Ea na.mqne tempestate cniclam Geminiano presbitero divìnn,

    r eYelatione in innctnm est, u t in 'rcrgestina. ci·dta.tc destrncta, intermnrosecelesiae et mnros clestntcta.e ci-vitatis, corpora sanctorum quadraginta et duo martyrnm diligenter pcrqnireret. »80J

    Nel 948 re Loh1!'ÌO Il dona ai V csco,i il dominio della città

    di Trieste ed in ispcci alità : ~murwn i1Jsi·ns Civitat·is totnmqne cireuitn m cnm tnrribus, partis et porterulis etc. - 4 0)

    Le quali rnma e toni fecero lol' provn nell fl. g-ucna contro i Veneti del 1289, poi de l 1369 ed in altre sncccssiYe.

    Furono appena Ycrso ht fine del secolo scorso demolite, ma non iutieramente, poicliè alcuni nvvanzi, par~e sotto snolo1 parte compresi nelle mnra. di caseggiati, durano tnttoclì.

    Il cors.o di queste antiche mnra è noto abb astanza per esimerci dall'obbligo cli acldnrre delle proYe particolari. Le descrizioni di

    anti chi nutori, gli accenni dei nostri statnti, le p iante topogra1ìclle

    a volo d1 uccello degli ultimi secoli ci offrouo invero delle prove tali da esclnclere qualunque dubbiezza.

    Le mnre partirano dal Castello di S. Ginsto, toccavano 1a porta di Donata, indi quella di H.iLorgo, poi giranino lungo la contrada delle Beccherie fino alla Chiesa di S. Pietro; quiv i prender ano la direzione verso mare, la di cui spiaggia perc01Tc,·ano lungo tratto soffermando si all' odierna ·da del Fortino, dove r ipigliavano la direzione \erso il castello, toccando dapprima la porta Cavaua, percorrendo la via che tnttocli porta il nome dell e l\Iura, indi la piazzetta del Barbacan, la via della Cattedrale e

    la carnpagmt Ellnl, finalmente il castello. Il tratto dell e mura che a noi nrnggiorrnente interessa, si

    è qnello che a cominciare dalla chiesa di S . Pietro girava un tempo attorno la piazza maggiore ed imboccava nella via della

    P escheria. li disegno che ne pnhblicbiamo è basato parte snlle

    39) Joh:rnnis Cbronicon Gradensc1 Pertz )Ion. Gcrm. Hist . Script. 'l'. VII. p. 42.

    4 0J Cod. Dipl. ]str. n. 9-18, da Bonomo) Ireneo ) Scns1:1a.

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  • 85

    antiche piante topografiche, parto sn documenti che citcrc rno or ora e par te su traccie di mura tuttodl conservate.

    La, demolizione recente dell a c liiesa di S. Pietro ci recò

    della nuon t lu ce nell'argomento. Le mura, la d i cui g rossezza, comprnso un muretto di rinfot'zo, non superava gli 8.6 piedi au-striaci, cornprcnde\'U.no dne lati della cJiiesa. su

  • 8G

    mnra. le quali misnranrno in grossezza 9 piedi incirca. ed erano intern amente costrnite a Yolto.

    Pa,rtc di qLteste mn1·a c1 o\·c8-no fo rnrnre il castell o Am:nin:1, cioè il trntto dalla Chiesa cli S. Pietro alla torre di Beccheria (passi v. 25) e l' altro dalla torre di Bcccheri,, albi torre Fradella (00 p. v.) . Ordinas i perci,\ ore necessario; d' irnpicg·are ogn i c1tra al conYcnientc loro l'istamo.

    Altri dnc tnitti doYeano essere totnhnente costrniti a. nuovo. Uno a libeccio (garbin), dalla torre F'radelln. Yer&o ciltù.

    hrngo passi 1. 10. e, ••• et ab ipsa (turri Fnvlele) incipiatnr wws 11Ht,rus qni

    veniat 'Ve rsus ciuitatein rpti sit lvngdudine cl'j -int11s mnros pcissilms decnn et ipse mnrns sit pro testa nuius frteie dicti castri a. p~irtc g·arbini. ~H)

    Altro doYca conere parallelo a quello lnng-o la marina. «Et curninnctis dicto mnro super eius capnd yr,rsns civitc.l.tem

    fìat nna, tn rris per oppositmn tm ris Fra.delc et ab ipsa turri fia t wws murus recto tramite usque acl m11rnm civitatis a, varte Bcchririe. Qui qnidem mnrns sit longirndo istins cast ri n. parte interi ori ciritati.s, ))"'J)

    Calcoliamo la hmghezza della fricciat a Yerso piazia passi veneti 50 incirca.

