Appunti Di Management Accounting

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1 Appunti di Management Accounting -parte I- a cura del Prof. Alberto Incollingo Luiss Guido Carli Dipartimento di Impresa e Management -a.a. 2013-2014- Novembre 2013

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Transcript of Appunti Di Management Accounting

  • 1

    Appunti di

    Management Accounting -parte I-

    a cura del Prof. Alberto Incollingo

    Luiss Guido Carli

    Dipartimento di Impresa e Management

    -a.a. 2013-2014-

    Novembre 2013

  • 2

    IL CONTROLLO DI GESTIONE

    E il processo attraverso il quale la direzione aziendale

    si accerta che la gestione si svolga in condizioni di

    efficienza e di efficacia per consentire il

    raggiungimento degli obiettivi prestabiliti

    Nella sua pi corretta accezione, il controllo di

    gestione va inteso come guida del management e non

    come verifica ispettiva

    Prof. Alberto Incollingo

  • 3

    Si definisce efficienza lattitudine ad ottimizzare il

    rapporto INPUT-OUTPUT, cio il rapporto tra risorse

    utilizzate e risultati ottenuti: rappresenta dunque la

    capacit di utilizzare razionalmente le risorse

    INPUT(risorse/fattori produttivi)

    OPERAZIONI

    DI GESTIONE

    OUTPUT(beni/servizi)

    Ad esempio:

    -A pi efficiente di B se usa meno risorse di B, ma

    ottiene gli stessi risultati; oppure:

    -A pi efficiente di B se usa le stesse risorse di B, ma

    ottiene risultati maggiori

    EFFICIENZA

    Prof. Alberto Incollingo

  • 4

    Si definisce efficacia lattitudine ad ottimizzare il

    rapporto tra OUTPUT e OBIETTIVI

    PRESTABILITI (riguardanti loutput)

    INPUT(risorse/fattori produttivi)

    OPERAZIONI

    DI GESTIONE

    OUTPUT(beni/servizi)

    Se obiettivi e risultati sono quantificabili, misurare

    lefficacia non difficile; in caso contrario, la

    misurazione dellefficacia un problema e le

    valutazioni sono soggettive

    OBIETTIVI

    EFFICACIA

    Prof. Alberto Incollingo

  • 5

    IL PROCESSO LOGICO DEL

    CONTROLLO DI GESTIONE

    DEFINIZIONE

    OBIETTIVIAZIONI

    RILEVAZIONI

    RISULTATI

    CONFRONTO OBIETTIVI-CONSUNTIVI

    E ANALISI SCOSTAMENTI

    EVENTUALI INTERVENTI CORRETTIVI

    Prof. Alberto Incollingo

  • 6

    1. CONTABILITA GENERALE E BILANCIO

    2. ANALISI DI BILANCIO

    3. CONTABILITA ANALITICA (O DEI COSTI)

    4. BUDGET E ANALISI DEGLI SCOSTAMENTI

    5. SISTEMA DI REPORTING

    GLI STRUMENTI CONTABILI

    DEL CONTROLLO DI GESTIONE

    Prof. Alberto Incollingo

  • 7

    CONTABILITA ANALITICA:

    una definizione

    E un insieme di determinazioni economico-

    quantitative idonee al calcolo del costo di particolari

    oggetti, individuabili allinterno del sistema aziendale

    I tipici oggetti di determinazione dei costi sono:

    Prodotti dellazienda;

    Unit organizzative (centri di costo);

    Canali distributivi;

    Tipologie di clientela;

    Operazioni/funzioni;

    Altri.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 8

    CONTABILITA ANALITICA:

    finalit

    Possiamo individuare alcuni scopi fondamentali

    della contabilit analitica:

    corretta osservazione economica: consentire il

    monitoraggio dellefficienza aziendale

    programmazione: fornire informazioni necessarie

    alle decisioni e allelaborazione dei programmi

    controllo: fornire informazioni necessarie

    alla valutazione dei costi sostenuti in relazione

    ai costi obiettivo

    Prof. Alberto Incollingo

  • 9

    La tipica distinzione dei costi per natura, propria della

    contabilit generale, deve essere integrata da altre

    distinzioni:

    Costi FISSI e VARIABILI

    Costi DIRETTI e INDIRETTI

    Costi INDUSTRIALI, COMMERCIALI,

    AMMINISTRATIVI, GENERALI

    Costi CONTROLLABILI e NON CONTROLLABILI

    C. PARAMETRICI, DISCREZIONALI, VINCOLATI

    Costi CONSUNTIVI e PREVENTIVI

    CLASSIFICAZIONI DI COSTO

    Prof. Alberto Incollingo

  • 10

    COSTI DIRETTI COSTI INDIRETTI

    La distinzione tra

    COSTI DIRETTI E COSTI INDIRETTI

    Si basa sulla possibilit (e convenienza) di misurare

    oggettivamente il consumo di un certo fattore produttivo per

    loggetto di riferimento

    E possibile (nonch

    conveniente) misurare in

    modo oggettivo la quantit

    impiegata di fattore

    produttivo

    Esiste una relazione diretta

    tra quantit impiegata di

    fattore e oggetto di

    osservazione: un costo

    diretto dunque sostenuto

    esclusivamente per uno

    specifico oggetto di

    riferimento (o comunque risulta riferibile al medesimo mediante una

    misurazione oggettiva della quantit

    fisica di risorse impiegate)

