Archimeetings n. 03 (cop.) · 2012. 12. 10. · tradizione, fatta propria da Vincenzo Borghini, la...

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Q UADERNI DI A RCHIMEETINGS Archimeetings COORDINAMENTO DI CATERINA DEL VIVO M. RAFFAELLA DE GRAMATICA N ° 3 ARCHIVIO DEL CAPITOLO METROPOLITANO FIORENTINO ARCHIVIO DEL CAPITOLO METROPOLITANO FIORENTINO a cura di Lorenzo Fabbri INDIRIZZO Piazza del Capitolo, s.n. 50122 Firenze tel./fax: +39 055 210216 Orario di apertura Mar 9-13 Gio 9-13 TOSCANA REGIONE Con il contributo di: ASSOCIAZIONE NAZIONALE ARCHIVISTICA ITALIANA SEZIONE TOSCANA Addetto alla Sala di studio: Giuliano Benvenuti ASSOCIAZIONE NAZIONALE ARCHIVISTICA ITALIANA SEZIONE TOSCANA http://soalinux.comune.fi.it/anai/anai.htm Direttivo: Francesca Klein (Presidente), Caterina Del Vivo (Vicepresidente), Monica Valentini (Segretaria), M. Raffaella de Gramatica, Silvia Floria, Sara Pollastri Segreteria presso Archivio di Stato di Firenze Viale Giovine Italia 6 - 50122 Firenze tel.: +39 055 263201 fax: +39 055 2341159 Il logo Archimeetings è di Paolo Ciulli

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    Archimeetings

    COORDINAMENTO DI

    CATERINA DEL VIVO

    M. RAFFAELLA DE GRAMATICA

    N° 3

    ARCHIVIO DEL CAPITOLO METROPOLITANO FIORENTINO

    ARCHIVIO DEL CAPITOLO METROPOLITANO FIORENTINO

    a cura di

    Lorenzo Fabbri

    INDIRIZZO

    Piazza del Capitolo, s.n.50122 Firenzetel./fax: +39 055 210216

    Orario di aperturaMar 9-13Gio 9-13

    TOSCANA

    REGIONE

    Con il contributo di:

    ASSOCIAZIONE NAZIONALEARCHIVISTICA ITALIANA

    SEZIONE TOSCANA

    Addetto alla Sala di studio: Giuliano Benvenuti

    ASSOCIAZIONE NAZIONALE ARCHIVISTICA ITALIANASEZIONE TOSCANA

    http://soalinux.comune.fi.it/anai/anai.htm

    Direttivo: Francesca Klein (Presidente),Caterina Del Vivo (Vicepresidente),Monica Valentini (Segretaria),M. Raffaella de Gramatica, Silvia Floria,Sara Pollastri

    Segreteria presso Archivio di Stato di FirenzeViale Giovine Italia 6 - 50122 Firenzetel.: +39 055 263201fax: +39 055 2341159

