Army motors n2 2013

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- Capitolo Italiano del M.V.P.A. - Anno XXI - N2/2013 Registrazione Tribunale di Mantova N. 3/93 del 1.2.1993 - Poste Italiane Spedizione in A.P. - 70% - Milano CAR AND WAR: LA STORIA CONTINUA ITALIA Army Motors www.imvcc.it LA "BETTY" A ORNAVASSO - Ca L L L L Anno XXI - N2/2013 Registrazione

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LA COLONNA DELLA LIBERTÀ

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SHOW

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SOMMARIO

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I T A L I A

Giornale dell’M.V.C.C.Capitolato Italiano del M.V.P.A.

Trimestrale - anno XXI - N. 2/2013

Direttore responsabileJolanda Croesi

Registrazione Tribunale di Mantova N.3/93 del 1.2.1993TMB Grafiche s.r.l.

Via C.Cattaneo 19/21 Gorgonzola

Proprietario - Editore M.V.C.C.Sede Legale: P.zza Biade, 12 -

36100 Vicenza

M.V.C.C. Segreteria Via Mantova 13 - 10153 Torino - tel. 011/859526 -

fax/segreteria telefonica 011/2486590 E-mail: [email protected]

Realizzazione editorialeE.C. Editing

Direzione e redazioneE.C. Editing

Responsabile trattamento dati (Legge 675/96): Jolanda Croesi

PRESIDENTE Piero Brezza

VICEPRESIDENTELorenzo ScarlataCONSIGLIERI

Enzo Caniatti (rivista sociale), Gustavo Cappa Bava (consulenza tecnica), Aurelio Sanmartino, Paolo Thaon di Revel

ARMY MOTORS ITALIA

NAFUS ritrovata

53PAGINA

a r m y m o to r s

Linea Cadorna 3Ciociaria 1944 9Il Club informa 17Mitragliatrici del Reich (2) 23Car and War 35Foto archivio 41 CCKW "Jimmy" 47North African French U.S. 53Bianchi MT 61 57

BianchiMT 61

57PAGINA

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MEZZI STORIC I

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RADUNO A ORNAVASSO

LE STRADE DELLA GUERRA, NEL 90° DI FONDAZIONE DELLA SEZIONE DI DOMODOSSOLA E DEL GRUPPO ALPINI DI ORNAVASSO

E MIGIANDONE, HANNO VISTO LA NOSTRA PARTECIPAZIONE appunti di un partecipante

LE STRADE DELLA GUERRA, NEL 90° DI FONDAZIONE DELLA SEZIONE DI DOMODOSSOLA E DEL GRUPPO ALPINI DI ORNAVASSO

E MIGIANDONE, HANNO VISTO LA NOSTRA PARTECIPAZIONE

LINEA CADORNA

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MEZZI STORIC IRADUNO A ORNAVASSO

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ARMY MOTORS ITALIA

Ssiamo arrivati ad Ornavasso nel pomeriggio di venerdì 24,

dove ad attenderci c'era il nostro Vice Presidente Lorenzo Scarlata che ha organizzato e curato l'alle-stimento del campo e i mezzi mi-litari. Ci siamo subito dati da fare a montare le tende per allestire il

campo US ’44 insieme agli ami-ci Giustetto del “Gruppo Storico 2194”. Fortunatamente la notte nelle tende non è stata troppo ri-gida. La mattinata di sabato è ini-ziata con l’arrivo della colonna di Assolari e... una temperatura pola-re dovuta al gelido vento. Tutti ci

diamo da fare per collaborare allo scarico del carro Sherman, dell’ Half-Track e del trattore Diamond M20, mezzi imponenti che fanno strabuzzare gli occhi agli spettatori presenti. La mattinata prosegue con l’allestimento del Campo e l’arrivo di altri partecipanti provenienti da

La Betty, ovvero lo Sherman M4 A1 di Davide Assolari, ha dato spettacolo. La sola accensione del gigantesco motore stellare da 16.000 cc di cilindrata, ha mandato in visibilio il pubblico, figuriamoci quando si è mosso nella boscaglia.

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MEZZI STORIC IRADUNO A ORNAVASSO

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LA L IBERAZIONE D I CANNES

RADUNO A ORNAVASSO

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LA L IBERAZIONE D I CANNES

La manifestazione si è svolta nel trentennale di recupero e valorizzazione delle fortificazioni militari della Linea Cadorna, che ha come sottotitolo: Le Strade della Grande Guerra per l'escursionismo moderno.Numerosi i reperti di notevole interesse storico tra cui, nel piazzale della Punta di Migiandone, un raro cannone italiano da 90 mm della II G.M.

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RADUNO A ORNAVASSO

varie regioni: da segnalare la fami-glia Francescoli al completo, redu-ci dalla manifestazione in Sicilia. Nel primo pomeriggio si parte in colonna alla volta della Punta di Migiandone dove nel piazzale, do-minato da uno stupendo cannone italiano da 90 mm della II° G.M. (la risposta italiana al famoso 88 mm. tedesco, forse addirittura mi-gliore ma, purtroppo, prodotto in quantità inadeguate), ci attendono le Penne Nere della Sezione loca-le organizzatrice dell’Evento, le Autorità ed un folto pubblico. De-sta la stupita ammirazione di tutti i presenti l’abilità della bella signora alla guida del grosso Half Track, si-stemati i veicoli la Banda Musicale di Ornavasso suona l’Attenti e poi sulle note dell’Inno nazionale si procede all’Alzabandiera. Vengo-

no scoperte lapidi a ricordo della Necropoli di Ornavasso ed un nuovo cannone viene posizionato accanto al primo: si tratta di una bocca da fuoco da 105 mm. pro-veniente da una nave militare. Nel corso degli interventi delle varie Autorità: Presidente della Provin-cia, Assessori regionali e Sindaco, avviene uno scambio di ricordi con il Presidente del IMVCC. Tra-sferimento in colonna quindi alla piazza Bianchetti di Ornavasso per un rinfresco e per sistemare il car-ro Sherman ed il trattore Diamont in esposizione. Domenica mattina la colonna di una ventina di vei-coli raggiunge il Forte Castello, visita alla struttura ed attraverso i vari camminamenti si raggiunge il Santuario della Guardia dove sono già presenti le Autorità, gli Alpini,

i Gruppi folcloristici in costume e la Banda musicale; inaugurazione del Parco delle Scoperte e Messa solenne, al termine trasferimento in colonna al “Lago delle Rose” per un rinfresco quindi, alle 12.30, rientro al Campo US’44 per il pran-zo. Nel pomeriggio: “porte aperte” al Campo che una marea di per-sone ha visitato fino alle 17.00, ammirando veicoli ed attrezzature e chiedendo informazioni. Smon-taggio del Campo e commiato fra i partecipanti con i più vivi ringra-ziamenti al Gruppo Alpini ed al loro Capo Gruppo Massimo Fer-mo, al socio IMVCC Giovanni Sca-labrini ed a tutti coloro che hanno contribuito al successo della ma-nifestazione. E, come al solito, alla Famiglia Scarlata.

foto Alessandra Musso

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MEZZI STORIC I

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R I EVOCAZIONI STORICHE

Il raduno storico di Ceprano ha voluto commemorare i fatti d'arme avvenuti in Ciociaria, scenario del celebre film con Sophia Loren. I duri

scontri tra le forze tedesche e gli Alleati in avanzata da Cassino

Nella seconda metà del 1943, da parte tede-sca si confrontarono due opposte tesi circa

la difesa del nuovo fronte, che si era aperto nel sud Europa con

l’invasione alleata della Sicilia (10 luglio): da una parte, quella del Maresciallo Rommel, il quale nella considerazione delle forze disponibili – divisioni in numero sufficiente, ma logore e sotto orga-

nico – prevedeva una difesa rigida in un solo punto: ai margini meri-dionali della pianura padana, da fortificare saldamente abbando-nando – con una ritirata strategica – il rimanente territorio italiano

Il raduno storico di Ceprano ha voluto commemorare i fatti d'arme avvenuti in Ciociaria, scenario del celebre film con Sophia Loren. I duri

CIOCIARIA 1944

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MEZZI STORIC IR I EVOCAZIONI STORICHE

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MEZZI STORIC IR I EVOCAZIONI STORICHE

11 Nella pagina a fianco in alto, la Fiat 508 Balilla nella versione "Torpedo coloniale". Sotto, la super accessoriata e super armata jeep dell'organizzatore Floriano Bertoni del club Winterline -Venafro. In coda, accanto alla base dell'antenna, la ben nota sirena a mano. In questa pagina, la Schwimmwagen riportata sia all'esterno sia all'interno all'antico splendore.

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RIEVOCAZIONI STORICHE

posto a sud di essa. Dall’altra, to-talmente opposta del M.llo Kesse-lring, che escludeva il preliminare abbandono dell’Italia centro me-ridionale (soprattutto allo scopo di frustrare i prevedibili tentativi di sbarco lungo le sue coste) e si imperniava su successive linee di

“difesa fortificata” precedute da una o più linee di “frenaggio”, vol-te a smorzare l’impeto delle forze attaccanti. Il piano di Kesselring, che ebbe la meglio, si basava su due considerazioni esatte: 1) al-la Germania necessitava guada-gnare tempo onde apprestare nel

modo migliore le difese contro il pericolo che si profilava ad est, di una forte offensiva sovietica; 2) l’orografia e l’drografia del suolo dell’Italia (aspre catene montuose e più fiumi paralleli nelle pianure) costituivano appigli ideali per la sua difesa. (segue a pagina 14)

Sopra, l'autoblindo tedesca SD KFZ 222. A sinistra, truppe "tedesche" in attesa di prendere parte alla manifestazione, A destra, il manifesto del celebre film la Ciociara, qui la versione inglese, che denunciò al mondo gli sconvolgenti episodi di violenza di cui si macchiarono alcuni reparti di colore.

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MEZZI STORIC I

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MEZZI STORIC IR I EVOCAZIONI STORICHE

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In esito al piano di Kesselring le li-nee di difesa fortificate successive furono tre: a sud quella di Cassi-no e a nord le due linee parallele con cui si sdoppiò la “Linea Goti-ca” propriamente detta: la “Linea Verde”, nella zona di Rimini e la “Linea Gotica” vera e propria, più a nord lungo le sponde settentrio-nali del fiume Po. Per concludere questa premessa, necessaria per la collocazione storica del Raduno di Ceprano, (che ha seguito quello di Aquino, nella stessa zona, tenu-tosi nei giorni 9 e 10 dello scorso marzo) occorre precisare che le ritirate tedesche non erano attuate mediante un unico movimento re-trogado, verso la successiva linea difensiva, bensì mediante “sbalzi” più o meno lunghi, verso già predi-sposte zone intermedie di raccolta e riordino, in corrispondenza del-le quali poteva anche essere attua-ta una breve resistenza ritardatrice (nel linguaggio militare: “difesa manovrata in ritirata”). Nella zo-

na che ci interessa – la Ciociaria meridionale – situata alle spalle di Cassino, gli Alleati avanzati do-po lo sfondamento della “Linea Gustav” (18.5.1944) dovettero segnare il passo per alcuni gior-ni davanti a una delle sopraddette linee di raccolta e riordino parti-colarmente ben fortificate: la “Li-nea Hitler” (o sbarramento “Von Senger”) lungo la quale si svolsero poi combattimenti che ebbero co-me epicentro l’abitato di Aquino. Successivamente, dopo l’ordinato abbandono della “Linea Hitler”, la ritirata tedesca si irrigidì nuova-mente nella zona di Ceprano ove dette luogo ad altri combattimen-ti di retroguardia, che causarono danni e vittime nel piccolo centro (insignito poi di Medaglia d’Ar-gento al “Merito Civile” dal Presi-dente della Repubblica Ciampi). Il Raduno di Ceprano, organizzato dalla Pro-Loco e, in particolare dal collezionista Floriano Bertoni, ha previsto l’usuale tour di mezzi mi-

litari storici che, transitando per le località teatro dei combattimenti, tra cui Castro dei Volsci, con so-ste per esposizione veicoli, visite di scolaresche e cerimonie, si è concluso a Frosinone, capoluogo della Ciociaria. Come già avvenu-to durante il precedente raduno di Aquino, nel corso di brevi col-loqui occasionali con abitanti dei luoghi toccati, chi scrive ha potu-to constatare la sussistenza di un diffuso, positivo ricordo dell’oc-cupazione germanica, basato su un comportamento amichevole di quelle truppe in risposta a quello, non ostile, delle popolazioni ed all’assenza di attacchi proditori contro di essi. Per fare un esempio, i tedeschi allo scopo di allegge-rire fortificazioni in calcestruzzo lungo la “Linea Hitler”, non ave-vano provveduto a rastrellamenti di lavoratori, ma avevano richiesto manodopera volontaria, che era retribuita con 30 lire e 4 sigarette “Nazionali” a giornata. E, soprat-

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MEZZI STORIC IR I EVOCAZIONI STORICHE

15 Nella pagina a fianco in alto, i veicoli schierati a Ceprano. In questa pagina due immagini tratte dal film la Ciociara, girato da Vittorio de Sica nel 1960 e tratto dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia. Interpretato da Sophia Loren, pone in risalto il dramma degli stupri perpetrati dai soldati nord-africani.

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RIEVOCAZIONI STORICHE

tutto, i tedeschi avevano rispettato le donne. Certamente a favore di un buon ricordo dell’occupazione tedesca ha giocato anche il con-fronto con la ferocia di compor-tamento, nei confronti della po-polazione, manifestata in quelle

zone dai sopraggiunti vincitori, rappresentati da alcune unità for-mate da truppe nord-africane. Vio-lenze che ebbero termine grazie all’intervento della Polizia Militare di contigui reparti canadesi che non esitò – quando ve ne fu biso-

gno – a fare uso delle armi. Questo argomento storico meriterebbe di essere approfondito, perchè tra-spaiono evidenti implicazioni di responsabilità a vari livelli, ma non è questa la sede opportuna. testo e foto di Roberto Cangialosi

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il clubil clubINFORMA

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NORMANDIA 2014

CONSIGLIO DEL 04/06/2013Il giorno 4 Maggio 2013, alle ore 14.00 nei locali del Ristorante Vec-chia Brenta in Vercelli, si riunisce il Consiglio Direttivo del IMVCC, sono presenti tutti i Componenti eccetto Cappa Bava. Il Presidente Brezza pre-cisa che la riunione ha per oggetto la messa a punto della Manifestazione sociale di Ternavasso del 28/30 Giu-gno prossimo. Thaon comunica che il Ristorante della Tenuta è prossimo alla riapertura con la nuova gestione, comunica nominativo e telefono del nuovo gestore con cui Scarlata viene incaricato di prendere contatto. Vie-ne altresì deciso di organizzare una riunione, al più presto a Ternavasso, per testare la qualità della ristorazio-ne. Tutti manifestano la speranza che si possa organizzare in questa sede la serata sociale, in caso negativo si provvederà a contattare altre strut-ture in zona. Sanmartino comunica i contatti avuti con alcuni gruppi di rievocazione per fornire ristorazione a chi lo desideri, viene altresì deci-so di richiedere al gestore del Risto-rante un menù convenzionato per i giorni del Raduno. Per la serata del Sabato 29 Sanmartino comunica di aver preso contatto con un comples-so musicale che potrà esibirsi a bor-do piscina per un importo di 2/300 euro, l’iniziativa incontra il favore generale e viene richiesto di far pre-