    Non possibile (o, se lo ,

    non risulta conveniente)

    misurare in modo oggettivo

    la quantit di fattore

    produttivo

    Non esiste una relazione

    diretta tra quantit

    impiegata di fattore e

    oggetto di osservazione: un

    costo indiretto quindi

    relativo ad una pluralit di

    oggetti di riferimento

    Prof. Alberto Incollingo

  • 11

    COSTI DIRETTI COSTI INDIRETTI

    Segue: la distinzione tra

    COSTI DIRETTI E COSTI INDIRETTI

    In funzione delle caratteristiche evidenziate, esiste una

    diversa modalit di attribuzione dei costi alloggetto

    Si attribuiscono ai prodotti

    (o ai centri,) attraverso la

    semplice misurazione

    oggettiva del volume di

    fattore impiegato,

    moltiplicando poi tale

    quantit per il prezzo

    unitario del fattore

    Formula:

    q * p

    ove:

    q= quantit di fattore impiegato

    p= prezzo unitario del fattore

    Dato che per essi non

    possibile la misurazione

    oggettiva, si attribuiscono ai

    prodotti (o ai centri,)

    mediante una ripartizione

    soggettiva, che tale in quanto

    richiede la scelta di uno, o pi,

    criteri di ripartizione

    possibili formule:

    a) Costo da ripartire/Base ripartizione * parte della

    base riferita alloggetto

    oppure

    b) Costo da ripartire * parte della base riferita

    alloggetto/base di rip.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 12

    E una distinzione che deriva da quella tra costi speciali e

    costi comuni

    Trattasi di una distinzione relativa, perch dipende

    dalloggetto di riferimento

    Alla base delle scelte inerenti i criteri di ripartizione sta il

    cosiddetto principio causale, in forza del quale ad ogni

    oggetto di costo devono essere assegnati valori che siano

    espressione quanto pi significativa del concorso

    offerto da ciascun fattore produttivo alloggetto

    medesimo

    COSTI DIRETTI E COSTI INDIRETTI:

    approfondimenti

    Prof. Alberto Incollingo

  • 13

    LA RIPARTIZIONE DEI COSTI INDIRETTI

    Quando si deve ripartire una pluralit di costi indiretti,

    si pu procedere secondo due distinte modalit, in

    funzione del numero di criteri alla base del calcolo:

    1. Se si utilizza un unico criterio di ripartizione per tutti i

    costi indiretti da ripartire, si opera la cosiddetta

    ripartizione dei costi SU BASE UNICA.

    2. Quando, invece, allo scopo di affinare il calcolo e

    rendere quindi pi attendibile il risultato, si utilizzano

    diversi criteri di ripartizione, ciascuno per un

    determinato gruppo omogeneo di costi da ripartire, si

    opera la cosiddetta ripartizione dei costi SU BASE

    MULTIPLA.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 14

    LA RIPARTIZIONE DEI COSTI INDIRETTI:

    un esempio di utilizzo della base unica

    Lutilizzo della base unica di ripartizione:

    Si ipotizzi di ripartire costi indiretti industriali, pari a 10.000, su due

    prodotti (A e B).

    La base di ripartizione prescelta costituita dal consumo di materie prime

    dirette, il quale pari a 2.000 per il prodotto A e a 3.000 per il prodotto B.

    Totale costi da ripartire: 10.000

    Totale base di ripartizione: 5.000

    Formula del tipo a):

    Coefficiente di ripartizione: 10.000 / 5.000 = 2

    Costi comuni da imputare al prodotto A: 2 * 2.000 = 4.000

    Costi comuni da imputare al prodotto B: 2 * 3.000 = 6.000

    Formula del tipo b):

    Coefficiente di ripartizione per A: 2.000 / 5.000 = 0,4

    Costi comuni da imputare al prodotto A: 10.000 * 0,4 = 4.000

    Coefficiente di ripartizione per B: 3.000 / 5.000 = 0,6

    Costi comuni da imputare al prodotto B: 10.000 * 0,6 = 6.000

    Prof. Alberto Incollingo

  • 15

    LA RIPARTIZIONE DEI COSTI INDIRETTI:

    un esempio di utilizzo della base multipla

    Lutilizzo della base multipla di ripartizione:

    Si ipotizzi di ripartire costi indiretti industriali, pari a 10.000 su due prodotti

    (A e B).

    Allinterno di questi costi indiretti, si individuano tre categorie:

    - ammortamenti: 2.000

    - personale indiretto: 3.000

    - utenze: 5.000

    Le basi di ripartizione prescelte sono le seguenti:

    - per gli ammortamenti, il consumo materie (le quali sono pari a

    2.000 per il prodotto A e a 3.000 per il prodotto B);

    - per il personale indiretto, le ore MOD (20 per il prodotto A e

    30 per il prodotto B);

    - per le utenze, la superficie in metri quadri utilizzata dalle due

    lavorazioni (600 per A e 500 per B).

    Ammortamenti da ripartire: 2.000

    Totale base di ripartizione: 5.000

    Coefficiente di ripartizione: 2.000 / 5.000 = 0,4

    Ammortamenti comuni da imputare ad A: 0,4 * 2.000 = 800

    Ammortamenti comuni da imputare a B: 0,4 * 3.000 = 1.200

    Prof. Alberto Incollingo

  • 16

    LA RIPARTIZIONE DEI COSTI INDIRETTI:

    un esempio di utilizzo della base multipla (segue)

    Lutilizzo della base multipla di ripartizione (segue):

    Personale indiretto da ripartire: 3.000

    Totale base di ripartizione: 50 ore

    Coefficiente di ripartizione: 3.000 / 50 = 60

    MOI da imputare ad A: 60 * 30 = 1.800

    MOI da imputare a B: 60 * 20 = 1.200

    Utenze da ripartire: 5.000

    Totale base di ripartizione: 1.100 mq

    Coefficiente di ripartizione: 5.000 / 1.100 = 4,545

    Utenze da imputare ad A: 4,545 * 600 = 2.727

    Utenze da imputare a B: 4,545 * 500 = 2.273

    Concludendo,

    ad A sono stati imputati i seguenti costi indiretti:

    Ammortamenti 800

    MOI 1.800

    Utenze 2.727

    tot. costi imputati ad A 5.327

    mentre a B sono stati imputati i seguenti:

    Ammortamenti 1.200

    MOI 1.200

    Utenze 2.273

    tot. costi imputati a B 4.673

    Prof. Alberto Incollingo

  • 17

    LA RIPARTIZIONE DEI COSTI INDIRETTI:

    brevi considerazioni finali

    Gli esempi hanno mostrato che il risultato pu essere nettamente

    diverso nei due casi.