    Il logo Archimeetings è di Paolo Ciulli

  • L’Associazione Nazionale Archivistica Italiana è una associazione profes-sionale i cui scopi sono quelli di promuovere lo studio delle questioni ine-renti agli archivi, pubblici e privati, contribuire alla conservazione e utiliz-zazione del patrimonio archivistico e tutelare la professionalità degli archi-visti. A partire dal 2002 la Sezione Toscana ANAI ha voluto offrire una se-rie di appuntamenti dedicati agli archivi meno noti o “nascosti” nel territo-rio. Inseriti nell’attività di formazione che l’Associazione persegue ormai damolti anni, questi incontri non intendono essere una serie di lezioni con do-centi che si succedono ad una cattedra, ma privilegiare un insegnamento col-loquiale nei luoghi dove questi archivi sono conservati, con i proprietari, icuratori, i custodi di questo prezioso patrimonio storico-documentario.Da tempo ormai si è affermata infatti la convinzione che l’unicità dell’Ita-lia sia da considerarsi non solo nelle splendide raccolte custodite nei suoigrandi musei, ma soprattutto nel fatto che tutto il territorio sia costellatodi opere d’arte, di monumenti, di paesaggi, tanto da suggerire il termine di“museo diffuso”. La medesima immagine vale anche per quel patrimonioculturale meno appariscente ma altrettanto importante, rappresentato daidocumenti e dagli archivi che solo parzialmente sono stati concentrati pres-so gli Archivi di Stato. Nel panorama italiano la Toscana presenta più di al-tre Regioni una realtà archivistica diffusa e variegata: archivi comunali eprovinciali, archivi ecclesiastici, archivi di famiglie e di persone, archivi diimprese, di sindacati, di istituzioni politiche, di enti culturali, di struttureeducative, sanitarie, professionali… E la Toscana è anche territorio di ori-gine delle prime teorizzazioni e applicazioni di quella metodologia scienti-fica di ordinamento e descrizione degli archivi che va sotto il nome di “me-todo storico”.Con Archimeetings proponiamo (l’esperienza continua e, speriamo, conti-nuerà anche in futuro) un viaggio non virtuale, ma reale per conoscere e ap-profondire conoscenze teoriche e pratiche sul patrimonio di documenti e disaperi archivistici di cui la nostra Regione dispone, e che sta attualmente ma-nifestando più accentuati caratteri di ricchezza, ma anche di problematicità.Questa iniziativa ha potuto realizzarsi grazie alla collaborazione attiva dei pro-prietari, dei curatori e custodi degli archivi, come anche dei funzionari del-l’Amministrazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali preposti allasorveglianza su tali archivi, in particolare della Sovrintendenza Archivistica edegli Archivi di Stato toscani, che ringraziamo vivamente. Un sentito ringra-ziamento va anche all'Assessorato alla Cultura della Regione Toscana e al-l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze come a tutti coloro che hanno genero-samente contribuito alla pubblicazione di questa nuova collana di piccole“guide” archivistiche con la quale è nostra intenzione consolidare e diffonde-re il percorso di conoscenza avviato attraverso tale itinerario di incontri.

    FRANCESCA KLEINPresidente della Sezione Toscana ANAI

    Dall’esperienza di Archimeetings nascono questi “Quaderni”, che cercanodi riproporre in forma scritta i temi, gli argomenti, gli interrogativi nati du-rante le visite, i più significativi di questo nostro viaggio tra gli archivi, pub-blici e privati, che ci circondano. I “Quaderni di Archimeetings” sono ri-volti a tutti coloro che si avvicinano per la prima volta a questi depositi do-cumentari, a quel sempre più largo pubblico che, accanto agli storici di tut-te le discipline, mostra oggi crescente interesse agli archivi, spinto dalla ri-cerca delle proprie origini, o da più ampie domande culturali. I testi sonoquindi volutamente semplici, e intendono stimolare curiosità e suggerireitinerari della memoria. Rivolti ai “non addetti ai lavori” sono però scrittida “addetti ai lavori”, per garantire al lettore l’esattezza dei contenuti e altempo stesso valorizzare la professionalità dell’archivista, colui che è in gra-do, con il suo lavoro, di rendere comprensibile e fruibile questo preziosopatrimonio culturale. Nel rispetto dei più aggiornati indirizzi della disci-plina archivistica, le notizie sugli archivi sono strutturate in tre grandi aree:i soggetti produttori (ovvero gli enti, le famiglie, le persone), le sedi dovegli archivi sono conservati, la descrizione dei principali fondi e serie docu-mentarie che li compongono. Il lettore non si aspetti tuttavia né una gui-da turistica, né un’enciclopedia araldica: il formato scelto consente solo ra-pidi accenni alla storia dei soggetti produttori e alle residenze che ospitanoi loro archivi. Se qualcuno, stimolato dai “Quaderni” vorrà intraprendereapprofondimenti, troverà le informazioni per poter accedere di persona agliarchivi di cui si parla, magari accompagnato da chi saprà guidare la sua ri-cerca o rispondere a qualche sua curiosità.

    M. RAFFAELLA DE GRAMATICA CATERINA DEL VIVO

    La visita alla sede e all’Archivio del Capitolo metropolitano fiorentino si è svol-ta il 28 marzo 2003.