cisare l’importo. Thaon riferisce che per il servizio bar ed il riassetto del luogo dopo la serata sia necessario contattare il Presidente del Circolo Ippico e si incarica di farlo riferendo poi la relativa richiesta. Per i traspor-ti dei veicoli speciali partecipanti si ipotizzano i seguenti costi: Temero-li: Carri M15 e CV35 1600.00 - As-solari: Carro Sherman ed Halftrack 1000.00 - Gruppo Parma: Opel Bliz radio + fotoelettrica e generatore, Ku-bel e Horch? 1500.00 - Vecci – Uber-ti: Carro inglese e M8 500.00. Totale 4.600.00 euro. Questi trasporti vengono decisi a carico del Club; Brezza riferisce come l’ASI abbia risposto alla richiesta di contributo stabilendo che un eventuale contri-buto verrà deciso, dopo la manife-stazione, sulla base della relazione del Commissario ASI incaricato. Pujatti, interpellato, ha fornito assi-curazioni per un importo di 2/3000 euro essendo lui stesso il Commis-sario incaricato ma, in mancanza di una certezza, Brezza esprime la sua contrarietà ad impegnare il Club in altre spese per rimborsi di trasporti ai partecipanti, anche gli altri Consi-glieri esprimono perplessità. Brezza informa inoltre come l’Autocentro della P.S. abbia rifi utato l’invito ri-cevuto per la partecipazione con l’autoblinda Staghound. Sanmartino

e Thaon riferiscono circa i Gruppi di ricostituzione storica che hanno per ora comunicato la loro adesione e, dopo un incontro con Rusalen, di aver iniziato a contattare i commer-cianti interessati alla Borsa Scambio. L’ASI ha comunicato l’assenso alla seduta di omologazione per veicoli militari nel corso della Manifestazio-ne. Thaon propone di prendere con-tatto con la Motorizzazione di Torino per organizzare anche una seduta di revisione in occasione dell’evento, Scarlata viene incaricato di prendere contatti preliminari ed informazioni. Riguardo ai premi da attribuire ai vi-sitatori votanti sono già disponibili il modellino di jeep in scala 1/18, la cassetta attrezzi Beta e un volume dell’ASI. Circa la comunicazione con i media, Caniatti, relaziona cir-ca l’invio alla Manovella ed ad altre testate mensili specializzate delle informative sulla manifestazione, comunica anche la possibilità della partecipazione di una equipe del-la testata televisiva: Nuvolari: tutto il Consiglio apprezza la possibilità, con la necessità di provvedere alla logistica per la troupe e Caniatti vie-ne incaricato di gestire la cosa. Alle 15.30, tutti gli argomenti dibattuti, il Presidente Brezza dichiara chiusi i lavori, ringraziando i partecipanti.

A Vercelli 4 Maggio 2013

Ricordiamo ai Soci che, anche se manca ancora un anno alla rievocazione dello sbarco in Normandia (settimana dal 3 all'8 giugno 2014), occorre prenotare per tempo campeggi e sistemazioni alberghie-re, molti sono infatti già al completo. Per chi fosse interessato a prendere parte con i propri mezzi alla manifestazione la segreteria del Club è a disposizione per fornire ulteriori informazioni: 011859526 - mail: [email protected]. Per saperne di più: www.imvcc.it

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CONTO ECONOMICO 2012

COSTI:

RIMANENZE INIZIALI OGGETTISTICA 7.669,33 ATTREZZATURE DEll'ANNO AMMORTIZ. " 1.720,33 QUOTE MVPA 2012 " 8.300,00 QUOTE ASI 2012 " 19.668,32MANIFESTAZIONI - RIUNIONI " 5.241,00 STAMPE " 22.346,30POSTALI E TRASPORTI " 1.343,96 TELEFONICHE " 1.948,50 CANCELLERIA E OMOLOGAZIONI " 234,71 SPESE PER SITO E FORUM " 5.892,50RAPPRESENTANZA " 363,26 SPESE PER RIUNIONI " 245,00 COSTI VARI " 5,78

TOTALE COSTI " 74.978,99ACC. FIP " 3162,24

TOTALE A PAREGGIO " 78.141,23

RICAVI:

ASI 2012 19.670,36MVCC 2012 " 41.207,20MVPA 2012 " 8.300,00RIMANENZE FINALI " 8.514,33RICAVI VARI " 449,34

TOTALE RICAVI Euro 78.141,23

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BILANCIO ANNO 2012

ATTIVO:

ATTREZZATURA Euro 31.270,98 CASSA " 1.831,00 BANCA " 4.414,63 C.C.P. " 6.948,40 RIMANENZE FINALI OGGETTISTICA " 8.514,33 --------------- TOTALE ATTIVO Euro 52.979,34

PASSIVO:

FONDO AMMORTAMENTO Euro 31.270,98

RISCONTI ATTIVI:ASI Iscrizioni 2013 123,96MVCC Iscrizioni 2013 " 195,04ASI Rinnovi 2013 " 3.553,52MVCC Rinnovi 2013 " 7.379,24MVPA Quote 2013 " 1.750,00 TOTALE RISCONTI Euro 13.001,76 ------------------------ TOTALE PASSIVO Euro 44.272,74

F.I.P. 8.706,60 ------------------------

TOTALE A PAREGGIO Euro 52.979,34

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BILANCIO PREVENTIVO 2013COSTI

QUOTE ASI (1) 22.726,00QUOTE U.S.A. (2) " 10.000,00*RADUNI-MANIFESTAZIONI " 8.100,00 SPESE PER SITO E FORUM " 5.000,00 MANUTENZIONI " 2.500,00 CANCELLERIA " 1.000,00TRASPORTI-POSTALI " 1.650,00STAMPE " 24.000,00TELEFONICHE " 2.000,00RAPPRESENTANZA-RIUNIONI " 2.000,00

TOTALE COSTI " 78.976,00

RICAVI

QUOTE ASSOCIATIVE (1) " 78.976,00 TOTALE RICAVI " 78.976,00

(1) SOCI ASI n° 550 x 41,32 = 22.726,00 (2) SOCI USA n° 200 x 50,00 = 10.000,00

SOCI n. 350 x 75,00 = 26.250,00 " n. 200 x 100,00 = 20.000,00

46.250,00

* n° 200 x 50,00 = 10.000,00 Quota MVPA = 60 $ (1 = 1.20 $ ) = 50,00 cad.

TUTTE LE INFO LE TROVI SU WWW.IMVCC.IT Il sito del Club è stato completamente rinnovato al fi ne di renderlo compatibile con le nuove piatta-forme grafi che e consentire di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla Rete. Ora i Soci hanno a disposizione un potente mezzo di consultazione per tutto ciò che riguarda il mondo del collezionismo di mezzi militari. Dal vasto archivio di schede veicoli, costantemente aggiornato e ampliato, ai quesiti tecnici, al calendario delle manifestazioni, alla modulistica. È possibile inoltre "sfogliare" i vari numeri della rivista sociale e interagire con la segreteria.

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MEZZI STORIC I

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SPAZIO L IBERO

Nell'ambito della Fiera di Padova dedicata al Mito America, il Military Veteran Car Friends di Venezia ha ricreato, con gli auspici dell'IMVCC, un campo militare americano della 5a Armata dopo lo sbarco a Salerno nel 1943, secondo i miei ricordi da bambino. La manifestazione, visitata da oltre cinquantamila persone, ha su-scitato notevole interesse, come d'altronde gli eventi similari, caratterizzati dalla esposizione di materiali e mezzi autentici, come si può fa-cilmente evincere osservando queste foto. Un ringraziamento particolare ai Soci Roberto Faggion, Giorgio Angi, Carlo Colombana, Ma-rio Chiaroni e Danilo De Pieri che hanno fatto rivivere un vero Mito americano.

Lucio Simeone

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MITO AMERICA ALLAFIERA DI PADOVA

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SPAZIO L IBERO

22 Il 4 marzo si è tenuta la commemorazione della resa della 148a divisione tedesca al 6°RI brasi-liano, comandato dal colonnello Nelson de Melo, avvenuta il 29 aprile 1945, dopo lunghi sanguinosi scontri, con pesanti perdite da entrambe le parti. La battaglia della "Sacca di Fornovo" è ricordata per essere stata l'ultima grande battaglia campale in italia, nonché, uno dei rari casi in cui i partigiani Italiani e la Força Expedicionária Brasileira si uni-rono per impedire lo sfondamento della barriera del Po da parte delle forze nazifasciste.

