Bachelor of Science in Cure infermieristiche Bachelor of ......Maitland- ‐Kaltenborn...

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Dipartimento sanità Tesi di bachelor 2010 Bachelor of Science in Cure infermieristiche Bachelor of Science in Ergoterapia Bachelor of Science in Fisioterapia

Transcript of Bachelor of Science in Cure infermieristiche Bachelor of ......Maitland- ‐Kaltenborn...

  • Scuola universitaria professionale della Svizzera italianaDipartimento sanità

    Tesi di bachelor 2010 —Bachelor of Sciencein Cure infermieristiche—Bachelor of Sciencein Ergoterapia—Bachelor of Sciencein Fisioterapia

  • Dipartimento sanità 3

     

     

     

     

     

     

     

     

    Grafico 1: Tipologia prevalente di pazienti

    Grafico 2: Specializzazione professionale

     

    48%  

    1%  4%  6%  0%  7%  

    3%  

    5%  

    1%  

    2%   23%  

    Terapia  manuale-‐Maitland-‐Kaltenborn  Riabilitazione  spor@va  

    Fisioterapia  pediatrica  

    Trigger  points-‐Dry  needling  EleHroterapia  

    Chinesiterapia-‐FBL  

    Riabilitazione  cardiaca  

    Linfodrenaggio  

    Massoterapia  

    Terapie  complementari  

    Altre  specializzazioni  

    75%  

    9%  9%  

    1%   3%  3%  

    Ortopedici-‐reumatologici  

    Internis@ci-‐geriatrici  

    Neurologici  

    Psichiatrici  

    Pediatrici  

    Altri  

    0-4 5-9

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    Scuola universitaria professionale della Svizzera italianaDipartimento sanità

    Tesi di bachelor 2010 —Bachelor of Sciencein Cure infermieristiche—Bachelor of Sciencein Ergoterapia—Bachelor of Sciencein Fisioterapia

  • Tesi di bachelor 2010 Dipartimento sanità

    Il Dipartimento sanità della SUPSI nasce nel 2006 offrendo, per la prima volta in Ti-cino, percorsi di laurea (bachelor) in cure infermieristiche, ergoterapia e fisioterapia. Il valore aggiunto del Dipartimento sanità deriva dall’operare in un contesto in cui l’aspetto professionalizzante è associato a quello del rigore scientifico accademico.

    Gli ambiti d’attività del Dipartimento sanità sono i seguenti:◆ Formazione di base il Dipartimento sanità offre tre percorsi di bachelor (in cure infermieristi- che, ergoterapia e fisioterapia) mirati allo sviluppo di competenze specialistiche, sociali e comunicative, metodologiche e personali utili a futuri professionisti della salute che sappiano adattarsi costantemente ai sempre più complessi scenari del sistema sanitario.◆ Formazione continua presso il Dipartimento sanità è possibile frequentare e certificare svariati percorsi a diversi livelli ed in diversi ambiti. Una particolare attenzione viene posta all’evo- luzione degli orientamenti dei sistemi sanitari attraverso un approccio globale ed interdisciplinare, aperto agli sviluppi delle scienze sociali e umane, della salute e dell’economia.◆ Ricerca e prestazioni di servizio attraverso l’operato della sua Unità di ricerca, il Dipartimento sanità compie ri- cerche applicate di qualità, concrete e soprattutto utili al lavoro dei professioni- sti della salute. Oltre a ciò, il Dipartimento sanità è presente nel territorio attra- verso l’adempimento di prestazioni e mandati assegnati da organizzazioni ed enti esterni.

    Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

    —Dipartimentosanità

  • Tesi di bachelor 2010 Dipartimento sanità

    La direzione del Dipartimento sanità ha deciso anche quest’anno di pubblicare in un unico volume i lavori di bachelor degli studenti dei corsi di laurea in cure infer-mieristiche, ergoterapia e fisioterapia, innanzitutto per sottolineare il grande im-pegno e la passione che essi hanno dimostrato nella realizzazione di queste tesi, palestra ideale per affinare e sperimentare metodologie e strumenti utili al loro sviluppo professionale. Questo catalogo, pur presentando in forma sintetica i singoli lavori di tesi dei neo-laureati, vuole offrire una panoramica dei differenti ambiti in cui essi sono chiamati ad operare e delle problematiche che saranno chiamati ad affrontare evidenziando nel contempo la stretta relazione tra teoria e pratica professionale.Il catalogo costituisce inoltre un valido strumento d’informazione sulle competen-ze che è possibile sviluppare attraverso i diversi curricoli formativi auspicando che, in particolare per quei giovani che devono ancora scegliere il proprio indirizzo pro-fessionale, possa essere fonte d’ispirazione per il loro futuro.A tutte le laureate e a tutti i laureati vanno, da parte dei collaboratori del Diparti-mento sanità, i più cordiali auguri per un futuro professionale ricco di stimoli che permetta loro di mantenere e ulteriormente sviluppare la professionalità e il gran-de impegno dimostrati durante la formazione.

    Direttore Dipartimento sanità

    Ivan Cinesi—

  • Tesi di bachelor 2010 Dipartimento sanità

    “Quando parliamo di cura non intendiamo soltanto l’aspetto clinico-sanitario ma anche, e soprattutto, il prendersi cura dell’altro che implica la relazione all’altro. Curare e prendersi cura non sono la stessa cosa: nel primo caso si tratta di riparare un danno, nel secondo caso si tratta di occuparsi dell’altro, di essere attento alla sua vita, alla sua dignità e alla sua sto-ria. Non dimentichiamo mai che ogni processo di cura che riguarda l’umano ha una dimen-sione etica; si potrebbe parafrasare Immanuel Kant dicendo che v’è un imperativo catego-rico: non usare mai l’altro come un mezzo o un oggetto, ma considerarlo sempre come una finalità ed un soggetto portatore di diritti e di dignità” (Alain Goussot 2010)

    “Non c’è cura se non si sa cogliere cosa ci sia in un volto, in uno sguardo, in una semplice stretta di mano, e in fondo se non si sia capaci di sentire il destino dell’altro come il nostro proprio destino” (Eugenio Borgna 2001)

    Chi temeva, con il passaggio delle formazioni sanitarie all’ambito universitario, una disumanizzazione della pratica assistenziale può essere rassicurato. Il lettore dei lavori di bachelor di quest’anno potrà trovare delle interessanti riflessioni, utili ad approfondire la conoscenza di molti aspetti di assoluta rilevanza per le nostre professioni in sintonia con gli auspici formulati da Alain Goussot e da Eugenio Borgna.L’ergoterapia, la fisioterapia e le cure infermieristiche hanno bisogno di stimoli e di piste che portino a nuovi ed attuali interrogativi di ricerca. Con i loro lavori di tesi i professionisti che si laureano oggi dimostrano di aver colto l’importanza della ri-cerca e della documentazione scientifica, della metodologia applicata alla profes-sione e allo studio e della pratica riflessiva.Nei lavori di questi nuovi colleghi è anche possibile cogliere quella spinta entu-siasta verso la conoscenza, molti interrogativi etici attuali e pertinenti, propri ai neo-professionisti.Emerge la voglia di togliere l’attività professionale dalla routine e dall’impersonalità per assumerne pienamente la consapevolezza e la responsabilità che il confronto con esperti e colleghi delle tre professioni possono dare. Dedico un pensiero particolare alle studentesse che, per la prima volta, hanno vo-luto e saputo rivolgere la loro attenzione a temi professionali nell’ambito della coo-perazione internazionale, con la sensibilità e la competenza di chi riconosce nell’in-contro multiculturale un’occasione di scambio e arricchimento.Alle felicitazioni a tutti i neo laureati è doveroso aggiungere sentiti ringraziamenti a tutti i direttori di tesi e agli esperti esterni che hanno seguito e valutato con at-tenzione e impegno questi lavori.

    Responsabile Formazione bachelor

    Graziano Meli—

  • Tesi di bachelor 2010 Dipartimento sanità

    La redazione del lavoro di tesi ha permesso ai nostri studenti di esercitare delle mi-cro attività di ricerca in un contesto ancora protetto, di sviluppare competenze che verranno ora sollecitate ed adoperate nella loro attività professionale, e di acquisire esperienza pratica nella ricerca.La scelta delle domande di indagine è stata fatta dagli studenti stessi che hanno proposto degli argomenti rilevanti per il percorso di apprendimento e per le prati-che cliniche di riferimento, riuscendo a contribuire allo sviluppo delle conoscenze della professione infermieristica; si pensi alla valutazione dell’efficacia degli inter-venti, alla progettazione di azioni educative, alla promozione della salute, ad inda-gini sull’intelligenza emotiva, in gruppi bersaglio costituiti da anziani, adulti, bam-bini, in buona salute o malati. Solo sulla base di questi risultati scientifici possono essere adottati cambiamenti o adattamenti nella pratica clinica. Fare ricerca è una precisa responsabilità di tutti gli infermieri, di quelli che realizzano indagini ma non solo… anche di quelli che in-dividuano delle problematiche cliniche che saranno poi la base per porre delle do-mande di studio pertinenti.In questo senso gli infermieri hanno una posizione privilegiata accanto al paziente; grazie alla loro vicinanza, alla loro empatia, alla loro capacità di sfruttare tutte le ri-sorse e di cogliere tutti i problemi (e tutti contemporaneamente!) riescono ad evi-denziare soluzioni a problemi di salute della comunità e, con un ruolo attivo e pro-positivo, a proporre cambiamenti nelle attività della cura, di immagine e di ruolo.Rendersi visibili: la quarta grande “R”.Gli infermieri devono usare i risultati delle loro ricerche e rendere visibili i dati raccol-ti. Solo attraverso la validazione e la diffusione di questi dati riusciranno a dare un contributo al cambiamento di ruolo, al possibile dialogo, la possibile costruzione di ponti di comunicazione tra i costi della salute, la qualità dell’assistenza e la lettura dei fenomeni legati all’umano e alla sua complessità – che vanno mantenuti al centro.Così come al centro delle tematiche presentate dagli studenti vi sono altri fatto-ri che strutturano le cure infermieristiche: “R” come relazione, come razionale, re-altà, realizzazione di pratiche cliniche basate sulla scientificità, risposte pratiche e raccolta di informazioni.La grande sfida che li attende sarà – a mio modo di vedere – quella di permettere a queste grandi “R” di essere incisive, di avere peso sulle attività di cura, di influenza-re le politiche sanitarie, adattandosi sì al contesto economico ma anche, coraggio-samente, portando avanti una “vision” infermieristica che sappia valorizzare tutti quei principi soggiacenti che sono i nostri punti forti.Sono certo che i miei nuovi colleghi dispongano di tutti gli elementi per riuscirci: competenze, passione, determinazione e capacità di adattamento.Porgo a tutti loro i migliori auguri per una lunga carriera ricca di soddisfazioni e successi.