    Riprendendo le parole di Lorenzo Fabbri, “nei suggestivi ambienti che untempo furono dell’antica chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro, si conserva unvero e proprio scrigno della memoria storica cittadina…: l’archivio del Ca-pitolo della cattedrale di S. Maria del Fiore”. I più di 5000 documenti del-l’Archivio Capitolare (dal 1000 ai giorni nostri) offrono una testimonian-za insostituibile delle vicende della Chiesa fiorentina e della storia della cit-tà stessa.

    Lorenzo Fabbri, autore di vari saggi sulla storia della Toscana tardo medie-vale, è Archivista presso l’Opera di S. Maria del Fiore, ed è stato di recenteincaricato dal Capitolo della supervisione del nuovo riordinamento del pro-prio archivio.

    In copertina:Sala capitolare e sede dell’archivio nell’attuale allestimento

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    A due passi dal Duomo di Firenze, nei suggestivi

    ambienti che un tempo furono dell’antica chiesa di S.

    Pietro in Ciel d’Oro, si conserva un vero e proprio scri-

    gno della memoria storica cittadina, tanto prezioso

    quanto recondito agli stessi fiorentini: l’archivio del Ca-

    pitolo della cattedrale di S. Maria del Fiore. Coprendo

    un arco cronologico ultramillenario, dall’età carolingia

    fino ai nostri giorni, gli oltre cinquemila documenti

    dell’Archivio Capitolare offrono una testimonianza in-

    sostituibile non solo sulle vicende del Duomo e della

    Chiesa fiorentina, ma anche sulla storia stessa della cit-

    tà. Prima di occuparci della sede dell’archivio e delle se-

    rie documentarie che lo compongono, sarà opportuno

    delineare brevemente l’identità dell’ente che lo ha pro-

    dotto e tramandato fino a noi.

    1. IL CAPITOLO

    Il Capitolo nasce dal collegio dei chierici ascritti alla

    cattedrale. Inizialmente le funzioni principali di que-

    sti chierici erano liturgiche, consistendo essenzialmente

    nella celebrazione del culto divino nella cattedrale, ol-

    tre all’assolvimento di compiti di assistenza al vescovo

    (si parla di un presbiterium fin dai tem-

    pi di San Zanobi, sec. V). Tuttavia, già

    nel IX secolo essi raggiungono una

    propria autonomia giurisdizionale e pa-

    trimoniale regolata da statuti o costi-

    tuzioni. È in questa epoca che i cano-

    nici diventano titolari delle cattedrali e

    del relativo patrimonio. Si distingue

    così una mensa (cioè una massa di beni

    Sebbene nel ristrettospazio consentito dalcapolettera del Cam-pione dei beni del1473, il miniatore ri-trae qui l’intero colle-gio canonicale riunito“in capitolo”.

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    che producono una rendita) del collegio dei canonici

    da quella vescovile. Nel corso dei secoli la mensa dei

    canonici si è arricchita tramite donazioni e lasciti te-

    stamentari, spesso elargiti dagli stessi membri del col-

    legio. I canonici hanno inoltre acquisito poteri consi-

    derevoli nel governo della Chiesa cittadina, propo-

    nendosi sia come senato del vescovo sia come suoi elet-

    tori, in concorrenza ora con i laici ora con la Sede Apo-

    stolica. Questi poteri all’interno della Chiesa cittadi-

    na toccano il culmine nel XII secolo, epoca in cui per

    la prima volta si può parlare di un Capitolo vero e pro-

    prio, cioè di una struttura istituzionale ben organizza-

    ta, costituita da canonici provenienti dall’aristocrazia

    cittadina.