    Naturalmente, se i driver prescelti nella ripartizione su base

    multipla, per le diverse categorie di costi comuni, riescono ad

    esprimere il contributo dato dai diversi fattori produttivi alla

    realizzazione del prodotto, il risultato ottenuto con la seconda

    metodologia pi attendibile del primo.

    Nella ripartizione su base multipla, dunque, gli elementi

    fondamentali, su cui incide la discrezionalit (e la capacit)

    delloperatore, sono essenzialmente due:

    1. La suddivisione dellinsieme dei costi comuni in

    categorie omogenee;

    2. La scelta di un idoneo driver per ciascuna di queste

    categorie.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 18

    Quando loggetto di determinazione il prodotto, a seconda degli scopi gestionali perseguiti, possono identificarsi

    diverse configurazioni di costo, fra cui:

    COSTO VARIABILE: una configurazione che include i soli costi variabili.

    COSTO PRIMO O DIRETTO: questa configurazione include tutti i costi diretti.Poich, generalmente, i costi variabili sono anche diretti, si tratta di aggiungere alla prima configurazione i costi fissi diretti

    COSTO INDUSTRIALE: questa configurazione formata dal costo delle MP e da tutti i costi di trasformazione industriale. Contiene dunque sia costi diretti (di natura industriale) sia costi indiretti (di natura industriale).

    Rispetto al costo variabile, tale configurazione include anche costi fissi (industriali), mentre non comprende costi variabili non industriali

    Rispetto al costo primo, il costo industriale include anche costi indiretti (industriali), mentre non include costi diretti non industriali.

    COSTO PIENO O COMPLESSIVO: include tutte le voci di costo dellazienda, attribuiti al prodotto a seconda che si tratti di costi diretti o costi indiretti.

    Si ottiene aggiungendo al costo industriale una quota di costi indiretti non

    industriali (commerciali, amministrativi, finanziari, ecc.), oppure aggiungendo al costo primo una quota di tutti i costi indiretti.

    CONFIGURAZIONI DI COSTO

    Prof. Alberto Incollingo

  • 19

    TIPOLOGIE DI

    CONTABILITA ANALITICA

    In funzione delle configurazioni di costo utilizzate, si

    distingue fra due grandi tipologie di contabilit analitica:

    DIRECT COSTING FULL COSTING

    Con tale espressione si indicano

    le determinazioni quantitative

    basate sulle prime due

    configurazioni di costo;

    pi in particolare:

    Costo variabile Costo primo

    Direct costing

    semplice

    Direct costing

    integrato

    Con questa espressione, invece,

    si indicano le determinazioni

    quantitative basate sulla terza e

    sulla quarta configurazione;

    pi in particolare:

    Costo industriale Costo complessivo

    Full costing

    industriale

    Full costing

    Prof. Alberto Incollingo

  • 20

    TIPOLOGIE DI

    CONTABILITA ANALITICA

    DIRECT COSTING

    SEMPLICE

    Si pone lattenzione

    sullimpatto dei

    costi variabili

    Prof. Alberto Incollingo

  • 21

    LUTILIZZO DEL

    DIRECT COSTING SEMPLICE

    La struttura di Conto Economico di contabilit analitica che

    deriva dallutilizzo di tale configurazione la seguente:

    prodotto A prodotto B prodotto C TOT.

    Ricavi 1.000 1.500 500 3.000

    - Costo var. del venduto 500 800 200 1.500

    Margine lordo di

    Contribuzione 500 700 300 1.500

    - Costi fissi - - - 1.150

    Reddito 350

    Il risultato economico di prodotto evidenziato il

    MARGINE LORDO DI CONTRIBUZIONE (o

    Margine di contribuzione di I livello), che rappresenta

    il risultato economico con il quale ciascun prodotto (o

    linea di prodotti) contribuisce alla copertura dei costi

    fissi e alla formazione del reddito aziendale

    Prof. Alberto Incollingo

  • 22

    TIPOLOGIE DI

    CONTABILITA ANALITICA

    DIRECT COSTING

    INTEGRATO

    Si pone lattenzione

    sullimpatto di tutti i costi

    diretti, sia variabili che fissi

    Prof. Alberto Incollingo

  • 23

    LUTILIZZO DEL

    DIRECT COSTING INTEGRATO

    La struttura di Conto Economico di contabilit analitica che

    deriva dallutilizzo di tale configurazione la seguente:

    prodotto A prodotto B prodotto C TOT.

    Ricavi 1.000 1.500 500 3.000

    - Costo var. del venduto 500 800 200 1.500

    Margine lordo di

    Contribuzione 500 700 300 1.500

    - Costi fissi diretti 100 250 200 550

    Margine semilordo

    di Contribuzione 400 450 100 950

    - Costi fissi indiretti - - - 600

    Reddito 350

    Rispetto alla precedente, tale versione di Conto

    Economico permette levidenziazione di un secondo

    risultato a livello di prodotto:

    MARGINE SEMILORDO DI CONTRIBUZIONE

    (o Margine di contribuzione di II livello), il quale

    indica il reddito di specifica competenza di un prodotto

    Prof. Alberto Incollingo

  • 24

    IL PUNTO DI PAREGGIO DIVISIONALE

    Nelle imprese multiprodotto, qualora si abbia a disposizione

    il C.E. precedente (cio quando si conoscono sia i costi

    variabili sia i costi fissi diretti delle linee di prodotto) pu

    calcolarsi la quantit da vendere per coprire almeno i costi

    fissi divisionali, attraverso la seguente formula:

    Naturalmente la produzione cos individuata, per tutte

    le linee di prodotto, non assicura il pareggio

    economico aziendale, in quanto rimangono non coperti

    i costi fissi indiretti.

    C. F. divisionali

    m.c.u. di lineaQ =

    Prof. Alberto Incollingo

  • 25

    LA LEVA OPERATIVA DIVISIONALE

    Alle stesse condizioni di cui alla tavola precedente pu essere

    utile calcolare il grado di leva operativa della divisione (ex

    ante). Per fare questo bisogna utilizzare il seguente rapporto:

    Nelle imprese multiprodotto, infatti, il g.l.o. calcolato

    con il rapporto M.C. lordo / R.O. evidenzia la

    sensibilit del reddito operativo aziendale al variare

    delle vendite aziendali, a parit di mix.

