3° Congresso Nazionale Società Italiana di Endourologia · (Presidente del Congresso: Prof....

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Urological and Andrological Sciences Periodico trimestrale - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano Founded in 1924 by: G. Nicolich U. Gardini G.B. Lasio Indexed in Medline/Index Medicus EMBASE/Excerpta Medica Medbase/Current Opinion SIIC Data Base Official Journal of the SIEUN Società Italiana di Ecografia Urologica, Nefrologica e Andrologica Vol. 74; n. 4 Supplement 1, December 2002 3° Congresso Nazionale Società Italiana di Endourologia 7-9 Aprile 2003 - Bari

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Indexed in Medline/Index Medicus EMBASE/Excerpta Medica Medbase/Current OpinionSIIC Data Base

Official Journalof the SIEUNSocietà Italianadi Ecografia Urologica,Nefrologica e Andrologica

Vol. 74; n. 4 Supplement 1, December 2002

3° Congresso NazionaleSocietà Italianadi Endourologia

7-9 Aprile 2003 - Bari

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Urological and Andrological Sciences

Official Journal of the SIEUNSocietà Italiana di Ecografia Urologica, Nefrologica e Andrologica

Indexed in Medline/Index Medicus

EMBASE/Excerpta Medica Medbase/Current Opinion

SIIC Data Base

Founded in 1924 by: G. Nicolich, U. Gardini, G.B. Lasio

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I

3° CONGRESSO NAZIONALESOCIETA’ ITALIANA DI ENDOUROLOGIA

Bari, 7-9 Aprile 2003

Giunta EsecutivaG. Bianchi (Presidente), R.M. Scarpa (Vice Presidente), E. Montanari (Segretario),M. D'Armiento (Membro nominato dal Presidente), L. Defidio (Tesoriere)

Consiglio Direttivo

P. Cortellini, M. Dal Bianco, A. De Lisa, V. Disanto, F. Germinale, G. Guazzoni, D. Mannini, F. Merlo

Collegio dei Probi Viri

Effettivi: T. Lotti, S. Rocca Rossetti, E. Usai - Supplenti: G. Fiaccamento, A. Traficante

Comitato Scientifico

E. Pisani (Presidente), A. Pagliarulo (Coordinatore), G. Breda, S. Caggiano, P. Caione, F. Caramia,L. Cormio, A. De Lisa, S. Micali, F. Porpiglia, A. Trippitelli, A. Tubaro, G. Zanetti, F. Zattoni

Informazioni Generali

Segreteria Scientifica

Arcangelo PagliaruloEmanuele MontanariAzienda Ospedaliera – Ospedale Policlinico ConsorzialePiazza Giulio Cesare, 11 – 70124 BariTel. +39 080 5478741 Fax +39 080 5593150

Abstracts e Videotapes

Emanuele Montanari Istituto di Urologia Università degli Studi di MilanoVia della Commenda 15 – 20122 MilanoTel. +39 02 55034546/4502 Fax +39 02 50320584e.mail: [email protected]

Segreteria Organizzativa

Emilia Viaggi Congressi & MeetingVia del Pratello 2/b – 40122 BolognaTel.051.235993 Fax 051.2914455e.mail: [email protected]

Segreteria IEA

Via del Pratello 2/c 40122 BolognaTel.051.2960103 Fax 051.2919210e.mail: [email protected]

Sede del Congresso e Chirurgia in Diretta

Hotel Sheraton Nicolaus BariVia Cardinale A. Cascia, 9 – 70124 Bari Tel. +39 080 5682111 Fax +39 080 5042548

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II

Iscrizioni dopo il 28 febbraio 2003 e in Sede Congressuale

Soci IEA Euro 260,00 (+ iva 20%) = Euro 312,00Non Soci IEA Euro 310,00 (+ iva 20%) = Euro 372,00Specializzandi* Euro 130,00 (+ iva 20%) = Euro 156,00Infermieri** Euro 65,00 (+ iva 20%) = Euro 78,00Cena sociale Euro 55,00 (+ iva 20%) = Euro 66,00 (fino ad esaurimento posti)Programma sociale Quotazione da richiedere alla Segreteria organizzativa

Espositori e sponsor: Verranno forniti su richiesta un massimo di n. 3 badges gratuiti NON NOMI-NATIVI per Azienda . Il badge darà diritto a Sandwich Lunch, Coffee Statione all’accesso all’area espositiva. Non dà diritto all’ingresso in sala per ilavori scientifici.

*La scheda di adesione degli Specializzandi deve essere accompagnata da una dichiarazionedella Scuola di Specializzazione di Urologia .

**La scheda di adesione degli Infermieri deve essere accompagnata dalla fotocopia del TesserinoSanitario.

La quota di iscrizione include: partecipazione ai lavori scientifici, kit congressuale, attestato di par-tecipazione, sandwich lunch, coffee station.

Programma Sociale

Per la giornata di lunedì 7 aprile: escursione alle Grotte di Castellana, visita di Alberobello con pran-zo ed esibizione di un rinomato maestro trullare.Per la mattinata di martedì 8 aprile: visita guidata della città di Bari.

La cena sociale si terrà martedì 8 aprile 2003 alle ore 21.00 a Villa Romanazzi Carducci (Via G. Capruzzi, 326 – 70124 Bari – Tel +39 080 5427400 Fax +39 080 5560297).

Come raggiungere Villa Romanazzi Carducci:Una navetta al servizio dei congressisti partirà il giorno 8 aprile 2003.

L’appuntamento è per le ore 20.15 nella Hall dell’ Hotel Sheraton Nicolaus.Auto:

Dalla tangenziale (SS 16): uscita n. 10/A Bari Picone direzione Centro, seguendo le indicazioni.Dall’autostrada A 14: uscita Bari Sud direzione Centro seguendo le indicazioni.

Per accedere alla cena sociale è assolutamente necessariopresentare il badge all’ingresso: soloin questo modo potrà essere rilevato l’avvenuto pagamento.

Come raggiungere l’Hotel Sheraton Nicolaus

In aereo: l’aereoporto internazionale “Palese” di Bari dista circa 12 Km dalla Sede Congressuale.Un servizio di Shuttle Bus Alitalia collega l’aereoporto alla Stazione Ferroviaria. Dalla StazioneFerroviaria Centrale un servizio pubblico di bus (n. 6 o n. 10) permette di raggiungere la SedeCongressualeIn treno: Dalla Stazione Ferroviaria la Sede Congressuale è raggiungibile con un servizio di bus (n.6 o n. 10).In auto: le principali autostrade collegano la Sede Congressuale.

Da Nord: autostrada A 14 uscita Bari Nord - Immettersi sulla Tangenziale seguendo direzione Brindisi-Lecce, uscita n.11 Poggiofranco - seguire poi la segnaletica dell’hotel.Da Sud: uscita n. 11 Poggiofranco - seguire poi la segnaletica dell’hotel.

Sede alberghiera e tariffe

Hotel Sheraton Nicolaus BariVia Cardinale A. Cascia, 9 – 70124 Bari Tel. +39 080 5682111 - Fax +39 080 5042548

Camera doppia uso singola: Euro 143,00Camera doppia: Euro 182,00

I prezzi sono per camera, per notte, inclusivi di pernottamento e prima colazione.

Diritti di prenotazione ( non rimborsabili): Euro 16,00

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III

L’opzione degli alberghi è scaduta il 24 gennaio 2003. Emilia Viaggi Congressi & Meeting s.r.l. provvederà comunque ad evadere le richieste in base alla disponibilità.

Orari della Segreteria Organizzativa

Segreteria Organizzativa:Tel. +39 080 5682023Fax +39 080 5048548

I numeri della Segreteria Organizzativa presso la Sede Congressuale saranno attivi a partiredalle ore 7.00 del giorno 7 aprile 2003.

Coffee Station e Sandwich Lunch

Sono previsti coffee station per tutta la durata della manifestazione e sandwich lunchnelle giornate di lunedì 7 e martedì 8 aprile 2003, dalle ore 11.30 alle ore 14.30presso le aree espositive.

Corsi didattici e Simposi

Sarà possibile richiedere informazioni dettagliate in merito a programmi e relatoridei Corsi didattici e dei Simposi alla Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale.

Attestato di partecipazione al Congresso

L’attestato di partecipazione verrà rilasciato presso il Desk della Segreteria Organizzativa al termine del Congresso. Il certificato verrà rilasciato solo a fronte della restituzione del badge.

Esposizione Tecnico-scientifica

Nell’ambito del Congresso sarà allestita un’esposizione Tecnico–scientifica alla qualeparteciperanno aziende farmaceutiche ed aziende produttrici di apparecchi elettromedicali.

Assemblea dell’Associazione Italiana di Endourologia (I.E.A.)

La Seduta Amministrativa della I.E.A. si svolgerà martedì 8 aprile 2003dalle ore 19.00.L’accesso all’assemblea è riservato ai Soci I.E.A. in regola con la quota dell’anno 2002.

4° Congresso Nazionale della Società Italiana di Endourologia (I.E.A.)

Sarà possibile richiedere informazioni sul 4° Congresso Nazionale della Società Italianadi Endourologia (I.E.A.) che si svolgerà a Sorrento (NA) dal 22 al 24 Marzo 2004(Presidente del Congresso: Prof. Massimino D’Armiento) alla Segreteria Organizzativain Sede Congressuale.

Educazione Continua in Medicina (ECM) = 15 crediti

Il Congresso è stato accreditato presso il sistema ECM attraverso l’Associazione Italiana diEndourologia: i crediti assegnati, comunicati dal Ministero della Salute in data 19/02/03, sono 15.

Al fine di permettere un preciso e puntuale svolgimento degli eventi accreditati e la conseguente rilevazione delle presenze,sia i relatori sia i partecipanti sono pregati di voler rispettare gli orari previsti e di voler seguire fino a completamento l’e-vento scelto. Verrà rilevata la presenza in Sede Congressuale sia in entrata sia in uscita (mediante codice inserito nel badge)e verranno certificati i crediti solo se il tempo di presenza in Sede Congressuale risulterà essere effettivamente quello pre-visto per l’evento.Al fine dell’attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza effettiva degli operatori sanitari del 100%rispetto alla durata complessiva dell’evento formativo aziendale, previa consegna presso la segreteria congressuale delQuestionario di Verifica debitamente compilato (è obbligatorio indicare il proprio codice fiscale, in assenza del quale icrediti non potranno essere attribuiti) e della scheda di valutazione dell’evento formativo. Nei particolari casi di assen-za brevissima sarà cura dell’organizzatore valutare la giustificazione e l’incidenza dell’assenza sull’apprendimento.L’attestato ECM verrà inviato dopo l’evento per posta, all’indirizzo indicato sul Questionario di Verifica dell’evento, pre-vio controllo elettronico delle ore di presenza effettiva nell’ area congressuale del partecipante, che dovranno risulta-re il 100% delle ore accreditare.

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IV

3° Congresso Società Italiana di Endourologia

Norme per gli oratori

Il programma scientifico è stato elaborato dal Comitato Scientifico della Associazione Italiana diEndourologia (I.E.A.) in base ai contributi inviati entro la scadenza del lunedì 20 gennaio 2003.

Sono previste tre forme di presentazioni:• Comunicazioni• Poster • Video

Per ogni comunicazione sono previsti 5 minuti di presentazione e massimo 3 minuti per l’eventua-le discussione. Per ogni poster discusso (max 70 di larghezza x l00 altezza ) sono previsti 3 minuti di presenta-zione e 3 minuti per l’eventuale discussione.Per i poster non discussi è prevista un’apposita area per l’esposizione.

I video (formato VHS) dovranno inderogabilmente essere contenuti in un limite di 7 minuti e saran-no seguiti da 2 minuti di discussione. I video dovranno essere in copia di buona qualità in forma-to VHS, con commento sonoro. Sarà cura degli autori dei video accettati consegnare, personal-mente, in sede congressuale, per la proiezione in sala, la cassetta originale ( o in copia di buonaqualità) in formato VHS.

La presentazione dei lavori sarà consentita solo agli iscritti al Congresso.

Le diapositive, i CD e i Floppy Disk dovranno essere consegnati al Centro Slide , in ordine di proiezio-ne, entro la mattina per le sedute pomeridiane e il pomeriggio per le sedute della mattina successiva.Non è necessario collegarsi con il proprio computer al fine di evitare spiacevoli inconvenienti tecnici. Lesale saranno collegate in rete con il Centro Slide.

Il ritiro delle diapositive e dei video dovrà essere effettuato presso il Centro Slide entro il terminedella manifestazione.

Il Centro Slide sarà aperto dalle ore 7.00 al termine dei lavori, durante tutte le giornate congressuali.

Modalità ed informazioni sono anche riportati sul sito dell’ Associazione Italiana di Endourologia: www.ieanet.it.

Aziende sponsor

L’Associazione Italiana di Endourologia (I.E.A.) ringrazia le Ditte che, con la loro partecipazione,hanno reso possibile la realizzazione del Congresso.

Aziende espositrici: Altre ditte che hanno contribuitoAB MEDICA ALFA WASSERMANNACMI AM NEXTBAYER ASTRAZENECAB-K MEDICALE AVENTIS PHARMABOEHRINGER INGELHEIM ITALIA DORNIER MEDTECH ITALIABOSTON SCIENTIFIC KYOWA ITALIANA FARMACEUTICICOOK ITALIA NOVARTIS FARMAEDAP TECHNOMED ITALIA ROCCHETTAEMS ITALIA SANOFI SYNTHELABOETHICON SCHERINGEXCERPTA MEDICA ITALIAFARMA-ESSEIPSENKARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA MOVIOLYMPUSPORGESRUSCHSTORZ MEDICAL ITALIATYCO HEALTH CAREUROTERM

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V

3° CONGRESSO NAZIONALESOCIETA’ ITALIANA DI ENDOUROLOGIAHotel Sheraton NicolausBari, 7-9 Aprile 2003

Lunedì, 7 Aprile 2003

Salone Nicolaus8.00 - 8.15 Saluto del Presidente (A. Pagliarulo)8.15 - 13.30 Live Surgery

Sala Operatoria A: Robotica Prostatectomia radicale (R. Gaston)Sala Operatoria B: Laparo tradizionale Prostatectomia radicale (V. Disanto)Sala Operatoria A: Telechirurgia Surrenectomia laparoscopica

(G. Bianchi - sito remoto: F. Porpiglia)Aula: Moderatori: F.P. Selvaggi, V. Pansadoro

11.30 - 14.30 Sandwich Lunch

Salone Nicolaus14.30 - 15.00 Podium: Lettura magistrale (Presenter: A. Pagliarulo)

Trattamento chirurgico dell’urolitiasi nel III millennio (G. Preminger)14.30 - 15.00 Podium: Lettura magistrale (Presenter: A. Tubaro)

Nuove modalità di teaching in endourologia (P. Laguna)15.30 - 16.00 European training in Urotechnology (J. De La Rosette)16.00 - 17.30 Sessione Video I "Laparoscopia"

(Presidente: G. Grosso - Moderatori: G. Ludovico, M. Battaglia)17.30 - 19.00 Sessione Video II "Neoplasie uroteliali + stenosi"

(Presidente: G. Muzzonigro - Moderatori: C. Pisanello, E. Cirillo Marucco)Sala 116.00 - 19.00 Sessione Comunicazioni "Laparoscopia" / Sessione Posters

(Presidente: E. Usai - Moderatori: P. Cozzupoli, G. Carrieri)Sala 216.00 - 19.00 Sessione Comunicazioni "Ureterorenoscopia + ESWL" / Sessione Posters

(Presidente: M. Motta - Moderatori: V. Cavaliere, P. Beltrami)

Martedì, 8 Aprile 2003

Salone Nicolaus8.00 - 13.30 Live Surgery

Sala Operatoria B: Tecniche innovativeTVT: U.S.I. (R. Migliari)Uratape: U.S.I. (B. Frea)ACT: U.S.I. (E. Kocyancic)Macroplastique: Incontinenza Urinaria nell'uomo (G. Giocoli Nacci)Turp (Gyrus) B.O.O. (G. Bianchi)

Sala Operatoria A: EndourologiaTecniche con accesso percutaneo calcolosi a stampo (A. De Lisa)Tecniche con accesso retrogrado Acucise: (G. Preminger, A. Pagliarulo)

Laser: (F. Francesca)Calcolosi caliciale (L. Defidio)Neoplasia ureterale (R. M.Scarpa)

Aula: Moderatori: S. Schonauer, F. Zattoni, G. Guazzoni

11.30 - 14.30 Sandwich Lunch

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VI

3° Congresso Società Italiana di Endourologia

Salone Nicolaus13.30 - 14.45 Nuove tecniche di imaging (Moderatori: T. Lotti, G. Angelelli)13.30 - 13.45 CT multistrato (A.A. Stabile-Ianora)13.45 - 14.00 Endoscopia virtuale (G. Gandini)14.00 - 14.15 Uro R.M. (A. Ragozzino, A. Rotondo)14.15 - 14.30 L’urologo: immagini e immaginazioni (G. Carmignani)14.30 - 14.45 Discussione

14.45 - 15.15 Podium: Lettura magistraleStenosi del giunto pieloureterale: tutte le strade portano a…. (A. Pagliarulo)

15.15 - 16.30 Chirurgia retrograda intrarenale ed ureterale (Moderatori: M. Rizzo, M. Porena)15.15 - 15.25 Indicazioni (P. Cortellini)15.25 - 15.35 Strumentazione ed accessori: che c'è di nuovo sul mercato (E. Montanari)15.35 - 15.45 Calcolosi caliciale inferiore (ESWL vs PCNL ureteroscopia) (D. Cuzzocrea)15.45 - 15.55 Il diverticolo caliciale (A. Saita)15.55 - 16.05 Endopielotomia retrograda (G. Preminger)16.05 - 16.15 Carcinoma uroteliale: trattamento organ sparing (R.M. Scarpa)16.15 - 16.30 Discussione

Salone Nicolaus16.30 - 19.00 Sessione Infermieristica: Evoluzione del nursing e nuove applicazioni in urologia16.30 - 16.45 Saluto del Presidente e apertura dei lavori16.45 - 17.00 Il ruolo della strumentista nella gestione dello strumentario chirurgico laparoscopico (Inf. Elda Benfenati)17.00 - 17.15 Steris acido paracetico in endourologia (Inf. Simona Gravina)17.15 - 17.30 Nefrostomia percutanea: indicazioni, tecniche e assistenza (Inf. Leandro Eto)17.30 - 17.45 Discussione17.45 - 18.00 Intervallo18.00 - 18.15 Assistenza ai pazienti operati di chirurgia laparoscoica (Inf. Vito Cascarano)18.15 - 18.30 Gestione del rischio clinico: il cateterismo intermittente (Inf. Davide Di Prima)18.30 - 18.45 Chemio-immunoterapia endovescicale: il ruolo dell'infermiere e rischi biologici (Afd. Rosa Lagreca)18.45 - 19.00 Discussione

16.30 - 19.00 Corsi Didattici

Sala 1 Simposio Satellite16.30 - 17.30 Chirurgia Robotica: Il sistema da Vinci, presente e futuro

Sponsor: AB MedicaRelatore: Ing. C. Varinelli

18.00 - 19.00 Gyrus Pk: "la TUR emostatica"Sponsor: AB MedicaRelatori: A. Eaton, A: De Lisa, A. Abbolito

Sala 216.30 - 17.30 Nuove tecnologie nell'ureteroscopia dei calici inferiori

Sponsor: ACMIRelatori: l. Defidio, G. Carluccio

18:00 - 19:00 T.U.R.P.: le nuove tecnologie bipolariSponsor: ACMIRelatori: G. Giocoli Nacci, V. Ricci Barbini

Sala 316:30 - 17:30 Hands on training: ureteroscopia flessibile, rigida e accesso percutaneo

Sponsor: COOK -STORZRelatori: F. Cauda, V. Lorusso, G. Grossi

18:00 - 19:00 Corso di laparoscopia: esercizi di base e tecniche di suturaSponsor: Ethicon - STORZRelatori: S. Micali, A. Celia, F. Puglisi

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VII

Sala 416.30 - 17.30 PLFT: intraprostatic temperature and cell-kill modeling

Sponsor: UrothermRelatori: R.M. Scarpa, A. Tubaro, M. Bolmsjo

Sala 516.30- 19.00 Accesso anterogrado: Pcnl e miniperc

Sponsor: Boston Scientific - OlympusRelatori: E. Montanari, S. Caggiano

Accesso retrogrado:Sponsor: Olympus - Boston ScientificRelatori: A. De Lisa, M. Cormio, F. Merlo

Video uretrocistoscopia flessibileSponsor: Boston Scientific - OlympusRelatori: F. Germinale, G. De Rienzo, V. Pagliarulo

Salone Nicolaus19.00 Seduta Amministrativa I.E.A.

Villa Romanazzi Carducci21.00 Cena sociale

Mercoledi, 9 Aprile 2003

Salone Nicolaus8.30 - 10.00 Tavola rotonda: Endourologia 1980 - 2000 "The times are changing"

(Moderatori: E. Pisani, S. Cosciani Cunico)

ESWL (F. Rocco)Chirurgia percutanea (G. Bianchi)Ureteroscopia (M. D’Armiento)BPH (A. Tubaro)Oncotecnologia (A. Traficante)

10.00 - 10.30 Podium: Lettura Magistrale (Presenter: A. Pagliarulo)Expanding laparoscopic applications (G. Breda)

10.30 - 11.30 Sessione Video I "Chirurgia percutanea intrarenale"(Presidente: D. Melloni - Moderatori: S.Micali, G. Giocoli Nacci)

11.30 - 12.30 Sessione Video II "Miscellanea"(Presidente: A. Masala - Moderatori: E. Ruggero, F. Proscia)

Sala 110.30 - 12.30 Sessione Comunicazioni "Chirurgia percutanea intrarenale "

(Presidente: V. Ricci Barbini - Moderatori :F. Beleggia, G. Carluccio)Sala 210.30 - 12.30 Sessione Comunicazioni "Miscellanea"/Sessione Posters

(Presidente: A. Pellegrino - Moderatori: S.Raguso, M. Altomare)

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VIII

3° Congresso Società Italiana di Endourologia

Lunedi, 7 aprile 2003

16.00 - 17.30 SALONE NICOLAUS - SESSIONE VIDEO I “Laparoscopia”Presidente: G. Grosso

Moderatori: G. Ludovico, M. Battaglia

Caleffi G, Pastorello M, Poluzzi M, Molon AUretere retrocavale destro: approccio laparoscopico

Gaboardi F, Simonato A, Lissiani A, Gregori A, Galli S, Bozzola AM.I.La.N.:Minimally Invasive Laparoscopic Neobladder

Nava L, Guazzoni G, Cestari A, Losa A, Bellinzoni P, Rigatti L, Rigatti PInnesto di nervo surale in corso di prostatectomia radicale laparoscopica

Ludovico GM, Cirillo Marucco E, Puglisi F, Maselli FP, Martinez G, Memeo V, Pagliarulo AApproccio laparoscopico transperitoneale per nefrectomia e surrenectomia: nostra esperienza

Ricci Barbini E, Creti G, Sebastio N, Beccia E, Santodirocco M, Ricci Barbini VTrattamento laparoscopico di cisti congenita della vescicola seminale associata ad agenesia renale ipsilaterale:

case reportMilani M, Tonelli M, Capriotti I, Giannunzio F, Giuliano P, Pierantozzi E

La pieloplastica retroperitoneoscopica sec. Anderson-HynesGaboardi F, Lissiani A, Gregori A, Bozzola A, Galli S, Simonato A

Nefroureterectomia laparoscopica e cistectomia radicale con neovescica ortotopica (M.I.LA.N.)Porpiglia F, Tarabuzzi R, Morra I, Destefanis P, Fiori C, Terzolo M, Fontana D, Scarpa RM

Sindrome di Cushing da adenoma surrenalico bilaterale: trattamento con surrenectomia laparoscopica conservativaPorpiglia F, Tarabuzzi R, Morra I, Terrone C, Cossu M, Scarpa RM

Resezione transuretrale di adenoma prostatico e diverticulectomia laparoscopica sequenziale

16.00 - 17.30 SALONE NICOLAUS - SESSIONE VIDEO II “Neoplasie uroteliali/stenosi”Presidente: G. Muzzonigro

Moderatori: C. Pisanello, E. Cirillo Marucco

Moretti M, Benvenuti S, Gastaldi E, Pittaluga P, Cichero A, Malcangi B, Iacoviello M, Zaninetta G, Caviglione M, Varaldo M Ablazione laser delle neoplasie vescicali: tecnica e risultati preliminari

Scoffone C, Guercio S, Poggio M, Scarpa RMCarcinoma uroteliale pielico bilaterale: trattamento endoscopico con Holmium laser

Usai P, Cirillo P, Usai E, Campedèl F, De Lisa ALa terapia "organ-sparing" nei tumori superficiali uroteliali dell'alta via escretrice

Zizzi V, Callea A, Barberini F, Berardi B, Sblendorio D, Piccinni R, Cormio L, Traficante ATrattamento endoscopico di neoplasia uroteliale in moncone di uretere residuo a nefroureterectomia

Rippa A, Tzoumas S, Tura M, Consolazione G, Biancorosso SAcucise at work: endoscopic overview in the strictures of urinary way

Cormio L, Zizzi V, Mona G, Berardi B, Sblendorio D, Piccinni R, Callea A, Traficante ATrattamento endoscopico delle stenosi uretero-ileali: modalità diverse per situazioni diverse

Cagnazzi E, Mangione F, Mari M, Ambu A, Bellina MTrattamento endourologico della stenosi dell'uretere: endoureterotomia retrograda mediante fonte Laser

previa dilatazione idropneumatica con catetere a palloncino; caso clinicoScoffone C, Guercio S, Cossu M, Poggio M, Cracco C, Terrone C, Scarpa RM

Stenosi uretero-ileale in neovescica ad Y: trattamento endoscopico con Holmium laserBianchi G, Pollastri CA, Di Pietro C, Saredi G, Spagni M

Ricanalizzazione endoscopica di stenosi di anastomosi ureterale in neo-vescica ileale padovana

16.00 - 19.00 SALA 1 - SESSIONE COMUNICAZIONI “Laparoscopia”/SESSIONE POSTERSPresidente: E. Usai

Moderatori: P. Cozzupoli, G. Carrieri

Simonato A, Gregori A, Lissiani A, Galli S, Bozzola A, Gaboardi FCistoprostatectomia radicale per via laparoscopica: tecnica chirurgica

SESSIONI

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IX

Cestari A, Guazzoni G, Nava L, Maga T, Dell'Acqua E, Rigatti PCrioablazione laparoscopica di neoplasie renali (LRC): follow-up a medio termine

Caleffi G, Pastorello M, Poluzzi M, Carluccio G, Vecchio D, Molon ANefrectomia laparoscopica per neoplasia: nostra esperienza su 25 casi

Porpiglia F, Ghignone GP, Fiori C, Destefanis P, Terrone C, Cracco C, Guercio S, Scarpa RM Il trattamento mini-invasivo dei tumori renali: Studio della situazione italiana condotto su incarcico della Società

Italiana di Endourologia (IEA)Cestari A, Guazzoni G, Centemero A, Riva M, Bellinzoni P, Rigatti P

Surrenalectomia laparoscopica transperitoneale: 10 anni di esperienzaGregori A, Simonato A, Lissiani A, Galli S, Gaboardi F

Prostatectomia radicale laparoscopica: complicanze perioperatorie nei primi 80 casiCelia A, Sighinolfi MC, Micali S, Bianchi G

Trocar seeding in urology laparoscopyCestari A, Guazzoni G, Nava L, Colombo R, Rigatti L, Lazzeri M, Broglia L, Rigatti P

Cistectomia laparoscopica "Prostate and seminal sparing" (CLPSS) con neovescica ortotopica: esperienze preliminariCaleffi G, Pastorello M, Poluzzi M, Carluccio G, Vecchio D, Molon A

Nefroureterectomia laparoscopica per neoplasia dell'alta via escretrice: nostra esperienza su 7 casiCestari A, Guazzoni G, Riva M, Centemero A, Montorsi F, Broglia L, Rigatti P

Sviluppo della tecnica di anastomosi vescico-uretrale dopo prostatectomia redicale laparoscopica (VLRP)Simonato A, Gregori A, Lissiani A, Galli S, Bozzola A, Gaboardi F

Ricostruzione di neovescica ileale ortotopica per via laparoscopica: tecnica originalePorpiglia F, Tarabuzzi R, Destefanis P, Fiori C, Terzolo M, Scarpa RM, Fontana D

La surrenectomia laparoscopica bilaterale è proponibile nel trattamento della Sindrome di Cushing ?Nava L, Guazzoni G, Cestari A, Losa A, Zanoni M, Rigatti P

Prostatectomia radicale laparoscopica (VLRP) con interposizione di nervo surale: una nuova opzione terapeuticaRippa A, Tzoumas S, Tura M, Consolazione G, Biancorosso S, Morana F

Rara ostruzione dinamica del giunto pieloureteraleCassanelli A, Ferrarese C, Zoppè C, Diana M, Ombres M, D'Elia G, Mastrangeli B

Presentazione di un caso di calcolosi gigante dell'uretere pelvico sottoposto a litotrissia extracorporea con onde d'urtoRippa A, Pedesini M, Tzoumas S, Tura M, Inferrera A, Consolazione G

Ruolo della TUR nella terapia radicale endoscopica del carcinoma prostatico

16.00 - 19.00 SALA 2 - SESSIONE COMUNICAZIONI “Uretorenoscopia/ESWL”/SESSIONE POSTERSPresidente: M. Motta

Moderatori: V. Cavaliere, P. Beltrami

Saita A, Bonaccorsi A, Condorelli S, Saglimbene S, Scandurra L, Giordano R, Motta MUreteroscopia: impiego dell'anestesia spinale asimmetrica. Nostra esperienza su 125 casi

Cormio L, Callea A, Fiorentino B, Berardi B, Sblendorio D, Piccinni R, Zizzi V, Traficante ADrenare o non-drenare dopo ureteroscopia?

Filoni A, Giannone V, Serio SNostra esperienza sulla calcolosi ureterale trattata con ureteropieloscopio rigido

Cauda F, Rocca AOttimizzazione dell'uso dell'ureteroscopio flessibile al fine di prolungarne la longevità

Manganini V, Casu M, Giuberti A, Mazza L, Vigano P, Strada GRTrattamento della litiasi ureterale con ureterorenoscopia: nostra esperienza

De Marco F, Ricciuti GP, Grillenzoni L, Di Nicola S, Fini D, Di Silverio FA comparison of three different sources of energy after 1.340 ureterolithotripsies

Breda G, Tekerlekis P, Giunta A. Isgrò AFollow-up a lungo termine di pazienti sottoposti ad impianto di stent endouretrale urolume

per stenosi recidiva dell'uretra bulbare

Cormio L, Zizzi V, Barberini F, Berardi B, Sblendorio D, Piccinni R, Callea A, Traficante ATrattamento della calcolosi del calice inferiore con ureteroscopia flessibile e litotrissia con laser ad olmio

Saita A, Bonaccorsi A, Pedalino M, Lazzara A, Motta ML'approccio al meato ureterale: tecnica della doppia guida. Nostra esperienza

Rippa Augusto, Tzoumas Spiridon, Tura Massimo, Consolazione Giovanni, Biancorosso Salvatore, Pedesini MariapiaIl calcolo pielico "border line": ESWL o PCN o URS?

Dachille G, Bottalico M, Lorusso A, Albo G, Pagliarulo V, Grossi FS, Pagliarulo ARuolo dell'ESWL nelle urgenze della litiasi ureterale

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XArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2003, 75, Supplemento 2

3° Congresso Società Italiana di Endourologia

Albo G, Abbinante M, Lorusso A, Dachille G, Proscia N, Barnaba D, Pagliarulo ATerapia della litiasi ureterale: ESWL e trattamento endoureterale. Confronto dei costi

De Marco F, Ricciuti GP, Grillenzoni L, Di Nicola S, Fini D, Di Silverio FComparison of a new electromagnetic shockwave source with HM3-MOD in a randomised trial

Romanò AL, Zanetti GP, Bernardini P, Gelosa M, Serrago M, Castelnuovo C, Pisani ETrattamento della calcolosi ureterale con litotritore elettromagnetico

Saita A, Bonaccorsi A, Giammusso B, Aqiolino M, Lazzara AESWL: due tecniche analgesiche a confronto. Nostra esperienza

Callea A, Cormio L, Fiorentino B, Berardi B, Sblendorio D, Piccinni R, Zizzi V, Traficante ATrattamento con HIFU del carcinoma prostatico in pazienti ultrasettantacinquenni

Zizzi V, Cormio L, Crudele G, Berardi B, Sblendorio D, Piccinni R, Callea A, Traficante AEndopielotomia retrograda ureteroscopica con laser ad Olmio: indicazioni e risultati

Callea A, Zizzi V, Fiorentino B, Berardi B, Sblendorio D, Piccinni R, Cormio L, Traficante ALa stenosi dell'uretra prostatica: una singolare complicanza nel trattamento con HIFU del carcinoma prostatico

Mercoledi, 9 aprile 2003

10.30 - 11.30 SALONE NICOLAUS - SESSIONE VIDEO I “Chirurgia percutanea intrarenale”Presidente: D. Melloni

Moderatori: S. Micali, G. Giocoli Nacci

Rippa A, Tzoumas S, Tura M, Consolazione G, Biancorosso SL'approccio combinato (URS-PCN) nella calcolosi renoureterale multipla

Salsi P, Frattini A, Ferretti S, Meli S, Cortellini P,Quick-percutaneous nephrolithotripsy (QUICK-PCNL)Spagni M, Celia A, de Stefani S, Micali S, Bianchi G

Litotrissia percutanea (PCNL): un litotritore a doppia sorgente di energiaUsai Paolo, Cirillo Paolo, Usai Enzo, De Lisa Antonello

Trattamento della malattia del GPU plurirecidiva: risoluzione con tecnica percutaneaCarluccio G, Za A, Amoroso P, Plenteda A, Bramato D

Endopielotomia percutanea: tecnica e risultatiMontanari E, Romanò AL, Serrago M, Zanetti GP, Rocco B, Goumas I

Litotrissia percutanea: nostra iniziale esperienza con tecnica minipercRippa A, Tzoumas S, Tura M, Inferrera A, Consolazione G

Decubito prono e supino a confronto nell'accesso percutaneo al rene

11.30 - 12.30 SALONE NICOLAUS - SESSIONE VIDEO II “Miscellanea”Presidente: A. Masala

Moderatori: E. Ruggero, F. Proscia

Scoffone C, Guercio S, Poggio M, Porpiglia F, Vacca F, Scarpa RMCalcolosi ureterale e caliceale complessa: approccio con strumenti flessibili ed Holmium laser

D'Elia A, Di Lena SIl laser ad olmio nel trattamento dei calcoli della via escrertice alta

Cagnazzi E, Mangione F, Mari M, Ambu A, Bellina MStone Cone: la soluzione alla retromigrazione del calcolo durante la litotrissia endoureterale

Rippa A, Tzoumas S, Tura M, Consolazione G, Biancorosso SLa nefrostomia a "U" nella nefropessi percutanea

Iannucci M, Nicolai M, Intorno R, Tenaglia RApproccio sovrapubico-endoscopico nell'IPB

10.30 - 12.30 SALA 1 - SESSIONE COMUNICAZIONI “Chirurgia percutanea intrarenale”Presidente: V. Ricci Barbini

Moderatori: F. Beleggia, G. Carluccio

Rippa A, Tzoumas S, Tura M, Inferrera A, Consolazione G, Biancorosso SCalcolosi caliciale periferica di difficile accesso percutaneo: tecniche e strategie operative

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XI

Celia A, Di Pietro C, Bruschi M, Baisi B, Bianchi GLa nefrolitotrissia percutanea nel rene policistico

Saita A, Bonaccorsi A, Marchese F, Burrello M, Fondacaro L, Motta MValutazione dele complicanze nei pazienti sottoposti a PCNL. Nostra esperienza

Rippa A, Pedesini M, Tzoumas S, Tura M, Inferrera A, Consolazione G, Biancorosso SLa nefrostomia "fai da te": economica, razionale, personalizzata

Di Pietro C, Bruschi M, Ghidini N, Bisi M, Saredi S, Bianchi GNefrolitotomia percutanea (PCNL) nel paziente monorene: nostra esperienza

Micali S, Celia A, Miano R, de Santis M, Preziosi P, Pollastri CA, Vespasiani G, Bianchi GNefrolitotomia percutanea nella calcolosi renale: tecnica in due tempi

De Lisa A, Firinu M, Scarpa RM, Usai PLa nefrolitotrissia percutanea (PCNL) mini-invasiva con ausilio di strumenti flessibili-attivi nella terapia della calco-

losi renale complessa

Rippa Augusto, Tzoumas Spiridon, Tura Massimo, Consolazione Giovanni, Biancorosso SalvatoreLa puntura renale percutanea: regole ed errori in 1503 interventi

Frattini A, Ferretti S, Salsi P, Azzolini N, Cortellini PPCNL: mini, midi o maxi ?