    La facciata della sededel CapitoloMetropolitanoFiorentino

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    La struttura gerarchica del Capitolo si precisa nel

    XV secolo: nel 1461 il papa Pio II istituisce le dignità

    capitolari, alti uffici muniti di poteri giurisdizionali, af-

    fidati ad alcuni canonici: arcidiacono, arciprete e deca-

    no, cui si aggiunsero quelle di preposto e suddecano. Si

    delinea anche una struttura burocratica, articolata su

    una serie di funzionari addetti a specifiche incomben-

    ze: i camarlinghi, incaricati della gestione finanziaria

    del Capitolo; il corista, deputato a guidare le intona-

    zioni gregoriane eseguite dai canonici; i curaioli, re-

    sponsabili della cura d’anime; il cancelliere, preposto

    alla redazione degli atti; l’archivista, addetto alla custo-

    dia del patrimonio documentario. Ad eccezione del-

    l’arcipretura, le dignità saranno abolite dalle leggi ever-

    La porta d’ingressodel Capitolo recanteil versetto biblico“Sapientia aedificavitsibi domum”, mottoadottato per laBiblioteca diS. Maria del Fiore

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    sive dell’asse ecclesiastico varate con l’avvento del Re-

    gno d’Italia.

    Il numero dei canonici, tradizionalmente fissato a

    dodici secondo il modello apostolico, aumentò con la

    fondazione di canonicati da parte di istituzioni, come

    l’Arte della lana (dodici, a partire dal 1426), e di alcu-

    ne illustri famiglie fiorentine: Medici (2), Martelli,

    Buondelmonti, Pucci, Bardi, Adimari, Cattani, Pazzi,

    Girolami, Ricasoli e Gianfigliazzi. La composizione del

    collegio arrivò così a toccare le quaranta unità. Attual-

    mente sono diciotto, di cui dodici residenziali e sei non

    residenziali.

    2. SEDE

    Nel XVII secolo il Capitolo adottò come sede per la

    propria attività e per l’archivio i locali della ex chiesa

    parrocchiale di S. Pietro in Ciel d’Oro (alias Celorum

    Particolare dellaPianta di Firenzedi StefanoBuonsignori (1584),Museo Firenze com’era.In dettaglio l’areadella chiesadi S. Pietroin Ciel d’Oro

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    o Celoro), situata a brevissima distanza dalla cattedra-

    le. Le origini della chiesa sono piuttosto incerte. Una

    tradizione, fatta propria da Vincenzo Borghini, la asse-

    gna all’età longobarda, altri propendono per la prima

    metà del X secolo. La prima attestazione documenta-

    ria si deve a un diploma imperiale del 962, in cui S.

    Pietro in Ciel d’Oro risulta di pertinenza dell’omoni-

    ma chiesa di Pavia.

    A metà del XIV secolo la chiesa si ritrovò al centro

    dell’area destinata alla nuova Canonica del Duomo,

    edificata a partire dal 1340, forse su progetto di An-

    drea Pisano. I lavori di ampliamento della cattedrale,

    avviati sotto la direzione di Arnolfo di Cambio alla fine

    del Duecento e destinati a rimpiazzare l’antica chiesa

    di S. Reparata con l’attuale S. Maria del Fiore, aveva-

    no imposto la necessità di abbattere le residenze dei ca-

    Pianta dellaBiblioteca delCapitolo altempo dellaristrutturazione(1650)

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    nonici, che erano addossate al vecchio edificio. Fu così

    deciso di erigere una Canonica nei pressi della fianca-

    ta sud del Duomo, cioè nell’area intorno alla chiesa di

    S. Pietro in Ciel d’Oro, che in tal modo finì per esse-

    re accerchiata dalla nuova struttura. Nel 1418 l’isola-

    mento fu ulteriormente accentuato dalla costruzione

    di un muro di cinta tutto intorno alla Canonica, ac-

    cessibile soltanto da una porta prospiciente S. Maria

    del Fiore.

    La separazione di S. Pietro in Ciel d’Oro dal conte-

    sto cittadino ne compromise irrimediabilmente le man-

    sioni legate alla cura animarum. Ciò fece sì che nel 1448

    i consoli dell’Arte della lana, con il sostegno della Si-

    gnoria, potessero ottenere dal papa Niccolò V e dal-

    l’arcivescovo S. Antonino Pierozzi la soppressione del-

    la parrocchia e la trasformazione della chiesa in una bi-

    blioteca pubblica, di proprietà dell’Opera del Duomo.