    La grossezza delle m1 0Ye mura. fn così stabilita: 11/. piedi v. nelle fon dam cnta1 7 p. sopra terra) e 6 alla so1nmità. 11 t rùtto r ers0 pinzza riuforzar;.1si con pilastri, dne per og·ni campo, così all'i nterno come aW esterno.L'altezza delle unoYe mura. a.scendcnt a passi v. 9, non compresa la merlatura.

    "Item qnod fondamentum mnro rnm sit in fondo pedi bus XII per la.titudintJm suam et muri de supra terram pedibus septem et in summita.te pcdibns quin qne, et sint dicti mu ri alti passibus novern non ponendo rncrlos; et fi,rnt dne vilastr-i prn qnoli hct campo inter dictas cluas turres tam inlus qnam ex.tra prn for titnd lue mnrorum. -.. 4 5 )

    1 3) A rcl1. Tr. I. c. p. §357.

    •~) A rdi. 'l'r. l. e p. 358. 15J . ..A rcb. 'l'r. I. e. p . :)i:,S.

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    87

    Nel 1i377 ordi nossi d' innahare le mura del po rto tiu o all'al-

    tezza di passi v. 7, compresa. la merlatura, motivo a s npporre che le n1ura. tlclln citt,\ era.no 111olto lliil hrtsse p er cui potevano perfettamente dominarsi da l castello Amarina .

    Le mura .1.ntichc era.no in parte cost ruite a volto. Cosi il tratto tblla torre S. Marco o di Pescheria a quella

    delle Frateruitù. dicendosi nel pr imo progetto del castello Amarina :

    «l rnplca.ntnr volti 1nuri cxistentes intcr dicta.m tnrrim .F'ra.dcl lam et t.urrim Pescariem, super qua est posita fig·urn Sa.noti Marci lapidei tlcanrati. »cscariern et turrim Deccal'icm a terra.

    videlicet supra per pecles .. ,. qnatu or.,'1 i)

    Da disegno a mano inserto ucll' Ollera del Rossetti in tito lata: l' lde,i delle attion.i heroiehc di Jions. ì\Iiil cr ecc. 1 !,,') rappresentante la ci1h\ cl i Trieste n yolo cl' nceclln, rilcv imno che inlernamcnte cost-rnite a volto erano di più le mura fra la porta. di R.ib orgo, Donotn. e il castello, poi qnc lle da. Ca,,ana. in giù.

    Fassi,uno ad una dcr;;c rizionc più particolareggiata delle

    6 torri Da Statnto addizionale del 1321 rileviamo che le

  • 88

    S, Marco, da fig-nra in pi etrn, tforata, posta snlla torre medesi ma. Supponiamo fosse nu leone nlla.to e non In, f-ign ra del santo. Narra il Gi nstiniani nei snoi Annali rli GcnoYa come i Genovesi nel 1380, dopo n.yere indotta TrieB-tc a ribcll,irsi contro i Vouezian i) YÌ asportassero una pietra di rnn.rmo ~che si Yede ancor..1. og·g·idl in la casa, che è in capo la piazza de' Ginstiniani eh' era d'Antoni o Giustiniano, • uella qnal pietra, cosi sta.va scritto: "Ist e hipis in quo est figura. S. Marci de Veuetii$ fnit dc Tergesto capto a nostris MCCCLXXX.• 50) Questo S. :Jfo rco trovasi tuttod i nella. piazza dei Giustininni 51 ) e non crediamo a.ud;1.re errati supponendo che sia il medesimo posto dai Veneziani snlla torre Pescùcria. Ebbe questa. torre nel corso dei secoli a. snbire ,·

  • T VH.RDi · HANC Vl.:NETORVH · MA.Cll!NIS · OL])[ · CONC VSS .\M

    AC · POSTMODVl! · 'fVil{RAEMOTV · PENlè · DJSIECTAM INCOKCVSSA · l'lDELIVM · 'l' lm GESTINOR · CONSTAN'l'J A

    DE FENSAI! · AC · RESTJ1'VTAM

    8Q

    !VLJVS · L · B · DE · FIN · lVDEX · CAES UAYJ\IVNDVS · DE f

  • 90

    qna.tnor, cnndo passn uno extra. 11'crcia. vero de medio sit pa.ssih1B qninqnc enndo pnssn ll!IO extra. .~ 5 ;)

    La. to rre di fronte a. qndla. di Beccheria era irregolare pcrchè oùliqno i1 muro eh' c-:;~a. doyc:t tocca.re.