Celia A, Micali S, Di Pietro C, Beltrami P, Sighinolfi MC, Mofferdin A, Bianchi GCalcolosi renale a stampo: trattamento endourologico

Rippa A, Tzoumas S, Tura M, Inferrera A, Consolazione GLa puntura percutanea: decubito prono e supino a confronto

10.30 - 12.30 SALA 2 - SESSIONE COMUNICAZIONI “Miscellanea”/SESSIONE POSTERSPresidente: A. Pellegrino

Moderatori: S. Raguso, M. Altomare

Micali S, Porpiglia F, Sighinolfi MC, Tarabuzzi R, Grassi N, Celia A, De Stefani S, Scarpa RM, Bianchi GPrima esperienza telechirurgia in Italia: due esperti uniscono la propria esperienza per migliorare il risultato!

Cecchetti W, Tasca A, Zattoni FLaser ad Olmio in Endourologia: fenomeni correlati alla formazione di bolle di plasmaTraficante A, Callea A, Crudele G, Berardi B, Sblendorio D, Piccinni R, Cormio L, Zizzi V

Trattamento con HIFU del carcinoma prostaticoDe Rienzo G, Masiello G, Martines I, Vitarelli A, Giocoli Nacci G, Pagliarulo A

Vaso anomalo e stenosi del giunto pieloureterale: specificità diagnostica della TC spiraleProscia N, Masiello G, Pagliarulo V, De Rienzo G, Giocoli Nacci G, Larocca L, Pagliarulo A

Macroplastique nella ISDUsai Paolo, Pili Pierpaolo, Cadoni Rossano, Loi Daniela, De Lisa Antonello

La TUMT ad alte energie nella terapia mini-invasiva dell'IPB in regime di Day SurgeryMoretti Marco, Benvenuti Sandro, Varaldo Marco

Sling con regolazione post-operatoria della tensione nell'incontinenza iatrogena maschile Morra I, Vacca F, Scarpa RM

Efficacia della feedback TUMT nel trattamento dell'ipertrofia prostatica benignaKocjancic E, Sadi M, Sauter T, Costa P, Pacetta A, Chartier-Kastler E, Wachter J, Maier U, Slutsky J, Crivellaro S, Frea B

L'esame urodinamico per valutazione e indicazione al trattamento della stress incontinence con ACT (adjustable continence therapy)

Micali S, Bove P, Sighinolfi MC, Vannozzi E, Grassi N, Celia A, Vespasiani G, Bianchi GTelechirurgia puramente italiana: Modena aiuta Roma!

Bruschi M, Silingardi V, Micali S, Mofferdin A, Paterlini M, Ghidini N, Bianchi GUreterorenoscopia semplificata con guide Nitinol

Muraro GB, Grifoni RTUMT della prostata mediante PLFT (ProstaLund Feedback Treatment) in pazienti anziani con catetere vescicale a

permanenza per Ipertrofia Prostatica Benigna ostruttivaCarluccio G, Cerfeda M, Distante A, Plenteda A, Bramato D

Endoscopia vs ESWL nel trattamento della calcolosi ureterale: nostra esperienza in cinque anni di attività

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1Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2002; 74, 4, Supplemento 1

3°Congresso Nazionale Società Italiana di Endourologia

Bari, 7-9 aprile 2003

ABSTRACTS

TERAPIA DELLA LITIASI URETERALE:ESWL E TRATTAMENTO ENDOURETERALE. CONFRONTO DEI COSTI.G. Albo1, M. Abbinante1, A. Lorusso1, G. Dachille1,N. Proscia1, D. Barnaba2, A. Pagliarulo1

1Urologia Universitaria II, Università degli Studi diBari; 2Divisione di Urologia, Ospedale Civile diMartina Franca, Taranto, Italia

Introduzione: Il trattamento della litiasi ureterale èstato rivoluzionato dall’avvento della urs. Lo svi-luppo di strumenti sempre più piccoli e flessibili haridotto il rischio di complicanze maggiori (perfora-zione o stenosi dell’uretere) conseguenti all’uretero-scopia, ed enfatizzato la notevole efficacia nel trat-tamento dei calcoli ureterali, che in alcuni centrisono risolti con eliminazione del calcolo nel 99%circa dei casi (1, 2). Tuttavia anche lo sviluppo deilitotritori ha comportato un progressivo migliora-mento dei risultati, con una clearance del 81-90%dei calcoli (3), tanto da considerare questo approc-cio come quello di prima scelta nella litiasi uretera-le nel caso di calcoli situati nel tratto prossimaledell’uretere, ed una scelta valida quanto l’approccioendoscopico nelle litiasi ureterali del tratto medio edi quello distale (4). Occorre tuttavia stratificare irisultati tenendo presenti diversi fattori legati altipo di calcolo: le sue dimensioni e la sua sede.Calcoli delle dimensioni inferiori a 50 mm3 presen-tano un’ottima clearance con la tecnica extracorpo-rea. A causa della difficoltà nell’individuazioneradiologica della formazione litiasica in corrispon-denza del terzo medio dell’uretere, fa dei calcoli inquesta sede quelli più avversi. La scelta sul tipo di

trattamento da utilizzare, dunque, non può esserebasata esclusivamente sulla loro efficacia, ma anchesul tipo di calcolo, sulla tollerabilità delle tecniche,sulla disponibilità degli strumentari necessari, e sulcosto della procedura.Materiali e Metodi: Presso la nostra divisione uni-versitaria il trattamento di prima scelta è stato quel-lo extracorporeo. Nell’intervallo di tempo compre-so tra giugno 2000 a gennaio 2003 abbiamo tratta-to 60 pazienti affetti da litiasi ureterale; sono statieseguiti 99 ESWL. È stato abbandonato l’atteggia-mento conservativo nel caso di:• segni di sepsi (febbre, leucocitosi);• dolore non rispondente alla comune analgesia

della durata di più di 72 ore;• stasi del calcolo;• evidenza di compromissione della funzionalità

renale;• ostruzione delle alte vie urinarie per più di tre

settimane di seguito.In caso di mancata clearance del calcolo dopo ilprimo trattamento extracorporeo, sono stati propo-sti altri trattamenti fino ad un massimo di 5.Dei 60 pazienti sottoposti ad ESWL, in 2 casi èstata necessaria l’applicazione di stent ureterale JJper la persistenza di idroureteronefrosi, in 8 casi èstato necessario il ricorso a procedura endoscopica.Di questi, 1 per trattamento di steinstrasse, ed in 7casi per la persistenza della formazione litiasicanonostante ripetuti trattamenti ESWL. Tutti ipazienti sottoposti a trattamento ESWL sono statiricoverati presso la nostra divisione in regime diD.H. Tutti i pazienti sottoposti ad urs sono statiricoverati in regime ordinario con una durata

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2002; 74, 4, Supplemento 1

Abstracts 3° Congresso Nazionale Società Italiana di Endourologia

2

media della degenza di 3,6 giorni (range 2-6). Itrattamenti endoureterali sono stati eseguiti conenergia pneumatica (2 casi), oppure con tecnica adultrasuoni (1 caso), o con Holmium laser (5 casi).Il follow-up dei pazienti è stato basato sull’esecu-zione di esami radiologici (RX diretta renale) edecografici (ETG renale e vescicale) e condotto finoalla risoluzione della litiasi ureterale.Analisi dei costi. L’analisi dei costi è stata eseguitasulla base dei DRG corrisposti alla nostra divisioneper ogni trattamento. Non sono stati considerati icosti delle apparecchiature, del materiale di consu-mo, del medico durante il follow-up. La nostra A.O.corrisponde a 292,83 Euro per ogni accesso DH ese-guito per ogni trattamento ESWL. Il costo medio peril trattamento extracorporeo è stato dunque di483,17 Euro. In caso di degenza in regime ordinarioil costo corrisposto per soli due giorni di degenza è di5.370 Euro. Per il trattamento endoscopico, conside-rando la durata media della degenza presso la nostra

divisione, il costo corrisposto è stato di 2.061,18Euro. Confrontando il costo di ciascuna proceduraper ogni giorno di degenza, per l’approccio endosco-pico sono necessari 572,55 Euro, mentre per ogniseduta di ESWL in regime di DH 292,83 Euro e perogni ESWL in regime ordinario 2.685 Euro.Discussione: Il progressivo miglioramento delle tec-niche endoscopiche che hanno sviluppato stru-mentari sempre più sottili, flessibili ed atraumaticiha reso assai appetibile la litotrissia endoscopicanella terapia della litiasi ureterale. Tuttavia anche letecniche extracorporee, con lo sviluppo di litotrito-ri sempre più evoluti, che consentono un punta-mento del calcolo sia radiologico che ecografico,sono da tenere in considerazione nel trattamentodi questa condizione clinica. Dunque, con la pro-gressiva attenzione degli operatori sanitari nei con-fronti delle spese di gestione, anche la valutazionedei costi di ciascuna tecnica deve essere considera-ta per la decisione terapeutica. La disponibilitàquotidiana di un apparecchio per litotrissia endo-scopica presso una UO rende il trattamento endo-scopico come seconda valida alternativa all’even-tuale insuccesso della ESWL. Diverso è il caso delladisponibilità saltuaria di questi apparecchi (in casodi strumenti portatili), o della loro completa indi-sponibilità: in questi casi l’approccio endoscopicorisulta essere l’unico efficace a disposizione.Conclusioni: Considerando le due tecniche di effica-cia confrontabile, la gestione dei costi può essere unimportante aspetto da considerarsi per la decisioneterapeutica. Nei centri che non debbano affrontareuna spesa per un nuovo apparecchio di litotrissia latecnica extracorporea risulta più economica rispettoa quella endoscopica. Nel caso in cui, invece, non siabbia a disposizione un tale strumentario, la spesaper l’acquisto e la gestione dello strumentario endo-scopico risulta essere inferiore a quella dell’acquistodi un litotritore. È probabile che in un prossimofuturo, con lo sviluppo di apparecchiature semprepiù sofisticate che consentano la riduzione dei tempidi degenza nel trattamento endoscopico, o l’esecu-zione di tali procedure in anestesia locale (5) checonsentirebbero una degenza di un solo giorno, letecniche endoscopiche potranno essere consideratecome la prima opzione terapeutica nel trattamentodella litiasi.Bibliografia 1. Tawfiek ER, Bagley DH, Management of upper uri-nary tract calculi with ureteroscopic techniquesUrology 1999; 53:25

5

01

10

3 4 52

numero di trattamenti

15202530

35

numero di pazienti

Figura 1.

0

500

costo medio ESWL DH

1000

1500

2000

2500

3000

costo medio ESWL ordinario

costo medio urs

Figura 2.

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3Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2002; 74, 4, Supplemento 1

Abstracts 3° Congresso Nazionale Società Italiana di Endourologia

2. Whitfield HN. “The management of ureteric stones.Part II: therapy” BJU International 1999; 84: 9163. Bierkens AF, Hendrikx AJM, De La Rosette JJMCH,Stultiens GNM, Beerlage HP, Arends AJ, DebruyneFMJ. Treatment of mid and lower ureteric calculi:extracorporeal shock-wave lithotripsy vs laser uretero-scopy. A comparison of costs, morbidity and effective-ness Br J Urol 1998; 81: 314. Tiselius HG, Ackermann D, Alken P, Buck C, ConortP, Gallucci M. Guidelines on Urolithiasis 5. Yalcinkaya F, Tobaloglou H, Ozmen E, Unal S. Isgeneral anaesthesia necessary for URS in women? IntUrol Nephrol 1996; 28:153

RICANALIZZAZIONE ENDOSCOPICA DISTENOSI DI ANASTOMOSI URETERALE INNEO-VESCICA ILEALE PADOVANA.G. Bianchi, C.A. Pollastri, C. Di Pietro, G. Saredi,M. SpagniDipartimento di Urologia, Università di Modena eReggio Emilia, Italia

Introduzione: La stenosi dell’anastomosi ureteroin-testinale è una delle complicanze più frequentidelle neovesciche ileali ortotopiche. Materiali e Metodi: Paziente di 61 anni sottopostonell’aprile 2002 a cistectomia radicale con confe-zionamento di neovescica ortotopica ileale padova-na (VIP) con anastomosi ureterointestinale nonantireflusso, per Ca transizionale pT3a pN0 Mx. Il decorso postoperatorio è stato caratterizzato daincompleta tenuta idraulica del neoserbatoio, risol-ta con posizionamento di nefrostomie bilaterali.Dopo 6 mesi, è stato riscontrato ureteroidronefrosisinistra secondaria a stop ureterale prevescicale a circa3 cm dal neo ostio ureterale, risolta con posiziona-mento di nefrostomia. Dopo tentativo infruttuoso disuperamento della stenosi con guida per via percuta-nea, si è proceduto ad incisione in corrispondenza diminima rilevatezza della parete vescicale ottenutamediante pulsioni esercitate sulla porzione terminaledell’uretere tramite guida superstiff. Identificata laguida, si è proceduto a sua estrazione tramite pinza ea posizionamento di stent ureterale DJ 7x26 cm.La cistografia retrograda di controllo, eseguita duesettimane dopo la procedura, non ha evidenziatospandimenti di mdc.Conclusioni: L’approccio endoscopico, utilizzandouna metodica combinata percutanea e cistoscopia,

rappresenta la modalità di trattamento di prima scel-ta in caso di stenosi dell’anastomosi ureteroileale.

FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE DI PAZIEN-TI SOTTOPOSTI AD IMPIANTO DI STENTENDOURETRALE UROLUME PER STENOSIRECIDIVA DELL’URETRA BULBARE.G. Breda, P. Tekerlekis, A. Giunta, A. IsgròS.C. di Urologia, Ospedale Nuovo, Bassano delGrappa, Vicenza, Italia

Introduzione: Scopo del lavoro è valutare l’efficacia,la tollerabilità ed i risultati a lungo termine delposizionamento di stent endouretrale Urolume perstenosi recidive dell’uretra bulbare.Materiali e Metodi: Tra il 1990 ed il 1999 sono statiimpiantati 45 Urolume in 40 pazienti affetti da ste-nosi recidiva dell’uretra bulbare. In 5 pazienti sonostati posizionati 2 stent. Le stenosi erano idiopatiche,infiammatorie o iatrogene. Tutti i pazienti erano giàstati sottoposti ad uretrotomia e/o dilatazione dell’u-retra. L’età media dei pazienti era di 62 anni. Gli stentsono stati impiantati in anestesia locale, generale ospinale. Dei 40 pazienti trattati 3 hanno un follow-updi 11 anni, 10 di 10 anni, 9 di 9 anni, 4 di 8 anni, 3di 7 anni, 6 di 6 anni ed i rimanenti 5 hanno un fol-low-up più breve perché deceduti o affetti da altrepatologie o per ragioni sconosciute.Risultati: Con un follow-up medio di 8.02 anni e media-no di 9 anni (range 2-11 anni), le stenosi trattate consuccesso sono risultate 38 su 40 (95%). Il flusso massi-mo è aumentato di oltre il 185% in 38 pazienti. 10pazienti (25%) sono stati sottoposti dopo 1 anno ad ure-trocistoscopia che ha evidenziato la completa riepiteliz-zazione dell’uretra. Le complicanze a breve termine sonostate fastidi perineali (17.5%) e gocciolio post-minzio-nale (99%); i primi si sono risolti in tutti i pazienti, men-tre il secondo nell’85% dei casi ad un anno dal tratta-mento. Le complicanze a lungo termine sono state rap-presentate da iperplasia della mucosa (10%), stenosirecidiva (7.5) e calcificazione dell’Urolume (8%).L’iperplasia della mucosa è stata trattata con resezionetransuretrale, mentre le calcificazioni sono state trattatecon Lithoclast. In tutti i casi abbiamo ottenuto la risolu-zione definitiva del problema.Conclusioni: L’impianto di stent endouretraleUrolume si è dimostrato una procedura efficace,sicura e stabile nel tempo per il trattamento dellestenosi recidive dell’uretra bulbare.

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2002; 74, 4, Supplemento 1

Abstracts 3° Congresso Nazionale Società Italiana di Endourologia

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URETERORENOSCOPIA SEMPLIFICATA CONGUIDE NITINOL.M. Bruschi, V. Silingardi, S. Micali, A. Mofferdin,M. Paterlini, N. Ghidini, G. BianchiDivisione clinicizzata e Cattedra di Urologia,Università di Modena e Reggio Emilia, Italia

Introduzione: Negli ultimi anni lo sviluppo dellatecnologia ha notevolmente influenzato le proce-dure chirurgiche mini-invasive. Il contributo forni-to dalla nascita di nuovi tipi di guide permette alchirurgo di aumentare i campi d’applicazione dellaendourologia delle alte vie escretrici.Riportiamo le indicazioni all’uso di guide Nitinolcome alternativa alle guide PTFE durante uretero-renoscopia con strumento rigido e flessibile. Materiali e Metodi: Le guide Nitilon apportano nume-rosi vantaggi rispetto alle guide PTFE: hanno unamaggiore durata, memory core e superficie idrofilica.Inoltre una punta flessibile permette varie angolazio-ni. L’unico svantaggio è l’alto costo che impone per-tanto una corretta indicazione all’utilizzo. Quando leguide PTFE non consentono il passaggio attraversoun’ostruzione le guide Nitilon nella maggior parte deicasi riescono a superare l’ostacolo consentendo l’ese-cuzione della procedura ureteroscopica. Risultati: Dal gennaio 2001 al gennaio 2002 sonostate eseguite 57 ureterorenoscopie con strumentorigido e flessibile. In 9 casi una guida PTFE non èriuscita ad oltrepassare l’ostruzione e pertanto sonostate utilizzate con successo guide Nitilon: 4 eranoureteri tortuosi, 3 calcoli indovati, 1 neoplasia del-l’uretere, ed 1 compressione ab estrinseco. Conclusioni: Dalla nostra esperienza possiamo cosìriassumere l’utilizzo di guide Nitilon: anomalieanatomiche, calcoli indovati, calcolosi multipla ocomplessa, stenosi, compressioni ab estrinseco eneoplasie. Durante alcune manovre endourologi-che le guide Nitilon possono aiutare o completarele procedure con successo.

TRATTAMENTO ENDOUROLOGICO DELLA STE-NOSI DELL'URETERE: ENDOURETEROTOMIARETROGRADA MEDIANTE FONTE LASER PRE-VIA DILATAZIONE IDROPNEUMATICA CONCATETERE A PALLONCINO; CASO CLINICO.E. Cagnazzi, F. Mangione, M. Mari, A. Ambu, M. BellinaU.O.A. Urologia P.O, Rivoli A.S.L. 5

Nel video è presentato un caso clinico di stenosidell'uretere sottogiuntale sinistro (in paziente affet-ta da connettivite e vasculite autoimmune) trattatacon dilatazione idropneumatica mediante pallonci-no collocato a livello della stenosi in corso di ure-teroscopia, così da eseguire una dilatazione sottovisione. Successivamente, esplorata la stenosi e levie escretrici, si completa il trattamento con lasezione della stenosi mediante fonte Laser.È dimostrato il risultato 6 mesi dal trattamento.

STONE CONE: LA SOLUZIONE ALLA RETRO-MIGRAZIONE DEL CALCOLO DURANTE LALITOTRISSIA ENDOURETERALE.E. Cagnazzi, M. Mari, F. Mangione, A. Ambu, M. BellinaU.O.A. Urologia P.O, Rivoli A.S.L. 5

Il video dimostra l'efficacia del nuovo dispositivoendourologico per prevenire la retromigrazione deicalcoli durante la litotrissia in corso di ureterosco-pia. Il Basket è dimostrato nella sua funzione siaall'interno del canale operativo dell'ureteroscopioche in parallelo allo strumento.

NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICAPER NEOPLASIA DELL’ALTA VIA ESCRETRI-CE: NOSTRA ESPERIENZA SU 7 CASI.G. Caleffi, M. Pastorello, M. Poluzzi, G. Carluccio,D. Vecchio, A. MolonDivisione di Urologia. Ospedale “Sacro Cuore, DonCalabria”, Negrar, Verona, Italia

Introduzione: Il trattamento d’elezione per neoplasiadell’alta via escretrice consiste a tutt’oggi nella nefrou-reterectomia, asportando il rene, racchiuso entro lafascia di Gerota, insieme all’uretere in toto.Analogamente alla metodica chirurgica, l’approcciolaparoscopico permette di conseguire una nefrourete-rectomia oncologicamente corretta, con tutti i consi-derevoli vantaggi già riconosciuti alla laparoscopia:ridotta invasività con minor trauma per il paziente,limitata richiesta di analgesici, minimo danno estetico-parietale, breve degenza ospedaliera e rapida convale-scenza. Nel presente lavoro si presenta l’esperienzamaturata presso la Divisione Urologica di Negrar suiprimi sette casi di nefroureterectomia per neoplasia.

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Materiali e Metodi: Dal marzo 2001 al dicembre2002 sono giunti alla nostra osservazione settepazienti con una storia di macroematuria e/o dolo-ri lombari ricorrenti; in un caso si trattava dipaziente a noi noto da anni per neoplasia vescica-le, già sottoposto a cistectomia radicale con neove-scica ileale ortotopica in follow-up con evidenza diuna idroureteronefrosi. I pazienti (2 femmine e 5maschi) di età media pari a 68,1 anni (range: 58 –73) sono stati sottoposti a nefroureterectomia lapa-roscopica per neoplasia dell’alta via escretrice, in 4casi a destra, in 3 casi a sinistra. Le nefroureterec-tomie destra sono state condotte per via transperi-toneale, mentre 2/3 sinistre per via retroperitonea-le. Il tempo operatorio medio è stato di 251.4minuti (range 210-300 minuti). Le perdite di san-gue stimate di 306 cc (90-370 cc). Il peso delpezzo operatorio asportato è stato in media di 493g (range 475-500 g). In 6 casi l’esame istologico haconfermato trattarsi di carcinoma uroteliale (stadioe grado di malattia sono compresi tra pTa e pT2 etra G2 e G3), mentre un caso è risultato essere unpapilloma invertito multifocale. Con il pazienteposto in posizione dorsolitotomica modificata siprocede a induzione del pneumoperitoneomediante ago di Veress o in alternativa mediantetecnica di Hasson. Solitamente vengono utilizzatequattro porte di accesso per l’esecuzione del Itempo laparoscopico nel corso del quale si attua lanefrectomia e l’isolamento dell’uretere sino a livel-lo pelvico. Successivamente si procede al II tempochirurgico di liberazione dell’uretere pelvico conexeresi di pastiglia vescicale mediante ampliamen-to dell’accesso più caudale (incisione di Gibson) oriposizionando il paziente mediante incisioneombelico-pubica o Pfannenstiel. Quindi si asportail rene con l’uretere in toto. Risultati: Nella nostra casistica di nefroureterecto-mia laparoscopica per neoplasia non si sono regi-strate complicanze intraoperatorie e le perditeematiche sono risultate minime, senza quindi lanecessità di erogare emotrasfusioni. I tempi didegenza sono scesi dagli iniziali 10 agli attuali 7giorni. Nel follow-up a tutt’oggi 2 pazienti hannosviluppato una neoplasia vescicale. Conclusioni: Noi riteniamo che questo approcciocombinato, pur mantenendo la stessa efficacia esicurezza oncologica dell’intervento a “cielo aper-to”, consente un’aggressione metodologica supe-riore, con un’invasività decisamente ridotta.Richiede all’urologo uno specifico apprendimento

ma offre al paziente tutti i non trascurabili vantaggiintrinseci alla procedura laparoscopica.

NEFRECTOMIA LAPAROSCOPICA PER NEO-PLASIA: NOSTRA ESPERIENZA SU 25 CASI.G. Caleffi, M. Pastorello, M. Poluzzi, G. Carluccio,D. Vecchio, A. MolonDivisione di Urologia. Ospedale “Sacro Cuore, DonCalabria”, Negrar, Verona, Italia

Introduzione: Il trattamento d’elezione per neopla-sia renale consiste a tutt’oggi nella nefrectomia,asportando il rene, racchiuso entro la fascia diGerota, insieme all’uretere prossimale. Discussaresta invece la necessità di una concomitante surre-nalectomia e linfadenectomia ilare. Analogamentealla metodica chirurgica, l’approccio laparoscopicopermette di conseguire una nefrectomia oncologi-camente corretta, con tutti i considerevoli vantaggigià riconosciuti alla laparoscopia: ridotta invasivitàcon minor trauma per il paziente, limitata richiestadi analgesici, minimo danno estetico-parietale,breve degenza ospedaliera e rapida convalescenza.Nel presente lavoro si riporta l’esperienza maturatapresso la Divisione Urologica di Negrar sui primi25 casi di nefrectomia per neoplasia. Materiali e Metodi: Dal maggio 2001 al gennaio2003 venticinque pazienti (8 femmine e 17 maschi)di età media pari a 66,8 anni (range: 27 – 81) sonostati sottoposti a nefrectomia laparoscopica perneoplasia renale, in 16 casi a destra, in 9 casi a sini-stra. In 9 pazienti l’approccio laparoscopico è statoesteso a contestuale surrenalectomia omolaterale inpresenza di voluminosa massa neoplastica soprae-quatoriale; in due pazienti si è inoltre associatacolecistectomia per litiasi. Stadio e grado di malat-tia sono compresi tra pT1 e pT3b e tra G1 e G4. Ilpeso medio del pezzo operatorio asportato risultadi 628 g. L’approccio laparoscopico da noi utilizza-to è quello transperitoneale: l’induzione del pneu-moperitoneo è ottenuta mediante ago di Veress o inalternativa mediante tecnica di Hasson. Solitamentevengono utilizzate quattro porte di accesso. Simedializza il colon previa incisione della linea diToldt; la dissezione continua sotto il polo renaleinferiore identificando e scollando l’uretere e lafascia di Gerota dal muscolo psoas e poi risalendomedialmente a raggiungere l’ilo renale, ove si rico-nosce il peduncolo vascolare. Ivi si espone vena ed

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arteria realizzando la chiusura arteriosa conEndoclips e con cucitrice meccanica si ottiene poisezione della vena con sutura dei monconi. Consonotropo si continua la dissezione dell’organo sulversante polare superiore con eventuale surrenalec-tomia. Completa mobilizzazione sottodiaframmati-ca del rene. Successiva sezione dell’uretere lomba-re. La rimozione dell’organo, mantenuto intattoentro la fascia di Gerota, si ottiene inserendoloentro apposita sacca che viene estratta grazie adestensione della porta più caudale o di quellaombelicale. La rimozione dei trocar è controllatascopicamente, così come il corretto posizionamen-to di un drenaggio in loggia lombare. Risultati: Nella casistica di Negrar la nefrectomialaparoscopica per neoplasia con il progredire del-l’esperienza ha portato a una riduzione nei tempioperatori ed a un’estensione delle indicazioni amasse renali sempre più voluminose. Non si sonoregistrate complicanze intraoperatorie e le perditeematiche sono risultate minime (media: 117 ml)senza quindi la necessità di erogare emotrasfusioni.I tempi di degenza sono scesi dagli iniziali 7 agliattuali 5 giorni. Nel follow-up a tutt’oggi si deveriportare una sola conversione in laparotomia acielo aperto e, tra le complicanze a distanza, uncaso di erniazione ileale entro breccia mesenterica. Conclusioni: La nefrectomia radicale laparoscopica,della quale si sono presentate le caratteristiche tec-nico-operative e le risultanze della nostra esperien-za, appare oggi metodica affidabile e sicura.Consente un’aggressione metodologicamente accu-rata, corretta nel rispetto della radicalità oncologi-ca, con un’invasività globalmente ridotta. Richiedeall’urologo uno specifico apprendimento ma offreal paziente una marcata riduzione del trauma ope-ratorio, con tutti i conseguenti benefici nel limitatodolore, nel trascurabile danno estetico e nel recu-pero funzionale in tempi rapidi.

URETERE RETROCAVALE DESTRO: APPROC-CIO LAPAROSCOPICO.G.Caleffi, M. Pastorello, M.Poluzzi, A. MolonDivisione di Urologia, Ospedale “Sacro Cuore, DonCalabria”, Negrar, Verona, Italia

Introduzione: L’uretere retrocavale costituisce ano-malia congenita di non frequente osservazione, apreminente interessamento clinico maschile, carat-

terizzata da compressione (di grado oltremodovariabile) della vena cava inferiore sull’ureteredestro a decorso posteriore rispetto al tronco veno-so. All’origine della malformazione si riconosce unamancata atrofizzazione della vena sottocardinale(nella sua porzione lombare) tale da comportare ilcostituirsi di una vena cava inferiore posta ventral-mente rispetto all’uretere che, nel suo decorso,potrà risultare “intrappolato” dorsalmente ad essa.La responsabilità cavale dell’anomalia viene sottoli-neata anche nella definizione di “Vena cava pre-ureterale”. Si documenta in Video il nostro approc-cio laparoscopico per il trattamento di una formasintomatica di questa anomalia.Materiali e Metodi: Un paziente maschio di 35 annigiunge alla nostra osservazione in corso di pielone-frite acuta destra; presenta da più tempo episodi didolore lombare destra a carattere sordo ed inter-mittente. L’ultrasonografia addominale documentaidroureteronefrosi destra prossimale, in assenza diimmagini litiasiche; l’urografia evidenzia un urete-re destra circumcavale con spiccata retrostasi: ilquadro di uretere ectasico deformato a J inversaall’altezza della compressione cavale appare pato-gnomonico per uretere retrocavale di tipo I secon-do Kenawi-Williams. Una TC addominale nonaggiunge ulteriori informazioni. Per la correzioneelettiva della patologia il paziente acconsente a pro-cedimento laparoscopico transperitoneale. Quattroporte di accesso vengono posizionate previa collo-cazione dorsolitotomica del paziente, adagiato sulfianco sinistro: mobilizzando il colon ascendente siespone agevolmente la pelvi renale destra (a pre-minente sviluppo extrailare) e l’uretere prossimale:entrambi si presentano marcatamente dilatati. Laprocedura laparoscopica contempla quindi un’ac-curata esposizione della vena cava e dell’ureteresino al tratto iliaco. L’uretere viene sezionato al suoemergere medialmente alla cava ed il suo tratto di-stale è antero-traslato lateralmente alla cava mede-sima: dall’uretere prossimale si reseca il tratto retro-cavale (atonico e sclerotico) e lo si viene a posizio-nare in asse al moncone inferiore. Si procede quin-di a confezionare l’anastomosi uretero-ureteraledestra, senza tensione alcuna tra i due monconi,previo posizionamento di stent endoluminale auto-statico doppio-J, collocato anch’esso per via laparo-scopica transperitoneale.Risultati: L’intervento di trasposizione ureteraledestra per via laparoscopica ha richiesto complessi-vamente 260 minuti; le perdite ematiche sono

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risultate di 190 ml; non si sono avute complicanzeintraoperatorie né successive. Il paziente ha ripre-so le normali funzioni fisiologiche in prima giorna-ta, quando già ha iniziato a deambulare spontanea-mente. Non ha manifestato problema alcuno nelrecupero di una completa omeostasi e a tutt’oggi sipresenta asintomatico.Conclusioni: La correzione dell’uretere retrocavalesintomatico di tipo I è codificata nella resezione chi-rurgica dell’uretere, con asportazione del segmentoretrocavale, nella trasposizione laterale e successivaricostruzione mediante anastomosi uretero-ureterale(o pielo-ureterale). Tale intervento, come dimostra-to nel nostro Video, può essere espletato per vialaparoscopica transperitoneale nel pieno rispetto deicanoni metodologici tradizionali, con un modicoallungamento nei tempi operatori ma con tutti i van-taggi (ridotta invasività, minimo danno estetico-parietale, breve degenza e rapida convalescenza) giàriconosciuti alla procedura laparoscopica. L’uretero-ureteroanastomosi laparoscopica transperitonealeappare dunque, nella nostra esperienza, una tecnicaefficace e sicura.

LA STENOSI DELL’URETRA PROSTATICA:UNA SINGOLARE COMPLICANZA NEL TRAT-TAMENTO CON HIFU DEL CARCINOMAPROSTATICO.A. Callea, V. Zizzi, N. Fiorentino, B. Berardi, D. Sblendorio, R. Piccinni, L. Cormio, A. TraficanteAUSL BA 4, Ospedale Di Venere, U.O. Clinicizzata diUrologia, Bari, Italia

L’HIFU (High Intensity Focused Ultrasound) è unaterapia “mininvasiva” per il carcinoma prostatico,che si prefigge la termoablazione della ghiandolamediante ultrasuoni focalizzati ad alta energia. Negli ultimi 8 mesi abbiamo effettuato 41 termoa-blazioni della prostata con l’ABLATHERM dellaEDAP TECHNOMED in 38 pazienti affetti da car-cinoma, non candidabili a prostatectomia radicale. Prima dell’HIFU è stata eseguita un’epicistostomiadi minima ed una TURP di debulking. I risultati oncologici e gli eventi avversi osservatidopo questo trattamento sono discussi altrove.La ripresa di minzioni spontanee si è ottenutamediamente dopo 12 giorni, durante i quali l’epi-cistostomia è stata mantenuta in situ. Si vuole qui

riferire l’insorgenza di un evento avverso non suffi-cientemente evidenziato in letteratura: la stenosidell’uretra prostatica post TURP+HIFU.In 2 dei 38 pazienti da noi trattati si è osservato uncospicuo ritardo nella ripresa di minzioni sponta-nee (> di 40 giorni), con assoluta impervietà al son-daggio dell’uretra prostatica; in un terzo paziente,dopo la ripresa delle minzioni per uretram (terzagiornata) si è verificato, a distanza di pochi giorni,uno stato di ritenzione urinaria a cui si è ovviatocon la riapertura dell’epicistostomia. Anche in que-sto caso l’uretra prostatica non era sondabile.In tutti e 3 i pazienti è stata effettuata una uretroci-toscopia in narcosi (rispettivamente dopo 105, 86 e43 giorni dall’HIFU), che ha evidenziato una steno-si serrata dell’uretra prostatica con una quasi com-pleta coalescenza delle sue pareti, mentre perfetta-mente integro e contrattile risultava lo sfintere ure-trale esterno. La ricanalizzazione dell’uretra prosta-tica è stata effettuata con incisione a freddo alle ore12, sulla guida di un cateterino ureterale 3 Ch, chesi è riusciti a far giungere in vescica. Dopo l’incisio-ne dell’uretra prostatica, in tutti e tre i casi si èosservata una perfetta beanza del collo vescicale,completamente riepitelizzato, mentre l’uretra pro-statica era ridotta ad un rigido canale fibroso, amonte del quale era ancora presente tessuto prosta-tico necrotico, che in un caso è stato elettroreseca-to. I tre pazienti trattati presentano una minzionesoddisfacente, con un Qmax mediamente di 14ml/sec, con assenza di residuo postminzionale eriferiscono un I-PSS score di 4; uno di essi è affettoda stress incontinence di grado I. Tutti e tre ipazienti hanno PSA < 0,5 ng/ml e le biopsie effet-tuate nell’uretra prostatica, al momento della rica-nalizzazione della stenosi, e per via transrettalesono risultate negative.La stenosi dell’uretra prostatica, raramente riscon-trabile dopo HIFU preceduto da TURP di debul-king, nella nostra esperienza si è verificata nel 7,8%dei casi. L’incisione a freddo alle ore 12 si è sempredimostrata fattibile ed efficace. In caso di ritardo nella ripresa delle minzioni peruretram, in quindicesima giornata, per prevenirel’insorgenza di tali stenosi, siamo oggi soliti effet-tuare un cauto sondaggio con catetere Foley 16 Ch,al fine di evitare la coalescenza delle pareti dellaloggia prostatica.La complicanza descritta non sembra aver compro-messo il risultato dell’HIFU dal punto di vista onco-logico.