    CoordinatoreBachelor in Cure infermieristiche

    Maurizio Belli—

  • Tesi di bachelor 2010 Dipartimento sanità

    L’ergoterapia come disciplina accademica e come professione è in continua evolu-zione. Nella sua definizione moderna, utilizza il termine occupazione per catturare l’ampiezza ed il significato delle “attività” in cui l’uomo è impegnato, che struttu-rano la vita di tutti i giorni e contribuiscono alla salute e al benessere. L’impegno in occupazioni, come centro dell’intervento dell’ergoterapia, coinvolge sia aspet-ti soggettivi (emozionali e psicologici) che oggettivi (fisicamente osservabili) della performance. Gli ergoterapisti considerano l’impegno da questa prospettiva dua-le e olistica e affrontano tutti gli aspetti della performance quando intervengono. Sempre di più l’ergoterapia è guidata dalla scienza occupazionale, una disciplina dedicata allo studio dell’occupazione, che supporta la pratica clinica dell’ergotera-pia ampliando la conoscenza dell’occupazione. Le occupazioni sono fondamentali per l’identità ed il senso di competenza dell’utente e, oltre ad avere un particolare significato e valore, influenzano la decisione di come passare il proprio tempo. Va osservato che oggigiorno gli utenti dell’ergoterapia non sono più, come una volta, singole persone, bensì le richieste per un intervento o una proposta ergoterapica si allarga ad organizzazioni e popolazioni.I lavori di bachelor in Ergoterapia dell’annata 2010, presentati in questa pubblica-zione, riprendono questa visione moderna della professione, collocando al centro idee innovative per lo sviluppo di progetti concreti da realizzare soprattutto nel Canton Ticino, che però, possono fornire ispirazioni anche in altri contesti. Come caratteristica particolare, le tesi vertono molto sullo sviluppo della professione su vari livelli, espandendo così gli ambiti di intervento a parti della popolazione finora non associate all’ergoterapia. In concreto, una parte delle tesi di bachelor esplo-ra ambienti nuovi (scuole e carcere) come aree dove l’ergoterapista non interviene ancora in Ticino rispetto ad altre parti della Svizzera o del mondo; oppure propon-gono modifiche ambientali sviluppate strettamente in base alle prospettive occu-pazionali degli utenti. Una seconda parte analizza o specifica l’intervento ergote-rapico in contesti clinici e ambulatoriali della salute mentale (confronto della realtà ticinese dell’ergoterapia in psichiatria e intervento ergoterapico con persone affet-te da disturbi alimentari), o si focalizza su situazioni di malattia grave e minaccian-te la vita. Una terza parte, infine presenta metodi di trattamento ergoterapico fi-nora poco conosciuti nella comunità dei professionisti ergoterapisti ticinesi. Tutti i lavori di bachelor essendo frutto di sforzi straordinari in contesti spesso complicati e sfidanti, danno prova del buon livello di preparazione dei nostri stu-denti alla vita professionale. A nome del team di docenti del corso di laurea mi complimento con tutti i neolaureati, formulando i migliori auspici di una ricca, lunga e soddisfacente carriera professionale.

    Coordinatore Bachelor in Ergoterapia

    Matthias Möller—

  • Tesi di bachelor 2010 Dipartimento sanità

    Le varie tematiche proposte e sviluppate dagli studenti nei loro lavori di bachelor si centrano in particolar modo sull’ambito ortopedico-traumatologico.Questo specifico settore della riabilitazione è affrontato in contesti differenziati, quali ad esempio quelli domiciliare, sportivo, territoriale, ed è declinato nei seguenti approcci:◆ studio di casi◆ revisione della letteratura◆ indagini qualitative

    Le diverse tesi, che trovano nella revisione della letteratura il loro terreno priori-tario di sviluppo, depongono a favore della costante attenzione agli attuali orien-tamenti che vedono nell’Evidence Based Physiotherapy un irrinunciabile punto di riferimento tanto nella formazione quanto nella professione; esse richiamano e si rifanno agli aspetti di rigore e scientificità propri ad entrambe le istanze.La scelta di integrare e correlare a dati ed elementi derivati dalla letteratura aspetti di natura qualitativa fornisce una chiave di lettura del fenomeno studiato che in-tegra nell’analisi aspetti relativi alla persona ed alle sue diverse dimensioni e pone quindi l’accento sull’individuo-soggetto dell’offerta in cura; in questo senso tale prospettiva “vivifica” il rigore scientifico alla luce di un approccio e di una compren-sione anche umanistica della tematica di studio.Lo studio di casi mette in campo i diversi aspetti clinici propri della pratica profes-sionale di riferimento e li valorizza in relazione all’esplorazione di specifici aspetti conoscitivi e procedurali che questo tipo di lavoro comporta.Questa eterogeneità di sguardi è sottesa, come sopra brevemente accennato, a differenti approcci metodologici che si caratterizzano per il fatto di appartenere tanto alla formazione quanto alla professione e di essere quindi patrimonio comu-ne e condiviso di entrambe le istanze.È in ragione di queste considerazioni che i lavori di bachelor si connotano come pun-to di incontro e legame tra percorso formativo, prassi di riferimento e futuro profes-sionale poiché la loro realizzazione mette in campo e richiede l’utilizzo e la mobiliz-zazione di saperi, competenze differenziate e metodologie che sono già professionali.È inoltre per questi motivi che, in termini di senso, la realizzazione del lavoro di ba-chelor riassume e racchiude in sé l’intero percorso formativo e rappresenta il pas-saggio, che è al tempo stesso continuità, tra formazione e professione.A titolo personale ed a nome del team di formatori del corso di laurea in Fisiote-rapia mi complimento con i neolaureati per il risultato raggiunto e auguro loro un futuro professionale ricco di soddisfazioni e successo.

    Coordinatore Bachelor in Fisioterapia

    Francesco Micheloni—

  • Tesi di bachelor 2010 Dipartimento sanità

    Gli esperti che hanno collaborato alla valutazione delle tesi di bachelor: Maria-Luisa Aimi, Barbara Banfi, Monica Bianchi, Alfredo Bodeo, Francesco Bordo-ni, Margarita Cambra Duval, Myriam Caranzano, Manuela Cattaneo-Chicus, Cin-zia Cereda, Severino Cordasco, Romina Croci, Nicole Delprete, Claudia Evers, Flavia Fontana, Alessandra Galfetti, Sara Gamberoni, Giovanni Isella, Paolo Menghetti, Antonello Molteni, Claudio Nizzola, Lorenzo Pezzoli, Jean Claude Piffaretti, Doro-thy Prezza, François Rusca, Mirko Steiner, Anna Sonia Tettamanti, Dario Valcaren-ghi, Osvalda Varini.

    Si ringraziano infine tutti gli Istituti e le organizzazioni che hanno accolto, seguito e sostenuto gli studenti del Dipartimento sanità durante il percorso di progetta-zione e realizzazione delle tesi di bachelor.

    Si desidera ringraziare

  • Scuola universitaria professionale della Svizzera italianaDipartimento sanità

    Tesi di bachelor 2010 —18 Bachelor of Science in Cure infermieristiche —68 Bachelor of Science in Ergoterapia —88 Bachelor of Science in Fisioterapia

  • Cure infermieristiche 21 20 Tesi di bachelor 2010

    22 Lira Aioupova Terapia analgesica con morfina —24 Gabriela Andrea Batnag Prospettive interculturali —26 Sabina Bacinelli Allegria e sorrisi in Cure intense —28 Diana Battaglia Arjeta Musa Baqaj Stress sul luogo di lavoro —30 Elisabetta Benazzo Valutazione del rischio cardiovascolare: Sportivi vs Non-Sportivi —32 Sara Candolfi Caregiver —34 Mauro Capra Rianimazione e defibrillazione precoce —36 Jacinta Costa Dos Santos La gestione del dolore pediatrico —38 Stefania Daguet Stress, burnout e strategie di coping degli infermieri in Pronto Soccorso —

    40 Elisabete De Jesus L’infermiere nella comunicazione della diagnosi infausta —42 Alessandro De Piaggi Oscar Trussardi Il trasferimento dei dati del paziente come elemento di qualità —44 Cinzia Emma Il decision-making nell’ambito pediatrico —46 Francesca Ferrari Il taglio cesareo in Ticino —48 Geremia Gervasoni L’infermiere e la sua immagine —50 Marija Jovanovic Jolanda Li Volsi L’AIDS e le sue paure —52 Rossella Mancuso Stefania Simone Centro educativo Barrilete de Colores —54 Anna Pons Ivana Rusconi Effetti delle benzodiazepine negli anziani —56 Fabienne Rodoni Fattori associati alla durata dell’allattamento esclusivo in un gruppo di mamme ticinesi —

    58 Dorotea Saglini I famigliari, una risorsa preziosa —60 Silvia Saiote Evidence Based Nursing —62 Alice Saltarin Intelligenza emotiva —64 Anna Sanfilippo La tecnica Buttonhole —66 Luca Valenti Il paziente affetto da BPCO e il suo entourage —

    Bachelor of Sciencein Cure infermieristiche

    Nella pagina seguente fotografia di tutti i neolaureati che presentano il loro abstract con (dall’alto) Monica Monteiro e Fabienne Poncetta, diplomate 2009/2010.

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  • 24 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 25

    Lira Aioupova—

    Terapia analgesica con morfina La percezione degli infermieri riguardo al vissuto emotivo dei pazienti —Relatrice — Ilaria Bernardi-Zucca

    La tesi affronta il tema della rappresentazione degli infermieri e dei pazienti in me-rito alla terapia analgesica con morfina. Il lavoro svolto si pone l’obiettivo di identificare e analizzare la percezione degli in-fermieri riguardo al vissuto emotivo dei pazienti e di individuare le strategie messe in atto dagli infermieri per gestire il percorso terapeutico con la morfina.Per determinare e valutare tali rappresentazioni sono stati intervistati 8 infermie-ri di due diversi reparti del contesto ospedaliero acuto (oncologia e medicina). Le rappresentazioni dei pazienti non sono state raccolte direttamente ma attraverso vissuto ed esperienza dei professionisti intervistati. La rappresentazione più significativa dei pazienti è la paura della morte rapida ed imminente, della dipendenza, di effetti collaterali quali ad esempio perdita di luci-dità e di controllo. Per quanto riguarda le rappresentazioni dei curanti emergono elementi significativi comuni con talune eccezioni di carattere specifico. In termini di libera associazione gli elementi che emergono con maggiore frequenza collega-no la terapia con morfina ad argomenti quali dolore, efficacia e validità analgesica del farmaco, senso di liberazione e di sollievo, palliazione in fase terminale, effetti collaterali quali nausea, stitichezza e confusone. Il lavoro mette in luce in modo significativo la relazione esistente tra anzianità la-vorativa e cambiamento di approccio rispetto agli aspetti riguardanti l’utilizzo della morfina che rispecchia l’uso sistematico di oppiacei durante l’ultimo decennio.Lo studio dimostra inoltre che la messa in atto di una formazione continua con tema-tiche strettamente legate agli elementi sopradescritti, risulta essere estremamente efficace nel gestire il percorso di malattia ed esistenziale dei pazienti oncologici.Il lavoro trova riscontro nella letteratura scientifica in termini di rappresentazioni dei pazienti; quello che invece sembrerebbe essere cambiato negli ultimi decenni è una minore reticenza all’uso del farmaco, e questo grazie anche ad un’informazio-ne mirata e dettagliata da parte del personale curante.