Umberto Masola

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COMMEMORATA LA SACCA DI FORNOVO

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MEZZI STORIC I

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MG STORY

Furono tra le armi più efficaci e letali in dotazione all'esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale. Perfezionate durante il conflitto,

raggiunsero una straordinaria efficienza in ogni campo d'impiego

Ifanti sovietici, tra i primi a sperimentarne la micidiale efficacia, la soprannomina-rono la "sega di Hitler" sia

per il rumore che produceva in fa-se di fuoco sia perché era in grado di tagliare letteralmente in due il corpo dei malcapitati che finivano nel suo raggio d'azione. Ufficial-mente era la Maschinengewehr 42 (MG.42), dall'anno in cui entrò in linea. In realtà la progettazione iniziò parecchio tempo prima. Si può dire quando la MG.34 sta-va iniziando le prime prove sul campo. Pur soddisfatto dei risul-tati riportati nei test dalla MG.34, l'ufficio armamenti tedesco si rese

conto che in caso di un conflitto prolungato i tempi di produzione di un'arma tanto costosa e com-plessa potevano creare seri pro-blemi di approvigionamento allle truppe impegnate in prima linea. Alla fine, dopo uno studio teorico e pratico condotto nel 1937 dall'in-gegner Peter, anche l'alto coman-do (OKW) fu d'accordo nell'indire una gara tra tutti i produttori di armi per trovare un'alternativa più semplice e meno costosa da rea-lizzare. Il problema più difficile da risolvera era che, per poter essere prodotta in serie a ritmi sostenuti, risultava indispensabile ricorrere allo stampaggio dei metalli, an-

che se tale tecnologia era ancora agli albori. Al bando risposero la Rheinmetall-Borsig AG, la Stüb-gen AG di Erfurt e la Grossfuss Metall- und Lackierwarenfabrik di Döbeln. Il prototipo di quest'ulti-ma, con otturatore girevole, fu ri-tenuto più valido, non altrettanto il complesso sistema di sostituzione della canna che venne quindi mo-dificato. Si arrivò così a una serie di armi sperimentali che presen-tavano un alloggiamento a pezzo unico e un sistema di sostituzione della canna semplificato. 50 pro-totipi, denominati MG.39, furono testati nella scuola di fanteria di Döberitz. Ulteriori affinamenti si

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Furono tra le armi più efficaci e letali in dotazione all'esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale. Perfezionate durante il conflitto,

raggiunsero una straordinaria efficienza in ogni campo d'impiego

Ifanti sovietici, tra i primi a sperimentarne la micidiale efficacia, la soprannomina-

conto che in caso di un conflitto prolungato i tempi di produzione di un'arma tanto costosa e com-

che se tale tecnologia era ancora agli albori. Al bando risposero la Rheinmetall-Borsig AG, la Stüb-

MITRAGLIATRICIDEL III REICH (2)

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Sopra, la MG.34 disponeva di una vasta gamma di accessori che permettevano di ampliarne l'impiego. Tra questi supporti e mirini per il tiro antiaereo e selettivo sulle lunghe distanze. A sinistra, nonostante l'entrata in servizio della ben più performante MG.42 la MG.34 continuò a essere prodotta e a restare in dotazione, come mostra questa foto, sino alla fine del conflitto. A destra, la facilità di trasporto era tra i suoi pregi.

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MG STORY

Leggera e maneggevole, la MG.34 poteva essere trasportata e usata come un fucile mitragliatore. Una eloquente dimostrazione è data da questa foto che ritrae una pattugliasul fronte russo durante una operazione di rastrellamento. Il mitragliere impugna ed è pronto a servirsi della sua MG.34come se fosse un grosso fucile.

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conclusero con la realizzazione in piccola serie di MG. 39/41 che nell'autunno del 1941 fu inviata ad alcuni selezionati reparti per l'impiego sul campo. Dopo gli ottimi risultati conseguiti in ogni condizione d'impiego e una ulte-riore messa a punto, la MG.42 fu

approvata nell'estate del 1942 ed entrò in produzione. Rispetto alla MG. 34 era decisamente più rozza ed esseziale, finita in modo spesso approsimativo, senza alcuna cura nell'accoppiamento delle diver-se componenti, ma sotto il profi-lo dell'efficienza, della praticità,

dell'affidabilità e della robustezza non temeva paragoni. Eliminate tutte le sofisticazioni e complica-zioni era un'arma da guerra fatta per la guerra che aveva fatto tesoro di tutte le esperienze, spesso ne-gative, maturate dalla MG. 34 nel duro impiego sul campo. Sparava

Sopra, la trasparenza della MG.34 mette in risalto la raffinata meccanica dell'arma. Estrema la cura nelle lavorazioni e assoluta la precisione negli accoppiamenti. Più spartana, approssimativa e dozzinale la MG.42 (a fianco). Tuttavia sul campo proprio i difetti si trasformavano in straordinari pregi.

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solo a raffica, ma la cadenza di fuoco era impressionante: poteva essere regolata fino a un massimo di 1300 colpi al minuto. Il pro-cesso di sostituzione della canna risultava di gran lunga migliorato e semplificato, tanto che si poteva estrarre la canna surriscaldata sen-za neanche bisogno di toccarla. Già in fase di progetto la produ-zione fu semplificata e lo fu ulte-riormente nel corso del conflitto, portando a una netta riduzione dei costi. Le lavorazioni furono ridot-te al minimo e vennero utilizza-ti, ove possibile, sistemi rapidi di stampaggio e di pressaggio. Nel

1944 il costo di una MG.42 era di circa 250 Reichsmarks contro i 315 della MG.34. Alla fine del conflitto, erano state prodotte più di 400.000 MG.42 dalla Grossfuss di Döbeln, dalla Gustloff-Werke di Suhl, dalla Maget di Berlino, dalla Mauser-Werke di Berlin-Bor-sigwalde e dalla Steyr-Daimler-Puch AG di Steyr/Oberdonau. Per semplificare ulteriormente la co-struzione il calcio, che in origine era in legno, divenne di materiale sintetico e il cavalletto a due pie-di fu ridotto all'essenziale. Altre modifiche furono invece dettate dall'esperienza sul campo, come

la sostituzione della leva diritta di caricamento con un'articolazione per ridurre lo sforzo nel solleva-mento del cane. Per il corretto uso della MG.42 erano previsti tre uo-mini. Normalmente si utilizzava il bipiede in dotazione, ma si pote-va anche adattare a un supporto a quattro piedi dotato di paracolpi, sofisticato e complesso - l'MG La-fette 42 e 43 - utilizzabile con i mirini otttici standard MGZ.34 e MGZ.40. Era inoltre possibile im-piegare i vari supporti creati per la MG.34 (Dreifuss 34 e 40). Furono inoltre realizzate piedistalli e piat-taforme specifiche.

MG.34 in spalla, questo sorridente mitragliere marcia nell'assolatapianura ucraina durante le prime fasi dell'invasione dell'Unione Sovietica.Nella pagina a fianco, una MG.42 abbandonata durante la ritirata delle truppe tedesche in Italia.