    L’accoglimento della petizione consentì l’apertura tre

    anni più tardi di un luogo di lettura destinato a tutti i

    cittadini. Tuttavia, malgrado la dichiarata finalità pub-

    blica, fin dai primissimi tempi la biblioteca cadde di

    fatto sotto il controllo del Capitolo, sia per l’ubicazio-

    ne all’interno della Canonica sia perché furono proprio

    i canonici del Duomo i principali donatori del patri-

    monio librario. Pertanto, già nel corso del Cinquecen-

    to la biblioteca pubblica si era di fatto trasformata in

    Libreria de’ Canonici.

    Nel 1650 il Capitolo, che da tempo si serviva dei lo-

    cali attigui come sede per le attività amministrative e le

    riunioni e come deposito dell’archivio, ottenne dal-

    l’Opera del Duomo la parte antistante del salone di let-

    tura della biblioteca. Il grande vano fu diviso da un tra-

    mezzo, in modo tale che all’antica libreria restassero cir-

  • 7

    ca i due terzi dello spazio, con

    entrata da una porta laterale,

    mentre ai canonici fu assegnata

    la porzione minore, accessibile

    dalla porta principale.

    La convivenza non dovette

    essere facile, se è vero che già nel

    1680 l’Opera decise di lasciare al

    Capitolo l’uso di tutto l’immo-

    bile, decretando la chiusura del-

    la biblioteca. I libri furono tra-

    sferiti nella residenza dell’Opera

    in una stanza piccola e buia,

    dove nel corso di quasi un seco-

    lo subirono dispersioni e dan-

    neggiamenti. Finalmente, nel

    1778, il granduca Pietro Leo-

    poldo pose fine allo scempio, de-

    stinando l’intero patrimonio di

    manoscritti ed incunaboli alla

    Biblioteca Medicea Laurenziana

    insieme ai più preziosi codici li-

    turgici del Duomo non più in

    uso. Cinque anni dopo gli incunaboli passarono alla Ma-

    gliabechiana, mentre i manoscritti sono tuttora conser-

    vati nel fondo Edili della Laurenziana.Dopo l’allontanamento della biblioteca nel 1680 i

    locali di S. Pietro in Ciel d’Oro furono utilizzati per

    ampliare lo spazio destinato alle attività del Capitolo,

    compresa la conservazione dell’archivio storico. L’anti-

    co salone di lettura non subì ulteriori trasformazioni

    strutturali, rimanendo diviso dal tramezzo eretto nel

    1650 in un vestibolo e in una grande aula. Mutò inve-

    Privilegio diOttone II aicanonici fiorentini.983, gennaio 25:uno dei più antichidocumenti inpergamenadell’ArchivioCapitolare

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    ce, fra 1826 e 1829, la sistemazione dell’area circostante

    l’edificio, in seguito ai lavori di ampliamento della Piaz-

    za del Duomo condotti dall’architetto Gaetano Bacca-

    ni, che portarono alla chiusura del fianco sinistro del-

    la ex chiesa, cui fu addossato il palazzo centrale della

    nuova Canonica.

    Successivamente, nel corso del XIX e XX secolo, l’e-

    dificio subì diversi interventi di ristrutturazione, anche

    in conseguenza dell’alluvione del 1966. In particolare,

    l’archivio cartaceo è stato interamente trasferito su un

    ballatoio allestito nella grande aula, creando un effetto

    di insieme di notevole suggestione.

    3. ARCHIVIO

    Un documento del 966 contiene la prima attesta-

    zione dell’Archivio Capitolare: il vescovo di Fiesole Ze-

    nobio II vi ordina che un suo privilegio sia custodito

    nella Canonica fiorentina. Altre testimonianze dei se-

    coli seguenti mostrano l’impegno incessante dei cano-

    nici per la conservazione delle proprie carte.

    Risale al XV secolo un’opera di ordinamento della

    parte più preziosa dell’archivio, cioè quella relativa alle

    pergamene, costituita da numerosi atti sciolti. L’in-

    tervento è riconoscibile da un breve regesto dorsale

    presente su tutte le scritture provenienti dalla Cano-

    nica.