    M.C. lordo (di linea)

    M.C. semilordo (di linea)Q =

    Questo rapporto misura la sensibilit del reddito di

    specifica competenza di una linea (M.C. semilordo)

    rispetto alle variazioni del suo fatturato.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 26

    TIPOLOGIE DI

    CONTABILITA ANALITICA

    FULL COSTING

    INDUSTRIALE

    Si pone lattenzione

    sullimpatto di tutti i costi di

    natura industriale, sia

    variabili che fissi, sia diretti

    che indiretti

    Prof. Alberto Incollingo

  • 27

    LUTILIZZO DEL

    FULL COSTING INDUSTRIALE

    La struttura di Conto Economico di contabilit analitica che

    deriva dallutilizzo di tale configurazione la seguente:

    Questo Conto Economico si basa su di una

    configurazione di costo pieno industriale, che viene

    sottratto ai ricavi per ottenere lUTILE LORDO

    INDUSTRIALE (o GROSS MARGIN), il quale

    indica il risultato industriale di un prodotto, che deve

    coprire ancora tutti i costi non industriali

    (commerciali, amministrativi, generali, ecc.).

    prodotto A prodotto B prodotto C TOT.

    Ricavi 1.000 1.500 500 3.000

    - Costo ind. del venduto 700 900 250 1.850

    Utile lordo ind.le

    (gross margin) 300 600 250 1.150

    - Costi non industriali 800

    Reddito 350

    Si noti che, mentre nelle due configurazioni di direct costing le

    rimanenze di prodotti sono valutate a costi variabili, in tale

    configurazione le rimanenze sono valutate a costi industriali.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 28

    Lutilizzo di tale configurazione di costo ha lobiettivo di

    evidenziare il costo unitario del prodotto/servizio e quindi

    non si traduce, generalmente, nella esplicitazione di un Conto

    Economico di contabilit analitica.

    La determinazione del costo pieno di prodotto pu avvenire

    attraverso tre distinte metodologie contabili:

    IL FULL COSTING

    Contabilit elementare (Contabilit

    senza centri di costo)

    Contabilit per centri di costo

    Contabilit per attivit (Activity Based

    Costing)

    Prof. Alberto Incollingo

  • 29

    Questa metodologia si basa su di una logica molto semplice: poich la realizzazione dei prodotti (servizi) richiede lutilizzo di determinate risorse, la determinazione del costo pieno dei prodotti (servizi) si basa sulla attribuzione dei costi sostenuti per lutilizzo delle risorse ai diversi oggetti di osservazione, appunto i prodotti (servizi).

    CONTABILITA ELEMENTARE

    (senza centri di costo)

    Costo di utilizzo

    delle risorse

    Costo dei

    prodotti/servizi

    Prof. Alberto Incollingo

  • 30

    Tale metodologia si basa su due fasi di calcolo:

    1. Limputazione ai prodotti dei costi diretti: ci avviene, come sappiamo, su base oggettiva.

    2. Lattribuzione ai prodotti dei costi indiretti(costi generali di natura industriale, commerciale,

    amministrativa) su base soggettiva (unica o multipla)

    CONTABILITA ELEMENTARE

    (senza centri di costo)

    Per attribuire ai prodotti i costi delle risorse si

    ripropone, quindi, la distinzione dei costi tra diretti e

    indiretti e la problematica della corretta imputazione dei

    costi indiretti agli oggetti di osservazione mediante

    opportuna/e base/i di ripartizione.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 31

    CONTABILITA ELEMENTARE:

    un esempio

    Unazienda industriale realizza due prodotti, A e B, rispettivamente

    nelle quantit di 2.000 e 1.000, sostenendo i seguenti costi totali:

    Materie prime: 10.000 per A e 6.000 per B;

    MOD: 40.000 per A e 10.000 per B;

    Costi generali: 40.000.

    Sapendo che il costo unitario delle materie di 5 per A e 6 per

    B, mentre il costo unitario della MOD di 20 per A e 10 per B,

    si determini il costo pieno unitario dei due prodotti, ripartendo i

    costi generali in base al costo complessivo della MOD.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 32

    CONTABILITA ELEMENTARE:

    soluzione dellesempio

    Costi diretti di A:

    MP 5

    MOD 20

    Costi diretti di B:

    MP 6

    MOD 10

    Ripartizione dei costi indiretti:

    Base di ripartizione:

    costo totale MOD: 20 * 2.000 + 10 * 1.000 = 50.000

    Coefficiente di ripartizione:

    40.000 / 50.000 = 0,8(Tale ripartizione suppone dunque che ogni 100 di MOD

    trascinino con s una quota di costi generali pari a 80)

    Costi generali attribuiti ad A: 0,8 * 20 = 16

    Costi generali attribuiti a B: 0,8 * 10 = 8

    Conclusione:

    Costo pieno di A:

    MP 5

    MOD 20

    C. IND. 16

    Tot. 41

    Costo pieno di B:

    MP 6

    MOD 10

    C. IND. 8

    Tot. 24

    Prof. Alberto Incollingo

  • 33

    In tal modo la struttura del costo pieno di prodotto

    rappresentata dalla sommatoria dei costi diretti e

    dalla/e quota/e di costi indiretti imputata/e:

    CONTABILITA ELEMENTARE:

    LA STRUTTURA DEL COSTO PIENO

    COSTO PIENO PRODOTTO:

    Costo diretto alfa .

    Costo diretto beta .

    Costo diretto delta .

    Quota costi indiretti .

    Costo pieno unitario .

    Quella indicata la struttura di costo pi semplice, che si presenta

    quando si utilizza il metodo di riparto dei costi indiretti su base unica.