    “ ... minor reticenza all’uso del farmaco... ”

  • 26 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 27

    Gabriela Andrea Batnag—

    Prospettive interculturaliL’esperienza degli infermieri in Ticino nella cura di pazienti appartenenti ad una minoranza etnica—Relatrice — Anna Piccaluga-Piatti

    Con il fenomeno delle migrazioni il personale curante è chiamato a prendersi cura di persone appartenenti a gruppi etnici diversi. Ricerche internazionali riportano che gestire situazioni interculturali per gli infermieri non è evidente a causa delle barriere culturali che limitano le loro prestazioni.In Ticino, nell’ambito sanitario, sono stati lanciati diversi progetti con prospettive interculturali. Essendo però recenti si presentano ancora immaturi per superare le questioni interculturali odierne. Perciò è stato trovato opportuno indagare sul-le esperienze degli infermieri nella cura di pazienti appartenenti ad una minoranza etnica. Gli obiettivi vertono a raccogliere: testimonianze per descrivere le esperienze de-gli infermieri nella cura di questi pazienti (attualmente vi sono poche pubblicazio-ni che trattano il tema); informazioni sullo sviluppo della loro cultural self-efficacy e sulla loro percezione di adeguatezza nel gestire situazioni interculturali; dati sul ruolo della formazione e della cultura organizzativa nella gestione di questi casi.È stato eseguito uno studio qualitativo con un approccio fenomenologico. Sono stati reclutati cinque infermieri attivi in reparti acuti, localizzati in una struttura ospedaliera situata in una regione con una concentrazione importante di popo-lazione immigrante.Sono state eseguite delle interviste, audioregistrate poi trascritte. L’analisi dei dati ha riportato che la maggioranza degli infermieri è aperta verso la diversità, si ado-pera per rilevare i bisogni dei pazienti nonostante le barriere culturali e si impegna a soddisfarli. La cultura organizzativa incide in modo significativo nel lavoro degli in-fermieri; la formazione di nursing interculturale ha avuto un ruolo minore nello svi-luppo della cultural self-efficacy dei partecipanti e nella loro percezione di adegua-tezza. Malgrado questo i partecipanti riconoscono che la formazione è importante per sensibilizzare i curanti sulla tematica e per acquisire le competenze culturali. È stato inoltre dedotto che è importante recuperare quegli infermieri che non con-siderano la cultura nell’assistenza e quelli che hanno la tendenza ad essere razzisti.

    01 Con il fenomeno delle migrazioni anche il personale curante diventa sempre più multietnico e multiculturale. —02 La società moderna è caratterizzata dalla multietnicità e dalla multiculturalità. L’assistenza odierna richiede dunque l’integrazione di prospettive interculturali.

    01

    02

  • 28 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 29

    Sabina Bacinelli—

    Allegria e sorrisi in Cure intenseEsperienze e vissuti del personale infermieristico sull’importanza della terapia del sorriso integrata all’assistenza e al rapporto con il paziente—Relatrice — Daniela Tosi-Imperatori

    Il lavoro svolto vuole indagare alcuni aspetti inerenti alla Terapia del Sorriso in rela-zione alle prestazioni di cura fornite dal personale infermieristico delle Cure intense. I quesiti da cui è partita l’analisi sono: ◆ il personale infermieristico conosce la Terapia del Sorriso? ◆ L’esperienza maturata può essere un valore aggiunto per applicare i principi di tale teoria? ◆ In un ambiente come la Medicina Intensiva l’assistenza infermieristica può essere vista come una risorsa, un’occasione per trasmettere buonumore e allegria aiu- tando chi soffre? ◆ Nonostante la complessità delle cure, con cui spesso gli infermieri sono confron- tati, date le complesse patologie, i monitor, le infusioni, le terapie specifiche (che a volte possono anche compromettere la vita del paziente se gestite con poca precisione e professionalità) riescono a trovare ugualmente occasioni per sorri- dere con semplicità e spontaneità?Dopo aver indagato le origini della comicoterapia e l’effetto del ridere a livello bio-logico e psicosociale si è passati alla parte di indagine. Lo studio qualitativo svol-to ha visto partecipare 21 infermieri dei reparti di Cure intense di due ospedali del’ Ente Ospedaliero Cantonale e di una Clinica privata. Le risposte ai questionari hanno dimostrato che quasi tutto il personale infermieristico è a conoscenza di que-sto tipo di terapia complementare e che, grazie all’esperienza, è in grado di appli-carne i principi base conoscendo i maggiori effetti terapeutici. Le Cure intense sono dunque un luogo dove è possibile trovare infermieri in grado di elargire sorrisi, di tra-smettere buonumore al paziente, considerandolo non come “patologia” ma come una persona nella sua globalità e complessità. I momenti di cura vengono conside-rati importanti occasioni per ridere con il paziente ma è sempre necessario ricono-scere il momento in cui cercare di instaurare un rapporto basato sull’allegria, senza mai trascurare professionalità e competenza. Ciò permette, secondo gli infermieri, di creare maggior alleanza terapeutica, di stabilire un rapporto più umano ed empa-ticamente più divertente con effetti positivi non solo per il paziente ma anche per se stessi. La risata: utile strumento per fornire valore aggiunto al già importante ruolo infermieristico, per incrementare l’aspetto “artistico” e “creativo” delle cure.

    L’immagine rispecchia il contrasto che potrebbe nascere nel considerare le Cure intense come un reparto in cui sia possibile trovare allegria e sorrisi. Il volto sorridente e allegro, infatti, contrasta con il vortice disegnato con le tonalità del blu.

  • 30 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 31

    Diana Battaglia e Arjeta Musa Baqaj—

    Stress sul luogo di lavoro La resilienza come strategia degli infermieri specializzati in Cure intense per affrontare lo stress lavorativo—Relatrice — Tiziana M.L. Sala Defilippis

    Questo lavoro di tesi tratta la tematica della resilienza intesa come strategia degli infermieri per gestire lo stress lavorativo nell’ambito delle Cure intense. La resilien-za comprende l’abilità di gestire con efficacia lo stress e le difficoltà, di far fronte alle sfide di ogni giorno, di riaversi dalle delusioni, dalle avversità e dai traumi tra-sformando l’esperienza dolorosa in apprendimento.Dalla letteratura scientifica emerge l’elevato livello di stress occupazionale legato all’esercizio della professione infermieristica, da tale constatazione nasce l’inter-rogativo volto a rispondere quali siano le attitudini personali che permettano ad alcuni infermieri di continuare il loro percorso lavorativo senza sviluppare conse-guenze negative legate al notevole stress percepito.L’attenzione di questo lavoro si focalizza sulle possibili strategie che permettono agli infermieri di far fronte allo stress occupazionale. Lo scopo del lavoro è verifica-re l’ipotesi della resilienza negli infermieri. Gli obiettivi mirano a quantificare la re-silienza, individuare i fattori propri della resilienza e quelli maggiormente presenti nel campione e spiegare la varianza della resilienza attraverso l’analisi delle corre-lazioni con variabili esterne indipendenti, quali: genere, età, anni di lavoro comples-sivi, anni di servizio nelle Cure intense e percentuale lavorativa.Questo studio esplorativo, non sperimentale, rappresenta un’analisi quantitativa descrittiva del livello di resilienza negli infermieri e mira a individuare le correlazio-ni che sussistono con alcune variabili esterne. Il campione è costituito da un nu-mero complessivo di 22 infermieri specializzati in Cure intense. Per la valutazione del livello di resilienza e dei fattori che la costituiscono è stata utilizzata la scala di auto-valutazione CD-RISC (Connor-Davidson Resilience Scale).Questo studio ha confermato l’ipotesi della resilienza nel personale infermieristico, dimostrando un buon livello di resilienza nel campione se paragonato ad altri studi in cui è stata utilizzata la scala CD-RISC. I cinque fattori della resilienza maggior-mente presenti consistono in: impegno, adattamento, autostima/autoefficacia, controllo e tenacia. Inoltre, tra le variabili indagate la percentuale lavorativa risul-ta essere quella maggiormente importante per il potenziamento della resilienza.Dallo studio risulta che è necessario favorire la costruzione della resilienza per ge-stire lo stress lavorativo. La promozione della resilienza sul luogo di lavoro incide positivamente sul benessere personale degli infermieri ed influisce sulla qualità delle cure erogate ai pazienti.

    Lo sviluppo della resilienza negli infermieri è possibile attraverso le seguenti strategie

    ◆ la ricerca di rapporti positivi all’interno dell’équipe◆ il mantenimento di positività attraverso l’ottimismo, le emozioni positive e l’umorismo ◆ il raggiungimento dell’equilibrio fra vita e spiritualità

    ◆ lo sviluppo dell’intuizione emotiva ◆ la crescita personale e l’incremento delle capacità riflessive

    Risorse individuali degli infermieriFattori della resilienza

    ◆ impegno◆ adattamento

    ◆ autostima/autoefficacia◆ controllo◆ tenacia

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    01 Nell’ambiente lavorativo gli infermieri si trovano ad affrontare spesso situazioni molto impegnative sia dal punto di vista fisico che emotivo. Questo li espone a potenziali accumuli di stress, che possono intaccare il loro benessere. —02 I fattori di stress in Cure intense sono molteplici, ma il loro effetto sul team è limitato grazie alle numerose risorse individuali e alle dinamiche positive di gruppo.

    03 Dalla distribuzione del campione rispetto al livello di resilienza, misurato attraverso la scala CD-RISC, risulta che la media dello score è 67.7 punti. Il risultato ottenuto dimostra un buon livello di resilienza nel personale infermieristico. —04 Numerosi autori della letteratura scientifica concordano sul fatto che tutti hanno una resilienza potenziale. Attraverso lo sviluppo della resilienza si può ridurre la vulnerabilità di fronte alle avversità e resistere allo stress lavorativo.