    Verso la fine dello stesso secolo l’importanza della

    custodia e dell’organizzazione dei documenti appare

    sempre più presente alla coscienza dei canonici. Nel

    1485, ad esempio, si dispone che una copia del codice

    delle costituzioni capitolari debba essere collocata nel-

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    l’Archivio Capitolare. Quattro

    anni più tardi si dà ordine ai ca-

    marlinghi di inventariare tutte

    le scritture del Capitolo e di ri-

    porle in un armadio nella resi-

    denza dell’arcidiacono, una del-

    le più alte dignità capitolari. A

    quell’epoca la casa arcidiacona-

    le, oggi sede dell’Opera del

    Duomo, era collegata diretta-

    mente ai locali della ex chiesa di

    S. Pietro in Ciel d’Oro, nei qua-

    li l’archivio verrà gradualmente

    trasferito. La destinazione di

    parte della casa arcidiaconale a

    sede dell’archivio appare defini-

    tiva nel 1494, quando il Capi-

    tolo decide di sistemarvi un ar-

    madio appositamente fabbrica-

    to per la custodia delle carte.

    Oltre ai documenti prodotti dal Capitolo stesso, l’ar-

    chivio comincia ad arricchirsi di importanti fondi ag-

    gregati. In particolare, nella prima metà del XVI seco-

    lo, durante il pontificato di Leone X, l’unione al Capi-

    tolo della chiesa di S. Maria Maggiore e della badia val-

    lombrosana di S. Maria a Pacciana fu accompagnata dal

    versamento dei due rispettivi archivi, costituiti da ma-

    teriale membranaceo e cartaceo.

    Negli stessi anni si perfezionò la cura del patrimo-

    nio documentario, affidando nel 1530 ad uno scriva-

    no il compito di recarsi ogni giorno in archivio per sor-

    vegliare diligentemente le scritture del Capitolo. Con

    il medesimo intento, nel 1559, fu compilato il primo

    Il grande “Armadiodelle pergamene”.

  • 10

    Catalogo di cui si abbia notizia.

    All’ampliamento dello spazio

    destinato a sede dell’archivio, rea-

    lizzatosi nel 1680 con l’acquisizio-

    ne dei locali già occupati dalla bi-

    blioteca del Duomo, corrispose un

    generale riordinamento del patri-

    monio documentario: merito, so-

    prattutto, dell’allora decano Luigi

    Strozzi, poi divenuto arcidiacono,

    autore nel 1681 del cosiddetto Ca-

    talogo Strozzi delle cartapecore, con

    il quale si superava il precedente or-

    dinamento per materie istituendo

    una distribuzione topografica per

    caselle, priva di un criterio logico.

    All’inizio del secolo successivo si rese perciò necessaria

    la compilazione di una istruzione per guidare la ricerca

    delle singole scritture.

    Tuttavia, già nel secolo seguente si lamentava nuo-

    vamente il deprecabile stato di confusione in cui ver-

    sava l’archivio. Finalmente, nei primi decenni dell’800

    si giunse ad un nuovo ordinamento grazie all’instanca-

    bile dedizione del canonico Ignazio Paur d’Ankerfeld,

    il quale nel 1826 compilò un Indice Generale dell’ar-chivio. Allo stesso Paur nel 1840, a seguito di un nuo-

    vo ampliamento delle stanze d’archivio su progetto del-

    l’architetto Baccani, fu affidata la sistemazione delle

    pergamene in un grande armadio in cipresso apposita-

    mente fabbricato. Oltre a redigere un nuovo inventa-

    rio delle pergamene in sostituzione di quello compila-

    to dallo Strozzi, il Paur predispose un’ingegnosa orga-

    nizzazione dell’armadio in decine di cassette numera-

    Il frontespiziominiato del“Campione dei benidel Capitolo” 1473

  • 11

    te, dove le pergamene furono distribuite secondo cri-

    teri di formato e di cronologia.