    Qualora, invece, si utilizzasse la base multipla, la struttura di costo

    evidenzierebbe tante quote di costi indiretti quante sono le categorie

    di costi comuni individuate.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 34

    Questa metodologia, nel tentativo di rendere il calcolo del costo pieno pi attendibile rispetto a quello ottenuto con la precedente, si basa su di una logica pi evoluta, che tenta di riflettere meglio le modalit di svolgimento dei processi gestionali.

    Si ritiene pi aderente alla realt, infatti, la logica secondo cui i prodotti richiedono lesistenza dei centri, ed il funzionamento di questi necessita dellimpiego di risorse:

    CONTABILITA PER CENTRI DI COSTO

    Costo di utilizzo

    delle risorse

    Costo dei

    prodotti / servizi

    Costo dei

    centri

    Prof. Alberto Incollingo

  • 35

    ITER DI SVOLGIMENTO DELLA

    CONTABILITA PER CENTRI DI COSTO

    1. Individuazione dei centri di costo

    2. Imputazione dei costi dei fattori produttivi ai

    centri nei quali sono stati sostenuti

    3. Ribaltamento dei costi di alcuni centri ad altri

    centri

    4. Imputazione dei costi dei centri ai prodotti

    5. Calcolo del costo unitario del prodotto

    Prof. Alberto Incollingo

  • 36

    FASE I:

    LINDIVIDUAZIONE DEI

    CENTRI DI COSTO

    I centri di costo sono unit organizzative dellazienda

    che svolgono operazioni omogenee, che dispongono

    di fattori produttivi con le medesime caratteristiche e

    nei quali i costi sostenuti sono significativi in termini

    di importo.

    Si individuano, generalmente, tre categorie di centri

    di costo:

    CENTRI OPERATIVI (O FINALI): sono i centri

    che operano per ottenere il prodotto, o per svolgere il

    servizio. Sono quindi direttamente riferibili al

    prodotto/servizio.

    CENTRI AUSILIARI (O DI SUPPORTO): sono i

    centri che forniscono servizi ai centri operativi,

    rispetto ai quali, dunque, svolgono un ruolo ausiliario.

    CENTRI FUNZIONALI (O DI STRUTTURA):

    nei quali si svolgono funzioni generali, non inerenti

    gli aspetti produttivi/industriali.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 37

    FASE II:

    LIMPUTAZIONE DEI COSTI AI CENTRI

    A ciascun centro viene attribuito lammontare dei

    costi di competenza che corrisponde alle risorse

    utilizzate nei centri stessi.

    Poich loggetto di osservazione in questa fase

    costituito dai centri (e non dai prodotti), la distinzione

    dei costi in diretti e indiretti dipende dalla possibilit

    di misurare oggettivamente il consumo di un fattore in

    un determinato centro.

    I costi indiretti, in questa fase, sono dunque quelli

    riferiti a fattori produttivi comuni a pi centri, per i

    quali non possibile (o comunque non conveniente)

    quantificare con certezza il contributo dato da ciascun

    fattore allattivit dei vari centri nel quale impiegato.

    Si noti che non tutti i costi vengono necessariamente

    imputati ai centri: qualora, infatti, esistano dei fattori

    produttivi attribuibili direttamente al prodotto/servizio, pu

    non essere necessario farli transitare nei centri, in quanto

    non costituiscono costi di funzionamento degli stessi.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 38

    FASE II:

    LIMPUTAZIONE DEI COSTI AI CENTRI

    (segue)

    Al termine di questa fase possibile redigere la prima

    parte di un prospetto a doppia entrata, chiamato

    QUADRO ANALISI COSTI:

    VOCI DI COSTO:

    MOD

    Materie di consumo

    Stipendi

    Utenze

    Ammortamenti

    CENTRI DI COSTO

    C. FINALI C. AUSILIARI C. FUNZIONALI

    Costo di

    competenza

    A B C D E F G

    Totale costi del centro

    Come si vede, i costi (di competenza) vengono localizzati

    nei centri ove le relative risorse sono state utilizzate.

    Al termine di questa fase, si dunque passati dai costi

    dei fattori ai costi dei centri (quindi, dalla logica

    dei costi per natura a quella per destinazione).

    Prof. Alberto Incollingo

  • 39

    FASE III:

    IL RIBALTAMENTO DEI COSTI DI

    ALCUNI CENTRI SU ALTRI CENTRI

    Questa fase ha lobiettivo di ribaltare i costi dei

    centri ausiliari (ed eventualmente di alcuni centri

    funzionali) sui centri finali.

    Ci avviene in quanto i centri ausiliari operano al

    servizio di quelli operativi: pertanto il ribaltamento

    deve tener conto del supporto prestato dai primi a

    favore dei secondi.

    Tale ribaltamento pu avvenire:

    in modo diretto, se si dispone di una specifica

    misurazione del servizio reso dal centro ausiliario a

    quello operativo;

    in modo indiretto, se ci si affida, invece, a criteri

    forfetari basati sullattivit svolta dal centro finale.

    Il ribaltamento dei centri funzionali si deve effettuare solo se lattivit

    di tali centri volta allerogazione di servizi per i centri finali, pi che

    per i prodotti, e solo se tale attivit misurabile in modo attendibile.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 40

    FASE III (segue) :

    IL RIBALTAMENTO DEI COSTI DI

    ALCUNI CENTRI SU ALTRI CENTRI

    Ora il quadro analisi dei costi evidenzia la chiusura

    dei centri ausiliari (ed eventualmente dei centri funzionali

    ribaltati) e laccoglimento, da parte dei centri finali, dei

    relativi costi

    VOCI DI COSTO:

    MOD x x x x x x

    Materie di consumo x x x

    Stipendi x x x x x x

    Utenze x x x x x x x

    Ammortamenti x x x x x

    x x x

    CENTRI DI COSTO

    C. FINALI C. AUSILIARI C. FUNZIONALI

    Costo di

    competenza

    A B C D E F G

    Totale costi del centro (1) (2)

    Costi del Centro D (1) x x

    Costi del Centro E (2) x x

    Totale dopo il ribaltamento

    Prof. Alberto Incollingo

  • 41

    FASE IV:

    LIMPUTAZIONE DEI COSTI

    DEI CENTRI AI PRODOTTI

    Con questa fase il costo dei centri rimasti aperti,

    ovvero tutti i centri finali ed, eventualmente, i centri

    funzionali, viene imputato ai prodotti/servizi.

