a cura di Bernardina Algieri & Antonio Aquino...26. Global saving glut hypothesis vs. CA deficit...
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a cura di Bernardina Algieri & Antonio Aquino
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Updated 15/3/2020
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a.a. 2019-2020
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Indice
Economia Internazionale Corso Progredito ..........................................................................................................................4
Programma del corso ............................................................................................................................ 4
Il sistema di contabilità nazionale ...........................................................................................................................................4
Il Prodotto Interno Lordo .......................................................................................................................................................7
Introduzione. .......................................................................................................................................... 7
Il Prodotto Interno Lordo. ..................................................................................................................... 8
Definizioni e metodi di misurazione del PIL........................................................................................ 11
Distinzione fra PIL reale e PIL nominale. ........................................................................................... 23
Determinazione del PIL reale e nominale. .......................................................................................... 25
Il ritmo della crescita: il tasso di crescita del PIL. ............................................................................. 26
Esiste un legame fra il PIL e le Borse?................................................................................................ 27
Critiche al PIL e la Commissione Sarkozy. ......................................................................................... 29
Per Esercitarsi ................................................................................................................................... 31
La bilancia dei pagamenti e i suoi conti ............................................................................................................................... 35
Il “saldo” di bilancia dei pagamenti. ................................................................................................. 40
Analisi della bilancia dei pagamenti italiana ...................................................................................... 42
Effetti cumulativi di un avanzo o di un disavanzo delle partite correnti di bilancia dei pagamenti. .. 44
Il Conto Economico delle risorse e degli impieghi............................................................................................................... 45
Illustrazioni della identità macroeconomica fondamentale di una economia aperta. ........................ 47
Focus: The Global Saving Glut Hypothesis vs. the “Made in the USA” Hypothesis .......................... 55
Il mercato delle valute estere e tassi di cambio. ................................................................................................................... 59
Domanda e offerta di euro in cambio di dollari per scambi internazionali di merci e servizi e per
investimenti internazionali. .................................................................................................................. 60
La curva di domanda di euro in cambio dollari per importazioni americane di merci e servizi
prodotti in Europa................................................................................................................................ 61
Analisi di stabilità dei mercati. ............................................................................................................ 62
La instabilità dei mercati delle valute estere per scambi internazionali di merci e servizi: è soltanto
un’ipotesi teorica o anche una possibilità reale? .............................................................................. 62
Cause e conseguenze delle variazioni dei tassi di cambio. ................................................................. 62
La bilancia dei pagamenti come rappresentazione del mercato dei cambi. ........................................ 63
Il mercato euro-dollaro per investimenti internazionali. .................................................................... 64
La teoria della parità dei poteri di acquisto (Purchasing Power Parity PPP) ................................... 65
La determinazione del tasso d’interesse di equilibrio. ........................................................................ 66
L’equilibrio macroeconomico interno ed esterno................................................................................................................ 68
Approfondimenti sulla nozione di equilibrio macroeconomico interno. ............................................. 68
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Equilibrio macroeconomico interno ed esterno, in termini di competitività e domanda interna (il
diagramma di Swan). ........................................................................................................................... 70
ESERCIZI .............................................................................................................................................................................. 73
ALCUNE PROVE DI ESAME ........................................................................................................................................... 110
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Economia Internazionale Corso Progredito
Programma del corso
Il sistema di contabilità nazionale
1. Contabilità nazionale. 2. Significato di prodotto interno lordo; relazione fra produzione e reddito. 3. Nozione di consumi e investimenti. 4. Le identità macroeconomiche fondamentali di un‟economia aperta considerando produzione,
consumi, investimenti, esportazioni, importazioni e risparmi.
5. Il conto economico delle risorse e degli impieghi dell‟Italia. 6. Il saldo di conto corrente (CA), risparmio e investimenti. 7. Curve di investimento e risparmi. 8. Tasso di interesse di equilibrio. 9. Risparmio privato e pubblico e relazioni con il current account. 10. I twin deficits.
La Bilancia dei pagamenti
11. Nozione di bilancia dei pagamenti e criteri di registrazione, con esempi. 12. Classificazione delle transazioni. 13. Il conto corrente (current account), il conto capitale e il conto finanziario. 14. Nozione di “saldo” di bilancia dei pagamenti. 15. Deficit e surplus correnti della bilancia dei pagamenti. 16. Nozione e implicazioni del saldo corrente di bilancia dei pagamenti. 17. Effetti cumulativi di un avanzo o disavanzo corrente di bilancia dei pagamenti. 18. Il conto finanziario della bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale verso l‟estero. 19. Saldo del conto finanziario della bilancia dei pagamenti: attività e passività patrimoniali nette verso
l‟estero.
20. Principali caratteristiche dei mercati finanziari. 21. Quotazioni di azioni. 22. Relazione teorica ed esempi concreti fra il saldo corrente di bilancia dei pagamenti e movimenti
internazionali di capitale.
23. Variazione delle riserve ufficiali. 24. Principali caratteristiche del conto corrente della bilancia dei pagamenti italiana nel tempo (dinamica
del saldo corrente, sua determinazione, sue implicazioni, indicazioni riguardo la competitività
internazionale e dell‟Italia e le sue attività e passività verso l‟estero).
25. Squilibri globali di current account (global imbalances). 26. Global saving glut hypothesis vs. CA deficit “Made in the USA” hypothesis. 27. Politiche economiche nelle quattro principali aree con squilibri di conto corrente.
Il mercato delle valute e tassi di cambio
28. I mercati valutari (o mercati dei cambi). 29. Le funzioni dei mercati dei cambi. 30. Gli operatori dei mercato valutari. 31. Nozioni di tasso di cambio: diretto (incerto per certo) vs. indiretto (certo per incerto); bilaterale,
incrociato ed effettivo.
32. Tassi di cambio e prezzo dei beni. 33. Apprezzamento e deprezzamento di una valuta. 34. Arbitraggio nel mercato valutario. 35. Tassi di cambio a pronti, a termine, swap. 36. Domanda e offerta di valuta estera per scambi internazionali di merci e servizi. 37. Determinanti e rappresentazioni grafiche delle curve di domanda e offerta di valuta estera. 38. Curva di offerta di valuta nel breve e lungo periodo.
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39. L‟equilibrio sul mercato dei cambi nel lungo e breve periodo. 40. Relazione fra la bilancia dei pagamenti e domanda e offerta di valuta estera. 41. Il tasso di cambio di equilibrio e sue possibili variazioni. 42. Effetti della variabilità dei tassi di cambio, rischi di cambio, copertura e speculazione. 43. Operazioni delle autorità monetarie nei mercati dei cambi tramite variazioni delle riserve valutarie.
Legame fra tassi di cambio e bilancia dei pagamenti di parte corrente
44. L‟approccio commerciale (o delle elasticità): relazione fra BOP di parte corrente e tassi di cambio. 45. Correzioni di disavanzi e avanzi in regime di cambi flessibili e velocità di aggiustamento. 46. La stabilità dei mercati dei cambi. 47. La condizione di Marshall-Lerner. 48. La curva J: cause e conseguenze.
Legame fra tassi di cambio e livello dei prezzi
49. Tassi di cambio nominali e reali. 50. Indici di competitività e “tassi di cambio reali”. 51. La legge del prezzo unico. 52. La teoria della parità dei poteri di acquisto (“purchasing power parity”, PPP): versione assoluta e
versione relativa.
53. Applicazioni e verifiche empiriche della PPP. 54. Il prezzo di un “Big Mac”: previsioni sull‟andamento dei mercati dei cambi. 55. Perché i paesi poveri hanno prezzi più bassi: condizione di Balassa-Samuelson.
Legame fra tassi di cambio e tassi di interesse
56. Mercati finanziari internazionali. 57. Rendimenti delle attività patrimoniali nazionali e denominate in valuta estera. 58. Determinazione dei tassi di rendimento attesi sui titoli esteri denominati in valuta nazionale. 59. La legge della parità dei tassi di interesse (scoperta). 60. La determinazione del tasso di cambio di equilibrio: rappresentazione grafica. 61. Variazione dei tassi di cambio in conseguenza di variazioni dei tassi di interesse sui titoli.
Competitività ed equilibrio macroeconomico interno ed esterno
62. La competitività: nozione e misura delle sue variazioni, con esempi. 63. Indici di competitività o di “tassi di cambio reali”: nozione, specificazioni, dinamica per i principali
paesi negli ultimi 20 anni.
64. L‟ equilibrio macroeconomico interno ed esterno di un‟economia aperta. 65. Tasso naturale o fisiologico di disoccupazione (NAIRU): nozione teorica. 66. L‟equilibrio macroeconomico interno ed esterno in termini di competitività e domanda interna
complessiva di merci e servizi (diagramma di Swan).
67. Mezzogiorno e Nord dell‟Italia nel diagramma di Swan. 68. Le importazioni nette del Mezzogiorno: significato, entità, modalità di finanziamento.
I regimi di cambio
69. Il trilemma di politica economica in economia aperta (il “triangolo impossibile”). 70. Cambi fissi vs. cambi flessibili. 71. Regimi ibridi dei tassi di cambio.
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Per la preparazione dell’esame:
1) Krugman P. R., Obstfeld M., Melitz M. J. Economia internazionale. Vol. 2: Economia monetaria internazionale. Pearson 2019. Undicesima edizione italiana
2) Krugman-Obstfeld-Melitz, Economia Internazionale 2, Economia Monetaria Internazionale Pearson. (Cap. 2 Contabilità nazionale e bilancia dei pagamenti, pag.18-47; Cap. 3 Tassi di cambio e mercati
valutari: un approccio di portafoglio, pag.53-82 esclusi par. 3.2.4, 3.2.5; Cap.5 Livello dei prezzi e tassi di
cambio nel lungo periodo, pag. 139-137 escluso 5.3; pag. 152-177; Cap. 6 Produzione e tasso di cambio nel
breve periodo, 189-194 (solo par e sottopar. 6.1), pag. 224-230 (solo par. e sottopar. 6.11); Cap. 8 Il sistema
monetario internazionale, pag.303-363
3) Dominick Salvatore, Economia Internazionale, 2 Economia Monetaria Internazionale, 2016
4) Appunti delle lezioni e materiale distribuito a lezione.
https://img.ibs.it/images/9788891905369_0_0_782_75.jpghttps://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwiyj4GaqNjTAhVMkRQKHV-qD_sQjRwIBw&url=https://www.amazon.it/Economia-internazionale-2-Dominick-Salvatore/dp/8808805980&psig=AFQjCNHGymRwauToE_kaxb-Itbq4rUCpcQ&ust=1494058608971684
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Il Prodotto Interno Lordo
Introduzione.