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TRATTAMENTO CON HIFU DEL CARCINOMAPROSTATICO IN PAZIENTI ULTRASETTANTA-CINQUENNI.A. Callea, L. Cormio, N. Fiorentino, B. Berardi,D. Sblendorio, R. Piccinni, V. Zizzi, A. TraficanteAUSL BA 4, Ospedale Di Venere, U.O. Clinicizzata diUrologia, Bari, Italia

L’HIFU (High Intensity Focused Ultrasound) è unaterapia “mininvasiva” per il carcinoma della prosta-ta, che si prefigge la termoablazione della ghiando-la mediante ultrasuoni focalizzati ad alta energiacapaci di generare nel tessuto prostatico tempera-ture di 95 °C. Il sistema attualmente più impiegatoper questo trattamento è l’ABLATHERM, prodottodalla EDAP TECHNOMED.Gli studi clinici disponibili hanno fornito indicazio-ni sull’efficacia oncologica e sulla tollerabilità di que-sta terapia nei pazienti con carcinoma della prostataclinicamente localizzato (Tl-2) e localmente avanza-to (T3) ed in quelli con recidiva locale dopo radio-terapia esterna o prostatectomia radicale.Negli ultimi 8 mesi abbiamo sottoposto a termoa-blazione della prostata con ultrasuoni focalizzati adalta energia 16 pazienti ultrasettantacinquenniaffetti da carcinoma della prostata (1 T1, 13 T2, 1T3 ed 1 T4). L’età media era 78,8 anni (range 76-84), il valore medio di PSA pretrattamento 11,3ng/ml ed il Gleason score medio 5,5; nel 75% deicasi era presente un’ostruzione cervicouretralemedio-severa che richiedeva una terapia medica ochirurgica. Tutti i pazienti sono stati studiati con ecografiarenale, vescicale e prostatica transrettale, con uro-flussometria, con TAC e scintigrafia ossea solo incaso di PSA > di 10 ng/ml ed a tutti sono stati som-ministrati i questionari I-PSS, QoL e IIEF 5, primaed a 3 mesi dal trattamento.Prima dell’HIFU è stata eseguita un’epicistostomiadi minima ed una TURP di debulking (con presen-za di carcinoma all’istologia post TUR nel 53,8%dei casi). L’intera procedura è stata eseguita in ane-stesia spinale ed ha avuto una durata media di 219minuti. La degenza postoperatoria media è stata di5,9 giorni e la minzione spontanea si è ottenutamediamente dopo 15 giorni, durante i quali l’epi-cistostomia è stata mantenuta in situ.Il follow-up medio è di 15,7 settimane, con deter-minazioni del PSA a 6 e 12 settimane e successiva-mente ogni 3 mesi ed esecuzione di biopsia prosta-tica dopo 6 mesi dall’HIFU.

È stato considerato indice di successo “biochimico”un PSA post-trattamento < 0,5 ng/ml ed il successrate è stato globalmente del 72,7%.Gli eventi avversi registrati sono stati: UTI asinto-matiche nel 31,2% dei casi, prostatiti ed orchiepi-didimiti nel 6,2%. Uno stress incontinence digrado I si è osservato nel 25% dei casi ed una di-sfunzione erettile nel 71,4% dei pazienti potentiprima del trattamento.L’HIFU è sicuramente più razionale della ormono-terapia nel trattamento della neoplasia prostaticalocalizzata o localmente avanzata, anche neipazienti con una spettanza di vita inferiore a 10anni. Questo trattamento sembra ben tollerato erisolve ottimamente anche l’ostruzione cervicoure-trale spesso coesistente in questi soggetti.

ENDOSCOPIA VS ESWL NEL TRATTAMENTODELLA CALCOLOSI URETERALE: NOSTRAESPERIENZA IN CINQUE ANNI DI ATTIVITÀG. Carluccio, M. Cerfeda, A. Distante, A. Plenteda,D. Bramato Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera“Card. G. Panico”, Tricase (LE), Italia

Introduzione: L’avvento della litotrissia extracorporeae la miniaturizzazione degli strumenti endoscopicihanno rivoluzionato il trattamento della calcolosiureterale. È tuttora aperto il dibattito su quale delledue metodiche sia più adatta per un corretto tratta-mento, il grado di risoluzione, la minima invasività,la compliance del Paziente e non ultimi i costi.Abbiamo voluto riportare la nostra esperienza dicinque anni d’attività, mettendo a confronto le duemetodiche nei termini in precedenza descritti.Materiali e Metodi: Abbiamo trattato in cinque annid’attività (gennaio 98 - dicembre 02) 1693 Pazientiaffetti da calcolosi ureterale. Rispettivamente 1101con ESWL, utilizzando il Lithostar Plus Siemenscon test ad alta efficacia e 592 con endoscopia uti-lizzando strumenti ottici miniaturizzati, Sonde diDormia e prevalentemente il litotritore ad energiabalistica per la frammentazione di calcoli più volu-minosi. Le indicazioni all’ESWL sono state: calcolidi 0.5-2 cm collocati in tutti i segmenti ureterali,idronefrosi assente o di lieve entità, urine sterili. Lapotenza impiegata è stata di 21-24 Kv, sommini-strando 3000- 3500 colpi mediamente per seduta;l’analgesia non è stata utilizzata, provvedendo ad

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usare della vaselina solida sulla zona cutanea col-pita dall’onda d’urto. Tale sostanza evita l’esplosio-ne delle bolle di cavitazione responsabili del dolo-re. La metodica ha richiesto in alcuni casi l’utilizzodi manovre ancillari associate. L’endoscopia è statautilizzata nelle situazioni d’assoluta controindica-zione all’ESWL (coagulopatie, idropionefrosi, obe-sità severa, scoliosi invalidante) e nei casi d’esclu-sione funzionale renale o insuccesso al 2° tratta-mento con onde d’urto.Risultati: Con l’utilizzo dell’ESWL abbiamo ottenu-ti percentuali di successo dell’81% ma con altiindici di ritrattamento e l’utilizzo in alcuni casi dimanovre aggiuntive ancillari. Non abbiamo maiavuto effetti collaterali di rilievo clinico. Con l’en-doscopia abbiamo ottenuto percentuali di successodel 100% per i casi calcolosi pelvica, 96% per l’i-liaca e 72% per quella lombare. Queste ultime per-centuali riguardano casi di risalita di calcoli nellapelvi e successivo trattamento con EWSL, l’aneste-sia utilizzata è stata prevalentemente quella spina-le. In casi d’idropionefrosi inveterata o in situazio-ne di manovre endoscopiche complesse, è statomesso a dimora lo stent JJ per almeno venti giorni.Abbiamo avuto un unico caso di perforazione ure-terale iatrogena e tre casi di stenosi ureterale tratta-te, successivamente, con reimpianto.Discussione: Nella nostra esperienza l’ESWL el’Ureteropieloscopia sono due tecniche entrambeutili nella risoluzione di situazioni differenti. Incasi non complicati la litotrissia sembra essere lametodica di prima scelta per la scarsa invasività el’assenza d’effetti nocivi, anche se gravata da unalto indice di ritrattamento e da un certo numerodi insuccessi. L’ureteropieloscopia è prontamenterisolutiva, almeno nei casi di calcolosi pielica ediliaca, ma necessita di alta esperienza, strumentiminiaturizzati e minimamente lesivi, e anestesia.

ENDOPIELOTOMIA PERCUTANEA: TECNICAE RISULTATIG. Carluccio, M. Cerfeda, A. Distante, A. Plenteda,D. Bramato Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera“Card. G. Panico”, Tricase (LE), Italia

Dal gennaio 1998 al dicembre 2002 abbiamo trat-tato con Endopielotomia percutanea 26 Pazientiaffetti da ostruzione del giunto pielo-ureterale. In

21 Pazienti era presente una displasia congenita,mentre 5 presentavano un’ostruzione secondaria apregressa chirurgia pielica.Ventitrè endopielotomie sono state realizzate a fred-do con lama uncinata o forbici microchirurgiche e3 mediante ansa diatermica.Tutti i Pazienti sono stati studiati con ecografiarenale, urografia endovenosa e scintigrafia.Abbiamo escluso da questo trattamento i Pazienticon pelvi molto ampia e quelli con sospetto uro-grafico di vaso polare. Nel video gli Autori presentano le tecniche chirur-giche utilizzate e i risultati a distanza.

PRESENTAZIONE DI UN CASO DI CALCOLO-SI GIGANTE DELL’URETERE PELVICO SOT-TOPOSTO A LITOTRISSIA EXTRACORPOREACON ONDE D’URTO.A. Casanelli, C. Ferrarese, C. Zoppè, M. Diana,M. Ombres, G. D’Elia, B. MastrangeliDivisione di Urologia, Ospedale Generale Provinciale“S.Camillo De Lellis” di Rieti, Italia

Introduzione: Scopo di questo lavoro è quello di pre-sentare una risoluzione di un caso di calcolosi gigan-te dell’uretere pelvico destro con la sola metodica dilitotrissia extracorporea con onde d’urto (ESWL).Materiali e Metodi: Nel maggio 2002 abbiamo osser-vato una paziente che da ottobre 2001 presentavacoliche renali destre recidivanti, associate a febbriurosettiche, con brevi periodi di relativo benessere.Al momento dell’osservazione la paziente aveva ese-guito una Rx diretta delle vie urinarie che mostrava2 concrezioni di ciascuno 4x0,8 cm e 2x0,8 cm alivello del tratto pelvico dell’uretere destro. Abbiamosottoposto la paziente ad una Rx urografica perfusio-nale che ha confermato la presenza di 2 calcoli nel-l’uretere pelvico dx con ureteroidronefrosi omolate-rale. Essendo la paziente allergica a molti farmaci, tracui anche al mezzo di contrasto dell’urografia da noieseguita, si è ritenuto opportuno evitare l’anestesianecessaria per l’ureterolitotrissia e procedere ad untentativo di ESWL.Risultati: La paziente è stata sottoposta ad un primotrattamento di litotrissia dove sono stati sommini-strate 3000 onde d’urto ottenendo la frantumazio-ne del 50% dei calcoli e dopo 2 giorni ad un secon-do trattamento con ulteriori 3000 onde d’urto otte-nendo la completa frantumazione dei calcoli. Non

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Abstracts 3° Congresso Nazionale Società Italiana di Endourologia

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abbiamo sottoposto la paziente a posizionamenti dicateterino o stent ureterale durante i due tratta-menti di litotrissia. La paziente in 4 giorni ha eli-minato completamente i frammenti; non ha pre-sentato coliche né febbre durante il periodo di eli-minazione. La paziente è stata sottoposta successi-vamente allo studio metabolico per la prevenzionedella calcolosi.Discussione: La possibilità di varie metodiche peraffrontare e risolvere la calcolosi delle vie urinariepone spesso lo specialista di fronte all’indicazioneterapeutica. In questo caso, spinti da esigenze det-tate dal caso clinico (paziente allergica) che ha por-tato ad usare una metodica raramente applicata inquesti tipi di calcolosi, ci ha permesso di apprezza-re la possibilità di frantumazione anche di calcolidove molto spesso per eliminarli ricorriamo ametodiche più invasive rispetto alla ESWL, sotto-ponendo i pazienti stessi ad un rischio maggiore.

OTTIMIZZAZIONE DELL’USO DELL’URETE-ROSCOPIO FLESSIBILE AL FINE DI PRO-LUNGARNE LA LONGEVITÀ.F. Cauda, A. RoccaDipartimento di Nefrourologia, S.C. Urologia 3, A.S.O.S. Giovanni Battista di Torino, Torino, Italia

Introduzione: Stabilire un metodo di utilizzo otti-male degli ureteroscopi flessibili, mediante l’impie-go di accessori idonei tali da aumentarne la longe-vità e ridurre il ricorso alle manutenzioni.Nonostante i progressi tecnologici, il diametroridotto degli ureteroscopi flessibili di oggi rendeinevitabili i danni da uso prolungato.Materiali e Metodi: È stata eseguita un’indagineretrospettiva sulle ureteroscopie flessibili da noieseguite e sui dati riportati in letteratura. Sono staticomparati i risultati sulla durata degli strumenti inrelazione all’utilizzo prima e dopo l’avvento deinuovi accessori e materiali (camicia introduttrice,basket in Nitinol, fibre laser Holmio flessibili da200-micron, e guide con rivestimento idrofilico).I parametri utilizzati si riferiscono alla riduzione dellavisuale per lesione delle fibre ottiche, alla riduzionedell’angolo di deflessione, all’impraticabilità del cana-le operativo, alle infiltrazioni del liquido di lavaggioper infrazione della guaina esterna.Risultati: Nella nostra Unità Operativa sono stateeseguite 107 ureteroscopie flessibili dal 1999 ad

oggi utilizzando due CIRCON DUR-8. La media diutilizzo, prima di dover ricorrere a riparazioni èstata di circa 15 procedure per strumento senzaaccessori di nuova generazione, che corrispondealla media storica di uso di tali strumenti.Utilizzando i nuovi accessori per ureteroscopiaflessibile, la media di utilizzo è salita a circa 25 pro-cedure per strumento con un minimo di 19 e unmassimo di 30.Conclusioni: Avvalendosi dei giusti presidi che la tec-nologia odierna ci fornisce, associati all’esperienzaoperativa, conseguente ad una giusta curva di appren-dimento, si può arrivare all’incremento operativodegli ureteroscopi flessibili, aumentando gli intervallidi manutenzione e quindi riducendone i costi.

LASER AD OLMIO IN ENDOUROLOGIA:FENOMENI CORRELATI ALLA FORMAZIONEDI BOLLE DI PLASMA.W. Cecchetti1, A. Tasca2, F. Zattoni3

1INFM, Dipartimento di Chimica e Fisica, UniversitàCà Foscari, Venezia; 2Unità operativa di Urologia,Ospedale San Bortolo, Vicenza; 3Unità operativa diUrologia, Ospedale Santa Maria della Misericordia,Udine, Italia

Introduzione: Il fenomeno fisico correlato alle altetemperature generate durante le procedure con laserad Olmio (Ho-YAG) è l’oggetto del nostro studio. Loscopo del lavoro è stato quello di determinare, perogni tipo di fibra ottica utilizzata, l’evenienza dellaformazione di plasma ed il corrispondente livello didensità di potenza e di stimare le dimensioni dellabolla in relazione a parametri quali energia perimpulso e frequenza degli impulsi.Materiali e Metodi: Utilizzando una doppia slittamicrometrica connessa ad una fibra ottica di 550micrometri e 2 termocoppie immerse in acqua sonostati emessi dall’Ho-YAG alcune serie di impulsi diintensità e frequenza da 0.8 a 1.5 J e da 10 a 30 Hzmisurando le temperature corrispondenti sia sulpiano frontale (a 2 ed a 3 mm) che laterale (a 0.5 e0.3 mm). Inoltre dei campioni di tessuto prostaticoed alcuni calcoli sono stati trattati con 1.5 J a 20 Hzsia sul piano frontale che laterale. Risultati: Il trattamento con 1.5 J a 30 Hz (piano fron-tale) e con 1.5 J a 20 Hz (piano laterale) ha prodottol’ablazione della struttura delle termocoppie a 2 mme 1 mm rispettivamente, ad indicare la formazione di

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plasma. Le dimensioni della bolla dopo emissione di1.5 J a 20 Hz sono risultate di 2 x 1.5 mm.L’ablazione del tessuto prostatico e la litotrissia sonoavvenute approssimativamente a 2 mm ed a 0.5 mmrispettivamente sul piano frontale e laterale. Discussione: Le bolle di plasma che si formanoall’estremità delle fibre collegate al laser Ho-YAGrendono possibile operare sui calcoli e sui tessutimolli frontalmente e lateralmente. La coagulazionedel tessuto prostatico è causata dalle bolle di vapo-re acqueo che si formano sul bordo delle bolle diplasma. Durante la litotrissia, guide e cestellirischiano di essere danneggiati se si trovano nell’a-rea di espansione delle bolle di plasma.

CALCOLOSI RENALE A STAMPO: TRATTA-MENTO ENDOUROLOGICO.A. Celia, S. Micali, C. Di Pietro, P. Beltrami,M.C. Sighinolfi, A. Mofferdin, G. BianchiDivisione clinicizzata e Cattedra di Urologia,Università di Modena e Reggio Emilia, Italia

Introduzione: La litotrissia percutanea (PCNL) rap-presenta un’eccellente procedura nel trattamentodella litiasi renale coralliforme o a stampo e nellamaggior parte dei casi è più efficace e sicura dellachirurgia a cielo aperto. Riportiamo l’esperienza di2 centri Italiani che utilizzano la litotrissia percuta-nea (PCNL) con eventuale associazione di litotris-sia extracorporea (ESWL) nel trattamento dellalitiasi renale a stampo.Materiali e Metodi: Dal gennaio 1987 al gennaio2002, 228 pazienti di età media di 62 anni (96 uomi-ni e 132 donne) sono stati trattati con litotrissia per-cutanea (PCNL). 133 pazienti erano affetti da calco-losi a stampo parziale (dell’ampolla e di 1 o più cali-ci) e 95 erano affetti da calcolosi a stampo completa(occupante tutta la cavità escretrice); di questi ultimi,47 pazienti presentavano una calcolosi a stampo sem-plice e 48 presentavano una calcolosi a stampo com-plessa con numerose diramazioni caliceali. 152pazienti sono stati trattati con la sola PCNL e in 18 diquesti si è reso necessario un doppio accesso. Nei 76restanti pazienti venne associato un successivo tratta-mento PCNL o ESWL. In 26 casi si rese necessariatrasfusione di sangue omologo, in media 1,5 Unità(range: 1-3).La sorgente PCNL utilizzata era ad ultrasuoni ebalistica.

Risultati: 128/133 pazienti affetti da litiasi a stampoparziale e 73/95 pazienti affetti da calcolosi a stam-po completa risultarono stone free dopo un singolotrattamento. Un secondo trattamento (PCNL oESWL) fu necessario nel 28% dei pazienti con cal-colosi a stampo parziale, nel 49% dei pazienti concalcolosi a stampo completa semplice, nel 59% deipazienti con calcolosi a stampo complessa. Il tempooperatorio medio è stato di 105 minuti (range 60-180 minuti). Il tempo medio di ospedalizzazione èstato di 4 giorni (range 3-5 giorni). Le complicanzeosservate sono state 2 perforazioni del colon e 1caso di fistola atero-venosa. Conclusioni: Riteniamo che la litotrissia percutaneadebba essere considerata di prima scelta nel tratta-mento della litiasi renale a stampo. La bassa morbi-dità, i brevi tempi di ospedalizzazione unitamentealla bassa percentuale di complicanze avvaloranotale procedura. Tuttavia consigliamo l’esecuzionedel trattamento percutaneo solo in centri attrezzatie qualificati per tale metodica.

LA NEFROLITOTRISSIA PERCUTANEA NELRENE POLICISTICO.A. Celia, C. Di Pietro, M. Bruschi, B. Baisi, G. BianchiDipartimento di Urologia, Università degli Studi diModena e Reggio Emilia, Italia

Introduzione: La nefrolitotrissia percutanea (PCNL) èconsiderata la metodica di elezione nella terapia dellalitiasi renale con diametro superiore ai 2 cm, è unatecnica ampiamente sperimentata e come qualsiasiprocedura chirurgica non è esente da complicanze.Materiali e Metodi: Riportiamo la nostra esperienzadi PCNL eseguita in un caso clinico di particolareinteresse: calcolosi pielica, caliceale superiore edinferiore del rene destro (diametro massimo 3,5cm) in rene policistico.Caso clinico: donna di 67 anni con calcolosi renalebilaterale, reni policistici e modica insufficienza rena-le (valori di creatininemia stabili di 2,5 mg/dl). Lapaziente era stata precedentemente sottoposta aPCNL di un calcolo caliceale medio del rene destro, ilrene più compromesso dalla calcolosi. Dopo valuta-zione della documentazione clinica in possesso enuova valutazione con TC addomino-pelvica si pro-grammava mini-Perc renale destra. Lo studio perimmagini evidenziava la presenza di collettori cali-

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ceali sottili, verosimilmente non compiacenti a stru-menti di grosso calibro. Eseguito l’accesso percuta-neo, e constatata una buona compiacenza dei collet-tori alla strumentazione si decideva di proseguire l’in-tervento con PCNL standard. La paziente a fine trat-tamento era stones free. Il decorso postoperatorio èstato caratterizzato da iperpiressia ed ematuria risol-tisi spontaneamente, anemia che ha richiesto la tra-sfusione di due unità di sangue omologo. Conclusioni: La PCNL non è esente da complican-ze e in casi particolari la riuscita dell’intervento e lagestione del postoperatorio richiedono abilità tec-nica ed esperienza. Nel caso clinico su rportato lecomplicanze possono verificarsi sia durante la crea-zione del tramite percutaneo, sia durante il tratta-mento endoscopico. Noi consigliamo di eseguiretale procedura in centri specializzati ed esperti.

TROCAR SEEDING IN UROLOGY LAPAROSCOPY.A. Celia, M.C. Sighinolfi, S. Micali, G. BianchiDepartment of Urology, Modena, Italy

Introduction: The increasing number of directionfor laparoscopy has made this procedure verypopular in the last ten year period because of theadvantages ascribed to this surgical technique. Theachievement of laparoscopy in urology is some-thing new compared to the experience of generaland gynaecologic surgery, nevertheless the literatu-re attests the effect of this procedure also in onco-logic urology. Currently this new approach is pro-ved only for a few pathologies while others direc-tions seemed to be controversial or experimental.

The problem of port site metastases and peritonealdissemination comes out from the consolidateexperience of laparoscopic procedure in generaland gynaecologic surgery.Aim of study: To estimate the real incidence of portsite metastases in laparoscopic oncological surgery.Materials and Methods: Literature review fromJanuary 1990 to January 2002 concerning port sitetumor siding in laparoscopic oncological surgery.Results: The results are expressed in the Table 1.Conclusions: No clear explanation exists for this phe-nomenon. The mechanisms involved seem to bemultifarious and consider the direct implant, localfactors and specific factors connected to laparoscopicsurgery. Further explanation will probably come outfrom experimental research and clinical practice. Thefew number of urological cases probably depends onthe limited experience of urological laparoscopy oron the lack of reported cases in contrast with thegeneral surgery and gynecologic one experience.

CRIOABLAZIONE LAPAROSCOPICA DI NEO-PLASIE RENALI (LRC): FOLLOW-UP AMEDIO TERMINE.A. Cestari, G. Guazzoni, L. Nava, T. Maga, E. Dell’Acqua, P. RigattiCattedra di Urologia, Università Vita e Salute,Ospedale San Raffaele, Ville Turro, Milano, Italia

Introduzione: In casi selezionati, la crioablazionelaparoscopica di piccole neoplasie renali, si prefiggedi ottenere gli stessi risultati oncologici della chirur-gia conservativa renale a cielo aperto, con i vantaggi

Authors Year Laparoscopic procedure Oncological staging Time for recurrences

Stolla 1994 laparoscopic lymphadenectomy pT3N0M0 9 monthsbladder cancer

Bangma C. et all. 1995 laparoscopic pelvic lymphadenectomy pT3N1M0 6 monthsfor prostatic carcinoma

Andersen 1995 laparoscopic biopsy bladder cancer TCC -

Smith 1995 laparoscopic biopsy bladder cancer TCC -

Abdelhamid M.E. 1998 laparoscopic staging of bladder tumor pT3G2 3,5 months

Abdelhamid M.E. 1998 laparoscopic staging of bladder tumor pT3G2 9 months

Abdelhamid M.E. 1998 laparoscopic staging of bladder tumor pT3G2 non stated

Ahmed et all. 1998 laparoscopic radical nephrectomy - 8 months

Castilho L.N. et all. 2001 laparoscopic radical nephrectomy - 5 months

Table 1.

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tipici della chirurgia minimamente invasiva.Materiali e Metodi: 33 pazienti di età media 64.5anni (range 29-80) sono stati sottoposti a LRC perlesioni renali documentate mediante TAC o RMN.Il diametro medio delle lesioni era di 25.9 mm. Inaccordo alla posizione della neoplasia, in19 casi èstato impiegato un approccio transperitoneale e neirimanenti 14 un approccio retroperitoneoscopico.Risultati: Il diametro medio dell’“ice ball” è stato di48.3 mm (range 30-80). In un caso si è resa neces-saria una conversione chirurgica dell’intervento. Iltempo operatorio medio è stato di 200 min (range120-300); le perdite ematiche sono state di 165.8cc (range 20-900). L’esame istologico delle biopsieintraoperatorie ha documentato 23 casi di carcino-ma renale, 6 casi di oncocitoma, 2 angiomiolipomie 2 casi “indefiniti”. La degenza postoperatoriamedia è stata di 3.9 giorni (range 3-7). Le compli-canze postoperatorie sono state 3 casi di iperpires-sia, 1 ematoma perirenale, 1 caso di edema polmo-nare e un caso di ematuria macroscopica impor-tante, trattati in modo conservativo. Come compli-canza tardiva si è registrato un caso di sindromedel giunto pielo ureterale che ha richiesto una cor-rezione chirurgica 8 mesi dopo l’intervento. Il dia-metro medio della criolesione alla RMN in primagiornata era di 48.2 mm; la riduzione media dellelesioni a 1 mese (33 pazienti), 3 mesi (30 pazien-ti), 6 mesi (29 pazienti), 12 mesi (24 pazienti) 18mesi (14 pazienti) e 24 mesi (2 pazienti) di follow-up è stata rispettivamente del 24%, 43%, 60%,74%, 91% e 100%. Le biopsie percutanee dellelesioni a 6 mesi di follow-up non hanno documen-tato la presenza di tessuto neoplastico residuo.Conclusioni: La crioablazione laparoscopica di pic-cole masse renali si dimostra una metodica sicura,riproducibile ed efficace. Il nostro follow-up è pro-mettente anche se ulteriori studi e un prolungatofollow-up sono necessari per definire appieno ilruolo della metodica nel trattamento della patolo-gia neoplastica renale.

SURRENALECTOMIA LAPAROSCOPICA TRANS-PERITONEALE: 10 ANNI DI ESPERIENZA.A. Cestari, G. Guazzoni, A. Centemero, M.Riva, P. Bellinzoni, P. RigattiCattedra di Urologia, Università Vita e Salute,Ospedale San Raffaele, Ville Turro, Milano, Italia

Introduzione: La surrenalectomia laparoscopica è

considerata la tecnica chirurgica di scelta per l’abla-zione delle lesioni surrenaliche benigne. Diversiapprocci e tecniche sono stati descritti, con accessotrans o retroperitoneoscopico. Presentiamo lanostra esperienza di 10 anni di chirurgia laparosco-pica del surrene, con approccio transperitoneale.Materiali e Metodi: Nel periodo ottobre 1992 -ottobre 2002, 205 approcci laparoscopici al surre-ne sono stati eseguiti presso il nostro Istituto. Inparticolare 178 surrenalectomie unilaterali (77destre, 101 sinistre - 60 Sindromi di Conn, 40Sindromi di Cushing, 37 Feocromocitomi, 32Incidentalomi e 9 lesioni maligne), 19 surrenalec-tomie bilaterali e 8 casi di chirurgia conservativa. Ilpaziente viene posizionato sul fianco a 60° con illetto flesso per ampliare il campo chirurgico; ilprimo step dell’intervento è la legatura precocedella vena surrenalica, al fine di impiegarla comefilo guida per la corretta dissezione del surrene.Risultati: L’intervento laparoscopico è stato completa-to con successo tranne che in 5 casi che hanno richie-sto una conversione chirurgica a cielo aperto, di cuidue durante surrenalectomia per patologia maligna. Iltempo operatorio medio è stato di 151 min per ilgruppo unilaterale, di 236 minuti per il gruppo bila-terale e di 84 minuti per gli interventi conservativi. Lecomplicanze sono state rappresentate da 3 casi diemoperitoneo drenati chirurgicamente, 3 casi di san-guinamento trattati conservativamente (emotrasfu-sioni) e due casi di infezioni della ferita. I pazientisono stati in grado di alzarsi sin dalla prima giornatapostoperatoria e sono stati dimessi rispettivamentedopo 2.7, 5 e 1.5 giorni nei tre gruppi.Conclusioni: La surrenalectomia laparoscopicatransperitoneale è una tecnica sicura ed efficace,minimamente invasiva e rappresenta sicuramentel’indicazione “gold standard” per il trattamentodella maggior parte delle patologie surrenaliche diinteresse chirurgico.

SVILUPPO DELLA TECNICA DI ANASTOMOSIVESCICO-URETRALE DOPO PROSTATECTO-MIA RADICALE LAPAROSCOPICA (VLRP).A. Cestari, G. Guazzoni, M. Riva, A. Centemero,F. Montorsi, L. Broglia, P. RigattiCattedra di Urologia, Università Vita e Salute,Ospedale San Raffaele, Ville Turro, Milano, Italia

Introduzione: La prostatectomia radicale laparoscopi-ca sta incontrando un interesse progressivamente cre-

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scente nella comunità urologica. La ricostruzionedella continuità vescico-uretrale rappresenta uno deipassaggi più critici e complessi dell’intera procedura.Presentiamo la nostra esperienza e lo sviluppo dellacorretta tecnica di anastomosi vescico-uretale incorso di prostatectomia radicale laparoscopica.Materiali e Metodi: Nei primi 15 pazienti sottopo-sti a VLRP presso il nostro istituto (gruppo 1) l’a-nastomosi vescico-uretrale è stata confezionatamediante punti staccati e nodo extracorporeo; suc-cessivamente è stata sviluppata una corretta tecni-ca di sutura intracorporea e nei successivi 15pazienti (gruppo 2) è stata impiegata una tecnica disutura a punti staccati e nodo intracorporeo.Abbiamo modificato ulteriormente la tecnica e neisuccessivi 15 pazienti (gruppo 3) è stata impiegatauna sutura in continua per il confezionamento del-l’anastomosi vescico-uretrale.Risultati: Nella tabella 1 sono riportati i risultati dei tregruppi. La continenza alla rimozione del catere è statasimile nei tre gruppi. Il primo paziente nel gruppo 1ha sviluppato una stenosi dell’anastomosi che harichiesto un’incisione endoscopica 5 mesi dopo l’in-tervento, senza effetti peggiorativi sulla continenza.Conclusioni: Un corretto training sulle suture lapa-roscopiche è necessario per l’esecuzione correttadell’anastomosi vescico-uretrale. La sutura extra-corporea si è dimostrata più lunga nell’esecuzionerispetto alle suture con nodo intracorporeo, sebbe-ne sia di più diretta esecuzione nella fase diapprendimento della metodica. La sutura in conti-nua, pur richiedendo un maggior grado di manua-lità laparoscopica, si è rivelata per noi la tecnica piùveloce per il confezionamento dell’anastomosi.

CISTECTOMIA LAPAROSCOPICA “PROSTA-TE AND SEMINAL SPARING” (CLPSS) CONNEOVESCICA ORTOTOPICA: ESPERIENZEPRELIMINARI.

A. Cestari, G. Guazzoni, L. Nava, R. Colombo,L. Rigatti, M. Lazzeri, L. Broglia, P. RigattiCattedra di Urologia, Università Vita e Salute,Ospedale San Raffaele, Ville Turro, Milano, Italia

Introduzione: La cistectomia con risparmio dellacapsula prostatica e delle vescicole seminali rap-presenta un’alternativa chirurgica per quei pazientidi giovane età dove la preservazione della conti-nenza urinaria e della potenza sessuale sono di pri-maria importanza. Presentiamo la nostra esperien-za preliminare nell’impiego della laparoscopia pereseguire questo intervento.Materiali e Metodi: Due uomini di 58 e 61 anni,affetti da neoplasia vescicale superficiale plurireci-diva, resistente alle terapie endovescicali, sono statisottoposti a CLPSS. Una settimana prima dell’inter-vento è stata eseguita una TURP al fine di creareuna capsula prostatica adeguata per l’anastomosi.Dopo l’induzione del pneumoperitoneo ed il posi-zionamento di 5/6 trocars, gli ureteri vengonoidentificati, isolati, clippati e sezionati. Viene suc-cessivamente creato lo spazio tra vescica e vescico-le seminali, utilizzando i deferenti come filo guidae la cistectomia completata mediante impiego diEndoGia preservando la capsula prostatica. La con-figurazione della neovescica viene creata a cieloaperto, mediante l’isolamento di 60 cm di ileoattraverso un’incisione periombelicale di 7 cm.Dopo aver riposizionato la neovescica nella cavitàaddominale, il pneumoperitoneo viene reindotto ela ileocapsulo anastomosi confezionata laparosco-picamente.Risultati: Non si sono registrate complicanze mag-giori. Il tempo chirurgico è stato rispettivamente di480 e 450 minuti. Le perdite ematiche sono state di150 e 220 cc rispettivamente. I drenaggi sono statirimossi dopo 4 e 6 giorni e i pazienti dimessirispettivamente dopo 8 e 9 giorni. I due pazientisono stati completamente continenti sin dalla

Gruppo N° di punti Tempo Tempo Cateterizzazioneper l’anastomosi (min) per ogni punto (min) (giorni)

Extracorporei 5 (4-6) 124.6 (98-150) 24.9 15 (10-20)

Intracorporei 9 (7-14) 81.9 (67-110) 9.1 8 (7-19)

Sutura Continua 14 (12-15) 57.4 (75-50) 4.1*

*tempo medio per ogni passaggio

Tabella 1.

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rimozione del catetere vescicale con normale uro-flussometria. Al follow-up trimestrale avevano unanormale funzionalità sessuale, equivalente a quellapreoperatoria. I pazienti hanno riferito erezionivalide, adatte all’atto sessuale, senza la necessità difarmaci specifici.Conclusioni: La cistectomia laparoscopica conrisparmio di capsula prostatica e vescicole semina-li è una procedura che si è rivelata sicura, riprodu-cibile e può rappresentare una valida alternativaalla tradizionale cistectomia in pazienti selezionatiche vogliono mantenere un’ottimale continenza epotenza sessuale.

DRENARE O NON-DRENARE DOPO URETE-ROSCOPIA?L. Cormio, A. Callea, N. Fiorentino, B. Berardi, D. Sblendorio, R. Piccinni, V. Zizzi, A. TraficanteAUSL BA 4, Ospedale Di Venere, U.O. Clinicizzata diUrologia, Bari, Italia

Studi recenti hanno messo in discussione la neces-sità di drenare la via urinaria superiore dopo urete-roscopia non-complicata, ovvero in assenza diedema o lesioni della parete ureterale. È noto, tut-tavia, che i risultati di studi eseguiti in centri diriferimento non sono sempre riproducibili nellapratica clinica quotidiana. Scopo di questo studio èstato valutare i risultati ottenuti con il “drenare onon-drenare” i pazienti sottoposti ad ureteroscopianella nostra pratica quotidiana. Da gennaio 2000 a gennaio 2003 sono state esegui-te 144 ureteroscopie diagnostiche o operative in 108pazienti; 23 pazienti sono stati esclusi dallo studioperché portatori di patologie con indicazione asso-luta allo stenting ureterale (stenosi del giunto pielo-ureterale, stenosi e/o fistole ureterali). Nei rimanen-ti 85 pazienti sono state condotte 109 procedure,ovvero 86 frammentazioni e/o estrazioni di calcolirenali e/o ureterali, 18 controlli e/o trattamenti(biopsie e/o asportazione e/o fotocoaugulazionelaser) per neoplasie uroteliali, 5 procedure diagno-stiche per ematuria o idronefrosi. Le procedure sonostate condotte in anestesia generale o spinale e tuttii pazienti hanno ricevuto terapia antibiotica parente-rale a partire dal giorno della procedura. La necessi-tà e la modalità di drenaggio sono state stabilite dal-l’operatore. Delle 109 unità reno-ureterali sottopostead ureteroscopia, 15 non sono state drenate; lerimanenti 94 sono state drenate con doppio-J (84) o

con mono-J/catetere ureterale (10), oltre a cateterevescicale per 24-48 ore. In casi sporadici di doppiosistema o per garantire un appropriato drenaggio inpresenza di numerosi frammenti litiasici sono statiposizionati due stents doppio-J paralleli.Le 10 procedure concluse con drenaggio conmono-J o catetere ureterale non hanno presentatocomplicanze. Delle 84 procedure concluse con dre-naggio con doppio-J, una sola (1,2%) è stata asso-ciata a sepsi urinaria postoperatoria con prolunga-mento della ospedalizzazione di 5 giorni. Delle 15procedure concluse senza alcun drenaggio, 4 (26%)hanno richiesto un prolungamento dell’ospedaliz-zazione, di 5 giorni per sepsi urinaria in 2, e di 7giorni per dolore al fianco ed anuria in altre 2; tut-tavia, non è stato necessario drenare nessuna delleunità inizialmente non-drenate.Nella nostra pratica quotidiana, l’incidenza dicomplicanze tali da prolungare significativamentela degenza postoperatoria è risultata molto elevata(26%) nelle unità reno-ureterali non-drenate, tantoda sconsigliare tale condotta. Il drenaggio con dop-pio-J, pur con gli svantaggi di un’elevata incidenzadi sintomi irritativi e della necessità di una cisto-scopia per la sua rimozione se (come è nostra abi-tudine) non si lasciano fili di trazione al di fuoridel meato uretrale, ha dimostrato di essere associa-to ad una incidenza di complicanze maggiorimolto bassa (1,2%), suggerendone l’uso quando sidesidera dimettere il paziente il giorno stesso dellaprocedura. Il numero di unità reno-ureterali dre-nate con mono-J o catetere ureterale è esiguo pertrarre conclusioni certe; tuttavia, tale drenaggionon è stato associato a complicanze maggiori néminori (sintomi irritativi prolungati, necessità dirimozione con cistoscopia) e, pertanto, sembraessere una valida opzione qualora si ritenga oppor-tuno eseguire l’ureteroscopia in regime di ricoverodi uno-due giorni.