    , Et quia. rnnrns Dcc barie verBns ciYi t

  • La to rre Tiepolo giaceYa. a.ll' irnboccatnra d ell a. via T orretta 11e1\a via d i P escheria. Lo affe rm a pure il Crntey nella sua Perigrafia. di Trieste : ~La. coutra Lla., Llc !la quale si tratta chiamasi a l p resente semp!iceme ntc della Torretta, bcnclt61 pcl passa,to era co nosciuta.

    sotto il nome di Contrada della T orre tta di rficpolo. - lina di

    qnestc torri, p crchè più bassa ma. più forte delle altrn che s ino

    all .-1 demolizione dcHc mura g·randcp;g ia vano nell a, circ0nfercnz a

    della citt à, vi esis teva anche nel fondo della nostra Contrada, ed e1!n lta. fatto, che alla stessa venne in oggi dato il nome di Contrada della Torretta, cioè della pi ccola. Torre. S iccome la fu Rcpnùhl ica. veneta sino a ll' anno 130\) era parecchie volte Padrona di TrieHtc, cosl molti di quei Nobili fra qual i anche i T iepoli si

    son o venuti a 8tabilire in qn esta città. Eglino hanno occupato

    delle cariche sublinil ne i magistrati ed in segu ito sono stati ammessi al Patri ;,.ia to. Li Tiepolo enino fa.coltosi, v i possedevano molti heni ::;tabi li, e pen.:llè 11.1. maggior parte d elle loro case sarann o state s ituate nella Contrada di cui si t ratta, si avrà d::ito a lla f:i tessa il nome loro. , .:.~) È 8nperfl no agg·inngere che l'ultima parte delle osscnnr. ioni è ba:=-at.a f:i n mere supposizioni.

    Le anticlJe torri dcll:t città. c rnno per lo pili mnnite di porte d' cntruta e uscita., shtcnrn l!on adottato dai Veneiian i, i qual i solevano apr ire le porte non a mcz:zo dell e torri, ma nelle muragli e attigue

    a pochi passi di stan te da quelle. I)el castello a. JHarina fu ron o ordinate 5 porte : un a presso

    1n. nuova torre lli froutc a quella di Beccheria} u na presso l a torre ccntl'a le verso p iazza, altr::t presso la nuova tor re cli fro nte a lla Fradclht nel nrnro a libeccio, una quarta presso la to rre S. Marco,

    ed una quinta. pr0sso la to rre cli I3ecchcria. . Due sole porte po tea.n.c;i apri re, la, te rza e ht quarta , quella

    per hL com nnica.zionc cl i tcrrn, questt\ per la com unicazione di

    mare. Altra porta dovea aprirsi ne11e mura dell a città. verso libeccio,

    nl cli là del castell o,

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    «Item in muro castri qui est versns civitatcm -fìant due porte . . . . videlicet 11nct porta prope i'ltrrim qne fieri dcbct pr'r opposititm turris Beclwrie) et a.Itera prope twrim ftendam in medio muri. Et a parte facie versns g-arùiunm

  • cltcrn a parte tnrris F' radele ad marinam rimipatur tantum de muro civitatis q uantum debet esse fo vea lata, vidclicct passibns septcm, taliter qnod fovea desccndat in mare, et in capite ist ius fovce a parte maris inter turrim Fradelc et mmum civitat.is fiat una pallata, cum- uno restello, qne possit clan di et appcriri. ~ Gl)

    La sortita opposta presso la m1ova torre di fronte a quella di Beccheria era egnalmente premunita coutro a ttacco mediante saracinesca, cni agginug·evasi mm chiavica onde lasciar liberamente

    scorrere nella fossa l'acqua marina. Provvedesi finalmente che le saline attigue 11011 abbiano a rccarc)mpedimento al libero corso

    delle acque nel sito or

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    Altro ponte di legno fn fatt o presso la torre F radella, fn ori

    del castello, a. comodo dei cittadini ell e Yolcsscro rcrarsi alla. marina .

    • 1t0111, qnod fiat 11ua porta a parte B1tai terre ad marinam ult ra eastrnm versus garbiunm cu,n nno pontile ligHaminis quod descendat sup e1· molwn ci·vUcd is, ut melins videbitnr dictis rector il.ins Terges t i, per usum omn ium ire Yoleut inm et redi re ad mariua.111.. H-< )

    Dovendo il castello Amarina ocrnpn.re gran parie della piazza

    pub blica e r ichiedendo ogni fo rtificazione di s imil specie libera

    fino a nu certo limite la Yi~na le tntt' all 1 ingfro, ebbro C che i Ye~ nezìani, messi da lrnnda i rign ,in1 i di diritto ciYi1c proceder dovettero a lla demolizione del pab.zzo Yeccllio e cli molti Hl t ri cclifizì situati fra porta Carnna e la piazza pubblica della cittù .