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La MG.42, prese il posto della MG.34 anche sui vari veicoli, di-mostrando una notevole versatilità d'impiego e soprattutto una ele-vata affidabilità in condizioni di utilizzo estreme come quelle im-poste dalle proibitive temperature dell'inverno russo. Il duro impiego sul campo mise ovviamente in luce anche alcuni limiti. Per esempio, l'uso prolungato e la povertà delle lavorazioni in tempo di guerra, po-tevano fare sparare l'arma prima che i cilindri si fossero bloccati sal-damente; per questo fu aggiunta una chiusura ausiliaria all'ottura-tore per ritardare il movimento del percussore e assicurare in tal mo-

do un perfetto agganciamento dei cilindri. Tuttavia tale modifica fu applicata solo su un esiguo nume-ro di esemplari infatti, pressati da una situazione bellica sempre più difficile, molti fabbricanti non la tennero in alcun conto. L'MG.42 Lafette 42 con il paracolpi si di-mostava instabile durante le raffi-che di fuoco automatico prolun-gate. Per evitare che troppi colpi andassero dispersi i mitraglieri lo appesantivano con dei sacchi di sabbia. Quando la guerra finì era in fase di sperimentazione un nuo-vo supporto che rendeva l'arma perfettamente stabile. In avanzata fase di sviluppo c'era anche l'evo-

luzione della MG.42. Denominata MG 42V o MG.45, era simile alla precedente, salvo per un partico-lare determinante: l'otturatore a rimando della vampa di ritorno. Soluzione che in seguito sarà ri-presa e sviluppata nelle mitraglia-trici Heckler & Koch. Pesava meno di 9 chilogrammi, si caricava con la cartucciera standard a nastro di metallo e forniva una celerità di tiro di 1800 colpi al minuto. Il bos-solo era lavorato in maniera parti-colare. Nei test l'arma era arrivata a sparare 120.000 cartucce sen-za alcun problema. Le MG.34 e MG.42 non furono tuttavia le sole mitragliatrici in dotazione all'eser-

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Guerra vera e di propaganda. Nella pagina a fianco truppe di montagna impegnate in Jugoslavia nella caccia ai partigiani di Tito, utilizzano una MG.42. Sopra e a fianco, una stessa arma serve per creare l'atmosfera scenica, ma molto reale, di un mitragliere Fallschirmjäger pronto a tendere un'imboscata al nemico, manca però il servente.

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A sinistra, la "ricostruzione" di un mitragliere (MG. 42) in Normandia. I tedeschi schierarono ciò che restava delle unità Fallschirmjäger,spesso ricostituite con giovanissime leve ed elementi provenienti da altri reparti. L'armamento e le uniformi erano approsimativi. A destra, una postazione di MG.34 a Stalingrado.

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cito tedesco, tralasciando le armi di preda bellica, un sostanzioso numero di mitragliatrici furono ot-tenute adattando quelle aeronauti-che all'impiego terrestre. Le princi-pali armi d'aereo degli anni Trenta furono la M.15 e la M.17, destina-te rispettivamente a un supporto

flessibile e a uno fisso. Già in fase di progetto la MG.15 fu dotata di un bipiede e un calcio di legno per consentirne l'uso a terra. In grado di fare fuoco solo automaticamen-te, aveva una cadenza di tiro fino a 1200 colpi al minuto. Dotata nor-malmente di mirini anulari, aveva

una sacca di tela per raccoglie-re i bossoli esplosi. Il caricatore, del tipo a sella, teneva 150 colpi e alimentava l'arma alternativa-mente da un cilindro e dall'altro. L'MG.17 era invece alimentata con cartucciera a nastro e gene-ralmente utilizzata su installazioni

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fisse anche se si poteva all'occor-renza montare su treppiedi di for-tuna. Altra mitragliatrice nata per gli aerei che ebbe una evoluzione anche terrestre fu la MG.81 ideata dalla Mauser. Con la MG.17 aveva in comune la possibiltà, utilizzan-do speciali pinze, di convertire la cartucciera da nastro continuo a corte sezioni, consentendo in tal modo di sparare raffiche brevi e ottenere una maggiore precisione. La velocità di tiro era di circa 1600

colpi al minuto che potevano sa-lire a 3000 affiancando due armi identiche, una alimentata a destra e l'altra a sinistra, unite al centro da un'unica impugnatura a pisto-la. L'MG.81Z (Zwilling, gemella) espelleva i bossoli nello spazio tra i due ricevitori. Nell'ultimo perio-do bellico, quando fu necessario dare fondo a ogni possibile risor-sa, per armare la milizia popola-re furono rapidamente convertite per uso terrestre le mitragliatrici

degli osservatori aerei, del calibro dei fucili, che giacevano inutiliz-zate nei magazzini della Luftwaf-fe. L'aggiunta di bipiedi e di calci rudimentali le resero efficaci nei combattimenti ravvicinati quanto le mitragliatrici campali. Certo era-no prive della canna di ricambio e difficilmente erano in grado di reggere un fuoco sostenuto e pro-lungato, ma fornirono copertura a truppe che altrimenti ne sarebbero state totalmente prive. (2-fine)

Un mitragliere della Luftwaffe, con la sua MG.42, attende fiducioso la ripresa dei combattimenti.

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STORIA DELLE AUTO MIL I TAR I 1900-1945

Una delegazione di ingegneri civili prova al guado uno SPA TL 37. Fu concepito per il traino delle artiglierie canpali in dotazione alle divisioni motorizzate, autotrasportabili, celeri e corazzate. Il modello baseaveva sei posti, compreso il pilota.

Nonostante la decisione di ap-prontare, in caso di mobilita-zione generale, un piano per la requisizione dei veicoli civili, i vertici del comando

militare italiano si resero conto che in ogni caso il parco di autocarri era ben lungi da soddisfare le esigenze belliche. Fu così deciso, come abbiamo visto nello scorso capitolo, di inserire tra gli autocarri leggeri anche i motocarri. Per gli automezzi leg-geri a tre ruote si dettarono alcune specifi-che: cassone in legno con centinatura per potervi applicare il telone impermeabile,

ventole supplementari di raffreddamento, filtri d'aria ai carburatori. Inoltre, mentre le motociclette dovevano avere la distri-buzione a valvole laterali o al massimo contrapposte (Moto Guzzi), considerata più resistente e semplice, per i "leggeri" si potevano utilizzare le valvole in testa. Tra i modelli più noti: il tipo U della Moto Guz-zi, dotato di motore a cilindro orizzontale in grado di sviluppare 18 CV a 4300 giri/min. Raggiungeva i 60 km/h, con un con-sumo medio di 7 litri per 100 chilometri. Altrettanto popolare divenne il Gilera Mer-curio a cilindro verticale che disponeva

La storia a puntate delle auto con le stellette: dai primi tentativi di impiego bellico, al debutto nella Prima Guerra Mondiale, alla

consacrazione nella Seconda. Mezzo secolo di auto fuori dall'ordinario

CAR AND WAR

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della stessa potenza (18 CV a 4000 giri/min.), era leggermente più lento (sfiorava i 55 km/h), consumava di più (10 litri ogni 100 km), ma aveva una portata massima di ben 1500 chilogrammi. Entrambi si di-mostrarono robusti e affidabili. Durante il conflitto furono ampiamente impiegati su tutti i fronti, rivelando una eccellente adat-tabilità alle condizioni d'impiego estreme come gli infuocati deserti africani o le ge-lide steppe russe. Sul fronte autocarri veri e propri, i mezzi già esistenti e non modi-ficabili, furono inseriti nella categoria che più si avvicinava alle loro prestazioni, a volte inferiori rispetto a quelle previste dai capitolati militari. Così furono inclusi tra i "pesanti" gli autocarri Ceirano 50 CM, OM 3 BOD, Lancia RO, Fiat 633 NM, anche se avevano una portata di soli 5000 chilo-grammi. Tutte le Case italiane si dovettero ovviamente attenere alle nuove regole e, di conseguenza, modificarono le proprie strategie produttive, rendendo di fatto ogni nuovo veicolo adatto all'impiego militare. In via generale per gli autocari medi furono

scelte motorizzazioni a gasolio in luogo a quelle a benzina, salvo l'impiego in alter-nativa su alcuni mezzi come il Fiat 626 e l'Alfa Romeo 430. Per quanto concerne gli allestimenti, Fiat e Alfa Romeo optaro-no per la cabina chiusa a guida avanzata sia per i modelli pesanti sia per i medi. So-luzione che tra l'altro consentiva una più agevole e rapida rimozione del motore per le revisioni e riparazioni. Le ruote posterio-ri erano sempre gemellate e di norma la tra-smissione operava solo sull'asse posteriore (4x2). Soltanto la Fiat realizzò in piccola quantità autocarri medi e pesanti a quattro ruote motrici come il 625 e il 665. L'au-tocarro pesante più famoso fu senza dub-bio il Lancia 3 RO, realizzato in oltre 9500 esemplari. Lungo 4,80 metri, sullo spazio-so cassone poteva trasportare di tutto: fino a un massimo di 42 uomini, carri armati leggeri e medi, materiali vari, artiglierie di ogni tipo comprese quelle pesanti. Tra le versioni più interessati, quella carrozzata a furgone chiuso che fungeva da autoffici-na e l'autocannone da 90/53 in funzione

Sopra, un Bianchi "Miles", carro medio esclusivamente prodotto per le forze armate. Qui è nella versione furgone, in allestimento autobagno campale. Nella pagina a fianco, il Moto Guzzi tipo U, motocarro a tre ruote, classificato autocarro leggero. Sotto, il trattore SPA TM 40 per il traino delle artiglierie pesanti.