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  • 32 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 33

    Elisabetta Benazzo—

    Valutazione del rischio cardiovascolare: Sportivi vs Non-Sportivi—Relatore — Claudio Benvenuti

    Le malattie che interessano l’apparato cardiovascolare sono al primo posto in ter-mini epidemiologici nei Paesi industrializzati e in via di sviluppo. L’Ufficio Federale di Statistica, nel Febbraio 2009, ha pubblicato un bollettino ove è dichiarato che le malattie cardiovascolari in Svizzera sono la causa del 37% dei decessi, contro un più temuto cancro che si situa al secondo posto con il 26% delle morti. Nella pre-venzione dell’insorgenza di queste malattie risulta fondamentale la conoscenza dei fattori di rischio. In ambito cardiologico, sono stati identificati dei fattori di rischio definiti modificabili, inerenti lo stile e le abitudini di vita, e fattori detti non modifi-cabili poiché legati all’età della persona interessata, al genere sessuale e alla fami-liarità di queste malattie.Questo lavoro va a ricercare un’eventuale differenza tra due popolazioni campio-ne, gli sportivi e i non sportivi. Al seguente progetto hanno preso parte un totale di 60 persone, di cui 30 appar-tenenti al gruppo dei non sportivi e 30 al gruppo sportivi. I questionari sono stati sottoposti ad adesione volontaria e in forma anonima. Grazie ai dati raccolti, si è delineato un quadro di fondamentale differenza tra i gruppi che son venuti a confrontarsi, osservando una predisposizione allo sviluppo di malattie cardiovascolari di ben 3 volte maggiore per il gruppo dei non sportivi rispetto a coloro che praticano attività fisica regolarmente.In base ai risultati di questo studio, si denota che le abitudini della vita quotidiana e lo stile di vita in generale influenzano assai più lo sviluppo di malattie cardiova-scolari che i fattori come la genetica. In tal senso, prende spazio il concetto di pro-mozione della salute e prevenzione.

    “ ... predisposizione allo sviluppo di malattie cardiovascolari di ben tre volte maggiore per il gruppo dei Non-Sportivi... ”

  • 34 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 35

    Sara Candolfi—

    Caregiver Le problematiche e i bisogni del caregiver del paziente anziano oncologico—Relatrice — Carla Pedrazzani

    Questo lavoro tratta il tema dell’oncogeriatria, l’attenzione viene posta in partico-lar modo su coloro che si prendono cura del paziente anziano oncologico a domi-cilio, ovvero i caregivers informali. Lo scopo è di individuare le principali problema-tiche e i bisogni dei caregivers e conoscere la loro percezione sulla presa a carico infermieristica nei loro confronti. La nascita di questa tesi, nasce dall’interesse specifico per gli ambiti dell’oncologia e della geriatria, inoltre la scelta è stata influenzata dall’esperienza personale lega-ta al tema del caregiving di un paziente anziano oncologico.Il percorso svolto è suddiviso in tappe, la prima parte descrive gli obiettivi e la me-todologia del lavoro. La seconda parte è formata dall’elaborazione del quadro teo-rico, dove si fa riferimento alla letteratura legata al tema del caregiver del pazien-te anziano oncologico. In particolare verranno ricercati e sviluppati i problemi che caratterizzano la sfera emotiva, fisica e spirituale di queste persone. La terza par-te è la fase applicativa, che comprende l’elaborazione di uno strumento di raccolta dati, la raccolta dati stessa e l’analisi. Per utilizzare un approccio di tipo qualitativo si è selezionato un campione di persone di numero limitato, ovvero 6 caregivers. I dati sono stati raccolti tramite interviste con domande aperte e con l’utilizzo di una scala di valutazione del carico assistenziale del caregiver, per ottenere dati più oggettivi. Dall’analisi dell’elaborato, redatto principalmente in forma descrittiva e narrativa, risulta essere presente un discreto carico assistenziale del caregiver. In particolar modo emergono significativi problemi a livello della dimensione emo-tiva, sfera toccata in maggior misura. Per quel che riguarda la presa a carico in-fermieristica nei confronti dei caregivers, si rileva una soddisfazione generale. Con questi risultati si potrebbe considerare un approccio assistenziale basato prevalen-temente sulla relazione, finalizzata alla conoscenza delle emozioni e dei vissuti, ai fini di attivare una rete di sostegno adeguata.

    “ ... l’attenzione viene posta su coloro che si prendono cura del paziente anziano oncologico a domicilio: i caregivers informali. ”

  • 36 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 37

    Mauro Capra—

    Rianimazione e defibrillazione precoce Implementazione sul territorio di competenza dell’elisoccorso—Relatore — Claudio Benvenuti

    L’arresto cardiorespiratorio improvviso (ACI) è un evento che in Ticino colpisce all’incirca 300 persone ogni anno. La sopravvivenza di queste persone è legata alla rapidità con la quale sono intraprese le prime misure di rianimazione. Nelle prime manovre di rianimazione, assumono un’importanza cruciale il massaggio cardiaco (BLS) e, se disponibile, l’utilizzo del defibrillatore automatico esterno (DAE). Que-sto vale anche per le persone che frequentano le montagne Ticinesi, infatti ogni anno in Ticino vi sono più di 100’000 passaggi sulle montagne. E con l’aumentare del numero di persone che frequentano le montagne, aumenta anche la probabi-lità che avvenga un arresto cardiorespiratorio improvviso.Per poter dare una possibilità alle persone che dovessero avere un problema cardio-vascolare nell’ambito montano, la Fondazione Ticino Cuore e la Guardia Aerea Sviz-zera di Soccorso (REGA) hanno promosso 2 anni fa la formazione dei gestori delle capanne più frequentate del Canton Ticino e la dotazione di un DAE alle stesse.Dopo due anni il progetto viene ripreso da questo lavoro di tesi, con un duplice scopo: da una parte verificare se vi era ancora l’interesse da parte delle capanne che presero parte al progetto nel 2008 e d’altro canto estendere questo progetto ad una figura emergente nell’ambito montano: l’Operatore Turistico di Montagna (OTM). Dopo l’analisi quantitativa dei dati raccolti con i questionari si è provveduto ad implementare un percorso formativo che comprendeva il retraining al BLS/DAE di quelle figure già formate, la formazione al BLS/DAE delle persone non formate e la formazione a tutti gli interessati al progetto dei primi soccorsi in ambito montano.In conclusione, più del 50% dei due gruppi presi in considerazione, ha espresso in-teresse al progetto e ne ha seguito le occasioni formative. Questo risultato ci por-ta a considerare delle nuove strategie per aumentare la percentuale di adesione al progetto, utilizzando anche strategie di marketing a lungo termine e stringen-do delle partnership con altre istituzioni che operano nel campo della montagna.

    01 L’elicottero permette di poter arrivare in tempo utile nel caso di urgenze in territorio montano. L’elicottero della REGA è stazionato in modo che al massimo in 15 minuti sia in grado di raggiungere ogni punto del suo territorio. —02 La capanna alpina, un elemento legato al territorio montano, essa assume una serie di ruoli che trascendono dalla classica funzione di posto di ristoro e di pernottamento. —03 L’immagine della catena della sopravvivenza ci vuole mostrare quanto sia fondamentale che tutti gli anelli della stessa siano forti e performanti al fine di fare guadagnare al paziente possibilità di sopravvivenza senza sequele invalidanti.

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  • 38 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 39

    Jacinta Costa Dos Santos—

    La gestione del dolore pediatricoIl vissuto di un bambino con dolore—Relatrice — Nathalie Rossi

    Questo lavoro tratta il tema del dolore in età pediatrica ponendo l’accento sul vis-suto di un bambino confrontato con il dolore, tematica che, pur essendo di grande attualità e fondamentale importanza, continua ad essere trattata in modo poco rilevante.Fra le cause di questa sorta di “disattenzione” vi sono la difficoltà a misurare il dolore, soprattutto nei bambini molto piccoli, la paura degli effetti negativi degli analgesici o la convinzione che i bambini provino meno dolore degli adulti e non ne conservino la memoria.L’analisi ha l’obiettivo di ripercorrere il vissuto di un bambino con dolore al fine di far capire e sensibilizzare chi se ne prende cura su cosa significhi “avere male”.Nel seguente lavoro emergono quattro fasi distinte: la prima concerne l’introdu-zione alla tematica, la seconda si prefigge di inquadrare il tema trattato attraver-so un’analisi teorica del dolore in riferimento alle rappresentazioni, alle strategie di coping e alle modalità di trattamento ad esso legati. La terza riguarda la storia del vissuto di un bambino con dolore descritta narrativamente ed appurata attraver-so una griglia osservazionale. Nella redazione di questa fase è risultata determi-nante la collaborazione con il bambino in questione. La quarta sezione del lavoro è dedicata alle conclusioni e riflessioni personali scaturite nell’ottica della globalità del lavoro effettuato. Data la finalità del lavoro di bachelor, si è optato per un ela-borato di tipo qualitativo di stampo fenomenologico.Attraverso il lavoro svolto sono emersi diversi aspetti legati al vissuto di un bambi-no con dolore, dalle ripercussioni che un evento doloroso può comportare, all’im-portanza delle strategie di coping. Particolarmente rilevante per l’ottenimento dei miei personali obiettivi risulta essere la presa a carico infermieristica rivolta al bambino con dolore.

    Questa immagine rappresenta la scala del dolore usata nei reparti ospedalieri per quantificare il dolore pediatrico in termini numerici. La faccia sorridente rappresenta l’assenza di dolore, mentre la faccia che piange ne identifica la massima intensità.

