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THE OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY + ENVIRONMENTAL QUARTERLY MAGAZINE VOL.14 - N.1 Jan-Mar 2016 ANALISI DI RISCHIO dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva - HAZOP: QUESTO (S)CONOSCIUTO

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THE OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY + ENVIRONMENTAL QUARTERLY MAGAZINE

VOL.14 - N.1Jan-Mar 2016

ANALISI DI RISCHIOdell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva- HAZOP: questO (s)cOnOsciutO

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GOVERNANCE - RISK - COMPLIANCE

Sede Legale e Amministrativa: Via Pirano, 7 - 48122, Ravenna (RA) - Tel. +39 0544 591393 | [email protected]

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30 MICROCLIMA E STRESS TERMICO tropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare - parte III

22 DRONI pilotaggio remoto

51 PRESS REVIEW Playing it safe

21 TOP GEAR ROTOGRIP ®

46 IDENTIFICAZIONE DEL COMMITTENTE NELLE AZIENDE COMPLESSE CSEPlanner

48 L’UNIVERSITÀ A SUPPORTO DELLE IMPRESE PER LA CRESCITA DEL TERRITORIO Fondazione Flaminia

19 BOOKSHOP Electrical Safety in the Workplace

52 EVENTS CALENDAR I prossimi eventi del settore

56 TECHNO NEWS Le ultime notizie del mondo HSE

06 ANALISI DI RISCHIO dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva

50 SITEMAP Earth Moving Equipment Safety Round Table

INTHISISSUEHS+E MAGAZINE

Jan-Mar 2016 / VOL. XIV - N.1

Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1200 del 25/02/2003

OWNER Techno Srl

Via Pirano, 7 - 48122 Ravenna (I) ph. +39 0544 591393

www.hse-mag.com [email protected]

EDITOR IN CHIEF Roberto Nicolucci

EDITING AND GRAPHIC DESIGN Graziela Duarte

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CONTRIBUTORS Michela Casadei

Michelangelo Costa Roberto Nicolucci

Maria Chiara Padovani Giuseppe Semeraro

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riservati. Nessuna parte della pubblicazione può essere riprodotta

o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico o meccanico,

inclusa la fotocopia, senza il preventivo consenso scritto dell’Editore. I punti di vista e le opinioni espresse dagli Autori all’interno della rivista non necessariamente coincidono con

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ANALISI DI RISCHIOdell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva

- HAZOP: questO (s)cOnOsciutO

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ANALISI DI RISCHIO

L’analisi di rischio ha radici lontane nel tempo. Fu il metodo per eccellenza utilizzato negli ambienti scientifici internazionali sin dagli anni ’50 – ‘60 per stimare prima e quantificare poi il rischio effettivo associabile ad impianti complessi, spesso definibili ad alto rischio, cioè impianti o stabilimenti in cui si potevano immaginare o prevedere accadimenti con conseguenze e percoli anche gravi per i lavoratori e la popolazione.

I settori in cui si svilupparono le prime metodologie “strutturate” e guidate da standard sempre più evoluti e definiti per le applicazioni degli analisti di scurezza e quindi anche per la verifica da parte delle Autorities furono: il settore nucleare (uso pacifico dell’energia nucleare) e quello aeronautico.

Iniziarono così a prendere corpo le definizioni di affidabilità, disponibilità frequenza di accadimento e quindi fu definito il concetto vero e proprio di rischio, inteso come combinazione di frequenze (probabilità) e conseguenze (danni).

I primi a formulare in modo organico e ragionato standards e tecniche di analisi di rischio furono senza dubbio gli americani. Il metodo di analisi di rischio quantitativo chiamato inizialmente con il nome di PSA (Probabilistic Safety Assessment) costituì la rampa di lancio per il successivo sviluppo e la conseguente diversificazione di tutte quelle tecniche oggi così tanto affermate ed applicate nel mondo, nei più svariati settori dell’industria ad alto-

medio rischio o agli impianti pericolosi o ai prototipi di impianti o sistemi innovativi ad alto rischio atteso.

A ben pensarci, la storia di questo sviluppo è comunque stata alquanto breve.

Si tratta infatti di circa poco più che un mezzo secolo, e ciò rappresenta in effetti un breve lasso di tempo rispetto all’intera storia dello sviluppo industriale mondiale.

E’ necessario subito affermare un concetto basilare, anche se apparentemente ovvio, ma che ritengo personalmente invece molto interessante anche se crudo.

Ovvero il fatto che quando l’uomo si trova ad affrontare e gestire tecnologie o sistemi complessi nuovi, nonostante la sua enorme potenzialità conoscitiva, devono accadere eventi disastrosi perché riesca a “soppesare” e prendere la giusta coscienza dell’adeguatezza delle analisi di sicurezza da lui prima adottate. Cioè, con altre parole, deve potere essere in grado di testarne l’idoneità, facendo esperienza diretta di una vasta gamma di eventi incidentali ad ampio spettro. Certo ciò può determinare spesso la gravissima perdita di vite umane e di impatti ambientali globali a volte anche difficilmente recuperabili, ma questa è la natura della dinamica del consolidamento dell’affidabilità stessa delle tecniche di valutazione del rischio.

Questo vale per tutte le discipline in cui sono presenti tecnologie cosiddette “pericolose” ed è sotto gli occhi di tutti, ma spesso siamo portati a dimenticare.

Michelangelo Costa

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Non è forse questo quello che accade quando avviene un grave e rarissimo sisma di elevata intensità? Dopo (ma solo dopo) si inaspriscono le previgenti normative sulle costruzioni antisismiche e si aggiorna la mappature delle zone classificate sismicamente.

Dopo (ma solo dopo) il grave incidente di Seveso partì una specifica normazione di regolamentazione dei siti industriali classificati a incidente di rischio rilevante. Dopo (ma solo dopo) il disastro di Fukushima si iniziò (per la prima volta) a livello internazionale a mettere in discussione l’accettabilità del concetto di frequenza di accadimento per le analisi di rischio in campo nucleare, ecc. ecc.

Questa analisi porta a meglio comprendere che nel tempo (lungo i decenni) è naturale che vi sia una sempre maggiore attenzione e consapevolezza al rischio a cui siamo soggetti e quindi che ciò ci insegni a modificare di conseguenza il nostro atteggiamento umano e professionale.

AMBITO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Se restringiamo ora il nostro campo di indagine, almeno per gli scopi di questo articolo, al settore industriale o di processo o di impianti ad alto rischio, dobbiamo subito prendere visione del contesto normativo in cui stiamo agendo nel parlare di analisi di rischio.

Solo recentemente sono stati emessi, finalmente, alcuni standard internazionali che delimitano il campo in cui l’analisi di rischio (anche industriale o di impianto-sistema) si colloca.In particolare il grande ampio ambiente è delineato dalla:

ISO 31000 : 2009 “Gestione del Rischio – Principi e linee guida”

che ne definisce l’ambito in senso del tutto generale, nel senso che qui si tratta di qualsiasi rischio, da quello di perdita di vita umane a quelli finanziario.

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Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva

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Establishing the context

Communicationand

consultation

Monitoringand

review

Risk identi�cation

RISK ASSESSMENT

Risk analysis

Risk evaluation

Risk treatment

CONTRIBUTION OF RISK ASSESSMENT TO THE RISK MANAGMENT PROCESS

Pertanto, dentro quest’ambito il tema qui trattato trova una collocazione di sottoinsieme in termini di analisi di rischio inteso come sicurezza industriale e quindi ne costituisce un approfondimento di tipo verticale.

Una sotto-norma correlata alla ISO 31000 è la:

IEC 31010 : 2009 “Gestione del Rischio – Tecniche di valutazione del rischio”

In cui vengono presentate le tecniche oggi più utilizzate descrivendone: le caratteristiche, i vantaggi e gli svantaggi.

Oltre alla IEC 31010, vi sono poi una serie di normative molto dettagliate in materia di affidabilità e disponibilità che fanno capo al grande ambito dei cosiddetti “International standards on Dependability” emessi dalla IEC (International Electrotechnical Commission) e che sono strettamente correlati alla famiglia di standard sempre di IEC sulla sicurezza funzionale: le IEC 61508:2010 e le IEC 61511:2003.

Per chiudere questo breve inquadramento normativo di riferimento, dobbiamo anche citare lo standard,

apparentemente isolato, ma in realtà strettamente connesso alle norme più sopra citate, ovvero la norma ISO inerente alla BUSINESS CONTINUITY, oggi alquanto di moda.

IEC 22301 : 2009 “Societal Security – Business continuity management systems - requirements”

LE TECNICHE UTILIZZATE

Tra le 31 tecniche di valutazione del rischio presentate nello standard IEC 31010, quelle più adatte al tema trattato sono le seguenti:

` HAZOP (Hazard and Operability studies)

` FMEA (Failure Mode and Effect Analysis)

` ETA (Event Tree Analysis)

` FTA (Fault Tree Analysis)

` LOPA (Layer of Protection Analysis)

` Couse and Consequences Analysis

` Couse and Effect Analysis

` Risk Indices

` Ecc.

Si deve comunque dire che entro l’elenco della IEC 31010 vi sono anche tecniche come la “chck-list” o il “brainstorming”, e quindi in effetti tra le 31 tecniche presentate ve ne sono parecchie di tipo molto limitato.

Queste tecniche hanno spesso applicazioni molto diversificate e raramente sono alternative o interscambiabili. L’analista di rischio esperto non trova molta difficoltà, quando il cliente gli sottopone i sui desiderata in termini di analisi di rischio o di ottimizzazione dell’affidabilità, ad individuare quale tecnica sia più adatta al caso in esame.

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Colin Bullock

Bert Lawley

Derek Jennings

Trevor Kletz

Frank Hearfield

Basil Eddershaw

Comunque sono classificate in relazione alla loro capacità di ottenere:

1. Identificazione dei rischi (Risk identification);

2. Analisi di Rischio (conseguenze, probabilità, livello di rischio)

3. Quantificazione del rischio (Risk evaluation)

Le tecniche che sono in grado di determinare tutte e tre i livelli di Risk assessment process qui sopra elencati sono però solo 13 su 31.

IL METODO “HAZOP”

Il metodo di analisi di rischio HAZOP, definito in modo preciso dallo standard:

IEC 61882 : 2001 – “Hazard and Operability studies (HAZOP studies) – Application guide”

è una delle più note tecniche a livello internazionale, adottato per lo sviluppo di analisi di sicurezza, impatto ambientale e operabilità di impianto, applicata in ambito medio-alto rischio.

Si utilizza per effettuare una corretta e completa ANALISI DI SISTEMA nella sua interezza e determinare, mediante diverse sessioni di studio che si svolgono come “brainstorming” coinvolgendo diverse figure del processo, del progetto e della manutenzione, tutte le possibili azioni correttive / migliorative sul progetto lungo il suo iter di sviluppo sino alla approvazione e alla costruzione.

UN PO’ DI STORIA

Il metodo HAZOP nacque in UK negli anni sessanta. Avvennero in alcuni impianti chimici inglesi degli incidenti “anomali” e di cui non si riusciva ad identificare le cause scatenanti, diciamo che si poteva trattare in un certo sensi di “eventi misteriosi”.

Allora le Autorità Britanniche decisero subito di costituire una sorta di gruppo di esperti di sicurezza industriale per mettere a punto un nuovo metodo di analisi di scurezza applicabile ai casi accaduti. Nacque così un team di esperti che fondarono il METODO HAZOP.

La culla dell’HAZOP fu Manchester dove allora era attivo un dei poli industriali più forti d’Europa.

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Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva

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Hazard and operability study (HAZOP) is a formal, qualitative, systematic and rigorous examination of a plant, process or operation to identify credible deviations from the design intent in the context of the complete system that can contribute to hazards or operability problems, by applying the experience, judgement and imagination, stimulated by key words, of a team.

WHAT IS HAZOP?

LE POTENZIALITÀ DEL METODO HAZOP

Il metodo HAZOP ha elevatissime potenzialità di analisi. Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che si tratta di un’analisi di rischio di tipo FUNZIONALE e non di sistema e quindi può essere applicato in modo molto efficace anche in fase molto preliminare del progetto (fase concettuale) e può adattarsi lungo lo sviluppo o l’evoluzione del progetto, guidando le scelte progettuali in termini di sicurezza e affidabilità oltre che di operabilità di impianto o di processo. Questa sua versatilità risulta inoltre particolarmente vantaggiosa quando si debba analizzare prototipi o esemplari unici e quindi dove non si disponga di alcun dato di esperienza pregressa.

Contrariamente a quanto si pensi, inoltre, il metodo HAZOP è utilissimo anche su impianti o sistemi esistenti. Infatti esso è in grado, partendo dai disegni del processo o del sistema (PFD o P&ID) qualunque sia il loro livello di dettaglio o di complicatezza, di analizzare in modo sistematico ed esaustivo le eventuali lacune in termini di sicurezza e affidabilità.

Queste potenzialità, che saranno dimostrate tanto più importanti quanto più esperto sarà l’HAZOP Leader che il Cliente incaricherà per la gestione dell’analisi, sono molto bene espresse dalla definizione stessa di HAZOP, riportata qui di seguito secondo la formulazione storica ufficiale dei Padri Fondatori.