TRATTAMENTO ENDOSCOPICO DELLE STE-NOSI URETERO-ILEALI: MODALITÀ DIVERSEPER SITUAZIONI DIVERSE.L. Cormio, V. Zizzi, G. Mona, B. Berardi, D. Sblendorio, R. Piccinni, A. Callea, A. TraficanteAUSL BA 4, Ospedale Di Venere, U.O. Clinicizzata diUrologia, U.O. di Chirurgia d’Urgenza, Bari, Italia

Le stenosi uretero-ileali costituiscono una compli-canza relativamente frequente (2-15%) di questa

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derivazione urinaria; mentre in passato richiedevanospesso un trattamento “a cielo-aperto” con asporta-zione del tratto stenotico e reimpianto ureterale, conl’affinamento delle moderne tecniche endourologi-che la maggior parte di esse può oggigiorno essererisolta con un trattamento endoscopico. Si riportal’esperienza maturata negli ultimi 5 anni che, purriferita a sole 5 unità reno-ureterali, dimostra comediverse metodiche endourologiche possano essereutilizzate per ottenere la dilatazione e/o l’incisioneendoscopica delle stenosi uretero-ileali. Il primo paziente è stata trattato con dilatazione apalloncino e successivo stenting per via anterogra-da di una stenosi uretero-ileale destra comparsa 15mesi dopo il confezionamento di neovescica orto-topica tipo Camey II con anastomosi uretero-ilealetipo Le Duc.Il secondo paziente è stato trattato con dilatazioneper via anterograda di una stenosi uretero-ilealedestra in neovescica ortotopica tipo Camey II conanastomosi uretero-ileale tipo Le Duc, posiziona-mento anterogrado di uno stent doppio-J e di unfilo guida, incisione retrograda con laser ad olmiodella stenosi tra lo stent ed il filo guida, controlloureteroscopico e posizionamento retrogrado di unsecondo doppio-J parallelo al primo.Il terzo paziente, portatore di uretero-ileo-sigmoido-stomia e stenosi uretero-ileale bilaterale, è stato trat-tato in due tempi. Nel primo, è stata eseguita unadilatazione anterograda della stenosi uretero-ilealesinistra e, dopo recupero del filo guida con colosco-pio, stenting anterogrado con mono-J; si posiziona-va anche nefrotomia destra. Nel secondo tempo, siprocedeva a dilatazione anterograda della stenosiuretero-ileale destra e, dopo recupero del filo guidacon coloscopio, stenting anterogrado con mono-J. Il quarto paziente, portatore di condotto ileale tipoBricker con anastomosi uretero-ileale tipo WallaceII, è stato trattato con dilatazione anterograda dellastenosi, posizionamento di filo guida, incisione conlaser ad olmio e stenting con doppio-J.Ad un follow-up medio di 18 mesi (range 9-27), iltrattamento ha risolto l’ostruzione e la sintomatolo-gia in tutti i casi. È interessante notare che le unitàreno-ureterali del primo e del quarto paziente,nonostante l’assenza di dilatazione e di sintomi,risultano scarsamente funzionanti, probabilmenteper compromissione del parenchima da prolunga-ta ostruzione non trattata.L’esperienza riportata dimostra che la disponibilitàe la familiarità con le diverse nuove tecniche

endourologiche possono consentire di trattare inmodo mini-invasivo un numero sempre maggioredi stenosi uretero-ileali.

TRATTAMENTO DELLA CALCOLOSI DELCALICE INFERIORE CON URETEROSCOPIAFLESSIBILE E LITOTRISSIA CON LASER ADOLMIO.L. Cormio, V. Zizzi, M. Barberini, B. Berardi, D. Sblendorio, R. Piccinni, A. Callea, A.TraficanteAUSL BA 4, Ospedale Di Venere, U.O. Clinicizzata diUrologia, Bari, Italia

Scopo dello studio è stato valutare efficacia e tolle-rabilità della litotrissia retrograda ureteroscopicanella calcolosi renale del gruppo caliciale inferiore.Da febbraio 2000 a dicembre 2002 sono giunti allanostra osservazione 22 pazienti con calcolosi renaledel gruppo caliciale inferiore; in due la patologia erabilaterale ed in un caso vi era associata una malfor-mazione renale (rene a ferro di cavallo). Tutti ipazienti erano già stati sottoposti a ESWL senzaalcun beneficio. La valutazione pre-operatoria com-prendeva l’urografia e l’ecografia renale e vescicale.La procedura prevedeva l’utilizzo di uretereroscopiorigido 8 o 10 Fr (Storz) e ureteroscopio flessibiletelescopico 8,4 Fr (Circon DUR-8), nonché di laserad olmio di 15 Watt di potenza con fibre laser di 200micron di diametro. Dopo ureteropielografia e posi-zionamento di due fili guida, di cui uno di sicurez-za, si procedeva a ureteroscopia rigida (a scopo dia-gnostico e dilatativo). Si introduceva quindi l’urete-roscopio flessibile con fibra laser da 200 micron e siprocedeva a litotrissia con energia media di 1,2 J(0,6-1,7 J), con l’accortezza di evitare la formazionedi frammenti grossolani. I frammenti maggiori veni-vano rimossi con cestello Zero tip 2,4 Fr. In tutti ipazienti è stato posizionato uno stent doppio-Jrimosso dopo 3 settimane, ed un catetere vescicalerimosso dopo 48 ore. La durata media della proce-dura è stata di 100’ (50’-240’), la degenza media di4,2 giorni (4 - 5 giorni). Tra le complicanze intra epost-operatorie sono state registrate una piccola dis-continuità ureterale, risoltasi con lo stenting, ed uncaso di iperpiressia (38,4° C) risoltosi in secondagiornata con terapia antibiotica.Il follow-up medio è di 21 mesi (4-35 mesi). Tuttii pazienti sono stati sottoposti a Rx diretta renale a

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30 giorni ed ecografia renale semestrale. La per-centuale di stone-free è stata del 37,5% (9/24), alprimo trattamento, e del 62,5% (15/24), al secon-do trattamento; in 8 casi si è avuta una netta ridu-zione delle dimensioni e del numero di frammentisenza tuttavia raggiungere una completa bonifica.In un solo caso è stato necessario un terzo tratta-mento endourologico per ottenere la condizione distone-free. La litotrissia con laser ad olmio della calcolosi delgruppo caliciale inferiore è associata a bassa mor-bilità; a causa della normale curva di apprendi-mento, la percentuale di stone-free è certamentebassa nei primi casi trattati ed aumenta con l’espe-rienza. Lo svantaggio della frequente necessità diritrattamento è compensata dalla mini-invasivitàdella procedura.

IL LASER AD OLMIO NEL TRATTAMENTODEI CALCOLI DELLA VIA ESCRETRICE ALTA.A. D’Elia, S. Di LenaStruttura Semplice di Urologia, Dipartimento diChirurgia, Ospedale di Castellaneta, ASL TA/1,Castellaneta (Ta)

Il Laser impiega fibre di calibro ridotto (200 0 400micron) in grado di subire torsioni importanti(anche 180°) senza perdita di potenza. È possibilequindi impiegare ureteroscopi sia rigidi sia flessibiliil cui canale operativo può ospitare contemporanea-mente la fibra laser ed un cestello di Dormia (2.2Ch) o un Grasping in Nitinol (materiale indeforma-bile) consentendo la migliore manipolazione del cal-colo. La disponibilità di cateteri a palloncino, guideidrofiliche in Nitinol, cestelli da calcolo senza punta(O-tip), costituisce la dotazione minima obbligatoriaper affrontare gli eventuali ostacoli che possono pre-sentarsi in questo tipo di chirurgia.Con il Laser la retropulsione del calcolo è scarsa,così anche la migrazione dei frammenti. Data laminiaturizzazione degli strumenti, è necessariocomunque disporre di un sistema di irrigazioneefficace, anche forzata (SASP – Microvasive), perridurre l’effetto di polverizzazione del calcolo emantenere la visione ottimale.Nel nostro Ospedale è disponibile un Laser adOlmio della ditta Dornier (potenza massima 17Watt) e da maggio a novembre 2002 sono state ese-guite 25 ureteroscopie con strumento rigido per

calcolo ureterale ostruente e 15 ureteroscopie fles-sibili per calcoli dei calici inferiori e medi in granparte residui a ESWL (diametro 8-10 mm). Lapotenza impiegata è stata di 4-6 Watt, il tempo ope-ratorio è stato da un minimo di 30 minuti ad unmassimo di 3 ore e 20 minuti, in tutti i casi è statoutilizzato a fine intervento uno stent DJ (rimossodopo 15 giorni), la degenza media postoperatoria èstata 2 gg (1-5 giorni). Non sono stati necessariritrattamenti, 3 pazienti sono stati sottoposti suc-cessivamente a ulteriore ESWL ed in 2 è residuatauna calcolosi minima dei calici inferiori (3-4 mm).Il Laser permette, in conclusione, la polverizzazio-ne del calcolo riducendo notevolmente la strumen-tazione dell’uretere ed i potenziali rischi a ciò con-nessi. Bisogna comunque tenere presente che l’im-piego degli endoscopi flessibili comporta all’iniziomaggiori difficoltà tecniche sia per il campo visivopiù piccolo e meno nitido sia per l’orientabilitàdello strumento nelle cavità renali.

RUOLO DELL’ESWL NELLE URGENZE DELLALITIASI URETERALE.G. Dachille1, M. Bottalico1, A. Lorusso1, G. Albo1,V. Pagliarulo1, F.S. Grossi2, A. Pagliarulo1

1Urologia Universitaria II, Università degli Studi diBari; 2Divisione di Urologia, Ospedale Civile diMartina Franca, Taranto, Italia

Introduzione: Il presente studio intende verificare lavalidità e l’efficacia della litotrissia extracorporea adonde d’urto (ESWL) nella litiasi ureterale in situa-zioni d’urgenza, utilizzando il primo trattamento anon più di una settimana dall’insorgenza della sin-tomatologia o dal ricovero.Materiali e Metodi: Dal gennaio 2001 al dicembre2002 abbiamo considerato 182 pazienti, 132maschi e 50 donne, giunti alla nostra osservazione,in regime di urgenza, provenienti dal pronto soc-corso con diagnosi di sospetta colica renale. In 98(53.8%) casi le indagini strumentali hanno confer-mato il sospetto clinico ed in 88 di essi si è trattatodi una litiasi ureterale. Di quest’ultimo gruppo 12(13.6%) pazienti hanno avuto una clearance spon-tanea dei calcoli che presentavano un diametro nonsuperiore ai 4 mm, i restanti 76 pazienti sono statisottoposti a ESWL d’urgenza con primo trattamen-to effettuato a non più di una settimana dalla nostraosservazione litotritore Litostar Plus con punta-

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mento radiologico ed ecografico.Risultati: Nel gruppo dei pazienti trattati conESWL in urgenza 12 (15.7%) presentavano unalitiasi dell’uretere iuxtavescicale e del tratto intra-murale con diametro medio di 5,5 mm (range 5-7.0 mm), 57 (75%) dell’uretere lombare con dia-metro medio di 6 (range 5.5- 7.5 mm) e 7 (9.2%)del tratto alto e sottogiuntale con diametro mediodi 10 mm (range 8-15 mm). L’ESWL in urgenza siè mostrata sempre efficace al primo trattamento intutti i casi di litiasi dell’uretere iuxtavescicale edintramurale, così come nei casi di litiasi del trattolombare anche se in 20 pazienti si è dovuto ripete-re il trattamento, infine di totale insuccesso nellelitiasi dell’alto tratto dell’uretere dove si è dovutiricorrere in 2 casi a ureterolitotrissia endoscopicacon laser ad holmium ed in 5 a stenting ureteralecon rimozione endoscopica di calcolo.Conclusioni: L’ESWL in situazioni di urgenza urologi-ca è indubbiamente una valida opzione terapeuticain tutte le forme di litiasi ureterale del tratto urinariobasso con una risposta complessiva nella nostra casi-stica del 90% con buona tollerabilità da parte delpaziente alla procedura. Di fondamentale importan-za rimangono le dimensioni del diametro dei calcoli.Nella litiasi ureterale calcoli con dimensioni superio-ri al centimetro sono molto difficili da eliminare conla sola ESWL. Di scarsa importanza rimane l’impiegodell’ ESWL nelle litiasi dell’alto tratto urinario.Bibliografia1. Gonzales E, Cabrera PJ, Calahorra FFJ, Garcia CJ,Veel NR. Efficient, immediate or emergency ESWL: anattractive strategic alternative to be considered in thetreatment of renal colic. Actas Urologicas Espanolas2000; 24:7212. Holman CD, Wisniewski ZS, Semmens JB, Bass AJ.Chancing treatmmments for primary urolithiasis:impact on services and preservation in 16679 patientsin Western Australia. Br J Urol Int.2002; 90:7

LA NEFROLITOTRISSA PERCUTANEA (PCNL)MINI-INVASIVA CON AUSILIO DI STRUMENTIFLESSIBILI-ATTIVI NELLA TERAPIA DELLACALCOLOSI RENALE COMPLESSA. A. De Lisa, M. Firinu, R.M. Scarpa, P. UsaiClinica Urologica, Cagliari, Italia

Introduzione: Obiettivo del nostro studio è statoquello di dimostrare come ottenere alti tassi di

stone-free utilizzando una tecnica combinata conendoscopio rigido e flessibile nella PCNL per laterapia delle calcolosi renali complesse. L’utilizzo diAmplatz di piccolo diametro e un accesso attraver-so il calice inferiore riducono l’invasività e le com-plicanze. Materiali e Metodi: Abbiamo trattato 92 pazienti(94 unità renali) (54 donne, 38 uomini; età 22-78anni). I calcoli renali complessi erano >2.5 cm. Dopo puntura del calice inferiore sotto guida fluo-roscopica abbiamo inserito (con tecnica one-shot)la cannula di Amplatz da 18 o 24 Ch. Gli altri stru-menti ed accessori utilizzati sono stati: nefoscopiorigido e flessibile, litotritore balistico con sondarigida e flessibile, cestelli da estrazione, pinze daestrazione rigide o flessibili, Laser Ho:YAG.Risultati: Il tasso di stone-free è stato dell’86%dopo singolo trattamento (risultato confermato alcontrollo endoscopico e fluoroscopico in sala ope-ratoria al termine della procedura).Tutti i calcoli delcalice superiore o medio (sito iniziale o calcolomigrato durante la procedura) sono stati trattaticon nefroscopio flessibile ogni qual volta non pote-vano essere raggiunti con l’endoscopio rigido. Iltubo nefrostomico è stato rimosso dopo un massi-mo di 72 ore. Il tempo operatorio medio è stato di70’ (30’-185’). Solo il 14% di pazienti con piccoli(<8 mm) frammenti residui (non evidenziabili alcontrollo fluoroscopico o endoscopico al terminedella procedura) sono stati trattati con successocon ESWL. L’accesso al calice inferiore ha evitatolesioni epatiche, spleniche o toraciche più frequen-ti dopo accesso diretto al calice superiore. Le com-plicanze intra-operatorie hanno incluso una lesio-ne della pelvi in un paziente. Le complicanze post-operatorie hanno incluso un’infezione non compli-cata delle vie urinarie in 28 pazienti (35%), ostru-zione ureterale da frammenti migrati durante laprocedura (1 paziente), emorragia con necessità ditrasfusione (2 pazienti). Conclusioni: Gli Autori sostengono la validità dellatecnica mini-invasiva che consente, attraverso l’usocombinato di strumenti rigidi e flessibili, di ottenerei migliori risultati (grazie allo strumento flessibile)attraverso una completa clearance dei calcoli migrati.

A COMPARISON OF THREE DIFFERENTSOURCES OF ENERGY AFTER 1,340 URE-TEROLITHOTRIPSIES.

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F. De Marco1, G.P. Ricciuti2, L. Grillenzoni1, S.Di Nicola1, D. Fini1, F. Di Silverio2

1Stone Center INI Grottaferrata, Rome; 2Departmentof Urology, University “La Sapienza”, Rome, Italy

Introduction: There are different sources of energyto obtain the stone fragmentation, with differentmechanisms of action, different probes to transmitthe energy, different effectiveness on chemicalcomposition of the stones, different capability topotentially damage the urinary tract and to lead tocomplications. Materials and Methods: Between June 1996 andSeptember 2002, 1,340 patients with ureteral sto-nes or steinstrasse after ESWL underwent uretero-scopy. The stones location and size were (Table 1).As a source of energy to fragment the stones wecompared:• the new generation ultrasonic lithotripter Circon

ACMI USL 2000, rigid probes, size 4.5 fr;• the pneumatic lithotripter Calcusplit Storz, rigid

probes, size 3 fr;• the holmium YAG laser Dornier Medilas, flexible

probes, size 200-600 micron.Stone-free and complication rates in patients in eachtreatment group were assessed. Complete success wasdefined as radiographic absence of stones post opera-tively and we evaluated the complications due to the

use of the intracorporeal lithotripters and not due tothe ureterorenoscopes employed.Results and Conclusions: In our series of 1,340 uretero-lithotripsies, the new ultrasonic lithotripsy systemACMI USL 2000 and the Holmium YAG laser DornierMedilas resulted more effective to fragment the stonesof the urinary tract compared with the pneumaticlithotripter Storz Calcusplit, but the early complica-

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Intracorporeal lithotripter Number of patients

Pneumatic lithotripter 282 (21.0%)

Ultrasonic lithotripter 547 (40.8%)

Holmium yag laser lithotripter 511 (38.1%)

Table 2.Number of patients treated with

each intracorporeal device.

Stone location Number of patients Stones size

Upper 445 (33.2%) 10-20 mmUreter

Middle 206 (15.3%) 6-20 mmUreter

Lower 552 (41.1%) 6-20 mmUreter

Steinstrasse 137 (10.2%) 30-70 mm

Table 1.

Stones location Pneumatic lithotripsy Ultrasonic lithotripsy Holmium yag laser lithotripsy

Upper 60/87 (68.9%) 146/156 (93.5%) 194/205 (96.0%)Ureter

Middle ureter 56/62 (90.3%) 66/72 (91.6%) 69/72 (95.8%)

Distal 105/118 (88.9%) 256/263 (97.3%) 171/171 (100%)Ureter

Steinstrasse 13/15 (86.6%) 53/56 (94.6%) 66/66 (100%)

Table 3.Stone-free rates for each intracorporeal lithotripter after one endoscopic procedure.

Complications Pneumatic lithotripsy Ultrasonic lithotripsy Holmium yag laser lithotripsy

42/1,340 (3.1%) 20/282 (7.0%) 22/547 (4.0%) 0/511(0%)Minor complication

Unintentional push up 11 (3.9%) 9 (1.6%) 0major complications

Perforation 2 (0.7%) 6 (1.0%) 0

Submucosal wedging of fragments 7 (2.4%) 7 (1.3%) 0

Table 4.Complication rate due to the use of different intracorporeal lithotripters.

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tions for the ACMI USL 2000 and the Calcusplit Storzwere higher and in the same way the late complica-tions: 9 (1.0%) ureteral stenosis. No complicationswere observed in the Holmium YAG laser group. TheHolmium YAG laser Dornier Medilas seems to be aneffective and safe device to treat ureteral stones whate-ver their chemical composition. The stone-free rateafter one procedure was higher compared with theultrasonic and pneumatic lithotripters and their safetyis demonstrated by the absence of early or late com-plications. The only disadvantages observed duringthe holmium YAG laser lithotripsy was that it is timeconsuming but these data confirm that it is the idealintracorporeal lithotripter we were looking for.

COMPARISON OF A NEW ELECTROMAGNETICSHOCKWAVE SOURCE WITH HM3-MOD IN ARANDOMISED TRIAL.F. De Marco1, G.P. Ricciuti2, L. Grillenzoni1, S. Di Nicola1, D. Fini1, F. Di Silverio2

1Stone Center INI Grottaferrata; 2Department of Urology,“La Sapienza” University, Rome, Italy

Introduction: The newly developed powerfulDornier EMSE 220-XXP can now achieve a perfor-mance level equal to that of electrohydraulicsystem (HM3 mod), and therefore a randomizedstudy can contribute to answer to questions of pre-ference of shock wave source type for future deve-lopments improving ESWL in respect to fragmen-tation and side effects.Materials and Methods: To evaluate the safety andthe efficacy of the shock wave source EMSE 220F-XXP versus the Dornier Lithotripter HM3 modi-fied, 197 patients, 3 had bilateral stones, with renaland ureteral stones were treated in a randomisedway from January 2000 to April 2002.Inclusion criteria were: Patients with a ureter or kid-ney stones for whom ESWL is indicated, stone sizebetween 5 to 40 mm diameter measured on KUB,Stone localisation and positioning possible for bothlithotripters. Exclusion criteria were: Coagulationabnormalities, radiolucent stones, pregnancy, patientswith single kidney. The stones location was in Table 1.The success of the ESWL therapy was determinedaccording to freedom from stones or clinically insigni-ficant residual fragments < 3 mm (CIRF).Results and Conclusions: After the first treatment, thestone-free rate in the EMSE group was 79%; this valueincreased after a second treatment, to 86%. In the

HM3 group, the stone-free rates after one and twotreatments were respectively 66% and 76%. In theEMSE 220F-XXP group the ReESWL RATE was about13% versus a higher value of about 45% in the HM3group. The average shock waves number was 1896 inthe EMSE group versus 2755 in the HM3 group andin the same way the energy doses were 55 J in theEMSE group versus 70 J in the HM3 group. Twentypatients had auxiliary endoscopic procedures in theEMSE group compared with 28 in the HM3 group.Regarding the anaesthesia, only 6 patients of the EMSEgroup required alfentanyl because of pain, comparedwith 15 patients of the HM3 group. Only one patientof the EMSE group had a perirenal hematoma treatedin a conservative way. Our clinical study has demon-strated that the new EMSE 220F XXP seems to bemore powerful compared with the HM3 modified; infact, in a randomized series the stone free rates afterone or more treatment resulted higher in the EMSEgroup compared with the HM3 group and thereESWL rates were lower in the EMSE group. The ave-rage shock waves number was different in the differentgroups, the EMSE group received a lower number ofshock waves and then of the energy dose to obtain thefragmentation of the stones compared with the HM3group. These results indicate that in the next future wecould obtained better results with this new shockwavesource changing the “golden standard” device.

VASO ANOMALO E STENOSI DEL GIUNTO PIE-LOURETERALE: SPECIFICITÀ DIAGNOSTICADELLA TC SPIRALE.G. De Rienzo, G. Masiello, I. Martines, A. Vitarelli,G. Giocoli Nacci, A. PagliaruloUrologia Universitaria II, Università degli Studi di Bari,Bari, Italia

Introduzione: Valutare la specificità della TC spirale nel

Stone Location Group EMSE Group HM3220 F XXP MOD

Pyelum 14 (14%) 58 (58%)

Upper calyx 5 (5%) 6 (6%)

Middle calyx 29 (29%) 4 (4%)

Lower calyx 46 (46%) 25 (25%)

UPJ 3 (3%) 2 (2%)

Ureteral L1-L3 3 (3%) 5 (5%)

Table 1.

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riconoscimento di vasi anomali che incrociano l’areadel giunto pieloureterale (crossing vessels).Materiali e Metodi: Dal 1997 al 2002 abbiamo sotto-posto 49 pazienti a trattamento chirurgico per steno-si del giunto pieloureterale. Il protocollo di studioprevedeva per ogni paziente l’esecuzione di urografiaendovenosa e scintigrafia renale sequenziale conMAG3 in fase di accertamento di ostruzione, indi TCspirale al momento della scelta del trattamento chi-rurgico per evidenziare la presenza eventuale di vasianomali. In caso di loro assenza, al paziente venivaproposto un trattamento endourologico mininvasi-vo; in caso contrario il paziente veniva informatocirca l’utilità di eseguire una plastica del giunto acielo aperto (dismembered pieloplasty secondoAnderson-Hynes).Risultati: 38 pazienti sono risultati eleggibili per il trat-tamento endourologico mininvasivo della stenosi delgiunto pieloureterale (ACUCISE). In 11, invece, la TCspirale mostrava la presenza di vaso anomalo e per-tanto questi pazienti sono stati sottoposti ad interven-to di Anderson-Hynes.In 4 (36,4%) di questi 11 pazienti non è stato reperta-to alcun vaso anomalo, e pertanto la metodica hamostrato una specificità del 63,6%. Discussione: Un vaso anomalo che incroci anterior-mente il giunto pieloureterale può essere causa distenosi ed è una controindicazione all’esecuzione diun trattamento mininvasivo di questa patologia, vistala riduzione dell’efficacia terapeutica e il rischio disanguinamento. L’urografia non è affidabile nella dia-gnosi di vasi anomali: sugli urogrammi i vasi anoma-li possono solo essere suggeriti da segni indiretti. Alcontrario i vasi anomali sono direttamente visualiz-zati su angiogrammi convenzionali e le immaginisono ottimizzate nell’angiografia digitalizzata.Tuttavia l’angiografia è costosa ed è associata a rischicome il sanguinamento e la dissezione arteriosa.Inoltre le relazioni anteriore e posteriore dei vasi conil giunto pieloureterale possono essere difficili daidentificare. Pertanto, una procedura meno invasiva,meno costosa e che individui più facilmente i cros-sing vessels, è necessaria. La TC spirale ha consenti-to di migliorare la ricerca preoperatoria di un vasoanomalo. La sensibilità della TC spirale nel ricono-scere un crossing vessel è già stata valutata in lettera-tura ed è stimata essere del 89-100%. Questa meto-dica ha anche un elevato potere di risoluzione, essen-do in grado di riconoscere un vaso già dal diametrodi 2 mm. Meno dati esistono, invece, sulla sua speci-ficità. Gli studi sull’accuratezza della TC spirale

riportano una specificità del 96,6-100%, ma spesso sibasano su casistiche di meno di 50 pazienti. È segna-lata la possibilità che la TC spirale dia degli artefatti,dovuti alla ricostruzione tridimensionale del softwa-re, all’ampiezza della collimazione, allo spessore dellescansioni ed alla loro sovrapposizione, nonché allacapacità del paziente di mantenere l’apnea. Inoltrenon esiste ancora un protocollo standardizzato di ese-cuzione della TC spirale. Tutti i suddetti fattori pos-sono giustificare la discrepanza esistente fra i nostririsultati e i dati riscontrati in letteratura.Conclusioni: Sebbene la TC spirale sia una metodicamolto promettente e sia da alcuni Autori giudicata ilnuovo standard nella valutazione della stenosi delgiunto pieloureterale per un favorevole rapporto costi-benefici, la sua applicazione in questo campo è ancorasperimentale. Un reperto di assenza di crossing vesselè da giudicare affidabile e sicuro ed il paziente puòessere avviato senza ulteriori remore ad un trattamen-to mininvasivo; in caso di segnalazione di vaso anoma-lo, invece, va contemplata l’eventualità di ulterioriaccertamenti diagnostici almeno nei casi più incerti, sela presenza di un vaso anomalo può modificare la stra-tegia terapeutica.

NEFROLITOTOMIA PERCUTANEA (PCNL)NEL PAZIENTE MONORENE: NOSTRA ESPE-RIENZA.C. Di Pietro, M. Bruschi, N. Ghidini, M. Bisi, S. Saredi, G. BianchiDipartimento di Urologia, Università di Modena eReggio Emilia

Introduzione: La nefrolitotomia percutanea (PCNL) èuna metodica per il trattamento della calcolosi rena-le. Persistono, tuttavia, ancora delle perplessità neltrattare, con questa procedura, i pazienti monorene.Materiali e Metodi: Abbiamo eseguito un’analisi retro-spettiva delle PCNL eseguite dal 01/01 al 12/02. La tec-nica utilizzata prevede la creazione di uno o più acces-si ai calici che può essere eseguita alcuni giorni prima(7-3 giorni) mediante guida ecografica o in corso ditrattamento con guida radioscopica. Risultati: Su 26 pazienti sottoposti a PCNL, 3 sonorisultati essere monorene. Paziente di 37 anni, renesinistro grinzo con calcolosi a stampo e rene destrocon calcolosi a stampo dei calici inferiori. È stataeseguita PCNL in 2 tempi con accesso da due cali-ci inferiori con bonifica completa della calcolosi(cistina e fosfati). Esami pre-operatori: creatinina

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1,4 mg/dl, urea 37 mg/dl, Hb 14,0 g/dl. Esami post-operatori: creatinina 1,4 mg/dl, urea 25 mg/dl, Hb8,5 g/dl. Eseguite trasfusioni di 5 unità di sangue dicui 3 omologhe per anemizzazione. Paziente di 62anni con rene destro grinzo per calcolosi a stampo erene sinistro con calcolosi a stampo radiotrasparen-te. IRA sottoposta a dialisi e successivo posiziona-mento di DJ sinistro. È stata eseguita PCNL in 2tempi con accesso ad un calice medio con bonificacompleta della calcolosi (acido urico).Esami pre-operatori: creatinina 3,8 mg/dl, urea 88mg/dl, Hb 9,7 g/dl. Esami post-operatori: creatinina3,1 mg/dl, urea 70 mg/dl, Hb 9,0 g/dl. Paziente di70 anni sottoposta a nefrectomia destra per pione-frosi ed ascesso perirenale complicante calcolosi astampo. Per la presenza di calcolosi a stampo delrene sinistro della pelvi e di tutti i calici renali, è statasottoposta a trattamento PCNL in due tempi conaccesso da un calice superiore con bonifica dellapelvi e di un calice superiore (struvite). SuccessivaPCNL da un calice inferiore con bonifica del calicestesso, ma impossibilità ad accedere ai calici medi.Esami pre-operatori: creatinina 2,1 mg/dl, urea 80mg/dl, Hb 12,9 g/dl. Esami post-operatori: creatini-na 2,1 mg/dl, urea 79 mg/dl, Hb 9,8 g/dl. La pazien-te è in attesa di bonifica della calcolosi residua conplurimi accessi o nefrolitotomie.Discussione: La PCNL, nonostante la limitata casi-stica, è risulta essere una metodica sicura ed effica-ce con un tasso di complicanze ridotto; pertantopuò essere eseguita nei pazienti monorene senzaeccessive preoccupazioni.

CALCOLOSI URETERALE.A. Filoni, V.Giannone, S.Serio Unità Operativa di Urologia, A.S.L. Lecce 1, Presidio diCampi Salentina

Gli autori riferiscono della loro esperienza su 143 casidi calcolosi ureterale in due anni di esperienza.Le nuove tecnologie permettono di trattare oramai pervia endourologica tutte le calcolosi dell’uretere.Sicuramente di fronte a calcoli inferiori ad 1 cm, ilprimo approccio è l’ureteropieloscopia.La conoscenza anatomica e fisiologica dell’alto appara-to urinario, il crescente progresso tecnologico deglistrumenti impiegati, che sono di giorno in giorno sem-pre più perfezionati ed affidabili, l’evoluzione dei siste-mi di litotrissia intraureterale, che dalle prime sonde

ad ultrasuoni ed elettroidrauliche sono passati a quel-le balistiche e laser, l’immediato riconoscimento dellecomplicanze ed il loro tempestivo trattamento, hannofatto dell’ureteropieloscopia una metodica sicura edaffidabile. Le conoscenze anatomiche, associate alleconoscenze dell’anatomia endoscopica, hanno per-messo negli ultimi anni l’applicazione di tecniche sem-pre meno invasive. La calcolosi renale ed ureteralerimane ancora oggi una malattia sociale e come taleimpegna in maniera determinante il lavoratore e quin-di l’economia nazionale. La litiasi urinaria colpisce il12% dei pazienti nel mondo; nel 20% dei casi la cal-colosi è localizzata a livello dell’uretere ed il 70% diquesti calcoli è localizzato a livello dell’uretere distale.Il suo picco d’incidenza è maggiore fra i 20-40 anni,con un rapporto maschi femmine di 3 a 1. Nel 60% la calcolosi ureterale è inferiore a 5 mm. Nel25% dei casi fra 5-10 mm, nel 15% > a 20 mm.I risultati ottenuti sono in linea di massima sovrappo-nibili a quelli della letteratura mondiale.Nel prevenire le complicanze bisogna fare moltaattenzione nella selezione dei pazienti, allo studiodiagnostico completo e alla disponibilità di tutta lastrumentazione. Se la distanza della linea immagina-ria congiungente pelvi ed ostio ureterale, sia a livel-lo pelvico che lombare, è superiore a cm3, risulteràdifficile porre in linea l’uretere con conseguenteinsuccesso dell’ureteropieloscopia rigida. Viene pre-sentata, con un mini video clip, la tecnica con dop-pia guida per il superamento dell’ostio non compia-cente e vengono presentati due casi di calcolosi ure-terale trattati con energia laser. Secondo il nostromodesto punto di vista l’ureteroscopia oramai è unatecnica da eseguire in day surgery ed in alcuni casipuò sostituire l’ureteropielografia retrograda.

PCNL: MINI, MIDI o MAXI?A. Frattini, S. Ferretti, P. Salsi, N. Azzolini, P. CortelliniUnità Operativa di Urologia, Azienda OspedalieraUniversitaria di Parma, Parma, Italia

La nefrolitotrissia percutanea (PCNL) è attualmente iltrattamento di prima scelta nella calcolosi renale nonsuscettibile di terapia extracorporea.Le dimensioni dei calcoli, la conformazione anatomicaendorenale e la vasta gamma di strumentario endou-rologico a disposizione rendono, oggi, possibile la per-sonalizzazione del trattamento percutaneo privilegian-

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do una terapia mini-invasiva senza comprometterel’efficacia terapeutica. La scelta del tramite nefrostomi-co congruo alla conformazione endorenale e alla litia-si da trattare rende più rapida e sicura la procedurachirurgica evitando possibili traumatismi dovuti allanon perfetta armonia tra strumenti e strutture anato-miche. Un Mini-accesso percutaneo (<14 Fr) è dariservarsi a calcoli di diametro inferiore a 1,5 cm refrat-tari alla litotrissia extracorporea o su richiesta delpaziente; il successo di tale metodica è condizionatodalla disponibilità di un set idoneo allo scopo e dall’u-tilizzo di sonde e fonti d’energia per la trissia in gradodi esasperare la frammentazione dei calcoli sino a pic-colissime dimensioni compatibili con l’espulsionespontanea o con l’asportazione di pinze congrue conlo strumentario (per esempio laser ad olmio). UnMidi-accesso percutaneo (20-24 FR) consente la riso-luzione di gran parte delle calcolosi non complesse inun tempo unico; tale tecnica è più facilmente corona-ta da successo se si dispone di un sistema di trissia adenergia combinata (per esempio US+balistica). UnMAXI-accesso percutaneo (30-34 Fr) è da riservarsialla calcolosi di grosse dimensioni nelle quali la possi-bilità di estrarre grossi frammenti accorcia notevol-mente i tempi operatori, giustificando quindi unamaggior invasività.Va tenuto presente che tali tecniche possano essereanche utilizzate in combinazione qualora si rendessenecessario ricorrere a più accessi per ottenere la clea-rance completa della litiasi.Alla luce di tali possibilità riteniamo che la personaliz-zazione del trattamento è certamente da considerarsil’ottimizzazione della procedura; tutto ciò ha ripercus-sioni positive sui tempi di degenza, sulle complicanzeintra e post-operatorie con maggior comfort per ilpaziente che, correttamente informato, spesso preferi-sce una procedura percutanea, più rapida ed efficace,alla litotrissia extracorporea.

M.I.La.N: Minimally Invasive LaparoscopicNeobladder.F. Gaboardi, A. Simonato, A. Lissiani, A. Gregori,S. Galli, A. BozzolaDivisione di Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”,Milano, Italia

Introduzione: La cistectomia radicale rappresenta iltrattamento chirurgico di scelta per il carcinomatransizionale infiltrante della vescica. Dopo studi

anatomici e chirurgici effettuati su cadavere, abbia-mo sviluppato una tecnica originale di cistectomiaradicale laparoscopica con linfadenectomia pelvicae contestuale configurazione di neovescica ilealeortotopica che viene illustrata in questo video.Materiali e Metodi: La tecnica prevede tre fasi: unaprima fase demolitiva (cisto-prostato-vesciculecto-mia radicale e linfadenectomia pelvica bilaterale)per via laparoscopica, un tempo ricostruttivo extra-corporeo attraverso un’incisione sovraombelicale di5 cm (estrazione del pezzo operatorio, isolamentodell’ansa ileale, anstomosi entero-enterica, detubu-larizzazione e parziale riconfigurazione dell’ansaileale), ed una terza fase ricostruttiva laparoscopica(anastomosi uretero-ileali, anastomosi uretro-neo-vescicale, completamento del neo-serbatoio).Risultati: Abbiamo eseguito tale intervento in 6pazienti con carcinoma transizionale organo-confi-nato. Il tempo operatorio medio è stato di 380 minu-ti con perdite ematiche medie di 310 ml. Nel perio-do postoperatorio abbiamo utilizzato solo analgesicitipo FANS per il controllo del dolore. Non sono stateriscontrate complicanze post-operatorie rilevanti ed ipazienti sono stati tutti dimessi tra la 7a e la 9a gior-nata post-operatoria con catetere vescicale.Conclusioni: Secondo noi la tecnica proposta rendela cistectomia radicale laparoscopica con neovesci-ca ileale ortotopica un intervento fattibile e ripro-ducibile. Tuttavia necessita di un adeguato traininglaparoscopico per l’équipe chirurugica.

NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA ECISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICAORTOTOPICA (M.I.LA.N.).F. Gaboardi, A. Lissiani, A. Gregori, A. Bozzola, S.Galli, A. SimonatoDivisione di Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”,Milano, Italia

Introduzione: Sulla base dell’esperienza acquisita nellachirurgia laparoscopica che ci ha consentito di eseguirecon tecnica mini-invasiva una cistectomia radicale lapa-roscopica con neovescica ileale (M.I.La.N., MinimallyInvasive Laparoscopic Neobladder) abbiamo attuatoquesta tecnica su un paziente affetto contemporamenteda neoplasia vescicale e neoplasia delle alte vie effet-tuando una nefroureterectomia e una cistectomia lapa-roscopica con ricostruzione di neovescica ileale. Il pre-sente video descrive la tecnica utilizzata.

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Materiali e Metodi: Il tempo della nefroureterectomiaviene eseguito mediante l’impiego di 5 porte transpe-ritoneali e successivamente completato con il tempodella cistectomia con l’aggiunta di ulteriori 3 porte. Ilpezzo operatorio intatto viene estratto attraverso un’in-cisione sopraombelicale di 7 centimetri, estraendo perprima la porzione vescico-prostatica, poi l’uretere ed ilrene. Attraverso la stessa incisione si isolano 25 centi-metri di ileo che vengono detubularizzati e parzial-mente riconfigurati per la costituzione della neovesci-ca ileale. Successivamente la neovescica viene comple-tata laparoscopicamente con la tecnica (M.I.La.N.) el’intervento viene completato con la linfadenectomia.Risultati: Abbiamo eseguito l’intervento in due pazien-ti. Il tempo operatorio medio è stato di 540 minuti, leperdite ematiche trascurabili, inferiori ai 300 cc.Entrambi i pazienti hanno avuto scarsissimo dolorepost-operatorio, hanno presentato una ripresa dell’at-tività intestinale dopo 3 e 5 giorni e sono stati mobi-lizzati in 4a giornata post-operatoria. I pazienti sonostati dimessi dopo 7 e 9 giorni con catetere e cateteri-no ureterale che dopo controllo radiologico sono statitolti in 14a giornata post-operatoria.Conclusioni: La nefroureterectomia e cistectomia radi-cale in tempo unico sono sicuramente un interventonon comune e che quando effettuato a cielo aperto haun notevole impatto sul performance status delpaziente. La possibilità di eseguire l’intervento per vialaparoscopica, come illustrato dal video, sembra ridur-re il dolore e le sequele post-operatorie, pur rispettan-do i principi oncologici della chirurgia a cielo aperto.

PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPI-CA: COMPLICANZE PERIOPERATORIE NEIPRIMI 80 CASI.A. Gregori, A. Simonato, A. Lissiani, A. Bozzola, S.Galli, F. GaboardiDivisione di Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”,Milano, Italia

Introduzione: Valutare le complicanze perioperato-rie nei primi 80 casi di prostatectomia radicalelaparoscopica trattati consecutivamente nellanostra Unità Operativa.Materiali e Metodi: Abbiamo esaminato retrospettiva-mente 80 pazienti operati di prostatectomia radicalelaparoscopica per carcinoma prostatico clinicamentelocalizzato dal 22/1/2001 al 24/7/2002. Caratteristichedei pazienti: età media 63.8 anni (range 53-78), bodymass index medio 25.6 (range 19-32), ASA score 1 in

31 pazienti, 2 in 42 e 3 in 7, PSA medio 11.5 ng/ml(range 1.3-60). Gleason score bioptico: 10 pazienti(12.5%) 2-4, 53 pazienti (66.25%) 5-7, 16 pazienti(20%) 8-10, 1 pazienti (1.25%) HG-PIN diffuso.Ventuno pazienti avevano eseguito un trattamentoormonale neoadiuvante di durata variabile da 2 setti-mane a 3 mesi, 27 pazienti avevano già subìto unintervento chirurgico addominale sottoombelicale, 2pazienti una TUR-P e 1 pazienti una TUR-BT.Risultati: Nessun intervento è stato convertito a cieloaperto. La durata media dell’intervento è stata 218minuti (range 150-420) con perdite ematiche medie di376 ml (range 50-1000) e degenza media 4.5 giorni(range 3-9). Il catetere è stato mantenuto in media 11giorni (range 7-23). Stadiazione patologica: 18 pT2a(22.5%), 29 pT2b (36.25%), 21 pT3a (26.25%), 10pT3b (12.5%), 2 pT4 (2.5%), di cui 1 N+; Gleasonscore: 3 pazienti (3.75%) 2-4, 53 pazienti (66.25%) 5-7 e 24 pazienti (30%) 8-10. Complicanze: lesione diun’arteria epigastrica inferiore in 5 pazienti (6.25%), 1paziente (1.25%) è deceduto dopo 35 giorni per ische-mia cerebrale insorta in 3a giornata postoperatoria, 1(1.25%) ileo postoperatorio, emoperitoneo in 5pazienti (6.25%), 2 (2.5%) ritenzioni acute di urina, 6(7.5%) deiscenze dell’anastomosi vescico-uretralerisolte mantenendo il catetere per 7 giorni, 1 (1.25%)stenosi dell’anastomosi vescico-uretrale, 1 (1.25%)idrocele, 2 (2.5%) IVU dopo rimozione del catetere.Conclusioni: La prostatectomia radicale retropubica èl’intervento più praticato in pazienti affetti da carcino-ma prostatico localizzato: tale intervento è standardiz-zato e vengono riportati in Letteratura tassi di compli-canze tra il 2 e il 50% dei casi. L’approccio laparosco-pico, nella nostra iniziale esperienza, si è dimostratoriproducibile e sicuro. Non abbiamo osservato com-plicanze nel 77.5% dei casi. Complicanze minori sisono verificate nel 16.25% dei pazienti, complicanzemaggiori nel 6.25% dei casi. Con l’esperienza credia-mo che tale approccio sarà paragonabile, in termini dicomplicanze, all’intervento a cielo aperto mantenendoi vantaggi propri della laparoscopia.

APPROCCIO SOVRAPUBICO-ENDOSCOPICONELL’IPB.M. Iannucci, M. Nicolai, R. Intorno, R. TenagliaCattedra di Clinica Urologica dell’Università “G. D’Annunzio”, Chieti, Italia

Introduzione: L’adenomectomia prostatica trova indi-cazione nella ritenzione acuta e cronica e nell’insuffi-

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cienza renale da ostruzione cervico-uretrale da iper-plasia prostatica. La sovrapubica è preferibile nei sog-getti più giovani con una prostata superiore a 50-75g e nei casi di concomitante presenza di diverticoli ocalcoli vescicali intrattabili endoscopicamente.Sebbene si eviti l’iponatremia da diluizione, che puòcomparire nella TUR, vi è un aumento dell’emorragiadella loggia prostatica.Materiali e Metodi: L’uretrocistoscopia non discriminail tipo di scelta terapeutica ma è raccomandabile preo-peratoriamente in pazienti prostatici con macroematu-ria, stenosi uretrali o neoplasie vescicali ed inoltre for-nisce informazioni visive sull’anatomia vescicale e sullecaratteristiche dell’uretra prostatica. In letteratura illegame tra aspetto endoscopico e risultati del tratta-mento è poco documentato. In casi in cui vi siamacroematuria di presumibile insorgenza uretrale inun paziente in cui è indicata l’adenomectomia, consi-gliamo l’approccio combinato. Oltre a escludere causeextraprostatiche di sanguinamento, si ha una visionediretta sia della loggia prostatica, per prevenire la pre-senza di tessuto residuo, e sia dello sfintere, con minorrischio di lesione. Ci permette inoltre l’identificazionedi tutte le zone a rischio emorragico, come il monco-ne uretrale a livello dell’apice prostatico, sezionato conle forbici di Metzenbaum, e l’anastomosi della giun-zione prostatovescicale.Risultati: Nei tre pazienti operati, di età compresa tra i50 e i 60 anni, con ematuria occasionale e con l’esclu-sione di un carcinoma prostatico, il contemporaneoapproccio endoscopico ha permesso di evidenziare unbuon flusso retrogrado uretro-vescicale lasciando pre-supporre un altrettanto buon flusso anterogrado.L’ospedalizzazione è risultata essere sovrapponibile allamedia della durata degli interventi di sola adenomec-tomia sovrapubica. Non vi è stata evidenza di focolaineoplastici sia in vescica che in tutta l’uretra e pertan-to al controllo a 3 mesi, dato anche il referto istologi-co di iperplasia prostatica benigna, non è stato neces-sario effettuare ulteriori indagini diagnostiche. Al con-trollo i pazienti presentavano un notevole incrementodei valori all’uroflussometria (Qmax circa 20 ml/sec)ed un residuo postminzionale scarso all’ecografiasovrapubica (circa 10-20 cc) eseguito in almeno dueoccasioni, l’assenza di microematuria all’esame urine eil mantenimento della continenza riferito dal paziente.Conclusioni: Quando l’esame urine e l’urinocolturarisultano essere negativi, quando l’ecografia vescicalee la citologia urinaria non sono dirimenti di una pro-babile patologia neoplastica e quando il paziente pre-senta disturbi disurici non controllabili farmacologi-

camente, questa tecnica si è rivelata soddisfacente.Garantisce un adeguato trattamento dell’iperplasia,riducendone le complicanze ed inoltre allo stessotempo funge da indagine diagnostica di esclusione dialtre cause di ematuria. Non è un’indagine semplice,richiede un maggior impegno di sala operatoria e lanecessità di un corretto posizionamento del pazientenella posizione litotomica dorsale (anchilosi delleanche). L’indicazione è limitata ed è consigliabile perun maggior e più sicuro controllo della malattia e deirisultati della terapia a cielo aperto.

L’ESAME URODINAMICO PER VALUTAZIONEE INDICAZIONE AL TRATTAMENTO DELLASTRESS INCONTINENCE CON ACT (ADJU-STABLE CONTINENCE THERAPY). E. Kocjancic, M. Sadi, T. Sauter, P. Costa, A. Pacetta,Chartier-Kastler, E.J. Wachter, U. Maier, J. Slutsky,S. Crivellaro, B. FreaOspedale Maggiore di Novara, Novara, Italia

Introduzione: Differenti metodiche di sling sottouretra-li tension-free per le pazienti affette da ipermobilitàuretrale hanno guadagnato popolarità negli ultimianni. L’obiettivo degli urologi è oggi quello di dare lacorretta indicazione terapeutica utilizzando i dati otte-nuti con l’esame urodinamico. Questo studio si propo-ne di ricercare un’associazione tra il valore dell’Abdominal Leak Point Pressure (ALPP) e la massimapressione di chiusura uretrale (MPCU) con la rispostaclinica delle pazienti trattate con ACT (AdjustableIncontinence Therapy). Materiali e Metodi: L’ ACT consiste di due palloncini disilicone posizionati nel tessuto periuretrale al di sottodel collo vescicale. Ogni palloncino è collegato tramiteun condotto ad un port situato nelle piccole labbra. Ilvolume di ogni palloncino può essere quindi regolatosuccessivamente tramite il port. Su 119 pazienti tratta-te, il 55% (n=66) era stata sottoposta ad almeno unintervento antiincontinenza, inclusi infiltrazioni diagenti bullking, slinguretrali, colposospensioni o sfin-teri artificiali. All’inizio dello studio il 72% (81/112)delle pazienti avevano un ALPP <60 ed il 42%(48/115) avevano un MPCU <30 cm H20. All’ esameobiettivo il 52% (62/119) delle pazienti è stata classifi-cata come tipo II ed il 48% (57/119) come tipo III. Lostress test è stato utilizzato per valutare l’efficacia clini-ca a 6 e a 12 mesi dall’ impianto dell’ACT. Risultati: I parametri urodinamici iniziali identificava-no il 72% (81/112) dei pazienti con ALPP<60 dei quali

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il 93% (72/80) era positivo allo stress test. Al follow-up di 6 e 12 mesi, un significativo numero di questepazienti era continente: il 63% (29/46, p<0.001) e il50% (15/30, p=0.01). A 6 e 12 mesi di follow-up lepazienti continenti e mediamente incontinenti erano il78% e 87%. Inoltre all’inizio dello studio l’MPCU era<30 nel 42% (48/115) deille pazienti; il 96% (44/46)era positivo allo stress test. Al follow-up di 6 e 12 mesi,un significativo numero di queste pazienti era conti-nente: 61% (p=0.0003) e 50% (p=0.05). A 6 e 12 mesidi follow-up le pazienti asciutte e mediamente incon-tinenti erano l’82% e l’89%. A 6 e 12 mesi comparan-do il basso con l’alto ALPP (cut off 60 cmH20) l’ inci-denza di continenti allo stress test era 63% vs 53% edil 50% vs 62%. Inoltre i pazienti continenti e media-mente incontinenti erano il 78% vs 84% e l’87% vs81%. A 6 e 12 mesi comparando il basso con l’altoMCPU (cut off 30 cm H2O) l’incidenza di continentiallo stress test era 61% vs 60% ed il 50% vs 57%.Inoltre i pazienti asciutti e mediamente incontinentierano il 82% vs 79% e l’ 89% vs 82%.Conclusioni: L’ACT è una terapia utilizzabile perpazienti con un ampio raggio di valori urodinamici.L’ACT è un’eccellente possibilità di soluzione per lepazienti che hanno fallito altri interventi chirurgici. Inaccordo con lo stress test, approssimativamente l’80%delle pazienti sono continenti o mediamente inconti-nenti a 6 e a 12 mesi dall’impianto dell’ACT.

APPROCCIO LAPAROSCOPICO TRANSPERITO-NEALE PER NEFRECTOMIA E SURRENECTO-MIA: NOSTRA ESPERIENZA.G.M. Ludovico1, E. Cirillo Marucco2, F Puglisi3, F.P. Maselli1, G. Martinez3, V. Memeo3, A. Pagliarulo4

1AUSL BA/05, U.O. Urologia P.O. Gioia del Colle; 2AUSLBA/01, U.O. Urologia P.O. Andria; 3Università degli Studidi Bari, DETO Policlinico Bari, Sez Chirurgia Generale;4Università degli Studi di Bari, DETO Policlinico Bari,U.O. Urologia Universitaria II, Bari, Italia

Video : Viene illustrata la nostra esperienza su 15 casi(12 nefrectomie e 3 surrenctomie) effettuate tra il gen-naio 2001 e dicembre 2002, mediante approccio lapa-roscopico trans peritoneale. La scelta dell’approcciotrans peritoneale garantisce alcuni vantaggi: mag-gior facilità di esecuzione, migliore definizione deireperi anatomici, maggior controllo dei grossi vasiretroperitoneali, ideale per masse di grosse dimen-sioni, curva di apprendimento più rapida.

TRATTAMENTO DELLA LITIASI URETERALECON URETERORENOSCOPIA: NOSTRA ESPE-RIENZA.V. Manganini, M. Casu, A. Giuberti, L. Mazza, P. Vigano, G.R. StradaU.O. di Urologia, Ospedale San Gerardo, Monza, Milano,Italia

Introduzione: La litotrissia extracorporea è indubbia-mente il trattamento di prima scelta nei calcoli del trat-to lombare seguita in caso di insuccesso da ureterore-noscopia. Quest’ultima assume un ruolo più definito edirimente nel segmento iliaco e pelvico dell’uretere. Intale caso la URS determina oltre il 90% di stone-free.Materiali e Metodi: Abbiamo suddiviso la nostra casi-stica in due gruppi. Dal 1984 al 1993 abbiamo sotto-posto a litotrissia endoureterale 861 pazienti (863unità renali), di età compresa fra 18 e 85 anni (etàmedia 55 anni). Le complicanze sono state 39 in corsodi manovra endoscopica: 19 perforazioni ureterali (8stravasi di cui 2 hanno richiesto intervento chirurgico);in tre casi si è avuta fuoriuscita del calcolo dall’uretere;in due casi emorragia importante; una avulsione ure-terale; in 14 casi mancata progressione dello strumen-to. In 29 casi si è avuta iperpiressia postoperatoria.Il secondo gruppo comprende il periodo dal 1994 aldicembre 2002.Sono stati sottoposti a litotrissia endoureterale 392pazienti (275 maschi e 117 femmine) di età compresatra 14 e 88 anni (media 54 anni). La sede dei calcoliera così divisa: 106 (27%) uretere lombare; 286 (73%)uretere iliaco-pelvico. La dimensione dei calcoli com-presa fra 5 e 25 mm. I risultati sono stati: in 317 casibuona frammentazione; in 29 casi si è eseguita litola-passi; in 42 casi si è verificato push-up. In 4 pazienti èstata necessaria URS di completamento. In 84 pazien-ti è stato posizionato stent JJ (oltre ai 42 casi in cui si èverificato il push-up).Il tempo operatorio va da 10 a 90 minuti. La degenzapostoperatoria era compresa tra 1 e 2 giorni.Nel controllo a un mese 91,8% stone-free (96% deicalcoli dell’uretere pelvico e il 70% circa di quelli lom-bari). Nel controllo a tre mesi tutti stone-free.Le complicanze si sono verificate nel 3% dei casi: 10perforazioni ureterali (7 trattate con JJ e 3 non trattate)e 1 presenza di frammento di cateterino ureterale.Abbiamo avuto una complicanza tardiva consistente inuno stravaso urinoso da lisi dell’uretere lombare inidroureteronefrosi da piccolo frammento litiasico nel-l’uretere intramurale. Conclusioni: La riduzione di numero e di importanza

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di alcune complicanze e la scomparsa di altre sono daimputarsi sia alla maggiore manualità acquisita che alprogresso tecnologico (miniaturizzazione dello stru-mento e nuove fonti energetiche). Gli attuali strumen-ti rendono la procedura più semplice e diminuisconoi tempi di apprendimento, rendendola di fatto allaportata di tutti; l’alta percentuale di stone-free, soprat-tutto per la litiasi pelvica, rende l’URS competitiva conla litotrissia extracorporea.

NEFROLITOTOMIA PERCUTANEA NELLA CAL-COLOSI RENALE: TECNICA IN DUE TEMPI.S. Micali1, A. Celia2, R. Miano1, M. De Santis2, P. Preziosi1, C.A. Pollastri2, G. Vespasiani1, G. Bianchi2

1Dipartimento di Urologia e Radiologia, PoliclinicoCasilino, Università di Roma, Tor Vergata, Roma;2Dipartimento di Urologia e Radiologia, Università diModena e Reggio Emilia, Italia

Introduzione: La nefrolitotomia percutanea e la litotris-sia extracorporea hanno indiscutibilmente sostituitogli interventi di chirurgia a cielo aperto nel trattamen-to della calcolosi delle alte vie escretrici. L’ESWL rap-presenta la procedura migliore in caso di calcoli infe-riori ai 2 cm di diametro; la morbidità è minore rispet-to alla tecnica percutanea e la percentuale di successoè comparabile. Uno dei momenti più difficili della tec-nica PCNL è la scelta di un accesso caliceale selettivo:tale procedura dovrebbe essere eseguita possibilmenteil giorno prima dell’intervento, al fine di ridurre itempi operatori e l’esposizione radiologica.Materiali e Metodi: Da febbraio 2001 a febbraio 2002sono state eseguite 41 litotrissie percutanee per litiasirenale semplice. Il giorno precedente l’intervento ilradiologo effettuava l’accesso percutaneo sotto control-lo ecografico associato a scopia (anestesia locale); que-sto primo tempo operatorio terminava con l’introdu-zione di un tubo nefrostomico da 7 Fr. Il giorno suc-cessivo, in anestesia generale una guida veniva sosti-tuita al tubo nefrostomico e su questa si realizzava unaccesso da 30 Fr con il dispositivo NephroMax(Boston Scientific Microvasive, USA). Per la frantuma-zione dei calcoli è stata utilizzata una sorgente balisti-ca. Tutti i pazienti erano affetti da litiasi semplice concalcoli inferiori a 3 cm (range: 2-3,3 cm). Un singoloaccesso caliceale è stato sufficiente in 39/41 pazienti;solo in due casi (con calcolosi multipla) è stato neces-sario posizionare un doppio accesso. Risultati: Il tempo medio di realizzazione di un acces-

so nefrostomico è stato di 15 minuti (range 10-25minuti); in 3/41 pazienti il primo tempo ha fallito e laprocedura è stata effettuata direttamente in SalaOperatoria. Il tempo medio operatorio è stato di 40minuti (range 25-65 minuti). Le perdite ematiche sonostate minime senza necessità di trasfusioni di sangueomologo. Non si sono avute complicanze intra o post-operatorie. Il tempo medio di ospedalizzazione è statodi 4 giorni (range 3-5 giorni) e tutti i pazienti sonorisultati stone-free a 3 mesi di follow-up.Conclusioni: Il trattamento percutaneo descritto è sem-plice, sicuro ed efficace. Comparata a metodiche in ununico tempo, la tecnica a due tempi riduce i tempioperatori e l’esposizione radiologica sia dei chirurghiche dei pazienti.

TELECHIRURGICA PURAMENTE ITALIANA:MODENA AIUTA ROMA!S. Micali1, P. Bove2, M.C. Sighinolfi1, E. Vannozzi2,N. Grassi, A. Celia1, G. Vespasiani2, G. Bianchi1

1Cattedra di Urologia, Università degli Studi di Modena eReggio Emilia; 2Cattedra di Urologia, Università di RomaTor Vergata, Italia

Introduzione: La chirurgia mini-invasiva presentanumerosi vantaggi, ma sfortunatamente si associa aduna lunga curva d’apprendimento. La telechirurgia èstata sviluppata per ridurre le complicanze dovute all’i-nesperienza dei chirurghi, poiché permette ad un chi-rurgo situato in un sito operativo remoto, di guidarepasso dopo passo un chirurgo meno esperto che operain un sito primario utilizzando sistemi robotizzati, tele-comunicazioni e video-tecnologie. Riportiamo lanostra esperienza preliminare su 5 interventi laparo-scopici eseguiti con l’ausilio della telechirurgia.Materiali e Metodi: Presso l’Università di Roma “TorVergata” sono stati eseguiti 5 interventi di laparoscopiain telechirurgia assistiti dall’Università degli Studi diModena e Reggio Emilia: 2 Nefrectomie per patologiebenigne, 1 legatura delle vene spermatiche, 1 marsu-pializzazione di diverticolo vescicale ed una enucleo-resezione di carcinoma renale. Il sistema comprende:un collegamento audio e video. Con una lavagnamagnetica il chirurgo “pilota” può evidenziare grafica-mente suggerimenti sullo schermo presente in salaoperatoria ed infine, possiede anche la possibilità dicoagulare direttamente.Risultati: Quattro su cinque interventi sono stati porta-ti a termine con successo, senza complicanze intra epost-operatorie. La diverticolectomia è stata sospesa a

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causa delle difficoltà d’orientamento nello spazioextraperitoneale, successivamente è stato trattatoendoscopicamente con discreto risultato. Le duenefrectomie e la tumorectomia sono state eseguite pervia retroperitoneale, mentre il varicocele transperito-nealmente. Questi quattro interventi non hanno ripor-tato complicanze intra o post-operatorie e la degenzanon ha superato i due giorni.Conclusioni: Quest’esperienza preliminare di telechiru-ria ha dimostrato la fattibilità della metodica, e sopra-tutto la sua sicurezza. Dai risultati ottenuti è emersoche anche un chirurgo con poca esperienza laparosco-pica su una determinata indicazione, può eseguireinterventi in maniera sicura ed efficace se assistito daun collega esperto su una determinata indicazione.Riteniamo infine, che questa nuova tecnica d’insegna-mento può accelerare la curva d’apprendimento corre-lata alla laparoscopia.

PRIMA ESPERIENZA TELECHIRURGICA INITALIA: DUE ESPERTI UNISCONO LA PROPRIAESPERIENZA PER MIGLIORARE IL RISULTATO!S. Micali1, F. Porpiglia2, M.C. Sighinolfi1, R. Tarabuzzi2, N. Grassi, A. Celia1, S. De Stefani2,R.M. Scarpa2, G. Bianchi1

1Cattedra di Urologia, Università degli Studi di Modena eReggio Emilia; 2Divisione Universitaria di Urologia,Orbassano, Torino, Italia

Introduzione: La chirurgia mini-invasiva presentanumerosi vantaggi, ma sfortunatamente si associa aduna lunga curva di apprendimento. La telechirurgia èstata sviluppata per ridurre le complicanze dovute all’i-nesperienza dei chirurghi, poiché permette ad un chi-rurgo situato in un sito operativo remoto, di guidarepasso dopo passo un chirurgo meno esperto che operain un sito primario utilizzando sistemi robotizzati, tele-comunicazioni e video-tecnologie. Nella nostra espe-rienza abbiamo voluto valutare un’altra modalità diinterazione tra chirurghi esperti, eseguendo le nostreprime 5 surrenalectomie laparoscopiche. Materiali e Metodi: Presso la nostra Università sonostati eseguiti 5 interventi di surrenalectomia lapa-roscopica in telechirurgia assistiti dall’Universitàdegli Studi di Torino. Il sistema comprende: Uncollegamento audio e video. Con una lavagnamagnetica il chirurgo “pilota” può evidenziare gra-ficamente suggerimenti sullo schermo presente insala operatoria ed infine, possiede anche la possibi-lità di coagulare direttamente.

Risultati: Tutti gli interventi sono stati portati a termi-ne con successo, senza complicanze intra e post-ope-ratorie. Il chirurgo operante aveva una buona espe-rienza laparoscopica generale ed una buona esperien-za di surrenalectomie a cielo aperto ma non aveva maieseguito una surrenalectomia laparoscopica. I risultatiottenuti da questa serie preliminare sono sorprenden-ti; infatti, i tempi operatori sono stati molto contenuti,il sanguinamento è stato minimo e la degenza post-operatoria non è stata superiore a 2 giorni.Conclusioni: Questa esperienza preliminare di tele-chirurgia ha dimostrato la fattibilità della metodica,e sopratutto la sua sicurezza. Dai risultati ottenuti èemerso che anche un chirurgo esperto può benefi-ciare delle potenzialità didattiche della telechirur-gia, infatti, si sfruttano il potere di interazione tradue colleghi concentrato più sul collegamentoaudio-video che permette lo scambio di opinioni,conferma di pareri tecnici come la scelta di una viada seguire o anche confronti con la chirurgia tradi-zionale. Riteniamo, al contrario di ciò che era statodedotto in precedenza, che la telechirurgia è utilesoltanto per un rapporto docente allievo, ma èmolto efficace anche a migliorare la performancechirurgica di operatori esperti che abbiamo il desi-derio di implementare le loro indicazioni laparo-scopiche.

LA PIELOPLASTICA RETROPERITOENOSCOPI-CA SECONDO ANDERSON-HYNES.M. Milani, M. Tonelli, I. Capriotti, F. Giannunzio, P.Giuliano, E. Pierantozzi Ospedale Val Vibrata, S. Omero – U.O. di ChirurgiaGenerale. Direttore, A.S.L. Teramo, Teramo, Italia

Fino a pochi anni or sono era possibile correggere lepatologie del giunto pielo-ureterale solo mediante lachirurgia a cielo aperto ma poi si sono sviluppate tec-niche endoscopiche che hanno rivoluzionato anche inquesto campo l’approccio per il trattamento di questemalattie. Fra le varie metodiche proposte la pielopla-stica endoscopica e quella laparoscopica hanno susci-tato estremo interesse per la possibilità di ottenere imedesimi risultati mediante tecniche meno invasive. La laparoscopia o per meglio definirla la retroperito-neoscopia ha permesso l’esecuzione di svariati inter-venti anche sull’apparato urinario ed infatti oggi è pos-sibile eseguire interventi chirurgici demolitivi e rico-struttivi sul rene e sulle vie escretrici che prima eranodi esclusivo appannaggio della chirurgia a cielo aperto.

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Gli Autori presentano un caso di pieloplastica esegui-ta per via lomboscopica extraperitoneale secondo latecnica di Anderson-Hynes modificata in una pazien-te di 65 anni portatrice di idronefrosi notevole secon-daria a patologia del giunto pielo-ureterale. La paziente è stata sottoposta preoperatoriamente atutti gli accertamenti del caso che hanno portato alladiagnosi di idronefrosi secondaria a stenosi del giuntopielo-ureterale senza presenza di vasi anomali e quin-di le è stato proposta la correzione chirurgica in retro-peritoneoscopia. La posizione del paziente è quellaclassica degli interventi a cielo aperto e lo spazio retro-peritoneale viene preparato mediante la tecnica dellamanovra digitale che permette lo scollamento dei tes-suti retroperitoneali; si accede quindi alla loggia rena-le mediante il posizionamento di quattro porte di cuiuna da 10 mm e tre da 5 mm. L’intervento quindi pro-cede con l’isolamento completo della pelvi e del trattolombare dell’uretere che di solito è agevole anche setalora la presenza di briglie aderenziali possono rende-re più indaginosa la manovra. A questo punto eviden-ziata l’anomalia, si procede con la sezione della pelviper ridimensionarne il volume secondo la necessità delcaso e quindi al distacco dell’uretere. La fase ricostruttiva viene eseguita con punti continuie/o staccati con filo riassorbibile 4/0 che permette lasutura della pelvi e la ricostruzione del giunto pielo-ureterale in maniera da correggerne la stenosi e da per-mettere il normale deflusso delle urine. A protezione siposiziona uno stent ureterale doppio J che siamo soli-ti mantenere per circa un mese.Anche se i tempi inizialmente sono ovviamente piùlunghi della chirurgia tradizionale, con l’esperienzasiamo giunti a completare l’intervento in circa 90-120minuti, ma in ogni caso il vantaggio della visione rav-vicinata che permette la confezione più rigorosa dell’a-nastomosi e la metodica sicuramente meno traumati-ca per il paziente, che permette tempi di recupero piùbrevi, l’approccio retroperitoneoscopico si pone invalida alternativa alle altre forme di chirurgia.

LITOTRISSIA PERCUTANEA: NOSTRA INIZIALEESPERIENZA CON TECNICA MINIPERC.E. Montanari, A.L. Romanò, M. Serrago, G.P. Zanetti, B. Rocco, I. GoumasIstituto di Urologia - IRCCS - Opsedale Maggiore,Milano, Italia

Introduzione: La litotrissia percutanea con strumenti dicalibro ridotto (miniperc) è una tecnica utilizzata in

chirurgia pediatrica allo scopo di ridurre il traumarenale e le potenziali complicanze; attualmente tale tec-nica viene comunemente utilizzata nella popolazioneadulta, sia come tecnica unica nei calcoli di dimensio-ni contenute, che in ausilio alla tecnica tradizionale incalcoli complessi; riportiamo di seguito la nostra espe-rienza iniziale.Materiali e Metodi: Dal 1997 al 2002 172 pazienti (184unità renali) sono stati sottoposti a nefrolitotrissia per-cutanea; 11/172 pazienti sono stati trattati con tecnicaminiperc. È stato utilizzato uno strumento Olympusdal diametro di 15.9 F con con canale operativo di 7.5F e camicia di Amplatz di 14-18 F. Sono stati trattati 5pazienti con calcolo pielico, 3 pazienti con calcolo cali-ceale, 2 pazienti con calcolo pielocaliceale ed 1 pazien-te con calcolo ureterale. L’area media del calcolo è di2.4 cm2. Al termine della procedura è stata posizional-ta nefrostomia pig-tail 8-10 Ch.Risultati: Il tempo operatorio medio è stato di 81minuti; l’emorragia valutata come calo medio dell’e-moglobina è di 1.2 g/dL; il tempo medio di perma-nenza della nefrostomia 2.7 giorni. 2/11 pazientihanno necessitato di somministrazione di analgesici(media = 0.36 fl); In 2/11 pazienti abbiamo osservatoritenzione di coaguli nella via escretrice e in 1/11pazienti abbiamo osservato pielonefrite. 10/11 Pz sonorisultati stone free dopo l’intervento. In 1 caso abbiamoconvertito la tecnica miniperc in tecnica standard.Conclusioni: La tecnica miniperc nella nostra esperien-za iniziale è risultata una procedura efficace, ben tolle-rata e a basso rischio di complicanze; attualmente vieneutilizzata come alternativa alla litotrissia percutaneastandard e all’ESWL in casi selezionati.

ABLAZIONE LASER DELLE NEOPLASIE VESCI-CALI: TECNICA E RISULTATI PRELIMINARI.M. Moretti, S. Benvenuti, E. Gastaldi, P. Pittaluga,A. Cichero, B. Malcangi, M. Iacoviello, G. Zaninetta, M. Caviglione, M. VaraldoU.O. Urologia, Azienda Ospedaliera Villa Scassi, Genova,Italia

Presentiamo la nostra tecnica di ablazione delleneoplasie vescicali con laser ad olmio, eseguita invia preliminare su 10 casi; in 7 casi è stata pratica-ta anestesia spinale e in 3 anestesia endocavitariacon metodo EMDA. Utilizziamo fibre da 550micron, energia variabile da 1,0 a 1,4 joule e fre-quenza 10-14, con potenza da 10 a 19,6 Watt.Dopo esplorazione della vescica ed identificazione

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dei meati ureterali si procede ad incisione dellamucosa vescicale alla periferia del tumore, concoagulazione dei vasi afferenti. L’incisione viene poiavanzata sino ad evidenziare il grasso perivescicale,come in una comune resezione endoscopica: daquesto repere si procede a distaccare la base diimpianto del tumore progressivamente. In questamanovra, oltre all’effetto di taglio del laser, si uti-lizza l’azione meccanica della fibra che scosta iltumore dal letto di incisione; durante la manovra sicoagulano agevolmente i vasi. Al termine della pro-cedura la neoplasia è distaccata in blocco (partepapillare esofitica e base di impianto) e non siosserva sanguinamento; non è di solito necessariolavaggio vescicale e il catetere è rimosso il giornoseguente. La durata media dell’intervento è stata di15 minuti (10–20 minuti); in 8 casi il tumore èrisultato superficiale (pT –pT1 G1/G2) e in 2 casiinfiltrante (pT2/G2) ed all’ istologico dopo cistec-tomia l’ablazione laser è risultata radicale.Diversamente da altre tecniche riusciamo a conse-gnare al patologo il tumore vescicale integro conbase di impianto, in modo da permettere un esameistologico sicuro e senza artefatti degni di nota; latecnica non inficia la radicalità dell’ablazione, comemostrato nel video.

SLING CON REGOLAZIONE POST-OPERATO-RIA DELLA TENSIONE NELL’INCONTINENZAIATROGENA MASCHILE.M. Moretti, S. Benvenuti, M.VaraldoU.O. Urologia, Azienda Ospedaliera Villa Scassi, Genova,Italia

Presentiamo la nostra esperienza preliminare neltrattamento dell’incontinenza iatrogena maschilecon sling a regolazione post-operatoria della tensio-ne con il sistema REMEEX che è costituito da unasling in polipropilene e da un regolatore di tensioneda porre in sede retropubica. Si tratta di 3 pazientimaschi di età variabile da 65 a 69 anni; 2 trattaticon prostatectomia radicale senza evidenza biochi-mica di malattia e 1 trattato con resezione endosco-pica di prostatica. Tutti presentavano incontinenzada deficit sfinterico (leak-point pressure < 60 cmH2O e pressione uretrale < 20 cm H2O) con pad-testpositivo (oltre 1500 ml/die). Tecnica chirurgica: Inposizione litotomica abbiamo praticato incisioneperineale mediana ed isolamento dell’uretra bulba-

re; viene poi praticata altra incisone di 3 cm in sedesovrapubica sino ad esporre la fascia muscolare.Con una pinza da dissezione si perfora il diaframmaurogenitale ai lati dell’uretra e si crea un tunnelverso il Retzius; si procede poi al passaggio, dalperineo verso l’incisione sovrapubica, di ago tunne-ler curvo spostando l’uretra con la camicia del cisto-scopio per evitare perforazioni vescicali. Una voltaeseguiti i passaggi dell’ago si effettua controllo cisto-scopico, si assicura un filo sulla punta e l’ago vieneretratto dal perineo; i capi della sling sono legati aquesti fili e la sling viene posizionata sull’uretra bul-bare con i suoi capi che fuoriescono dalla feritasovrapubica. La ferita perineale viene suturata e insede sovrapubica viene posto il tensionatore in cuisono inseriti i capi della sling; segue sutura sovra-pubica con il regolatore di tensione che fuoriescedalla ferita stessa. Gli interventi sono durati da 40 a45 minuti, con perdita ematica trascurabile; in uncaso siamo entrati in vescica con l’ago, poi ripassa-to senza problemi. Il catetere è stato tenuto 6 giorniin questo caso e 1 negli altri e i pazienti sono statidimessi dopo 2 giorni. La regolazione della tensio-ne è stata effettuata dopo 7 giorni, in piedi, doporiempimento vescicale e con manovra di Valsalvasostenuta. Abbiamo valutato la minzione deipazienti e l’assenza di residuo, ed stato disconnessoil tensionatore. Due pazienti sono continenti a 2 e 3mesi dall’intervento, mentre il terzo (uno dei 2 sot-toposti a prostatectomia radicale) è stato sottopostoa nuova regolazione.La tecnica che abbiamo presentato è certamente anco-ra da validare, ma è facilmente eseguibile; inoltre lapossibilità di regolare la tensione della sling nel post-operatorio è certamente attraente e ci fa pensare al pos-sibile impiego come alternativa agli iniettabili.

EFFICACIA DELLA FEEDBACK TUMT NELTRATTAMENTO DELL’IPERTROFIA PROSTATI-CA BENIGNA OSTRUENTE.I. Morra1, F. Vacca2, R.M. Scarpa1

1Divisione Universitaria di Urologia, Dipartimento diScienze Cliniche e Biologiche, Università degli Studi diTorino; 2Clinica Urologica, Dipartimento di ScienzeChirurgiche e Trapianti d’Organo, Università degli Studi diCagliari, Italia

Introduzione: Negli ultimi anni sono state introdottediverse tecniche mini-invasive per il trattamento del-

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l’ostruzione minzionale da IPB, in alternativa allaTURP e all’adenomectomia. Abbiamo voluto valutarel’efficacia della Feedback Trans Urethral MicrowaveThermotherapy (TUMT) nel trattamento dell’ostruzio-ne da iperplasia prostatica benigna. Materiali e Metodi: Dal novembre 2001 fino a gennaio2003 sono stati trattati presso il nostro centro, median-te Feedback TUMT, 58 pazienti affetti da ipertrofiaprostatica benigna ostruente. I criteri di eligibilità allatermoterapia sono: PSA in range di normalità, assenzadi lesioni sospette all’esplorazione rettale, diametrolongitudinale della prostata non inferiore a 35 mm eassenza di terzo lobo. Tutti i pazienti sono stati sotto-posti preoperatoriamente a uroflussometria e studiopressione flusso, e hanno compilato l’IPSS. La valuta-zione a distanza di almeno 3 mesi dal trattamento èstata effettuata con studio pressione flusso e compila-zione dell’IPSS. I trattamenti sono stati effettuati tuttiin anestesia locale e la rimozione del catetere è avve-nuta dopo 3 settimane; a tutti i pazienti è stata pre-scritta terapia antibiotica e antiflogistica. Attualmente 33 pazienti su 58 hanno un follow-uppost-operatorio superiore a 3 mesi.Risultati: L’età media dei pazienti era di 74 anni (range:60-85); la degenza ospedaliera media è stata di 12 ore.Otto pazienti erano portatori di catetere vescicale apermanenza. Il volume prostatico medio trattato èstato di 73 cc (range: 35-203 cc). La durata media deitrattamenti è stata di 34 minuti (range: 5-70). In nes-sun caso la procedura è stata sospesa per intolleranza.L’IPSS medio preoperatorio era pari a 17.2 (range: 6-33) e dopo 3 mesi dal trattamento era di 7.81 (range:1-28); l’IPSS Quality of Life è variato da 3.45 a 1.72 nelfollow-up. Sei pazienti con catetere a permanenzahanno ripreso le minzioni spontanee dopo il tratta-mento. Il flusso massimo medio è aumentato da 6.93ml/sec a 13.29 ml/sec. Il residuo post-minzionalemedio è variato da 150 ml prima del trattamento(range: 20-400 ml) a 34 ml dopo (range: 0-72 ml). LaPdet al flusso massimo media è variata da 58.19cmH2O a 32.04 cmH2O. La massima pressione detru-soriale media è diminuita da 85.53 cmH2O a 51.25cmH2O. L’URA media si è ridotta da 34.68 a 13.72.Nella prima ora dopo il trattamento tutti i pazientihanno presentato una lieve macroematuria transitoria;il 24.2% dei pazienti è andato incontro a uno o piùepisodi di ritenzione urinaria dopo la rimozione delcatetere. Un paziente è andato incontro ad un episodiodi epididimite acuta un mese dopo la rimozione delcatetere. Dieci pazienti (30.3%) hanno lamentato pol-lachiuria, bruciore e urgenza minzionale per un perio-

do variabile da 2-3 giorni fino a 2 mesi.Conclusioni:La Feedback TUMT, con controllo intra-prostatico della temperatura, permette di regolare iltrattamento applicando la giusta potenza necessaria alraggiungimento della temperatura terapeutica. Seipazienti su 8 (75%) con catetere a permanenza hannoripreso le minzioni spontanee dopo il trattamento, esolo in 2 pazienti su 33 non si è notato un significativomiglioramento dei parametri urodinamici. I nostri datidenotano come la termoterapia sia una tecnica mini-invasiva efficace per la disostruzione soprattutto neipazienti ad elevato rischio anestesiologico.

TUMT DELLA PROSTATA MEDIANTE PLFT(PROSTALUND FEEDBACK TREATMENT) INPAZIENTI ANZIANI CON CATETERE VESCICA-LE A PERMANENZA PER IPERTROFIA PRO-STATICA BENIGNA OSTRUTTIVA. G.B. Muraro, R. Grifoni U.O. di Urologia INRCA, IRCCS (Istituto Nazionale diRicerca e Cura per Anziani), Ancona, Italia

Introduzione: Lo scopo del nostro studio è stato quellodi valutare l’efficacia e l’affidabilità della termoterapiaper via transuretrale della prostata mediante PLFT(ProstaLund Feedback Treatment)‚ in un gruppo dianziani affetti da gravi polipatologie e portatori di cate-tere vescicale a permanenza per Ipertrofia ProstaticaBenigna (IPB). Materiali e Metodi: Sono stati trattati 32 pazienti, di etàcompresa tra i 60 e 93 anni (età media 79,9) portatoridi catetere vescicale da più di un anno. I pazienti dopoi test di routine furono sottoposti a PLFT. Il 98% di essipresentava importanti comorbilità ed elevato rischioanestesiologico (22% ASA 3 e 76% ASA 4); il 68,8% fusottoposto a semplice analgesia mentre il 31,2% adanestesia spinale. Il peso medio delle prostate sottopo-ste a TUMT è stato di 58,8 g (range 40-110), il tempomedio di trattamento 60 minuti (range 42-70).L’energia media erogata è stata di 59 W (range 30-70),con una temperatura intraprostatica massima media di58,8 °C (range 48 – 71,5) mentre la necrosi media deltessuto prostatico ottenuta è stata di 24,5 g (range4–43). Risultati: Non sono state registrate importanti com-plicazioni immediate o tardive e tutti i pazienti sonostati dimessi dopo 24 ore. Dopo un periodo mediodi cateterizzazione di 4 settimane, 28 pazienti(87,5%) hanno ripreso ad urinare spontaneamente

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senza l’ausilio del catetere. Di questi, 7 (21,9%) sonoancora in follow-up, 21 (66,5%) hanno mostratouna riduzione media del volume prostatico di 20 cce 26,5 cc con una media del tempo di flusso massi-mo di 12,6 ml/sec e 12,9 ml/sec rispettivamente a 3e 6 mesi dal trattamento. Conclusioni: La TUMT mediante PLFT è una nuova edutile opzione terapeutica particolarmente indicata inquei pazienti anziani portatori di catetere vescicale perIPB che non possono essere sottoposti ad altre proce-dure chirurgiche a causa delle importanti comorbilitàda cui sono affetti. Inoltre questo tipo di trattamento,oltre a migliorare la qualità di vita dei pazienti e deiloro familiari, determina una riduzione dei costi sani-tari e sociali connessi alla cateterizzazione permanentedegli anziani.

INNESTO DI NERVO SURALE IN CORSO DIPROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPI-CA: IL VIDEO.L. Nava, G. Guazzoni, A. Cestari, A. Losa, P. Bellinzoni, L. Rigatti, P. RigattiCattedra di Urologia, Università Vita-Salute, OspedaleSan Raffaele, Ville Turro, Milano, Italia

Introduzione: In questo video riportiamo i passaggichiave del “nerve graft” con nervo surale in corso diprostatectomia radicale laparoscopica non “nervesparing”Materiali e Metodi:1) L’estremo prossimale e distale del fascio neurova-scolare viene delimitato a livello di apice e base pro-statica;2) Il nervo surale viene prelevato da un secondoteam chirurgico, impiegando un dilatatore fasciale diAlken da 15 Ch;3) Vengono selezionati circa 7 cm di nervo (la lun-ghezza del fascio neurovascolare escisso, oltre a un20% in più per compensare i fenomeni di retrazio-ne). Un punto di PDS 6-0 viene passato ai dueestremi del nervo a livello del perinevrio e il nervocosì preparato viene inserito in un tubicino digomma per proteggerne le delicate strutture e lesuture durante il passaggio nel trocar;4) Una volta inserito in addome, il nervo viene ana-stomizzato ai due estremi del fascio neurovascolare.L’apposizione del graft nervoso viene eseguita sia conl’annodamento dei due punti che con l’apposizione dicolla di fibrina;

5) Si completa l’anastomosi vescico-uretrale facendoattenzione a non lesionare il graft.Conclusioni: Il posizionamento di nervo surale in corsodi prostatectomia radicale laparoscopica è una tecnicafattibile, sicura e riproducibile. La laparoscopia, grazieal sua campo di visione magnificato ed esangue, per-mette un preciso riconoscimento delle strutture anato-miche. Un follow-up adeguato è necessario al fine divalutare i risultati funzionali della metodica.

PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPI-CA (VLRP) CON INTERPOSIZIONE DI NERVOSURALE: UNA NUOVA OPZIONE TERAPEUTICA.L. Nava, G. Guazzoni, A. Cestari, A. Losa, M. Zanoni, P. RigattiCattedra di Urologia, Università Vita e Salute, OspedaleSan Raffaele, Milano, Italia

Introduzione: È stata valutata la fattibilità, la sicurezza ela riproducibilità dell’interposizione di nervo surale incorso di VLRP non “nerve sparing”Materiali e Metodi: Tre pazienti potenti pre-intervento(età media 52.3 anni, range 49-56) a rischio per neo-plasia prostatica localmente avanzata, sono stati sotto-posti a VLRP con resezione intenzionale del fascio neu-rovascolare mono (2 pazienti) o bilateralmente (1paziente) e grafting con nervo surale. I punti chiavedella procedura sono: 1) Delimitazione del fascio neu-rovascolare (NVB) a livello dell’apice e della base pro-statica; 2) Il nervo surale viene agevolmente prelevatoimpiegando un dilatatore di Alken da 15 ch; 3) La lun-ghezza del nervo da innestare è determinato dalla lun-ghezza del NVB sezionato +/- il 20%; un punto in pro-lene 6-0 è posizionato ai due estremi del nervo. Ilnervo così preparato viene successivamente inserito inaddome attraverso la porta da 12 mm all’interno di untubo di gomma per proteggerne le delicate strutture ele suture; 4) Mediante sutura intracorporea il nervoviene anastomizzato con i monconi prossimali e dista-li del NVB. L’anastomosi nervosa viene completata conimpiego di colla di fibrina; 5) L’anastomosi vescico-ure-trale viene eseguita facendo attenzione a non danneg-giare il nervo innestato.Risultati: Tutte le procedure sono state eseguite intera-mente per via laparoscopica. Il tempo medio è stato di225 min (range 210-250) escludendo il tempo per ilgrafting del nervo che ha richiesto in media 27.5 minper ogni lato (rispettivamente 40, 30 e 20+20 min).L’esame istologico finale ha confermato la completa

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escissione del fascio neurovascolare, dove eseguita,con margini chirurgici negativi in tutti i casi. Lo stadiofinale è risultato essere pT3a, pT2b e pT3a.Conclusioni: La VLRP con innesto di nervo surale è unintervento fascinoso, fattibile, sicuro e riproducibile.Un adeguato follow-up è necessario al fine di valutar-ne l’efficacia oncologica ed andrologica.

RESEZIONE TRANSURETRALE DI ADENOMAPROSTATICO E DIVERTICULECTOMIA LAPA-ROSCOPICA SEQUENZIALE.E. Porpiglia, R. Tarabuzzi, I. Morra, C. Terrone, M. Cossu, R.M. ScarpaDivisione Universitaria di Urologia, A. O. San Luigi,Orbassano, Dipartimento di Scienze Cliniche e BiologicheUniversità degli Studi di Torino, Torino, Italia

Introduzione: L’ostruzione cervico-prostatica complica-ta da diverticolosi vescicale è una condizione clinicacon cui l’urologo deve spesso confrontarsi. Lo scopo diquesto lavoro è illustrare una tecnica endo-laparosco-pica che permette contestualmente sia la disostruzioneprostatica sia l’exeresi dei diverticoli. Inoltre, poiché ilriconoscimento della parete diverticolare è di fonda-mentale importanza durante la dissezione e nessunadelle tecniche fino ad ora riportate sembra soddisfareappieno questa esigenza, proponiamo un sempliceaccorgimento da noi impiegato durante la diverticu-lectomia.Tecnica operatoria: Si procede a tipica TUR-P di-sostruttiva impiegando il recettore di Iglesias e pre-stando massima cura alla fase emostatica.Successivamente si posiziona stent ureterale a doppioJ nell’uretere omolaterale, quindi si posiziona catetereFoley diametro 14 Ch intradiverticolare introdottomediante camicia di uretrotomo di Sachse e si gonfiail palloncino con 15-30 ml di soluzione fisiologica permantenere il catetere in sede. Un catetere tipoTiemann diametro 12 Ch viene posto in vescica e soli-darizzato al precedente. Si procede a controllo fluoro-scopico dei cateteri che permettono di distendere edetendere le due cavità, indipendentemente l’una dal-l’altra. Il paziente viene posto in posizione supina e siintroducono tre porte. Si distendono con soluzionefisiologica il diverticolo e successivamente la vescicaper apprezzarne i limiti. In tale fase può essere util-mente impiegata anche la sonda ecografica laparosco-pica introdotta attraverso una delle porte dei trocar. Siincide il peritoneo posteriore medialmente al lega-

mento ombelicale, si reperisce il deferente che vienepreservato. Si libera il diverticolo fino a individuare ilpalloncino del Foley. Si identifica il colletto diverticola-re e si incide lo stesso fino ad esteriorizzare l’estremitàdel Foley. Il palloncino del Foley viene sgonfiato e ilcatetere viene retratto in vescica evidenziando i margi-ni dell’ostio diverticolare. Sutura dell’orifizio con 2punti staccati di Dexon 2/0 e successiva distensionedella vescica per verificare la tenuta della sutura. Siestrae il diverticolo e si posiziona drenaggio tubulare.Risultati: L’intervento dura in media 240’, la degenzapostoperatoria è in media di 3 giorni. In 7a giornatapostoperatoria viene eseguita cistografia per evidenzia-re eventuali spandimenti di mezzo di contrasto e, incaso di normalità del quadro cistografico, vengonorimossi sia il doppio J sia il catetere vescicale.Conclusioni: Numerose opzioni terapeutiche sia “open”sia endoscopiche, sono state proposte nel trattamentodell’ostruzione prostatica complicata da diverticolosivescicale. L’approccio endo-laparoscopico da noidescritto si è dimostrato sicuro ed efficace, pur impli-cando tempi operatori elevati; l’impiego del doppiocatetere ed, eventualmente, della sonda ecografia con-sentono una precisa identificazione del diverticolo eduna rapida dissezione dello stesso. Riteniamo impor-tante sottolineare che con la procedura laparoscopicacontestuale alla resezione endoscopica della prostata sirisolvono, in un solo tempo, due patologie riducendoal minimo la degenza postoperatoria ed assicurandoottimi risultati estetici con una pronta ripresa delle nor-mali attività.

IL TRATTAMENTO MINI-INVASIVO DEI TUMORIRENALI: STUDIO DELLA SITUAZIONE ITALIANACONDOTTO SU INCARICO DELLA SOCIETÀ ITA-LIANA DI ENDOUROLOGIA (IEA). F. Porpiglia, G.P. Ghignone, C. Fiori, P. Destefanis,C. Terrone, C. Cracco, S. Guercio, R.M. Scarpa Divisione Universitaria di Urologia, Dipartimento diScienze Cliniche e Biologiche, Università degli Studi diTorino, Ospedale San Luigi, Orbassano, Torino, Italia

Introduzione: Negli ultimi anni l’impiego della laparo-scopia è stato esteso anche al trattamento delle patolo-gie maligne di interesse urologico come le neoplasierenali, surrenaliche e prostatiche. In particolare, perquanto riguarda il trattamento dei tumori renali (RCC)sono state prodotte numerose pubblicazioni scientifi-che relative all’efficacia ed alla sicurezza della nefrecto-

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mia laparoscopica nella cura di tale affezione.Parallelamente, sono stati proposti numerosi tratta-menti mini-invasivi (radiofrequenze, crioterapia,HIFU) per il trattamento dell’RCC. Lo scopo di questolavoro è quello di “fotografare” l’impiego e la diffusio-ne delle procedure mini-invasive nel trattamentodell’RCC in Italia.Materiali e Metodi: Nell’ambito di uno studio promos-so dall’IEA abbiamo inviato un questionario a tutte le310 Divisioni di Urologia Italiane in cui venivanorichiesti i dati relativi all’uso delle metodiche mini-invasive alternative alla chirurgia tradizionale nel trat-tamento dell’RCC. Ottenute le risposte dalle singoleDivisioni abbiamo inviato un secondo questionario atutti quei centri in cui erano state eseguite più di 10nefrectomie radicali con approccio laparoscopico chie-dendo maggiori informazioni riguardanti i dati intrao-peratori ed il follow-up oncologico.Risultati: Abbiamo ricevuto 52/310 (20%) risposte aiquestionari inviati. In 25 centri viene eseguita lanefrectomia radicale per via laparoscopica, mentre leradiofrequenze percutanee e la crioablazione vengonoimpiegate rispettivamente in 10 ed in 2 centri. Perquanto riguarda la laparoscopia, 9/25 (36%) centrihanno iniziato a trattare l’RCC tra il 1995 ed il 1999,16/25 (64%) hanno iniziato tra il 2000 ed il 2002. In22/25 (90%) centri tale tecnica viene impiegata solo incaso di tumori in stadio clinico T1 e T2; nel rimanen-te 10% anche in stadio clinico T3a. Complessivamentesono state registrate 449 nefrectomie, di cui 211 (46%)con approccio transperitoneale, 176 (39%) conapproccio retroperitoneale e 62 (15%) con approcciohand assisted. Per quanto riguarda la chirurgia conser-vativa sono state eseguite 83 enucleoresezioni laparo-scopiche in 15 centri: 23 (27%) con approccio trans-peritoneale e 60 (73%) con approccio retroperitonea-le. In 44 centri (85%) la laparoscopia è ritenuta sicuradal punto di vista oncologico. Per quanto riguarda glialtri trattamenti alternativi alla chirurgia tradizionalesono state eseguite 25 termoablazioni mediante radio-frequenze percutanee e 42 crioablazioni. Nei 12 centriche hanno risposto al secondo questionario sono stateeseguite complessivamente 205 nefrectomie radicali,110 (53%) con approccio transperitoneale e 95 (47%)con approccio retroperitoneale. Fra i due gruppi nonsono state registrate differenze significative in terminidi diametro delle lesioni trattate, tempi operatori com-plicanze, perdite ematiche, degenza postoperatoria. Inentrambi i gruppi sono state registrate 3 recidive loca-li ad un follow-up medio di 11.5 mesi (approcciotransperitoneale) e 47 mesi (approccio retroperitonea-

le) (p=NS). Non sono stati segnalati né insemenza-mento peritoneale né recidive a livello delle porte deitrocar.Conclusioni: I risultati di questo studio dimostrano chel’impiego della laparoscopia nel trattamento dell’RCC,e più in generale l’impiego delle tecniche mini-invasi-ve è ancora limitato a pochi centri in Italia. Per quan-to riguarda la laparoscopia non sembrano esserci diffe-renze fra l’approccio retroperitoneale e quello transpe-ritoneale, mentre i risultati oncologici, pur mancandoun adeguato follow-up, sembrano essere sovrapponi-bili ai risultati che si ottengono con la chirurgia tradi-zionale.

SINDROME DI CUSHING DA ADENOMA SUR-RENALICO BILATERALE: TRATTAMENTO CONSURRENECTOMIA LAPAROSCOPICA CONSER-VATIVA.F. Porpiglia1, R. Tarabuzzi1, I. Morra1, P. Destefanis3,C. Fiori3, M. Terzolo2, D. Fontana1, R.M. Scarpa1

1Divisioni Universitarie di Urologia e 2Medicina Interna I,A.O. San Luigi Orbassano (TO); 3Divisione Universitariadi Urologia II, A.O. “S. Giovanni Battista”, Torino,Università degli Studi di Torino, Torino, Italia

Introduzione: La surrenectomia laparoscopica bilatera-le espone all’insufficienza corticosurrenalica. Nel tenta-tivo di evitare l’assunzione cronica di cortico-steroidi èstata proposta per alcune patologie bilaterali la conser-vazione parziale di uno dei due surreni. Riportiamo unraro caso di sindrome di Cushing ACTH indipenden-te secondaria ad adenoma surrenalico bilaterale fun-zionante trattato con surrenectomia laparoscopicaconservativa.Descrizione del caso: Si tratta di una paziente di 47anni affetta da sindrome di Cushing ACTH indipen-dente. Alla TC era possibile visualizzare due lesioni deldiametro di 3 cm ciascuna, nel contesto di entrambi isurreni che apparivano disomogenei. La scintigrafiacon iodocolesterolo documentava ipercaptazione deltracciante bilateralmente. Si decide quindi di sottopor-re la paziente a surrenectomia bilaterale con tentativodi conservazione del surrene di destra.Materiali e Metodi: Si posiziona la paziente in decubi-to laterale sinistro. Si incide il peritoneo sottoepatico esi evidenzia una massa surrenalica destra. Si isola ilsurrene dapprima lungo il margine superiore e si pro-segue l’isolamento lungo il margine inferiore e il mar-gine cavale sino a evidenziare la vena surrenalica. Sicompleta la dissezione del surrene mediante legatura

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con clip e sezione dell’arteria surrenalica inferiore. Sireperisce il limite tra massa e surrene e mediante dis-sezione con elettrocoagulazione si separa l’adenomadal surrene. La sezione è completata mediante l’ausiliodi endogia. Si ispeziona il surrene residuo alla ricercadi altre possibili lesioni. Il surrene viene quindi libera-to da un piccolo nodo che all’esame estemporaneorisulta essere costituito da tessuto adiposo. Il surreneliberato dalla massa riprende la sua forma originale aberretto frigio mantenuto in sede dal peduncolovascolare principale che è stato preservato. Si procedequindi alla surrenectomia controlaterale. Incisione dellegamento colon-diaframmatico. Medializzazionedella milza mediante incisione del legamento spleno-parietale fino ad evidenziare i vasi gastrici brevi.Esposizione della loggia surrenalica e tipica surrenec-tomia laparoscopica sinistra.Risultati: L’intervento è durato 180 minuti. Le perditeematiche sono state stimate intorno ai 150 cc. Il decor-so postoperatorio è stato regolare. La paziente è statadimessa in 5a giornata postoperatoria.

LA SURRENECTOMIA LAPAROSCOPICA BILA-TERALE È PROPONIBILE NEL TRATTAMENTODELLA SINDROME DI CUSHING?F Porpiglia1, R. Tarabuzzi4, P. Destefanis2, C. Fiorib, Terzolo3, R.M. Scarpa1, D. Fontana4

1Divisione Universitaria di Urologia, Dipartimento diScienze Cliniche e Biologiche, Università degli Studi diTorino, Ospedale San Luigi; 2Divisione Universitaria diUrologia II, Dipartimento di Discipline Medico-chirurgi-che, Università degli Studi di Torino, Ospedale SanGiovanni Battista; 3Clinica Medica I, Dipartimento diScienze Cliniche e Biologiche; 4Università degli Studi diTorino, Ospedale San Luigi, Orbassano, Torino, Italia

Introduzione: Nell’ultimo decennio la laparoscopia haassunto un ruolo preminente nel trattamento dellepatologie surrenaliche; tuttavia il ruolo di questa tec-nica nel trattamento di lesioni surrenaliche bilaterali èa tutt’oggi materia di vivace dibattito. Lo scopo di que-sto studio è quello di dimostrare, mediante un con-fronto con la tecnica “open”, l’efficacia e la sicurezzadella surrenectomia laparoscopica bilaterale nel tratta-mento dei pazienti affetti da sindrome di Cushing.Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettiva-mente i dati relativi ai pazienti sottoposti a surrenecto-mia bilaterale per sindrome di Cushing presso lanostra Divisione dal gennaio 1989 al tutto il 2002. Lapopolazione dello studio è risultata composta da 23

pazienti: dieci pazienti sono stati trattati mediante tec-nica “open” con approccio laparotomico mediano, 13pazienti (gruppo B) mediante tecnica laparoscopicacon approccio transperitoneale o retroperitoneale. Ilconfronto fra le due metodiche è stato condotto analiz-zando i seguenti parametri: tempi operatori, perditeematiche, complicanze intra e postoperatorie, utilizzodi farmaci antidolorifici, degenza postoperatoria e riso-luzione della patologia endocrinologica. Le elaborazio-ni statistiche sono state condotte mediante t test diStudent, Fisher exact test, test del Chi quadro. Risultati: I tempi operatori medi sono stati181.2±13.14 minuti per il gruppo A contro 234±39.11min per il gruppo B. (p<0.05) Le perdite ematiche sti-mate sono state 425 ml per il gruppo A contro 340 mlper il gruppo B (p=ns). Sono state registrate compli-canze intraoperatorie in 1 caso (10%) del gruppo A(lesione dell’ilo renale) ed in due casi (15%) del grup-po B (p=ns). In questi ultimi due casi è stata necessariala conversione chirugica dell’intervento. Il consumomedio di farmaci antidolorifici (buprenorfina cloridra-to) è risultato 2.2 fiale per il gruppo A e 1.2 fiale per ilgruppo B (p<0.05). È stato registrato un solo caso dicomplicanza postoperatoria nel gruppo A (spandimen-to perirenale di urina) mentre non sono stati osservatiepisodi tromboembolici nei due gruppi. Il tempo didegenza media è stato 14.5 giorni per i pazienti delgruppo A e 5.42 giorni per quelli del gruppo B(p<0.05). In tutti i casi trattati si è osservata la guari-gione dalla malattia endocrinologia.Conclusioni: Alla luce dei risultati di questo studio rite-niamo che la surrenectomia sia una valida opzione neltrattamento dei pazienti affetti da sindrome diCushing, tuttavia riteniamo che la procedura debbaessere eseguita soltanto da chirurghi esperti in laparo-scopia del surrene, che debba essere riservata solo acasi selezionati dopo attenta valutazione preoperatoria.In queste condizioni la surrenectomia laparoscopicabilaterale è una procedura sicura ed efficace al paridella tecnica “open”.

MACROPLASTIQUE NELLA ISD.N. Proscia1, G. Masiello1, V. Pagliarulo1, G. de Rienzo1, G. Giocoli Nacci1, L. Larocca2, A. Pagliarulo1

1Urologia Universitaria II, Università degli Studi di Bari;2Divisione di Urologia, Ospedale civile di Martina Franca,Taranto, Italia

Obiettivo: dimostrare, con l’ausilio di un filmato, la faci-

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lità di esecuzione di una tecnica miniinvasiva per lacorrezione dell’incontinenza da stress da deficit sfinte-rico intrinseco, la sua effficacia a fronte di un rischiooperatorio minimo e la possibilità di attuazione in regi-me di “day surgery” od “over night stay.”Introduzione: Il ricorso all’uso di “Bulking agent” neltrattamento del deficit sfinterico puro (incontinenzatipo III di Blaivas) non è certo pratica recente. Piùvolte, in passato, l’introduzione di nuovi materialiiniettabili in situ, ha suscitato facili entusiasmi che,presto o tardi, hanno lasciato il campo a disillusioniriconducibili a: dissoluzione o rissaorbimento delmateriale stesso; fenomeni di migrazione da partedello stesso con pericolosi episodi trombo-embolici;fenomeni di farmaco-intolleranza che hanno provoca-to pericolose reazioni flogistiche locali. L’introduzionedi materiali di ultima generazione sembra aver supera-to questi problemi, offrendo inoltre vantaggi tipo: ladurata nel tempo (Macroplastique ormai in uso in UKdal 1991 e da qualche anno in trial in US); la nonmigrabilità (Macroplastique-ACT); la facile localizza-zione con tecniche di ricerca d’immagine: ultrasuoniper Macroplastique e Duratsphere ed Rx per ACT perla ricerca della posizione nel folow-up. Rifacendosi allaclassificazione della S.U.I. di Blaivas Olson e conside-randone la fisiopatologia, enfasi è stata posta in passa-to sull’utilizzo dei vari “Bulking Agent” solo nel tipo III(I.S.D), ma studi più recenti (Barranger et al.) allarga-no l’indicazione anche alle forme di incontinenza daipermobilità. Nella nostra breve esperienza (12 mesi),abbiamo preferito mantenere un atteggiamento piùtradizionale, limitando l’uso del Macroplastique aforme di tipo III, solo in pochi casi associate a lieveipermobilità.Materiali e Metodi: Sono state selezionate per l’iniezio-ne di Macroplastique 10 donne, di età compresa tra i40 e 59 anni.La valutazione pre operatoria comprendeva:Stress test in ortostasi e posizione assisa; Pad test (piùdi 3-4 al dì); Q tip test negativo; Cistomanometria condetrusore stabile; VLPP < 60 cm H2O; MUCP < 30-40cm H2O; PPU dinamico nella norma.La tecnica operatoria prevedeva: paziente in anestesiaepidurale (per permettere il riflesso della tosse a“domanda”) o locale in posizione litotomica (angolofra asse longitudinale della coscia e piano orizzontaledi 60°). Con la tecnica descritta nel filmato si infiltra-no 2.5 cc di Macroplastique alle ore 6 e 1.25 cc rispet-tivamente alle ore 10 e 02. Si poziona catetere 14-16Fr, che viene rimosso mediamente dopo 18 ore. Il fol-low-up comporta stress test, ETG trans vaginale e RPM

a 3 e 6 mesi, ed ancora stress test, cistomanometria,PPU, VLPP ed endoscopia ad 1 anno.Risultati: In tutte le pazienti la procedura è durata dai20 ai 35 minuti, con lo stress test che si è negativizza-to intraoperatoriamente; alla rimozione del catetere,tutte hanno ripreso a mingere spontaneamente conassenza di RPM e stress test negativo. Al follow-up di3 e 6 mesi lo stress test è stato negativo ed il RPMassente, posizione conservata. Quattro pazienti hannoriferito la presenza di disturbi irritativi della minzionecon urinocoltura positiva, trattati con antibiotico tera-pia. Solo tre pazienti hanno avuto il controllo annuale,con risultati soddisfacenti.Conclusioni: Se si considera che nel rapportonumerico la ISD (Deficit Sfinterico Intrinseco) èdecisamente meno frequente della ipermobilità, cisi rende conto della più rara indicazione di questatecnica di Bulking rispetto a quelle di sospensionee dei numeri che un centro non di riferimento puòtrattare in 12 mesi. Anche con queste limitazioni,ma soprattutto con riferimento alla letteratura, sipossono riconoscere le motivazioni della facile dif-fusione di questa tecnica, riassumibili in: facilità diesecuzione, tempi brevissimi di degenza, possibili-tà di esecuzione in anestesia locale, elevata com-pliance della paziente e del chirurgo, facili follow-up basati sia su dati soggettivi che oggettivi (ultra-suoni), ripetibilità dell’atto chirurgico in caso dirisultato incompleto, vantaggi economici per l’Ente(DRG), rapido recupero.Bibliografia:1. Lightner D. Curr Opin Urol 2002, 12:333-338; 2.Barranger E. J Urol 2000, 164:1619

TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO DI CISTICONGENITA DELLA VESCICOLA SEMINALEASSOCIATA AD AGENESIA RENALE IPSILATE-RALE: CASE REPORT.E. Ricci Barbini, G. Cretì, N. Sebastio, E. Beccia, M.Santodirocco, V. Ricci BarbiniDivisione di Urologia, Ospedale “Casa Sollievo dellaSofferenza”, IRCCS, San Giovanni Rotondo, Foggia, Italia

Introduzione: Le malformazioni congenite delle vesci-cole seminali si riscontrano raramente nell’adulto,eccezionalmente in età pediatrica e, nella maggiorparte dei casi, consistono in formazioni cistiche divolume variabile da pochi centimetri fino ad assume-re, in qualche caso, le caratteristiche di una massa insede pelvica. Le cisti delle vescicole seminali, in circa i

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2/3 dei casi, si associano ad agenesia renale ipsilatera-le; tale reperto è riconducibile alla comune derivazio-ne embriologica dal mesonefro da parte della gemmaureterale e dell’abbozzo primitivo delle vescicole semi-nali. Descritte per la prima volta da Zinner nel 1914,sono stati segnalati in Letteratura, a tutt’oggi, circa 150casi di cisti delle vescicole seminali che rimangono, ingenere, silenti sul piano clinico fino alla 3-4a decade divita, esordendo con disturbi minzionali, disuria, epi-sodi di orchiti ed epididimiti, eiaculazione dolorosa,emospermia, tensione perineale ed infertilità. In alter-nativa al trattamento chirurgico tradizionale, piùrecentemente sono stati riportati in Letteratura i primicasi di exeresi di cisti delle vescicole seminali conapproccio laparoscopico transperitoneale.Case Report: Gli Autori descrivono un caso di cistidella vescicola seminale sinistra associata ad agenesiarenale ispilaterale osservata in Z.G., paziente di 22anni, il cui quadro clinico di presentazione apparivapiuttosto scarno e sfumato, emergendo solo un mode-sto e saltuario dolore gravativo in sede ipogastricaassociato ad una “fastidiosa” sensazione di tensione insede perineale insorta negli ultimi 3 mesi. L’ecografiaaddominale e pelvica evidenziava l’assenza del renesinistro ed, in sede pelvica, la presenza di una volumi-nosa formazione cistica ipo-anecogena, mediana,retrovescicale, la cui sede d’origine veniva meglio defi-nita con l’ecografia prostatica transrettale, a partenzadella vescicola seminale sinistra. L’Rx cistografica min-zionale rilevava la compressione e la dislocazione dellavescica da parte del processo espansivo endopelvico,mentre l’RMN descriveva meglio le caratteristichemorfo-strutturali e topografiche della suddetta neofor-mazione (11 x 8 cm), situata in sede mediana, tra ilretto e la vescica, con il limite superiore passante perle ali iliache ed il limite inferiore in corrispondenzadella sinfisi pubica. La cistoscopia documentava lapresenza dell’emitrigono destro, in assenza del meatoureterale sinistro. Il paziente è stato sottoposto a trat-tamento laparoscopico transperitoneale, utilizzando 4porte (1° trocar da 12 mm ombelicale per la videoca-mera; 2° trocar da 10 mm subito sotto l’ombelico, sulmargine laterale del muscolo retto sinistro; 3° da tro-car 5 mm sul margine laterale del muscolo rettodestro; 4° da trocar 5 mm in fossa iliaca destro. Ladurata dell’intervento è stata di 270 minuti, con perdi-te ematiche stimate intorno a 120 cc. Il decorso post-operatorio è stato regolare, senza complicanze di rilie-vo; il drenaggio tubulare è stato rimosso in 2° giorna-ta ed il paziente è stato dimesso in 3° giornata. L’esameistopatologico ha confermato la derivazione della for-

mazione cistica dalla vescicola seminale e l’assenza diresidui displastici renali ed ureterali.Discussione: L’anomalo sviluppo embriologico checoinvolge la gemma ureterale e l’abbozzo delle vescico-le seminali, strutture legate dalla comune matricemesonefrica, determina, intorno alla 12a settimanagestazionale, da un lato la mancata induzione per losviluppo del blastema metanefrico e la conseguenteagenesia o displasia renale, dall’altro l’atresia o la steno-si del dotto eiaculatore ed il conseguente sviluppo dellacisti della vescicola seminale. Sul piano clinico posso-no emergere sintomi da irritazione vescicale (frequen-za, urgenza, disuria), sintomi da distensione della cisti(dolore perineale o sovrapubico, dolore post-coitale,emospermia), sintomi più generici di prostatismo edepididimite cronica. Il trattamento è indicato solo neicasi sintomatici, riservando ai casi diagnosticati inci-dentalmente il periodico controllo clinico-strumentale.Se l’atteggiamento conservativo della puntura ed aspi-razione della cisti è associato al rischio di recidiva, allaricomparsa della sintomatologia clinica ed alla possibi-le infezione, il trattamento chirurgico tradizionale acielo aperto (transvescicale, transperitoneale, sagittaleposteriore transcoccigeo) risulta piuttosto invasivo egravato da una significativa morbidità. L’approcciolaparoscopico nel caso trattato, così come rilevato nel-l’esiguo numero di casi trattati e riportati in Letteratura,ha consentito un comodo accesso ed un’eccellenteesposizione dello spazio retroprostatico-vescicale, faci-litando così un accurato controllo dell’emostasi, l’age-vole dissezione della cisti dalle strutture adiacenti. Lascarsa invasività chirurgica, la bassa morbilità, il lievedolore postoperatorio, la breve degenza ospedaliera, lacompleta risoluzione dei sintomi rappresentano deglievidenti vantaggi dell’approccio laparoscopico tale daessere già proposto quale trattamento di scelta per lemalformazioni delle vescicole seminali.