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    niente poco abbastanza forte fortissimo

  • 40 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 41

    Stefania Daguet—

    Stress, burnout e strategie di coping degli infermieri in Pronto Soccorso—Relatore — Mauro Realini

    È noto che i professionisti dell’aiuto o coloro che stanno accanto a chi soffre e a chi necessita di aiuto, rappresentano la categoria più a rischio di sviluppare un sovrac-carico emotivo che spesso è la causa principale del burnout (o esaurimento profes-sionale). Inoltre questa tematica è importante in un ambiente lavorativo come il Pronto Soccorso (PS) che, quotidianamente, pone gli infermieri di fronte a situa-zioni difficili e imprevedibili. Il lavoro di tesi è di tipo quantitativo. Viene utilizzato un questionario per racco-gliere i dati relativi al fenomeno dello stress in PS. L’obiettivo dello studio era giungere alla conoscenza delle condizioni e dei fattori di stress che caratterizzano il lavoro del curante e delle specifiche strategie che per-mettono di gestire e/o prevenire, a livello sia individuale che istituzionale, lo stress e il burnout sul posto di lavoro. Nella seconda parte viene indagato il fattore stress presente tra il personale infermieristico di alcuni PS cantonali, cercando di indivi-duare quali sono i fattori che causano maggior stress secondo gli infermieri dei PS ticinesi, la frequenza con cui questi infermieri vivono situazioni emotivamente pe-santi e difficilmente gestibili e la possibilità di esprimere vissuti e difficoltà inerenti al lavoro all’interno dell’équipe. Infine vengono identificate alcune strategie utiliz-zate e desiderate dal personale infermieristico per far fronte a vissuti di situazioni emotivamente coinvolgenti e pesanti. Concludendo, il disagio lavorativo è un fenomeno multifattoriale. Gli infermieri del PS sostengono di vivere più spesso situazioni difficilmente gestibili rispetto a situa-zioni emotivamente “pesanti”. Dall’inchiesta risulta che i principali fattori di stress per gli infermieri del PS sono il sovraccarico e il ritmo di lavoro, la richiesta continua di competenze specifiche e la difficoltà a conciliare i turni di lavoro con gli impe-gni famigliari. La strategia di coping maggiormente utilizzata dagli infermieri del PS quando vivono una situazione emotivamente difficile è il confronto e il sostegno re-ciproco con i colleghi di lavoro, segue la pratica sportiva e di altre attività, il confron-to con il partner, i famigliari o gli amici e all’ultimo posto il “cercare di non pensarci”. Inoltre per quanto riguarda l’utilità dei gruppi di debriefing allo scopo di rielaborare i vissuti, la maggior parte degli infermieri sostiene che sono utili o piuttosto utili.

    “ ... il disagio lavorativo è un fenomeno multifattoriale. ”

  • 42 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 43

    Elisabete De Jesus—

    L’infermiere nella comunicazione della diagnosi infausta —Relatrice — Daniela Tosi-Imperatori

    Questo lavoro tratta il tema della comunicazione della diagnosi infausta e in par-ticolare si è cercato di capire se esiste un ruolo che l’infermiere dovrebbe assumere nel momento in cui il medico comunica la diagnosi infausta al paziente. Si è ricer-cato quali emozioni provano gli infermieri in questi momenti, la comunicazione e l’attitudine che l’infermiere deve avere e capire di quali risorse ha bisogno di fron-te a queste situazioni. Si voleva anche capire se esistessero degli strumenti utili agli infermieri in queste situazioni. Vuole anche essere un lavoro di riflessione per quei momenti difficili del lavoro infermieristico in cui il professionista resta senza parole e impotente nell’aiuto al paziente. Per questo studio è stato utilizzato un questionario con domande aperte inerenti gli obiettivi del lavoro sottoposto agli infermieri. I risultati sono stati riportati in modo narrativo e descrittivo, suddivi-si in vari capitoli. È stato di grande utilità per questo lavoro e riportato varie volte il libro di Robert Buckman: “La comunicazione della diagnosi in caso di malattie gravi” (1992). I risultati sono stati scarsi per quanto riguarda i modelli e gli strumenti che potrebbero servire agli infermieri in questi momenti; non esiste libro o linea guida utile all’infermiere così come è risultato che non ci sono le parole giuste da dire o l’attitudine appropriata da utilizzare. Questo lavoro è risultato utile a determinare l’importanza dell’acquisire e adottare l’ascolto attivo e l’empatia nella formazione infermieristica per essere di aiuto al paziente in questi momenti. Oltre a questo l’importanza del lavoro di équipe così come l’influenza dell’esperienza nella pro-fessione per capire come reagire di fronte a queste situazioni difficili sia per il pa-ziente che per il curante.

    L’immagine vuole rappresentare il fatto di esserci anche senza usare le parole. È importante nel momento della comunicazione della diagnosi infausta far capire al paziente che ci siamo anche con il silenzio.

  • 44 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 45

    Alessandro De Piaggi e Oscar Trussardi—

    Il trasferimento dei dati del paziente come elemento di qualità—Relatore — Mauro Realini

    La tematica trattata vuole essere una riflessione e uno spunto di ricerca per quan-to concerne il trasferimento dei dati del paziente come elemento di qualità nel-la realtà sanitaria del Canton Ticino. Talvolta le informazioni che necessitano una continuità per le cure, vengono a mancare nel percorso che accompagna il pa-ziente durante i suoi trasferimenti da una struttura all’altra. Un problema che apre molteplici interrogazioni e considerazioni riguardanti il fenomeno e come sia av-vertito dal personale infermieristico o dalla medesima istituzione. La motivazione che ha spinto entrambi gli autori, scaturisce da esperienze vissute nei vari nosoco-mi durante gli stage formativi.Per quanto riguarda l’organizzazione di questo lavoro, era necessario appoggiarsi ad una struttura che ricevesse dei pazienti, nel nostro caso una struttura di riabi-litazione. Dopodiché il lavoro consisteva nell’ esaminare della letteratura che sup-portasse il nostro lavoro, per poi passare alla creazione di uno strumento di valuta-zione che ci permettesse di raccogliere una quantità e una qualità di dati necessari per poi eseguire un’analisi dettagliata dei dati riscontrati. La quantità di moduli di trasferimento da noi visionata è pari a 40 incarti.L’analisi dei dati ha potuto evidenziare un’alta percentuale di moduli contenen-ti errori, pari al 92.5% contro un modesto 7.5% di moduli completamente giusti. Vi è da dire che l’analisi dei dati ha portato ad un’ individuazione in classi di errori, e analizzando ogni singola classe, sono scaturiti dati interessanti sotto l’aspetto del numero di informazioni che un modulo di trasferimento non corretto può passa-re. Di fatto sono state catalogate 4 tipologie di classi, dove all’interno di ogni clas-se vengono descritti la quantità di dati trasmessi e l’analisi di quelli non trasmessi.Grazie a questo lavoro si è ottenuta una piccola valutazione d’ordine qualitativo relativa alla procedura di trasferimento e alla consegna dei dati di cura tra istitu-zione e istituzione. Gli obiettivi iniziali prefissati sono stati raggiunti. Le problema-tiche riscontrate vanno nell’ordine di riconoscere l’importanza fattiva di compilare correttamente il modulo alfine di evitare banalizzazioni o ritardi nel riconoscere bisogni alterati o potenzialmente a rischio. Nelle prassi infermieristiche il lavoro amministrativo ha conosciuto un notevole aumento, ragione per cui ulteriori studi che analizzino la portata di questi errori su numeri in grande scala pare auspicabile.

    L’aereo è inteso come un oggetto che si sposta da un punto all’altro. Di carta perché la nostra ricerca è improntata su dei documenti cartacei.

  • 46 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 47

    Cinzia Emma—

    Il decision-making nell’ambito pediatrico —Relatrice — Anna Piccaluga-Piatti

    Un adulto in grado di intendere e di volere è considerato legalmente competente riguardo alle scelte inerenti la propria salute. Solitamente il decision-making av-viene spontaneamente ed il desiderio del paziente sarà l’iter terapeutico che verrà intrapreso, qualunque esso sia. È il “diritto di autodeterminazione” che regola quanto detto, fornendo i presup-posti alla base di questo modo di agire e considerando il potere decisionale di un maggiorenne sulla propria salute come assoluto. Diversamente, quando l’individuo al centro di una scelta è un minore, diviene ne-cessario valutare una serie di punti e circostanze, come il grado di comprensione ed il livello di sviluppo cognitivo. Lo scopo di questo lavoro di diploma è proprio di approfondire tale argomento e di constatare se, in un reparto ticinese pediatrico, viene applicato il decision-making ed in quale misura.La decisione definitiva riguardo alla salute del bambino al di sotto dei 16 anni, in Svizzera, è legalmente presa dai genitori, saranno dunque questi ultimi a soste-nere il proprio figlio, ma soprattutto a fare in modo che il suo punto di vista venga considerato e rispettato.Si tratta dunque di un tema complesso, regolato soprattutto dalla legge, che pone diversi interrogativi di tipo etico. Partendo da una semplice domanda: “Come e quanto vengono coinvolti i bam-bini nelle decisioni che riguardano la loro salute?” è stato svolto uno studio di tipo qualitativo, all’interno di un reparto ospedaliero di pediatria.Attraverso delle interviste di tipo semi-strutturato l’autrice del presente lavoro è giunta a sviluppare un’approfondita discussione attorno al concetto di decision-making e alle diverse interpretazioni che gli vengono assegnate.Dal lavoro emergono punti di vista estremamente diversi che rivelano la necessità di sviluppare ulteriormente la discussione in merito, alfine di giungere ad una de-finizione di decision-making maggiormente condivisa.

    … i curanti devono saper sostenere ed incoraggiare i pazienti. Ciò vale anche per i bambini, piccoli o grandi che siano, diamo loro la possibilità di esprimersi! Educhiamo i genitori a dare loro voce in capitolo!

  • 48 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 49

    Francesca Ferrari—

    Il taglio cesareo in Ticino Indagine sulle motiviazioni e sui percorsi personali che spingono le donne a sottoporsi spontaneamente all’intervento—Relatrice — Michela Guarise

    Questo lavoro di tesi è stato sviluppato per indagare i motivi che portano le donne a sottoporsi ad un taglio cesareo (TC) senza indicazione medica, individuando i per-corsi personali e famigliari di queste mamme, le loro rappresentazioni in merito al ta-glio cesareo e al parto vaginale (PV), identificando le informazioni che hanno ricevu-to, da chi le hanno ricevute e individuando i vissuti personali. I temi principali indicati dal quadro teorico sono stati utili per guidare la successiva indagine. Sono state inter-vistate tutte le mamme (cinque) che nel 2009 hanno partorito per taglio cesareo su proprio desiderio in una maternità del cantone. Nonostante il numero limitato di interviste, i dati ottenuti hanno mostrato come que-sto fenomeno sia ancora molto limitato, seppur presente. I motivi principali che han-no spinto queste mamme a sottoporsi a taglio cesareo sono stati il vissuto negati-vo di un parto precedente e la protezione verso il bambino. In tutti e cinque i casi le mamme sono state sostenute dal compagno, dal proprio ginecologo e dalla propria famiglia dando sicurezza e tranquillità alle mamme. Per quattro mamme su cinque il TC è stato definito come più sicuro di un PV sia per la mamma che per il bambino, ma due di esse hanno affermato che il PV è la natura e solo a causa di complicazioni precedenti hanno deciso di sottoporsi ad un TC. La maggior parte delle mamme rifa-rebbe un TC qualora decidesse di avere un altro bambino poiché è stata un’esperien-za positiva e poiché i loro bambini sono stati bene. Le informazioni ricevute da queste mamme non sono state molte e nella maggior parte dei casi sono state date il gior-no prima dell’intervento durante le diverse visite mediche e ostetriche. In un solo caso è stato spiegato tutto quello che sarebbe successo prima della decisione finale del-la mamme. Le informazioni sono state date dal ginecologo, dal personale presente in reparto, ma anche da familiari e amici. In alcuni casi le mamme si sono affidate a in-ternet e a documentari televisivi.L’intervento dei curanti dovrebbe incominciare dall’inizio della gravidanza, agendo su-gli aspetti che hanno spinto la donna a scegliere un cesareo per darle la possibilità di rielaborare questi aspetti attraverso informazioni complete sulle diverse tipologie di parto, l’ascolto attivo e il sostegno, con lo scopo di dare una possibilità al feto di na-scere attraverso il canale vaginale. Nel momento in cui, invece, una donna è convita e decide di volersi sottoporre a TC tutto il personale, medico, ostetrico e infermieristico, deve sostenerla, accompagnarla aiutarla ed educarla nelle diverse fasi dell’assistenza poiché il TC per desiderio materno rientra nelle possibilità date alle mamme.Per questo motivo l’infermiera deve mettere a proprio agio la mamma, senza colpevo-lizzarla per la sua scelta, ma sostenendola in tutto il periodo di permanenza in reparto.