L‟economia reale e il sistema finanziario sono in rapporto di reciproca dipendenza. Il
funzionamento efficace dei mercati finanziari è un elemento chiave per una crescita
economica elevata, mentre un funzionamento inadeguato è una delle ragioni che
impediscono a molti paesi di uscire dalla povertà. Ciò che avviene sui mercati
finanziari, ha infatti, un effetto diretto sul benessere, sul comportamento delle imprese e
dei consumatori, sugli andamenti ciclici dell‟economia.
Le principali variabili macroeconomiche (PIL, inflazione, disoccupazione) e monetarie
(offerta di moneta e tassi di interesse) a loro volta, producono un impatto rilevante
sull‟andamento dei mercati finanziari. Ad esempio quando emergono segni di debolezza
economica, gli standard creditizi tendono ad inasprirsi, gli spreads si ampliano,
l‟espansione del credito rallenta e la redditività di molte istituzioni finanziarie subisce
delle forti contrazioni. Il nesso di causalità fra l‟economia reale e il sistema finanziario
può essere dunque bidirezionale.
Saper leggere i principali indicatori economici permette, quindi, sia di comprendere
meglio le dinamiche dei mercati reali e finanziari sia di formulare delle previsioni sul
loro andamento futuro.
Nei prossimi paragrafi si procederà con l‟analisi del PIL, il principale indicatore del
livello di crescita raggiunto da un‟economia, e del ritmo di crescita economica di un
Paese misurato quest‟ultimo dal tasso annuo di variazione del PIL per poi procedere a
identificare gli strumenti di politica economica che lo influenzano e i legami col sistema
finanziario. Si passerà, inoltre, in rassegna l‟indicatore sintetico del livello di sviluppo.
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Il Prodotto Interno Lordo.
Una delle variabili macroeconomiche che rende in maniera più immediata l‟attività economica
di un paese è il PIL, prodotto interno lordo. Il PIL è “interno” in quanto comprende il valore dei
beni e servizi prodotti all'interno in un paese, indipendentemente dalla nazionalità di chi li
produce. È “lordo” perché include gli ammortamenti (cioè la misura del deprezzamento dello
stock di capitale). Se dal PIL vengono esclusi gli ammortamenti, cioè si tiene conto del
deprezzamento, si parla di prodotto interno netto (PIN). In breve PIN=PIL-ammortamenti.
Il PIL può essere riferito all‟intero sistema economico, si parla di PIL complessivo, oppure può
essere riferito ai singoli individui, in questo caso si parla di PIL in termini pro-capite (questo è
calcolato dividendo il PIL per il numero di abitanti).
Il PIL complessivo esprime la misura della ricchezza nazionale, il PIL pro-capite misura,
invece, la ricchezza individuale e permette di quantificare il tenore di vita di un dato paese. Se
il PIL complessivo cresce a un tasso superiore a quello della popolazione, il tenore di vita del
paese (e quindi il PIL pro-capite) registra un miglioramento, e viceversa. In altri termini, il
prodotto interno lordo è il parametro più frequentemente utilizzato per stimare le dimensioni
globali di un'economia, mentre indicatori derivati quali il PIL pro-capite sono ampiamente
impiegati per comparare i tenori di vita o per monitorare il processo di convergenza nell'Unione
europea (UE).
Per confrontare i tenori di vita tra i diversi paesi, si può pensare di convertire il PIL pro capite in
un‟unica valuta, per esempio esprimere tutto in dollari statunitensi. In altri termini
significherebbe utilizzare i tassi di cambio correnti per esprimere tutto in una valuta
internazionale come ad esempio il dollaro americano e poi procedere alla comparazione. Questo
metodo, tuttavia, non tiene conto delle differenze del costo della vita nei vari paesi, infatti i
cambi nominali forniscono una misura relativamente accurata del potere d'acquisto di due
monete solo per quanto riguarda i beni commerciabili (beni che possono essere importati ed
esportati, inclusi i servizi finanziari), mentre i tassi di cambio forniscono una misura erronea del
potere d'acquisto dei beni non commerciabili (che in molti paesi, soprattutto quelli più poveri,
rappresentano la porzione quantitativamente più importante della produzione nazionale). Ad
esempio il prezzo di un‟abitazione di uguali caratteristiche non è lo stesso fra i diversi paesi,
così il prezzo per un taglio di capelli in India è molto differente da quelli registrati in Italia o in
Inghilterra, per cui molti economisti ritengono opportuno tener conto dei prezzi interni di
ciascun paese; quando ciò viene fatto il PIL pro capite si dice che viene espresso in termini di
parità dei poteri d’acquisto, o semplicemente PIL alla PPP (“purchasing power parity”). I
calcoli basati sulla PPP sono misure più ragionevoli che cercano di trasformare una valuta in
un‟altra a un tasso che preservi il potere d‟acquisto medio e quindi tenga conto anche
dell‟inflazione1. La parità dei poteri d’acquisto, in altri termini, è un indicatore che elimina le
differenze fra Paesi nel livello generale dei prezzi permettendo confronti in volume del Prodotto
interno lordo. Il PIL valutato alla PPP permette di effettuare confronti di reddito che tengono
conto sia dei prezzi dei beni e servizi oggetto di scambio internazionale (ad esempio,
automobili, abiti, prodotti agricoli, servizi finanziari ecc.) sia dei prezzi di beni e servizi che non
sono oggetto di scambi internazionali (quali abitazioni, servizi non trasferibili nello spazio,
come un servizio idraulico o di una auto-officina di riparazione). Il PIL pro capite alla PPP dà
quindi una valutazione del tenore di vita di un paese più rappresentativa rispetto al semplice PIL
pro capite ai tassi di cambio corrente. In tabella 1 è riportato un confronto del reddito pro-capite
lordo (PIL pro capite) valutato alla parità dei poteri d‟acquisto per diversi Paesi nel corso del
tempo.
1 In termini analitici la parità dei poteri di acquisto si calcola PPP2019 = tasso di cambio2019*(indice prezzo
paese A/ indice prezzo paese B).
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Tabella 1 GDP based on PPP per capita (Current international dollars per capita)
1980 1990 2000 2010 2015 2016 2017 2018
1 Qatar 72061.262 46184.07 86713.375 133260.05 130685.98 127659.6 129112.26 133747.32
2 Luxembourg 15544.583 36706.052 64802.048 90479.348 101054.04 104003.3 107736.76 111405.74
3 Macao SAR no data no data no data 93528.486 99435.993 95150.537 98322.863 100531.98
4 Singapore 8851.517 22194.891 40978.015 70647.047 86128.129 87855.383 90724.023 94089.84
5 Brunei Darussalam no data 55923.826 66767.381 79302.823 79494.121 76884.045 76567.595 77781.475
6 Ireland 7423.055 14359.583 32332.433 44887.978 65481.776 69230.815 72529.463 75835.648
7 Kuwait 33082.204 24435.901 50908.279 60946.553 71182.34 71887.329 71306.973 73408.178
8 Norway 14973.837 27967.118 46488.604 61520.224 68401.616 69249.46 70665.961 72701.811
9 United Arab Emirates 74962.948 70739.528 86421.878 56862.573 67081.536 67870.778 68424.754 70989.787
10 Hong Kong SAR 6771.013 17169.265 26775.764 46948.232 56907.122 58321.647 60553.725 62969.403
11 Switzerland 17026.618 30132.409 38802.112 52967.376 58654.107 59560.695 61014.164 62691.608
12 San Marino no data no data no data 67885.33 58157.198 59058.07 60651.863 62368.166
13 United States 12575.568 23913.764 36432.514 48310.335 56174.941 57436.409 59609.07 62001.969
14 Saudi Arabia 38664.631 29500.381 34624.335 44163.134 54949.285 55158.216 55477.059 56337.31
15 Netherlands 11643.789 20961.998 33243.532 44839.456 49623.553 51049.02 53139.283 55167.053
16 Iceland 10813.652 19110.192 27139.886 38432.97 45740.239 49135.582 52496.338 55005.502
17 Sweden 10516.205 19891.225 29256.977 42021.51 48309.856 49836.222 51377.232 53149.792
18 Bahrain 17583.389 25398.312 37133.027 39952.652 49600.97 50704.07 51956.214 52923.207
19 Australia 10439.781 18734.605 28801.027 41513.046 47769.101 48899.123 50817.199 52763.341
20 Taiwan Province of China 4056.438 10048.212 21590.452 38592.764 46909.425 48094.787 49901.209 51864.935
21 Germany 11272.628 20724.045 29836.936 40848.848 47254.934 48110.846 49814.615 51559.246
22 Denmark 11513.983 21245.029 32644.676 41957.613 47223.451 47985.371 49364.335 50936.547
23 Austria 11201.815 20328.262 30813.679 42382.584 47071.76 48004.66 49370.874 50762.077
24 Canada 11738.675 20302.032 29723.392 39844.443 45701.908 46437.158 47771.231 49254.256
25 Belgium 10838.994 19715.231 29314.744 40122.269 44206.673 45046.937 46551.794 48060.293
26 Oman 8702.602 21929.969 32900.556 46828.05 46091.112 46697.96 46475.901 47846.664
27 United Kingdom 8850.672 17500.661 26424.806 35868.752 41477.911 42480.715 44001.14 45327.983
28 France 10763.976 19661.79 28514.844 37284.251 41431.447 42313.992 43652.525 45159.169
29 Finland 9428.285 18542.426 27404.124 38741.407 41164.454 42164.604 43545.424 44978.371
30 Malta 6101.039 11743.041 20114.284 28572.676 37870.75 39833.841 42239.072 44559.754
31 Japan 8795.259 19694.783 26850.223 35157.293 40311.726 41274.605 42860.035 44246.71
32 Korea, Republic of 2183.962 7518.532 16452.392 29738.219 36389.938 37740.396 39446.883 41305.047
33 New Zealand 8823.797 14912.937 21807.171 31256.783 36161.908 37293.984 38706.596 40251.186
34 Spain 7883.292 15293.228 24052.547 32251.937 34751.228 36415.964 38238.931 39960.509
35 Italy 10543.692 20016.556 28601.612 35071.105 35960.745 36833.094 37905.235 39071.974
36 Puerto Rico 7428.062 14404.476 24575.554 33237.925 37890.876 38393.069 38647.406 38996.435