    In questi ultimi anni il Capitolo ha dimostrato una

    rinnovata attenzione per l’ordinamento e la sistema-

    zione fisica del proprio archivio. Nel 2003, a cura del-

    la Hyperborea s.c.r.l., grazie a un progetto della So-

    vrintendenza Archivistica per la Toscana e ad un con-

    tributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, è sta-

    to portato a termine un censimento completo della do-

    cumentazione con l’impiego del software Arianna 2.0,

    realizzato dalla stessa società. Nello stesso tempo il vec-

    chio armadio delle pergamene è stato restaurato e in-

    ternamente ristrutturato in modo da consentire una

    migliore conservazione e un più agevole reperimento

    delle singole scritture.

    L’intervento non ha tuttavia alterato l’aspetto e la

    struttura di questo bel manufatto ottocentesco, che

    continua ancora oggi a svolgere egregiamente la sua

    funzione e a costituire uno degli oggetti più singolari

    di questo archivio.

    Filze e registridell’ArchivioCapitolare

  • 12

    4. LE PRINCIPALI SERIE ARCHIVISTICHE

    Dal censimento terminato nel 2003 risulta che l’ar-

    chivio si compone di circa 5000 unità, suddivise in

    due sezioni principali: le pergamene e l’archivio car-

    taceo.

    Le pergamene costituiscono il fondo indubbiamen-

    te più prezioso e rinomato dell’Archivio Capitolare, lar-

    gamente utilizzato dagli storici nel corso dei secoli.

    Consta di 1213 atti sciolti in pergamena, di varia na-

    tura giuridica: bolle pontificie, diplomi imperiali, stru-

    menti notarili (compravendite, permute, locazioni, te-

    stamenti, procure, lodi arbitrali ecc.). La loro datazio-

    ne va dal 723 al 1822, ma essendo la prima pergame-

    na un falso riconosciuto e risultando mancante la più

    Sala di studiodell’ArchivioCapitolare

  • 13

    recente, possiamo restringere gli estremi cronologici agli

    anni 800-1810. Il fondo è stato oggetto di tre princi-

    pali inventariazioni, ad opera di Luigi Strozzi (1681),

    Ignazio Paur (1840) ed Enrico Lombardi (1977). Per

    le scritture più antiche disponiamo di un’edizione di-

    plomatica: Le carte della Canonica della cattedrale di Fi-

    renze (723-1149), a cura di R. Piattoli, Roma, Istituto

    storico italiano per il Medio Evo, 1938 (“Regesta Char-

    tarum Italiae”, 23).

    Il resto dell’archivio è costituito dal fondo cartaceo,

    definizione lievemente impropria, perché non tiene

    conto della presenza di alcuni registri membranacei.

    Esso contiene documentazione compresa fra il XIII e il

    XX secolo ed è composto da oltre 3800 unità, tra regi-

    stri, filze e buste di carte sciolte. Alcuni singoli mano-

    scritti si segnalano, oltre che per il valore del contenu-

    to, per il pregio delle decorazioni miniate: è il caso del

    codice delle Costituzioni capitolari del 1453 e di un

    elegante Campione dei fitti e pigioni della mensa capi-

    tolare datato 1473.

    Tuttavia, l’importanza del fondo risiede principal-

    mente nell’ampia articolazione delle serie. Una delle

    più utilizzate dagli studiosi è quella delle “Scritture va-

    rie”, una vastissima miscellanea di documenti relativi

    agli affari capitolari tra il XIII e il XX secolo. Fonda-

    mentale, com’è ovvio, la serie dei “Partiti e delibera-

    zioni”, i cui registri iniziano nel 1467 e proseguono

    ininterrottamente fino ai tempi recenti. Addirittura al

    1326 risalgono i primi contratti trascritti nei registri

    della serie omonima.