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contraerea costruito dall'Ansaldo. Era do-tato di tre zampe stabilizzatrici per lato, ripiegabili verso l'alto in configurazione di movimento. Una variante studiata in Africa Settentrionale fu denominata Libia. Aveva la cabina scopribile e sul pianale del casso-ne, con sponde ribassate, furono montati obici campali leggeri Skoda da 100/17 con il loro affusto, ma privati delle ruote, in mo-do da costituire una sorta di semoventi ruo-tati. Utilizzando i propulsori ideati per gli autocarri furono realizzati diversi veicoli speciali. Tra questi il trattore medio SPA TM 40 che sfruttava il motore Fiat tipo 366 a sei cilindri in linea, con ciclo Diesel. Destina-to al traino delle artiglierie pesanti campali, aveva dimensioni estremamente compatte ed era dotato di quattro ruote tutte motrici e tutte sterzanti. La carrozzeria, tipo torpe-

do, offriva otto posti. Gli fu riconosciuta una capacità di traino di 5 tonnellate. La SPA-Fiat fu tra le più attive nell'ammoder-namento del nostro parco di veicoli milita-ri prima dell'entrata in conflitto. Spiccano tra questi l'autocarro leggero SPA 38 R e il trattore leggero d'artiglieria SPA TL 37, usciti rispettivamente nel 1936 e nel 1937. Lo châssis del primo funse da base per tut-ta una serie di autoveicoli speciali come autoambulanze, autofrigoriferi, carri uffi-cio e comando carrozzati a furgone, carri officina e autocisterne. Fornito di trazione integrale, il TL 37 si dimostrò altrettanto versatile e adatto a molteplici impieghi. Il modello base aveva la carrozzeria aper-ta tipo torpedo con sei posti, conducente incluso. La zona posteriore comprendeva un comparto che poteva accogliere cir-

Sopra, lo SPA 38 R in dotazione alle divisioni celeri e motorizzate per il trasporto di personale e materiali di vario genere. Il motore quattro cilindri a benzina sviluppava 56 CV e la velocità era di poco superiore ai 50 km/h. A destra, il grosso e robusto telaio tubolare del Gilera Mercurio.

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ca 300 chilogrammi di munizioni. Per le forze coloniali fu riealizzata una versione detta Sahariana che si distingueva per la diversa carrozzeria: cabina metallica chiu-sa e cassone posteriore aperto con panche longitudinali per i serventi. Durante le ul-timi fasi della guerra in Tunisia alcuni TL 37 Sahariani ricevettero l'obice 75/18, modello 1935. Sempre durante la cam-pagna d'Africa sul telaio del TL 37 furono piazzate artiglierie semoventi con il com-pito di contrastare le scorribande delle camionette inglesi del Long Range Desert

Group. Vennero anche realizzati due blin-dati. Il primo un autoprotetto, realizzato dalla Viberti, era concepito per il traspor-to di otto uomini, più il conducente, pre-vedeva l'installazione di mitragliatrici sul cielo e la dotazione di un impianto radio. Il secondo è l'autoblinda AB 43, realizza-ta utilizzando lo scafo dell'autoprotetto e provvedendola di una torretta girevole con mitragliera 20/65 identica a quella usata sul carro armato leggero L 6 40. Ne furono prodotte pochissime nel 1943 per i reparti della RSI. (continua)

Lo SPA Dovunque 41 trattore d'artiglieria, fu costruto solo a partire dal 1942. Venne prodotto in un ridotto numero di esemplari, soprattutto per il teatro africano, per il trasporto di uomini, materiali e il traino di artiglierie su terreni difficili.

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FOTO ARCHIVIOPANZER IV IN AZIONE

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Le strepitose vittorie delle Panzerdivisionen durante la Blitzkrieg hanno un nome: Panzer-Kampfwagen IV, senza dubbio il migliore carro in campo durante il primo periodo bellico. Fu realizzato nel 1935 come carro medio armato con un cannone da 75mm lungo 24 calibri. È in questa configurazione che lo vediamo in queste foto. L'armamento era completato da due mitragliatrici da 7,92 mm. Il motore era un Maybach 12 cilindri a benzina.

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PANZER IV IN AZIONE

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Il Panzer IV ricevette il battesimo del fuoco in Polonia, dove furono inviati 211 esemplari. Gli ottimi risultati ottenuti portarono all'aumento della produzione e alla omologazione definitiva con la sigla PzKpfw IV. Sopra, alcuni Panzer IV in attesa di entrare in azione. A lato, PzKpfw IV Ausf G, armati con il cannone da 75 KwK 40 L/43. Nella pagina a fianco: alcuni fanti sfruttano un passaggio. Sotto, Panzer IV durante l'imvasione della Polonia nel settembre 1939.

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PANZER IV IN AZIONE

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In alto, Una delle ultime evoluzioni con cannore da 75 mm L/48, grembiuli protettivi sui fianchi e corazza supplementare esterna attorno alla torretta come protezione dai tiri con proiettili a carica cava. Sopra, un PzKpfw IV armato con il cannone KwK 39 L/60.

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Il muso è inconfondibile, secondo solo alla jeep per esemplari prodotti il CCKW è a tutti gli effetti una delle

icone dei mezzi militari america-ni del periodo bellico. Su questo camion è stato scritto tutto, negli anni “80” Army Motors aveva pub-blicato una serie di articoli di Bry-ce Sunderlin, intitolati “La stirpe del Jimmy” e diventati famosi per il puntiglio col quale l’autore ne aveva descritto l’evoluzione. Gli articoli di Sunderlin erano stati al-

lora tradotti in italiano dall’MVCC, oggi si possono consultare sul sito www.normandy.it e rappresenta-no il riferimento per chi volesse approfondire la storia del mezzo, noi invece parleremo soprattutto dell’ utilizzo in campo collezioni-stico, dove il Jimmy ha trovato una seconda giovinezza.Il CCKW è bellissimo da spento ma diventa stupendo quando è in moto perché il fischio del motore GMC 270 è più parente della mu-sica che del rumore: sentirlo girare

al minimo è un vero piacere. Ne esistono infinite varianti, principal-mente caratterizzate dal passo lun-go (353) o corto (352), dalla cabina aperta o chiusa e dalla presenza o meno del verricello (numero di telaio finale 2 oppure 1). Il cambio a cinque rapporti non sincroniz-zati richiede un certo virtuosismo, ma una volta acquisita la tecnica è gestibile dalla maggior parte degli umani a patto di ricordarsi la po-sizione delle marce, sadicamente disposte non in sequenza, ma in

Il muso è inconfondibile, secondo solo alla jeep per esemplari prodotti il CCKW è a tutti gli effetti una delle

icone dei mezzi militari america-ni del periodo bellico. Su questo camion è stato scritto tutto, negli anni “80” Army Motors aveva pub-

lora tradotti in italiano dall’MVCC, oggi si possono consultare sul sito www.normandy.it e rappresenta-no il riferimento per chi volesse approfondire la storia del mezzo, noi invece parleremo soprattutto dell’ utilizzo in campo collezioni-stico, dove il Jimmy ha trovato una

al minimo è un vero piacere. Ne esistono infinite varianti, principal-mente caratterizzate dal passo lun-go (353) o corto (352), dalla cabina aperta o chiusa e dalla presenza o meno del verricello (numero di telaio finale 2 oppure 1). Il cambio a cinque rapporti non sincroniz-

CCKW PER GLIAMICI "JIMMY"

il GMC a cabina chiusa è molto bello, ma il guidatore è totalmente isolato dal cassone.