    Durante il periodo della gravidanza le donne scelgono come mettere al mondo i propri figli. È in questo periodo che il personale sanitario può fare qualcosa per incentivare i parti vaginali e diminuire i tagli cesarei, meno sicuri per mamma e bebé.

  • 50 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 51

    Geremia Gervasoni—

    L’infermiere e la sua immagineRicerca ed analisi sull’evoluzione di una professione—Relatrice — Daniela Tosi-Imperatori

    Incuriosisce e colpisce l’aspetto quasi reverenziale con cui viene sovente posto un interrogativo, quando si accenna alla futura professione di infermiere: “Vuoi fare l’infermiere? Che coraggio…” Vien da chiedersi che cosa immagina la gente sull’in-fermiere, che cosa sa e comprende di questo ruolo professionale. La storia dell’as-sistenza alla sofferenza fisica e morale dell’essere umano è stata affidata, da sem-pre, nelle mani di questa figura di curante. L’agire degli infermieri, così intimamente legato alla condizione umana, che impronta immaginativa ha lasciato evolvendosi nel pensiero collettivo? Chi è l’infermiere di oggi? Quali riconoscimenti, quale ruolo sociale ha? Con questa tesi si è cercato di evidenziare tramite uno studio qualita-tivo di tipo sociologico impostato in forma analitica, quali siano stati i referenzia-li storici e culturali che hanno dato vita alle varie immagini degli infermieri che si sono succedute nei secoli, in quale misura gli aspetti di genere abbiano inciso sulle dinamiche socio-culturali della professione infermiere. Come questo ruolo, dalle ra-dici arcaiche, sia potuto diventare una professione la cui importanza è socialmen-te riconosciuta ai giorni nostri. Con un excursus nella letteratura che tratta la sto-ria dell’infermieristica si sono rilevati sia le plurime figure di infermieri che i processi che hanno portato alla costruzione della professione odierna. Tramite una piccola inchiesta condotta con due questionari distribuiti ad un campione di persone, in-fermieri e non, statisticamente non rilevante, si è cercato di far emergere quali rap-presentazioni attuali il pensiero comune avesse degli infermieri, quanto esse siano tutt’ora legate al genere, quanto e in quale misura le rappresentazioni del passato abbiano influenzato e influenzino il processo di professionalizzazione del loro ruo-lo. Quale percezione ha la popolazione del ruolo infermieristico odierno, quali rico-noscimenti la società gli conferisce e infine che immagine ha l’infermiere di oggi di se stesso e della sua professione e quanto corrisponde al pensiero collettivo. I dati emersi dai questionari sono stati analizzati seguendo tre tematiche: l’immagine, gli aspetti di genere, il processo di professionalizzazione e hanno messo in luce un’im-magine dell’infermiere di oggi e della sua professione sufficientemente attinente alla realtà. L’intento è stato di comprendere l’importanza della rappresentazione sociale, intesa come concetto che spiega un elaborato collettivo a proposito dell’og-getto sociale infermiere, nonché quello di suscitare alcune riflessioni sulle evoluzioni storiche, concettuali e pratiche di questa professione e sugli aspetti e problematiche che, tutt’ora, caratterizzano la sua importanza sociale.

    Dopo una lunga e secolare evoluzione uomini e donne infermieri hanno acquisito e stanno perfezionando attitudini, competenze e responsabilità che li qualificano come professionisti della salute, nonché partners di una relazione di cura.

  • 52 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 53

    Marija Jovanovic e Jolanda Li Volsi—

    L’AIDS e le sue paureLe rappresentazioni sociali e gli operatori socio-sanitari—Relatrice — Ilaria Bernardi-Zucca

    Il ruolo dei curanti non si basa solamente su atti mirati alla cura fisica, bisogna es-sere in grado di curare le sofferenze dell’anima di una persona che in taluni casi è discriminata ed isolata dalla società. Le rappresentazioni sociali evocano emozioni che potrebbero rendere difficoltoso l’approccio relazionale tra due individui.In questo lavoro di bachelor si è andati a ricercare se le rappresentazioni socia-li dell’AIDS da parte dei curanti sono cambiate nel corso degli anni. Questo studio, inoltre, è andato ad analizzare come quest’ultime possono influire in un processo assistenziale tra curante e curato.La metodologia adottata è stata quella di realizzare un quadro teorico di riferi-mento, nel quale vengono approfonditi la storia dell’AIDS dal profilo storico socia-le e antropologico, inoltre vengono esaminati i temi correlati alle rappresentazio-ni sociali e alla relazione di cura; realizzati grazie alla consultazione di libri storici.Attraverso un metodo di studio qualitativo, sono state effettuate delle interviste a professionisti socio-sanitari che operano con persone sieropositive o malate di AIDS da molti anni, tutto ciò per ottenere una panoramica della realtà passata ed attuale.I risultati di questa lavoro mostrano che ancora tutt’oggi le discriminazioni e le rappresentazioni sociali dell’AIDS, nonostante si siano modificate, sono ancora molto forti. Si è potuto constatare che all’interno delle strutture ospedaliere vige ancora in alcuni professionisti la paura verso la persona sieropositiva, per meglio dire la paura del contagio.

  • 54 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 55

    Rossella Mancuso e Stefania Simone—

    Centro educativo Barrilete de Colores Metodologia di progettazione di un intervento di educazione alla salute in Nicaragua —Relatore — Sergio Piasentin

    L’invito da parte dell’associazione AMCA e l’interesse, già esistente, nello svolge-re un lavoro di bachelor sulla cooperazione allo sviluppo, ha fatto nascere l’idea di svolgere un’analisi sulla popolazione nicaraguense e in particolar modo su quel-la legata al centro educativo Barrilete de Colores, situato nel quartiere Memorial Sandino di Managua. Si tratta dell’elaborazione della prima fase del ciclo del pro-getto di un programma di cooperazione allo sviluppo. Il tema principale è l’educa-zione alla salute circa l’alimentazione equilibrata, tema che si situa nell’area della promozione. In dettaglio si prendono in esame gli usi e i costumi legati all’ambito alimentare della popolazione prima definita, analizzando tutti quegli aspetti che li compongono. Per fare questo, sono state perciò indagate Istituzioni politiche, Ministeri sociali, Enti sanitari, Università, l’Istituto scolastico Barrilete de Colores, mamme, bambini, venditori e soprattutto si è vissuto e osservato, fotografando, viaggiando, filmando e chiacchierando per le strade dello splendido paesaggio del Nicaragua. Lo scopo principale di questo lavoro è quello di fornire alla popolazione locale, uno strumento di analisi, che li rappresenti nel modo più realistico possibi-le. In questo modo sarà possibile confermare o smentire l’esistenza di un bisogno educativo sul tema dell’alimentazione equilibrata e perciò permettere un eventua-le realizzazione del progetto. Tutto ciò compone dunque la prima fase di proget-tazione: lo stadio d’identificazione e analisi del contesto. L’elaborazione scritta di questo documento, è stata preceduta da una fase di studio dei temi di progettazione, cooperazione allo sviluppo, promozione e prevenzione alla salute, ricerca infermieristica e teorie di ricerca qualitativa. Tappa che, oltre ad aver avuto un periodo unicamente suo, ha accompagnato tutti gli altri momenti. In successione, è stato necessario un periodo di trasferta in Nicaragua, dedicato so-prattutto alla raccolta dei dati. Quest’ultimo lasso di tempo, è stato caratterizza-to da interviste, questionari, attività, ricerche ed altro ancora. Per finire, vi è stato un momento dedicato alla lettura, all’organizzazione e all’interpretazione dei dati. Il risultato finale è quello di un ritratto, che conferma una lacuna alimentare nelle fa-miglie e bambini del Barrilete de Colores, la quale partecipa alla creazione di stati di malnutrizione e per questo fa spazio al progetto di promozione alla salute, avviato.

    01 Questa immagine rappresenta una tavolata tipica della scuola Barrilete de Colores nell’ora di pranzo, crediamo che sia l’immagine che più rappresenta il nostro lavoro. Questo perché ritrae i bambini (attori dello studio), il cibo (oggetto di analisi) e altri elementi che rientrano nel lavoro, come la cultura (data in questo caso dalle stoviglie usate, dal cibo consumato…) e dallo spazio che è quello della scuola analizzata. —02 In questo grafico è rappresentata la situazione fisica dei bambini, dato che giustifica il nostro intervento di educazione alla salute.