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PROCESS

` Flow ` Temperature ` Pressure ` Level ` Separation (settle, filter,

centrifuge) ` Composition ` Reduction ` Mixing ` Absorb ` Corrode ` Erode

OPERABILITY

` Isolate ` Vent ` Drain ` Purge ` Insperct ` Maintain ` Start-up ` Shutdown

L’APPLICAZIONE DEL METODO

Sul Process Flow Diagram (PFD) generale di impianto si definiscono le sottosezioni di impianto da sottoporre ad analisi (chiamati “segmenti” o “nodi”)

1

Si definiscono i PARAMETRI FISICI da analizzare2

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Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva

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WORD

No not, none

Lessless of, lower

Moremore of, higher

Reverse

Alsoas well as, more than

Otherother than

Fluctuation

Before/After

Early/Late

Fast/Slower

MEANING

The design intent does not occur, or the operational aspect is not achievable

A quantitative decrease in the design intent occurs

A quantitative increase in the design intent occurs

The opposite of the deign intent occurs

The design intent is completely fulfilled, but in addiction some other related activity occurs

The activity occurs, but not in the way intended

The design intention is achieved only part of the time

Usually used when studying sequential operations, this would indicate that a step is done out of sequence

Usually used when studying sequential operations, this would indicate that a step is started at the wrong time

The step is done/not done whit the right timing

Si definisce con il Cliente l’INTENTO o lo SCOPO PRIMARIO dell’impianto3 Si definiscono le PAROLE GUIDA4

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Si definiscono le DEVIAZIONI combinazioni PARAMETRI + PAROLE GUIDA5

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Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva

Process variables

NO, NOT, NONE

LESS, LOW, SHORT

MORE, HIGH, LONG PART OF

AS WELL AS, ALSO

OTHER THAN REVERSE

Flow No flow Low rate High rate Missing feed Additional feed

Wrog material Backflow

Pressure Low pressure

High pressure

Temperature Low temperature

High temperature

Phase change

Confinement Rupture Leaks Single barrier

Tritium diffusion

Relief path In-leakage

Level/Capacity Empty Low level High level

Composition Tritium No tritium Low tritium

concentrationHigh tritium concentration

Reaction No reaction Partial reaction

Power Low power failure

Short power failiure

Reverse polarity

EXAMPLES OF DEVIATION

GUIDE WORDS

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CORE MEMBERS

` Team leader ` Secretary/ scribe ` Process design

engineer ` Control/ electrical

engineer ` Operators

* boiler suit not 3-piece suit * * most important! *

` Project specialist * not the project manager *

` Mixing ` Absorb ` Corrode ` Erode

CONSULTATION

` Chemist ` Piping engineer ` Civil engineer ` Others

HAZOP TEAM

Si definisce col Cliente (e talvolta anche con l’Autorità di controllo) la composizione del TEAM (persone da invitare alle sessioni di lavoro).

6 Si definisce la matrice di rischio (frequenze - danni) di riferimento.7

jan-mar 2016 HS+E Magazine 15

Severity PEOPLE ASSETSENVIRON-MENT

REPUTA-TION

A B C D E

never heard of in EP industry

has occurred in EP industry

incident has occurred in Opco

happens several times per year in Opco

happens several times per year in location

0 No injury No damage No effect No impact

1 Slight injury

Slight damage Slight effect Slight impact

2 Minor injury

Minor damage temperature

Minor effect

Limited impact

3 Major injury

Localised damage

Localised effect Considerable

4 Single fatality

Major damage Major effect National

impact

5 Multiple fatalities

Extensive damage concentration

Massive effect

International impact

CONSEQUENCE INCREASINGPROBABILITY

INCORPORATE RISK REDUCTION MEASURES

MANAGE FOR CONTINUOUS IMPROVEMENT

INTOLERABLE

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I professionisti specialisti HAZOP guidano le analisi con il TEAM e registrano i risultati dell’analisi passo-passo e poi producono un “HAZOP Final Report” che ha come risultato principale un elenco dettagliato delle azioni di miglioramento dell’impianto. Una volta recepite queste azioni correttive, il progetto quindi lo si ritiene SICURO e AFFIDABILE (ovviamente con un rischio residuo ritenuto accettabile).

8

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Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva

L1 L2 L3 L4 L5

Frequentusual occurrence to likely occurrence reasonable to expert

Probablelikely occurrence to irregular occurrence

Occasionalirregular occurrence to slight chance of occurrence

Improbableslight chance of occurrence to highly unlikely occurrence

Remotehighly unlikely occurrence to extremely unlikely occurrence

S1

Seriousdeath, severe injury/occupational illness, several environmental harm, liability, or severe property damage

S2

Criticalmajor injury /chronic impairment or environmental harm or liability, or major property damage

S3

Moderateminor injury /temporary impairment or occupational illness, minor environmental harm or liability, or minor property damage

S4

Negligibleless than minor injury or occupational illness, less than minor environmental harm or liability, or less than minor property damage

Severity

Likelihood

NEED TO ADDRESS ADDITIONAL DETECTION AND/OR CONTROLS

REVIEW ADDITIONAL DETECTION AND/OR CONTROLS

DETECTION AND/OR CONTROLSREASONABLE

NO ADDITIONALDETECTION AND/OR CONTROLS NEEDED

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Esempi di fogli di un software dedicato e nato specificatamente per analisi HAZOP

Il metodo HAZOP può essere utilizzato mediante ausilio di semplici spreadsheets tipo EXCEL oppure anche con software dedicati più o meno complessi. Gli esperti HAZOP non prediligono molto i software perché inevitabilmente inseriscono nell’analisi un fattore di rigidezza che limita il grado di libertà che può emergere delle discussioni dell’HAZOP Team.

I CAMPI DI IMPIEGO

Il metodo HAZOP oggi è utilizzato come una procedura consueta per le valutazioni di sicurezza e operabilità in impianti o processi di medio-alto rischio, come:

` Nucleare (fissione e fusione, impianti prototipo e sperimentali)

` Settore Oil & Gas (offshore e onshore) e petrolifero in genere

` Impianti di processo e industriali di grandi dimensioni ad alto rischio (anche in regime Seveso)

` Farmaceutico

` Agroalimentare e agrochimico

` Power plants (tradizionali e innovativi o energie alternative: eolico, idroelettrico, biomasse, ecc.)

` Navale

` Aeronautico ed elicotteristico

jan-mar 2016 HS+E Magazine 17

HAZOP AUXILIARY SHEETS

HAZOP MAIN SHEET

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Ad oltre dieci anni dalla pubblicazione ad opera di Alzani Editore di Torino, il Manuale di Salvataggio e Recupero in Acque Portuali ed Interne rimane un libro unico al mondo per la sua completezza e rappresenta un supporto fondamentale per chi debba organizzare e formare le squadre di soccorso e salvataggio previste dalla normativa vigente.

Il libro si rivolge a chiunque (datori di lavoro, RSPP, professionisti della sicurezza) debba occuparsi della salvaguardia dei lavoratori in attività da svolgersi in prossimità di fiumi, canali, bacini naturali e artificiali, porti e qualsiasi altro specchio d’acqua interno.L’autore partendo dai fondamenti di idrologia e meteorologia si sofferma sulle fondamentali misure preventive e protettive, proseguendo poi con l’illustrazione delle più diffuse tecniche di ricerca e soccorso e delle più moderne attrezzature di salvataggio.

Il manuale è corredato da un “libretto di addestramento” (realizzato in materiale resistente all’acqua) che illustra tutte le esercitazioni pratiche necessarie al training completo della squadra di soccorso.

È POSSIBILE OGGI ORDINARE IL LIBRO DIRETTAMENTE C/O TECHNO SRL AL PREZZO DI 28 EURO (ANZICHÉ 38 EURO) INCLUSE LE SPESE DI SPEDIZIONE, FINO AD ESAURIMENTO SCORTE.

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MANUALE DI SALVATAGGIO E RECUPERO IN ACQUE PORTUALI ED INTERNEdi Roberto Nicolucci

All’interno dell’ampio dominio dell’analisi di rischio industriale, senza dubbio il metodo HAZOP oltre che il più noto e applicato è anche quello più versatile e interessante in termini di identificazione delle possibili azioni migliorative e spesso anche portando a notevoli benefici economici, a causa dell’incrementata affidabilità e operabilità di impianto.

Ad oggi questa tecnica, nata negli anni ’60 in Inghilterra e da sempre applicata come un MUST nei settore nucleare e Oil&Gas sta divenendo nota e sempre più apprezzata anche

nei settori a minor rischio, specialmente negli impianti di produzione di energia perché permette di ottimizzare la Business Continuity e di minimizzare i fermi impianto non programmati.

CONCLUSIONE

MICHELANGELO COSTA

Ingegnere nucleare, si è occupato per oltre 10 anni di valutazioni di rischio in campo fusione nucleare in ambito internazionale. Ha svolto poi un’importante esperienza nel settore impiantistico dell’ingegneria civile ed attualmente riveste il ruolo di responsabile di tutte le attività di Fire Engineering e Risk Analysis di Techno srl.

Risulta molto ben applicabile alle più svariate tecnologie anche innovative o pionieristiche.

Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva

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Gli ambienti confinati sono particolarmente pericolosi e infatti gli incidenti che vi acca-dono sono spesso mortali. Il motivo che trasforma un incidente all'interno di un am-biente confinato in un infortunio mortale è spesso riconducibile alla scarsa percezione della rischiosità di questi luoghi. Il volume unisce la teoria e la pratica delle attività lavorative svolte negli ambienti confinati e affronta i principali aspetti delle operazioni condotte in ambiente confinati, fornendo una serie di informazioni al tecnico per avvicinarsi alla materia per affrontare con maggiore consapevolezza una delle problematiche riconosciute per essere tra le più subdole e complesse all'interno della sicurezza occupazionale.

Ambienti ConfinatiPianificazione e gestione del lavoro in ambito civile ed industriale

SICUREZZA in EDILIZIA

di Nicolucci Roberto

pagg. 400, 50,00 - Codice: 00141429

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Questo classico testo di Jane e Ray Jones si basa sui 35 anni di esperienza che gli autori

potevano già contare al momento della pubblicazione, nell’oramai lontano anno 2000.

Nonostante non si tratti di un testo recente e che per di più utilizza come riferimenti normativi standard americani (NFPA, NEC, UL, ANSI, ecc.), si tratta di un libro che può rivelarsi un prezioso aiuto per chiunque si occupa di sicurezza elettrica e di sicurezza sul lavoro in generale. I concetti espressi possono essere applicati sia al settore civile che industriale e interessano non solo chi opera su impianti elettrici, ma

anche gli utilizzatori finali di impianti e apparecchiature. Partendo da cenni statistici e passando attraverso le corrette prassi di progettazione e realizzazione degli impianti, gli autori approdano ad una serie di concetti e raccomandazioni generali che riguardano l’intero universo della sicurezza elettrica trasmettendo chiaramente il messaggio che un ambiente elettricamente sicuro deve essere una condizione imprescindibile sia nella vita quotidiana che lavorativa. Non mancano esempi di casi reali e descrizioni di incidenti realmente accaduti, utili sia a chi opera in qualità di supervisore che di trainer e a chi si occupa di implementare programmi di sensibilizzazione in materia di sicurezza elettrica.

ELECTRICAL SAFETY IN THE WORKPLACE di Jane Jones e Ray Jones

Ed. Jones & Bartlett Learning

ISBN: 978-0877654520 2000 – pp. 296 - $ 45.00

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jan-mar 2016 HS+E Magazine 19

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E.QU.A. is a society that provides services and which has obtained the certifications UNI EN ISO:9001:2008, ethical certification SA8000, Accreditation UNI CEI EN ISO/IEC 17020, IFIA (International Federation of Inspection Agencies) membership.

MAIN ACTIVITIES

Welder qualifications and welding procedures

Management of 97/23 EC “PED” Directives – DM 329/04

Inspection, Expediting and Testing services: Accreditation through ACCREDIA as Type A Inspection Body according to UNI CEI EN ISO/IEC 17020 standard for: a) Industrial products: - Manufacturing, control and witness test of products industrial part and welded structures; - Heat exchangers, boilers and pressure vessels new and functioning; - Fusion streams; - Rotating equipment new and functioning; - Valves; - Metallic and non metallic materials.

b) Industrial processes: - Welding processes; - Non destructive tests.

E.QU.A. Srl

Via Pirano, 5 – 48122 Ravenna, Italy Tel. +39 (0)544 591981- Fax +39 (0)544 591374

Web: WWW.EQUASRLRA.IT - E-mail: [email protected]

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TOPGEARRUD Chains Ltd, azienda britannica appartenente al gruppo

tedesco Rieger & Dietz GmbH, ha recentemente presentato la nuova gamma di catene da neve per veicoli industriali

e commerciali denominata ROTOGRIP®; in occasione della presentazione la casa britannica ha dichiarato di avere ottimizzato uno dei modelli in modo da consentirne il montaggio anche su veicoli che adottano pneumatici a profilo ribassato e/o dotati delle più ingombranti sospensioni pneumatiche soluzioni oggi sempre più spesso adottate su veicoli per il soccorso rapido (veicoli antincendio, ambulanze, veicoli per la protezione civile, veicoli per il soccorso stradale, veicoli per il trasporto di medicinali urgenti, veicoli di polizia, ecc.).

ROTOGRIP® è un sistema brevettato che viene installato sulla parte interna della ruota e mediante un semplice

comando azionato dal posto di guida viene attivato un rotore al quale sono agganciate singole catenelle disposte a raggiera; in sostanza è come se istantaneamente venissero dispiegate tra impronta del pneumatico e terreno maglie esattamente identiche a quelle di una catena tradizionale.

Il sistema ROTOGRIP® è efficace anche in retromarcia a velocità pari o superiori a 5-6 km/h.