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Il passo lungo può trasportare agevolmente fino a una ventina di persone.

ordine sparso. I ponti Split sono più belli a vedersi, ma anche più rumo-rosi dei Banjo, perché il gioco e il contatto fra corona e pignone non si possono registrare. La presenza del servofreno Hydrovac permette frenate in spazi ristretti, comunque favorite dalla catena cinematica densa di attriti di ogni tipo. In fase di messa a punto l’operazione più

difficile consiste nel riuscire a met-tere d’accordo il rotolamento dei dieci pneumatici, complice anche la mancanza degli ammortizzatori posteriori: se non ci riuscirete il Jimmy salterà come una cavalletta anche a velocità molto basse. Su strada è un mezzo piacevolissimo, la posizione di guida è molto co-moda e la notevole altezza da terra

permette di ammirare il paesaggio meglio che su altri veicoli. Il limita-tore di giri consente di mantenere all’infinito i 75 chilometri all’ora, la velocità ideale è però tra le 35 e le 40 miglia orarie. Nel corso dei cinque anni di produzione sono stati montati tre tipi di cassone stan-dard: tutto metallo, legno, compo-site. A mio giudizio il più affasci-

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nante è quello in legno, seguito dal composite (metallo + legno). Il cas-sone tutto metallo è quello di gran lunga più diffuso, ma molti sono ri-costruzioni francesi post-belliche. Comprensibilmente i cassoni in legno sono quelli più rari, non solo per il deperimento del materiale se lasciato alle intemperie, ma anche perché meno pratici nell’utilizzo,

sia militare che civile.l modello più adatto a gite in com-pagnia è il passo lungo cabina aperta: i cabina chiusa sono più confortevoli in inverno, ma pur-troppo isolano completamente il guidatore dai trasportati nel cas-sone, lo stesso fanno i passi corti per via delle ruote di scorta poste sopra il serbatoio alle spalle dei

sedili anteriori. Il verricello è stato montato su circa il 60% della pro-duzione, non lo userete mai se non come piattaforma per accedere più agevolmente al vano motore, ma in quel frangente sarà molto utile.In Europa il GMC è un mezzo mol-to diffuso, grazie (come al solito…) all’esercito francese che nel cor-so degli anni “70” ne ha ricostru-

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Nella pagina a fianco in alto: CCKW 353 equipaggiatissimo: effetto scenico garantito. Sotto, sul CCKW 352 le ruote di scorta collocate dietro la cabina limitano la comunicazione fra guidatore e equipaggio. Sopra, distesa sconfinata di Jimmy in un campo di recupero nel dopoguerra.

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In caso di maltempo il cassone si trasforma in un comodo salotto dove trovare un accogliente riparo.

iti migliaia di esemplari, per poi venderli sul mercato del surplus praticamente intonsi. La larga disponibilità, le dimensioni non esattamente adatte al box auto e la patente C hanno contribuito a cal-mierare il valore di mercato, tut-tora di molto inferiore alla soglia psicologica dei diecimila euro per esemplari marcianti, completi e ben restaurati: meno della metà di una jeep tanto per intenderci. An-che i ricambi sono a buon merca-

to e si trova qualsiasi componente a catalogo, probabilmente però non vi capiterà di dover sostituire qualcosa perché la meccanica è molto affidabile e le rotture poco frequenti.Il consumo di carburante si attesta su circa venticinque litri ogni cen-to chilometri, ma percorrere cen-to chilometri significa trascorrere mezza giornata alla guida, e sa-rà più che sufficiente anche se lo sterzo è molto morbido. Sul fronte

raduni il CCKW è un mezzo molto richiesto dagli organizzatori, che spesso sono disposti a sobbarcarsi il costo della bisarca pur di incen-tivarne la partecipazione. Com-plessivamente il Jimmy è forse il veicolo militare più economico da acquistare e da gestire in asso-luto, a patto di poterlo ricoverare senza costi e di essere in grado di effettuare in proprio un minimo di manutenzione.

Gustavo Cappa Bava

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NORTH AFRICANFRENCH U.S.Nell’immensa collezione

di foto a colori della se-conda guerra mondiale di LIFE appaiono alcune

splendide immagini scattate dal fo-tografo George Silk nel basso Lazio, dove appaiono delle infermiere del contingente francese in posa intor-no a un’ambulanza WC 54. Sulla porta si nota una scritta spruzzata in giallo, disposta su tre righe: 278-ORD-11, NAFUS-2, SR-10668.

NAFUS è l’acronimo di North African French U.S., dal quale si deduce come questo gruppo fosse sbarcato in Sicilia per risalire l’Italia a seguito delle truppe alleate. La se-rie di foto fu presumibilmente scat-tata nella primavera del 1944, ed è sorprendente che un’ambulanza di questo contingente (se non proprio quell’ambulanza…) a sessantano-ve anni di distanza sia stata iden-tificata in Francia, un filo acciac-

cata ma restaurabile. I numeri e le scritte corrispondono esattamente, ma non conoscendone il significa-to non sono in grado di stabilire se il Dodge WC54 ritrovato in Francia sia proprio quello delle foto. A tal proposito chi fosse capace di deci-frare la scritta completa è invitato a contattare l’IMVCC, pubbliche-remo ben volentieri la soluzione dell’enigma sul prossimo numero di Army Motors Italia. I nostri vei-

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Nella pagina a fianco in basso, gli anni trascorsi alle intemperie hanno fatto affiorare le scritte originali, estremamente ben conservate.Nella foto di Life, ecco come appariva la livrea nel 1944: la scritta in giallo è parzialmente coperta dalla bandiera francese e da un’altra sigla nera su sfondo bianco

coli sono affascinanti anche perché sono ricchi di storia, ma è molto improbabile riuscire ad associare un mezzo sopravvissuto con uno scatto originale che ne testimoni

l’impiego operativo, non parlia-mo poi di una serie di immagini a colori nitide e ben dettagliate. Chi fosse interessato a scaricare tutte le foto da internet può farlo digitando

su google “205570912331229”: apparirà una delle immagini che abbiamo pubblicato e i link per vi-sualizzare il resto del servizio.

Gustavo Cappa Bava

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I L MANIFESTO

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MEZZI STORIC I

APPOSITAMENTE REALIZZATA PER L'IMPEGO BELLICO, È RICCA DI INGEGNOSE SOLUZIONI. UN CAMBIO CON MARCIA RIDOTTA

CONSENTE DI SUPERARE LE PENDENZE PIÙ RILEVANTI

Dopo aver dimostrato la loro validità sui campi di battaglia

del secondo confl itto mondiale, le motociclette rimasero nel do-poguerra in dotazione nei diversi eserciti e furono ulteriormente affi -nate per meglio svolgere i compiti richiesti dai nuovi scenari bellici. I francesi arrivarono addirittura a montare su una Vespa un cannone senza rinculo da impiegare nella guerra d’Algeria. In Italia, sino alla seconda metà degli anni Cinquan-ta, l’unica moto d’impiego tattico a disposizione delle Forze Armate era la Moto Guzzi Superalce, in-trodotta nel 1946 e gloriosa erede

dell’Alce impiegata su tutti i fronti durante il confl itto. Altri lotti più o meno consistenti furono forni-ti da altre Case motociclistiche. In realtà si trattava di modelli ci-vili adattati all’uso militare, dove la maggiore differenza stava nel colore del Corpo al quale erano destinati. Nel 1957 la direzione della Edoardo Bianchi prese con-tatto con gli organi competenti del ministero della Difesa per propor-re la realizzazione di un modello specifi co nell’impiego bellico. Si arrivò alla stesura di un capitola-to che teneva conto delle mutate esigenze d’uso e che lo differen-

ziavano sostanzialmente dalla Superalce. Rispetto a questa do-veva essere più leggero, avere un passo contenuto per aumentare la maneggevolezza, possedere una spiccata attitudine alla marcia in fuoristrada, riuscire a guadare con un’altezza d’acqua di circa mez-zo metro ed avere un consumo di carburante limitato per offrire un’ampia autonomia anche con un serbatoio di dimensioni non gigantesche. Il progetto fu affi dato all’ingegner Sandro Colombo, che realizzò un primo prototipo con motore monocilindrico di 293 cc di cilindrata in grado di erogare