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  • 56 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 57

    Anna Pons e Ivana Rusconi—

    Effetti delle benzodiazepine negli anzianiUna ricerca sul territorio ticinese tra gli anziani a domicilio—Relatrice — Laura Canduci

    Questo studio mira a riconoscere l’uso e gli effetti delle benzodiazepine in una po-polazione di anziani del Bellinzonese e del Mendrisiotto, di età maggiore o uguale a settantacinque anni, tutti seguiti dall’assistenza domiciliare. Dall’interesse nei con-fronti della popolazione anziana è nata la voglia di svolgere un lavoro in questo am-bito, soprattutto perché, in base alle esperienze lavorative vissute, i pareri riguardo questa classe di farmaci erano spesso discordanti e negativi: della dipendenza che si instaura dopo un certo periodo, agli effetti collaterali, come per esempio l’eccessi-va sedazione o la confusione mentale. Non bisogna comunque sottovalutare anche gli effetti positivi che i pazienti riscontrano attraverso l’assunzione di questi medici-nali. Per poter ricercare i dati necessari è stato chiesto l’aiuto e la collaborazione da parte di due servizi domiciliari: l’Associazione Bellinzonese per l’Assistenza e Cura a Domicilio e l’Associazione Cura a Domicilio del Mendrisiotto e Basso Ceresio. In un secondo momento si è resa necessaria anche la collaborazione da parte di alcune infermiere domiciliari indipendenti. Per la ricerca del quadro teorico si è fatto capo a Review, a libri e a siti internet concernenti le tematiche interessate: benzodiazepine, ansia, insonnia, rimedi naturali e tecniche di rilassamento.Gli obbiettivi dello studio sono stati: la valutazione degli effetti collaterali e degli ef-fetti positivi riscontrati nella popolazione bersaglio e la loro comparazione al quadro teorico di riferimento; la valutazione dell’uso di metodi naturali o tecniche di rilassa-mento in rapporto all’uso delle benzodiazepine e l’analisi dei dati di maggior interes-se. Per la raccolta dei dati è stato necessario creare tre tipi di questionari quantitativi: sessanta sono stati diretti agli anziani e contenevano domande sulla loro percezione. Ulteriori sessanta sono stati diretti ai loro operatori sanitari riguardo la loro opinione sull’uso delle benzodiazepine e trenta questionari sono stati consegnati a operatori sanitari e miravano ad analizzare l’opinione personale di questa classe di farmaci in generale. L’analisi dei dati raccolti ha mostrato che questi farmaci sono assunti dagli anziani per lunghi periodi e che gli effetti collaterali non sono tali da interrompere la terapia. Si osserva tuttavia che vi può essere un collegamento tra questi effetti e la dipendenza psicologica che si instaura tra gli utenti e la terapia. L’uso di metodi al-ternativi è poco presente; tra di essi si distingue maggiormente l’uso di tisane e di tè, e non di tecniche di rilassamento. Si osserva che non vi sono grandi differenze tra le risposte degli utenti e quelle degli operatori sanitari che di loro si occupano.

    “ ... gli effetti collaterali non sono tali da interrompere la terapia. ”

  • 58 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 59

    Fabienne Rodoni—

    Fattori associati alla durata dell’allattamento esclusivo in un gruppo di mamme ticinesi—Relatrice — Michela Guarise

    L’allattamento al seno è considerato a livello mondiale uno degli obiettivi prioritari della salute pubblica, molti sono gli studi e le evidenze che ne dimostrano i nume-rosi benefici sia per il bambino che per la mamma. L’OMS e l’UNICEF stanno lavo-rando molto per una sua promozione. A livello mondiale, malgrado le raccoman-dazioni in merito, meno del 40% dei bambini sotto i sei mesi di vita sono allattati esclusivamente al seno. Risulta perciò importante ricercare i fattori associati alla durata dell’allattamento. Tramite un questionario, le principali variabili associate alla durata dell’allattamento esclusivo ritrovate in letteratura sono indagate in un campione di 108 mamme se-guite da un consultorio genitore-bambino della regione e che hanno partorito nel 2008. Lo studio è di tipo “osservazionale quasi sperimentale”. L’analisi che ne segue si suddivide in analisi statistica dei dati riferiti alle diverse variabili, e analisi qualitati-va dei vissuti e della soddisfazione materna rispetto all’assistenza dei professionisti. Grazie alla numerosa partecipazione materna (92.5%), dallo studio sono emersi molti fattori statisticamente significativi che possono causare una precoce inter-ruzione dell’allattamento esclusivo nel campione studiato. Le principali motiva-zioni di un’interruzione sono stati, verso la 3°-6° settimana post-parto, la perce-zione di non avere abbastanza latte per il proprio figlio seguita da un’insufficiente aumento di peso del bambino dovuto ad una scarsità di latte materno, e il ritorno al lavoro materno verso il 4°-5° mese. La soddisfazione materna è stata maggiore nelle mamme che hanno allattato per più tempo.In base ai risultati e grazie ad una condivisione con i professionisti del consulto-rio, si sono potute effettuare riflessioni ed ipotizzare interventi e possibili strategie migliorative future basati su evidenze. L’informazione e l’educazione alle mam-me, oltre che una loro accoglienza e sostegno, sono risultati obiettivi primari per il successo dell’allattamento. L’infermiere, insieme ad altri professionisti, copre un ruolo importante in questo ambito.

    Bambino che succhia il seno della mamma.

  • 60 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 61

    Dorotea Saglini—

    I famigliari: una risorsa preziosaL’agire dei parenti vicini a pazienti con infarto del miocardio nella fase acuta a domicilio—Relatore — Maurizio Belli

    L’obiettivo del lavoro svolto è stato constatare quanto i famigliari rappresentino una risorsa per la persona con infarto del miocardio nella fase acuta nella situazio-ne critica a domicilio prima di cercare soccorso.Per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato, sono state effettuate sette intervi-ste strutturate ai famigliari di pazienti tra i 46 e i 76 anni.I risultati ottenuti mettono in evidenza come il famigliare a domicilio sia di soste-gno e aiuto durante la fase critica. Emerge in diversi casi una buona mobilitazio-ne delle conoscenze in merito ai sintomi e alla patologia cardiaca. Ciò permette di agire prontamente per quanto riguarda la presa di decisione.Concludendo, il famigliare a domicilio è una risorsa valida per il paziente anche nei casi di ritardo nella presa di decisione. In effetti, come confermato dalla letteratura, senza l’intervento del famigliare i tempi d’intervento si potrebbero allungare ulte-riormente peggiorando la prognosi.

    “ ... senza l’intervento del famigliare i tempi d’intervento si potrebbero allungare peggiorando la prognosi. ”

  • 62 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 63

    Silvia Saiote—

    Evidence Based NursingBarriere e facilitatori nell’ambito delle cure intensive—Relatrice — Tiziana M.L. Sala Defilippis

    L’Evidence Based Nursing può essere considerato come un nuovo approccio nel processo decisionale infermieristico. Esso consiste nell’ integrazione delle migliori evidenze scientifiche con l’esperienza, le preferenze del paziente e con il contesto di risorse disponibili, allo scopo di migliorare l’efficienza delle cure limitando gli er-rori e i costi. La teoria enfatizza l’utilizzo della ricerca in questo senso, ma recenti studi ne evidenziano la mancata applicazione nella pratica. Quali possono essere le barriere e i relativi facilitatori?Non si trovano purtroppo studi in merito all’argomento che possano essere ri-conducibili al nostro territorio. Lo scopo di questo studio è quindi quello di com-prendere quali siano le barriere e i facilitatori percepiti dagli infermieri in relazio-ne all’implementazione delle migliori evidenze nella pratica clinica. Il desiderio è di fotografare la situazione presente in un reparto di cure intensive a scopo pretta-mente descrittivo. Obiettivo ultimo quello di identificare strategie utili nel facilitare l’utilizzo della ricerca da parte degli infermieri.Per eseguire lo studio è stato utilizzato un questionario già validato. Agli inizi degli anni novanta Sandy Funk e i suoi collaboratori hanno sviluppato “The Barrier Sca-le”. Una scala validata che mira ad identificare le barriere e i facilitatori in quattro ambiti principali: le caratteristiche dell’organizzazione, della ricerca, degli adotta-tori (infermieri) e infine dell’innovazione. Il quadro concettuale del questionario è improntato sulla teoria della diffusione dell’innovazione di Everett Rogers.Lo studio è stato sottoposto ad un reparto di Cure Intensive del Cantone, con una partecipazione totale di venti persone.I risultati mostrano che gli infermieri che hanno partecipato allo studio ritengo-no l’ambito organizzativo l’aspetto più ostico nell’implementazione delle evidenze scientifiche. In modo particolare si evidenzia la mancanza di tempo per utilizzare nuove idee sul lavoro. Riconoscono inoltre la rilevanza della ricerca ma la ritengo-no nello stesso tempo poco accessibile e poco comprensibile.L’ambito organizzativo e quello relativo alle caratteristiche della ricerca in sé risul-tano essere gli ostacoli più grandi. Dato però lo scopo ultimo dell’approccio evi-dence-based, mirato alla qualità, è necessario investire in modo particolare nella formazione e nell’informazione. Le organizzazioni dovrebbero applicarsi al fine di fornire i mezzi migliori agli infermieri per effettuare le ricerche. Globalmente biso-gnerebbe cercare di promuovere nel mondo infermieristico una cultura che si basi sulla validità delle evidenze scientifiche.

    Nell’immagine viene rappresentato il modello di processo decisionale basato sulle evidenze scientifiche. Si possono ben vedere le quattro aree principali che intercorrono nel processo. L’Evidence Based Nursing (EBN) infatti nasce dal principio che i professionisti della salute non dovrebbero basare le loro decisioni cliniche solo ed esclusivamente sull’esperienza, ma dovrebbero integrarvi le migliori evidenze risultanti dalla ricerca. È possibile evidenziare i seguenti aspetti: il contesto delle cure, con lo stato clinico del paziente, la gravità e le eventuali comorbidità, le risorse sanitarie disponibili anche in termini materiali, le preferenze del paziente con tutti i suoi valori e le sue scelte, le evidenze scientifiche prodotte dalla ricerca e infine l’esperienza clinica del singolo professionista che unisce le altre quattro. Questo semplicissimo schema riassume i punti salienti relativi al processo dell’EBN e ne scandisce la differenza dal concetto di ricerca.

    Contesto e circostanze

    Evidenze scientifiche

    Valori e preferenze del paziente

    Risorse del sistema sanitario

    Esperienza clinica

  • 64 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 65

    Alice Saltarin—

    Intelligenza emotivaMetodo di prevenzione agli abusi sessuali sui minorie implicazioni del ruolo infermieristico—Relatore — Sergio Piasentin

    Il lavoro consiste in un primo approccio al vastissimo tema degli abusi sessuali per-petrati ai danni di minori. Principalmente si vorrebbe porre l’attenzione sul ruo-lo che può avere il personale infermieristico nella prevenzione di tali eventi attra-verso la “promozione della salute” e così spiegare come, con l’uso dell’intelligenza emotiva, si possa insegnare alle potenziali vittime a riconoscere istintivamente le situazioni anomale e pericolose, come respingere le “attenzioni” sgradite e come chiedere aiuto. Partendo da una revisione molto generalizzata della letteratura si prosegue con l’approfondimento basato principalmente su due studi scientifici i cui dati svelano gli aspetti più significativi del problema e offrono lo spunto per ri-flessioni su come la figura professionale dell’infermiere possieda l’intrinseca abilità di lavorare attraverso le emozioni, usando la propria e l’altrui intelligenza emotiva per individuare le realtà che possono generare stress emotivi e fisici. Attraverso le conoscenze acquisite si ipotizzano nuovi metodi di lavoro per agire a diversi livelli nel campo della prevenzione oltre che nell’aiuto e nel sostegno di chi ha già avuto esperienze negative. Fondamentale una cooperazione fra famiglie, istituzioni sco-lastiche e operatori sanitari specializzati. La proposta di nuovi protocolli di inter-vento rivolti alla generalità della popolazione, per sensibilizzare l’opinione pubblica su quella che è una piaga di vastissime dimensioni; per abituare la gente ad affron-tare e a discutere del problema come si è fatto per alcol, droga e altre piaghe so-ciali mentre questo tema tende ancora ad essere accantonato come un problema marginale e che coinvolge sempre l’altrui famiglia. Si ritiene tuttavia sconsigliabile esporre ai bambini informazioni esplicite e dettagliate riguardanti sesso e temati-che inerenti la pedofilia perché si deve tener conto della loro fase di sviluppo, così da non alterare la loro elaborazione dei contenuti.Infondere fiducia oltre ad informazioni semplici sulle modalità di reazione, risulta essere la strategia migliore per proteggere i minori dagli abusi in modo da salva-guardare il loro sereno sviluppo emozionale.