37 Cyprus 6374.836 15449.488 24888.412 34965.632 33616.498 34970.299 36442.4 37879.524
38 Israel 7044.72 12936.145 20780.793 29011.713 34053.833 35178.672 36378.774 37662.049
39 Czech Republic no data no data 16564.08 27497.558 32076.098 33231.522 34849.351 36304.279
40 Slovak Republic no data no data 12296.475 24555.274 29975.211 31338.806 33054.99 35013.627
41 Slovenia no data no data 17979.505 28054.511 30918.032 32084.867 33579.284 34980.856
42 Equatorial Guinea 454.389 549.834 11969.466 45141.048 43522.08 38639.066 36556.588 34567.107
43 Trinidad and Tobago 7570.907 7851.414 14524.136 30628.793 33308.545 31870.289 32520.917 34228.785
44 Lithuania no data no data 9618.273 20550.539 28587.805 29972.331 31848.775 33951.877
45 Estonia no data no data 12090.996 21724.077 28451.396 29312.897 30764.625 32428.135
46 Portugal 6005.471 12782.832 20460.378 26496.489 28053.317 28933.32 30192.646 31425.766
47 Poland 4752.683 6568.934 11629.884 21083.859 26622.726 27764.261 29349.306 30985.968
48 Hungary 6322.463 10997.465 14208.211 21905.931 26536.619 27481.793 28965.01 30566.744
49 Seychelles 4497.739 8753.547 14309.837 19519.786 26277.017 27602.212 29155.266 30486.072
50 Malaysia 3300.225 6762.374 12788.757 20335.835 26211.192 27266.663 28636.255 30140.875
51 Greece 9083.293 13858.814 20312.401 28961.801 26303.823 26669.1 27861.183 29271.202
52 Latvia no data no data 8875.113 17856.331 24675.015 25709.805 27189.698 28800.23
53 Russian Federation no data 13444.075 11169.85 22638.641 26207.815 26489.824 27466.442 28509.411
54 Saint Kitts and Nevis 3257.588 9392.734 16768.093 21291.057 25181.693 25939.647 27130.204 28349.347
55 Kazakhstan no data no data 7890.101 19537.799 24920.022 25144.878 25942.402 27021.965
56 Turkey 3652.569 7326.445 10508.954 16899.762 24226.858 24911.75 25776.852 26959.944
80 China, People's Republic 309.959 979.483 2918.206 9251.837 14328.135 15398.576 16676.458 17995.514
86 Brazil 4809.67 6826.259 9108.341 14339.623 15729.287 15241.731 15485.47 15991.371
95 Egypt 2245.7 4426.32 6699.446 10850.779 12040.57 12553.941 12982.635 13554.784
-
10
Follow 1980 1990 2000 2010 2015 2016 2017 2018
96 Albania 2008.07 2846.31 4162.269 9385.744 11284.371 11840.228 12567.894 13396.887
124 India 557.048 1164.565 2018.916 4445.174 6192.935 6615.782 7153.251 7773.16
126 Vietnam 435.492 951.741 2058.153 4395.523 6036.603 6428.569 6925.176 7448.28
142 Bangladesh 510.298 848.26 1361.275 2592.165 3628.654 3890.587 4207.445 4555.537
143 Cambodia no data 610.804 1084.339 2462.23 3498.263 3736.876 4022.117 4325.478
159 Senegal 819.626 1189.377 1515.208 2132.282 2456.33 2576.594 2732.141 2903.731
160 Vanuatu 952.183 1460.384 1881.822 2470.542 2554.793 2631.413 2747.383 2855.561
161 Yemen no data 2145.323 3075.705 4245.897 2676.043 2374.858 2476.893 2800.814
162 Nepal 403.943 767.536 1210.887 1956.473 2462.074 2478.939 2642.338 2790.566
163 Chad 433.102 781.113 952.298 2194.957 2642.151 2445.184 2439.804 2492.412
164 Mali 584.975 903.012 1239.461 1976.951 2190.569 2265.996 2360.914 2449.567
165 Benin 737.442 950.016 1305.012 1723.856 2060.626 2119.434 2229.774 2362.209
166 Ethiopia 312.042 416.233 517.088 1110.828 1807.514 1945.888 2104.349 2276.597
167 Uganda 373.607 573.354 912.188 1723.361 2008.741 2068.225 2155.334 2262.469
168 Rwanda 452.986 613.706 666.703 1357.903 1879.16 1976.823 2090.291 2225.495
169 Solomon Islands 764.231 966.367 1152.877 1565.673 1927.302 1972.582 2031.334 2093.443
170 Burkina Faso 325.95 545.79 852.965 1404.055 1715.974 1782.15 1879.99 1988.761
171 Zimbabwe no data no data 2138.38 1541.085 1984.718 1970.258 2002.731 1965.714
180 South Sudan, Republic of no data no data no data no data 1994.969 1657.077 1554.638 1495.905
181 Eritrea no data no data 1366.545 1138.79 1387.086 1410.326 1441.007 1478.203
182 Guinea no data 716.064 910.111 1160.544 1215.844 1264.528 1315.057 1375.915
183 Mozambique 172.076 235.181 440.085 895.501 1192.175 1215.322 1263.5 1326.845
184 Malawi 367.901 450.219 640.456 976.87 1126.447 1134.496 1177.815 1228.993
185 Niger 569.391 616.449 599.326 865.611 1077.179 1107.179 1154.434 1208.064
186 Liberia no data no data 587.995 719.181 874.529 855.118 879.1 924.605
187 Burundi 339.422 591.502 523.823 745.294 831.085 813.713 812.207 812.132
188 Congo, Dem. Rep. of the 683.428 794.985 388.007 563.425 767.488 773.055 788.553 809.738
189 Central African Republic 406.365 627.851 738.572 882.892 627.639 651.921 684.53 720.919
Source: WEO IMF, 2017
In base a dati relativi al 2018, il PIL pro capite alla PPP più alto è del Qatar con 133.747 $ annui seguito dal Lussemburgo con 111.405 $ annui, il valore del PIL alla PPP italiano si attesta a 39.071 $, quello della Germania a 51.559 $, quello statunitense a 62.001 $. Le significative differenze di reddito fra le economie mondiali riflettono differenze di produttività (efficienza); quest’ultima è definita come il rapporto fra la produzione o PIL e il numero di lavoratori occupati. ESEMPIO. Si considerino i redditi per abitante in termini nominali e valutati alla parità dei poteri d’acquisto dell’Italia e della Cina nel 2005 e nel 2018. Risulta che in termini nominali, il reddito italiano è di 17 volte (30010/1765) superiore a quello cinese nel 2005 e di 3,31 volte (30260/9147) nel 2018, tuttavia in termini reali esso è di 4,37 (28840/6600) volte più elevato di quello cinese e solo di 2,17 volte nel 2018. Tabella 2 GDP pro-capite in termini nominali e valutati alla PPP in $
Reddito
pro-capite in $ 2005
Reddito pro-capite in $ 2018
% change 2005-2018
Reddito pro-capite
in $ alla PPP 2005
Reddito pro-capite
in $ alla PPP 2018
Rapporto fra i redditi, 2005
Rapporto fra i redditi, 2018
Cina 1765 9147 418.24 6600 17996 17.00 3.31
Italia 30010 30260 0.83 28840 39072 4.37 2.17
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Box 1. Esempio, parità dei poteri di acquisto
«PPP, chi era costui?», avrebbe detto don Abbondio. Ma ai suoi tempi le parità di potere d'acquisto non esistevano. O, per meglio dire, avevano un'esistenza virtuale, nel senso che la realtà statistica esisteva, e sarebbe stato anche interessante indagarla, quando l'Italia era divisa in vari Stati con varie monete. Allora, che cos'è la PPP? Il concetto è semplice. Supponiamo di dover confrontare lo stipendio di due postini, uno che vive a Milano e uno che vive a Matera. Lo stipendio è eguale, ma i prezzi a Milano sono più alti che a Matera. Quindi lo stipendio del postino lucano ha più potere d'acquisto di quello del postino milanese. Insomma, quando si confrontano due quantità monetarie bisogna tenere conto di quello che si può comprare con quei soldi, indipendentemente dal livello nominale dei redditi. Lo stesso principio vale per il confronto fra i redditi medi – Pil pro-capite – di due diversi Paesi. Traducendo la moneta del Botswana in euro, si vede che i redditi medi di quel Paese povero sono, mettiamo, un ventesimo di quelli della Germania. Vuol dire che anche il potere d'acquisto degli abitanti del Botswana è un ventesimo di quello dei tedeschi? No, perché in quel Paese africano la roba costa di meno. Quindi, per fare un vero confronto bisogna adottare un particolare tasso di cambio, diverso da quello di mercato: un cambio che prenda in conto la diversità del livello dei prezzi nei diversi Paesi. Per fare questo bisogna rilevare i prezzi in moneta locale nei diversi Paesi e usare poi le quattro operazioni per calcolare questi particolari tassi di cambio: appunto, le parità di potere d'acquisto. Glossario Sole24
Definizioni e metodi di misurazione del PIL.
In economia per analizzare lo stato di salute di un Paese, il primo passo da fare è misurare il
prodotto interno lordo. Esistono quattro modi equivalenti di definire e misurare il PIL di una
economia:
1. Secondo il metodo del prodotto, il PIL è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali
nuovi prodotti in un paese in un dato periodo di tempo, generalmente l‟anno o il trimestre
2. Sulla base del metodo del valore aggiunto, il PIL è la somma dei valori aggiunti in una
economia in un dato spazio temporale
3. Secondo il metodo del reddito, il PIL è la somma dei redditi dell‟economia in un dato
periodo di tempo
4. Usando il metodo della spesa, il PIL è la somma della spesa aggregata dell‟economia in un
dato arco di tempo.
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Il metodo del prodotto
Si analizzi la prima definizione: “Il PIL è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali
nuovi prodotti in un paese in un dato periodo di tempo”.
Per valore di mercato si intende il valore dei beni e i servizi misurato ai prezzi di mercato,
cioè ai prezzi a cui i prodotti vengono venduti sui mercati. Il vantaggio di utilizzare il valore di
mercato è che esso permette di sommare beni e servizi eterogenei. Si immagini di voler
misurare il prodotto di una economia che produce 3.000 scooter e 10.000 panini, i cui prezzi
medi sono 2.000 euro per ogni scooter e 1 euro a panino, il valore del PIL ammonta a:
3.000*2.000 + 10.000*1=6.010.000 euro
Ossia il PIL è il risultato della somma del prodotto fra il prezzo unitario dei beni e servizi (P), e
la quantità di essi scambiata (Q).
Il PIL include beni e servizi nuovi, vale a dire prodotti nel periodo considerato, e finali, ossia
quelli ottenuti nella fase terminale del processo produttivo. Le brioches vendute da un bar sono
beni finali, e vengono contabilizzati nel PIL; la farina, il lievito e il burro impiegati per fare le
brioches sono beni intermedi e per questo non inclusi nel calcolo del PIL.
Box 2. Esempio, beni finali e beni intermedi
Si supponga che un allevatore di bovini venda una mozzarella a “Pizza Hut” per 1 euro e che questa venda una pizza a 4 euro. Il computo del PIL dovrebbe includere sia la mozzarella che la pizza per un totale di 5 euro o solo la pizza per 4 euro? Nel calcolo del PIL secondo il metodo del prodotto vengono inclusi solo i beni e servizi finali, quindi viene considerata esclusivamente la pizza e non la mozzarella: il PIL aumenta di 4 euro e non di 5 euro, perché il valore del bene intermedio è già compreso nel prezzo di mercato del bene finale che ha concorso a produrre. Aggiungere il valore del bene intermedio a quello finale significherebbe effettuare una doppia contabilizzazione, cioè calcolare due volte il valore della mozzarella.
I beni e servizi devono essere prodotti all’interno del paese per essere contabilizzati nel PIL di
quel paese. Il PIL italiano misura tutto ciò che è prodotto in Italia, sia da italiani che da soggetti
stranieri. Dal PIL italiano viene invece, escluso quello che è prodotto da soggetti italiani
all‟estero.
Ad esempio mentre il valore di mercato dei servizi venduti dal Club Med (multinazionale
francese) in Italia rientra nel calcolo del PIL italiano, il valore di mercato dei beni prodotti da un
italiano che ha una pasticceria in Francia, viene contabilizzato nel PIL francese.
Accanto al PIL esiste un‟altra variabile che permette di misurare la ricchezza nazionale e che
viene adottata dal sistema di contabilità nazionale dei paesi dell‟ONU, il Prodotto Nazionale
Lordo (PNL). Il PNL valuta la ricchezza di un Paese (ad esempio l‟Italia) prendendo in
considerazione la produzione realizzata dai cittadini di quel Paese (gli italiani),
indipendentemente dal fatto che essi si trovino nel Paese o all‟estero (nel caso dell‟Italia è
http://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0CAcQjRw&url=http://fr.fotolia.com/id/7870483&ei=JkPbVJDvA8fsUuiLgeAF&bvm=bv.85761416,d.d24&psig=AFQjCNF4RlMvTfhdtXomiB981KrhQxOE6g&ust=1423741966619276
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quindi il valore della produzione degli italiani). Nell‟esempio precedente, il valore di mercato
dei beni del produttore italiano che ha una pasticceria in Francia viene contabilizzato sia nel
PNL italiano che nel PIL francese.
Si ribadisce che, bisogna valutare il PIL in un determinato arco temporale.
Il metodo del valore aggiunto
Secondo il metodo del valore aggiunto, il PIL è la somma dei valori aggiunti in tutti gli stadi di
produzione in una economia in un dato arco temporale. Il valore aggiunto non è altro che il
valore del prodotto finale meno il valore dei beni intermedi utilizzati per produrlo.
Si riprenda l‟esempio dell‟allevatore di bovini che vende una mozzarella a “Pizza Hut” per 1
euro e che quest‟ultima venda la pizza prodotta a 4 euro. Nel caso della mozzarella il valore
aggiunto dell‟allevatore è di 1 euro, supponendo che non abbia acquistato alcun bene intermedio
per produrla. Il valore aggiunto di “Pizza Hut” è di 3 euro (4 euro-1 euro). Il valore aggiunto
totale è pari a 4 euro (ossia 1 euro + 3 euro).
Il metodo del reddito
Il PIL di un paese è dato dalla sommatoria di tutti i redditi generati nell‟economia in un anno,
esso include:
i redditi da lavoro
i redditi da capitale o profitto
le imposte indirette
I redditi da lavoro sono i salari pagati ai lavoratori dipendenti; i redditi da capitale o profitto
sono quelli che rimangono alle imprese dopo avere pagato i lavoratori; le imposte indirette sono
quelle pagate al governo sotto forma di imposte sulle vendite.
http://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0CAcQjRw&url=http://it.123rf.com/clipart-vettori/cacao.html&ei=B9vlVJqtJsTpUum3gYgI&bvm=bv.85970519,d.d24&psig=AFQjCNEHImgW1ivj2KRjKYJ3Imh1yQ4YSQ&ust=1424436322088964http://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0CAcQjRw&url=http://weddingsandeventsinitaly.com/2012/04/&ei=jdflVPTdD4rtUpD7guAN&psig=AFQjCNGMo4gbi3kt7WesMnTA-rSVXY9jzQ&ust=1424435429342528
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Il metodo della spesa
Secondo il metodo della spesa il PIL (Y) o prodotto o reddito o offerta aggregata è dato dalla
somma delle componenti consumi (C), investimenti (I), spesa pubblica (G), esportazioni (E) ed
importazioni (X): Y = C+I+G+E-X (1)
L‟espressione (1) rappresenta l’equazione fondamentale dell’economia. La differenza fra
esportazioni ed importazioni costituisce le esportazioni nette, NX, per cui la (1) si può anche
formalizzare come
Y = C+I+G+NX (1.1)
La sommatoria, C+I+G+NX rappresenta la spesa aggregata. Quando un‟economia è chiusa,
ossia di tipo autarchico, le esportazioni nette sono nulle (NX=0) perciò vale la relazione:
Y = C+I+G (1.2)
offerta domanda
aggregata aggregata
La produzione o PIL, indicata con Y, rappresenta l‟offerta aggregata del sistema economico, il
secondo membro indica la domanda aggregata. L‟equazione 1.2 esprime quindi l‟equilibrio nel
mercato dei beni e servizi poiché la domanda aggregata è pari all‟offerta aggregata.
Nelle seguenti tabelle si riportano le componenti del PIL italiano relative al 2013 e al 2017 e il
PIL disaggregato per voci degli Stati Uniti nel 2016 e 2017. Si va poi ad analizzare nel dettaglio
ciascuna componente.
Tabella 3 Le componenti del PIL in Italia nel 2013 e nel 2017, contributi %
Componenti Quota 2013 Quota 2017
Consumi 60,0% 61,1%
Investimenti 17,4% 17,1%
Spesa Pubblica 20,6% 18,9%
Esportazioni 30,9% 30,5%
Importazioni -28,9% -27,6%
PIL 100% 100%
Fonte: Banca d‟Italia, Relazione annuale, 2014, 2018.
http://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0CAcQjRw&url=http://www.lacasalingaideale.it/corso-sopravvivenza-domestica/lez-08-la-spesa/&ei=JNzlVOPaI4P2Uui2g-AM&bvm=bv.85970519,d.d24&psig=AFQjCNEXIeRIg7QzAUtprV9WkRWmRXIF8w&ust=1424436594052117
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Tabella 4 US Gross Domestic Product: Level and Change From Preceding Period. Source BEA
Line
Billions of dollars % share Billions of chained (2009) dollars
2016
Seasonally adjusted at annual rates
2016
Seasonally adjusted at annual rates Change from preceding period
2016 2017 2016 2017 2016
2016 2017
I II III IV I I II III IV I IV I 1 Gross domestic product (GDP) 18,569.1 18,281.6 18,450.1 18,675.3 18,869.4 19,007.3 16,662.1 16,525.0 16,583.1 16,727.0 16,813.3 16,842.4 264.9 86.4 29.0
2 Personal consumption expenditures 12,757.9 12,498.0 12,692.7 12,832.2 13,008.9 13,096.4 68.7 68.4 11,522.2 11,365.2 11,484.9 11,569.0 11,669.8 11,679.5 307.5 100.8 9.7
3 Goods 4,098.4 4,008.7 4,085.4 4,111.9 4,187.5 4,216.2 4,048.2 3,964.7 4,032.9 4,067.8 4,127.5 4,128.6 140.8 59.7 1.1
4 Durable goods 1,402.9 1,366.6 1,390.0 1,414.0 1,440.9 1,435.0 1,584.6 1,524.9 1,560.9 1,604.4 1,648.2 1,637.7 86.5 43.8 –10.5 5 Nondurable goods 2,695.5 2,642.0 2,695.4 2,697.9 2,746.6 2,781.2 2,500.4 2,471.1 2,505.4 2,502.5 2,522.8 2,532.2 61.1 20.3 9.4 6 Services 8,659.6 8,489.3 8,607.3 8,720.3 8,821.4 8,880.2 7,481.0 7,403.9 7,458.5 7,508.5 7,552.9 7,561.2 170.6 44.3 8.3
7 Gross private domestic investment 3,035.7 3,036.8 2,987.5 3,017.2 3,101.4 3,146.5 16.3 16.6 2,824.6 2,841.5 2,783.8 2,804.7 2,868.2 2,898.4 –44.5 63.5 30.1
8 Fixed investment 3,014.8 2,994.8 3,002.5 3,013.1 3,049.0 3,138.0 2,785.9 2,786.7 2,778.8 2,779.3 2,798.9 2,869.1 18.2 19.6 70.2
9 Nonresidential 2,308.8 2,292.4 2,304.7 2,313.8 2,324.2 2,385.0 2,188.6 2,179.7 2,185.0 2,192.5 2,197.2 2,247.1 –11.6 4.8 49.9 10 Structures 493.8 486.0 487.3 500.5 501.3 530.8 439.2 435.2 432.9 445.3 443.2 465.9 –12.9 –2.2 22.7 11 Equipment 1,057.0 1,066.3 1,058.7 1,049.3 1,053.5 1,079.2 1,041.4 1,052.0 1,044.1 1,032.2 1,037.2 1,060.0 –31.1 4.9 22.9 12 Information processing equipment 321.0 319.9 316.8 322.8 324.4 334.3 346.9 345.5 341.2 348.7 352.3 364.1 8.2 3.7 11.8 13 Computers and peripheral
equipment
76.4 76.0 78.2 77.0 74.4 76.8 87.7 86.9 89.3 88.3 86.3 88.8 –1.1 –2.0 2.5
14 Other 244.6 243.9 238.6 245.8 250.0 257.5 258.2 257.6 251.2 259.3 264.8 273.9 9.0 5.4 9.2 15 Industrial equipment 226.1 222.2 227.3 226.1 228.7 236.5 212.9 209.4 214.2 212.8 215.3 222.0 5.6 2.5 6.7 16 Transportation equipment 293.1 301.3 297.6 286.7 286.6 292.6 283.9 293.7 289.7 276.5 275.7 278.3 –18.2 –0.8 2.6 17 Other equipment 216.8 222.9 217.0 213.7 213.8 215.8 205.9 211.3 206.6 202.8 202.7 205.3 –25.0 –0.1 2.5 18 Intellectual property products 758.0 740.1 758.7 763.9 769.4 775.1 711.9 697.1 712.2 717.9 720.2 723.8 31.9 2.3 3.6 19 Software 340.4 336.0 339.4 342.6 343.7 346.2 348.1 342.2 346.0 351.6 352.4 356.4 14.9 0.8 3.9 20 Research and development 335.5 323.0 337.9 338.8 342.3 345.5 285.5 277.5 288.6 287.6 288.3 288.7 15.3 0.7 0.4 21 Entertainment, literary, and artistic
originals
82.1 81.1 81.4 82.5 83.4 83.4 79.2 78.6 78.0 79.7 80.5 80.0 1.4 0.8 –0.5
22 Residential 706.1 702.4 697.8 699.3 724.8 753.0 591.9 600.7 588.7 582.5 596.0 615.4 27.4 13.5 19.5 23 Net exports of goods and services –501.3 –507.4 –492.4 –460.0 –545.2 –558.4 –563.0 –566.3 –558.5 –522.2 –605.0 –602.7 –23.0 –82.8 2.3
24 Exports 2,232.4 2,179.0 2,209.7 2,276.3 2,264.8 2,316.2 12.0 11.9 2,128.2 2,102.0 2,111.3 2,162.0 2,137.4 2,167.5 7.6 –24.6 30.1
25 Goods 1,454.9 1,410.9 1,437.2 1,495.4 1,476.0 1,519.6 1,446.8 1,424.1 1,430.1 1,479.2 1,453.6 1,482.8 8.7 –25.5 29.1 26 Services 777.6 768.1 772.5 780.9 788.8 796.6 681.4 677.3 680.5 683.9 683.8 685.8 –0.5 –0.1 2.0 27 Imports 2,733.7 2,686.3 2,702.2 2,736.2 2,810.0 2,874.6 14.7 14.7 2,691.2 2,668.2 2,669.7 2,684.3 2,742.4 2,770.3 30.6 58.2 27.8 28 Goods 2,225.6 2,185.7 2,199.4 2,222.7 2,294.6 2,354.4 2,210.1 2,194.1 2,194.3 2,197.2 2,254.9 2,279.7 16.0 57.8 24.7 29 Services 508.1 500.7 502.7 513.5 515.4 520.1 478.7 471.9 473.2 484.4 485.1 488.3 14.2 0.8 3.2 30 Gov consumption and gross investment 3,276.7 3,254.3 3,262.3 3,285.9 3,304.3 3,322.7 17.6 17.8 2,907.0 2,913.2 2,900.9 2,906.4 2,907.6 2,895.2 23.3 1.3 –12.4
Source: BEA, 201
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I Consumi
I consumi delle famiglie (C), rappresentano la spesa in beni e servizi finali, dall‟abbigliamento alle lezioni di
tennis, effettuata sul territorio italiano nel caso del PIL italiano ed effettuata sul suolo americano in caso del
PIL degli Stati Uniti. I beni e servizi consumati possono essere stati prodotti nel paese o importati. Secondo
l‟ISTAT vengono inclusi nel calcolo dei consumi rientranti nel PIL italiano i consumi dei turisti italiani in
Italia, mentre sono esclusi i consumi dei turisti stranieri in Italia, che vengono registrati fra le esportazioni
italiane.
Il consumo è la componente più rilevante del PIL e in Italia contribuisce con il 60-61% alla sua formazione.
Negli US il valore sale a circa il 68%. Si possono individuare quattro tipologie di consumo:
1) beni durevoli, destinati ad un uso prolungato nel tempo, come ad esempio automobili, mobili,
televisioni;
2) beni semidurevoli, aventi di solito una durata media superiore all‟anno, ma di gran lunga
inferiore a quella dei beni durevoli. Appartengono a questo gruppo, per esempio, il vestiario e
le calzature, la biancheria e gli pneumatici;
3) beni non durevoli, acquistati e consumati nel periodo di riferimento, come generi alimentari,
medicinali;
4) servizi come ad esempio i servizi finanziari, le spese per alberghi e ristoranti.
Le decisioni di consumo degli individui dipendono principalmente dal reddito disponibile, che si indica
generalmente con YD. Esso è il reddito al netto delle imposte, ossia il reddito che rimane dopo avere pagato le
imposte T, per cui risulta in termini analitici, YD=Y-T. È possibile assumere che la forma funzionale della
relazione tra il consumo e il reddito disponibile sia lineare:
DYcCC con 10 c0 C (2)
dove C è, come già detto, il consumo, C è la componente autonoma dei consumi2, YD il reddito disponibile e c
è la propensione marginale al consumo, ossia evidenzia di quanto varia il consumo in seguito ad una variazione
unitaria di reddito3. c rappresenta graficamente l‟inclinazione della funzione di consumo. La propensione
marginale al consumo è compresa fra 0 e 1, in quanto gli individui tendono ad aumentare i propri consumi
all‟aumentare del reddito, ma non nella stessa misura in cui il reddito aumenta. Se un soggetto guadagna un
euro in più, normalmente ne consuma una parte e ne risparmia la parte restante. L‟equazione (2) è la funzione
consumo di matrice keynesiana, ed evidenzia la relazione positiva che sussiste fra consumo e reddito
disponibile, ossia al crescere di quest‟ultimo i consumi aumentano, e viceversa. In un piano cartesiano la
funzione di consumo può essere rappresentata nel modo che segue:
2 La grandezza è detta “autonoma” in quanto non dipende dal reddito.
3 Oltre alla propensione marginale al consumo, vi è la propensione marginale al risparmio. Quest‟ultima rappresenta
l'aumento del risparmio determinato da un incremento del reddito disponibile pari ad una unità di moneta (ad esempio un
euro). La propensione marginale al risparmio è il complemento a 1 della propensione marginale al consumo, ossia s = 1 −
c dove s = propensione marginale al risparmio e c = propensione marginale al consumo.
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17
Figura 1 La funzione di consumo keynesiana
Nel piano cartesiano sull’asse delle ascisse è riportato il reddito disponibile, su quello delle ordinate i
consumi. Data l’ipotesi di linearità, la funzione è rappresentata da una retta che ha inclinazione positiva; il
segmento intercettato dalla retta sull’asse delle ordinate rappresenta la componente autonoma dei consumi,
inoltre la pendenza della retta dà la propensione marginale al consumo.
L‟analisi dell‟andamento nel lungo periodo (1995-2013) della relazione consumo/reddito disponibile consente
di valutare l‟intensità dei cambiamenti verificatisi nel corso del tempo in Italia. Dal 2007 al 2013 la contrazione
del reddito disponibile è stata di ampiezza pari all‟espansione registrata tra il 1995 e il 2007. Nello stesso
periodo la flessione della spesa per consumi è stata molto meno intensa: a parità di reddito disponibile reale nel
2013 e nel 1995, nel 2013 la spesa risulta più elevata di circa l‟11 per cento rispetto al 1995.
Figura 2 Spesa per consumi finali e reddito disponibile lordo delle famiglie residenti, 1995-2013 (valori in miliardi
di euro costanti; 2005 - deflatore dei consumi)
Fonte: Istat, Conti economici nazionali, 2014
Yd reddito disponibile
C
C
Funzione consumo,
YcCC d
c
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Box 3. Risparmio privato e risparmio pubblico
Il risparmio è l’altra faccia della medaglia dei consumi. Per capire meglio la natura del risparmio è necessario distinguere fra risparmio privato e pubblico. Il risparmio privato é il reddito che rimane agli individui dopo aver soddisfatto i propri bisogni di consumo e aver pagato le tasse, ossia:
Sprivato= (Y – C – T)
Il risparmio pubblico è la differenza tra le entrate pubbliche e la spesa pubblica, in particolar se T > G avremo un avanzo pubblico (entrate maggiori delle uscite), se invece T < G avremo un deficit di bilancio (uscite maggiori delle entrate):
Spubblico= (T – G)
Il risparmio nazionale o risparmio totale è dato dalla somma del risparmio pubblico e privato.
S= Sprivato + Spubblico
S = (Y – C – T) + (T – G)
S = (Y – C – G)
Modo alternativo per esprimere l’equilibrio nel mercato dei beni e servizi
Un modo alternativo all’equazione 1.2 per descrivere l’equilibrio nel mercato dei beni e servizi, in un’economia chiusa, è considerare gli investimenti e i risparmi di un paese. In particolare, partendo dall’uguaglianza Y = C + I + G e isolando il termine investimenti, si ottiene:
Y-C-G=I
Se dal reddito complessivo vengono sottratte la spesa per i consumi correnti e la spesa pubblica (spesa corrente dello Stato) si ottiene il risparmio nazionale ossia S = Y – C – G , allora in un sistema economico in equilibrio il risparmio deve essere uguale agli investimenti:
S=I
L’ equazione 1.2, ossia Y = C+I+G e l’uguaglianza S=I sono, pertanto, due modi equivalenti per formalizzare l’equilibrio macroeconomico di un paese in condizioni di autarchia.
Gli Investimenti La componente “I”, nella precedente relazione (1), rappresenta gli investimenti, questi si distinguono in:
investimenti fissi delle imprese (ad esempio impianti, attrezzature e fabbricati), investimenti residenziali (ad
esempio immobili abitativi) e investimenti in scorte, ossia beni rimasti invenduti. Generalmente per acquistare
beni di investimento le imprese prendono denaro in prestito. Maggiore è il tasso di interesse su tali prestiti,
minori sono i profitti che le imprese possono realizzare perciò minori sono i capitali destinati all‟acquisto di
nuovi macchinari e fabbricati, e inferiore sarà la disponibilità a prendere a prestito per fare investimenti.
Viceversa, in presenza di tassi di interessi più bassi le imprese saranno maggiormente propense ad investire.
http://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0CAcQjRw&url=http://www.roburperte.it/le-ragioni-di-una-scelta/fanno-risparmiare/&ei=Zk_0VNKrMYPxUpCZgsgI&bvm=bv.87269000,d.d24&psig=AFQjCNGgEOnYX33Ks-j3yaF2ihCO4quLuQ&ust=1425383582077181
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Gli investimenti e il tasso di interesse
La funzione della spesa per investimenti (I) può essere espressa dalla seguente relazione:
ibII b>0 (3)
dove la variabile i rappresenta il tasso di interesse, il coefficiente b misura la sensibilità degli investimenti al
variare del tasso di interesse e la variabile Ī indica la spesa autonoma in investimenti, ossia quella che non
dipende né dal livello del reddito né dal tasso di interesse. L‟equazione (3) indica che quanto minore è il tasso
di interesse, tanto maggiore è l‟investimento; se il valore del coefficiente b è elevato, un aumento relativamente
modesto del tasso di interesse provoca una riduzione notevole della spesa in investimenti.
La Figura 3, rappresentazione grafica della curva di investimento espressa dall’equazione (3), indica
l’ammontare della spesa che le imprese programmano di destinare agli investimenti in corrispondenza di
ogni livello del tasso di interesse. La curva ha pendenza negativa, a conferma che una riduzione del tasso
di interesse porta le imprese a investire di più.
Figura 3 La curva di domanda per investimento
Bisogna notare che il tasso di interesse può essere nominale o reale: il tasso di interesse nominale, si indica con
i , include l‟inflazione (π); il tasso di interesse reale si indica con r ed esclude l‟inflazione, per cui in termini
analitici quest‟ultimo è pari a r =i-π. L‟andamento del tasso di interesse in termini reali e nominali sui depositi
bancari a breve termine nei paesi dell‟area dell‟euro è riportato in Figura 4. Il confronto rende evidente il livello
di inflazione.
Figura 4 Tasso di interesse nominale e tasso di interesse reale sui depositi bancari a breve termine nei paesi dell’area dell’euro
Fonti: Eurostat, BCE, BCN, stime della BCE
I, investimento
i, tasso di
interesse
nominale
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Nella contabilità nazionale vengono inclusi esclusivamente gli investimenti in capitale fisso (macchinari e
infrastrutture), investimenti residenziali e scorte; non vengono considerati gli investimenti intangibili, ossia gli
investimenti in R&D (research & development), in software, in educazione, e le spese sostenute dalle imprese
per riorganizzare la produzione, migliorare un prodotto, portarlo sul mercato e consolidarne la reputazione. Gli
investimenti intangibili sono racchiusi nella componente degli investimenti che permette di accrescere il
capitale umano. Quest‟ultimo è definito come il patrimonio di abilità, capacità tecniche e conoscenze di cui
sono dotati gli individui; vi sono incluse la forza fisica, la resistenza alla fatica, l‟abilità manuale, la capacità di
comunicare. Studi economici recenti per gli Stati Uniti e il Regno Unito indicano che da circa dieci anni
l‟accumulazione di capitale “intangibile” ha superato o raggiunto per dimensioni gli investimenti in capitale
fisso. Si stima che essi abbiano superato il 10% del PIL, per cui le statistiche ufficiali tenderebbero a
sottostimare il quadro aggregato (il livello del reddito e il suo tasso di crescita). È probabile che il peso degli
investimenti intangibili sia cresciuto nel tempo, insieme alla terziarizzazione delle economie avanzate. Quanto
sono rilevanti gli investimenti intangibili in Italia? Le stime non appaiono attendibili. Sembra tuttavia che
questi siano meno significativi nel nostro Paese rispetto ad altre economie. Sommando spesa in R&D, software,
istruzione avanzata in percentuale del reddito nazionale, l‟Italia è in fondo alla classifica dei Paesi OCSE, poco
davanti al Portogallo e Grecia (Tabellini, il Sole 24 ore, 6-5-2007).
La Spesa Pubblica
G esprime la spesa pubblica o consumi collettivi, ossia l‟acquisto di beni e servizi da parte dello Stato e degli
Enti pubblici. In questa voce rientrano, quindi, i consumi delle Amministrazioni pubbliche (dalla manutenzione
delle strade agli stipendi dei dipendenti pubblici) e delle Istituzioni sociali private (es. sindacati, partiti politici,
associazioni religiose). La voce principale di spesa pubblica italiana è costituita dalla spesa sanitaria, seguono
le retribuzioni ai dipendenti pubblici.
Nella spesa pubblica non rientrano i trasferimenti (TR) che, a titolo diverso dallo stipendio ai pubblici
dipendenti, la Pubblica Amministrazione concede ogni anno alle famiglie (sussidi di disoccupazione, pensioni,
ecc.). La ragione dell‟esclusione della spesa per trasferimenti dalla spesa pubblica va ricercata nel fatto che la
spesa pubblica crea valore aggiunto, finanziando il processo produttivo dei servizi pubblici; quindi si tratta di
uscite rivolte all‟acquisto di beni intermedi correnti (consumi e attrezzature) e di servizi di lavoro (stipendi dei
pubblici dipendenti), ma anche di investimenti che vanno a incrementare lo stock di capitale pubblico
(infrastrutture, edifici pubblici). Nella sanità, per esempio, con la spesa corrente si coprono gli stipendi dei
medici, degli infermieri e dei dipendenti amministrativi, si acquistano farmaci, per distribuirli agli assicurati, o
attrezzature per i laboratori di analisi; con la spesa di investimento si costruiscono ospedali.
I trasferimenti sono invece sussidi in denaro e in natura a famiglie e imprese, senza un corrispettivo diretto da
parte dei beneficiari. Rientrano in questa seconda categoria le pensioni (➔ pensione obbligatoria; pensione
sociale), le agevolazioni alle imprese e gli aiuti per l‟assistenza e la disoccupazione (➔ sussidio), ma anche, sebbene la natura sia completamente diversa, gli interessi sul debito pubblico.
Bisogna sottolinerare che la spesa pensionistica sebbene non rientri nella G fa parte della spesa corrente
primaria del bilancio dello Stato poiché rappresenta un traferimento. Infatti, il bilancio di uno Stato (BS) è dato
dalle entrate meno le uscite. Le entrate sono le imposte riscosse T, le uscite sono invece date dalla spesa
pubblica (G) e dai trasferimenti (TR).
BS=entrate-uscite= T-G-TR
Le variabili manovrabili dallo Stato G, T e TR sono strumenti di politica fiscale.
Le Esportazioni Nette Con NX si indicano le esportazioni nette (o saldo commerciale) ossia la differenza fra esportazioni ed
importazioni. Le esportazioni sono i beni e servizi prodotti in un paese e venduti all‟estero. Le importazioni
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sono i beni e servizi che un paese compra dall‟estero. Se si verifica che le esportazioni superano le importazioni
l‟economia presenta un avanzo commerciale. Viceversa se sono le importazioni a superare le esportazioni si è
di fronte a un disavanzo commerciale. Quando il saldo è attivo questo rappresenta un contributo positivo al
prodotto interno lordo.
Le esportazioni di servizi turistici fanno riferimento alle spese dei turisti stranieri in Italia.
Le importazioni di servizi turistici sono le spese dei turisti italiani all'estero.
Si ha equilibrio commerciale quando esportazioni e importazioni si equivalgono. I flussi delle importazioni ed
esportazioni dipendono da una serie di variabili fra cui:
Le preferenze dei consumatori interni per i beni e i servizi esteri.
Il prezzo dei beni all‟interno e all‟estero.
Il tasso di cambio al quale è possibile cambiare la valuta interna per acquistare beni e servizi
all‟estero.
Il costo del trasporto dei beni da paese a paese.
L‟atteggiamento dei governi rispetto al commercio internazionale.
Queste variabili sono soggette a cambiamenti nel tempo e, in conseguenza, lo sono anche i volumi degli scambi
internazionali. Con l‟eccezione del “trade collapse” avvenuto nel periodo della crisi nel 2009, il commercio
internazionale è cresciuto a ritmi elevati nel corso del tempo spinto principalmente:
dalla riduzione delle barriere commerciali;
dagli sviluppi nei mezzi di trasporto, comunicazioni e tecnologia
dalla proliferazione di accordi commerciali (detti trade agreements).
L‟indice che misura il grado di partecipazione di un paese al commercio internazionale è grado di apertura
internazionale (o commerciale) di un Paese. Esso è definito come la somma di esportazioni e importazioni in
rapporto al PIL.
il un suo incremento implica un aumento dell‟integrazione internazionale.
Gli Stati Uniti sono un‟economia quasi chiusa, poiché hanno un basso indice di apertura internazionale.
Gli ultimi trent‟anni sono stati caratterizzati da un aumento generalizzato dell‟integrazione internazionale delle
nazioni. Il grado di apertura internazionale degli USA è stato minore rispetto ad altri Paesi.
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Il PIL valutato secondo i quattro metodi
Ritornando alla valutazione del PIL va detto che il valore delle misure del prodotto interno lordo misurato
secondo i quattro metodi, ossia il metodo del prodotto, il metodo del valore aggiunto, il metodo della spesa e il
metodo del reddito deve coincidere. In altre parole, a meno di problemi di completezza o errori nella
trascrizione dei dati, i metodi forniscono un‟identica misura del livello dell‟attività economica. Proprio per
questo, deve essere vero che in ogni specifico periodo di tempo, si deve verificare:
prodotto totale=valore aggiunto totale=reddito totale=spesa totale (4)
dove prodotto, valore aggiunto, reddito e spesa sono misurati in termini monetari. L‟equazione 4 è detta identità
fondamentale di contabilità nazionale.
https://www.google.it/url?sa=i&url=http://www.treccani.it/enciclopedia/oltre-il-wto-la-regionalizzazione-del-commercio-internazionale_%28altro%29/&psig=AOvVaw31erzYeSLIsg-aUvdNGwS0&ust=1583496249801000&source=images&cd=vfe&ved=0CAIQjRxqFwoTCNDChrOlg-gCFQAAAAAdAAAAABAO
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Distinzione fra PIL reale e PIL nominale.
Come ogni variabile economica, il PIL può essere misurato in termini reali o termini nominali. Il PIL nominale
è il valore della produzione espresso in termini di moneta, ossia la somma delle quantità qt di beni e servizi
finali prodotti moltiplicata per il prezzo unitario corrente pt. Per questo Il PIL nominale si chiama anche PIL a
prezzi correnti. Il PIL nominale, varia nel tempo o perché varia la produzione o perché variano i prezzi, o
entrambi. Quindi il PIL nominale descrive l‟andamento della produzione includendo sia le variazioni delle
quantità prodotte, sia le variazioni dei prezzi dei beni prodotti.
Yt=qt*pt
Il PIL reale è il valore della produzione espresso in termini di beni, ossia la somma delle quantità di beni e
servizi finali prodotti moltiplicata per un prezzo costante facendo riferimento ad un anno base. Per questo si
chiama anche PIL a prezzi costanti. Esso varia nel tempo solo perché varia la produzione e, pertanto, esso
esprime l‟andamento della produzione di beni e servizi frutto solo delle variazioni delle quantità. Il PIL reale è
quindi depurato dagli effetti delle variazioni di prezzo (o inflazione). È una grandezza più significativa rispetto
al PIL nominale, perché esso misura la produzione in termini di effettivo potere d‟acquisto della collettività e
valuta quindi, il benessere economico di un paese.
Yt=qt*p
PIL nominale
PIL reale
Nel seguente grafico sono messi a confronto il PIL reale e nominale in Italia dal 1987 al 2013. Si rileva che il
PIL nominale è cresciuto di più del PIL reale e questo si è verificato soprattutto dopo il 2000.
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Figura 5 Andamento del PIL nominale e reale in Italia in miliardi di euro.
Fonte: Elaborazioni su Economist Intelligence Unit, 2015
Secondo i dati della Commissione Europea, nel 2016 il PIL nominale dell‟area Euro4 è stato pari a 10472
miliardi di dollari alla PPP, i Paesi che hanno maggiormente contribuito alla sua formazione sono stati, la
Germania, la Francia, l‟Italia e la Spagna (Figura 6).
Figura 6 Contributi % dei Paesi alla formazione del PIL dell’area Euro, 2016
Fonte: European Commission, 2017.
4 Quando si parla di “Area dell’Euro” o di “Eurozona” o di di “Eurolandia” si intende l’area che comprende i paesi
dell’Unione Europea che hanno adottato l’Euro come moneta ufficiale. L’Area euro dal 1° gennaio 2001 è costituita da Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Si aggiungono dal 1° gennaio 2007 la Slovenia, dal 1° gennaio 2008 Cipro e Malta, dal 1° gennaio 2009 la Slovacchia, dal 1° gennaio 2011 l’Estonia, dal 1° gennaio 2014 la Lettonia e dal 1° gennaio 2015 la Lituania. L’Unione europea è costituita da 28 Paesi, i 19 dell’area euro e Bulgaria, Danimarca, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria. L’Area euro è quindi un “sottoinsieme” dell’Unione Europea.
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Determinazione del PIL reale e nominale.
Da quanto detto discende che per passare dal PIL nominale al PIL reale è necessario eliminare gli effetti delle
variazioni dei prezzi sulla produzione, ciò si fa selezionando un anno base, ossia un anno di riferimento, e
utilizzando poi i prezzi di quell‟anno per valutare la produzione di beni e servizi in altri periodi.
A titolo di esempio, si consideri un paese che produce quattro beni: pane, latte, mele e barrette di cioccolata.
Nella tabella sono riportate le quantità prodotte di ciascun bene e i relativi prezzi nell‟anno 1 e nell‟anno 2.
Supponendo l‟anno 1 come anno base, è possibile trovare il PIL nominale e reale nei due periodi.
Anno 1 Anno 2
quantità prezzo (euro/kg) quantità prezzo (euro/kg)
pane 100 1,20 pane 108 1,50
latte 80 1,30 latte 85 1,70
mele 120 0,90 mele 130 1,20
cioccolata 76 0,50 cioccolata 85 1,00
Il PIL nominale nell‟anno 1 è 370 euro, ossia
37050,0*7690,0*12030,1*8020,1*100
Il PIL nominale nell‟anno 2 è 547,50 euro, ossia
50,54700,1*8520,1*13070,1*8550,1*108
Il PIL reale nell‟anno 1 è uguale al PIL nominale dell‟anno 1, ossia
37050,0*7690,0*12030,1*8020,1*100
Il PIL reale nell‟anno 2 è 399,60 euro, ossia
60,39950,0*8590,0*13030,1*8520,1*108
Dal confronto si rileva che il PIL reale nell’anno 2 è minore del PIL nominale relativo allo stesso anno,
questo perché il PIL reale è privato dell’inflazione. Si ricava inoltre che nel passaggio dall’anno 1
all’anno 2 il PIL reale è aumentato: l’economia presenta una crescita di produzione.
Il fatto che la variazione del PIL nominale misuri sia le variazioni delle quantità che quella dei prezzi, mentre
quella del PIL reale solo quella delle quantità, può già far intuire che da un raffronto di questi due aggregati si
possa dedurre quale sia la variazione media dei prezzi. In effetti, il termine deflatore del PIL indica il rapporto
fra il PIL nominale (cioè a prezzi correnti) e quello reale (cioè a prezzi costanti, ovvero ai prezzi di un anno
assunto come base):
Il deflatore del PIL è una misura dell‟inflazione. Infatti, dal momento che il PIL nominale si può teoricamente
considerare come il PIL reale moltiplicato per il livello dei prezzi:
PIL nominale = PIL reale x Prezzi
Si deduce che il rapporto tra il Pil nominale e il Pil reale (deflatore del PIL) è una misura (indiretta) del livello
dei prezzi.
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Il ritmo della crescita: il tasso di crescita del PIL.
Per valutare il ritmo della crescita economica di un paese si utilizza il tasso di crescita del PIL. Parlare ad
esempio di contrazione del PIL dell‟ 1,9% fra il 2012 e il 2013, oppure si stima che la crescita della produzione
nel 2019 si attesterà all‟1,3%, si sta argomentando di tassi di variazione o tassi di crescita (in positivo o
negativo) del prodotto interno lordo. L‟utilizzo dei tassi di crescita è piuttosto efficace perché permette di
confrontare, in maniera immediata, l‟attività economica di un paese in momenti di tempo diversi. In termini
analitici si ha:
100% var 1
1
t
tt
Y
YYiazionediTasso
Il tasso di variazione percentuale può essere espresso in termini nominali e reali.
Il tasso di crescita o tasso di variazione nominale indica di quanto è cresciuto o diminuito in termini nominali
il PIL dal periodo t-1 al periodo t.
Il tasso di crescita o tasso di variazione reale denota di quanto è variato in termini reali il PIL nell‟arco
temporale t-1, t.
La differenza tra i due tassi di crescita si spiega con la variazione nei prezzi intervenuta tra i periodi considerati.
Qui di seguito si riporta il tasso di crescita reale del PIL italiano negli ultimi anni.
Figura 7 Variazione % del PIL reale italiano.
Valori in %. Fonte: FMI, 2015.
Si nota che il nostro Paese è stato colpito da una severa recessione fra il 2008 e la metà del 2009. Nel primo
semestre 2009 il prodotto interno lordo italiano ha segnato una contrazione del 5,5 per cento, la più marcata del
dopoguerra. Nel secondo semestre si è avviata una moderata ripresa, soprattutto a seguito del graduale
miglioramento delle esportazioni (Banca d‟Italia, 2010). Secondo le stime della Commissione Europea,
l‟economia italiana crescerà dello 0,9% nel 2017 e dell‟1,1% nel 2018.
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Esiste un legame fra il PIL e le Borse?
Esistono dei legami fra il PIL e le Borse? Il Prodotto interno lordo a stelle e strisce è risultato, nel secondo
trimestre del 2019, in crescita dello 0,75%. Un valore che ha messo di buonumore i mercati. La reazione di
Wall Street è stata positiva. Anche per l‟Area Euro la crescita del PIL nel secondo trimestre del 2019 è stata di
circa 1% e questo risultato si è accompagnato a mercati finanziari al rialzo. I dati del Prodotto interno lordo dei
singoli Stati, come sempre accade, sono risultati differenti. Quello dell‟Italia ha stupito in positivo. L‟economia
cresce e grazie a questa situazione Piazza Affari tendenzialmente ha archiviato giornate positive.
Questi risultati evidenziano che il “market mover” dell‟economia reale mostra di produrre i suoi effetti sulle
Borse. Si può allora dire che sia negli Stati Uniti sia in Italia, e nella stessa Europa, il PIL influenza il mondo
azionario?
Molto dipende dall‟arco di tempo considerato, nel senso che la relazione sembra essere sicuramente corretta nel
breve periodo, ma non è però sempre così valida se si amplia lo spazio temporale considerato. La prova? Arriva
da un calcolo sulle correlazioni tra il Prodotto interno lordo e le Borse realizzate su dati estratti da Datastream.
Una premessa è d‟obbligo: l‟analisi è ovviamente insufficiente a spiegare compiutamente i trend di mercato.
Molte altre sono le variabili (dai tassi d'interesse ai flussi di capitali fino agli utili aziendali) che influenzano
l‟andamento di un indice. Ciò detto, però, valutare l‟esistenza di un qualche meccanismo di sincronia tra
quest‟ultimo e il PIL è interessante. Offre una suggestione per meglio comprendere il contesto in cui ci si
muove.
Ebbene, ciò che salta fuori è che negli ultimi anni la correlazione tra il PIL Usa e l‟S&P500 è stata in media
dello 0,94. Si tratta di un valore che indica un ottimo legame tra le due grandezze. Come è noto, infatti, la
correlazione varia nell‟intervallo tra -1 e +1. Al livello più basso della forchetta (-1) c‟è la cosiddetta completa
correlazione inversa. Cioè, quando una grandezza va in una direzione l‟altra prende la strada opposta. Il valore
(+1) più alto, invece, indica la completa sincronizzazione positiva. Entrambe le variabili si muovono nella
stessa direzione. Nel valore intermedio (0), infine, le due variabili non sono correlate. Vale a dire, l‟una è
indipendente dall‟altra. Ebbene, il valore di 0,94, per l‟appunto, segnala che Wall Street va molto a braccetto
con l‟economia. La situazione per gli Usa non cambia se si accorcia l‟arco di tempo considerato. Negli ultimi 5
anni, infatti, il valore della correlazione scende leggermente a 0,92. Sempre positivo, il legame non si allenta.
Figura 8 Legame fra PIL (GDP) americano e l’indice S&P 500 del mercato azionario. (Main Street vs. Wall Street).
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
12500
13000
13500
14000
14500
15000
15500
16000
16500
17000
17500
Q3
20
05
Q2
20
06
Q1
20
07
Q4
20
07
Q3
20
08
Q2
20
09
Q1
20
10
Q4
20
10
Q3
20
11
Q2
20
12
Q1
20
13
Q4
20
13
Q3
20
14
Q2
20
15
Q1
20
16
Q4
20
16
US GDP
S&P500
Note: Asse-y-sinistra US GDP Billion $; asse-y-destra S&P500 Index. L‟indice S&P500 include le principali 500 companies dell‟economia US quotate
su NYSE o NASDAQ.
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-04-29/borse-europee-rialzo-oggi-tesoro-raccoglie-asta-oltre-8-miliardi-091102.shtml?uuid=ABHAGgXD&fromSearchhttp://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-04-29/borse-europee-rialzo-oggi-tesoro-raccoglie-asta-oltre-8-miliardi-091102.shtml?uuid=ABHAGgXD&fromSearchhttp://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-05-13/borse-e-pil-ecco-perche-europa-l-economia-reale-conta-piu-163837.shtml?graficihttp://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-05-13/borse-e-pil-ecco-perche-europa-l-economia-reale-conta-piu-163837.shtml?grafici
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La situazione in Europa è differente. Nel Vecchio continente, considerando il PIL dell‟Eurozona e l‟indice
EuroStoxx 50, la correlazione, dal 2005 al 2017, è di solo 0,32. Vale a dire un legame non così forte.
Guardando tuttavia al solo l‟ultimo quinquennio del grafico, il valore di correlazione cresce allo 0,50.
Insomma, la Borsa europea va molto meno a braccetto con il PIL di quella statunitense. Nel Vecchio continente
il mondo dell‟economia ha un legame meno forte con il mercato azionario rispetto agli Stati Uniti.
Figura 9 Legame fra PIL (GDP) Area Euro e l’indice Euro Stoxx 50 del mercato azionario.
Note: Asse-y-sinistra Euro Area Billion €, asse-y-destra Euro Stoxx Index. The EURO STOXX 50 Index, comprende i principali 50 stocks di 11 paesi
dell‟Area Euro: Austria, Belgium, Finland, France, Germany, Ireland, Italy, Luxembourg, the Netherlands, Portugal and Spain.
Quali potrebbero essere le motivazioni di questa situazione? Tra le tante cause le politiche espansive della
Federal Reserve americana e della BCE potrebbero aver influenzato il legame. L‟enorme quantità di liquidità
immessa sul mercato, infatti, sembra non aver «allentato» l‟impatto dell‟economia sull‟azionario.
Per quanto riguarda l‟Italia, la correlazione dal 2005 al 2017 è stata dello -0,45; mentre negli ultimi cinque anni
si è portata a 0,15.
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-05-13/borse-e-pil-ecco-perche-europa-l-economia-reale-conta-piu-163837.shtml?graficihttp://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-05-13/borse-e-pil-ecco-perche-europa-l-economia-reale-conta-piu-163837.shtml?grafici
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Figura 10 Legame fra PIL (GDP) Italia e l’indice Ftse Mib del mercato azionario.
Note: y-axis left Italy GDP Billion €, y-axis right FTSE Mib Index.
Critiche al PIL e la Commissione Sarkozy.
Tra gli indicatori economici più contestati vi è senz‟altro il Prodotto Interno Lordo. Il PIL fu l´unità di misura
utilizzata per controllare e uscire dalla Grande Depressione del „29, in un periodo in cui la produzione di
acciaio veniva considerata un indicatore universale di buona salute economica di un Paese. Il PIL tuttavia
risulta, secondo alcune critiche, un misuratore impreciso in quanto, per esempio, mette all´attivo anche gli
esborsi monetari per riparare le catastrofi derivanti dal malgoverno del territorio o vede in un terremoto che
distrugge una città un arricchimento collettivo. Già nel lontano marzo del 1968 Robert Kennedy pronunciava,
presso l'Università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava -tra l'altro- l'inadeguatezza del PIL come
indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate. Tre mesi dopo veniva ucciso durante la sua
campagna elettorale che lo avrebbe probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'America.
“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del
benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla
base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle
sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette
nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la
disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le
rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei
loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari,
l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia
nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
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Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza,
né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita
veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.”(Robert Kennedy).
Da tempo gli economisti cercano una misura alternativa al PIL. Il dibattito ha fruttato una ricca letteratura
economica e si è ampliato con il diffondersi di movimenti no e new global a cavallo del 2000. Le proposte
lanciate sono state molte. Nel gennaio 2008, l‟ex presidente francese Nicolas Sarkozy incaricò una
commissione, composta da una trentina di economisti di rilevanza mondiale e presieduta dai premi Nobel Joe
Stiglitz e Amartya Sen, di studiare e proporre alternative al PIL. Il lungo rapporto conclusivo che ne scaturì fu
presentato nel settembre 2009. Il risultato è deludente per coloro che si aspettavano un nuovo indicatore
sintetico che sostituisse completamente il PIL. Le attese erano state forse eccessive: ci si aspettava una nuova
misura semplice e diretta come il PIL ma allo stesso tempo capace di cogliere i tanti aspetti – prodotti e non
prodotti – che influenzano il nostro benessere. Il rapporto invece contiene dodici raccomandazioni piuttosto
generali tra le quali: il benessere materiale deve essere valutato al livello di nucleo familiare, tenendo in
considerazione il reddito e il consumo e non tanto la produzione come accade ora con il PIL. Si deve dare una
maggiore enfasi alla distribuzione del reddito, del consumo e della ricchezza: un aumento medio non
corrisponde per forza a un aumento per tutti, come Trilussa già notava a inizio Novecento. Chiede, inoltre, di
estendere la misura ad attività non di mercato. Questo punto riguarda il calcolo delle attività e servizi
in famiglia, per esempio la cura degli ammalati e degli anziani, un tema sempre più di attualità. Raccomanda, in
aggiunta, di prendere in considerazione la multidimensionalità della misura del benessere che tocca le
condizioni economiche ma anche l‟educazione, la salute, la qualità della democrazia, le reti sociali, l‟ambiente,
la sicurezza. Una gran parte del rapporto si occupa poi delle questioni di sostenibilità ambientale per misurare
la crescita al netto della distruzione di risorse e i rischi del cambiamento climatico.
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Per Esercitarsi
Esercizio 1. L‟economia di un paese in assenza di scambi commerciali con l‟estero è sintetizzata dalle
seguenti equazioni di comportamento:
C=160+0.6 YD; I=150; G=150; T=100 Si calcoli:
il prodotto interno lordo del paese;
il reddito disponibile;
la spesa per consumi;
il risparmio privato e pubblico
♠ Risultati
Y=1000
YD =900
C=700
Sprivato=200 Spubblico=-50
Esercizio 2. Si considerino i seguenti valori del PIL francese:
PIL reale (miliardi di €)
Deflatore del PIL (anno base 2010)
2018 2046,8 110,9
2019 2052,6 111,8
Di quanto è cresciuto il PIL reale dal 2018 al 2019?
Di quanto è cresciuto il deflatore del PIL nello stesso periodo?
Quale è il reddito nominale del 2018, misurato sulla base dei prezzi del 2010?
Quale è il reddito nominale del 2019, misurato sulla base dei prezzi del 2010?
La crescita del PIL nominale è stata inferiore o superiore a quella del PIL reale? Spiegarne la ragione.
♠ Risultati 0,28% 0,8% Trovo il 10,9% di 2046,8 e sommandolo a quest’ultimo si ha 2269,90 2294,81
Esercizio 3. Si supponga che un’economia produca solo 3 tipi di beni: arance, vino e pasta. Nell’anno 1 la produzione e i prezzi erano:
Q1 P1
Arance 8000 casse 1 euro
Vino 10000 casse 5 euro
Pasta 7000 quintali 0,70 euro
Nell’anno 2 la produzione e i prezzi sono:
Q2 P2
Arance 9000 casse 1,20 euro
Vino 10000 casse 5,50 euro
Pasta 5000 quintali 1,10 euro
Quale è il valore del PIL nominale nell’anno 1 e nell’anno 2?
Di quanto è cresciuto il PIL nominale dall’anno 1 all’anno 2?
Quale è il valore del PIL reale nell’anno 1 e nell’anno 2?
Di quanto è cresciuto il PIL reale dall’anno 1 all’anno 2?
Determinare il deflatore del PIL nell’anno 2
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Determinare la variazione del deflatore del PIL fra anno 1 e anno 2
♠ Risultati
Anno 1 62900; Anno 2 71300
13,35%
Anno 1 62900; Anno 2 62500
Il PIL è diminuito di -0,64%
114,08%
14,08%
Esercizio 4. Considerate i seguenti valori del PIL del paese X:
PIL nominale (miliardi di euro)
Deflatore del PIL (anno base 2010)
2018 2809 108,3
2019 2903 110,5
Fonte: OECD Indicare la variazione percentuale del PIL nominale fra il 2018 e il 2019
Il deflatore del PIL nello stesso periodo è aumentato o diminuito? e in che percentuale?
In base ai prezzi del 2010, calcolare il PIL reale del 2018 e del 2019
Determinare la variazione di PIL reale fra 2018 e 2019
♠ Risultati a) 3,35%; b) È aumentato del 2,03% c) Sapendo che il deflatore=PIL nominale/ Pil reale, ricaviamo il PIL reale = 2089/108,3 *100 = 2593,72 nel 2013. Allo stesso modo nel 2014 è pari a 2627,15 d) ((2627,15-2593,72)/ 2593,72)*100
Esercizio 5. Completa le seguenti affermazioni a) Il deflatore del PIL nel 2018 è definito come il rapporto fra: I. PIL nominale nel 2018 e PIL reale nel 2017
II. PIL nominale nel 2018 e PIL reale nel 2018
III. PIL reale nel 2018 e PIL nominale nel 2017
IV. PIL reale nel 2018 e PIL nominale nel 2018
b) La scelta dell’anno base nel calcolo del PIL reale:
I. Influenza sempre la misura del PIL
II. Non influenza in alcun modo la misura del PIL
III. Influenza la misura del PIL solo se si usano indici percentuali
♠ Risultati a) seconda definizione esatta (II) b) prima definizione esatta (I)
Esercizio 6. Si supponga che un’economia chiusa agli scambi con l’estero sia descritta dalle seguenti equazioni: C=400+0,5YD T=400 I=200 G=600
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Qual è il valore della propensione marginale al consumo e della propensione marginale al risparmio?
Calcolare il valore della domanda aggregata quando il reddito è pari a 0.
Il saldo di bilancio pubblico è in avanzo o disavanzo?
♠ Risultati
Propensione marginale al consumo=0,5 propensione marginale al risparmio=0,5
Domanda aggregata=1000
Si registra un disavanzo pari a 200
Esercizio 7. Rispondi alle seguenti domande:
a) Qual è la differenza fra beni e servizi intermedi e beni e servizi finali?
b) Perché nel calcolo del PIL i beni e i servizi vengono valutati ai prezzi di mercato?
c) Perché è importante il PIL per un’economia?
d) Da cosa dipende il tenore di vita di un Paese?
Esercizio 8. Si consideri un sistema economico chiuso descritto dalle seguenti equazioni: C = 60 + 0,6Yd I = 100 + 0,2Y G = 500 T = 100 Dove C sono i consumi delle famiglie, Yd il reddito disponibile; T le tasse; I gli investimenti; G la spesa pubblica e Y il reddito. In qualità di policy maker
1. Calcolare il valore del reddito di equilibrio.
2. Determinare il valore del bilancio dello Stato ipotizzando che l’ammontare dei trasferimenti sia nullo.
3. Si supponga che per soddisfare gli obiettivi del decisore pubblico il livello della spesa pubblica diviene G = 100:
che tipo di politica sta realizzando il policy maker?
4. Qual è il nuovo valore del reddito di equilibrio?
5. Calcolate il valore del risparmio privato S e del risparmio pubblico quand