Il sistema può rivelarsi di particolare utilità nel caso di improvvise nevicate fuori stagione quando sui veicoli non sono installati pneumatici invernali, ma anche durante l’inverno in situazioni di neve fresca e ghiaccio particolarmente critiche.

www.rud.co.uk

jan-mar 2016 HS+E Magazine 21

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L a parola “drone” è il nome comune per definire una speciale categoria di oggetti volanti: gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR). Sono dispositivi di varie dimensioni capaci di librarsi in

cielo senza necessità di un pilota a bordo, che rimane a terra o su un veicolo adiacente, con un radiocomando per dirigerne i movimenti.

I primi APR sono stati ideati e costruiti nel 1916 quando comparvero sul campo di battaglia l’Aerial Target e la “bomba Volante” per dei test preliminari.

Fino a metà degli anni 2000 sono stati sempre legati all’ambito militare, utilizzati sia per scopi di spionaggio che per azioni belliche. Nel nuovo millennio sempre più società hanno sviluppato prodotti per uso civile, dapprima solo come semplici successori degli aeroplani telecomandati o dal folto nugolo di appassionati di modellismo, in seguito gli sono stati assegnati sempre più funzioni in ambito civile.

Attualmente sono sempre più utilizzati in ambito civile e proprio per questo in sempre più paesi ne è vietato l’uso indiscriminato per non intralciare il traffico aereo o non interferire con gli strumenti di posizionamento, come ad esempio i radar, dell’aviazione.

In generale, così si possono riassumere le applicazioni:

» Sicurezza e tracciamento: i droni sono sempre più impiegati dalle forze dell’ordine per il monitoraggio delle attività della criminalità organizzata, soprattutto nella ricerca di piantagioni da droga, non sempre individuabili dagli elicotteri per la distanza. Dal 2011, inoltre, sono utilizzati congiuntamente da Stati Uniti e Messico per controllare i flussi di immigrazione clandestina;

» Monitoraggio ambientale e architettonico: i velivoli radiocomandati risultano estremamente utili per l’osservazione dall’alto di aree verdi non raggiungibili via terra, così come anche durante le calamità naturali oppure nella verifica delle strutture architettoniche colpite da terremoti o altri disastri. Proprio in questi frangenti, sono utili anche per la ricerca dei dispersi, perché possono svettare tra le macerie dei palazzi senza mettere a rischio vigili del fuoco e volontari;

» Telerilevamento: si tratta di una tecnica pensata per raccogliere dati qualitativi e quantitativi su un determinato territorio, sulla base dell’analisi della radiazione elettromagnetica emessa o riflessa. I droni vengono dotati di speciali sensori, quindi inviati sui campi per raccogliere informazioni sullo stato delle colture, in città per il rilevamento della dispersione termica degli edifici, l’analisi degli inquinanti presenti in atmosfera e molto altro ancora;

» Riprese video: sui droni vengono spesso montate videocamere le riprese aeree, sia a scopo professionale, nel cinema o nella cartografia dall’alto, ma anche ludico come ad esempio videoamatori o progetti scolastici.

Maria Chiara Padovani

DRONIaeromobili a pilotaggio remoto

22 HS+E Magazine jan-mar 2016

Droni

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Per informazioni: [email protected]

SOLUZIONI IN AMBITO DI TELERILEVAMENTO, SICUREZZA E AMBIENTE

Techno ha costituito un gruppo di ricerca e sviluppo coinvolgendo i propri specialisti di HSE, tecnici abilitati ENAC, docenti dell’Università di Ferrara del Dipartimento di Geomatica e un’azienda produttrice di APR con l’obiettivo di sviluppare soluzioni e applicazioni in ambito di telerilevamento, sicurezza e ambiente.

I principali vantaggi dell’utilizzo dei droni:

• Estrema flessibilità di utilizzo: grazie alle dimensioni ridotte e alla possibilità di integrare l’APR con strumenti specifici alle necessità, è possibile utilizzarli nelle più diverse situazioni;

• Rapidità dell'intervento: essendo attrezzature manovrate in remoto non è necessario mettere in sicurezza il sito per l'accesso degli operatori ne qualsiasi altra attività preparatoria, vantaggio spesso non indifferente nella riduzione di tempi e costi.

• Raggiungibilità di punti inaccessibili: è possibile raggiungere siti inaccessibili o accessibili solo previa preparazione, che spesso risulta essere lunga e onerosa per la committenza.

Di recente l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) ha stilato un documento dedicato alle limitazioni per l’uso privato dei mezzi a pilotaggio remoto; tra le norme approvate, si ricorda l’impossibilità di far volare gli apparecchi oltre i 150 metri d’altezza, purché sempre a vista del pilota, a più di 50 metri da persone e oggetti e per un estensione massima di 500 metri. Inoltre sarà creato un registro con relative certificazioni per i dispositivi di grandi dimensioni, oltre i 25 chili, che potrebbero essere pericolosi per il normale traffico aereo.

Negli ultimi anni Techno ha stilato un accordo con i Docenti dell’Università di Ferrara al fine di implementare i servizi di monitoraggio e telerilevamento. Grazie all’esperienza dei tecnici coinvolti nel progetto, è stato possibile creare droni integrati con strumenti specifici alle necessità del singolo monitoraggio riuscendo a garantire soluzioni su misura.

Grazie a questi tre fattori, l’utilizzo dei droni per il monitoraggio e rilevamento risulta essere spesso la soluzione più economica.

» Estrema flessibilità dell’utilizzo: grazie alle dimensioni ridotte e alla possibilità di integrare il drone con strumenti specifici alle necessità, è possibile utilizzare il drone nelle più diverse situazioni

» Rapidità dell’intervento: essendo attrezzature manovrate in remoto, non è necessario mettere in sicurezza il sito per l’accesso degli operatori o qualsiasi altra attività preparatoria. Questo si traduce in un risparmio di costi e di tempo

» Raggiungibilità di punti inaccessibili: è possibile raggiungere posti inaccessibili o accessibili solo previa preparazione, che spesso risulta essere lunga e onerosa per la committenza

VANTAGGI

Per qualsiasi ulteriore informazione, contattare [email protected]

Maria Chiara Padovani: laureata in Ingegneria Civile. Segue con interesse l’innovazione tecnologica legata agli aspetti della sicurezza negli ambienti di lavoro, settore nel quale lavora da anni. Coordina progetti di internazionalizzazione, fornendo in particolare un supporto tecnico.

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INSPECTA è una società con esperienza pluriennale nel campo dell’Oil&Gas, maturata nell’ambito delle costruzioni multidisciplinari in differenti settori industriali.

INSPECTA offre una gamma completa di servizi, erogati in conformità ai requisiti di qualità indicati dallo standard UNI EN ISO 9001:2008 e certificati da Organismo Internazionale Aenor.

Nell’ottica di un processo di ricerca e di sviluppo aziendale che rispondano alle esigenze della propria clientela Inspecta ha aperto una nuova e più ampia sede operativa a Ravenna.

Servizi

° Gestione progetti garanzia e controllo qualità. ° Ingegneria della saldatura. ° Laboratorio di prove meccaniche con attrezzatura di ultima generazione. ° Ispezioni ed Expediting, impiegando personale qualificato, sia in italia che all’estero. ° Corsi di formazione per saldatori e brasatori, coordinatori della saldatura, ispettori di

saldatura e operatori CND e possibilità di interventi formativi specifici.

Headquarter: Via Giolitti 10, 48123 Ravenna, Italy - Phone /Fax + 39 0544 451424 - Mobile +39 393 9374013 Registered Office: Via Ravegnana 379/A, 47122 Forlì, Italy - Phone/Fax +39 0543 724366

[email protected] - www.inspectasrl.com

I n t e r n a t i o n a l I n s p e c t i o n A g e n c y

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Pubblichiamo molto volentieri la lettera che l’imprenditore Gianluigi Bambini ha diffuso il 30 settembre

scorso; crediamo non sia troppo tardi per rimarcare un problema (purtroppo) attualissimo e, anzi, con il passare dei mesi sempre più sentito: quello del procrastinarsi del blocco delle perforazioni dei giacimenti offshore nel settore italiano dell’Adriatico.

In realtà dietro a questo problema di carattere locale se ne nascondono di ancor più gravi e preoccupanti che riguardano la politica energetica del nostro Paese, la nostra economia e in definitiva l’intera nostra società.

Ci pare che la lettera di questo capace e sensibile imprenditore – in realtà un appello al comune buon senso - esprima con grande determinazione e chiarezza una posizione che ogni comune cittadino, ancorché privo di un qualsiasi background tecnico-scientifico, non possa non condividere.

E’ giunto il momento - posto che non sia già troppo tardi - di abbandonare per sempre qualsiasi insensata battaglia pseudo-ambientalista che per la sua palese assurdità parrebbe nascondere qualche interesse di altra natura (ma innanzitutto ci sarebbe da chiedersi di quali interessi possa trattarsi, visto che la storia economica è piena zeppa di casi in cui la crisi di un settore ne ha poi trascinato con sé un altro e poi un altro ancora fino a paralizzare, in men che non si dica, l’economia di un intero Paese) e pensare esclusivamente all’interesse dell’intera comunità e dell’Italia.

Senza energia non si vive e oggi il gas rappresenta (nell’interezza della sua filiera, dalla prospezione al consumo finale) una delle forme di energia primaria più sicure ed eco-compatibili a disposizione dell’uomo; questo non significa che non si debba continuare a guardare ad altre fonti (soprattutto a quelle rinnovabili che

comunque necessitano ancora di decine e decine di anni di sviluppo prima di poter rappresentare un complemento significativo nel mix energetico), ma nel breve-medio termine il gas non costituisce una “stravagante” opzione tra tante disponibili, quanto piuttosto una necessità.

In un recente passato il nostro Paese ha collezionato una serie, forse unica nel panorama mondiale, di errori di politica energetica: ha detto NO al nucleare (sull’onda di momentanee emotività artatamente generate da improponibili paragoni con le tecnologie utilizzate in altri Paesi) privandosi così di una fonte energetica sicura ed economica e facendo al contempo la fortuna di alcuni Paesi confinanti che ora ce la vendono a caro prezzo, ha bistrattato (anche questo, alla resa dei conti un NO) il fotovoltaico, l’eolico, le biomasse con politiche di incentivazione quanto meno originali, ha detto NO ai rigassificatori rinunciando alla libertà di acquisizione del gas sul libero mercato in nome della loro pericolosità (ma qualcuno pensa davvero che un rigassificatore offshore sia dal punto di vista del rischio industriale più pericoloso di un qualsiasi altro impianto petrolchimico situato a pochi chilometri da un centro urbano densamente popolato? O che rappresenti un obiettivo terroristico “più sensibile” rispetto ad un centro commerciale o ad un auditorium affollato con migliaia di persone?).

L’energia serve per illuminare, per riscaldarci, per muoverci; certamente possiamo tornare alle candele, ai camini, alle biciclette; ma a qualcuno passa per la testa che senza energia si blocca la filiera della produzione, lavorazione, trasporto e conservazione di tutti gli alimenti, delle bevande, dei medicinali? Che senza energia non arriva acqua potabile al rubinetto di casa? Che senza energia reflui e rifiuti non possono più essere trattati? Che senza energia la diagnostica, la terapia e la chirurgia

negli ospedali subirebbe un terribile rallentamento? Che in conseguenza di tutto ciò epidemie e pandemie si diffonderebbero in modo rapidissimo ancor più di quanto già era accaduto nei secoli scorsi con conseguenze devastanti sulla popolazione?

A qualcuno passa per la testa che in una città come Ravenna qualche decina di migliaia di camini accesi (ma la legna necessaria dove la troveremmo senza pensare di devastare il territorio?) inquinerebbero più delle nostre attuali centrali elettriche (alimentate a gas) e degli impianti di riscaldamento (alimentati a gas) che abbiamo ora in casa? Oltreché l’ambiente ancora una volta sarebbe la nostra salute ad andarci di mezzo.

E senza la disponibilità di energia per il trasporto chi sarebbe più in grado di raggiungere il proprio posto di lavoro in un sistema economico sempre più globalizzato?

E’ solo auspicabile che chi non pensa a questi aspetti, sia solo distratto; non vogliamo pensare che sia un irresponsabile o peggio ancora.

Non vogliamo allora ripeterci su quanto già espresso da Gianluigi Bambini se non per dire ancora una volta “Basta ai NO!”; sposiamo invece una delle più note massime di Albert Einstein il quale sosteneva che è meglio essere ottimisti (dire SI e fare) e rischiare qualche volta di sbagliare piuttosto che essere pessimisti (dire NO e non fare) e avere sempre ragione: con il pessimismo, con l’immobilismo, con i NO non si va da nessuna parte e si è destinati ad un inesorabile declino economico, culturale e sociale.

ROBERTO [email protected]

IL GAS DELL’ADRIATICO: UN SÌ RESPONSABILE

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Defibrillatore progettato per funzionare in conformità con la versione 2010 delle linee guida stabilite da AHA/ERC in merito alla Rianimazione Cardiopolmonare (CPR) e Trattamento dell’Emergenza Cardiovascolare

• Voce guida: per un utilizzo semplice ed assistito• Scheda SD: archiviazione attività per tutela giuridica• Custodia morbida: protezione da urti e graffi• Batteria limno2 lunga durata: 5 anni, 200 scariche• Indicatore batteria: consente di capire sempre il livello dellabatteria• Autotest componenti critiche: consentono il mantenimento efficiente delle funzionalità dell'apparecchiatura

• Shock bifasico: scarica elettrica che percorre il cuore prima in unsenso e poi nell'altro • Software heart on: si usa per archi-viare in modo organico i dati diutilizzo dei dae oltre che consentire l’aggiornamento del firmware• Elettrodi preconnessi: riducono le tempistiche di intervento• Batteria: 200 scariche elettriche• Porta comunicazione irda: consente la comunicazione pc-defibrillatore• Energia variabile: adulto (>25 kg) da 185 a 200j; bambino (<25 kg)

da 45 a 50j

Coperchio: serve a proteggere le icone di azione, il pulsante della modalità paziente, pulsante di scarica.