    “ La capacità nel saper dare fiducia alle proprieemozioni riesce a prevenire i pericoli di oggi, così come è riuscita a favorire la sopravvivenza della specie umana nel corso dell’evoluzione. ” —“ Bisognerebbe insegnare le più elementari abilità dell’intelligenza emotiva ai bambini, perché diven-gano in loro inclinazioni ben radicate. ” Goleman 1995

  • 66 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 67

    Valutazione complessiva della tecnica Buttonhole rispetto alle tecniche utilizzate precedentemente dai pazienti emodializzati nella struttura in cui si è effettuato lo studio.La tabella riporta alcuni dati significativi secondo la preziosa testimonianza dei pazienti che utilizzano la metodologia di punzione Buttonhole. Il 70% di loro promuove appieno la nuova tecnica intrapresa, ritenendola migliore delle tecniche precedentemente utilizzate.

    Anna Sanfilippo—

    La tecnica ButtonholeAdattamento, vissuti ed emozioni dei pazienti dializzati in un servizio di emodialisi cantonale—Relatore — Maurizio Belli

    Nel reparto emodialisi in cui ci si è inseriti per svolgere lo studio, nel corso del 2009, è iniziato un lavoro di ricerca sul campo clinico riguardo i possibili effetti collaterali e/o benefici della tecnica Buttonhole.L’obbiettivo dello studio è valutare i vissuti e le emozioni scaturite dai pazienti che fanno parte del lavoro di ricerca. Lo studio prende in considerazione sia aspetti ri-guardanti strettamente la tecnica Buttonhole, sia il metodo d’introduzione ed ese-cuzione della nuova tecnica.Inizialmente hanno preso parte allo studio clinico della dialisi tredici pazienti che venivano incanulati attraverso la tecnica ad asola. In questo progetto però, sono stati presi in considerazione solo dieci di essi a causa del rifiuto di due pazienti alle interviste e di un terzo impossibilitato a causa dell’afasia.Prima di iniziare la stesura del lavoro è stato necessario approfondire l’argomen-to riguardante la fistola artero-venosa. In seguito è stata eseguita una revisione della letteratura riguardante la tecnica Buttonhole attraverso l’utilizzo di banche dati. L’ultimo passo, per essere pronti a raccogliere dati, è consistito nell’effettua-re una raccolta di informazioni riguardo alle modalità di esecuzione di un’intervi-sta qualitativa. La metodologia utilizzata per la raccolta dei dati soggettivi è l’intervista registrata. I risultati sono stati dapprima analizzati con un metodo quantitativo attraverso l’ausilio di tabelle e infine argomentati attraverso la correlazione e l’analisi dei dati quantitativi ottenuti.La tecnica Buttonhole è vissuta positivamente per il 70% degli intervistati, vi è una diminuzione del dolore nel 50% dei casi, solo il 10% sostiene di non notare effetti benefici e il 50% sostiene di non osservare nessun effetto collaterale. Il 90% sostiene di non aver avuto difficoltà nel cambiamento di metodo di punzio-ne e solo il 10% esprime emozioni negative riguardo esso ma svanite poco dopo. Il 70% ritiene di aver ricevuto informazioni sufficienti riguardo la nuova tecnica.Infine, avere l’infermiere di riferimento suscita per la maggior parte dei pazienti delle esperienze ed emozioni positive.In conclusione, si può affermare che la tecnica Buttonhole risulta, a parere dei pa-zienti, un buon metodo di punzione con molti più benefici che svantaggi.La metodologia di accompagnamento, svolta dal personale curante, a questo tipo di tecnica risulta efficace.

    Pazienti

    La tecnica Buttonhole

    è vissuta positivamente

    rispetto alle altre tecniche

    Nessuna differenza

    rispetto alle tecniche

    utilizzate precedentemente

    a gd lb he Totc if %

    1 1 31 30

    1 11 11 71 1 80

  • 68 Tesi di bachelor 2010 Cure infermieristiche 69

    Luca Valenti—

    Il paziente affetto da BPCO e il suo entourage —Relatrice — Tiziana M.L. Sala Defilippis

    La BPCO è una patologia che implica la manifestazione di sintomi fisici e respiratori e che hanno un impatto negativo sulla qualità di vita del paziente. Per l’individuo e la sua famiglia, convivere con la patologia cronica significa spesso avere delle diffi-coltà ad affrontare e adattarsi alla condizione patologica. L’obiettivo centrale di questo lavoro di bachelor è stato quello di ricercare e analiz-zare il vissuto di pazienti e famigliari con BPCO cercando di evidenziare quale sia la natura dei disturbi e quale sia la loro implicazione sulla qualità di vita del paziente e dei suoi cari. In seguito l’obiettivo è stato quello di ricercare ed evidenziare delle raccomandazioni per la pratica al fine di suggerire una presa a carico che miri ad una cura di qualità nei loro confronti.Nel raggiungimento di tali obiettivi è stata effettuata una revisione della letteratu-ra ricercando testi scientifici al fine di sviluppare un quadro teorico della patologia. Seguendo il medesimo approccio sono state ricercate su banche dati delle inter-viste semi-strutturate sottoposte a pazienti con BPCO oltre alla ricerca di racco-mandazioni per la pratica sviluppate da esperti nel campo.I risultati mostrano la presenza di rilevanti problematiche nella dimensione bio-psico-socio-culturale e spirituale del malato cronico. Le limitazioni fisiche secon-darie alla BPCO si ripercuotono in modo trasversale sulle attività di vita quotidiana dell’individuo. Le famiglie hanno espresso disagio e difficoltà nella cura del pro-prio caro, accusando un eccessivo carico di lavoro a livello fisico ed emotivo. Molti autori hanno sottolineato l’importanza di una visione olistica nella presa a carico dell’utente promuovendo l’educazione alla salute, il sostegno emotivo, l’adesione a programmi di riabilitazione e l’aiuto nella risoluzione di problemi per pazienti af-fetti da BPCO e il loro famigliari.

    01 L’astenia e la dispnea sono sintomi comuni nella BPCO e causano delle difficoltà nella mobilizzazione e nello svolgimento di attività fisiche. —02 L’impatto della BPCO non riguarda solamente la salute dell’individuo malato. La malattia ha anche ripercussioni sulla qualità di vita dei famigliari che si prendono a carico il proprio caro malato. —03 Il fumo di sigaretta è considerato il fattore di rischio principale per la BPCO.

    01

    02 03

  • Ergoterapia 71 70 Tesi di bachelor 2010

    72 Alessia Cairoli Il metodo Affolter in ergoterapia —74 Sophie Caverzasio Muovere le mani e tenere la testa occupata —76 Chiara Lazzeri Edoina Osa Ergoterapia in cliniche psichiatriche —78 Stefania Moioli “E se gli ergoterapisti lavorassero nelle scuole?” —80 Simona Moresi Metodo “Finger food” —82 Stefania Murer G.I.A.D.A —84 Jasmin Sgorlon Ergoterapia - humor - oncologia: trinomio fattibile? —86 Lia Valletta In grado di intendere e volere —

    Bachelor of Sciencein Ergoterapia

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  • 74 Tesi di bachelor 2010

    Alessia Cairoli—

    Il metodo Affolter in ergoterapia—Relatrice — Emmanuelle Rossini-Drecq

    L’elaborato riguarda l’utilizzo del metodo Affolter in Ticino con un’associazione alla possibile presa a carico ergoterapica di bambini affetti da paralisi cerebrale infantile. Gli obiettivi principali dello studio sono i seguenti: capire quanto il metodo Affolter venga utilizzato in Ticino, conoscere quali sono gli aspetti più conosciuti ed utiliz-zati del metodo, con quali casistiche pediatriche è maggiormente adoperato e sa-pere in che modo questo metodo di riabilitazione può essere associato ai tratta-menti con bambini affetti da paralisi cerebrale infantile.Gli obiettivi sono stati stabiliti con lo scopo di verificare la seguente ipotesi iniziale: “L’analisi e la conoscenza del metodo Affolter portano ad un miglioramento effet-tivo nelle attività della vita quotidiana dei bambini affetti da paralisi cerebrale in-fantile presenti sul territorio ticinese”.Il lavoro si avvale di una ricerca su banche dati e su testi bibliografici, che ha avuto purtroppo esiti scarsi. Per quanto riguarda l’aspetto prettamente teorico relativo al metodo Affolter, si è trovato interessante inserire all’interno dello studio un’ in-tervista fatta al Professor H. Sonderegger, promotore ed insegnante del metodo Affolter, con esperienze nel campo pediatrico. La parte principale dello studio è basata sulle informazioni ricavate dalla sommini-strazione di un questionario a tutti gli ergoterapisti presenti sul territorio ticinese. Undici terapisti hanno risposto al questionario e le loro risposte sono state analiz-zate sia a livello quantitativo sia a livello qualitativo. I risultati ottenuti hanno permesso di stilare delle riflessioni personali, ed in un se-condo tempo, le conclusioni generali. I risultati ottenuti si basano unicamente sulle informazioni tratte dagli undici que-stionari ritornati. Ventitre sono stati i professionisti che non hanno risposto al que-stionario, ed essi rappresentano circa il 60% delle persone interpellate. Ciò può essere già dimostrazione che il metodo può non essere molto conosciuto ed utilizzato in Ticino.In base alle risposte degli undici ergoterapisti, si pensa di poter avvallare l’idea che il metodo Affolter favorisce il miglioramento delle attività della vita quotidiana nei bambini affetti da paralisi cerebrale infantile. Grazie a questo tipo di presa a cari-co, viene data la possibilità a questi bambini di migliorare la qualità di vita ed il li-vello di autonomia. Visti i risultati positivi si ritiene inoltre possibile allargare l’intervento anche nelle attività di pr