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APPOSITAMENTE REALIZZATA PER L'IMPEGO BELLICO, È RICCA APPOSITAMENTE REALIZZATA PER L'IMPEGO BELLICO, È RICCA DI INGEGNOSE SOLUZIONI. UN CAMBIO CON MARCIA RIDOTTA

BIANCHI MT 61 PRONTA A TUTTO

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11,4 CV a 5000 giri/min. Una po-tenza relativamente bassa rispetto ai 18,5 CV della Superalce, ma ampiamente compensata da un peso a vuoto di soli 139 kg contro i 195 della moto di Mandello. Inol-tre il passo di 1280 mm rispetto ai 1455 mm della Guzzi lo rendeva estremamente maneggevole. Un particolare accorgimento per la marcia in fuoristrada era costituito dal cambio a cinque marce, con la prima nettamente staccata dalle altre per fungere da vera e propria ridotta e consentire di affrontare le pendenze più elevate. Con il solo

pilota si arrivava al 75% e con an-che il passeggero al 60%. Carat-teristica tipica era lo scarico con prolungamento verticale per con-sentire il guado, così come il filtro dell’aria sigillato, con un tubo di aspirazione sotto la sella. Anche il coperchio del ruttore era a tenuta stagna. Un dispositivo di esclu-sione dell’interruttore di minima tensione consentiva la partenza e il funzionamento del motore an-che senza batteria. Dopo le prime prove fu realizzato un secondo prototipo, con motore di 275 cc, che venne testato con lusinghieri

risultati nel centro prove dell’Eser-cito alla Cecchignola (Roma). Nel 1958 però Colombo abbandonò la Bianchi lasciando il testimone a Lino Tonti, che rivide il proget-to, montando un nuovo motore di 318 cc di cilindrata. I militari poi richiesero tutta una serie di acces-sori che portarono il peso a vuoto a 180 kg. Nacque così nel 1961 la MT 61 (MT sta per Motociclo Tatti-co) fornita alle nostre Forze Arma-te. L’importante commessa, si par-la di 4.800 moto, avrebbe dovuto risollevare le sorti della Bianchi sull’orlo del fallimento. Ma non fu

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Nella pagina a fianco dall'alto: sul gruppo ottico anteriore si può applicare una apposita protezione a becco d'uccello da utilizzare durante la marcia in condizioni d'oscuramento. Un fascio di luce verde illumina a pochi metri dalla ruota. Sotto, un pratico maniglione ribaltabile fornisce un valido appiglio al secondo. Sopra, caratteristica distintiva il tubo di scarico con prolungamento verticale per poter affrontare i guadi. A sinistra, agendo sulla doppia leva posteriore si inserisce la prima ridotta.

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Nella pagina a fianco, la vista posteriore mette in risallto la solida compattezza d'insieme. Sopra al faro posteriore militare, con dispositivo per la marcia in colonna,è fissato il contenitore delle catene. In alto, il tachimetro - contachilometri e il grosso commutatore delle luci, facilmente utlizzabile anche quando s'indossano pesanti guanti. A sinistra, i comandi al manubrio non nascondono l'usura.

così: errori di gestione nell’ordine e problematiche di varia natu-ra fecero sì che l’Esercito conte-stasse la fornitura, obbligando la Casa a pagare pesanti ammende, cosa che, di fatto, ne accelerò la chiusura. La maggior parte degli esemplari consegnati (probabil-mente 2000) rimasero abbando-nati per oltre vent’anni nei ma-gazzini sino all’alienazione e alla

consegna al demolitore. Alcuni, per fortuna, non finirono sotto la pressa e oggi risvegliano l’interes-se dei collezionisti di moto milita-ri, di più ampie vedute, che non limitano la raccolta ai soli mezzi che hanno preso parte alla secon-da guerra mondiale. Tra questi c’è Claudio Bentivoglio, nostro Socio, commissario ASI e grande esperto in materia. La sua Bianchi MT 61

è un esemplare vissuto, ma pro-prio per questo ricco del fascino e dell’autenticità che si richiedo-no a un mezzo di questo tipo. «È stata la prima moto, quella che mi ha fatto scattare il trip per i mez-zi d’epoca militari. L’ho comprata che non avevo ancora la patente per guidarla. Ne avevo vista una sfogliando gli annunci di una rivi-sta di motociclismo. È stato amore

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a prima vista, la mia moderna 125 mi è parsa subito non in grado di reggere il confronto. Non avevo ancora diciotto anni. Nonostante ciò ho cominciato a battere gli sfasciacarrozze di Torino per tro-varne una, con la ferma intenzio-ne di comprarla. Ho impiegato un anno, ma alla fine l’ho scovata. Fatalità, cinque giorni prima di passare l’esame per la patente ho distrutto in un incidente la 125. E così sono rimasto con la militare che è diventata la mia moto ogni tempo e ogni luogo. Mi ha ac-compagnato a scuola, in vacanza e poi al lavoro. Ad oggi ho percor-so in trent’anni oltre 33.000 km. Ne aveva solo 138 quando l’ho acquistata. Sotto il profilo estetico

non era però proprio da vetrina. Per questo ho cominciato a la-vorarci intorno per riportarla alle condizioni di fabbrica. Alla fine è nata la passione e ho imparato a restaurare motociclette. Ora ne ho diverse, ma lei resta la mia pre-ferita. È un mezzo per molti versi eccezionale. Resiste a tutto e non mi ha mai lasciato per strada. L’ho messa alla prova su ogni possibi-le percorso. Grazie al "primino" affronta senza problemi anche le salite più ripide. Ho guadato cor-si d’acqua e mi sono divertito a testarla sulla neve, montando le catene previste in dotazione per i terreni difficili. Qualche difficoltà l’ho trovata solo nel fuoristrada. L’esercito chiese pneumatici scol-

piti anziché tassellati, ritenendoli sufficienti per affrontare lo sterra-to meno impegnativo. In realtà il peso e la scarsa potenza del mo-tore, 10,5 CV sono davvero un po’ pochini, vanificano gli sforzi della ridotta e sulle pendenze maggior-mente accentuate la ruota poste-riore tende a slittare. Per il resto è un mezzo pratico e divertente, unico nel suo genere e ricco di so-luzioni che nessuna altra motoci-cletta "normale" possiede. Quan-do ero un ragazzo mi divertivo a stupire gli amici montando sul faro la protezione a becco d’aqui-la per la marcia in situazione di oscuramente: ha un fascio di luce verde che illumina a pochi metri dalla ruota».

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MEZZI STORIC I

Nella pagina a fianco, il motore ha il cilindrio e la testa in lega leggera. La potenza di soli 10,5 CV vanifica gli sforzi della ridotta e sulle pendenze maggiormente accentuate la ruotaposteriore tende a slittare. Sopra, il grosso freno a tamburo posterioree il pneumatico con montata la catena in dotazione, concepitaper la marcia su terreni difficili.A sinistra, i paragambe in tubo sono completati da lamiere di chiusura, con all'interno delle borse porta attrezzi.