    Tale fase, per i centri finali, si svolge attraverso tre

    momenti:

    1- Quantificazione del volume di attivit del centro

    Poich la quantit prodotta difficilmente quantificabile se la

    produzione risulta eterogenea, necessario omogeneizzare i

    valori adottando una unit di misura che assicuri il rispetto

    del principio causale, cio che rappresenti la causa

    determinante dei costi accolti nei centri.

    Spesso si sceglie una unit di misura relativa ad una risorsa

    particolarmente significativa impiegata nel centro (ad

    esempio, le ore uomo o le ore macchina).

    Prof. Alberto Incollingo

  • 42

    FASE IV (segue):

    LIMPUTAZIONE DEI COSTI

    DEI CENTRI AI PRODOTTI

    2- Calcolo dei coefficienti unitari di costo dei

    centri

    Si divide il totale costi del centro per il volume di

    attivit del centro individuato.

    Esempio:

    Totale costi centro A = 150.000

    Volume di attivit del centro A = 450 ore uomo

    Coefficiente = 150.000 / 450 = 333

    In tal modo, si indica che ogni ora uomo di lavoro in

    quel centro trascina con s, cio incorpora, 333 di

    costi del centro stesso.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 43

    FASE IV (segue):

    LIMPUTAZIONE DEI COSTI

    DEI CENTRI AI PRODOTTI

    3- Determinazione del costo di trasformazione di ciascun

    prodotto

    Si moltiplica il coefficiente di costo per il numero di volte in

    cui lunit di misura del volume di attivit contenuta nel

    prodotto.

    Esempio:

    Coefficiente = 333

    Ore uomo necessarie per il prodotto X nel Centro A = 2

    Costo di trasformazione del prodotto X

    nel Centro A = 333 * 2 = 666.

    * * *

    Si procede in tal modo per tutti i centri operativi.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 44

    La struttura del costo pieno di prodotto , in definitiva, rappresentata dalla sommatoria dei costi diretti, dei costi di trasformazione dei centri finali ed, eventualmente, delle quote dei costi dei centri funzionali non ribaltati ai centri finali:

    CONTABILITA PER CENTRI DI COSTO:

    LA STRUTTURA DEL COSTO PIENO

    COSTO PIENO PRODOTTO:

    Costi diretti ..

    Costo di trasf. Centro A 666

    Costo di trasf. Centro B ..

    Costo di trasf. Centro C ..

    Quota costi centri funzionali ..

    Costo pieno unitario ..

    Lattribuzione dei costi diretti, non transitati nei centri,

    avviene secondo i criteri propri dei costi diretti (rilevazione del

    consumo).

    Limputazione dei costi non industriali localizzati presso i

    centri funzionali (ma a volte anche non localizzati) avviene

    sulla base di criteri largamente soggettivi.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 45

    LE SCELTE DI

    CONVENIENZA ECONOMICA

    La contabilit analitica fornisce informazioni quantitative

    che supportano le decisioni di breve periodo (dette anche

    decisioni operative).

    Sono tali le scelte tra alternativi corsi di azione futuri

    nellipotesi di capacit e struttura produttiva dimpresa date,

    cio non modificabili (al contrario, le decisioni di lungo

    periodo mirano al cambiamento della capacit e della

    struttura dimpresa).

    Esempi di decisioni operative sono:

    - leliminazione o il mantenimento di prodotti o centri;

    - laumento (o la diminuzione) del volume di attivit di

    determinati centri (accettazione o meno di un ordine

    speciale);

    - la scelta tra la produzione in proprio o lacquisto da terzi di

    un determinato prodotto/componente;

    - la scelta della produzione pi conveniente (decisioni di

    mix)

    - la fissazione del prezzo di vendita.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 46

    LE SCELTE DI

    CONVENIENZA ECONOMICA

    Tali scelte di convenienza economica di breve periodo si

    basano sulla cosiddetta ANALISI DIFFERENZIALE

    (ragionamento differenziale), in base alla quale si confrontano:

    - la situazione economica di partenza;

    - lalternativa dazione considerata.

    Lanalisi considera esclusivamente le variazioni dei costi e dei

    ricavi che lalternativa dazione considerata comporta rispetto

    alla situazione economica di partenza.

    Pi in particolare, il ragionamento differenziale confronta i

    VANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (V.E.D.) e gli

    SVANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (S.E.D.) che

    lalternativa comporta rispetto alla struttura economica presa a

    base dei calcoli.

    V.E.D. AUMENTO DI RICAVI

    RIDUZIONE DI COSTI

    S.E.D.

    AUMENTO DI COSTI

    RIDUZIONE DI RICAVI

    Prof. Alberto Incollingo

  • 47

    LE SCELTE DI

    CONVENIENZA ECONOMICA

    Il confronto tra i V.E.D. e gli S.E.D. fornisce il RISULTATO

    ECONOMICO DIFFERENZIALE.

    Lalternativa dazione considerata viene adottata solo se

    genera un risultato economico differenziale positivo, ovvero

    solo se i V.E.D. sono maggiori degli S.E.D.

    Solo in tal caso, infatti, il reddito aziendale viene

    incrementato dalla scelta dazione effettuata.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 48

    LE SCELTE DI

    CONVENIENZA ECONOMICA

    Lanalisi differenziale pu basarsi:

    solo sui costi: in tal caso, riferendoci al breve

    periodo, in alcuni casi si prendono in

    considerazione i costi variabili, in altri i costi

    diretti, in altri ancora configurazioni di costo ad

    hoc. Trattasi, in ogni caso, di costi futuri, quindi

    ipotetici, e non di costi effettivi.

    sui costi e sui ricavi: in tal caso, si prendono in

    considerazione risultati parziali quali il margine

    lordo di contribuzione, il margine semilordo o

    altre configurazioni di reddito.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 49

    Esempio: LELIMINAZIONE O IL

    MANTENIMENTO DI UNA DIVISIONE

    La struttura di Conto Economico di contabilit analitica di

    unazienda commerciale la seguente:

    divisione A divisione B divisione C TOT.

    Ricavi 200 160 20 380

    - Costo var. del venduto 160 112 12 284

    Margine lordo di

    Contribuzione 40 48 8 96

    - Costi fissi diretti 30 20 3 53

    Margine semilordo

    di Contribuzione 10 28 5 43

    - Costi fissi indiretti 12 20 4 36

    Reddito netto (2) 8 1 7

    Poich il reddito netto della divisione A negativo, ci

    si pone il seguente quesito: conviene mantenere la

    divisione A oppure eliminarla?

    Prof. Alberto Incollingo

  • 50

    LELIMINAZIONE O IL

    MANTENIMENTO DI UNA DIVISIONE:

    soluzione

    VANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (V.E.D):

    Aumento ricavi = 0

    Riduzione costi = 160 (var.) + 30 (fissi dir.) *

    Totale V.E.D = 190

    SVANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (S.E.D.):

    Riduzione ricavi = 200

    Aumento costi = 0

    Totale S.E.D = 200

    Il risultato economico differenziale negativo,

    dunque non conviene eliminare la divisione.

    Si avrebbe infatti un danno economico di 10 (190-200),

    dato dalla rinuncia al margine semilordo di

    contribuzione della divisione A.

    * Nellesempio i costi fissi diretti sono considerati eliminabili.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 51

    Esempio: LAUMENTO DEL VOLUME

    DI ATTIVITA DI UNA DIVISIONE

    Nella medesima situazione di partenza del caso precedente:

    divisione A divisione B divisione C TOT.

    Ricavi 200 160 20 380

    - Costo var. del venduto 160 112 12 284

    Margine lordo di

    Contribuzione 40 48 8 96

    - Costi fissi diretti 30 20 3 53

    Margine semilordo

    di Contribuzione 10 28 5 43

    - Costi fissi indiretti 12 20 4 36

    Reddito netto (2) 8 1 7

    Quale sarebbe la decisione se nel caso di eliminazione

    della Divisione A potesse espandersi la Divisione B (che,

    ad esempio, occuperebbe i locali lasciati liberi), che in tal

    caso registrerebbe un incremento di ricavi di 100, un

    proporzionale incremento dei costi variabili ed un

    incremento dei costi fissi ad attribuzione diretta di 14?

    Prof. Alberto Incollingo

  • 52

    LAUMENTO DEL VOLUME

    DI ATTIVITA DI UNA DIVISIONE:

    soluzione

    VANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (V.E.D):

    Aumento ricavi = 100 (B)

    Riduzione costi = 160 (c. var. A) + 30 (c. fissi dir. A)

    Totale V.E.D = 290

    SVANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (S.E.D.):

    Riduzione ricavi = 200 (A)

    Aumento costi = 70 (c.var. B) + 14 (c. fissi dir. B)

    Totale S.E.D = 284

    Il risultato economico differenziale positivo,

    dunque in tal caso conviene espandere la divisione B

    in sostituzione della divisione A.

    Si avrebbe infatti un risultato economico differenziale

    positivo di 6 (290 - 284), dato dalla differenza tra il

    M.C.Semilordo di A (10) ed il M.C.Semilordo

    dellespansione di B (16).

    Prof. Alberto Incollingo

  • 53

    Esempio: LA PRODUZIONE IN PROPRIO

    O LACQUISTO DA TERZI (make or buy)

    Unazienda industriale produce 10.000 unit di un

    componente i cui dati economici dellultimo periodo sono:

    costi totali costi unitari

    Materiali diretti 80.000 8

    MOD 10.000 1

    Costi generali variabili

    di produzione (per energia e servizi) 40.000 4

    Costi generali variabili misti

    (ricevim. materie e attrezzaggi) 20.000 2

    Costi generali fissi

    (amm.ti, assicuraz., amm.vi) 30.000 3

    TOTALE 180.000 18

    Se un altro produttore offrisse di vendere allazienda

    10.000 unit del componente a 16 per unit con

    qualsiasi programma di consegne, conviene ancora

    produrre in proprio o piuttosto acquistare dallesterno?(Si ipotizza: il mantenimento in futuro del medesimo grado di

    efficienza; linvarianza dei costi fissi; linutilizzo della capacit

    produttiva liberata in caso di acquisto dallesterno).

    Prof. Alberto Incollingo

  • 54

    LA PRODUZIONE IN PROPRIO

    O LACQUISTO DA TERZI:

    soluzione

    VANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (V.E.D):

    Aumento ricavi = 0

    Riduzione costi = 150.000

    Totale V.E.D = 150.000

    SVANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (S.E.D.):

    Riduzione ricavi = 0

    Aumento costi = 160.000

    Totale S.E.D = 160.000

    Il risultato economico differenziale negativo,

    dunque non conviene lacquisto del componente

    dallesterno.

    Il costo unitario rilevante per la decisione (da

    confrontare con il costo dacquisto) non , infatti, il

    costo pieno, pari a 18, ma il solo costo variabile, pari a

    15.

    I costi fissi sono infatti irrilevanti, visto che si

    sostengono in entrambe le ipotesi.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 55

    LA PRODUZIONE IN PROPRIO

    O LACQUISTO DA TERZI:

    una variante

    Qualora sia possibile utilizzare economicamente la capacit

    produttiva che si rende disponibile con leliminazione della

    produzione interna, bisogna tener conto, nel considerare i

    costi rilevanti che riguardano la produzione interna, del costo

    opportunit (= contributo al reddito cui si rinuncia a seguito

    del mancato uso di una risorsa limitata nel suo migliore

    impiego alternativo).

    Se la capacit resasi disponibile permettesse di ottenere un

    reddito operativo di 25.000 (ricavi futuri incrementali 80.000

    costi futuri incrementali 55.000), la situazione decisionale

    cambierebbe.

    Infatti, i costi rilevanti per la decisione sarebbero:

    Alternativa make:

    COSTI DI PRODUZIONE 150.000

    COSTO OPPORTUNITA 25.000

    totale 175.000

    Alternativa buy:

    COSTI DI ACQUISTO 160.000

    Conviene lacquisto dallesterno in quanto tale opzione

    consente un risparmio di 15.000.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 56

    LA PRODUZIONE IN PROPRIO

    O LACQUISTO DA TERZI:

    una variante

    Otteniamo lo stesso risultato con la logica differenziale:

    VANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (V.E.D):

    Aumento ricavi = 80.000 (nuovi)

    Riduzione costi = 150.000

    Totale V.E.D = 230.000

    SVANTAGGI ECONOMICI DIFFERENZIALI (S.E.D.):

    Riduzione ricavi = 0

    Aumento costi = 160.000 + 55.000 (nuovi)

    Totale S.E.D = 215.000

    Il risultato economico differenziale ora positivo

    (per 15.000), per cui conviene lacquisto del

    componente dallesterno.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 57

    LA SCELTA DELLE PRODUZIONI PIU

    CONVENIENTI (scelta di mix):

    La scelta si effettua prendendo come riferimento il margine

    di contribuzione.

    A seconda dei vincoli cui limpresa deve sottostare, tale

    margine va per considerato secondo diverse configurazioni.

    Si osservi la seguente situazione:

    Prodotto

    X Y Z

    Prezzo unitario

    Costo variabile unitario

    Margine di contribuzione

    400 600 500230 420 300170 180 200

    Lindividuazione del mix pi conveniente dipende dal

    vincolo esistente per limpresa:

    - se il vincolo di carattere commerciale, cio dato dal

    mercato, ci si trova di fronte al caso in cui il volume di

    produzione realizzabile superiore al volume che il mercato

    pu assorbire.

    - se invece il vincolo la capacit produttiva (o distributiva),

    ci si trova nella situazione in cui il volume di produzione

    realizzabile inferiore al volume che il mercato pu assorbire.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 58

    LA SCELTA DELLE PRODUZIONI PIU

    CONVENIENTI (scelta di mix):

    Nel primo caso (vincolo di mercato), bisogna ancora

    distinguere fra due situazioni:

    - se il vincolo di mercato in termini di unit vendibili, il

    prodotto pi conveniente risulta essere Z, in quanto presenta

    il margine di contribuzione unitario pi elevato;

    - se invece il vincolo di mercato in termini di fatturato

    realizzabile, il prodotto pi conveniente X, perch presenta

    il margine di contribuzione % (sul fatturato) pi alto;

    infatti:

    Prodotto

    X Y Z

    Prezzo unitario

    Costo variabile unitario

    Margine di contribuzione

    Marg. contribuzione %

    400 600 500230 420 300170 180 20042% 30% 40%

    Prof. Alberto Incollingo

  • 59

    LA SCELTA DELLE PRODUZIONI PIU

    CONVENIENTI (scelta di mix):

    Nel secondo caso (vincolo di produzione), bisogna

    individuare il fattore produttivo che determina il vincolo

    per poi riferire il margine di contribuzione allunit

    espressiva della risorsa scarsa.

    Ipotizziamo, nel nostro esempio, che il il vincolo di capacit

    produttiva sia espresso dalle ore macchina totali.

    In tal caso bisogna privilegiare il prodotto con il margine di

    contribuzione per ora macchina pi elevato.

    Se i tempi di fabbricazione fossero i seguenti:

    Prodotto

    X Y Z

    Coeff. Trasform. (H/macch) 0,5 0,33 0,5

    Numero unit in unora 2 3 2

    Abbiamo che le unit realizzate in unora sono:

    Moltiplicando il M.C.U. per il numero unit in unora, otteniamo

    il M.C. ORARIO, in funzione del quale il prodotto da privilegiare

    Y; infatti:

    X Y Z

    X Y Z

    Margine di contribuzione

    M. C. ORARIO

    170 180 200340 540 400

    Prof. Alberto Incollingo

  • 60

    LA SCELTA DELLE PRODUZIONI PIU

    CONVENIENTI (scelta di mix):

    Il medesimo risultato pu ottenersi dividendo il MCU per il

    coefficiente di trasformazione:

    Margine di contribuzione orario di prodotto:

    X Y Z

    170/0,5 = 340 180/0,33 = 540 200/0,5 = 400

    Prof. Alberto Incollingo

  • 61

    LA FISSAZIONE DEL

    PREZZO DI VENDITA

    Il prezzo di vendita di un prodotto/servizio dipende dal vario

    combinarsi dei seguenti tre fattori:

    1. CLIENTI

    2. CONCORRENZA

    3. COSTI

    Quanto pi i mercati sono competitivi, tanto pi i fattori di

    mercato (1 e 2) incidono e quindi si parla di approccio basato

    sul mercato.

    Se invece esiste una certa differenziazione di prodotto, le

    imprese hanno una certa discrezionalit e si parla di

    approccio basato sui costi.

    Prof. Alberto Incollingo

  • 62

    LAPPROCCIO

    BASATO SUL MERCATO

    1) Si fissa un prezzo obiettivo (TARGET PRICE), cio il

    prezzo di vendita che il cliente potenziale disposto a

    pagare in base al valore percepito dal cliente e alla

    reattivit della concorrenza

    2) Si sottrae al prezzo obiettivo un reddito operativo

    unitario obiettivo ad es. in base ad una percentuale

    sul fatturato complessivo

    3) Si ottiene in tal modo un costo unitario obiettivo

    (TARGET COST), da confrontare con il costo

    corrente

    Prof. Alberto Incollingo

  • 63

    LAPPROCCIO

    BASATO SUI COSTI

    1) Si determina il costo pieno unitario di prodotto

    2) Si aggiunge il MARK-UP (in percentuale) ad

    esempio sulla base di un ROI obiettivo sul capitale

    investito

    Prof. Alberto Incollingo