Indicatore di stato: indica lo stato dell’unità, la temperatura e il livello della batteria.

Connettore degli elettrodi: serve a collegare gli elettrodi.

Icone di azione: l’indicatore LED lampeggia di colore rosso sotto la rispettiva icona di azione.

Interruttore della modalità paziente: una volta che l’utente abbia identificato il paziente in base al tipo, selezionare la modalità paziente tra adulto e pediatrico utilizzando l’inter-ruttore della modalità paziente.

Pulsante di scarica: una volta completata la preparazione per la scarica elettrica, il pulsante di scarica lampeggerà. Premere il pulsante di scarica per erogare la scarica elettrica.

Pulsante scorrevole: serve per aprire il cope rchio, per l’accensione spingere il pulsantescorrevole verso destra.

Slot per scheda SD: serve per salvare i dati e aggiornare il firmware del DAE.

Porta di comunicazione a infrarossi: serve a comunicare con il PC

• Calcolo impedenza: verifica della integrità del contatto del DAE con il paziente

• Schermo display: consente di leggere le istruzioni nel caso ci sitrovi impossibilitati ad udire la voce guida

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Defibrillatore progettato per funzionare in conformità con la versione 2010 delle linee guida stabilite da AHA/ERC in merito alla Rianimazione Cardiopolmonare (CPR) e Trattamento dell’Emergenza Cardiovascolare

• Voce guida: per un utilizzo semplice ed assistito• Scheda SD: archiviazione attività per tutela giuridica• Custodia morbida: protezione da urti e graffi• Batteria limno2 lunga durata: 5 anni, 200 scariche• Indicatore batteria: consente di capire sempre il livello dellabatteria• Autotest componenti critiche: consentono il mantenimento efficiente delle funzionalità dell'apparecchiatura

• Shock bifasico: scarica elettrica che percorre il cuore prima in unsenso e poi nell'altro • Software heart on: si usa per archi-viare in modo organico i dati diutilizzo dei dae oltre che consentire l’aggiornamento del firmware• Elettrodi preconnessi: riducono le tempistiche di intervento• Batteria: 200 scariche elettriche• Porta comunicazione irda: consente la comunicazione pc-defibrillatore• Energia variabile: adulto (>25 kg) da 185 a 200j; bambino (<25 kg)

da 45 a 50j

Coperchio: serve a proteggere le icone di azione, il pulsante della modalità paziente, pulsante di scarica.

Indicatore di stato: indica lo stato dell’unità, la temperatura e il livello della batteria.

Connettore degli elettrodi: serve a collegare gli elettrodi.

Icone di azione: l’indicatore LED lampeggia di colore rosso sotto la rispettiva icona di azione.

Interruttore della modalità paziente: una volta che l’utente abbia identificato il paziente in base al tipo, selezionare la modalità paziente tra adulto e pediatrico utilizzando l’inter-ruttore della modalità paziente.

Pulsante di scarica: una volta completata la preparazione per la scarica elettrica, il pulsante di scarica lampeggerà. Premere il pulsante di scarica per erogare la scarica elettrica.

Pulsante scorrevole: serve per aprire il cope rchio, per l’accensione spingere il pulsantescorrevole verso destra.

Slot per scheda SD: serve per salvare i dati e aggiornare il firmware del DAE.

Porta di comunicazione a infrarossi: serve a comunicare con il PC

• Calcolo impedenza: verifica della integrità del contatto del DAE con il paziente

• Schermo display: consente di leggere le istruzioni nel caso ci sitrovi impossibilitati ad udire la voce guida

TecnoHeart PlusArt. AE001Z12

Lunghezza 240mm

Altezza 294mm

Profondità 95mm

Peso 2,65 kg ca.

Lunghezza elettrodi circa 1,8m

Batteria LiMnO2 (15V, 4200m/Ah)

Durata batteria 10 ore monitoraggio/200 scariche

Energia scarica elettrica Adulto: da 185 a 200J (± 5%)

Pediatrico: da 45 a 50J (± 5%)

Scheda SD

La scheda SD deve essere inserita nello slot per la scheda SD sul pannello destro del DAE come descritto di seguito. La scheda SD serve a salvare lo storico prestazioni del DAE e per aggiornare il firmware del dispositivo.Lo storico prestazioni nella scheda SD può essere consultato attraverso il software Hear tOn AED Event Review. Se si vuole utilizzare la scheda SD per usare il software Hear tOn AED Review o per aggiornare il firmware del DAE, contattare il per-sonale qualificato o il proprio fornitore locale.

Porta di comunicazione a infrarossi

La por ta di comunicazione a infrarossi è dotata di comunicazione wireless DAE - PC attraverso il cavo per download dati e infrarossi e un adattatore DC collegato al pc.Usare la comunicazione a infrarossi per aggior-nare il firmware, per traferire informazioni e per connetteri alla modalità di servizio. Se si vuole utilizzare la porta di comunicazione a infrarossi, contattare il personale qualificato o il proprio for-nitore locale.

Contatti:Informare i Medici Commercial Srl - Via Nazario Sauro, 4 - 00195 Roma

Tel.-Fax + 39 06 39722940 - Mobile: +39 335 5248635E-mail: [email protected] - www.iimcommercial.it

INFORMARE I MEDICIC O M M E R C I A L s.r.l.

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fig.1 Anche alle latitudini climaticamente temperate durante la stagione invernale - in condizioni di forte vento ed elevata umidità - possono essere raggiunte condizioni di stress termico paragonabili a quelle tipiche dei climi settentrionali

MICROCLIMA E STRESS TERMICOtropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare

Parte III

Roberto Nicolucci

In alcune attività lo stress termico da caldo può risultare amplificato da alcuni ulteriori fattori che includono l’irrinunciabile necessità di adottare un abbigliamento resistente all’abrasione ed ai materiali incandescenti - che neppure nel caso dell’impiego delle fibre più avanzate può risultare particolarmente leggero e traspirante - e altri necessari DPI che limitano i naturali meccanismi di traspirazione ed evaporazione superficiale del corpo (maschera, guanti, scarpe di sicurezza, ecc.); l’adozione di posture scorrette può inoltre comportare un ulteriore dispendio metabolico aggiuntivo.Molte categorie di lavoratori non sono però esenti dal rischio opposto, ovvero da quello derivante da esposizione a freddo estremo neanche alle nostre latitudini, soprattutto nell’ambito della cantieristica. Ad esempio, operare in ambiente marino (caratterizzato da un’elevata umidità relativa) con temperature prossime a 0 °C ed in presenza di forte vento può condurre a situazioni caratterizzate da una temperatura apparente sufficiente ad innescare il rischio di congelamento e assideramento.

30 HS+E Magazine oct-dec 2015

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Relativamente alle misure preventive e protettive da adottare operando in ambienti caldi e/o caratterizzati da un forte irraggiamento solare, è possibile mitigare il rischio di ipertermia adottando alcune semplici precauzioni; quasi tutte le indicazioni riportate dalle principali linee guida riconosciute in campo internazionale si riducono, per altro, all’applicazione di norme di buon senso.

Tralasciando numerose raccomandazioni di interesse pratico indirizzate esclusivamente a chi opera in altri settori, si riportano i seguenti suggerimenti, di sicuro interesse per gli addetti alla saldatura:

» quando possibile, evitare di operare durante le ore più calde della giornata rinviando le attività programmabili caratterizzate da elevato dispendio metabolico alle prime ore del mattino o verso sera; evitare in generale attività gravose ed esposizioni prolungate dalle 10 fino alle 16 per tutta la stagione estiva soprattutto quando si è in presenza di forte irraggiamento solare

» evitare comunque, quando possibile, durante le ore centrali della giornata un’esposizione continuativa degli operatori organizzando le attività prevedendo una rotazione degli addetti alle mansioni più gravose

» indossare sotto l’abbigliamento protettivo specifico, vestiario in cotone traspirante tale da consentire la circolazione dell’aria e l’evaporazione del sudore

» in caso di elevato calore radiante ricorrere a indumenti con caratteristiche riflettenti il calore; per applicazioni particolari sono disponibili speciali tute dotate di una intercapedine nella quale, tramite una pompa alimentata a batteria, viene fatto circolare un liquido mantenuto a bassa temperatura per scambio termico con glicole precedentemente raffreddato in freezer

» ricordare che l’acciaio, il cemento o l’acqua costituiscono superfici altamente riflettenti il calore; ogni qual volta sia possibile, proteggere la postazione di lavoro contro l’irraggiamento diretto mediante schermature orizzontali e verticali, favorendo comunque la circolazione dell’aria; interrompere saltuariamente il lavoro riposandosi in zone ombreggiate e ventilate quando ciò non sia possibile

» reidratarsi periodicamente assumendo bevande fresche ma non gelate (acqua, succhi di frutta, ecc.) evitando assolutamente gli alcolici (birra, vino, ecc.), il caffè e le bevande gasate; evitare, inoltre, l’assunzione di elevate quantità di zuccheri

Esistono anche tabelle che forniscono indicazioni sul quantitativo di liquidi necessari alla reidratazione dell’organismo e sui tempi di sospensione dalle attività lavorative da trascorrere in ambienti climatizzati,

jan-mar 2016 HS+E Magazine 31

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o comunque ombreggiati e ventilati al fine di consentire la dissipazione del calore in eccesso accumulato dall’organismo. Tra le tante, si riporta quella studiata dall’Occupational Health Clinics for Ontario Workers che, in base al grado di acclimatazione del lavoratore, fornisce i tempi di sospensione su base oraria per un’attività fisica moderata. Si tratta, come in molti altri casi, di un sistema semplificato mirato a contenere la temperatura corporea al di sotto di circa 38 °C.

In questo caso, i valori di temperatura equivalente devono però essere desunti - nota la temperatura reale dell’aria e l’umidità relativa - non dalle tabelle precedentemente riportate, ma dall’apposita tabulazione (Humidex Heat Stress Response Plan) che utilizza un algoritmo differente da quello utilizzato per la determinazione degli indici WBGT e AT. La temperatura equivalente deve essere aumentata di 2 o 3 °C in tutti i casi in cui l’esposizione avviene, tra le ore 10 e le ore 17, in presenza di irraggiamento solare; in condizioni particolarmente severe si può giungere a tempi di compensazione pari a tre volte il tempo di lavoro, mentre oltre i 45 e 50 °C (a seconda del livello di acclimatamento del lavoratore) l’attività deve venire interrotta o proseguire esclusivamente sotto stretta sorveglianza sanitaria. Questo metodo, come altri simili, presuppone che il lavoratore indossi un abbigliamento leggero e traspirante, una condizione non propriamente corrispondente a quella del saldatore; di questo aggravio causato da una minore capacità di smaltimento del calore da parte dell’organismo occorrerà necessariamente tenere conto.

Un’indicazione di massima fornita da numerose linee guida internazionali (OSHA, OHCOW, ecc.) è quella di reintegrare i liquidi persi bevendo almeno 250 ml di acqua ogni 15/20 minuti, in pratica fino a 6 ÷ 8 litri per turno lavorativo.

Un sistema per aumentare la capacità di smaltimento del calore da parte dell’organismo è quello di impiegare ventilatori d’ambiente: questo accorgimento fornisce un reale vantaggio fino a che la temperatura non supera i

35 °C e l’umidità non supera il 70%; oltrepassati questi valori la presenza dei ventilatori porta, viceversa, ad una diminuzione della capacità di smaltimento del calore da parte dell’organismo dovuta alla parziale limitazione del fenomeno della sudorazione.

Esistono analoghe linee guida (CCOHS, ecc.) che riportano le raccomandazioni di base per chi deve lavorare in ambienti freddi:

» quando possibile, evitare di operare durante le ore più fredde della giornata rinviando le attività programmabili alle ore centrali; evitare esposizioni prolungate prima delle 9 del mattino e dopo le 16 durante la stagione invernale

» non toccare a mani nude parti in metallo e/o liquidi a bassa temperatura di congelamento (benzina, solventi, ecc.)

» non rimanere esposti al freddo se in passato si è sofferto di sindrome da congelamento

» nel caso in cui occorra operare a mani nude per effettuare lavori di precisione per periodi superiori a qualche minuto prevedere appositi riscaldatori (ad aria calda, piastre radianti, ecc.) nelle vicinanze della postazione di lavoro in modo da potersi riscaldare periodicamente scongiurando un principio di congelamento

» adottare un abbigliamento termico idoneo correlato al carico di lavoro da svolgere; evitare assolutamente di sudare e, successivamente, raffreddarsi: ciò è possibile semplicemente adattando tempestivamente l’isolamento termico offerto dal vestiario al carico di lavoro, ovvero eliminando durante le attività a maggior dispendio metabolico uno o più capi e rivestendosi immediatamente al termine dell’attività

32 HS+E Magazine jan-mar 2016

Microclima e stress termico

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TAB.1 - VALORI DI TEMPERATURA APPARENTE SULLA BASE DELLA TEMPERATURA REALE E DELLA VELOCITÀ DEL VENTO, SECONDO L’INDICE WCI

Per la corretta scelta dell’abbigliamento termico occorre considerare che questo deve essere commisurato ad un corretto isolamento termico in condizioni di riposo per cui:

» calcolare esattamente l’isolamento termico necessario in relazione alla temperatura operativa secondo il metodo successivamente esposto

» utilizzare vestiario traspirante possibilmente in fibra naturale (esistono allo scopo, ad esempio, speciali filati realizzati con lana merino); indossare maglieria intima a manica lunga in luogo di T-shirt o canottiere

» prediligere un vestiario di tipo multistrato, ovvero costituito da più indumenti leggeri sovrapposti in luogo di pochi di maggior pesantezza

» indossare sottoguanti e copricapo di lana (ricordando che la testa è la parte del corpo attraverso la quale si ha la maggior dispersione di calore)

» utilizzare solette isolanti in feltro all’interno delle calzature di sicurezza

» utilizzare bretelle, anziché cinture, al fine di ottimizzare la circolazione sanguigna a livello del ventre, soprattutto nel caso di attività che comportano posture non erette (in ginocchio, in torsione, ecc.)

34 HS+E Magazine jan-mar 2016

Microclima e stress termico

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Si consideri che nel caso di stazionarietà la sudorazione risulta virtualmente nulla ed i liquidi vengono persi unicamente attraverso la respirazione e la traspirazione; durante l’attività lavorativa, permanendo costanti le condizioni microclimatiche, ma aumentando il dispendio metabolico, si assiste invece ad un progressivo aumento del fenomeno della sudorazione. Gli indumenti inumiditi dalla sudorazione perdono velocemente il loro potere isolante, pertanto, in fasi successive e secondo la necessità, a patto che ciò sia compatibile con l’attività svolta, è opportuno:

» togliere i sottoguanti, il berretto e sbottonare le eventuali aperture di ventilazione del vestiario indossato

» aprire parzialmente la giacca e la tuta alla vita ed ai polsi (solamente nel caso in cui non vi sia pericolo di ingresso di particelle incandescenti)

» eliminare parte del vestiario partendo dagli strati più esterni, ma senza eliminare la protezione contro gli UV o le particelle incandescenti

Una volta terminata l’attività lavorativa (o qualora diminuisca il dispendio metabolico a seguito di un rallentamento dell’attività), occorre ripristinare

l’abbigliamento in ordine inverso; non attendere mai di provare sensazioni di freddo per rivestirsi. In tal caso, il ripristino della condizione di omeotermia richiederebbe un tempo lungo.

Non utilizzare mai vestiario sporco di olio o grasso; molti tessuti (naturali e sintetici) perdono infatti la loro capacità isolante qualora si impregnino con sostanze chimiche di varia natura.

Il calcolo del corretto isolamento termico può essere effettuato in prima istanza e con buona approssimazione calcolando - mediante le tab. 1 e 2 - la temperatura operativa in relazione alla temperatura dell’aria e alla velocità del vento; essendo difficilmente valutabile l’eventuale apporto del calore radiante solare in ambienti di freddo estremo, questo fattore viene in generale trascurato.

Successivamente, occorre procedere a determinare quale sia il dispendio metabolico medio - servendosi della tab.3 - in relazione all’attività che deve essere svolta. Una volta noti la temperatura operativa e il dispendio metabolico, si entra nel diagramma riportato nella fig. 2 di seguito per determinare l’isolamento termico che il vestiario deve assicurare.

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Apparent temperature with no radiational heating and relative humidity fixed at 70%. Formula from Norms of apparent temperature in Australia, Aust. Met. Mag, Vol 43, 1994, 1-16

Temperature (C°)

Win

d Sp

eed

Km/h

TAB.2 - INDICE AT PER I CLIMI TEMPERATI AUSTRALIANI. TALE INDICE È STATO CALCOLATO IPOTIZZANDO L’ASSENZA DI CALORE RADIANTE E UN TENORE DI UMIDITÀ RELATIVA DEL 70%.

36 HS+E Magazine jan-mar 2016

Microclima e stress termico

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TAB.3 - DISPENDIO METABOLICO CHE SI VERIFICA DURANTE SPECIFICHE ATTIVITÀ

jan-mar 2016 HS+E Magazine 37

ATTIVITÀ METABOLISMO(met)

RENDIMENTO MECCANICO η

(%)

RIPOSO

dormire 0.7 0stare distesi 0.8 0stare seduti tranquilli 1.0 0stare in piedi rilassati 1.2 0

CAMMINARE

in piano

km/h

3.2 2.0 04.0 2.4 04.8 2.6 05.6 3.2 06.4 3.8 08.0 5.8 0

in salita

inclinazione km/h5% 1.6 2.4 7

5% 3.2 3.5 105% 4.8 4.6 11

5% 6.4 7.0 1010% 1.6 3.3 1515% 3.2 5.4 1915% 4.8 8.0 1925% 1.6 4.2 2025% 3.2 7.8 21

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38 HS+E Magazine jan-mar 2016

Microclima e stress termico

ATTIVITÀ METABOLISMO(met)

RENDIMENTO MECCANICO η

(%)

CARPENTERIA MECCANICA

segare profilati metallici a macchina 1.8 – 2.2 0

segare profilati metallici a mano 4.0 – 4.8 10 – 20spianare lamiere con martello 5.6 – 6.4 10 – 20

INDUSTRIA MECCANICA

montaggi leggeri 2.4 0 – 10apprestamento macchina 2.8 0 – 10

meccanica pesante 4.0 – 7.0 0 – 10

CONDUZIONE VEICOLI

auto in traffico leggero 1.2 0auto in traffico intenso 2.0 0autocarro pesante 3.2 0 – 10aereo 1.2 0

LAVORI PESANTI

spingere carrelli (57 kg a 4,5 km/h) 2.5 20movimentare bagagli di 50 kg 4.0 20scavare picconare 4.0 – 4.8 10 – 20

LAVORI DOMESTICI

pulire la casa 2.0 – 3.4 0 – 10cucinare 1.6 – 2.0 0lavare i piatti 1.8 0stirare 2.0 – 3.6 0 – 10fare la spesa 1.4 – 1.8 0

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Una volta individuato il valore della resistenza termica del vestiario, è possibile comporre l’abbigliamento idoneo secondo le indicazioni fornite dalla tab. 4 o direttamente dai produttori dell’abbigliamento termico.In realtà, questo sistema di determinazione non sarebbe a rigore corretto poiché la temperatura operativa (calcolabile attraverso un’apposita formula, ma che negli ambienti dove le

sorgenti radianti sono poco importanti, coincide praticamente con la temperatura dell’aria) differisce nella realtà da quella apparente. L’esperienza sul campo ha però mostrato che la semplificazione consente - nell’ambito di una generale incertezza di molti altri fattori (isolamento termico effettivo, dispendio metabolico effettivo, ecc.) - di ottenere comunque indicazioni pratiche di sufficiente affidabilità.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 39

ATTIVITÀ METABOLISMO(met)

RENDIMENTO MECCANICO η

(%)

LAVORI IN UFFICIO

lavoro al VDT 1.2 0

archiviare 1.4 0disegnare 1.1 – 1.3 0

OCCUPAZIONI VARIE

lavoro in laboratorio 1.4 – 2.2 0

fabbro 2.2 0 – 10calzolaio 2.0 0 – 10negoziante 2.0 0 – 10insegnante 1.6 0

ATTIVITÀ SPORTIVE

ginnastica 3.0 – 4.0 0 – 10danza 2.4 – 4.4 0tennis 3.6 – 4.6 0 – 10scherma 7.0 0basket 5.0 – 7.6 0 – 10lotta libera 7.0 – 8.7 0 – 10

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fig.2 Curve di isolamento termico minimo richiesto in funzione del valore del metabolismo e della temperatura

operativa

Fonte: LSI

TAB.4 - RESISTENZA TERMICA PER CIASCUNA TIPOLOGIA DI ABBIGLIAMENTO UOMO/DONNA

40 HS+E Magazine jan-mar 2016

Microclima e stress termico

UOMO clo DONNA clo

BIANCHERIA INTIMA

canottiera 0.06 reggiseno e mutandine 0.05

maglietta a maniche corte 0.09 sottogonna 0.13

mutande 0.05 sottoveste 0.19

maglia di lana a maniche lunghe 0.20 maglia di lana a maniche lunghe 0.20

mutande di lana 0.15 mutande di lana lunghe 0.15

CAMICIE BLUSE

leggere 0.14 blusa leggera 0.20

leggera maniche lunghe 0.22 blusa pesante 0.29

pesante maniche lunghe 0.29 --- ---

+ 5% per cravatta, collo a dolce vita --- --- ---

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jan-mar 2016 HS+E Magazine 41

UOMO clo DONNA clo

ABITI

panciotto leggero 0.15 gonna leggera 0.10

panciotto pesante 0.29 gonna pesante 0.22

pantaloni leggeri 0.26 pantaloni leggeri 0.26

pantaloni pesanti 0.32 pantaloni pesanti 0.44

golf leggero 0.20 golf leggero 0.17

golf pesante 0.37 golf pesante 0.37

giacca leggera 0.22 giacca leggera 0.17

giacca pesante 0.49 giacca pesante 0.37

--- --- intero leggero 0.20

--- --- intero pesante 0.70

ACCESSORI

calze corte 0.04 collant 0.01

calze lunghe 0.12 calze lunghe 0.01

SCARPE

sandali 0.02 sandali 0.02

tipo tradizionale chiuse 0.04 tipo tradizionale chiuse 0.04

stivali 0.08 stivali 0.08

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fig.3 Work/warm up chart. Tale figura riporta le ore di lavoro che un lavoratore può effettuare, alternate da periodi di riposo da trascorre in luoghi caldi al fine di ripristinare l’adeguato stato omeotermico

Fonte: CCOHS

fig.4 Wind Chill Chart. Tale figura rappresenta il rischio per l’operatore associato a diverse temperature apparenti

Fonte: ACGIH

Per completezza di informazione, si dirà anche che la temperatura operativa viene definita come la temperatura uniforme di un ambiente virtuale in cui il complesso degli scambi termici tra il soggetto e l’ambiente virtuale è pari alla somma degli scambi termici per convezione e irraggiamento fra soggetto e ambiente reale.

Nel caso di attività svolte in ambienti caratterizzati da temperature al di sotto dei - 20 °C (improbabili alle nostre latitudini, ma frequenti in molte altre zone geografiche), l’ACGIH propone una tabella, la “Work/Warm-up Chart” (riportata in fig. 3) che indica i tempi massimi di lavoro (sempre nell’ipotesi di un lavoratore che indossi un abbigliamento perfettamente asciutto e idoneo da un punto di vista termico) ammessi per un periodo operativo di 4 ore e i corrispettivi periodi (di durata compresa tra i 7 e i 12 minuti circa) da trascorrere in un ambiente climatizzato (caldo) al fine di ripristinare la condizione di omeotermia.

In fig. 4 si riporta la tabella della ACGIH (“Wind Chill Chart”) che evidenzia il livello di rischio per l’operatore associato alle diverse temperature apparenti (espresse in °F).

42 HS+E Magazine jan-mar 2016

Microclima e stress termico

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fig.5 DLE raccomandata in funzione di sei livelli di dispendio metabolico nell’ipotesi di indossare un abbigliamento che fornisca un isolamento termico pari a 0,32 m2 × °C/W (2 clo)

Fonte: LSI

fig.6 DDLE raccomandata in funzione di quattro livelli dell’isolamento termico dell’abbigliamento per lavoro leggero (115 W/m2)

Fonte: LSI

La lettura della fig. 4 deve essere effettuata utilizzando come valori di ingresso la temperatura operativa e la velocità del vento rilevati nell’ambiente di lavoro.

In base alle indicazioni dell’ACGIH vengono definite tre differenti classi di pericolo: basso, medio e alto. In tali condizioni – sempre nell’ipotesi di indossare idoneo vestiario termico - ci si trova in una situazione di “pericolo limitato” per tempi di esposizione inferiori rispettivamente ad un’ora, un minuto e 30 secondi.

La “durata limite di esposizione” (DLE) in relazione al livello di dispendio metabolico (ovvero all’attività svolta) o in relazione all’isolamento termico del vestiario, ad una certa temperatura operativa (che abbiamo detto essere con una certa approssimazione uguale alla temperatura apparente), può essere desunta anche da curve sperimentali sul tipo di quelle riportate in fig. 5 e fig. 6.

In alcune attività lavorative quali le attività di cantieristica, nelle postazioni di lavoro all’aperto in climi freddi, per la protezione degli operatori dal rischio di ipotermia, vengono spesso validamente utilizzate le tipiche “capannine” dotate di intelaiatura metallica e pareti in materiale plastico ignifugo che creano un ambiente confinato relativamente protetto (soprattutto dal vento), pur a discapito di un accresciuto rischio di contaminazione dell’operatore in caso di presenza di gas, polveri e fumi (fig.7).

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fig.7 A sn. capannine protettive installate per la saldatura dei nodi di un jacket (fonte: Svetsaren - ESAB); a ds. capannine protettive utilizzate per le saldature circonferenziali durante la posa di una pipeline.

Infine, si riportano alcuni semplici suggerimenti per il primo soccorso alle persone colpite da ipertermia e ipotermia.

In caso di persona colpita da patologie da caldo occorre, in generale:

» trasferire la persona dall’ambiente caldo ad un ambiente più fresco, evitando al contempo l’esposizione a forti correnti d’aria

» rinfrescare la vittima provocando un leggero movimento dell’aria ed utilizzando acqua nebulizzata

» se la vittima è cosciente, somministrare piccoli sorsi di acqua fresca, ma non gelata, con eventuale aggiunta di soluzione salina

» nel caso di febbre o pelle molto calda, raffreddare la vittima con panni bagnati, a livello delle ascelle, dell’inguine, dietro le ginocchia, ai lati del collo e sulla fronte

» non somministrare in nessun caso caffè e alcolici o farmaci

» non tenere la vittima seduta o in piedi

» contattare immediatamente un medico o il servizio di soccorso pubblico.