    •Item) qnod pa latium vdus et iufrascripte

  • quod quam cekrius esse pot0st eùific icnt-nr eormn lwbitatione,':ò in C/\Sh'o 11011 dc:1ic icndo propterca qnod ipsi solntores Yaclaot stati m ad st.andnm in castro ut snpcrius

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    Un nuico caso uau fu previsto dai Veneziani, il caso elle nn a .. poten1,a. m,tri ttima. potesse veuire in soccorso dei Triestini. Caso non facil mente ideabile, ma che pnrc si re rifì cò. Attaccato il presidio ven eto nel gi ugno i380 dalle forze unite dei Genovesi e Triestini, non riesci a mantenere le sue comunicazioni di mare e sop ra.fa tto cfa.l numero dovette arrendersi ;.1, tutta discrczioue.

    In Ycdtù che si potrebbero applicare al castello A.marina e alla politica rnneziana di questi tempi le parole d i quella mcutc acutissima che fn il ;\fachiaselli :

    , La miglior fortezza che sia, è non esser ocliato cla' popoli: perchè, aucora che tu abbi le fortezze, e il popolo ti abbi iu odio, le non ti sa.lYano; pcrcbè non mancano mai a' popoli, preso che egli hanno Farmi, forestieri cli c gli socco rrino. >6s)

    « Debbesi .... consid era.re come le fortezze si fa.uno o per ili fendersi da' nemi ci, o per difendersi da' soggetti. Nel primo caso le non sono necessarie; nel secondo dannose. E comincia.udo a render ragioue perchè uel secomlo caso le siano cfannosc, dico cùc qnel principe o quella repnbblica che ha panra dc' snoi sud-diti e dell a. ribellione loro, prima conviene elle tal paur,1. nasca da odio cl.ie abbiano i suoi sudditi scco; l' od io da' mali suoi portamenti; i mali portameuti na.scono o cLt poter credere tenergli con forza, o da poca prudenza di chi gli governa. ed nua. delle cose che fa credere potergli forzare, è l' ayerc loro adllosso le fortezze; perch è i mali tra ttamen ti, che sono cagione clell' odio, nascono in bnona parte per avere qnel principe, o quella repubblica, le fortezze le qnali, quando sia vero questo, di gran lunga sono più nocive che utili. Perchè in prima come è detto ; le ti fan no essere più audace e più vi olento nei sudditi; dipoi, uon ci è quella sicurtà che tu ti persuadi: pcrcliè tntte le forze, tutte 1e violcuze che .si usano per tenere un popolo, sono nulla eccetto dne; o che tu abbia sempre da met tere iu campagna un buou eserci!o, come avevano i Romani; o che gli dissipi, spegua., disordini, disgiunga., iu modo che uou po.esiuo convenire ad offenderli .. . .. se tu fai le fo rtezze, le sono utili ue1 tempi di pace, perchè ti clanoo pHt

    is) K. i\fochinYelli , Il Principe c:np. 20.

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    a.nimo a far loro male; ma 11è tempi cli g uerra sono inntilissime, perchè le sono assaltate dal nemico e da' sitclditi 1 ne è vossibile che le faccino resistenza ed all'uno ed all' altro., '")

    Che i Triestin i, fieri dcli ' antica loro indipendenza, n,m potessero assuefarsi al nuovo dominio, lo comprova il seguente · passo dello storico Andrea Redusi:

    • Qni (Tergcstini ) pro libertate clcperdita, et cx eo qnocl acl s uhi ectioncm devonissent, gravitar pcrfercbaut. Qnibus Castris constructis et in custoclia.m positis parum fnit quin penitns

    in MCCCLXXX. Venetis rcbelari nt . . ") Un anno dopo la, caduta dell1 Anmrinn., i Veneziani dovettero

    rinunciare per sempre al dominio della città di Tries te) suo territorio e eastclla.")

    CARLO BuTTAZZONI.

    G''} N. Nadiiavclli 1 Discorsi soprn la primn dcca di Ti to Li vio1 L. II.

    cap. 24. 71)) .A ndrea R.ednsiis de Qu ero, Chronicon Tervisimun. Murntori R 1. S. 'l'om.

    XIX. col. 745. 11) Pace di Torino 24 ~.gosto 1331.

  • S FIEG AZIONJ: