3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere...

40
Bimestrale dell’UAAR n. 3/2013 (88) 4,00 ISSN 1129-566X ATEOFOBIA UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti Bimestrale – Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Firenze n. 3/2013 (88)

Transcript of 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere...

Page 1: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

Bimestrale dell’UAARn. 3/2013 (88)€ 4,00

ISSN 1129-566X

ATEOFOBIAUAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici RazionalistiB

imestrale–PosteItaliane

s.p.a.–SpedizioneinAbbonam

entoPostale–D.L.353/2003(conv.inL.27/02/2004

n°46)art.1,com

ma2,DCBFirenze

n.3/2013

(88)

Page 2: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

2 n. 3/2013 (88)

“L’ATEO” È IN VENDITA

FeltrinelliAncona: Corso Garibaldi 35Bari: Via Melo da Bari 119Bologna: Piazza Ravegnana 1Brescia: Corso Zanardelli 3Catania: Via Etnea 283-287Ferrara: Via Garibaldi 30/aFirenze: Via de’ Cerretani 30-32/RGenova: Via Ceccardi 16-24/RMacerata: Corso della Repubblica 4-6Milano: Via Foscolo 1-3; Via Manzoni 12Modena: Via Cesare Battisti 17Napoli: varco Corso A. Lucci (int. Stazione

F.S.); Via Cappella Vecchia 3 (piano –2); ViaT. d’Aquino 70

Padova: Via S. Francesco 7Parma: Via della Repubblica 2Pavia: Via XX Settembre 21Perugia: Corso Vannucci 78/82Pisa: Corso Italia 50Ravenna: Via IV Novembre 7Roma: Via V.E. Orlando 78-81; Largo di Tor-

re Argentina 5-10Siena: Via Banchi di Sopra 64-66Torino: Piazza Castello 19Verona: Via 4 Spade 2

RinascitaEmpoli (Firenze): Via Ridolfi 53Roma: Largo Agosta 36

Altre librerieBergamo: Libreria Fassi, Largo Rezzara 4-6Bolzano: Libreria Mardi Gras, Via Andreas

Hofer 4Campi Bisenzio (Firenze): Edicola-Libreria c/o

Centro commerciale “I Gigli”, Via S. Qui-rico 165

Cosenza: Libreria Ubik, Via Galliano 4Cossato (Biella): La Stampa Edicola, Via

Mazzini 77Ferrara: Libreria Mel Bookstore, Piazza Tren-

to/Trieste (pal. S. Crispino)Firenze: Libreriacafé “La Cité”, Borgo S. Fre-

diano 20/R; Libreria Cuculia, Via dei Ser-ragli 1-3/R

Foggia: Libreria Ubik, Piazza Giordano 76Genova: Assolibro, Via San Luca 58/R; Li-

breria Buenos Aires, Corso Buenos Aires5/R; Libreria Finisterre, Piazza Truogoli diSanta Brigida 25

Lecce: Samarcanda libri e caffè, Via LiborioRomano 23; Libreria Officine Culturali,Via Palmieri/Falconieri

Livorno: Libreria Gaia Scienza, Via Di Fran-co 2

Martano (Lecce): Atahualpa, Via SalvatoreTronchese 32

Milano: Libreria Popolare, Via Tadino 18Modena: Libreria “Il tempo ritrovato”, Stra-

dello Soratore 27/ANettuno (Roma): Progetto Nuove Letture, P/le

IX Settembre 8Novara: Libreria Lazzarelli, Via Fratelli Ros-

selli 45Pescara: Libreria dell’Università – Eredi Cor-

nacchia, Viale Pindaro 51Pisa: Libreria “Tra le righe”, Via Corsica 8Porto Sant’Elpidio (Fermo): Libreria “Il gat-

to con gli stivali”, Via C. Battisti 50Ragusa: Società dei Libertari, Via G.B. Odier-

naReggio Emilia: Libreria del Teatro, Via Crispi

6; Associazione Mag 6, Via Vincenzi 13/aRoma: Libreria “Odradek”, Via dei Banchi

Vecchi 57; Antica Libreria Croce, Corso Vit-torio Emanuele II 156/158

Rovigo: Libreria Pavenello Giampietro, Piaz-za Vittorio Emanuele II 2

Salerno: Edicola Elia (c/o Stazione F.S.),Piazza Vittorio Veneto

Taglio di Po (Rovigo): Libreria Fioravanti, Piaz-za IV Novembre 10

Torino: Libreria “Linea 451”, Via S. Giulia40/a; Libreria Comunardi, Via Bogino 2

Trento: La Rivisteria, Via S. Vigilio 23Udine: Libreria Tarantola, Via Vittorio Veneto

20Vicenza: Galla Libreria, Corso Palladio 11Vittorio Veneto (Treviso), Libreria Fenice, Via-

le della Vittoria 79Viterbo: Libreria dei Salici, Via Cairoli 35; Etru-

ria Libri, Via Cavour 34

L’ATEO n. 3/2013 (88)ISSN 1129-566X

EDITOREUAAR – Via Ostiense 89

00154 RomaTel. 065757611 – Fax 0657103987

www.uaar.it

DIRETTORE EDITORIALEMaria Turchetto

[email protected]

REDATTORE CAPOBaldo Conti

[email protected]

GRAFICA E IMPAGINAZIONEEdizioni Polistampa

DIRETTORE RESPONSABILEEttore Paris

REGISTRAZIONEdel tribunale di Padovan. 1547 del 5/12/1996

Per le opinioni espressenegli articoli pubblicati,

L’Ateo declina ogni responsabilitàche è solo dei singoli autori.

L’Ateo si dichiara disponibilea regolare eventuali spettanze perla pubblicazione di testi, immagini,o loro parti protetti da copyright,

di cui non sia stato possibilereperire la fonte.

Contributi e articolida sottoporre per la pubblicazione,

vanno inviati per e-mail [email protected]

oppure per posta ordinaria aBaldo Conti

Redazione de L’AteoCasella Postale 755

50123 Firenze CentroTel. Fax: 055711156

Distribuzione alle librerie Feltrinelli:Joo Distribuzione

Via F. Argelati 35 – 20143 Milano

STAMPATOMaggio 2013 – Polistampa s.n.c.

Via Livorno 8/32 – 50142 Firenze

COMITATO DI REDAZIONEAndrea Cavazzini

[email protected]

Francesco D’[email protected]

Alba [email protected]

Federica Turriziani [email protected]

COLLABORATORIRaffaele Carcano

[email protected]

Marco [email protected]

Luciano [email protected]

Fabrizio [email protected]

Fabio Milito [email protected]

Enrica [email protected]

Carlo [email protected]

NORME REDAZIONALI

Gli articoli inviati a L’Ateo devonoavere le seguenti caratteristiche:• battute comprese fra le 6.000

e le 18.000 (spazi inclusi);• indicare i numeri delle eventuali

note in parentesi quadre, nelcorpo del testo e in cifre arabe,riunendole tutte a fine articolo(cioè non utilizzare la funzionenote a piè pagina di Word, mafarle a mano);

• citazioni preferibilmente in linguaitaliana, se straniera tradotte innota;

• qualche riga di notizie biografichesull’autore a fine articolo.

L’ARCHIVIO DE “L’ATEO”È ORA ON LINE

Sono liberamente scaricabili dal sitoUAAR (www.uaar.it/uaar/ateo/archivio/) tutti i numeri de L’Ateofino al 2008. Ogni numero è un PDFdella dimensione di 600 Kb-2 Mb equindi può essere necessario pazi-entare per il download.

IInn ccooppeerrttiinnaa:: Maurizio Di Bona (www.thehand.it)NNeellll’’iinntteerrnnoo vviiggnneettttee ddii:: pag. 3, 27, 37: Vauro; pag. 4: Giancarlo Colombo; pag. 7: Mario Pic-colo; pag. 9: Andrés Diplotti (http://www.lapulgasnob.com/); pag. 14, 18, 22, 25, 33, 38:fonte ignota; pag. 17: Davide La Rosa (www.lario3.blogspot.it); pag. 20: Cesare Mon-celli; pag. 31: PV (Pietro Vanessi); pag. 34: © Chappatte (www.globecartoon.com).

Page 3: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

Cari lettori,

Scrive giustamente Massimo Redaelli(Discriminazioni: un approccio globale)che le istituzioni religiose manifestanoquello che gli psichiatri definiscono un“comportamento passivo-aggressivo”:si lagnano in continua-zione (passivo) per ri-vendicare (aggressivo)trattamenti di favore. Lachiesa cattolica si la-menta della progressivamessa in minoranza deicristiani: lo fa in Europa(e perfino in Italia, dov’èforaggiata dallo Stato ecoccolata dai media) per-ché si sente messa al-l’angolo da una societàsecolarizzata; e tanto piùlo fa nei paesi dove i cri-stiani sono in minoran-za, soprattutto nei paesiislamici dove quanto afanatismo non si scher-za. Gridano alla cristia-nofobia e lanciano peti-zioni e mobilitazioni [1].I musulmani, dal cantoloro, accusano di isla-mofobia l’intero occi-dente. I buddisti tibeta-ni si proclamano oppres-si dalla Cina, gli induistisi sentono minacciatidall’islam e quanto agliebrei non ne parliamo,sono i martirizzati pereccellenza.

Vogliamo, per una volta,lamentarci anche noi? Vogliamo parla-re di ateofobia? È perfino banale ricor-dare che da sempre gli atei sono i più di-scriminati: invisi a tutte le religioni, ri-sultiamo non solo diversi, ma più di-versi. “Perché – scrive Raffaele Carca-no (Venticinque secoli di ateofobia) – l’a-teismo non è un tipo diverso di creden-za […]. È la più grande opposizione aqualunque sistema religioso si possaconcepire”.

Di tanto in tanto qualche lettore scriveche anche gli atei “credono”: credono– che so – nell’amicizia, credono in quel-lo che fanno, credono al progresso o alvalore di una teoria scientifica. Ma que-ste sono solo trappole di parole, equi-voci di un linguaggio impreciso che usalo stesso verbo, credere, in significati di-versi: avere fiducia negli amici è una co-sa; essere convinti (“a posteriori”, ag-giungerebbe Carlo Tamagnone [2]) di

una teoria è una cosa. Credere (“a prio-ri”) nelle verità rivelate, nel Dio creato-re, nel Cristo incarnato o nella Trimur-ti, nella risurrezione dei morti o nellareincarnazione è proprio un altro paiodi maniche. Gli atei non credono in que-sto senso religioso e proprio per questo

sono avvertiti come più diversi e tratta-ti come meno uguali.

Sì, anche dalle civilissime e tollerantis-sime costituzioni europee, che tutelanoesplicitamente tutte le religioni ma tac-ciono degli atei, costringendo così i cit-tadini non credenti a ingaggiare batta-glie civili e giuridiche per rivendicare laparità di diritti con le confessioni reli-giose. I pronunciamenti in questo sensodelle istituzioni europee sono ancora po-chi e molto recenti. Nel 1994 la Corte diStrasburgo, a margine di una sentenzache aveva condannato la Grecia per averviolato il diritto di propagandare una fe-de, scrisse che la libertà di pensiero, co-scienza e religione non rappresenta unatutela solo per i credenti, ma anche “peratei, agnostici, scettici e indifferenti” [3].Nel 2007 venne aggiunto un comma al-l’articolo 17 del Trattato sul funziona-mento dell’Unione Europea [4], che al

primo comma prescrive di rispettare “lechiese e le associazioni o comunità reli-giose” e di instaurare con esse “un dia-logo aperto, trasparente e regolare”, perestendere tale trattamento anche alle“organizzazioni filosofiche e non con-fessionali”. Lo scorso febbraio il Media-

tore europeo (Ombuds -man europeo, le cui fun-zioni corrispondono aquelle del nostro difen-sore civico) su istanzadell’EHF (FederazioneUmanista Europea) hacensurato la Commissio-ne europea per non averapplicato tale principio.

Piccoli passi – ma co-munque risultati positi-vi, per quanto tardivi.Denunciare le discrimi-nazioni di cui siamo vit-time, rivendicare i nostridiritti, insomma lamen-tarci un po’ a quanto pa-re paga. Del resto in To-scana dicono: chi ’unpiange ’un puppa.

Note

[1] Per una più ampia infor-mazione e una equilibratavalutazione della campa-gna sulla cristianofobia daqualche tempo in atto, rin-vio all’articolo comparso loscorso aprile nelle Ultimis-sime del nostro sito “Un cri-stiano ucciso ogni cinqueminuti”: verità o propagan-da? (http://www.ua

ar.it/news/2013/04/05/cristiano-ucciso-ogni-cinque-minuti-verita-propaganda/).[2] Ho già citato nell’editoriale del primo nu-mero di quest’anno questa efficace formula-zione, contenuta nel libro di Carlo Tamagno-ne La mente plurintegrata. Le funzioni men-tali tra casualità e conflitto, promettendovinell’occasione di recensirlo: promessa chemantengo puntualmente in questo numero.[3] Corte Europea dei Diritti Umani, Decisio-ne del 20 settembre 1994.[4] Il Trattato di Lisbona modifica i due do-cumenti fondamentali dell’UE: il trattato sul-l’Unione europea e il trattato che istituiscela Comunità europea. Quest’ultimo è ride-nominato “Trattato sul funzionamento del-l’Unione europea”. (Il testo completo e con-solidato è disponibile in italiano nel sitohttp://www.consilium.europa.eu/documents/treaty-of-lisbon?lang=it).

Maria [email protected]

3n. 3/2013 (88)

EDITORIALE

Page 4: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

4 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

I gruppi umani non hanno mai pro-mosso il dissenso. Possono averlo tol-lerato e solo fino a un certo punto. Piùfrequentemente, lo hanno represso,spesso con la forza. Negli infiniti grup-pi di cui è costellata la storia di Homosapiens le credenze nel soprannatura-le hanno costituito un cemento formi-dabile, secondo soltanto alla lingua.Non stupisce che il dissenso da que-ste credenze abbia sempre costituitoun problema. Non stupisce nemmenoche l’incredulità abbia sempre costi-tuito un problema, un problema ancorpiù grande. Perché l’ateismo non è untipo diverso di credenza, non si ponecome la macchina per scrivere nei con-fronti della penna stilografica. L’atei-smo, al confronto, è internet.

È la più grande opposizione a qualun-que sistema religioso che si possa con-cepire. E per questo motivo può esse-re perseguitato anche dai sistemi reli-giosi più tolleranti. Il primo essereumano che, a quanto ci consta, si ve-de affibbiare l’etichetta di “ateo” è ilpoeta Diagora di Milo. I suoi versi cor-rosivi prendono di mira la religione.Troppo, anche per la tanto celebratademocrazia ateniese dell’età di Peri-cle: viene bandito dalla città e deve tro-vare rifugio a Corinto. Il decreto che loprende di mira, e che prende di mirachiunque non crede negli dèi “ricono-sciuti dalla patria”, colpisce ancheAnassagora, Socrate, Protagora e qual-che decennio dopo il filosofo Teodorodi Cirene, a sua volta definito “l’ateo”.

In quel periodo ad Atene governa an-che Crizia, il primo politico a giustifi-care la religione quale instrumentumregni, principio che troverà poi siste-mazione filosofica nel De natura deo-

rum di Cicerone. Sia Crizia, sia Cotta (ilpersonaggio in cui viene identificatoCicerone) sono assai sospetti di incre-dulità: il fenomeno degli atei devoti,degli increduli che in nome della ra-gion di Stato perseguono altri incre-duli, viene dunque da molto lontano.

Di Atene è anche Platone. Nelle Leggi,per far fronte al numero crescente diatei, propone l’introduzione di pene dra-coniane: cinque anni in una casa di cor-rezione per gli atei “banali”, ergastoloe pena di morte per quelli dissoluti e re-cidivi, recalcitranti alla rieducazione.Volenti o nolenti (nel mio caso, nolenti)Platone è uno dei pochi pensatori che hasaputo segnare la storia per millenni eche gode di discreto credito ancora og-gi. Il primo di una lunga serie di cattivimaestri dell’ateofobia.

Nonostante il clima, tuttavia, la storiadei non credenti nel mondo antico nonfinisce. Perché laddove la società si ca-ratterizza per un certo benessere, unalimitata libertà di parola e adeguati li-velli di istruzione, l’incredulità emer-ge spontaneamente, perlomeno tra iceti che se lo possono permettere. An-che a Roma vivono atei conclamati: ilpiù famoso di tutti è Lucrezio. Ma, an-che a Roma, vi sono episodi di intolle-ranza. Il più noto di tutti riguarda Car-neade. Il filosofo scettico, inviato co-me ambasciatore degli ateniesi a Ro-ma, argomenta in modo un po’ tropporelativista. Risultato: non piace ai mag-giorenti dell’urbe, e in particolare a Ca-tone il Censore, che spinge il Senato arispedirlo al mittente con l’accusa divoler “turbare la gioventù”.

La situazione peggiora, e parecchio,nel momento in cui Costantino e i suoi

successori impongono il cristianesimo.La nuova religione eredita dall’ebrai-smo anche l’ateofobia del suo testo sa-cro: il salmista dice che i negatori diDio sono uomini “stolti, corrotti, chefanno cose abominevoli” e il Deutero-nomio, per non sbagliare, stabilisceche gli apostati vanno lapidati. Gesù,nel Vangelo, dice che “chi non è conme è contro di me” e i primi cristianiamplificano il concetto in un eternoconflitto cosmico in cui “chi non è conil nostro Dio è con Satana”. Fin dall’i-nizio il compito di rappresentarlo vie-ne affidato al rito battesimale e all’e-sorcismo che ne è parte: chi si fa cri-stiano rinuncia a Satana, chi rinunciaal battesimo torna a Satana. In pocheparole, qualunque non cristiano (e,molto presto, qualunque non cattoli-co) è, letteralmente, demonizzato. Edovrà quindi essere estirpato.

Con l’aiuto dello Stato, ovviamente. Itesti sacri ebraici sono trasfusi nella le-gislazione, su esplicita richiesta di ve-scovi e leader cristiani. La religione sifa Stato, in particolar modo dopo l’a-scesa al potere di Teodosio. Già nel 386è istituita la pena di morte per i per-turbatori della “pace nella Chiesa”:due anni dopo si proibiscono, penasupplizio, le discussioni pubbliche sul-la religione; cinque anni dopo a coloroche “hanno tradito la santa fede e pro-fanato il santo battesimo” viene ne-gata la possibilità di ricoprire un uffi-cio pubblico, di testimoniare, testareed ereditare; sei anni dopo è introdot-ta la deportazione per chi “turba la fe-de e la popolazione cattolica”. Nel 426viene per la prima volta decisa la penadi morte per gli apostati, estesa poi aipossessori di libri contrari al cristiane-simo e ai perturbatori del culto cristia-

Venticinque secoli di ateofobiadi Raffaele Carcano, [email protected]

Page 5: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

5n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

no e, con Giustiniano, a bestemmiato-ri e omosessuali. Sant’Agostino indicacome modelli Costantino e Teodosio,e predica l’entrata obbligatoria nellareligione cristiana: richiesta accolta,chi non vi appartiene è ormai privatodei diritti civili.

Fine delle trasmissioni per molti secoli,nel corso dei quali si perdono le traccedel dissenso. Ma non si perdono affat-to le tracce della repressione del dis-senso. Ai blasfemi si taglia la lingua, maa chi si pone fuori dalla Chiesa va assaipeggio: scomunica, privazione di fune-rali e sepoltura, marchio di infamia, di-vieto di assistenza legale, confisca deibeni, perdita dei diritti civili, ergastolo.Nonché pena di morte per chi è giudi-cato colpevole di aver voluto convince-re altri della bontà delle proprie opinio-ni. San Tommaso ricorda che l’incredu-lità è il peccato morale più grave, meri-tevole della morte. Che, ipocritamente,non sarà la Chiesa stessa a comminare,ma il braccio secolare. A sua volta pas-sibile di scomunica se non eseguirà lacondanna.

Un sistema totalitario: il primo e il mo-dello per gli altri che seguiranno. Un si-stema che ha anch’esso i suoi “atei de-voti”. Come Federico II, a sua volta in-flessibile nella repressione della de-vianza, un atteggiamento che peraltronon gli evita di essere scomunicato duevolte e da due papi diversi. Come de-voto è pure Pietro Pomponazzi, che ne-ga l’immortalità dell’anima e i miracoli,ma invita anche a “credere quel che vo-gliono i teologi e i prelati con tutta laChiesa romana, perché altrimenti fare-te la fine delle castagne”.

Perché nel frattempo si contano i morti:Pietro D’Abano, Cecco d’Ascoli. È diffi-cile capire la portata dell’incredulità ditanti dissidenti dell’epoca, proprio per-ché la possibilità di esporsi è limitata eper contro le accuse di ateismo fioccanoanche nei confronti di semplici eretici.Meglio la morte civile che la morte sulrogo, si pensa, anche perché “ateo” è or-mai un termine passepartout usato perindicare qualunque reato. O peccato chedir si voglia: la distanza tra le due paro-le è infatti giunta ai minimi termini.

La società è e deve continuare a essereintegralmente cattolica. L’Inquisizioneè solo un tassello, per quanto il più im-portante, di un meccanismo repressivosempre in corso di perfezionamento. Peresempio, l’arcivescovo di Milano sanCarlo Borromeo aggiunge all’obbligo

della confessione quantomeno annua-le anche l’obbligo di un certificato cheattesta di averla praticata. San Pio V,che rappresenta l’apice del fanatismocontroriformista, impone di negare lecure agli inconfessi. C’è chi ne muore ec’è chi finisce al rogo.

Étienne Dolet, 1546. Jacques Gruet,1547. Girolamo Biscazza, 1570. Tuttibruciati con l’accusa di ateismo. E an-cora Giulio Cesare Vanini, il più noto:1619. Dopo di allora, e soprattutto do-po il caso-Galileo, l’inquisizione ab-bassa le ali. La società si secolarizza, isovrani assoluti non vedono più tantodi buon occhio un potere concorrente,anche a causa del pluralismo confes-sionale che comincia ad affermarsi sulcontinente. Alla fine del Seicento, a Na-poli, l’inquisizione può ancora celebra-re il processo al gruppo degli “ateisti”dediti all’atomismo. Ma i tempi sonoormai cambiati: si fa strada il principiodella tolleranza e si avvicina l’età deiLumi.

Già: ma quale tolleranza, per chi è sen-za Dio? John Locke, che scrive il famo-so Trattato, la nega (oltre che ai catto-lici) anche agli atei, ritenuti privi di mo-rale e incapaci di giurare. Voltaire, au-tore dell’altrettanto famosa Lettera, nelDizionario filosofico inserisce anche unacorrosiva voce sull’ateismo, definendo-lo “un mostro”. Nel frattempo, i “bla-sfemi” continuano a essere condanna-ti a morte: tra i più noti, ThomasAikenhead nel 1697, addirittura nel1776 il Cavaliere de La Barre. I libri con-tinuano a essere oggetto di censura,benché meno occhiuta del passato enessuno, persino tra gli illuministi, haancora il coraggio di manifestare aper-tamente il proprio ateismo.

Almeno fin quando non scoppia la Ri-voluzione francese. Che tuttavia è gui-data da deisti. Robespierre è decisa-mente ateofobo e proibisce le manife-stazioni contrarie alla religione. Non so-lo: nella festa dell’Essere supremo, lavittima sacrificale prevista dal rituale èproprio l’ateismo.

Nel 1799, accusato di “ateismo”, Fich-te deve lasciare la cattedra all’univer-sità di Jena. Nell’Ottocento l’ateismosi diffonde estesamente nei circoli in-tellettuali e le persecuzioni, quanto-meno in Europa, diminuiscono. Ma an-cora nel 1880 Charles Bradlaugh, elet-to deputato nel Regno Unito, viene ar-restato per essersi rifiutato di giuraresulla Bibbia.

Il Novecento è il secolo dei totalitarismi:che, come si può ben immaginare, nonvedono di buon occhio l’ateismo. I regi-mi nazifascisti, gli stessi con cui la San-ta Sede firma proficui concordati, met-tono invece immediatamente fuori leg-ge ogni organizzazione atea o laicista.Per dare un’idea della politica fascista,basti pensare che il Tribunale di Bolo-gna stabilisce che il cittadino AteoTrombetti deve, per decreto, chiamar-si Giusto Trombetti.

Ma agli atei butta male anche ad est.L’associazione dell’Unione Sovietica èsciolta per iniziativa di Stalin, quandol’avanzata tedesca lo spinge a rianno-dare i legami con la Chiesa ortodossa.Agli atei cechi va anche peggio: la loroorganizzazione è sciolta tre volte in unsecolo, prima dagli Asburgo, poi dai na-zisti, infine dai comunisti.

Anche nell’Occidente “libero” il clima èperò cambiato. Negli Stati Uniti il mac-

In Grecia un giovane webmaster, Philippos Loizos, è stato arrestato lo scorso set-tembre nel villaggio di Psahna sull’isola di Eubea. La sua colpa? Aver creato una pa-gina Facebook in cui faceva satira su un veneratissimo santone ortodosso, il “Vec-chio Paisios” e ne metteva in dubbio i miracoli attribuiti. Mesi prima, proprio nel fa-re opera di debunking ed evidenziare il fanatismo dei seguaci di questa sorta di “pa-dre Pio greco”, aveva fatto circolare una storia inventata costruita sulla base di dub-bi racconti intorno al monaco: il racconto era stato rilanciato da blog e anche dallastampa. Cosa ancor più irritante per i devoti, ha ribattezzato il santone “Vecchio Pa-stitsios” giocando su un tipico piatto greco, montato anche sulle sue immagini inchiave “pastafariana” e irriverente. Moltissime persone hanno segnalato la pagina,sono arrivate minacce e denunce. Anche il partito neo-nazista Alba Dorata, noto tral’altro per il boicottaggio e le violenze contro la libertà di espressione, ha portato laquestione in Parlamento. Accusato di blasfemia e offesa al sentimento religioso, ilgiovane rischia fino a due anni di prigione e una salatissima multa sulla base dellanormativa tuttora in vigore. (Vedi: http://www.uaar.it/news/2012/09/26/scherza-con-santi-ma-lascia-stare-monaci-giovane-greco-carcere-blasfemia/ e anche: http://www.centerforinquiry.net/blogs/entry/elder_pastitios_arrest_rekindles_debate_on_blasphemy_laws_in_greece/).

Page 6: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

6 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

Gli studi che mostrano i religiosi perse-guitati e vittime della “cristianofobia” o“dell’islamofobia” sono ormai noti, igno-rate dai mass media sembrano invece lecondizioni dei non credenti, nonostanteil pregiudizio nei loro confronti non pos-sa essere considerato trascurabile.

Sono chiari i dati della ricerca che l’In-ternational Humanist and Ethical Union(IHEU), un’associazione che raggruppa120 organizzazioni atee e umaniste di ol-tre 40 paesi, ha pubblicato in occasionedella giornata mondiale per i diritti uma-ni. La discriminazione dei non credentiavviene da parte dei governi di tutto ilmondo, con leggi che negano il dirittodegli atei ad esistere, ne limitano la li-bertà di espressione, revocano il loro di-ritto di cittadinanza, ne ostacolano l’ac-cesso alla pubblica istruzione o al pub-blico impiego, criminalizzano la loro cri-tica della religione.

In sette paesi del mondo, Afghanistan,Iran, Maldive, Mauritania, Pakistan, Ara-bia Saudita e Sudan, coloro che si di-chiarano atei possono subire la pena ca-pitale. In altri paesi, come Bangladesh,Egitto, Indonesia, Kuwait e Giordania te-sti ateisti o umanisti sono vietati perchéritenuti blasfemi.

Altri Stati hanno ordinamenti giudiziariche provocano la discriminazione siste-matica dei non credenti nella vita socia-le. Per esempio in Indonesia esistono leg-gi sul controllo religioso del diritto allacittadinanza e del diritto alla famiglia;

secondo queste legislazioni i cittadinidevono identificare la loro religione sul-la carta di identità ed è proibito dichia-rarsi “atei”, “agnostici” o “nessuna re-ligione”. I non credenti che scegliesse-ro di mentire per avere i documenti (ne-cessari per accedere al lavoro e agli stu-di) identificandosi con una religione, sa-rebbero poi costretti a dimostrare pub-blicamente la loro fede per potersi crea-re una famiglia.

In sette Stati americani, invece, ai noncredenti è proibito divenire pubblici uf-ficiali e in Arkansas non possono testi-moniare in tribunale, dal momento chenon possono giurare sulla Bibbia. Lostesso capo dello Stato, Bush, nel suo di-scorso alla nazione del 24 agosto 1987affermava «Non credo che gli atei do-vrebbero essere considerati cittadini, nétantomeno patrioti. Questa è una nazio-ne timorata di Dio».Anche in quei paesiin cui i non credenti non sono penal-mente perseguiti, sono comunque co-stretti a subire l’ostracismo dei media, ilbiasimo dei religiosi, il pregiudizio daparte della società in cui vivono e nu-merosi sono i casi di intolleranza a cau-sa dei quali gli atei sono costretti a cam-biare lavoro, scuola o città.

Cosa si nasconde alla base di tali discri-minazioni? Nello studio di Gervais, Sha-riff e Norenzayan (2011) un campione distudenti universitari è stato invitato ascegliere tra un candidato religioso e unoateo per due posti di lavoro: un educa-tore di asilo nido e un cameriere. Al di là

della loro appartenenza o non apparte-nenza religiosa, i candidati avevano me-desime qualifiche per la posizione. I par-tecipanti hanno significativamente pre-ferito il credente all’ateo per l’asilo nido,ruolo per il quale serviva una elevata do-se di fiducia. Ciò che aumenta il pregiu-dizio è avere fede in Dio: nello stesso stu-dio si osserva, infatti, come individui piùreligiosi fossero coloro che maggior-mente stigmatizzavano gli atei. Tale ri-cerca ha dimostrato che alla base dei pre-concetti contro i non credenti esistereb-be un sentimento di sfiducia (diverso peresempio rispetto al sentimento di di-sgusto alla base del pregiudizio controgli omosessuali).

Allo stesso modo lo studio di Rice e Ri-chardson (2012) sottolinea ulteriormen-te che per quanto riguarda gli atei nonsiano messe in discussione solo le capa-cità morali ma anche le capacità lavora-tive, determinando un minore riconosci-mento sul luogo di lavoro dei non cre-denti a parità di meriti rispetto ai colle-ghi religiosi. La diffidenza nei confrontidegli atei sembra guidata non tanto damotivi etnici o materiali quanto piutto-sto da timori rispetto alla perdita di va-lori etici e morali che sono ritenuti il ri-sultato del rispetto di Dio e delle regoledettate dalla religione nella società.

Alla base di questo rifiuto, quindi, non c’èla conoscenza diretta di individui noncredenti, bensì il basarsi su stereotipiche vedono lo sviluppo dell’ateismo co-me una corrente che può mettere a re-

cartismo è anche anti-ateo, ma si inne-sta su un clima favorevole: già nel 1940a Bertrand Russell è vietato l’insegna-mento al City College di New York. Elegislazioni anti-atee, che precludonoai non credenti la possibilità di accede-re ai pubblici uffici, sono in vigore in di-versi stati USA ancora oggi.

La storia degli ultimi decenni vede l’a-teofobia divampare soprattutto nei pae-si islamici. Anche la sharia ritiene che l’a-postasia sia meritevole della pena di

morte e sette nazioni incorporano nellalegislazione civile tale dottrina. Se fino apochi anni fa a essere presi di mira era-no soprattutto noti e ingombranti intel-lettuali, da Salman Rushdie a TaslimaNasreen, il diffondersi dell’ateismo trale giovani generazioni fa sì che semprepiù frequenti siano le condanne nei con-fronti di blogger o semplici attivisti.

Sarebbe bello se questo libro nero ter-minasse qui. È purtroppo prevedibileche la storia andrà diversamente. Pro-

prio la diffusione dell’ateismo spinge legerarchie religiose di ogni tipo ad ac-centuare i toni e a chiedere con sempremaggior forza la salvaguardia del sacro.La stessa legislazione italiana tutela pe-nalmente ancora oggi il sentimento re-ligioso e nessuno sembra aver voglia dieliminare questa arcaica discriminazio-ne. Che un dio abbia bisogno di una leg-ge per sentirsi protetto può sembrarciridicolo, e lo è. Ma attenzione: dirlo adalta voce può anche costare la vita, incerti angoli del pianeta.

Paura degli atei? Stereotipi sui non credenti e il fenomeno dell’ateofobiadi Laura Salvadori, [email protected]

Page 7: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

7n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

pentaglio le leggi morali di una società;per questo gli atei sono meno accettatianche delle altre minoranze religiose,perché queste vengono comunque rite-nute portatrici di un qualche valore. Gliideali sacri sarebbero latori di valori po-sitivi per la società quali la solidarietàverso i deboli, la carità, la fratellanza.Mentre gli individui atei avrebbero mag-giori probabilità di sviluppare compor-tamenti rischiosi per loro stessi e per glialtri. Questa tesi “dell’assunzione del ri-schio” (Liu, 2010) si basa sul presuppo-sto che i precetti religiosi, nella maggiorparte dei casi, tendono a punire i com-portamenti devianti con pene che sa-ranno scontate nella vita ultraterrena.L’idea di una condanna divina funge-rebbe da deterrente, però, solo per coloroche credono, i quali quindi, non si “as-sumerebbero il rischio” di una punizio-ne; gli atei, tenderebbero, invece, a igno-rare tali norme e a concentrarsi su ciòche accade nella vita terrena, e ciò li ren-derebbe maggiormente inclini a seguirei propri impulsi e a sviluppare compor-tamenti devianti e condotte d’abuso.

La realtà dei fatti sembra però diversa.Molti autori si sono prodigati nel dimo-strare come tutti gli individui indipen-dentemente dalla loro appartenenza omeno ad un credo religioso abbiano unapropria moralità.

Daniel Dennett nella sua opera “Rompe-re l’incantesimo” (2007) cerca di dimo-strare come non sia la religione a creareindividui moralmente migliori. Se i prin-cipi etici dipendessero da una ricom-pensa eterna le persone non credenti va-gherebbero senza scopo e indulgereb-bero nei desideri più vili. Ma questo ra-gionamento sottende una visione dell’u-manità estremamente degradante checomunque i fatti smentiscono, dal mo-mento che non c’è nessuna evidenza chele persone che non credono nella ricom-pensa del paradiso o nella punizione del-l’inferno abbiano una maggiore tenden-za a uccidere, violentare, rubare, o nonmantenere promesse.

Anche Barrett (2007) afferma che tuttigli individui hanno delle capacità mora-li. Egli sostiene, tuttavia, che i teisti ab-biano il lusso di una certezza morale for-nitogli dalla religione, mentre gli ateidebbano crearsi da soli la propria etica.

Geertz e Markusson (2010) sostengonoche i non credenti creino la propria mo-rale a partire dall’ideologia di una societàgiusta e dalla presenza in essa di rego-le da seguire per la civile convivenza. Il

rispetto viene, dunque, portato alle al-tre persone piuttosto che ad un Dio, equesto non impedisce agli atei di prova-re compassione e a sviluppare doti al-truistiche, che vengono consideratemeccanismi di default affinati nel corsodell’evoluzione piuttosto che il frutto dileggi divine.

Nonostante l’evidente infondatezza deipregiudizi nei confronti dei non creden-ti, molti studi dimostrano che questi so-no la minoranza più temuta nei paesi oc-cidentali. Una ricerca di Gervais e colla-boratori (2011) rivela che per gli ameri-cani la descrizione di un individuo pe-nalmente infido è più rappresentativadegli atei piuttosto che di cristiani, mu-sulmani, omosessuali, ebrei o femmini-ste. Anche altri studi condotti sulla po-polazione americana hanno dimostratoche i non credenti sono ritenuti il grup-po più problematico, e il divario tra l’ac-cettazione degli atei e l’accettazione del-le altre minoranze sia etniche che reli-giose è ampio e persistente.

Edgell, Gerteis e Hartmann (2006) di-mostrano che è più probabile che gliamericani disapprovino un figlio che de-cide di sposarsi con un ateo rispetto adun individuo che faccia parte di qualsia-si altra minoranza. I dati sono sorpren-denti se si pensa che i non credenti so-no ritenuti più pericolosi dei musulmani(i quali dopo l’11 settembre e la guerrain Iraq non godono di una buona accet-tazione sociale) e degli omosessuali (chesono ritenuti pericolosi per la potenzia-le volontà di sovvertire la composizionedella famiglia tradizionale). I non cre-denti quindi risultano più discriminati ri-

spetto ad ogni altra minoranza etnica,religiosa, e sessuale.

Un recente studio di Gervais (2011) spo-sta però l’attenzione sul fatto che la ca-tegoria degli atei goda di una interes-sante peculiarità. Per più di 50 anni, i ri-cercatori hanno riconosciuto una corre-lazione positiva tra il pregiudizio controil diverso e l’ampiezza del gruppo discri-minato: perciò più grande è il gruppo stig-matizzato e più elevato è il pregiudizionei suoi confronti. Gervais (2011) dimo-stra che questa correlazione si inverteproprio parlando di ateismo. La ricercaverifica, infatti, l’ipotesi che all’aumen-tare del numero degli atei in una deter-minata popolazione si riduca la loro di-scriminazione. A dimostrazione di questatesi, lo studio osserva che il pregiudiziocontro gli atei si abbassa nei territori do-ve ne vivono molti. In paesi come Dani-marca e Svezia nei quali gli atei sono unnumero più elevato i preconcetti nei loroconfronti sono pressoché inesistenti.

La stigmatizzazione si riduce, inoltre,quando la persona stima che i non cre-denti siano quantitativamente signifi-cativi nella popolazione, a prescinderedal loro effettivo numero, dimostrandoche il pregiudizio contro di loro non di-pende dalla presenza reale, ma dalla per-cezione di questi nella popolazione stes-sa. Secondo questo studio infatti le per-sone che ritenevano che gli atei fosseropiù frequenti avevano minori preconcettirispetto a coloro che ritenevano che i noncredenti fossero in numero inferiore.

Le cause che sembrano motivare tale fe-nomeno secondo gli autori sarebbero due:

Page 8: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

8 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

da una parte le persone che pensano chei non credenti siano più comuni sarebbe-ro coloro che hanno avuto più contatti conloro e hanno potuto appurare personal-mente che la loro affidabilità non è diver-sa da quella di chiunque altro, contra-stando gli stereotipi negativi; dall’altrafinché si ritiene che gli atei siano un grup-po sparuto si può anche credere che sia-no degli immorali che vivono violando tut-te le leggi etiche e civili, mentre si incor-re in una evidente dissonanza nel mo-mento in cui questi diventano un gruppogrande e conosciuto che non sostanzia leaspettative violente e immorali cui vienesolitamente legato. Quest’ultima ricercaci offre un risultato incoraggiante, so-prattutto in un paese come l’Italia, in cuidati ISTAT mostrano che è in aumento laquota di coloro che non frequentano luo-ghi di culto, che passano dal 15,9% nel2001 al 20,2% nel 2011.

Dunque se da una parte il biasimo ver-so i non credenti sembra essere legatoalla presenza e diffusione di stereotipinegativi che li dipingono come personeinaffidabili e dalla dubbia moralità, dal-l’altra i fatti dimostrano che le popola-zioni in cui gli atei sono maggiormentepresenti non confermano tali tendenze,ma al contrario viene mostrata una mag-

giore accettazione di questi. Purtroppomancano degli studi specifici sul terri-torio italiano, ma alla luce di queste nuo-ve scoperte è auspicabile, vista la dimi-nuzione dei credenti militanti, un’inver-sione di tendenza rispetto alla stigma-tizzazione dei non credenti.

Accanto ad una maggiore conoscenzadell’ateismo però, perché davvero si pos-sano ridurre i pregiudizi, sembra quan-to mai necessario cercare di abbando-nare insostenibili pretese di verità a prio-ri. Liberarsi dai pregiudizi è difficile maaffrontarli con consapevolezza, per rela-tivizzarne il peso, appare necessario.

Bibliografia

Barrett J. (2007). Is the spell really broken? Bio-psychological explanations of religion and thei-stic belief. Theology and Science, 5 (1), 57–72.Dennett D. (2007). Rompere l’incantesimo. Lareligione come fenomeno naturale. Milano:Raffaello Cortina Editore. Edgell P., Gerteis J. & Hartmann D. (2006).Atheists as “Other”: Moral Boundaries andCultural Membership in American Society.American Sociological Review, 71 (2), 211-234.Geertz A.W. & Markusson G.I. (2010). Religionis natural, atheism is not: On why everybodyis both right and wrong. Religion, 17, 1–14.

Gervais W.M., Shariff A.F. & Norenzayan A.(2011). Do you believe in atheists? Distrust iscentral to anti-atheist prejudice. Journal ofPersonality and Social Psychology, 101, 1189–1206.Gervais W.M. (2011). Finding the faithless:Perceived atheist prevalence reduces anti-atheist prejudice. Personality and Social Psy-chology Bulletin, 37, 543–556.International Humanist and Ethical Union(2012). Report on Discrimination Against Hu-manists, Atheists and Non-religious People.ISTAT (2012). Indagine multiscopo annualesulle famiglie. “Aspetti della vita quoti-diana”.Liu E.Y. (2010). Are Risk-Taking PersonsLess Religious? Risk Preference, ReligiousAffiliation, and Religious Participation inTaiwan. Journal for the Scientific Study ofReligion, 49 (1), 172–178.Rice S. & Richardson J. (2012). The effect ofreligious and sexual stigmas on program-mers and trust in their work product. TheSocial Science Journal (in stampa).

——————

Laura Salvadori dopo studi classici si laureain Psicologia Clinica e della Salute con unatesi sul confronto psicologico tra cattolicipraticanti, non praticanti e atei. Psicologalibero professionista e specializzanda in Psi-coterapia Cognitivo Costruttivista, collaboracon l’Associazione Artemisia, centro controla violenza su donne e minori, a Firenze.

IIll 55°° aannnnoo ddeell CCoonnccoorrssoo UUAAAARR ddii PPooeessiiaa SScciieennttiiffiiccaaddeeddiiccaattoo aa CChhaarrlleess DDaarrwwiinn

(La prima edizione del concorso è stata premiata nel febbraio 2009in occasione del bicentenario della nascita di Charles Darwin – 12febbraio 1809 – e a 150 anni dalla pubblicazione de “L’origine del-le specie”).

Un piccolo anniversario da festeggiare e allora, oltre alle premia-zioni a Venezia il 18 febbraio 2013 per i primi tre classificati, e ol-tre al delizioso libretto che contiene tutte le poesie in concorso, ab-biamo pensato di produrre delle brevi menzioni per tutte le poe-tesse e per tutti i poeti che ci hanno inviato le loro opere. Tutte leopere si sono particolarmente distinte per quelle piccole frasi, in-venzioni, combinazioni di parole che fanno della scrittura qualco-sa che riesce a veicolare, in chi legge, un’emozione profonda e rea-le, un brivido di vita. La lanterna del coraggio, i pensieri come fio-ri in testa, il filo antico come bava di ragno, una natura nitida e ma-tematica, la morte senza sorriso, il sole che ha l’orgasmo, lo sguar-do ostinato dal poster francese, trecentootto morti, il premio all’o-rizzontalità, il pianto dei semi e l’attesa, le muse esiodee, la nau-sea maestosa, la nuvola chiara che spinge e la scura che tira …,sono solo alcuni dei frammenti dei meravigliosi giochi letterariusati per esprimere discorsi, anche di qualitativa esposizione scien-tifica, di riflessione sul mondo, con la poesia. Quest’anno, in par-ticolare, ci è parso pure di intuire un filo rosso che univa in qual-che modo tutti i lavori inviati che provengono da tutta Italia e dapersone diverse sia per età che per stile espositivo. Tra le pagine aleggia una grande consapevolezza di finito cheperò non toglie nulla alla volontà di ricerca, di condivisione e dicooperazione con gli altri. La scienza è la principale protagonista,ma hanno fatto capolino anche la denuncia dei comportamentiignobili degli esseri umani e la politica. Molto realistiche le nostre

brave poetesse e i nostri bravi poeti. Piccola e breve statistica: 44partecipanti, 14 donne, province interessate da Ragusa a Cuneo,fasce di età varie, si va dall’anno di nascita 1940 fino al 1993. Unsaluto particolare va ai partecipanti più assidui, ben più di 15, deiquali ammiriamo, anno dopo anno, l’evoluzione poetica e per iquali ci emozioniamo sempre, come degli innamorati, all’apertu-ra delle mail con gli invii delle loro rime.

Ancora un grazie ai nostri giovanissimi poeti Annamaria, Mauro,Michael e Pierpaolo, che già dimostrano grandi doti e non solo discrittura. Insomma, anche quest’anno il progetto è andato a buonfine: belle poesie, scienza e ricerca in primo piano, rime toccantied emozionanti e senza alcun accenno ai santi! Che bello!

PPrreemmiiaattii

1° Ateo de II Secolo d.D. (dopo Darwin): Pedigree fossile “Per unapoesia con il filo antico e sottile come bava di ragno”. Ringrazial’ateo quel legame lontano grazie al quale la sua estrema preca-rietà, in un tempo futuro e in un modo sconosciuto, forse di nuo-vo in qualche modo approderà. 2a Carla Buranello: Lumachina “Per una poesia con la natura niti-da e matematica”. Artista del caso e della necessità c’è un ani-maletto che vive con lentezza e semplicità. È la lumachina: vege-tariana ed elegante molto meglio di noi che saremmo l’essere pen-sante! 3° Mattia Nicchio: Elogio della scienza “Per una poesia con il co-raggio dell’animale impaurito”. Una poesia dedicata alla scienzache forse non da certezze ma che eleva l’uomo che ha sete di ri-sposte, quelle giuste speriamo, se no ragazzi, son guai e batoste.

Cathia Vigato, Circolo UAAR di [email protected]

Page 9: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

9n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

Il Manuale Statistico e Diagnostico deiDisturbi mentali, quarta edizione, text re-vision, nell’appendice B, richiede alme-no quattro delle seguenti caratteristicheper poter parlare di comportamento pas-sivo-aggressivo: la persona (1) resiste inmodo passivo alla realizzazione di com-piti sociali e occupazionali di routine; (2)si lamenta di essere incompreso e nonapprezzato dagli altri; (3) è scontroso epolemico; (4) critica in modo irragione-vole e disprezza l’autorità; (5) esprime in-vidia e risentimento verso quelli che so-no apparentemente più fortunati; (6)esprime lamentele esagerate e continueper la sua sfortuna personale; (7) alternauna sfida ostile al pentimento.

Non voglio qui mettermi il cappello del-lo psicologo e tanto meno dello psi-chiatra. E però questo punto di vistapuò tornare comodo per interpretare al-cune strategie politiche con le quali noinon credenti ci troviamo ad avere a chefare.

Succede che in Italia in generale, e in cer-te regioni in particolare, sia quasi im-possibile per una donna abortire. In La-zio, ad esempio, i medici obiettori di co-scienza sono il 93% del totale. In termi-ni di DSM si può dire che 9 medici su 10(per motivi religiosi) resistono in modopassivo a realizzare il loro compito oc-cupazionale di routine – incidentalmen-te negando alle donne un loro diritto.

Succede che nel Vecchio Continente levarie denominazioni cristiane abbianofatto tutti gli sforzi possibili per otte-nere che nelle carte fondamentali del-l’Unione Europea fossero riconosciutele «radici cristiane». Tanto che il Papaeuropeo (almeno nel nome) lamentavache «l’ispirazione decisamente cristia-na dei Padri fondatori dell’Unione Eu-ropea» è «una verità sempre più pas-sata sotto silenzio».

Succede che nel mondo spesso e vo-lentieri quella formidabile arma del pro-gresso che si chiama «ironia» venga tra-sformata dal senso religioso in un’offe-sa irreparabile e che talvolta merita unacondanna a morte.

Le prime tre voci del DSM sembranocalzare a pennello a tanto fanatismo re-

ligioso. Che risponde alle sfide dellamodernità, quindi, in maniera passivo-aggressiva? Mancherebbe solo un ulti-mo criterio da verificare e mi sento diproporre il numero (6): lamentele esa-gerate e continue. Come altro definirequel monumento di vittimismo che è ilRapporto pubblicato dall’Osservatoriosull’intolleranza e la discriminazionecontro i cristiani in Europa? Gli esten-

sori hanno trovato meritevole lamen-tarsi di vignette satiriche sul papa, delfatto che la Chiesa sia stata definitaomofoba (ed allo stesso tempo che unparlamentare proponga di rendere ille-gali le terapie riparative dell’omoses-sualità), che in Spagna si parli di «va-canze tra trimestri» invece che «pa-squali», ed altri simili insanabili vulnus.

Il problema è che questa sequenza diper lo più risibili fatterelli è usata in se-de di istituzioni europee per ottenere,mostrando la bua (passivo), rivendica-zioni (aggressivo) e trattamenti di fa-vore per le religioni in generale e per ilcristianesimo in particolare. Christia-nophobia: it’s a thing! Non si vuole quinegare che ci siano vere persecuzionidi cristiani nel mondo: ci mancherebbe.

È però il caso che si sottolinei che le di-scriminazioni a base religiosa colpisco-no anche, com’è ovvio, chi la religionesceglie di non averla.

Allora, oltre a far notare che le poste in-glesi si sono rifiutate di recapitare inmassa CD con letture dal Vangelo, di-ciamo anche che negli Stati Uniti unpacco con su scritto «ateo» ci mette tregiorni in più ad arrivare a destinazionedi uno neutro – sempre se ci arriva, per-ché se ne perdono misteriosamente no-ve volte di più. (Succede anche in Italia,naturalmente, come sanno bene i let-tori de L’Ateo). Ancora, se ci si lamen-ta che gli albergatori in Inghilterra de-vono accettare anche coppie omoses-suali, perché ci si lamenta se poi il pro-prietario di una foresta in Austria vietaai pellegrini il passaggio?

Ma si dirà che qui si tratta di quisqui-lie. Mica troppo: in Italia non si può qua-si parlar male del Papa; in Sri Lanka nonpuoi entrare se hai un tatuaggio irri-spettoso verso il buddismo; ma in Ban-gladesh, Egitto, Pakistan e in altri pae-si islamici ti arrestano (e talvolta con-dannano a morte) per aver criticato lareligione in un blog ...

Sono casi singoli, ma che come spessoaccade procedono da un disegno più or-ganizzato. Sì, perché le religioni, a li-vello delle istituzioni europee e mon-diali, sono molto organizzate: infinita-mente di più dei non credenti, in unamoltitudine di associazioni grandi e pic-cole, ben finanziate, ben fornite di per-sonale, ben collegate tra loro, abituatea fare lobby. In confronto le contropar-ti laiche sono decisamente più deboli,con poche risorse sia economiche siaumane.

Ciononostante stanno ottenendo risul-tati. L’International Humanist and Ethi-cal Union (IHEU), di cui l’UAAR fa par-te, ha per esempio recentemente otte-nuto che in una risoluzione contro il raz-zismo del Consiglio per i Diritti Umanidelle Nazioni Unite non fosse più con-dannata l’offesa a «simboli religiosi epersone venerate». Questa espressio-ne era stata fortemente voluta, e peranni ottenuta, dall’Organizzazione del-la Cooperazione Islamica e serviva a

Discriminazioni: un approccio globaledi Massimo Redaelli, [email protected]

Page 10: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

10 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

giustificare leggi nazionali contro la bla-sfemia.

A livello europeo la European Human -ist Federation (EHF), della quale l’UAARè membro e nel cui direttivo sono dal2011, è riuscita a pestare qualche callo.Ad esempio la sua dettagliata relazio-ne, consegnata all’interno del progettoReligare (che aveva il compito di inda-gare religioni, credenze e laicità in Eu-ropa), ha suscitato una piccata rispostaproprio dallo stesso Osservatorio chepubblica il rapporto sulla cristianofobia.Inoltre, dopo una battaglia burocraticadurata più di due anni, ha ottenuto che

l’Ombudsman europeo riconoscesseche la Commissione Europea non hamantenuto un dialogo sufficientemen-te aperto e trasparente con i non cre-denti.

È in questo contesto che deve esseresalutata la pubblicazione, da parte del-l’IHEU, del Freedom of Thought 2012:A Global Report on DiscriminationAgainst Humanists, Atheists and theNon-religious. Certamente come una ri-sposta al vittimismo del Rapporto sullacristianofobia – mostrando, peraltro, di-scriminazioni vere. Ma soprattutto comeuno strumento di lobby nel senso mi-

gliore del termine: difesa organizzatadei diritti di centinaia di milioni di per-sone, che finalmente e faticosamentestanno imparando a superare i partico-larismi associativi, regionali, nazionali,culturali – finalmente facendosi senti-re, uniti.

——————

Massimo Redaelli, classe 1979, è laureato inIngegneria Informatica al Politecnico di Mi-lano e alla UIC di Chicago. Lavora come pe-rito (calli)grafico. Membro del Comitato diCoordinamento dal 2010, rappresental’UAAR all’estero (in particolare presso EHFe IHEU).

La IHEU fa luce sulla criminalizzazione degli ateiin varie parti del mondodella International Humanist and Ethical Union, [email protected]

Atei, umanisti, liberi pensatori ed al-tre personalità di non-credenti sonooggetto di discriminazione in tutto ilmondo; l’espressione delle loro ideeviene spesso criminalizzata ed è, incerti paesi, soggetta alla pena di mor-te – questo è quanto ha dichiarato al-le Nazioni Unite la IHEU (Unione In-ternazionale Etica Umanisti). In un do-cumento sottoposto all’attenzione delConcilio per i Diritti Umani (organomondiale), la IHEU dimostra che l’a-teismo è esplicitamente o di fatto fuo-rilegge in molti Stati, dove le personevengono forzate ad adottare una reli-gione, a volte entro un ristretto rangedi opzioni ufficiali o dove abbandona-re una religione, in particolare l’Islam,è esso stesso un crimine.

NNeell ddeettttaagglliioo:: llaa bbaassee lleeggaallee ddeeii ddiirriittttiippeerr ii nnoonn--ccrreeddeennttii

Il documento sottoposto dalla IHEU,che rappresenta oltre 120 organizza-zioni di umanisti in circa 45 paesi, rap-presentando dunque milioni di umani-sti, diceva:

“L’universale diritto umano alla li-bertà di pensiero, di coscienza e di re-ligione, come si dice nell’Articolo 18della Dichiarazione Universale dei Di-ritti Umani, tutela la libertà di co-scienza in ogni singolo essere umano.La libertà di religione o di credo, così

come tutela il diritto dell’individuo aseguire una religione, tutela anche ildiritto a rifiutare qualsiasi religione ocredo, a identificarsi come umanista onon-credente, e a manifestare con-vinzioni non-religiose attraverso l’e-spressione, l’insegnamento e la prati-ca. Mentre questo diritto fondamen-tale include il diritto a non rivelare ilproprio credo o la propria identifica-zione religiosa, e il diritto a non pren-dere parte alle cerimonie religiose, es-so include anche la libertà di sostene-re in pubblico tali credenze e di cer-care di persuadere gli altri circa i me-riti del proprio credo o le falle del loro,attraverso il dibattito e la critica.

Il diritto a criticare la religione è tute-lato anche dall’Articolo 19 della Di-chiarazione Universale dei Diritti Uma-ni: Ciascuno ha diritto alla libertà diopinione e di espressione; questo dirit-to include la libertà di avere opinionisenza interferenze o di cercare, riceve-re ed impartire informazioni ed idee at-traverso ogni mezzo di comunicazionee senza riguardi per le frontiere. Il di-scorso ateistico inoltre, è tutelato da-gli Articoli 18 e 19 della DichiarazioneUniversale dei Diritti Umani. Nono-stante questa tutela, un’ampia discri-minazione contro atei, umanisti e libe-ri pensatori continua comunque ad es-sere perpetrata dai governi di tutto ilmondo”.

NNeell ddeettttaagglliioo:: ffoorrmmee ddii ddiissccrriimmiinnaazziioonnee

Talvolta gli Stati giocano sulla preoccu-pazione islamofobica e sull’intolleranzareligiosa per supportare leggi che van-no molto oltre le loro legittime preoccu-pazioni, anziché fornire una qualsiasi for-ma di scetticismo o l’espressione di unapositiva filosofia umanista, di fatto ille-gale. Il documento sottoposto dalla IHEUsi riferisce al suo rapporto pubblicato aDicembre – Freedom of Thought 2012 –sullo stesso argomento della discrimi-nazione dei non-credenti nel mondo.

“Questa discriminazione si presenta sot-to due forme. In primo luogo, come di-scriminazione nei confronti delle comu-nità di non-credenti attraverso la costi-tuzione di una nazione e/o il suo sistemagiuridico. Ad esempio, alcuni governi di-chiarano fuorilegge la stessa esistenzadi atei, altri perseguitano le persone cheesprimono i propri dubbi in materia reli-giosa o che dissentono, e perseguitanosenza preoccuparsi se quei dissenzien-ti si identifichino come atei. In secondoluogo, e più in generale, la discrimina-zione si realizza contro le persone laichequando esse manifestano la propria co-scienza agendo contro i dettami della re-ligione della loro famiglia, comunità opaese …

Mentre i paesi che criminalizzano l’atei-smo in sé sono solo una manciata, le pu-

Page 11: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

11n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

nizioni in quei paesi che lo fanno posso-no essere estremamente severe: in Af-ghanistan, Iran, Maldive, Mauritania,Pakistan, Arabia Saudita e Sudan gli ateipossono essere condannati alla pena dimorte per via delle loro idee. In molti pae-si le misure legali o criminalizzano di fat-to l’ateismo, o criminalizzano l’espres-sione e la manifestazione del pensieroateistico, o risultano – per la loro discri-minazione sistematica – contro gli atei econtro quelli che rifiutano la religione.

Queste misure includono un rangedi leg-gi che regolano vari aspetti della vita del-le persone, ad esempio le leggi che pu-niscono l’apostasia e la conversione re-ligiosa in Bahrain, Comoros, Maldive,Mauritania, Arabia Saudita e Sudan. An-che l’entrare a far parte dei registri reli-giosi e il fatto che ci sia una lista di reli-gioni permesse dal governo, come in In-donesia e in Giordania, è discriminatorio.In Iran, i cittadini devono dichiarare lapropria fede in una delle quattro religio-ni riconosciute ufficialmente, allo scopodi poter godere di un certo numero di di-ritti legali, come ad esempio poter faredomanda di ammissione in una univer-sità iraniana. In Birmania, Gibuti e Mal-dive certe forme di partecipazione poli-tica (come dirigere un ufficio o votare)dipendono dai cittadini che fanno partedei registri religiosi e che dunque han-no un’affiliazione religiosa”.

NNeell ddeettttaagglliioo::llaa ddiissccrriimmiinnaazziioonnee nneeii ssoocciiaall nneettwwoorrkk

Il documento sottoposto dalla IHEU faluce anche su una tendenza discrimina-toria legata all’uso di social network co-me Facebook o Twitter.

“Le misure legali contro la blasfemia e lacritica religiosa, specialmente nel regnodei social network, sono una manifesta-zione sempre più comune della discri-minazione nei confronti dei non-creden-ti. Il 2012 ha visto crescere in modo net-to l’accusa rivolta – su Facebook o suTwitter – alla critica dichiaratamenteatea delle religioni. Fra il 2007 e il 2011,la IHEU ha registrato solo tre accuse diblasfemia nei social media – due dellequali in Egitto, ma nel 2012 oltre una doz-zina di persone in diversi paesi sono sta-te tacciate di blasfemia per via delle lo-ro affermazioni nei social network. Adesempio, oltre alla tragica eppure cosìfamiliare ondata di accuse di blasfemiain Pakistan, il 2012 ha visto fiorire accu-se di commenti dichiaratamente ateisti-ci in Facebook e Twitter in Bangladesh,

Bahrain, Egitto, Indonesia, Kuwait, Ara-bia Saudita, Tunisia e Turchia.

In particolare, l’Egitto ha assistito ad unsensibile aumento delle multe per la bla-sfemia on-line fatte agli atei nel 2012. Al-ber Saber è un eminente attivista per lademocrazia laica che ha creato la paginaFacebook che nelle sue parole si chiama“Atei Egiziani” ed ha criticato a voce ilfondamentalismo islamico. Nel dicembre2012 ha ricevuto la condanna a tre annidi reclusione. Anche il suo compatriotaAyman Yusef Mansur è in carcere e svol-gerà lavori forzati per tre anni e l’accusaè che egli abbia offeso l’Islam su Face-book. Allo stesso modo, il diciassettenneGamal Abdou Massoud è stato impri-gionato per tre anni per aver postato suFacebook cartoni animati blasfemi, men-tre Bishoy Kamel è stato imprigionato persei anni, con la stessa accusa”.

IInntteerrcceettttaazziioonnii ddaallll’’OOIICC

Il documento della IHEU è stato sotto-posto al Concilio dei Diritti Umani nonappena questo ha inaugurato la sua ven-tiduesima sessione. Esso va contro unbackground di nuovi sforzi fatti da pae-si islamici per ottenere una pena mon-diale per la “diffamazione religiosa”. Ci-tando ad esempio il dispregiativo videoYoutube Innocence of Muslimsquale evi-denza di islamofobia, i rappresentantiOIC si sono rivolti all’ONU per limitare lacritica religiosa a livello nazionale. LaIHEU ha già suonato il campanello d’al-larme su questa strategia e su simili sfor-zi dell’OIC per bollare l’espressione del-le idee ateistiche come “razzismo”.

Recentissimamente, un alto ufficialedelle 57 nazioni dell’OIC (Organizza-zione per la Cooperazione Islamica) hadetto che il corpo del testo si sarebbe

focalizzato sul raccogliere consenso sulcriminalizzare la denigrazione religiosanei prossimi discorsi con i paesi occi-dentali. Nel novembre dello scorso an-no, il capo dei 21 paesi della Lega Ara-ba ha detto al Concilio di Sicurezza del-l’ONU con sede a New York che la suaorganizzazione voleva un vincolo inter-nazionale per assicurare che “la federeligiosa e i suoi simboli siano rispetta-ti”. La IHEU ed altri raggruppamentinon-governativi per i diritti affermanoche molti governi musulmani fanno usodi questa terminologia e del concetto di“blasfemia religiosa” all’interno dei lo-ro paesi per intimidire sia gli atei che iseguaci di altre religioni.

LL’’iippooccrriissiiaa ee llaa mmiinnaacccciiaa aaii DDiirriittttii UUmmaannii

Tre degli Stati la cui legislazione pre-vede la morte per la blasfemia control’Islam – pena che può essere applica-ta agli atei che rivelino pubblicamentele proprie idee – sono nel Concilio per iDiritti Umani: si tratta di Pakistan, Mau-ritania e Maldive. I paesi islamici – in-clusi Bangladesh, Bahrain, Egitto, In-donesia, Kuwait, Arabia Saudita, Tuni-sia e Turchia hanno anche intensifica-to l’accusa di espressioni “blasfeme” dicritica religiosa nei social network co-me Facebook e Twitter. Un certo nu-mero di questi governi “accusa le per-sone che esprimono i propri dubbi reli-giosi o che dissentono, a prescindere sequei dissenzienti si identificano comeatei”, recita il documento sottoposto alconcilio dei diritti.

I paesi all’interno del raggruppamentoOIC hanno 15 rappresentanti nel Conci-lio per i Diritti Umani – da Asia, Africa eMedio-Oriente – e non costituiscononeanche un terzo del corpo degli aventidiritto.

In Egitto un giovane blogger ateo, Alber Saber, è stato condannato a tre anni diprigione. La sua colpa? Aver postato su un gruppo Facebook di atei egiziani il trai-ler del film “The Innocence of Muslims”, che tante proteste ha suscitato nel mon-do islamico. Denunciato, è stato arrestato. Ha subito maltrattamenti da parte del-la polizia e angherie in cella da parte degli altri detenuti, islamici e cristiani, aiz-zati contro di lui. È stato condannato nel dicembre del 2012; rilasciato in attesadella fine del processo, ha scelto l’esilio dall’Egitto per evitare rappresaglie con-tro i parenti. Cresciuto in una famiglia di cristiani copti dalle vedute aperte, stu-diando le religioni e confrontandosi con credenti di varie religioni è diventato ateoe ha esposto apertamente le sue idee. Da studente di filosofia ha subito il bulli-smo dei giovani integralisti musulmani, che avrebbero tentato anni fa anche di uc-ciderlo. Si è distinto per l’attivismo politico contro il regime di Mubarak prima e con-tro la deriva integralista successiva: sogna anche da esule un Egitto davvero laicoe democratico. (Vedi: http://www.uaar.it/news/2013/01/29/blogger-ateo-alber-saber-lascia-legitto/e anche: http://www.uaar.it/news/2012/12/12/alber-saber-condannato-tre-anni-blasfemia/).

Page 12: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

La problematica della tutela giuridica deinon credenti sconta ancora, nel nostrouniverso giuridico e culturale, un deficitdi analisi che probabilmente è dovuto avischiosità concettuali sorte a partire dal-l’involuzione confessionalista e totalita-ria dello Stato posta in essere dal Fasci-smo negli anni ‘20, e sedimentatesi permezzo della vigenza del sistema con-cordatario, che ha impregnato di cate-gorie organicistiche l’insegnamento giu-ridico attinente alla problematica reli-giosa. Non a caso, basta aprire qualchepagina del libro del 1924 del nostro mag-giore studioso della libertà religiosa perrespirare un’aria del tutto diversa e mol-to più adeguata alla risoluzione dei pro-blemi contemporanei di quella che si èrespirata a partire dal 1929, cioè l’ariadell’individualismo liberale, della nozio-ne di libertà religiosa come libertà del-l’individuo contrapposta necessaria-mente alla libertà dei gruppi confessio-nali, della piena parità fra pensiero reli-gioso e pensiero non religioso:

«La libertà religiosa è la facoltà spettante al-l’individuo di credere a quello che più gli pia-ce, o di non credere, se più gli piace, a nulla.Onde ugualmente riconosciuto e protetto de-ve essere il diritto alla irreligione, all’aconfes-sionismo, alla miscredenza, alla incredulità.Diceva con tutta ragione il D’Alembert: “L’in-credulité est une espèce de foi pour la plupartdes impies”» (F. Ruffini, La libertà religiosa co-

me diritto pubblico subiettivo, il Mulino, 1992,p. 279).

Non è naturalmente un caso che questanozione, che è sicuramente la più “na-turale”, quella che meglio consentireb-be di tutelare ciascuna singola coscien-za, faccia fatica ad affermarsi piena-mente in un contesto politico-giuridico-sociale dominato dall’invadente in-fluenza della Chiesa cattolica e dallevisioni anti individualistiche che con-notano anche buona parte, se non laparte preponderante, del pensiero del-la sinistra italiana. Accogliendo la stes-sa, infatti, si dovrebbe poi pure am-mettere la piena eguaglianza di tutti ifenomeni associativi, con il conse-guente venir meno dei privilegi che og-gi vengono attribuiti ai fenomeni chelo Stato riconosce come “religiosi”. Equesto, politicamente, appare essereevidentemente qualcosa di “scomodo”e quindi a breve non sembra essere unrisultato conseguibile. Non mancanoperaltro ostacoli giuridici a una pienaequiparazione dei fenomeni associati-vi promananti dalle singole coscienzeindividuali: il testo costituzionale, in-fatti, nelle sue formulazioni letteralinon fa alcun riferimento all’ateismo, al-l’agnosticismo o alla non credenza,mentre è prodigo nei confronti del “re-ligioso”, con la menzione della Chiesa

cattolica e dei Patti lateranensi, delleconfessioni religiose, delle facoltà deifedeli (professare, propagandare, eser-citare il culto), quanto meno di quellidell’orizzonte cristiano.

Leggendo le disposizioni della nostraCarta costituzionale è impossibile nonnotare l’assenza di qualsiasi menzioneesplicita non solo dell’ateismo e dellanon credenza individuale, ma nemmenodella libertà di coscienza e del più sfu-mato concetto di “convinzione”, che ri-troviamo invece in altre dichiarazioni deidiritti sottoscritte dallo Stato italiano, inparticolare nella Carta dei diritti dell’U-nione europea. Che significato dare, dun-que, a questo silenzio? Che i Costituen-ti volessero collocare la non credenza aun livello di dignità inferiore rispetto al-la religiosità? Nessuna intenzione anti-ateistica in realtà appare nei lavori pre-paratori e, anzi, qualche indice può rica-varsi in senso contrario dalle dichiara-zioni di Laconi allorché venne presenta-to un emendamento al testo dell’art. 8da parte di Labriola che così recitava:

«Sono pienamente libere le opinioni e le or-ganizzazioni dirette a dichiarare il pensierolaico od estranee a credenze religiose».

Tale emendamento fu respinto, ma nonperché si voleva manifestare un disfa-

12 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

NNeessssuunn ccoonnfflliittttoo ffrraa lliibbeerrttàà ddii rreelliiggiioonneeee lliibbeerrttàà dd’’eesspprreessssiioonnee

Così conclude il documento sottoposto:“Infine, sollecitiamo il Concilio per i Di-ritti Umani a rifiutare ogni suggerimen-to di conflitto fra gli Articoli 18 e 19 del-la Dichiarazione Universale dei DirittiUmani; vale a dire, fra il diritto di reli-gione e il diritto al libero pensiero. Taleconflitto non esiste: le religioni non han-no diritti umani, mentre gli individui nehanno – incluso il diritto a parlare e il di-ritto a manifestare le proprie idee attra-verso la critica religiosa e la persuasio-ne. Solo quando ciò sarà riconosciuto noivedremo una fine alla discriminazionebasata sul credo”.

Sonja Eggerickx, presidente della IHEU,ha commentato: “gli umanisti nell’ONUstanno aprendo la strada alla realizza-zione di una difesa onesta ed intelligen-te della libertà di religione e di credo. Es-si fanno ciò non solo per i non-credenti,ma anche per le minoranze religiose eper i non-conformisti di tutto il mondo.

L’espressione di idee etiche umaniste, odi idee critiche nei confronti delle cre-denze e delle pratiche religiose, posso-no certo essere prese come “insulti” dacerti credenti, ma questa non è una vio-lazione del diritto individuale alla libertàdi religione. D’altra parte, sopprimere edichiarare fuorilegge l’espressione diidee umaniste ed ateistiche è certa-

mente una violazione dei diritti delle per-sone non-credenti.

Non c’è alcun conflitto nella legge fraquesti diritti e queste libertà. Il conflittosorge dove le leggi nazionali opprimonoil diritto alla libertà di pensiero e diespressione che meritiamo tutti”.

——————

(da International Humanist and Ethical Union,The world union of Humanist organizations:h t t p : / / i h e u . o r g / s t o r y/iheu-highlights-criminalisation-atheism-many-parts-world– Traduzione dall’inglese di Federica Turri-ziani Colonna, [email protected]).

Non credenza e ordinamento costituzionale italiano:un rapporto difficiledi Marco Croce, [email protected]

Page 13: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

13n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

vore verso questi fenomeni sociali, ben-sì perché si riteneva che essi fossero giàtutelati da altre disposizioni costituzio-nali nonché dallo spirito complessivo del-la Costituzione:

«il mio gruppo è perfettamente d’accordo sulcontenuto dell’emendamento dell’onorevoleLabriola, e noi riteniamo anzi che questo con-tenuto sia esaurito da una serie di articoli, dicui alcuni sono stati votati ed altri ancora no.Richiamerò a questo riguardo l’articolo 13, nelquale è stato stabilito il diritto di organizza-zione senza alcuna limitazione; e così l’arti-colo 16, nel quale è stabilito il diritto di espri-mere liberamente il proprio pensiero e didiffonderlo attraverso la stampa (…). Evi-dentemente tutto lo spirito della Costituzio-ne che noi stiamo elaborando afferma il prin-cipio della libertà assoluta del pensiero e del-la professione e diffusione delle idee, che at-tengano a determinate ideologie indipendentio differenziate da quelle religiose. Sarebbe in-dubbiamente cosa di gravità incommensura-bile se la democrazia italiana non si trovassein grado di fare oggi una affermazione solen-ne di questi principi, perché ciò significhe-rebbe che la democrazia italiana è diventatanon soltanto uno Stato confessionale, ma èdiventata anche uno Stato orientato ideolo-gicamente. Penso che tutti i deputati e tuttoil Paese siano unanimi nel respingere una te-si di questo genere».

Nonostante queste chiare affermazioni,la presenza nel testo costituzionale del-la menzione dei Patti lateranensi ali-mentò correnti dottrinali tese a inter-pretare la lettera della Costituzione, cheben si presta a tali ricostruzioni, in unsenso fortemente limitativo dell’egua-glianza senza distinzione di religione edel principio stesso di libertà religiosa. Aldi là delle tesi che consideravano “co-stituzionalizzate” le disposizioni nor-mative del Concordato, con conseguen-te prevalenza delle stesse in quanto lexspecialis sulle restanti norme costituzio-nali (tesi che verrà formalmente respin-ta dalla Corte costituzionale a partire dal-la s.n. 30/1971), fu proprio l’art. 19 a es-sere interpretato in senso anti-ateistico:esso infatti non contiene alcuna men-zione della libertà del non credente; an-zi, non contiene proprio alcun riferimen-to alla libertà, ma solo l’elencazione difacoltà tipiche dei fedeli di una determi-nata religione, ossia il diritto di profes-sare liberamente la propria fede religio-sa in qualsiasi forma, individuale o as-sociata, di farne propaganda e di eserci-tarne in privato o in pubblico il culto. As-senti risultano i riconoscimenti della li-bertà di coscienza, nonché della libertàdi mutare credo o di non averne alcuno,che troviamo invece nelle disposizionidella CEDU e della Carta di Nizza (ancor

prima nella Dichiarazione ONU sui dirit-ti dell’uomo).

Fu quindi possibile sostenere, soprat-tutto negli anni ’50, che l’art. 19 Cost.fosse una disposizione che faceva riferi-mento a una sorta di privilegio sogget-tivo attribuito dall’ordinamento al senti-re religioso: il diritto di libertà religiosaavrebbe avuto come oggetto il bene giu-ridico della fede e, quindi, la protezionedella vita religiosa da attentati nei con-fronti della stessa, cosa che avrebbe do-vuto condurre a considerare illecita ogniforma di ateismo “attivo”; l’insidia allafede altrui avrebbe costituito perturba-zione non solo della libertà del singolo,ma anche dell’ordine pubblico. Il sog-getto religioso avrebbe inoltre avuto lapossibilità di rivendicare i propri doverireligiosi anche in contrasto con il dirittodello Stato.

Oppure fu possibile sostenere che essoavrebbe fornito di una tutela privilegia-ta i fenomeni religiosi, rispetto ai “nor-mali” fenomeni collettivi garantiti dalle“normali” libertà di associazione, riu-nione e manifestazione del pensiero. Inbuona sostanza, la fenomenologia reli-giosa non sarebbe stata sottoponibile ailimiti elencati dagli artt. 17, 18 e 21 Co-st. Una variante più sfumata di quest’o-rientamento, che tutt’oggi pare esserese non dominante, molto difficile da scal-fire, è quella che fa riferimento alla pre-senza nel nostro ordinamento di un fa-vor religionis, che si concreterebbe neldovere dello Stato di dare specifica tu-tela, anche finanziaria, alle manifesta-zioni di religiosità. La progressiva “ri-monta” della non credenza verso una po-sizione di pari tutela vide dapprima en-trare in gioco l’art. 21 Cost.: per alcuniautori, ogni manifestazione ateistica sa-rebbe stata legittima in quanto ricaden-te nella libertà di manifestazione del pen-siero, di cui la libertà religiosa non erache una specificazione dovuta a motivi

storici senza che vi fosse alcun intentoprivilegiante del fenomeno religioso. Ilproblema di questo tipo di ricostruzioneera che essa poteva dare piena e ugua-le tutela solamente al diritto individua-le dell’ateo, mentre trascurava di tute-lare la dimensione associativa dell’atei-smo, che era poi quella attraverso la qua-le sarebbe stato necessario passare perpervenirci a una piena eguaglianza ditrattamento della non credenza, visti iprivilegi concessi ai gruppi religiosi at-traverso il sistema pattizio.

La svolta dottrinale fondamentale in ma-teria fu determinata da Ateismo e libertàreligiosa di Carlo Cardia del 1973, nelquale si sosteneva che facoltà correlati-va a quella di professare una fede reli-giosa è l’altra di professare un oppostocredo, anche negativo, verso ogni formadi trascendenza e spiritualità, e dirittoantitetico a quello di propagandare i pro-pri convincimenti religiosi è quello di ren-dere partecipi gli altri dei propri convin-cimenti ateistici, agnostici, deistici. Que-sto perché, in materia di libertà, a un fa-cereva sempre riconnesso un facere con-trario oltreché un abstinere. E soprat-tutto perché ateismo e religione avreb-bero rappresentato

«sul terreno filosofico e sociale una unità dia-lettica indissolubile: non solo come negazio-ne reciproca di un proprio credo fondamen-tale, ma come espressione di valori contrap-posti, gli uni basati sulla trascendenza, gli al-tri sulla razionalità umana e sulla progressi-va emancipazione dai vincoli di alienazioneai quali l’uomo è sottoposto (…). Sembra chead una fenomenologia sociale caratterizzatada un rapporto dialettico essenzialmente uni-tario debba corrispondere una sostanzialeunità di regolamentazione giuridica» (C. Car-dia, Ateismo e libertà religiosa, De Donato,1973, p. 17).

Lasciar fuori dall’ambito di tutela garan-tito dall’art. 19 Cost. l’ateismo, avrebbecomportato la possibilità di leggere la di-

In Indonesia il giovane ateo Alexander Aan, è stato condannato a due anni e sei me-si di reclusione. La sua colpa? Aver condiviso sui social network immagini conside-rate offensive verso Maometto e la religione islamica, nonché per aver scritto “Dionon esiste”. Quando si è sparsa la notizia, è stato raggiunto presso l’ufficio pubbli-co in cui lavorava da una folla inferocita che ha tentato di linciarlo. La polizia, ac-corsa sul posto, invece di proteggerlo lo ha arrestato. In carcere ha subito pesantipressioni tanto da essere costretto a fare abiura e, almeno formalmente, a conver-tirsi all’islam. Al suo caso si è interessata Amnesty International, che ne ha chiestola liberazione. Anche l’International Humanist and Ethical Union, organizzazioneche unisce le associazioni di non credenti tra cui l’Uaar, ne ha chiesto la liberazio-ne. I gruppi islamici invece hanno considerato la pena troppo lieve, chiedendonepersino la messa a morte. (Vedi: http://www.uaar.it/news/2012/06/19/indonesia-appello-amnesty-liberazione-ateo-carcere/ e anche: http://www.uaar.it/news/2012/04/10/indonesia-ateo-costretto-convertirsi-islam-processo/).

Page 14: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

14 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

sposizione come fondativa di privilegi peril pensiero religioso e una disciplina pri-vilegiaria per una confessione religiosao per il sentire religioso in generale si sa-rebbe necessariamente risolta in funzio-ne antiateistica. La Corte costituzionaleaccolse infine questa riconduzione dellatutela della non credenza nell’art. 19 Co-st. con la sentenza n. 117/1979, un pun-to di svolta e non ritorno nella giurispru-denza costituzionale.

Ulteriori passi sono poi stati fatti nell’ul-timo trentennio nel senso di una letturaunitaria della libertà di pensiero, co-scienza e religione: in quest’ultima pro-spettiva interpretativa vi è ormai una in-distinguibilità fra libertà religiosa e li-bertà di coscienza e, sebbene non men-zionata in Costituzione, la seconda sa-rebbe il vero oggetto della tutela, dal mo-mento che l’inserimento della libertà re-ligiosa tra i diritti inviolabili della perso-na imporrebbe logicamente l’identifica-zione del concetto di libertà religiosa conquello di libertà di coscienza, non es-sendo neppure concepibile che la sferadella coscienza sia inviolabile solo se re-ligiosa o secondo linee di demarcazionestabilite dallo Stato. La dottrina ha cosìpotuto concentrarsi maggiormente sulrapporto tra libertà ed eguaglianza inmateria religiosa, pervenendo alla con-clusione che, in ragione della ricondu-zione della libertà religiosa alla libertà dicoscienza

«la disciplina dei fatti religiosi non dovrebbedifferire dalla disciplina delle altre fattispeciecollegate ai convincimenti interiori se non pergli aspetti funzionali alle peculiarità del fe-nomeno religioso (…) le convinzioni di co-scienza religiosa e le altre convinzioni di co-scienza hanno pari dignità, nel senso che nonsi giustificano eventuali diversità di discipli-na fondate su un giudizio di maggiore “meri-tevolezza” delle prime o delle altre» (G. Di Co-simo, Coscienza e Costituzione, Giuffrè, 2000,p. 105).

In questo senso è da notare come la giu-risprudenza costituzionale più recentesembri, almeno in linea teorica, confer-mare questi assunti, dal momento che ilregime delle intese è considerato comeun sistema «previsto dalla Costituzioneper la regolazione dei rapporti delle con-fessioni religiose con lo Stato per gliaspetti che si collegano alle specificitàdelle singole confessioni o che richiedo-no deroghe al diritto comune» (Corte co-st., s.n. 346/2002).

Non sembrano dunque sussistere piùdubbi e/o ostacoli teorici in merito alla ne-

cessaria parificazione di trattamento, nelnostro ordinamento, fra credenza e noncredenza. Il lungo cammino percorso nel-l’interpretazione dell’art. 19 Cost. è oggiin qualche modo rafforzato e reso obbli-gatorio dalla nuova posizione nella ge-rarchia delle fonti della CEDU (norme in-terposte fra Costituzione e leggi ai sensi

delle sentenze nn. 348-349/1997 dellaCorte costituzionale) e della Carta di Niz-za (che ha valore costituzionale come tut-te le norme dei Trattati salvo il giudizio sui“controlimiti”). La disposizione non puòdunque che essere letta nell’ottica e nel-la testualità delle disposizioni incorpora-te ormai nel nostro ordinamento che ga-rantiscono la libertà di pensiero, coscien-za e religione e, dunque, fanno risaltarein maniera ancora più evidente la neces-saria tutela paritaria dei fenomeni reli-giosi e di quelli attinenti alla non creden-za. Residuerebbero solo quelle possibi-lità di distinzione giuridica che attengo-no, secondo l’insegnamento del giudicedelle leggi, alle asserite peculiarità del fe-nomeno religioso: tali ambiti di specificitàdelle confessioni religiose debbono pe-raltro essere ricondotti esclusivamente aciò che ha a che fare con il culto e i suoiaspetti sociali, quindi verso norme dero-gatorie del diritto comune giustificateesclusivamente dalle necessità “strette”del credo (es. macellazione rituale, festi-vità religiose, sepolture, ecc.), qualora es-se siano compatibili con i principi costi-tuzionali, naturalmente. Per tutto il resto,dovrebbe valere il diritto privato.

Alcuni esempi di diritto comparato, pe-raltro, ci aiutano a mettere in evidenzacome, in realtà, quasi tutte le norme delnostro ordinamento interno che vengo-no applicate alle confessioni religiose, fi-nanco quelle sui ministri di culto, sianotranquillamente applicabili anche allarealtà delle associazioni ateistiche, an-che in considerazione del fatto che mol-te organizzazioni di atei hanno assuntosembianze e modalità d’azione vicinis-sime a quelle considerate peculiari allechiese, e sono arrivate anche a elabora-

re un insieme di riti di passaggio per ac-compagnare vari momenti o percorsi del-la vita delle persone. Nel sistema belga,ad esempio, buona parte delle attivitàdei raggruppamenti ateistici è semprestata finalizzata ad offrire assistenza mo-rale ai cittadini desiderosi di rivolgersi asoggetti diversi dalle chiese per ottene-re un ausilio in caso di problemi familia-ri, scolastici, personali o di altro genere.Ciò ha consentito di stabilire un regimedi favore per tutte quelle aggregazioni,siano esse confessionali o meno, che sioccupano di offrire servizi assistenzialialla popolazione svolgendo dunque unafunzione ritenuta socialmente rilevante,addirittura disponendo che non solo glistipendi e le pensioni dei ministri di cul-to siano a carico dello Stato, ma anchequelli dei delegati delle organizzazioninon confessionali che offrono assisten-za di tipo morale. La riunione delle or-ganizzazioni ateistiche in un Conseil cen-tral laïque ha poi consentito addiritturail riconoscimento dello stato di culte re-connu che ha portato dunque a un’e-quiparazione piena anche dei delegati,che hanno le stesse capacità giuridichedei ministri del culto. In Germania lo sta-tus delle organizzazioni non confessio-nali trova una solida base nel richiamoche il Grundgesetz fa della Costituzionedi Weimar, dove si stabiliva che le asso-ciazioni finalizzate alla promozione diun’ideologia filosofica avrebbero dovutoavere lo stesso status delle comunità re-ligiose: le Weltanschauungsgemein-schaften, fra le quali sono comprese leaggregazioni umanistiche e ateistiche,possono ottenere lo status di corpora-zioni di diritto pubblico e avere così lestesse facoltà di cui dispongono le chie-se, fra cui quella di tassare i propri mem-bri e di essere presenti nel sistema sco-lastico nazionale. Addirittura, in appli-cazione del principio di eguaglianza traconfessioni religiose e organizzazioni fi-losofiche il Land della Bassa Sassonia hastipulato una sorta di intesa con la fe-derazione ateistica locale, a riprova delfatto che gli ostacoli a un’estensione ditali strumenti risiede più in fattori poli-tici che in impedimenti di tipo giuridico,superabili, come si vede, in via interpre-tativa facendo un uso logico del princi-pio di eguaglianza.

Molte domande formulate dall’UAAR siprestano a essere ricomprese entro que-sti schemi: l’assistenza morale non con-fessionale nelle strutture obbliganti, lapossibilità di disporre di luoghi idonei perle esequie non religiose, le agevolazionieconomiche e tributarie, la possibilità ditenere insegnamenti del fatto religioso in

Page 15: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

15n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

una prospettiva non confessionale ascuola, sono tutte facoltà attribuite alleconfessioni religiose che non sembranoavere attinenza specifica con il culto eben potrebbero (dunque, dovrebbero)essere estese alle associazioni non con-fessionali che le vogliano esercitare. So-prattutto, queste richieste investono lagaranzia effettiva della libertà religiosae non comportano alcuna forzatura del-le norme costituzionali, semmai costi-tuendo una prosecuzione del percorsotratteggiato dalla Corte costituzionale:

«quello (…) che prende avvio dalle esigenzedegli individui in materia religiosa, per spie-gare poi il ruolo delle organizzazioni di ap-partenenza, quali entità strumentali al sod-disfacimento delle esigenze dei loro aderen-ti, e quindi per arrivare a dar conto della po-sizione di eguale libertà di tali organizzazio-ni» (P. Floris, Ateismo e Costituzione, Quad.dir. pol. eccl., 2011, p. 106).

Il negare l’intesa richiesta allo Stato conle conseguenti agevolazioni che vengo-no riconosciute alle confessioni religiose

alle quali la stessa è concessa apparedunque sempre più una patente discri-minazione non giustificabile. Oltre a que-sto dato strutturale, i non credenti si ve-dono discriminati, così come gli apparte-nenti alle religioni di minoranza, ogni vol-ta che lo Stato privilegia, direttamente oindirettamente, la Chiesa cattolica e ilcattolicesimo: l’esposizione del crocifis-so, l’ora di religione a spese di tutti i con-tribuenti (e addirittura la sua valutazio-ne come parte del curriculumscolastico),le visite pastorali dei vescovi, le varie for-me di cappellania (militare, ospedaliera,carceraria, sempre a spese di tutti i con-tribuenti), costituiscono solo l’apice giu-ridico di quello che Jemolo chiamava“confessionismo di costume” che invol-ge tutte le articolazioni della Repubblicae che fa sentire i non credenti (ma anchei non appartenenti al cattolicesimo) cit-tadini di “serie B”.

Infine, un settore dove risulta macro-scopica la discriminazione dei non cre-denti è quello della tutela penale: gliartt. 403, 404 e 405 del codice penale,

benché modificati nel senso della pari-ficazione della pena per i reati di vili-pendio commessi nei confronti delleconfessioni religiose (dopo l’opera di“bonifica” effettuata dalla Corte costi-tuzionale negli ultimi 15 anni) – primail sistema prevedeva un trattamentosanzionatorio più pesante per le fatti-specie vilipendiose commesse nei con-fronti del cattolicesimo – lasciano deltutto priva di tutela la non credenza. Lastrada della laicità dello Stato e dell’e-guaglianza nella libertà di pensiero, co-scienza e religione pare essere dunqueancora lunga e densa di ostacoli.

——————

Marco Croce, Dottore di ricerca in Giustiziacostituzionale e diritti fondamentali nell’Uni-versità di Pisa, è Assegnista di ricerca in Di-ritto pubblico comparato nella Sezione Dirit-to pubblico “Andrea Orsi Battaglini” del Di-partimento di Scienze giuridiche dell’Univer-sità degli Studi di Firenze. Ha di recente pub-blicato la monografia “La libertà religiosa nel-l’ordinamento costituzionale italiano” (Pisa,ETS, 2012).

NNaasscciittaa ddeellll’’aatteeooffoobbiiaa

Storicamente l’ateofobia nasce nella se-conda metà del Settecento, quando unavera e propria filosofia atea prende cor-po. Un ateismo teorico che non basa piùi propri argomenti sulla protesta controi privilegi e l’invadenza della religione,sull’esecrazione dei misfatti storici e con-temporanei della casta clericale, bensìsulla proposta di un nuovo orizzonte on-tologico ed esistenziale. Prima gli atei sierano caratterizzati soltanto per un’in-nocua irrisione o un’altrettanto innocualamentazione, adesso, i nuovi atei “teo-rici” portano argomenti pericolosi e, co-sa ancora peggiore, principi etici for-malmente encomiabili che bisogna inqualche modo dimostrare “falsi” o “in-gannevoli”.

LLaa ccaatteeggoorriizzzzaazziioonnee ddeellll’’eemmppiieettàà

Per poter combattere l’irreligioso oc-corre innanzitutto inquadrarne la figu-

ra per poterlo riconoscere e starne lon-tani, o meglio denunciarlo in base a leg-gi anti-empietà. Esemplare in questosenso è Platone per il quale l’empio (oasebés) va biasimato, denunciato e con-dannato. Nel libro X del Leggi (908b–908e) egli definiva tre categorie di em-pi, la peggiore delle quali, quella deinegatori del divino, gli “ingannatori”,meritavano una doppia morte («perquelli che usano sistematicamente l’in-ganno […] meriterebbero non una madue morti» [1]). Nel mondo cristiano lacategoria dell’empietà diventa “sata-nica”, in quanto il diavolo è eminente-mente “l’ingannatore”. I suoi inganni,difficili da smascherare perché furbis-simo, fanno dire a S. Paolo: «State at-tenti che nessuno vi faccia sua predacon sottili ragionamenti filosofici» [2],si rivela nei comportamenti empi det-tati dal «dio di questo secolo [Satana][…] che ha accecato le menti» [3], checomanda «gli spiriti del male sparsi nel-l’aria» [4]. Tra i cattivi comportamentiemerge quello della libertà sessuale

(«Si sono perduti nelle loro vane elu-cubrazioni» sicché Dio «li ha abbando-nati all’impurità» [5]) oppure quello del-l’andare a caccia della libertà e del be-nessere («Aspirate alle cose di lassù enon a quelle che sono sulla terra» [6]).L’empio è inoltre «un orgoglioso, unignorante, preso dal malanno delle que-stioni oziose e dei cavilli» e inoltre èschiavo del danaro e cade «in molti de-sideri insensati e dannosi» [7]. Sono po-chi esempi di come l’ateofobia abbia ra-dici lontane.

SSqquuaalliiffiiccaarree ll’’eettiiccaa aatteeaa

Inevitabile che la strada migliore siaquella della diffamazione. Sin dall’u-scita del primo volume dell’Encyclopé-die di Diderot i Gesuti, che col Journalde Trévoux disponevano di uno stru-mento collaudato di apologia integra-lista e di demolizione sistematica delpunto di vista anti-cristiano, si attiva-no. L’Encyclopédie irrompe come un

Ateofobia su base morale ed etica ateadi Carlo Tamagnone, [email protected]

Page 16: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

16 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

uragano sulla calma piatta della cultu-ra dell’Ancien Régime bigotto e auto-cratico, bloccato su una cultura carat-terizzata dal dominio incontrastato deitesti sacri utilizzati ad libitum. Il popo-lo cristiano “beve” quel che gli si pro-pina e tanto gli basta. Per la verità giàla letteratura libertina della secondametà del ‘600, perlopiù spinoziana e piùtardi deista, aveva evidenziato le mi-stificazioni storiche e le strumentaliz-zazioni dottrinarie del cristianesimo.Proprio per questo “libertino” era di-ventato sinonimo di “immorale”. Se aparlare o scrivere contro la verità cri-stiana è un immorale, ciò che scrive nonpuò essere che falso e foriero di male senon decisamente demoniaco.

Anche se tra gli scritti libertini (non ir-religiosi ma solo anticristiani) e quellidegli atei settecenteschi c’è di mezzo ilmare, i teologi vogliono vederci una con-tinuità e ad accomunarli è l’aggettivo“empio” di platonica memoria. Ciò chemaggiormente dà fastidio ai religiosi delSettecento è che atei come Meslier,Helvétius, d’Holbach e specialmente Di-derot abbiano l’ardire di rivendicareun’etica atea. Dopo l’uscita dei primi vo-lumi dell’Encyclopédie nel 1752 il padreBerthier sul Journal de Trévoux sostie-ne che l’opera non vale nulla e che è uncumulo di banalità e falsità, che inoltrepropone «di distruggere l’autorità regia,diffondere atteggiamenti d’indipen-denza e ribellione e, sotto termini oscu-ri ed equivoci, gettare le basi dell’erro-re, della corruzione dei costumi, dell’ir-religione e dell’incredulità» [8]. Ma sic-come questi mezzi di dissuasione nonconseguono grandi risultati si passa al-la molto più efficace arma dello schernoe nasce la “leggenda dei cacouacs”,«Questi selvaggi, graziosi e piacevoli aprima vista, sono di una specie perico-losa, perché hanno il veleno nascosto

sotto la lingua. Sono i soli esseri dellanatura che facciano il male per il gustodi farlo» [9]. I cacouacs inoltre induce-vano alla pigrizia morale, i confort e latroppa igiene inducevano alla superfi-cialità e al vizio. In questo clima ha gran-de successo il feroce pamphlet Nouveaumemoire pour servir à l’histoire des Ca-couacs di Élie Fréron, giornalista e scrit-tore ultracattolico dalla penna facile efurbesca quanto insinuante. Il Procura-tore Generale di Francia Homère Joly deFleury il 23 gennaio 1758 dichiarava inParlamento: “È con dolore che siamo co-stretti a dirlo, ma non ci si può nascon-dere che esiste un progetto ben preci-so, un’associazione organizzata per pro-pagare il materialismo, per distruggerela religione, per risvegliare uno spiritod’indipendenza e per nutrire la corru-zione dei costumi” [10]. Un mese e mez-zo dopo un Decreto Reale condannavairrevocabilmente l’Encyclopédie allasoppressione definitiva [11] (anche sepoi allentandosi la censura tornerà aduscire sia pure tra mille difficoltà).

OOppppoorrssii aallllaa ddiiffffaammaazziioonneeccoonn uunn’’eettiiccaa aatteeaa ccrreeddiibbiillee

L’unica strada possibile per rendersicredibili non è un agire “contro”, ben-sì un agire “per”. Piantarla lì con la pro-testa scomposta (mentre quella “do-cumentale” è sempre positiva!) e di-mostrare con intendimenti e fatti chel’etica atea ha maggiore legittimità diquella religiosa. E ciò per una ragionemolto semplice: che l’etica religiosa èbasata su “principi ed obblighi” men-tre quella atea è basata sulla “libertà,la responsabilità e la compatibilità”.Uno dei punti dirimenti per una qual-siasi disamina su che cosa possa esse-re l’etica, cioè la condotta umana, è seessa debba basarsi su principi assiolo-

gici a-priori e ideologici oppure su cri-teri di ragionevolezza a-posteriori in ter-mini di libertà e di compatibilità (checonsidero inclusiva della responsabi-lità). La dicotomia si esplicita dunquenell’opposizione rigidità ideologica/ra-gionevolezza. Orbene, le leggi divine epara-divine (compreso l’imperativokantiano) o le leggi etiche delle ideo-logie politiche, hanno tutte la caratte-ristica di non cercare compatibilità econciliazioni relativizzabili, ma solo as-solutezze inderogabili. Esse prescin-dono da condizioni e situazioni, ma so-prattutto dalle individualità, posizio-nate in una più o meno rigida suddi-tanza, con obblighi senza se e senza ma.

Sarebbe perlomeno ingenuo non ren-dersi conto che la parola ateismo è sta-ta utilizzata da politici del passato conabusi semantici intollerabili e che in no-me di esso sono stati commessi innu-merevoli crimini che molti di noi peròhanno rimosso (ma i cui scheletri re-stano nascosti nei nostri armadi). Va ri-cordato, e ammesso, che nel XX sec. cisono state ideologie totalitarie anti-religiose le quali, non diversamentedalle religioni, hanno imposto obblighie precetti per chi violava le leggi etichepatriottiche o partitiche. Le etiche real-mente laiciste sono dunque per defini-zione anti-ideologiche, anti-totalitariee anti-precettistiche; escludono princi-pi “superiori” e fini sovraindividuali.Soltanto fuori dalle ideologie (religioseo non) è possibile conciliare le indivi-dualità tra loro nel rispetto di una so-cialità che promuova le massime libertàpossibili nel rispetto delle compatibi-lità. Coniugare le libertà con le compa-tibilità è il frutto della ragionevolezzasituazionale, mentre porre precetti sul-la base di un bene (dire sì) contrappo-sto a un male (dire no) a dei “principiassoluti” può fondarsi su una totale ir-ragionevolezza dogmatica.

EEuuddeemmoonniissmmoo ee sscchheemmaattiissmmiiiiddeeoollooggiiccii

A livello sia individuale sia collettivo laragionevolezza situazionale coincidecon l’eudemonismo (eudaimonía in gre-co), ovvero col perseguimento dellamaggior felicità possibile per quante piùpersone possibile. Si tratta di un’eticaapprossimativa, relativistica, non sche-matizzabile, non basata su regole masulla ragionevolezza. Il frutto più tipi-co delle ideologie è invece l’imposizio-ne di schemi entro una visione del mon-do definita a-priori non in base ad evi-

In India l’attivista laico Sanal Edamaruku, presidente della Rationalist Internationale della Indian Rationalist Association, è stato denunciato da un gruppo cattolico conl’avallo della diocesi di Mumbai. La sua colpa? Aver smontato un presunto miraco-lo in una chiesa della città indiana. Nel marzo del 2012, da un crocifisso di una chie-sa è iniziata a sgorgare acqua e l’evento è stato considerato prodigioso, facendoconvergere credenti di diverse fedi e dando vita a un cospicuo giro di offerte. Eda-maruku, recatosi sul posto, si è però accorto che la spiegazione era molto più terre-na: si trattava infatti di semplice fenomeno di capillarità causato da una perdita. LaChiesa l’ha accusato di mancanza di rispetto e blasfemia, mentre le associazioni cat-toliche non hanno ritirato la denuncia, nonostante la mobilitazione internazionaleche chiedeva di non far leva su leggi liberticide per colpire lo scettico. La corte su-prema ha poi respinto il ricorso per evitargli la carcerazione preventiva. L’attivistaha quindi dovuto lasciare il suo paese per non essere arrestato: ora si trova in Eu-ropa, ma l’India potrebbe richiederne l’estradizione. (Vedi: http://www.uaar.it/news/2012/07/04/india-sanal-edamaruku-arrestato-svelato-miracolo-cattolico/ e anche: http://www.uaar.it/news/2012/03/18/india-ateo-critica-miracolo-denunciato/).

Page 17: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

17n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

denze fattuali, ma a rivelazioni sacralio dimostrazioni metafisiche tradotte inschemi valoriali rigidi. Superare glischematismi ideologici, garanti di “ve-rità” indiscutibili e “sistemi di valori”,da cui derivano credenze, principi, ob-blighi e ubbidienze, è una strada diffi-cile, perché si tratta di superare unoschema mentale che ha dominato econdizionato la cultura dell’Homo sa-piens per millenni, possedendo tutti icrismi di “suprema verità” pur essen-do una colossale falsità. È in nome disupreme verità concernenti Dio, la Pa-tria, il Partito o altro che l’armamenta-rio ideologico e simbolicoha plagiato le coscienze.Su oceani di fandonie omenzogne hanno trionfa-to le grandi corazzate del-le ideologie con le loro fal-se etiche “superiori”. Dun-que le etiche religiose e me-tafisiche hanno costituitoper millenni i “modelli” ditutte le successive ideolo-gie a venire, anche non-re-ligiose o anti-religiose, e so-no state le prime a pro-durre schemi ontologici,schemi gnoseologici, sche-mi valoriali, schemi eticivolti al trionfo del bene (ri-ferito al Sommo Bene qua-le Intelligenza-Causa).

II pprriinncciippii iinnddeerrooggaabbiilliiee llaa rraaggiioonneevvoolleezzzzaa ssiittuuaazziioonnaallee

Vorrei fare due esempi-limite (per quan-to oggigiorno molto ipotetici) per entra-re nel vivo di ciò che intendo per ragio-nevolezza situazionale, ammissibili inun’etica della libertà e della compatibi-lità in situazioni di anormalità esisten-ziale. Il cibarsi di carne umana è orribilee riprovevole, però se un aereo cadessenel deserto e non fosse localizzabile enon soccorribile, sarebbe eticamenteammissibile, in quanto ragionevole, checoloro che sono sopravvissuti si cibas-sero di chi è morto, per essere a loro vol-ta mangiati dai loro sopravviventi. L’in-cesto è proibito severamente in tutte lesocietà umane sia moderne sia arcaichee sicuramente implica impulsi perversi.Però, se affondasse una nave e due con-giunti di sesso differente (madre e figlioo padre e figlia) unici sopravvissuti si tro-vassero in un’isola sperduta nel Pacificoignorata e irraggiungibile, potrebberoragionevolmente accoppiarsi per pro-durre discendenza ed evitare l’estinzio-ne della famiglia. In nome di un’etica ba-

sata su principi fissi i comportamenti ipo-tetici citati sarebbero eticamente inam-missibili, ma possono perdere tale inam-missibilità in ragione di specificità si-tuazionali e non di principi astratti.

OObbbblliiggaazziioonnii ee ppoossssiibbiilliittàà

Nell’etica religiosa, para-religiosa o to-talitaria, non è prevista alcuna relati-vizzazione della condotta e le opzionicomportamentali possibili sono unidi-rezionali e prescrittive. L’ammissibile èsolo sulla linea prescritta, implicante

doveri e ubbidienze. Nell’etica laicistache propongo la linea di riferimento nonprescrive nulla e ammette un ventagliodi possibilità di condotte entro i soli li-miti del codice penale e di quello civile,regolatori dei rapporti tra i componen-ti un aggregato sociale. Codici penali ecivili nati con l’aggregato stesso e og-getti di condivisione, intendendo per es-sa il frutto di maggioranze e minoranzedemocratiche, rappresentanze mute-voli e fluttuanti con scadenze condivi-se. Dunque l’etica sarebbe superfluapoiché i codici giuridici prodotti demo-craticamente già prevedono le libertà ele compatibilità ammissibili e quelleinammissibili? Niente affatto! Anche lemigliori codifiche giuridiche non pos-sono esaurire l’infinità delle casistiche,ma soprattutto non possono scendereai livelli ai quali opera l’etica, in un al-diquà del crimine ma anche aldilà del-le migliori leggi sul rapporto interper-sonale. Il codice non vieta di collocareun vecchio genitore non più autosuffi-ciente in un ospizio contro la sua vo-lontà, purché si tratti di un’istituzione

legale e se ne paghi regolarmente la ret-ta. Ma l’etica non può approvarlo, a me-no che la permanenza del vecchio nelnucleo famigliare sia nociva e lesiva ol-tre i limiti della compassione.

PPeerrcchhéé uunn’’eettiiccaa ddeellllaa lliibbeerrttààiinnccoonnddiizziioonnaattaa nnoonn èè ssoosstteenniibbiillee??

In linea di principio un’etica della libertàsenza limitazioni di sorta sarebbe deltutto auspicabile, ovviamente esclusala libertà di delinquere. La libertà dipensiero e d’azione è sicuramente la ba-

se etica di ogni società uma-na ragionevolmente organiz-zata e pensata. Il problema èse la mia libertà d’azione, latua, la sua e di altri, siano traesse compatibili, oppure sead esse debbano essere po-sti dei limiti in ragione disempre possibili incompati-bilità situazionali o di possi-bili danni anche “a distan-za”, com’è nel caso della pe-dofilia informatica. Le legginon possono occuparsi delleinconciliabilità di libertà fuo-ri del loro ambito generaliz-zante erga omnes, sicché lagestione delle inconciliabi-lità particolari e contingentiè possibile solo all’interno diun quadro etico che nella di-fesa delle singole libertà lecollochi all’interno di una

compatibilità relazionale e situaziona-le. In altre parole: pur esistendo un li-vello di regole sociali sovra-individuali,esse sono solo il background su cui si co-struisce un’etica interpersonale realedel qui e ora.

LLaa ccoommppaattiibbiilliittàà iinncclluuddeellaa rreessppoonnssaabbiilliittàà

La responsabilità non è una categoriaetica ma giuridica. La giurisdizione con-templa per esempio un’istituzione cheè la famiglia (regolata da un contrattodi matrimonio) e altre istituzioni con fi-gure di esse responsabili tenute a ob-blighi precisi assunti sotto giuramento.Il corrispettivo dell’autorità riconosciu-ta e legalizzata è dunque una respon-sabilità. I genitori hanno autorità sui fi-gli sino alla maggiore età e ne sono re-sponsabili quasi in toto, al punto che ireati compiuti da minori coinvolgono di-rettamente i genitori. Ma nel momentoin cui cessa la responsabilità giuridicaquesta rifluisce in una sfera etica, quel-

Page 18: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

18 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

la della compatibilità tra la libertà di unfiglio di agire in un certo modo e la li-bertà di un genitore di condizionarlo.L’andare oltre le obbligazioni giuridi-che per tentare di condizionare le azio-ni di un figlio è mirare a una compatibi-lità tra le azioni del figlio e il rischio didanni da esse derivanti su lui stesso osull’intera famiglia. Anche se nel lin-guaggio corrente si suol dire che il ge-nitore “continua a sentirsi responsabi-le del figlio”, in realtà egli non perse-gue altro che la compatibilità della li-bertà d’azione di lui col minor dannopossibile chiamando in causa il ruologenitoriale. Se il genitore dopo più ten-tativi verifica tale compatibilità impos-sibile di solito caccia il figlio di casa es-sendo legittimato a farlo.

LLaa ccoommppaattiibbiilliittàà ccoommee ccaatteeggoorriiaa eettiiccaa

Un sindaco è oberato da molte respon-sabilità concernenti il suo ruolo, ma nonquella di soccorrere tutte le famiglie indifficoltà se non dispone di mezzi suf-ficienti. Non è questione di buon cuo-re, egli per erogare aiuti dovrà con-frontare situazioni e risorse e decidereun da farsi compatibilmente con le di-sponibilità di cassa. Il responsabile diuna struttura ospedaliera ha l’onere diprovvedere a che i servizi erogati sianoadeguati all’utenza, da ciò il numero diletti, di ricoveri, di terapie, di interventichirurgici, ecc. Dunque è in nome ditale responsabilità che egli deve deci-dere se occupare i letti con dei lungo-degenti inguaribili e se finanziare te-rapie efficaci ma costosissime a scapi-to di persone giovani la cui salute è piùutile e produttiva. Non è dunque in gio-co la responsabilità e neppure la com-passione, ma la compatibilità del mi-glior trattamento possibile dei lungo-degenti con le risorse ospedaliere di-sponibili, da gestire tenendo conto del-la miglior salute possibile per la gene-ralità dell’utenza e non per casi singo-li. Un medico di famiglia è responsabi-le della salute dei suoi assistiti, ma ilprodigarsi extra-ruolo in aiuto di unapersona in difficoltà psichiche, senzademandarla a specialisti, è una sceltaetica che il medico fa compatibilmentecon gli altri suoi obblighi professionalie famigliari. Non agisce quindi sulla ba-se di una responsabilità ma di una li-bera scelta etica secondo compatibilità.

Ognuno di noi, dunque, è chiamato aduna condotta etica che per un verso vaoltre i “doveri giuridici” e per altro ver-so nega “doveri ideologici”. Essa va

perciò anche oltre le responsabilità infunzione dello status famigliare o pro-fessionale ed è incompatibile con pre-cetti religiosi e ideologici. Rifiuta ob-blighi e si svincola da principi, fini, va-lori che non coniughino la libertà conla compatibilità e non rispondano a ra-gionevolezza con tutti gli ovvi rischi disoggettivizzazione. In etica l’oggettivoè raro e improbabile, e il soggettivo èl’unico perlopiù possibile, per questodev’essere ragionevole e possibilmen-te anche tollerante e benevolo nellacompatibilità. La libertà in quanto ta-le non può sottomettersi a doveri fuo-ri di quelli previsti dalla legge, non aimperativi di tipo comportamentalepoiché solo la ragionevolezza è chia-mata a pilotare i comportamenti si-tuazione per situazione. Ma l’etica lai-

cista e anti-ideologica non tiene soloconto della dialettica tra differenti li-bertà, ma anche delle aspettative e deidesideri dei soggetti. Io come genito-re, sindaco o medico posso sempre an-dare oltre la responsabilità per entra-re nell’ambito della eticità. I miei do-veri in certe azioni non c‘entrano piùnulla, si tratta di libere scelte compor-tamentali, che possono o meno incon-trare riconoscenza. Questa condotta,che si caratterizza per una libertà tem-perata dalla ragionevolezza e coniu-gata con la compatibilità situazionalee con uno spirito di benevolenza e ditolleranza è l’etica della libertabilità.

PPeerrcchhéé ll’’eettiiccaa ddeellllaa lliibbeerrttaabbiilliittàà iimmpplliiccaallaa bbeenneevvoolleennzzaa ee llaa ttoolllleerraannzzaa

L’etica non significa soltanto esseregiusti ma guardare all’altro con bene-

volenza e tolleranza, richiedendo com-patibilità del condursi sia nelle situa-zioni normali e prevedibili che in quel-le anormali e imprevedibili. L’esseregiusti non sempre coincide con la ra-gionevolezza, non per nulla gli stessicodici penali prevedono le attenuanti.L’essere benevoli e tolleranti con sestessi è possibile solo nella misura incui lo si sia con gli altri, ma l’essere in-flessibili con se stessi non implica in-flessibilità con gli altri. C’è sempre ingioco la libertà dell’altro. Io sono libe-ro di trattare me stesso con la massi-ma severità, ma l’etica mi induce a nonfare lo stesso con gli altri-da-me, poi-ché le mie azioni debbono essere com-patibili con le formae mentis di essi.L’aureo principio non fare agli altri ciòche non vorresti fosse fatto a te è vali-do, ma non include un fai agli altri ciòche vorrebbero venisse loro fatto, cheè il segno della benevolenza. Il primonon tiene conto dei criteri di equità,di felicità e di appagamento in testedifferenti dalla mia, il secondo cercadi tenerne conto e mettere in secon-da linea il me rispetto al te.

LLaa lliibbeerrttaabbiilliittàà ccoommee iinncclluussiivvaaddeell rriissppeettttoo ddeellllee aallttrree ffoorrmmee ddii vviittaa

La libertà in termini assoluti (comequella posta da Jean-Paul Sartre) èmera retorica astratta. Per lui la libertàdell’uomo cozza con una natura sordae irragionevole alle sue istanze. Iopenso invece che siamo liberi solo“con” la natura e non fuori di essa:perché noi siamo anche un corpo cheè natura; perché esso ci fissa limiti d’a-

zione; perché siamo animali sociali e lasocialità impone limiti; perché abbiamocoscienza del nostro esistere con altriall’interno di una natura che ci acco-glie. Siamo infima parte e ne dipen-diamo a cominciare dai miliardi di bat-teri che nel nostro intestino ci per-mettono di assimilare il cibo e trarneenergia. Di fatto questa natura noi ladominiamo e la sfruttiamo in modo ir-ragionevole da millenni: l’etica della li-bertabilità vede ciò come intollerabile.Malgrado i lodevoli sforzi degli ecolo-gi e dei naturalisti siamo ancora moltolontani dal rispetto naturalistico, nonsolo ignorato nei comandi del dio bi-blico (Genesi, 1, 26-30), ma negato an-cor oggi in nome di un irragionevole in-cremento demografico senza freni. L’i-dea che, in quanto creature “superio-ri” elette da Dio, siano destinate a do-minare la Terra non può che riportarciall’idealistico schema mentale dell’uo-

Page 19: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

19n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

mo al centro del mondo, che ogni eti-ca laicista deve combattere in nomedella centralità della vita in ogni suaespressione. Il rispetto naturalisticonon è né generoso né benevolo, è sol-tanto etico. Solo se noi saremo capacidi renderci “compatibili” con le altreforme di vita manterremo la nostra li-bertà d’esistere come specie.

LLaa lliibbeerrttàà ccoommee eesspprreessssiioonneeddeellll’’iinnddiivviidduuaalliittàà

Abbiamo visto che una condotta asso-lutamente libera è incompatibile conl’etica. Nondimeno ogni individuo ten-de naturalmente e fisiologicamente adesercitarla quanto più gli riesca. Ma lasocialità è solo moderatamente com-patibile con l’individualità. Ciò non si-gnifica che l’individualità debba abdi-care a se stessa in omaggio alla socia-lità, ma di questa si deve tenere contocome limite di riferimento del suo eser-cizio e delle sue possibilità. Nella soli-tudine ogni individualità è libera, maappena quella viene meno (perlopiùper fortuna!) la presenza di altro-da-noi ci limita. Quando nella vita solita-ria di Robinson Crusoe compare l’indi-geno Venerdì, egli intuisce che da quelmomento deve tener conto di lui, del-la sua forma mentis, dei suoi bisogni edelle sue aspettative. Tra il suo sé equell’altro sé nasce un rapporto che locondiziona nei suoi comportamenti eche lo induce a cercare compatibilitàcon le volontà e i desideri dell’altro.Con tutto ciò l’individualità non è ri-nunciabile né delegabile e ancora me-no cedibile, poiché si deve cercare neilimiti del possibile e del naturale diamare gli altri come noi stessi, ma maipiù di se stessi e bisogna difendere lapropria libertà senza cederne troppaall’aggregazione; realizzare l’io senzafarne un noi ottuso.

LLaa ccoommppaattiibbiilliittàà ccoommee eesspprreessssiioonneeddeellllaa ssoocciiaalliittàà

La socialità c’impone che la nostra con-dotta sia compatibile col contesto, mauna società sana dev’essere a sua vol-ta compatibile con le individualità chela compongono; questa almeno è la de-mocrazia. Però alcune società arcaicheben armonizzate (qualcuna era ancoraviva e vegeta agli inizi del XX sec.) han-no mostrato, con le loro strutture e leloro istituzioni, che l’individualità eraignorata e assorbita nel gruppo. E tut-tavia, in qualche misura, queste so-cietà rivelavano che al loro interno l’in-

dividuo non tendeva all’ io, ma a rea-lizzarlo nel noi sociale come sua parte:una rinuncia all’individualità a favoredella coesione. In Asia anche oggi cisono società evolute dove tendenzial-mente gli individui si riconoscono inesse anche a scapito della propria in-dividualità. La cultura europea è dif-ferente, eppure fino a tempi recentil’individualità è stata ripetutamentecalpestata quanto meno nelle classi su-balterne. In ogni caso, i regimi a “so-cialità obbligata” e ad “etica comuni-taria”, negando all’individuo la sua li-bertà fondamentale, quella di espri-mersi, minavano alla base la compati-bilità tra individui e Stato. Essa è fon-damentale nel rapporto tra individui,tra individui e famiglie, tra famiglie egruppi di esse, tra gruppi e nazioni; ilsuo coniugarsi con le libertà individualiè il fondamento stesso della ragione-volezza del potere.

LLiibbeerrttaabbiilliittàà eedd eeuuddeemmoonniissmmoo

Il termine eudemonismo è fuori moda,però è legittimo domandarsi: che cosaci stanno a fare i governi se non per pro-muovere il massimo benessere possibi-le per il maggior numero di individuipossibile? Questo è ciò che si può chie-dere a chi governa; ma l’eudemonismoparla di felicità. Avere un’abitazionedignitosa, un’alimentazione sana e suf-ficiente e servizi sociali adeguati è be-nessere, un presupposto importanteper una possibile felicità, ma che nonla garantisce affatto. Per almeno dueragioni: la felicità non è fatta da cose eda servizi; è un sentimento intimo. Lafelicità è qualcosa che si sente indivi-dualmente e può irradiarsi agli altri,

ma come diversificate sono le mentiumane così differisce il modo di con-cepirla, di avvertirla, di descriverla, didesiderarla. Sentirsi felici per favorirela felicità altrui è l’apice dell’etica lai-cista, che non potendo promettere unparadiso post mortem deve cercare diprodurre un po’ di felicità in vitam. Eb-bene, proprio qui emerge la dicotomia!Un’etica del dovere sulla base di prin-cipi va contro la libertà individuale, esiccome questa è conditio sine qua nondi ogni forma di possibile felicità rea-le, i principi etici sono contro la felicità.L’etica della libertatibilità può favori-re il conseguimento di qualche istan-te di felicità per ciascuno senza lede-re la stessa possibilità per gli altri. Que-sto è ciò che si può sperare attraversola ragionevolezza, che è consapevo-lezza delle possibilità e dei limiti.

Note

[1] Platone, Leggi, in Tutti gli scritti, a curadi G. Reale, Milano, Bompiani 2000, p. 1694. [2] Paolo, Lettera ai Colossesi, 2, 8, in La sa-cra Bibbia, Roma, Paoline 1965, p. 1249.[3] Paolo, II Lettera ai Corinzi, 4, 4, Ivi, p. 1224.[4] Paolo, Lettera agli Efesini, 6, 12, Ivi, p. 1242.[5] Paolo, Lettera ai Romani, 1, 21-24, Ivi, p.1192.[6] Paolo, Lettera ai Colossesi, 3, 2, Ivi, p. 1250.[7] Paolo, I Lettera a Timoteo, 6, 4-9, Ivi, p.1261.[8] D’Alembert-Diderot, La filosofia del-l’Encyclopédie, a cura di P. Casini, Bari, La-terza 1966, p. 12.[9] Ivi, p. 13.[10] Arrest de la Cour de Parlement portantcondamnation de plusieurs livres et autresouvrage imprimés. Extrait du Registre de Par-lemet du 23 janvier 1759, Paris, Simon 1759;cat. in MSS 22177, foll. 257-272.[11] A.M. Wilson, Diderot: gli anni decisivi,Milano, Feltrinelli 1984, pp. 344-345.

In Italia Manlio Padovan, referente UAAR per la provincia di Rovigo, ha rischiato lacondanna per vilipendio alla religione. La sua colpa? Aver affisso con regolare per-messo del Comune di Papozze in apposite bacheche alcuni manifesti con lo slogan“La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno”.Proprio lo stesso che sarebbe dovuto circolare su alcuni autobus a Genova, ma cheè stato censurato dal concessionario dopo gli alti lamenti del cardinale Angelo Ba-gnasco in quanto potenzialmente “offensivo” nei confronti dei credenti. Nella cit-tadina di Padovan sono persino intervenute le forze dell’ordine, che nel giugno del2009 hanno sequestrato i manifesti per tutelare il “sentimento religioso della zona”.È stato quindi avviato un procedimento penale proprio nei confronti di Padovan pervilipendio, che però dopo lungaggini è stato archiviato. Nelle motivazioni il pm haritenuto che gli innocui manifesti avessero un “indubbio contenuto offensivo” per icattolici perché lo slogan “tende indubbiamente a rappresentare il religioso comeun ingenuo credulone, così ledendo l’intimo diritto di ognuno a sentirsi libero di pro-fessare, anche in pubblico, la propria fede”. Addirittura, si tratterebbe di propa-ganda “più anticristiana che laica“ (sulla base di Wikipedia). Dove ci fosse l’offesae dove i credenti fossero dileggiati – trattandosi invece di un invito in positivo rivoltoai non credenti – rimane per noi miseri miscredenti un mistero della fede. (Vedi:http://www.uaar.it/news/2012/10/22/prosciolto-manlio-padovan-pm-dio-non-esiste-offesa/).

Page 20: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

20 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

Nonostante lo sprofondamento obbliga-torio nel darwinismo per gli “addetti ailavori” sull’evoluzione, è vergognosa-mente sfuggito un po’ a tutti il libro cheCharles Darwin aveva scritto nel 1881,ripreso di recente dalle Edizioni Mime-sis (Milano 2012), dal titolo L’azione deivermi nella formazione del terriccio ve-getale, con osservazioni sulle loro abitu-dini. La nostra attenzione “evolutiva”,infatti, è presumibilmente distratta dal-l’accoppiata “Darwin/Scimmie” e anchese tutti noi sappiamo molto bene che l’e-voluzione ha impegnato fin dalle originiil mondo dei viventi nel suo insieme, nel-la vita pratica di tutti i giorni ce lo di-mentichiamo spesso.

Divertente – in proposito – è anche tut-ta la storia di quella immagine (di sicu-ro un fotomontaggio) dove il nostroDarwin appare con il dito indice davantialla bocca, come invito al silenzio. Sem-bra, infatti, che in Inghilterra dopo ladiffusione delle sue teorie ci sia statoun incontro-ricevimento nell’alta societàdove appunto si trattò l’argomento “evo-luzione”. Sembra anche che a un certopunto una distinta signora abbia escla-mato: “Sì, va bene che discendiamo dal-le scimmie, ma che non lo sappia la ser-vitù!” mettendosi proprio il dito indicedavanti alla bocca in segno di silenzio.Immagine darwiniana ripresa più volteanche in occasione del Darwin Day del2009, quando apparvero le coffee mugcon Darwin che ci indicava il silenzio, maquesta volta accanto ad una scimmia cheanch’essa invitava al silenzio: “... chenon si sparga la voce che le scimmie han-no una qualche relazione con l’uomo!”.Anche se cerchiamo di combattere e direspingere l’educazione ricevuta (che al-le nostre latitudini è sul clerico-fascistaandante), è difficile per noi non ritener-ci superiori agli altri esseri viventi, com-presi i vermi, il cui stile di vita sarà cer-to passato inosservato a molti, ma la cuiscoperta – anche se tardiva – può aprir-ci un mondo insospettato. Senza con-tare che, mentre ben sappiamo di ave-re in comune con gli scimpanzé il 99%circa di DNA, nessuno avrebbe mai pen-sato di averne quasi il 62% con i lom-brichi. “... Qual è allora il lascito diDarwin, in quest’opera che precede dipoco la sua scomparsa? Che la selezio-ne naturale è come un verme, cieca e in-

stancabile. Che l’uomo non è l’unico de-tentore dell’intelletto. Che esiste nel re-gno animale una scala nella distribuzio-ne di facoltà e disposizioni, ma nessunsalto, poiché la nostra origine è comune...” si legge sul risvolto di copertina dellibro sopra citato.

Ma c’è di più. Se rivolgiamo la nostra at-tenzione a certi proverbi e ai tanti dettipopolari (che non sembra siano poi fon-te di grande saggezza anzi, talvolta, eproprio nel caso di vermi e lombrichi,sembrerebbero molto gratuiti) notiamoche alcune delle tante espressioni da noipiù comunemente usate e ritenute of-fensive affermano: “Sei un verme” (nelsenso di traditore e inaffidabile), “Misembri un lombrico” (nel senso di inet-to e viscido), ecc. Quale sarà la ragionedi questo disprezzo nei loro confronti?Perché una posizione così drastica? Si-curamente l’ignoranza e la mancanza diuna qualche seppur minima nozione discienze naturali, compresa la presun-zione – quasi sempre di stampo religio-so – della nostra superiorità su tutto ilmondo dei viventi. La religione, infatti,ci insegna (anzi, più che insegnarci ci in-dottrina in modo violento fin da piccoli,imponendoci anche il battesimo) con isuoi dannosi dogmi e le sue fantasiosenovelle, definite spesso per opportunità“simboliche”, che l’uomo, a differenzadegli altri animali, è stato creato da Dioa sua immagine e somiglianza, mentretutto il resto del creato (donna compre-

sa, con varianti secondo il tipo di con-fessione) è stato fatto e messo a dispo-

sizione dell’uomo, intendendo “uomo”proprio nel senso di maschio.

La nostra collocazione di Mammiferi nelmondo animale, definita grazie a tantistudi (Linneo e Darwin inclusi), ci ha in-vece aperto un mondo dove non è piùpossibile conciliare gli strumentali dog-mi religiosi con la realtà che ci circondae con la ragione. E se facciamo un po’ diattenzione notiamo che l’accoppiata“Stato/Religione” non segue altro e nonha fatto altro che riprendere l’eredità diquella più arcaica che l’ha preceduta,cioè l’accoppiata “Capotribù/Stregone”,la cui funzione – ieri come oggi – è sem-plicemente quella di assumere il poteree far lavorare e obbedire le masse triba-li o i cittadini che, con la “scusa” di Dio,obbediscono appunto molto meglio e piùfacilmente, ribellandosi anche più rara-mente ai soprusi. Rimane pure immuta-to lo stile da “Capobranco” che ormaiseguiamo da tanti anni (direi milioni dianni) e, anzi, la nostra evoluzione sem-bra proprio si sia sviluppata su basi piut-tosto ridotte e superficiali, visto che con-tinuiamo a scannarci tranquillamentel’uno con l’altro.

Ovviamente, tutto questo si riflette an-che nel nostro linguaggio, nei modi di di-re, nei vocabolari, nella lingua in gene-re. La religione ha inquinato e sta tutto-ra inquinando tutto quanto, lingua com-presa appunto. Per quale esatta ragio-ne il verme sia considerato in questo mo-do negativo è difficile da stabilire o veri-ficare con esattezza, ma sicuramente leclassifiche umane relative al resto deglianimali sono elaborate in base a una sca-la di valori costruita secondo il propriotornaconto ed anche a causa dell’igno-ranza, come già detto, naturalistica. Nes-suno oserà mai provare ribrezzo per buoie mucche o per pecore e maiali, che ciforniscono cibo in abbondanza e talvol-ta anche valvole aortiche ... mentre nondaremo mai alcun valore, anzi provere-mo solo disprezzo, per gli animali comevermi e lombrichi, che da un punto di vi-sta antropocentrico ci appaiono come de-cisamente differenti da noi, privi di arti,scialbi, bruttarelli e decisamente noncommestibili. Ovvio dunque che questiinvertebrati non hanno mai avuto moltechance di arrivare in cima alle nostre li-ste di gradimento.

Darwin, i vermi e gli ateidi Baldo Conti, [email protected]

Page 21: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

21n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

Un po’ come gli atei all’interno di tutte lesocietà e fin dai tempi dei tempi … Giàsoltanto il fatto che sia stata coniata que-sta parola, “a-teo”, con l’alfa privativa equindi con il significato di “senza-dio” (co-me se chi nasce dovesse necessaria-mente credere subito in Dio e non dovesseinvece attendere di essere indottrinato emanomesso), è indice di rifiuto e pregiu-dizio; la ragione è sempre la stessa ed haorigine nella mentalità di tipo “Capo-tribù/Stregone” già accennata: gli atei,infatti, sono sempre stati alquanto sco-modi, visto che la razionalità è semprecontraria al potere del “Capobranco” edello stregone. L’a-teo, insomma, comeminimo disturba chi governa, per il suosenso critico, perché non obbedisce adocchi chiusi alle leggi codificate dai po-tenti che sono poi – in genere – i più in-tolleranti. Pensate che l’a-teo, italiano me-dio, osa perfino prendere in considera-zione quanto è scritto nella Costituzionedella nostra Repubblica – in particolarel’art. 3 – dove si afferma che “tutti abbia-mo pari dignità e siamo uguali di frontealla legge” (anche se chi “crede” in Dio èsicuramente più uguale di tutti gli altri!).

L’attenta osservazione dei vermi – in sin-tesi – può farci rimettere i piedi per ter-ra (come si dice) e riportarci alla concre-tezza. Per esempio, visto che molti di noisono stati definiti “a-tei” e non “norma-li” (come sarebbe invece preferibile e piùesatto), dovremmo fare come l’espe-rienza ci insegna: rifiutare sempre in par-tenza qualsiasi cosa e fare esattamenteil contrario di quanto ci viene richiesto,per trovare poi l’equilibrio e la strada giu-sta da soli. Non possiamo e non dobbia-mo accettare mai, ad occhi chiusi, unalegge, un principio codificati da altri in unaltro luogo e in un altro tempo. Compor-tandoci così, faremo anche “onore” alprincipio di evoluzione, dato che se an-che Darwin stesso non avesse conti-nuamente modificato, rigettato ed in-trapreso nuove strade saremmo ancorasempre soltanto degli pseudo-sapienssemi-trogloditici.

La sensazione di “schifo” causata daivermi, ammesso che il tutto sia su baseculturale e non genetica, è sorta anchegrazie (si fa per dire!) all’influsso male-fico delle religioni che influenzano sem-pre il nostro cammino, c’impongono si-lenziosamente e subdolamente i lorodogmi ed inquinano purtroppo anche inostri dizionari e le nostre enciclopedie(Treccani compresa, tanto per rimanerenel mondo zoologico!) senza che la mag-gior parte di noi riesca a rendersene con-to e quindi a combattere efficacemente

contro questi condizionamenti. Un tem-po, gli a-tei o anche solo i dubbiosi era-no infatti dati alle fiamme (così come lebiblioteche) ed i “grandi” teologi riusci-vano – come fanno ancor oggi – con gran-de abilità e strategia a conciliare mira-bilmente l’amore per il prossimo con i ro-ghi e le inquisizioni.

Un ateo/agnostico più o meno razio-nalista dovrebbe pensarci un po’ su, ri-flettere su queste discriminazioni checondizionano il gregge sconfinato del-le cosiddette pecorelle smarrite chenon hanno ancora capito come sianosempre state strumentalizzate, sia tra-mite l’inquinamento della lingua, siaper mezzo della diffusione di odio e di-sprezzo nei confronti di chi è anche sol-tanto vagamente “differente” dallamassa amorfa che vegeta (termine si-curamente improprio) senza un mini-mo di dignità, sia per mezzo di impro-babili promesse paradisiache. Pre-stando attenzione potremmo com-prendere meglio la storia evolutiva checi accomuna con gli altri viventi e po-tremmo anche riuscire ad avere mag-gior rispetto e considerazione versoquesti invertebrati che, sicuramenteper un atto gratuito di presunzione, ab-biamo sempre considerato con supe-riorità e spesso con vero disgusto. Riu-sciremmo così forse ad essere ancheun po’ meno “razzisti” e più tollerantinei confronti di chi non la pensa esat-tamente come noi, di chi ha un coloredifferente di pelle (di recente sembra

che in alcune delle attuali nostre so-cietà siano state mozzate le mani a chi“sfortunatamente per lui” era nato al-bino), di chi è genericamente “stra-niero” rispetto alla nostra cultura opseudo-cultura che sia, così come neiconfronti di chi è a-teo e che, metten-do in dubbio idiozie consolidate neltempo, rischia di far crollare le finte si-curezze che alcuni esemplari della spe-cie autodefinitasi sapiens si sono in-ventati per comodità, per lucro e persete di potere.

I vermi quindi – come qualsiasi altro es-sere vivente – possono diventare per noifonte di grande ispirazione. Oltre che del-la dignità che è loro propria, noi comeanimali sociali potremmo anche riceve-re conferma della necessità del recipro-co rispetto che deve esserci nei confrontidi “tutti gli altri” nel comune habitat nelquale viviamo e c’è da chiedersi: “Se conuguale attenzione dovessimo approfon-dire lo studio del comportamento di luc-ciole, elefanti, lupi, moscerini, ecc., cosamai ci sarebbe da comprendere ancorae da tirar fuori?”. Dall’osservazione delloro comportamento forse qualcuno po-trebbe imparare a riconoscere facilmen-te la stretta relazione esistente tra l‘ateo-fobia e la vermi-fobia, entrambe dovuteal “razzismo dogmatico” e ad un’arbi-traria classifica inventata dalle religionia qualsiasi latitudine ed in qualsiasi tem-po, in base alla solita vecchia storia cheafferma che il mio Dio è sicuramente mi-gliore del tuo.

Non solo in paesi retti dalla teocrazia islamica, ma anche in Italia politici al governosostengono attivamente il confessionalismo e la discriminazione verso i non cre-denti. Si distinguono i nostri ministri degli Esteri, evidentemente desiderosi di da-re un’immagine di paese avanzato e civile.Nell’ottobre del 2010 Franco Frattini, all’epoca a capo del prestigioso dicastero, conun articolo su L’Osservatore Romano attaccava l’ateismo, il materialismo e il relati-vismo bollandoli come minaccia per la società. Non solo, ma invocava una santa al-leanza delle varie religioni contro tali “fenomeni perversi” e quale antidoto al “fa-natismo e l’intolleranza”. Frattini si vantava poi di aver difeso l’imposizione del cro-cifisso nelle aule scolastiche, questione in discussione all’epoca presso la Corte Eu-ropea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Per rispondere alle pesanti affermazionidel ministro l’UAAR aveva anche scritto al presidente della Repubblica, Giorgio Na-politano.Il successore di Frattini, Giulio Terzi di Sant’Agata, non è stato da meno. Siamo nelsettembre del 2012, quando violente proteste per la diffusione di vignette satirichesul settimanale Charlie Hebdo e di un film giudicati offensivi nei confronti di Mao-metto infiammano il mondo islamico. Il ministro si accoda alla rigida linea del Vati-cano, attaccando chi offenderebbe la sensibilità dei credenti e invocando pene esem-plari per tutelare i valori religiosi. In un’intervista ad Avvenire questo febbraio inol-tre tradiva persino una sorta di “invidia” verso le nuove costituzioni dei paesi isla-mici, fondate sulla sharia, visto che in un’Europa corrosa dal relativismo invece man-cherebbe a suo dire un netto riconoscimento delle radici religiose. (Vedi:http://www.uaar.it/news/2010/10/23/frattini-sull-osservatore-romano-ateismo-minaccia-societa-alleanza-monoteista/ e anche: http://www.uaar.it/news/2012/09/21/paesi-islamici-contro-liberta-atei-unione-europea-onu-governo-parte-stanno/).

Page 22: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

22 n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

Mantide. Ripreso da un’espressione tra-scritta dall’entomologo Giorgio Celli (1935-2011). Mantide religiosa (Mantis religiosa).L’accoppiamento delle mantidi è caratte-rizzato da cannibalismo durante l’atto ri-produttivo: divora il maschio partendo dal-la testa mentre gli organi genitali prose-guono nell’accoppiamento. Questo com-portamento è dovuto al bisogno di protei-ne nella rapida produzione di uova, provane sia che la femmina d’allevamento, es-sendo ben nutrita, sovente “risparmia” ilmaschio.

Krònos: Titano del tempo nella mitologiagreca, figlio di Urano (cielo) e di Gea (ter-ra), quest’ultimi generati da Caos (vuoto,nulla) dio supremo e onnipresente. Cronodivora ciò che ha generato: è un padre op-pressivo e ossessionato, che non tenta difar crescere il figlio, ma lo trattiene a sé, ecol suo affettuoso abbraccio maschile lostritola e lo divora.

Sedotto dai richiami di un suono me-tallico che annunciava gelati e dall’o-dore di campestre freschezza dei co-comeri del dopo pranzo, rimembro leinterminabili estati dell’infanzia, pas-sate nella casa di campagna di mianonna e di quanto piacere, non solopalatale, mi procuravano. Sulla suagrande terrazza (posizionata sul retrodella casa, dove lei di solito stendevala biancheria), nei già assolati mattinidove il frinire di cicale trovava eco nel-le colline distanti una corsa di ragaz-zo, ero d’abitudine dar vita a un ceri-moniale dal magico sentore. La solita-ria messa in scena consisteva nellostrappare diversi frammenti di cartada vecchi giornali, scegliendo fra que-sti il pezzo che mi rappresentasse nel-la gara. Di solito sceglievo il più gros-so, per poi gettarli tutti insieme sulprato sottostante. Se il ritaglio da mescelto toccava per primo l’erba del pra-to, si preannunciava una bella giorna-ta, altrimenti se il responso della car-ta volante non era vincente, dovevostare all’erta perché il giorno, da pococominciato, nascondeva pericolose in-sidie. Va da sé che poi, nelle moltepli-ci giocate che eseguivo, usavo tutti glistratagemmi possibili per far sì che ilmio pezzo di carta vincesse, e se que-sto alla prima non avveniva, c’era sem-

pre la rivincita, e se quel giorno la ma-ledizione mi perseguitava, m’inventa-vo il “3 su 5” e via crescendo. Ecco per-ché pensavo, che le estati in campa-gna dalla nonna, erano, grazie anchealla cartacea liturgia, più che belle,trepidamente intrepide. Riportare al-la luce uno scaramantico gioco al finedi preservarmi da disavventure im-previste e instradare il giorno in unaludica e nuova esplorazione coi com-pagni, non è l’incipit di un romanzo diformazione, ma la messa a fuoco di unadelega in bianco, rilasciata da un bam-

bino, all’imperscrutabile verdetto dicarte lasciate volteggiare nell’aria.Certo, questa pantomima era fruttodel cattolicesimo osservante di mianonna, che avevo subito e spostato, amia insaputa, in un consulto dal tim-bro oracolare, la cui finalità pratica del-lo stesso, era completamente incen-trata a che niente di niente raggiun-gesse l’orecchio di mia nonna, nellegià “programmate” scorribande chemi attendevano.

Ingenuità infantile; quotidiana ritua-lità; responso affidato a un potere im-maginario; protezione e delega deglieventi a un fatale predeterminismo dicui non sarei mai stato direttamenteresponsabile. Insomma, infantilismo,ossessività, superstizione e paura, fe-de e deresponsabilità: ingredienti ba-se indispensabili di qualsiasi forma direligione esistente che si voglia pas-sare ai raggi X. E così, questo “nostro”importato ed esportato dio, religioso

come una mantide; cannibalico, miso-gino e onnipresente come Crono, checi fu servito (chissà perché!) sopra unpiatto dorato per una eterna leccatu-ra a perenne invocazione d’aiuto e diperdono nei secoli dei secoli. Ed è in“lui” che i dispensatori del culto in-trapresero, motivarono e assolsero laconquista e lo sterminio, e in una pro-lifica e diversa lettura di “lui”, i pro-testatari riformatori “divinamente”premiarono lo sfruttamento e l’ingor-digia del ricco, marchiando la povertàcome una colpa.

Senza interloquire con chi ha le orec-chie ostruite dal cerume, possiamo af-fermare, che si dichiari trascendenteo immanente, politeista o monoteista,in qualsiasi religione che attua formedi proselitismo è connaturata la vio-lenza: violenza prevaricatrice allo sta-to puro; insita nel suo esplicito o velatoproporsi come indubbia verità, sia ri-spetto agli altri concorrenziali appa-rati religiosi (provvisti a loro volta, de-gli stessi postulati e aspirazioni), siaper la squalificante banalizzazione al-la relatività del pensiero umano. E ladi “lui” religione, più strettamente le-gata alla nostra infanzia, è primarioparadigma dal purpureo colore, inquanto a violento connaturalismo e al-lo sfacciato presenziare e presiedere inogni tempo e in ogni dove: autorefe-renziale e presuntuosa chiusura di unassolutismo dispotico, suffragato daun’elaborata sovrastruttura teologica,codificata da Concili e autoproclama-ti atti di fede, che ha secolarmentecontribuito con i suoi gravidi consiglial cerebrale spappolamento del sensocritico; coadiuvata nell’insigne e sot-tile lobotomia dalla subdola arte pre-tesca della catechesi, condita di litaniepenitenziali e di morbosi e malcelatiappetiti sessuali verso gli “imprigio-nati” discenti. Omettere poi, anzi,apertamente negare la strutturale in-fantilizzazione e deresponsabilizza-zione alla richiesta cecità del fedele, èin egual misura funzionale al fanaticoe propagandato culto del dolore e del-la morte, operante attraverso il loropiù rappresentativo simbolo in ambi-to istituzionale (crocefisso), e nel pe-

La ferocia d’amore di una mantide e l’antropofagia filiale di Krònos di Luca A. Borchi, [email protected]

Page 23: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

23n. 3/2013 (88)

ATEOFOBIA

dagogico conforme ammansire il pue-rile pensiero.

Testimone consegnato al genitorialedivieto, che a volte è più spietato e li-gio dei precettori, fino a raggiungereforme estreme di demenziale bigotti-smo o proibizioni da filo spinato, cheimplicherà comunque (qualsiasi sia illivello educativo assunto) reattivitàpadronale e/o vittimistica nei presen-ti e futuri rapporti, all’interno di unconsorzio sociale trasformato in un’en-ciclopedica università della fobia. Ciòha incoraggiato, in epoche passate, adissentire individualmente o con esi-gue forze al seguito, i più disparati ten-tativi di ribellione, da ridurre i mede-simi a isolate grida nel deserto: de-serto a tal guisa trasformato da unapianificata avidità economica ed ege-monica, che ha sempre teso a giustifi-carsi (a salvaguardia del suo monda-no potere) con il leggendario atto d’a-more sacrificale per l’umana salvezzada parte di un uomo-dio, o portandoad esempio l’operato dei seguaci, co-sì martirizzante e caritatevole nei con-fronti dell’offesa divinità e dei mise-rabili della terra. Dopodiché, se i “bo-nari” sermoni non riportavano la psi-cologia da gregge all’ovile indicato daipastori, si passava dal focoso verbalerichiamo agli infuocati ferri delle se-grete, dove le innumerevoli urla di unaestorta “confessione” non erano udi-bili dal volgo, chiamato però a sua vol-ta (quale deterrente dimostrazione) apartecipare alla pubblica flagellazio-ne e mutilazione, prima che un auto-dafé e fiamme purificassero e ridu-cessero peccatrice e peccatore, ereti-co e strega a cumuli di cenere. Cumu-li di ceneri, montagne di ceneri che ilvento con la sua naturale spinta, hacostretto ogni cosa a volatilizzarsi e adisperdersi, compresa la memoria. Ela memoria, quella storica per inten-

derci, che Cicerone definì magistra vi-tae, è sempre stata la prima a latitareo ad essere sepolta, e così è avvenutoanche quando fra i guru detersivo im-portati negli ultimi decenni dall’O-riente, si ammassò un po’ di tutto: dal-l’induismo delle caste, al buddhismo insalsa indiana, giapponese e tibetana.E in questo illeggibile elenco, figlio diuna pigra rimozione, ce ne sono a biz-zeffe di miracolistici, masochistici e“neri”.

Tanto per variare tonalità operandoun piccolo ma non sostanziale sposta-mento, coloro che ci hanno “governa-to” pre e post repubblica, sono quasisempre stati totalmente devoti (o co-munque anche se non credenti, ac-condiscendenti), come se (è storica-mente stranoto e abbraccia tutta larazza predona, nobiliare o borgheseche sia) i reati più gravi potessero tra-smutarsi in veniali peccati e fosseroessi stessi risarcibili con transuman-za partitica, monetarie indulgenze eneoguelfe devozioni. D’altronde, dovepoteva germogliare e svilupparsi la ci-cuta del fascismo, se non in un paesecon un così lungo e richiamato vacci-no alla sudditanza monoteistica e mo-notematica cattolica? Paese portato-re insano di un DNA plaudente e pro-no a papi e porpore cardinalizie, e daqui con virulento contagio passarel’accattivante e criminale soluzione adaltri due paesi geograficamente e cat-tolicamente vicini: velenosa esporta-zione per il franchismo spagnolo e de-magogico ossigeno per il salazarismoportoghese.

E oggi, di fronte al “nuovo” interven-tismo clericaldidattico da Italietta po-stbellica, come mai nessuno alza unamano, col fine almeno di un improcra-stinabile bisogno fisiologico, se non èin grado di alzare la voce? E noi? Co-

sa possiamo fare noi, oltre a difende-re coloro che da soli non possono far-lo, e impegnarci, su vari fronti, conl’obbiettivo che la laicità, costituzio-nalmente sancita, trovi reale attua-zione nella prassi sociale?

Forse, per estremo spirito di conser-vazione, si potrebbe tentare di rimuo-vere con il classico colpo di spugna tut-ta la millenaria serialità di un’eserci-tata e non doma prepotenza; iniziarea masticare interi scaffali di luoghi co-muni per risparmiarci la fatica di pen-sare; deformare ogni smascheratabuona novella con il bisturi dell’ipo-crisia; sbeffeggiare fino a ridurla a pre-vedibili battute d’avanspettacolo, ogniseria e fattibile proposta che giunga adisturbare l’indolente adempimentodi un’assenza: dovremmo agire più omeno così, per non sentirci offesi e de-risi in questo diarroico mercato dallapervasiva genuflessione al più pub-blicizzato dei potenti, che trasformatutto in brace al fine di una pianifica-ta e totale acclamazione dallo stra-cotto intelletto degli astanti? Insom-ma, al di là del divertente (mica tan-to!) prospettato disimpegno, la sinto-matologica ateofobia che si respiranon è altro (al netto delle proverbialiminacce) che la crescente scompostareazione dell’istituzione religiosa edei suoi passacarte, al visibile am-pliarsi della miscredenza, la quale nonè più formata da un maggioritariospontaneistico rifiuto della “favola”,ma forte ormai di una conoscenza sto-rica e scientifica, è in grado, in qual-siasi dibattito che abbia tali caratte-ristiche, di far cadere in pubblica con-traddizione i preposti alla propagan-da divina.

Per concludere, possiamo e dobbiamodavvero fare di tutto perché l’obbiet-tivo non arrivi a indossare le piume diuna chimera? O prendere atto invece,come continua a sottolineare Guy De-bord ne “La Société du spectacle” che:“La coscienza spettatrice, prigionieradi un universo appiattito, delimitatodallo schermo dello spettacolo, dietroil quale è stata deportata la sua vita,non conosce più se non gli interlocu-tori fittizi che la intrattengono unila-teralmente sulla loro merce e sulla po-litica della loro merce”.

——————

Luca Alessandro Borchi, scrittore. Autoredi tre libri di poesia, di un saggio e di unbrevissimo pamphlet.

In Tunisia due giovani atei, Jabeur Mejri e Ghazi Béji sono stati condannati a setteanni e mezzo di carcere dal tribunale di Mahdia. Pena confermata nel giugno del 2012dalla corte d’appello di Monastir. La loro colpa? Aver pubblicato sui propri blog po-st giudicati offensivi nei confronti dell’islam e del profeta Maometto e aver dichia-rato apertamente la propria miscredenza. Dopo diverse denunce, la polizia ha aper-to un’inchiesta. I due sono stati licenziati senza giusta causa e hanno subito mi-nacce e insulti. Mentre Mejri è stato incarcerato, Béji ha lasciato la Tunisia primadella sentenza di appello e dopo un rocambolesco viaggio a rischio della vita ha rag-giunto l’Europa, passando dalla Turchia in Grecia e quindi in Romania. Senza do-cumenti, è stato trattenuto in un campo profughi romeno, dove ha incontrato l’o-stilità degli altri rifugiati ed è stato persino picchiato e ferito da un fondamentalistaislamico. (Vedi: http://www.uaar.it/news/ 2012/06/26/tunisia-confermata-condanna-ateo-sette-anni-mezzo prigione/ e anche:http://www.uaar.it/news/2012/04/05/tunisia-due-atei-condannati-sette-anni-mezzo-prigione/).

Page 24: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

24 n. 3/2013 (88)

HABEMUS PAPAM

In questi primi giorni ne ho lette dav-vero di tutti i colori: i commenti di ogniparte, almeno qui in Europa ma, daquanto ho potuto vedere, anche in mol-ti paesi dell’America Latina, sono sta-ti unanimemente improntati ad un en-tusiastico panegirico del nuovo pon-tefice. Qua e là comparivano accennial periodo della dittatura militare mavenivano citati solo per smentire, spes-so scandalizzati, ogni notizia che ten-deva ad accostare la figura di Bergo-glio ad ambienti della Giunta Militare,come direbbe Totò, “a prescindere”.

Un articolo incommentabile di Riotta,partendo dalla situazione della Birma-nia e dal ruolo sempre più oscuro gio-cato da Aung San Suu Kyi, pubblicatosu La Stampa di oggi (17 marzo 2013,ndr), rappresenta una sorta di “sum-ma teorica” che, in nome del realismopolitico, giustifica qualunque compor-tamento, soprattutto quando si prostraal volere dei poteri dominanti. In que-sto quadro, fa un preciso riferimentoal nuovo Papa. Ma lascio il giudizio sto-rico sul ruolo della Chiesa e, al suo in-terno, di Papa Bergoglio a persone chese ne sono occupate per anni, con ac-curate ricerche di archivio, implacabi-li testimonianze dirette, studio di do-cumenti riservati e così via. Verbitsky,uno dei più attenti ricercatori di docu-menti su quel periodo, rischia di esse-re additato al mondo come un calun-niatore professionale, che esercita ilsuo ruolo di infamante bugiardo peroscure ragioni di prestigio personale odi potere.

Nel mazzo viene messo anche MichaelMoore, colpevole di aver “twittato”una foto in cui un sacerdote molto si-mile a Bergoglio impartisce la comu-nione a Videla: Moore, onestamente,ha postato un successivo twit in cui ri-ferisce di non essere sicuro che la fotoriprenda effettivamente il nuovo Pon-tefice. Già la Chiesa, attraverso il por-tavoce Padre Lombardi, in una confe-renza/stampa ha sostenuto che ven-gono diffuse calunnie da ben indivi-duati ambienti della sinistra anticleri-cale.

E monta anche una polemica sotto-traccia contro i Kirchner, colpevoli diavere contrastato i voleri della Chiesasul terreno dei diritti civili e di avereapprovato la legge sulle nozze omo-sessuali e, nel contempo, di non averefatto abbastanza per i poveri che po-polano le Villas Miseria, nei confrontidei quali, invece, il nuovo pontefice sisarebbe speso con tutte le sue forzerecandosi spesso a visitarli, dando im-pulso alle opere di carità, predicandoil Vangelo con “umiltà” e con granderispetto degli ultimi. Amen!

I commenti entusiastici si sprecano an-che in ambienti insospettabili: da que-sto punto di vista, è rivelatore di unasorta di “pensiero unico” il commentodi Don Ciotti sempre su La Stampa dioggi. L’immagine pubblica di questoPapa, descritto come lontano dal po-tere, inflessibile fustigatore dei “vizi”dei potenti, instancabile nel denun-ciare le prevaricazioni del sistema supoveri, emarginati, esclusi, viene ven-duta come una verità assoluta e vieneinterpretata come il viatico di un pon-tificato che contribuirà in modo deci-sivo all’irrinviabile ricostruzione dellaChiesa. Ora vorrei fare alcune consi-derazioni che valgono come qualunquealtra, cioè sono assolutamente risibilied hanno l’unico scopo di sollevarequalche perplessità.

Lungi da me una difesa d’ufficio deiKirchner e dei Governi argentini deldopo crisi economica: sono comunquefigli di tutte le ambiguità e le contrad-dizioni del peronismo e non rappre-sentano sicuramente un “riferimento”per una qualsivoglia “sinistra” degnadi questo nome ed, in particolare, Cri-stina sembra caratterizzare la sua Pre-sidenza con tratti di autoritarismo chepoco hanno a che fare con la costru-zione della democrazia “dal basso”.Ma non si può negare che hanno ere-ditato un paese in ginocchio, con par-te della popolazione che moriva lette-ralmente di fame ed hanno sviluppatouna politica economica che ha saputodire una serie di “no” coraggiosi allegrandi istituzioni finanziarie interna-

zionali, ha saputo ricostruire un tes-suto industriale che era stato distrut-to dalle politiche di rapina dei governiprecedenti (come non ricordare quelgalantuomo di Menem?), ha restituitoall’Argentina la sovranità su alcuni set-tori strategici come l’energia, inoltreessi hanno aperto il capitolo della ri-cerca della verità sul periodo della dit-tatura ed hanno mandato a processouna grande quantità di omicidi che era-no legalmente protetti e perfettamen-te reinseriti nella società grazie allesciagurate leggi approvate durante igoverni Alfonsin.

Mi chiedo: dov’era il fustigatore PapaBergoglio, che nel ‘92 viene ordinatovescovo, durante lo scempio compiutonel paese dai governi ultraliberisti deldecennio di fine secolo? Era, come di-cono oggi, così lontano dal potere e co-sì vicino alle istanze degli ultimi? Ecom’è che il sant’uomo, così pio e umi-le, ha cercato, durante i governi Kirch-ner, di mettere insieme tutta l’opposi-zione argentina, comprese le forze piùimpresentabili, per “liberare” il paesedai pericolosi miscredenti al potere?Se è vero che un indizio è solo un indi-zio, due qualcosa di più e tre costitui-scono quasi una prova, ve ne forniscoalcuni che provengono da fonti che, daopposti punti di vista, mi sembrano in-sospettabili.

Quelli che leggete sotto sono i com-menti, postati pochi minuti dopo l’ele-zione di Mons. Bergoglio alla soglia diPietro, da Cecilia Pando. Non do nes-sun giudizio. Per sapere chi è e cosa faCecilia Pando basta cercarla su Face-book o su Wikipedia ed avrete un’ideasufficientemente precisa. Ogni ulte-riore commento è superfluo.

Cecilia Pando @ceciliapando¡Qué alegría ! Bergoglio Papa!!!Cecilia Pando @ceciliapandoUna gran bendición para nuestro país quetanto lo necesita. Bergoglio, el Papa Argenti-no!!!Cecilia Pando @ceciliapandoBienvenido Francisco I, un orgullo para nue-stro país!!! Estaremos a su lado, dándolesfuerzas por medio de la oración.

“Annuntio vobis gaudium magnum: habemus papam”di Fulvio Ferrario, [email protected]

Page 25: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

25n. 3/2013 (88)

HABEMUS PAPAM

Uno dei primi a denunciare il ruolo dellaChiesa durante la dittatura ed a fare ri-ferimento diretto all’allora Provincialedei Gesuiti Bergoglio, non è il tanto vi-tuperato Verbitsky ma l’assai più inat-taccabile e, infatti, mai nominato, per ciòche ho potuto leggere, dalla stampa edai media in genere, Emilio Mignone, in-signe giurista ed intellettuale argentino,profondamente religioso, padre di unaragazza, una catechista, militante socialee politica nelle Villas Miseria, imprigio-nata nella ESMA e mai più riapparsa.Emilio Mignone è considerato da tutti ilpadre dei diritti umani in Argentina edè stato vicepresidente della “AsambleaPermanente por los Derechos Huma-nos”. Mignone ha fondato il prestigioso“Centro de Estudios Legales y Sociales”ed ha pubblicato, nel 1986 cioè solo treanni dopo la caduta della dittatura, il li-bro “Chiesa e Dittatura” nel quale si leg-ge testualmente che l’allora Provincialedei Gesuiti Bergoglio era il tipico esem-pio di quegli ecclesiastici direttamentecorresponsabili del fatto che i militari“furono incaricati di fare pulizia all’in-terno della chiesa argentina, con l’ac-quiescenza dei prelati”. La Segreteriaper i Diritti Umani del Governo Argenti-no gli ha dedicato l’auditorium, il Mini-stero degli Esteri ha istituito un PremioInternazionale per i Diritti Umani a suonome e il Centro Internazionale dei Di-ritti Umani dell’Università di New Yorkha promosso una serie di conferenze suiDiritti Umani a lui dedicate. Mignonemuore a Buenos Aires nel 1999 e, pur-troppo, non può fornire oggi la sua te-stimonianza diretta, tanto più significa-tiva in quanto lui è rimasto in Argentinadurante tutto il periodo della dittatura.Ma ciò che ha scritto ed ha fatto in dife-sa dei Diritti Umani non potrà essere can-cellato.

Altro indizio: credo che sia giusto, pervalutare le caratteristiche del novelloPapa, conoscere alcuni aspetti del suopensiero ed alcuni episodi che lo ri-guardano. Di seguito, alcune “perle”:

http://www.guardian.co.uk/world/2013/mar/13/pope-francis-quotations-by-him-about-himLe donne sono naturalmente inadatte percompiti politici. L’ordine naturale ed i fatti ciinsegnano che l’uomo è un uomo politico pereccellenza, le Scritture ci mostrano che le don-ne da sempre supportano il pensare e il crea-re dell’uomo, ma niente più di questo.Jorge Bergoglio, 2007

http://www.guardian.co.uk/world/2013/mar/13/pope-francis-quotations-by-him-about-him

Quando nel 2007 fu chiama-to a prendere provvedimentinei confronti di Christian VonWernich, il sacerdote con-dannato all’ergastolo peravere sequestrato personal-mente 42 persone, assassina-te 7 e torturate 32, semplice-mente non ne prese. VonWernich sta scontando l’er-gastolo ma è a tutti gli effet-ti un sacerdote e nessun prov-vedimento disciplinare è sta-to preso nei confronti del car-nefice che le vittime descri-vono come un vero demonio.

Nel 2006, Don Vitaliano scri-veva un pezzo dal titolo Il la-to oscuro del Cardinal Ber-goglio, citando proprio il li-bro di Verbitsky: «Il cardina-le Jorge Mario Bergoglio, ar-civescovo di Buenos Aires,presidente dei vescovi argen-tini, nonché tra i più votati,un anno fa, nel conclave Va-ticano che ha scelto il suc-cessore di Giovanni Paolo II,è accusato di collusione conla dittatura argentina chesterminò novemila persone.Le prove del ruolo giocato daBergoglio a partire dal 24marzo 1976, sono racchiusenel libro L’isola del Silenzio. Ilruolo della Chiesa nella dittatura argentina,del giornalista argentino Horacio Verbitsky,che da anni studia e indaga sul periodo piùtragico del Paese sudamericano, lavorandosulla ricostruzione degli eventi attraverso ri-cerche serie e attente». Sul sito di Don Vita-liano, prete di frontiera nell’Irpinia della Ca-morra, consiglio di leggere il pezzo di StellaSpinelli del 2006, che lui ha riproposto ieri(www.donvitaliano.it).

Diversa la posizione del Premio NobelPerez De Esquivel che sostiene, anchese io non so in base a quale documen-tazione, che Mons. Bergoglio fu del tut-to estraneo a rapporti ambigui con laDittatura, pur riconoscendo che la Chie-sa fu pesantemente compromessa. Sa-rebbe interessante sapere attraversoquali dei suoi rappresentanti.

Infine, segnalano le Madri di Plaza deMayo e molti movimenti sociali del La-tinoamerica che questo pontificato, for-temente connotato sul piano politicodato che il novello Papa ha sempre avu-to un impegno anche su questo terre-no in modo più o meno diretto (trala-sciamo, per un momento, la militanzagiovanile nella Guardia di Ferro dell’e-strema destra peronista), ha due com-piti precisi: ridare credibilità ad una

Chiesa fortemente indebolita da scan-dali ed abbandono progressivo del ruo-lo di evangelizzazione ed attaccare a te-sta bassa tutto ciò che, in Latinoameri-ca, presenta caratteri di alterità rispet-to ai cardini fondamentali della predi-cazione cattolica. Molti penseranno alruolo crescente delle sètte, che in Lati-noamerica si incarnano soprattutto nel-l’invasiva presenza di predicatori evan-gelici delle più varie confessioni. Io pen-so anche e, forse, soprattutto, alla nuo-va coscienza che sta crescendo in Lati-noamerica sul modello di sviluppo, sulrapporto con la terra, sull’uso delle ri-sorse naturali, sulla partecipazione col-lettiva alle scelte e così via. Quasi sal-dati i conti con la Teologia della Libe-razione, oggi la Chiesa si trova di fron-te alla rinascita tumultuosa di una co-scienza indigena, alla contaminazionesempre più massiccia tra indigeni e mo-vimenti popolari, al radicamento profon-do di Movimenti per i Diritti Umani cheprescindono da un’impostazione dot-trinaria e dogmatica delle questioni sultappeto, all’apertura delle forze più av-vertite della sinistra verso la nuovarealtà. Non è un mistero per nessunoche gli USA abbiano un ottimo rappor-to con la Chiesa Argentina (come di-mostrano anche gli ultimi documenti

Page 26: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

26 n. 3/2013 (88)

HABEMUS PAPAM

pubblicati da Wikileaks) e che puntinosul nuovo Pontificato per riaffermare, inun territorio di cui stanno perdendo ilcontrollo, i sacri principi della Cristia-nità. Che questi principi si declininoconcretamente nella riassunzione delcontrollo sulle risorse naturali, sui Go-verni, sugli apparati militari è una con-seguenza, come dire, logica ed è unchiaro segno di affermazione della “mo-dernità” sull’oscurantismo di chi vuole“fermare il progresso”. Un primo ban-co di prova sarà indubbiamente il Ve-nezuela del dopo-Chavez.

Concludendo, mi convince un’osserva-zione di Verbitsky che dice esatta-mente così: “Su pasada militancia enGuardia de Hierro, el discurso populi-sta que no ha olvidado, y con el que po-dría incluso adoptar causas históricascomo la de las Malvinas, lo habilitan

para disputar la orientación de ese pro-ceso, para apostrofar a los explotado-res y predicar mansedumbre a los ex-plotados.” (La sua passata militanzanella Guardia di Ferro, il discorso po-pulista che non ha dimenticato, e gra-zie al quale potrebbe persino farsi pala-dino di cause storiche come quella del-le Malvine, lo accreditano per condurrel’orientamento di quel processo, perapostrofare gli sfruttatori e predicaremansuetudine agli sfruttati).

PS: il ferro, anche nel suo significatoevocativo, sembra una costante delnuovo Pontefice: lui porta la croce di fer-ro ed ha rifiutato quella d’oro. Leggo suLa Stampa, in un articolo di Andrea Tor-nielli da Città del Vaticano, che il Papaavrebbe, tra l’altro, affermato, parafra-sando Leon Bloy (virgolettato nel testo):“Chi non prega il Signore, prega il dia-

volo”. Quando “non si confessa GesùCristo si confessa la mondanità del dia-volo, la mondanità del demonio”. Un ful-gido esempio di tolleranza e di apertu-ra al mondo.

——————

Fulvio Ferrario, agnostico, figlio di un co-mandante partigiano recentemente scom-parso, di formazione socialista libertaria, hastudiato lettere e scienze forestali senza lau-rearsi perché il suo terreno prevalente eral’impegno politico: movimento studentesco,Centro di Documentazione e Centro Antim-perialista di Torino, Radio Città Futura,CGIL. Da metà degli anni ‘90 si occupa di so-lidarietà internazionale particolarmente conl’America Latina ed è tra i fondatori dell’As-sociazione SUR. Autoesodato, è rimasto tur-lupinato dalle “riforme” delle pensioni Ber-lusconi e Fornero ed è, attualmente, a qua-si 62 anni, senza reddito.

Da quanto ne sappiamo, hanno elettopapa un complice della giunta militareargentina presieduta dal tenente ge-nerale Videla, a cui è legata la tragicavicenda dei desaparecidos. Peggio di co-sì il collegio cardinalizio non poteva fa-re. Coloro che speravano in un proces-so di rinnovamento e in un riscatto mo-rale della chiesa sono stati serviti. Ol-tretutto si tratta di un papa gesuita, percui temo che il nome da lui scelto, Fran-cesco, non abbia proprio nulla da spar-tire con il poverello di Assisi, ma con untale Francesco Saverio, gesuita e mis-sionario spagnolo vissuto nella primametà del 1500. È un malcostume tipicodei gesuiti quello di depistare e confon-dere la pubblica opinione.

Tuttavia, l’analisi sul ruolo della chiesain un mondo attraversato dalla crisi ir-reversibile del capitalismo, deve corri-spondere alla realtà storica di Santa Ro-mana Chiesa, che non a caso rappre-senta l’unica istituzione millenaria an-cora in vita, l’unica erede di quella strut-tura piramidale propria del feudalesi-mo e dell’antico impero romano. Il di-scorso da fare è dunque più articolatoe complesso e deve oltrepassare il da-

to superficiale. Ora di papi ce ne sonoaddirittura due: un “papa-ombra” eduno ufficiale. Come impone la tradizio-ne millenaria, dopo un papa se ne è fat-to subito un altro, anzi due, ma l’indi-rizzo fondamentale della curia pontifi-cia romana resta quello di trarre cama-leonticamente il massimo utile possibi-le da qualsiasi situazione storica si ma-nifesti.

Quando l’effetto mediatico e scenogra-fico si sgonfierà, allora riemergeranno iproblemi e i delitti che hanno forzatopapa Benedetto XVI a dimettersi e rie-mergeranno tutte le contraddizioni chelacerano nel vivo la chiesa cattolica ro-mana. Ed allora si capirà che la teologiadella liberazione, che Wojtyla in qualitàdi pontefice e Bergoglio in veste di pre-lato, hanno ferocemente osteggiato, fi-no a permettere l’assassinio di variesponenti ecclesiastici, era in effetti lasola possibilità rimasta, nel continentelatino-americano ed in quello africano,per uscire dalla contraddizione insana-bile esistente tra il vangelo e il potere.

D’altronde, benché lo stato della chie-sa non sia troppo in salute e rifletta la

crisi complessiva in cui versa la societàcapitalista, la chiesa ha conosciuto al-tre tempeste. In questo momento sto-rico la chiesa sa che deve aderire, al-meno sul piano verbale e formale, alleistanze ed alle rivendicazioni prove-nienti dai popoli della terra. Deveschierarsi con i poveri, almeno a chiac-chiere, predicando bene, seppur raz-zolando male, anzi malissimo. Si sa chesul terreno delle prediche i preti gio-cano in casa e la storia insegna che so-no maestri eccellenti e campioni insu-perabili. Nel contempo non sono cosìottusi e miopi come i capitalisti. In-somma, l’attuale corso politico di San-ta Romana Chiesa sembra orientatoverso una sorta di “pauperismo” in sal-sa vaticana. Per convenienza, la chie-sa si avvicinerà alle masse umili e di-seredate del pianeta. Ripeto e sottoli-neo: per convenienza. Non è un casoche la chiesa sopravviva da duemilaanni, mentre il capitalismo conta ap-pena pochi secoli di vita ed è in crisi daalmeno cent’anni.

Aggiungo altre osservazioni al ragio-namento esposto finora. Ciò che biso-gnava decidere non era solo il nome

Il camaleontismo di Santa Romana Chiesa.Ovvero sull’elezione del nuovo papa, anzi due papidi Lucio Garofalo, [email protected]

Page 27: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

27n. 3/2013 (88)

HABEMUS PAPAM

del nuovo papa, bensì pure come sta-re oggi nel mondo e come fermare laderiva che sta svenando la chiesa. Ilproblema per il papato non è tantol’Europa o il nord America, continentinei quali la funzione ideologica del cat-tolicesimo è già persa quasi del tutto.Il vero dramma è costituito dalle chie-se africane, latino-americane e di altreregioni del mondo che navigano versola scissione. Questi pezzi di cattolice-simo sono pressati fino all’inverosimi-le dai bisogni delle masse: volenti o no-lenti devono schierarsi coi poveri delmondo per non esserne respinti. Eccoperché Obama ed altri potenti si sonosubito affrettati a definire ilpapa neo-eletto come “unamico e un difensore dei po-veri”. Ma quanto più au-mentano di intensità i disa-gi e le sofferenze dei popoli,tanto più essi rivendicanoquella eguaglianza promes-sa dai Vangeli e voglionoconquistarla. Una chiesa pri-va di credito morale è fragi-lissima, una chiesa senzacredito sociale è isolata, co-sì come accade oggi nei pae-si più avanzati del mondooccidentale.

La chiesa si trova di fronte adun vicolo cieco: per conti-nuare ad essere ciò che è do-vrebbe opporsi all’umanità,per essere col mondo do-vrebbe invece rinnegare ciòche essa è stata finora. Nonpuò fare nessuna delle duecose, può solo mascherarsi,tentare di mediare, ma dure-rebbe assai poco nell’insta-bilità generale della crisi delcapitalismo. È alquanto probabile chela chiesa continuerà a morire per in-coerenza e per dissanguamento. Perciòl’urgenza prioritaria della chiesa vati-cana in questo momento storico in cuile istanze e le rivendicazioni economi-co-sociali dei popoli si fanno sempre piùpressanti, è di riacquistare un’immagi-ne di credibilità per arrestare l’emorra-gia interna, anzitutto all’interno dellechiese latino-americane. Dal punto divista del cattolicesimo l’America latinarappresenta un fallimento storico di pro-porzioni epocali.

In realtà le persone che sono statisti-camente considerate di credo cattolicosono, per l’appunto, solo un dato stati-stico truccato. In Brasile la chiesa cat-tolica è oggi una minoranza rispetto ad

altre religioni e alle stesse confessionicristiane. In Argentina, il ricordo dellasua complicità con una delle più crimi-nali e ripugnanti dittature ha marcatoper sempre l’animo popolare. I semina-ri sono vuoti, le chiese sopravvivono so-lo nella misura in cui danno assistenzaalimentare ai poveri e solo nei quartie-ri periferici di Buenos Aires. La diffi-denza verso il cattolicesimo sottinten-de un giudizio di falsità della sua realefunzione. Inoltre la pedofilia, praticatasu larga scala dai religiosi comporta unodio popolare difficilissimo da supera-re. E molti onesti preti, vescovi e qual-che cardinale postulano una chiesa in-

dipendente da Roma, rifondata sullacoerenza e sulla partecipazione dei fe-deli. Questa parte del clero, spessoprofondamente legata ai drammi socia-li di quelle popolazioni, si rende contoche per essere creduta deve distaccar-si da ciò che attualmente la chiesa è perrifondare una comunità ecclesiale checorrisponda al desiderio di giustizia so-ciale e di progresso dei popoli latino-americani. E a noi comunisti penso chedovrebbero interessare proprio quelleistanze e quelle rivendicazioni con cui ipopoli stanno pressando e soffocando lachiesa cattolica romana.

Poiché il mio ragionamento intende con-centrarsi sul ruolo del nuovo pontefice,rammento che mentre il pontificato diWojtyla dietro cui agiva, nemmeno tan-

to nell’ombra, in veste di consigliere,l’allora cardinale Ratzinger, ha avuto ilmandato di liquidare il socialismo rea-le dell’Est europeo, il nuovo pontificatoavrà probabilmente il compito di liqui-dare il capitalismo, per promuovere lacosiddetta “terza via”, cioè l’alternati-va (si fa per dire) rappresentata da San-ta Romana Chiesa. Naturalmente è so-lo una mia impressione personale, an-cora molto vaga. Ma si intravedono giàalcuni indizi in tal senso. Sta di fatto chenell’odierna fase storica, percorsa dauna crisi epocale che non è solo di na-tura economica, la chiesa è costretta ariavvicinarsi ai popoli della terra. E non

dobbiamo dimenticare che inqueste strategie camaleonti-che la chiesa è una vera spe-cialista, una campionessamondiale, per cui non con-viene sminuire le sue ambi-zioni.

Sia chiaro un punto. Non so-no così sciocco da sostenereche il Vaticano si sia conver-tito al comunismo o sia di-ventato anti-capitalista. Stosolo affermando che le ambi-zioni del Vaticano non ri-guardano il breve o mediotermine, ma si proiettanosempre nel lungo periodo,per cui non vanno sottovalu-tate. In questo momento sto-rico, contrassegnato da unacrisi epocale ed irreversibileche investe il sistema capi-talista su scala globale, lachiesa, con tutti i suoi ganglie le sue ramificazioni sparsenel mondo, ha intercettato gliumori e le sofferenze dei po-poli ed è costretta, per poter

sopravvivere alla crisi ed al tracollo fi-nale del capitalismo, a mostrarsi se-condo lo spirito evangelico, cioè ad ap-parire una chiesa pauperistica e fran-cescana. Ripeto: a mostrarsi. Ed è ap-punto questa la strategia camaleonticache la chiesa sa di dover adottare inquesta fase, come ha fatto nel corso deiduemila anni di storia. Altrimenti si sa-rebbe già estinta da tempo.

——————

Lucio Garofalo è nato a Lioni (Avellino), unpiccolo Comune dell’Alta Irpinia, dove risie-de con moglie e figlio. Insegna nella scuolaprimaria, all’Istituto Comprensivo Statale diSant’Angelo dei Lombardi. È un ateo con-vinto e dichiarato, nonché comunista, ben-ché eretico e libertario, antiautoritario ed an-tidogmatico.

Page 28: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

28 n. 3/2013 (88)

HABEMUS PAPAM

Dopo che si è molto discusso sullo stiledi vita e sul passato del nuovo papa, cre-do sia utile cercare di riflettere anche suquel che potrà riservarci in futuro que-sta elezione. Che a sua volta aiuta me-glio a capire molti dei motivi che hannoindotto Ratzinger a dimettersi «per il be-ne della Chiesa».

PPeerrcchhéé RRaattzziinnggeerr hhaa ddoovvuuttoo ddiimmeetttteerrssii

Il pontificato di Wojtyla aveva compiutoun miracolo: porre fine alle aperture del-l’età giovannea, liquidare l’eredità delconcilio e indirizzare la Chiesa sulla stra-da della restaurazione senza perdere, an-zi consolidando e rafforzando, il dialogocon le altre religioni e il feeling instaura-to da Giovanni XXIII coi fedeli. Ed è pro-prio questo, invece, il capitale dilapidatoda Ratzinger. Papa ombra già al tempo diWojtyla e abile, come pontefice, nel det-tare la linea, Benedetto XVI è stato inca-pace non solo di governare e tanto menodi “ripulire” la Curia, in cui sono esplosiscandali e conflitti a catena, ma di far pro-cedere il dialogo interreligioso, che si èbarcamenato fra gaffe e rettifiche, e di“conquistare” i fedeli, che si sono piut-tosto allontanati, non solo quelli di un’Eu-ropa sempre più secolarizzata, ma anchequelli del terzo mondo. L’emorragia diadepti, in fuga verso altre chiese cristia-ne, si è aggravata particolarmente inAmerica latina, dove si concentra il 40%di tutti i cattolici e dove la crisi di con-sensi era cominciata già sotto Wojtylache, come scrive nel suo blog GennaroCarotenuto, «combatté e vinse la batta-glia con la teologia della liberazione perperdere poi quella con le chiese prote-stanti». In America latina, per di più, si èassistito all’avanzata di governi socialistie progressisti che minacciano, oltre a ric-chezze e privilegi, gli stessi «valori nonnegoziabili» cari a Ratzinger e Wojtyla.Proprio qualche mese fa ad esempio, inArgentina, è passata una legge sulleunioni civili che equipara quelle fra per-sone dello stesso sesso al matrimonio«fra un uomo e una donna».

PPeerrcchhéé BBeerrggoogglliioo

Se questo insieme di difficoltà e di falli-menti sono alla base delle dimissioni di

Benedetto XVI, si può capire come ancheun conclave fra i più retrivi abbia potutoidentificare un successore adeguato nelgesuita e arcivescovo di Buenos Aires,Jorge Bergoglio. Legatissimo a Wojtyla,da cui fu fatto cardinale, Bergoglio con-divise con lui la lunga lotta contro la teo-logia della liberazione e, come provin-ciale dei gesuiti, impose il suo conser-vatorismo teologico anche alla compa-gnia, che in America latina era tradizio-nalmente molto aperta: Bergoglio, se-condo il gesuita uruguayano PérezAguirre, trasformò la «Compagnia daprogressista in conservatrice e retro-grada». Tale conservatorismo, e l’osti-lità verso le idee rivoluzionarie, può spie-gare anche il suo comportamento neglianni della dittatura, che alcuni conside-rano colluso, altri quanto meno opaco.Lo stesso Nobel per la pace Adolfo Pé-rez Esquivel, secondo cui Bergoglio nonè stato «complice della dittatura», ha ag-giunto nel suo blog che «gli mancò il co-raggio di accompagnare la nostra lottanei momenti più difficili».

In ogni caso l’arcivescovo di Buenos Ai-res è in forte continuità con Ratzinger eWojtyla specie in materia di «valori nonnegoziabili». Esemplare in questo sensola battaglia da lui condotta contro la leg-ge sulle unioni civili prima ricordata. Ber-goglio non si è limitato a dichiarare nonaccettabili per i cattolici i matrimoni gay,ma ha promosso una mobilitazione dipiazza contro l’approvazione della leg-ge e ha invitato i monasteri carmelitanidella capitale a pregare «il Signore af-finché mandi il suo Spirito sui senatoriche saranno impegnati a votare. Che nonlo facciano mossi dall’errore o da situa-zioni contingenti, ma secondo ciò che lalegge naturale e la legge di Dio indicanoloro». Al pari di Wojtyla, che nel 1994aveva condannato la mozione del parla-mento europeo a favore delle unioni difatto perché «non conformi al piano diDio», Bergoglio ha definito la legge sul-le unioni civili «un tentativo distruttivodel disegno di Dio». Siamo quindi in pre-senza non solo di un papa che rifiuta ogniapertura sul piano dottrinale a istanzeprovenienti dagli stessi credenti, ma chemanifesta la consueta vocazione teo-cratica pretendendo di imporre la dot-trina cattolica a tutti i cittadini, con lagherminella (cui ricorse ampiamente Be-

nedetto XVI) di dichiararla conforme al-la «legge naturale».

FFrraa oossccuurraannttiissmmoo ee ppaauuppeerriissmmoo

E tuttavia Bergoglio non porta le scar-pette firmate, ma ostenta la croce di fer-ro, rifiuta l’anello d’oro, gira in autobus,lava i piedi agli ultimi, si occupa di loro,si paga il conto in albergo come un gril-lino qualsiasi, «sparisce ogni volta chepuò per infilarsi in orfanotrofi, carceri,ospedali a compiere il suo apostolato»(Carotenuto); e invoca una «Chiesa po-vera e per i poveri», sull’esempio di Cri-sto e del poverello di Assisi, del qualeadotta il nome. Bergoglio, in una parola,unisce al conservatorismo dottrinale cherassicura i cardinali più retrivi la sobrietàdi vita, la semplicità di costumi e l’at-tenzione verso i derelitti, che servono aristabilire il feeling perduto fra pastoree gregge, specie quello più numeroso epiù insidiato dai «lupi famelici» dellechiese protestanti (come li definì Gio-vanni Paolo II). Per questo, secondo al-cuni, Francesco potrebbe addirittura es-sere stato eletto in vista di contrastare igoverni socialisti del continente, così co-me Wojtyla servì contro il «socialismoreale» – anche se i mutati contesti ren-dono questa ipotesi poco probabile. Inogni caso la combinazione di conserva-torismo teologico e pauperismo, e un ri-chiamo alla povertà evangelica scissodalla tensione rivoluzionaria che anima-va la teologia della liberazione, rendonoil nuovo papa funzionale a un progettodi riconquista ed estensione dei consensisoprattutto nel terzo mondo. Certo, lacosa potrebbe comportare dei costi chela curia non intende pagare. Ma al ri-guardo sono certo già pronti o in via diapprontamento freni adeguati per im-pedire che si passi dalle parole e dallepromesse ai fatti.

Quel che ci attende, in conclusione, piùche un rilancio del mitico Vaticano II,sembra un pontificato che si riallacciasostanzialmente a Wojtyla, con una re-staurazione che procede, ma sotto lacopertura della “povertà”. Una coper-tura insidiosa, stando anche alla gioiae alle speranze manifestate in Italianon solo dai cattolici “buoni”, ma an-che da una certa cultura laica e perfi-

Francesco cala l’asso della povertà evangelicadi Walter Peruzzi, [email protected]

Page 29: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

29n. 3/2013 (88)

HABEMUS PAPAM

CONTRIBUTI

A 15 anni (ora ne ho 89) rigettai il mitodella creazione dell’universo da parte diun ente che, in quel occasione, avessecreato anche il genere umano. Avevo ap-pena scoperto L’origine delle specie(1859) di Darwin. Che il vecchio Charlesfosse ateo o no, non m’importava pro-prio. Rimane il fatto che l’essere umanonon è il frutto di un atto creativo, ma l’e-sito di un processo evolutivo non finali-stico e colmo di fallimenti. Un processo,governato dal caso, che vide la scom-parsa, nel corso di 200.000 anni, di mol-te specie di umani arcaici prima che, cir-ca 50.000 anni fa, apparisse l’Homo sa-piens sapiens. Importante ricordare chela nostra specie è sopravvissuta non inquanto dotata di sentimenti etici, maperché meglio si è adattata al proprioambiente.

Poco dopo questa prima scoperta fuiprofondamente segnato da Baruch Spi-noza. La sua opera magna, l’Etica dà ilcolpo finale a qualsiasi concetto fideisti-co. La visione spinoziana della naturaannulla la dicotomia tra creatore e crea-tura eliminando lo stesso termine di crea-tore. Spinoza stabilisce l’unità della na-tura che, secondo le circostanze è pro-duttrice: “naturante” (naturans), oppu-re prodotta (naturata) [1]. In una lungalettera del 20 aprile 1663 a LodovicoMeyer sulla natura dell’infinito, il nostrofilosofo spiega al suo interlocutore: “Lasostanza non è molteplice, ma ne esisteuna sola della medesima natura” [2]. Co-sì Spinoza può tranquillamente decreta-re deus sive natura (“Dio, ovvero la na-tura” [3]). L’unità del Tutto è anche riaf-fermata nell’Induismo del Vedanta do-ve la parola advaita esprime il concettodella “non dualità della dualità”. I duepoli di una polarità sono così in un rap-porto complementare piuttosto che con-flittuale.

Conseguentemente ne deriva che lamente è solo la più alta espressione delcorpo e non ne è quindi separata. In al-tre parole, quelle di Spinoza, “la sostan-za pensante e la sostanza estesa sonouna e identica che è compresa ora sottoquesto ora sotto quell’attributo” [4]. Piùavanti insiste ancora, “la Mente e il Cor-po sono una sola e stessa cosa che vie-ne concepita ora sotto l’attributo del Pen-siero e ora sotto l’attributo dell’Esten-sione” [5]. Così Spinoza non usa mai laparola anima che potrebbe evocare unarealtà indipendente dal corpo, ma solola parola mens (spirito). In una lettera al-l’amico Oldenburg, datata 20 novembre1665, egli precisa, “la mente umana, inquanto finita, comprende soltanto il cor-po umano” [6].

Questo ci porta ad un’altra cosiddettadualità, quella dell’amore riguardo il qua-le André Breton ha chiarito, una voltaper sempre, “Questa parola amore, a cuigli spiriti di cattivo gusto si sono inge-gnati a far subire tutte le generalizza-zioni e tutte le corruzioni possibili (amo-re filiale, amore divino, amore della pa-tria, ecc.) viene da noi qui ricondotta, èinutile dirlo, al suo senso stretto e mi-naccioso, di attaccamento totale ad unessere umano, fondato sull’imperioso ri-conoscimento della verità in un’anima ein un corpo che sono l’anima e il corpo diquest’essere” [7]. Il punto di vista di Spi-noza non è molto diverso: “l’amore nonè altro che Gioia concomitante con l’ideadi una causa esterna” [8].

L’antico mito – disseminato universal-mente – di un dio androgino è la me-tafora esoterica per una pulsioneprofondamente radicata nel nostro es-sere, quella di ricostituire l’unità dellapropria personalità divisa – un proces-so che Carl Gustav Jung ha chiamato

individuazione – il termine dovendo es-sere preso nel suo significato etimolo-gico di in-dividuus, “non diviso”. Il cre-dere in una divinità a noi aliena ha pro-vocato una dualità artificiale che negala profonda unità dell’essere; significainoltre rinunciare ad un pensiero auto-nomo. A lungo andare potrebbe causa-re la fine della civiltà. Quanto vicini cisiamo stati si capisce dal genocidio suscala planetaria tentato sia dal Cristia-nesimo con le Crociate e l’Inquisizione(della quale tracce atroci di strumenti ditortura sono stati ritrovati persino inPerù), sia dall’Islam con il folle concettodella Guerra Santa (jihad). Per mia for-tuna, dati i miei criteri etici, l’ebraismoproibisce il proselitismo nel rispetto ditutte le credenze deistiche, così, per unnon-ebreo, convertirsi è estremamentedifficile, per farlo occorre studiare alme-no due anni sia l’ebraico sia il Tanakh (ilcosì detto “Vecchio Testamento” chenon è né vecchio né un testamento) e,nel caso di un maschio, subire anche lacirconcisione.

La saggezza popolare insegna “i fatti so-no cose testarde”. Alcuni di questi fattiincontrovertibili che cancellano il con-cetto di un dio creatore, sono riscontra-bili nelle più recenti conquiste della men-te umana. Ognuna, a modo suo, non haavuto bisogno di ricorrere a un deus exmachina. Oltre alla teoria della relativitàdi Einstein, della meccanica quantisticadi Planck, del principio di indetermina-zione di Heisenberg, anche la scopertadel Big Bang – che spiega l’esistenza del-l’universo – portano alla stessa conclu-sione: l’inesistenza di una causa prima –di un creatore.

Per passare dalla scienza al semplicebuon senso, citerei anche una recentedichiarazione del Gruppo surrealista

no laicista – che apprezza la favola delpoliziotto buono (Gesù) contro il poli-ziotto cattivo (la Chiesa) e che non hale idee molto chiare su quel che fu real-mente Francesco: l’antidoto della po-vertà come scelta volontaria e privatacontro il veleno di un ordinamento so-ciale egalitario, predicato dagli albi-

gesi. Non per caso fu lo stesso Inno-cenzo III a benedire il primo e a ster-minare i secondi.

——————

Walter Peruzzi (Verona, 1937), già docentedi storia e filosofia, si occupa soprattutto di

critica della dottrina cattolica. Dirige Guer-re&Pace ed è redattore di Cronachelai-che/globalist. Fra le sue pubblicazioni Lareligione della vita. Teoria e pratica dell’o-micidio nella Chiesa cattolica (terre libere,2007), Il cattolicesimo reale (Odradek,2008). Il testo che pubblichiamo è tratto dalsuo blog (www.cattolicesimo-reale.it).

Perché sono ateodi Arturo Schwarz, [email protected]

Page 30: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

30 n. 3/2013 (88)

CONTRIBUTI

francese: “Il nostro ateismo è quello so-lare e gioioso dell’Egitto ellenista e di Lu-crezio […]. Non possiamo dimenticareche questo dio creato nella peggiore im-magine dell’uomo – un vecchio maschioalquanto psiconeurotico – è stato sem-pre utilizzato per giustificare la miseriamentale dell’antropomorfismo e la suavorace appropriazione del meravigliosonel mondo” [9].

Sono nato ebreo e morirò ebreo. Mi rico-nosco nell’Umanesimo – che non appar-tiene solo all’ebraismo. Ricordiamolo, larivoluzione umanistica è iniziata con Spi-noza (1632-1677), John Locke (1632-1704), Pierre Bayle (1647-1706) e Voltai-re (1694-1778); è continuata con gli En-ciclopedisti, principalmente Diderot(1713-1784), d’Alembert (1713-1784) eHelvetius (1715-1771). D’altro canto miriconosco anche in una caratteristica –vera o attribuita – del mio popolo, quel-la di dilettarsi in un interminabile pilpul(in ebraico, pepe) che sta per un’analisiinterminabile e nell’accettare nulla dipre-acquisito.

Credo anche in un altro principio basila-re del pensiero ebraico, quello che ri-guarda la dimensione olistica dell’amo-re espressa, per esempio, sia da Spino-za sia da Yehuda Abravanel. Il filosofoolandese afferma, “il desiderio non è al-tro che la stessa essenza dell’uomo” [10]e, “l’amore non è altro che la letizia ac-compagnato da una causa esterna” [11].

Abravanel sostiene in parallelo, “l’amo-re e il desiderio non sono separati […]l’amore ha sede in primo luogo nel mon-do intellettuale e da lì si estende a quel-lo corporale […] è uno spirito vivifican-te che penetra tutto il mondo ed è un le-game che unisce tutto l’universo” [12].

Sono anche felice del fatto che, quandola giustizia sociale era un concetto an-cora ignorato, alcuni riformatori sociali– i così detti ‘profeti’ – Isaia, Ezechiele,Osea, Amos, lottavano per il suo av-vento. Per citare solo uno di loro, Isaia,egli chiedeva di “Sciogliere i vincoli del-la malvagità, slegare i legami del gio-go, mandare liberi gli oppressi, e ognigiogo spezzare” ordinando, “Dividi conl’affamato il tuo pane, i poveri derelittiporta nella tua casa, quando tu vedi unignudo ricoprilo, e non chiudere gli oc-chi al bisogno del tuo simile” (58: 6-7).Mi appaga anche il fatto che due altriebrei – Karl Marx e Leon Trotsky – lot-tarono per un’umanità più felice.

Mi piace la risposta che Pierre SimonLaplace dette a Napoleone. Quandol’opera magistrale Traité de mécaniqueceleste (Trattato di meccanica celeste),gli fu presentata, l’imperatore esclamò:“Signor Laplace, mi dicono che ha scrit-to un grande libro sul sistema dell’uni-verso ma che non ha mai nominato ilsuo creatore”. La risposta schietta diLaplace fu: “Sire non ho mai avuto bi-sogno di questa ipotesi”.

Note

[1] Etica, I: 29, scolio.[2] Epistolario, Einaudi, Torino 1951, p. 79.[3] Etica, IV prefazione e IV: 4, dimostrazione.[4] Idem, II: 7, scolio.[5] Idem, III: 2, scolio.[6] Epistolario, op. cit., p. 170.[7] André Breton, in La révolution surréali-ste (Parigi), V: 12 (15 dicembre 1929), p. 65(la traduzione è mia).[8] Etica, III: 13, scolio.[9] Groupe de Paris du mouvement surréa-liste, Pour en finir avec le spectre de dieu, 25dicembre 2006 (la traduzione è mia).[10] Etica, III: 9, scolio.[11] Vedi nota 8.[12] Yehuda Abravanel (Leone Ebreo), Dia-loghi d’amore (1535), trad. ing. a cura di F.Friedeberg-Seeley e Jean H. Barnes, ThePhilosophy of Love (Dialoghi d’amore), TheSoncino Press, Londra 1937, pp. 16, 179, 191(la traduzione è mia).

——————

Arturo Schwarz (Alessandria d’Egitto, 3 feb-braio 1924) è uno storico dell’arte, saggistae poeta. Ha insegnato in alcune tra le piùprestigiose università americane e europee.I suoi libri (oltre 70 di saggistica e oltre 80di poesie) sono stati pubblicati dai maggio-ri editori italiani e americani. Nel 1996 gli èstata conferita dall’Università di Tel Aviv lalaurea Honoris Causa di Doctor Philosophiaein riconoscimento della sua attività cultu-rale. Il 6 marzo 1998 gli è stato conferito dalPresidente della Repubblica il “Diploma diPrima Classe con Medaglia d’oro ai Bene-meriti della Cultura e dell’Arte”.

Se ci capita di fare con la mente unapanoramica sulla (purtroppo ancora)moltitudine di connazionali che si ri-tengono credenti, cattolici, probabil-mente ne abbozziamo una triparti-zione:

(1) I credenti fervidi, praticanti e inbuona fede: pochi!

(2) Gli opportunisti, ossia coloro che dal-la lobby cattolica ramazzano diretta-mente e o indirettamente vantaggi eco-nomici, sociali e politici d’ogni sorta; chemagari credono in dio ma sempre op-portunisticamente fidando che con rin-novati pentimenti e qualche obolo pos-

sano lavare le furberie, la doppiezza pri-ma di “ascendere”: tanti!

(3) Gli amorfi: coloro che non hanno nes-suna possibilità di agganciarsi al briga-re catto/pecuniario; che se c’è da ricor-rere al divorzio, all’aborto legalizzato eassistito, dopo qualche attimo di titu-banza si affrettano, che provano una cer-ta irritazione al divieto della chiesa d’u-sare preservativi ed altri anticoncezio-nali, che vedono i preti predicanti con-tro il testamento biologico come pre-tenziosi testardi, che a messa non van-no (magari solo a quella di natale), chenon fanno elemosine, che non pregano,ma hanno l’immagine sacra a capo del

letto, che fanno frequentare ai figli l’in-segnamento della religione a scuola per“non distinguersi”, per “non mettere adisagio il bambino”, che mandano a ca-techismo i figli perché non vogliono la re-sponsabilità di scegliere e ne deleganoal prete l’educazione morale, ma loronon sanno neppure i nomi degli evan-gelisti, coloro che conducono la vita in-differenti agli ammonimenti e alle quo-tidiane perorazioni del papa, che nonpensano mai a dio se non quando muo-re qualche parente, amico o conoscen-te e quando venga loro riscontrata unamacchia in un polmone che poi si risol-ve nell’essere una cicatrice d’una re-mota polmonite: tantissimi!

Anche scoprire l’acqua calda può serviredi Giuseppe Ugolini, [email protected]

Page 31: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

31n. 3/2013 (88)

CONTRIBUTI

Ecco, scoprire l’acqua calda sarebbe, è,scomporre il popolo cattolico e, in parti-colare, puntare l’attenzione sul terzo ti-po, quello degli amorfi. Perché m’inte-ressa mirare l’osservazione appuntospecialmente su quest’ultima pletora di“persone?”. Questi sostanzialmentedella chiesa se ne fregano, la sentonoparlare ma non l’ascoltano, non la criti-cano, non l’avversano,possono ammettereanche in un gruppo ri-stretto d’amici, di pa-renti o anche d’estra-nei di essere in disac-cordo col Vaticano cir-ca il divorzio, l’omo-sessualità, eccetera,ma se li punti con ladomanda decisa secredono all’esistenzadi dio, cincischiano unpo’ poi ti dicono “sì,credo che qualcosa cisia, ci deve essere”.

Li definirei quelli delnon si sa mai, in cuiparla soltanto la pau-ra, ovviamente la pau-ra della condannaeterna se mai azzar-dassero d’ammetteredi ritrovarsi un’ideamolto debole e incerta del padreterno.In costoro vige in sostanza solamenteun altro genere d’opportunismo: quellodel tenere il piede in due scarpe. La re-ligione di tanti italiani penso proprio chesi contenga ad un sentimento di pru-denza, di cercare di star nel sicuro, unsentimento che ha solo il sapore dellapaura e che non si vuol far trasparire aglialtri, ma neppure a se stessi. Si può spe-rare qualcosa da individui siffatti? Nontanto, ritengo, sia perché quel genere dipersone mi appare venato da una so-stanziale mediocrità nel modo di porsinel mondo e rispetto ai problemi dell’u-manità al presente sia perché la pauraè effettivamente un brutto polipo che seti si è avvinghiato addosso, e specie intenera età, risulta per tanti arduo strap-parselo via.

Eppure, dei tre generi di credenti impo-stati l’ultimo, quello appunto dei “non sisa mai”, è l’unico, penso, a cui si possaindirizzare un’opera di decondiziona-mento. Gli altri due mi paiono troppostrutturati nell’aver costruito (impie-gando magari anche tempo e impegno)connessioni con religione, chiesa, collo-cazione economica e sociale. Qualcunoforse potrebbe obiettarmi che addito al-

l’adoperarsi dell’associazione individuidi modesto conio, poco appetibili – ri-spondo che la nostra è certo costituti-vamente una battaglia di qualità, manell’epoca che attraversiamo a tutti ènoto che non si possono trascurare bat-taglie rivolte alla quantità, alla massa.D’altra parte, proviamo a supporre, a so-gnare ad occhi aperti di riuscire a libe-

rare gli amorfi dalla paura del dopo mor-te – sono persuaso che il loro carattere,l’intelligenza, il modo di relazionarsi aglialtri e alla modernità e i suoi guai com-pirebbero un bel salto di qualità. Una li-bertà interiore sorvegliata a vista, am-manettata dalla paura sminuisce le po-tenzialità dell’intero carattere.

Il problema sarà allora come agire. Ser-ve l’esempio, serve dimostrare e mo-strare quanto più pubblicamente e dif-fusamente che c’è, ci sono tanti indivi-dui che quella paura non l’hanno. L’a-zione deve avere come sfondo l’opinio-ne pubblica estesa quanto più si può edeve mostrare e dimostrare ciò che hodetto mediante messaggi stringati, ful-minanti in cui si concentri la mancanzadi rispetto, di soggezione, di timore cer-to verso la chiesa, ma soprattutto neiconfronti di dio e di tutta la ciurmagliadi figure fiabesche e vicende fiabescheche clowneggiano nel luna park dellareligione. Bisogna ripetere più spesso(e certo in rapporto alle risorse) l’opera-zione genovese spulciando magari letante vignette comparse su L’Ateo perpoi farle diventare manifesti. I messag-gi devono essere irriverenti, ironici, pun-genti, sarcastici.

Nel n. 5/2012 (84) de L’Ateo c’è una vi-gnetta da me ideata, non lo dico percelebrarmi, mi pare il messaggio cheemblematizza esattamente l’efficacianecessaria che auspico. Siamo tropporintanati, stiamo troppo rinchiusi nelrivolgerci a noi stessi e a compiere sor-tite prevalentemente sulle questionicardine della nostra strategia. Agiamo

prevalentemente in chia-ve di risposta. Siamo ec-cessivamente élitari epenso che, volenti o no-lenti, diamo l’impressionedi bastare a noi stessi, dicondurre battaglie giustee che devono fregiarsiesclusivamente del mar-chio di qualità. L’Ateo misembra rappresentare de-cisamente ciò che ho de-scritto già fin dalla testa-ta: un periodico che è let-to solo da noi uaarini. Bi-sogna essere sulla scena.Tanti, tantissimi non san-no neppure che esistia-mo.

Certo! I soldi! Certo! Il ri-fiuto delle agenzie pub-blicitarie! Ma davvero so-no solo questi i problemi?Suppongo che non vada

troppo grassa neppure ai pubblicitariin questo frangente e quindi forse il bi-sogno li costringe a essere meno pru-denti. Ancora, non si sente altro cheparlare delle possibilità della rete ...buttiamoci fuori almeno lì, ma la visi-bilità, quella alla luce del giorno è al-tra cosa. Chiediamo a noi stessi, a tut-ti i soci un contributo straordinario didieci euro per effettuare un’incursio-ne del tipo che ho proposto.

Questo, l’operare mediante strumentiche puntano più direttamente allo spa-zio emotivo-suggestivo e che impie-gando il linguaggio-freccia (lo definireicosì) riescono a penetrare prima che siformi la barriera perbenistico-difensiva,però si può corredare il percorso anchecon interventi orientati all’impiego de-gli strumenti del raziocinio: la stru-mentazione psicologica e storica, ecce-tera. Conferenze, presentazione di libri,dichiarazioni pubbliche dell’associazio-ne e di qualcuno dei nostri paladini diprestigio.

——————

Giuseppe Ugolini, ex insegnante, vive in unComune della cintura bolognese.

Page 32: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

32 n. 3/2013 (88)

CONTRIBUTI

“Pare che l’essere delle coseabbia per suo proprio

ed unico obietto il morire”(G. Leopardi, Cantico del gallo silvestre)

Sulle impervie paludi che conducono alnichilismo assoluto, se con Albert Ca-raco ci si approssima all’abisso, con Phi-lipp Mainländer si arriva alla sua sogliaultima. Non è un caso, peraltro, che delfilosofo tedesco Caraco sia stato un vo-race lettore. E mentre l’illustre pensa-tore francese fatica ad uscire dal limbodella semiclandestinità, l’influenza diMainländer sui posteri sarà enorme.Nietzsche, per primo, ne lesse gli scrit-ti e, sia pur vagamente ostile al misti-cismo che trasudava dalle pagine dellaFilosofia della redenzione, ne carpì la ce-lebre espressione Dio è morto [1]. Maneanche Nietzsche, né quanti sono ri-masti impietriti se non sconquassatidall’uragano Mainländer, riuscirannoa renderlo un filosofo popolarissimo [2].Ostico e mai agnostico per la sua vee-menza, lirico ed insieme cerebrale, Phi-lipp Mainländer (1841-1876), al secoloPhilipp Batz, rimane nel novero degliautori sconosciuti ai più, ennesimoesponente di quella giungla inaccessi-bile di misconosciuti pensatori, vereeminenze grigie e ninfe egerie, senza iquali quelli conosciuti sarebbero forsepiù difficilmente decifrabili.

La “definizione” di misticismo ateo at-tribuita al pensiero di Mainländer a mol-ti potrà apparire iperbolica, contraddit-toria se non un perfetto ossimoro. Ap-pare però l’unica plausibile, per la com-plessità di una metafisica che informatutto il suo itinerario filosofico, dalla suafilosofia della natura a quella della sto-ria, e che, al contempo, è assai “fisica”,per la difficoltà di tracciare una linea diconfine tra cielo e terra, tra materialismoed idealismo che caratterizza la rifles-sione mainländeriana. Ancor più stri-dente parlare di misticismo ateo in unautore che ha avuto l’improntitudine didefinire il suo ateismo “scientifico” pu-re intarsiato di prospettive escatologi-che e soteriologiche nella inedita teofa-nia negativa del “dio morto”. A propo-sito, Dio è morto non certo perché vitti-ma di deicidio alla maniera del già cita-to Nietzsche ma perché ha scelto di “sui-cidarsi” per andare di fronte al Nulla dal

quale si è sentito attratto. Idea questanon scevra da influenze dei grandi mi-stici medievali [3].

Il dibattito sulle incrinature di Dio è d’al-tronde antico, si pensi a Sesto Empiri-co che discettava sull’impotenza delladivinità che se non provvede a rimuo-vere i mali o è impotente, o ne è la cau-sa. Quanto all’insostenibile richiamo si-reneo del Nulla non sembra esserneestraneo neanche l’uomo, anzi questocostituisce la sua vera essenza [4].. Ap-pare evidente che il lessico mainlände-riano risente, sotto questo profilo, diuna solida formazione teologica. Ma ilgiovane Philipp mostrò sin da subitouna vocazione a dir poco onnivora ver-so tutto lo scibile. Lo testimoniano i suoicontatti con il poeta e drammaturgoKarl Ferdinand Gutzkow, autore di ope-re satiriche anticlericali [5]e soprattut-to lo studio dei classici italiani, in parti-colare Giacomo Leopardi che ispirò ilsuo pessimismo cosmico. Tra i filosofi,naturalmente Schopenhauer, ma ancheJacobi e Spinoza. Non gli furono estra-nee neanche le opere scientifiche delsuo tempo, in special modo la termodi-namica di Clausius per le inferenze at-torno ad una speculare fisica della vo-lontà per la quale il dolore è coniugatocon il freddo e il piacere con il caldo ed’altronde l’idea di una morte freddanon è propriamente avulsa da molteteorie scientifiche contemporanee: l’ef-fetto “palla di neve” scoperto dal geo-logo Harvard Paul Hoffman, una fine delmondo per congelamento e le teorie deiclimatologi americani Alex Hall e Ro-nald Stouffer sul raffreddamento dellacorrente del Golfo, ne sono la conferma[6]; nondimeno poi il sole si spegnerà,esaurendo il suo combustibile nucleare,tra “soli” cinque miliardi di anni.

Tutto il corollario di codesta imponentecultura multidirezionale confluisce ne LaFilosofia della Redenzione che va conce-pita come un concept book alla streguadei concept album dei musicisti. Operafondamentale, fatale, la miniaturizza-zione di un pensiero debordante e con-centrato, oltremodo originale, forgiatodal maestro Schopenhauer, a cui per cer-ti versi, ma con tratti molto propri, ri-manda per poi discostarsene. La tensio-ne fortemente escatologica che impre-

gna il trattato mainländeriano e che tro-va il suo apogeo nell’ultima parte dedi-cata alla metafisica, condiziona fatal-mente le altre sezioni dell’opera in par-ticolar modo la filosofia della storia e lapolitica. Come scrive giustamente Ciracì,in Mainländer “La redenzione è il fine ela fine del mondo”[7]. L’entropia cosmi-ca, insomma, non può che riflettersi nel-la dimensione immanente della storia,segnata da un movimento e da una vo-lontà o, se si vuole accentuare il motivohegeliano, dal trionfo dello Spirito sul-l’essere e sul corpo laddove il caso e l’a-zione del singolo diviene irrilevante. Tut-to naturalmente orientato al caos in unpermanente “logorante dissidio”, comelo chiama Mainländer, che conduce alNulla, molto somigliante a quel rovinìodella vita di matrice heideggeriana e dia-metralmente opposta alla impostazionebergsoniana [8].

Una simile concezione della storia comeperenne caos e distruzione al quale nes-suna civiltà e nessun eroe può opporsi siritrova con analogie impressionanti inun altro oscuro contemporaneo e con-terraneo di Mainländer, il drammaturgoChristian Dietrich Grabbe, che al suoFaust fa dire: “Perché mai crollarono gliimperi di fronte a Roma se Roma non eracerto migliore di loro? E le battaglie e larovina dei popoli hanno forse soltanto lafunzione di favole inventate per edifica-re gli uomini? Forse che i fatti valgonomeno della storia universale? Miseri noi!Perché la storia non ha mai miglioratol’umanità!” [9]. O, ancora, che ritrovere-mo nell’asciutta meditazione di un altroepigono, il già citato Albert Caraco, peril quale: “Poiché la morte è il senso diogni cosa, è lecito supporre che la Storia,essendo incominciata, dovrà finire” [10].Quanto a Grabbe, come Mainländer, c’èda ribadire come egli riprenda (forse, co-me sostiene Fabio Ciracì, anche ispiran-dosi all’Olandese volante di Wagner) l’i-nusitata idea del dio suicida che moren-do crea la molteplicità; ancora il suo Fau-st declama: “Vi è stato un Dio e questoDio fu distrutto. Noi siamo i suoi fram-menti. Poesia, malinconia, amore, reli-gione e dolore sono soltanto i sogni diquesto Dio” [11]. E codesto fascino sini-stro della morte autoprocurata che ri-corre continuamente in tutta l’operamainländeriana non poteva che essere

Il misticismo ateo di Philipp Mainländerdi Stefano Marullo, [email protected]

Page 33: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

33n. 3/2013 (88)

CONTRIBUTI

suggellata con la firma di sangue che ilfilosofo di Offenbach vorrà apporre nel-la notte tra il 31 marzo e il primo aprile1876, il giorno dopo avere avuto frescadi stampa, la stesura de La filosofia del-la redenzione.

Vizio capitale quello del suicidio, in per-fetto stile nichilista, che in Mainländernon è ricerca di gloria postuma né la-scivo compimento del cupio dissolvi,bensì il modo perfetto di vivere la propriafilosofia, di immortalare nel gesto estre-mo l’intreccio inestricabile tra la vita el’opera, affinché la morte non sia “la sop-pressione ma l’affermazione di sé” co-me ebbe a dire von Hartmann riguardoa Michelstaedter [12]. Le parole di EmilCioran riguardo alla nobiltà che può tal-volta assumere il gesto estremo se coe-rente con il pensiero, e che, si badi be-ne, nulla toglie e nulla aggiunge alla ge-nialità di uno spirito inquieto, sonoquantomai appropriate a PhilippMainländer: “Votati a un’agonia senzagenio, noi non siamo né autori dei no-stri gesti estremi né arbitri dei nostri ad-dii; la fine non è più la nostra fine: ci man-ca l’eccellenza di una iniziativa unica –con la quale riscatteremmo una vitascialba e senza talento – così come cimanca il cinismo sublime, il fasto anti-co di un’arte di morire. Abitudinari del-la disperazione, cadaveri che si accet-tano, noi sopravviviamo tutti a noi stes-si e non moriamo se non per espletareuna formalità inutile” [13].

DDiiaallooggaannddoo ssuu MMaaiinnlläännddeerr..IInnccoonnttrroo ccoonn FFaabbiioo CCiirraaccìì

1. Nella sua monografia “Verso l’assolu-to nulla” su M. lei accenna ad un rifiori-re, in Germania, di interesse verso l’ope-ra del filosofo di Offenbach. A cosa im-puta questa rinnovata riscoperta e in co-sa si sostanzia?Nell’immediato, La filosofia della re-denzione visse l’effimero successo discandalo causato dalla morte del suoautore. In seguito, sarà sempre l’ombralunga del suo gesto estremo, a soli 34anni, a risvegliare l’interesse per que-st’autore poco conosciuto. Il grande me-rito di aver riportato l’interesse su que-sto autore, collocandolo all’interno del-lo schopenhauerismo, si deve all’intel-lettuale e tanatologo berlinese WinfriedMüller-Seyfarth, curatore delle Operecomplete del Nostro e autore di una fon-damentale monografia sul suo pensie-ro. Inoltre, la scoperta di una “scuola diSchopenhauer” da parte del Centro diricerca interdipartimentale su Arthur

Schopenhauer e la sua scuola dell’Uni-versità del Salento ha concentrato la ri-cerca sui componenti di tale scuola, aiquale Mainländer appartiene a pienodiritto. E sono stati sempre questi stu-di che hanno posto le basi per l’analisidel pensiero mainländeriano attraver-so un rigoroso metodo scientifico e sto-rico-critico.

2. Indubbia l’influenza di M. su Caraco,Borges, Cioran. Ritiene esista un trattodistintivo, originale, rispetto ai molti epi-goni del nichilismo che a lui si ispire-ranno? L’originalità di Mainländer consistenell’aver sviluppato il nichilismo, an-che se a partire da Schopenhauer, oltrela prospettiva ateistica e immanenti-stica di Schopenhauer, conferendogliuna tensione escatologico-finalisticache è totalmente assente in Scho-penhauer. Il fine però è sempre quello

di recuperare Dio, non più come matri-ce dell’essere, così come è testimonia-to dalla tradizione giudaico-cristiana,ma come apertura verso il nulla, ri-prendendo con ciò la tradizione misti-ca medievale del Frankfurter, di Ange-lo Silesius, di Meister Eckhart, ecc. Perdirlo con il saggista e traduttore SossioGiametta, Mainländer fa parte de “Ipazzi di Dio”. Tuttavia, se si parte da-gli esiti ateistici di Schopenhauer, svi-luppati in maniera radicale da Nietz-sche, con quest’ultimo possiamo direche la filosofia mainländeriana contie-ne ancora “gli effetti postumi di un al-tro Dio”, torna al problema di Dio cheSchopenhauer aveva risolto in manie-ra definitiva.

3. La pregnanza del discorso metafisicoin M. quanto condiziona o, se si vuole,compromette il suo pensiero filosofico? Da studioso non-mainländeriano diMainländer credo, in tutta sincerità, che

un ruolo fondamentale andrebbe asse-gnato alla psicologia dell’autore, allasua storia personale e famigliare, veracausa del suo inestirpabile “istinto dimorte”, del suo cupio dissolvi. È questapulsione che, in qualche modo, trovaespressione nella sua metafisica. Solose si comprende l’uomo Philipp Batz sipuò comprendere il pensatore Mainlän-der. Alla metafisica spetta il ruolo fon-damentale che essa ricopre in ogni si-stema filosofico dell’Ottocento. Ma, conNietzsche, possiamo affermare che, an-che nel caso di Mainländer, “ogni filo-sofia è in realtà un’autobiografia”.

4. Camus parlava del suicidio come uni-ca questione veramente seria di cui oc-cuparsi. Il suicidio di Dio sembra una fac-cenda ancora più complicata da tratta-re. Fuori dalla mistica non troverei altretradizioni su questo stucchevole atei-smo. Cosa ci può dire in proposito?Quello del suicidio è un tema centralenel pensiero di molti autori, antichi econtemporanei. In questo campo, Scho-penhauer è certamente non l’unica, mauna voce autorevole dell’Ottocento: puressendo contrario al suicidio, in via ge-nerale, come strumento di redenzionedal male e dalla sofferenza del mondo,perché esso rappresenterebbe al più lamassima affermazione della vita e quin-di della volontà irrazionale, Scho-penhauer non nega però che la via del-l’ascetismo, attraverso l’inedia e la pas-sività, possa portare alla noluntas sinoalla morte. Né condanna moralmente ilsuicida, ma anzi si mostra compassio-nevole e comprensivo con lui. In ognicaso, per Schopenhauer, il suicidio nonelimina l’essenza tragica della realtà,ma solo i suoi fenomeni, le apparenzemondane. Molti schopenhaueriani “del-la lettera e nello spirto” sono stati vin-ti dal fascino del nulla, sono stati sedottidall’idea che il non essere sia preferibi-le all’essere e che quindi, traendo leestreme conseguenze dal bilancio eu-demonologico, la morte sia migliore del-la vita. Ne sono un esempio assertoridel suicidio metafisico, tendenti a quel-lo che noi potremmo chiamare il “mi-sticismo del nulla”: è il caso, in manie-ra diversa, di Carlo Michelstaedter e diAlbert Caraco. Ma suicidi sono stati an-che altri filosofi schopenhaueriani, iquali hanno negato il valore escatolo-gico della morte volontaria, come stru-mento di redenzione o di cessazionedella sofferenza. Fra questi ultimi van-no annoverati due pensatori fra di loromolto diversi: l’autore di Sesso e carat-tere Otto Weininger, e Paul Rée, gene-ralmente ricordato come “l’amico di

Page 34: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

34 n. 3/2013 (88)

CONTRIBUTI

Nietzsche”, pensatore ateo di tradizio-ne illuministica, il quale sosteneva che“la decisione del suicidio può proveni-re da un eccesso di raziocinio” e anda-va in giro con una fialetta di cianuro na-scosta nell’abito da propinarsi in caso didisperazione. Pertanto, si può afferma-re senza tema di smentita che, anchenella storia del pensiero contempora-neo, il tema del suicidio non lo si puòassociare sic et simpliciter a correnti ni-chilistiche (suicidi si annoverano anchefra gli ottimisti), né a quelle mistiche(suicidi si annoverano anche fra gli illu-ministi), anche se tali correnti si con-frontano con il suicidio in maniera pun-tuale e spesso ossessiva.

5. Pensa che sarà possibile immagina-re anche in Italia una scoperta dell’o-pera di M.?Una scoperta c’è già stata. Una mag-giore notorietà, invece, gioverebbecertamente allo studio delle opere diMainländer ed è auspicabile. A pattoche sia inserito all’interno della sto-ria della fortuna e degli effetti delloschopenhauerismo, ovvero a pattoche sia sottratto alla tentazione di far-ne un mito, alla mitologizzazione ro-mantica cui spesso sono sottoposti icasi di pensatori estremi, quasi un to-pos complementare a quello di “genioe follia”, che affascinano i lettori manon spiegano gli autori. Per quello cheriguarda la ricerca italiana, su questoversante, il già ricordato Centro di ri-cerca interdipartimentale su ArthurSchopenhauer e la sua scuola dell’U-niversità del Salento e la sezione ita-

liana della Società Schopenhauer(Lecce) hanno costituito un validogruppo di ricerca che, sotto l’espertaguida del Prof. Domenico M. Fazio, hadato vita a convegni e studi, e i cuifrutti confluiscono via via in una col-lana, la Schopenhaueriana, edita daPensa MultiMedia. Nel mio piccolo,spero di aver dato anche io un primocontributo dal quale partire, affinchélo studio del pensiero di PhilippMainländer sia approfondito e, al con-tempo, divulgato.

(intervista a cura di Stefano Marullo)

Note

[1] In realtà l’espressione in lingua tedescaè differente e la traduzione italiana non puòrenderla: per Mainländer “Gott ist gestor-ben”, ovvero Dio è morto ma attraverso unprocesso storico; per Nietzsche, “Gotti isttot”, Dio è morto ma come evento puntua-le nel tempo. Del rapporto fra Mainländer eNietzsche ha scritto F. Ciracì in Il dolciastroapostolo della verginità. Nietzsche lettoredella Philosophie der Erlösung di PhilippMainländer, in «Il Protagora», a. XXXIV,gennaio-giugno 2006, quinta serie, n. 7, pp.105-131. Con Fabio Ciracì scambieremo dueparole alla fine di questo saggio.[2] Ad oggi, in Italia, esiste una sola mono-grafia in lingua italiana, del citato F. Ciracì,Verso l’assoluto nulla. La Filosofia della re-denzione di Philipp Mainländer, Pensa Mul-tiMedia, 2006. Si segnala anche il poderosocompendio di G. Invernizzi, Il pessimismo te-desco dell’Ottocento: Schopenhauer, Hart-mann, Bahnsen e Mainländer e i loro avver-sari, La Nuova Italia, 1994.

[3] In particolare Mainländer dovette attin-gere all’Anonimo Francofortese, JohannesTauler, Angelo Silesio ma particolarmenteinfluente dovette risultare l’opera dell’uma-nista Charles de Bovelles (Bovillo) e del suoLibellus de nihilo, pubblicato nel 1506 nelquale Dio appare in stretto rapporto con ilNulla, sebbene Mailänder non lo citi mai. SuBovillo si veda S. Givone, Storia del nulla, La-terza, 2006, pp. 155-160. Lo stesso Heideg-ger non sembra insensibile alla tradizionedella mistica tedesca, e accenna espressa-mente a Johannes Tauler e alla sua valenza“annichilatoria”, paradigma dell’esperienzadel negativo. Cfr, S. Poggi, La logica, la mi-stica, il nulla, Edizioni della Normale, 2006,pp. 195–197.[4] Si confrontino tra gli altri J.P. Sartre, L’es-sere e il nulla, Il Saggiatore, 1997 p. 117, N.Abbagnano, Introduzione all’esistenzialismo,Mondadori, 1989, p. 113 ss., E.M. Cioran, Som-mario di decomposizione, Adelphi, 1996 p. 74.[5] L’influenza di Gutzkow si dovette far sen-tire nella prima opera scritta da Mainländer,Tarik,dramma in cinque atti a sfondo mora-le e contro il fondamentalismo religioso.[6] Cfr. T. Pievani, La fine del mondo, Il Mu-lino, 2012, pp. 75–77.[7] F. Ciracì, op.cit., p. 273.[8] H. Bergson, L’evoluzione creatrice, a cu-ra di F. Polidori, Raffaello Cortina editore,2002.[9] C.D. Grabbe, Don Giovanni e Faust, At-to I, scena 2. Grabbe è citato dallo stessoMainländer, in Philosophie der Erlösung,vol. II, Kapitel: III. Zur Aesthetik, p. 472: «Ditutti i poeti della Giovane Germania nessu-no si è destreggiato meglio fra il sublime eil ridicolo come Grabbe. Si veda il monolo-go di Gothland (Herzog von Gothland, ActIII, Sc. I.), […]». Testo in tedesco, traduzio-ne di Fabio Ciracì. Per una esaustiva anali-si dell’opera di Grabbe, si veda il saggio diG. Baioni, Nichilismo e realismo nel dram-ma storico di Christian Dietrich Grabbe(1801-1836), in G. Baioni, Il sublime e il nul-la, a cura di M. Fancelli, Edizioni di storia eletteratura, 2006. Le citazioni in italiano delFaust sono tratte da questo volume.[10] A. Caraco, Breviario del caos, Adelphi,1998, p. 46.[11] C.D. Grabbe, ibidem, Atto IV, scena 3. [12] E. von Hartmann, Kant padre del pes-simismo, Editoriale Arte e Storia, 1949, p.XVIII.[13] E. Cioran, Sommario di decomposizio-ne, Adelphi, 1996, pp. 56-57. Il corsivo è neltesto.

——————

Stefano Marullo è laureato in storia e hacompiuto studi di filosofia e di teologia. Hauna insana passione per gli autori ad indi-rizzo nichilista. Scrive dove e quando può.È autore anche di qualche pièce teatrale asfondo satirico e di un monologo. Da qual-che anno fa parte dell’Attivo del CircoloUAAR di Padova. Ama ripetere che “neltempo libero” lavora per una grande societàdi servizi, fa il padre e il marito.

Page 35: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

35n. 3/2013 (88)

CONTRIBUTI

Wanna Marchi la fece proprio grossatruffando poveretti, vendendo loro, salee alghe a chili, facendo credere loro chei loro amori, le loro sfortune, le loro an-gosce sarebbero passate con un bic-chiere d’acqua. Ogni bevuta erano cen-tinaia di euro, e povera gente depressae sola, vi aveva abboccato credendo dirisolvere problemi di amore e di salute.Da regina della televisione, da tele im-bonitrice, a vittima essa stessa della te-levisione attraverso la trasmissione“Striscia la notizia”. Da carnefice a vitti-ma, a carcerata insieme alla figlia. Per lo-ro fortuna, adesso sono entrambe fuori,non senza aver fatto qualche annetto diprigione. Ma di tele imbonitori ancora cene sono in circolazione. Non hanno la va-lenza della Wanna Marchi, ma dalla ven-dita dei pacchi su Rai Uno ai tanti ma-ghi, ciarlatani e lettori di tarocchi, la tvne è ancora piena e c’è sempre qualcu-no che abbocca.

Addirittura lo stesso Berlusconi, altro te-le imbonitore famoso, si è preso una de-nuncia da un militante di Rivoluzione Ci-vile, per “abuso della credulità popola-re” per aver lanciato elettoralmente at-traverso una lettera, giunta a casa di mi-lioni di cittadini italiani, la promessa direstituire l’IMU in caso di vittoria. Moltici hanno creduto e l’hanno votato. Ri-guardo alla politica, c’è da dire, però cheanche altri l’hanno sparata grossa. Lostesso Grillo ha sparato la promessa didare 1000 euro al mese, per tre anni a tut-ti i disoccupati, esodati, cassa integrati.

Nel caso di maghi e venditori vari di pro-dotti esoterici, due sono gli articoli chepotrebbero essere loro applicati. L’art.643 del Codice di Procedura Penale che

parla di Circonvenzione di persone in-capaci e che dice testualmente: Chiun-que, per procurare a sé o ad altri un pro-fitto, abusando dei bisogni, delle passio-ni o della inesperienza di una persona mi-nore, ovvero abusando dello stato d’in-fermità o deficienza psichica di una per-sona, anche se non interdetta o inabilita-ta, la induce a compiere un atto, che im-porti qualsiasi effetto giuridico per lei oper altri dannoso, è punito con la reclu-sione da due a sei anni e con la multa daeuro 206 a euro 2.065. E l’art. 661 del Co-dice Penale che parla espressamente di“abuso della credulità popolare”, e cioè“chiunque, pubblicamente [c.p. 266], cer-ca con qualsiasi impostura, anche gra-tuitamente, di abusare della credulità po-polare è punito, se dal fatto può derivareun turbamento dell’ordine pubblico, conl’arresto fino a tre mesi o con l’ammendafino a euro 1.032 [c.p. 640].

Ma il vero motivo che mi ha portato aparlare di questi articoli di legge e di ma-ghi e fattucchieri è un altro. L’essere ve-nuto a conoscenza di un episodio avve-nuto in una Chiesa di Crotone qualchegiorno fa. Una Chiesa presa d’assalto dacentinaia di fedeli (fedeli a cosa?) giunticon pullman ed auto da tutta la Calabria.Tutti per assistere alle funzioni di un pre-te esorcista, Don Michele Vassallo. Il pre-te vendeva, all’interno della Chiesa, die-tro chiaramente una “simbolica” offerta,un pacco di sale, dell’acqua e dell’olio.Don Michele nella sua omelia, ha decla-mato ai fedeli, che bastava che in casausassero la mistura dell’acqua, del salee dell’olio benedetto perché le forze ma-lefiche si allontanassero subito e si ri-solvessero tutti i problemi legati all’a-more, alla salute, al lavoro. Il prete esor-

cista, sembra che all’interno delle centi-naia di persone accorse per vederlo e as-siepate nella Chiesa, avesse individua-to due ragazze che, poverette, a dire lo-ro, ogni volta che si fidanzavano, questisprovveduti di ragazzi, le lasciavano. Ilprete esorcista, dopo una benedizionecon esorcismo, le tranquillizzava, assi-curando loro, che dal prossimo fidanza-to non sarebbero state più lasciate.

Potenza del sale e dell’olio, altro cheWanna Marchi. Dopo poco è il turno diuna donna che non può avere figli. An-che a lei il Prete esorcista, dopo una pre-ghiera ed una benedizione con la solitaacqua, all’olio e al sale benedetto, vieneassicurato che l’anno prossimo ritorneràin chiesa con un pargoletto. Chissà co-me ci rimarrà male il suo ginecologo. Disicuro straccerà la sua laurea e si darà an-ch’egli all’esorcismo facendo aumenta-re le nascite. Ma siamo nel 2013 o nelMedioevo? E ci lamentiamo che la gen-te creda ancora al mago Otelma, che pe-raltro gira travestito da vescovo, da nuo-ve Wanna Marchi, e da profeti di ogni fe-de e religione? Se l’abuso della credulitàpopolare e la circonvenzione d’incapacivalgono per i maghi, perché non devonovalere per un prete esorcista che guari-sce con il sale la sterilità femminile? Ecosì come Wanna Marchi vendeva le suealghe abusivamente aggirando il fisco,non è uguale vendere bottiglie di acquae pacchi di sale senza rilasciare lo scon-trino, peraltro in un luogo senza alcunalicenza commerciale di vendita?

——————

Francesco Cirillo è redattore della rivista ca-labrese “Mezzoeuro”.

Liberate Wanna Marchi. A Crotone in chiesa si fannomiracoli con olio, sale e acqua di Francesco Cirillo, [email protected]

� CCAARRLLOO TTAAMMAAGGNNOONNEE, La mente plurinte-grata. Le funzioni mentali tra casualità e con-flitto, ISBN 978-88-8410-187-7, Editrice Cli-namen, Firenze 2012, pagine 446, € 44,00.

In diversi passaggi del libro, Carlo Ta-magnone propone un’importante pre-

cisazione a proposito del significato deltermine filosofia: dire che si tratta diamore del sapere non basta, poiché esi-ste un amore del sapere a priori, “tipi-co della teologia e della metafisica” (p.225), che si muove “col vecchio arma-mentario logico-dialettico” (p. 16); ed

esiste un amore del conoscere a poste-riori, che è attento alla datità, pur sen-za farsene condizionare e che non puònon tener conto degli orizzonti manmano aperti dalla scienza. Precisazio-ne opportuna, perché molta della filo-sofia da accademia e da salotto me-

RECENSIONI

Page 36: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

36 n. 3/2013 (88)

RECENSIONI

diatico, soprattutto in un ambiente cul-turale come quello italiano tradizio-nalmente educato a snobbare la scien-za, ha in effetti oggi ben poco da diresu questioni filosoficamente crucialiquali il significato della coscienza e del-la conoscenza: proprio perché ignoracinquant’anni buoni di ricerca nel cam-po delle neuroscienze. “Dalla metà de-gli anni ’60 del secolo scorso il ritmodelle pubblicazioni di neurobiologia eneurofisiologia sono andate aumen-tando esponenzialmente e oggi supe-rano probabilmente quelle di qualsia-si altra disciplina scientifica, impo-nendosi nel loro insieme come unamesse sia di dati sperimentali che distudi e teorie su essi importanti e af-fascinanti” (p. 13). Di questa messe Ta-magnone ci offre una vasta rassegna:una indispensabile premessa che, ri-letta criticamente e integrata filosofi-camente, conduce al modello di “men-te evolutiva plurintegrata”.

La “mente plurintegrata” del titolo èun insieme funzionale dotato di unagerarchia evolutiva, ordinata dall’au-tore in sovrastrutture preposte all’in-tenzionalità e alla volontà, presenti an-che negli schemi comportamentali in-nati; infrastrutture atte ad elaborarel’esperienza e a produrre memoria se-lettiva, costitutive della coscienza pri-maria; organizzazioni (psiche, intellet-to, ragione, “idema”), costitutive del-la coscienza secondaria.

La distinzione tra coscienza primariae coscienza secondaria è ripresa da Ge-rald Edelman, la cui impostazione Ta-magnone in larga misura condivide.Con Edelman ribadisce l’idea dellamente incarnata: la mente fa tutt’unocol corpo – è “uno stato del corpo” di-rebbe Edelman – “ma può produrrestati relativamente indipendenti dalcorpo”. Con Edelman condivide inol-tre la polemica nei confronti della “mi-tologia” informatica che ha ricondotto– o ridotto – le funzioni cognitive deiviventi alle macchine computazionali:“la mente crea sentimenti, emozioni,pensieri, un sé, un io, un’individualitàirripetibile”, perciò “il mentale non puòessere visto come il cerebrale e tantomeno come informatico” (p. 158). E an-cora con Edelman considera la mente“un frutto del caso e della selezioneneurale” (cfr. cap. VI, p. 226 e ss.), os-sia il risultato di processi non deter-ministici ed epigenetici.

Se a Edelman spetta un po’ la parte delleone – “egli resta il neurobiologo al

quale siamo più legati seppur con qual-che distinguo”, come “uno spiccato di-stacco da certe sue tendenze determi-niste” (p. 226) – sono tuttavia nume-rosissimi gli autori considerati, ogget-to di approfondimento critico: da Bon-cinelli a Changeux, da Damasio a Lo-renz, da Rose a Mainardi – per citaresolo i più noti in Italia. Il libro risultaquindi un prezioso strumento di orien-tamento e di studio. Quanto alle origi-nali “integrazioni filosofiche” propo-ste dall’autore, risultano di estremo in-teresse – anche se personalmente letrovo, in alcuni casi, per così dire ri-dondanti. Così l’idema e le sue abmo-zioni, introdotti con un certo under-statement – l’idema “lavora per il su-perfluo”, le abmozioni “sono compar-se nelle menti umane per uno scherzodel caso o per exattamento di qualchescarto” – ma trattate come un sublime– “tutto ciò che l’idema sa fare è pro-durre e fruire bellezza, creatività, ge-nerosità, compassione, contemplazio-ne” (pp. 411-412) – cui pochi rappre-sentanti del genere Homo, per lo piùdominati dalla psiche, sembrano ave-re accesso. Così la “dualità esperien-ziale” di materia e aiteria – per com-prendere meglio la quale è tuttavia op-portuno rinviare a Necessità e libertà.L’ateismo oltre il materialismo (Clina-men, 1997). Io, cosa volete, non vadooltre il materialismo.

Maria [email protected]

�VVIITTTTOORRIIOO LLIINNGGIIAARRDDII, Citizen Gay, ISSN978-885650352-4, brossura, Il Saggiato-re, Milano 2012, pagine 234, € 12,00.

Quello di Vittorio Lingiardi è un saggiodi grande qualità, aggiornato nei riferi-menti e ben argomentato. Un testoesemplare di impegno civile.

Civile, esattamente: sin dalla copertina,è chiaro infatti che «il titolo di questo li-bro accosta cittadinanza e omosessua-lità. Abbinamento teoricamente para-dossale: dovrebbe importare qualcosa,allo Stato, dell’orientamento sessuale deisuoi cittadini?» (pag. 9). Eppure, quellodelle unioni omosessuali resta un temaestremamente delicato, in cui si giocanodiscriminazione e diritti. Come fa nota-re l’autore, «non si tratta di perorare lacausa del matrimonio (ognuno organiz-zi e custodisca i propri affetti come me-

NNOONNCCRREEDDOO – La cultura della ragione – Èuscito il nuovo volume anno V, n. 22,marzo-aprile 2013, pagine 100; abbo-namenti: postale € 29, digitale PDF € 17,Borgo Odescalchi 15/B, 00053 Civita-vecchia (Roma). Tel. 366.501.8912, Fax0766.030.470 (sito: www.religionsfree.org E-mail: [email protected]). Sommario:

PPrroollooggoo--aattttuuaalliittàà.. Editoriale: Le reli-gioni giudicate dalle religioni di P. Ban-cale; Indice dei nomi citati; Dialogo conil direttore e libere opinioni; Statisticheragionate di A.R. Longo; Le religioninon portano pace di N. Bernardi; Libriconsigliati; Il Fatto di V. Viviani; Quel-l’ebreo palestinese …! di P. Bancale.

EEttiiccaa--LLaaiicciittàà.. C’est la faute à Voltaire diV. Pocar; “Blasfemia”: un’accusa, mol-te persecuzioni di R. Carcano; Laicitàdello Stato e Chiesa confessionale di A.Cattania; Disputationes laiche di R. Mo-relli; La medicina non produce laicitàdi D. Giacanelli; Il sanfedismo di certaItalia e di certa politica di C. Prisco.

RReelliiggiioonnii .. Come vedo un mondo senzareligioni di B. Tadolini; ”Dimmi, che co-sa è Dio?” di P. Bancale; Dall’etica cal-vinista all’etica laica di G. Savarino;Quale tutela contro il vilipendio ai NONreligiosi? di C. Prisco; I testimoni diGeova e le trasfusioni di sangue di V.Pocar.

LL’’UUoommoo.. Viaggio intorno all’UOMO diD. Lerici; Il pensiero umano tra passatoe futuro di A. Cattania; Il diritto del-l’uomo alla felicità di G. Vazzoler; I dia-loghi surreali: Machiavelli e Guicciardi-ni di E. Galavotti; Cristo è intoccabile diN. Tonon.

PPeennssiieerroo sscciieennttiiffiiccoo.. Dove va la scien-za? di A. Cattania; Un dio creatore sa-rebbe tale per errore di C. Tamagnone;Libero arbitrio e grazia da Agostino al-la scienza moderna di R. Potenza.

PPeennssiieerroo uummaanniissttiiccoo.. Verso un nuovoumanesimo di D. Lovati Lari; Contrap-punti: la musica e le religioni di A.R.Longo; La rivoluzione del romanticismodi D. Lodi; Marcel Proust e la religionedi G. Piazza; I nove (dìcesi 9) coman-damenti di C. La Torre; La storia dellaChiesa romana negli ultimi due secoli diE. Galavotti.

PPeennssiieerroo ffiilloossooffiiccoo.. Che cos’è il razio-nale? di C. Tamagnone; Un Universosenza creatore? di L. Maltecca; Il co-raggio dell’ateismo nel mondo moder-no e contemporaneo di D. Lodi; Scho-penhauer e la ricerca di una scappatoiacontro il non-senso della vita di A. Ca-rone.

Page 37: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

37n. 3/2013 (88)

RECENSIONI

glio crede), bensì quella dell’eguaglian-za di tutti i cittadini davanti allo Stato»

(pag. 11). Servendosi di una bibliografiaprecisa e aggiornata, Vittorio Lingiardicostruisce il proprio discorso sui dirittiomosessuali nella convinzione che il con-cetto di famiglia non è unico e immodi-ficabile e che il mancato riconoscimen-to, pubblico e legale, di un legameaffettivo fra due persone può danneg-giarne il benessere psicologico (pag. 20).

Così, l’autore dedica un intero capito-lo all’analisi della letteratura sul sog-getto, passando per Foucault, per Kin-sey, per Freud e mettendo in luce comeil concetto di (omo)sessualità sia solouna costruzione (contro l’argomento dichi sostiene che vi sia un “grado zero”di normalità, o più semplicemente diciò che è “naturale”). E, come costru-zione, esso è sottoposto ad una seriedi vincoli psicologici, sociali, antropo-logici e politici. Poi, è la volta delleomofobie e dei meccanismi di comingout; infine, l’autore si dedica alla com-plessa e delicatissima questione dellefamiglie omogenitoriali. E lo fa con

competenze di psichiatra e con il sup-porto di una certa quantità di dati sta-tistici.

L’omosessualità non è solo una proble-matica affettiva e privata, ma essa di-venta questione civile e dunque pub-blica nella misura in cui subentranoriconoscimenti giuridici e sociali. Occu-parsene non è interesse dei pochi chesi sentono chiamati in causa in primapersona, ma la questione riguarda tut-ti, poiché è un fatto di “citizenship”. Perquesto, mi preme sollecitare l’attenzio-ne dei lettori de L’Ateo suggerendonela lettura. Perché «noi chiamiamo con-tro natura quello che avviene contro laconsuetudine; non c’è niente se non se-condo essa, qualunque cosa sia. Chequesta ragione universale e naturalecacci da noi l’errore e lo stupore che ciarreca la novità» (da Michel de Montai-gne, pag. 25).

Federica Turriziani Colonna [email protected]

� SSeemmpplliicciittàà

Gentili lettori de L’Ateo, mi chiamo Ste-fano Vianello e sono l’autore di unoscritto piuttosto lungo dedicato all’a-gnosticismo. Le mie riflessioni sonostate pubblicate nel n. 6/2012 (85) enel numero appena uscito 1/2013 (86).Ho letto le lettere inviate da numerosidi voi e una risposta del prof. Tama-gnone. Sono quasi tutti a chiedere, an-che in modo fermo, che ci sia una mag-gior semplicità e accessibilità, asse-rendo che non tutti sono in grado di ca-pire.

Scrivo subito che la scienza e la filoso-fia non possono essere sempre e co-munque semplici. Il problema della di-vulgazione scientifica è un problemaaperto. Credo che la nostra società sa-rebbe sicuramente migliore se si riu-scisse a trasmettere a strati più este-si la conoscenza scientifica. Purtroppomolti concetti e idee, soprattutto quan-do sono inseparabili dalla loro tratta-zione matematica sono lontanissimidalla possibilità di estese masse. Iostesso non mi vergogno ad ammette-re di non essere in grado di ragionaredi scienza e matematica oltre un certolivello. Anche le mie conoscenze sonolimitate.

Vorrei però chiedere, per essere con-creto, se qualcuno ha potuto leggere ilmio scritto. Scusate l’immodestia se louso come termine di paragone. Sareb-be interessante, sicuramente per mema credo anche per altri, capire se si ri-tiene lo scritto accessibile anche perpersone di modesta cultura. Vorrei poicapire quali siano i punti “critici” e per-ché: Sarebbe così possibile per tutti “ag-giustare il tiro”, anche se non dobbia-mo illuderci che possa sempre esseresemplice anche ciò che non lo è. Vi rin-grazio per l’attenzione e resto in attesadi note e critiche. Cordiali saluti,

Stefano [email protected]

� SSuullll’’aabbuussoo ddeell tteerrmmiinnee ““ffaammiigglliiaa””

Specialmente nei telegiornali, l’abusodi questo termine è ossessivo e gene-ra inevitabilmente un senso di noia erepulsione. I consumi sono semprequelli delle famiglie, i problemi anche,i risparmi, le spese, il carobenzina, atutto si applica la parassitaria locuzio-ne “delle famiglie”, creando a volte an-che un effetto di ridicolo. Sembra chein Italia le persone non esistano più,

non più gli studenti, i lavoratori, i con-tribuenti, i consumatori, gli utenti.Qualunque categoria viene ingoiata inquesto gigantesco buco nero, dove mo-struosamente scompare.

Eppure sono numerosissime le perso-ne che vivono sole, per scelta o per ne-cessità. Molti condividono l’apparta-mento con altre persone, senza peraltrocostituire nucleo famigliare, come la-voratori o studenti fuorisede. E poi visono le coppie conviventi, sempre piùnumerose ma mai di fatto neppure no-minate. Quando si parla genericamen-te di agevolazioni alle famiglie, a qualici si riferisce? Anche a quelle degli eva-sori fiscali? Dei ricconi? E chi vive soloe magari in stato di povertà non ha di-ritto a nulla? Perfino il carobenzina neitelegiornali viene computato generica-mente come spesa annuale per fami-glia. Ma famiglie quanto numerose dicomponenti e di automobili? I singlenon vanno in macchina? Hanno la ben-zina gratis? Sarebbe meglio parlare diautomobilisti, di utenti.

Un abuso così vasto della parola, cosìossessivo, che demagogicamente econ sommo cattivo gusto fa leva sulpanfamilismo ultratradizionalistico epopulista di una parte d’Italia rimasta

LETTERE

Page 38: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

38 n. 3/2013 (88)

LETTERE

ancora culturalmente depressa e arre-trata, che ci allontana dal mondo civi-le e ci avvicina semmai al terzo mondointegralista e religioso, ha una sua ra-gione: la Chiesa. Essa ha imposto at-traverso i suoi galoppini più o meno no-ti questa moda linguistica deleteria re-gressiva, che contribuisce evidente-mente a sostenere l’anacronistica di-fesa clericale della cosiddetta famigliatradizionale, patriarcale, arretrata, op-pressiva e spesso tenuta insieme dal-la schiavizzazione e dalla violenza per-petrata sulle donne.

I moralisti clericali non hanno sensoetico. Anche nell’imporre un uso scor-retto e deformante dei termini, la Chie-sa consegue il consueto obiettivo di in-quinamento ideologico, mediante l’a-bituale frasario paludoso, ipocrita e ap-piccicoso.

Rutilio Namaziano, Genova

Caro Namaziano,

Temo che l’abuso del termine “fami-glia” in campo economico – dunque neidiscorsi relativi a redditi, consumi, spe-se, risparmi, ecc. – sia imputabile a JohnMaynard Keynes, che introdusse nell’a-nalisi del reddito nazionale e dei rap-porti tra consumi, risparmi e investi-menti i grandi aggregati “famiglie” (ap-punto) e “imprese”. Benché di questitempi il keynesismo sia quasi da rim-piangere rispetto alle teorie monetari-ste in nome delle quali ci impongono ilrigore (e la macelleria sociale), ho sem-pre trovato ipocrita e fuorviante que-sta terminologia keynesiana. Ma evi-dentemente viene tuttora preferita siaa quella – ahimè in odore di marxismo– che contrapponeva “lavoratori” e “ca-pitalisti”, sia a quella neoclassica chepiù asetticamente parlava di “consu-matori” e “imprenditori”: senz’altro perla sua consonanza al “panfamilismo ul-tratradizionalistico” di cui lei dice.

Maria [email protected]

� PPaattttii LLaatteerraanneennssii ddaa rreevvooccaarree

L’84° anniversario dei Patti Lateranen-si dovrebbe essere oggetto di una seriaanalisi e di un bilancio che ci indichi in-nanzitutto se il beneficio dell’accordosia stato per entrambe le parti. Dal pun-to di vista della Chiesa-Stato i Patti siiscrivono nella millenaria tradizione di-

plomatico-militare dei rapporti tra il Pa-pato ed i suoi numerosi interlocutori inEuropa e nel mondo.

La Chiesa ha avuto una estensione fi-sica massima di 44.000 km2 (il centrodella Penisola) mentre dal ‘29 ad oggine ha una minima di 0,44 km2. Ma que-sta piccola estensione di oggi è com-pensata da un forte accrescimento dipotere sull’Italia che è diventata la na-zione-ancella per eccellenza dellaChiesa. La Chiesa ha una longa manusterribile sull’educazione degli italianiattraverso la scuola e le università, sulsistema sanitario e nello stesso eser-cito. Non tutti sanno che il cardinaleBagnasco gode di una grossa pensio-ne mensile dello Stato come ex cap-pellano militare. E con lui tutti i cap-pellani d’Italia, tutti ufficiali.

Il Parlamento è presidiato da un altoprelato preposto ai rapporti politici e siè giunti al punto con la presidenza Ber-tinotti di avere un presepio dal quale fuescluso un pastorello gay proposto daun deputato che si prese una bella stri-gliata dallo stesso Bertinotti. Bertinot-ti voleva costruire dentro Montecitoriouna sala della Meditazione destinata al-la religione. I canali di finanziamentodella Chiesa sono rapportati ai vari li-velli della pubblica amministrazione.Ogni livello contribuisce al manteni-mento dell’agiatezza della Chiesa. In Si-cilia apposite leggi regionali interven-gono financo per i paramenti sacri e lostesso vestiario dei sacerdoti.

Se il bilancio politico efinanziario per la Chie-sa è sostanzioso lo stes-so non si può dire delbilancio spirituale. Lareligiosità degli italianiha ricevuto vantaggidai Patti? La Chiesa hasempre avuto fedeli at-traverso i Principi.Cuius regio eius religio.Quello che interessadavvero è l’obbedien-za, la permeabilità del-le istituzioni politiche.Attraverso i legislatoricondizionare l’etica na-zionale, bloccare i dirit-ti umani riguardanti lanascita il matrimonio lamorte, condizionarel’insegnamento, parte-cipare alla selezionedella classe politica. In-somma si arriva al

grande popolo dei fedeli del cattolice-simo dall’alto attraverso le strutturepolitiche ed organizzative della pub-blica amministrazione il cui condizio-namento è essenziale.

Alcune correnti di credenti ritengonoche i Patti Lateranensi ed in genere laregolazione materiale dei rapporti traChiesa e Stato siano nocivi allo spiritoreligioso ed alla missione della Chiesa.Ma queste correnti non contano nulla afronte di un Vaticano le cui politiche uni-versalistiche stanno determinando unforte incremento della presenza dei cat-tolici nel mondo anche attraverso il fer-ro ed il fuoco. In Africa ed in Asia si so-no già create enclavi potenti di cristia-ni dentro il mondo musulmano ed in-duista che hanno dato luogo a volte avere e proprie carneficine.

L’Italia ha tre cappi al collo che ri-schiano di strangolarla. La sua classepolitica è pavida meschina clericale ofinge di essere tale. Non ci sono laicidegni di questo nome. Una classe po-litica subalterna alla Chiesa, all’Unio-ne Europea ed agli USA. Come disse ilProf. Sergio Romano, l’Italia non è unoStato indipendente ma uno Stato Con-cordatario. Il Cardinale, l’Ambasciato-re Americano e la UE sono tre entitàche tengono in pugno un paese smar-rito che si agita sul ring della storia co-me un pugile suonato.

Pietro [email protected]

Page 39: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

39n. 3/2013 (88)

COS’È L’UAAR

L’UAAR, Unione degli Atei e degli Agno-stici Razionalisti, è l’unica associazionenazionale che rappresenti le ragioni deicittadini atei e agnostici. È iscritta, con ilnumero 141, all’albo nazionale delle As-sociazioni di Promozione Sociale, istituitopresso il Ministero della Solidarietà So-ciale. L’UAAR è completamente indipen-dente da partiti o da gruppi di pressionedi qualsiasi tipo.

I VALORI DELL’UAAR

Tra i valori a cui si ispira l’UAAR ci sono:la razionalità; il laicismo; il rispetto dei di-ritti umani; la libertà di coscienza; il prin-cipio di pari opportunità nelle istituzioniper tutti i cittadini, senza distinzioni ba-sate sull’identità di genere, sull’orienta-mento sessuale, sulle concezioni filosofi-che o religiose.

COSA VUOLE L’UAAR

L’associazione persegue tre scopi:• tutelare i diritti civili dei milioni di citta-dini (in aumento) che non appartengono auna religione: la loro è senza dubbio la vi-sione del mondo più diffusa dopo quellacattolica, ma godono di pochissima visi-bilità e subiscono concrete discrimina-zioni;• difendere e affermare la laicità delloStato: un principio costituzionale messo seriamente a rischio dall’ingerenza eccle-siastica, che non trova più alcuna opposi-zione da parte del mondo politico;• promuovere la valorizzazione sociale e culturale delle concezioni del mondo non religiose: non solo gli atei e gli agnostici per i mezzi di informazione non esistono, ma ormai è necessario far fronte al dila-gare della presenza cattolica sulla stam pae sui canali radiotelevisivi, in particolarequelli pubblici.

www.uaar.itIl sito internet più completo su ateismoe laicismo.Vuoi essere aggiornato mensilmentesu ciò che fa l’UAAR? Sottoscrivi la

NEWSLETTER

Vuoi discutere con gli altri soci dell’at-tività dell’UAAR? Iscriviti alla

MAILING LIST [UAAR]

Vuoi discutere con altre persone di ateismo? Iscriviti alla

MAILING LIST [ATEISMO]

Vuoi conoscere i tuoi diritti? Consulta la sezione

PER LA LAICITÀ DELLO STATO

Vuoi leggere ogni giorno notizie su ateismo e laicismo? Sfoglia le

ULTIMISSIME

ISCRIZIONE ALL’UAAR

L'iscrizione è per anno solare (cioè scadeil 31 dicembre) e consente l'accesso al-l'area soci sul sito UAAR in cui è dispo-nibile anche la versione digitale de L’A-teo. Le iscrizioni raccolte dopo l'1 set-tembre decorreranno dall'1 gennaio del-l'anno successivo, se non specificato di-versamente. Le quote minime annualisono (per le modalità di pagamento vediultima pagina):*Quota ridotta: € 10Socio ordinario web: € 20**Socio ordinario: € 30**Sostenitore: € 50**Benemerito: € 100* quota riservata a studenti ed altri sociin condizioni economiche disagiate, contessera nel solo formato digitale (pdf)** quote comprensive di abbonamentoa L’Ateo in formato cartaceo

SOSTEGNO ALL’ASSOCIAZIONE

È possibile sostenere indirettamentel’UAAR secondo varie modalità. Essendol’UAAR un’associazione di promozione so-ciale, le somme ad essa corrisposte a ti-tolo di erogazione liberale possono esse-re detratte dall’imposta lorda IRPEF. Sem-pre grazie al suo stato di APS, l’UAAR puòanche ricevere donazioni e lasciti testa-mentari. Infine, acquistando libri da IBS eLaFeltrinelli.it attraverso il sito UAAR,l’associazione percepisce una commis-sione. (Maggiori informazioni alla paginahttp://www.uaar.it/uaar/erogazioni). Codice Fiscale: 92051440284.

SEGRETARIORaffaele Carcano

[email protected]

PRESIDENTI ONORARILaura Balbo, Carlo Flamigni,

Margherita Hack, Dànilo Mainardi,Piergiorgio Odifreddi,

Pietro Omodeo, Floriano Papi, Valerio Pocar, Sergio Staino.

COMITATO DI COORDINAMENTOAnna Bucci (Circoli)[email protected]

Raffaele Carcano (Segretario)[email protected]

Isabella Cazzoli (Tesoriere)[email protected]

Roberto Grendene (Campagne edeventi) [email protected]

Stefano Incani (Organizzazione)[email protected]

Massimo Maiurana (Comunicazioneinterna) [email protected]

Adele Orioli (Iniziative legali) [email protected]

Massimo Redaelli (Esteri)[email protected]

Silvano Vergoli (Comunicazione esterna)[email protected]

COLLEGIO DEI PROBIVIRI [email protected]

Rossano Casagli, Graziano Guerra,Maurizio Mei

RECAPITO DEI CIRCOLIANCONA (G. Gioacchini) Tel. 349.6348314

ASCOLI PICENO (A. Mattioli) Tel. 393.1779155BARI (R. La Perna) Tel. 339.5288062

BERGAMO (F. Mangili) Tel. 349.6292935BOLOGNA (P. Marani) Tel. 339.6004208BOLZANO (F. Brami) Tel. 320.6239987

BRESCIA (O. Cavagnini) Tel. 331.2174284CAGLIARI (S. Incani) Tel. 338.4364047CATANIA (R. Brown) Tel. 340.4805007COMO (W. Madone) Tel. 340.1714020

COSENZA (S. Sangiovanni) Tel. 393.3279094FIRENZE (B. Conti) Tel. 055.711156

FORLÌ-CESENA (D. Zoli) Tel. 329.8542338GENOVA (M. Melis) Tel. 366.2584449

GROSSETO (G. Sensalari) Tel. 329.2650989L’AQUILA (L. Moca) Tel. 328.1227901

LIVORNO (C. Sturmann) Tel. 393. 3267086MILANO (M. Redaelli) Tel. 328.21332787MODENA (E. Matacena) Tel. 059.767268NAPOLI (G. Nobile) Tel. 333.2586418PADOVA (M. Ferialdi) Tel. 349.3911201PARMA (R. Biondini) Tel. 393.4820481PAVIA (M. Ghislandi) Tel. 340.0601150

PESCARA (R. Anzellotti) Tel. 338.1702759PISA (G. Mainetto) Tel. 348.8283103

RAVENNA (C. Pagnani) Tel 328.0026748REGGIO EMILIA (S. Caporale) Tel. 328.1822618

RIMINI (G. Bertuccioli) Tel. 347.8759026ROMA (C. Visciano) Tel. 338.3163509

SALERNO (F. Milito Pagliara) Tel. 328.9147853SIENA (A. Massi) Tel. 346.8468650

TARANTO (G. Gentile) Tel. 345.0629815TERNI (E. Giulianelli) Tel. 328.4452891TORINO (G. Pozzo) Tel. 380.1391388TRENTO (R. Bordin) Tel. 339.1304268TREVISO (E. Zannerio) Tel. 340.4633858TRIESTE (G. De Luca) Tel. 040.0641228UDINE (M. Licata) Tel. 328.4151316

VARESE (A. D’Eramo) Tel. 348.5808504VENEZIA (M. Maruzzi) Tel. 327.2296505

VERONA (A. Campedelli) Tel. 045.6050186VICENZA (E. Rossi) Tel. 0444.348507

RECAPITO DEI REFERENTIALESSANDRIA (A. Bassi) Tel. 333.1980388

AOSTA (M. Pilon) Tel. 339.1055742ASTI (A. Cuscela) Tel. 333.3549781

BIELLA (M. Mosca Boglietti) Tel. 333.3554329CREMONA (G. Minaglia) Tel. 348.4084821FERMO (L. Rosettani) Tel. 347.1253692FERRARA (S. Guidi) Tel. 349.4435997

FOGGIA (G.M. Gasperi) Tel. 335.7184729MASSA CARRARA (F. Bernieri) Tel. 348.8544605MESSINA (S. Di Pasquale) Tel. 350.5050798

NOVARA (M. Paracchini) Tel. 329.8970040PERUGIA (M.A. Di Martino) Tel. 333.8442557PORDENONE (L. Bellomo) Tel. 392.0632246

POTENZA (A. Tucci) Tel. 333.4249093RAGUSA (M. Maiurana) Tel. 368.3121858ROVIGO (M. Padovan) Tel. 0426.44688

SASSARI (P. Francalacci) Tel. 349.5653174SAVONA (F. Marzadori) Tel. 349.3827339

VERBANO-CUSIO-OSSOLA(A. Dessolis) Tel. 339.7492413

VITERBO (G. Goletti) Tel. 327.7316746

RECAPITO DEI REFERENTI ESTERIBELGIO (A. Albertazzi) Tel. +32 484993801

GERMANIA (A. Raccanelli) Tel. +49 1639087777

Tutti i Coordinatori/Referenti sono con-tattabili anche per e-mail, inviando unmessaggio a: nomecittà@uaar.it(esempio: [email protected], ecc.).

UAARUAAR, Via Ostiense 89, 00154 Roma

E-mail [email protected] Internet www.uaar.it

Tel. 06.5757611 – Fax 06.57103987

Page 40: 3 n Bimestraledell’UAAR n.3/2013(88) 4,00logo aperto, trasparente e regolare”, per estendere tale trattamento anche alle “organizzazioni filosofiche e non con - fessionali”.

40 n. 3/2013 (88)

In questo numeroEditorialedi Maria Turchetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Venticinque secoli di ateofobiadi Raffaele Carcano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Paura degli atei? Stereotipi sui non credentie il fenomeno dell’ateofobiadi Laura Salvadori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

Discriminazioni: un approccio globaledi Massimo Redaelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

La IHEU fa luce sulla criminalizzazione degli atei in varie parti del mondodella International Humanist and Ethical Union . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10

Non credenza e ordinamento costituzionale italiano: un rapporto difficiledi Marco Croce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

Ateofobia su base morale ed etica ateadi Carlo Tamagnone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

Darwin, i vermi e gli ateidi Baldo Conti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

La ferocia d’amore di una mantide e l’antropofagia filiale di Krònosdi Luca A. Borchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22

“Annuntio vobis gaudium magnum: habemus papam”di Fulvio Ferrario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

Il camaleontismo di Santa Romana Chiesa.Ovvero sull’elezione del nuovo papa, anzi due papidi Lucio Garofalo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26

Francesco cala l’asso della povertà evangelicadi Walter Peruzzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28

Perché sono ateodi Arturo Schwarz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

Anche scoprire l’acqua calda può serviredi Giuseppe Ugolini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30

Il misticismo ateo di Philipp Mainländerdi Stefano Marullo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

Liberate Wanna Marchi. A Crotone in chiesa si fanno miracolicon olio, sale e acquadi Francesco Cirillo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35

Recensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35

Lettere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

ABBONAMENTO A L’ATEO

L’abbonamento a L’Ateo è annuale e costa € 20, decorre dal primo numero utile e permette di ricevere i numeri pub-blicati nei 12 mesi successivi.

ARRETRATI DE L’ATEO

Gli arretrati sono in vendita a € 5,00 l’uno. Per il pagamento attendere l’ar-ri vo degli arretrati.

PAGAMENTI

Si effettuano sul c/c postale 15906357;o per bonifico bancario, sulle coordi-nate ABI 07601, CAB 12100, con-to n. 000015906357, Codice IBAN:IT68T0760112100000015906357; intesta ti a: UAAR, Via Ostiense 89, 00154 Roma, specificando chiaramentela causale.

Pagamenti online tramite carta di creditoo Paypal su www.uaar.it

PER CONTATTARCI

UAAR, Via Ostiense 89, 00154 [email protected]. 06.5757611 (dal lunedì al venerdì dalle ore 15 alle 17.30).

ATTENZIONE

Per ogni versamento specifica chiara-mente il tuo indirizzo e la causale. Ti invitiamo a compilare il modu-lo online disponibile alla pagina:www.uaar.it/uaar/adesione/moduloin modo da inviarci i tuoi dati e compi-lare l’informativa sulla privacy, o al-meno di comunicarci un numero di te-lefono e un indirizzo e-mail per poterticontattare in caso di necessità.

I dati personali da te forniti sarannotrattati nel rispetto della legge sullaprivacy, così come disposto dall’art. 11del D.L. 30/06/2003, n. 196.

LE LETTERE A L’ATEO

Vanno indirizzate solo a:[email protected] alla:Redazione de L’AteoC.P. 755, 50123 Firenze CentroTel/Fax: 055.711156