In caso di persona colpita da patologie da freddo occorre in generale:

» trasferire la persona dall’ambiente freddo ad un ambiente caldo; nel caso in cui la vittima sia caduta in acqua, rimuovere al più presto gli indumenti bagnati sostituendoli con indumenti asciutti; se questi non sono disponibili, avvolgere la persona con coperte o materiali plastici non traspiranti (teli in nylon, ecc.);

» scaldare senza frizionare le parti del corpo che presentano sintomi di congelamento con panni caldi, con il corpo o con acqua alla temperatura massima di 37°C; iniziare il riscaldamento dal tronco evitando, in prima battuta, il riscaldamento di braccia e gambe;

» scongiurare le infezioni batteriche di eventuali parti che presentano escoriazioni avvolgendole

Microclima e stress termico

44 HS+E Magazine jan-mar 2016

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PROGETTO SICUREZZA CANTIERI Oggi conforme ai NUOVI MODELLI

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Con l’emanazione del D.I. 9 /09/2014 sono stati individuati i modelli semplificati per la redazione del piano operativo di sicurezza (POS), del piano di sicurezza e di coordinamento (PSC) e del fascicolo dell’opera (FO) nonché del piano di sicurezza sostitutivo (PSS).

La suite Progetto Sicurezza Cantieri nasce per implementare i modelli semplificati nella maniera più fedele possibile, senza sottovalutare l’obiettivo di qualità dei piani.

Suddivisa in moduli consente rispettivamente la redazione del PSC e del FO (modulo PSC) e del POS e del PSS (modulo POS). Per la redazione dei vari documenti l’utente è coadiuvato da ricchissimi archivi (banca dati fattori di rischio per fase lavorativa, banca dati di “blocchi CAD”, prezzari) frutto dell’autorevole esperienzadell’Ing. Giuseppe Semeraro.

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con garze sterili; le parti del corpo affette da congelamento risultano particolarmente vulnerabili

» non forzare il distacco di una parte del corpo congelata da un metallo (catenine, anelli, braccialetti orologi, ecc.); favorirne semplicemente il distacco versandovi sopra un liquido tiepido

» se la persona colpita è cosciente, somministrare in piccole quantità bevande tiepide; non somministrare mai bevande alcoliche che, come effetto secondario a breve termine, porterebbero ad un’ingente perdita di calore corporeo

» non immergere una persona colpita da ipotermia in acqua calda né porla sotto una doccia

calda; tale azione potrebbe indurre uno “shock da riscaldamento” tale da compromettere irrimediabilmente i parametri vitali; mantenere la vittima in posizione coricata e non consentire alla vittima di alzarsi prima di avere ristabilito la corretta temperatura interna del corpo; in caso contrario si potrebbe incorrere in un collasso cardio-circolatorio

» contattare immediatamente un medico o il servizio di soccorso pubblico.

ROBERTO NICOLUCCI, Ingegnere esperto di sicurezza industriale, è presidente di Techno srl.

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Giuseppe Semeraro

IDENTIFICAZIONE DEL COMMITTENTE

Il punto di partenza per la corretta applicazione della direttiva cantieri (oggi recepita in Italia dal titolo I, capo I, del D.Lgs. 81/2008) è la precisa identificazione del Committente, in quanto a costui è affidato dal legislatore il ruolo di garante dell’applicazione del modello prevenzionistico da costituire negli interventi di lavori edili e di ingegneria civile. Figura che non può coincidere con una persona giuridica, ma deve necessariamente essere individuata in una persona fisica, in quanto titolare di obblighi penalmente sanzionabili.

Quando, il Committente non è una persona fisica ben definita, ma è una persona giuridica, la sua corretta identificazione può complicarsi.

Il D.Lgs. 81/2008, all’art. 89 comma 1 lett. b) definisce Committente:

La prima parte della definizione, di derivazione comunitaria e presente sin dalla prima versione del D.Lgs. 494/96 (oggi abrogato e sostituito dal capo I titolo IV del D.Lgs. 81/2008), identifica in modo lato il Committente nel soggetto che trae dalla realizzazione dell’opera il soddisfacimento di un interesse personale, ossia colui nel cui interesse, primario ed originario, l’opera viene realizzata. Su tale base il Committente è inequivocabilmente identificabile solo quando l’interesse sull’opera o i lavori da realizzare è di una singola persona: costui è il committente. Nel caso di persone giuridiche pubbliche o private in effetti la questione diventa più complessa.

Per tale motivo nel tempo (ad opera del D.Lgs. 528/99, di modifica ed integrazione del D.Lgs. 494/96) è stato aggiunto il secondo periodo della definizione di committente, che identifica il committente nella PA nel soggetto titolare dei poteri decisionali e di spesa, quindi, secondo quanto indicato dal D.Lgs. 267/2000, nella figura del Dirigente o del funzionario facente funzione.

Tale precisazione trae origine, anzi si è resa necessaria, anche in seguito ad un chiarimento fatto poco prima da una circolare del Ministero del lavoro (Circolare del Ministero del Lavoro n. 41/1997), che aveva individuato nelle persone giuridiche pubbliche e private come committente il soggetto legittimato alla firma dei contratti di appalto per l’esecuzione di opere o lavori pubblici. Pertanto, quello che emerge dall’evoluzione legislativa riguardo

nelle aziende complesse

ART.89

D.Lgs. 81/2008, all’art. 89 comma 1 lett. b)

“il soggetto per conto del quale l’intera opera viene realizzata, indipendentemente da eventuali frazionamenti della sua realizzazione. Nel caso di appalto di opera pubblica, il Committente è il soggetto titolare del potere decisionale e di spesa relativo alla gestione dell’appalto.”

46 HS+E Magazine jan-mar 2016

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all’identificazione del Committente nella pubblica amministrazione è che costui non sempre è identificabile in chi firma il contratto d’appalto, ma fondamentalmente in colui che esercita in maniera inequivocabile i poteri decisionali e di spesa in relazione al singolo intervento ricadente nell’ambito di applicazione del capo I titolo IV del D.Lgs. 81/2008.

Se ciò chiarisce chi sia da intendersi Committente nelle pubbliche amministrazioni, rimane invece aperta la questione della corretta identificazioni del committente nell’ambito del privato, quando è costituito da persona giuridica.

Può aiutarci in ciò l’analisi dell’evoluzione storica legislativa, precedentemente sintetizzata, sull’identificazione del Committente nell’ambito della pubblica amministrazione, in quanto applicabile anche al settore privato.

Ovvero, la ricerca del Committente nelle persone giuridiche private non può non partire da quanto all’epoca chiarito dalla citata Circ. 47/1997 si in ambito pubblico che privato: soggetto che stipula il contratto. Ciò, porta in prima battuta a concludere

che i vertici societari non sono necessariamente da considerarsi committenti, qualora è affidato ad altri all’interno dell’organizzazione aziendale l’attuazione di ogni singolo intervento edile o di ingegneria civile di cui all’allegato X del D.Lgs. 81/2008, anche se costoro provvedono alla stipula del contratto, che pur rappresentano una fase centrale del procedimento, ma non può sicuramente ritenersi determinante ai fine dell’applicazione del modello prevenzionistico da attuare nei cantieri. Ciò in considerazione del fatto che per analogia con la pubblica amministrazione, non è tanto chi stipula il contratto che è identificato come Committente (si pensi per esempio ai comuni e alla figura dei segretari comunali i quali intervengono solo nel rendere ufficiale la stipula di un contratto d’appalto, ma non entrano nel merito delle decisioni significative sul procedimento), ma è colui che esprime i poteri decisionali e di spesa.

Questi ragionamenti, per analogia, devono guidarci nell’identificazione del Committente anche nelle persone giuridiche private. Ciò anche in virtù del “principio di

effettività”, che seppur codificato dal legislatore per l’identificazione delle posizioni di garanzia nell’ambito aziendale di cui all’art. 299 del D.Lgs. 81/2008 - datore di lavoro, dirigente e preposto è colui che effettivamente esercita tali poteri anche in carenza di specifica investitura -, è applicabile chiaramente per interpretazione logico-sistematica delle norme antinfortunistiche anche per l’identificazione di committente.

Pertanto, anche nelle persone giuridiche private il Committente è identificabile in colui che effettivamente esercita il potere decisionale e dispesa. Nel senso che avendo un budget messo a disposizione dai vertici aziendali e attuando in autonomia l’intervento edile o di ingegneria civile, sovraintendendo alle fasi della progettazione, appalto ed esecuzione, non può non essergli riconosciuto il ruolo di committente. Ovviamente, qualora l’organizzazione aziendale non consenta a costui di adempiere liberamente a tutti gli obblighi del committente, allora le responsabilità sul corretto adempimento di quelli che dipendono dalle altrui decisioni non possono ricadere su se stesso.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 47

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Michela Casadei

Michela Casadei

Minor peso, maggiore resistenza, ridotti interventi

manutentivi, durata nel tempo. Sono i vantaggi meccanici e di

produzione offerti dai materiali compositi. Per questo il loro

utilizzo è in continuo aumento – dall’edilizia alla nautica, dalle automotive all’aerospace, dallo

sport al medicale e industria dell’imballaggio – e a gennaio

partirà nella sede di Faenza del Campus di Ravenna un nuovo

master di I Livello in Materiali Compositi (Ma.Co.F).

L’UNIVERSITÀ A SUPPORTO DELLE IMPRESEPER LA CRESCITA DEL TERRITORIOAl via il nuovo master in materiali Compositi al Campus di Ravenna

Il master, attivato dal Dipartimento di Chimica Industriale Toso Montanari dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna in collaborazione col Dipartimento di Chimica Giacomo Ciamician, il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali, il Dipartimento di Ingegneria Industriale e Fondazione Flaminia, costituisce uno sbocco naturale per i laureati del corso di laurea in Chimica e Tecnologie per l’Ambiente e per i Materiali di Faenza, ma è accessibile anche ad altri laureati, sia triennali che magistrali, che mirino a una formazione specifica nel campo dei materiali compositi, il settore che in questo momento ha probabilmente più spazio per sorprendenti sviluppi tecnologici.

Il master mira a far diventare Faenza un centro di eccellenza nazionale e internazionale in questo specifico settore, collegando ancora di più la

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realtà produttiva avanzata del territorio alla formazione di tipo accademico. La figura professionale che il master formerà è multidisciplinare e questo è il motivo per cui esso si rivolge a laureati sia in chimica che in ingegneria e per cui sono stati coinvolti diversi dipartimenti universitari con diverse, ma in questo caso profondamente complementari, competenze.

“Sulla base delle attuali esperienze del settore dei materiali compositi, in fattispecie quelli a base polimerica, e della progettazione di parti che coinvolgono soprattutto l’utilizzo di materie plastiche, abbiamo ritenuto che fosse fondamentale aumentare le conoscenze che gli ingegneri hanno della chimica di base dei materiali e, viceversa, avvicinare il modo di ragionare dei chimici a quello dei progettisti e degli ingegneri meccanici”, afferma il prof. Daniele Nanni, direttore del master. “Alla luce di tali considerazioni, abbiamo pensato di istituire un corso di formazione specialistico dedicato a ingegneri e chimici, al fine di creare quella figura intermedia che, in un team di progetto, possa porsi come coordinatore di analisti strutturali e tecnologi dei materiali,

figura della quale le ditte che lavorano in questo settore sentono la mancanza e per creare la quale investono fortemente nella formazione dei nuovi assunti”.Uno dei principali punti di forza del piano di studi è un lungo tirocinio in azienda, che gli studenti svolgeranno sia in Riba Composites, principale sostenitore e finanziatore del master, che in altre importanti aziende del settore dislocate sul territorio nazionale. Al momento hanno dato la loro disponibilità in questo senso realtà quali Centro Ricerche Fiat, ESI Group, MSC Software, Maserati, Microtex Composites e Protesa-SACMI, ma sono in corso trattative per allargare in maniera significativa già da quest’anno il ventaglio di possibilità offerte agli studenti.

Il punto di forza di un’iniziativa come questa può essere riassunto nell’importanza dell’innovazione come chiave di volta per una forte trasformazione imprenditoriale, innovazione che deve però essere supportata da una valida formazione accademica.

L’attivazione di questo master in Materiali Compositi farà così avanzare l’offerta formativa universitaria ravennate, rispondendo a precise esigenze del mondo produttivo. In questo interesse strategico per i rapporti col territorio e per il trasferimento tecnologico alle imprese, l’Ateneo di Bologna – Campus di Ravenna è sicuramente di esempio per tutte le università italiane.

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Per decine, o sarebbe meglio dire per centinaia di anni, il settore del mining ha sofferto di una cronica inadeguatezza delle macchine e delle attrezzature impiegate, se non in termini di efficienza, quanto meno in termini di sicurezza per gli utilizzatori; ciò ha comportato, rispetto ad altri settori industriali, un numero di infortuni gravi e mortali fortemente superiore alla media. Non estraneo a questi drammatici dati statistici vi è stato senza dubbio il fattore umano, ovvero una carenza organizzativa e nell’addestramento dei lavoratori.

Nel 2005 per cercare di colmare questo gap nasce Earth Moving Equipment Safety Round Table (EMESRT) una iniziativa che ha sede in Australia, ma dal respiro globale, che coinvolge le più importanti compagnie minerarie (da Anglo American a Rio Tinto passando per Sasol, Suncor e Xtrata solo per citarne alcune) che operano nei cinque

continenti. Il sito istituzionale, pur essendo indirizzato agli addetti ai lavori del settore, riserva interessanti sorprese anche per chi si occupa di sicurezza in altri contesti: dalla pagina “design philosophies” si possono scaricare in formato .pdf specifiche di progettazione (inclusa l’analisi di rischio preliminare e i requisiti prestazionali desiderati) per attività lavorative in quota, per attività con pericolo di incendio, in ambienti confinati, per attività manuali, ecc.

È anche disponibile per il download il manuale “Design OMAT (Operability and Maintainability Analysis Technique)” dove si cerca di trovare un punto di incontro tra human factors e requisiti ergonomici e funzionali di macchine e impianti che oltrepassi quanto imposto dagli attuali requisiti normativi che regolamentano la progettazione e realizzazione di macchine e impianti.

SITEMAP

www.emesrt.org

EMESRT

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PRESSREVIEW

L ’industria dell’oil&gas deve fronteggiare quotidianamente

elevati rischi per la salute e la sicurezza degli operatori; le statistiche della Health and Safety Executive britannica riportano che in un periodo i 12 mesi a cavallo tra il 2012 e il 2013, nonostante non via siano stati infortuni mortali, si sono registrati 47 infortuni gravi, ben 11 in più rispetto al periodo di riferimento precedente.

Gli ultimi dati disponibili relativamente agli USA (anno 2011) riportano nell’industria petrolifera 112 infortuni mortali e 12.500 infortuni più o meno gravi. Questi dati si

riferiscono a 33.500 operatori nel caso di UK - Mare del Nord e a circa mezzo milione di lavoratori negli USA impiegati sia onshore che offshore.

Indubbiamente il settore petrolifero sta attraversando a livello globale un periodo difficile, ma non per questo si deve abbassare la guardia relativamente alla protezione di chi vi opera.

Sia nel Nord Europa che negli USA le statistiche riportano globalmente 4 principali macrocause di infortunio: gli ambienti confinati, l’H2S, il rilascio improvviso di idrocarburi, il calore radiante generato dagli

impianti in marcia e in alcuni casi da incendi o esplosioni accidentali Si tratta in tutti i casi di pericoli che con le attuali tecnologie protezionistiche, se correttamente adottate, consentono una garanzia pressoché totale di salvaguardia unita ad un confort (anche per attività di lunga durata) fino a qualche anno fa inimmaginabile; nell’implementazione di un efficace sistema di gestione della sicurezza non deve quindi essere trascurata l’individuazione dei più opportuni DPI, diretta conseguenza di approfondite analisi dei rischi, nonché l’addestramento all’uso corretto di tutte le attrezzature.

PLAYING IT SAFE

Articolo di Tony Pickettpubblicato per

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EVENTSCALENDAR17-19 GEN

INTERSEC Fiera leader per la sicurezza e protezione antincendioDubai - Emirati Arabi Uniti

18-21 GEN

INTERNATIONAL WATER SUMMITFiera internazionale per la protezione dell’ambienteDubai - Emirati Arabi Uniti

27-28 GEN

BIOGAS EXHIBITION Fiera nel settore dell’energia e del biogas Nantes - Francia

1-4 FEB

SIEE POLLUTEC ALGERIAFiera internazionale di impianti, tecnologie e servizi nel settore delle acque Algiers - Algeria

9-11 FEB

TB FORUMFiera per la sicurezza e le tecnologie Mosca - Russia

16-18 FEB

E-WORLD ENERGY & WATER Fiera internazionale nel settore dell’energia e dell’acqua Essen - Germania

52 HS+E Magazine jan-mar 2016

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Le date indicate potrebbero subire variazioni o alcune manifestazioni potrebbero venire annullate.

Prima di recarsi alle manifestazioni si consiglia di verificare con gli organizzatori dei singoli eventi la correttezza delle date indicate.

1-3 MAR

GREEN BUSINESS WEEK Fiera per la crescita verde Lisbona - Portogallo

1-3 MAR

ACQUALIVE EXPO Fiera per l’ambiente, l’energia e i rifiutiLisbona - Portogallo

23-25 MAG

SUM 2016 3° SIMPOSIO URBAN MININGSimposio sul concetto di Urban Mining e tutela dell’ambiente Bergamo - Italia

13-15 APR

SICURIKA AIPS Fiera per la sicurezza e la protezione antincendio Almaty - Kazakhstan

19-21 APR

MOC 2016 Fiera nel settore energetico oil&gas Alexandria - Egitto

NEW ENERGY HUSUM Fiera internazionale per l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili Husum - Germania

17-20 MAR

jan-mar 2016 HS+E Magazine 53

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Viale Farini, 14 - 48121 Ravenna - Italy - Ph. +39 0544 219418 - Fax +39 0544 481500www.roca-oilandgas.com - [email protected]

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PresentationFollowing the huge success of its second edition in 2014, which registered the participation of more than 200 delegates from 40 different countries worldwide, SUM 2016 - 3rd Symposium on Urban Mining will be held in in the suggestive former Monastery of Saint Augustine in Bergamo’s upper city, in May 2016. SUM 2016 will focus on the concept of Urban Mining and the need to look beyond separate collection and the current logic of consumers responsibility, resulting in an increased recovery of resources, better quality of the same, improved en-vironmental protection, involvement of producer responsibility and lower costs for society.

Symposium TopicsThe Symposium will include the following topics: Sources and characterization of materials and energy resources in urban spaces • Munici-pal Solid Waste, commercial waste, industrial waste, WEEE, depuration sludge, municipal and industrial sewage sludge, demolition waste, food waste, waste tyres • Automotive Shredded Residues • Techniques of waste source separation • Criticality of the current system of se-parate waste collection • Takeback programs • Recovery centres (Ecopoints, Tip shops, Waste banks, etc.) • Tecnologies for the extraction of materials and resources • Valorization of materials and resources • Recirculation pathways and markets • Landfill Mining • Economic and financial aspects • Policies and legal aspects • Environmental balances (Life-cycle assessment) • Case studies

Call for papersFull papers on the Symposium themes should reach the Organisers no later than 15th February 2016.Papers will be selected following evaluation by an International panel of referees. Acceptance of papers will be notified to the Leading Author by 7th March 2016. All papers accepted to the SUM 2016 will be published on a dedicated volume of Symposium proceedings. All the accepted papers will be also peer-reviewed for being included in a special issue of Waste Management Journal (by Elsevier) on “Research on Urban and Landfill Mining”.Detailed information on paper submission are available on the official symposium website: www.urbanmining.itFor further information on the Symposium please contact the Organisers: Eurowaste srl, Via Beato Pellegrino 23, 35137 Padova, Italy / tel: +39 049 8726986 / [email protected] / [email protected]

costs : industry : sustainability : separate collection : costs : industry : ciclo della materia : recycling :economy costs : pollution : materials : legal aspects : costs : separate collection : takeback programs : filiere del ricircolo

takeback programs : filiere del ricircolo : technology : ecopoint : policy : ciclo della materia : recycling costs resources : costs : filiere del ricircolo : legal aspects : ecopoint : case study : sustainability : technology : industrindustry : policy : ecopoint : reuse : sustainability : filiere del ricircolo : costs : separate collection : costs industry : separate collection : ciclo della materia : recycling : economy : pollution takeback programs : filiere del ricircolo : technology : ecopoint : ciclo della materia legal aspects : materials : life cycle analisys : resources : costs : sustainability : industry : costs sustainability : reuse : ciclo della materia ecopoint : technology : industry : policy : ecopoint : sustainabilityfiliere del ricircolo : policy : ecopoint : technology : industry : costs : policy : ecopoint : reuse : pollution University

of Padova

University of BergamoSUM2016

SYMPOSIUM ON URBAN MINING

with the SCIENTIFIC SUPPORT of:University of Bergamo (IT) • University of Padova (IT) Berlin University of Technology (DE) • Catholic University of Leuven (BE) BOKU University, Vienna (AT) • University of Southampton (GB) Hamburg University of Technology (DE) • Tongji University, Shanghai (CN) The University of Hong Kong (HK) • Vienna University of Technology (AT)

PROMOTED byDepartment for Environment, Energy and Sustainable Development - Regione Lombardia

ORGANIZED byIWWG - International Waste Working Group

3rd SYMPOSIUM ON URBAN MINING23-25 May 2016 - Old Monastery of Saint Augustine, Bergamo (IT)

We are pleased to inform you that we are currently organising the 6th edition of the International Venice Symposia on Energy from Biomass and Waste - Venice 2016, to be held in Venice from 14-17 November 2016.The Symposium will feature: three days of scientific presentations / One day of guided technical tours at biochemical and thermochemical plants / Six pa-rallel oral sessions / Poster sessions / Exhibition by companies working in the field: save the date!The deadline for receipt of abstracts is approaching: 29/02/2016If you wish to present a paper at the Conference, please submit your abstract following the instructions provided on the official Symposium website: www.venicesymposium.it You may submit your abstract by visiting the Ex Ordo abstract submission system: http://venice2016.exordo.com/www.venicesymposium.it

organised by

VENICE 20166th INtErNatIoNal SympoSIum oN ENErgy from BIomaSS aNd WaStE

venue

Venice . Italy 14 -17 November 2016

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SISTEMI DI GESTIONE PER LA QUALITÀ: PUBBLICATA LA NUOVA ISO 9001

Il 23/09/2015 è stata pubblicata la nuova edizione della ISO 9001, arrivata alla sua quinta edizione, congiuntamente alla nuova ISO 9000 sulla terminologia. Di seguito le principali novità:

» conformità all’HLS, ossia la nuova struttura comune elaborata da ISO che si applica a tutte le norme di sistemi di gestione, che definisce una terminologia e una struttura di base per tutti i sistemi di gestione così da assicurare una maggiore uniformità e inter-compatibilità tra i sistemi stessi;

» contesto dell’organizzazione e parti interessate: all’organizzazione è richiesto di analizzare il contesto in termini di fattori esterni e interni (per esempio di tipo tecnologico, sociale, culturale, ecc.) che sono rilevanti per le sue finalità e il suo sistema di gestione, così come di identificare le parti interessate e relativi requisiti. Il cliente rimane comunque la principale parte interessata, ma l’organizzazione deve tener conto di detti fattori e requisiti nella

definizione del “perimetro” del proprio sistema di gestione per la qualità e, più in generale, nell’attuazione dello stesso, per quanto pertinente;

» Risk-based thinking: in fase di pianificazione del sistema, l’organizzazione deve essere in grado di definire e prevedere l’attuazione di azioni per gestire i rischi e cogliere le opportunità nell’ambito dei processi del sistema di gestione per la qualità, nonché nella gestione delle relativa documentazione;

» Informazioni documentate: è un concetto generale e pervasivo che comprende tutte le consolidate forme di evidenze documentali relative al sistema di gestione (registrazione, procedura documentata, manuale, ecc.) e che si ricollega alla volontà di ridurre l’onere prescrittivo e documentale della norma, nella logica di una sua maggiore flessibilità. Il concetto di informazione documentata sottende una responsabilizzazione dell’organizzazione nelle scelte inerenti alla documentazione da produrre e mantenere, che deve essere funzionale alle sue reali esigenze.

TECHNONEWS

56 HS+E Magazine jan-mar 2016

SICUREZZA E IGIENE INDUSTRIALE

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FONDIMPRESA: NUOVO INCREMENTO DEI FINANZIAMENTI E PROROGA DEI TERMINI DI CHIUSURA

Il Consiglio di Amministrazione ha deciso di rendere disponibili altri 10 milioni di euro per la realizzazione di piani formativi aziendali o interaziendali rivolti ai lavoratori delle PMI, con l’utilizzo integrale delle economie sulle spese di gestione realizzate da Fondimpresa nel 2014.

Contestualmente, il termine per la presentazione delle domande è stato prorogato al 31 marzo 2016 ore 13:00.

Anche i termini di chiusura degli Avvisi 2/2015 e 4/2015, fissati inizialmente al 16 ottobre 2015, vengono prorogati rispettivamente al 31 marzo 2016 ore 13:00 e al 29 gennaio 2016, limitatamente agli ambiti Centro e Nord.

DEFIBRILLATORI SEMIAUTOMATICI ESTERNI: DATORE DI LAVORO IN IMPRESA CON PIÙ DI 5 DIPENDENTI: COMPITI DI PRIMO SOCCORSO E PREVENZIONE INCENDI

Il DLgs n. 151 del 14 settembre 2015, uno dei quattro decreti attuativi del Jobs Act, in vigore dal 24 settembre, all’art. 20 modifica l’art. 34 del D.Lgs. 81/08, sullo svolgimento diretto

da parte del datore di lavoro dei compiti di primo soccorso nonché di prevenzione incendi.

In conseguenza della modifica (mediante abrogazione del comma 1-bis del D.Lgs. 81/08) dell’art. 34, per il datore di lavoro non vi sono più i limiti disposti in relazione alle dimensione delle imprese, ovvero fino a cinque lavoratori, in ordine alla possibilità di svolgere direttamente i compiti di primo soccorso, nonché di prevenzione degli incendi e di evacuazione.

Con le modifiche del DLgs 151/2015, quindi, il datore di lavoro ha la possibilità di svolgere direttamente i compiti di primo soccorso, di prevenzione degli incendi e di evacuazione, anche nelle imprese o unità produttive che superano i cinque lavoratori.

NOVITÀ SULLA SICUREZZA IN MARE NEL SETTORE DEGLI IDROCARBURI

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 215 del 16 settembre 2015, il Decreto legislativo 18 agosto 2015 n.145 - Attuazione della direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva 2004/35/CE.Si tratta di un provvedimento che

riporta i requisiti minimi in merito a prevenzione, preparazione delle operazioni in mare, cooperazione e gestione emergenze per la prevenzione degli incidenti gravi nelle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi.

Rimangono comunque valide le disposizioni in materia di sicurezza e salute dei lavoratori di cui alla normativa attualmente vigente.

L’obiettivo della direttiva è dunque quello non solo di ridurre il più possibile il verificarsi di incidenti gravi legati alle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi, ma anche di limitarne le conseguenze, aumentando la protezione dell’ambiente marino e delle economie costiere dall’inquinamento.

La direttiva fissa, nel contempo, le condizioni minime di sicurezza per la ricerca e lo sfruttamento in mare nel settore degli idrocarburi.

Si ricorda che tra le principali innovazioni introdotte vi è l’istituzione di una specifica autorità competente. Infatti l’articolo 8 del D.Lgs. 145/2015 indica che è istituito il Comitato per la sicurezza delle operazioni a mare, che svolge le funzioni di autorità competente responsabile dei compiti assegnati dal decreto.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 57

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SICUREZZA MACCHINE: PUBBLICATA IN ITALIANO LA NORMA EUROPEA UNI EN 1870-17

La Commissione Tecnica Sicurezza ha pubblicato in italiano la norma europea UNI EN 1870-17:2015 sulle troncatrici manuali a taglio orizzontale: essa si inserisce nel quadro delle norme sulla sicurezza delle macchine per la lavorazione del legno e, in particolare, delle seghe circolari.

La suddetta norma specifica i pericoli significativi, le situazioni e gli eventi pericolosi relativi alle troncatrici manuali fisse e spostabili a taglio orizzontale con una sola unità di taglio (seghe radiali manuali), progettate per tagliare legno massiccio, pannelli di particelle, pannelli di fibra o compensati e anche questi materiali ricoperti con bordi plastici e/o laminati plastici, quando utilizzate come previsto e nelle condizioni previste dal fabbricante, (compreso l’utilizzo scorretto ragionevolmente prevedibile).

LA INTERPELLI INTERPRETA IL DM 6 MARZO 2013 SULL’AGGIORNAMENTO DEL FORMATORE-DOCENTE

In data 02/11/2015 è stato emesso un interpello in merito al DM 06/03/2013 relativo ai criteri di qualificazione della figura del formatore per la salute e sicurezza sul lavoro.

In specifico il Decreto prevede l’obbligo per il formatore-docente di aggiornamento

professionale triennale. Tale aggiornamento si articola in due diverse modalità, il formatore-docente è tenuto alternativamente:

a. alla frequenza, per almeno 24 ore complessive nell’area tematica di competenza, di seminari, convegni specialistici, corsi di aggiornamento. Di queste 24 ore almeno 8 ore devono essere relative a corsi di aggiornamento;

b. ad effettuare un numero minimo di 24 ore di attività di docenza nell’area tematica di competenza.

In particolare è stato chiesto di sapere se “con il termine alternativamente si intende che nell’arco dei tre anni il formatore – docente deve effettuare sia a) attività di docenza che b) seguire corsi di aggiornamento oppure è da considerarsi valevole quale aggiornamento se per i primi tre anni effettua solo attività di docenza, per un minimo di 24 ore, e per i tre anni successivi frequenta solo corsi di aggiornamento e convegni per almeno 24 ore”.

La Interpelli si è così espressa: “Con il termine alternativamente il legislatore ha inteso dare la possibilità al formatore-docente di scegliere liberamente la tipologia di aggiornamento più confacente alla sua figura e viceversa: non ha inteso che le due modalità vadano alternate nei consecutivi trienni; né per tre anni solo docenza e per i tre anni successivi solo corsi di aggiornamento e convegni”.

58 HS+E Magazine jan-mar 2016

Techno News

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L’Interpello n. 7/2015 del 2 novembre 2015 ha per oggetto la risposta sull’obbligo o meno di accettare la delega di funzioni.

In specifico è stato chiesto se esiste l’obbligo di accettazione della delega da parte del soggetto delegato individuato dal Datore di lavoro e se il soggetto delegato può rifiutare tale delega.

Premesso che l’art. 16 del D.Lgs. n. 81/2008 “prevede, per il datore di lavoro, la possibilità di delegare i propri obblighi, ad eccezione della valutazione dei rischi e relativo documento e la designazione del RSPP, ad altro soggetto dotato dei requisiti di professionalità ed esperienza richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate”. Tuttavia perché la delega sia efficace “è necessario che abbia tutte le caratteristiche previste dal citato articolo 16, quali la forma scritta, la certezza della data, il possesso da parte del delegato di tutti i gli

elementi di professionalità ed esperienza richiesti dalla natura specifica delle funzioni delegate ed infine la possibilità da parte dello stesso delegato di disporre di tutti i poteri di organizzazione, gestione e controllo richiesti dalla specifica natura delle funzioni a lui delegate”.

E tra le caratteristiche indicate nell’art. 16, comma 1, il legislatore “ha espressamente previsto, alla lettera e), che la delega ‘sia accettata dal delegato per iscritto’, elemento che la distingue dal conferimento di incarico, il che implica la possibilità di una non accettazione della stessa”.

Dunque, in conclusione, la Commissione indica che non c’è l’obbligo di accettazione della delega di funzioni da parte del soggetto delegato individuato dal Datore di lavoro: il soggetto delegato può rifiutare la delega.

La commissione Ambiente del Senato ha approvato un emendamento governativo con il quale viene istituito, al Ministero dell’Ambiente, un Fondo per la progettazione degli interventi di bonifica di beni contaminati da amianto, con una dotazione finanziaria di 5,536 milioni di euro per l’anno 2015 e di 6,018 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017.

L’emendamento introduce inoltre, per i soggetti titolari di reddito d’impresa che realizzano nel 2016 interventi di bonifica dell’amianto su beni e strutture produttive, un credito d’imposta del 50% sulle spese sostenute e per un limite di spesa totale di 5,667 milioni di euro per ognuno degli anni 2017, 2018 e 2019. Il credito d’imposta è escluso per gli investimenti di importo unitario inferiore a 20.000 euro.

INTERPELLO: È OBBLIGATORIO ACCETTARE LA DELEGA DI FUNZIONI?

BONIFICA AMIANTO, APPROVATO L’EMENDAMENTO CHE INTRODUCE IL CREDITO D’IMPOSTA DEL 50%

jan-mar 2016 HS+E Magazine 59

AMBIENTE

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Il credito d’imposta, che non concorrerà alla formazione del reddito né della base imponibile dell’Irpef, sarà ripartito e utilizzato in tre quote annuali di pari importo, nonché indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta di riconoscimento del credito e nelle dichiarazioni dei redditi relative ai periodi di imposta successivi nei quali il credito è utilizzato.

Le modalità e i termini di concessione del credito saranno individuate da un decreto attuativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

SISTEMI DI GESTIONE PER L’AMBIENTE: PUBBLICATA LA NUOVA ISO 14001

Pubblicata il 16/09/2015 la nuova edizione della UNI EN ISO 14001, la norma che specifica i requisiti di un sistema di gestione ambientale che un’organizzazione può utilizzare per sviluppare le proprie prestazioni ambientali.

Ricordiamo che la norma è applicabile a qualsiasi organizzazione, indipendentemente da dimensione, tipo e natura e si applica agli aspetti ambientali delle sue attività, dei prodotti e servizi che l’organizzazione determina di poter controllare o influenzare, considerando una prospettiva del ciclo di vita. La norma non stabilisce alcun criterio specifico di prestazione ambientale.

LE PRINCIPALI NOVITÀ DELLA NORMA UNI EN ISO 14001:2015

Come già anticipato la norma ISO 14001 2004 è stata oggetto di recente revisione, avviata dall’International Organization for Standardization (ISO) nel corso dell’anno 2012 e conclusasi con la pubblicazione della nuova norma il 16 Settembre 2015.

L’intero processo di revisione della Norma si è basato sulla sua conformità alla Struttura di Livello Superiore (High Level Structure – HLS), ossia la standardizzazione delle redazione delle norme del sistema di gestione ISO, sul recepimento dei contenuti del Rapporto Finale del Gruppo di Studio ISO/TC 20 SC 1 (Future sfide per il Sistema di GestioneAmbientale) e in generale il mantenimento dei principi base dell’esistente Norma del 2004.

Le principali novità della Norma UNI EN ISO 14001:2015 vengono di seguito riassunte:

1. Introduzione del concetto di “contesto dell’organizzazione” che costituisce un nuovo Punto Norma rispetto alla versione precedente (Punto 4): l’obiettivo principale della modifica apportata è stato quello di mettere in relazione diretta il Sistema di gestione Aziendale con il contesto complessivo all’interno del quale opera l’Azienda e all’interno del quale operano anche i soggetti che, direttamente o indirettamente, interagiscono con l’Azienda medesima (clienti e fornitori, comunità locali ed Enti pubblici). L’Azienda quindi, all’interno del proprio contesto, dovrà definire le parti che possono essere direttamente o indirettamente coinvolte nel proprio Sistema di Gestione Ambientale e dovrà identificarne i “bisogni e le aspettative”, alcuni dei quali si configureranno come “obblighi di conformità” (nuova definizione introdotta nell’Elenco dei termini e delle definizioni ufficiali), che costituiscono un’implementazione delle prescrizioni legali e delle “altre prescrizioni”, definite in modo più generico nelle precedente Norma.

60 HS+E Magazine jan-mar 2016

Techno News

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2. Nuovo concetto di Leadership (Punto 5) che si basa essenzialmente sull’azione diretta del Top management (inteso come “la persona o il gruppo di persone che dirigono e governano l’organizzazione al livello più elevato”) nell’integrazione del SGA con gli obiettivi produttivi/di mercato dell’Azienda e inoltre il coinvolgimento diretto/indiretto di tutte le altre figure che, all’interno dell’Azienda, occupano ruoli di leadership nei vari settori (HSE, Produzione, progettazione, acquisti ecc).

3. Introduzione del concetto di “Prospettiva di Ciclo di Vita” associato sia ai prodotti sia ai servizi forniti dalle Aziende e si inserisce, in senso lato, nell’insieme delle relazioni che intercorrono tra l’Azienda e l’ambiente esterno.

4. Introduzione del Tema del Rischio al fine di rafforzare le interazioni tra diversi sistemi di gestione (Ambiente, Qualità, Sicurezza, ecc) e di garantire una maggiore connessione tra il Sistema di Gestione Ambientale e gli indirizzi strategici e di mercato dell’Azienda.

Il 24 luglio 2015 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministero dell’Interno del 11 luglio 2015 contente “Disposizioni di prevenzione incendi per le attività ricettivo turistico-alberghiere con numero di posti letto superiore a 25 e fino a 50.”Il decreto, che entrato in vigore il 23 agosto 2015, è composto da 6 articoli e un allegato che costituisce la regola tecnica in cui sono descritte:

» le caratteristiche costruttive con indicazioni sulla resistenza al fuoco, sulla reazione al fuoco, sulla compartimentazione, sui piani interrati, sui corridoi e sulle scale;

» misure di evacuazione in caso d’incendio;

» mezzi ed impianti di estinzione degli incendi.

Tutte le disposizioni tecniche previste nel decreto si applicano alle attività ricettive turistico-alberghiere con numero di posti letto superiore a 25 e fino a 50, anche nel caso di interventi di ristrutturazione o di ampliamento, limitatamente alle parti interessate dall’intervento e comportanti l’eventuale rifacimento dei solai in misura non superiore al 50%.

SICUREZZA ANTINCENDIO NEGLI ALBERGHI DA 25 A 50 POSTI LETTO

jan-mar 2016 HS+E Magazine 61

PREVENZIONE INCENDI

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REQUISITI DEL TECNICO MANUTENTORE DI ESTINTORI D’INCENDIO: PUBBLICATA LA NORMA UNI 9994-2

La commissione tecnica Protezione attiva contro gli incendi ha pubblicato la norma UNI 9994-2 in relazione ai requisiti di conoscenza, abilità e competenza del tecnico manutentore di estintori d’incendio. Tale norma, entrata in vigore il 10/09/2015, descrive i requisiti relativi all’attività professionale del tecnico manutentore degli estintori d’incendio portatili e carrellati. Detti requisiti sono identificati con la suddivisione tra compiti e attività specifiche svolte dalla figura professionale in termini di conoscenza, abilità e competenza secondo il quadro Europeo delle qualifiche (EQF).

RELAZIONE TECNICA SUGLI INCENDI COINVOLGENTI IMPIANTI FOTOVOLTAICI

Nella sezione Biblioteca digitale del sito dei Vigili del Fuoco è stata recentemente pubblicata la Relazione tecnica sugli incendi coinvolgenti impianti fotovoltaici che ha lo scopo di fornire un ausilio al personale chiamato a svolgere attività investigativa conseguente

al verificarsi di un incendio. Tale documento può risultare utile anche ai progettisti impiegati nella prevenzione incendi di attività in cui sono presenti impianti fotovoltaici.

La relazione illustra in maniera chiara e semplice, con l’ausilio di molte immagini esplicative e foto, le diverse tipologie di impianto fotovoltaico (grid-connected e stand alone), i vari componenti che costituiscono l’impianto (generatore, quadro di campo, inverter, contatore dell’energia prodotta, quadro generale, utenza, contatore bidirezionale, etc.), le strutture di sostegno dei pannelli, le tipologie di connessione.

Si analizzano, inoltre, le principali cause di incendio in presenza di un impianto fotovoltaico, con una serie di casi pratici ed esempi applicativi, ponendo particolare attenzione all’analisi dei cablaggi, che spesso costituiscono il punto debole dell’impianto.

Alla fine del documento è allegata, a titolo esemplificativo, una scheda di raccolta dati utilizzata internamente dai VV.F. a fini statistici, per raccogliere informazioni utili e dati a seguito di un incendio.La guida è scaricabile al link seguente:

http://www.vigilfuoco.it/allegati/biblioteca/FotovoltaicoBassa.pdf

Techno News

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