RARA OSTRUZIONE DINAMICA DEL GIUNTOPIELOURETERALE: UN DILEMMA DIAGNOSTI-CO ED UN ENIGMATICO PROBLEMA TERA-PEUTICO.A. Rippa1, S. Tzoumas1, M. Tura1, G. Consolazione1, S. Biancorosso1, F. Morana2

1Unità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza, Monza (MI); 2U.O Urologica di Ragusa, Italia

Introduzione: Paziente con coliche renali ricorrenti,con bacinetto renale sinistro ampollare in alcune

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pose delle urografie (3), negative per litiasi e perostruzioni della via escretrice, ecografie (8) con sal-tuarie minime pielectasie intermittenti, assenza dispot litiasici. Tre scintigrafie renali con curva dascarico al renogramma con modesta ostruzioneprontamente risolta con il test diuretico. TAC nega-tiva per litiasi e neoformazioni.Materiali e Metodi: Il paziente è stato sottoposto a3 ureterorenoscopie nei 5 anni di sintomatologiaalgica con esito diagnostico negativo. Soltanto l’ap-plicazione del DJ (3) placava le coliche, tuttavia iltutore era mal tollerato per uno stato di irritazionevescico-psicologica. Veniva infine inviato al nostroCentro per eseguire una endopielotomia percuta-nea. Alla pieloscopia percutanea il giunto si pre-sentava pervio e dopo una giusta attesa ed unaastensione terapeutica, nel momento della rinunciaabbiamo individuato la causa della ostruzionegiuntale.Conclusioni: Il paziente manteneva la nefrostomia per1 mese, con prove di chiusura e controlli contrasto-grafici favorevoli. Alla rimozione della nefrostomia nonha più accusato sintomatologia. Tre anni di follow-upnegativi con controllo urografico di normalizzazionepielica e renogramma normalizzato.

L’APPROCCIO COMBINATO (URS-PCN) NELLACALCOLOSI RENOURETERALE MULTIPLA.A. Rippa, S. Tzoumas, M. Tura, G. Consolazione, S. BiancorossoUnità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza, Monza (Mi), Italia

Introduzione: Vi sono casi di calcolosi difficile o multi-pla reno-ureterale che sono irrisolvibili con la litotris-sia extracorporea perché indovati in camere di edemaperilitiasico, perché multipli o di volume non idoneo.Queste situazioni patologiche complesse o complicatepongono il terapeuta di fronte a scelte strategiche didifficile soluzione.Materiali e Metodi: Un’alternativa terapeutica effi-cace ed elegante è l’approccio combinato transure-trale e percutaneo (URS + PCN) poco conosciuto epraticato, una scelta terapeutica da noi denomina-to “Rendez-vous” endourologico, nel ricordo di uncorso di endourologia quando due operatori(Valdivia, Rippa Valencia, Venezuela 1991) affron-tarono in comunione la stessa patologia litiasica

complessa per due vie contrapposte (URS-PCN).Una sola via a volte potrebbe essere inefficace,incompleta e/o potrebbe richiedere distinte o variesessioni terapeutiche (endoscopiche o endoscopi-che seguite da ESWL).Al contrario in tempo unico, con paziente in decu-bito supino, con minima invasività l’approcciocombinato rappresenta una spettacolare e risoluti-va soluzione strategico-terapeutica.Risultati: Si presentano alcuni casi emblematici conparticolare attenzione alla posizione del pazienteed alle regole di puntura percutanea in decubitosupino.

LA PUNTURA PERCUTANEA: DECUBITOPRONO E SUPINO A CONFRONTO.A. Rippa, S. Tzoumas, M. Tura, A. Inferrera, G. ConsolazioneUnità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza, Monza (Milano), Italia

Introduzione: La tecnica della puntura percutaneaprevede non solo la conoscenza della posizioneanatomo-topografica del rene ma soprattutto unapropria rappresentazione stereoscopica delle dira-mazioni caliciali che l’operatore deve immaginarsie “vedere” proiettata sulla cute della regione dorso-lombare, dove si apre la “finestra anatomica” del-l’accesso percutaneo.Materiali e Metodi: La XII costa, la cresta iliaca e lalinea ascellare posteriore sono i reperi di orienta-mento cutaneo. Colon e pleura debbono essere rigo-rosamente rispettati per evitare le più temute e gravicomplicanze. Il decubito prono è la posizione piùusuale per gli urologi, con paziente piana o inclina-ta sotto controllo radioscopico e raramente con pun-tamento ecografico. Questa posizione preoccupa glianestesisti per problemi emodinamici, respiratori eper incidenti articolari e di decubito.Risultati: La posizione supina viene utilizzata incaso di approccio combinato transuretrale (URS)e percutaneo e da alcune scuole endourologicheviene privilegiata per i vari vantaggi, tra i quali laprevenzione del rischio di perforazione colica.Uno studio con TAC spirale dimostra le variazio-ni anatomiche ed i vantaggi di procedura di que-sta posizione rispetto alla posizione prona tradi-zionale.

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DECUBITO PRONO E SUPINO A CONFRON-TO NELL’ACCESSO PERCUTANEO AL RENE.A. Rippa, S. Tzoumas, M. Tura, A. Inferrera, G. ConsolazioneUnità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza (Mi), Italia

Introduzione: La tecnica della puntura percutanea pre-vede non solo la conoscenza della posizione anatomo-topografica del rene ma soprattutto una propria rap-presentazione stereoscopica delle diramazioni calicialiche l’operatore deve immaginarsi e “vedere” proiettatasulla cute della regione dorso-lombare, dove si apre la“finestra anatomica” dell’accesso percutaneo.Materiali e Metodi: La XII costa, la cresta iliaca e lalinea ascellare posteriore sono i reperi di orienta-mento cutaneo. Colon e pleura debbono essere rigo-rosamente rispettati per evitare le più temute e gravicomplicanze. Il decubito prono è la posizione piùusuale per gli urologi, con paziente piana o inclina-ta sotto controllo radioscopico e raramente con pun-tamento ecografico. Questa posizione preoccupa glianestesisti per problemi emodinamici, respiratori eper incidenti articolari e di decubito.Risultati: La posizione supina viene utilizzata incaso di approccio combinato transuretrale (URS) epercutaneo e da alcune scuole endourologicheviene privilegiata per i vari vantaggi, tra i quali laprevenzione del rischio di perforazione colica. Unostudio con TAC spirale dimostra le variazioni ana-tomiche ed i vantaggi di procedura di questa posi-zione rispetto alla posizione prona tradizionale.

CALCOLOSI CALICIALE PERIFERICA DI DIF-FICILE ACCESSO PERCUTANEO: TECNICHEE STRATEGIE OPERATIVE.A. Rippa, S. Tzoumas, M. Tura, A. Inferrera, G. Consolazione, S. BiancorossoUnità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza (Mi), Italia

Introduzione: I calcoli indovati in calici dei gruppi me-dio-superiore, non trattabili con ESWL per volume oper rapporto volume-infundibulo non favorevole nonsono sempre aggredibili per via percutanea diretta, co-me invece lo sono quelli del gruppo caliciale inferiore.Materiali e Metodi: Il caso è risolvibile se esistono i

presupposti per una individuazione del calcolo, lalitolapassi o litotrissia dello stesso con strumenta-zione flessibile in presenza di un infundibulo com-piacente o previa infundibulotomia. Presentiamo lastrategia percutanea, lo strumentario endoscopico elo strumentario ancillare da impiegare caso per casoin una serie emblematica. La terapia endoscopicapuò risolvere casi di calcoli indovati in calici perife-rici medio-superiori anche con puntura diretta, sesi conoscono le regole per evitare la lesione dellapleura e del polmone. Nei casi non trattabili l’alter-nativa è la chirurgia a cielo aperto con l’eminefrec-tomia polare superiore o con difficili interventi dinefrolitotomia o infundibulotomia chirurgica.Conclusioni: La conoscenza di accorgimenti strategiciparticolari, trucchi e disponibilità di strumentario sofi-sticato sono indispensabili per ottenere la soluzionepratica, “mininvasiva” dei calcoli di difficile approccioendoscopico, non idonei alla ESWL.

ACUCISE AT WORK: ENDOSCOPIC OVERVIEWIN THE STRICTURES OF URINARY WAY.A. Rippa, S. Tzoumas, M. Tura, G. Consolazione, S. BiancorossoUnità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza (Mi), Italia

Introduzione: Tra le procedure “minimanente invasi-ve” eseguibili per via transuretrale, in opzione alter-nativa alle procedure percutanee, sta sempre piùaffermandosi la via retrograda alla patologia stenoti-ca dell’uretere, alle stenosi delle anastomosi uretero-intestinali ed alle ostruzioni del giunto pielo-uretera-li. Oltre all’interventistica endoscopica, si propongo-no strumentazioni “squisitamente” endourologicheeseguibili sotto esclusivo controllo fluoroscopico.L’Acucise è sicuramente la più sofisticata ed efficacearma attualmente disponibile nelle mani dell’urologoche lo può utilizzare con una certa tranquillitàsoprattutto nelle stenosi secondarie, postchirurgiche.Materiali e Metodi: Presentiamo alcuni casi emblemati-ci di trattamento endourologico di stenosi in anasto-mosi uretero-intestinali che per cautela ed anche ascopo speculativo sono stati controllati endoscopica-mente: ciò ha consentito una progressiva incisione perottenere un’efficace apertura dell’ostruzione evitandoun “overtreatment” che avrebbe potuto determinarelesioni delle strutture contigue. In un caso di stenosi

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primaria del giunto pielo-ureterale l’incisione transure-trale della stenosi con Acucise è stata “assistita” endo-scopicamente da una porta percutanea, nell’intento diprovvedere ad un’eventuale lesione vascolare, dopouna completa ma dubbia diagnostica per immagini. Risultati: Questa preoccupazione ci ha permesso di se-guire “passo a passo” le varie fasi operative dell’Acuciseed il risultato della metodica che, per non togliere “l’ef-fetto della diretta” rinviamo alla visione del video.

RUOLO DELLA TUR NELLA TERAPIA RADICA-LE ENDOSCOPICA DEL CARCINOMA PROSTA-TICO.A. Rippa, M. Pedesini, S. Tzoumas, M.Tura, A. Inferrera, G. ConsolazioneUnità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza (Mi), Italia

Introduzione: Es posible efectuar una terapia radicaldel carcinoma prostático en stadio T1-T2 solamenteaplicando el sistema de resección a baja presión controcar suprapubico.Materiali e Metodi: La baja presion intraoperatoria pre-viene la sindrome da RTU y permite la resectión radi-cal de toda la capsula prostatica.Risultati: Un grupo de Autores estan analizando susresultados en un largo número de pacientes someti-dos a terapia endoscópica radical en el carcinomaprostático. La ausencia de incremento del APS en elseguimiento y la ausencia de tejido tumorál residuoen la celda prostatica en la resectión de restaging,propone esta solución terapeutica como valida alter-nativa a la cirugía abierta.Conclusioni: Sovretodo en pacientes con riesgo opera-torio alto, de edad superior a 70 anos, y por factorespersonales, la terapía endoscópica radicál en el carci-nóma prostático localizado, puede ser una valiosaalternativa a la cirugia a cielo abierto.

LA NEFROSTOMIA “FAI DA TE”: ECONOMICA,RAZIONALE, PERSONALIZZATA.A. Rippa, M. Pedesini, S. Tzoumas, M. Tura, A. Inferrera, G. Consolazione, S. BiancorossoUnità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza (Mi), Italia

Introduzione: Per quanto siano a disposizione numero-

se soluzioni nefrostomiche, di svariati materiali e divarie ditte, la nefrotomia “fatta in casa” ovvero confe-zionata al momento, al tavolo della strumentista, è lapiù idonea risposta a necessità che variano da caso acaso. L’ operatore alla fine di una chirurgia percutaneacomunica alla ferrista la configurazione della nefrosto-mia che dovrà assicurare il tragitto percutaneo nelpostoperatorio. Esse variano in rapporto alla morfolo-gia delle cavità renali, alle caratteristiche del sanguina-mento, allo stato ed al calibro del canale nefrostomico.Materiali e Metodi: Il catetere vescicale di Foley ben sipresta alla funzione di tubo nefrostomico. Il Foley-nefrostomico “classico” deve essere preparato taglian-do la punta ed aprendo un ugello a valle del pallonci-no. La punta a sua volta può essere corta, media o cor-tissima a seconda dell’ampiezza del bacinetto, con alet-te laterali per permettere il deflusso delle urine anchequando la punta del tubo si adagia sul versante media-le dell’ampolla pielica. Se il palloncino viene gonfiatonel calice di accesso, a scopo di tamponamento emo-statico, non si deve aprire l’ugello a valle del pallonci-no che pescherebbe fuori dalla via escretrice, in pienoparenchima sanguinante. L’ampio padiglione e la val-vola del palloncino a Y rendono impossibile il posizio-namento del tubo nefrostomico e la contemporanearimozione del nefroscopio o dell’Amplatz.È quindi necessario conoscere metodiche e trucchi peril suo corretto posizionamento.Risultati: Non sono solamente quelli dell’ovvio rispar-mio, ma soprattutto quelli derivanti dal ragionato epersonalizzato confezionamento, che si traduce inminori complicanze postoperatorie.

IL CALCOLO PIELICO “BORDER LINE”: ESWL OPCN O URS?A. Rippa1, S. Tzoumas1,4, M. Tura1, G. Consolazione1, S. Biancorosso1, M. Pedesini1, F. Lino2,3,4, D. Caimi2, A. Rippa2,3,4, P.M. Ferri3, I. Vavassori3,4, C. Sangalli4, D. Arena4

1Unità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza (Mi); 2Lithotripter Città di Milano, Milano;3Divisione di Urologia Zingonia, Bergamo; 4UnitàOperativa di Urologia, Ospedale San Donato, San DonatoMilanese (Mi), Italia

Le indicazioni alla ESWL suggerite da Chaussy allafine della fase sperimentale condotta dal gruppo diMainz-Muenchen, sono state rapidamente superatenell’immediata applicazione clinica per due princi-

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pali motivi: di catalizzazione dei pochi Centri diLitotrissia degli anni 80 (1986) e dalla richiesta pres-sante dei pazienti affetti da calcolosi.L’introduzione della strumentazione ausiliaria (cateteriureterali e successivamente doppio J) e la spinta com-merciale alla ESWL “monoterapia” imposta dai Centridi riferimento e da alcune Case produttrici diLitotritori (panacea per la calcolosi) consentì una valu-tazione dei reali limiti della ESWL, in rapporto allaobiettiva revisione delle complicanze.Nella fase di slancio della Litotrissia Extracorporea nefaceva le spese la Chirugia Percutanea nata qualcheanno prima e dichiarata morta “sin da piccola”. PochiCentri proseguirono la pratica percutanea adottandolacome procedura di routine nella calcolosi pielica supe-riore ai 3 cm. La crisi della ESWL maturò negli anni‘90 quando venne alla portata di quasi tutti i reparti diUrologia con litotritori fissi ma soprattutto con i lito-tritori mobili affidati ad équipe urologiche prive diesperienza e quindi suscettibili di rivivere la “curva diapprendimento”. Alla fine degli anni ‘90 si è d’altrocanto assistito ad un “revival” della chirurgia percuta-nea favorito dal miglioramento dello strumentario, danuove fonti di energia, da nuove metodiche di dilata-zione, da accessi “mininvasivi”. La miglior attuabilitàdella percutanea e la maggior richiesta del pazienteinformato dell’alta percentuale di successo in comu-nione alla minor morbilità ed alla più rapida soluzio-ne del “problema” litiasico, hanno determinato l’attua-le estensione della percutanea al calcolo “border line”in questione di volume variabile da 1,5 a 2 cm, consi-derando i calcoli di volume superiore campo esclusivodella percutanea in mani comunque “esperte”.A favore della endoscopia si è accostato anche l’acces-so transuretrale (URS) favorito dalla miniaturizzazionedei telescopi, dall’introduzione delle fibre flessibili adalta risoluzione e dalla grande efficacia dell’energialaser finalmente operativa. Paradossalmente oggi nelnostro Centro dobbiamo dedicare più informazioneper il trattamento ESWL (accettazione dell’eventualedoppio J e ritrattamenti) che non per dare l’indicazio-ne alla percutanea. L’indicazione all’URS nella calco-losi pielica di grande volume deve dipendere esclu-sivamente dalla convinzione dell’operatore di avereil supporto strumentale e l’esperienza per dare alpaziente una concreta possibilità di soluzione dell’u-rolita. L’analisi della morfologia del calcolo (ossalatodisidrato), della sua nota o ipotetica composizione(struvite), un buon rapporto volume-via escretriceed il coinvolgimento favorevole del paziente posso-no fare propendere per la litotrissia extracorporea.

LA NEFROSTOMIA A “U” NELLA NEFROPESSIPERCUTANEA.A. Rippa, S. Tzoumas, M. Tura, G. Consolazione, S.BiancorossoUnità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea, Policlinico diMonza (Mi), Italia

Introduzione: La correzione chirurgica della ptosi rena-le ha da sempre rappresentato per l’urologo un campominato per le possibili sequele sintomatiche parietali edella loggia renale. Il più delle volte si tergiversa, gua-dagnando tempo con la diagnostica (Urografia e reno-gramma), demandando l’intervento alla chiara denun-cia sintomatologica da parte della paziente.Materiali e Metodi: Il riscontro chirurgico di tenaciaderenze nella sede di pregresse derivazioni percuta-nee (pig tail – nefrostomie) ha suggerito di sfruttarequeste sequele cicatriziali nelle ptosi renali. Il reneptosico viene sospinto in posizione fisiologica origi-nale ponendo un barattolo di gel da ecografia sottol’ipocondrio della paziente adagiata in posizioneprona. La pelvi renale viene raggiunta preferibilmen-te con una puntura del calice medio. Si pone il nefro-scopio nella guaina di Amplazt e si esegue la secon-da puntura nel calice inferiore, estendendo il tramitesino a porre una guaina del 26 Charr. Il filo guida delsecondo accesso viene quindi esteriorizzato dal 1°canale con una pinza a 3 branche. Per realizzare unanefrostomia ad “U” si utilizza un drenaggio chirurgi-co del 20 Charr. facendolo scorrere sul filo guida. Ildrenaggio delle cavità pielocaliciali viene assicuratoda 4 ugelli confezionati “ad hoc”.Risultati: Abbiamo eseguito 7 correzioni percutaee conderivazioni ad “U”.L’assenza di complicanze, la scomparsa della sintoma-tologia secondaria alla ptosi e il costante miglioramen-to delle curve di scarico del renogramma, hanno rive-lato, nella nostra pratica operatoria, la nefropessi per-cutanea quale intervento di prima scelta nella patologiaptosica renale.Conclusioni: L’avvento delle tecniche percutanee nellacalcolosi renale ha aperto la strada alla soluzione dialtre patologie (idrocalicosi, diverticoli caliciali, stenosidelle vie escretrici, neoplasie uroteliali).La reazione tissutale che si sviluppa attorno e lungo iltramite nefrostomico non lascia alcuna sequela clinica,e nei casi di nefropessi percutanea offre una “tiracca” alrene (nefropassi con accesso singolo). Nei casi più gravile “tiracche” possono essere due, naturalmente conmaggiori garanzie di successo.

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LA PUNTURA RENALE PERCUTANEA: REGOLEED ERRORI IN 1503 INTERVENTIA. Rippa, S. Tzoumas, M. Tura, G. Consolazione,S. Biancorosso Unità Operativa di Urologia, Centro di EndourologiaChirurgica e Litotrissia Extracorporea Policlinico diMonza, Milano, Italia

Introduzione: Le complicanze della puntura percuta-nea sono spesso dovute ad errori di percorso. Laconoscenza della distribuzione spaziale del rene. Laproiezione dei calici alla cute ed una profonda cono-scenza della topografia degli organi e delle strutturecontigue alla loggia renale, limitano la frequenzadelle complicanze.Materiali e Metodi: L’inclinazione dell’ago deve esserequella del calice prescelto; la finestra cutanea deve con-siderare il percorso della linea ascellare posteriore; l’agodeve ricercare la coppa caliciale, e tutto lo strumentariodeve rispettare le strutture caliciali ed infundibulari inrapporto all’anatomia e alla patologia del caso.Risultati: Tre perforazioni intestinali, 19 emorragiegravi (trasfusioni), 3 interventi chirurgici, 2 urinomi enessuna lesione toracica su 1503 interventi sono sod-disfacenti risultati che saranno ulteriormente migliora-ti, con il rispetto delle regole applicabili per evitareerrori procedurali.Conclusioni: Il nuovo slancio delle procedure per cuta-nee dovrà sempre tenere presente la correttezza dellemanovre per evitare di danneggiare il singolo (il pazien-te) e la bontà dei risultati che stanno riqualificando que-sta procedura che deve rimanere “mininvasiva”.

TRATTAMENTO DELLA CALCOLOSI URETERA-LE CON LITOTRITORE ELETTROMAGNETICO A.L. Romanò, G.P Zanetti, P. Bernardini, M. Gelosa, M. Serrago, C. Castelnuovo, E. PisaniIstituto di Urologia, Ospedale Maggiore di Milano, Italia

Introduzione: Il trattamento di elezione della calcolo-si ureterale risulta a tutt’oggi difficilmente standar-dizzabile. In particolare, la sede, le dimensioni e lacomposizione del calcolo, la sintomatologia sogget-tiva e le eventuali complicanze (infezioni e retrosta-si) condizionano la scelta del trattamento (SWL vsULL/PCNL) e le eventuali manovre preventive (sten-ting e nefrostomia).Materiali e Metodi: Dal 1996 al 2001 sono stati sotto-posti a trattamento SWL 404 pazienti (299 donne,105 uomini) per calcolosi ureterale lombare (218),

pelvica (186), con litotritore Storz SLX Modulith, conpuntamento ecografico e radiologico coassiale. Il trat-tamento è stato eseguito nel 90% dei casi in regime diDay Hospital. 181 pazienti sono stati sottoposti a trat-tamento in sedazione; di questi il 55% presentava uncalcolo in sede lombare e il 45% in sede pelvica. Ledimensioni dei calcoli osservati variavano da 27 mm a10 mm (media 4.6 mm) per i calcoli lombari e da 15mm a 5 mm (media 5.22 mm) per i calcoli pelvici.Risultati: Abbiamo registrato un successo del 45% alprimo trattamento, del 65% al secondo e dell’80% alterzo trattamento. In media i pazienti sono stati sotto-posti a 1.9 trattamenti in caso di calcolosi lombare, 1.2per la calcolosi pelvica. 25 pazienti sono stati sottopo-sti a trattamento endoscopico per fallimento dell’SWL( 20 ULL e 5 PCNL). In 33 casi è stato posizionato unostent prima del trattamento, in 9 casi dopo. Non sonostate osservate gravi complicanze intra-operatorie, intutti i casi alterazioni del ritmo cardiaco corrette utiliz-zando la modalità Trigger o sospendendo la procedu-ra (6 extrasistolia, 8 bradicardia, 3 tachicardia).Discussione: L’SWL si dimostra una terapia pratica,scarsamente invasiva, con poche complicanze e neces-sita raramente di strumentazioni pre-trattamento. Anostro parere è la tecnica di prima scelta per il tratta-mento della calcolosi ureterale, anche in presenza diretrostasi, purché non settica, senza strumentazionepreventiva dell’uretere.

URETEROSCOPIA: IMPIEGO DELL'ANESTESIASPINALE "ASIMMETRICA. NOSTRA ESPE-RIENZA SU 125 CASI.A. Saita, A. Bonaccorsi, S. Condorelli, S. Saglimbene, L. Scandurra, R. Giordano,Prof. M.MottaUniversità degli Studi di Catania, Clinica Urologica II,Catania, Sicilia

Introduzione: L'ureteroscopia rappresenta l'approcciopiù idoneo nel trattamento della calcolosi ureterale > 1cm. Il procedimento può essere eseguito in anestesiaspinale/epidurale o generale ed, in casi selezionati, conanestesia locale +/- analgesia EV. Ai fini chirurgici èimportante che vi sia una buona copertura antalgicaintra e postoperatoria. Descriviamo la nostra esperien-za con il blocco spinale asimmetrico nelle URS. Materiali e Metodi: Dall'Aprile 2001 al Novembre2002 sono state eseguite 125 URS in 98 pazienti; 38donne di età media di 51.9 anni, 67 uomini di età

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media di 47.5. In 30 casi si trattatava di calcolosi del-l'uretere lombare, in 45 dell'uretere iliaco ed in 50 del-l'uretere pelvico.In 98 casi è stato praticato il bloccospinale asimmetrico, previa premedicazione con keto-rolac, betametasone e fluoroglucinolo, consistente nel-l'introduzione negli interspazi L2-L3 ed L3-L4 di 6-11mg 0.50% bupivacaina iperbarica dopo il quale ipazienti venivano posti in decubito ipsilaterale l'urete-re da trattare, per un periodo pari a 15 minuti.Abbiamo valutato i tempi operatori, le variazioni emo-dinamiche, il dolore peri- e postoperatorio(VAS/NAS),nausea, vomito e cefalea.Risultati: La percentuale degli stone-free al follow-up a3 mesi è stata del 92%(115/125). I tempi operatorimedi sono stati di 82 +/- 32min (range 50-115) in tuttii casi. In 1/98 trattamenti eseguiti con il blocco asim-metrico si è dovuto procedere ad analgesia endoveno-sa. In 5 pazienti si sono osservate delle variazioni emo-dinamiche intraoperatorie: in 2 casi modesta ipoten-sione ed in 3 bradicardia. Nei 27 casi, eseguiti conaltro tipo di anestesia, le variazioni emodinamichesono state anche qui minime: 1 caso si ipotensione ed1 di bradicardia. Nel 37% dei casi i pazienti hannolamentato cefalea; dolore postoperatorio nel 25% deipazienti (VAS/NAS compresa tra 1 e 2).Conclusioni: Rispetto all'anestesia generale, l'anestesiaspinale "asimmetrica", presenta il vantaggio di control-lare in maniera completa la sintomatologia algica post-operatoria mentre rispetto all'anestesia spinale "sim-metrica", consente un migliore controllo della sinto-matologia algica intraoperatoria a fronte di minorieffetti emodinamici intraoperatori. L'utilizzo dei far-maci associati (Ketorolac -- Betametasone -- luoroglu-cinolo), agendo sulla condizione funzionale ureterale,consente di ottenere una compliance migliore allemanovre endourologiche.

ESWL: DUE TECNICHE ANALGESICHE A CON-FRONTO. NOSTRA ESPERIENZA.A. Saita, A. Bonaccorsi, B. Giammusso, M. Aquilino, A. LazzaraClinica Urologica II, Università degli Studi, Catania, Italia

Introduzione: Il trattamento della litiasi reno-uretera-le mediante la litotrissia extracorporea (ESWL),richiede per la sua migliore realizzazione un sup-porto analgesico. Non esistono dei protocolli anal-gesici ben codificati; l’analgesia varia dalla semplice

infiltrazione locale sottocutanea di anestetico finoall’anestesia generale. A tal proposito abbiamo prati-cato due differenti protocolli analgesici in pazientisottoposti ad ESWL presso la nostra Divisione.Materiali e Metodi: Dal gennaio 2001 al novembre2002 sono stati trattati 300 pazienti con ESWL per cal-colosi renale o ureterale. L’età media dei pazienti era di46 anni (range 20-76). L’attrezzatura da noi utilizzata èrappresentata dal Dornier Compact Delta magnetolithotripter. Un gruppo di 180 pazienti (Gruppo A) èstato trattato con Ketorolac 30 mg IM più tramadolo100 mg, 30-40 minuti prima del trattamento e beta-metasone 4 mg in bolo ev durante il corso dell’ESWL.L’altro gruppo (Gruppo B), costituito da 120 pazienti, èstato trattato aggiungendo l’applicazione di Luan nellazona cutanea “target”. Durante il trattamento il dolorepercepito è stato valutato con una scala verbale a trepunti (1: assente, 2: moderato, 3: intenso). Sono stativalutati il trattamento analgesico sede-effetto in relazio-ne alla durata ed all’efficacia del trattamento ESWL.Risultati: Nel Gruppo A 150/180 (83,3%) pazientihanno richiesto una riduzione del trattamento perun’intensità inferiore a 12,75 kV. La durata media deltrattamento è stata di 45 min (range 30-55). I pazientistone-free a tre mesi erano il 61% (110/180). In tutti icasi si è evidenziata l’insorgenza di eritema cutaneonella zona “target”, risoltosi entro 6 h dal trattamentoESWL. Non si sono riscontrate complicanze maggiori.Nel Gruppo B in 80/120 (66,6%) casi si è procedutocon intensità del trattamento fino a 15 kV. La duratamedia del trattamento è stata di 25 minuti (range 20-35). Gli stone-free a tre mesi sono stati pari al 79%(95/120). In 70/120 pazienti si è avuto eritema localerisoltosi entro tre ore, mentre in 2/120 casi l’insorgen-za di ematoma renale.Conclusioni: Il trattamento analgesico in associazionecon l’applicazione locale di Luan, ha degli indubbi van-taggi nella litotrissia extracorporea. La miglior com-pliance dei pazienti, in termini di analgesia, determinauna maggiore efficacia del trattamento, come si evincedalla percentuale degli stone-free rilevati al follow-up.

VALUTAZIONE DELLE COMPLICANZE NEIPAZIENTI SOTTOPOSTI A PCNL. NOSTRAESPERIENZA.A. Saita, A. Bonaccorsi, F. Marchese, M. Burrello,L. Fondacaro, M. MottaClinica Urologica II, Università degli Studi, Catania, Italia

Introduzione: La nefrolitotrissia percutanea (PCNL)

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rappresenta tutt’oggi la metodica di scelta per il trat-tamento dei calcoli renali >2 cm. Obiettivo dello stu-dio è stato valutare le complicanze della proceduranella nostra esperienza con particolare riguardo aglieventi emorragici e settici. Materiali e Metodi: Dall’aprile del 2001 al dicembre2002 sono stati trattati 51 pazienti, di età media di54.2 anni, per un totale di 53 PCNL. In tutti i casi èstata praticata profilassi antibiotica preoperatoria conla somministrazione di cefalosporina di III generazio-ne in caso di calcolosi semplice o di doppio schematerapeutico con cefalosporina di III generazione eciprofloxacina 200 mg nei casi complessi. Sono stativalutati i seguenti parametri: emocromo con formu-la, azotemia, creatininemia, Na, K, pressione arterio-sa (PA), Frequenza cardiaca (FC), esame delle urine ebatteriologico nel periodo preoperatorio, 6 ore dopol’esecuzione del trattamento e nella I e II giornata delpostoperatorio. Tutti i pazienti sono stati avviati a fol-low-up a 20 giorni, 3 mesi, 6 mesi, 9 mesi ed 1 anno.Risultati: Nelle 50 PCNL eseguite nell’11.4% dei casisi è proceduto in 2 tempi, mentre si è avuta batte-riemia postoperatoria nel 5.7%. Il calo mediodell’Hb è stato pari 1.5 g/dL. In nessun caso si èdovuto ricorrere ad emotrasfusioni. In tutti i casi nelpostoperatorio si è evidenziata la comparsa di neu-trofilia e linfopenia risoltasi generalmente in I gior-nata. Leucocituria e microematuria erano presentinel 97% dei pazienti, e risultando persistente in tuttii casi sottoposti a stenting ureterale JJ (95.7%). Levariazioni di PA e FC non sono state significative.Conclusioni: le complicanze settiche ed emorragichenei pazienti trattati con manovre endourologiche sonotra le più temibili. Esse sono correlabili non solo a delleinfezioni preesistenti al trattamento, ma anche all’e-sperienza dell’operatore ed ai tempi operatori medi. Anostro avviso l’esecuzione corretta della tecnica riduceil rischio di sanguinamento e di lesioni vascolari; l’a-deguata profilassi con copertura dei Gram positivi enegativi sono in grado di prevenire la sepsi.

L’APPROCCIO AL MEATO URETERALE: TEC-NICA DELLA DOPPIA GUIDA: NOSTRA ESPE-RIENZA.A. Saita, A. Bonaccorsi, M. Pedalino, F. Nicolosi,A. Lazzara, M. MottaClinica Urologica II, Università degli Studi, Catania, Italia

Introduzione: Le metodiche di accesso al meato ure-terale oggi più utilizzate sono rappresentate dalla

dilatazione con palloncino oppure da quella determi-nata dall’introduzione di cateteri ureterali progressivi,od anche dall’introduzione di una camicia ureterale.L’evoluzione degli strumenti endourologici consenteoggi di approcciare l’uretere nella maggior parte deicasi senza dover ricorrere alle manovre suddette.Tenendo presente che ancora oggi in varie casistichesi ricorre a manovre di dilatazione di routine o dinecessità per accedere al meato ureterale riportiamola nostra esperienza sull’utilizzo della doppia guida inureteroscopia come manovra di sicurezza delle pro-cedure, e nello stesso tempo come manovra di dila-tazione parafisiologica del meato. Descriviamo lanostra esperienza sull’accesso all’ostio ureterale con latecnica della doppia guida valutando i tempi opera-tori medi, complicanze e percentuale di successo neltrattamento della calcolosi ureterale.Materiali e Metodi: Dall’aprile del 2001 al Dicembredel 2002 sono stati arruolati 110 pazienti per un tota-le di 135 trattamenti, di cui 43 donne di età media di51.9 anni (range 27-76), e 67 uomini di età media di49.5 anni (range 20-79). L’apparecchiatura da noi uti-lizzata è costituita da: ureteroscopi semirigidi (8-10 F),guide idrofiliche glide wire (0.035 F) ed una guida diBentson (0.035 F). Gli interventi sono stati eseguiti siadall’urologo con esperienza in endourologia sia da spe-cializzandi della nostra divisione. Sei ore dopo il trat-tamento ed in I giornata postoperatoria abbiamo valu-tato i parametri di funzionalità renale, la temperaturacorporea, dolore al fianco, sintomi disurici, sepsi edaltre complicanze. Tutti i pazienti sono stati rivalutatidopo 20 giorni con esame delle urine, esame batterio-logico ed Rx diretta apparato urinario.Risultati: Nei 135 trattamenti i tempi operatori medinon sono aumentati e le complicanze osservate rap-presentano il 4.75% dei casi. Il successo si è avutonella totalità dei trattamenti senza mai ricorrere a dila-tazioni dell’ostio ureterale tradizionali, attive o passive.Conclusioni: Riteniamo che la tecnica della doppiaguida nell’accesso all’ostio ureterale sia di sempliceattuazione, soprattutto per gli operatori di minoreesperienza, limitando le complicanze di tali manovre.

QUICK - PERCUTANEOUS NEPHROLITHO-TRIPSY (QUICK-PCNL).P. Salsi, A. Frattini, S. Ferretti, S. Meli, P. Cortellini U.O. di Urologia, A. O. Universitaria di Parma, Italia

Introduzione: La nefrolitotrissia percutanea (PCNL) è

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ormai in grado di trattare quasi tutti i casi di calcolo-si renale anche complessa e di grosse dimensioni;con le attuali tecnologie disponibili si è dimostratauna tecnica sicura ed efficace. Tuttavia, alcune calco-losi a stampo complete di grosse dimensioni metto-no a dura prova l’abilità (e la pazienza) dell’urologo,in quanto i tempi operatori possono risultare estre-mamente prolungati, aumentando in questo modo ilrischio di complicanze, sia anestesiologiche che chi-rurgiche. Inoltre, quanto è più grande il calcolo,tanto più elevato sarà il rischio di frammenti residui,che possono rendere necessarie manovre ausiliarieoppure un “second look” percutaneo ecc. Le fontienergetiche per litotrissia attualmente a disposizionehanno vantaggi e svantaggi: l’energia balistica è effi-cace anche su calcoli molto duri, ma produce grossiframmenti, per cui la litolapassi può essere laboriosa;l’energia a ultrasuoni è efficace, produce frammentipiccoli che possono essere aspirati ma è molto lenta;il laser ad olmio è molto efficace e maneggevole, puòessere utilizzato nei fibroscopi flessibili, ma non haun sistema di aspirazione. Presentiamo un caso in cuiè stato utilizzato un nuovo apparecchio per litotris-sia, che è in grado di unire il sistema di litotrissia bali-stica e quello ad ultrasuoni, sfruttando i vantaggi dientrambi i sistemi.Materiali e Metodi: Questo nuovo apparecchio èdotato di una sonda che è in grado di erogare, con-temporaneamente o separatamente, sia l’energia bali-stica che gli ultrasuoni, montati su un unico mani-polo; l’apparecchio è inoltre corredato di un sistemadi aspirazione a depressione variabile, che può esse-re adeguato alle diverse necessità; la sonda balisticafrantuma il calcolo in grossi frammenti, che vengonocontemporaneamente ridotti in polvere dalla sondaad ultrasuoni, mentre il sistema di aspirazione trat-tiene il calcolo e contemporaneamente aspira la pol-vere, evitandone la dispersione nelle cavità renali.Abbiamo utilizzato questo nuovo presidio in unpaziente maschio, B. G. di 40 anni, portatore di uncalcolo pielo-caliciale inferiore a stampo del diametromaggiore superiore a 5 cm (volume stimato >65 cc),Rx opaco, condizionante idrocalice superiore. Dopoun accesso con tecnica standard al calice inferiore, siè eseguita la litolapassi di numerosi piccoli calcolicaliciali inferiori e quindi si è proceduto alla litotris-sia balistica e con ultrasuoni del voluminoso calcolopielico. Il tempo percutaneo complessivo è stato dicirca 45 min. La nefrostomia è stata rimossa in IVgiornata ed il paziente è stato dimesso in V giornata.Conclusioni e Discussione: Questo sistema è in grado

di velocizzare le procedure di litotrissia percutanea,evitando la dispersione dei frammenti e favorendoneuna più rapida e fine frammentazione, permettendo-ne nel contempo una completa eliminazione. Riducepertanto la durata degli interventi, diminuendo irischi di complicanze e la necessità di manovre ancil-lari successive. Pur mostrando la sua maggiore effica-cia proprio nei casi di calcolosi complessa, è senz’al-tro un apparecchio che risulterà utile anche nelle pro-cedure di PCNL “di routine”.