    Uno degli aspetti più notevoli di questo archivio è

    la straordinaria longevità dei registri contabili, che in

    tanti archivi fiorentini furono le vittime designate de-

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    gli scarti sette-ottocenteschi: qui, invece, possiamo ri-

    salire al 1270 con la serie dei “Debitori e creditori” e

    al 1300 con quella delle “Entrate e uscite”. Ugual-

    mente sorprendente è l’abbondanza di registri trecen-

    teschi relativi all’amministrazione dei fitti e livelli del-

    la mensa capitolare. Proprio la necessità di gestire l’in-

    gente patrimonio delle chiese ammensate, cioè incor-

    porate nella mensa del Capitolo, ha dato origine a va-

    rie sottoserie archivistiche, tra le quali ricordiamo: la

    chiesa di S. Maria Maggiore a Firenze (1318-1552), il

    monastero fiorentino di S. Caterina (1397-1494), la

    pieve di S. Giovanni a Corazzano (1458-1919), la pie-

    ve di S. Giovanni a Valdevola (1467-1719), la pieve di

    S. Floriano a Castelfalfi (1472-1921), la chiesa di

    S. Paolo a Firenze (1477-1584), la pieve di S. Giovanni

    Veduta d’insiemedell’ArchivioCapitolare

  • 15

    Battista a Cornacchiaia presso Firenzuola (1485-1951),

    la Badia di Pacciana nel Pistoiese (1519-1921), la pie-

    ve di S. Piero a Gropina (1522-1935), la prioria di S.

    Giovanni Battista a Senni (1547-1647), la chiesa, oggi

    scomparsa, di S. Andrea a Firenze (1664-1785) e la

    chiesa di S. Bartolo a Cintoia (1685-1919). Dipen-

    denti principalmente da lasciti testamentari sono in-

    vece gli archivi familiari aggregati, tra i quali si segna-

    lano, per antichità o consistenza, i fondi Folchi (1437-

    1682), Carnesecchi (1451-1917), Medici (sec. XV-

    1904), Capponi (1656-1961), Mazzinghi (1660-

    1961), Schmidweiller (1668-1961) e Zefferini (1696-

    1957).

    Altre serie traggono origine dall’amministrazione del

    culto all’interno della cattedrale. A tal proposito sono

    da citare i registri delle “Distribuzioni” e le filze di “Fe-

    ste e uffizi”, che, a partire rispettivamente dal 1427 e

    dal 1519, documentano la partecipazione dei canoni-

    ci ai riti religiosi. Alle funzioni parrocchiali, assolte fino

    ad anni recenti da S. Maria del Fiore, sono da ascrive-

    re i registri di “Matrimoni e morti”, iniziati nel 1587,

    e quelli degli “Stati d’anime” (1681-1980).

    Sono invece assenti, come negli altri archivi par-

    rocchiali fiorentini, i registri dei battesimi, in virtù del

    fatto che a Firenze fino alla prima metà del XX secolo

    questo sacramento fu amministrato esclusivamente nel

    Battistero di S. Giovanni, i cui registri sono tuttora

    conservati nell’Archivio dell’Opera di S. Maria del Fio-

    re (1450-1900) e in quello della Curia Arcivescovile

    (dal 1901 in avanti). Relativo ad epoche più vicine a

    noi è invece l’archivio della Deputazione Ecclesiastica

    di S. Maria del Fiore, istituita nel 1818: vi si docu-

    menta la ridefinizione di rapporti con l’Opera del

    Il Serafino simbolodel Capitoloe l’Agnus Deisimbolo dell’Operadel Duomoin una miniaturadi inizio ’500

  • Duomo, con il riconoscimento alla parte ecclesiastica

    del pieno controllo sulle attività di culto della catte-

    drale fiorentina.

    Sono infine da ricordare i cinque poderosi tomi

    compilati a metà Settecento dal canonico Salvino

    Salvini – i cosiddetti Spogli Salvini –, che servirono

    da base al medesimo erudito per la pubblicazione del

    Catalogo de’ Canonici della Chiesa Metropolitana Fio-

    rentina compilato l’anno 1751, Firenze, Cambiagi,

    1782.

    Quando non specificato, le illustrazioni sono tratte dalla Fototeca delCapitolo Metropolitano Fiorentino (fotografo: Niccolò Orsi Battaglini).La foto della pianta del Buonsignori è pubblicata su concessione del Ser-vizio Musei Comunali di Firenze.

    Finito di stampare in Firenzepresso la tipografia editrice Polistampa

    novembre 2004

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