STENOSI URETERO-ILEALE IN NEOVESCICAAD Y: TRATTAMENTO ENDOSCOPICO CONHOLMIUM LASER.C. Scoffone, S. Guercio, M. Cossu, M. Poggio, C.Cracco, C. Terrone, R.M. ScarpaClinica Urologia, A.S.O. San Luigi, Università degli Studidi Torino, Orbassano, Torino, Italia

La stenosi dell’anastomosi uretero-ileale rappresentauna delle complicanze più frequenti, in corso di chi-rurgia ricostruttiva dell’apparato urinario. La sua inci-denza varia, a seconda delle casistiche, dall’1.5% al12%. La causa più comune della stenosi è rappresen-tata dall’ischemia, provocata dalla mobilizzazionedell’uretere.Numerose sono le tecniche utilizzate dai diversi Autoriper il trattamento della stenosi e diverse sono anche lepercentuali di successo delle stesse. L’utilizzo del laserad Olmio ha permesso di raggiungere percentuali disuccesso che variano dal 60 al 90%.In questo video presentiamo un caso di trattamentocon laser ad Olmio di una stenosi dell’anastomosi ure-tero-ileale destra, insorta a 12 mesi dal confeziona-mento della neovescica ortotopica ad Y.Dopo introduzione di ureteroscopio Wolf 7.5 Ch nellaneovescica si evidenzia senza difficoltà il meato urete-rale destro in cui era stato precedentemente posiziona-to per via anterograda uno stent tipo doppio J.Introdotto lo strumento nell’uretere si evidenzia unastenosi di circa 2 cm all’incrocio con i vasi iliaci.Viene introdotta la fibra del laser a Olmio da 400micron e viene eseguita una sezione della stenosi alleore 12 utilizzando una potenza di circa 20 W.Si regolarizzano i margini della sezione asportandocon pinze da biopsia alcuni lembi di tessuto cicatri-ziale e si procede a ulteriore apertura della stenosinella sua parte superiore con la sonda laser.Al termine della procedura si evidenzia un normalecalibro dell’uretere.

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Viene posizionato, su filo guida, un secondo stentureterale tipo doppio J. I due stent verranno rimossidopo circa 40 giorni.Al controllo urografico a 4 mesi si evidenzia unanormale morfologia e funzionalità della via escretricetrattata. Il controllo endoscopico a 6 mesi confermail dato urografico.Il successo di questa procedura, confortata da datidella letteratura, consente di proporre il laser adOlmio come prima opzione nel trattamento dellestenosi uretero-ileali.

CALCOLOSI URETERALE E CALICEALE COM-PLESSA: APPROCCIO CON STRUMENTI FLES-SIBILI ED HOLMIUM-LASER.C. Scoffone, S. Guercio, M. Poggio, F. Porpiglia, F.Vacca, R.M. ScarpaClinica Urologica, A.S.O. San Luigi, Università degli Studidi Torino, Orbassano, Torino, Italia

L’ureteroscopia rappresenta una valida alternativa altrattamento della litiasi caliceale inferiore con percen-tuali di successo che variano dall’82 all’88% per calco-li con diametro inferiore ad 1 cm, e dal 63 al 72% percalcoli di diametro compreso tra 1 e 2 cm.In questo video riportiamo un caso di litiasi urinariamultipla dell’uretere pelvico di sinistra e del calice infe-riore del rene omolaterale, in paziente affetto damegauretere congenito sinistro. Il paziente era statosottoposto, presso la nostra Divisione, ad intervento diresezione e reimpianto ureterale con tecnica antireflus-so. Circa un anno dopo per comparsa di coliche rena-li a sinistra, causate da un calcolo di circa 10 mm alivello ureterale e due calcoli presenti a livello deldistretto inferiore, veniva posizionato, c/o altra sede,sondino ureterale tipo doppio J.Successivamente il paziente veniva ricoverato presso laNostra Divisione per essere sottoposto a trattamentoendoscopico.Alla cistoscopia preliminare, si evidenziava la calcifica-zione completa dell’estremo distale del sondinoDoppio J, che veniva frantumata con pinza, estraendoi frammenti con evacuatore di Ellik. Su filo guida si introduceva ureteroscopio rigido cheevidenziava, a livello dell’uretere pelvico, un calcolodel diametro di circa 1 cm. Si procedeva quindi alitotrissia con Holmium laser utilizzando unapotenza di 8 Watt, una frequenza di 8 Hertz conuna durata di impulso di 150 micro secondi.

Con cestello 0-tip si estrevano i frammenti residui.Su filo guida si risaliva la via escretrice con ureterosco-pio flessibile Circon Acmi Dur-8 Elite sino a livellodelle cavità renali sinistre.Si raggiungeva, utilizzando la doppia deflessione attivadello strumento, il gruppo caliceale inferiore dove sievidenziava un calcolo di circa 8 mm.Con sonda da 200 micron si eseguiva litotrissia laserdel calcolo utilizzando una potenza di 8 Watt con unafrequenza di 8 Hertz con una durata di impulso di 150micro secondi.Un calcolo più piccolo veniva quindi estratto concestello 0-tip.Si posizionava quindi sondino ureterale tipo Doppio J6 Ch, che veniva rimosso dopo 20 giorni.Il controllo radiografico mostrava l’assenza di calcoliresidui.

CARCINOMA UROTELIALE PIELICO BILATERA-LE: TRATTAMENTO ENDOSCOPICO CON HOL-MIUM LASER.C. Scoffone, S. Guercio, M. Poggio, R.M. ScarpaClinica Urologica, A.S.O. San Luigi, Università degli Studidi Torino, Orbassano, Torino, Italia

Il carcinoma a cellule transizionali delle alte vie escre-trici è un tumore con un’incidenza relativamentebassa, rappresentando circa il 2-5% di tutti i tumoriuroteliali. La più frequente localizzazione è a livellodella pelvi renale; il coinvolgimento bilaterale sincronodelle vie escretrici è riscontrabile nel 2-4% dei casi.In tutti i casi di difetto di riempimento agli esamiradiologici sospetto per neoformazione dell’alta viaescretrice è opportuno eseguire un’ureteroscopia dia-gnostica con eventuale biopsie della lesione. L’esameistologico ottenuto dalla biopsia e il rischio di progres-sione tumorale conseguente potrà orientare verso unintervento chirurgico demolitivo o verso una terapiaendoscopica o chirurgica demolitiva.Presentiamo il caso di un paziente di 64 anni affetto daneoplasia bilaterale della pelvi renale.Il paziente si presentava alla nostra attenzione inseguito all’insorgenza di episodi di macroematuria edisturbi minzionali importanti. L’urografia perfusio-nale e la Tac addome evidenziavano la presenza bila-teralemente, a livello della pelvi renale, di una neo-formazione di circa 1.5 cm di diametro. Gli esamicitologici su urine confermavano la presenza di cel-lule uroteliali neoplastiche.

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Su filo guida si risaliva con ureteroscopio Wolf 7.5 Chsino a livello del bacinetto sinistro evidenziando unaneoformazione di circa 1,5 cm di diametro apparente-mente di aspetto superficiale.Succcessivamente si eseguiva un prelievo sulla neofor-mazione mediante pinza da biopsia.Si iniziava quindi l’asportazione della neoformazionemediante l’utilizzo di Holmium Laser. La potenza uti-lizzata è stata di 15 Watt, la frequenza di 20 Hertz, ladurata dell’impulso è stata di 400 microsecondi. Altermine della procedura si evidenziava il grasso peri-pielico.Mediante amplificatore di brillanza si evidenzia l’as-senza di difetti di riempimento.Analoga procedura veniva effettuata anche a livellodella pelvi renale destra dove si evidenziava una neo-formazione delle dimensioni di circa 1 cm di diame-tro.Al termine della procedura sono stati quindi posizio-nati bilateralmente sondini ureterali tipo Doppio J inprevisione di chemioterapia endocavitaria.L’esame istologico definitivo ha evidenziato bilateral-mente un carcinoma papillare dell’urotelio della pelvirenale di basso grado. Il paziente è stato quindi sottoposto a ciclo di 6 sedu-te di instillazioni endovescicali con BCG, in posizionedi Trendelenburg per 60 minuti in occasione di ogniinstillazione e a successivo follow-up ureteroscopico.

CISTOPROSTATECTOMIA RADICALE PER VIALAPAROSCOPICA: TECNICA CHIRUGICA.A. Simonato, A. Gregori, A. Lissiani, S. Galli, A. Bozzola, F. GaboardiDivisione di Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”,Milano, Italia

Introduzione: La cistectomia radicale resta il trattamen-to di scelta per il carcinoma transizionale infiltrantedella vescica. La laparoscopia si è dimostarata in gradodi rimuovere questa neoplasia ma l’intervento non èancora ben codificato. Dopo l’esperienza sulla prosta-tectomia radicale laparoscopica abbiamo eseguito 10cistoprostatectomie radicali laparoscopiche: proponia-mo dettagliatamente la nostra tecnica.Materiali e Metodi: In sintesi: vengono utilizzate 5porte transperitoneali. Si inizia con l’accesso posterio-re alle vescicole seminali, l’isolamento e la sezioneprossimale delle arterie ombelicali e la sezione distaledegli ureteri. Viene raggiunto lo spazio prevescicale, si

incide la fascia endopelvica e si fa l’emostasi preventivadel Santorini. A questo punto, con il bisturi ad ultra-suoni, i peduncoli fibrovascolari vescicali e prostaticivengono progressivamente coagulati e sezionati. Infinesi incide il complesso venoso del Santorini e l’uretrarasente all’apice prostatico terminando così la cistopro-statectomia. Viene eseguita la linfadenectomia pelvica.Si pratica un’incisione mediana di 5 cm per rimuoveredalla cavità addominale il complesso vescico-prostaticoed i linfonodi. Sono stati trattati con questa tecnica 10pazienti: 8 con neoplasia infiltrante della vescica e 2con multiple lesioni pT1G3 e carcinoma in situ pluri-recidivo.Risultati: Sono state eseguite: 6 neovesciche ileali orto-topiche, 2 ureterosigmoidostomie e 2 ureterocutaneo-stomie. Nessun intervento è stato convertito. Il tempooperatorio demolitivo medio è stato di 166 minuti(range 180-150) con perdite ematiche medie di 310 ml(range 220-440). Il dolore postoperatorio ha richiestosolo analgesici minori (FANS). I pazienti sono statimobilizzati in 1a-3a giornata postoperatoria e si sonocanalizzati in 1a-5a giornata, sono stati dimessi in 5a-9a

giornata postoperatoria. L’esame istopatologico definiti-vo ha confermato in tutti i pazienti l’assenza di margi-ni chirurgici positivi e linfonodi negativi. Un pazienteha sviluppato metastasi multiple a sei mesi.Conclusioni: La cistoprostatectomia radicale per vialaparoscopica è un intervento facilmente riproducibile,preciso e sufficientemente rapido se condotto con unastrategia pianificata. Non sono candidabili pazienti conmalattia extravescicale o con voluminosa massa neo-plastica. La laparoscopia nel trattamento demolitivodelle neoplasie offre sicuramente dei vantaggi, tuttaviavanno attentamente valutati i risultati oncologici.

RICOSTRUZIONE DI NEOVESCICA ILEALEORTOTOPICA PER VIA LAPAROSCOPICA: TEC-NICA ORIGINALE.A. Simonato, A. Gregori, A. Lissiani, S. Galli, A. Bozzola, F. GaboardiDivisione di Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”,Milano, Italia

Introduzione: La cistectomia radicale rappresenta iltrattamento chirurgico di scelta per il carcinomatransizionale infiltrante della vescica. Dopo studianatomici e chirurgici effettuati su cadavere, abbia-mo sviluppato una tecnica originale che ci ha per-messo di eseguire una neovescica ileale ortotopica

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per via laparoscopica combinata su sei pazienti.Materiali e Metodi: La tecnica prevede, dopo una fasedemolitiva per via laparoscopica (cistoprostatectomiaradicale e linfoadenectomia pelvica bilaterale conestrazione del pezzo chirurgico da una incisionesovraombelicale di 5 cm), una fase ricostruttiva a cieloaperto (isolamento-riconfigurazione dell’ansa intesti-nale ed anastomosi intestinale) ed una fase ricostrutti-va laparoscopica (anastomosi uretero-ileale e uretro-neovescicale, chiusura del neoserbatoio). Sono statitrattati con questa tecnica 6 pazienti: 5 con neoplasiainfiltrante della vescica ed 1 paziente con multiplelesioni pT1G3 e carcinoma in situ plurirecidivo resi-stente alla terapia endovescicale con BCG.Risultati: Il tempo operatorio medio è stato di 380minuti (range 320-510), le perdite ematiche mediedi 310 ml (range 220-440). Il dolore post-operato-rio ha richiesto solo analgesici minori (FANS). Ipazienti sono stati mobilizzati in 2a-3a giornatapostoperatoria e si sono canalizzati in 3a-5a giorna-ta. I tutori ureterali sono stati rimossi in 6a-7a gior-nata, previo controllo radiologico. I pazienti sonostati dimessi in 7a-9a giornata post-operatoria concatetere vescicale, rimosso dopo circa 7 giorni, pre-vio controllo neocistografico. L’esame istopatologi-co definitivo ha confermato in tutti i pazienti lapresenza di carcinoma vescicale organo-confinatosenza invasione dei margini chirurgici con linfono-di negativi.Conclusioni: La tecnica da noi proposta rende la cistec-tomia radicale laparoscopica con neovescica ilealeortotopica un intervento fattibile e riproducibile.Tuttavia necessita di un adeguato training laparoscopi-co per l’équipe chirurugica. Questa tecnica sembracombinare i vantaggi della minima invasività propridella laparoscopia con quelli della chirurgia a cieloaperto. Infatti risulta sorprendente la rapidità di recu-pero post-operatorio dei pazienti. Tuttavia pensiamoche i risultati oncologici di tale tecnica debbano essereattentamente valutati con uno stretto follow-up.

LITOTRISSIA PERCUTANEA (PCNL): UN LITO-TRITORE A DOPPIA SORGENTE DI ENERGIA.M. Spagni, A. Celia, S. De Stefani, S. Micali, G. BianchiDivisione Clinicizzata e Cattedra di Urologia, Universitàdi Modena e Reggio Emilia, Italia

Introduzione: Il numero e la varietà di sistemi attual-

mente disponibili per la litotrissia endoscopica avvalo-rano l’ipotesi che un singolo dispositivo non possaessere ideale in tutte le situazioni. La PCNL è il meto-do di scelta per calcoli di oltre 2 cm di diametro; esi-stono vari sistemi di frammentazione ma nessuno diquesti può essere usato singolarmente in tutte le occa-sioni.Riportiamo la combinazione di due tecniche: la lito-trissia ad ultrasuoni e balistica. Materiali e Metodi: Tre pazienti con calcolosi a stampodell’ampolla (due con diramazioni caliceali) sono statisottoposti a PCNL dopo la realizzazione di un accessoal calice inferiore con un ago 18 Gouge e il successivoposizionamento di una doppia guida. Il dispositivoNephromax (Boston Scientific Microvasive, USA) èstato utilizzato per creare l’accesso al rene con il posi-zionamento di una camicia 30 Fr. Dopo l’introduzionedel nefroscopio la litiasi è stata frantumata attraversouna sorgente ad ultrasuoni e balistica.Risultati: Tutti i pazienti sono stati trattati con succes-so, è stato creato un solo accesso ed il tempo operato-rio medio è stato di 1 ora. In tutti i casi sono state uti-lizzate i due tipi di energie, ad ultrasuoni e balistica, inmodo combinato, e dopo questo singolo trattamentotutti i pazienti sono risultati liberi da calcoli. La fram-mentazione e la rimozione dei frammenti è stata sem-plice e non si sono verificate complicanze intra o post-opertorie.Conclusioni: La litotrissia ad energia combinata, adultrasuoni e balistica, è sicura ed efficace; riduce itempi operatori ed incrementa il comfort dell’operato-re. Inoltre l’aspirazione dei frammenti conduce il cal-colo in prossimità della sonda consentendone pertan-to una migliore frammentazione.

TRATTAMENTO CON HIFU DEL CARCINOMAPROSTATICO.A. Traficante, A. Callea, G. Crudele, B. Berardi, D.Sblendorio, R. Piccinni, L. Cormio, V. ZizziU.O. Clinicizzata di Urologia, AUSL BA 4, Ospedale DiVenere, Bari, Italia

L’HIFU (High Intensity Focused Ultrasound) è unaterapia “mininvasiva” per il carcinoma della prosta-ta, che si prefigge la termoablazione della ghiando-la mediante ultrasuoni focalizzati ad alta energiacapaci di generare nel tessuto prostatico tempera-ture di circa 95 °C. Il sistema attualmente piùimpiegato per questo trattamento è l’Ablatherm,

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prodotto dalla Edap Technomed.Gli studi clinici disponibili hanno fornito indicazionisull’efficacia oncologica e sulla tollerabilità di questaterapia nei pazienti con carcinoma della prostata clini-camente localizzato (Tl-2) e localmente avanzato (T3)ed in quelli con recidiva locale dopo radioterapia ester-na o prostatectomia radicale.Negli ultimi 8 mesi abbiamo sottoposto a termoabla-zione della prostata con ultrasuoni focalizzati ad altaenergia 38 pazienti affetti da carcinoma della prostata,non candidabili a prostatectomia radicale per età supe-riore a 77 anni, per alto rischio anestesiologico o perloro espressa volontà. L’età media era 72,7 anni (range 54-84), il valoremedio del PSA pretrattamento 11,3 ng/ml ed ilGleason score medio 5,6; in 31 casi si trattava di neo-plasie localizzate (T1-2) ed in 7 casi di tumori local-mente avanzati (T3). Tutti i pazienti sono stati studiati con ecografiarenale, vescicale e prostatica transrettale, con uro-flussometria, con TAC e scintigrafia ossea solo incaso di PSA > di 10 ng/ml ed a tutti sono stati som-ministrati i questionari I-PSS, QoL e IIEF 5, primaed a 3 mesi dal trattamento.Prima dell’HIFU è stata eseguita un’epicistostomia diminima ed una TURP di debulking. L’intera procedu-ra è stata eseguita in anestesia spinale ed ha avuto unadurata media di 209 minuti. La degenza postoperato-ria media è stata di 4,8 giorni e la minzione spontaneasi è ottenuta mediamente dopo 12 giorni, durante iquali l’epicistostomia è stata mantenuta in situ.Il follow-up medio è di 18,7 settimane, con determi-nazioni del PSA a 6 e 12 settimane e successivamenteogni 3 mesi ed esecuzione di biopsia prostatica dopo6 mesi dall’HIFU.È stato considerato indice di successo “biochimico” unPSA post-trattamento < 0,5 ng/ml e indice di successoistopatologico la negativizzazione della biopsia prosta-tica a 6 mesi dal trattamento. Il success rate biochimi-co è stato 100% nei T1, 71,4% nei T2 e 50% nei T3;il success rate istopatologico è stato 100% nei T1,83,3% nei T2 e sempre 50% nei T3.Gli eventi avversi registrati sono stati: UTI asintomati-che nel 21% dei casi, prostatiti nel 10,5%, orchiepidi-dimiti nel 5,2%, ematuria e stenosi dell’uretra prosta-tica nel 7,8%, sclerosi del collo vescicale e doloreemorroidario nel 2,6%. Una stress incontinence digrado I si è osservata nel 15,7% dei casi ed una dis-funzione erettile nel 66,6% dei pazienti potenti primadel trattamento.Riteniamo che la prostatectomia radicale costituisca il

trattamento d’elezione per la neoplasia prostatica loca-lizzata o localmente avanzata, perché consente lamigliore sopravvivenza. L’HIFU è un’alternativa pro-mettente, probabilmente più valida della radioterapiaconformazionale e della brachiterapia e sembra deter-minare una percentuale analoga di successi con unminor rischio intraoperatorio ed un minor tasso dicomplicanze.

LA TUMT AD ALTE ENERGIE NELLA TERAPIAMINI-INVASIVA DELL’IPB IN REGIME DI DAYSURGERY. P. Usai, P. Pili, R. Cadoni, D. Loi, A. De LisaClinica Urologica, Cagliari, Italia

Introduzione: Scopo dello studio è stato quello di valu-tare in termini di efficacia e sicurezza la HE-TUMT(High Energy Transurethral Microwave Therapy) conProstalund-Feedback Treatment® (PLFT) nella terapiadell’IPB sintomatica.Materiali e Metodi: Nel periodo giugno-settembre2002 abbiamo trattato 18 pazienti di età media71.6 anni (92-55) affetti da IPB sintomatica “nonresponder” alla terapia medica. Tutti avevano unvolume prostatico >30 ml, assenza di lobo medioed avevano una lunghezza dell’uretra prostatica>35 mm. Tre pazienti erano portatori di cateterevescicale da più di 3 mesi. L’esame urodinamicoeffettuato ha confermato l’ostruzione da IPB. Tutti i15 pazienti non portatori di catetere presentavanoun IPPS medio di 26 (22-26) ed un Qmax medio di9.0 ml/sec (7.4-11.9). Nei pazienti con PSA elevato(valori max 9.8) le biopsie prostatiche effettuatehanno escluso la presenza di tumore. Abbiamo pra-ticato un’anestesia endovescicale ed uretrale topica.La durata media del trattamento è stata di 34’ (63’-15’) con un valore medio di necrosi di 18 ml. Lapotenza media utilizzata è stata di 78 Watt, svilup-pando un valore medio di temperatura massimaintraprostatica di 59.4 °C. Dopo il trattamento èstato posizionato un catetere transuretrale 18 Chtenuto a dimora per 15 giorni. Il paziente è statodimesso in giornata.Risultati: Tutti i parametri indagati (IPSS, Bother Score,Qmax, Residuo PM) hanno mostrato un miglioramen-to statisticamente significativo a 3 mesi di follow-up. Lecomplicanze sono state: infezione non complicata dellevie urinarie (35%), ematuria (9%), eiaculazione retro-grada (18%), ritenzione risolta con cateterismo fino al

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21° giorno (23%). Disturbi irritativi minzionali si sonomanifestati in tutti i pazienti e sono stati efficacementetrattati con anticolinergici e FANS. Al controllo eco-grafico del 3° mese abbiamo documentato (70% deipazienti) l’imbutizzazione (tunneling) del collo vesci-cale e la formazione di una cavità cilindrica di necrosiall’interno della ghiandola prostatica.Conclusioni: La TUMT con PLFT si è dimostrata effi-cace e ben tollerata raggiungendo significativi miglio-ramenti della sintomatologia e soprattutto del flussourinario e del RPM. La possibilità di condurre il tratta-mento in anestesia locale e in regime di ricovero gior-naliero rende la procedura un’ottima alternativa alleprocedure chirurgiche tradizionali per la terapiadell’IPB. Un periodo maggiore di follow-up è necessa-rio per esprimere giudizi più accurati ma l’esperienzapreliminare e l’alto grado di soddisfazione del pazien-te suggeriscono una sempre più ampia applicazione diquesta tecnica alternativa alla TURP tradizionale.

TRATTAMENTO DELLA MALATTIA DEL GPUPLURIRECIDIVA: RISOLUZIONE CON TECNICAPERCUTANEA.P. Usai, P. Cirillo, E. Usai, A. De LisaClinica Urologica, Cagliari, Italia

Introduzione: I risultati nel trattamento endoscopi-co della malattia del GPU hanno, nelle varie casi-stiche, una percentuale di successo che si attestaattorno al 70%; questo sia per le tecniche retrogra-de, che per le tecniche anterograde di tomia percu-tanea. Grande importanza nel risultato hanno ildiametro dello stent applicato, ma soprattutto lareattività dell’organismo che è un parametro nonquantificabile preoperatoriamente.Nella nostra clinica abbiamo modificato col tempola tecnica chirurgica di trattamento della malattiadel GPU, passando dalla plastica chirurgica allatomia retrograda, e ultimamente alla tomia per viapercutanea.Case Report: Il caso mostrato è riferito ad una pazien-te di 71 anni, sottoposta ad un primo trattamento diendopielotomia retrograda sinistra che si rivelò infrut-tuoso per cui si procedette a pieloplastica secondoAnderson-Hines. In seguito la paziente sviluppò unarecidiva della stenosi, quindi nel febbraio del 2002 futentato un nuovo approccio retrogrado per posiziona-re una protesi tipo “wall stent” in “nitinol” in sedegiuntale. Tuttavia, la protesi non si dimostrò un rime-dio efficace in quanto fu rapidamente riepitelizzata

all’interno dalla mucosa giuntale esuberante. Si decisequindi di rimuovere la protesi per via percutanea. Siprocedette pertanto ad un approccio percutaneo alcalice medio del rene sinistro con Amplaz 24 Ch. Lascopia dimostrò come lo stent fosse, per una piccolaparte, incarcerato nella mucosa esuberante. Si tentòquindi di sezionare le maglie dello stent con forbice,ma questa manovra si rivelò difficile per la durezzadelle fibre in titanio. Si ritenne opportuno allora elet-trofolgorare la base del tessuto che avvolgeva il tutoree rimuoverlo con una minima parte di mucosa adesa.Successivamente alla rimozione dello stent, la zona delgiunto si presentò particolarmente alterata, tanto danon permettere il posizionamento di un tutore urete-rale di calibro adeguato. Si procedette allora all’appli-cazione per via retrograda di uno stent ureterale a DJ7-14 Ch aumentato di calibro fino a 18 Ch con tubodi drenaggio in silicone. Sulla guida del tutore uretera-le, si è praticata tomia a caldo della giunzione pielou-reterale fino a raggiungere il grasso periureterale. Laprocedura terminò con emostasi accurata del tramitepercutaneo e applicazione di drenaggio nefrostomicopolifenestrato 18 Ch. Il controllo endoscopico a distanza di 2 mesi ha dimo-strato buona riepitelizzazione della mucosa e regolareimbutizzazione del GPU. Conclusioni: Nei casi di fallimento del primo approccioendoscopico o dell’approccio chirurgico, la tecnicapercutanea rappresenta una valida opzione terapeuticacon alti tassi di successo. Nella nostra esperienza l’en-dopielotomia percutanea, che permette un ottimodominio della zona del GPU, è preferita alla tecnicaretrograda.

LA TERAPIA “ORGAN-SPARING” NEI TUMORISUPERFICIALI UROTELIALI DELL’ALTA VIAESCRETRICE.P. Usai, P. Cirillo, E. Usai, F. Campedèl, A. De LisaClinica Urologica, Cagliari, Italia

Introduzione: Presentiamo la nostra esperienza nellatecnica conservativa “organ-sparing” per la terapia deitumori uroteliali dell’alta via escretrice (UUTT) dibasso grado e stadio.Materiali e Metodi: Tra il marzo 1992 e il gennaio 2002abbiamo trattato 80 pazienti con UUTT di basso stadioe grado (Ta, Tis, T1; G1-G2). Le indicazioni compren-devano: tumore ureterale (27 pazienti), tumori dellapelvi e dei calici (34 pazienti), tumori bilaterali (5pazienti) e tumore in rene unico (5 pazienti). La valu-

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tazione pre-operatoria includeva: urografia, TACaddome-pelvi, citologia. I tumori dell’uretere e i quel-li localizzati nella pelvi e nel calice superiore di diame-tro < 2 cm sono stati trattati con tecnica retrograda eureteroscopi flessibili o rigidi. Tumori più grandi nellapelvi o nei calici sono stati trattati con tecnica percuta-nea (12 pazienti). La tecnica percutanea è stata con-dotta con la tecnica di dilatazione “one-shot” eAmplatz da 18 o 24 Fr. Altri strumenti ed accessoriusati sono stati: elettrodi “Bugbee”, Laser Holmium-YAG, Dormia, pinza da biopsia. Il follow-up è statoeffettuato con endoscopia della vescica e dell’alta via(“panendoscopia” PE), urografia, citologia urinaria,TAC addome/pelvi.Risultati: Il follow-up medio è stato di 40 mesi. L’esameistologico ha evidenziato: pTa, G1-G2 (31 pazienti);pT1G2 (15 pazienti); pTx, G1-G2 (12 pazienti)pT1/CIS, G2 (1 paziente); pTxGx (15 pazienti).Abbiamo esaminato le complicanze riferite ad un tota-le di 320 procedure (terapeutiche e di follow-up): 6casi di stenosi ureterali; 7 perforazioni ureterali; 28pazienti con ematuria sono stati trattati con diuretici einfusione di liquidi; un paziente dopo emorragiaimportante è stato trattato con elettrocoagulazioneendoscopica; un ematoma perirenale (terapia conser-vativa). Il tempo medio di recidiva è stato di 12.6 mesi(40% di recidive nella tecnica retrograda, 22% nellapercutanea). La recidiva è stata più spesso di bassogrado e stadio (pTxG1-G2=23%) e superficiale (pTaG1-G2 = 51%). Nel 26% dei pazienti non è stato chia-rito grado e stadio (frammento raccolto esiguo). Unpaziente ha sviluppato una recidiva invasiva (T2) ed èstato trattato con nefroureterectomia. La sopravviven-za tumore-specifica è del 100% (novembre 2002).Conclusioni: Il trattamento conservativo deve essereutilizzato sempre nei tumori di basso stadio e grado.L’ottimale selezione dei pazienti è fondamentale assie-me all’esecuzione di un rigoroso programma di follow-up che deve includere necessariamente una PE dellavia urinaria.

ENDOPIELOTOMIA RETROGRADA URETERO-SCOPICA CON LASER AD OLMIO: INDICAZIO-NI e RISULTATI.V. Zizzi, L. Cormio, G. Crudele, B. Berardi, D. Sblendorio, R. Piccinni, A. Callea, A. Traficante AUSL BA 4, Ospedale Di Venere, U.O. Clinicizzata diUrologia, Bari, Italia

Scopo di questo studio è stato valutare efficacia, tolle-

rabilità e risultati della endopielotomia retrograda ure-teroscopica con laser ad olmio nel trattamento dellastenosi del giunto.Da febbraio 2000 a dicembre 2002 sono giunti allanostra osservazione 18 pazienti con stenosi del giunto;la valutazione pre-operatoria prevedeva l’urografia coneventuale test diuretico, la scintigrafia renale sequen-ziale con eventuale test diuretico e l’ecocolor Dopplerrenale. Otto pazienti con sospetto di vaso anomaloall’ecocolor Doppler sono stati trattati con pieloplasticaa cielo aperto secondo Anderson-Hynes, mentre 10sono stati trattati mediante incisione laser endoscopicaretrograda. L’endopielotomia è stata realizzata utilizzan-do un ureteroscopio rigido 8 Fr Storz, un laser adolmio di 15 Watt di potenza e fibre laser di 550 microndi diametro.Dopo ureteropielografia e posizionamento di due filiguida, di cui uno di sicurezza, si inseriva l’ureterosco-pio e si procedeva a incisione sul versante laterale, uti-lizzando un’energia di 0.8-1.2 J. Il risultato venivavalutato visivamente e radiologicamente (stravaso delmezzo di contrasto).In tutti i pazienti è stato posizionato uno stent dop-pio-J da rimuovere dopo 6 settimane, ed un cateterevescicale da rimuovere dopo 48 ore. In due casiabbiamo ritenuto utile posizionare 2 stent doppio-Jparalleli anziché uno solo con l’intento di valutare setale modalità potesse favorire la rigenerazione dellavia escretrice incisa in maniera più ampia. La duratamedia della procedura è stata di 52’ (25’-115’), men-tre la degenza media di 4,2 giorni (4-5 giorni). Nonè stata registrata alcuna complicanza intra e post-operatoria e nessun paziente ha richiesto analgesici.Il risultato è stato valutato mediante urografia e scin-tigrafia renale a tre mesi e un anno, nonché control-li ecografici semestrali. Il follow-up medio è stato di23 mesi (5-35 mesi). Il risultato è stato soddisfacen-te in 8/10 pazienti; un fallimento si è verificato in uncaso in cui era stata trattata contestualmente una cal-colosi renale, mentre un altro fallimento si è verifica-to in un caso in cui vi era un vaso anomalo non dia-gnosticato all’ecocolor Doppler, ma rilevato duranteil successivo intervento di plastica a cielo apertosecondo Anderson-Hynes. In entrambi i casi la pie-loplastica non ha presentato problemi particolari. L’endopielotomia laser retrograda rappresenta una tec-nica chirurgica mini-invasiva e ben tollerata dai pazien-ti. La nefrolitiasi associata e la presenza di vaso anoma-lo controindicano questa scelta terapeutica, che tutta-via non preclude in alcun modo un ritrattamento inchirurgia open.

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TRATTAMENTO ENDOSCOPICO DI NEOPLASIAUROTELIALE IN MONCONE DI URETERE RESI-DUO A NEFROURETERECTOMIA. V. Zizzi, A. Callea, M. Barberini, B. Berardi, D. Sblendorio, R. Piccinni, L. Cormio, A. TraficanteUnità Operativa Clinicizzata di Urologia, Ospedale DiVenere, Bari-Carbonara, Italia

Il trattamento di elezione delle neoplasie urotelialidell’alta via urinaria resta tuttoggi la nefroureterecto-mia con asportazione dell’intero uretere fino al suosbocco in vescica. Casi ben selezionati (neoplasiepapillari con piccola base di impianto e basso gradopatologico) possono essere trattati con successo conle moderne metodiche endourologiche retrograde,mentre meno frequente è il ricorso a tecniche endo-scopiche percutanee o all’asportazione a cielo apertodel tratto di via urinaria alta interessata. In caso dichirurgia conservativa, comunque, un attento edassiduo follow-up delle alte vie urinarie residue èassolutamente necessario. Si riporta il caso di una donna di 80 anni giunta allanostra osservazione in urgenza per macroematuria edinsufficienza renale (creatininemia 3.2). All’anamnesila paziente riferiva di essere stata sottoposta due anniprima in altra sede a nefroureterectomia destra perneoplasia uroteliale ed a ripetute TURBT di recidive

vescicali riscontrate ai successivi controlli cistoscopi-ci trimestrali. L’ecografia del rene sinistro risultavanella norma, mentre l’ecografia vescicale metteva inevidenza una voluminosa neoformazione della pare-te vescicale anteriore. La paziente veniva sottoposta aTURBT della formazione descritta; nel corso dellaprocedura si evidenziava la presenza del meato ure-terale destro e la fuoriuscita dallo stesso di frangepapillari, materiale necrotico e sangue. Incannulato ilmeato destro con cateterino ureterale 3 Ch, si proce-deva ad ureteroscopia che metteva in evidenza unmoncone ureterale di circa 10 cm interessato “amanicotto” da neoplasia papillare. Quindi, con unresettore 26 Ch si eseguiva una resezione della neo-plasia ureterale e, al termine, si posizionava, oltre alcatetere vescicale, un catetere ureterale con pallonci-no lungo 6 cm per garantire una migliore emostasidel moncone ureterale resecato. Purtroppo la pazien-te decedeva in quarta giornata postoperatoria perarresto cardiocircolatorio. Il caso riportato ribadisce la necessità di asportazionedell’intero uretere fino al suo sbocco in vescica incorso di nefroureterectomia. Quando ciò non avvie-ne, per qualsiasi motivo, un attento ed assiduo fol-low-up del moncone residuo con ureteroscopieperiodiche è indispensabile per evitare di trovarsi difronte a situazioni limite quale quella descritta.

Direttore ResponsabilePietro Cazzola

Direzione MarketingArmando Mazzù

RegistrazioneTribunale di Milano n.289 del 21/05/2001

Redazione e AmministrazioneScripta Manent s.n.c. - Via Bassini, 41 - 20133 MilanoTel. 0270608091 - 0270608060Fax 0270606917 - E-mail: [email protected]

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